N. 2 Maggio 2018 - icgallicano.gov.it · dei volti conosciuti, non ti danno mai la rassicurazione...

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INVALSI? SI’, MA CAMBIATEGLI NOME! Qualche settimana fa, mi sono imbattuta, come tutti i ragazzi dItalia che frequentano la classe terza della scuola secondaria, nelle cosiddette PROVE INVALSI. Il nomeINVALSIè, già di per sé, un potriste: suona male, ricorda un qualcosa di invalidante”. Insommauna qualche forma di tragedia. E di tragedia si è trattato. Il primo giorno in cui venivano somministrate le suddette prove, infatti, io ho avuto dei seri problemi di salute e, quindi, non ho potuto affrontare la prima prova insieme ai miei compagni. Non che avremmo potuto copiare o aiutarci tra di noi ma, perlomeno, farci coraggio e condividere la paura, l ansia, lagita- zioneEcome andare dal dentista: un conto è andarci da sola, un conto è avere qualcuno vicino che ti tiene la mano. Ma la tragedia vera e propria è stata quella che ha fatto mia madre, la quale, non avendo capito che proprio quel giorno ci sarebbero state le prove, mi aveva permesso di rimanere a casa Se lo avesse saputo, mi avrebbe mandato a scuola anche con la febbre a 42. Ma stendiamo un velo pietoso ( chi ha una mamma sa quello che ho provato io). Il giorno dopo, quindi, sono arrivata a scuola con mille sensi di colpa, oltre allansia e allagitazione che le mie amiche mi avevano trasmesso, dicendomi che avevano trovato i quesiti difficilissimi. Sono stata sottopostaalla prima prova, quella di italiano, con i ragazzi di unaltra classe, che, per quanto siano dei volti conosciuti, non ti danno mai la rassicurazione che ti possono dare gli occhi della tua migliore amica. Ho avuto, quindi, il vantaggio di pensare un giorno in più ma lo svantaggio di invalisarmi da sola. Cosa non proprio bella, perché i momenti difficili, come le gioie, è sempre meglio viverli insieme alle persone che ti vogliono bene. Beh, effettivamente, anchio ho trovato molte difficoltà nel rispondere, non tanto per la domanda di per sé, quanto per il tempo a disposizione: su alcuni quesiti avrei voluto ragionare di più, ma il tempo era veramente poco, e le lancette dellorologio mi correvano dietro ad una velocità inimmaginabile. La novità di quest anno, la modalità on- line, non ci è stata molto di aiuto, perché non tutti abbiamo dimistichezza con il computer e, forse, durante l anno avremmo dovuto esercitarci di più in questa abilità. La seconda prova è stata quella di matematica. Questa volta partivo avvantaggiata perché potevo contare perlome- no sul sorriso rassicurante delle amiche, con le quali ho condiviso tre anni di gioie e dolori. A dispetto di quello che immaginavo, lho trovata più semplice rispetto a quella di italiano, che è poi la mia materia preferita. Ho sfoderato tutte le mie nozioni matematiche e ho risposto a quasi tutti i quesiti. La terza prova, quella di inglese, affrontata qualche giorno dopo, è stata difficilissima: unimpresa titanica. Ho avu- to serie difficoltà soprattutto nella seconda parte, quella dellascolto, poiché la registrazione era velocissima e non si aveva la possibilità di riascoltare. Non credo sia giusto sottoporre noi ragazzi a prove tanto diverse dal lavoro che facciamo durante l anno, poiché questo ci spiazza e non fa altro che aumentare le nostre ansi; soprattutto, non capisco l utilità di una prova di valu- tazione uguale per tutti, che non tiene conto delle differenze individuali e dei ritmi di apprendimento di ciascuno. Fin da piccola, mi è stato insegnato che ogni bambino è Unicoe questa unicità deve essere un punto di forzaInsomma, gli esseri umani, di qualsiasi cultura, religione, estrazione sociale, sono belli proprio perché Unici e Di- versie bisogna imparare a conoscere queste diversità per poterle accettare ed amareLa diversità deve essere vista come una ricchezza, non come un ostacolo. Fortunatamente queste prove non faranno media con la valutazione dell esame finale ma, sicuramente, i risultati verranno trasmessi alla scuola che andremo a frequentare il prossimo anno e, per molti, non sarà un bel biglietto da visita. Alla fine cosa è stato per me l INVALSI? Una prova diversa da quelle che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Ecome se per tre anni ci avessero insegnato a scalare una montagna con corde e ganci e poi, l ultimo giorno, ci han- no accompagnato a fare una bella nuotata al mare. Behnon tutti sono stati pronti a tuffarsi. Per questo spero che in futuro cambi qualcosa. A cominciare dal nome, INVALSI, veramente pauroso e triste!!! Maria Giulia Mergè 3F. N. 2 Maggio 2018

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“INVALSI? SI’, MA CAMBIATEGLI NOME!”

Qualche settimana fa, mi sono imbattuta, come tutti i ragazzi d’Italia che frequentano la classe terza della scuola secondaria, nelle cosiddette PROVE INVALSI. Il nome” INVALSI” è, già di per sé, un po’ triste: suona male, ricorda un qualcosa di “invalidante”. Insomma… una qualche forma di tragedia. E di tragedia si è trattato. Il primo giorno in cui venivano somministrate le suddette prove, infatti, io ho avuto dei seri problemi di salute e, quindi, non ho potuto affrontare la prima prova insieme ai miei compagni. Non che avremmo potuto copiare o aiutarci tra di noi ma, perlomeno, farci coraggio e condividere la paura, l’ansia, l’agita-zione… E’ come andare dal dentista: un conto è andarci da sola, un conto è avere qualcuno vicino che ti tiene la mano. Ma la tragedia vera e propria è stata quella che ha fatto mia madre, la quale, non avendo capito che proprio quel giorno ci sarebbero state le prove, mi aveva permesso di rimanere a casa…Se lo avesse saputo, mi avrebbe mandato a scuola anche con la febbre a 42. Ma stendiamo un velo pietoso ( chi ha una mamma sa quello che ho provato io). Il giorno dopo, quindi, sono arrivata a scuola con mille sensi di colpa, oltre all’ ansia e all’agitazione che le mie amiche mi avevano trasmesso, dicendomi che avevano trovato i quesiti difficilissimi. Sono stata “sottoposta” alla prima prova, quella di italiano, con i ragazzi di un’altra classe, che, per quanto siano dei volti conosciuti, non ti danno mai la rassicurazione che ti possono dare gli occhi della tua migliore amica. Ho avuto, quindi, il vantaggio di pensare un giorno in più ma lo svantaggio di “invalisarmi” da sola. Cosa non proprio bella, perché i momenti difficili, come le gioie, è sempre meglio viverli insieme alle persone che ti vogliono bene. Beh, effettivamente, anch’io ho trovato molte difficoltà nel rispondere, non tanto per la domanda di per sé, quanto per il tempo a disposizione: su alcuni quesiti avrei voluto ragionare di più, ma il tempo era veramente poco, e le lancette dell’orologio mi correvano dietro ad una velocità inimmaginabile. La novità di quest’anno, la modalità on-line, non ci è stata molto di aiuto, perché non tutti abbiamo dimistichezza con il computer e, forse, durante l’anno avremmo dovuto esercitarci di più in questa abilità. La seconda prova è stata quella di matematica. Questa volta partivo avvantaggiata perché potevo contare perlome-no sul sorriso rassicurante delle amiche, con le quali ho condiviso tre anni di gioie e dolori. A dispetto di quello che immaginavo, l’ho trovata più semplice rispetto a quella di italiano, che è poi la mia materia preferita. Ho sfoderato tutte le mie nozioni matematiche e ho risposto a quasi tutti i quesiti. La terza prova, quella di inglese, affrontata qualche giorno dopo, è stata difficilissima: un’impresa titanica. Ho avu-to serie difficoltà soprattutto nella seconda parte, quella dell’ascolto, poiché la registrazione era velocissima e non si aveva la possibilità di riascoltare. Non credo sia giusto sottoporre noi ragazzi a prove tanto diverse dal lavoro che facciamo durante l’anno, poiché questo ci spiazza e non fa altro che aumentare le nostre ansi; soprattutto, non capisco l’utilità di una prova di valu-tazione uguale per tutti, che non tiene conto delle differenze individuali e dei ritmi di apprendimento di ciascuno. Fin da piccola, mi è stato insegnato che ogni bambino è “ Unico” e questa unicità deve essere un punto di forza…Insomma, gli esseri umani, di qualsiasi cultura, religione, estrazione sociale, sono belli proprio perché Unici e Di-versi… e bisogna imparare a conoscere queste diversità per poterle accettare ed amare…La diversità deve essere vista come una ricchezza, non come un ostacolo. Fortunatamente queste prove non faranno media con la valutazione dell’esame finale ma, sicuramente, i risultati verranno trasmessi alla scuola che andremo a frequentare il prossimo anno e, per molti, non sarà un bel biglietto da visita. Alla fine cosa è stato per me l’INVALSI? Una prova diversa da quelle che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E’ come se per tre anni ci avessero insegnato a scalare una montagna con corde e ganci e poi, l’ultimo giorno, ci han-no accompagnato a fare una bella nuotata al mare. Beh… non tutti sono stati pronti a tuffarsi. Per questo spero che in futuro cambi qualcosa. A cominciare dal nome, INVALSI, veramente pauroso e triste!!! Maria Giulia Mergè 3F.

N. 2 Maggio 2018

I bambini della sezione D della scuola dell’infanzia di Gallicano, venerdì 11 maggio 2018,a conclusione del progetto accoglienza e in occasione della festa della mamma , hanno vissuto un mo-mento insieme a scuola

Ogni bambino insieme alla sua mam-ma ha dipinto una maglietta speciale

Progetto Everyday English Sezioni B– C Gallicano

NEL PAESE DI POLI, VIVEVANO TRE GALLETTI FRA-TELLINI, IL PIÙ GRANDE CHICCHIRICHÌ, ACCOMPA-GNAVA TUTTI I GIORNI IL FRATELLO MEDIO COCCO-ROCÒ E IL FRATELLINO PICCOLO CUCCURUCÙ A SCUOLA. TUTTI E TRE FREQUENTAVANO LA SCUOLA DELL’I-STITUTO COMPRENSIVO GALLICANO NEL LAZIO. CHICCHIRICHÌ FREQUENTAVA LA SCUOLA SECONDA-RIA DI PRIMO GRADO, COCCOROCO’ LA SCUOLA PRIMARIA E CUCCURUCU’ LA SCUOLA DELL’INFAN-ZIA. UN GIORNO DI PRIMAVERA, COME TUTTI I GIORNI, I TRE FRATELLINI, DOPO ESSERSI PREPARA-TI, E FATTO COLAZIONE, PRESERO I LORO ZAINETTI ED USCIRONO DI CASA PER ANDARE A SCUOLA.

MENTRE CAMMINAVANO, ALL’IM-PROVVISO, TIRÒ UN FORTISSIMO VENTO…

I TRE GALLETTI, SENZA NEANCHE RENDERSENE CONTO, DI PUNTO IN BIANCO, SI RITROVARONO IN UN LUOGO LONTANO E A LORO SCONOSCIU-TO...SEMBRAVA L’ALTRA PARTE DEL MONDO…! CUCCURUCÙ SPAVENTATO CHIESE AI FRATELLI MAGGIORI: “DOVE CI TROVIAMO...QUI TUTTI PARLANO UN’ALTRA LINGUA...NON CI CAPISCE NESSUNO, COME FAREMO A RITROVARE LA NOSTRA SCUOLA?”.

CHICCHIRICHÌ, CHE ERA IL PIÙ GRANDE, TRAN-QUILLIZZÒ I FRATELLINI, TIRÒ FUORI DALLO ZAINO IL COMPUTER PORTATILE E, FACENDO UNA RICERCA SU INTERNET, SCOPRÌ SUBITO, CHE IL VENTO LI AVEVA TRASCINATI IN FRANCIA E PRECISAMENTE A PARIGI...FACENDO UNA NUOVA RICERCA, E DIGITANDO CON LE ZAM-PETTE SULLA TASTIERA DEL COMPUTER “ISTITUTO COMPRENSIVO GALLICANO NEL LAZIO” CHICCHIRICHÌ TROVÒ IL PERCORSO PIÙ BREVE DA FARE PER RITROVARE LA SCUOLA, COCCOROCÒ SI PROPOSE DI AIUTARE IL FRA-TELLO MAGGIORE E CUCCURUCÙ SI SENTÌ AL SICURO.

COLLABORANDO TUTTI INSIEME SAREBBERO RIUSCITI A TORNARE A SCUOLA. DURANTE LA RICERCA I GALLETTI SCOPRIRONO CHE SIA I GALLETTI CHE ABITAVANO A POLI, SIA I GALLETTI CHE ABITAVANO A GALLICANO, UN PAESE VICINO, FREQUENTAVANO LA SCUOLA DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO GALLICANO NEL LAZIO. CUCCURUCÙ, IL PIÙ PICCOLO, NON ERA MAI STATO A GALLICANO ED INCURIOSITO CHIESE AI FRATELLI, SE PRIMA DI TORNARE A SCUOLA, POTEVANO VISITARE QUESTO PAESE. CHICCHI-RICHÌ E CUCCURUCÙ DECISERO DI ACCONTEN-TARE IL FRATELLINO

DOPO TANTE PERIPEZIE, I TRE FINALMENTE GIUNTI A GALLICANO, VIDERO IL PAESE E CONOBBERO ALTRI GALLETTI DELLA LORO ETÀ, FECERO AMICIZIA E GIOCARONO.

I bambini della scuola dell’infanzia di Poli

ALLA FINE, ERA GIUNTO IL MOMENTO DI TORNARE A SCUOLA, I GALLETTI SALUTA-RONO I NUOVI AMICHETTI E LI INVITARONO A POLI. TORNARONO A SCUOLA IL GIORNO SEGUENTE E LÌ TRO-VARONO TUTTI I GALLETTI DI POLI E I NUOVI AMICI DI GAL-LICANO A FESTEGGIARE INSIE-ME IL RITORNO DI CHICCHIRI-CHÌ, COCCOROCÒ, CUCCURU-CÙ.

CARTELLONE REALIZZATO DAGLI ALUNNI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI POLI UTILIZ-ZANDO DIVER-SI MATERIALI E TECNICHE CREATIVE.

È PRIMAVERA

La Primavera è una stagione magica:

inverno, iniziano a rivive-

re con nuove foglie e fioriture. In Primavera prati e fiori sono più

rigogliosi, ma anche noi esseri umani adoriamo questa stagio-

ne! Le giornate, infatti sono più lunghe, ci liberiamo dagli abiti più

pesanti per fare spazio a quelli più leggeri, possiamo divertirci

all’ area aperta. Insomma, la Primavera è una specie di rinascita

e mi dà sensazioni di libertà e gioia.

Polline

Polline Polline Polline, polline rimani a dormire perché a me l'allergia fai venire! Mi levi l'allegria e mi fai venire la malinconia. Quando arriva la primavera l'anima si dispera! Il mio cuore non batte più a tremila, perchési distrugge quando arrivi tu! Polline ! vattene da questo mondo e felice di nuovo sarò! Inverno non andartene via che la felicità se ne va via!! Alessandro Paci 5B

Ti voglio bene Simone Oh! Caro Simone!! Sono passati 9 anni da quando sei nato, Felice e simpatico sei sempre stato. Da quando sei nato tu, la vita è migliore! Anche se a volte sei un birbone, mi fai i dispetti, non vedi l'ora mi rompi le scatole ogni ora! Ma questo non vuol dire che non ti voglio be-ne, anzi, quando ti parlo, mi fa gran piacere, Spero che il tuo compleanno sia perfetto! Altrimenti ti farò un bel sorrisetto!!!!

Alessia Paci VB

LA PRIMAVERA La primavera è speciale un cambio eccezionale perchè in primavera risorge la natura. Tra rondini volanti, frutti dai colori sgargianti, fiori brillanti è uno degli eventi più importanti. I ciliegi decadenti diventano alberi assai fiorenti, si risvegliano gli animali dal loro sonno incantato. Ogni buca e ogni nascondiglio da rifugi malandati diventano punti d’incontro molto amati. Le giornate di pioggia si trasformano in giornate soleggianti e incoraggianti. Il caldo brucia anche il cemento che alla fine è sempre meglio di un freddo tremendo! E’ l’unica stagione in cui ci si diverte davvero perché fa diventare il mondo più vero e sincero. La primavera è la mia stagione preferita Perché il suo significato è………….LA VITA!

Nicolae Zaha Classe V D

Caro diario

22 Aprile 2018- Caro Diario, oggi sono andato con i miei al centro commerciale “Porte di Roma”, perché ero curioso, visto che l’E-sercito Italiano era lì e mostrava apparecchi, simu-lazioni, diorami e modelli d’epoca. Erano esposti due modelli: una jeep del 1951, che non mi piaceva per niente, ed una del 1938,che fino a quel momen-to era la mia preferita. Pensavo che ce ne fossero solo due, ma ce n’era una terza. Girai l’angolo, e vidi la Fiat Balilla Spider. Là mi chiesi una cosa: visto che queste macchine sono famose nel mondo intero e sono cercate da ogni collezionista, cosa succederebbe se io facessi quello stesso design, vintage ma attraente, quando sarò ingegnere? Sarà amata, sarà considerata “Macchina dell’anno”? O sarà odiata, in favore delle future “schifezze”? Ti farò sapere…tra vent’anni! Luigi (Luigi Maria Bertoldo, Vᵅ B)

Caro Timmy 5 aprile 2018 Caro Timmy, Oggivoglio raccontarti un episodio molto felice. Era un pomeriggio freddo del mese di Febbraio 2013, stavo giocando con mio cugino a battaglia navale quando squillò iltelefono, era il mio papà. Mamma gli rispose e lui le disse che mi aveva comprato la PS3 nuova di zecca. Quando mia madre me lo comunicò feci un salto di gioia che non finiva più. Appena mio padre tornò a casa, non gli diedi neanche il tempo di scendere dalla macchi-na, ero uscito di casa come un missile. Portammo dentro la mia nuova Playstation e papà Ia montò, io ero ansioso di provarla ma le sorprese non erano fi-nite, dopo averla sistemata tirò fuori dalla tasca an-che Fifa 13, owero un gioco di calcio. Feci subito una partita con mio cugino, e riuscii a batterlo. La mia gioia fu immensa e ricorderò quel giorno come uno dei più importanti della mia vita. Tommaso Cicerone V sez. B .

"Le colonne d'Ercole" simboleggiano il limite...in vero li-

mite, in realtà, non è geografico. Il vero limite è dentro di

noi. Ognuno posiziona la linea di demarcazine dove me-

glio crede, dove fa più comodo, dove non da troppo im-

piccio...qualche volta, però, ogni tanto, forse tantissimo,

eventualmente una solo volta nella vita, bisognerebbe tro-

vare un pizzico di corraggio e spostare un pò più in là

quel confine.

Presso la scuola Primaria di

poli, venerdi 13 Aprile, gli

alunni hanno incontrato l'au-

tore del libro Alle colonne

d'Ercole, Tullio Berlenghi.

I bambini, nell'ambito del pro-

getto "percorso di lettura" hanno letto, commentato,

disegnato, colorato e argomentato sul libro dello scritto-

re. Alla fine del percorso i ragazzi hanno incontrato Tullio,

hanno letto e commentato con lui alcuni brani significa-

tivi e posto molte domande interessanti a cui l'autore ha

risposto in modo esaustivo e coinvolgente.

Incontro con l’autore -13 Aprile 2018

I bambini della scuola Primaria di Poli

Scrivere a colori: la nostra esperienza dell’incontro con il rifugiato Somaila Diawara: “sono ateo, ma la mia religione è la legalità”

Rifugiati, profughi, migranti forzati: sono persone che fuggono in cerca di protezione, dopo essere state costrette ad abbando-nare, da un giorno all’altro, tutta la loro normalità. Arrivano dopo aver lasciato alle spalle tutto: affetti, lavoro, amici e un Paese in cui non potranno mai più tornare. Raramente ne sen-tiamo parlare, anche perché le guerre, le violenze e le violazio-ni dei diritti umani che avvengono nel mondo trovano raramen-te spazio nei media italiani. Prima di parlare del rifugiato che l’I.C. Gallicano nel Lazio e di Poli, vorremmo partire parlando della definizione di rifugiato: rifugiato è colui che, in seguito alle vicende o alle persecuzioni del proprio paese, ha ottenuto asilo in un paese straniero. Ora passiamo alla nostra esperienza con il rifugiato. Grazie al progetto Finestre Aperte del Centro Astalli di Roma, per diversi anni le classi terze del nostro istituto hanno avuto la possibilità di incontrare dei rifugiati, dato che con i loro profes-sori trattano anche questo tipo di temi. Il progetto finestre aper-te, fondato dal centro Astalli, spiega la vita dei rifugiati e di co-sa si occupa la loro società, fornendo anche testimonianze dai rifugiati, nel nostro caso parleremo di Soumalia Diawara che con un peso sulle spalle ma comunque con pacatezza ci raccon-ta la sua esperienza: “Sono laureato in giurisprudenza. Ero un politico, facevo parte di un partito oppositore, abitavo con mia nonna in Mali e il

60% del nostro territorio era invaso dai jihadisti, era dura an-che se io non abitavo in quel territorio, mi spostavo frequente-

figlio di uno dei servizi segreti, mi chiama e preoccupato mi an-nuncia di non tornare in Mali perché ero nella lista di coloro che

dovevano essere arrestati poiché i jihadisti pensavano che noi oppositori politici fossimo la causa della crisi. Prendo il primo

aereo per l’Algeria e chiedo asilo, rimango lì per circa un anno anche se nell’ultimo periodo rimasi chiuso in casa dato che pen-

savano avessi l’ebola, ma comunque dopo molto tempo riuscii ad andare a spostarmi. Un mio amico maliano mi aveva detto che dei commercianti italiani mi avrebbero portato via per soli

300 euro, fidandomi li pagai e questi dissero che mi avrebbero chiamato dopo aver trovato una barca per accompagnarci in Ita-

lia, una settimana dopo questi commercianti mi chiamano e mi trovo a dover imbarcare insieme a circa altre 120 persone con un

gommone sgonfio, e mi dicono che o imbarco o vengo fucilato. Scelgo ovviamente la prima opzione però solo un’ora dopo nau-

fraghiamo e solo 30 tra cui io ci salviamo. Il giorno dopo, dopo esserci salvati, riusciamo a reimbarcare e in seguito ad arrivare in Italia, nel frattempo scopro che mia nonna era morta perché

l’esercito aveva bruciato la sua casa dopo aver preso il necessa-rio. Oltre a quello di mia nonna, un altro episodio che mi ha

scioccato è stato ciò che è successo ad una mia amica che faceva parte del mio stesso partito: è stata incarcerata ed è morta lì di

fatica e di maltrattamento. Oggi sono in Italia, mia madre in Ma-li e mia sorella in Germania. Reagisco del tutto tranquillamente agli insulti razzisti che mi vengono fatti perché penso che ovun-

que tu vada troverai sempre persone ignoranti pronte a giudicar-ti, anche in Mali.”

Giorgia Gordiani 3h

Elvira Vecchi 3h

L’abbigliamento maschile nelle scuole medie. L’abbigliamento maschile nelle scuole varia assecondo la classe. I ragazzi del primo anno di scuola media tendono quasi sempre a indossare vestiti non di marca con disegni di car-toni animati, personaggi dei video giochi… In inverno alcuni ragazzi si vestono con delle tute pesanti e felpe invece d’estate si vestono con dei jeans o con delle tute leggere. Alcuni ragazzi del secondo anno delle scuole medie si ini-ziano a vestire con dei vestiti di marca. In inverno portano dei jeans, tute, felpe… D’estate si vestono leggeri: tute, felpe leggere, giacchetti, magliette a maniche corte e avvolte vestono anche con dei pantaloncini. In terza media tutto cambia: i ragazzi si vestono con tutte tute di marca tipo Adidas, Nike, puma… D’estate solo pantaloncini e maglietta a maniche corte in-vece di inverno felpe, giacchetti, jeans…

Lorenzo Minchillo 2F

Risultati scelta superiori

Gallicano

Poli

VISITA DIDATTICA AL COLOSSEO E FORO ROMANO

l giorno 27 marzo 2018,la classe 2I dell'Istituto Compren-sivo di Gallicano nel Lazio, ha visitato l’Anfiteatro Fla-vio, più conosciuto come Colosseo, considerato il monu-mento più importante della storia romana e una delle me-raviglie del mondo, e il Foro Romano cuore della Roma antica dove si svolgeva la vita politica, sociale ed econo-mica. Abbiamo raggiunto la nostra meta partendo da Za-garolo con il treno e poi abbiamo proseguito con la metro; ad aspettarci alla stazione Termine c’era la nostra guida, Silvia. In questa visita didattica ci hanno accompagnato le nostre insegnanti Colonna e Sordi.

Usciti dalla metro abbiamo subito l’impatto suggestivo

del Colosseo la cui costruzione ha avuto origine nel 72

d.C. con l’imperatore Vespasiano nella zona tra la Velia, il

colle Oppio e il Celio; l’imperatore Nerone poi vi fece

costruire a fianco un enorme lago artificiale [Stagnum],

inspirato a quello dell’imperatore Adriano per la sua lus-

suosa villa, e una statua in bronzo alta 38 m. detta

“Colosso” da cui il nome Colosseo. Prima di entrare

all’interno, la nostra guida ci ha dato delle informazioni

sulla sua architettura mentre una volta all’interno abbia-

mo visitato i vari spazi aperti al pubblico.

Lo scopo del Colosseo era l’intrattenimento per que-

sto motivo era molto frequente assistere a combatti-

menti tra gladiatori che venivano allenati nelle pale-

stre per preparare il loro fisico a duri combattimenti

contro altri uomini o contro feroci animali come ad

esempio i leoni. Un’ informazione curiosa, che ci ha

dato la nostra guida e che non sapevamo, riguarda le

battagli navali che si ripetevano circa una o due volte

nell’arco dell’anno; per quella occasione, l’arena ve-

niva riempita d’acqua proveniente dal lago adiacente.

Abbiamo saputo inoltre che il Colosseo ha avuto an-

che un valore religioso, soprattutto con Benedetto

XIV nel 1700 che lo consacrò alla Via Crucis.

Successivamente la classe, sempre con la sua guida personale, ha visitato il Foro: attraverso la via Sacra ha ripercorso i luoghi più importanti durante la Roma repubblicana. Ad aprire l’in-gresso l’arco di Tito e alla fine l’arco di Settimio Severo; è sta-to suggestivo essere in quei luoghi che hanno fatto la storia; pensare soltanto che quei resti sono là da più di duemila anni fa una certa impressione, soprattutto a noi adolescenti che consi-deriamo “ vecchio” ciò che ha pochi anni. Questa uscita didatti-ca alla fine è stata molto interessante perché abbiamo avuto l’occasione di avere altre conoscenze che sui nostri libri di sto-ria non appaiono; se la nostra attenzione è stata comunque cat-turata soprattutto dal Colosseo.

Alessandra Roccotiello 2I

Visita alla centrale Montemartini

Il 14 dicembre 2017,noi studenti della classe 2f,siamo andati a visitare la Centrale Montemartini che fa par-te dei Musei in Comune e ospita cir-ca 400 statue romane, già esposte ai Musei Capitolini di Roma o recupe-rati dai ricchissimi depositi comunali insieme a epigrafi e mosaici in un’ambientazione di archeologia in-dustriale. La sede museale era prima una centrale termoelettrica che venne inaugurata il 30 giugno 1912 come primo impianto pubblico di produ-zione elettrica dell’ACEA . Nel 1963 la produzione di energia elettrica fu interrotta poiché l’edificio fu ritenuto obsoleto . Seguirono così vent’anni di decadenza degli immobili, smon-taggio delle macchine e vari riusi de-gli ambienti , finché l’ACEA decise di restaurare il corpo centrale del complesso. La Centrale Montemartini divenne una sede museale quando nel 1955 venne chiusa la galleria lapidaria e diversi settori del palazzo dei Conservatori nei Musei Capitolini al Campidoglio per permettere i lavori di ristrutturazione. Le sculture perciò ,furono esposte in alcuni ambienti

dell’ex centrale elettrica come sistemazione temporanea. Nel 2005 con-

clusero i lavori nei Musei Capitolini, ma molte sculture rimasero nella

sede permanente.

Oggi la Centrale Montemartini rappresenta uno dei musei più particola-ri per l’unicità della sua esposizione caratterizzata opere romane espo-ste nel primo impianto pubblico di produzione di elettricità di Roma. L’ordinamento espositivo mette in evidenza l’area di ritrovamento dei reperti e si compone in tre tematiche: - Roma repubblicana; - il centro monumentale di Roma; - i giardini, le residenze imperiali e le domus. L’allestimento è caratterizzato dall’intreccio di archeologia classica e Industriale ,con i macchi-nari che fanno da sfondo alle sculture. Dopo la visita delle sculture con le suggestive macchine, siamo andati a vedere la sala del treno Pio IX, composto da tre vagoni: - il primo vagone, la cosiddetta balconata, serviva

come loggia per le benedizioni pa-pali; -la seconda vettu-ra, collegata alla prima da una pic-cola piattaforma con ringhiere e cancelletti, è costituita da una sala del trono con un piccolo ap-partamento annessi, ad uso privato del pontefice; -la terza vettura, ospita una Cappella

consacrata nella quale il Papa tenne la

messa durante uno dei suoi viaggi-

Arianna Sthyefni 2F

Visita didattica a Rocca di Cave Io e la mia classe, il 10 aprile, siamo andati a visitare il muswo e l'os-servatorio di Rocca di Cave. Nel museo le guide, Giulia e Mario, ci hanno spiegato le particola-rità del territorio tra cui l'attività sismica che con il tempo ha model-lato questi luoghi che precedentemente erano sommersi dalle acque. Per questo motivo sono stati ritrovati resti della barriera corallina. Un'altra scoperta molto importante è stata quella di un fossile di dinosauro risalente a centododicimi-lioni di anni fa. Probabil-mente l'animale apparte-neva al gruppo dei titan-nosauri, erbivori quadru-pedi dal collo lungo circa 5/6 metri e dal peso di 600/700 Kg circa. Le guide ci hanno por-tato dentro una cupola do-ve, grazie a dei proiettori ci hanno illustrato il nostro sistema solare, le costellazioni e il loro rapporto con i segni zodiacali. Questa visita didattica per me è stata molto interessante e bella e, mi ha dato modo di avvicinarmi ad una branca della scienza di cui prima non mi era mai interessato. Infatti ho potuto constatare quanto sia affascinante l'astronomia. Questo potrà essere uno spunto per gli studi che affronterò nei successivi anni scolastici. La parte che più mi è interessata è stata quella del planeta-rio,mentre mi ha coinvolto meno quella del museo,anche se la storia del ritrovamento del fossile,non mi ha lasciato del tutto indifferente. Questa esperienza è stata molto positiva ancheperchè l'ho allegra-mente condivisi con tutti i miei amici.Sarebbe bello poterla ripetere in una bella serata estiva,quando dall'osservatorio si può godere delle meravigliose costellazioni. Daniele Cantiano 2I

Poli è un comune italiano di 2 398 abitanti della cit-tà metropolitana di Roma Capitale, situato su un'al-tura dei monti

Prenestini, a 435 metri sul livello del mare. Il piccolo paese si trova tra Palestrina e Tivoli a sud-est della ca-pitale. Nella parte bassa del paese il clima è temperato, con estati fresche ed inverni non troppo freddi, mentre nella parte alta esso è più freddo, con estati ventilate ed inverni freddi e con possibilità di nevicate e piogge frequenti. Sia nella parte alta che in quella bassa la nebbia è frequente nelle stagioni fredde.

Il comune di Poli si trova in una ampia zona naturalisti-ca che va dai Monti Lucretini ai Prenestini passando per i Monti Tiburtini. L'intero comune si estende lungo una vallata immersa nei boschi. Il borgo antico del pae-se è completamente circondato dalle montagne, tra le quali ci sono vette alte oltre 1.000 metri s.l.m.

Circondato dalle montagne, il paese stesso si appoggia ai piedi di una montagna, il Monte Guadagnolo (1218 metri s.l.m.). La cima del monte ha un aspetto piuttosto singola-re, tanto che viene chiamata la rupe alpestre del Guada-gnolo o rupe del Guadagnolo, si tratta di una montagna di composizione calcarea, come tutta la zona. Guadagnolo fa parte del comune di Capranica Prenestina, da cui dista cir-ca 10 km.

Nella sua storia però è stato legato anche alle sorti di Po-li: infatti, nel XII secolo, erano possedimenti di Oddone III, il quale poi li cedette alla famiglia dei Conti, i quali governarono tali territori per sei secoli, dopo di che i pos-sedimenti passarono nelle mani di altre casate. La connes-sione dei due territori fu ufficializzata nel 1826, connessione che durò fino al 1930, quando Guadagnolo passò sotto il comu-ne di Capranica Prenestina, del quale ancora oggi fa parte. I due paesi, dalla loro fondazione risalente a più di mille anni fa, sono sempre stati legati da una sorte comune e per circa 800 anni hanno fatto parte dello stesso feudo. Dal 2010 è stata aperta una strada panoramica, transitabile anche da au-tovetture, che collega direttamente Poli a Guadagnolo.

Esistono tuttavia itinerari naturalistici, che dalla rupe del Guadagnolo portano a diverse destinazioni, tra le quali anche Poli. L'itinerario è quello della Cona, dalla piazza principale di Poli si prende via del condotto che punta in salita la montagna, il percorso prosegue tra oliveti e alberi misti, raggiunta la Co-na la vegetazione muta radicalmente, si avanza tra un bosco umido e fresco. Proseguendo ancora si supera il fosso Arcà e dopo breve si esce dal bosco da dove si può ammirare l'impo-nente rocca di Guadagnolo, tappa dell'itinerario.

Balos Raffaella, Maggi Asia, Proietti D’Ascaneo Alessia e

Liberati Annamaria classe IA

Il bullismo Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale. L'accezione è principalmente utilizzata per riferirsi a fenomeni di violenza tipi-ci agli ambienti scolastici e più in generale di contesti sociali riservati ai più giovani. I primi studi sul bullismo furono svolti solo a partire della seconda metà del XX secolo e si svolsero nei paesi scandinavi, a partire dagli anni settanta, poco do-po anche nei paesi anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna e Australia. Sviluppi nella ricerca hanno dimostrato che fattori come l'invidia ed il risenti-mento possono essere indicatori di rischio per diventare un bullo. I risultati sull'autostima, in particolare, sono controversi: mentre alcuni evidenziano un aspetto narcisistico, altri mostrano vergogna o imbarazzo.

In alcuni casi l'origine del bullismo affonda le radici nell'infanzia, magari da parte di chi è stato a sua volta vittima di abusi. Ci sono delle prove che indicano che i bulli hanno molte più probabilità di avere problemi con la giustizia e che possa strutturarsi da adulto in una vera e propria carriera criminale.

Nella scuola

A scuola, il bullismo si verifica non solo in classe ma in tutti gli ambienti che permettono le relazioni tra pari quali palestre, bagni, scuolabus, laboratori o all'esterno. In tali casi si pongono in essere dei comportamenti devianti tesi ad isolare un compagno e guadagnare il rispetto degli attendenti che, in tal modo, eviteranno di diventare a loro volta delle vittime designate.

In molte scuole si stanno predisponendo dei codici di condotta anche per gli in-segnanti. Per contrastare il fenomeno si può ricorrere a sospensioni, pagelle e respingimenti che spesso però non fanno altro che peggiorare il fenomeno. Queste soluzioni, infatti, non considerano il dialogo che il docente potrebbe in-staurare con lo studente. In alcuni casi sono gli stessi insegnanti che, per sva-riate quanto deprecabili ragioni, ridicolizzando o umiliando un alunno/a (per i suoi risultati e/o per caratteristiche personali) davanti ai propri compagni, invi-tano questi ultimi, esplicitamente o implicitamente, a prenderlo/la di mira, inne-scando la spirale di isolamento e/o di violenza fisica/morale tipica del bullismo.

Il fenomeno si riscontra anche nelle università e negli enti di ricerca dove sono più frequenti i rapporti tra docenti e propri assistenti, sia intesi come ricerca-tori che dottorandi.

OCEANIA In questo articolo voglio parlare del film che ho visto al cinema

con la mia famiglia e che mi è piaciuto molto e che ricordo ancora con molto piacere. Questo film parla di una ragazza che salva il suo popolo.

Vaiana era una ragazza vivace e allegra, sempre con il sorriso sul viso. Lei viveva su una isola chiamata Oceania insieme ai suoi ge-nitori e al suo popolo di navigatori. Suo padre era il re dell’ isola.

L’allegria e la spensieratezza finirono quando Maui, un eccen-trico semidio che aveva un’ ascia magica capace di trasformare l’ uo-mo in tutti gli animali, rubò il cuore dell’ isola. Questo cuore era una piccola pietra verde e luminosa. Da quel momento tutto il popolo si rattristò, in quanto non si poteva pescare perché i pesci erano anda-ti oltre il rif e tutta la vegetazione morì.

Così Vaiana salpò in mare con una zattera per compiere un’au-dace missione: trovare Maui, prendere il cuore e salvare l’isola. Du-rante la rotta la ragazza affrontò una violenta tempesta e approdò su un’isola deserta, dove trovò il semidio e tentò di farlo salire sulla sua imbarcazione, per rimettere al proprio posto ciò che aveva ruba-to.

Dopo molte ore Maui e Vaiana salirono sulla zattera diretti ver-so l’ isola Oceania.

Maui insegnò alla ragazza tutti i metodi della navigazione, scru-tando il cielo e le stelle e sentendo la temperatura dell’ acqua.

Durante il viaggio i due affrontarono molti ostacoli e pericoli: l’assalto dei piccoli mostriciattoli, la cattura della gigantesca tartaru-ga dal guscio d’oro e infine lo scontro contro il dio del fuoco. Qui Vaiana e Maui misero in atto tutte le loro capacità, sconfiggendo il cattivo. Una volta arrivati a Oceania e compiuta la missione di Vaia-na, tutta l’isola tornò a vivere. La ragazza divenne regina e posò an-che lei una pietra sulla cima della montagna, come tutti i suoi ante-nati. Ma la cosa più importante fu che il popolo tornò a svolgere il ruolo di navigatori.

Deisori Viviana classe IIA