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N° 2 | FEBBRAIO Nutraceutica LA PROTEZIONE DELLA VISTA COMINCIA A TAVOLA: LIPIDOMICA E PATOLOGIE OCULARI L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE ED INTEGRAZIONE NUTRIZIONALE SPECIFICA PER SOSTENERE LA CAPACITÀ VISIVA E LA SALUTE DELL’OCCHIO Colliri I SOSTITUTI LACRIMALI STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN APERTO, DI CONFRONTO, SULLE MODIFICHE INDOTTE ALLO SHIRMER TEST I ED AL BUT, DALL’ HYALURONATO DI SODIO AL 0.2% COLL VS PLACEBO IN OCCHI AFFETTI DA SINDROME DA OCCHIO SECCO IPOSECRETIVO SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E LENTI A CONTATTO VisionCare News NOTIZIE DAL MONDO DEL BENESSERE VISIVO

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N° 2 | FEBBRAIO

Nutraceutica

LA PROTEZIONE DELLA VISTA COMINCIA A TAVOLA: LIPIDOMICA E PATOLOGIE OCULARI

L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE ED INTEGRAZIONE NUTRIZIONALE SPECIFICA PER SOSTENERE LA CAPACITÀ VISIVA E LA SALUTE DELL’OCCHIO

Colliri

I SOSTITUTI LACRIMALI

STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN APERTO, DI CONFRONTO, SULLE MODIFICHE INDOTTE ALLO SHIRMER TEST I ED AL BUT, DALL’ HYALURONATO DI SODIO AL 0.2% COLL VS PLACEBO IN OCCHI AFFETTI DA SINDROME DA OCCHIO SECCO IPOSECRETIVO

SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E LENTI A CONTATTO

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EDITORIALE

Nutraceutica, una nuova frontiera

Tutte le patologie oculari necessitano di una terapia farmacologica,

ma accanto ad essa la scienza oggi mette a disposizione anche una

nuova frontiera, la nutraceutica: si tratta di un’opportunità in più per

il paziente, non certo alternativa ma complementare all’utilizzo dei

farmaci. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare questo numero

del Vision Care Journal interamente alla nutraceutica, neologismo

che abbina due importanti ambiti professionali, la nutrizione e

la farmaceutica. Con i servizi e gli interventi presenti nella rivista

ci focalizzeremo in particolare sulle problematiche legate al film

lacrimale e alla secchezza oculare: siamo di fronte ad argomenti oggi

molto sentiti dalla popolazione per via della precaria qualità della vita

cui è sottoposto chi opera in ambienti polverosi, inquinati o per molte

ore al giorno davanti a un terminale.

L’obiettivo di questo numero della rivista è, quindi, far apprendere le

nozioni scientifiche più aggiornate sulla nutraceutica e far conoscere

le soluzioni maggiormente all’avanguardia in tale settore.

Luigi Mele

Luigi MeleMedico Chirurgo Oculista - Napoli

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EDITORIALE

I SOSTITUTI LACRIMALI

STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN APERTO, DI CONFRONTO, SULLE MODIFICHE INDOTTE ALLO SHIRMER TEST I ED AL BUT, DALL’ HYALURONATO DI SODIO AL 0.2% COLL VS PLACEBO IN OCCHI AFFETTI DA SINDROME DA OCCHIO SECCO IPOSECRETIVO

SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E LENTI A CONTATTO

LA PROTEZIONE DELLA VISTA COMINCIA A TAVOLA: LIPIDOMICA E PATOLOGIE OCULARI

L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE ED INTEGRAZIONE NUTRIZIONALE SPECIFICA PER SOSTENERE LA CAPACITÀ VISIVA E LA SALUTE DELL’OCCHIO

VISIONCARE NEWS

SOMMARIO

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7.

11.

17.

20.

25.

30.

FGE SrlReg. Rivelle, 7/F - 14050 Moasca (AT)Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013e-mail: [email protected] - www.fgeditore.it

FGE S.r.l.

FABIANOGruppo Editoriale

Anno II - N. 1 - 2017Registrazione al Tribunale di Asti n. 1729/16

Direttore ResponsabileFerdinando Fabiano

Segreteria di redazione0141 [email protected]

Impaginazione e stampaFGE SrlMoasca (AT)

Direttore Editorialee scientificoLuigi Mele

Comitato scientificoMario BifaniManuela BonciCarlo CaginiDecio CapobiancoCiro CarusoBarbara KusaCaterina GaglianoMichele LanzaLuigi MeleAndrea PiantanidaBruno PiccoliMassimiliano Serafino Pasquale TroianoSalvatore Troisi

Chiuso in redazioneGennaio 2017

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I SOSTITUTI LACRIMALI

I lubrificanti oculari o sostituti la-crimali sono correntemente usa-ti nel trattamento dei pazienti con la sindrome da disfunzione lacrimale, sia di grado lieve che severo, associati o meno ad al-tre terapie. Il termine molto usa-to «lacrime artificiali» è una defi-nizione poco appropriata per la maggior parte dei prodotti che si identificano come tali perché la loro composizione non è simile a quella delle lacrime umane. Infat-ti, le lacrime naturali contengono un complesso di proteine e altri componenti assenti nei sostituti lacrimali ed essenziali per la sa-lute e il comfort oculare. Il liso-zima, la lattoferrina, la lipocalina, la lipofillina, l’albumina sono solo alcune delle proteine presenti nel film lacrimale oltre a elettro-liti cationici come il Na, K, Ca, Mg e Fe e anionici (cloruri, bicarbo-nato e fosfati) (Murube, 2006), le citochine, la mucina e le Ig che provvedono a nutrire le cellule corneali, a lubrificare la super-ficie oculare e a proteggerla da infezioni (Tabella 1).Nella sindrome da disfunzione lacrimale l’infiammazione cronica modifica tale composizione lacri-male (Tabella 2) arrecando sin-tomi e segni più o meno caratte-ristici. I sostituti lacrimali utilizzati funzionano da lubrificanti e mal-grado alcune recenti formula-

zioni abbiano una composizione elettrolitica simile a quella delle lacrime umane comunque man-cano delle proteine presenti nelle lacrime naturali essenziali per la protezione oculare che queste apportano (Gilbard et al., 1989; Gilbard, 1994) (Tabella 3).Malgrado alcune lacrime artifi-ciali abbiano dimostrato un mi-glior risultato di altre nella ridu-zione dei sintomi di irritazione o nella diminuzione della colorazio-ne della superficie oculare, non sono state effettuate sperimen-tazioni cliniche su ampie casi-stiche, comparative in cieco per valutare i vari lubrificanti oculari. I principali obiettivi del tratta-mento dei pazienti con occhio secco sono quelli di migliorare il comfort oculare del paziente e la qualità della vita e di ristabilire il normale equilibrio omeostatico della superficie oculare e del film lacrimale. I sintomi possono essere rara-mente eliminati, malgrado co-munque possono spesso essere ridotti, con un conseguente mi-glioramento della qualità di vita. È più difficile dimostrare che i lubrificanti topici migliorino le alterazioni della superficie ocu-lare e del film lacrimale associa-te all’occhio secco. La maggior parte degli studi clinici non rie-scono a dimostrare una corre-

Nicola PescosolidoMedico ChirurgoOculista - Roma

Barbara KusaMedico ChirurgoOculista - Monza

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lazione significativa tra i sintomi e i valori dei test clinici o tra i valori dei test stessi (Nelson, 1988; Nelson e

Gordon, 1992; Schein et al., 1997). Non è raro che un occhio secco con sintomi lievi mostri una colorazione significativa con il rosa bengala. I lubrificanti oculari in commercio sono caratterizzati da soluzioni tam-pone ipotoniche o isotoniche conte-nenti elettroliti, surfattanti e vari tipi di agenti regolatori della viscosità. In teoria, il lubrificante artificiale ideale dovrebbe essere privo di conservan-ti, contenere potassio, bicarbonato e altri elettroliti, avere un sistema po-limerico per aumentare il suo tem-po di ritenzione, dovrebbe essere ipotonico e fornire osmoprotezione (Holly e Lemp, 1971; Gilbard et al., 1989; Green et al., 1992; Ubels et al., 1995). Come già accennato i più comuni colliri sono isotonici ed il loro effetto è quello di espandere il volume del-le lacrime e di diminuire l’osmolarità. Per ottenere ciò si rendono neces-sarie frequenti istillazioni in quanto è stato osservato che una goccia di soluzione salina isotonica è sostitu-ita per il 50% da una nuova lacrima prodotta dal paziente in poco più di 60 secondi (Murube, 2006). Utiliz-zare prodotti iposmotici per ridurre l’osmolarotà presente in tale sindro-me è stata una successiva e natu-rale conseguenza per la modifica del naturale microambiente della super-ficie oculare (Barendsen et al., 1979; Gilbard et al., 1989); quando l’osmo-larità del collirio scende però al di sotto di 75 mOsm/l si può determi-nare edema epiteliale e conseguen-te discomfort oculare (Gilbard et al., 1985). Anche con questi prodotti iposmotici la durata della riduzione dell’osmolarità lacrimale è piuttosto breve e la tonicità lacrimale di base viene rapidamente ristabilita in se-guito all’immediato riflesso lacrimale secretivo (Milazzo et al., 2002).

TABELLA 1: Componenti delle lacrime naturali in soggetto sano

TABELLA 2: Modifiche delle componenti delle lacrime naturali in soggetto con occhio secco

TABELLA 3: Elettroliti presenti nei lubrificanti oculari, notare le differenze con le componenti delle lacrime naturali /Tabella 1).

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Per quanto riguarda la loro natura fisica questi lubrificanti possono es-sere non newtoniani, cioè soluzioni che riducono la loro viscosità all’au-mentare della velocità o della forza di taglio, o newtoniani, ovvero che mantengono inalterata la loro visco-sità anche all’aumentare della forza di taglio con un pH da neutro a leg-germente alcalino. In effetti questa classificazione può non avere una grande importanza per la nostra specialità quando si utilizzano pro-dotti con bassa viscosità. Il pH do-vrebbe mantenersi simile a quello delle lacrime che è tra 7.2 e 7.4 e ciò dipende dalla percentuale di bi-carbonato, proteine, fosfati ecc. pre-senti in esse. Soluzioni alcaline sono meglio tollerate delle neutre o delle acide. In situazione di lieve pH alcali-no lo strato muco-proteico è più so-lido mentre con pH > 8,5 esso perde di solidità.

L’osmolarità o pressione osmotica è la pressione esercitata da un sol-vente su di una membrana al fine di bilanciare due soluzioni. Il cut off della pressione osmotica del film la-crimale è 305 mOsm/l (Chen et al., 2008) (Figura 1), del plasma è 290 mOsm/l mentre l’osmolarità delle la-crime artificiali può variare da 150 a 354 mOsm/L (Perrigan e Morgan, 2004). Gli integratori lacrimali ipo-tonici (< 295 mOsm/l) servono per equilibrare occhi secchi, con iperto-nia > 320 mOsm/l. Le cellule di diver-si organismi possono compensare la condizione di ipertonicità attraverso l’accumulo o la produzione di soluti compatibili che come gli elettroliti bi-lanciano la pressione osmotica, ma al contrario di questi non interferiscono con il metabolismo cellulare (Yancey et al., 2004) e in questo modo svol-gono un’azione di richiamo di liquidi all’interno delle cellule determinando

FIGURA 1: Valori di osmolarità nella sindrome da disfunzione lacrimale secondo diversi ricercatori (da Rolando et al, 2008)

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una loro idratazione e una natura-le osmoprotezione. Si considerano soluti compatibili alcuni aminoacidi, carboidrati, metilamine, urea, L-car-nitina, betaina... (Yancey et al., 2004; 2005). La pressione oncotica o col-loido osmotica è la pressione eserci-tata dalle macromolecole (es. protei-ne) su di una membrana permeabile alle micromolecole (es. acqua), è una frazione della pressione osmotica.Il film lacrimale ha una pressione on-cotica di 2 mmHg, mentre il plasma di 25 mmHg. Gli integratori compo-sti da alto peso molecolare (esteri della cellulosa, polimeri sintetici, de-strano) hanno pressione oncotica fino a 65 mmHg mantenendo una

bassa viscosità (27 mPs).La viscosità lacrimale è la resistenza di un fluido al deflusso e si misura in Poises (Ps) e sottomultipli (cPs e mPs). Dipende dal peso molecolare, dalla concentrazione dei soluti, dalla temperatura e dal solvente usato: le lacrime naturali hanno una viscosi-tà di 4 mPs (millipoises), le soluzio-ni idratanti di 9 mPs (millipoises), gli umettanti dai 10 ai 40 mPs, i visco-santi dai 60 ai 9.800 mPs e i gel hanno una viscosità dai 1.500 ai 5.000 cPs.Come citato i lubrificanti oculari pre-sentano differenti caratteristiche fisico-chimiche che andremo ora a descrivere nei prossimi numeri.

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STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN APERTO, DI CONFRONTO, SULLE MODIFICHE INDOTTE ALLO SHIRMER TEST I ED AL BUT, DALL’ HYALURONATO DI SODIO AL 0.2% COLL VS PLACEBO IN OCCHI AFFETTI DA SINDROME DA OCCHIO SECCO IPOSECRETIVO

INTRODUZIONELa superficie oculare è costitu-ita dalle palpebre, dalla ghian-dola lacrimale principale, dalla congiuntiva, dalla cornea e dal film lacrimale. Dal punto di vi-sta fisiopatologico è un sistema iperdinamico, che, tra le nume-rose funzioni ha come compito principale quello di mantenere una osmolarità costante del film lacrimale. L’omeostasi del film lacrimale è garantita da una serie di so-stanze ( acido ialuronico, mu-cine, fattori di crescita ecc), in delicato equilibrio biochimico, che, legandosi ai loro recettori specifici di superficie, attivano delle cascate enzimatiche chi-nasi dipendenti le quali stimo-lano i fattori di trascrizione con conseguente proliferazione / ri-parazione cellulare.Una sofferenza di una o più componenti della superficie si traduce in una modifica dell’ equilibrio biochimico tra i diversi

costituenti del film, con conse-guente modifica dell’osmolarità, che causa un’ alterazione dei processi di trasduzione dei se-gnali attraverso un “circolo vi-zioso” che ha come esito finale un blocco dei normali processi riparativi della superficie.L’ International Dry Eye Wor-kshop (DEWS) nel 2007 ha definito la sindrome da occhio secco come una malattia mul-tifattoriale delle lacrime e della superficie oculare che porta a sintomi di discomfort, distur-bi visivi, instabilità del film la-crimale con potenziale danno alla superficie oculare, accom-pagnata da un aumento dell’o-smolarità del film lacrimale e dall’infiammazione della super-ficie oculare.La DES, viene classificata, dal punto di vista eziologico in eva-porativa (meiboimite, anomalia di chiusura delle palpebre, uso di lac) e iposecretiva ( Sjogren,

Luigi MeleMedico Chirurgo Oculista - Napoli

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non Sjogren). La sintomatologia è caratterizzata da una sofferen-za di tutta la superficie oculare con alterazioni dell’epitelio corneo con-giuntivale che, col progredire della gravità, porta a distruzione del-le cellule staminali e conseguente manifestazione di fenomeni cicatri-ziali ( simblefaron) o di perdita della trasparenza corneale (congiuntiva-lizzazione corneale totale). La tipo-logia e la stadiazione clinica della DES è stata riassunta dalla com-missione Delphi che ha assegnato uno score da 0 nei casi lievi fino a 4 nei casi gravi. L’Acido Ialuronico è un mucopo-lisaccaride che può essere a bas-so, medio o alto peso molecolare (1,5 – 3.5 x 10⁶ Da) in funzione del-la lunghezza della sue catene. Ha un comportamento reologico non Nwtoniano ed è un polimero bioa-desivo, muco mimetico e anallergi-co. Si lega alla superficie attraver-so i recettori CD44 e le MUC 4-16. Il suo legame, ai suddetti recettori, stabilizza lo strato mucoso del film lacrimale e stimola la trasduzione dei segnali intracellulari con effetti epitelio rigenerativi e protettivi. Per tutte queste sue caratteristiche, l’Acido Ialuronico, rappresenta il cardine fondamentale nella terapia di tutti i quadri di DES e sofferenze della superficie, a vari livelli. Il peso molecolare medio / alto di un acido ialuronico provoca, non tanto un effetto muco mimetico maggio-re, proprietà intrinseca a tutti gli acidi ialuronici, quanto una maggio-re azione biadesiva che si traduce in una maggiore permanenza sulla superficie oculare. Un peso mole-colare elevato unito ad una concen-trazione ottimale determina inoltre un aumento della viscosità del so-stituto lacrimale a base di acido ia-

luronico, parametro questo molto importante che determina il tempo di permanenza sulla superficie ocu-lare e di conseguenza l’efficacia e la durata della lubrificazione.L’aumento del tempo di perma-nenza sulla superficie dovrebbe determinare, non tanto, una ridu-zione della evaporazione quanto un miglioramento della osmolari-tà che determina un miglioramen-to dell’ omeostasi del film stesso. Nel nostro studio ci proponiamo di valutare gli effetti indotti dall’ Aci-do Ialuronico 0.2% ad elevato peso molecolare sul film lacrimale, con-frontandoli con placebo, attraverso la valutazione dello Schirmer test I e del BUT, valutando, inoltre, il comfort soggettivo conseguente all’utilizzo del prodotto.

PAZIENTISono stati inclusi 40 occhi , 20 pa-zienti.Tutti i pazienti erano affetti da DES iposecretiva conseguente a sindro-me di Sjogren score III-IV Delphi pa-nel.Tutti i pazienti presentavano una secchezza oculare con bruciore e sensazione di corpo estraneo seve-ri. La biomicroscopia del segmento anteriore, con lampada a fessura, evidenziava una iperemia congiunti-vale e tarsale, con numerosi follicoli, ed erosioni corneali puntiformi fluo-ro test++. Tutti gli occhi erano già in terapia con FANS e sostituti lacrimali a base di Acido Ialuronico.

METODIA tutti i pazienti è stata mantenuta la terapia antinfiammatoria in atto, mentre è stata sospesa la terapia con i sostituti lacrimali 24 ore prima dello studio.

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20 occhi formavano il gruppo stu-dio mentre quelli controlaterali ve-nivano considerati gruppo control-lo.Al momento del reclutamento (T0), tutti gli occhi sono stati sottopo-sti a biomicroscopia del segmento anteriore con lampada a fessura, test di Shirmer I e BUT, annotan-done i risultati. In seguito, agli occhi del gruppo stu-dio, veniva somministrata 1 goccia di Acido Ialuronico 0.2% e 1 goccia di placebo (NaCl 0.1% collirio) negli occhi del gruppo controllo. Tutti gli occhi venivano, quindi, nuovamen-te sottoposti a test di Shirmer e BUT dopo 5 minuti (T1), 30 min (T2), 1 ora (T3) e 2 ore (T4) dal-la instillazione. Successivamente, gli occhi di entrambi i gruppi, ve-nivano messi in terapia con Acido Ialuronico 0,2% 1 gtt. 4 volte die x 7gg (T5). Alla fine di tale periodo, e dopo 2 ore dalla instillazione, si eseguivano nuovamente la biomi-croscopia del segmento anteriore con lampada a fessura, il test di Shirmer I e il BUT, annotandone i risultati. Agli occhi del gruppo con-trollo è stato invece somministra-to placebo (NaCl 0.1% collirio) con le stesse modalità e seguendo lo stesso protocollo del gruppo stu-dio.Durante tutte le fasi dello studio, venivano valutate la sensazione di comfort soggettivo e le eventuali reazioni avverse al prodotto.E’ stato valutato l’incremento me-dio dello Schirmer test (∆S) e del BUT (∆B) nei vari tempi (T) di stu-dio confrontandoli con i valori rile-vati al reclutamento (T0). Sono state inoltre valutate le mo-difiche del comfort soggettivo e eventuali reazioni avverse nei vari tempi di studio.

RISULTATIPer ciò che concerne il gruppo studio, al T0, il ∆S era di 4,2 mm, mentre il ∆B era di 5,6 sec. Al T1 il ∆S era 16,95 mm (p 2,25511E-13), mentre il ∆B era di 13,95 sec (p 1,55153E-11). Al T2 il ∆S era 16,45 mm (p 4,97878E-14), mentre il ∆B era di 12,9 sec (p 1,53486E-10). Al T3 il ∆S era di 11,45 mm (p 9,82726E-11) ed il ∆B era di 10,05 sec (p 4,5493E-08). Al T4 il ∆S era di 6,25 mm (p 7,30225E-06) ed il ∆B era di 6 sec (p 0,016546). Al T5 il ∆S era di 9,9 mm (p 1,79707E-11) ed il ∆B era di 8,5 sec (p 1,04E-08).Per ciò che concerne l’esame bio-microscopico si è evidenziato dal T3 fino al T5 un miglioramento della iperemia congiuntivale con una permanenza dell’aspetto fol-licolare come nel T0. Si è osser-vato, inoltre, una riduzione della colorazione della fluoresceina con miglioramento delle erosioni epite-liali puntiformi rilevate al momento del reclutamento.In riferimento al gruppo controllo si è rilevato che al T0, il ∆S era di 4,2 mm, mentre il ∆B era di 6,25 sec. Al T1 il ∆S era 8 mm (p 3,29442E-08 ) mentre il ∆B era di 10,55 sec (p 3,25092E-09). Al T2 il ∆S era 4.35 mm (p 0,082814) mentre il ∆B era di 6,7 sec (p 0,035127). Al T3 il ∆S era 4,15 mm ( p 0,716843) mentre il ∆B era di 5,5 sec (p 0,035563). Al T4 il ∆S era 4,25 mm ( p 0,577032) mentre il ∆B era di 5,35 sec ( p 0,020081). Al T5 il ∆S era di 9,55 mm (p 2,93178E-11), mentre il ∆B era di 8,35 sec ( p 0,000155). In questo gruppo non si è evidenziata nessuna modifica della superficie oculare all’esame biomicroscopico nei tempi di osservazione dal T1 al

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significativo verso i valori rilevati al reclutamento e verso il gruppo controllo dello Shirmer test I e del BUT già dopo 5 minuti dalla in-stillazione (T1) che si è protratto fino a due ore (T4). E’ da rilevare che l’uso costante e continuati-vo dell’acido Ialuronico 0.2 % nei 7 giorni (T5) di trattamento ha pro-dotto un incremento medio stati-sticamente significativo dei valori dello Shirmer test I e del BUT, in entrambi i gruppi, rispetto ai valori di partenza. Ha prodotto, inoltre, una riduzio-ne della iperemia congiuntivale e un miglioramento della sofferenza epiteliale rilevata all’esame biomi-croscopico eseguito all’inizio del-lo studio. Ciò è stato comprovato

T4, mentre si è osservato un mi-glioramento della superficie al T5 come nel gruppo studio.Tutti i pazienti , interrogati al T5, hanno espresso un ottimo comfort soggettivo, e nessuno ha lamen-tato fenomeni di annebbiamento post instillazione. Non si sono ve-rificate, in nessuno degli occhi del gruppo studio, reazioni avverse al prodotto (Tabella 1, Tabella 2, Ta-bella 3, Tabella 4).

CONCLUSIONIDalla analisi dei dati ottenuti si può affermare che nel gruppo studio, in seguito all’instillazione di Acido ialuronico 0.2 % ad elevato peso molecolare, si è prodotto un in-cremento medio, statisticamente

TABELLA 1: Modifiche dello Shirmer test I del gruppo studio

TABELLA 2: Modifiche dello Shirmer test I del gruppo controllo

TABELLA 3: Modifiche del BUT del gruppo studio

TABELLA 4: Modifiche del BUT del gruppo controllo

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dal miglioramento della sintoma-tologia e dal comfort oculare, sog-gettivo, riferito dai pazienti. Non si

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TABELLA 5: Incremento medio dello Shirmer Test. Confronto tra gruppo studio e gruppo controllo

TABELLA 6: Incremento medio del BUT. Confronto tra gruppo studio e gruppo controllo

sono presentate reazioni avverse al prodotto degne di nota (Tabella 5, Tabella 6).

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SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E LENTI A CONTATTO

La sindrome dell’occhio secco è una riduzione qualitativa e/o quantitativa della superficie la-crimale ed è causata da mol-teplici fattori. È una patologia trasversale che può interessare sia persone giovani sia persone anziane anche se nelle perso-ne anziane, nelle donne e nelle persone con concomitanti pa-tologie neurologiche e immu-nologiche (Artrite reumatoide, Sindrome di Sjögren etc. etc.) o con patologie corneali è mag-giormente presente e può assu-mere caratteristiche più gravi. Inoltre, l’assunzione di farmaci (ad es: antistaminici, contrac-cettivi orali, diuretici, betabloc-canti, antidepressivi) possono

slatentizzare o esacerbare lo stato di occhio secco. Comune-mente i principali sintomi ripor-tati dai pazienti sono irritazione e discomfort oculare percepiti come senso di corpo estraneo (“sabbia negli occhi”), bruciore, prurito e lacrimazione. Tali sin-tomi possono essere esacerbati da particolari condizioni climati-che (ambienti secchi, polverosi o umidi) ed essere più fastidiosi in diversi momenti della giornata. L’occhio secco è una patologia cronica che richiede da parte del paziente la consapevolezza di dover affrontare periodi di re-missione ed esacerbazione, la volontà di attiva collaborazione con il proprio oculista e la per-

Fabio Mazzolani Centro Oculistico Bergamasco

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severanza nel seguire scrupolosa-mente le terapie. La diagnosi si basa sia sull’attenta raccolta dei sintomi, delle concomitanti patologie e delle abitudini lavorative e farmacologi-che dal paziente sia sulla visita ocu-listica alla lampada a fessura con l’ausilio di alcuni tests. Tra i più sem-plici e meno invasivi: il BUT test e il test di Schirmer. L’analisi della cor-nea con l’utilizzo di coloranti come la fluoresceina permette, inoltre, di valutare eventuali disepitelizzazioni dovute a una insufficiente protezio-ne lacrimale della cornea. Storica-mente il primo approccio terapeuti-co sono state le lacrime artificiali o sostituti lacrimali. Il loro utilizzo è fi-nalizzato al ripristino di un normale film lacrimale sia in termini qualita-tivi sia quantitativi al fine di alleviare i sintomi del paziente e di favorire la guarigione di eventuali disepite-lizzazioni corneali. Un efficace ap-proccio terapeutico alla secchezza oculare deve necessariamente ga-rantire una ripresa della stabilità del film lacrimale. Questo può es-sere ottenuto con colliri a base di sostanze mucomimetiche. Tra que-ste, una delle molecole più efficaci è l’acido ialuronico, presente in molti organi del nostro organismo. L’acido ialuronico è dotato di attività muco-mimetica, lubrificante e viscoelasti-ca di tipo non newtoniano (bassa viscosità durante l’ammiccamento, alta viscosità tra due ammicca-menti), così da opporre una resi-stenza significativamente minore al movimento delle palpebre sul bulbo oculare durante l’ammiccamento, pur rimanendo molto denso quan-do le palpebre sono aperte tra un ammiccamento e l’altro. Inoltre, la struttura chimico-fisica realizzata appositamente con cariche nega-tive, permette di trattenere grandi

volumi d’acqua garantendo così il mantenimento di un efficiente volu-me lacrimale. Le sue caratteristiche biologiche fanno sì che possa legar-si alle cellule epiteliali corneali attra-verso un recettore specifico, favo-rendo la riepitelizzazione corneale e congiuntivale. L’uso continuativo di colliri a base di acido ialuronico, specie se privi di conservanti, è da ritenersi fondamentale nella terapia di una condizione cronica come l’oc-chio secco.L’applicazione di lenti a contatto nell’occhio secco rappresenta una condizione limite che sempre più frequentemente si osserva sia per l’uso spesso incontrollato della lente a contatto sia per il crescente au-mento della comorbidità e dei fat-tori di rischio coinvolgenti il sistema lacrimale.Per quanto didatticamente si tra-smetta ancora il corretto principio dell’esclusione dall’utilizzo di lenti a contatto dei pazienti affetti da di-slacrimia in casi limite la lente a contatto rappresenta una valida al-ternativa terapeutica. Ma quali sono gli aspetti principali da dover considerare quando non è possibile evitare l’utilizzo della lente a contatto?

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Idratazione dell’occhio e della lente a contattoLa lente a contatto è un presidio dinamico che interagisce con il film lacrime variando la propria idrata-zione in funzione delle caratteristi-che chimico-fisiche del materiale di costruzione e della qualità e quanti-tà del film lacrimale.

Variazione della geometria della lente La corretta interazione tra lente a contatto (morbida in particolar modo) e la superficie corneale di-pende dal mantenimento della pre-cisa geometria della lente a con-tatto. Per ottenere ciò, lo stato di idratazione della lente deve mante-nersi costante.

Permeabilità all’ossigeno della lente a contattoChiaramente deve essere il più ele-vato possibile per permettere il mi-glior metabolismo corneale possibile. La cornea in deficit di ossigeno com-porta una serie di alterazioni corne-ali di scompenso in parte irreversi-bili (neovascolarizzazione limbare, scompenso epiteliale ed edema).

Dimensione della lente a contattoLa lente a contatto semirigida ha un diametro inferiore rispetto la lente morbida ma la tollerabilità in caso di dislacrimia è ancora un punto criti-co.

Durata della lente a contattoLa lente a contatto giornaliera è di facile reperibilità e molto spesso a seguito di autoprescrizione. La lente a contatto giornaliera non necessita di particolare manuten-zione e conservazione, pertanto, l’utilizzo di disinfettanti e soluzioni idratanti è meno condizionante, allo stesso tempo, è più facile assistere a una gestione scorretta della lente non legata a una corretta abitudi-ne da parte del paziente che “usa e getta” la lente a contatto con tem-pistiche di porto spesso scorrette.

In conclusione, l’appropriata gestio-ne della lente a contatto e la corret-ta idratazione oculare sono presup-posti fondamentali per l’utilizzo della lente a contatto anche in condizioni limite e sotto lo stretto monitorag-gio medico.

LA PROTEZIONE DELLA VISTA COMINCIA A TAVOLA: LIPIDOMICA E PATOLOGIE OCULARI

Secondo il rapporto FAO del 2013 risultavano nel mondo 1,4 miliardi di persone sopranutrite, di cui 500 milioni obese, mentre nel rapporto del 2014 risultava-no 805 milioni in stato di sotto-nutrizione cronica. Sono numeri allarmanti, sicuramente deter-minati dal fatto che l’alimenta-zione è sempre mediata da or-ganizzazioni socio-politiche e da fattori culturali.Una buona nutrizione è il fonda-mento per la salute ed il benes-sere, per lo sviluppo fisico e co-gnitivo: ciò che siamo dipende da ciò che mangiamo.La lipidomica è una scienza che si occupa dello studio dei grassi o lipidi presenti nel nostro corpo in tutte le loro strutture e fun-zioni, che variano e si modificano a seconda dei processi metabo-lici a cui va incontro l’organismo. In Italia la lipidomica fa la sua comparsa per la prima volta nel 2005 in un centro di ricerche a Bologna. Applicata alla mem-brana cellulare, la lipidomica per-mette di osservare ed esamina-re i rapporti fra le varie tipologie dei lipidi, studiarne l’equilibrio e il corretto funzionamento, per studiare approfonditamente la conformazione e il comporta-mento dei grassi del corpo uma-no e può essere applicato per curare certe patologie connesse

con i lipidi, come obesità, disfun-zioni cardio-circolatorie, derma-tologiche, e…oculari.Per proteggersi dalle patologie oculari come glaucoma e macu-lopatie, un aiuto importante può venire da una dieta adeguata.Il glaucoma, seconda causa di cecità mondiale, la cui forma più diffusa è il Glaucoma Primario ad Angolo Aperto (POAG), è ca-ratterizzato da un innalzamento cronico della Pressione Intraocu-lare (IOP)1, imputato alla dege-nerazione delle fibre del sistema trabecolare che, comportando uno squilibrio tra produzione e drenaggio dell’umore acqueo, porta alla crescita del valore del-la IOP2. Essendo una patologia degene-rativa, una diagnosi precoce è fondamentale per scongiurare rischi di compromissione della capacità visiva, come una pre-venzione adeguata può avere un ruolo fondamentale nell’evitarne l’insorgenza o nel rallentarne il decorso.Un ruolo fondamentale lo gioca la dieta: un corretto apporto di nutrienti essenziali per le strut-ture del tessuto oculare può es-sere determinante per coadiu-vare tale patologia. Esiste una strettissima corre-lazione tra gli acidi grassi polin-saturi (PUFA) della serie omega

Decio CapobiancoSocio fondatore Associazione Campana Glaucoma

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3 ed omega 6 ed i livelli di IOP3: essi sono fondamen-tali per garantire una con-dizione ottimale dello stato delle membrane cellulari4. Alcuni acidi grassi essenziali come l’Acido Arachidonico (AA), l’Acido Eicosapenta-enoico (EPA) e il Docosae-saenoico (DHA) producono metaboliti che agiscono at-tivamente alla regolazione dell’omeostasi dell’umore acqueo5. Ad esempio, la PGF2α è una prostaglandina derivante dall’Acido Arachidonico che ha la capacità di modulare il flusso in uscita dell’umo-re acqueo. Su questa base è stato studiato l’analogo di PGF2α per la terapia del POAG, il Latanoprost, farmaco at-tualmente impiegato in oculistica6, in grado di ridurre del 30% la pressio-ne intraoculare sia in soggetti sani che malati, favorendo il deflusso uveo-sclerale attraverso la radice dell’iride e del corpo ciliare. Anche gli eicosanoidi derivati dall’E-PA hanno la medesima attività, in-crementando il drenaggio dell’umore stesso attraverso il sistema trabe-colare e uveo-sclerale7. I PUFA giocano un ruolo chiave nella produzione dell’umore acqueo stes-so, garantendo il corretto posiziona-mento e funzionamento delle pompe ioniche trans-membrana coinvolte in tale processo. Un recente studio ha preso in esa-me i livelli plasmatici ed eritrocitari degli acidi grassi della serie ome-ga-3 ed omega-6 in soggetti affetti da POAG, confrontando poi i risultati ottenuti con quelli relativi ad individui sani provenienti dalla stessa regio-ne. Nei soggetti affetti da POAG, è

stata evidenziata una composizione molto anomala degli acidi grassi pla-smatici, caratterizzata da livelli molto ridotti di EPA e DHA. Per contro i li-velli di omega-6 erano marcatamen-te superiori alla norma, in particola-re per l’Acido Arachidonico. Queste anomalie sono risultate ancora più accentuate a livello delle membrane dei globuli rossi, con deficit del 50% di EPA e del 21% di DHA. La ragione di tali riduzioni è da ricercarsi in un ridotto apporto alimentare di ome-ga-3, alla luce del fatto che nei pa-zienti sani non sono state osservate tali anomalie nella composizione di acidi grassi eritrocitari10. Facendo un confronto tra pazienti affetti da glaucoma che hanno una dieta ricca in omega-3, rispetto a pa-zienti che consumano abitualmen-te cibi ricchi di omega-6, si osserva nei primi una tendenza a controllare molto meglio il valore dell’IOP, rien-trando a volte entro i limiti fisiologi-ci11. Questa dato assume molta più

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importanza con l’avanzare dell’età: si è visto infatti che l’effetto degli omega-3 a livello dell’IOP diventano sempre più marcati con l’avanzare dell’età dei soggetti12. In aggiunta, è stato dimostrato come una supple-mentazione bilanciata di omega-3 ed omega-6 sia nettamente più ef-ficace nel prevenire i danni alla re-tina causati da elevati IOP rispetto alla sola somministrazione di EPA e DHA. Grazie a tale associazione, si riesce anche ad evitare un’ecces-siva attivazione della via enzimati-ca pro-infiammatoria, propria de-gli acidi grassi della serie omega-6, garantendo il mantenimento di li-velli fisiologici delle prostaglandine infiammatorie13. Non da meno, lo stress ossidativo ha un’importanza notevole nell’in-sorgenza della patologia: è un dato accertato che tale condizione può causare modificazioni biochimiche e morfologiche a carico del siste-ma trabecolare, assolutamente so-vrapponibili a quelle osservate nei pazienti affetti da Glaucoma14, 15. Un recente studio ha evidenziato che tali alterazioni possono essere fa-cilmente contrastate e minimizzate mediante l’uso di analoghi delle pro-staglandine che sono normali meta-boliti endogeni dei PUFA16. Altrettanto importante è la dieta per la retina, un tessuto estremamente complesso e sensibile, notevolmen-te suscettibile nei confronti degli stress ossidativi per vari motivi: sua composizione e struttura, elevato consumo di ossigeno che la carat-terizza, costante esposizione alla ra-diazioni solari (raggi luminosi ed UV). I processi foto-ossidativi innescati dalla sua normale esposizione alla luce hanno un ruolo cruciale nella morte per apoptosi dei fotorecettori retinici17.

I fotorecettori della retina hanno una composizione lipidica che per il 50% è costituita da DHA18. Questo acido grasso è fondamentale per un corretto sviluppo e mantenimento della funzione visiva, e sue caren-ze sono chiaramente correlate con compromissione della acutezza visi-va nell’uomo. Recentemente è sta-to dimostrato che in vitro il DHA è in grado di agire attivamente nella prevenzione dell’apoptosi dei foto-recettori, ma eccessivi livelli di DHA nelle membrane delle cellule retini-che sono associati ad un’aumentata suscettibilità di perossidazione dei fotorecettori stessi, il che si traduce in aumentato rischio di degenerazio-ne retinica19. Si deduce chiaramente che un’ali-mentazione corretta e bilanciata può avere un ruolo fondamentale sia per garantire il vitale apporto di DHA per la retina, sia per mantenere oppor-tuni livelli di antiossidanti ad azione protettiva nei confronti dei fenomeni ossidativi. Il DHA, unitamente al suo precursore EPA, ha la capacità di modulare i pro-cessi patogenetici alla base dell’AMD: una riduzione del 40% della neo-an-giogenesi è stata osservata in sog-getti affetti da AMD che consumano regolarmente pesce e vegetali a fo-glia verde. È stato, inoltre, dimostrato il ruolo che una dieta ricca in alimenti contenenti omega-3 ha nei confronti della progressione e compromissione della capacità visiva in soggetti affet-ti da AMD, riducendo i casi in cui da una condizione di drusen bilaterali la malattia evolveva ad atrofia macula-re20. A causa della natura chimica dei PUFA della serie n-3, è fondamenta-le che la loro assunzione sia coadiu-vata da un’adeguata copertura an-tiossidante. È stato dimostrato che

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l’associazione di omega-3 con Lutei-na e Zeaxantina è in grado di garan-tire un adeguato controllo sul grado di ossidazione dei PUFA, riducendo i rischi sopra esposti21. Altro dato in-teressante da evidenziare è che an-che l’associazione tra omega-3 ed omega-6 ha un ruolo benefico sulla retina, garantendo livelli di incorpora-zione di DHA nettamente superiori a quelli ottenuti da somministrazione dei soli PUFA omega-322. Parallela-mente, nonostante la somministra-zione di Omega 6, l’associazione con gli omega 3 evita l’attivazione della pista infiammatoria grazie alla com-petizione per la medesima via enzi-matica. Il risultato netto si traduce in un incrementato livello di DHA ed EPA nelle membrane con mante-nimento di bassi e fisiologici livelli di prostaglandine PGE1 e PGE2. Secondo uno studio clinico pubblica-to nel Diabetes Care, il consumo quo-tidiano di circa 60 gr di frutta secca, è efficace nel controllo della glicemia e dei lipidi sierici per le persone con diabete di tipo 2. I ricercatori hanno notato che l’assunzione di acidi gras-si monoinsaturi (MUFA), ovvero di un misto di frutta secca che includeva mandorle crude, pistacchi, noci, noc-ciole, arachidi, anacardi e noci maca-damia, preserva il colesterolo HDL, il

cosiddetto colesterolo buono e mi-gliorava il controllo glicemico nei pa-zienti diabetici. Nella dieta lipidomica è importante variare l’assunzione quotidiana dei lipidi, rispettando le corrette propor-zioni: 25% di acidi grassi saturi, 50% di acidi monoinsaturi, 25% di acidi grassi polinsaturi. Per far sì che ciò sia possibile, diventa dunque indi-spensabile dare spazio, in linea ge-nerale, ad alimenti che abbiano un ruolo importante nell’alimentazione e nell’apporto lipidico buono, come olio extra vergine di oliva, semi oleosi cru-di (noci, mandorle, girasole, nocciole, lino, zucca), alghe per gli omega-3. Tutti inoltre dovrebbero scegliere uova di galline ruspanti, latticini otte-nuti da animali liberi al pascolo, evi-tando categoricamente merendine o prodotti grassi trasformati, patatine o piatti preconfezionati, come pure troppi formaggi grassi, carni rosse e troppo burro.Per concludere cinque consigli pratici sull’alimentazione per mantenere gli occhi in buona salute:Mangiare verdure: molto efficaci le ver-dure a foglia verde, ricche di luteina e di vitamine antiossidanti; il cavolo riccio è la maggior fonte conosciuta di luteina, seguito dagli spinaci e dal prezzemolo.

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Colorare i piatti: i carotenoidi confe-riscono colori accesi a molti frutti e verdure; un piatto composto da cibi ricchi di carotenoidi comprende mais, kiwi, zucca, zucchine, uva fragola e peperoni verdi o gialli; inoltre sono anche ricchi di vitamine antiossidanti. Almeno un pesce: salmone, tonno e sgombro sono le maggiori fonti di omega-3.

Uova in tutte le forme: contiene carote-noidi, una delle migliori fonti di luteina e zeaxantina.Non dimenticare lo zinco: presente in alte concentrazioni nelle ostriche ma anche nei frutti di mare e a diminuire nel manzo, latte, formaggio e pane.La protezione della vista comincia a tavola!

L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE ED INTEGRAZIONE NUTRIZIONALE SPECIFICA PER SOSTENERE LA CAPACITÀ VISIVA E LA SALUTE DELL’OCCHIO

Numerose evidenze scientifiche confermano che per mantene-re uno stato di salute ottimale, è basilare avere uno stile di vita sano e una alimentazione equi-librata; le strutture dell’organi-smo altamente specializzate e sensibili, tra cui l’occhio e la sua capacità visiva, che trovano par-ticolare giovamento e protezione da questi due fondamentali fat-tori. Infatti per quanto riguarda più specificatamente il distretto oculare, vi sono numerosi studi che confermano la stretta cor-relazione fra i processi ossidati-vi tissutali ad opera del continuo “bombardamento” dei radicali li-beri prodotti dalle radiazioni delle sorgenti luminose, e la tendenza a sviluppare stati di disequilibrio funzionale delle strutture oculari: Schematicamente possiamo ri-assumere che la formazione dei radicali liberi può portare a pro-fonde alterazioni delle membra-ne biologiche in seguito a peros-sidazione, mutazioni in seguito a danni agli acidi nucleici, alterazioni varie in seguito ad inattivazione, denaturazione e polimerizzazione di proteine ed enzimi. Una corret-ta concentrazione di importanti e specifiche sostanze antiossidanti a livello della retina, con un cor-

retto equilibrio idro-lipidico a livello delle membrane cerebrali e delle strutture oculari, possono soste-nere la loro fisiologica funzionalità e il benessere dell’occhio.La vita moderna comporta infatti importanti fenomeni di stress os-sidativo continuo che interessano principalmente proprio le struttu-re nervose e dell’occhio, in seguito alla massiccia produzione in loco di radicali liberi, che ne favorisco-no l’invecchiamento precoce, le-gato principalmente a eccessiva esposizione alla luce artificiale ed alle emissioni luminose in partico-lare all’esposizione a radiazioni di corta lunghezza d’onda, con un picco a circa 460 nm (massima emissione di un led a luce bianca), dei computer e dei device porta-tili, all’inquinamento ambientale (smog, fumo di sigaretta, agen-ti irritanti), ad alimentazione non equilibrata o carente in sostanze antiossidanti e costitutive essen-ziali, stress psico-fisico, tratta-menti farmacologici incongrui, au-mentato fabbisogno di elementi nutrizionali specifici in corso di ac-crescimento o con l’avanzamento dell’età.In seguito alla presenza di uno o più di questi fattori si possono generare affaticamento oculare,

Barbara AghinaSpecializzata in biologia molecolare e Nutrizione Milano

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fotosensibilizzazione e discomfort vi-sivo, stati di irritazione, di infiamma-zione e di secchezza oculare, altera-zione dell’equilibrio idro-lipidico e dei pigmenti essenziali della macula reti-nica.Oggi grazie alla ricerca della “Nutra-ceutica Fisiologica” Guna e al nuovo progetto “Vision Care” Guna-Salmo-iraghi & Viganò, sono disponibili inno-vative e specifiche formule integrative nutrizionali di eccellenza, che inserite all’interno di uno stile di vita sano e di una alimentazione bilanciata, aiu-tano in modo mirato a proteggere le strutture oculari e a sostenere la capacità visiva. Queste specifiche so-stanze nutrizionali, alcune essenziali per il nostro organismo se presenti in quantità controllata e in forma siner-gica, hanno un ruolo chiave nella re-golazione fisiologica in particolare dei processi metabolici e di difesa delle strutture dell’occhio. Tra le sostanze nutrizionali più innovative e studiate, vi sono: Acido docosaesaenoico (DHA) Gli acidi grassi polinsaturi ω-3 (ω-3 PUFA) costituiscono una famiglia di acidi grassi essenziali biologicamen-te attivi, con azione antiossidante ed antinfiammatoria. Gli ω-3 PUFA costituenti dei fosfolipidi di membra-na, contribuiscono a fluidificare le membrane cellulari in tutti i distretti dell’organismo conferendo loro una corretta funzionalità, in particolare sostengono lo sviluppo neuronale e l’acuità visiva. È noto in particolare, che l’acido docosaesaenoico (DHA), in quantità controllata e specifica, ha effetti positivi sulla salute dell’occhio, proteggendo le cellule nervose del-la retina. Alimenti essenziali ricchi in ω-3 PUFA sono il pesce, soprattutto salmone e pesce azzurro e tra i ve-getali l’olio di Lino. Proprio per le sue

peculiari attività, l’acido Docosaesae-noico è stato valutato positivamente per contribuire efficacemente al be-nessere della funzionalità visiva solo alla dose di 250 mg al giorno. Questo riconoscimento dal mondo scientifi-co gli attribuisce un effetto benefico unico, riscontrato in decenni di spe-rimentazioni cliniche, e si raccoman-da la sua corretta assunzione con l’alimentazione; in caso di carenza o di aumentato fabbisogno, ad esem-pio in corso di accrescimento o con l’avanzare dell’età, si consiglia la sua integrazione alimentare controlla-ta, privilegiando caratteristiche non solo di quantità specifica, ma anche di estrazione da una fonte di olio di pesce di massima purezza e digeribi-lità certificate, oggi ottenibili con spe-cifiche tecnologie che ne aumentano la biodisponibilità, come con la sua somministrazione attraverso capsule in forma di “softgel”.

AstaxantinaDefinito il “carotenoide di nuova ge-nerazione “, l’astaxantina ha caratte-ristiche di farmacocinetica e di azio-ne antiossidante tra le più spiccate, ed è particolarmente benefica per le strutture oculari; infatti si è rivela-ta un efficace aiuto nel contrastare l’affaticamento oculare. La principale fonte alimentare di astaxantina, sono i Crostacei, ma se esiste anche una interessante forma altamente bio-disponibile per l’uomo, come quella prodotta naturalmente proprio come difesa, da una microalga marina abi-tante dell’Oceano Pacifico, chiamata Haematococcus pluvialis flotow. L’a-staxantina è dotata di potentissima attività antiossidante sulla membrana cellulare, che risulta addirittura fino a 20 volte più potente del betacarote-ne e 500 volte più potente della vi-tamina E; per esplicare la sua massi-

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ma funzione a livello metabolico, deve però essere assunta nella forma più integra e biodisponibile, come quel-la prodotta naturalmente proprio da questa microalga. L’astaxantina è una xantofilla, una molecola simile al betacarotene, e la presenza di gruppi polari sugli anel-li terminali le conferisce notevoli ed importanti differenze fisico-chimi-che e biologiche, determinando un carattere bipolare che le permette il posizionamento trasversale nelle membrane cellulari, formando legami idrogeno con centri polari presenti sia all’interno che all’esterno del doppio strato fosfolipidico, determinando un arrangiamento molecolare molto sta-bile che protegge i fosfolipidi stessi dai radicali liberi. L’astaxantina infatti, neutralizza i radicali liberi mediante un triplice meccanismo: effetto “Quen-cing” che inibisce le reazioni ossidative dei lipidi di membrana e neutralizza i radicali liberi, l’azione di “Scavenging” delle specie molecolari reattive ed at-tività epitelio-protettiva nei confronti del danno ossidativo, in particolare originato dalle radiazioni luminose.

Perilla officinalis L’estratto secco derivato da questa pianta, della famiglia botanica della Labiatee, è un rimedio fitoterapico di lunga storia nella medicina tradizio-nale cinese. Questo estratto è ricco in composti fenolici di natura agliconica, come la luteolina, l’apigenina, il crise-riolo e l’acido rosmarinico ad elevato potere antiossidante, e a ciò si deve una maggiore biodisponibilità delle molecole del fitocomplesso e quindi un maggior effetto benefico sull’organi-smo. Recentemente alcuni studi han-no confermato che l’estratto secco di Perilla officinalis è particolarmente utile per contrastare la lacrimazione secondaria a stati irritativi dell’occhio

come in caso di allergia. L’estratto standardizzato ottenuto dai semi di Perilla officinalis ha mostrato un’atti-vità inibitoria sulla 5-lipossigenasi, in particolare nella sintesi dei leucotrieni, con una azione regolatoria del rilascio di istamina dai mastociti. L’assunzio-ne orale dell’estratto secco di Perilla officinalis è consigliata anche per fa-vorire le naturali difese organiche.

Luteina e ZeaxantinaAnche queste due sostanze appar-tengono al gruppo dei carotenoidi e sono naturalmente presenti nella struttura retinica; i principali alimenti che contengono questi due carote-noidi sono i vegetali a foglia verde, i piselli e i porri, oppure si possono in-tegrare con estratti naturali da parti di fiore di Tagete erecta; luteina e ze-axantina favoriscono l’ottimale sensi-bilità visiva e preservano le strutture oculari nel loro ideale stato fisiologico. Tra tutti i carotenoidi presenti in na-tura, la zeaxantina e la luteina, si ac-cumulano proprio a livello della macu-la della retina dell’occhio umano, e per questa loro dominanza sono definiti “i pigmenti maculari”; numerosi studi indicano una stretta correlazione tra le diminuite prestazioni della regione maculare e il progredire dell’età. Chi-micamente luteina e zeaxantina sono degli idrocarotenoidi strutturalmente simili al beta-carotene; l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli e devono essere quindi introdotti to-talmente con la dieta. Sono tre i modi con i quali si pensa che si attui l’effetto protettivo di tali pigmenti a livello della macula ed, in sintesi, per tutti si tratta di una ridu-zione dei danni ossidativi a carico del-le strutture cellulari della retina: infat-ti entrambi gli strati pigmentati della macula, si trovano posizionati ante-riormente al segmento più esterno

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dei fotorecettori, perciò i pigmenti della macula fungono da filtro colo-rato. Inoltre la densità ottica massi-ma alla lunghezza d’onda di 460nm varia in un individuo normale da 0 a 1.0 e rilevanti variazioni di tale para-metro avvengono ad opera della luce blu. L’assorbimento della luce blu ad opera dei pigmenti maculari previene che essi raggiungano le cellule estre-mamente sensibili della retina. La luce blu, con lunghezza d’onda di 440nm, si è stimato sia anche 20 volte più danneggiante per la retina, della luce rossa, quindi l’effetto protettivo di questi due carotenoidi, si pensa sia proprio di “quenching” della luce blu. Infine la luteina e la zeaxantina sta-bilizzano le membrane cellulari. La possibilità di integrazione quotidiana controllata con luteina e zeaxantina, in rapporto tra loro il più possibile vi-cino a quello contenuto nel plasma sanguigno, pari a 0.2 :1 fra zeaxantina e luteina rispettivamente, può essere un interessante approccio funzionale alla prevenzione dei difetti di pigmen-tazione che si intensificano con l’a-vanzare dell’età, nonché un’efficacie protezione antiossidante.

Sodio ialuronato (Exception Hyal®)In ambito oftalmologico, risulta altresì molto importante sostenere una cor-retta idratazione delle strutture ocu-lari; in particolar modo con l’avanzare dell’età, si possono manifestare alte-razioni a carico del corpo vitreo, op-pure una iper-produzione di radicali liberi generati dalle reazioni metabo-liche e fotosensibilizzanti, che pos-sono determinare alterazioni anche a carico delle strutture collageniche, favorendo secchezza e irritazione del corpo vitreo. Exception Hyal® è una particolare forma di acido Ialuronico naturale, ottenuto da bio-fermenta-zione, a medio peso molecolare, par-

ticolarmente utile se assunto per via orale in elevata quantità, testato in vivo e in vitro per la sua biodisponibi-lità. Questa forma di acido ialuronico, è un interessante supporto per pre-servare le strutture tissutali oculari dall’eccessiva secchezza derivante da diversi fattori sia ambientali che en-dogeni, e favorisce il trofismo di dif-ferenti distretti oculari come il corpo vitreo, la congiuntiva, e l’apparato la-crimale. Exception Hyal® è utile per sostenere anche la produzione di aci-do ialuronico endogeno.

Vitamina B2Vitamina molto interessante da utiliz-zare in ambito oculare, soprattutto in sinergia con la vitamina A, è ottimale per contrastare stati di stanchezza e affaticamento oculare. Le principali fonti alimentari sono il lievito di birra, il latte, le frattaglie di diversi animali, le uova e i vegetali a foglia verde. La sua carenza per diete sbilanciate o in caso di aumentato fabbisogno, è correlabi-le alla maggiore suscettibilità ai dan-ni delle strutture oculari; la lassità del tessuto congiuntivale e una riduzione della funzionalità cellulare, possono essere responsabili di lievi irritazioni e di alterazioni della lacrimazione, con la sensazione di avere “l’occhio sempre bagnato”. Un corretto ed equilibrato tenore alimentare di vitamina B2, è associato al ripristino della fisiologica lacrimazione e idratazione delle strut-ture congiuntivali.

Zinco Lo zinco è un elemento essenziale nella nutrizione umana, le principa-li fonti alimentari sono uova, salumi, pesce e latte, ed è fondamentale come regolatore di oltre 200 metal-lo-enzimi, di cui diversi sono coinvolti nei processi del metabolismo dell’a-cido nucleico e delle proteine. Lo zin-

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co possiede un ruolo strutturale nel-la formazione delle cosiddette “zinc fingers”, specifiche regioni proteiche in grado di legare lo zinco di riserva; esse sono utilizzate da fattori del-la trascrizione nell’interazione con il DNA e nella regolazione dell’attività genica. Lo zinco, infine ha un ruolo strutturale nel mantenimento dell’in-tegrità delle membrane biologiche come protezione dagli agenti ossi-danti. Lo zinco è fondamentale per l’adattamento alla visione notturna e una sua carenza, possibile in caso di dieta non ben bilanciata in fonti animali, può quindi provocare distur-bi anche a carico del mantenimen-to della capacità visiva normale. Lo Zinco in quantità giornaliera tale da coprire il fabbisogno organico, con-tribuisce inoltre al normale metabo-lismo della vitamina A, con cui è op-portuna la sua associazione per un effetto sinergico nel mantenimento di membrane mucose normali.

Una corretta alimentazione e stili di vita sani quindi si configurano come elementi cardine anche per l’equili-brio della salute degli occhi ; è noto inoltre che i processi produttivi del sistema agroalimentare moderno, spesso non garantiscono negli ali-menti un apporto sufficientemente

equilibrato dei diversi elementi nu-tritivi e costitutivi essenziali, che in seguito a situazioni di aumentato fabbisogno comportano la necessi-tà di intervenire sul riequilibrio nu-trizionale, supportando l’introito di micro-e macronutrienti., il cui ruolo terapeutico per la salute dell’occhio è sempre più riconosciuto. La ricerca della Nutraceutica Fisiologica “Vision Care” Guna –Salmoiraghi e Viganò, privilegia la sinergia innovativa di questi micro- e macronutrienti atti-vi, la cui associazione in nutraceutici specializzati, è studiata ad esempio per sostenere i meccanismi di dife-sa antiossidante essenziali per pre-venire lo stress retinico indotto dal-la luce, in particolare dalla luce blu, per il trofismo delle membrane ce-rebrali e delle strutture oculari, op-pure per favorire il riequilibrio degli stati irritativi e dei fenomeni collegati allo stato di “occhio secco”. Queste nuove sinergie si avvalgono anche di forme di componenti attivi naturali altamente biodisponibili, purificati da diversi allergeni, con una attività bio-logica controllata attraverso nuove tecnologie farmaceutiche, in modo da dare la possibilità anche ai pa-zienti più sensibili, di poter utilizzare supporti nutrizionali completi in pie-na sicurezza.

BIBLIOGRAFIA1. Sheldon S Hendler et Al. PDR-Integratori Nutrizionali (2005); Physicians Desk Reference CEC Editore 2. Barker FM II, Snodderly DM, Johnson EJ, et al. Nutritional manipulation of primate retinas, V: effects of lutein,

zeaxanthin, and n-3 fatty acids on retinal sensitivity to blue-light-induced damage. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2011;52(7):3934-3942.

3. Harding, C.O., et al. Docosahexaenoic acid and retinal function in children with long-chain 3- hydroxyacyl-CoA dehydrogenase deficiency. J Inherit Metab Dis. 1999. 22(3): p. 276-80.

4. C.Piangiolino et Al. Oral administration of hyaluronan:a review.New perspectives and evidences of ExceptionHYAl r. Nutracos November/December 2011

5. Richer SP, StilesW, Graham-Hoffman K, et al. Randomized, double-blind, placebo-controlled study of zeaxanthin and visual function in patients with atrophic age-related macular degeneration: the Zeaxanthin and Visual Function Study (ZVF) FDA IND #78, 973. Optometry. 2011;82(11):667-680.

6. Lim BP et al., “Antioxidant activity of xanthophylls on peroxyl-mediated phospholipid peroxidation” Biochimica at Bioohysica Acta, June 1992;1126:178-184

7. N. Pescosolido et Al. Danno apoptotico indotto dalla luce nelle cellule retiniche: fisiopatologia e clinica Oftalmologia Sociale n° 3-2008

NEWS

SALMOIRAGHI & VIGANÒ E ACI, PARTNERSHIP NELLA GUIDA SICURA

I vertici della maggiore catena italiana di ottica hanno presentato il 16 no-vembre a Milano, nella sede dell’Auto-mobile Club d’Italia, un occhiale com-pleto da vista, dotato anche di clip on polarizzato, studiato appositamente per chi è al volante

«Ne abbiamo visti diversi di occhiali per la guida sul mercato, ma ci sembra che nessuno tenga in considerazione i due aspetti che invece Salmoiraghi & Viganò, con il suo braccio scientifico, il Centro Studi, unica azienda ottica italiana ad averlo, ha voluto rispettare: fondamenti scien-tifici e risposte tecniche». Così l’oftalmologo Luigi Mele, coordinatore scientifico del Centro Studi, ha spiegato a una platea di una sessantina di persone tra giornalisti e addetti ai lavori come è nato questo occhiale (nella foto), che da ieri sino a fine dicembre viene venduto negli oltre 430 negozi Salmoiraghi & Viganò a 59 euro con lenti monofocali e a 99 euro con progressive. Un prezzo di lancio su correzioni standard «che verrà comunque mantenuto per tutto il 2017 per i soci Aci, insieme ad altre convenzioni reciproche», ha ricordato Geronimo La Russa, vicepresidente dell’Automobile Club d’Italia. L’obiettivo di Salmoiraghi & Viganò, come hanno sottolineato lo stesso Mele, il vi-cepresidente della catena, Edoardo Tabacchi, e il formatore tecnico nelle lenti oftal-miche, Gioacchino Gesmundo, è risolvere una necessità giornaliera, sia per chi sta mediamente pochi minuti al volante sia per chi ci trascorre delle ore. Necessità che è stata evidenziata anche da Lucio Buratto, l’oculista milanese già autore di libri e pub-blicazioni sullo stretto rapporto tra visione e guida sicura. Secondo quanto eviden-ziato nella conferenza stampa di mercoledì scorso, nei nuovi occhiali di Salmoiraghi & Viganò, approvati dagli istruttori di guida sicura Aci-Sara, la montatura risulta il 20% più leggera rispetto ai materiali convenzionali e offre una maggiore resistenza a urti e trazioni, grazie alla polietereimmide, un tecnopolimero amorfo ad alta prestazione, con calibro compreso tra 51 e 53: nasce da una speciale composizione tra nylon e fibra di carbonio, è biologicamente compatibile e sicuro per il contatto diretto con la pelle e ha una memoria di forma. Per consentire l’eliminazione del riverbero dell’a-sfalto senza alterare la percezione dei colori, è inclusa una clip magnetica costituita da lenti marroni al 70%, con polarizzazione a tre strati. Le lenti oftalmiche dell’oc-chiale, invece, sono in Trivex, realizzate in una colorazione verde con assorbimento al 15% e trattamento antiriflesso specifico per la guida, sia per rendere confortevole la visione anche in condizioni ambientali di scarsa luminosità sia per proteggere dalla luce blu emessa, ad esempio, dai sempre più utilizzati fari a Led delle autovetture.

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SALMOIRAGHI& VIGANÒ: UNA PARTNERSHIP CON SENIOR ITALIA PER LA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA VISTA

La collaborazione è stata annun-ciata durante il Forum della Salu-te 2016, il grande appuntamento annuale, organizzato dalla federa-zione delle associazioni della ter-za età Senior Italia, dedicato ai temi della salute, della prevenzione e del buon vivere per la popolazione over 55, che si è svolto presso il Palacongressi di Rimini dal 18 al 20 novembre scorsi

Elemento fondante della partnership è l’effettuazione della Campagna Nazionale per la Vista: nel corso del 2017 Salmoiraghi & Viganò supporterà l’effettuazione di visite oculistiche da parte di medici oftalmologi coordinati dal Professor Leonardo Mastropasqua agli iscritti di Senior Italia, che saranno eseguite nei centri della fede-razione, a partire da quelli di Roma, Torino,Verona e Milano. Nell’ambito del progetto gli iscritti di Senior Italia riceveranno la brochure informativa realizzata da Salmoira-ghi & Viganò Proteggere gli occhi. Comuni domande e semplici risposte dell’Oculista, dedicata all’importanza della prevenzione visiva. Un’iniziativa di grande rilievo, se si considera che secondo i dati del Centro Studi Senior Italia FederAnziani del 2015, relativi alla popolazione con più di 60 anni, il 14% di coloro che dichiara di avere pro-blemi di vista non effettua regolari controlli periodici.Il Forum della Salute organizzato da Senior Italia, che conta 3.500 centri anziani affiliati e oltre 3.500.000 di iscritti, è una tre giorni densa di appuntamenti e di ini-ziative: salone espositivo di circa 11 mila metri quadrati accessibile gratuitamente e momento di aggregazione culturale, rappresenta un’importante occasione nazionale di confronto, educazione e informazione sulle tematiche degli stili di vita dei senior. Nel corso dell’inaugurazione Roberto Messina, Presidente di Senior Italia, ha ricorda-to alcune tra le principali attività dell’edizione annuale del Forum, come la possibilità di sottoporsi a esami gratuiti diretti alla prevenzione: tra questi, anche gli screening visivi effettuati da Salmoiraghi & Viganò con il coordinamento del Professor Mastro-pasqua, di cui ne sono stati eseguiti oltre 450.Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha così commentato l’iniziativa di Senior Italia: «Gli anziani sono un valore e una parte importante della nostra società, sono una risorsa e un punto di forza da sostenere. Una forza destinata ad aumentare, basti pensare che nel contesto europeo si stima che gli anziani nel 2050 potrebbero superare i 20 milioni».

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