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IL DALMATA LIBERO N. 83 Anno XVIII delle pubblicazioni dei Dalmati di Trieste n° 1 - giugno 2014 Taxe perque Italy Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. Torna a Zara il nome Callelarga Undici mila degli attuali zaratini, di cui almeno dieci mila sono croati, hanno firmato una petizione depositata al Comune per chiedere che il nome storico “Callelarga” fosse ripristinato per sostituire il nome “Široka ulica” imposto dai titini. Per chi non è conoscitore delle lingue slave, “široka” non ha nulla a che vedere con il vento di Scirocco, ma significa semplicemente “larga”. Fin dai tempi del regime comunista a Zara, in gran parte della Dalmazia e perfino nella Croazia continentale, le orchestrine suonavano la canzone “Callelarga” che poi altro non era se non il nostro “Adio Zara”, inno dedicato dagli esuli zaratini alla loro città. Allora qualcuno gridò allo scippo. Poi vi fu una seconda “Kalelarga” con una musica diversa. Oggi dobbiamo prendere atto che queste canzoni hanno contribuito a tenere vivo il nome Callelarga che, peraltro, era correntemente adottato in città un po’ da tutti. Speriamo che il Comune accolga la petizione popolare. La rottamazione del Ministro degli Esteri Emma Bonino è dovuta alle debolezze dimo- strate nella gestione del proces- so contro i nostri due fucilieri del Battaglione San Marco im- prigionati in India, non meno che alla demolizione della po- litica adriatica dell’Italia, sim- boleggiata dalla chiusura del Consolato di Spalato. Quan- do l’on. Bonino ha preso atto delle reazioni degli amici spa- latini, dei Dalmati di Trieste e delle numerose interrogazioni parlamentari bipartisan e del- le vibranti proteste di Trieste amplificate nel n. 81 de Il Dal- mata ha dovuto ammettere di aver sottovalutato il problema. Più decisivo nella rottamazione della Vice Ministro degli Este- ri Marta Dassù è stato, invece, il fatto di aver preso per buone le assicurazioni “riservate” ed i silenzi della FederEsuli che nulla contano quando non sono supportati dalla base degli esu- li, tenuti all’oscuro di quanto avveniva. La Dassù è stata poi nominata nel Consiglio del- la Finmeccanica, avendo più competenza in campo econo- mico che in quello della poli- tica estera. La rete consolare italiana in Dalmazia è stata così lette- ralmente decapitata ed il pur bravissimo Console generale d’Italia a Fiume Cianfarani si trova a dover gestire un terri- torio delicato ed enorme, come l’Istria e la Dalmazia, la cui estensione è di poco inferiore all’intera costa orientale adria- tica dell’Italia. La chiusura del Consolato di Spalato è stata presentata da parte degli sca- denti informatori per la Dal- mazia a disposizione dei nostri uffici come un favore fatto alla Croazia. L’operazione non è stata, invece, affatto gradita dai Croati che vedono nella Dal- mazia una regione ponte capa- ce di unire la loro cultura ed i loro interessi economici all’Eu- ropa, proprio tramite l’Italia. I croati di Dalmazia e di Croazia si sono sentiti traditi dall’Italia non meno degli esuli italiani di Dalmazia e, soprattutto, degli italiani residenti che costitu- iscono un valido presidio per la nostra lingua, per la cultura tradizionale romana veneta ed italiana ed anche per i grandi interessi economici, turistici e commerciali in gioco. Sinto- matica in proposito la presa di posizione del Sindaco croato di Spalato Ivo Baldasar, che ostenta in ogni occasione la sua origine italiana, che si è impe- gnato a mettere a disposizione gli ambienti idonei ad ospitare dott.ssa Maja Medić, una cro- ata vicina alla cultura italiana, che provvisoriamente svolgerà la funzione di Corrispondente consolare di Spalato, al pari dei colleghi di Lesina, Sebenico, Zara e Lussino, ma che risul- ta essere di grado inferiore al Consolato onorario di Ragusa – Dubrovnik. Ricordiamo che per la costituzione ed il fun- zionamento di Ragusa i “male- nominaTo a SPalaTo Un CorriSPonDenTe ConSolare ProVViSorio la PoliTiCa aDriaTiCa Dell’iTalia PriVaTa Di ogni ViSione STraTegiCa la chiusura del Consolato di Spalato ha provocato danni a italia, Dalmazia e Croazia, ha agevolato la rottamazione del ministro degli esteri Bonino e della Vice marta Dassù L’ISLAM LIBERA FEDERICO MOTKA Servizio a pag. 3 elisabetta de Dominis Continua a pag. 10 L’ADDETTO CONSOLARE A SPALATO La dott.ssa Maja Medić è stata nominata Corrispondente con- solare di Spalato in attesa della nomina di un Vice Console ono- rario. Il Dalmata Libero ha inviato vive felicitazioni e gli auguri di buon lavoro. Servizio a pag. 2

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IL DALMATALIBERO

N. 83 Anno XVIII delle pubblicazionidei Dalmati di Triesten° 1 - giugno 2014

Taxe perque Italy Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale

in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzioneal mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.

Torna a Zara il nome CallelargaUndici mila degli attuali zaratini, di cui almeno dieci mila sono croati, hanno firmato una petizione depositata al Comune per chiedere che il nome storico “Callelarga” fosse ripristinato per sostituire il nome “Široka ulica” imposto dai titini. Per chi non è conoscitore delle lingue slave, “široka” non ha nulla a che vedere con il vento di Scirocco, ma significa semplicemente “larga”. Fin dai tempi del regime comunista a Zara, in gran parte della Dalmazia e perfino nella Croazia continentale, le orchestrine suonavano la canzone “Callelarga” che poi altro non era se non il nostro “Adio Zara”, inno dedicato dagli esuli zaratini alla loro città. Allora qualcuno gridò allo scippo. Poi vi fu una seconda “Kalelarga” con una musica diversa. Oggi dobbiamo prendere atto che queste canzoni hanno contribuito a tenere vivo il nome Callelarga che, peraltro, era correntemente adottato in città un po’ da tutti. Speriamo che il Comune accolga la petizione popolare.

La rottamazione del Ministro degli Esteri Emma Bonino è dovuta alle debolezze dimo-strate nella gestione del proces-so contro i nostri due fucilieri del Battaglione San Marco im-prigionati in India, non meno che alla demolizione della po-litica adriatica dell’Italia, sim-boleggiata dalla chiusura del Consolato di Spalato. Quan-do l’on. Bonino ha preso atto delle reazioni degli amici spa-latini, dei Dalmati di Trieste e delle numerose interrogazioni parlamentari bipartisan e del-le vibranti proteste di Trieste amplificate nel n. 81 de Il Dal-mata ha dovuto ammettere di aver sottovalutato il problema. Più decisivo nella rottamazione della Vice Ministro degli Este-ri Marta Dassù è stato, invece, il fatto di aver preso per buone le assicurazioni “riservate” ed i silenzi della FederEsuli che nulla contano quando non sono supportati dalla base degli esu-li, tenuti all’oscuro di quanto avveniva. La Dassù è stata poi nominata nel Consiglio del-la Finmeccanica, avendo più competenza in campo econo-mico che in quello della poli-tica estera. La rete consolare italiana in Dalmazia è stata così lette-ralmente decapitata ed il pur bravissimo Console generale d’Italia a Fiume Cianfarani si trova a dover gestire un terri-torio delicato ed enorme, come l’Istria e la Dalmazia, la cui estensione è di poco inferiore all’intera costa orientale adria-

tica dell’Italia. La chiusura del Consolato di Spalato è stata presentata da parte degli sca-denti informatori per la Dal-mazia a disposizione dei nostri uffici come un favore fatto alla Croazia. L’operazione non è stata, invece, affatto gradita dai Croati che vedono nella Dal-mazia una regione ponte capa-ce di unire la loro cultura ed i loro interessi economici all’Eu-ropa, proprio tramite l’Italia. I croati di Dalmazia e di Croazia si sono sentiti traditi dall’Italia non meno degli esuli italiani di Dalmazia e, soprattutto, degli italiani residenti che costitu-iscono un valido presidio per la nostra lingua, per la cultura tradizionale romana veneta ed italiana ed anche per i grandi interessi economici, turistici e commerciali in gioco. Sinto-matica in proposito la presa di posizione del Sindaco croato di Spalato Ivo Baldasar, che ostenta in ogni occasione la sua origine italiana, che si è impe-gnato a mettere a disposizione gli ambienti idonei ad ospitare dott.ssa Maja Medić, una cro-ata vicina alla cultura italiana, che provvisoriamente svolgerà la funzione di Corrispondente consolare di Spalato, al pari dei colleghi di Lesina, Sebenico, Zara e Lussino, ma che risul-ta essere di grado inferiore al Consolato onorario di Ragusa – Dubrovnik. Ricordiamo che per la costituzione ed il fun-zionamento di Ragusa i “male-

nominaTo a SPalaTo Un CorriSPonDenTe ConSolare ProVViSorio

la PoliTiCa aDriaTiCa Dell’iTalia PriVaTa Di ogni ViSione STraTegiCa la chiusura del Consolato di Spalato ha provocato danni a italia, Dalmazia e Croazia, ha agevolato la rottamazione del ministro degli esteri Bonino e della Vice marta Dassù

L’ISLAM LIBERA FEDERICO MOTKA

Servizio a pag. 3

elisabetta de Dominis Continua a pag. 10

L’ADDETTO CONSOLARE A SPALATO

La dott.ssa Maja Medić è stata nominata Corrispondente con-solare di Spalato in attesa della nomina di un Vice Console ono-rario. Il Dalmata Libero ha inviato vive felicitazioni e gli auguri di buon lavoro.

Servizio a pag. 2

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pag. 2 giugno 2014 IL DALMATA

Per oltre sei mesi Spalato, che con 178.192 abitanti è la più grande e più importante cit-tà della Dalmazia, è rimasta senza una presenza consolare italiana. Era stata preannun-ciata la nomina di un Console onorario che, di norma, viene scelto tra le personalità più im-portanti della zona e proviene dalle nostre comunità locali. A Ragusa c’è Francesco Bongi, a Lesina la presidente della Co-munità italiana dell’isola, dott. Alessandra Tudor, Cavaliere di San Marco, a Sebenico la effi-ciente dott. Rita Rando, a Zara l’insostituibile Presidente della Comunità degli italiani prof. Rina Villani e così via. A causa di un’incomprensibile polemica interna alla Ci, il Mi-nistero degli Esteri non ha ri-tenuto di nominare un italiano di Spalato, benché non vi fosse che l’imbarazzo della scelta. Per non esprimere preferenze che non abbiamo, elenchiamo in ordine alfabetico alcune per-sonalità che potrebbero rico-prire l’incarico: la prof. Katja Babarović, il maestro di musi-ca Damiano Cosimo d’Ambra Presidente uscente della Ci, la dott. Ivana Galasso Presidente per la Dalmazia del CRCD – Spalato, la dott. Antonella Tu-dor, attuale V. Presidente della Comunità, ecc.. Per fortuna, la situazione si è risolta e noi continueremo ad impegnarci per accelerare, per quel poco che possiamo, le scelte del Mi-nistero.

la DoTT. maJa meDiĆ nominaTaCorriSPonDenTe ConSolare Di SPalaTo

Il Ministero ha optato prov-visoriamente per una valida personalità croata di Spalato, la prof.ssa Maja Medić, ottima conoscitrice della lingua ita-liana e della nostra cultura. È stata nominata Corrispondente consolare, incarico dichiarato provvisorio in attesa della no-mina del Console onorario. Nel formulare gli auguri di buon lavoro alla dott.sa Medić, che consideriamo persona capace e attiva, non possiamo non riba-dire la nostra viva contrarietà alla chiusura del Consolato di Spalato. Riteniamo insufficien-te il nuovo Console onorario, per bravo che possa essere, che non potrà purtroppo essere un diplomatico di carriera dispo-nibile 24 ore su 24. Il tutto sen-za un’adeguata retribuzione, per cui dovrà distribuire le sue forze tra il suo lavoro quotidia-no e quello gratuito prestato al Consolato. Non potrà reggere una posizione così importante, destinata a diventare ancor più strategica quando venisse ap-provata da Papa Francesco la santità di Medjugorje (il traf-fico attraverso il porto di Spa-lato verrebbe decuplicato!), o quando verrà aperto a Spalato l’Hub delle banche italiane per coordinare l’attività finanziaria italiana in tutti i Balcani (fu rinviato finora a causa della crisi bancaria che colpisce tutta l’Europa), nonché la program-mata apertura di altri centri fi-nanziari, economici e turistici nella zona spalatina.

Simone Bais

il CaV. Paolo PerUgini laSCia la PreSiDenZa Della Ci Di CaTTaro

Il Cavaliere della Repubblica italiana, Paolo Perugini, dietro la scrivania, al momento del passaggio delle consegne al neo Presi-dente Aleksandar Dender

Il restaurato leone di San Marco, l’ultima grande iniziativa di Perugini realizzata con il contributo della Regione Veneto

Il vecchio leone prima del restauroIl Presidente della Comunità italiana in Montenegro, con sede a Cattaro Paolo Perugini, ha rassegnato le dimissioni dall’inca-rico divenuto particolarmente gravoso dopo la scomparsa del-la Vice Presidente Maria Grego Radulovic di cui riportiamo il necrologio a p. 14. Gli è subentrato l’arch. Aleksandar Dender, uomo di respiro internazionale, nato a Zagabria il 9 dicembre 1949, laureatosi a Belgrado e titolare di una società immobiliare con vasti interessi a Cattaro, Belgrado, Yalta (Crimea o Ucrai-na?) e Milano. All’amico Paolo inviamo l’affettuoso saluto del Direttore, della Redazione, della Fondazione Rustia Traine e dei Dalmati italiani nel Mondo Delegazione di Trieste che hanno trovato in lui un prezioso collaboratore ed un attivo realizzatore di molte iniziative. Al neo Presidente Aleksandar Dender un au-gurio di buon lavoro in attesa di conoscerlo di persona.

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pag. 3giugno 2014IL DALMATA

Federico Motka con la zia Chiara

GLI ISLAMICI LIBERANO FEDERICO MOTKA

Dopo un anno e tre mesi dal rapimento di Federico Motka, un giovane di origine dalmata che operava con gli organismi uma-nitari francesi nella tormentata terra di Siria, abbiamo avuto la bella notizia: è stato liberato ed è tornato in Italia. Per tutto questo tempo i parenti, tra i quali la nonna Alexandra Luxardo Motka e la zia Chiara Motka residenti a Trieste, hanno osserva-to il più assoluto silenzio, non solo con la stampa ma anche con amici stretti. Poi l’esplosione di gioia di sapere che Federico era sano, salvo e in Patria. Al padre Francesco, alla zia Chiara ed alla nonna Alexandra che hanno sopportato con assoluta riser-vatezza il dolore e le preoccupazioni di sapere Federico in mano agli islamici, esprimiamo le più vive felicitazioni della Redazione de Il Dalmata Libero e di tutta la Delegazione di Trieste di cui Chiara è Vice Presidente e Alexandra Consigliere.

Andrea Bevanda ha tradotto i discorsi ufficiali dell’on. Renzo de’Vidovich, rappresentante degli esuli dalmati e del dott. Ante Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di Zara all’inaugura-zione della Mostra “Zara prima del 2 novembre 1943”, allestita dall’insostituibile Presidente della Ci di Zara prof. Rina Villani

egregio on. Signore de’Vido-vich,

Ho ricevuto Il Dalmata, il nu-mero 81 del novembre scorso. la ringrazio per bellissimo l’articolo che parla dalla mo-stra in archivio. anch’io sono convinto che l’unico modo per andare avanti nell’europa del 21° secolo è rispettare vicende-volmente la storia comune tra italiani e Croati in Dalmazia e fare una collaborazione senza sotterfugi. la nostra storia è straricca, è una sorgente dove tutti possiamo approfittare.mi fa piacere conoscerla e spe-ro che ci si riveda presto – come lei ha detto. Devo dire che anche i giornali zaratini han-no scritto sulla mostra in sen-so positivo e favorevolmente.la saluto cordialmente,

ante gverićravnatelj

DrŽaVni arHiV U ZaDrUruđera Boškovića bb,

egregio dott. ante gverićho molto apprezzato che Lei mi abbia scritto in italiano sapendo la mia scarsissima conoscenza della lingua croata. Ricambio la cortesia scrivendoLe nella Sua lingua, perché deve essere

Se gli iTaliani Si PreSenTano Come iTaliani e i CroaTi Come CroaTi

la moSTra “Zara Prima Del 2 noVemBre 1943” rinSalDa l’amiCiZia Tra TUTTi gli ZaraTini Pubblichiamo le franche e leali lettere che si sono scambiati il Direttore croato dell’archivio di Zara ante gverić e il Presidente degli esuli dalmati italiani di Trieste

chiaro che le nostre due parlate hanno pari dignità ed un eguale posto nella scala dei valori cul-turali europei. Le rinnovo per iscritto i miei più vivi ringraziamenti per l’accoglienza e soprattutto per i concetti che Lei ha voluto esprimere in occasione della Mostra su “Zara com’era prima del 2 novembre 1943” che con-divido appieno e che sono fon-damentali per costruire un’Eu-ropa che non sia dei banchieri ma dei popoli e dei cittadini. Ho potuto notare, che molti amici croati di Zara si sono ri-conosciuti nei colori di Roma e di Venezia dei manti che portavamo, rosso amaranto e oro, perché i dalmati croati fanno parte a pieno titolo della grande civiltà latina e di quella veneta, alla stessa stregua de-gli italiani e degli altri popoli presenti nella nostra comune terra. Radici comuni così profonde sono una certezza di una futura amicizia e collaborazione, pe-raltro secolari, anzi millenarie.Le rinnovo i sensi della più viva amicizia e spero di poter-La rincontrare quanto prima,

on. renzo de’Vidovich

Accecati dall’ira e dalla voglia di screditare i “maledetti trie-stini”, due personaggi, che fanno di tutto per lasciar credere di essere gli informatissimi rappresentati di non meglio identificati servizi segreti, hanno cercato di far credere che la presenza a Zara di bandiere, simboli, e manti con i colori di Roma, della Se-renissima e dell’Italia avesse irritato le autorità croate. Niente di più falso, come la pubblicazione di queste due lettere comprova.Si era scatenato il famoso morbin zaratin quando durante una gita a Zara el Panzon ed el Generalissimo si erano misterio-samente eclissati per alcune ore ed erano tornati accigliati dopo un incontro segretissimo. Ancora più sgangherate le ri-sate quando el Panzon ed el Tradutor in una riunione per Il Dalmata a Mestre, riguardante una presunta irritazione croata per le bandiere a Zara rispondevano solo a moti, perché c’era il registratore acceso. Sull’argomento si sono create ben tre scuole di pensiero:- gli orgogliosi che sono soddisfatti dell’interessamento del C.Spionaggio dei Carabinieri, del Servizio Informazioni dell’Esercito e della Digos;- i birichini che preparano un pesce d’aprile costruendo nel giardino di casa un’atomica;- i mai contenti che pretendono l’interessamento della Cia, del Kgb e dell’agenzia Nuova Cina.

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pag. 4 giugno 2014 IL DALMATA

il 10 FeBBraio PolemiCo a roma Dopo il manifesto della sinistra contro gli esuli, le dichiarazioni ostili del Vice Sinda-co nieri e la decisione del Sindaco di roma marino di sospendere le gite scolastiche alla Foiba di Basovizza, guido Cace Presiden-te della più antica organizzazione d’italia fondata dai profughi dalmati nel 1919, l’as-sociazione nazionale Dalmata di roma, ha stigmatizzato con forza i fatti ed ha pubbli-cato un articolo in prima pagina de Il Tempo di roma. Si è svolta a roma anche un’importante manifestazione giovanile, promossa dal Comitato 10 febbraio, in cui ha parlato Carla elena Cace che si è guadagnata un’intera pagina del prestigioso quotidiano romano Il Tempo. È stato presentato in anteprima a roma il suo libro Foibe ed Esodo. L’Italia negata che ha riscosso grande successo, come la presentazione di Trieste di cui a p. 6 e 7.

Anche quest’anno il Giorno del Ricordo è stato commemorato nel Veneto a Fossò, dove vi è la prima via dedicata ai Martiri giuliani e dalmati della Provincia di Venezia. Presente la bandiera della Dalmazia e di altre associazioni. Hanno preso parte alla manifestazione i sindaci della Riviera di Brenta. Nella foto in rappresentanza dei dalmati, il Cavaliere di San Marco Franco de’Vidovich, il Sindaco di Fossò Federica Boscaro, il Sindaco di Fiesso d’Artico Andrea Martellato, il Sindaco di Dolo Mariamaddalena Gottardo ed il comandan-te del Presidio dei Carabinieri.

Simeone dell’Antonia che ha assunto anche il nome della madre Cattich, un’importante famiglia zaratina, per traman-dare le tradizioni familiari de-gli italiani di Dalmazia, insie-me con il rappresentante delle forze armate Guarini rappre-senta i dalmati nelle cerimonie commemorative.

Vincenzo Addobbati, fratel-lo di Pierino, il primo Caduto dalmata nei moti del ’53 di Trieste, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Civile, ospite d’onore al Circolo Ufficiali di Trieste nella manifestazione indetta dal dott. Reina, Presi-dente della Sanità militare del capoluogo giuliano.

Il compleanno del nostro Direttore è da più di vent’anni un’occasione di ritrovo dalmatico a Trieste. Si è partiti da una cinquantina di “intimi” che l’anno scorso erano un’ot-tantina e quest’anno hanno raggiunto la cifra record di 120 persone che hanno sottoscritto la pergamena offerta al No-stro da Fulvio Del Toso per i suoi ottant’anni. Qualcuno ha osservato che il ritrovo dalmatico triestino è più numeroso di alcuni raduni nazionali di associazioni che hanno perso il contatto con la base.

“il Tempo”, Quotidiano di roma, 10 febbraio 2014

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pag. 5giugno 2014IL DALMATA

Nel piazzale di San Giusto, antistante il Monumento ai Caduti per la Patria, si è svolta il 24 maggio, a 99 anni dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondia-le, un’importante cerimonia alla presenza dei rappresen-tanti di tutte le associazioni combattentistiche, d’arma, patriottiche e di alcune asso-ciazioni degli esuli. La nutri-ta schiera dei Dalmati è stata a lungo lodata dall’oratore ufficiale, gen. Riccardo Ba-sile, Presidente della Grigio-verde di Trieste per l’attività culturale di alto profilo, per la produzione scientifica dei ricercatori impegnati nella

in DiFeSa Della noSTra SToria, FalSaTa Da marXiSTi e JUgoSlaViSTi

TrieSTe lanCia l’oFFenSiVa CUlTUrale: la VeriTÀ SUlla i° e ii° gUerra monDialeBisognerà esportare anche nel resto d’italia le tesi in difesa dell’irredentismo giuliano dalmata e dell’interventismo nel regno d’italia contro la lega dei Quattro imperatori

difesa della verità storica e per la costante ed attiva pre-senza in tutte le occasioni dove era necessario difende-

re l’Onore e il Sacrificio del Soldato italiano nella Prima e nella Seconda guerra mon-diale.

Nel piazzale antistante la Foi-ba di Basovizza l’Arcivescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi ha officiato la Santa Messa per gli infoibati e tutti gli altri nostri morti. I Dalmati, con il Gonfalone

del Regno di Dalmazia ed i manti rosso amaranto e giallo oro, i colori del Patriziato ro-mano del Regno latino di Dal-mazia, successivamente ripresi dal Patriziato veneto e dalla nobiltà della Serenissima, erano

molto numerosi, accolti con ca-lore e fotografati da un nugolo di cineoperatori, fotoreporter e fotografi. I Dalmati di Trieste hanno saputo tener alto, anche in quest’occasione, il nome e le insegne della Dalmazia. Non si

è accorto di noi solo il giornale delle quattro scimmiette di Pa-dova che ha preferito pubblica-re la foto degli amici di Pola, omettendo la nostra presenza, benché nella testata campeggia ancora un nome dalmatico.

Nel Giorno del Ricordo si è svolta un’unica grande mani-festazione di popolo in tutta l’Italia.

Anche nella cerimonia degli Alpini alla Foiba di Basoviz-za, ignorata dalla FederEsuli e da compagni vari, la presenza dei Dalmati con insegne, labari e manti è stata molto gradita. Il corposo schieramento dei nostri Alpini costituisce da sempre un punto di forza delle

nostre manifestazioni militari e patriottiche. Non si capisce, quindi, la ragione dell’isola-mento di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità. Evidentemente, il tentativo ben riuscito di dividere i dal-mati per indebolirci e accele-rare una nostra fine ingloriosa

fa parte di un disegno politico più ampio che tende di colpi-re al cuore tutte le associazioni patriottiche che costituiscono il nucleo centrale della tradizio-ne profonda su cui poggia da sempre la forza reale e morale d’Italia. Gli alpini hanno tenu-to duro, non uno è mancato, e

noi siamo stati accanto a loro per dimostrare l’attaccamento dei dalmati ai nostri soldati di ieri e di oggi. E noi, almeno quelli di Trieste, continuiamo ad essere a fianco degli Alpini del nostro Esercito, della no-stra Marina, dei nostri Carabi-nieri, della nostra Aviazione.

il Sindaco di Trieste roberto Cosolini ringrazia i Dalmati per la numerosa presenza. nella foto uno scorcio della Delegazione e il Sindaco.

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pag. 6 giugno 2014 IL DALMATA

Pubblichiamo solo un articolo della lunga po-lemica sorta in seguito alla dissociazione della Presidente dell’irci, Chiara Vigini, dalla pre-sentazione del libro sulle Foibe ed esodo di Carla Cace. non entro nei dettagli ampiamen-te riportati da Il Piccolo, spesso con arguzia e divertente ironia, ma colgo l’occasione per ricordare che nelle elezioni per la presidenza dell’irci i dalmati si sono trovati su due fron-ti contrapposti già un paio di anni fa. mentre la Fondazione rustia Traine, da me rappre-sentata, ha votato quale Presidente l’emeri-to prof. universitario giorgio Baroni, il più grande accademico dalmata vivente, (vedi p. 11) Franco luxardo, in qualità di Presidente della Società Dalmata di Storia Patria di Ve-nezia, non ha delegato la cugina Chiara mo-tka (che veniva da anni incaricata da nico luxardo quando non era ancora ammalato e che è tra l’altro, Segretaria del più antico ed importante istituto culturale triestino, il Circolo della Cultura e delle arti, oltreché l’assessore più votato del libero Comune, il Vice Presidente della Delegazione di Trieste e della Fondazione rustia Traine), ma Codarin, che ha gira-to l’incarico a Dario locchi, persona che nulla sa delle cose

dalmatiche. Costui ha preso la parola contro la candidatura dello zaratino prof. Baroni, dichiarando di non averlo mai sentito nominare (tra l’altro aveva già organizzato due importanti conve-gni internazionali dell’irci). Qualcuno si chiederà perché non abbia reso noto su Il Dalmata l’ennesima bravata di Fran-co luxardo. non l’ho fatto per evitare scontri interni. la mia disponibilità non è servita un gran che, se non a dimostra-re la mia grande pazienza e la volontà di mantenere l’unità che qualcuno attenta, cercando di sostenere la tesi di un mio poco credibile caratteraccio quando, invece, mando giù rospi da anni per i maldestri interventi di luxardo a Trie-

ste e su Trieste, al Cdm da me fondato e scippato anni ad-dietro, all’UpT, nella Federesuli, sempre da me fondata ed in cui ho rappresentato il nostro libero Comune per un de-cennio, tant’è che sono stato anche eletto Presidente, proprio per senso di equilibrio e preparazione politica che mi è stata sempre riconosciuta, e solo ora messa in dubbio dai padovani.

Dir.

I vertici prendono le distanze dalla presentazione di un libro sulle foibeVigini: «La sala concessa a un solo non socio». Poi corregge: «Ho visto male le carte”

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pag. 7giugno 2014IL DALMATA

L’autrice è stata presentata al pubblico triestino dal nostro Direttore che ha ricordato che Carla Cace è una giovane ri-cercatrice dell’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, fondata dal nonno Manlio nel 1919 (Secondo esilio) e guida-ta attualmente dal padre Guido. Non è un caso infrequente di tradizioni familiari, le cui radi-ci dalmatiche si conservano da molte generazioni, perché an-che il bisnonno Doimo era un fervente italiano di Sebenico. L’autrice, una giornalista pro-fessionista di cui abbiamo letto interessanti articoli su Il Tempo di Roma ed altri quotidiani e ri-viste italiane non è alla prima esperienza letteraria ed è anche la curatrice della Mostra Foibe ed Esodo allestita nelle sale in-terne dell’Altare della Patria in Roma che ha raggiunto la quo-ta di 40 mila visitatori.Il presidente de’Vidovich ha infine sottolineato l’importan-za di avere tra i relatori ben tre giovani di alto livello scientifi-co che hanno approfondito le nostre tragedie. Paolo Sardos Albertini ha ri-marcato l’importanza dei capi-toli del libro che riguardano la personalità di Tito, allontanato - contrariamente a quanto si crede - dal Cominform perché troppo rivoluzionario rispetto ad uno stalinismo ormai buro-cratizzato, come risulta dagli studi del giovane Klinger. Il giovane ricercatore Lorenzo Salimbeni, che ha ereditato dal padre Fulvio la meticolosità e la scientificità con cui cura i suoi lavori, ha inquadrato il pe-riodo storico con grande effica-cia e determinazione. Ha svol-to un rapido ma efficace esame critico di alcuni storici marxisti che sulle due guerre mondiali hanno espresso tesi ideologi-che in cui la verità ed i fatti vengono piegati alle esigenze

PreSenTaTo al mUSeo Della CiVilTÀ iSTriana FiUmana e DalmaTa

SUCCeSSo Di FOIBE ED ESODO. L’ITALIA NEGATA nUoVo liBro Della giornaliSTa Carla CaCe la bella manifestazione è stata organizzata dalla Fondazione rustia Traine e dalla Delegazione di Trieste del libero Comune di Zara in esilio – Dalmati italiani nel mondo

ideologiche. Enrico Focardi, uno dei leader dei giovani dal-mati di Trieste, ha sottolinea-to come il libro della Cace ha dato il giusto rilievo a quanto i giovani fecero nelle generazio-ni future ed ha annunciato per luglio l’adesione al movimento dalmatico giovanile di persona già presente oggi alla nostra manifestazione, nel grembo della moglie Martina De Vec-chi Focardi, (vivissimi applau-si), in foto con il marito Enrico Focardi e la madre Luisa Sar-dos Albertini. Infine, Carla Cace ha espresso la propria sorpresa nell’appren-dere che la Presidente dell’Irci Chiara Vigini avesse fatto un comunicato stampa nel quale si dissociava dal libro che non aveva neppure letto (v. pagina accanto). Ha illustrato i criteri che hanno informato la sua ri-cerca ed ha risposto a numerosi interventi del pubblico. Una vera e propria ovazione ha con-cluso la manifestazione e l’au-trice ha firmato una quarantina di libri acquistati al momento.

antonella Tommaseo

Dopo gli interventi dello studente universitario Enrico Focar-di, di Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale, del nostro Direttore e del neo ricercatore Lorenzo Salimbeni, ha preso la parola la giovane autrice Carla Cace che ha risposto alle numerose domande di un pubblico assai competente

Un pubblico attento e numeroso ha partecipato alla presentazione del libro dall’editore Pagine, Roma della collezione “I Libri del Borghese”

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pag. 8 giugno 2014 IL DALMATA

Si raFForZa la TraDiZionale PreSenZa DalmaTiCa nei CaValieri Di San marCoVeneZia e l’iTalia riTroVano le loro raDiCi Per riaFFermarSi nell’eUroPa UniTaCome a lepanto, si riconciliano gli eredi della Serenissima, continuatrice della tradizione romana nel mare nostrum e gli asburgo, per secoli Sacri romani imperatori dell’europa continentale. oggi Cristianità e Civiltà romana sono nuovamente minacciati e si rende necessaria una nuova alleanza tra il mondo latino e germanico, frantumata nell’800.

A Venezia, nella Chiesa di San Francesco della Vigna, adiacente alla storica sede dei Cavalieri di San Marco, si è svolta la cerimonia di investitura dei neo cavalieri con la benedizione del Vescovo di Santa Romana Chiesa Mons. Gianfranco Agosti-no Gardin. I cavalieri di San Marco sono stati riconosciuti anche dallo Stato italia-no quale ente morale con il Decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 101 del 2 maggio 1996 ed è riconosciuto dai più importanti ordini cavallereschi d’Italia e d’Europa.

La dirigenza dei Cavalieri schierata prima della cerimonia

alla dott. alessandra Tu-dor, Presidente degli ita-liani di lesina, a mario Scopinich, lussignano di Venezia ed a Franco de’Vi-dovich dalmata operante nel Veneto, che già faceva-no parte dei Cavalieri di San marco, si sono aggiun-ti il prof. Konrad eisenbi-chler, lussignano trasferi-to in Canada ed il nostro renzo de’Vidovich, che irrobustiscono la presenza dalmatica nella prestigiosa organizzazione veneta. Nella foto (Giovannini) i due neo cavalieri di San Marco,

Renzo de’Vidovich e Konrad Eisenbichler

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pag. 9giugno 2014IL DALMATA

Si raFForZa la TraDiZionale PreSenZa DalmaTiCa nei CaValieri Di San marCoVeneZia e l’iTalia riTroVano le loro raDiCi Per riaFFermarSi nell’eUroPa UniTaCome a lepanto, si riconciliano gli eredi della Serenissima, continuatrice della tradizione romana nel mare nostrum e gli asburgo, per secoli Sacri romani imperatori dell’europa continentale. oggi Cristianità e Civiltà romana sono nuovamente minacciati e si rende necessaria una nuova alleanza tra il mondo latino e germanico, frantumata nell’800.

A Venezia, nella Chiesa di San Francesco della Vigna, adiacente alla storica sede dei Cavalieri di San Marco, si è svolta la cerimonia di investitura dei neo cavalieri con la benedizione del Vescovo di Santa Romana Chiesa Mons. Gianfranco Agosti-no Gardin. I cavalieri di San Marco sono stati riconosciuti anche dallo Stato italia-no quale ente morale con il Decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 101 del 2 maggio 1996 ed è riconosciuto dai più importanti ordini cavallereschi d’Italia e d’Europa.

Con la partecipazione di Alfred Tombor-Tintera von Rákóczi, Console dell’Ordine di San Giorgio della Casa Asburgo-Lorena istituito nel 1768, dell’Arch. Renata Codello, Sovrin-tendente alle Belle Arti, il Doge e Presidente dei Cavalieri di San Marco, Giuseppe Vianel-lo investe quale nuovo cavaliere il nostro Direttore, che esibisce la medaglia con le insegne della Serenissima ricevute dalle mani di Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo, erede dell’ultimo Imperatore e Re di Dalmazia, fino al 1918, di cui porta il nome. Alla sua destra, il cav. Franco de’Vidovich, padrino del neo cavaliere.

La dirigenza dei Cavalieri schierata prima della cerimoniaLo storico incontro tra gli eredi del Doge rappresentati da Giuseppe Vianello e dell’Im-peratore, rappresentato dal nipote Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo Lorena

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pag. 10 giugno 2014 IL DALMATA

La stampa ha dato scarso ri-lievo al fatto che la Presidente del Fvg Debora Serracchiani deve la sua elezione, avve-nuta per soli 1.300 voti, al supporto dato da alcuni tira-piedi che gravitano nell’orbita dell’Unione italiana di Fiume e Capodistria che hanno portato a votare nelle elezioni regio-nali del Friuli Venezia Giulia 4.000-4.500 istriani di sinistra, che hanno fatto la differenza tra la destra e la sinistra. Come si ricorderà, Codarin, quando il Comune di Trieste passò al Pd fu nominato dalla sinistra Presidente di EstEnergy. Perse completamente il proprio elet-torato che solo qualche anno prima lo aveva votato Presi-dente di destra della Provincia di Trieste per diventatare uno dei tanti generali senza esercito che politicamente non conta-no niente a Trieste, unica città dove gli esuli ed i loro discen-denti sono ancora numerosi ed hanno svolto sempre un ruolo patriottico di primo piano. Per poter contare qualcosa, la Fe-derEsuli ed il suo Presidente Codarin, insieme all’eminenza grigia Stefano Nedoh, tesorie-re, revisore dei conti e contabi-

FranCo lUXarDo orDinÒ: Via Da IL DALMATA noTiZie SU TremUl e l’Ui

i CaPi Dell’Unione iTaliana Di FiUme inToCCaBili Per CoDarin, generale SenZa TrUPPa il Presidente della Federesuli ha perso i contatti con l’elettorato, gli unici a contare in italia sono i dirigenti di sinistra dei “rimasti”, che hanno eletto il Presidente del Fvg

le di quasi tutte le associazioni ed enti degli esuli, ha pensato bene di fare un’alleanza stra-tegica con la dirigenza dei “rimasti” che potendo muo-vere 4.000-4.500 voti sono determinanti nelle elezioni del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, dei Presiden-ti delle Province di Trieste e Gorizia, dei Sindaci di Trieste, Gorizia, Muggia e comuni mi-nori. Una potenza di non poco conto, tenuto presente che la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serrac-chiani è anche il n. 2 del Pd di Renzi. La Serracchiani ha subito ringraziato i capi dei “rimasti”, nominando Fabrizio Somma, già stretto collabora-tore della dirigenza dell’Unio-ne italiana di Capodistria, a Vice Presidente dell’Univer-sità popolare di Trieste, cioè l’organismo che eroga circa 8 milioni di euro alla dirigenza dell’Unione italiana di Fiume e Capodistria che, grazie a questi finanziamenti è diventata ina-movibile. Codarin ha, quindi, mosso il fido Manuele Braico che nell’elezione di quattro consiglieri dell’Università po-polare ha presentato una lista

di rinnovamento nella quale si è guardato bene dall’indicare il nome del Presidente rinnovato-re e solo dopo le votazioni ha promosso Somma addirittura a Presidente dell’UpT. Braico risulta essere dirigente di For-za Italia, ma questo non gli ha impedito di fare da supporter di Somma, pur fotografato insie-me alla Serracchiani, Tremul, ecc. nella campagna elettorale del Pd in Istria. Inoltre, la di-rigenza ex comunista dei “ri-masti” ha fornito alla FederE-suli l’esempio di come si possa mettere in una società privata i soldi dello Stato italiano e quindi, la futura Fondazione Istria Fiume e Dalmazia, di cui da un anno si tiene segreta la bozza dello Statuto e soprat-tutto le fonti economiche che costituiranno il patrimonio, a beneficio non degli esuli ma di alcuni dirigenti. Come si vede, vi è un’alleanza strategica tra la dirigenza della FederEsuli e la dirigenza dell’Unione italia-na dei “rimasti” che può ope-rare solo se queste porcheriole restano segrete ed ignorate sia dalla base dei “rimasti”che degli “esuli”. Ecco spiegato perché Franco Luxardo è inter-

venuto così pesantemente per censurare la notizia sui dieci milioni di euro (venti miliardi delle vecchie lire) di immobi-li, diventati di proprietà di due associazioni private, rispetti-vamente croata e slovena, ed è anche spiegato perché de’Vi-dovich abbia respinto il tentati-vo di censura, ben sapendo che avendo toccato questi concreti interessi di pochi ma potenti di-rigenti avrebbe scatenato la re-azione di Franco Luxardo che evidentemente avrà le sue buo-ne ragioni per tenere il bordone a questo Comitato d’Affari che può contare sull’acquiescenza di Giorgio Varisco, che vive unitamente alla famiglia di contributi di varie realtà asso-ciative facenti capo a Codarin e Nedoh e di un paio di persone teleguidate dall’esterno, men-tre gran parte dei membri della nostra Giunta comunale sono all’oscuro di queste operazioni o non ne hanno compreso ap-pieno la portata e l’importanza.

lo scorso 1° maggio sono ricomparsi in piazza dell’Unità d’italia di Trieste le ban-diere italiane e slovene con la stella rossa. Pochi ricordano cha la bandiera italia-na con la stella rossa era stata imposta da Tito all’Unione degli italiani quando questa associazione era nient’altro che la Sezione di fiumani e istriani di lingua ita-liana della lega dei Comunisti jugoslavi.

Caduto Tito, la stella russa fu tolta a furor di popolo e l’Unione degli italiani divenne Unione italiana. ma tutto rimase sostan-zialmente uguale. l’Unione italiana si è trasformata in due associazioni private che curiosamente eleggono un deputato al Sabor di Zagabria ed uno al Parlamento di lubiana. Hanno assorbito i beni immo-bili comprati dallo Stato italiano che sono entrati nel loro patrimonio. l’Unione ita-liana gestisce, inoltre, a piacere circa otto milioni di euro annui forniti dallo Stato italiano per rinnovare il proprio patri-monio edilizio privato e sorreggere l’atti-vità delle Comunità italiane. in tal modo, benché vi sia un forte malumore in tutte le comunità italiane d’istria, Fiume e Dal-mazia, la dirigenza dell’Unione italiana che le controlla attraverso i finanziamenti italiani, riesce sempre a rimanere a galla.

detti” triestini dalmati si sono battuti per vari anni. Oggi la Croazia mostra ampia dispo-nibilità verso la cultura italiana e verso la nostra economia ed intensifica gli sforzi per richia-mare sulle coste dalmate turisti italiani esibendo le vestigia ro-mane e venete come una prova dell’antica interconnessione tra le due sponde dell’Adriati-co. Inoltre, la Chiesa di papa Francesco emargina vescovi e sacerdoti ancora legati ad un nazionalismo ormai inutile e controproducente. Il colpo inferto alla politica adriatica dell’Italia appare incomprensi-bile e masochista.

e.d.D.

la PoliTiCa aDriaTiCa

Dell’iTaliaContinua da pag. 1

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pag. 11giugno 2014IL DALMATA

Siamo stati troppo ottimisti nel pensare che i finanziamenti per le attività per l’asilo privato di Zara Pinocchio sarebbe-ro scarseggiati fra qualche anno. Già oggi sappiamo che per l’annata settembre 2014 - giugno 2015 l’Unione italiana di Fiume ha stanziato 10.000 euro di meno del necessario. Nes-suna tragedia: basterà promettere ai candidati Ui un po’ di voti nelle prossime elezioni e tutto si aggiusterà. In caso contrario, gli esuli metteranno le mani in tasca e, oltre a pagare le spese per giochi ed abbellimenti, tireranno fuori anche i 10.000 euro mancanti. Come i nostri lettori sanno, tutti gli altri asili pub-blici italiani di Fiume e dell’Istria sono pagati integralmente con i soldi dello Stato croato.

Il dalmata Giorgio Baroni, pro-fessore emerito dell’Università del Sacro Cuore di Milano e la professoressa Cristina Benussi, docente di letteratura moder-na dell’Università di Trieste, curatori del volume “L’esodo giuliano dalmata nella lette-ratura” contenente gli atti di un poderoso Convegno inter-nazionale svoltosi a Triese tra il 28 febbraio e 1 marzo 2013 hanno chiesto di presentare il volume degli atti al prof. Clau-dio Griggio, docente di lette-ratura italiana all’Università di Udine. Il lungo e minuzioso intervento dell’oratore che si è scusato più volte con il pub-blico per l’ampiezza della sua relazione (ma il pubblico lo ha incoraggiato a continuare!), è stato seguito con inconsueta at-tenzione, tanto era avvincente e interessante. Molti gli scrit-tori dalmati citati nel convegno che il prof. Griggio ha sotto-lineato per l’apporto dato a questo particolare settore della letteratura italiana. Impossibile riassumere i cento richiami che il prof. Griggio ha reperito nei lavori degli scrittori oggetto di analisi, frequenti riferimen-ti alla Bibbia, a Dante, a Ugo Foscolo, che ha studiato al Li-ceo di Spalato, ed ad altri, che

ConVegno Di alTo ProFilo al mUSeo iSTriano FiUmano DalmaTa

gli aTTi SUlla leTTeraTUra Dell’eSoDo Dei ProFF. giorgio Baroni e CriSTina BenUSSial Convegno internazionale del 2013 hanno dato un contributo ben 68 docenti da tutto il mondo. Un annuncio eccezionale: il prossimo anno un Convegno sui letterati dalmati

dimostrano come i nostri scrit-tori abbiano radici che affon-dano nel profondo della cul-tura internazionale ed italiana. Alla fine della presentazione, il prof. Giorgio Baroni ha dato un annuncio che ha suscitato nei presenti vivo consenso: è inten-zionato a indire un Convegno solo sugli autori dalmati che hanno dato un contributo alla letteratura italiana, ricordando che Gianfrancesco Biondi di

Lesina già nel Seicento aveva scritto il primo romanzo della letteratura italiana, così come Giovan Francesco Fortunio di Selve, isola dell’arcipelago zaratino nel primo ’500 aveva pubblicato la prima grammati-ca della lingua italiana. Il prof. Baroni ha ringraziato gli amici triestini per la pubblicazione del Dizionario bibliografico degli Uomini illustri della Dal-mazia, che gli hanno fornito

ben 400 nominativi di lettera-ti dalmati che costituiranno la base delle ricerche e di appro-fondimenti destinati a durare almeno un anno. Grandi applausi sono stati tri-butati ai curatori degli Atti e organizzatori del Convegno e al Relatore così preciso ed esauriente, pur in presenza di un numero notevole di letterati citati nel volume.

Daria garbin

manCano 10.000 € all’aSilo PriVaTo Di Zara

La prof. Cristina Benussi dell’Università di Trieste, il prof. Giorgio Baroni docente emerito dell’Università del Sacro Cuore di Milano ed il relatore prof. Claudio Griggio dell’ Università di Udine

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pag. 12 giugno 2014 IL DALMATA

In prima pagina de Il Dalmata clonato a Padova vi è una per-la che merita di essere sotto-lineata: la scimmietta che non vede ammette che Il Dalmata da me diretto faceva “continuo riferimento a fatti, avvenimen-ti e decisioni, sconosciute ai più, di organismi diversi dal nostro Libero Comune (Unio-ne italiana, Tremul, FederE-suli, ecc.) che avevano scon-certato i lettori che non erano al corrente delle cose narrate, non capivano di che cosa si parlava,…”. Da queste premesse i lettori si aspettavano di essere messi al corrente delle cose che non sapevano, perché la FederE-suli non è un organismo a noi estraneo, ma è stata fondata dal nostro Libero Comune (ed io ho firmato l’Atto di costitu-zione, ho fatto il Presidente e il Consigliere dell’Esecutivo per un decennio) per concer-tare con le altre Associazioni le nostre richieste al Governo, le nostre linee strategiche per far conoscere la nostra trage-dia nei libri di scuola (vedi la nostra presenza nel Ministe-ro della Pubblica Istruzione) e indirizzare l’azione per far conoscere l’Esodo e le Foibe almeno nella storia italiana. Quindi, quando quattro signo-ri: Luxardo, Ricciardi, Ivanov e Matulich partecipano segre-tamente ad una riunione del Consiglio della Federazione degli Esuli e non riferiscono a nessuno ciò che è stato detto, non è un problema di un fic-canaso che vuole sapere cose di altri, ma di una legittima richiesta di sapere e discutere ciò che è stato deciso. Ha dato un enorme fastidio che Il Dalmata (gestione vec-chia di ben diciassette anni!) abbia rivelato che si voleva chiudere il giornale e trava-sarlo in un unico organismo centralizzato per controllarlo meglio, che Codarin e Nedoh

siano balzati sulla sedia quan-do il giornale ha rivelato che l’importo diviso tra le asso-ciazioni, le cui attività non si vedono, è dell’ordine di due milioni e ottocento mila euro l’anno, ma soprattutto che vogliamo sapere come que-sti soldi sono stati distribuiti e spesi. Lo Stato italiano as-segna una somma piuttosto rilevante per l’attività degli esuli, che per dirla con un alto dirigente di un’Associazione consorella, che vuol “caccia-re i mercanti dal Tempio”, qualcuno usa le associazioni come un bancomat. Un’altra cosuccia che vale qualche al-tra decina di milioni di euro è la costituenda Fondazione dei maneggioni. Alla scim-mietta che non sente l’argo-mento non interessa, ma a tutti gli altri dalmati, soprattutto a quelli che aspettano un’ultima rata dell’indennizzo per i beni abbandonati, con i proven-ti derivanti dall’Accordo di Osimo. Saranno dei fastidiosi curiosoni, ma vogliono sapere che cosa ha concordato con il Governo la nostra Associazio-ne a loro nome sul patrimonio di questa fantomatica Fonda-zione. Perché noi sappiamo, ed ormai è sulla bocca di tutti i ben informati, che la FederE-suli anche a nome dei Dalmati ha chiesto che i fondi stanziati dall’Accordo di Osimo per gli indennizzi agli esuli vengano introitati dallo Stato che la-scerebbe alla Fondazione dei maneggioni qualche decina di milioni di euro a condi-zione che nessuno ne sappia niente, proprio come avvenne nel primo dopoguerra con i fondi stanziati dal Trattato di Pace per gli indennizzi agli esuli e di cui si è protestato solo venti - trent’anni dopo. Che dire delle scuole e de-gli asili in Dalmazia che non si possono aprire con i fondi pubblici croati perché la Fede-rEsuli e l’Unione italiana non chiedono ai rispettivi Governi l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić ed il rispetto dei diritti nei luoghi dove vi è stata una secolare presenza

italiana? Fatti che riguardano prevalentemente la Dalmazia dove esiste solo un Liceo lin-guistico informatico a Spalato ed un asilo a Zara, ambedue privati e, quindi, non finanzia-ti - come accade in Istria ed a Fiume – da parte dello Stato croato. La scimmietta che non parla non si accorge che quan-do gli altri parlano dell’Unio-ne italiana che ha scippato allo Stato italiano dieci milioni di euro di immobili e che riesce ad avere ascolto dai politici della sinistra italiana perché, come ha denunciato il vecchio Dalmata, porta a votare 4.000-4.500 elettori di sinistra, che sono determinanti dell’ele-zione del Presidente del Friuli Venezia Giulia Serracchiani. Forse la scimmietta che fa gli scongiuri non ha il coraggio di capire quanto abbiamo scritto anche in questo numero a p. 10. E che dire del Cdm che riceve dalla sola Regione Friuli Vene-zia Giulia qualcosa come 160 mila euro l’anno, che opera a Trieste, senza che nessuno se ne accorga. Ci siamo di-menticati che sono stato io a fondarlo per conto di Libero Comune e che ogni iniziativa

è stata bloccata da Franco Lu-xardo che per anni non ha ne-anche partecipato alle riunioni, tagliando fuori i dalmati dagli stanziamenti per attività im-portanti. Che dire, infine, della politica decisa con il Ministero della Pubblica Istruzione per la battaglia che solo i dalma-ti di Trieste conducono per la verità storica inerente non solo le Foibe e l’Esodo, ma anche la Prima e la Seconda guerra mondiale, dove la Dalmazia rappresentò un punto nevralgi-co? Mi fermo qui per ragioni di spazio, ma tutti questi ar-gomenti verranno affrontati nel Consiglio comunale e fa-remo sputar fuori agli occul-tatori della verità segreti che non possono essere tali perché coinvolgono l’intera attività del nostro Libero Comune e di noi tutti. Con tanti auguri per chi vorrebbe chiudere la Dele-gazione di Trieste ed arrogarsi il diritto di eleggerne il Presi-dente, o di scippare un giornale che ci siamo assunti l’onere di scrivere e stampare per diciot-to anni con il gradimento di tutti, ad eccezione di qualche furbetto del quartierino.

Dir.

È la prima volta in oltre mezzo secolo di attvità che è convo-cata una seduta del Consiglio comunale fuori dalle striminzite riunioni che sono indette nell’ambito dei nostri meraviglio-si raduni. il giornale clonato a Padova non ne da notizia e l’o.d.g non è tra i più interessanti: state tranquilli, parleremo di tutto e non ci lasceremo tappare la bocca da nessuno. Quando a Padova hanno saputo che ventisette consiglieri del nostro libero (si fa per dire) Comune di Zara erano pronti a convocare una seduta straordinaria del Consiglio comunale (ne bastavano venti), luxardo & Co. si sono precipitati ad in-dirla loro, proponendo, però, un ordine del giorno nel quale non è previsto l’esame delle questioni che leggerete nell’arti-colo sopra questo. i consiglieri sono vivamente spronati ad intervenire, a pre-tendere di sapere cosa è stato deciso a loro nome ed a loro insaputa nelle riunioni con il governo, nella Federesuli, e nel Cdm, ecc.. anche i nostri concittadini che vogliono conoscere le verità che direttamente li riguardano devono essere presen-ti. non accettiamo di sentir dire “Quelli di Padova mi fanno schifo, non vengo!”.

neSSUno manCHi a PaDoVa al ConSiglio ComUnale

Del 14 giUgno P.V.

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pag. 13giugno 2014IL DALMATA

IL DALMATALIBERO

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ex L. 191/2009

nella Chiesa di nôtre Dame de Sion di Trieste, alla presenza di mons. ettore malnati, già segretario del Vescovo patriota, mons. Santin, hanno celebrato il loro matrimonio il nostro assiduo collaboratore e dirigente enrico Focardi e martina De Vecchi. all’elegante ricevimento presso lo Yacht Club adriaco ha partecipato un gran numero di dalmati, sistemati in tavoli che portavano i nomi delle città e delle isole della Dalmazia, tra le quali spiccava Curzola, patria della nonna di enrico.

il 9 marzo 2014 Carla isabella elena Cace ha contratto matrimonio con matteo Signori. la cerimonia civile si è svolta in un contesto unico: la galleria nazionale d’arte moderna e Contemporanea di roma. a celebrare l’unione una personalità d’eccezione, il senatore Domenico gramazio. la nostra redazione augura a Carla di assumere sempre maggiori impegni nell’associazione nazionale Dalmata e La Rivista Dalmatica, insieme a matteo Signori che ha già collaborato con noi.

noZZe DalmaTiCHe: la TraDiZione ConTinUa

Quando ormai eravamo pronti con il n. 83 de Il Dalmata, con un blitz ci è stato notificato nell’ultimo giorno di marzo che Varisco, Luxardo e una parte della Giunta hanno cam-biato il Direttore (senza averne i poteri!), sostituendomi con Paolo Scandaletti, estraneo al nostro ambiente, e chiedendo al Tribunale di Trieste di sosti-tuire la proprietà della testata dal nome di “Renzo de’Vido-vich, in qualità di Presidente del Libero Comune di Zara in Esilio - Delegazione di Trie-ste” al nome di “Franco Lu-xardo (il nome è omesso nel giornale), Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio” con sede situata nella fabbrica di Torreglia. Basterà una mia carta bolla-ta al Tribunale di Trieste per bloccare l’operazione, fatta a mia totale insaputa (trami-te Stefano Nedoh, eminenza grigia del Presidente della FederEsuli Codarin e ammi-nistratore di gran parte delle associazioni degli esuli, che si vanta di essere residente in

“il DalmaTa liBero” l’UniCo SenZa CenSUrala testata clonata appare sterile, senz’anima, senza idee, senza ideali e senza notizie

Slovenia), omettendo di se-gnalare al giudice Trotta che il nostro Statuto prevede che la Delegazione di Trieste è tuttora dotata di piena auto-nomia amministrativa. Nulla sui debiti accumulati in que-sti diciassette anni e nulla sul valore della testata periziata in settanta mila euro. Prima che il Tribunale avesse deciso qualcosa sul nostro ricorso, sarebbe passato parecchio tempo ed un giornale fermo finisce per morire. Cosa che è nei programmi di chi vuole concentrare l’informazione del mondo degli esuli in un solo giornale per soffocare ogni notizia sgradevole sui maneggioni del mondo degli esuli e dei rimasti (vedi Il Dal-mata n. 81). Perciò ho deciso di punire i bricconcelli pado-vani, lasciando loro l’onere di fare un giornale. Così ve-dono quanta fatica c’è, quanti costi diretti ed indiretti siano connessi alla stampa ed alla diffusione di un giornale, del quale per diciotto anni non si sono minimamente interessati.

Così i lettori ne trarranno un vantaggio di cui farebbero vo-lentieri a meno: invece di un Dalmata ne riceveranno due! I fratelli padovani faranno qualche numero de Il Dalmata per salvare la faccia, per dare una versione fasulla di come sono andate le cose ometten-do le ragioni per le quali sono entrati in lite con la Redazione di Trieste (volevano censurare l’articolo sull’Unione italiana e silenziare gli imbrogli della nascitura Fondazione, pensa-ta solo per portare qualche beneficio economico ad alcuni dirigenti), per occultare le no-tizie alzando un polverone. Il tutto per raggiungere la pro-grammata chiusura del gior-nale e travasarne le macerie ad un docile giornale centra-lizzato. Da parte della Delegazione di Trieste di cui pare vogliano bloccare l’attività ed assumere il diritto di nominare il Presi-dente da sempre liberamente eletto a Trieste, sede dell’unico organismo vivente ed esistente nella nostra Associazione, in-

tendiamo continuare a pubbli-care il giornale, con la nuova testata che ne continui lo spi-rito, così come Il Dalmata ha finora continuato a mantenere lo spirito del Zara del Rime, mettendo in rilievo tutte le atti-vità che si svolgono, purtroppo quasi esclusivamente a Trieste perché non esiste nessun’altra sede della nostra Associazione che sia organizzata e funzio-nante. Continueremo a denun-ciare malefatte, cattiverie ed interessi privati di chi della Causa dalmata intende fare una professione per soprav-vivere, per chi vuole superare frustrazioni dovute ad una vita di piccolo borghese per diven-tare, niente po’ po’ di meno, che il Presidente dei Dalmati di tutto il Mondo. Il poverac-cio non sa che Gigi Pìrola sarà presto nominato Presidente dei Dalmati sparsi in tutte le ga-lassie dell’Universo, per cui resterà sostanzialmente e sem-pre un grigio n. 2. Orsù, ridiamoci un po’ sopra, prima di rattristarci troppo.

Dir

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pag. 14 giugno 2014 IL DALMATA

l’intransigente Dopo breve malattia è dece-duta a Trieste il primo maggio scorso ada Ceccoli gabrielli. Al suo funerale era presente un gran numero dei vecchi zarati-

artistiche, in particolare dan-za ritmica, atletica, pallavolo ed infine si impegnò nell’arte filodrammatica recitando in diverse commedie trasmesse da Radio Zara ed in numerose altre allestite dal Dopolavo-ro di Zara in vari teatri della città. Durante le Olimpiadi di Canottaggio partecipò alla Danza di Sette veli, tratta dall’opera Salomè, allestita su una zattera sul mare. Molto attiva anche nelle organizza-zioni “La piccola italiana” e, più tardi, “La giovane italia-na”. Nel 1941, all’inizio del-la guerra con la Jugoslavia, è stata tra gli sfollati ad Ancona, dove gli zaratini furono accol-ti con la massima disponibilità e fratellanza dalla gente loca-le. Tornò a Zara, ma la città fu colpita da 54 bombardamenti. Nel gennaio del 1944 seguì la famiglia in esilio a Trieste. Unitamente al dottor Renato conte de’Portada ed a Sinesio Pouchié fondò il Circolo dal-matico “Jadera” nel maggio del 1966 nel quale ricoprì la carica di consigliere prima e di segretario poi, organizzatri-ce e promotrice di numerose manifestazioni patriottiche ed in difesa della Causa dei Dal-mati italiani. Nel 1992 fondò il “Dalmazia Club 1874 Trieste” del quale è stata presidente fino alla sua scomparsa e fece rinascere il Circolo dalmati-co “Jadera” che altri avevano voluto chiudere. Pur apparte-nendo a famiglia non nobile, fu animatrice della Congre-gazione “San Girolamo” dei discendenti delle famiglie no-bili e patrizie e degli uomini illustri della Dalmazia: per i suoi meriti patriottici ed asso-ciativi fece parte dei dirigenti alla pari di nobili e patrizi che costituirono l’elite del passato dei dalmati di oggi. È citata nel Dizionario degli uomini illustri della compon-nente culturale illirico – roma-na, latina veneta e italiana del-la Nazione dalmata. Con Lei scompare un pezzo della nostra Zara, la costante collaboratrice de Il Dalmata e la dirigente più attiva delle Associazioni pa-triottiche triestine.

Daria garbin

la presidente di cattaroÈ deceduta a Cattaro il 4 feb-braio 2014 la prof. maria gre-go radulović che le organiz-zazioni dalmatiche conoscono fin dai tempi in cui segreta-mente prendeva contatto con la Delegazione di Trieste quando ancora imperava il regime ju-goslavo di Tito. Dopo un contatto a Milano tra il Presidente de’Vidovich ed il Console generale del Monte-negro a Milano Janko Jenkić, si stabilì l’insegnamento del-la lingua italiana nelle scuole della Dalmazia montenegrina;

de il Master con la tesi “Nolo nel trasporto marittimo” e, nel 1992, consegue il Dottorato di Ricerca in Scienze giuridiche. Nel 1979 comincia a lavora-re nella Facoltà Marittima di Cattaro, divenendo nel 2004 Professore ordinario e, per due anni, Preside della Facoltà. Diviene dalla sua costituzione, Professore nella Facoltà per il Turismo e l’Industria alber-ghiera di Cattaro. In pensione, continua ad impegnarsi in am-bito universitario. Dalla fonda-zione, nel 1999, è Presidente della Società degli Amici della città di Perasto. E’ membro del Consiglio per la Cultura del Comune di Cattaro e del locale Comitato Direttivo del Museo Marittimo del Montenegro. E’ consulente del Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato. Nel dicembre 2003, dopo es-serne stata fra i maggiori pro-motori, è fra i soci fondatori della Comunità degli Italiani di Montenegro, con sede a Cat-taro che è costituita essenzial-mente dalla minoranza autoc-tona della Dalmazia montene-grina. Fin dal principio diviene membro della Presidenza e, dal 2006, Vicepresidente della Comunità, dando alla stessa un apporto fondamentale. Nel 2012 ne diviene Presidente.

Paolo Perugini

la moglie del general È mancata ai primi di settem-bre a Trieste irma Becker ved. Damiani di Vergada, zaratina sempre legatissima al ricordo della Zara che fu. Era la secon-da delle quattro sorelle Becker (Ines, già sposa di Francesco Vigiak), Iolanda e Liliana, fi-glie del comandante lussinia-no Giovanni Becker e di Zori Marcovich, famiglia che vive-va a Ceraria, nella casa in cui stavano anche i Puccinelli, i Brcic, i Bacchich ed i Bitner. Quella casa sulla riva all’in-gresso della Val di Bora, con la barchetta di famiglia ormeg-giata di fronte al portone, e le buone famiglie che l’abitavano era un’altro ricordo indelebile di cui parlava sempre quando diceva “mi son zaratina, stavo

ni e di amici triestini, nonché molti esuli istriani e fiumani che hanno voluto dare un ul-timo saluto ad una donna che aveva fatto del patriottismo e dello spirito dalmatico la sua principale ragione di vita. Nella cappella cimiteriale nel-la la messa officiata da mons. Pietro Zovatto Decano della Cappella civica della Beata Vergine del Rosario l’offician-te ha ricordato la spiritualità di Ada ed il suo attaccamento al marito Marcello Gabrielli e le opere di bene cui si era dedicata con passione ed al-truismo. Toccante il saluto del Presidente dei Dalmati italiani di Trieste, Renzo de’Vidovich che rivolgendosi alla salma ha detto “non era soltanto una colonna delle nostre attività e delle nostre associazioni, ma una roccia sulla quale tutti noi potevamo appoggiarci nei mo-menti difficili e quando ogni cosa sembrava giunta alla fine. A lei dobbiamo se abbiamo raccolto molti giovani dediti alla Causa della Dalmazia ed a tramandare lo spirito italiano della nostra terra che ha pro-fondamente amato”. Era nata a Zara il 22 agosto del 1922 in un’antica famiglia zaratina. Trascorse l’infanzia e la prima giovinezza a Zara dove compì i primi studi. Atti-vissima fin dall’infanzia, pra-ticò varie attività sportive ed

Maria fu preziosa collaboratri-ce nel segnalare le carenze de-gli insegnanti che non avevano alcun contatto con l’Italia da molti decenni ed insegnavano una lingua italiana molto da-tata e poco aggiornata. Dopo la costituzione della Comunità italiana del Montenegro tenne stretti contatti con i dalmati di Trieste e fu tra gli organizzatori della presenza della Marinarez-za di Cattaro alla cerimonia di consegna dell’anello d’oro alla città di Cattaro, tenutasi a Ve-nezia in occasione dello Spo-salizio della Serenissima con il mare, il giorno della Sensa del 2005. L’ultima volta che l’ab-biamo vista a Trieste è stato in occasione delle manifestazioni venete a Muggia con la Banda dell’Ongia e della Banda Civi-ca di Cattaro. In quell’occasio-ne l’abbiamo fotografata. Nasce a Pola nel 1949 e nel 1973 si laurea in Giurispruden-za all’Università di Spalato, dove conclude gli studi post-laurea in Diritto Marittimo. Alla Facoltà di Giurisprudenza di Podgorica, nel 1981 conclu-

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pag. 15giugno 2014IL DALMATA

a Zeraria”. Sposata nell’ago-sto del ‘43 con Piero Damiani di Vergada, ufficiale combat-tente nell’entroterra di Zara e nella Lika, riparò dai bom-bardamenti e dalle disgrazie della guerra prima a Trieste, poi nel Bellunese e nel Veneto, lasciando a Zara ogni cosa ma-teriale. Madre di Ivo, Franco e Toni, ha affrontato, come tanti zaratini, un monte di problemi e di difficoltà ricominciando, con l’amato Piero, da zero, ma sempre con caparbietà, con serenità e con quella dolcezza che gli era propria e che sarà difficile dimenticare.

el fio Franco

el romanettoMio padre è stato un uomo dalla vita avventurosa ma con i piedi per terra. A Zara era conosciuto come un facolto-so commerciante il quale, con onestà e capacità era riuscito a costruirsi una piccola fortu-na. Però, io ricordo che a casa

leggeva I Miserabili di Victor Hugo e ogni tanto, in partico-lari occasioni, citava versi di Pascoli o di Dante.Questo mio padre pratico e in-sieme idealista mise al mondo un bel numero di figli asse-gnando a ciascuno di essi un nome che iniziava con la lette-ra R seguita dalle cinque voca-li. Così di volta in volta diede a un figlio il nome di RIccar-do, a un altro REmigio a un altro ROmano, al sottoscritto RAffaele. E quando arrivò in famiglia una femmina, doven-do completare la serie delle cinque vocali, chiamò la figlia RUbina. E questo per la cronaca è l’aneddoto curioso.romano Cecconi, come si vede da questa storia, era mio fratello maggiore. Nato a Zara il 12 febbraio 1927 era più vec-chio di me di alcuni anni. Ed è morto a Vienna il 1° aprile 2014.Pur essendo diversi ci voleva-mo molto bene e avevamo la-vorato insieme, a Venezia, per lungo tempo. Poi lui si sposò con Traude Giarolli, si trasferì, e aprì con la moglie un nego-zio di specialità artistiche nel cuore di Vienna: un negozio realizzato non senza sacrifici e attualmente gestito dal figlio Andrea. So che mio fratello Romano non nominava molto Zara. An-che se posso dire con certezza che la pensava spesso per aver vissuto da giovane, nella sua città natale, le sue ore più dolo-rose e più tragiche. Va ancora detto che Romano amava suo-nare il pianoforte e quand’era in compagnia gli piaceva scherzare. I conoscenti e gli amici lo chiamavano con il diminutivo Romanetto. Quan-do li incontravo ai Raduni dei dalmati mi chiedevano spesso: “Cosa fa el tuo fradelo? Cosa xe del Romanetto?”Ma ora anche Romanetto non c’è più e resta un caro ricordo.

raffaele Cecconi

una centenaria ci lasciaIl giorno 2 febbraio 2014 la si-gnora maria Capurso Zovato ha festeggiato il secolo di vita.

È nata a Orebić (Sabbioncello) trasferendosi a Zara negli anni ’20. In buona salute ha parteci-pato ad una allegra cerimonia circondata dai figli e dai nipo-ti. Alcuni membri del comita-to giuliano dalmata di Verona le hanno portato gli auguri e i complimenti per l’importante traguardo raggiunto.Purtroppo, qualche settimana dopo, il 5 marzo u.s. la Maria ci ha lasciati. Sulla bara c’era solo la bandiera dalmata.

alfredo Polessi

maestra zaratina Io, Bruna de’Denaro, me ne sono andata da qui il 28 di otto-bre del 2012, era di domenica,

Una minaccia. Notti di bombe e fiamme.Si vive alla giornata, senza avere più il tempo di rimpian-gere quello che si è perso.Ero soltanto una ragazzina e a malapena capivo cosa stesse succedendo.Qualcuno per le strade urlava: ‘sono solo un branco di vi-gliacchi!’Cosa dovrà ancora succedere sulla terra, e sul mare, pensai, il mio mare, quello di Zara: per me era bagni, sole, Calle Lar-ga, dove incontravo gli amici.Ma quell’odore di morte tra le macerie…Infine uomini validi, con una giacca di lana cotta appoggiata alle spalle, vecchi, bambini e donne. Tutti ad aspettare sulla banchina una nave di qualche compagnia che ci imbarcasse. Più lontano sarà e meglio sarà mi dissi. E che male da cani mi sono fatta solo a pensarle que-ste parole.Arrivò una nave, talmente vec-chia da non aver più nessun nome che si potesse leggere tra le sue lamiere, così vecchia da indurre tutti allo spavento ma arrivammo ad Ancona, scam-pati a un mattatoio internazio-nale in preda alla follia. Arrivai poi in Veneto, troppo lontano dal mio mare e dove mi fermai a fare la maestra per una quarantina d’anni.Finita la guerra, dopo la scuo-la e con la stessa bici di prima, andavo per le case dei contadi-ni o chicchessia a recuperare qualche bambino che non veni-va a lezione da un po’ di giorni, cercavo di capirne il perché e tornavo a casa con una gallina col collo tirato, penzoloni tra il manubrio e i raggi della ruota, o un salame mal conservato.Ai miei figli, ai miei nipoti e a chi mi ha voluto bene, voglio dire che farò di questa mia ora incerta un’ora squisita, la soffe-renza rinuncerà a tormentarmi, la pace ricoprirà tutto e anche sotto il crepuscolo risplende-rà una luce. Addio dalla vostra mamma, dalla vostra nonna, da un’amica.

giovanni Crespi,per mia mamma

Bruna de’Denaro

alle cinque della sera, a las cin-co de la tarde, come avrebbe detto Garcia Lorca in una sua famosa poesia.Ma solo perché avevo un muc-chio di cose da fare da un’altra parte. Ci vedremo più avanti, dove lo spazio e il tempo non contano. Vi voglio raccontare in due pa-role che cosa mi è toccato una settantina d’anni fa, fatevene voi un’idea…- Venne la guerra.Infuriava su Zara, la mia città.

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pag. 16 giugno 2014 IL DALMATA

ACCERBONI MARIANNA, Trieste, € 15AGGIO CARLO, Isaacs ACT, Austra-lia, cari amici, un mio contributo de pochi schei per Il Dalmata, grazie!, $ 100 (€ 67,86)AGOSTINI SERGIO, Udine, in me-moria dei miei genitori Ubaldo Ago-stini ed Emilia Veceralo, € 20ALACEVICH ANTONIO, Torino, contributo 2014, € 30ANGI OBLACH PIERO, Padova, in ricordo di tutti i dalmati scomparsi fra i flutti di tutti i mari, € 80ANVGD Comitato provinciale di Ve-nezia, Venezia, contributo anno 2014, € 20BAGOZZI CATERINA, Giugliano (NA), offerta in memoria di mia zia Bianca Ivanissevich, € 30BARCELLESI PIERO, Codogno, contributo 2014, € 30BELLANTONI BIANCA, Novi Ligu-re, in memoria dei miei defunti, € 25BELTRAME PIERGIULIANO, Vero-na, rinnovo contributo, € 30BENASSI MASSIMO, LEONI LAU-RA, Novara, da Stefani Anita in me-moria di Licia Dilena deceduta 8 mar-zo 2014 a Gorizia, € 50BENEDETTI PAOLA, Novara, con-tributo annuale 2014 – in memoria di Benedetti Sebastiano fiero zaratino, classe 1916, € 30BENZONI STELIA, Udine, contribu-to 2014, € 20BERCICH FERRUCCIO, Fermo, in ricordo di mio padre Mario Bercich e mia madre Maria Matkovic, € 20BERENGAN BARBARA, Coneglia-no, contributo volontario, € 20BITTNER CARMEN, Venezia Me-stre, contributo, € 30BLAZICH ORNELLA, Milano, in ri-cordo dei miei indimenticabili genitori Rina Mazija e Janko Blasich, la figlia Ornella, € 30BRACCO BONICH FIDES VERA, Genova, pro stampa, € 10BRUNOZZI MARICI, Casalecchio (BO), in ricordo del caro zio Aldo Fla-voni, fratello della mia mamma Ornel-la Flavoni Storich, € 20BUGATTO MARSICH GIUSEPPE e RITA, Udine, contributo 2014, € 20BUSSANI DARIA, Galliate, contri-buto 2014, € 10CALMETTA MADERA e RACAMA-TO ERIKA, Grottammare, a Leo con affetto e riconoscenza Madera e Erika, € 30CAPURSO CECCHERINI IDA, Pa-dova, in ricordo dei carissimi amici Ottavio Missoni e Ulisse Donati, € 50CARSTULOVICH GIAN DOMENI-CO, Milano, contributo, € 10CARUZ LEONARDO, Monza, a ri-cordo dei genitori Federico e Violetta, Leonardo, Gaetana e Tomislav Caruz, € 30CAVALLARIN CALEB MALENA, Venezia, grazie per Il Dalmata, € 20CAVALLARIN LEO, Venezia Lido, contributo 2014, € 20CECE ROBERTO, Genova, in memo-ria di mio papà Liubimiro Cece, € 30

CHIRICHELLI ALDO, Milano, in memoria dei genitori Francesco e Ca-terina e dei fratelli Michele, Mario, Carmela, Luigi e Rosa, € 40COSTA SILVIA, Trento, contributo, € 15COVACEV ALDO, Mestre, contribu-to, € 15CURKOVIC ANTONIO, Bologna, contributo in memoria di parenti se-polti nei cimiteri di Bologna e Zara, € 25DE MICHIEL LOREDANA, Mestre (VE), in ricordo dei defunti Soglian, € 25de ZOTTI DIANA, Trieste, contributo a Il Dalmata, € 30de’BENVENUTI ANNA MARIA, Milano, contributo, € 50de’BENVENUTI GIULITTA Sassari, € 10de’POLO CLAUDIO conte di Curzo-la, per Il Dalmata libero come tut-ti noi lo siamo sempre stati, € 500de’ROSSIGNOLI LAURA, Udine, offerta, € 30de’SCHONFELD LUDOVICA, Son-drio, contributo anno 2014, € 20de’VIDOVICH VINCENZO, Rapallo, contributo a Il Dalmata, € 20DELL’OLIO NENELLA, Bergamo, per Il Dalmata in ricordo dei defunti Dell’Olio, € 50DEPICOLZUANE ANTONIO, Mon-za, € 20DETONI VALERIA, Mestre (VE), contributo, € 20DI MATTEO ANDREA, Pescara, Il Dalmata, € 15DI PRAMPERO PIETRO ENRICO, Udine, contributo 2014, € 30DIONIS ERMINIA, Trieste, contribu-to, € 10DOMENIGHINI STEFANO, Crema, a Il Dalmata, € 20DRIZZI VITTORIO, Siena, contribu-to, € 50DUIELLA ANNA, Riva del Garda, € 10DUNATOV DARIO, Mestre (VE), € 20FABULICH NORA, Varese, per Il Dalmata, € 30FALSETTI ZINK ANTONIO, Roma, contributo 2014, € 30FASCETTI BORTOLUSSI LUCIA-NA, Milano, in memoria dei genitori e Nipote Claudio, Etta e Beppi Fascetti, € 15FIORE DARIO, Roma, contributo, € 20FIORENTIN GRAZIELLA, Padova, anno 2014, € 30FRANCOVICH SILVIO, Torino, per tutti i defunti, € 20GALIOPPI GIOVANNI, Mantova, pro…. come sopra (sopra c’è scritto Il Dalmata e il nostro pigrissimo amico ha cacciato i soldi, ma non ha voluto fare altri sforzi. Insomma, un vero dal-mata! n.d.r.), € 50GALVANI FULVIO, Trieste, contri-buto 2014, € 50GALVANI FULVIO, Trieste, contri-buto 2014, € 50

GASPAR ANITA, Venezia Mestre, Gaspar Anita, Silvio, Marisa in ricordo del nostro caro Giorgio, € 30GHERDOVICH MILIN IRMA, Fi-renze, contributo 2014 a Il Dalmata, € 20GIADRIEVICH FRANCO, Trieste, € 10GIORGI CAMILLO, Caserta (CE), € 30GIORGOLO GIANFRANCO, Roma, € 30 GROSSI LUIGI, Pordenone, in ricor-do del carissimo amico Ulisse Donati, € 20HAGENDORFER IRIA, Gradisca d’Isonzo (GO), € 20IARABEK ELIO, Belluno, € 30 JELENICH MARIA AURA, Genova, per Il Dalmata 2014 e in memoria dei miei zaratini Jelenich defunti, € 20KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20 (secondo versamento)KERSOVANI SERGIO, Trieste, in memoria della mia cara anna che ripo-sa a Trieste con Fabio e della mia cara mamma che riposa a Goriza, € 25KERSOVANI SERGIO, Trieste, in memoria della mia cara moglie Anna Stipcevich nata a Zara e della mia cara mamma, € 20KLARICH LIDIA, Roma, per i nostri defunti, € 10LIPARI PINA, Pisa, € 20LOLLIS ROBERTO, Gorizia, contri-buto anno 2014, € 30LORENZINI FERNANDA, Brescia, contributo a Il Dalmata in memoria di papà Nando, mamma Emma e Lucia-no, € 30LORINI GIORGIO e RITA, Verona, € 30LUCIANI LUCIANO, Roma, offerta in memoria dei genitori Grazia e Ni-colò, € 50MAINO MARIO, Rovereto, contribu-to rivista 2014, € 20MANISCALCO LUIGI, Varese, con-tributo 2014 in ricordo degli zii Tonci e Maria Garcovich, € 15MARSAN ANNA, Genova, ricordia-mo sempre le nostre origini grazie a voi! Famiglia Marsan, € 10MARSANO ROMANO, Milano, in ricordo dei miei cari, € 20MARSICH PAOLA, Livorno, contri-buto anno 2014, € 20MARTINOLI CATERINA, Trieste, contributo spese, € 30MARUSSICH DESPOTI, Palermo, contributo 2014, € 20MASTROPIETRO LIDIA, Ranica (BG), contributo annuale, € 20MATESSICH DIADORA, Novara, contributo per Il Dalmata, € 30MEAK RAIMONDO, Torino, € 10MESTROV LUCIANA, Aosta, contri-buto, € 20MILIA NERINA, Cagliari, ringrazian-do per Il Dalmata, € 10MIONI RINO, Reduci Btg. Zara, Pa-dova, € 25

MISSIAIA SILVANO, Trieste, contri-buto 2014, € 25MORONI LUISA, Milano, € 20NARDINI cav. uff. LUIGI, Trieste, in memoria della madre Nydia Pellegrini ved. Nardini, € 20NEKICH HELGA, Lethbridge AB, Canada, contributo al nostro giornale da Canada, $ 50 (€ 32,78)NIZZOLI VITALIANO, Reggio Emi-lia, rinnovo contributo 2014, € 30OBERTI DI VALNERA ROBERTO, Milano, contributo 2014, € 40OBERTI DI VALNERA SILVIA, Vo-ghera, contributo, € 50PACINOTTI ANNA MARIA, Fi-renze, con dolore vi comunico che il 25/01/2014 mio fratello Lino ci ha preceduto nella vita eterna, € 50PALADINI ELENA, Udine, € 20PANELLA RAFFAELLA, Assisi (PG), contributo 2014, € 15PATINI ANTONIO, Genova, in me-moria della moglie Musap Marisa e dei suoceri Simeone e Giuseppina, € 25PAVCOVICH MENIA IRENE, Bolza-no, € 10PAVLIDIS MASSA EVANGELIA, Gorizia, € 50PERASTI MAUKA, Brembate Sopra, contributo, € 50PEROVICH RINALDO, Novara, con-tributo, € 30PETANI MARIA, San Giuliano T.Me (PI), in ricordo di mio marito Tonci Bailo, € 25PETCOVICH ZANATTA ROSARIA, Cremona, rinnovo Dalmata, € 15PIANTANIDA ADELVIA, Bedizzole (BS), in memoria della mamma Anna sepolta nella nostra bella Zara, € 30PIAZZESE CARMELO, Pozzallo (RG), € 7,80PISTAN NERINA, Trieste, pro gior-nale, € 20PITAMITZ HONORÉ, Varese, a ri-cordo del caro amico Giovanni Batta-ra, € 20PITAMITZ HONORÉ, Varese, Cristi-na Schuh da Buenos Aires, ricordando i propri defunti, € 14PIUTTI ANOTNIO, Brindisi, contri-buto anno 2014 a Il Dalmata, € 20PIUTTI ANTONIO, Brindisi, contri-buto anno 2014 al giornale Il Dalmata, € 20 (secondo versamento)POLITEO DALMATO, Selvazzano Dentro (PD), contributo, € 100PONI PICONI LICIA, Milano, contri-buto, € 10PONTELLI MORO SONIA, Venezia, € 20PUCINELLI POLI GABRIELLA, Vestone (BS), in ricordo di Nino, € 50

Pubblicheremo nel prossimo nume-ro i contributi dei lettori i cui nomi iniziano con le lettere Pu, Q r, S, T, U, V, Z che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto omettere. Ce ne scusiamo vivamente con gli interes-sati e con i lettori.

Perché “il Dalmata libero”Viva senza condizionamenti