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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 1 2011 L’esistenza: vocazione radicale, senso della vita Sabino Palumbieri pag. 4 Anno Europeo del Volontariato Antonietta Grasso pag. 14 La vita è vocazione Lello Nicastro pag. 20 1TR-2011(1-28) 30-03-2011 11:42 Pagina 1

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto

N. 1 • 2011

L’esistenza: vocazione radicale, senso della vitaSabino Palumbieri pag. 4

Anno Europeo del VolontariatoAntonietta Grasso pag. 14

La vitaè vocazioneLello Nicastro pag. 20

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sommario

N. 1 • 2011

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale di Roma n. 579 del 28/12/2001■ Direttore responsabile: Massimo Tarantino - [email protected] ■ Segreteria di redazione: Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected] ■ Collaboratori fissi: Sabino Palumbieri, Agostino Aversa, Cesira Ambrosio,

Luis Rosón Galache, Virginia Gallotta, Antonietta Grasso, Anna Massa, Arturo Sartori, Lello Nicastro, Daniela e Ugo Cepparuolo

■ Segreteria amministrativa: Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

■ Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblicazione,

pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti.Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] - tel. 06.7827819 - 067848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma - Finito di stampare: aprile 2011

Testimoni del RisortoE-mail:[email protected]

Volontari per il Mondo - OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 081 8711297fax 081 3944177E-mail: [email protected]

La finestra del Coordinatore

Carissiminon posso non commentareinsieme a voi, da questa fine-stra, la lettera di don Sabino,nostro fondatore e padre spi-rituale, circa l’avvenuta no-mina di don Luis Rosón a

guida spirituale del Movimento.Ho avuto modo di constatare nell’ultimo an-no il vivo desiderio di don Sabino di dare seguito all’animazione del TR attraverso unaguida spirituale che, in unità d’intenti con luied in continuità con la conduzione dei primi25 anni di vita, potesse dare al Movimentoprospettive di futuro all’interno della Fami-glia di don Bosco, di cui è il ventesimo grup-po. È per questo che è grande il nostro “gra-zie” al Rettor Maggiore, don Pascual ChávezVillanueva, e al suo Vicario, don Adriano Bre-golin, per il dono di don Luis fatto al TR, altermine delle Giornate di spiritualità 2011,ricca esperienza di formazione e comunione,sul tema della vocazione.Non ci sfugge il particolare privilegio riser-vato all’interno della Famiglia salesiana al nostro Movimento con l’incarico a don Luis,un salesiano preparato, un formatore esigen-te, un vero uomo di Dio. Rinunciando ad af-fidargli altri incarichi, anche più prestigiosi, il nono successore di don Bosco ha volu-to scommettere sulla affidabilità del nostrogruppo all’interno della Famiglia salesiana; e accettando questo incarico, don Luis ha dimostrato di volere bene al Movimento, in modo particolare ai giovani di cui è, ormaida anni, maestro, animatore, amico.Come si legge nella lettera che ha ricevuto, adon Luis viene affidato non solo il “compito di animazione ed accompagnamento pastorale del TR ma anche quello di garante della fedeltà del gruppo alla spiritualità salesiana”, della qua-le è certamente un aspetto anche la spiritua-lità pasquale, di cui tutti ci sforziamo di esse-re testimoni credibili.Per noi l’impegno a sostenere don Luis inquesto difficile ma esaltante compito, senten-dolo, al centro della “famiglia di famiglie”che è il TR, riferimento continuo e sicuro perciascuno di noi.A don Sabino, che al TR ha dato vita ed hadonato la vita, il nostro affettuoso ringrazia-mento per quanto ha fatto e continuerà a fareper annunciare al mondo che “Cristo è vera-mente risorto”.Con l’affetto di sempre

2 La finestra del Coordinatore

3 È risorto! È pasqua ogni giornoLuis Rosón Galache

4 L’esistenza: vocazioneradicale, senso della vitaSabino Palumbieri

6 Famiglia, il risvegliodella vocazioneLuis Rosón Galache

8 La dittatura del relativismoArturo Sartori

10 “…la spiritualità pasqualeè possibile nell’ordinario”Intervista - testimonianza

12 Vocazione alla vitaSandro e Denise Mazzini

13 AFRICA: Primato di natalitàPaolo Cicchitto

14 Anno Europeo del VolontariatoAntonietta Grasso

16 La vita: una chiamatache attende risposteLino De Angelis

17 Via Lucis, unaluce per i sofferentiVirginia Gallotta

sommario18 Accompagnare Gesù

nel quotidianoRosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi

19 La testimonianza:vocazione alla vitaLuciana Ciannamea

20 La vita è vocazioneLello Nicastro

21 Invito alla VitaTitta Boccia e Maria Teresa Nicastro

22 Il nuovo look del sito TRSilvana Mora e Maurizio Parotto

24 Il nuovo cenacolo di Torino 2:una “vocazionenella vocazione”Silvana Unali e Simona Ramundo

25 Notizie dai cenacoli:Cenacolo di NolaCenacolo di Bari

26 Notizie dai cenacoli:I Dieci Comandamentiper i nostri bambiniSabrina Subacchi

27 Punto di incontro:piccoli e grandi insieme

In copertina:Le infinite strade che si presentano a chi è chiamato alla vita (nell’immagine:l’intrico delle sopraelevate di Los Angeles; dal sito “Meraviglie della Natura”)

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“Pace a voi!”. Ecco l’augurio cherisuona nella bocca del Signore

Risorto la sera di Pasqua, quandos’incontrò per prima volta con i di-scepoli riuniti e atterriti nel cena-colo.“Pace a ognuno di voi” è anche ilmio augurio, lo stesso augurio che daventisette anni ripete il nostro fon-datore e guida spirituale Don Sabi-no, e con lui il Movimento “Testi-moni del Risorto”.Paolo ad Atene, nell’Areopago, parlòdi un morto risuscitato. Quando sen-tirono parlare di risurrezione, alcunilo derisero, altri dissero: “Ti sentire-mo un’altra volta” (At 17,32). E lo ab-bandonarono quasi tutti. Ma Paolocontinuerà ad insistere: “Cristo èdavvero risorto dai morti, primizia dicoloro che sono morti” (1 Cor 15,20).Da allora una fonte di energia divi-na attraversa l’umanità. MonsignorOscar A. Romero, martire a San

Salvador nel 1980, diceva con fer-mezza: “Come cristiano non sepa-ro la morte dalla risurrezione. Semi uccidono, io risorgerò nel miopopolo”.Nel nostro quotidiano, la chiamatadel Cristo Risorto alla vita ognigiorno, ci trova più impressionati dalmale che dal bene e siamo per questopiù portati al pessimismo che allasperanza. Pertanto, ogni giorno dob-biamo chiedere come Michel Quoist:“Perdonami, Signore, non credoabbastanza alla primavera del-la vita perché troppo spesso misembra un lungo inverno, chenon finisce mai di rimpiangere lasue foglie morte, i suoi fiori scom-parsi (…). È pasqua ogni giorno,mille, diecimila pasque; ma nonsono abbastanza capace, o Signo-re, di guardarmi intorno, per ve-dere i fiori della primavera piùche le foglie morte”.

È risorto! È pasqua ogni giornodi Luis Rosón Galache

Editoriale 3

Il colle Esquilino è il punto più alto della Roma imperiale:la statua dorata del Sacro Cuore, posta sul campaniledella Basilica, è il punto più alto dell’Esquilino.Su questa vetta arrivò Don Bosco, poco più di cento annifa, dopo vent’anni di peregrinazioni, per fondare la suaprima opera nel cuore del mondo cattolico.

PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTOLetta dal coordinatore generale Lello Nicastro a nome di tutto il TR

Ti ringraziamo, Signore, per il dono della vocazionedi don Sabino,per il suo “SI” a Don Bosco e ai giovani,per la sua fecondità di sacerdote e maestro,per la sua fedeltà alla Chiesa e alla Famiglia salesiana.Ti ringraziamo, Signore risorto, per la sua docilità alla voce dello Spirito nel perseguire il sogno di lasciare un “segno”:un gruppo di “testimoni dell’amore”,diffusori della spiritualità gioiosa della Pasqua.Dacci, o Signore, di essere anche noi fedeli alla nostra vocazione:la vocazione al mistero della vita, all’unità della famiglia,all’impegno nell’educazione e nell’evangelizzazione.Resta con noi Signore, perché come don Sabino, nostro fratello e guida, sull’esempio di Don Bosco e di Maria,aiuto dei cristiani, possiamo ogni giorno ritornare a te e servirti nei nostri fratelli. Amen.

La celebrazione prossima della Pas-qua, quella annuale, ma anche quel-la settimanale, e giornaliera (ognigiorno ha la sua morte e anche la suarisurrezione), ci dia la forza e la gioiadella fede: una fede più gioiosa, piùconvinta, più appassionata e piùmissionaria.

11 febbraio 2011:50 anni di vita consacrata di don Sabino PalumbieriL’anniversario celebrato nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, la stessa in cui ha celebratoSan Giovanni Bosco prima di morire.

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Viviamo in un mondo in cui c’è una forte ten-denza a considerare la vita umana sostituibile, e

commutabile. Si può eliminare. Di qui la legitti-mazione all’aborto, all’eutanasia, alla indifferenzanei confronti di tanti colleghi in umanità scippatidella loro dignità o anche manipolati da una mas-smediologia, azionata da centri di potere politico,economico, finanziario. Si registra un abbassa-mento di tono di valori. Non è in gioco un valore,ma il valore dei valori. E dunque il valore uomo,con la sua irriducibile eticità che si deve parame-trare a valori eterni. Altrimenti si arriva a sentirevergogna di certe appartenenze a società così ras-segnate, tolleranti e permissive.È la reificazione dell’uomo. È l’insignificanza del-l’uomo. È ridotto a puro segmento del tempo. È,come nota Sartre, di per sé un aspirante all’Asso-luto, ma secondo lui inesistente. E perciò l’uomo èuna mera «passione inutile». Prima aveva detto«è assurdo che siamo nati. È assurdo che moria-mo». Con questo autore si coglie nettamente ilpassaggio della storia del pensiero moderno: dalsolo-uomo all’uomo-solo e quindi all’uomo-vuoto, al-l’uomo-niente. Così si approda al nihilismo, la ne-gazione del senso di ogni senso. Che significa, piùsemplicemente, non ci sono più verità stabili e

universali. Ci sono soltanto frammenti di valori epiccole verità che sono quelle che mi interessano e soddisfano i miei bisogni in questo momento. E tutto così resta compresso sull’immediato, sul-l’istante. Il consumismo riempie questo vuoto. E si vive di materialismo pratico indotto dal si-stema, teso a collocare i suoi prodotti e a trattare l’uomo come puro prodotto.Acutamente Sartre osserva, prima di approdare alnihilismo, di sentirsi “un di troppo” nell’esisten-za. Perché l’esistenza abbia un senso – egli rimarca– bisogna poter trovare una giustificazione, che è quella di essere chiamati ad essa. L’essere “par hasard” di J. Monod dichiara l’ingiustificabilità. E V. Frankl incalza: se non si è giustificati non sipuò avere un senso. E invece l’uomo è un affama-to di senso. Non è una patologia bensì un bisognocostitutivo. Pertanto non pensarci o reprimerloproduce nel profondo una “frustrazione esistenzia-le”, causa di disagi nella vita a livello anche incon-scio. L’uomo di oggi rischia di soffrire, ancoraFrankl «un abissale senso di insignificanza inti-mamente connesso al senso di vuoto interiore. Ec-co perché parlo di un vuoto esistenziale». Un fattoindubitabile è che io esista. Se esisto io in quantouno, unico, irripetibile, non è certamente perché

Siamo figli di un progetto. Dio ci ha chiamati per nome: E ad ogni vocazione segue una missionefra gli altri. Per annunciare a chiunque tu incontri che Dio lo ama

L’ESISTENZA:VOCAZIONE RADICALE, SENSO DELLA VITA

di Sabino Palumbieri

Vocazione4

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i miei genitori mi hanno desiderato. Tutt’al più desideravano avere un figlio. Ma, nella mia origi-nalità di essere, io ero un inconoscibile.Di qui una delle due: il caso o un progetto? Laroulette o la chiamata?Il caso originario priva di senso tutti i sensi parti-colari della vita.Il progetto? Di chi? Non può essere di altri che diChi trascende tutti gli anelli della catena che han-no portato fino a me ed è così potente da farmi fa-re il balzo dal non-essere del mio essere al suoproprio essere. Mi ha fatto ex-sistere cioè usciredalla situazione assolutamente statica del mioniente.Indro Montanelli dichiarava: «Io non mi conside-ro affatto ateo e non capisco come si possa esserlo.La nostra vita, il mondo, il creato, l’esistente devo-no pur avere un perché che la mia sola ragionenon riesce a spiegarmi. Ed è là dove la mente e laragione finiscono – e finiscono purtroppo presto –che comincia il grande mistero di Dio…».La scienza, la tecnica fanno enormi progressi e ciinformano sul come è fatto l’universo nel macro enel micro, ma non portano l’io profondo a cono-scere il vero perché della vita: perché io esisto? Do-ve devo ultimamente andare e per dove arrivare?Chi reprime questi ineluttabili interrogativi rischiadi essere nella vita uno zombi, che non vive ma silascia vivere nel profondo di sé.Il mistero di Dio è alla base, dunque, della mia esistenza. Dio trascendente ed eterno che mi hapensato dall’eterno, mi ha realizzato nel tempo,mi introdurrà nella sua durata che è l’eternità.Essere chiamati significa essere stimati, essere ama-ti da sempre. Non cogito ergo sum, ma diligo ergosum dice Mounier. La certezza del mio essere non

è per il fatto che penso, ma per il fatto che amo.Anzi diligor ergo sum. Sono amato, dunque mi sento essere.Ecco qui viene in soccorso la bella notizia: il vange-lo dell’esistenza, quando annuncia «Dio ci ha scel-ti in Lui (Cristo) prima della creazione del mondoperché fossimo santi e capaci di amare senza macchia davanti a Lui» (Ef 1,4).Scelti, perché amati, e dunque chiamati. Ecco lamia esistenza è un dono. La mia vita è una vo-cazione.Questa è la bella notizia che riguarda ciascuno dinoi. Io non sono figlio di una roulette ma di unprogetto. Dio mi ha chiamato per nome. Ha scom-messo su di me, nonostante la mia povertà di es-sere. E ciò mi ha scavato dentro una fame di Asso-luto. Che è approdante.L’insaziabile cuore dell’uomo cerca l’inesauribileFonte dell’Amore. E ad ogni vocazione segue unamissione. Tutta la vita è una missione fra gli altri. Afare che cosa? Per annunciare a chiunque tu incon-tri che Dio lo ama. Specialmente all’uomo fragile,stanco, dubbioso, affannato nell’effimero, interior-mente col rischio del vuoto esistenziale. E perciò lavita è bella. È dono Suo. È chiamata Sua. Non soloquella eterna ma quella di ogni istante. Perché lesfide di ogni momento si moltiplicano. E occorrerispondere come chi sa che la vita è un dono.Ed è appunto vivere così che – in qualunque si-tuazione e condizione – dà vigore e gioia. E ci rende testimoni credibili, magari contro corrente,ma vivi e artefici di un pezzo di storia meno ba-nale e più umana. E perciò più degna della chia-mata all’Amore.

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Ogni essere umano è nato percompiersi, per arrivare a es-

ser unico e irripetibile. Ed è nella famiglia che si preparaquesto essere della persona, findal momento del suo conce-pimento, è già nei sogni dellacoppia sui figli che si mettono

le basi di questa persona.La missione della famiglia è far sì che tutte le per-sone che la compongono si realizzino. Nella cop-pia che si forma, c’è già, o dovrebbe esserci, l’ideadi aiutarsi l’un l’altro per arrivare ad essere il meglio possibile.Tutti veniamo al mondo con qualcosa di nuovo,con una sorpresa da scoprire, una promessa, unregalo. Ognuno di noi porta la traccia di Dio dentro di sé. Dopo… è responsabilità personale,familiare e della comunità fare tutto il possibileperché ognuno arrivi ad essere ciò che è chiamatoad essere.Diceva Martín Descalzo che ci sono famiglie chespingono a essere, altre che frenano e altre che so-stengono. Certo la famiglia ha una bella capacitàdi sostenere tutti i suoi membri nel compiere la loro vocazione, nello sviluppare tutti i loro doni,nello spingere tutti a essere e a svilupparsi inte-gralmente.

Un figlio, un progetto, una gioia

Quando una coppia si scopre incinta si riempie,abitualmente, di gioia e di progetti verso quelnuovo figlio. Oggi, anche se non si dice più che“ogni figlio porta un pane sotto il braccio”, ma sivive l’attesa di un figlio come quella di una fontedi necessità e di problemi, che comporterà tantespese, l’arrivo di un bambino è ugualmente mo-tivo di gioia e felicità per la maggioranza delle famiglie.Il bambino, in questa nostra società, viene som-merso di migliaia di cose materiali, ancora primadella sua nascita, ma il desiderio dei genitori èdargli il meglio, che non sempre coincide conquello che più converrebbe al suo sviluppo. Sulbambino “supercurato”, a volte anche troppo, siprogettano grandi sogni…Bisogna fare attenzione a non fare dei figli ciò chei genitori vogliono, ma a lasciarli essere loro stessi,a lasciare che si realizzino, con le loro personalità e potenzialità uniche e irripetibili.Ogni essere umano possiede nella sua personalitàdei doni, che sono come i talenti della parabolache raccontava Gesù. Ciò che deve fare lungo lasua vita è moltiplicarli. Bisogna accompagnare illoro sviluppo pazientemente, potando quello checresce in maniera inadeguata, curare le ferite e

confortare nei brutti momenti, dare“vitamine” per la crescita offrendo un appoggio e fede in loro, e “innaf-fiarli” con molta tenerezza e amore,rabbonirli con il sorriso e la confiden-za e, soprattutto, con la presenza di Dio, che è colui che più dà forza auna persona.Dio, che è colui che più sa di noi, an-cora prima che i nostri padri ci sogni-no, che conosce ogni cellula dei nostriorganismi, ogni parola che diciamo etacciamo, che ha per ognuno di noiun sogno di felicità. Lui vuole pertutti la grande vita, la vita in abbon-danza e non cessa di spingerci versodi essa.

Tutti veniamo al mondo con qualcosa di nuovo, con una sorpresa da scoprire, una promessa, un regalo.Ognuno di noi porta la traccia di Dio dentro di sé

Famiglia, risveglio della vocazionedi Luis Rosón Galache

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Questi doni che Dio ha messo in ognuno di noi eche sono le qualità che ci ornano, il miglior regaloche possiamo portare al mondo, bisogna saperlisviluppare e, nello stesso tempo, saper lasciarli“riposare”, affinché non si trasformino da una no-stra qualità a un nostro difetto, quando sono por-tati all’estremo.

Chiamati alla Vita in abbondanza

Gesù diceva alla gente che era venuto affinché tut-ti avessero vita, e l’avessero in abbondanza, e conquesto pretendeva di tirare l’essere umano fuoridalla mediocrità, dalla vita piatta, dalla ripetizio-ne abituale degli atti e delle relazioni. Vivere unavita in abbondanza è sapersi invitati da Dio allarealizzazione personale, alla pienezza più comple-ta e a sviluppare in tal modo l’essere umano dafarlo diventare divino.Nella nostra società, nella quale la vita “light” e lamediocrità sono l’uniforme abituale delle persone,qualcuno che vuole vivere la vita in maniera in-tensa, felice e impegnata sarà una testimonianzaper quanti lo attorniano, in modo da suscitare in-teresse a condividere questi stessi sogni e ideali ela ragione che li suscita e li sostiene: sapersi invi-tati da Dio alla felicità e a lasciare questo mondoun po’ migliore di come l’abbiamo trovato.Siamo chiamati a essere messaggeri della vitabuona, dell’ottimismo, del perseguire sogni, dellarealizzazione personale e del miglioramento dellasocietà. Non possiamo rimanere tranquilli spetta-tori di come va il mondo: è per noi urgente lavo-rare al suo miglioramento e alla crescita della giustizia e della pace. Questa inquietudine sociale ci agita eci fa muovere, agevola in noi la cre-scita personale, la creatività, il corag-gio per aprire nuovi cammini e tro-vare nuove risposte.

Sentire la vocazione,chiamata alla Vita

Diceva Santa Teresa di Gesù Bambinoche un cuore pieno di amore non puòrestare inattivo. Per questo, se uno sisente amato nella vita familiare e,inoltre, gode dell’Amore infinito diDio, che lo fa fratello di tutti gli altriesseri, sentirà il desiderio di donarsiagli altri, di amare fino all’estremo e

di lavorare per costruire un mondo più umano pertutti i fratelli, e tutto quanto con una gioia traboc-cante, perché Dio suscita entusiasmo con il lavo-ro, è sempre dentro di noi e non lascia mai di agi-re nel nostro cuore.Se ogni persona si convince che ciò che Dio vuole,al di sopra di ogni altra cosa, è che tutti siamo feli-ci, vivrà crescendo e sviluppandosi, per goderedel suo proprio essere e fare anche che gli altri godano. Perché, quando uno fa quello per cui si sente chia-mato, quando uno lavora in ciò che conosce, met-te in moto il meglio di sé stesso, è allegro e si en-tusiasma con il suo lavoro, lo fa senza stancarsi esorge in lui la creatività e l’efficacia in manieraspontanea e naturale.“Dio ha fatto con ognuno di noi un’opera maestrae dopo ha rotto lo stampo. E il suo sogno è che tutti arriviamo a essere tutto quanto Lui ha pro-gettato per noi. La famiglia che sa scoprire i valori,i doni, i semi speciali di ognuno, avvierà i suoimembri alla felicità più assoluta e alla realizza-zione più piena. Anche se per raggiungere questotraguardo dovrà attraversare momenti di adatta-mento, di rispetto dell’individualità e delle diffe-renze, per fare emergere il meglio di ognuno” (M.Patxi Ayerra).Quando una persona vive nell’incontro con Dio, sialimenta della preghiera e confronta la sua vitacon il Vangelo, scopre via via in maniera chiara isuoi doni e si svegliano con più forza i suoi sogni,sente l’impulso di mettere in moto tutte le suepossibilità e va elaborando il suo progetto perso-nale, che non è altro che avere chiaro ciò che uno è e vuole fare con la propria vita.

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L’incontro personale con Diocome fondamento della fede

ha motivato il Rettor Maggioread incentrare la strenna 2010 1

sull’esigenza di annunciare ilVangelo ai giovani e di portar-li all’incontro personale con ilSignore attraverso l’individua-zione di vie inedite che faccianoloro conoscere la figura di Gesùe percepirne il fascino perenne.Tanto, a mio avviso, induce alsuperamento dell’impostazioneancora prevalentemente “scola-stica” dell’iniziazione cristiana(che finisce con l’appiattire laproposta della fede) verso laproposizione di itinerari diffe-renziati e articolati in cui la cate-chesi non sia funzionale – quan-tomeno non esclusivamente – ai sacramenti, ma alla vita cri-stiana. In tale ambito si ponecome presupposto la sollecita-

zione del Rettor Maggiore allalettura della situazione giova-nile e al discernimento in essa –tra tante confuse aspirazioni –del desiderio di “vedere Gesù”,di avvicinarsi alla sua figura.La situazione culturale in cui igiovani si muovono è segnatadalla “dittatura del relativismo”,che, mortificando la ragione, ar-riva ad affermare che l’essereumano non può conoscere nullacon certezza al di là del camposcientifico positivo; si registral’abbandono prematuro e la lon-tananza dal riferimento religioso– e cristiano in particolare –, giu-dicato irrilevante. Per percepire e ascoltare in tale contesto un lo-ro grido – esplicito o implicito –di voler “vedere Gesù” occorreuscire verso quegli spazi e temidi vita dove essi si trovano a loroagio, per rendere palese che tra

i desideri più autentici di vita edi felicità c’è nascosta la doman-da di senso e la ricerca di Dio(Chávez). D’altronde il diffonder-si di sensibilità e atteggiamentispirituali in cui Dio, più che cer-cato, è immediatamente trovatonon convince i giovani, che conforza ci indicano che oggi più chemai la ricerca di Dio deve essereanche ricerca e approfondimentodell’umano, di ciò che è vera-mente umano (E. Bianchi), e per-ciò occorre dire loro che lo speci-fico del cristianesimo non sta inun catechismo, in un codice, inuna morale, in un pensiero suDio, ma nell’imparare umanitàda Lui, peraltro un’umanità mol-to vicina a loro perché caratteriz-zata da un “...vivere in un modomolto semplice, senza patria, senzaerigere muri o steccati per essere vi-cino a tutti... con molti amici concui viveva tutta la sua autenticità:potevano guardarlo mentre lavora-va, mentre predicava, mentre opera-va guarigioni, potevano camminarecon lui, osservarlo mentre pregava...un maestro dell’amicizia... cui si poteva chiedere sempre, con cui sipoteva parlare non solo dei successima anche delle preoccupazioni... equesto caratterizza il suo amore...”(Martini) 2.Va detto loro che la frustrazionedei sogni, la stanchezza e il di-sincanto nella vita non devono

Discernere nella situazione giovanile – tra tante confuse aspirazioni – il desiderio di “vedere Gesù”, di avvicinarsi alla sua figura, per aiutarli a scoprire che,

«in realtà, è Gesù che cercano quando sognano la felicità; è lui che li aspetta quando niente li soddisfa di quello che trovano; è lui la bellezza che tanto li attrae…»

La dittatura del relativismodi Arturo Sartori, Cenacolo di Lecce

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––––––––––––1 DON PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA RettorMaggiore, “Signore, vogliamo vedere Gesù”,Strenna 2010.2 CARLO MARIA MARTINI, “Conversazioninotturne a Gerusalemme”.

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far pensare che seguire Gesù nonvalga la pena, come fosse un as-sente che non ha valore per la lo-ro vita (Chávez): si tratta di de-scrivere Dio con linguaggio nuo-vo, di porre il pensare a Dio comeprovocazione per chi può prati-camente vivere benissimo accon-tentandosi di passare la vita distagione in stagione, di esperien-za in esperienza (Pagani).Devono destare particolare at-tenzione la loro “immagine de-formata” della Chiesa, caratteriz-zata dal riferimento solo ad alcu-ne delle sue istituzioni e a qual-che formulazione della fede o anorme morali che non vanno loroa genio, e il loro convincimentodi una pretesa della Chiesa dimonopolizzare la figura di Cri-sto, di controllarne le interpreta-zioni e gestire il patrimonio diimmagine, di verità e di fascino(Chávez).Focalizzata la loro situazione, ildialogo dovrebbe partire dall’in-teressarsi di quello che li preoc-cupa, assumendo le loro incer-tezze, interrogandosi sulle loro“gioie e speranze”, sulle loro “tri-stezze e angosce”, e soprattuttorinunciando ad alimentare spe-

ranze inconsistenti, false aspetta-tive (Chávez), per poi riconoscereapertamente che hanno qualcosada dirci, che vogliamo imparareda loro che sono più avanti nelsenso della giustizia, nella co-scienza nuova e sensibile nei con-fronti del creato: “il nuovo cheaspettiamo e di cui tutti abbiamo bisogno ha più probabilità di rea-lizzarsi per i loro idealismi e per la loro spregiudicatezza” (Martini). Lo

spazio possibile di tale dialogo ècostituito dal servizio all’uomo,dove i giovani ci inducono aduscire da astrazioni religiose edalle affermazioni puramentedeclaratorie, stimolandoci a darevolto e significato ai valori a cuici richiamiamo (Pasini): ciò, afronte dell’abbondanza dei pro-blemi aperti – vecchi, mai risolti,e nuovi ed inediti – e al deficit disoluzioni, fonda spesso la loroprotesta che raramente determi-na significativi spostamenti diorientamento e quasi mai incas-sa risultati (Di Vico).Giovanni Paolo II: “...In realtà, èGesù che cercate quando sognate lafelicità; è lui che vi aspetta quandoniente vi soddisfa di quello che tro-vate; è lui la bellezza che tanto vi at-trae; lui che vi provoca con quella se-te di radicalità che non vi permettedi adattarvi al compromesso. È Gesùche suscita in voi il desiderio di faredella vostra vita qualcosa di grande,la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dallamediocrità, il coraggio di impegnar-vi con umiltà e perseveranza per mi-gliorare voi stessi e la società, ren-dendola più umana e fraterna...”.

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1. Alla luce della tua esperienza di questi anni, gliappartenenti al Movimento, oggi, sentono il TRcome una creatura propria e come un Movimentocostituito da laici impegnati?

Il Movimento – come è ormai noto – nacque adopera di un gruppo di 30/40 persone, che scelse-ro il tipo di gruppo da costituire, l’intitolazione,definirono le modalità organizzative, gli obiettivie i programmi. Tutta la vita del TR si è retta perun certo tempo sull’impegno e sulle risorse natu-rali ed economiche di quei laici co-fondatori, che sicoordinavano tra loro senza attribuzione ufficialedi ruoli, riferendosi per gli aspetti spirituali a donSabino, fondatore-guida spirituale. E tutto questo

faceva loro sentire il Movimento come creaturapropria. Il numero degli aderenti, notevolmenteaumentato negli anni, ha richiesto un’organiz-zazione ben strutturata e definita. E chiaramente gli appartenenti al Movimento non possono oggi sentire il TR creatura propria nello stesso sensodei primi anni. Oggi il Movimento sarà creaturapropria per gli aderenti al Movimento, solo se essi si sentiranno eredi e depositari del carismapasquale e vivranno come vocazione la chiamataa testimoniare il Risorto.

2. Nel TR il passaggio avvenuto da una gestione ditipo familiare ad una gestione condivisa delle re-

Intervista-testimonianza ad Agostino Aversa, Coordinatore Generale dei primi 25 anni del TR

“…la spiritualità pasqualeè possibile nell’ordinario”

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Il passaggio delle consegne al nuovo Coordinatore Generale del Movimento, Lello Nicastro. Da destra: Don Sabino Palumbieri,Lello Nicastro e il Coordinatore Generale «uscente», Agostino Aversa, con la moglie Cesira, già Segretaria Generale

Le domande dell’intervista sono state poste ad Agostino Aversa da Lello Nicastro, nuovo CoordinatoreGenerale, durante le Giornate di Richiamo tenute a Pacognano nel novembre del 2010. Ne è risultataun’appassionata testimonianza, piena di speranza, che vorremmo riproporre alla riflessione di tutti.

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sponsabilità, ripartita in Settori ed Ambiti, èun’evoluzione dettata dalla necessità o è matu-rata come un’assunzione di responsabilità primaassente o, comunque, nascosta?

Si tratta indubbiamente di un’evoluzione dettatadalla necessità, ma anche dal desiderio di metterein luce l’impegno e la passione di quanti, “dietro lequinte”, senza alcuna competizione, ma per veravolontà di condivisione e collaborazione, sostene-vano il lavoro dei pochi in servizio in prima linea.La gestione condivisa delle responsabilità, con laripartizione in Settori ed Ambiti, agevola il coordi-namento, il coinvolgimento e l’animazione. Certoil criterio per la scelta dei responsabili deve garan-tire la loro disponibilità ad una formazione per-manente, mirata ad un servizio gratuito, sostenu-to dalla preghiera e dall’amore per il Regno di Dio.

3. Il Papa, nella “Caritas in veritate”, ci propone, come modello da realizzare, il principio della fra-ternità. Cosa manca, a tuo parere, ai cenacoli TRper diventare vere comunità fraterne?

Quando, a partire dai responsabili,– manca la vocazione che fa sentire il TR e, quin-

di, il proprio Cenacolo come creatura propria;– l’icona di Emmaus non è riferimento continuo

nei rapporti con gli altri nel Cenacolo;– la cura della relazione umana è più formale che

empatica;– il Cenacolo, pur rispettando una buona pro-

grammazione e organizzazione, non vive la Parola;

– la testimonianza pasquale non diventa stile divita ovunqueallora quel cenacolo non riesce a diventare e adessere una vera comunità fraterna.

4. Quale dei tre pilastri del TR, Giovani, Volonta-riato, Via Lucis ritieni maggiormente consolidatoin questi anni di vita del Movimento? E quale daincentivare attraverso un impegno più intenso econdiviso?

Il più consolidato: la Via Lucis, che è ormai dellaChiesa tutta, e lo Spirito Santo la fa sorgere e vi-vere lì dove meno immaginiamo. È stata tradottain più di 11 lingue e si installano rappresentazio-ni delle stazioni nei posti più lontani e impensabi-li. Sono stati elaborati, nel TR e fuori di esso, for-mulari specifici per diverse situazioni ed eventi divita. Il Volontariato ha un suo attuale progetto

quinquennale, che procede con concreti risultati.Fiore all’occhiello sono le tante adozioni a di-stanza. I Giovani hanno avuto nel tempo battuted’arresto, ma attualmente c’è un chiaro e validorilancio, e un sentito senso di appartenenza, spe-cialmente tra i responsabili giovani. Essi sono i“pilastri” del futuro del TR e, perciò, devono essere incentivati da tutti, ma specialmente at-traverso un intenso impegno collaborativo dei responsabili adulti.

5. Agostino (e Cesira): 25 anni di dedizione totale aduna causa. Di contro, però, tante altre persone nonsono riuscite a perseverare, neanche nel poco. Traquesti due estremi, esiste una via di mezzo? È possibile, cioè, testimoniare la spiritualità pa-squale nell’ordinario, senza arrivare a sacrifici impensabili per molti, ma con la convinzione chesi deve fare e donare quello che si può?

Non posso condividere l’aggettivo “impensabili”perché per il fatto stesso che quei sacrifici sono sta-ti fatti, non possono definirsi impensabili. Comunque, senz’altro la spiritualità pasquale èpossibile nell’ordinario, anzi parte dall’ordinario,e poi va in un crescendo di impegni in funzionedei “talenti”, donati dal Signore. E, dal mio punto di vista, non ha senso parlare diquello che si può, perché non si tratta di stabilireuna misura, si tratta di trafficare quei talenti donati,scegliendo di trafficarli tutti e al meglio. Nessunodi essi va messo sottoterra (Lc 19, 11-27).

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La vocazione alla famiglia unita in matrimonio èuna vocazione grande, benedetta da Dio.

Così come quella del consacrarsi alla vita religiosa,anche la vocazione al matrimonio è una vocazione al-l’amore, fondamento, sostanza e luce della vita co-niugale. In una società che usa la parola “amore” finoad abusarne, che vede la famiglia bistrattata, lesa edeturpata, è necessario ritornare alla verità.Riconoscere il ruolo fondamentale della famiglia oggirappresenta, infatti, contemporaneamente una neces-sità ed una sfida. Crediamo che in ogni famiglia siaveramente possibile amare il coniuge, che il matri-monio possa e debba essere per sempre e che in essai figli possano crescere in armonia. Anche per questo

l’amore coniugale viene addirittura trasfigurato dallagrazia in Sacramento, segno efficace della misericor-dia di Dio.Dice San Paolo: “Mariti amate le vostre mogli comeGesù ama la Chiesa. Mogli, amate i vostri mariti, co-me la Chiesa ama il suo Salvatore”. Se questo è pos-sibile, allora accogliere la vita diventa una cosa natu-rale e irrinunciabile. Molti di noi hanno una lungaesperienza in attività finalizzate alla tutela della per-sona, alla diffusione di una cultura consapevole e rispettosa del valore della vita umana sin dal conce-pimento e fino alla morte naturale. In tale ottica il di-ritto alla vita rappresenta la principale espressionedella dignità umana, fondamento di ogni diritto del-l’uomo, garanzia di una corretta definizione e pro-mozione della libertà, dei diritti naturali, della demo-crazia e della pace.Madre Teresa di Calcutta ha scritto: “Sento che oggi-giorno il più grande distruttore di pace è l’aborto,perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, undiretto omicidio per mano della madre stessa. Perchése una madre può uccidere il suo proprio figlio, nonc’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a tedi uccidere me”.Bisogna cambiare la mentalità imperante ed averetutti il coraggio di non allinearci ad una mentalità di-sperata e di morte. Cari amici, riflettiamo insieme sulfatto che le difficoltà della vita non si superano sop-primendo la vita, ma superando insieme le difficoltà.

Il ruolo fondamentale della famiglia oggi rappresenta contemporaneamente una necessità e una sfida

Vocazione alla vitadi Sandro e Denise Mazzini, Referenti Ambito Famiglia

Famiglia12

Vocazione… nella famiglia (dalle risonanze di un gruppo di lavoro nelle GGRR del novembre 2010)La famiglia……un intrecciarsi di gesti d’amore nei quali il dare non impoverisce e il ricevere riempie il cuore. È un amore fatto digratuità che non si aspetta nulla in cambio, lo stesso tipo di amore che Dio nutre per gli uomini.È un amore che genera amore, perché chi è amato impara ad amare.Tra i membri di una famiglia c’è una diversità che diventa complementarietà e ricchezza. Si prega insieme perché lapreghiera unisce e pregando insieme si resta uniti. Si fa volontariato insieme perché l’impegnarsi insieme per gli altricrea condivisione, unione e fa crescere insieme.Ogni famiglia è chiamata ad accogliere la vita come un dono, a rispettarla e a tutelarla sempre, in ogni momento.Si fa attenzione all’altro, ci si prende cura l’uno dell’altro. Non si risparmia sui gesti di tenerezza: il dialogo, l’ascolto, i sorrisi, gli abbracci sono espressione di un’accoglienza senza fine.Nulla è scontato o dovuto, ma tutto è dono e grazia.Ma da soli non ci si salva, abbiamo bisogno di camminare con gli altri per confrontarci sui problemi, per sostenercinelle prove, per condividere le gioie.C’è in ogni famiglia una grande sete di Cristo. Una sete che trova risposta solo in un ambiente credibile. Dobbiamoessere uomini credibili per costruire famiglie che abbiano credibilità. E per costruire famiglie credibili dobbiamo cercare la guida del nostro cammino nella preghiera e nella parola del Signore che illumina e sostiene.Dobbiamo imparare a “risparmiare” tempo per le cose, per “guadagnare” tempo per il Signore.Ma tocca a noi fare in modo che la nostra famiglia sia quella voluta dal Signore per noi.Guardiamo ogni membro della nostra famiglia come lo guarderebbe Dio, consideriamo ogni membro come dono prezioso dell’amore gratuito ed infinito di Dio. Così, come la famiglia di Nazareth e come la famiglia dei beati Luigi e Maria, anche la nostra sarà una famiglia pasquale, una famiglia che abbia “sapore di cielo”.

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Il primato mondiale di natalità che ha l’Africa do-vrebbe indurci a pensare che in nessun conti-

nente come in questo la nascita di un essere umanoe la sua vita in genere seguano liberamente il lorocorso naturale; eppure soprattutto qui come in tuttii paesi privi di benessere e di istruzione la vita è ter-ribilmente minacciata.Sin dalle mie prime esperienze in Camerun ho capi-to quanto la vita è a rischio solo per carenza di cibo,di acqua o di poche medicine. Strideva in me il con-trasto tra un’Italia dove ogni bimbo in più può ri-sultare scomodo e un’Africa dove ogni bimbo, an-che se amato, è una bocca difficile da sfamare. Ri-

AFRICA: primato di natalitàdi Paolo Cicchitto

Nel 2008 per sei mesi al Centre di Santè ha prestato servizio di volontariato MarianoChoma, un ginecologo in pensione. Quando l’ho incontrato la prima volta, gli brillavano gliocchi: aveva già aiutato a nascere 75 bambini e tanti altri ancora ne sarebbero nati tra lesue mani esperte e amorevoli, prima del suo ritorno in Polonia. Era una persona semplicee buona, che trasmetteva tanta serenità. Volevo invitarlo ancora a Garoua Boulai lo scorsoanno, ma mi è giunta la notizia che un tumore lo ha riportato alla casa del Padre dove,sono sicuro, gioca con i tanti bimbi che non sono mai riusciti a nascere. Io mi sento fortu-nato di avere avuto la possibilità di incontrare persone speciali come lui, persone che inmodo molto semplice fanno cose incredibili. Sono tante e, quando le incontri, pensi:questa è davvero una persona baciata da Dio!

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penso spesso al giorno del mio arrivo a Garoua Bou-lai, un villaggio a Nord-Est della diocesi di Bertoua,a un chilometro dal confine con il Centrafrica. Pochecapanne lungo strade sterrate, zona di passaggio dicamionisti pronti a comprare facili piaceri lasciandomalattie e disperazione. Lì incontrai Suor Giuseppi-na Grabowska, medico polacco, che dirigeva il dis-pensario sanitario per dare assistenza ad una delletribù più povere della zona, quella dei Bororò.Imparai presto a riconoscerli a prima vista, soprat-tutto le loro donne con gli occhi rivolti a terra e chiu-se nel silenzio delle loro vite sospese. «Conservo mat-toni per un sogno» mi disse allora suor Giuseppinavedendo che ne guardavo una pila accatastata vici-no al suo ambulatorio. Non capii subito. Poi mi spie-gò: «Vengono da me le ragazze bororò che mi chiedono diabortire e io, tranne che dire i motivi del mio rifiuto e cer-care di convincerle a non farlo, non sono in grado di of-frire quello di cui avrebbero bisogno. Sono sole ad affron-tare la vita e molto spaventate, così vanno via deluse incerca di altre strade, purtroppo quasi sempre pericolose.Questi mattoni servono a costruire un centro di acco-glienza per salvare la vita dei bambini e molto spesso an-che quella delle loro mamme». Allora in quel posto c’e-ra solo una grande distesa di terreno incolto, oggi icantieri in costante attività danno un senso di spe-ranza e di giustizia. Il sogno di Suor Giuseppina direalizzare un Centro di aiuto alle donne e alle ragaz-ze madri ha preso forma: il Centre de Santé è stato già inaugurato ed è in fase di completamento il Cen-tro di Addestramento Professionale per ragazze ma-dri, che è stato annesso al College Van Heygen, lascuola tecnica da noi progettata nella zona che dàuna preparazione professionale alle nuove genera-zioni. L’intera opera si sta sviluppando in una pro-spettiva più ampia: dare alla donna, come a tutti igiovani, istruzione e dignità per renderli costruttoridel loro futuro e dello sviluppo del loro paese.

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È venuto il momento di porsiqualche domanda in più sul vo-lontariato, se l’Unione Europea hadeciso che il 2011, in cui cade ildecimo anniversario dell’Annointernazionale dei volontari pro-mosso dalle Nazioni Unite, fossedichiarato “Anno Europeo delVolontariato”. Perché questa decisione? Nella nostra Europa sono circa100 milioni le persone che si im-pegnano nel volontariato a favoredella comunità e dell’ambiente,

della cultura e dello sviluppo.Nell’insieme è un vero e proprioesercito, che silenziosamente os-serva i bisogni e, senza obbedire

ai comandi di nessun generale, re-sponsabilmente se ne fa carico einterviene sostenendo e miglio-rando la qualità della vita.

ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATOdi Antonietta Grasso

Volontari per il mondo14

Perché?

Che sia l’intero 2011 un tempo diriflessione e di azione!I circa 2 europei su 10 che si dedi-cano al volontariato hanno biso-gno di crescere in qualità e quan-tità, e perché questo avvenga èindispensabile, secondo gli obiet-tivi prefissati per quest’anno, chematuri la consapevolezza delvalore del volontariato e che gliStati europei si dotino o rive-

dano, se necessario, le normativeche ne regolamentano le attività.Non da ultimo è necessario che laChiesa rilanci il ruolo prioritarioche da sempre svolge nel campodella solidarietà sia a livello diformazione delle coscienze sia alivello di impegno concreto.È un lungo entusiasmante cam-mino che ci aspetta. Buon viaggioa tutti!

Dedicare quest’anno al volontariato è dire a que-st’esercito che è un’autentica ricchezza per i singo-li e per l’intera comunità, è riconoscere, come giu-stamente ha affermato il Presidente Giorgio Napo-litano in occasione della “Giornata internazionaledel volontariato” tenutasi a Roma il 5 dicembrescorso, che «abbiamo bisogno di questa grande scuola disolidarietà che generosamente produce azioni, pratichequotidiane e progetti i quali rappresentano un contri-buto essenziale per la creazione di un diffuso capitale sociale». È ammettere, con lo slogan adottato perl’anno, che nella nostra società prepotentemente in-dividualista e materialista i volontari davvero sonoe fanno la differenza!A parte il rappresentare circa il 5% del PIL delleeconomie nazionali – e non è cosa da poco! – i vo-lontari perseguono valori e obiettivi previsti daiTrattati in termini di partecipazione attiva, di co-esione sociale e di solidarietà, dando alla comunitàun potente slancio verso il suo miglioramento. È

giusto, quindi,che quest’annosi dia il dovu-to rilievo al lo-ro operato mache, soprattut-to e per il benedi tutti, si ab-bia l’opportu-nità di riflet-tere e di agireper facilitareil loro lavoro e incoraggiare altria seguirne la strada. E che si rifletta anche sulle con-seguenze negative della decisione presa dal nostropaese di tagliare i fondi del 5 per mille destinati alle associazioni di volontariato, mentre il nostroPresidente sosteneva, sempre nel suo discorso del 5 dicembre, che queste vanno sostenute «anche ga-rantendo le risorse necessarie».

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che pubblichiamo sul nostro TR News e sul sitowww.testimonidelrisorto.it, di formarci costante-mente migliorando spiritualità e competenze, di so-stenere in modo particolare i giovani nelle iniziati-ve di solidarietà e di finalizzare i contributi dei be-nefattori versoprogetti di pro-mozione e svi-luppo che dia-no continuitàed efficaciaagli interventidell’Associa-zione in Italia e all’estero.

Condividere non è solo comu-nicare, è progettare e cammina-re insieme.La nostra associazione, nata perrealizzare iniziative di volonta-riato, è una opportunità da co-gliere per chiunque voglia fare

esperienza di volontariato e desideri realizzarla conaltri, crescendo insieme in quella dimensione pa-squale che rende positivi costruttori di bene, di spe-ranza e di pace. Il nostro impegno è quello di sensi-bilizzare e coinvolgere, attirando nuovi volontariattraverso la testimonianza delle nostre attività

Fare il bene fa bene. Fa bene pri-ma di tutto a se stessi. Fa beneperché ci si sente utili e proprioper questo riempie di gioia. Fabene alla mente e al cuore per-ché dà senso (direzione-sapore) alla nostra vita e la realizza pie-namente, giacché se ogni vita è di per sé una “CHIAMATA”,

solo nel dono gratuito di sé diventa “PRESENZAPIENA” a se stessi e al mondo intero.Diventare volontario, infatti, non è questione di at-testati e competenze, anche se non guastano, ci vuo-le ben altro: bisogna “ESSERCI” e sentirsi radical-mente proiettati verso il mondo. Nel volontario que-sta spinta interiore è forte, volitiva, determinante,perché ai suoi occhi l’altro non è più l’estraneo av-volto nella cappa della comune indifferenza, ma si faprossimo nella sua normale quotidianità. In questo

modo tutta la vita diventa un esodo dal proprio sé in cui, giocandosi i propri talenti per potenziare ledinamiche relazionali, si vede crescere l’altro e sestesso con lui. Una vita spesa così, nel dono totale di sé, può rea-lizzarsi ovunque e in ogni momento, è possibile achi parte e a chi resta, a chi inizia e a chi è avanti ne-gli anni, per cui più che parlare di volontari come sefossero eroi di storie uniche e irripetibili, si dovreb-be parlare di una continua formazione al dono e allagratuità, che è per tutti e che va coltivata come unseme prezioso che ci dà la possibilità di costruire unmondo migliore. Solo questa fa di noi degli “affamati e assetati di giu-stizia” e ci rende davvero “felici” soprattutto se,orientandoci verso ogni forma di volontariato, ciaiuta a cogliere nell’altro il fratello da comprenderee amare, e in lui un’altra adorabile Presenza, che civive accanto e che ci colma di tenerezza.

Volontari per il mondo 15“Chiamati alla vita” nel volontariato

■ Gioca la tua partita tra talenti ebisogni:

è una partita entusiasmante che faentrare in campo possibilità ina-spettate presenti in noi e negli al-tri e che solo nel gioco di squadrasi possono scoprire e utilizzareappieno.

■ Condividi le tue esperienze di volontariato:

sono risorse che portano in germeprospettive future e vanno tra-smesse come stimolo e arricchi-

mento reciproco. Scrivi le tueesperienze inviandole al nostrogiornale: ci aiuterai ad arricchirci.

VOLONTARIO Perché?

E TU?Partecipa anche tu al volontariato:

E NOI?

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“A uspichiamo e vogliamo impe-gnarci per educare alla pienezza

della vita, sostenendo e facendo cre-scere, a partire dalle nuove generazio-ni, una cultura della vita che la accol-ga e la custodisca dal concepimento alsuo termine naturale e che la favoriscasempre, anche quando è debole e biso-gnosa di aiuto”. Questo è l’appello lanciato dai Ve-scovi italiani nel Messaggio per la33a Giornata per la Vita, che si cele-bra ogni anno nella prima domeni-ca di febbraio. Mai la Chiesa italia-na aveva chiesto con tale forza unimpegno globale in difesa della vi-ta umana. Già nell’Evangelium vitaedel 1995 Giovanni Paolo II avevagridato: “Urgono una generale mobi-

LA VITA: una chiamata che attende rispostedi Lino De Angelis, Centro Aiuto alla Vita di Cassino

Volontari per il mondo16

UN 5‰ CARICO DI SPERANZE PER I POVERI AIUTATI DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE“Volontari per il mondo”

■ Ricordiamo a tutti che la legge n. 266 del 2005 consente ai contribuenti italiani di destinare il 5 per mille dell’IRPEFa organizzazioni di volontariato, enti di ricerca, fondazioni, ecc. ■ È bene chiarire che il 5 per mille non sostituisce l’8per mille destinato alle confessioni religiose. Le due possibilità coesistono e, dunque, l’una non è alternativa all’altra.È altresì importante ricordare che il 5 per mille, al pari dell’8 per mille, non costa assolutamente nulla al cittadino con-tribuente, entrambe costituiscono piccole quote di imposta a cui lo Stato rinuncia in favore di organizzazioni no-profit.

COME FARE La nostra Associazione di volontariato, essendo una Onlus, può usufruire dei benefici di tale legge.Per poter destinare il 5 per mille alla nostra Associazione è necessario:• apporre la firma nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi destinato alle ONLUS;• riportare in detto riquadro, sotto la propria firma, il codice fiscale dell’Associazione “Volontari per il Mondo” ONLUS,

che è il seguente: 96339750588

litazione delle coscienze e uncomune sforzo etico, permettere in atto una grandestrategia a favore della vita”(§ 95): il “Papa della vita”aveva visto lontano, semai come oggi la vitaumana è tanto messa indiscussione. Dando un ra-pido sguardo solo alla vi-ta nascente, ci appaionogli oltre 5 milioni di bimbimai nati dall’entrata in vi-gore della legge sull’aborto del ’78:una vera strage degli innocenti ce-lata dalla nostra colpevole omertà!È per questo che i Vescovi italianici spronano a svegliarci dal torporee a impegnarci perché, formandoed educando le giovani generazio-ni alla difesa della vita umana,ogni uomo chiamato alla vita dalCreatore possa venire alla luce.Ma non basta impegnarsi nella for-mazione delle coscienze, urge lanostra presenza attiva e responsa-bile in questo settore estremamen-te delicato. Non è possibile predi-care il valore della vita e non muo-versi per difenderla, quasi che ciòche spaventa tanti genitori in diffi-coltà e soprattutto tante mammesole spaventi anche noi. Ma non ècosì per gli operatori degli oltre 300Centri di Aiuto alla Vita che in Italiaogni giorno lottano per strapparealla morte tanti bambini a rischiodi troppo facili aborti, e che si in-dustriano per escogitare modi emezzi per salvarli: da “SOS Vita”(numero verde gratuito nazionale

– 800.813000) al “Telefono Rosso”(06.3050077 per consigli a gestantiche hanno assunto farmaci rischio-si), da “Progetto Gemma” (adozio-ne di una mamma che rinuncia al-l’aborto con un contributo mensi-le) alle “Culle per la vita” (le mo-derne ‘ruote’ che evitano ai neona-ti indesiderati di finire nei casso-netti). È così che la nostra presenzasi fa operante ed efficace.Lo sperimentiamo ogni giorno an-che noi nel Centro di Aiuto alla Vi-ta di Cassino, che, dalla sua costi-tuzione nel 1988, abbiamo salvatoquasi mille bambini. Solo nei primidue mesi di quest’anno sono già ot-to i bambini che nasceranno grazieall’infaticabile attività delle opera-trici e della Direttrice Marina Ca-ronti. Un altro fiore all’occhiello delCav cassinate è la nostra “culla perla vita”, attiva dal 22 maggio 2009,alla vigilia della visita pastorale diPapa Benedetto XVI. Davvero sen-tiamo che ogni nuova vita è figliadi tutti noi e questo ci dà una gioiainfinita!

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ABattipaglia, nell’atrio dell’ospe-dale “S. Maria della Speranza”,

uno strano evento. Panchine, sedie,fiori, e poi… un altare. Tante perso-ne, sane e malate più o meno gra-vemente, curate presso la strutturaospedaliera o sostenute a domiciliodall’UNITALSI.Un gruppo di cantori del Movi-mento “Rinnovamento dello Spiri-to”, un gruppo di credenti chiama-ti “Testimoni del Risorto”. Di fian-co all’altare una statua di Gesù Risorto, in legno, manifattura delTempio di Valdocco (Torino), checonserva la storia di S. GiovanniBosco.Il fondatore del movimento TR, Testimoni del Risorto, don Sabino Palumbieri è, infatti, salesia-no, oltre che apprezzato docente universitario,coinvolgente oratore ed autore di innumerevoliopere filosofiche, antropologiche e teologiche. In questo giorno don Sabino festeggia 50 anni diSacerdozio.La statua di Gesù Risorto è retta da Angelo Cin-que e, poi, da Antonio Cocomero, un ragazzo delCenacolo di Salerno. Introdotta dal Sacerdote,inizia la VIA LUCIS, la preghiera che fa rinascerela gioia di ogni cristiano, perché racconta e spiega

i vari passi di Vangeli e degli Atti degli Apostoliche dimostrano la Resurrezione del Signore, nel-la testimonianza diretta e credibile dei discepoli.Le quattordici Stazioni vengono presentate, nelleimmagini su cartoncino delle sculture lignee pre-senti a Valdocco, da Mirella Amato.Il Sacerdote proclama la lettura che ha ispirato lasingola stazione. Francesca Cocomero e Annama-ria Merola condividono con i presenti l’attualiz-zazione del brano e la preghiera.I cantori, guidati da Anita, sottolineano ogni spe-cifico momento, dalla tomba vuota alla Penteco-

ste, con canti coinvolgenti. La par-tecipazione è palpabile.

L’atrio contiene circa duecento per-sone, moltissime in piedi, ma l’at-mosfera è di intensa preghieragioiosa, di ascolto e di meraviglianuova. Credo che difficilmente chiha partecipato dimenticherà l’oradella VIA LUCIS.Questo dono all’Ospedale è statovoluto dal Cappellano ospedaliero,dai Medici, paramedici e lavoratoridella struttura. L’iniziativa è diCarmen Malatesta, nella dupliceveste di medico dell’ospedale e Te-stimone del Risorto.

Via Lucis, una luce per i sofferentidi Virginia Gallotta, Osservatorio Via Lucis

Via Lucis 17

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Forse perché sono iniziati con unaCelebrazione Eucaristica, che co-

incideva esattamente con il 50° an-niversario dell’ordinazione sacer-dotale del “nostro” Don Sabino, for-se perché erano “ignaziani”, forseper quell’immagine così carica d’u-manità sulla copertina delle dispen-se, per il luogo accogliente, ma so-prattutto per gli stimoli spiritualiche ci hanno toccato intimamente,ne abbiamo tratto varie suggestioni.Già dalle prime riflessioni ci si chie-de un “cambiamento di testa”. Qua-le il senso che noi diamo al tempo?Rappresenta per noi solo una suc-cessione di istanti, spesso ripetitivi eroutinari, oppure è un tempo quali-tativo legato ad un evento particola-re? In questo caso, quale l’Eventoche ha dato una “svolta” alla nostravita? La Via Lucis. È Gesù, come al-lora, quando lungo le rive del Mardi Galilea chiamò i primi discepoli a seguirlo, invitandoli a divenire“pescatori di anime”.E noi come sentiamo, oggi, la suachiamata? Non si può non fermarsia riflettere ciascuno sulla propriaVOCAZIONE.Vocazione a seguire Gesù, la bellanotizia! Lui che attraverso la PARO-LA, in-segna (segna in profondità),

si fa comprendere con semplicità eautorevolezza e riesce a scuotere ilnostro cuore, così spesso induritoda ansie, dolori e anche abitudiniche ci trascinano terra-terra. Quan-to difficile riflettere, per poi rispon-dere alla domanda: “e tu che terrasei?” Terra che assorbe… oppure?Quante le TENTAZIONI (comodi-smo, razzismo, sostituzione dell’IOcon DIO) che non ci rendono capa-ci di ascolto e cioè di obbedienza?Quanto spazio diamo al maligno, dicreare fratture e divisioni in noistessi e tra noi e gli altri?Ma il nostro Gesù “Misericordioso”si china su di noi per allontanare il“divisore”!Ci rendiamo conto che se riusciamoa vedere con gli occhi del cuore abbiamo il dovere di testimoniarlo(TR)? Difficile è testimoniare oggi,in un tempo di superficialità ed ap-parenza… tempo in cui il sembra-re, l’apparire prevale sull’essere e in cui lo spazio della SPERANZAsembra essersi ridotto.Ma la SPERANZA risiede nellaGratuità anche nell’Economia, nelservizio all’uomo, nel liberare l’uo-mo dalla solitudine anche nelle fa-miglie e nel matrimonio, curare ecurvarsi sui fratelli, quindi con quel

sentimento di MISERICORDIA e diCARITÀ che Dio stesso ha manife-stato per noi liberandoci dal male!Un invito incisivo quindi a “portaregli uni il peso degli altri” così da po-ter adempiere le promesse di Cristo.Ogni tanto farà bene cercare la “bea-ta solitudo”, come Lui NEL DESER-TO, per meditare, per riappropriar-si del dialogo con sé stessi, per “ru-minare” la Parola, senza il frastuo-no ininterrotto del mondo… percercare senza fine Colui che è infi-nito, senza mai stancarsi di pregare,perché sempre saremo ascoltati, an-che se il bene non è necessariamentequello che la nostra piccola mentepuò contenere, ma ciò che il grandecuore di Gesù vede e… provvede.Ci è richiesta una prova di forza connoi stessi, anche nei riguardi delladistrazione (“scacciala come una mo-sca”, secondo San Francesco di Sa-les…), chiedendo a Lui con-forto,perché noi lo diamo ai fratelli, an-che soltanto con il calore della (buo-na) azione. Vivere “in compagnia diGesù” perché senza è come un oro-logio, sia pur d’oro, ma senza lan-cette, oppure “un vivere solo permorire, anziché un morire per risor-gere” (Miguel de Unamuno).Grazie a Don Sabino abbiamo riem-pito di senso due parole, apparen-temente dallo stesso significato: RE-DENTORE e SALVATORE. Mentrela prima è il Venerdì santo, attraver-so il quale Cristo ci ha potuti re-d-imere (cioè riacquistare) al prezzodel Suo sacrificio; la seconda è laPasqua, di liberazione: così passa daAgnello sacrificale (addossatisi tut-ti i peccati del mondo) a Buon Pa-store, che guida alla Vita.Come vero Uomo ha sofferto (masolo come vero Dio ci ha potuti sal-vare) il senso d’angoscia che assaletutti gli uomini, “fatti per la vita, edestinati alla morte” (Heidegger),che è stato provato anche dal Cristonell’orto del Getsemani: e chi c’èstato, soprattutto di sera, sa cosavuol dire…

ACCOMPAGNARE GESÙ NEL QUOTIDIANOdi Rosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi, Cenacolo di Ostumi-Cisternino

Esercizi Spirituali ignaziani18

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Nel corso di questo anno, durante il quale, a causadella malattia, ho sperimentato su me stessa cosa

significa morire ogni giorno un po’ e ogni giorno cer-care di risorgere, mi sono domandata spesso qualefosse la molla, quella tensione che provavo spesso,nonostante tutto, e che mi spingeva alla vita. Se lavocazione è una “chiamata”, la vocazione alla vita èuna chiamata alla nascita del nostro “essere”.Durante il ritiro spirituale ignaziano (che si è svolto aRoma dall’11 al 13 febbraio), i commenti di Don Sabi-no mi portavano a riflettere circa la nostra “libertà”,la libertà che abbiamo di scegliere di “essere”: di en-trare profondamente in noi stessi e, con la gioia di chicerca un tesoro, raggiun-gere la “verità” di noistessi, per scoprire qualisono le catene che ci ten-gono legati e permettereal Signore di salvarci. Iofragile, auto-insufficientedevo ogni giorno essereconsapevole di questaSalvezza, lasciarmi con-vertire nella mente, nelcuore, nelle braccia.Ma dalle parole di donSabino scaturivano tantedomande: «Sono consape-vole dell’irruzione di Dionella mia vita?». «Sonoconsapevole di cosa voglia dire essere in Sua compagnia?».«Sono pronta ad accettare tutte le conseguenze di questocambio di mentalità?». «Sono pronta a dire “subito”, a la-sciare ogni ansietà per dedicarmi a Lui?». «Sono scossadalla Sua Parola? E traduco le Sue parole in prassi?». «So-no pronta ad Amare?». «Sono stupita di tutte le meravi-glie che scorgo nella mia vita? Sono pronta a narrarle?».«Permetto alle “tentazioni” di indurire il mio cuore?».Nella tempesta della mia vita il Signore mi ha forni-to una bussola: mi ha fornito un “senso”. Il Signoreci libera dall’Assurdo, che si manifesta in noi quan-do sentiamo che la nostra vita non ha un “senso de-finitivo”, quando non ci sono valori assoluti. Salvan-doci dal “non senso” ci aiuta a liberarci dall’angosciadi morte e ci spinge alla vita. I valori veri sono a noi

manifesti, perché Lui li ha incarnati: saranno le Bea-titudini ad indicarci la strada per dare un senso radi-cale alla nostra vita. II “Redentore” ha pagato un ca-ro prezzo per me, per liberarmi dal peccato. II “Sal-vatore” mi viene in aiuto perché mi ama, mi prendeper mano e mi solleva. Nelle mie ricerche quotidianeLui sarà sempre con me.«La vita vale ed è preziosa in ogni istante»; «noi sia-mo fatti per la vita». Ma le parole di don Sabino mispingono a farmi altre domande.«Sono consapevole che ogni giorno devo scegliere di stabi-lire un patto di alleanza con Lui? E che questa alleanzanon è altro che un continuo dialogo, senza distrazioni, con

il Padre?». «Riconosco chela preghiera non è solochiedere, ma anche lodare,ringraziare, chiedere per-dono, anche nei miei mo-menti più drammatici?».«Mi sforzerò di pregare co-me Gesù fa con il Padresuo perché tutti siano unacosa sola, e di fare in mododi guardare al mio rappor-to con gli altri allo stessomodo?». «Domando a mestessa perché cerco il Si-gnore?»Dopo l’“essere”, DonSabino ci ha parlato del

“fare”, dell’”agire”: l’essere, cioè, attivi nell’amore.La nostra libertà sarà dunque anche la nostra sceltaconsapevole di un sì all’amore, al “servizio”, alla“testimonianza”. Solo quando questo amore riusci-remo a trasformarlo in “opere”, solo allora la nostrasarà una “vocazione alla vita”. Mi chiederò:«Sono cosciente che cercare Dio è riconoscerlo come Renella mia vita e dare a Lui una mano per la costruzionedel Regno?». «Prego affinché, dopo averLo ringraziato perle consolazioni ricevute, possa a mia volta confortarLo,consolando l’afflitto che incontro che avrà il Suo volto?».Sono sicura che le tante domande aiuteranno me edaltri nel cammino verso la “Vita”, quando nei mo-menti più svariati siamo e saremo chiamati a sce-gliere se rispondere Sì alla Sua chiamata.

Questo senso di angoscia è superabi-le, come insegnava Don Bosco, conl’esercizio della “buona morte”, fa-miliarizzando con essa, che è sol-tanto il viaggio di ritorno al Padre eall’eternità dalla quale ci ha chia-mati.

A noi tierrini, intrisi di spirito sale-siano, sta particolarmente a cuore ildramma dei giovani d’oggi: la man-canza di SENSO, che si può guariresolo tramite i VALORI, perché “ciòche in tutto muore, non ha signifi-cato”(e per questo Camus si è suici-

dato), mentre le BEATITUDINI ciindicano la strada per conquistarela vita eterna, che solo conta.“Confessarsi ed impegnarsi in unproposito sincero” suggeriva DonBOSCO! A noi tocca ora coglierequesto suggerimento.

Esercizi Spirituali ignaziani 19

La testimonianza di Luciana Ciannamea: VOCAZIONE ALLA VITA

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Parlando di vocazione è neces-sario, anzitutto, non cadere

nel luogo comune che si tratta diun’esperienza riservata solo a re-ligiosi, ma, piuttosto, essere con-sapevoli che si tratta di un ele-mento essenziale e sostanzialeper la realizzazione stessa dellapersona umana.In questo senso la vocazione èper tutti, religiosi e laici, e ri-guarda tutta l’esistenza: la fami-glia, l’educazione, l’evangelizza-zione, la vita.

“Il primo compito della cultura vo-cazionale – dice nella sua Strenna2011 il Rettor Maggiore dei sale-siani, riferimento supremo ditutta la Famiglia salesiana – è dielaborare e diffondere una visionedell’esistenza umana concepita co-me appello e risposta, quale consi-derazione conclusiva di una fonda-ta riflessione antropologica (...). Lapersona ha coscienza della propriasingolarità. Comprende che la suaesistenza è esclusiva, qualitativa-mente diversa da altre, irriducibileal mondo. Le appartiene totalmentema ha le caratteristiche di un dono,un fatto precedente ad ogni deside-rio o sforzo”.

Una ricerca su “Giovani e voca-zione” del 2006 ha messo in evi-denza come i giovani non rifiuti-no l’idea della vocazione, anzisembra, contrariamente a quantosiamo portati a credere, che nonabbiano smesso di sognare e diessere attratti da grandi ideali. Il 32% circa definisce la vocazio-ne come un’inclinazione o un talento personale, il 25% comel’impegno per un ideale o una

causa, il 16% come un progettoda realizzare; tutti, perciò, colle-gano la vocazione alla vita.A fronte, però, di una metà degliintervistati che ritiene che tuttiabbiano una vocazione, un quar-to di essi sostiene che non esistela vocazione, ma ci sono soloscelte individuali; molti rifiutanoespressamente di pensare ad unprogetto, preferendo vivere allagiornata senza alcun tipo di im-pegno.Questa diversa situazione, menoincoraggiante della prima, emer-ge solo tre anni dopo, nel 2009,nei risultati di un convegno delCentro nazionale Vocazioni.Il rifiuto dei giovani a prenderedecisioni di fronte alle scelte divita sta influenzando negativa-mente anche le scelte vocaziona-

li; la crisi vocazionale è certa-mente anche crisi di proposteeducative, di un vero e propriocammino educativo che deveeducare sì al senso della scelta,alla libertà di scelta, ma anche all’accoglienza del mistero cheaccompagna ogni decisione.Compito degli adulti, speciequelli come noi appartenenti allaFamiglia salesiana, è di stare ac-canto ai giovani per far emergerela domanda del mistero profon-do, nascosto in ogni vita.È importante che i giovani trovi-no intorno a loro figure di “adul-ti significativi”, capaci di guidar-li, indirizzarli, testimoniare loroforme di vocazioni realizzate, inuna parola aiutarli a riconoscerecome tale il dono della vita e avalorizzarlo sempre più.

Famiglia salesiana20È importante che i giovani trovino intorno a loro figure di “adulti significativi”, capaci di guidarli,

indirizzarli, testimoniare loro forme di vocazioni realizzate

LA VITA È VOCAZIONEdi Lello Nicastro, Coordinatore Generale

Il Rettor Maggiore don Pasqual Chávez Villanueva, con i rappresentanti del TR (il Coordinatore Generale e alcune animatrici del Settore Giovani),

presenti alle Giornate di Spiritualità salesiana del 2011

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“Venite e vedrete” ecco l’invi-to che ci presenta quest’an-

no il Rettor maggiore. Un invitoper la vita, ma, soprattutto, uninvito alla Vita.Quest’anno abbiamo avuto lagioia di partecipare alle giornatedella Spiritualità della FamigliaSalesiana, tenutesi a Roma dal 20al 23 gennaio. Sono state giorna-te davvero travolgenti. Appenaarrivate, eravamo già in famiglia,sembrava di conoscere quellepersone da tanto tempo, si respi-rava la voglia di fare comunitànonostante le differenze di lin-gue e movimenti di appartenen-za. Una grande famiglia, che se-gue un grande padre, con l’entu-siasmo di sempre, pronti a rin-novarsi per rinnovare. Giornatericche di incontri, esperienze enuovi spunti. Un’emozione for-tissima, quella di vedere semprepresente il Rettor Maggiore, inogni momento delle giornate,dalla prima colazione all’allegrabuona notte, un’esperienza con-divisa in tutto, come un padre,un maestro e un amico. La suapresenza, sempre discreta mapuntuale, è stato il nostro puntodi riferimento. Don Bosco oggisarebbe così.Percepire la tenerezza di unastraordinaria famiglia a cui sen-tiamo fortemente di apparte-nere.Le relazioni del Rettore Maggio-re hanno sottolineato l’esigenzadi educatori che si mettano ingioco col loro bagaglio di espe-rienze, di “giovani per i giovani”che seguano i ragazzi e presenti-

no loro una “cultura vocaziona-le”. Cultura vocazionale vuol di-re disponibilità a ricercare conDio la pienezza della nostra vita,a mettere nelle Sue mani il nostrofuturo, a camminare al Suo fian-co per raggiungerlo. Comunicareai ragazzi, che si sentono semprepiù incompresi, è difficile, ma èproprio di questo messaggio disperanza che hanno bisogno:non saremo mai soli, tanto menonel progettare la nostra vita.Dobbiamo tenere sempre benpresenti le parole-chiave delle ultime cinque Strenne: la vita, la famiglia, l’educazione, l’evange-lizzazione e in ultimo la vocazione.Dobbiamo farne esperienza e lasciarci condurre dallo Spirito.Le nostre attività di quest’annohanno avuto e continueranno adavere, come obiettivo, quello dicreare un “ambiente favorevole”(come suggeriva Don Bosco) a far

scoprire, assumere e seguire lavocazione di ogni ragazzo, se-condo le sue inclinazioni e secon-do il progetto che Dio ha per lui.Ad aprile, vivremo il Triduo Pa-squale e la Seconda Giornata diRichiamo proprio in quest’ottica.Negli incontri mensili e quindi-cinali, ci stiamo preparando allaGiornata Mondiale della Gio-ventù, che si terrà a Madrid, dal16 al 21 Agosto. Partiremo conl’Ispettoria Meridionale (IME).Cerchiamo di essere tutti piùeducatori, poiché la Risurrezioneche vogliamo testimoniare oggi,è la possibile rinascita di que-sto nostro mondo. Siamo pronti,quindi, a rispondere all’invito delRettor Maggiore, poiché solo ren-dendo la nostra vita una vocazio-ne, possiamo con il cuore pienodi entusiasmo e gioia condurre iragazzi (nostra ragion d’essere)all’incontro con il Risorto.

Cultura vocazionale vuol dire disponibilità a ricercare con Dio la pienezza della nostra vita,a mettere nelle Sue mani il nostro futuro

Invito alla Vitadi Titta Boccia e Maria Teresa Nicastro, animatrici Settore Giovani

Giovani 21

Le nostre giovani, Titta, Maria Teresa e Valentina,con don Adriano Bregolin, vice Rettor Maggiore dei Salesiani

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Il sito web è oramai unostrumento di comuni-

cazione fondamentale perogni struttura, sia essaun’impresa commercialeo un’associazione di per-sone accomunate da un’i-dea, ed è certamente ilmodo più dinamico perpromuovere in manieraefficace la propria attività.Se solo si pensa che in po-chi anni gli utenti web so-no diventati alcune centi-naia di milioni in tutto ilmondo si può già immagi-nare come questo mezzodi comunicazione stia di-ventando strategico.Un sito web consente unrapido aggiornamento epermette di essere visi-bili a qualsiasi ora e aqualsiasi latitudine. Una homepage (cioèl’immagine che ap-pare sullo schermoquando si entra inun sito) è come lavetrina di un nego-zio ed ha un ruolo dipresentazione spesso determinante per invitare ainteressarsi ai contenuti proposti al suo interno.Tra i numerosi vantaggi ormai ampiamente speri-mentati ricordiamo:

• immediata visibilità e facilità di comunicazione

• facile strumento per raggiungere tutte le desti-nazioni

• un servizio permanente, con reperibilità delleinformazioni 24 ore su 24 per tutto l’anno

• un “biglietto di presentazione” più efficiente,che può essere ampliato e aggiornato

• possibilità per tutti di contribuire scambiandoinformazioni.

Il nuovo sito web del nostro Movimento è attivodal 31 gennaio 2011. Si tratta di un sito ancora in

aggiornamento, che aspetta il contributo di tutti,specie dei responsabili di Settori ed Ambiti, chedovranno creare e arricchire periodicamente le pagine loro dedicate, come pure dei coordinatori e animatori dei cenacoli locali, che sono invitati a far pervenire notizie di qualsiasi genere dai ce-nacoli di appartenenza, da inserire nella pagina“News”.Il nuovo indirizzo www.testimonidelrisorto.itsostituirà il vecchio (www.tr2000.it) che, tuttavia,prima di essere cancellato, resterà attivo ancoraper qualche mese, rinviando contemporaneamen-te al nuovo. Dal sito del Movimento sarà possibileanche collegarsi direttamente al sito della Via Lucis (il quale, però, avrà anche un suo dominio e un suo indirizzo, www.vialucis.org, per coloroche vorranno accedervi direttamente).

Il Sito22L’importanza di avere un sito e i vantaggi di internet

Il nuovo look del sito TRa cura di Silvana Mora e Maurizio Parotto, Referenti Ambito Comunicazione Sociale

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Il Sito 23

Il nostro spazio virtuale di incontroa cura di Dario Savasta, Segeretario Generale, che ha curato la realizzazione del nuovo Sito

Il 31 di gennaio, sotto la protezione di San Giovanni Bosco, abbiamo attivato il nuovo sito del Mo-vimento e della Via Lucis.Perché un nuovo sito? Per uscire allo scoperto senza nascondersi dietro sigle o acronimi. Il nuovo sito si chiama infatti www.testimonidelrisorto.it e non più tr2000.Nel movimento siamo diventati tanti e sparsi per tutta l’Italia e, paradossalmente, con i mezzi con-venzionali diventa difficile comunicare e conoscersi.Allora, come è stato deciso e deliberato nell’ultimo Consiglio Generale, abbiamo lavorato per ren-dere questo strumento quanto più completo, semplice, fruibile ed efficace. Vogliamo che tutti i settori e ambiti abbiano il loro spazio per comunicare ed esprimersi.Nel nuovo sito troverete una novità: le NEWS (notizie). Questa nuova pagina sarà uno spazio di libero scambio bilaterale di informazioni dal vertice alla base e viceversa.Quando avremo imparato ad usare questo strumento troveremo tutto quello che può interessare imembri del Movimento. Avremo una bacheca virtuale dove condividere eventi di gioia, di dolore, di sofferenza, richiedere il sostegno della preghiera. Potremo inoltre scaricare tutti i sussidi che sa-ranno messi a disposizione (schemi delle Lectio, sussidi formativi, ecc.).Vogliamo essere quindi sempre più visibili ad intra ed ad extra per testimoniare il nostro carisma pasquale.Chiedo perciò a tutti voi di collaborare con tutti i mezzi, con suggerimenti e anche critiche, e di comunicarci gli eventuali problemi o difficoltà, errori od omissioni, affinché questo sia sempre più un veicolo valido per la crescita del Movimento.

Per contatti e/o comunicazioni usate le mail:[email protected] oppure [email protected].

COME FARE PER “MUOVERSI” NEL SITOUn esempio…Digita: www.testimonidelrisorto.itSi aprirà l’homepage

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Alle porte del terzo millennioTorino vive una situazione so-

ciale frammentata: da un lato si-tuazioni di povertà assoluta tipicadelle zone periferiche, caratteriz-zate da difficoltà economiche e diintegrazione; dall’altro famigliesocialmente integrate e di culturamedio alta, povere di valori chefaticano a discernere le priorità.Due povertà differenti ma ugual-mente importanti.Dopo una forte conversione unacoppia di fidanzati insieme ad ungruppo di giovani sente la voca-zione a dare una mano proprio al-la seconda tipologia di famiglia,sostenendola nel quotidiano. Il 17 novembre 2003 nasce l’Asso-ciazione La Fune che prende il nome da una metafora di Don Bosco: “una funicella da sola è debole ma unita ad altre può di-ventare una robusta fune”. Questa organizza attività di variotipo per bambini, adulti e anzianiin un’ottica di sostegno al quoti-diano.Ma la proposta va oltre: spintidalla vocazione Salesiana tutti noimembri dell’Associazione ci ren-diamo conto di quanto la famiglianecessiti anche di un supporto

morale e spirituale.Iniziamo a farlo li-mitandoci a mostra-re il nostro esempiodi vita cristiana sen-za parlarne aper-tamente; ci accor-giamo col tempo diquanto sia neces-sario essere più in-cisivi comunicandoapertamente la no-stra testimonianzadi Cristiani. Nel 2008 l’incontrocon Don Sabino: ilsuo approccio Pas-quale alla Vita, mafortemente Umano,ci illumina e ci spin-ge ad introdurlonella nostra realtà.Si costituiscono cosìun gruppo di famiglie ed uno digiovani animatori che decidonodi comprendere ed approfondirel’incontro con Gesù: un camminoin 5 tappe il cui approccio meto-dologico si ispira alle riflessioni diDon Sabino. Approfondendo la conoscenzadel Movimento (attraverso gliEsercizi Spirituali annuali ed il

Catecumenato di coppia) e con-frontandoci con Don Luis e DonSabino gradualmente ci rendiamoconto di quanto questo incarni ciòche da tempo sentiamo nel cuore:il desiderio di trasmettere agli altri la Gioia della Resurrezionequale cardine della nostra Fede. Ed è così che abbiamo trovato unarisposta a questa sorta di “voca-zione nella vocazione”: l’essere“Tierrini” nella nostra realtà econseguentemente l’aprire unnuovo Cenacolo.Il 25 novembre 2010 la splendidanotizia è arrivata: nasce il Cena-colo di Torino 2 ad oggi costitutoda ventisette membri tra adulti egiovani. Tutti noi abbiamo giàavuto modo di vivere in primapersona quanto lo Spirito Santosoffi su questo Movimento e sia-mo grati al Signore di farne parte!

Trasmettere agli altri la Gioia della Resurrezione quale cardine della nostra Fede

NASCE IL CENACOLO DI TORINO 2:UNA “VOCAZIONE NELLA VOCAZIONE”

di Silvana Unali e Simona Ramundo, Cenacolo Torino 2

Notizie dai Cenacoli24

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Amici,Con l’attività svolta il 6 marzo u.s.il Cenacolo di Nola (in rappresen-tanza del Movimento Testimonidel Risorto) ha donato (per il miotramite) la somma di € 1.210,00 al-l’Associazione Femminile delle Pro-duttrici della Seta in Herat (Afghani-stan), necessari per l’acquisto di 3telai per la tessitura della seta.Finalmente, dopo non poche diffi-coltà, ho completato la mia “mis-sione”, eludendo”capoccioni” diturno e “intermediari” alquantoprepotenti e fastidiosi. Ho com-prato 3 grossi telai per la tessituradella seta (da 400 € circa ciascuno)e 80 grammi di uova di bachi daseta, da cui le donne dell’associa-zione dovranno estrarre appunto ifilamenti di seta. Mi hanno dettoche se ne ricaverà un bel po’. Nelfrattempo ho fatto stampare delle

targhe una grande, che verrà ap-pesa all’interno del carcere femmi-nile di Herat, e 3 piccole, da 10 cm,che applicherò sull’asse portantedi ogni telaio. L’attività si svolgeràpresumibilmente in marzo. Lastessa Associazione ha provvedutoa trasferire i telai presso il vicinoCarcere Femminile di Herat. La Si-gnora Sadeq Tamasaki, responsa-bile dell’Associazione, mi ha fattoomaggio di una “lettera di apprez-zamento”, intestata al MovimentoTestimoni del Risorto. Estendo a tutti i “tierrini di Nola”i ringraziamenti più fervidi dellepersone afghane con cui ho avutomodo di comunicare.A voi, cari amici di Cenacolo, au-guro un buon prosieguo ed auspi-co un sempre maggior impegnocredibile nell’ambito del Movi-mento. Mi raccomando!

Il Capitano Giuseppe De Riggio, in missione in Afghanistan, ha scritto:

Notizie dai Cenacoli 25

È stata un’esperienza gioiosa la giornata del 15 di-cembre 2010, passata in compagnia dei ragazzidisabili dell’Archa (Attività Ricreative CulturaliHandicap). Il nostro impegno è stato quello di af-fiancare gruppi di ragazzi e adulti per seguirli,aiutarli e condividere le loro emozioni, le lorogioie, il loro entusiasmo e i loro canti.La sera del 14 un autobus è partito dalla sede diVia Trento 32, in Bari, per recarci a Roma, dove sia-mo arrivati alle 5 di mattina. A quell’ora abbiamo

Dal Cenacolo di Nola

Dal Cenacolo di Bari

ammirato Roma by night con i suoi monumentiimmersi in una luce magica, soprattutto PiazzaSan Pietro con l’albero di Natale illuminato damille luci.Dopo aver fatto una ricca colazione al Vicariato, cisiamo recati con l’invito alla sala Nervi del Vatica-no, per l’udienza generale di Sua Santità. All’ap-parire del Papa, una grande emozione, accompa-gnata da un applauso interminabile, ha invaso inostri cuori. Dopo il saluto, il Papa, in diverse lin-gue, ha sottolineato l’importanza della vita di San-ta Veronica, una vita di sofferenza fisica, accettatain profonda serenità, gioia, preghiera e povertà. Ilsuo sentimento solidale di comunione con tutti, lasua esperienza mistica, il suo cammino spiritualel’hanno resa testimone coraggiosa dell’Amore diCristo e tramite tra gli uomini e Dio.Dopo la benedizione, siamo tornati al Vicariato peril pranzo, emozionati per il messaggio di sofferen-za gioiosa, che i nostri amici disabili mostrano ognigiorno, dandoci delle autentiche lezioni di vita.

Dal Papa con i ragazzi dell’ARCHA

I telai in postazionee la targa commemorativa

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Il nostro Cenacolo di Milano 1 è caratterizzato dauna numerosa e assortita presenza di bambini:

tredici in tutto, con età compresa tra 5 mesi ed 11anni, più uno in arrivo; senza contare amichetti ecugini che spesso si aggregano all’allegra brigata.I bambini si sono sempre divertiti tanto durantegli incontri del Cenacolo, assaporando la gioia delgiocare e dello stare insieme, mentre i genitori pre-gavano oppure “parlavano di cose da grandi”.Per tanto tempo ci siamo tuttavia domandati co-me “imbrigliare” tanta vitalità verso un momentoche potesse essere formativo anche per loro. Consapevoli della straordinaria capacità dei bam-bini di comprendere ed interiorizzare anche i mes-saggi importanti, desideravamo che l’incontro delCenacolo potesse rappresentare per loro non sola-mente un momento ludico, ma anche un’opportu-nità di “crescita”. Dopo varie riflessioni e confronti, abbiamo condi-viso l’idea di presentare ai bambini I Dieci Co-mandamenti: valori ed insegnamenti “universali”,

adatti ad essere “decodificati” dai bambini di ognietà, seppure certamente in modalità differenti.Ed è così che con il supporto audio-visivo di undvd per bambini, l’appuntamento mensile del Ce-nacolo è diventato per i più piccoli l’occasione perconoscere un Comandamento nuovo. Mentre gliadulti ascoltano e si confrontano sulla Lectio, duegenitori trasmettono in TV il Comandamento “diturno” e poi animano una piccola discussione do-mandando ai bambini quale sia stato l’insegna-mento che hanno imparato, che cosa li abbia col-piti di più, se abbiano fatto esperienze analoghe aquelle vissute e presentate dai piccoli protagoni-sti del filmato. Il tutto si conclude attraverso una rappresenta-zione “artistica”: i bambini possono scegliere dicolorare un disegno prestampato, di volta in voltaispirato dall’argomento di quel determinato Co-mandamento, o di esprimersi attraverso un dise-gno a mano libera. L’entusiasmo dei nostri bambini ci incoraggia aportare avanti questo progetto e ci richiama alleparole di Gesù: « lasciate che i bambini vengano a me…».

Notizie dai Cenacoli26

Sono tornati alla casa del PadreDino, fratello di Cesira Ambrosio Aversa, 30-12-2010Papà di Stefano Cucurachi, Cenacolo di Napoli, 10-01-2011Sorella di Andrea Cirillo, Cenacolo T. Annunziata, 12-01-2011Sara, cognata di Paolo Cicchitto, Presidente Associazione Volontari per il mondo, 14-01-2011Maria, sorella di Peppe del Cenacolo di Cassino, 17-01-2011Rocco, padre di Maria Teresa Lacapra, Cenacolo di Potenza, 18-01-2011Mamma di Padre Carlo Colonna, Guida Spirituale, Cenacolo di Santo Spirito, febbraio 2011

NatiNicolò, figlio di Paola e Pino Cirillo, Cenacolo Milano 2Francesco, settimo nipote di Giuliana e Lello Mangogna, Cenacolo di Napoli

MatrimoniArmando Andreoni e Carlotta, Cenacolo di Roma, 11-02-2011

Belle notizieCon una tesi sperimentale il 28 gennaio si è specializzato in Pediatria, con il massimo dei voti e lode, il dott. Emanuele Nicastro, figlio del nostro Coordinatore Generale, Lello

L’entusiasmo dei nostri bambini ci incoraggia a portare avanti questo progetto e ci richiama alle parole di Gesù: «lasciate che i bambini vengano a me... »

I Dieci Comandamenti per i nostri bambinidi Sabrina Subacchi, Cenacolo Milano 1

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... dove i grandi incontrano i più piccoli per leggere, ascoltare e sorridere insieme

Punto di incontro 27☺��☺�� ☺��☺��

IL FILM DELLA MESSAQualcuno si è divertito a scombinare 12 fotogrammi della Messa: sapresti riordinarli?

Soluzione:1 L; 2 B; 3 G; 4 D; 5 H; 6 E; 7 M; 8 A; 9 N; 10 F; 11 C; 12 I

Questo Don L’Arc-angelo, che ci accompagnerà d’ora in poi, è un preziosissimo regalo che ci ha fatto Paolo del Vaglio, famosovignettista. E di questo gli siamo molto grati.Paolo Del Vaglio è nato a Napoli nel 1928 ed è uno dei pochi vignettisti cattolici in Italia. Collabora a diverse testate come Avvenire, Fami-glia Cristiana, Jesus, Bollettino Salesiano, oltre che con RAI 3 Campania.Ha scritto diversi libri incentrati sul suo angioletto Pigy. I suoi modelli sono stati Peynet e Jacovitti, oltre a Walt Disney. Dice che le sue vi-gnette nascono sempre da un’emozione, e si rivolge in modo particolare ai giovani i quali, dice, sono più aperti all’umorismo degli adulti…

1 �2 �3 �4 �5 �6 �7 �8 �9 �

10 �11 �12 �

ABISSO: Un giorno un capo di stato ha sintetizzato così la situazione:«Un anno fa il nostro Paese era sull’orlo dell’abisso. Per fortuna che daallora abbiamo fatto un decisivo passo in avanti».

PARACADUSTI: Tra i gruppi di soldati che Papa Giovanni ricevette ungiorno in Vaticano, c’era una delegazione di paracaduti. Papa GiovanniXXIII disse loro: «Voi imparate con tanto entusiasmo come si fa a caderedal cielo; non vorrei, però, che vi dimenticaste come si fa a risalirvi».

VICARIO: Quando il Papa visitò l’ospedale di Santo Spirito, la superioradelle suore si presentò dicendo: «Santità, sono la superiora dello SpiritoSanto». Con una certa solennità il pontefice rispose: «Direi che siete fortunata. Io non sono che il vicario di Gesù Cristo».

Don L’Arco… ci sorride dal cielo, trasformato in angelo

Trascrivi nell’apposito quadretto le lettere corrispondenti all’ordine corretto delle immagini, che si riferiscono alle seguentiparti della Messa (non in ordine): Credo, consacrazione, canto di inizio, omelia; atto penitenziale, letture, preghieredei fedeli, Padre Nostro, offertorio, comunione, congedo, accoglienza (da Dossier Catechista, maggio 2007, Ed. Elledici)

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Esercizi spirituali26-30 agosto 2011

Per informazioni: 0823 304121 - [email protected] - [email protected] - [email protected]

Inoltre, per i ragazzi,secondo un programmadifferenziato per fasce di età:• riflessioni sul tema

della giornata di richiamo• attività di animazione• laboratori

Inoltre, per i ragazzi,secondo un programmadifferenziato per fasce di età:• riflessioni sul tema

della giornata di richiamo• attività di animazione• laboratori

Hotel Fonte AngelicaLocalità Stravignano Bagni, 222

06025 NOCERA UMBRA (PG)

Hotel Fonte AngelicaLocalità Stravignano Bagni, 222

06025 NOCERA UMBRA (PG)

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