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Anno XVNumero 4/ Ottobre - Dicembre 1994FRATELLI PALOMBI EDITORI

STUDI E DOCUMENTAZIONE

54

DI VITA UNIVERSITARIA

UNIVERSITAS 54

ommarlOSTORIA EIMMAGINI

3 ,L'UNIVERSITA DI TRIESTE

IL TRIMESTREModelli e tendenze

delle università americane

8 ,VERSO L'UNIVERSITA GLOBALEdi Elaine EI-Khawas

13L'ASSISTENZA FINANZIARIA AGLISTUDENTIdi Ivan P. Nikolov eJack W. Graham

20L'OBIETTIVOL'università virtuale, Studiare altop, California in giallo, Dovespendere per lo ricerca, L'autose­gregazione delle minoranze

24abstract/résumé

NOTE ITALIANE

25 ,NELL'UNIVERSITA GEMMATA:IL PIEMONTEdi Chiara Castellazzi e MassimoDeandreis

31ARIA DEI TROPICI A FIRENZEdi Mario Falciai

33GLI ATENEI COMUNICANOdi Roberto Peccenini

37COME NASCE UN BOLLETTINO

39A CHE PUNTO ÈLA COMUNICAZIONEdi Brunello Marchione

42QUALE UNIVERSITÀ PER IL 2000di Roberto De Antoniis

48BREVITALIA

IDEE

50GIOVANNI SPADOLlNI, L'ECODELLA PAROLAdi Tiziana Sabuzi Giuliani

EUROPA OGGI

53DA TRIESTE A BRUXELLESdi Mauro Melato

55TEMPUS STRINGE I LEGAMIEST-OVESTdi Soccorsa Le Moli

60L'EUROPA PER LA CSIdi Valentino Benni

66abstract/résumé

LA RICERCA

67IL FINANZIAMENTO DELLA RICERCAUNIVERSITARIAdi Alessandro Sterlacchini

72IL FONDO FRANCOFONO PER LARICERCA

73RICERCANDO

LEGGI EDECRETi

75Dalla Gazzetta Ufficiale

BIBLIOTECA APERTA

78LIBRI

Le foto di questo numero illustranol'Università di Trieste. In copertina,lo facoltà di Ingegneria. .

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Comitato scientificoPaolo BLA5IPresidente della Conferenza Permanente deiRettori delle Università italiane

Enrico GARACIPresidente del Consiglio Nazionale delleRicerche

Comitato di consulenzaGiuliano Augusti/Paolo Bisogno,Tullio Gregory, Guido Martinotti,Vitilio Masiello

Comitatà di redazioneGiovanni D'Addona, Roberto De Antoniis,Giovanni Finocchietti, Michele Lener,Emanuele Lombardi, Maria Luisa Marino,Fabio Matarazzo, Umberto Massimo Miozzi,Lorenzo Revojera, Tiziana Sabuzi Giuliani

Walter J. KAMBAPresidente dell'Associazione Internazionaledelle Università (AIU)

Direttore responsabilePier Giovanni Palla

Segretaria di redazioneIsabella Ceccarini

Michele SCUDIEROVice Presidente del Consiglio UniversitarioNazionale

Vincenzo CAPPELLETTIVice Presidente dell'Istitutodell'Enciclopedia Italiana

Paolo FA5ELLADirettore Generale per gli affari scientifici, laricerca e lo sviluppo della Commissione delleComunità Europee

Domenico FAZIODirettore Generale del Ministerodell'Università e della Ricerca Scientifica eTecnologica

Josep Maria BRlcALLPresidente della Conferenza Permanente deiRettori delle Università europee (CRE)

Sabatino MOSCATIPresidente dell'Accademia Nazionale deiLincei

UNI

STORIA E IMMAGINI

,L'UNIVERSITA DI

TRIESTEQ cura di Giampiero Viezzoli

Responsabile delle re/azioni esterne dell'Università di Trieste

Le origini dell'Università di Triesterisalgono alla storia del movimel:toirredentista italiano dello scorso fmesecolo: uno degli obiettivi dei vistosimoti studenteschi dell'epoca fu infat­ti la richiesta di costituzione di unauniversità italiana a Trieste.I giovalti delle terre irred.ent~ dov.eva.­no recarsi, per i loro studI umversltan,negli ateneia aU6triaci di Innsbruck,Graz e nella lontana Vienna. Non sus­sisteva infatti all'interno dell'imperoasburgico alcuna facoltà con linguad'insegnamento italiana. Trieste fu lacittà candidata a questa finalità emunerose furono le petizioni popolaridell'epoca ed i voti espressi dai depu­tati italiani nel parlamento di Vienna,affinché tale richiesta si adempisse.Fino all'ultimo però 1'Austria negòl'istituzione di tale università e glialbori del primo conflitto mondialevidero la città di Trieste dotata esclu­sivamente della sola Scuola Superioredi Commercio, creata fin dal 1887 perprivata munificenza dal baronePasquale Revoltella, al fine di corri­spondere alle allora dominanti esigen­ze professionali nei settori del com­mercio, della navigazione, delle assi­curazioni e delle discipline collegate.Tale' privata istituzione divenne cosìil nucleo originario sul quale andòsuccessivamente a costituirsi l'Ateneotriestino. Al termine del primo con­flitto mondiale lo Stato italiano decre­tava, nel 1919, il riconoscimento dellaScuola Superiore di Commercio e neveniva nominato direttore il noto sto­rico dell' economia Gino LuzzattoFegiz.

I settanta anni dell'Universitàgiuliana

Con regio decreto 8 agosto 1924 n.1388 la Scuola assunse il titolo di"Regia Universi tà degli StudiEconomici e Commerciali di Trieste"e fu così che si coronò la lunga aspira­zione della città e dell'intera Venezia­Giulia per la costituzione del proprioateneo. Ci è grato ricordare oggi quel­la data perché l'anno accademico1994/95 che si va ad inaugurare costi­tuisce il 70° anniversario del-l'istitu­zione universitaria giuliana.Nel 1938, con regio decreto n. 1668,l'Università acquisiva la facoltà diGiurisprudenza mutando la suadenominazione in "Regia Universitàdegli Studi". Nello stesso anno veni­va posta la prima pietra di quello cheè divenuto l'edificio centrale dell' ate­neo, in posizione dominante sullacittà, nel colle di Scoglietto. Lo svi­luppo dell'Ateneo, secondo quantoera stato programmato in quegli anni,fu però bruscamente interrotto dalsopraggiungere del secondo conflittomondiale. La facoltà di Ingegneria,limitatamente però alla sezione nava­le, fu istituita nel 1942. Nel settembredel 1943, in lm'ora di grande delica­tezza nella quale divenivano confusi idestini nazionali della città, il senatoaccademico, in una storica riunione,deliberò con autonoma determinazio­ne la costituzione della facoltà diLettere e Filosofia, per riaffermare letradizioni di civiltà e di cultura italianedi Trieste. Iniziarono quindi pronta­mente le lezioni letterarie e filosofiche

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seguite da un folto pubblico di studen­ti e cittadini. PiÙ tardi, con ili1 ordinedell'8 novembre 1945 del governomilitare alleato, vem1e da questo con­validata l'istituzione della facoltà diLettere e Filosofia. Sempre permanen­do il regime dell'amministrazionemilitare anglo-americana, nel 1946 siistituiva la facoltà di Scienze matema­tiche, fisiche e naturali.

Nuove strutture edilizie

Il ritorno di Trieste all'Italia, il 4novembre 1954, di Clti da poco è statocelebrato il quarantennale, vennesolennizza to dall'Università con ilconferimento della laurea honoriscausa in Economia e Commercio alPresidente della Repubblica LuigiEinaudi. La reinsediata amministra­zione italiana consentì l'avvio e 1'ese­cuzione di nuove consistenti opereedilizie a ttorno all' edificio centraledell'università e l'istituzione dinuove facoltà. Sul finire degli anni'50 vennero istituite le facoltà diFarmacia e di Magistero. Nel 1965 fula volta della facoltà di Medicina eChirurgia e nel 1971 fu costituita lafacoltà di Scienze politiche.Nel 1978 la Scuola Superiore diLingue Moderne per Interpreti eTraduttori, che era sorta come corsodi laurea della facoltà economica,divenne parificata a facoltà.Si compiva così il disegno che vedel'attuale ateneo giuliano comporsidelle sue attuali dieci facoltà e deiloro numerosi corsi di laurea.

Negli anni più recenti l'ateneo triesti­no ha perseguito uno sviluppo sulterri torio regionale del FriuliVenezia-Giulia aprendo importantisedi distaccate nella vicina città diGorizia e nella città di Pordenone.A Gorizia ha trovato sede il nuovo,ed unico in Italia, corso di laurea inScienze internazionali e diplomaticheafferente alla facoltà di Scienze politi­che, destinato alla formazione deifuturi diploma tici e funzionari diorganismi in ternazionali; sempre aGorizia sono stati aperti i corsi didiploma universitario in Economia eamministrazione delle imprese, inEconomia e gestione dei servizi turi­stici, e in Economia e gestione delleimprese alimentari.Nella città di Pordenone invece sonostati aperti un corso di diploma inIngegneria logistica e della produzio­ne ed il diploma di abilitazione allavigilanza nelle scuole elementari.

L'Università nella città

UNIVERSITAS 54

Giacomo Borruso, rettore dell'Università di Trieste

Territorialmente, nell'ambito urbanoche le è proprio, l'Università diTrieste si estende praticamente tuttaall'interno del perimetro cittadino. Ilcampus universitario è costituitoattorno all'edificio centrale diPiazzale Europa che ospita la sededell' amministrazione universitaria,gli uffici del rettorato e la bibliotecagenerale, nonché gli edifici dellefacoltà di Economia, Farmacia,Scienze matematiche, fisiche e natu­rali, Ingegneria, gli istituti medici diMicrobiologia e Fisiologia, la vascanavale dell'ateneo, l'edificio sede delCentro di Calcolo universitario, l'edi­ficio del dipartimento di Scienze chi­miche e di Biologia, Biochimica eMacromolecole. Inoltre il campus ècompletato dalla mensa universitariae da tre case dello studente cheappartengOJ10 alla gestione dell'EnteRegionale per il Diritto allo StudioUniversitario (ERDIsu).La facoltà di Lettere e Filosofia sitrova invece negli storici edifici di viadell'Università e di via del LazzarettoVecchio, nel centro cittadino più

prossimo alle rive marine.Gli è vicina la facoltà di Magistero,posta sul colle di S. Vito, nel notopalazzo di via Tigor.La Scuola Superiore di LingueModerne per Interpreti e Traduttori èinvece situata in via d'Alviano, maben presto entrerà nel nuovo edificiodi un ristrutturato palazzo del centrocittadino.La facoltà di Medicina e Chirurgiatrova invece sede in più poli univer­sitari, prevalentemente presso gliospedali cittadini. Particolarmenteprestigiose sono le cliniche universi­tarie del nuovissimo ospedale diCattinara, modernamente attrezzatoed in posizione dominante su tutta lacittà. Altre cliniche trovano postonell'ospedale Maggiore e nell' ospe­dale Santorio Santorio.Parzialmente distaccati rispetto al cen­tro cittadino si trovano il dipartimentodi Fisica teorica, molto prossimoall'omonimo Centro internazionale,situato sulla strada costiera a

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Miramare-Grignano ed il dipartimen­to di Astronomia, ubicato presso i dueosservatori astronomici della città,precisamente a S. Vito e sull'altopianocarsico presso Basovizza.Nella sua attuale consistenza, l'ate­neo giuliano conta complessivamente37 corsi di laurea e 13 corsi di diplo­ma universitario. Le scuole di specia­lizzazione sono 29 di cui ben 26 dellafacoltà di Medicina e Chirurgia. Visono inoltre tre scuole dirette a finispeciali per assistenti sociali, assi­stenti sociali psichiatrici e tecnicidella riabilitazione psicosociale, non­ché la scuola di Ostetricia.Gli studenti iscritti hanno raggiuntonello scorso anno accademico1993/94 la cifra record di 23.561unità. Il personale docente è costitui­to da circa 1.200 tra professori dip.rima e seconda fascia, ricercatori,lettori a contratto e lettori in base adaccordi culturali internazionali. Ilpersonale amministrativo e tecnicosupera invece le 750 unità.

Una ricca biblioteca...

L'Ateneo è dotato di una prestigiosabiblioteca generale che conserva più di900.000 volumi e di 17.000 rivistescientifiche che - catalogate in colle­zioni - fanno riferimento a ciascunafacoltà, istituto e dipartimento.La biblioteca è particolarmente dotatadi testi base di quasi tutte le materiescientifiche ed ha Wl orario di aperturacontinuato dalle ore 8 alle 22; è moltofrequentata dagli studiosi e specialistidi tutte le discipline essendo funzio­nante al suo interno Wl efficiente ser­vizio di prestiti che può agevolmentecollegarsi anche a tutte le bibliotechenazionali ed estere. Sussistono inoltrele biblioteche di facoltà di Economia,Magistero, Lettere, Scienze, Ingegneriae Medicina.

... e apparecchiature .informatiche all'avanguardIa

Il Centro di Calcolo dell'università,che trova la propria sede in tm moder­nissimo edificio del campus wuversita­l'io, è dotato di appareccluature infor­matiche della generazione più recente,come un elaboratore Dec Alpha AXP7000/ 61O con una configurazione dimemoria centrale di 256 MBites e dimemoria di massa di 20 Gbites e unsupercalcolatore Cray X-MP/18 contm 64 MBites di memoria centrale e 5Gbites di memoria di massa. il Centrodi Calcolo è collegato alla rete nazio­nale GARR e al Cineca di Bologna. Unarete in fibre ottiche localizzata nellaprovincia di Trieste, denominata SIST(Sistema Informatico Triestino) collegainvece il Centro di Calcolo con i prin­cipali centri scientifici del territorioquali il Centro internazionale di Fisicateorica, la SISSA, l'Area di Ricerca, ilSincrotrone, il Centro di biotecnologie,etc. Grazie al suo dinamico Ateneo, lacittà di Trieste è all'avanguardia innumerose iniziative scientifiche dilivello internazionale, tanto che a buondiritto nei tempi recenti si è parlato diTrieste quale "città della scienza".Dall'wuversità giuliana infatti proven­gono gran parte degli specialisti che

STORIA E IMMAGINI

hanno costittùto il Centro internazio­nale di Fisica teorica, posto oggi sottola supervisione dell'UNEsCO edell' Agenzia Internazionale perl'Energia Atomica (AlEA). Del pari èstata costituita l'"Area Science Park"di Padriciano dove trovano sedenumerose ed avanzate iniziative scien­tifiche ad alta tecnologia nei campi piùdiversi. Lo stesso Centro Internazio­nale di Ingegneria Genetica eBiotecnologie (IGCEB) posto sottol'amnlliustrazione dell'UNloo, si collo­ca nell'Area di Ricerca ed ha per fina­lità studi e ricadute industriali dei set­tori più avanzati della ricerca geneticae biotecnologica. Fin dal 1978 è inoltreoperativa la Scuola Internazionale diStudi Superiori Avanzati (SISSA) unasorta di secondo ateneo triestino, attoa promuovere la ricerca avanzata;pura ed applicata dei laureati nellediscipline fisiche e matematiche.Recente è inoltre l'inaugurazione delSincrotrone triestino "Elettra" la mac­clllila di luce per l'accelerazione deglielettroni che sviluppa un'energia finoa 2 Gev. il Sincrotrone, presieduto dalpremio Nobel prof. Carlo Rubbia, èsituato anch'esso nel comprensorioscientifico di Padriciano ed è stato ilfrutto del lavoro instancabile dei fisicitriestirù.Da segnalare, per la loro importanzascientifica e le strette connessiOlu conl'Università, sono ancora il Labora­torio di Biologia marina, l'Osserva­torio Geofisico Sperimentale (OGs) egli osservatori astronomici situati tuttinell'ambito della provincia triestina.La stessa Università di Trieste si confi­gura come un ateneo aperto e dinami­co rispetto ai più significativi flussiinternazionali. L'Ateneo ha infatti sti­pulato più di sessanta accordi di colla­borazione con i principali atenei e cen­tri di ricerca in tutto il mondo ed èparticolarmente legato alle universitàdell'area centro-europea aderendo allarete wuversitaria di Alpe-Adria.Una significativa collaborazionescientifica è inoltre quella instauratain virtù della legge n. 19 del 1991 conuniversità e centri scientifici dei paesidell' est Europa. I finanziamenti con­cessi a tale scopo hanno cordotto

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all'organizzazione di numerosi semi­nari internazionali su materie econo­miche, ambientali, agro-alimentari elinguistiche con la partecipazione dispecialisti di livello mondiale in talidiscipline e borsisti dai paesi est-euro­pei. Inoltre sono state concesse nume­rosissime borse di studio a giovaniricercatori proveluenti dai paesi orien­tali per il compimento di stage nellematerie scientifiche prescelte presso lestrutture accademiche triestine. Moltoattivo negli anni recenti è stato inoltrel'interscambio studentesco, particolar­mente grazie ai programmi europeiERAsMus, TEMPUS, LINGUA e COMETT,seguiti tutti con grande attenzione daparte dei docenti e dall'amministra­zione universitaria e che hanno con­sentito la mobilità di alcwle migliaiadi studenti.L'ateneo triestino è attualmente guida­to dal prof. Giacomo Borruso, magnifi­co rettore dal giugno 1990 e rieletto nelsuo secondo mandato nel corso del1993. Il professor Borruso è docenteordinario di Econonua dei trasporti edè stato preside della facoltà diEconomia e Commercio.L'Ateneo giuliano qui descritto sidimostra essere quindi un'universitàmoderna, in costante e positiva crisi dicrescita, dovendo continuamenteaggiornare le sue strutture didattiche,scientifiche ed edilizie ai semprenuovi e pressanti impegni resi neces­sari dal suo sviluppo. È inoltre un ate­neo pienamente inserito nel territorioregionale ed in quello cittadino dovesvolge una funzione di servizio alvasto mondo culturale, dei centri diricerca scientifica pura ed applicata edanche al mondo produttivo di unavasta porzione territoriale del nord­est italiano.L'Università di Trieste con questo spi­rito, ed orgogliosa delle tradizioni sto­riche che l'hanno vista crescere edaffermarsi, è oggi proiettata in un dia­logo transnazionale sempre più accen­tuato dapprima nell'ambito centro­europeo ad essa più prossimo e conge­luale, fino a raggiwlgere le collabora­zioni culturali e scientifiche con lerealtà più vivaci del vasto consessointernazionale.

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IL TRIMESTRE

L'espressione "melting pot", è stata usata (e abusata) per sottolineare il grande potere diamalgama interetnico ed interculturale che ha dato vita alla civiltà americana.Malgrado sussulti di segno contrario e l'ombra del razzismo abbiano caratterizzato a piÙriprese la storia degli USA fino ad oggi, la vocazione all'internazionalità è rimasta endemica neltessuto sociale.L'articolo di Elaine El-Khawas, con cui inizia la nostra perlustrazione dell'universitàamericana, mette in risalto proprio la valenza internazionalistica degli studi. È la rincorsa alla"globalizzazione", piÙ o meno spinta a seconda dei casi, in un sistema multicentrico edeterogeneo rispetto ai nostri standard. Tendenza che, non limitandosi alle iniziative di mobilità,pervade altri meccanismi, come i progetti di collaborazione internazionale. Ma è l'inserimentodell'impronta mondialistica all'interno stesso dei curricula il punto qualificante della spintaalla sprovincializzazione.L'impressione che si ha leggendo i rapporti sul sistema accademico concorda con la belladefinizione suggerita da Nikolov e Graham: si tratta di una grande azienda decentrata, con dueversanti, quello intellettuale e quello finanziario.Le stesse tipologie d'intervento a sostegno economico degli studenti fanno emergere, in molticasi, una concezione imprenditoriale che, se può essere ritenuta discutibile per alcuni versi(come le difficoltà di accesso di alcune fasce piÙ deboli), per altri rivela una grande inventivanel realizzare con forme per noi inconsuete il diritto allo studio. È il caso dei "buoni didattici"(una sorta di investimento obbligazionario proposto dallo Stato alle famiglie per potersi farcarico delle costose rette accademiche) o dello scambio impiego-sussidio (per cui lo studenteviene aiutato a pagarsi l'università, a fronte di un suo impegno di lavoro predeterminato, comenel dettaglio illustrano i testi che seguono).Ma il pianeta-USA, al di là di queste due grandi direttrici - il carattere d'impresa e il trendinternazionale - e al di là delle ambiguità nel rapporto tra scelte politiche e scelte tecniche(come accade per gli investimenti per la ricerca, il cui processo viene ribattezzato, appunto,"top down, bottom up") èquanto mai complesso e variegato. Guardando da un osservatorio piÙspicciolo e ravvicinato, si capisce quanto sia vero che negli Stati Uniti ci si può imbattere intutto e nel contrario di tutto.Leggendo le spigolature proposte in chiusura di ntbrica, il lettore si accorgerà, ad esempio, cheè già nata una "anti-università" d'avanguardia (o università virtuale), senza aule ma anchesenza tasse; mentre, d'altro canto, l'inveterata tradizione di studiare al top non accenna atramontare. Anzi, permane la voglia di essere primi in classifica: Harvard, niente paura, èancora in testa nella hit parade delle istituzioni americane di prestigio che sfornano un titolodi alta qualità, ovviamente anche ad alto costo.Né ci si dovrà stupire se, dopo aver letto della tendenza di sistema verso un'integrazioneinternazionale profonda, allargata oltre confine, ci si trova davanti ad un flash informativoall'apparenza di segno contrario: l'autosegregazione di alcune minoranze. Controtendenza, ovoglia di identità?Infine un dato, ancora una volta etnico, che riguarda la California. Nell'immediato futuro i"bianchi" perderanno l'egemonia culturale e saranno gli orientali (sinora socialmenteemarginati) ad avere la leadership. Le migliori matricole, infatti, sono di origine asiatica ecredono fermamente nel valore dello studio. Come dire: all'università, melting pot di energieintellettuali, il vero predominio non è delle classi privilegiate o dei gruppi al potere, ma è di chilavora con maggior impegno per sfruttare le proprie risorse interiori.

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"VERSO L'UNIVERSITAGLOBALE

di Elaine EI-KhawasAmerican eouncil on Education, Stati Uniti

Gli anni '90 possono diventare ildecennio dell' internazionalizzazionedell'istruzione superiore americana*.Esistono già segnali concreti che unnumero crescente di istituzioni stiasviluppando i propri legami con leuniversità strAniere, che i programmie i corsi accademici includano sempredi più materiale basato su altri paesie culture e che docenti e studentiabbiano accresciuto i propri contatticon i loro omologhi di altre parti delmondo. E tali segnali mostrano che ilegami tra le università americane edestere stanno assumendo un caratterediverso: più profondo, più concreto,più interattivo.Gli sviluppi di questo decenniodipendono da molti fattori esterni ­tra cui soprattutto la ripresa dell' eco­nomia americana - ma segnali recen­ti fanno pensare che l'istruzionesuperiore americana stia attraversan­do un periodo di maggiore consape­volezza e coinvolgimento a livellomondiale. Questo articolo prende inesame la situazione attuale dell'atti­vità internazionale svolta negli StatiUniti dalle istituzioni superiori didurata quadriennale. Le fonti prin1a­rie da cui sono tratti dati e informa­zioni sono due studi eseguiti direcente dall' American Council onEducation. L'articolo contiene anche

* Traduzione da Higher Edllcafioll MOllogelllellf,March 1994, VoI. 6, No. 1.

opinioni sulle prospettive future esui principali ostacoli che si oppon­gono all'internazionalizzazionedell'istruzione superiore americana.

Il contesto per l'azionedelle università

Per comprendere le misure adottatedalle istituzioni americane di istru­zione superiore per favorire l'apertu­ra internazionale dei campus è impor­tante comprendere le caratteristichedell'ambiente in cui esse operano.

L'azione delle istituzioni non èguidata danessuna politica nazionale ogovernativa.Nel quadro della struttura federaledegli Stati Uniti, sono i singoli Statiad essere in primo luogo competentiin materia di istruzione. Esistono

Mobilità, curricula, progettidi collaborazione: ecco il

triplice meccanismoattraverso cui il sistema

accademico USA (college euniversità con corsiquadriennali) tende

all'internazionalizzazione

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na turalmente alcuni programmifederali a carattere internazionale inmateria di istruzione, ma essi sono didimensioni relativamente ridotte ehanno spesso scopi precisi legati adaltre finalità di interesse nazionalecome ad esempio lo sviluppo econo­mico.Di conseguenza le iniziative delleuniversità in materia di attività inter­nazionali non sono regolate da diret­tive o regolamenti nazionali. Comeha constatato un esperto, " .. .non esi­ste nessun tipo di coordinamentonazionale ... " (Lambert, 1989, p. 13)in questo campo. Né esistono finan­ziamenti federali per le istituzioniimpegnate in attività internazionali.

I consulenti e le guide delle universitàsono per lo piÙ strutture private: associa­zioni nazionali, fondazioni private e con­sorzi volontari tra le istituzioni accade­miche.Le principali strutture organizzativeattraverso cui i rettori americani pos­sono discutere e pianificare nuoveattività di istruzione internazionalesono i consorzi e le associazionivolontarie. Le conferenze, le pubbli­cazioni e i comitati consultivi sponso­rizza ti dalle diverse associazioninazionali sono una delle principalifonti di consulenza e di dati utili infase di progettazione e di verificadelle attività internazionali. E le ini­zia tive specifiche finanzia te dallemaggiori fondazioni filantropiche

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

danno spesso un importante contri­buto di carattere finanziario e disostegno alle attività considerate dimaggiore importanza da quell' ente.Bisogna ammettere che questa strut­tura, con il suo carattere privatistico evolontario, ingenera un quadro diinsieme frammentario. Capita di fre­quente che una fondazione finanziun programma per diversi anni salvopoi cancellarlo per focalizzarsi sualtri punti di interesse. Le associazio­ni possono formulare raccomanda­zioni, ma a volte non dispongono deimeccanismi per indurre cambiamentinei campus. I membri dei consorzipossono trarre buone idee l'unodall'altro, m.a spesso esse sono attua­bili solo in pochi casi.

Le misure adottate dalle istituzioni inmateria di attività internazionale dipen­dono in misura considerevole dalle deci­sioni dei loro dirigenti.I rettori americani hanno una impor­tante voce in capitolo nella promo­zione e nell' adozione delle misurevolte ad aumentare il carattere inter­nazionale delle loro istituzioni.Tracciando un paragone con altripaesi, si vede che sono molte le coseche un rettore americano può fare sedecide che esse costituiscono unapriori tà importan te, ivi inclusal'organizzazione delle diverse risorsee componenti accademiche a tal fine.La natura di queste attività - in ter­mini di tipo di programma, di areageografica in teressa ta e di effettoconseguito - può essere influenzataconsiderevolmente dal modo in cui ilrettore si pone di fronte al problemadell'internazionalizzazione della suaisti tuzione. Tu tta via ciò significaanche che l'a ttività internazionalepuò avere vita breve. La nomina diun nuovo rettore può mutare il gradodi priorità assegnato alle attivitàinternazionali. I programmi interna­zionali possono risentire del pensio­namento o del cambiamento di sededi alcuni professori di spicco.

Le attività in ternazional i dipendono ingenere da meccan ismi dia utofina nzia­mento.

Di solito le attivi tà in ternaziona lidelle istituzioni di istruzione superio­re americane dispongono di budgetmolto modesti. Molti programmi distudio all'estero sono autofinanziatiin quanto le rette pagate dagli stu­denti vanno a coprire i costi che l'isti­tuzione affronta nell' organizzare egestire il programma. Molti progettidi collaborazione dipendono inampio grado da sussidi concessi dafondazioni filantropiche, programmigovernativi o organizzazioni interna­zionali.La necessità di autofinanziarsi hauna sfortunata conseguenza: il tipodi attività internazionale svolto dalleuniversità americane è molto dise­guale e differisce considerevolmentea seconda della ricchezza relativa diogni università e dal livello di reddi­to di studenti e famiglie. Come hasottolineato Lambert, " ... le istituzio­ni che hanno i programmi di studiesteri più articolati tendono ad attrar­re gli studenti i cui genitori hannoalti livelli di scolarità, di impiego e direddito" (p. 18).

La situazione attuale

Molte istituzioni americane, partico­larmente quelle i cui corsi sono qua­driennali, hanno da tempo program­mi internazionali. Di solito essi inclu­dono programmi di studio all' esteroper gli studenti e opportunità per loscambio di docenti con istituzioni dialtri paesi. Molte di queste attivitàhanno avuto come partner le istitu­zioni europee. Inoltre quasi tutte leistituzioni americane offrono corsirelativi alla storia delle diverse partidel mondo. Tuttavia, lo studio acca­demico specialistico delle diversearee geografiche è concentratosoprattutto nelle maggiori università.Il numero e l'ampiezza di tali attivitàè cresciuto negli ultimi am1Ì e vi sonosegnali di cambiamento anche nellana tura dell' a ttività internazionale.Parte di queste prove sono di tipoaneddotico, basate sull'osservazionedelle attività dei campus. Altri segnaliarrivano da due studi recenti effet-

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tuati dall' American Council onEducation e che includono un ampioesame dei progranuni di studi inter­nazionali rela tivi al primo ciclo(Lambert, 1989) e da un'analisi con­dotta all' inizio del 1992 in cui i vice­rettori di 273 college e lmiversità concorsi di durata quadriennale hannodescritto le attività internazionalidella propria istituzione (EI-Khawas,1992). Va detto, tuttavia, che questistudi offrono stime: non esistononegli Stati Uniti statistiche ufficialirelative a molti aspetti delle attivitàinternazionali.L'esperienza americana si compren­de meglio, forse, quando viene rias­sunta nei termini dei tre meccanismidistinti con cui una università puòinternazionalizzare le proprie atti­vità:1) mobilità: incoraggiare un flussointernazionale di studenti e docenti;2) curricula: integrare i soggetti e gliinteressi internazionali nei program­mi e nei corsi accademici;3) progetti: sponsorizzare progetti dicollaborazione tra cittadini del pro­prio paese e di altre nazioni.Negli ultimi anni le attività di naturainternazionale delle istituzioni ameri­cane si sono intensificate in queste trecategorie. Va detto, tuttavia, che que­sto aumento si registra a partire daun grado di coinvolgimento interna­zionale molto limitato.

MobilitàLa mobilità, presa a significare il flus­so di docenti e studenti attraverso lefrontiere nazionali, è una componen­te importante dei legami internazio­nali tra le università. Negli Stati Unitii principali programmi di mobilitàcomprendono lo studio all'estero ­termine questo che indica il soggior­no di uno studente in un altro paese(per un periodo che va da un mese aun anno), durante il quale egli svolgea volte del lavoro didattico, ma chespesso è invece finalizzato all'acqui­sizione di competenze linguistiche edi una conoscenza generale del paeseospite - e lo scambio di docenti - ter­mine che designa situazioni diversein cui un docente americano trascor-

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icane, 1992

istituzioni indipendenti

5331IO6

100

i scambio

istituzioni indipendenti

42265

27

100

aie

istituzioni indipendenti

1645336O

100,

in progetti di collabora-

istituzioni indipendenti

292220292319

che a partecipare aglisoprattutto i docenti di

tali le letterature compa-di internazionali, divienee il numero dei docentie ha partecipato a pro-

ambio è molto ridotto.

Se si pensascambi sonodiscipline qlrate o gli stuevidente chamericani chgrammi di sc

444838384145

184526

75

781822

5126

518

100

100

100

istituzioni pubbliche

istituzioni pubbliche

istituzioni pubbliche

totale

totale

% delle università con:

fino al 2%dal 3 al 10%oltre il 10%nessun partecipante

totale

fino al 2%dal 3 al 10%oltre il 10%nessun paliecipante

% delle università con:

1-2% dei corsi3- I0% dei corsiI 1-29% dei corsi30% o piùnessuno

progetti

Tabella 2 - Percentuale dei corsi a contenuto internazion

% delle università con: istituzioni pubbliche

ricerca congiuntaformazione tecnica per stranieritelecomunicazionisviluppo cUITiculafOlmazione gestionalealtre aree

Tabella 3 - Percentuale di istituzioni americane impegnatezione all'estero

Partecipazione dei docenti a programmi d

Tabella I - Mobilità di studenti e docenti: istituzioni amer

Partecipazione degli studenti

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piuttosto limitata. Un piccolo gruppodi. università (1'8% delle istituzionipubbliche e il 5% di quelle indipen­denti) riferisce che almeno il 10% deiloro docenti ha partecipato a scambidi questo tipo. Tuttavia una partecipa­zione dell'1-2% è molto più frequente.

re un periodo di attività accademicapresso Wla università straniera men­tre un docente di quel paese è in visi­ta a un campus americano. Alcuniscambi di docenti rientrano nei pro­grammi nazionali. Il prestigioso pro­gramma Fulbright promuove daoltre 40 anni lo scambio di scienziatie coinvolge attualmente ogni anno1.000 docenti americani. Anche pergli studenti vi sono soggiorni all'este­ro parimenti sponsorizzati da pro­grammi nazionali (ad es. le borse distudio Woodrow Wilson). La mag­gior parte delle esperienze all' esterodi docenti e studenti, tuttavia, è orga­nizzata e finanziata direttamentedalle singole istituzioni.Come ha sottolinea to la famosaesperta americana di scambi interna­zionali Barbara Bum, negli ultimianni si è assistito a una forte crescitadegli scambi di studenti, docenti einformazioni tra gli Stati Uniti e ipaesi dell'ex~blocco comunista. Adesempio, il numero di studiosi ameri­cani che hanno trascorso un lungoperiodo nell'ex-Unione Sovietica eche era inferiore a lO nel 1956, è pas­sato a 1.000 nel 1969 per salire agliattuali 4.000 e oltre.La tabella 1 riassume i dati di W10 stu­dio condotto nel 1992 dall'AmericanCouncil on Education, in ClÙ un cam­pione di istituzioni ha riferito la porta­ta delle proprie attività internazionali(El-I<hawas, 1992). Come si può vede­re, quasi tutte le istituzioni americanefinanziano programmi di studioall' estero per i propri studenti: tutta­via un numero ridotto di campus (il2% delle università pubbliche e il 16%delle università indipendenti) hastrutturato questi programmi in mododa farvi partecipare almeno il 10% deipropri studenti. La maggior parte deiGnmpus, infatti, fanno registrare un 1 o2% di studenti impegnati in studiall' estero. Secondo le stime, circa50.000-70.000 studenti americani com­piono esperienze di questo genereogni anno. Questa percentuale corri­sponde all'incirca a15% dei laureati diogni alUla (Lambert, p. 11).Parimenti, la partecipazione deidocenti ai programmi di scambio è

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

CurriculaVi sono essenzialmente due metodicon cui le università americanehanno incluso nei propri curriculamaterie internazionalistiche: unapproccio specialistico, con cui le isti­tuzioni offrono programmi di studiospecifici che si concentrano sulle altreparti del mondo, e un approcciogenerico, in cui la disciplina inerentealle altre parti del mondo è integratanei corsi e nei programmi accademiciregolari dell' istituzione.L'approccio specialistico ha unalunga tradizione nell'istruzione supe­riore americana. Soprattutto nelleuniversità maggiori, gli studenti sonoin grado di seguire corsi di laurearelativi a certi paesi o regioni delmondo. Negli Stati Uniti ogni anno3.000 studenti conseguono il diplomadi bachelor in studi specialistici di que­sto tipo. A essi si affiancano annual­mente circa 1.000 studenti a livello dil11aster e 200 a livello di dottorato.L'approccio generico è molto menofrequente. Tuttavia, sembra che siaproprio questa l'area di maggiorecrescita e per due motivi: anzitutto, lediscipline internazionali stannodiventando rapidamente parte inte­grante del curriculum per certi corsidi diploma. Si tratta di corsi di naturadiversa, ma il fenomeno è particolar­mente evidente per le discipline eco­nomico-aziendali. Ciò riflette il fattoche molte imprese di oggi sono mul­tinazionali oppure scoprono di dove­re prendere in considerazione fattorimultinazionali nel delineare le pro­prie strategie e prospettive. Unaseconda tendenza, che è quella dirivedere i corsi di "formazione gene­rale" in modo da includervi materierelative ad altri paesi e culture, hainfluenzato le discipline consideratepropedeutiche alla specializzazionenel 75% circa delle università ameri­cane (Lambert, p. 109).Un indice dell'ampiezza del fenome­no dell'introduzione di curriculainternazionalistici è dato dall' analisieffettua ta nel 1992 dall' AmericanCow1Cil on Education. Come si evin­ce dalla tabella 2, un forte numero diuniversità e college include discipline

internazionali nel 3-10% dei corsiofferti. Inoltre in molte istituzioni (il33% di quelle pubbliche e il 39% diquelle indipendenti) 1'11 % o piÙ deicorsi ha carattere internazionale. ÈpiÙ probabile che siano gli specializ­zandi in storia e letteratura a fre­quentare corsi a contenuto interna­zionale, mentre la percentuale mino­re si registra per gli studenti di scien­ze (Lambert, p. 114).

Progetti di collaborazioneI progetti di collaborazione intrapresicon le università straniere sono laterza grande categoria di attivitàinternazionale per le istituzioni diistruzione superiore americane. Inquesto contesto, i progetti si riferisco­no a un'ampia gamma di programmiin cui esse sviluppano legami conuna o piÙ università straniere persvolgere un compito o un progettospecifico, che può includere pro­grammi di ricerca congiunta, svilup­po di programmi accademici specia­listici che attingono ai punti di forzadi ogni paese, attività formative incomune, progetti di revisione curri­colare oppure sviluppo congiunto dinuovi istituti o programmi speciali­stici. In passato le facoltà di Agrariadi diverse importanti università ame­ricane finanziate dallo Stato hannorealizzato progetti di ricerca diampio respiro e sul lungo termine.Con tali progetti, si richiede un fortelivello di collaborazione: capita spes­so che molti componenti di ogni isti­tuzione risultino coinvolti per unlungo arco di tempo. Del progettopuò essere parte lo scambio di visitedi docenti e studenti, ma la finalitàprimaria di simili iniziative è la rea­lizzazione di obiettivi specifici. Esserichiedono un forte impegno istitu­zionale sul lungo termine e in questosi differenziano dalle visite solitariedi alcune intrepide matricole o dipochi austeri studiosi. E tali progettioffrono buone prospettive di svilup­po sotto forma di collaborazioni alungo termine basate su comuni inte­ressi e vantaggi pratici.Anche quest'area ha fatto registrareun aumento delle iniziative assunte.

l l

Chiaramente, buona parte di taleimpulso deriva dalle nuove opportu­nità createsi con la caduta della corti­na di ferro. Negli ultimi anni un grannumero di istituzioni americane hasviluppato legami con le universitàdei paesi dell'Europa centro-orientaleo dell'ex-Unione Sovietica. Sulla basedell' analisi condotta nel 1992, quasila metà delle istituzioni degli Sta tiUniti sta attualmente realizzando unqualche genere di programmanell'Europa centro-orientale. Date leparticolari circostanze in cui operanole università di quei paesi, non è stra­no che i legami sviluppati abbianopreso spesso la forma di progetti dicollaborazione anziché quella piÙlimitata di scambio di studenti odocenti. Così, ad esempio, molte pre­stigiose università americane si sonoimpegnate in un progetto di collabo­razione per sviluppare degli incuba­tori in Polonia e nelle RepubblicheCeca e Slovacca. Un altro esempio èquello del Consorzio dei CollegeCristiani - 75 università americaneprivate di piccole dimensioni - cheha istituito un fondo per la progetta­zione e la realizzazione di un pro­gramma di MBA basato sui valori cri­stiani in diverse università dell' ex­URSS. Come mostra la tabella 3, unbuon numero di istituzioni america­ne è attualmente impegnata in varitipi di progetti di collaborazione conle istituzioni di altri paesi.

Prospettive per gli anni '90

Le azioni di internazionalizzazionedelle istituzioni americane hannoavuto negli ultimi anni un notevoleimpulso. Continuerà ad essere così?Si è raggiunto un punto critico passa­to il quale ci si può attendere unimpegno sempre maggiore? Vi sonoargomenti sia a favore che controquesta ipotesi.Si possono citare svariati fa ttori persos tenere la teoria che le attivi tàinternazionali delle istituzioni ameri­cane continueranno a svilupparsi fracui, forse, il piÙ convincente è la cre­scente consapevolezza da parte delle

imprese americane della necessità diavere una prospettiva internazionalee quindi di un sapere e di una sensi­bilità internazionale da parte dei loroimpiegati e dirigenti. Pertanto alleuniversità verrà richiesto sempre piùdi far diventare i corsi internazionaliuna parte integrante dei programmidi formazione alle discipline econo­mico-aziendali.È pertanto significativo che a taliprogrammi affluisca il 30-40% ditutti gli studenti di primo ciclo, ossiauna parte imponente del corpo stu­dentesco.L'attività internazionale delle univer­sità americane è in molti casi influen­zata dalle istituzioni straniere. Il casopiù eclatante è quello del Giappone.Diverse istituzioni americane hannodifatti stretto accordi con sponsorgiapponesi per offrire agli studentinipponici dei programmi accademicinegli Stati Uniti. Inoltre almeno 15università amèricane hanno di recen­te sviluppato programmi accademicida realizzare in Giappone; questiprogrammi sono rivolti agli studentigiapponesi, ma seguono l'imposta­zione didattica americana. Molte ini­ziative provengono dalle universitàdell' ex-blocco comunista. L'lnstitutefor International Education agisce dacamera di compensazione e, tra glialtri servizi, divulga negli Stati Unitii tipi di assistenza e di scambi ricer­cati dalle università dell'Europa cen­tro-orientale e nelle ex-RepubblicheSovietiche. Così, come ben sanno leuniversità di molti paesi industrializ­zati, anche il rapido sviluppodell' istruzione post-secondaria deiPvs ha promosso un nuovo interesseverso l'esperienza dei paesi ind u­strializzati e i loro sistemi di forma­zione post-secondaria. Negli ultimianni le singole istituzioni, o più difrequente i ministeri dei Pvs, hannospesso contattato le università o leassociazioni universitarie americaneper chiedere informazioni e assisten­za tecnica.Sul lungo termine a favorire lo svi­luppo della dimensione internazio­nale è la crescente diversità etnicadella popolazione americana, che si

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evince chiaramente dall' esame deinuovi iscritti. Essa ha due effetti:anzitutto, cresce il nW11ero degli stu­denti interessati ai corsi che affronta­no tematiche relative ad altri paesiperché esse fanno parte del propriopatrimonio familiare e, secondo feno­meno ad esso collegato, una partesempre crescente degli studenti delleuniversità americane ha stretto rap­porti con persone provenienti da altripaesi e trova pertanto naturale eauspicabile frequentare dei corsi cheoffrano una prospettiva globale.Bisogna anche ammettere, tuttavia,che esistono grandi ostacoli allo svi­luppo di tale ottica internazionale.Gli atteggiamenti e le convinzionipersonali sono state in passato e sonotuttora un problema; in alcuni stati ein alcune università non si favorisco­no le attività internazionali, conside­rate a volte come frivole e non neces­sarie.Il maggiore ostacolo è comunque dinatura finanziaria. Dato che moltiprogrammi sono autofinanziati, ognitentativo di sviluppare un nuovoprogramma deve subito affrontare ladomanda di come trovare i fondi perfinanziarlo. Questa necessità soffocamolte iniziative perché i costi diavviamento di un programma sonoconsiderevoli e non è facile ottenerliper un progetto non rodato. I presidie gli amministratori delle istituzioniamericane sanno bene che il reperi­mento delle persone e dei fondinecessari ad avviare un programmapuò essere un notevole ostacolo allainternazionalizzazione delle attivitàaccademiche. Nella situazione attua­le, ora che la recessione colpiscemolti Stati, buona parte delle univer­sità statali dispone di budget ristrettio addirittura più ridotti che in passa­to (EI-Khawas, 1992). Molti rettorisono quindi stati costretti a rinviareo ridurre molte delle attività messein programma. A dire il vero, le isti­tuzioni possono fare molto permigliorare la prospettiva internazio­nale di docenti, studenti e program­mi senza un grave impegno finanzia­rio, ma i vincoli finanziari possonoinfluenzare in modo significativo il

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ritmo del cambiamento e lo spessoredegli impegni presi.Cosa avverrà in futuro? Possiamofare un'ipotesi, che potrebbe rivelarsierronea. Per gli anni '90 si può ipotiz­zare una tendenza alla crescita. Èvero che le risorse finanziarie sonoun problema, ma lo sono semprestate. Tra gli elementi che dovrebbe­ro favorire la tendenza alla crescita visono le nuove opportunità offertedall'Europa centro-orientale e, cosaforse ancor più importante, il diffon­dersi tra i rettori americani della con­vinzione che una consapevolezza euna sensibilità internazionali sianouna componente sempre più essen­ziale della formazione superiore.È allora probabile che gli ammini­stratori delle wliversità continueran­no a usare il proprio ingegno e lapropria inizia ti va per riuscire aespandere le proprie attività interna­zionali. Una iniziativa promettente,ad esempio, sembra essere lo svolgi­mento di periodi di lavoro all' esteroanziché di studio. Così facendo glistudenti acquistano una considerevo­le esperienza in un altro paese, maricevono anche un compenso per illavoro svolto. Ciò rende loro più faci­le pagare le rette che consentono alcollege di portare avanti l'iniziativa.Un altro metodo relativamentenuovo, ma interessante, è l'uso delletelecomunicazioni tra un'universitàamericana e una sua omologa in unaltro paese. Questi "legami elettroni­ci" possono creare un livello di inte­razione e di scambio che non sarebbepossibile avere altrimenti. Nel corsodi questo decennio appare semprepiù probabile l'utilizzo di questi e dialtri nuovi meccanismi per espande­re ulteriormente la portata interna­zionale dell'attività delle istituzioniamericane.

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

L'ASSISTENZAFINANZIARIA

AGLI STUDENTIdi Ivan P. Nil<olov e Jacl< W. Graham

Southern Illinois University

Introduzione

Questo articolo cerca di fornire unquadro riassuntivo dei programmifederali di assiste11za finanziaria aglistudenti e di passare brevemente inrassegna i meccanismi alla base deiprogrammi esistenti negli USA a livel­lo federale e statale*. Esso tracciainoltre una panoramica delle idee edelle tendenze che caratterizzano ilsistema all'inizio degli am1i '90. I datiforniti e le fonti per un ulterioreapprofondimento attestano il ruoloattivo del governo nei cambiamentiqualitativi e quantitativi in attonell'istruzione superiore americana eillustrano l'effetto dei cambiamentinell' assistenza finanziaria sull'interosettore.

Specificità e valenza politicadel sistema

L'assistenza finanziaria concessa aglistudenti è probabilmente uno deimigliori indicatori della strategia eco­nomica e sociale di un governo inquanto ne riflette le filosofie di svi­luppo. Volendo discutere del sistemadi assistenza finanziaria offerta agli

* Traduzione da Higiler Edllcalioll iII Ellrope,Val. XIX, No.3, 1994.

studenti negli Stati Uniti d'America alivello federale, però, bisogna tenerpresenti due punti importanti.Il primo è la specificità del sistema diistruzione superiore del paese, fruttodi intense relazioni sociali, politicheed economiche, le cui pressioni sono

L'istruzione superiore

americana è una "grande

impresa a carattere

intellettuale e finanziario",

In tale contesto, vengono

analizzate le strategie

generali e le tipologie

d'intervento a sostegno

econOlnico degli studenti

difficilmente comprensibili dal­l'esterno. Costituzionalmente l'istru­zione è demandata alla responsabi­lità dei singoli Stati piuttosto che alivello federale, ossia nazionale.Questo fatto fornisce una giustifica­zione legislativa all'assenza di unaautorità federale formalmente prepo-

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sta all'amministrazione cen trale delsistema. Negli Stati Uniti esistonocinquanta sistemi di istruzione pub­blica, ognuno con caratteristiche pro­prie, ivi inclusi i programmi di assi­stenza statale a favore degli studenti.Tuttavia negli anni '50 !'impegnofinanziario profuso dal governo afavore dei programmi di istruzione edi ricerca di importanza nazionale haportato a una forte influenza indiret­ta sul mondo accademico. È quindicorretto dire che l'istruzione superio­re americana è un'area di interessiacquisiti fortemente regola ta in cuiogni cambiamento viene percepito alivello nazionale. Ciò vale particolar­mente per il settore pubblico, anchese è in costante crescita il numero diistituzioni private che dipendono dalsostegno finanziario del governo.Collegata alla specificità del sistema èla sua valenza politica. Al giornod'oggi, quando uno stato si trova astanziare le proprie risorse, si verifi­cano forti scontri politici che vedonol'istruzione superiore opposta ad altriprogrammi ad eleva to con tenu tosociale come l'assistenza medica, laprevenzione del crimine e la tuteladella sicurezza dei cittadini, i servizisociali per i disabili e altre tematichedi pari importanza. Il legislatore devetenere in considerazione gli interessidell'intero mosaico elettorale, e parti­colarmente quelli dei gruppi più

Università di Trieste:In segreterin studenti nell'edificio centmle

influenti e determinanti. La maggiorparte dei college e delle universitàpubbliche deve fino all'80% dei pro­pri fondi allo Stato. Questo vincolo lirende entità amministrative prive diquella autonomia che viene loro tra­dizionalmente attribuita. In realtàessi devono sottostare a tutta unaserie di requisiti e restrizioni statali efederali tra cui la capacità ammini­strativa, il conseguimento degli obiet­tivi e la qualità dei programmi. Ilprocesso ha rafforzato il ruolo deiconsigli statali per l'istruzione supe­riore che ham10 cercato di coordinaretutti i programmi di istruzione supe­riore all'interno di ogni Stato. Aseconda delle specificità dei regola­menti amministrativi e dell'attivitàpolitica di ogni Stato, questi organifungono da moderatori, da filtri epersino da principali rappresentantidell'istruzione superiore pubblicadello Stato nei processi di definizionedegli stanziamenti in ambito legislati-

l

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vo e amministrativo statale.Bisogna sempre ricordarsi che l'istru­zione superiore americana è W1a gran­de impresa a carattere intellettuale efinanziario. Secondo dati recenti trattidalla Chrol1icle of Higher Edllcntion del26 agosto 1992, negli anni 1990-92c'erano negli USA 3.559 college e uni­versità con 13,7 milioni di studenti.Tra le istituzioni di durata quadrien­naIe 595 erano pubbliche (statali) e1.546 private, e vi erano iscritti rispet­tivamente 5,8 e 2,7 nùlioni di studenti.Gli altri 5,2 milioni di studenti fre­quentavano le 972 istituzioni pubbli­che e le 446 istituzioni private di dura­ta biennale. La spesa pubblica annuaera di 134,7 miliardi di dollari (85,8miliardi nel settore pubblico e 48,9miliardi nel settore privato).La seconda caratteristica legata alproblema degli aiuti agli studenti ècostituita dalle dimensioni, dalla ric­chezza e dalle tradizioni delle istitu­ZiOlÙ stesse. Attualmente, a causa delloro potenziale finanziario, esito didonazioni bene investite, di legamipolitici o di una gestione accorta oimprudente, le diverse istituzionipossono in varia misura fornire aiutifinanziari ai propri studenti.Poclùssime hanno le risorse necessa­rie per sviluppare un proprio sistemadi assistenza finanziaria e le tasseaccademiche continuano a costituirela loro principale fonte di reddito.Secondo Frances (1990) le tasse acca­demiche tra il 1980 e il 1990 sonoaumentate del doppio rispettoall'inflazione. Quindi gli studentidevono pagare tasse piÙ elevate ehanno bisogno di aiuti finanziarisempre maggiori.Alcuni autori, come l'ex ministrodell'Istruzione William Bem1ett o l'expresidente del National Endowmentfor the Humanities Lynn Cheyneysono critici nei confronti di questosistema e accusano il mondo accade­mico di sfruttare gli aumenti delletasse per ottenere istituzionalmentefondi federali, dato che l'ammontaredegli aiuti aumenta con il cresceredelle tasse accademiche. Ci sonoinvece prove che dimostrano che lecose stanno diversamente. Secondo

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McPherson e Schapiro (1991), Leslie eBrinkman (1988), Sto John e Noel(1988), gli aiuti concessi agli studentisono una componente importantenella decisione di iscriversi all'uni­versità e costituiscono un aiuto con­creto alla dida ttica e alla ricerca.Oltre a essere un fattore importantenello sviluppo delle strategie istitu­zionali, gli aiuti finanziari sono stret­tamente legati alla pianificazione alungo termine, alle politiche di acces­so, agli stipendi e compensi deidocenti e allo sviluppo dei program­mi e contribuiscono ad evitarel'abbandono dell'università da partedegli studenti. La disponibilità diaiuti finanziari contribuisce ancheallo sviluppo di relazioni positive tragli studenti e la comunità, siaall'interno che all'esterno del cnmpus.Le discussioni sulla limitazione deisussidi federali, specie per program­mi come il Peli Grant che verrebberosostituiti da iniziative di prestitoregionale, ham10 creato nuove tensio­ni sociali nel campo dell'istruzionesuperiore. I tagli apportati ai sussididal governo federale e dalle ammini­strazioni statali, dovuti al declinonello sviluppo economico globaledegli USA, ham10 indotto due reazionifondamentali. Alla fine degli anni '80e all'inizio degli anni '90 i fondi stan­ziati da molti Stati a favore dell'istru­zione superiore pubblica eranocostanti o in diminuzione. Questasituazione ha fatto sì che le istituziOlÙaumentassero le tasse accademicheper far fronte alle spese crescenti,esercitando così una maggiore pres­sione sul governo federale e stataleonde ottenere un incremento degliaiuti destinati agli studenti prove­nienti da famiglie con reddito medio­basso. Il governo federale ha manife­stato la tendenza a trasformare i sus­sidi finanziari in prestiti agevolati.

Reperire i fondi:una domanda, tante risposte

Dato che i sussidi federali e statali nonerano sempre sufficienti, molte istitu­zioni di istruzione superiore hanno

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

Fonte: "Almanac", The Chronicle or Higher Educotion (26 agosto 1992), p. 6

Beneficiari dell'assistenza finanziaria agli studenti negli USA per il 1990/91

programma importo complessivo totale pro capite(in migliaia di dollari) (in dollari)

Peli Grant 3.300 1.489SEOG 678 648College Worl<-Study 876 940Perl<ins Loan 804 1.Q70Stafford Student Loan 3.633 2.709Supplemental Loan 576 2.829for StudentsPLUS 293 3.313Sussidi e incentivi statali 1.681 1.148

seguito il secondo approccio, ossiahanno copiato la filosofia aziendalerealizzando stra tegie e poli ticheaggressive di marketing per mantene­re costanti o aumentare le iscrizioni,incrementando ulteriormente le tasseaccademiche e riorganizzando le isti­tuzioni con la riduzione di alcw1i pro­grammi e l'eliminazione di servizimarginali. È stato attuato un intensoprogramma di raccolta di fondimediante sovvenzioni private (spessoin cooperazione con società private). Èstata condotta un'attiva campagna peraumentare i fondi operativi ricorren­do a ogni fonte possibile. A livellofederale e statale sono aumentate lecandidature per usufruire dei sussididi formazione e ricerca.Il sistema di assistenza finanziaria hacostituito un ulteriore motivo didiscussione. Anzitutto esso consistedi una vasta gamma di sussidi e pre­stiti, di cui spesso la stessa personapuò usufruire congiuntamente (perquesto motivo i dati presentati nellatabella sono in parte fuorivianti). Manon c'è dubbio che l'assistenza aglistudenti sia tm'impresa finanziaria didimensioni nazionali che unisceamministrazioni e legislatori federali,statali e locali, istituti di credito e diassicurazione, comunità, università estudenti. Gli aiuti federali e stataliconcessi nel 1990/91 hanno toccato i27,85 miliardi di dollari. Ma questasomma è solo la punta dell'iceberg,considerando che nel caso dei prestitiviene preso in considerazionel'importo relativo al pagamento degliinteressi e non al prestito in sé e persé, che è oggetto del singolo rapportostipulato tra lo studente e la banca.Va inoltre chiarito che l'istruzionesuperiore rappresenta un tema politi­co estremamente delicato. Il sistemadi assistenza agli studenti va a tocca­re principi di base dell'istruzionesuperiore americana come l'accessibi­lità delle istituzioni, le radici sociali,la missione, l'eccellenza accademica ela tutela della componente femminilee delle minoranze. Le dinamichedegli anni '90 sono cara tterizza tedalla recessione finanziaria, dalladiversità etnica e culturale, dall'accre-

sciuta partecipazione delle donne edelle minoranze, dalla crescente pres­sione esercitata dai vari gruppi diinteresse sui processi decisionali e da .un numero sempre maggiore di stu­denti non tradizionali, che costitui­scono quasi il 50% degli iscritti all'ini­zio degli anni '90. Il sistema di assi­stenza finanziaria deve tener conto ditutti questi cambiamenti. Per svilup­pare ulteriormente le idee su questoargomento passeremo ora brevemen­te in rassegna i programmi di assi­stenza esistenti a livello federale.

I programmi federali diassistenza finanziaria

Dopo i Land Grant Act del 1862 e del1889, il primo intervento cospicuodel governo federale in materia diistruzione superiore si è avuto con ilServicemen Readjustment Act del1944, noto anche come G.I. Bill. Inpratica il G.I. Bill ha costituito unprecedente per la responsabilità cheil governo federale si assume verso igiovani reduci di guerra; esso garan­tiva loro infatti l'assistenza finanzia­ria nel caso avessero voluto frequen­tare l'università e così facendo inten­deva favorirne il reinserimento nellasocietà come civili. L'assistenza veni­va fornita direttamente allo studenteche poteva scegliere l'istituzionefavorita, fermo restando il supera­mento delle prove di ammissione.Questo sistema, fornendo assistenza

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direttamente agli interessati anzichéalle istituzioni, ha contribuito a evita­re il problema di sovvenzionare leistituzioni collegate alla Chiesa, cheper legge sono separate dallo Stato.In realtà, come assistenza finanziariaindiretta, ne halU10 beneficiato le isti­tuzioni sia pubbliche che private, iviincluse quelle legate alla Chiesa. Difatto lo studente diventa un parteci­pante attivo nel processo di evoluzio­ne didattica, cambiando la stessa filo­soÌla ....jel mondo accademico america­no. Questa legge ha potenziato ilsistema post-secondario con la crea­zione di una nuova istituzione - ilcOl11l11unity o junior college.Ulteriori misure adottate dal governofederale in materia di assistenzafinanziaria agli studenti sono dovuteal clima politico dell' epoca dellaguerra fredda. Il cosiddetto "shockda Sputnik" causò un ampio inter­vento del governo nel settoredell'istruzione, che fu dettato dalleesigenze di difesa del paese ed ebbecome risultato il National DefenseEducation Act del 1958. Questo prov­vedimento forniva sussidi federali eprestiti agli studenti e ai dottorandiin matematica, scienze e lingue. Inseguito il movimento per i diritti civi­li degli anni '60 portò a una tutelaparticolare delle minoranze. Il qua­dro legale in materia di assistenzafinanziaria a livello federale fornitodal titolo IV dell'Higher EducationAct del 1965 non è stato modificatoradicalmente. Esso prevede sussidi

per i meno abbienti, prestiti per glistudenti delle famiglie a medio red­dito e sostegno alle università perchéforniscano programmi congiunti distudio e lavoro agli studenti di fami­glia a reddito medio o basso. Nellostesso anno un emendamento delSocial Security Ad ha concesso sgra­vi fiscali alle famiglie i cui figli fre­quentavano l'università grazie a que­ste forme di assistenza (Finn, 1978).

I programmi federalidI sussidi

Dal 1958 al 1972 è stato attivato unprogramma di sussidi denominatoEducational Opportunity CrantProgramme (EoGP) che ha operatosotto gli auspici del National DefenseEducation Act. Nel 1972 la situazioneè mutata a seguito dell'introduzionedei PelI Crant quale principale sussi­dio federale ~ della trasformazionedell'EOGP in Supplemental Educa­tional Opportunity Crant Programme(SEOGP). La differenza sta nella fontedei sussidi (il SEOG è finanziato dalDipartimento della Difesa). L'assisten­za finanziaria agli studenti includetutte le istituziOlÙ post-secondarie chepartecipano ai programnù contempla­ti nel Titolo IV (Pell Crant, CollegeWork-Study, Cuaranteed StudentLoans, anche detti Stafford Loan e iParents Loan for UndergraduateStudents, ossia i PLUS).Un ulteriore gruppo di sussidi com­prende i casi in cui l'assistenza finan­ziaria è collegata allo svolgimento diservizi di pubblica utilità. Essi inclu­dono: a) i sussidi corrisposti per ser­vizi già effettuati, di cui sono tipiciesempi il C.I. Bill e i successivi pro­grammi di analogo contenuto; b) isussidi corrisposti per servizi pubbli­ci da effettuarsi dopo la correspon­sione del sussidio stesso: programmicome il Reserve Officers TrainingCorps Programme (ROTC), il National

,t!ealth Service Corps ScholarshipProgramme (NHSCS), il CongressionalTeacher Scholarship (CTS) prevedonoche dopo la laurea i beneficiari delsussidio svolgano la propria attività

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Università di Trieste: la facoltà di Magistero

professionale a favore della colletti­vità per un certo arco di tempo e die­tro un modesto compenso; c) i pro­grammi che prevedono la dilazione ela cancellazione del prestito in cam­bio di servizi resi alla collettività inorganismi come i Peace Corps, iVoIun teers in Service to America(VISTA) e simili (ad esempio l'attivitàdidattica svolta a favore dei disabiliriduce il debito del 15% nei primidue anni di servizio, del 20% nelterzo e quarto anno e del 30% nelquinto).

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I programmi federalidI prestiti

Introdotto nel 1958 nel quadro delNational Defense Education Ad, ilprimo programma di prestito (ilNational Defense Student LoanProgramme, attualmente denominatoPerkins Loan ProgranU11e) era indiriz­zato agli studenti a medio reddito chenon potevano usufruire dei sussidi. Ilconcetto fu in seglùto sviluppato finoa divenire lma delle principali fonti diassistenza federale e statale. Nel 1965

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

fu introdotto nel Titolo IV dell'HigherEducation Act il Guaranteed StudentLoan Programme (GSL), in seguitochiamato Stafford Loan Programme.Il prestito, concesso da e~1ti pr~v~~i ~tutti coloro in possesso del reqUIsItI dIlegge, viene doppiamente garantitodal governo federale tramite un'assi­curazione e una integrazione degliinteressi (il governo copre in pratica ladifferenza tra il tasso d'interesse delmercato e il tasso più contenuto con­cessO allo studente, che era in originedel 7%). Alla fine degli anni '70 ilCongresso permise a tutte le bancheprivate di partecipare al programma eagganciò il tasso di interesse alla ~ut­tuazione dei rendimenti dei Buom delTesoro annuali, fornendo così condi­zioni finanziarie favorevoli a tali inve­stimenti.Gli studente devono estinguere ilproprio debito in un arco di tempoche varia a seconda del singolo con­tratto stipulato. Per lo Stafford LoanProgramme, ad esempio, il rimborsoinizia in genere un anno dopo la lau­rea, con possibilità di dilazioni fino aventi aiuti. I partecipanti al program­ma - questo è uno degli indicatoridel suo successo - sono passati da 1milione nel 1977 a 3,6 milioni nel1989, mentre il volume dei prestiti èsalito da 1,3 miliardi nel 1975/76 a9,5 miliardi nel 1988/89 (Mumper eArk, 1991). Questi aumenti sonoanche attribuibili a una maggiorepartecipazione femminile negli AnniOttanta (Frances, 1990).Anche se il quadro generale non èchiarissimo dato che gli studenti pos­sono usufruire di diverse forme diaiuti finanziari (sussidi, prestiti) perfar fronte alle proprie spese, la tabel­la può comunque fornire una pano­ramica del fenomeno.Negli anni '80 il governo federale haintrodotto altri programmi di presti­to quali il Parents Loan forUndergraduate Students (PLUS) nel1981, il Supplemental Loan forStudents (SLS) nel 1982 e l'IncomeContingent Loan (lCL) che fu avviatocome progetto pilota nel 1987.I primi due programmi offrono unsemplice prestito per un ammontare

massimo di 4.000 dollari l'anno e unimporto complessivo massimo di20.000 dollari. Il loro tasso di interesseè variabile e riflette le fluttuazioni deiBuoni del Tesoro per l'anno in que­stione. La loro restituzione inizia asessanta giorni dalla conclusione delprestito, così che di fatto questi pro­grammi costituiscono semplicementeun modo di ottenere W1 finanziamen­to (Fenske et al, 1983, Hartle, 1991).L'lcL è stata wÙdea basata sulla reite­razione dell'Higher Education Act nel1986 e consente di collegare gli inte­ressi sul prestito al reddito del benefi­ciario, con un tasso massimo del 12%per gli studenti ad alto reddito e untasso minimo del 5% per gli studentia basso reddito. Questo programmanon prevede W1 sussidio federale suitassi di interesse. Inoltre tutti i parte­cipanti, per poterne usufruire, devo­no fornire anno per anno informazio­ni sul proprio reddito. In linea diprincipio, quindi, lo studente ottieneun prestito per la propria formazionee ripaga il governo in un certo arco ditempo grazie al proprio reddito.

Il College Work-StudyProgramme

Il College Work-Study Programme sibasa su un concetto cardine della tra­dizione americana secondo cui "ècon il proprio lavoro che gli studentisi pagano l'università". In terminipiù generali, gli universitari percepi­scono un compenso per i servizi resialle istituzioni universitarie. I serviziincludono lavori impiegatizi, manu­tenzione delle strutture del college odella comunità e non possono supe­rare le venti ore settimanali. Il pro­gramma è sovvenzionato dal gover­no federale sotto forma di sussidifinanziari di cui beneficiano sia leistituzioni che gli studenti in situa­zione di reale difficoltà economica.Nel 1986 un emendamento del­l'Higher Education Act ha esteso ilsostegno finanziario federale alle isti­tuzioni che utilizzano gli studenti inpossesso dei requisiti prescritti inprogrammi sociali a favore dei disa-

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bili, delle famiglie più svantaggiate,contro l'abuso di droghe e alcool esimili. Il governo federale forniscefino al 90% del compenso degli stu­denti più il 10% del costo totale delprogramma fino a un tetto massimodi 20.000 dollari come rimborso dellespese amministrative.

I programmi statali diassistenza finanziaria

Una caratteristica particolare delleprime università americane, cheerano istituzioni private, è statol'ampio sostegno pubblico di cuihanno goduto. Spesso lo Stato garan­tiva loro privilegi come il diritto diincamerare le tasse di circolazione, iproventi dalle lotterie statali, etc.(Brubacher e Rudy, 1976). Nella mag­gior parte dei casi l'assistenza finan­ziaria agli studenti meritevoli mapoveri fu demandata alle università,che svilupparono una flessibilità par­ticolare in tale materia.Nel 1919 lo Stato di New York creò ilprimo programma di aiuti finanziariagli studenti. Esso non ebbe però ungrande seguito, probabilmente acausa dei bassi costi della frequenzaaccademica (in media 238 dollari nel1930) e dello scarso interesse pubbli­co ( Brubacher e Rudy, 1976).Nel 1946 il governo statale divennesempre più coinvolto nel campodell'istruzione superiore pubblica.Sovvenzionando direttamente le isti­tuzioni, lo Stato accrebbe il suo con­trollo politico e amministrativo.Come forma di assistenza indirizzatain modo particolare agli studenti abasso reddito fu introdotto in tutti gliStati lo State Student IncentiveGrants Programme. Per questa formadi sussidio statale sono stanziati 1-2milioni di dollari per Stato.Molti Stati hanno creato programmispeciali per incoraggiare i genitori aprovvedere per tempo alle spese chedovranno sostenere in futuro perl'istruzione dei propri figli. Essi pre­vedono l'acquisto di buoni di rispar­mio e fissano un tetto alle tasse acca­demiche.

Le iniziative più recenti

Nel 1991 il Congresso ha discussooltre venti iniziative in materia diistruzione. Dal punto di vistadell'assistenza finanziaria agli stu­denti esse possono essere suddivisein quattro categorie: programmi col­legati ai buoni di risparmio federali estatali, schemi di prepagamento delletasse accadenùche, ilùziative di servi­zio sociale e iniziative di accessogarantito.

Pro~rammi collegati ai buonidi rIsparmio federali

Nel 1988 il Congresso approvò laproposta del Senatore Ed wardKennedy del Massachusetts che pre­vedeva la deducibilità dall'imponibi­le degli importi relativi al riscatto deibuoni di risparmio federali, qualoraessi venissero impiegati per coprirele spese dell'istruzione superiore. Inquesto modo si evitavano i costi con­nessi a una nuova emissione di buonispeciali e al contempo si aggiravanoalcuni ostacoli legislativi. La propo­sta fu recepita nel Tax Reform Actdel 1986 sotto forma di emendamen­to tecnico. Ai sensi di tale provvedi­mento i contribuenti con redditi finoa 40.000 dollari godono di una esen­zione fiscale totale, mentre beneficiproporzionali sono concessi ai titolaridi W1 reddito compreso tra i 40.000 ei 60.000 dollari. Dato che tali beneficisi applicano solo con i nuovi buonifederali di risparmio (serie EE), ilJoint Tax Committee ha calcolato cheil costo del programma come minoregettito fiscale per i primi cinque annisarà di 281 milioni di dollari, mentresi prevede un aumento nelle venditedei buoni pari a 17,5 miliardi (Hartie,1991; Lewis, 1988).

Pro~rammi collegati ai buonidi rIsparmio statali

Tra le prime iniziative in questo setto­re va ricordato un provvedimentolegislativo dell'Illinois, il Baccalaureate

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Savings Act del dicembre 1987. Esso èbasato slilla vendita a livello nazionaledi obbligaziOlù di taglio compreso tra i1.120 e i 3.695 dollari e con scadenzavariabile da 5 a 20 anni. Il principioalla base del provvedimento è la ven­dita di obbligaziOlù a tasso zero per lU1importo che dovrebbe corrispondereall'ammontare delle tasse accademichefuture (di norma quelle prevedibilialla scadenza). L'interesse sui titolinon è gravato da imposte federali ostatali, con reciproci vantaggi per gliinvestitori e i gelùtori, almeno in teoria(perché chi può dire con esa ttezza aquanto ammonteranno in futuro letasse accademiche?). L'incentivo adinvestire è dato dall'esenzione fiscaleconcessa ai genitori, che può arrivarefino a 25.000 dolari esclusi gli interessi(e dal fatto di avere garantito l'impor­to per pagare le tasse accademiche).Secondo J. Merisotis (1991), lo Statodell'Illinois ha venduto 265 nùlioni dibUOlÙ di risparmio "didattici" nel 1988(e la cifra sale a 380 miliOlù di dollarise si considerano tutti gli Stati interes­sati all'iniziativa). Programmi analo­ghi sono stati infatti introdotti anche inKentucky, Virguùa e Rhode Island.

Schemi di prepagamento

In origine questa iniziativa fu intro­dotta alla Duquesne Universitynell' ambito di un progetto statale.L'idea che ne era alla base era sem­plice. A chi avesse aderito sarebberosta te garantite le tasse accademicheallora vigenti per un corso quadrien­naIe, purché l'iscrizione avvenisseentro 15 anni e previo superamentodell'esame di ammissione. L'iniziati­va si rivelò poco efficace per una SU1­

gola istituzione a causa del livello cri­tico dei fondi necessari per gli inve­s timen ti stra tegici richies ti (laDuquesne, infatti, ritirò il progettonel 1988).Nel 1986 lo Stato del Michigan varòun progetto chiamato MET (MichiganEducation Trust) che offriva due pos­sibilità. La variante"A" garantiva lapossibilità di ottenere il rimborso delcapitale meno le spese amministrati-

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ve. La variante "B" consentiva, a unprezzo leggermente superiore, lapossibilità di rimborso del capitale,degli interessi e delle spese ammini­strative. In entrambi i casi era possi­bile ottenere l'iscrizione a qualunquecollege statale fino allivello del bacca­laureato.Attualmente simili iniziative sonodiffuse in nove stati e il MET vennepreso a modello per uno schema ana­logo, ma a livello federale, propostodai senatori Clairborn PelI e PatWilliams sotto forma di un fondofiduciario. Questa proposta è oradiscussa ampiamente come una pos­sibile iniziativa strategica.

Un approccio critico

I tentativi di trovare la nùgliore solu­zione possibile alla necessità di forni­re lm'equa assistenza finanziaria aglistudenti universitari hanno spessoomesso di prendere in considerazionel'ampio spettro sociale, le tradizioniistituzionali e le tematiche politichecaratteristiche dell' istruzione superio­re americana. Qualsiasi progettobasato su prestiti e buoni di risparmionon è proponibile per gli studenti lecui famiglie halmo W1 reddito inferio­re a 18.000 dollari: essi possono solosperare in W1 ampliamento dei sussi­di. Tentativi come quello compiutodall' allora ministro dell'IstruzioneLamar Alexander, che aveva intesoaumentare l'importo pro capite deiPelI Grant riducendone il numero deibeneficiari a 400.00 furono oggetto diaspre critiche (de Lounghry, 1991).Tali reazioni sono giustificate. Leodierne tendenze infiazionistiche ten­dono a far salire il limite di povertà,includendo così nella fascia a rischiomolte famiglie con reddito medio­basso. Il problema di fornire sussidisufficienti a un numero di studentiampio e in costante crescita è estre­mamente serio. I programmi cheaccentuano la specificità di un'istitu­zione, quelli rivolti alle minoranze eagli studenti stranieri, alle donne ead altri gruppi meno rappresentati inseno alla società entrano in rivalità

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

tra di loro per ottenere i fondi dispo­nibili, che nel 1992 sono stati moltolimitati. Senza un radicale cambia­mento delle organizzazioni statali efederali che erogano i sussidi e con leridotte somme e fonti di introiti adisposizione, i conflitti appaionoquasi inevitabili.Un altro tema scottante è la contra­zione del volume di aiuti finanziaridisponibili. Secondo il College Boardla crescita dei sussidi tra il 1981 e il1989 è stata solo del 10%. Per CarolFrances (1990) questa crescita limita­ta è dovuta al fatto che ad aumentaresono stati non tanto i sussidi quanto iprogrammi di prestiti.L'idea stessa di sviluppare un fondonazionale per i prestiti imperniato suorganismi non a fini di lucro èattraente, ma nella realtà si è rivelataimpraticabile. Dopo il dissesto delNational Educational Trust Asso­ciation i cui 30 milioni di debiti sonoandati a gravare;sul Dipartimentodell'Educazione, è stato disposto ilblocco di simili inizia tive per ilmomento presente. Uno dei motivialla base di questa decisione è il con­flitto di interessi che si viene a crearetra le diverse istituzioni di istruzionesuperiore. Iniziative di questo tipofornirebbero difatti uno scudo finan­ziario per i college di piccole dimen­sioni, ma per avere successo, il pro­gramma dovrebbe ottenere il soste­gno della università più importanti.Queste, a loro volta, sono restie apartecipare a programmi restrittivimiranti a ridistribuire le risorse e alimitare le proprie iniziative. Il fatto èche al momento le grandi universitàsono in grado di dettar legge in mate­ria di tasse accademiche e di definirele proprie politiche finanziarie.Le strategie basate su varie forme di.risparmio sono un tema complessodal plmto di vista sociale ed economi­co. Tali programmi attraggono i geni­tori benestanti, che sarebbero comun­que in grado di pagare le tasse acca­demiche. Essi sembrano essere unelemento importante per la stabilitàfinanziaria futura di molte istituzioni,tuttavia hanno conseguenze socialilimitate per molti studenti. Il pericolo

è dato dagli effetti immediati che sudi essi avranno i cambiamenti deitassi di rendimento e dell'inflazione.Le famiglie a medio reddito preferi­ranno come soluzione i GSL.

Naturalmente c'è bisogno di intro­durre miglioramenti, come misure diprotezione contro le inadempienze,un più attento vaglio degli enti eroga­tori dei prestiti etc., ma il programmain sé è molto efficace.Singoli, organizzazioni e comunitàhaImo varato molte altre nobili inizia­tive a difesa dei programmi di assi­stenza finanziaria agli studenti. Il pro­blema è che esse hanno ambiti tropporistretti per indurre cambiamentisignificativi. Probabilmente il messag­gio più forte derivante da tali sforzi èla maggiore consapevolezza pubblicadel problema. In tempi di scarse risor-·se e di politiche mirate al risparmio,c'è bisogno di nuovi livelli di impe­gno, iniziativa e responsabilità.

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Università di Trieste:In Minava di Marcello Mascherini

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L'OBIETTIVOEpisodi di vita accademica "71'lGde in USA":

dall 'università virtuale all'autosegregazione studentesca

"L'UNIVERSITA VIRTUALE

STUDIARE AL TOP

La Globewide Network Academynon può ancora fregiarsi del titolo diuniversità, ch~ negli USA può essereattribuito solo ad istituzioni esistentida almeno due anni, ma è senz'altrol'istituzione di istruzione superiorepiù innovativa del mondo: essa vivee opera infatti nella realtà virtuale.La GNA nasce su iniziativa di JosephWang, ili1 astrofisico della Universityof Texas, e offre ai suoi studenti titolidi studio aventi valore legale. Ilprimo ad essere attivato è stato ilcorso di programmazione in C++, acui hanno partecipato 80 studenti inrappresentanza di 20 nazioni.La Globewide Network Academyrappresenta W1 ulteriore passo avantirispetto alla formazione a distanza,che pur realizzata tramite supportiinformatici, ha alle spalle una istitu­zione "reale", operante anche in unluogo fisico determinato. Nel mondodella GNA, al contrario, non esistonotasse accademiche, aule o libri ditesto. Chiunque può accedervi, apatto di potersi collegare al sistemaInternet.Il corso di programmazione è statoideato da Marcus Speh, un fisicotedesco che considera l'università vir­tuale come l'istituzione ideale, inquanto priva dei vincoli del profitto,aperta a tutti, esente dalle pastoiegerarchiche e burocratiche che tanto

spesso ostacolano il libero svolgimen­to dell'attività accademica; nel mondovirtuale, invece, è possibile un liberodialogo sulla struttura e il contenutodelle iniziative da svolgere.Tuttavia, la GNA ha reputato oppor­tuno dotarsi di una struttura internaper non cadere in preda all'anarchia.Sono stati quindi eletti un presidente,il prof. Wang, e un consiglio diamministrazione formato da cinquemembri di estrazione estremamentediversa: oltre a Speh vi sono un inge­gnere, il prof. Moriarty del MIT, unastudiosa di scienze sociali, la prof.ssaButler Mc Whorter della Universityof Houston, uno storico, il prof.Painter della University of Missouri eun fisico delle particelle, il prof.Cavrak della Vermont University.

Dal 1988 la rivista US News & WorldReport pubblica i risultati di un'inda­gine sul sistema universitario ameri­cano effettuata interpellando unampio campione - 2.655 quest'anno-

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Gli studenti del corso hanno a lorodisposizione manuali virtuali, biblio­teche di ipertesti e un ambiente vir­tuale in cui essi possono interagirecome in una vera classe.Il successo dell'iniziativa è conferma­to dai 70 iscritti al prossimo corso, dianalogo contenuto. È inoltre in attoun processo di ristrutturazione e disuddivisione in ambiti disciplinari,mentre si cerca di promuovere unpiù stretto legame con le istituzioniaccademiche "reali".Il premio Nobel per la fisica StevenWeinberg si è dichiarato convintoche fra venti anni il sistema universi­tario attuale sarà totalmente scardi­nato e che iniziative come la GNAconsentiranno un'istruzione moltopiù diffusa e capillare.

di rettori, presidi di facoltà e respon­sabili dei servizi di selezione. Per laquarta volta consecutiva la palma dimigliore istituzione va a Harvard,seguita da Princeton, Yale e dal MIT.

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

L'internazionalizzazione dell' Università di Trieste è molto accentuata: numerosi sonogli studenti che lavorano all'ateneo

CALIFORNIA IN GIALLO

Università prestigiose, a cui non èfacile accedere: il tasso di ammissio­ne ad Harvard e Princeton è del 16%,a Yale del 22% e sale al 33% per ilMIT. La percentuale di studenti checonsegue il diploma è però sempresuperiore al 90%, fino a raggiungereil 97% nel caso di Harvard.L'inchiesta di US News & WorldReport è molto dettagliata e includeanche una Top Twenty delle migliorifacoltà. Harvard, MIT e Princetonottengono un ex-aequo per Ma te­matica. Harvard si conferma inoltreal primo posto per Scienze politiche,mentre Princeton si impone negliStudi storici e il MIT nel ramo scienti­fico, risultando la migliore universitàper Chimica, Informatica ed Eco­nomia. Per chi desidera studiareGiurisprudenza o Anglistica al mas­simo livello si consiglia invece di ten­tare l'ammissione a Yale.Tuttavia, chi ha intenzione di iscri­versi a queste w1iversità non può sot­tovalutare il lato economico: alletasse accademiche, che sfiorano i30.000 dollari l'anno, bisogna aggiun­gere le spese per vitto e alloggio. Ciòsignifica che una famiglia americanamedia, che dispone di un redditoallliUO di 75.000 dollari, deve riuscirea risparmiare 175.000 dollari per glistudi universitari di un solo figlio. Laquestione dei costi riguarda un po'tutti. Infatti la percentuale di incre­mento delle tasse accademiche siattesta quest' anno al 6% (a velocitàdoppia rispetto all'inflazione) com­portando aumenti anche per chivoglia iscriversi in facoltà meno cele­bri. Contro i circa 19.000 dollari dibase necessari per entrare in una uni­versità privata, nei college pubblici cisi può attendere una spesa media di9.000 dollari, passando dagli 11.726della Vermont University ai 5.504della Carolina University.Fortunatamente il sistema americanooffre svariate possibilità di ottenereuna borsa di studio, ultima tra lequali quella introdotta recentementedall' amministrazione Clinton cheassegna agli universitari 4.725 dollaril'anno in cambio di 1.700 ore di servi­zi prestati alla comunità.

Nel 2020 gli ispano-americani diven­teranno il gruppo etnico di maggio­ranza in California infrangendo ilpredominio demografico dei bianchi,che, sul piano culturale, stanno giàperdendo la propria lendership a favo­re del gruppo asiatico. In molti collegedello Stato, infatti, le matricole orien­tali sono risultate più brillanti diquelle bianche nel superare gli esamidi ammissione: il 38% contro il 30,5%all'UeLA, il 36,6% contro il 34,5% aBerkeley. Questo fatto è tanto piùrimarchevole, in quanto gli asiatici,che ammontano al 9,5% della popola­zione californiana, costituiscono1'11% di coloro che vivono in stato dipovertà: minoranza etnica, quindi,ma anche gruppo economicamentesvantaggiato.A differenza degli ispanici, però, gli

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asiatici credono nell'importanzadell'istruzione. Le famiglie asiatichesono pronte a fare sacrifici per farstudiare i propri figli perché credononei benefici a lungo terminedell'istruzione, mentre gli ispanicipreferiscono il guadagno immediato,anche se modesto, di un lavoro nonqualificato.Pertanto, pur formando il 26% dellapopolazione dello Stato e avendo inmedia un'età molto bassa, gli ispanicirappresentano solo il 13% delle matri­cole e il 7% dei laureati. Le istituzioniaccademiche, che si dichiarano moltopreoccupate di questo disinteresseverso l'istruzione, stanno cercando disensibilizzare gli appartenenti a que­sto gruppo etnico mediante corsi dipresentazione dei programmi univer­sitari e borse di studio.

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~~TOP DOWN, BOTTOM UP":DOVE SPENDERE PER LA RICERCA?

L'AUTOSEGREGAZIONEDELLE MINORANZE

Per W1 paese geograficamente esteso etecnologicamente progredito come gliUSA non è facile decidere in modoefficace come ripartire i 157.000 milio­ni di dollari disponibili ogni anno afavore della ricerca e nella comunitàscientifica c'è chi dichiara che gli stan­ziamenti sono definiti sulla base delcollegio elettorale di chi esercita inquel momento il potere decisionale.Il processo che porta al sostegno dialcuni progetti di ricerca a discapitodi altri è stato definito "top down, bot­tOI/1 up". Nella prima fase è il vertice,ossia il presidente americano, ad illu­strare le priorità del paese agli enti diricerca. Per decenni una buona fettadelle somme stanzia te è anda ta abeneficio dell'industria degli arma­menti. Ora, però, terminata la fasedella guerra fredda, questi fondi ven­gono indirizzati ad altri settori cheincludevano per l'amministrazioneBush effetto serra, biotecnologie ericerca applicata alle strutture pro­duttive. Clinton ha già sottolineatocome quest'ultimo aspetto vada ulte­riormente sviluppato per accrescerela competitività degli Stati Uniti suimercati internazionali.In questa prima fase decisionale ilpresidente agisce sotto la supervisio­ne del Congresso operante in tredicicomitati per le autorizzazioni e novecomitati per gli stanziamenti.Nella seconda fase, invece, è la base,ossia gli enti di ricerca come laNational Science Foundation e ilNational Institute of Health, a sugge­rire quali progetti di ricerca, tra quel­li che vengono quotidianamente inol­trati alla loro considerazione, rivesta­no maggiore importanza nel quadrodelle direttive fissate.Uno dei punti più criticati in questosistema è la definizione delle cinque

priorità - estremamente vaghe - daparte del presidente e del suo vice AlGore, i quali non sono né scienziati nétecnici: rinsaldare la posizione di pre­minenza attualmente occupatadall' America nel campo del saperescientifico; rafforzare i legami tra ricer­ca e obiettivi di interesse nazionale;promuovere gli investimenti da partedel governo, dell'industria e delle wù­versità; nùgliorare la formazione dellenuove generazioni di scienziati edingegneri; accrescere il livello scientifi­co della popolazione americana.

Nel 1954 una storica sentenza dellaCorte Suprema sancì l'integrazionerazziale all'interno dei college ameri­cani. Ora, a quarant'anni di distanza,gli sforzi compiuti per trasporre inpratica tale principio sembrano postia repentaglio non da un rifiuto dellamaggioranza bianca, ma da un movi­mento di autosegregazione dei grup­pi minoritari.Alla Cornell University, nello Stato diNew York, da quest'am10 gli studentiispano-americani avranno un'ala apropria disposizione, che va adaggiungersi alla Ujaama, destinataagli afro-americani, alla Zeta Beta Tauper i giovani ebrei e al settore per inativi americalù clùamato Akwekon.

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L'amministrazione Clinton sembraannettere grande importanza al pro­gresso scientifico, definito come unaimportante risorsa nazionale che va abeneficio di tutti i cittadini. Dal cantosuo, il vicepresidente Al Gore haribadito che "la tecnologia è il motoredella crescita economica, il cui carbu­rante è proprio la scienza".Tali dichiarazioni sono state accoltefavorevolmente dagli ambienti scien­tifici, anche se permane un certo scet­ticismo sulla possibilità di un aumen­to concreto delle risorse disponibili.

La Cornell non è un caso isolato. LaBrown University, una delle istitu­zioni di spicco del Rhode Island,offre alloggi separati per i gruppi diminoranza, includendo in questoconcetto, oltre ai neri e agli ispanici,anche francesi, orientali, slavi e tede­schi. I funzionari dell'Universitàhanno motivato tale scelta con la pos­sibilità di offrire agli studenti unafull-i111111ersiol1 nei loro interessi cultu­rali. Così facendo, secondo la porta­voce Chessie Sweeney, gli studenti diuna data disciplina vivono costante­mente a confronto con i costumi, lacultura e la mentalità dell' etnia stu­diata - senza sottovalutare la possibi­lità di poter perfezionare la propria

IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

Universitli di Trieste: la biblioteca della facoUIi di Lettere e Filosofia

conoscenza di una lingua stranierastando a contatto con dei madrelin­gua.In realtà le motivazioni ufficialiappaiono spesso come tentativi difare buon viso a cattivo gioco. Solodue anni fa la Cornell Universitycercò di contrastare la tendenzaall' autosegregazione assegnando persorteggio gli alloggi alle matricole,ma l'opposizione degli studenti fufortissima: 1'80% si espresse contro ilprovvedimento che fu ritirato.Il fenomeno, seguito con preoccupa­zione dai liberai americani, si staintensificando fino a coinvolgere altrigruppi di studenti tra cui i gay e per­sino gli astemi. Le commissioni ad hoc

costituite in alcuni college hanno viva­mente consigliato di promuoverel'integrazione nonostante il malcon­tento studentesco.Le radici dell'autosegregazione nonsono difficili da individuare. Nellecittà degli Stati Uniti le minoranzerazziali tendono a chiudersi nel pro­prio quartiere, a mantenere le pro­prie usanze, ad ascoltare la propriamusica o a mangiare cibi del propriopaese d'origine per ribadire con forzala propria identità culturale nei con­fronti del mondo esterno, percepitocome ostile e minaccioso.Trasportati in un ambiente totalmen­te estraneo come può essere il campuse sottoposti alle pressioni derivanti

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da studio, esami e lontananza dacasa, i giovani tendono a ricreare gliscenari familiari privilegiando i rap­porti con le persone della stessaetnia, ma il fenomeno, secondo alcu­ni intellettuali, è il semplice e allar­mante riflesso di una tendenza alladisgregazione etnica presente nellavita quotidiana della nazione ameri­cana.

(Hanno collaborato alla redazione diqllesto "Trill1estre" Raffaella Comacchini

e Tiziana Sabuzi Gillliani)

UNIVERSITAS 54

abstractThe term "melting pot" has been used to describe theassimilation between races and cultures which formed and stilIforms - in spite of some outbreaks of racism - the Americnnsociety.The article of Elaine E/-Khawas, which opens in this issue a"Trimestre" focusing on the Americnn universities, underlinesthe international character of higher education. The trend toglobalization affects exchange initiatives, cooperation projectsand even curricula.The ana/ysis of the American academic system shows a kind oflarge decentralized enterprise combining intel1ectual andfinancial aspects as stressed by Nikolov and Graham in theirarticle. This entrepreneurial approach to university­questionable as it may be - reveals un/.lsual forms of the right tostudy which truly meet the students' needs.Through a series of flashes we learn that in the planet of theAmerican higher educntion everything is possible: from thevirtual university where there are neither classrooms noI'acndemic fees to the deep-rooted tmdition to study in the mostexpensive élite universities and from the trend to globalizationto the self-inflicted segregation of some minorities and thegradualloss of the culturalleadership of the whites in favour ofthe Asian group in California. This shows that in theuniversity, the melting pot of intellectuai energies, the tmeleadership does not belong to the most privileged or powerfulgroups, but rather to those w/w try the hardest.

L'expression "tnelting por a été employée pou l' sou/ignerl'ama/game interethniqlle et interculture1 qui est à l'origine dela société americaine et qui continue à la caractériser, malgréquelques sursauts de racisme.L'article de Elaine El-Khawas - qui ouvre ce "Trimestre"consacré à l'université américnine - met en relief l'aspectinternationaliste des études. Une tendance à la "globalisation"qui intéresse les initiatives de mobilité, les projets decollaboration et les curricula eux-memes.En examinant le système académique des Etats-Unis on al'impression qu'il s'agit d'une grande entreprise décentre1iséeavec deux versants, l'un intellectue1 et l'autre financier, commel'affirment Nikolov et Graham dans leur article. Ce caractèred'entreprise de la gestion universitaire - qui présente toutefoisdans certains cas des aspects discutables -nous permet dedécouvrir des formes, pour nous inhabituel1es, de droit à l'étudeet d'attention aL/X besoins des étudiants.Une série de courtes informations nous démontre enfin qu'auxEtats-Unis on peut rencontrer tout et le contraire de tout:l'université virtuelle, sans salles de classe, mais aussi sanscotisations; la tradition invétérée d'étudier au niveau maximal(meme au coat le plus élevé); la tendance àl'internationalisation, qui s'oppose à l'auto-ségrégation deque1ques minorités; la perte progressive de l'hégémonieculturelle des blancs en faveur des asiatiques en Californie. Celaéquivaut à dire que dans les universités, "meIting pot"d'énergies intellectuelIes, la suprématie n'appartient pas auxclasses privilegiées ou aux groupes de pouvoir, mais plut6t àqui s'applique davantage.

~ ~resume24

NOTE ITALIANE

"NELL'UNIVERSITAGEMMATA:

IL PIEMONTEdi Chiara Castellazzi e Massimo Deandreis

Anche in Piemonte, come in moltealtre regioni italiane, a partire dallaseconda metà degli anni '80 è iniziatoun processo di decentramento pergemmazione (duplicazione dell'uni­versità centrale che, in prospettivadovrà essere poi staccata dalla sedeprimaria) dell' attività universitaria indiverse sedi SlÙ territorio regionale.L'a teo torinese, come molti altri"mega-atenei" italiani, soffriva e sof­fre di mali cronici, il primo dei qualiè certamente il sovraffollamento.Per tentare di dare una risposta orga­nica, il legislatore ha affrontato ilproblema offrendo un quadro nor­mativo minimo entro il quale le sin­gole Regioni potessero definire lapropria strategia di decentramentouniversitario.Nella fattispecie la Regione Piemontedefinì un piano dei luoghi e dellefacoltà da decentrare (di concerto conUniversi tà e Poli tecnico) che fusostanzialmente accolto con l'appro­vazione governativa (nel 1989) delpiano quadriennale 1986-1990 con ilquale veniva riconosciuto il nuovopolo universitario nel Piemonteorientale con sedi ad Alessandria,Novara e Vercelli.Inoltre, nell'agosto 1990 la legge n.245 stabilì per tutta Italia criteri eprocedure per il potenziamentodell'offerta didattica da parte deglia tenei, a ttraverso l'inizia tiva didecentramento.Come è noto, a Torino vi sono

l' Universi tà e il Poli tecnico(Architettura ed Ingegneria); le dueistituzioni si sono mosse nell'ambitodel piano comune, ma in modo auto­nomo, procedendo quindi a gemma­zioni e alla creazione di corsi di alcu­ne materie in numerose città piemon­tesi. Affrontiamo dunque in modoseparato le due istituzioni.

L'università

Le tre sedi universitarie gemmatesono Alessandria, Novara e Vercelli.Affinché i singoli corsi di laureapotessero costituirsi in facoltà, si èdovuto attendere, per ciascuno e anorma di legge, che almeno tre pro­fessori di prima fascia e due di secon­da costituissero un autonomoConsiglio di facoltà.Ad Alessandria sono state attivate lefacoltà di Giurisprudenza, Scienze poli­tiche, Scienze matematiche, fisiche enaturali.A Novara, le facoltà di Economia eCommercio a partire dal 10 novembredi quest'anno), Medicina e il corso dilaurea in Chimica e tecnologie fanna­ceutiche.La facoltà di Lettere e Filosofia ha lasua sede gemmata in Vercelli.n quadro dunque si presenta abba­stanza frammentato; per entrare nelmerito dell'iter di insediamento e disviluppo delle sedi decentrate possia­mo, a titolo di esempio, seguire la

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storia della facoltà di Scienze politi­che II di Alessandria, illustratoci dalprof. Cili, docente di Sociologia inquell' Ateneo e responsabile deipiano di studio.

La facoltà diScienze politiche IIdi Alessandria

Sulla preesistente esile struttura deicorsi decentrati iniziati 1987, nelnovembre 1992 venne crea ta lafacoltà di Scienze politiche II.n primo grosso problema è stato lacreazione di strutture didattiche ade­guate unitamente alla necessità didare credibilità e "ragion d'essere"alla nuova nascente facoltà.Ad Alessandria ci si è posti da subitoil problema di non procedere sempli­cemente ad una duplicazione diScienze politiche in sede decentrata,bensì di creare una facoltà risponden­te ai bisogni del tessuto socio-econo­mico locale e competitiva con Scienzepolitiche di Torino. L'obiettivo prima­rio dei "fonda tori" dell' istituzionealessandrina è stato fin dall'inizio laserietà degli insegnamenti e la fortequalificazione degli studenti: a questofine sono stati previsti nuovi piani distudio sensibilmente differenti sia daquelli preesistenti che da quelli tutto­ra vigenti a Torino.Nel nuovo regime vi sono ben 17esami obbliga tori (contro i 9 di

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Università di Trieste: l'esterno dell'edificio centrnle di Pinzznle Europn

Torino), prima che gli studenti possa­no affrontare quelli specifici di indiriz­zo. Sono diventati così obbligatori pertutti, ad esempio, tre esami di diritto(costituzionale, amministrativo e pri­vato), tre di economia (economia poli­tica, politica economica e scienza dellefinanze) e, altra llU1ovazione rispetto aTorlll0, Wl esame di matematica.Questa severità ha già creato signifi­cative defezioni di studenti, ma pro­mette, a coloro che saranno costantinegli studi, notevoli vantaggi. Da lU1

pWltO di vista generale questo tipo dipreparazione condurrà piÙ veloce­mente i laureati nel mondo del lavo­ro (i primi con questo regime di studisi avranno alla fine del prossimoanno accademico), ma anche duranteil corso di studi sono previsti "ritor­ni" vantaggiosi per gli studenti. Chinon riuscirà a dare tutti gli esami delprimo alUlO potrà reiscriversi pagan­do tasse infer~ori.

Un'altra pregevole innovazione (que­sta già attuata) è costituita dai cosid­detti "percorsi differenziati". Gli stu­denti che devono recuperare esami nepossono preparare uno alla volta e,quando sono pronti, concordare conil professore la data della verifica, cheviene così stabilita su appuntamento.Questo metodo, a fronte di Wl grandesforzo burocratico e amministrativo(non fosse altro che per la formalizza­zione dei dati) offre consistenti van­taggi agli studenti. Il rapporto stu­denti in corso e fuori corso è bendiverso da quello dei grandi atenei:attualmente la facoltà di Alessandriaconta 182 f.e. su una popolazione stu­dentesca totale di 851 unità (21 % dif.e. contro il 33% di Torino).La gestione di questa facoltà è quindiquasi "bocconiana" nell' organizza­zione e negli orari delle lezioni. Aglistudenti è richiesta una presenzacontinuativa flll0 ad otto ore III certigiorni della settimana, e il rapportocon i docenti assume delle caratteri­stiche impossibili in un grande ate­neo come quello di Torino.Possiamo comprendere quanto questafacoltà sia a "dll1lensione di studente"anche da alcwu fatti legati alla situa­zione contingente: nel caso della

drammatica alluvione in Piemontemolti studenti alessandrini hannoavuto le case silustrate. I docenti aven­do un rapporto quasi personale conessi si sono orgaluzzati per aiutarli.

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È lecito chiedersi a questo punto se,corrispettivamente a tutti questi sfor­zi nell'organizzazione della facoltà,esista una programmazione delladidattica che tenga conto delle esi-

genze economiche e sociali del terri­torio. Ad esempio questa iniziativa didecentramento ha raggiunto poten­ziali fruitori che altrimenti non sisarebbero potuti permettere un'istru­zione universitaria?Inoltre è importante conoscere unavalutazione delle ricadute economi­che della presenza della facoltà sultessuto locale e se sia stato stabilitoun rapporto università / impresa-entipubblici della zona.Abbiamo rivolto i quesiti al prof.Gilli, responsabile dei piani di studiodella facoltà, il quale ci parla diun'iniziativa (chiamata "studio comericerca") appositamente messa apunto per far sì che gli esami degliindirizzi di laurea fossero formulaticome ricerca sul territorio.Per preparare gli argomenti del suocorso di Sociologia dell'organizzazio­ne, che il professore terrà l'annoprossimo, lo stesso prof. Gilli si èmesso in contatto con l'UnioneIndustriale e l'Associazione PiccolaIndustria per trovare una quindicinadi imprese disposte ad accogliere stu­denti per fare ricerca. Il corso saràquindi impostato proprio sulla basedi uno stretto contatto con la realtàtecnico produttiva esterna.Per formulare invece i piani di studiodell'indirizzo amministrativo lafacoltà ha tenuto conto delle materiepreviste nei concorsi per funzionaridi Provincia e Comune.Ecco quindi che la via scelta dallafacoltà di Scienze politiche diAlessandria per darsi un'identità euna "legittimità" rispetto ad atenei dipiù vasta nomea e tradizione constadi tre elementi: grande qualificazione;"visibilità" degli studenti già prima dellalaurea; far conoscere alle realtà territoria­li le caratteristiche di difficoltà e se!etti­vità della facoltà.Notevole è dunque la differenza peruno studente fra la partecipazione acorsi decentrati, dove i docenti arri­vano per alcune ore e poi ripartono, ela partecipazione ai corsi di unafacoltà ordinatamente e organica­mente organizza ta, dove esistonostrutture didattiche stabili e quotidia­namente fruibili.

NOTE ITALIANE

Un primo bilanciodel polo universitarioPiemonte orientale

Se abbiamo scelto di iniziare docu­mentando un esempio che apparepositivo di sede universitaria decen­trata non bisogna tuttavia trarre laconvinzione che il quadro dell'uni­versità gemmata in Piemonte sia deltutto incoraggiante e privo di con­traddizioni stridenti.L'obiettivo del secondo polo univer­sitario piemontese era quello didecongestionare l'ateneo torinese econtemporaneamente offrire alladomanda di servizi universitari pro­veniente dalla provincia una sede piùvicina ed accessibile. Per riuscircibisognava appunto porsi da subitoobiettivi organizzativi e di metodolo­gia della didattica, che portassero lenuove facoltà su tm piano diverso daquelle dell'ateneo torinese.Non pare che in altri casi, come perla facoltà di Lettere e Filosofia diVercelli, l'esperienza sia altrettantopositiva. Nelle facoltà di carattereumanistico dove non vi è obbligo difrequenza e non vi sono particolariesigenze di strutture didattiche, l'ele­mento che può essere distintivo èl'apporto e il prestigio dei docenti. Ipiù noti filosofi, storici o italianistidell'Università di Torino continuanoa risiedere, a lavorare ed a dedicare ilmaggior tempo ed impegno in que­sto ateneo.Il rischio è che la sede gemma ta,soprattutto se non è riuscita a distin­guersi da Torino sul piano organizza­tivo, dei piani di Shldio e della didat­tica, finisca per essere una puraduplicazione della facoltà torinese,priva di un suo carattere distintivoed anzi con un'immagine menoattraente dell'ateneo torinese.In alcuni casi si è assistito ad un feno­meno paradossale: studenti diVercelli, si iscrivono alla facoltà diLettere e Filosofia di Torino, seguonoa Vercelli solo alcuni corsi, di cuisostengono gli esami nel capoluogopiemontese e qui si laureano condocenti di fama.È chiaro che si tratta di W10 svilimen-

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to degli obiettivi che si volevano rag­giungere con il decentramento.Questo anche in considerazione dellarelativa vicinanza, e quindi concor­renza con altri atenei prestigiosi:Milano (l ora e 30 di treno daTorino); Genova e Pavia (2 ore ditreno da Torino).Il ragionamento in termini generalivale anche per il polo di Novara conl'eccezione della facoltà di Medicinache, data la sua natura, si caratterizzameglio ed è ben collega ta con lestrutture sanitarie locali.Un' alternativa opportuna sarebbestata l'istituzione nelle sedi decentra­te di facoltà non presenti a Torino,così da produrre un'offerta universi­taria nuova, qualificata, capace diattrarre W1 grande numero di studen­ti anche provenienti dal capoluogopiemontese.Non solo questa opportunità non èstata colta, ma, negli stessi anni in cuivenivano istituite le sedi decentrate,a Torino venivano create ex novo lefacoltà di Scienza delle comunicazioni,Psicologia e Storia, contribuendo asovraffollare oltre i limiti PalazzoNuovo'.Un'altra occasione mancata è quelladelle lauree brevi. Previste dallalegge n. 341/1990 esse avrebberopotuto, come nel caso del Politecnico,rappresentare una valida alternativaper le sedi decentrate.Quindi uno degli aspetti negativi piÙrilevanti è che l'ateneo torinese nonha subito, complessivamente, unsignificativo decongestionamento: unlimite che va sottolineato chiaramen­te in quanto si trattava di uno deiprincipali obiettivi (mancati) che ave­vano ispirato le iniziative di decen­tramento.Per contro, i pochi studenti dellefacoltà gemmate (5.511 contro i 61.430di Torin02

) fruiscono di un servizio

I Si tratta del palazzo che ospita tutte le facoltàumanistiche a Torino. Costruito negli anni '70,non è piÙ in grado di ospitare le decine dimigliaia di studenti che lo sovraffollano ognigiorno.'Il dato è aggiornato al 15/11 /1994. In percen­tuale il dato è 8,2%.

L _

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'I

DATI DELL'A.A. 1993/94Facoltà Numero Studenti Costi Costo Numero

di fuori presunti medio docentistudenti corso per il studente di .,

in 1994 per I e Il% %' facoltà fascia

ALESSANDRIAGiurisprudenza 1.279 12,3 0,3 750.000 6Scienze politiche 851 21,3 0,33 I .126.000 5Scienze MFN 546 5,3 l,II 5.928.000 17

NOVARAEconomia e Commercio 1.451 0,25 490.000 5Chimica e tecnologia falmac. 330 8, I 0,19 I .650.000 2Medicina e Chirurgia 397 21,6 0,98 7.085.000 23

VERCELLILettere e Filosofia 576 7,8 1,09 5.520.000 22

Totale 5.430 12,7 4,25 3.300.000 80

oggettivamente migliore, riscontrabi­le dal rapporto studenti/ docenti estudenti in corso e fuori corso (perquanto simili statistiche possano esse­re veritiere, riferite a facoltà così gio­vani.).La media dei fuori corso in Torino èdel 34,6%, mentre nelle sedi gemma­te la percentuale scende al 12,7%. Ilrapporto docenti/studenti è di 1 a 63per Torino mentre per le sedi gem­mate è di 1 a 463

Questi dati, come gli altri indicati intabella, mettono in luce un migliora­mento qualitativo dei servizi univer­sitari decentrati in rapporto a Torino:si tratta comunque di un primo esitodel processo di gemmazione.Per quanto riguarda infine l'integra­zione delle nuove sedi nel terrenosocio-economico locale, possiamo peril momento valutare solo buoni pro­positi delle facoltà (e ritorna l'esempiodi Scienze politiche di Alessandria).Per i risultati bisognerà attendere iprimi laureati e il loro impatto con lastruttura produttiva locale.

Il Politecnico

Anche per quanto riguarda la gem­mazione del Politecnico, il riferimen­to legislativo è costituito dal pianoquadriennale 1986-90 di sviluppodell'università e il piano triennale1990-93 di attuazione del precedente.Occorre chiarire innanzi tutto chesoltanto la facoltà di Ingegneria diVercelli è una sede gemmata delPolitecnico di Torino anche se daquesto non ha ancora tagliato il cor­done ombelicale. Quella di Vercelli èinfa t ti. la seconda facoltà diIngegneria del Piemonte (dopo quel­la di Torino che comprende inveceanche le sedi di Mondovì, Biella,Aosta, Alessandria e Ivrea).Prevista dal piano quadriennale 1986­90, essa fu istituita a partire dall'a.a.1990/91, con l'avvio del primo annodel corso di laurea in Ingegneria civi­le, elettronica e meccanica.

3 Dati relativi all'anno accademico 1993/1994.

L'esordio di questa sede, come affer­ma il prof. Gugliotta, preside dellafacoltà di Vercelli e docente diCostruzione di macchine, è stato sof­ferto, soprattutto a causa della man­canza di strutture. La facoltà è stataospite fino al '92 di edifici. comunali esoltanto da questa data possiede unasua propria sede, fornita gratuitamen­te dall'amministrazione provinciale.La stessa Provincia, il Politecnico e laCamera di Commercio di Vercelli, inseguito a studio di fattibilità, stannomettendo a punto il progetto"UniVer" (Università di Vercelli),insieme con associazioni industriali,Comune di Vercelli e banche dellazona, allo scopo di favorire l'inseri­mento della facoltà di Ingegneria neltessuto economico del Piemontenord-orientale.Inoltre, a differenza dell'Università,il Politecnico ha sfruttato le possibi­lità offerte dalle legge 341 del 1990per l'istituzione di diplomi universi­tari triennali nelle sedi decentrate.A Vercelli, in previsione della creazio­ne del corso di diploma in Ingegneriaenergetica~,per il prossimo alUlO acca-

, Indirizzo che ancora non esiste neanche aTorino e che contraddistinguerà il diplomauniversitario a Vercelli.

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demico è stata avviata un'indagineper stabilire le aspettative di impreseed enti locali. A questi è stato inviatoun questionario per mettere a punto irequisiti. che i nuovi diplomati.dovranno avere. Dai risultati di que­sto studio conseguirà il curriculum diesami che verrà formulato per l'isti­tuendo diploma uruversitario.Dovendo tracciare un bilancio costi­benefici, il prof. Gugliotta si dichiarasoddisfatto, ora che sono a disposi­zione degli studenti aule nuove,laboratori e biblioteca.La qualità dello studio data dal rap­porto studenti/professori e studen­ti/strutture di progettazione è sicura­mente migliore rispetto a Torino,anche se la maggioranza dei profes­sori ha tuttora il doppio incarico (i.concorsi di assegnazione delle catte­dre non sono ancora stati né attuati,né stabiliti per il futuro) e l'inseri­mento dei laureati. nel mondo dellavoro potrà essere valutato solo apartire dal prossimo anno, quando siavranno i primi laureati.Da quest'anno sono stati introdottianche a Vercelli i test di ammissioneal primo anno. Sono stati accertati glistudenti che hanno superato la cosid­detta "soglia di qualità", stabilita peril 50% dal voto di maturità e per

-

NOTE ITALIANE

I. In % ,ispetto al totale dei costi dell'Unive"ità di Torino più le sedi decentrate (L. 290.765.000.000)2. Per ottener-e il I00% bisogna sommar-e a 67,52% anche il 42,5% delle sedi gemmate più il 28,23% rappr-e­sentato dai costi delle facoltà di Tor-ino non elencate.(Fonte: Univer-sità degli Studi di Torino, elaborazione degli auto,i).

IL CONFRONTO CON L'ATENEO TORINESEFacoltà Numero Studenti Costi Costo Numero

di fuori presunti medio docentistudenti corso per il studente di

in 1994 per I e Il% %' facoltà fascia

TORINOGiurisprudenza 10.196 29,9 4,4 1.255.000 53Scienze politiche 7.347 33,3 5,75 2.272.000 84Scienze MFN 9.380 37,5 19,22 5.956.000 284Economia e Commercio 12.161 36,5 5,40 1.293.000 68Fal-macia 1.963 23,5 2,85 4.225.000 37Medicina e Chil-urgia 3.066 39,7 20,5 19.442.000 276Lettere e Filosofia Il.327 34,3 9,04 2.320.000 123

Totale 55.440 32, I 67,522 3.415.000 925

l'altro 50% dai risultati del test.La vivibilità dei corsi e dei laboratori èben diversa in una facoltà di 670 stu­denti complessivi, come Vercelli, piut­tosto che in W1a facoltà di Ingegneriacome quella di Torino, dove solo gliiscritti regolari per i diversi indirizzidi laurea sono più di 8.000.Per il Politecnico, esistono corsi decen­trati della sede di Torino, che da questadipendono e che hanno dato risultatisoddisfacenti. Ne parla il prof. Sordo,docente di Meccanica dei fluidi aMondovì per il diploma universitarioe a Torino per Ingegneria meccanica.Data l'antica tradizione universitariadi MondoviO e la sua centralità geo­grafica nella provincia di Cuneo (lazona sud occidentale del Piemontenon era stata raggiunta da iniziativedi decentramento universitario), giàdal 1989 era stata proposta questacittà come sede degli istituendi corsitriennali di diploma universitario.In realtà, per l'anno accademico1990/91, in attesa degli atti legislativiche consentissero l'attivazione deidiplomi universitari, fu deciso dallafacoltà di Ingegneria di Torino dianticipare il decollo di Mondovì,

5 La città monregalese era stata sede universi­taria dal 1660 al 1719.

decentrandovi in via sperimentale(considerata anche la mancanza diaule presso la sede centrale el'aumento delle matricole) il primoanno del biennio del corso di laureain Ingegneria (aeronautica, civile,chimica, elettrica, elettronica, infor­ma tica, meccanica, nucleare e perl'ambiente e il territori06

).

I diplomi universitari sono nati l'annodopo e sono stati attivati dal Poli-tec­nico soltanto nelle sedi decentrate diMondovì (D.V. in Ingegneria mecca­nica), Alessandria (D.V. in Ingegneriameccanica e in Ingegneria elettrica),Aosta (D.V. in Ingegneria delle teleco­m unicazioni), Biella (D. U. inIngegneria chimica) e Ivrea (D.V. inIngegneria elettronica e in Ingegneriainformatica ed automatica).Soltanto da quest'anno accademico ­1994/95 - il corso di diploma inIngegneria (meccanica, delle infra­strutture ed elettronica) è stato atti­vato anche a Torino.Nel 1991, anche la facoltà diArchitettura segue l'esempio diIngegneria avviando i corsi di laureanella nuova sede di Mondovì. Nel

'Per questo a.a. 1994/95 esiste anche il primoanno di corso in Ingegneria delle telecomuni­cazioni, dei materiali, edile e gestionale.

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prossimo anno accademico verrà isti­tuito anche il terzo anno di corso.

Considerazioni conclusive

Nel confronto tra esperienze didecentramento dell'Università e delPolitecnico appare una maggiore effi­cacia di quest'ultimo nella capacità diinsediare sul territorio una strutturaformativa efficiente e rispondentealle necessità del tessuto socio-econo­mico locale.Questo si spiega sia con l'efficienteorganizzazione del Politecnico aTorino, sia col fatto che si tratta difacoltà tecniche, con una forte tradi­zione e prestigio che quindi riesconoa riprodurre, anche a livello locale,un buon grado di formazione e spe­cializzazione.La gemmazione dell'Università pre­senta invece un bilancio controverso.Il momento più difficile nel processodi decentramento è sicuramente l'ini­zio, quando bisogna far partire dazero un'organizzazione stabile. Inquesto si spiega anche il confrontosvantaggioso con il Politecnico cheha iniziato prima questo processd.Ne discende che attualmente la gem­mazione dell'università deve ancorasuperare la problematica fase iniziale.Inoltre resta drammaticamente insta­bile la situazione dei finanziamenti.Le risorse stabilite dal piano triennale1990-1993 sono esaurite, però il ritar­do nell'attivazione delle facoltàdecentrate, e quello del Ministerodella Ricerca scientifica e tecnologicanell'erogazione dei fondi ha parados­salmente permesso ancora l'attualecopertura finanziaria.La seconda fonte di finanziamenti è

7 La facoltà di ingegneria di Vercelli risaleall'a.a. 1990/91, mentre Scienze MFN, Scienzepolitiche e Medicina (Alessandria e Novara) sisono costitujte in facoltà soltanto nel novem­bre 1992. Solo l'anno successivo 1993/94 vedo­no la luce le facoltà di Giurisprudenza eLettere e Filosofia (Alessandria e Vercelli).Economia e Commercio (Novara) è diventatafacoltà nel novembre di quest'anno e non èinvece previsto che il corso di laurea inFarmacia di Novara diventi una facoltà auto­noma.

costituita dai fondi di un cosiddetto"Comitato" composto normalmenteda Provincia, Comune, Camera diCommercio, banche e Casse diRisparmio locali. Esso tuttavia parte­cipa in maniera marginale anche per­ché, come afferma la prof.ssaCambino, vice rettore per il persona­le dell'ateneo torinese, il ruolodell'università nel territorio non èstato ancora ben compreso dagli entie dalle istituzioni locali.Una significativa spinta verso l'auto­nomia finanziaria deriva dal decretodel luglio 1994 che permette di spen­dere l'ultima voce di entrata (tasse econtributi degli studenti) a liveilolocale. Tuttavia il decreto è già statoreiterato, ma non ancora convertitoin legge.È chiaramente impossibile in unasimile condizione di incertezza unavalida programmazione a medio­lungo termine. ;La debole situazione finanziaria nonè però l'unico aspetto negativo dellagemmazione in Piemonte. In un qua­dro nazionale di profonda trasforma­zione del sistema universitario for­mativo, nel senso di un sempre mag­giore ruolo di nuove tecniche didatti­che ed un maggiore collegamento trauniversità e mondo produttivo, sisarebbero dovute utilizzare le occa­sioni di decentramento per offrire unprodotto qualitativo migliore edinnovativo. Il che è stato realizzatosolo in parte. Molto resta ancora dafare per adeguare la metodologia e icontenuti della didattica alle nuovenecessità di un territorio in profondomutamento sociale ed economico.

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RIEPILOGO DELLE FACOLTÀ GEMMATE IN PIEMONTE

I . UniversitàAd Alessandria sono attivate le facoltà di:

a) Giurispl-udenza (preside prof FelTara)b) Scienze politiche (preside pmf Cassone)c) Scienze naturali, matematiche e fisiche (pl-eside prof Dal-do)la facoltà comprende:

- Chimica- Fisica- Matematica- Scienze dell'informazione- Scienze biologiche- Infol-matica (istituita quest'anno)

A Noval-a sono attivate le facoltà di:a) Economia e Commercio (dall'l/I 1/94: preside pmfAdamo)b) Medicina (pl-eside pmf Viano)- Chimica e tecnologie fal-maceutiche (pl-eside prof Martelli) è un semplice corso

di laul-ea non essendosi ancora costituita in facoltà

A Vercelli è attivata la facoltà:a) Lettere e Filosofia (preside prof Borghero)

2. PolitecnicoA Vercelli sono attivate le facoltà:

a) Ingegneria civile }b) Ingegneria elettmnica preside pmf Gugliottac) Ingegneria meccanicad) Diploma universitario in Ingegneria energetica (a partire dall'a.a. 1995/96)

Altri corsi decentrati sono attivati:A Mondovì:Biennio del corso di laul-ea in:

- Ingegneria aemnautica- Ingegneria chimica- Ingegneria civile- Ingegneria elettrica- Ingegnel-ia elettronica- Ingegneria informatica- Ingegnel-ia meccanica- Ingegneria nucleal-e- Ingegneria per l'ambiente ed il telTitorio- AI-chitettul'ClD.U. in Ingegneria meccanica

Ad Alessandria:D.U. in Ingegneria meccanicaD.U. in Ingegneria elettrica

Ad Aosta:D.U. in Ingegnel-ia delle telecomunicazioni

A Biella:D.U. in Ingegnel-ia chimica, orientamento tessile

A IVI-ea:D.U. in Ingegneria elettmnicaD.U. in Ingegneria informatica ed automatica

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IaIl

11

dnIlItA

NOTE ITALIANE

ARIA DEI TROPICIA FIRENZE

di Mario FalciaiPresidente del consiglio di corso di laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali della facoltà di Agraria dell'Università di Firenze

Le facoltà di Agraria rivolgono leloro attività a tre settori produttivi ­agricolo, zootecnico e forestale - e aicorrispondenti territori, nella loroglobalità.Per i prossimi am1i saram10 necessarienuove figure scientifiche e professio­nali, nuovi operatori e nuove strategieproduttive, con obiettivi precisi: sosti­tuire le tecniche inquinanti, conserva­re il suolo e la sua naturale fertilità,introdurre con attenzione moderneagrobiotecnologie, contribuire, in ulti­ma analisi, a un miglioramento dellaqualità dell'ambiente e della vita.Nei Paesi in via di sviluppo (Pvs),dove la crisi alimentare tende adiventare strutturale, la filosofiadell' agricoltura sos tenibile da solanon è sufficiente; occorre coniugareun'elevata e stabile produzione conla massima sostenibilità allo scopo dicontrastare il problema della fama eper ridurre la povertà e la dipenden­za politica, economica e culturale diquei paesi.L'Italia, a differenza di altri paesidell'Unione Europea, non ha tradottoin termini di formazione universita­ria la sua lunga e consolidata tradi­zione di studio e di ricerca negliambienti tropicali e subtropicali.La formazione nel settore è sta taappannaggio, nei primi decenni delnostro secolo, dell'Istituto Agrono­mico per l'Oltremare (allora sotto ledenominazioni di Istituto Agrono­mico Coloniale e, successivamente, diIstituto Agronomico per l'AfricaItaliana). Solo nel 1941 la facoltà diAgraria di Firenze inaugurava una

La nascita - sul finire degli

Anni Ottanta - di un corso di

laurea dedicato alla

formazione agraria tropicale.

e subtropicale è coincisa con

i prÙnordi della

cooperazione italiana allo

sviluppo. Negli anni, sempre

di più, ci si è resi conto che

per una collaborazione

efficace con i Pvs - in gran

parte situati nella fascia

intertropicale - non è

sufficiente una semplice

infarinatura, lna occorre un

percorso didattico ad hoc

scuola di specializzazione in Agri­coltura tropicale e subtropicale rima­sta attiva fino ai nostri giorni.

1979. A Firenze il primocorso di laurea in Agricolturatropicale e subtropicale

A partire dalla fine degli anni '70,quando la cooperazione italiana con iPvs divenne più intensa, sia sul piano

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bilaterale che su quello multilaterale,apparve evidente che un'''infarinatu­ra" tropicalista dei laureati agronomie forestali non era più sufficiente.Di fronte a questa esigenza e ancheper l'esistenza di fatto in Firenze diili1 polo degli studi tropicali (IstitutoAgronomico per l'Oltremare, ErbarioTropicale, Is titu ti di Zoologia, diEtnografia, centri CNR, ONG, attivitàdi cooperazione da parte dellaRegione Toscana e via dicendo), lafacoltà decise, nel 1979, l'attivazionedi un corso di laurea in AgricolturatroplLé'le e subtropicale, rimasto alungo unico in Italia e cioè fino allanascita di un gemello catanesenell'a.a.1993/94.Inizialmente quadriennale, il corso dilaurea è stato presto migliorato conun nuovo ordinamento didattico(DPR 4/5/89) che, fra l'altro, ne hacambiato la denominazione in corsodi laurea in Scienze agrarie tropicali esubtropicali e ne ha prolungato ladurata a cinque anni.

Modalità di accesso, offertedidattiche, moduli multipli

Attualmente si accede all' esame dilaurea dopo aver superato gli esamidi 25 discipline fondamentali e di 6di orientamento specialistico. Èanche necessario aver svolto unperiodo, almeno trimestrale, di tiroci­nio applicativo presso strutture ita­liane, estere o internazionali coinvol­te nella cooperazione allo sviluppo.Sono attivati gli orientamenti in

Produzioni vegetali, Produzioni ani­mali, Economia e sviluppo, Utiliz­zazione e conservazione delle risorsenaturali e dell'ambiente.A partire dall'a.a. 1995/96, conl'approvazione dei nuovi ordinamen­ti didattici delle facoltà di Agraria, ilcorso di laurea subirà ulteriori modi­ficazioni che lo renderanno ancorapiù rispondente alle attuali esigenze.L'offerta didattica verrà comunquecompletata con un diploma lmiversi­tario in Produzioni agrarie tropicali esubtropicali e con una scuola di spe­cializzazione in Economia dello svi­luppo, da attivare insieme alle facoltàdi Economia e di Scienze politichedell'Ateneo fiorentino. È invece giàoperante un dottorato di ricerca inAgrobiotecnologie delle produzionitropicali e subtropicali.Sono anche da segnalare numerosimoduli, in Pastoralismo, Valutazionedei progetti, Agroforestry, Analisi dia­gnostica dei' sistemi irrigui, etc., chefanno parte dei master professionalieuropei di NATURA e la prossima atti­vazione di un corso di perfeziona­mento in Produzioni bovine ai tropici.

Legami internazionalie progetti in corso

La facoltà di Agraria di Firenzeintrattiene numerosi rapporti inter­nazionali a livello sia scientifico chedidattico.Esistono convenzioni ufficiali con:- il Consorzio delle Università argen­tine del Nord-Ovest (Cordoba, Saltae Santiago de l'Estero)-l'Università di Asmara (Eritrea)-l'Università di Mbarara (Uganda)- il Colegio de Postgraduados diMontecillo (Messico)- l'Università La Molina di Lima(Perù)- l'Università federale del Cearà(Brasile)- l'Institut National Agronomique deTunisie- la Sokoine University di Morogoro(Tanzania)- le Università di Montpellier(Francia)

UNIVERSITAS 54

il Consorzio Agropolis diMontpellier (Francia)- l'Università dell'Arizona di Tucson(USA).Se poi si considerano i rapportiintrattenuti dai dipartimenti e daisingoli docenti, si può affermare cheesistono relazioni con quasi tutti iPvs dell'Africa, dell'America Latina edell'Asia, senza contare le numerosecollaborazioni con università e strut­ture scientifiche di paesi della UE,dell'Europa dell'Est e americaneorientate al tropico e al subtropico.La facoltà è membro fondatore diNATURA (Network of europeanAgricultural - Tropically and subtro­pically oriented - Universities andscientific complexes Related withAgricultural development) e dellaRete Agronomica Mediterraliea; èsponsor di una cattedra UNESCO pres­so l'lNAT di Tunisi ed è ampiamentecoinvolta nei programmi didatticidella UE rivolti ai paesi emergenti(MEo-Cari.1pus, ALFA) e ai paesi mem­bri (la facoltà è inserita in un PicERASMUS sull'Agricoltura tropicale).Notevole è lo sviluppo delle attivitàdi ricerca, di base e applicata, in tuttele branche delle scienze agrarie. Sonoal momento in corso oltre sessantaprogetti di ricerca mentre almenoaltri trenta sono in attesa di essereavviati con l'arrivo dei corrisponden­ti finanziamenti. I principali "donato­ri" sono il MURST, l'UE, l'UNESCO, laFAO, la WMO, il MRAAF.

Gli sbocchi occupazionali

I principali sbocchi professionali dellaureato in Scienze agrarie tropicali esubtropicali prevedono, oltre all'atti­vità di libera professione, l'inseri­mento in:a) organismi governativi di coopera­zione allo sviluppo. Il riferimentoprincipale riguarda la DirezioneGenerale per la Cooperazione alloSviluppo del Ministero degli AffariEsteri, con la sua Unità TecnicaCentrale e le unità periferiche dislo­cate nelle ambasciate più importanti.Le attività possono essere di tipo

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bilaterale e multi-bilaterale;b) organismi regionali di cooperazioneallo sviluppo. L'ultima legge sulla coo­perazione ha consentito agli enti localidi occuparsi di tali attività. Ne sonoconseguite leggi regionali sulla coope­razione e stanziamenti che ham10 con­sentito un'attività non trascurabile;c) organismi internazionali di coope­razione allo sviluppo. Si tratta dellacosiddetta cooperazione multilateraleche comprende una serie di organi­smi delle Nazioni Unite edell'Unione Europea;d) società di consulenza. Si occupa­no, in generale, della parte soft deiprogetti: assistenza all'identificazio­ne, prefa ttibilità, fattibilità, progettidi massima ed esecutivi. In Italiaalmeno una sessantina di società diconsulenza sono coinvolte, esclusiva­mente o parzialmente, nel settoreagricolo;e) imprese che realizzano progettiagricoli nei Pvs. Si occupano dellaparte hard dei progetti. Assai fre­quente è l'attività in consorzio per lavarietà dei settori interessati (costru­zioni, impianti, movimenti di terra,messa a coltura, lavorazione dei pro­dotti, etc.);f) organizzazioni non governative(ONG). La partenza come volontarioinsieme alla possibilità di vincita diun concorso per esperto associato(punti a e c) è il più delle volte lo star­ting point di un'attività nei Pvs;g) enti di sviluppo e pianificazioneagricola, organismi per l'assistenzatecnica (nei Pvs). È abbastanza fre­quente la possibilità di impiego,sostenuta in genere da un "donato­re", in unità di appoggio a entigovernativi locali di questo tipo;h) gestione di aziende agro-zootecni­che nel tropico e nel subtropico, pub­bliche e, più spesso, private;i) centri di ricerca, particolarmente neiPvs. Esistono centri di ricerca naziona­li, il più delle volte sostenuti da dona­tori bilaterali, oppure reti di centrifacenti capo a organizzazioni interna­zionali come, ad esempio, il CGlAR;1) sistemi bancari e assicurativi inter­nazionali;m) università e scuole.

NOTE ITALIANE

GLI ATENEICOMUNICANO

di Roberto Peccenini

Senza dubbio l'attività comunicativarientra nella ragion d'essere dell'uni­versità stessa. Non è però la comuni­cazione del sapere e dei risultati dellaricerca a costituire l'oggetto dellanostra analisi, bensì un fenomeno cheda qualche anno a questa parte stacoinvolgendo le istituzioni italiane diistruzione superiore: le universitàparlano di sé, si raccontano, informa­no. Non si tratta solo di informazioniimmediatamente finalizzate ad usipratici, come, ad esempio, quelle for­nite dai servizi di orientamento, maanche di flussi comunicativi mirantiad alimentare la vita interna dellecomunità universitarie e il dialogotra queste e altri soggetti sociali, eco­nomici e culturali.Lo sforzo che molte università stannocompiendo è quello di rendere menooccasionale la comunicazione tral'istituzione e le sue componentiinterne da un lato (docenti, studenti,personale tecnico e amministrativo),ed il suo pubblico esterno dall' altro(organi d'informazione, ambientepolitico, economico, sociale). Granparte delle università si sono quindidotate di uffici stampa e pubblicherelazioni, mentre in altre tali funzionivengono svolte dalla Segreteria delRettorato, dall'Ufficio Affari generali° da professori appositamente dele­gati. Presso il MURsT (Ministerodell'Università e della Ricerca) esisteun Servizio Stampa.Presso la "Bocconi" si è perfino costi­tuita una società ad hoc, la Bocconi

Rassegna dei notiziarie dei bollettini delleuniversità italiane.

Una rete che informa e''fa Ùnm.agine"

Comunicazione Srl.Inoltre coloro che operano professio­nalmente nel campo della comunica­zione all' in terno dell' universi tàhanno costituito nel 1992 1'AICUN,Associazione Italiana Comunicatorid'Università, che è in relazione con lealtre associazioni di settore, comenCI (Interassociazione della Comu­nicazione d'Impresa) e l'EuPRIO(European Universities PublicRelations and Information Officers),fondata a Bruxelles nel 1986 su invitodella Commissione delle ComunitàEuropee. Infine, ed è ciò di cui ci occu­peremo, negli ultimi anni sono sortemolte riviste d'informazione pubbli­cate direttamente dalle università*.

* Al tema dell'informazione universitariaUNfIIERSITAS ha dedicato la rubrica "Il trime­stre" del n. 27 (gennaio-marzo 1988) e la pub­blicazione n. 5 di "Universitas Quaderni", daltitolo La dilllellsiolle eIIropea dell'illfol"lliaziolleIIIliversitaria, aprile 1988.Una fonte aggiornata di notizie sul fenomenodella con1tU1icazione universitaria è il n. 59 deiDocumenti CiMEA, dal titolo COlllllllicare /'11 Il i­versità, pubblicato dalla Fondazione Rui inconvenzione con il MURST nel gennaio 1994.

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Le dimensioni del fenomeno

La maggior parte di queste pubblica­zioni haIU10 tra i cinque e i dieci aIUtidi vita, giacché risale alla secondametà degli Anni Ottanta la presa dicoscienza, da parte delle università,del valore di una comunicazioneinformativa promossa direttamente.Non mancano tuttavia iniziative ditradizione più consolidata, come ilNotiziario dell'Università di Firenze,che è giunto al XVII anno di pubbli­cazione, o il Bollettino dell'Universitàdi Bologna, nato nel 1966, ma profon­damente ristrutturato pochi anni fa.Altri bollettini sono di più recenteorigine e altri ancora sono in fase distudio o hanno visto la luce nel corsodi quest'anno, come Piazzale Europa,dell'Università di Trieste, che ha ini­ziato le pubblicazioni nell'aprile1994. Come si vede il fenomeno è inevoluzione e quindi i dati che fornia­mo saralmo in parte già superati, macostituiscono la fotografia della situa­zione aggiorna ta al gennaio 1994 eprendono in considerazione le pub­blicazioni delle 45 università statali,dei 3 politecnici e delle 5 libere uni­versità esistenti a quella data. Nonsono stati considerati gli istituti uni­versitari statali e privati, le universitàper stranieri, le scuole superiori e gliISEF sia perché di natura e dimensionidifferenti dalle università e politecni­ci sia perché non ci risulta che pro­muovano la pubblicazione di notizia­ri, ad eccezione dell'IsEF di Roma,

UNIVERSITAS 54

Università di Trieste: una lezione nella facoltà di Ingegneria

che edita il trimestrale AIClmone.Delle istituzioni considerate, dunque,poco meno della metà, ossia il 48%,pubblica un notiziario informativo.Di questi la maggior parte (46%) hacadenza trimestrale, il 33% è mensile,mentre solo il 19% ha scelto la viamedia della periodicità bimestrale. Seguardiamo alla distribuzione territo­riale, notiamo che la maggior partedelle iniziative è concentrata negliatenei del Nord, il 60% dei quali pub­blica un notiziario, contro il 40% delCentro e il 33% di quelli del Sud edelle isole. A ben vedere, il dato rife­rito al Centro è identico a quello delNord (60%), se si escludono le uni­versità romane, presso le quali esistesolo il mensile de "La Sapienza", cheperaltro è attualmente in fase diristrutturazione editoriale. Sonoquindi soprattutto le università meri­dionali, con qualche eccezione, a nonaver sviluppato, attraverso questistrumenti, la propria attività comuni­cativa.Se incrociamo il dato della pubblica­zione di un notiziario con altre carat­teristiche che contraddistinguono gliatenei, possono emergere considera­zioni interessanti. Si potrebbe pensa­re che le università private siano piùattente alla promozione della propriaimmagine e a questo scopo curino laredazione di un periodico informati­vo. Al contrario, la percentuale diuniversità libere che lo pubblicano èdel 40%, contro il 49% di quelle pri­vate. Non bisogna neanche pensareche tali pubblicazioni siano appan­naggio delle grandi università,amministrativamente più strutturatee bisognose di favorire la comunica­zione tra le proprie componenti. Inrealtà la percentuale di grandi uni­versità (con più di 30.000 studenti)che pubblicano un bollettino non èmolto superiore (56%) alla medianazionale e vi sono alcuni ateneimolto frequentati e non privi di tra­dizione che non hanno provvedutoin proposito. Si può anzi sostenereche molte delle università di recentefondazione hanno promosso le espe­rienze piÙ significative.Il dato numerico (il 47% delle univer-

sità con meno di venti anni di vitapubblica un notiziario), in linea conla percentuale generale, non devetrarre in inganno, perché nel conteg­gio sono incluse le istituzioni sortenegli ultimi due-tre anni, che nonhanno ancora avuto modo di impo­stare organicamente la propria strut­tura amministrativa. È invece chiaroche le università giovani, per conqui­starsi uno spazio all'interno dellecomunità locali e per consolidare lapropria identità e il senso di apparte­nenza tra le componenti interne,hanno scelto di avvalersi di un siffat­to strumento.

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I contenuti e la veste grafica

Soltanto da lU1a ricognizione dei tito­li di questi periodici - con pocheeccezioni tutte le testate hanno unadenominazione del tipo "notizie","notiziario", "bollettino" e simili ­emerge chiaramente che la loro fina­lità è prettamente informativa, equindi generalmente non riportanoopinioni, commenti, ricerche o con­tributi scientifici originali, ma si limi­tano a diffondere le notizie più rile­vanti relative alla vita universitaria.Per analizzare con più concretezza ilfenomeno, passiamo in rassegna un

numero recente di alcune di questepubblicazioni, iniziando da quelleche si pubblicano da più anni.Il Notiziario dell'Università di Firenzeè giunto al XVII anno di vita. Il diret­tore è Roberto Volpi e la redazione ècomposta da due persone. La graficaè sobria, ma abbastanza elegante:copertina a due colori, poche foto inbianco e nero, formato ridotto (l7x24cm. e 20-30 pagine a numero). Il con­tenuto è esclusivamente informativo.Nel n. 4 (aprile 1994) si dà notiziadella rielezione del rettore, si presen­ta la programmazione triennale 1994­96 per gli atenei toscani; si comme-

NOTE ITALIANE

mora la figura di un professore tragi­camente scomparso, si informa suavvenimenti e aspetti della vita uni­versitaria: i primi diplomi di unascuola diretta a fini speciali, l'attiva­zione di una banca dati sulle borse distudio, i resoconti di convegni, incon­tri culturali e pubblicazioni, la nasci­ta di un consorzio per promuovereinformazione scientifica. Infine nellarubrica "Estero" si trattano due argo­menti: la missione a Sarajevo di unadelegazione della Conferenza perma­nente dei Rettori Italiani e l'assisten­za sanitaria a coloro che si recano inmissione negli USA.Il Notiziario dell'Università degli studidi Udine si pubblica dal 1985, ma conil 1994 si è inaugurata una nuovaserie. Il dire ttore res ponsa bile,Marzio Strassoldo, si avvale di ulicomitato di redazione composto darappresentanti di hltte le facoltà e diuna segretaria di redazione. La vestegrafica è particolarmente curata, dallogo della testata alla scelta delle illu­strazioni (prevalentemente disegnO,dall'impaginazione alla carta e aicaratteri. Il formato è piuttosto ampio(cm. 21x29,7; 40-50 pagine a numero),ma va considerato che con la ristrut­turazione editoriale il periodico damensile è divenuto trimestrale. Latiratura è di 3.500 copie. Il numero 1della nuova serie (marzo 1994) trattadei seguenti argomenti: il piano disviluppo dell'università udinese con­frontato con quello di Trieste; l'aper­tura di un corso di diploma aGorizia; l'a ttivazione del centro inter­dipartimentale per la ricerca didatti­ca; l'elaborazione del regolamentodida ttico e il ruolo del consiglio deglistudenti; i risultati di un'indaginesulle caratteristiche delle matricoledell' Ateneo; la questione dei finan­ziamenti comunitari alla ricerca udi­nese nell' ottica della cooperazionecon le aree limitrofe (Alpe Adria) econ i paesi dell'Europa orientale.Seguono quindi notizie amministrati­ve (nomine dei delegati del rettore,dei revisori dei conti, testi di leggesul finanziamento delle università,etc.), notizie brevi su convegni e atti­vità delle facoltà e dei dipartimenti,

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l'elenco dei premi di laurea e dellemigliori tesi discusse nel 1992/93 einfine alcune pagine di documenti suvari regolamenti d'Ateneo. Ledimensioni degli articoli sono abba­stanza ampie. Su alcuni argomenti,per esempio sull'apertura del corsodi diploma a Gorizia, non ci si limitaa comunicare le notizie, ma si allargail discorso ai contenuti del corso, allastoria della disciplina e alla presenta­zione di qualche studio specifico sutemi connessi.Ambizioni ancora maggiori rivela ilBollettino bimestrale dell'Universitàdegli Studi di Bologna, non solo sulpiano grafico (quasi cento pagine incarta patinata di cui la metà a colori ericche di foto) ma soprattutto suquello contenutistico, tanto da asso­migliare più a una rivista culturaleche a un bollettino. Il direttoreresponsabile, Saturnino Viola, èaffiancato da Andrea Zanotti in qua­lità di direttore editoriale, il quale asua volta si avvale l'opera di unredattore, di una segretaria di reda­zione, di due fotografi e di nove col­laboratori fissi. I costi di produzionesono quindi più elevati rispetto allealtre analoghe pubblicazioni, ragionper cui la diffusione non è gratuita(4.000 lire a copia, 20.000 l'abbona­mento) e si concede un limitato spa­zio alla pubblicità. Il contenuto delnumero di marzo-aprile 1994 (si trat­ta del n. 2 dell'anno VIII della nuovaserie) è articolato, come di consueto,in due parti distinte. La prima è dedi­cata prevalentemente a un temamonografico: l'energia. Apre il qua­derno lm'ampia intervista a UmbertoColombo, già presidente dell'ENEA eministro per l'Università, a cui segueun'intervista al preside della facoltàdi Ingegneria. Il primo traccia unquadro storico delle soluzioni italia­ne al problema del fabbisogno ener­getico nel dopoguerra, mentre ilsecondo descrive la situazione dellaricerca intorno all' energia nell'uni­versità di Bologna inserendola nelcontesto nazionale. I successivi con­tributi riguardano più specificamenteil nucleare, con l'analisi delle attualipossibilità di sviluppo del settore in

Italia, la descrizione delle ricerchesvolte a Bologna e culminate nellacostruzione di tre reattori a uranionaturale e in un' esperienza sullafusione fredda. Come si vede si trattadi temi di scottante attualità, in ordi­ne ai quali la neutralità della notizialascia il campo al dibattito di opinio­ni. Un'altra intervista è dedicata a unordinario di Ingegneria che affiancaalla didattica e alla ricerca l'attività dicompositore. La rubrica "Osservato­rio delle lauree" fornisce una sintesidi due tesi di laurea in Medicina. Larubrica "La camera delle meraviglie"offre alcune disgressioni poetico-let­terarie, seguita dalla rubrica"Convenzioni universitarie", pretta­mente informativa.A pago 41 ha inizio la seconda partedel fascicolo, in bianco e nero, carat­terizzata da una denominazione a séstante: NewsUniversitarie. Per la strut­tura e i contenuti essa è più assimila­bile alle altr~ pubblicazioni di settore.Le notizie sono suddivise secondo laprovenienza: dall'ateneo (elezioni deirappresentanti degli studenti, pro­grammi ERAsMus, COMETT, etc.), daidipartimenti, dalle facoltà e istituti.Sarebbe troppo lungo rendere contodi tutte le notizie presentate. Bastidire che le attività di cui si informasono di livello adeguato al prestigiodell'ateneo bolognese. Di grandeinteresse, infine, sono le venti paginedi rassegna stampa su tematiche uni­versitarie in Italia e nel mondo, conarticoli tratti dalle principali testateitaliane.L'Università d'Annunzio, periodicod'informazione dell'Ateneo abruzze­se giunto all'anno VII, constaanch'esso di due parti, un fascicolo dicirca cinquanta pagine, che per certiaspetti somiglia a una rivista cultura­le locale, e un piccolo supplementomensile, Ud'A Notizie.Il periodico è diretto dal rettore,Uberto Crescenti, e da Mario Pasotti.Il comitato di direzione è compostoda sei persone, il comitato di redazio­ne da undici. Il progetto grafico èstato elaborato dall'Ufficio Stampa eP.R. dell'Università: formato grande(21x29 cm.), copertina patinata legge-

UNIVERSITAS 54

ra a quattro colori, testo su due, tre oquattro colonne con l'interposizionedi numerosi riquadri, tabelle, foto­grafie. È forse questa scarsa omoge­neità di impaginazione l'aspetto che,insieme alla qualità tecnica dellastampa, più si dovrebbe modificarenell'intento di perfezionare l'iniziati­va. Sul piano contenutistico il nume­ro da noi esaminato (1-3, gennaio­gi ugno 1994) è piu ttos to ricco.Notizie di vita universitaria (la riele­zione del rettore, l'inaugurazionedell'anno accademico) si affiancano aresoconti di ricerche sull'università(il rapporto tra la facoltà di Lettere eil suo territorio) e svolte nell'univer­sità (per esempio le patologie infetti­ve in Abruzzo). Alcuni articoliaffrontano temi vari di ampio respi­ro, come "L'università e la qualitàtotale" o "La villa: un ideale equivocoche dura da millenni", in margine auna mostra sull'argomento. Il supple­mento, di otto pagine, contiene esclu­sivamente notizie pratiche e breviinformazioni di vita universitaria. Inconclusione, se è efficace la suddivi­sione tra le notizie brevi e gli articolipiù estesi, ci sembra che bisognereb­be introdurre w1'tl1teriore suddivisio­ne in rubriche o quantomeno unadistinzione tra articoli di informazio­ne e documentazione e scritti d'opi­nione o resoconti di ricerche.Esaminiamo infine l'Università diSiena che, col sottotitolo "letterad'informazione newsletter", indicachiaramente il proprio scopo e con leridotte dimensioni le proprie mitipretese. Il 1994 è il secondo anno divita per questo notiziario di ottopagine formato A4, diretto daMaurizio Bettini, preside di Lettere eFilosofia, con un redattore che fungeda direttore responsabile e una segre­taria di redazione che è anche laresponsabile della comunicazionedell'università senese.L'impaginazione e la stampa sono acura del Centro Stampa dell'Ateneo.Le risorse materiali e umane investitenell'iniziativa sono quindi esigue. Lapubblicazione risulta semplice madecorosa. Il n. 6-7 (luglio-agosto1994) riesce a contenere numerose

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notizie, di cui cinque in prima pagi­na: l'intesa tra Università, Comune eUsI sulla destinazione museale diuno storico ospedale senese, le inizia­tive per Sarajevo, i criteri per le tassedi iscrizione, la rielezione del presidedi Farmacia e l'esecuzione del primotrapianto cardiaco a Siena. Quest'ulti­ma notizia viene ripresa e ampliatanelle pagine centrali, accanto al reso­conto di due convegni scientifici. Apagina 2 notizie sulle modifiche distatuto, i contratti approvati e i con­tributi stanzia ti, poi le novità delcorso di Scienze economiche e banca­rie e così via. In totale abbiamo conta­to ben trenta articoli: un esempio dicome l'obiettivo di incrementare lacircolazione di informazioni in ambi­to universitario possa essere raggiun­to con poca spesa.Ci sembra che gli esempi che abbia­mo presentato riassumano le diffe­renti tipologie di bollettini, determi­nate soprattutto dall'esperienza accu­m ula ta e dall' en ti tà delle risorseinvestite. Esistono inoltre diversepubblicazioni promosse direttamenteo indirettamente da enti collegatiall'università, come, ad esempio,Diritto allo studio, rivista dell'Enteregionale per il diritto allo studio diNapoli, ma per le loro caratteristicheesulano dal tipo di periodici che èstato oggetto della nostra indagine.

NOTE ITALIANE

COME NASCEUN BOLLETTINO

Conle nasce un bollettinouniversitario? Quali obiettivi. .

Sl propone e come rzesce aperseguirli? Si puòrispondere a questiinterrogativi dttraverso lo

studio di un caso, cO/neabbianw tentato di fare in

questa conversazione con laredazione del bimestrale diinfonnazione dell' Università

di Genova

Qual è la genesi dell'iniziativa?Nel luglio '91 venne convocata unariunione in rettorato con rappresen­tanti delle varie facoltà, nella quale siaffrontò il problema di promuoverel'immagine dell'ateneo genovesea ttraverso delle pubblicazioni. *Furono considerati tre tipi diversi dipubblicazioni, una finalizzata a farcircolare le informazioni all'internodell'università, altre due rivolte piùall' esterno per raccogliere studi,ricerche e idee prodotte nell'ambitodell'Ateneo e per comunicare notiziee opinioni destinate agli studenti, allefamiglie, alle componenti sociali chegravitano intorno all'università. Permotivi finanziari ha preso il via solola prima pubblicazione che era quelladi cui più si sentiva l'esigenza. Nelmese di ottobre già usciva il primonumero di Gen uense Athenaell111.

Qual è la linea editoriale?Genuense Athenaum mira ad essere unbollettino ufficiale, quindi dà notizieche riguardano eventi assolutamentecertificabili e tende a escludere l'opi­nione.

Quali obiettivi vi proponete?Creare un canale di circolazione delleinformazioni riguardanti sia le atti-

* La redazione è composta da Anna MariaLazzarino Del Grosso, ordinario di Storia delledottrine politiche e direttore responsabile,Anna Maria Galli, Anna Maria Tripodi,Giuseppe Aceti e Pier Giorgio Seghene, delcomitato di direzione, Anna Tanasini e BarbaraGandino, della segreteria di redazione.

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vità sia le decisioni prese dagli organiamministrativi, sia le notizie di inte­resse per gli studenti. L'intento èquello di unire maggiormente, dimettere a contatto reciproco le trecomponenti della vita universitaria,cioè docenti, personale tecnico­amministrativo e studenti, che tendo­no a vivere come realtà separate. Lafilosofia di questa pubblicazione,forse un po' utopica, è quella di crea­re comunità, attraverso la conoscenzareciproca, anche tra facoltà e facoltà.La crisi dell'università è anche datadall' elefantiasi delle strutture: più siingrandisce l'università più è difficileavere conoscenza di quello che avvie­ne. Bisogna quindi riuscire a portarele notizie in tutte le sedi e GenllenseAthenaeum, pur essendo un ottimostrumento, è ancora insufficiente atrasmettere queste notizie in tempoutile. Le componenti universitarienon si avvalgono ancora abbastanzadi questo supporto giornalistico forseperché la sua periodicità bimestralenon risponde alle esigenze di unacomunicazione più frequente. Per ilmomento l'obiettivo di intensificarela frequenza non è realizzabile, ma èauspicabile che si attui in futuro.

Come si inserisce la redazione nellastrllttur,\ IIniversitaria? Quali persone vilavorano? \Dalla Direzione amministrativadipende la III Ripartizione specialecooperazione internazionale, pubbli­cazioni e relazioni esterne, il cuiUfficio II Pubblicazioni e Relazioniesterne ha i seguenti compiti: predi-

sposizione di Annuario, Stato dellaricerca e Genuense Athenaeul11 e lorodistribuzione interna ed esterna; rac­colta di pubblicazioni e riviste; rasse­gna stampa; rapporti con i mass-mediae con enti pubblici e privati; l11ailinglist; divulgazione di notiziesull'Ateneo; organizzazione e consu­lenza per cerimonie ufficiali; attivitàdi segreteria della Ripartizione. Ledue segretarie di redazione diGenuense Athenaeum svolgono anchegli altri compiti spettanti all'Ufficiopubblicazioni, mentre per le pubbli­che relazioni esiste un'altra personaaddetta. Anche i membri della dire­zione della rivista possono dedicaread essa solo il tempo lasciato liberodalle altre attività didattiche, ammi­nistrative o di ricerca che competonoloro. Vi è poi un rappresentante diogni facoltà e settore, scelto dal presi­de o dal consiglio di facoltà, chefunge da tramite per la raccolta dellenotizie. Questi delegati costituiscono,per così dire, il gruppo dei nostrireporter. Tutto il personale è quindiinterno all'università e impegnatoanche in altre mansioni. Solo eccezio­nalmente si è dovuto ricorrere allacollaborazione temporanea di perso­nale esterno per sostituire alcuni ele­menti che si erano resi indisponibili.Per quanto riguarda la composizionee la stampa ci si affida a una dittaesterna.

Come è strutturato un numero e attra­verso quali fasi si arriva alla pubblicazio­ne?Si svolge una riunione del comitatodi direzione nella quale si imposta ilnumero da elaborare prendendo inesame i vari argomenti di attualitàriferiti all' ambito universitario, sia alivello nazionale sia a livello internoe si determina !'impostazione dellaprima parte del notiziario, che noichiamiamo parte monografica. Peresempio nel corso di questi primidue anni abbiamo passato in rasse­gna sistematicamente le varie facoltàattraverso interviste ai presidi. Nei.giorni immediatamente successivi siriunisce il gruppo dei delegati. A lorovengono proposti gli argomenti del

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numero in preparazione, e se neascoltano i suggerimenti. Subitodopo ha inizio il lavoro piÙ oneroso,quello di far fare i pezzi a chi è uffi­cialmente responsabile del settoreche riguarda ogni argomento previ­sto Cdirigen ti, capi -ripartizione,docenti delegati dal rettore per speci­fiche competenze, etc.).Nella seconda parte del notiziariovengono comunicate notizie sulladida ttica ordinaria e in tegra tiva,sulla ricerca, sui rapporti internazio­nali, sui premi e le borse di studio,sull'attivazione di nuovi servizi, etc.Questi dati pervengono man manoche passa il tempo attraverso l'inizia­tiva di ogni delegato di facoltà, entrouna data prefissata. La scadenza peròdeve talvolta slittare per 1'esigenza direperire ulteriori notizie e si devonocosì accelerare i tempi della correzio­ne delle bozze. In sintesi, circa qua­ranta giorni prima dell'uscita delnumero si stabilisce il termine per laconsegna delle notizie, i due giornisuccessivi si svolgono le riunioni dicui si è detto, mentre la stesura degliarticoli e la loro revisione redazionaleoccupa quindici-venti giorni.

Quanto viene a costare annualmentequesta iniziativa?E Wl calcolo difficile da fare, perché ilpersonale è costituito interamente dadipendenti dell'wuversità. Nell'eserci­zio finanziario scorso era stato cluestouno stanziamento di cinquanta milio­ni, comprensivo però del compenso alcollaboratore esterno a ClÙ si era fattoricorso. Per il resto si usa il supportologistico dell'università e si contengo­no i costi di diffusione limitando laspedizione postale e privilegiando ladistribuzione interna diretta.

Come avviene la diffusione?È ovviamente gratuita ed è semprecurata da questo ufficio, che distri­buisce le copie tra le varie facoltà,individuando punti di distribuzionepresso le segreterie, le biblioteche e ipoli didattici e a questo tipo di diffu­sione si destinano circa 1.300 copie.Altre 700 circa vengono inviate alMinistero, ad enti di ricerca pubblici

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e privati, agli atenei italiani e ad alcu­ne università straniere, ai professoriemeriti, alle autorità territoriali, agliuffici P.R. di enti pubblici e privati, agiornalisti di testate locali e naziona­li, a uffici preposti all'informazionegiovanile, ai consolati, ai sindacati, aiteatri e musei cittadini, agli ordiniprofessionali e alle associazioni indu­striali nonché ad altri soggetti indivi­duati dai delegati di facoltà. Lerestanti copie, piÙ di 3.000, vengonocapillarmente diffuse in tutti gli uffi­ci: ogni dipendente riceve una copiaa lui indirizzata.

Avete avuto dei riscontri riguardoall'efficacia del vostro lavoro?Sappiamo che ci leggono, perchéquando resta qualche refuso ce lofanno subito notare. Col passare deltempo è divenuta piÙ facile e abbon­dante la raccolta delle notizie, cheprima stentavano ad arrivare. Inoltrela richiesta di copie, anche da partedi persone che non avrebbero dirittoa ricevere il notiziario, è in aumento,tanto che stiamo pensando se non siail caso di aumentare la tiratura,attualmente sulle 5.000 copie.

Avete contatti con coloro che, in altresedi, lavorano a pubblicazioni analoghe?No. Semplicemente riceviamo i loronotiziari così come loro ricevono ilnostro. Senz'altro dal confronto conaltre pubblicazioni si possono trarrespunti interessanti, per i contenuti,per la grafica e così via. Indub­biamente c'è chi lavora meglio di noi,ma c'è anche chi lavora peggio.Insonu1ìa, siamo nella media.

R.P.

NOTE ITALIANE

"A CHE PUNTO E LACOMUNICAZIONE

di Brunella MarchioneResponsabile delle relazioni pubbliche e ufficio stampa dell'Università di Parma

Si è svolto nei giorni 29 e 30 novem­bre presso la Terza Università diRoma il primo seminario sul"Rapporto comunicazione e univer­sità", organizzato dal Ministerodell'Università e della Ricerca scienti­fica e tecnologica in collaborazionecon l'AlCUN - Associazione ItalianaComunicatori d'Università.Si è trattato della; prima di una seriedi iniziative volte ad approfondire ilproblema della organizzazione delleattività di comunicazione negli ateneiitaliani, nonché a valorizzare la figuraprofessionale del comunicatore nelleistituzioni universitarie nazionali.All'incontro di Roma erano presentioltre 70 tra responsabili e addetti allacomunicazione, in rappresentanza diWla trentina di università.Con tale iniziativa il Ministero havoluto sottolineare l'attenzione postaal rapporto con gli organi di informa­zione e, più in generale, l'importanzache si attribuisce al fattore comlmica­zione per lo sviluppo del sistema uni­versitario nazionale. "Le profonde tra­sformazioni degli ultimi anni" haricordato il ministro Podestà che haaperto i lavori, "richiedono di adegua­re i canali informativi in modo piùacuto e tempestivo, allo scopo di faci­litare da un lato tutti gli utenti reali epotenziali dell'istruzione wùversitariae dall' altro di fornire all' opinionepubblica informazioni sempre piùdettagliate. Il target dell' informazionesul mondo accademico non è più rap­presentato da professori, ricercatori oaddetti ai lavori, ma abbraccia unaplatea molto più vasta, composta in

particolare dagli studenti e dalle-lorofamiglie e soprattutto più attenta aitemi dell'alta formazione, della ricercae dei futuri sbocchi professionali".

Un ruolo da valorizzare

Da ciò risulta sempre più necessarioil progressivo passaggio dalle univer­sità chiuse nel loro mondo ad unarealtà che renda più trasparentel'istruzione accademica attraverso unaumento complessivo della capacitàcomunicativa, valorizzando il ruolo ela funzione dei comunicatori d'uni­versità, ruolo che ancora oggi risultadifferenziato da sede a sede, cometestimonia la varietà delle strutturenelle quali è organizzata l'attività dicomunicazione.Dopo la relazione di Stefano Rolando,capo dipartimento informazione eeditoria della Presidenza delConsiglio dei Mliùstri, che ha affron­tato il problema della comunicazionenella Pubblica Amministrazione, edha sottolineato la necessità di passaredal concetto di visibilità (mera pre­senza della pubblica amministrazionesui mass-media) al concetto di comuni­cazione interattiva (non solo emissio­ne di messaggi ma raccolta del feedback dell'utenza e modifica della qua­lità del servizio offerto, ruolo chedeve essere svolto dagli uffici per lerelazioni con il pubblico previsti dalD.L. 29/93), è intervenuto EdoardoBrioschi, presidente dell' AlCUN edocente di Comunicazione d'impresaall'Università Cattolica di Milano.

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Professionalità efinanziamenti

Il prof. Brioschi ha presentato laricerca elaborata dall'AlCUN lo scorsoanno sullo stato della comunicazionenegli atenei, ricerca da cui emergeprepotentemente da un lato la ormaicapillare diffusione di tali attivitànelle università e la elevata capacitàprofessionale di coloro che in taleambito operano, dall' altro le ristret­tezze, in termini di budget e risorseumane, che i comunicatori d'univer­sità lamentano come grande limita­zione alle enormi potenzialità chequeste attività potrebbero sviluppare.Il prof. Brioscru ha quindi annuncia­to, tra le diverse inizia ti ve chel'AlCUN si prefigge per il 1995, losvolgimento della seconda ricercasullo stato della comunicazione nelleuniversità, mirata a comprenderel'evoluzione di tali attività.Sono intervenuti in seguito AlfredoRazzano, direttore della FondazioneRUI, che ha delineato, con un'interes­sante descrizione delle attività diorientamento svolte dall'ente, leindubbie relazioni che esistono e sistmU10 vieppiù rafforzando tra l'areadell' orien tamen to e quella dellacomunicazione d'ateneo, e FabioMatarazzo, direttore del DipartimentoIstruzione Universitaria del MURsT,che ha tra tteggia to l' evoluzione insenso autononùstico che la normativarecente prevede per gli atenei, il ruolofondamentale degli statuti e la conse­guenza di tale processo sul migliora­mento costante della qualità del servi-

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Università di Trieste: il "Castelletto", sede di istituti scientifici della facoltà di Medicina

zio che le università offrono.Proprio sull' effetto dei processi diautonomia sui servizi e le offerte

didattiche che l'mtiversità può erogareè stata centrata la prima partedell'intervento del sociologo Mario

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Morcellini, presidente del corso di lau­rea in Scienze della Comunicazione aRoma "La Sapienza", che ha poi sotto­linea.to corne la comunicazione vadausata in quanto strumento prioritariodi trasparenza, per facilitare il rappor­to tra l'ateneo e gli studenti, e non afini di mera amplificazione "propa­gandistica" .

La relazione tracomunicazione e qualità

"Degli studenti che si iscrivonoall'università" ha ricordato Mor­cellini, "un terzo abbandona duranteil primo anno, un altro terzo lasciadurante il corso degli studi, e solo ilrestante 30% riesce a laurearsi. Diquesti, solo 1/3 si laurea in corso. Èdi fronte a questi dati, indubbiamen­te preoccupanti, che la comunicazio­ne in università può sicuramentemigliorare le relazioni con l'utente,trovando i canali e gli strumenti piùadatti per facilitare l'impatto inizialee il disorientamento degli studenti difronte ad una realtà estremamentecomplessa e a volte caotica dal puntodi vista informativo". "Esiste unastretta relazione tra comunicazione equalità" ha concluso Morcellini,"perché la comunicazione snida le'zone grigie' dell'inefficienza edespone la realtà, qualunque essa sia".Proprio per valorizzare, laddove esi­stenti, le strutture di comunicazioneuniversitaria, il prof. Morcellini haformulato una proposta di mozione,approvata dai partecipanti alSeminario, di cui viene riportata piùsotto il testo.La proposta ha raccolto la piena ade­sione di Roberto Alatri, capo ufficiostampa del MUR5T ed organizzatoredel Seminario, che ha anche garantitol'interesse del Ministero a patrocina­re ed organizzare in accordo conl'AlCUN regolari corsi di aggiorna­mento e formazione.Sempre per favorire lo sviluppo dellaprofessionali tà dei comunica torid'università e per concretizzare quelcoordinamento tra gli atenei italianitanto auspicato dal direttivo

NOTE ITALIANE

Roma, 30 novembre 1994

Testo della mozioneI partecipanti al IO Seminario sul rapporto Comunicazione e Università, riuniti aRoma il 29 e 30 novembre 1994 in rappresentanza di 30 università, riconosconoanzitutto l'importanza e l'effetto di annuncio del Convegno, ed esprimono per­tanto al ministro, al suo ufficio stampa ed alla Direzione Generale perl'Istruzione Universitaria un convinto apprezzamento per l'iniziativa realizzata.Proprio nell'obiettivo di sviluppare questo primo appuntamento in termini dicontinuità e di valorizzazione delle esperienze comunicative già maturate negliatenei, i partecipanti al Seminario invitano il sig. ministro a sviluppare tutte le ini­ziative che riterrà idonee ad adempiere al dovere di comunicazione da parte diun'istituzione di rilevante interesse pubblico come l'università.In particolare, nell'ambito di una progressiva valorizzazione delle professionalitàfinora maturate, il ministro potrà valutare l'opportunità di una struttura di servicetra e per gli uffici stampa, P.R. e comunicazione, in consultazione con l'AlCUN.

I partecipanti ritengono inoltre che, dopo questo primo Seminario, si dia tempe­stivamente luogo ad un appuntamento periodico e sistematico (almeno annuale),nella forma di un Seminario permanente tra i comunicatori d'università, in cui attiva­re corsi di formazione ed aggiornamento professionale alla comunicazione ­anche in collaborazione con i corsi di· Scienze della comunicazione e con analo­ghe realtà sia accademiche che professionali.

dell'Associazione, il dotto Alatri haproposto, durante il suo intervento, larealizzazione di nuove forme di comu­nicazione con il MURST, utilizzando lereti informa tiche, prima fra tu tteInternet, e realizzando Lma news lettercurata dal MURST e dagli stessi atenei.

Un "obbligo etico"

"Occorre rispondere alle aspettative eall'attenzione della collettività nei con­fronti del sistema universitario" haaffermato Alatri. "Per usare un'espres­sione forte ma opportuna, direi cheesiste un obbligo etico delle universitàad informare il pubblico, e a farlo nelmigliore dei modi possibile"."Ecco allora che la complessità delsistema", ha concluso Alatri, "impo­ne di formare compiutamente le per­sone preposte a questo incarico, diriconoscere loro un ruolo e una pro­fessionalità speaifici, di dotarli ditutti i mezzi di cui hanno bisogno persvolgere adeguatamente il propriolavoro, tenendo sempre a mente checiò andrà a vantaggio degli studentie della collettività in primo luogo, maanche della stessa università".In seguito, si è svolta w1'interessantepresentazione di case histories, coordi­na ta da Carlo Finocchietti, direttoredel ClMEA: sono state illustrate le espe­rienze nell' ambito della comwùcazio­ne dell'Ulùversità di Parma, da partedella responsabile delle relaziOlù pub-

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bliche e ufficio stampa BrunellaMarchione, dell'Ulùversità "Bocconi",con la responsabile dell'ufficio stampaLinda Bulgheroni, e della TerzaUniversità di Roma, con il responsabi­le dell'ufficio relazioni esterne ecommùcazione, Ivano Ciprialù.Il dotto Finocchietti ha tra l'altro sot­tolineato come siano essenziali, per icomunicatori d'mùversità, stretti rap-

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porti, o meglio "alleanze operative",con le aree che in ateneo curanol'orien tamento e le relazioni interna­zionali.Il Seminario si è concluso nel pome­riggio del 30 novembre con uno sti­molante incontro con i giornalisti delsettore universitario, coordinato dalpresidente dell'Ordine dei giornalisti,Gianni Faustini.

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"QUALE UNIVERSITAPER IL 2000

di Roberto De Antoniis

Con questa relazione* desidero offri­re alcuni spunti di riflessione su unodegli aspetti più importantidell'organizzazione di una modernasocietà avanzata: la formazione e lagestione del capitale umano ad altolivello di istruzione. Illuminante, inproposito, è quanto ebbe a scriveregià dieci anni fa il prof. RomanoProdi in Uj1 suo pregevole articolo:"Occorre arrivare a formulare unprogetto globale sulle risorse umanedel paese. Se non si fa capire in unmodo martellante la relazione cheintercorre tra esigenze produttive epatrimonio intellettuale, è abbastan­za inutile cercare di articolare l'inse­gnamento universitario e persino cer­care di articolare le stesse strutture diproduzione" I.

D'altra parte, c'è un aspetto dell'uni­versità che avrebbe dovuto contrad­distinguere, in questo suo quasi mil­lenario divenire, l'istituzione cultura­le più importante della società occi­dentale: quello di qualificare il lavorointellettuale che vi si svolge comemomento di sintesi tra la molteplicitàdelle scienze e l'unicità del sapere.Questo era lo spirito del1'universitasstudiarum medievale che purtroppo siè perso da circa quattro secoli, daquando cioè il solco tra scienza e

* Il testo è stato oggetto di conferenza alRotar)' Club Pescara Ovest nella riunione del13 ottobre 1994. L'autore ringrazia il presiden­te e i membri del Rotar)' Club.1 R. Prodi: AlIll II/ce delle esigellZe prodl/ttive, in"Sperimentazione universitaria e mondo dellavoro", UNfIIERSITAS n. 12, aprile-giugno 1984,pp. 19-23.

sapienza si è talmente approfonditoda rendere praticamente impossibileuna sintesi della conoscenza. Questoè stato il dramma dell'universitàmoderna che, all'inizio del secoloscorso, Wilhelm von Humboldt benteneva presente teorizzando l'inscin­dibilità dell'insegnamento universita­rio dalla ricerca scientifica. Questo èancora il problema che fa da sfondoalla crisi dell'università contempora­nea la quale, con l'avvento dell'istru­zione di massa anche a livello supe­riore ormai evidente da più di duedecenni, si trova a vivere sulla pro­pria pelle le contraddizioni di unasocietà tecnologicamente molto avan­zata ed in rapida trasformazione, conesigenze di formazione professionalee culturale mol to più diversifica terispetto a quelle che si sono manife­state sino agli anni '60 di questo ven­tesimo secolo.Pertanto, oggi è molto più appropria­to parlare di "sistema di insegnamen­to superiore" piuttosto che di univer­sità taut caurt, in quanto le esigenzedella società contemporanea impon­gono una diversificazione anchestrutturale delle istituzioni di inse­gnamento superiore proprio perché icompiti di queste istituzioni sonomolto diversificati e valmo ben oltrele tradizionali attività di formazionee di ricerca scientifica.Non è quindi più pensabile ora dipoter considerare l'istruzione secon­daria e quella superiore (o meglioterziaria) come due segmenti sequen­ziali del processo formativo globaleperché, se è sequenziale, l'istruzione

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superiore non può essere considerataun segmento uniforme ma piuttostouna struttura a rete ampiamentediversificata.Le caratteristiche peculiari del siste­ma di insegnamento superiore nellasocietà contemporanea sono sostan­zialmente due: l'autonomia e la capa­cità di partnership. Queste due qua­lità, su cui mi soffermerò brevemen­te, ne determinano il ruolo attualeche non è più soltanto quello diespletamento della ricerca scientificae di formazione della classe dirigen­te, secondo la visione humboldtiana,ma di essere, più in generale, fattoreessenziale - anche se non sufficiente- di progresso e sviluppo globaledella società.

Aspetti .del~'autonomiaunIVersitarIa

Il concetto di autonomia universita­ria rivela tre aspetti fondamentali chepotremmo definire: a) giuridico-isti­tuzionale; b) funzionale; c) di capa­cità operativa. Secondo il primoaspetto, l'università è un'istituzioneche si autogoverna nell' ambito di unquadro giuridico-istituzionale defini­to sul piano nazionale. Per quel cheriguarda il secondo aspetto, ciascunsistema di insegnamento superiore, eciascuna istituzione universitaria,possono essere considerati comeentità che hanno una specifica fun­zione (l'insegnamento e la ricercascientifica). In relazione al terzoaspetto, le università possono opera-

NOTE ITALIANE

Università di Trieste: la vasca navale della facoltà di Ingegneria

re come istituzioni indipendenti chesono qualificate, tra l'altro, a stabilirecollegamenti, raggiungere accordi estipulare formali joint venture operati­ve con partner esterni. La capacitàoperativa, quindi, riconoscibile comeun aspetto dell'autonomia universi­taria, focalizza la seconda caratteristi­ca determinante dell'istituzione, cioèla capacità di partnership.Poiché tra le peculiarità delle societàdemocraticamente avanzate c'èanche quella di saper garantire lalibertà e, conseguentemente, favore­voli condizioni operative a gruppisociali ed istituzioni, al fine di con­sentire loro la possibilità di interagiresecondo le proprie specifiche finalitàe capacità, è in questa luce che è faci­le comprendere come la libertà acca-

demica significhi che le istituzioni diinsegnamento superiore siano piena­mente qualificate ad interagire conaltre istituzioni radicate nelle societàche le esprimono. Naturalmente,libertà accademica vuoI dire anchegarantire ai singoli individui, chelavorano o studiano nell'ambitodell'istituzione universitaria, lalibertà di espressione, di insegna­mento, di apprendimento e di esple­tamento della ricerca scientifica.È chiaro, quindi, che ciascuna istitu­zione di insegnamento superiore (e ilsistema universitario nel suo com­plesso) abbia la possibilità di richie­dere e di ottenere, in una societàdemocratica, la piena capacità dipartnership. Il pWlto, ovviamente, nonè quello di compilare una lista delle

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possibili tà di in terazione aperteall'università (cooperazione con ilmercato del lavoro al fine di forniremonodopera specializzata, coopera­zione con le is ti tuzioni poli tico­amministrative per garantire il neces­sario supporto ad importanti servizisociali e quant'altro) ma quello dicercare di definire un possibile qua­dro di riferimento alla sua capacità dipartnership. In altre parole, è impor­tante delineare un quadro di riferi­mento per il ruolo che, attualmenteed in prospettiva, si assegna al siste­ma di insegnamento superiore nellasocietà che lo esprime. In quest'otti­ca, è logico che le relazioni tra igoverni nazionali ed i sistemi di inse­gnamento superiore possono esserevisti alla luce della piÙ generale coo-

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perazione che deve instaurarsi tra leuniversità e le altre istanze sociali. Ingenerale, è il governo che ha laresponsabilità di assicurare al siste­ma universitario la maggior parte deifinanziamenti e le possibilità operati­ve: è naturale quindi, che - pur in unquadro di amplissima autonomiauniversitaria - i governi abbiano laresponsabilità di adottare chiare efunzionali linee di politica nel setto­re. Tuttavia, ciascuna istituzione diinsegnamento superiore, secondo ilsuo grado di autonomia istituzionale,deve essere in grado di finanziarsianche privatamente. Se per qualsiasiragione, non escluse le motivazionipolitiche, il governo nazionale inten­desse ridurre i propri contributifinanziari, le università interessatedovrebbero essere libere e capaci difinanziarsi da altre fonti, evitando nelcontempo ogni possibile minacciaalla propria ;autonomia.

Gestire le università secondol'economia di mercato?

Le relazioni tra università ed indu­stria, che sono un punto crucialenell'organizzazione socio-economicadi tutti i paesi avanzati, debbonoessere considerate con lo stesso crite­rio. Ogni tipo di cooperazione in que­sto campo deve essere consideratacon favore ed è quindi assolutamentechiaro che le università possono por­tare avanti non solo attività di ricercascientifica di base ma pure di ricercaapplicata, anche specificamente rivol­te a determinati settori produttivi,sulla base di joint venture con singoleimprese industriali. Il solo limite daporre è quello di evitare che progettidi ricerca molto gravosi interferisca­no negativamente con le attività ed icompiti tradizionali delle istituzionidi insegnamento superiore. Trovaregiusti punti di equilibrio che salva­guardino l'autonomia e consentanocontemporaneamente la piÙ ampiacapacità di interagire è l'aspetto piÙqualificante di una buona gestionedell' istituzione.A questo punto è naturale porsi la

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domanda se le università debbano omeno essere gestite con i criteri e leregole dell' economia di mercato. Leistituzioni di insegnamento superioredovrebbero essere gestite come le altreimprese che operano in un'economiadi mercato e, in particolare, i gestoridelle w1iversità dovrebbero rispettarerigorosamente i rapporti costi-beneficinell'espletamento delle responsabilitàmanageriali. Conseguentemente, èlogico che dalle 1miversità ci si aspettila realizzazione di tutte le loro attivitàsecondo chiari parametri di efficienzae produttività ed è altresì naturale chei risultati dell'attività w1iversitaria, intutti i suoi aspetti, vengano sottopostiai piÙ severi e completi sistemi divalutazione. Tuttavia nella valutazio­ne del profitto ascrivibile all'istituzio­ne non si può né si deve dimeÙticareche essa è chiamata a fornire diretta­mente o indirettamente servizi sociali.

Il delicato problemadell'accesso

Se veniamo a considerare da vicino ilprocesso della formazione nella suaglobalità, è evidente che l'accessoall'istruzione superiore è, nellesocietà avanzate, il punto piÙ delica­to. È innegabile, infatti, che il sistemadi insegnamento superiore abbiaormai acquisito anch' esso una suadimensione di massa, essendo desti­nato ad una clientela molto piÙ vastache in passato, sicuramente non piÙomogenea sotto l'aspetto sociale. Inaltri termini, una formazione post­secondaria si richiede oggi non sol­tanto ad un numero di cittadini piÙ omeno ristretto, destinato a formare laclasse dirigente del paese, ma ad unavasta area di utenza chiamata a svol­gere mansioni sempre piÙ complessead elevato contenuto culturale e pro­fessionale. Per soddisfare adeguata­mente i bisogni della società italianaalla soglia dell'anno 2000, è necessa­rio quindi un notevole impegno adarmonizzare le valenze culturalidegli sbocchi formativi, a livello discuola secondaria superiore, all'inse­gna di una migliore fruibilità

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dell'insegnamento universitario. Ilcaso italiano è certamente in unaposizione molto difficile. Da 1m lato,infatti, non si è risposto adeguata­mente all'enorme aumento delladomanda di istruzione superiore conla necessaria diversificazione dellestrutture e, dall'altro, il mancatocoordinamento gestionale del proces­so formativo - attualmente addirittu­ra diviso a livello nazionale tra duediverse amministrazioni - rende lasituazione ancora piÙ squilibrata.Naturalmente, non si tratta ora difare un passo indietro rispetto al pas­sato, in quanto dedicare completa­mente all'università ed alla ricercascientifica un apposito Ministero puòavere una logica precisa di rinnova­mento, ma di realizzare indispensa­bili sinergie tra le istituzioni culturalied educative ai vari livelli.In questo settore le politiche da adot­tare andrebbero adeguatamente stu­diate perché nessuna azione concrea­ta è stata posta in essere, se si eccet­tuano l'istituzione dei diplomi uni­versitari di incerto avvenire e la libe­ralizzazione dell' accesso all' insegna­mento universitario che, pur avendoavuto a suo tempo un significatochiaro di recupero sociale, ha innega­bilmen te aggra va to l'inefficienzadelle strutture. Sostanzialmente sidovrebbe far leva sulla diversifica­zione del sistema di insegnamentosuperiore e sulla predisposizione diun efficace servizio di orientamentoper l'accesso all'istruzione post­secondaria. Gli aspetti tecnici di que­ste due linee operative sono moltocomplessi e non sembra il caso ora diesaminarli.

A proposito didiversificazione

Per quanto attiene la diversificazione,si dovrebbero compiere passi moltomeno timidi di quelli fatti finora. Èovvio infatti che, proprio per i mutaticompiti di un'istruzione superiore dimassa, non è pensabile che l'offerta diservizi ed uca ti vi a q ues to livellopossa essere demandata esclusiva-

mente alle istituzioni universitarie. Èlogico che queste ultime debbanoessere chiamate ad avere una gran­dissima responsabilità didattica escientifica nel settore, ma è inneggabi­le che vada costruita sul territorio unarete molto piÙ articolata di opportu­nità formative che sarebbe piÙ logicodefinire di istruzione post-secondariao terziaria. In questo senso sembramuoversi l'attuale ministro dellaPubblica Istruzione che si propone diis ti tu ire corsi di is truzione pos t­secondaria: vedremo poi con qualimodalità si perseguiramlo tali obietti­vi e che tipo di sinergia si porrà inessere con le istituzioni universitarievere e proprie. Questa rete dovrebbeinteragire adeguatamente con ognitipo di istituzione culturale ed opera­re a stretto contatto con le altre istan­ze sociali (ed in particolare con ilmondo produttivo). In questo modo,si potrebbe recuperare la produttivitàdel sistema che oia è bassissima, datoche solo il 30% degli iscritti all'uni­versità riesce a completare gli studi.Deve osservarsi poi che il ruolodell'orientamento è fondamentale nelpassaggio dall'istruzione secondariaa quella superiore. Nella complessitàdell'a ttuale sistema di insegnamentosuperiore, non è pensabile che ildiscente venga lasciato a se stesso,pur se fornito di un adeguato baga­glio culturale, senza un supporto diorientamento che gli consenta di usu­fruire, nel modo piÙ pieno, dell'offer­ta educativa. Se si pensa questoaspetto in termini strategico-operati­vi, è evidente che non si può prescin­dere dalla necessità di creare struttu­re di orientamento a vari livelli.Molto sommariamente si può direche queste strutture, che potremmodefinire di supporto al sistema diistruzione superiore ma in grado dioperare anche a livello di scuolasecondaria, possono essere sia inter­ne che esterne all'istituzione formati­va vera e propria. A tal riguardo, ilConsiglio d'Europa raccomanda unamigliore cooperazione internazionaletra le istituzioni governative e nongovernative che si occupano di orien­tamento e considera assolutamente

NOTE ITALIANE

prioritario un adeguamento dellerisorse nazionali nel settore della glti­dnnce sia a livello di istruzione secon­daria che di insegnamento superiore.

La formazione del capitaleumano

La formazione del capitale umano hail suo "diapason" proprio nella partepiÙ alta del percorso educativo,l'istruzione superiore. Le tematicheconnesse alla sua gestione ed al fun­zionamento del sistema universitariosono talmente importanti che merite­rebbero ben altra trattazione. In que­sto contesto, è possibile solo accelma­re ad alcuni aspetti delle tematicherelative ed individuare alcune possi­bili linee di intervento da realizzarecon la massima accura tezza.Partiamo, umanzitutto, da un dato difondo: l'Italia è, tra i paesi europei, ilfanalino di coda per quel che riguar­da la percentuale di popolazioneadulta scolarizzata a livello universi­tario. Naturalmente il paragone vafatto con Francia, Germania e RegnoUnito, cioè con quei paesi dell'UnioneEuropea che hamlo il rilievo maggio­re. Orbene, per la popolazione com­presa tra i 25 ed i 65 anni, laGermania ha il 10% di scolarizzati alivello universitario, il Regno Unito il9%, la Francia il 7% e l'Italia il 6%.D'altra parte, una mortalità scolasticaa livello universitario del 70% è, per ilnostro paese, un dato disastroso. Se sipensa poi che la bassissima produzio­ne di laureati (90.113 nel 1992)2 siconiuga ad una consistente difficoltàoccupazionale per i giovani che siaffacciano al mondo del lavoro al ter­mine degli studi universitari, si evi­denzia lm problema sociale gravissi­mo che non è ovviamente un sempli­ce fatto congiunturale ma, purtroppo,strutturale. Il punto è che il nostropaese non ha mai avuto una politicauniversitaria all'altezza di una societàavanzata e ciò è tanto più grave in

, Vedasi la tabella riportata da UNJIIERSITAS n.51, gennaio-marzo 1994, p. 52.

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quanto il livello qualitativo dell'inse­gnamento e della ricerca scientifica(soprattutto in alcuni settori partico­lari) non è certamente dei peggiori. Ilvero problema del sistema di inse­gnamento superiore non è quinditanto di carattere qualitativo quantoorganizzativo. Valga un esempio pertutti. La contestazione giovanile del1968 creò seri problemi in tuttal'Europa, in riferimento all'organizza­zione del sistema universitario, e lerisposte a tali difficoltà furono diver­se da paese a paese. La Francia, adesempio, nel giro di pochi mesi varòuna riforma che frantumò completa­mente lU1 sistema universitario accen­trato e poco flessibile; in tal modoParigi ebbe ben tredici poli di insegna­mento lmiversitario. L'Italia si limitò avarare la liberalizzazione dell'accessoall'università senza alcwla altra modi­fica strutturale. Negli ultuni venti amusono stati presi nel nostro paese tanti"provvedimenti urgenti" per l'wuver­sità - gli ultimi risalgono allo scorsomese di agosto (D.L. n. 510/94) - mamai si è adottata una riforma orgalucadel sistema di insegnamento superio­re: infa tti, non hanno alcun respirostrategico né la riforma della docenza,peraltro in via di ulteriore modifica, nél'introduzione, tardiva e disorganica,del dipartimento universitario (nel1980), né l'istituzione del Ministerodell'Università e della Ricerca scientifi­ca e tecnologica (nel 1989). In altri ter­mini, è completamente mancato aipolicy mnker italiani quell'ampio respi­ro culturale che avrebbe dovuto carat­terizzare sul piano internazionale ilnostro sistema wuversitario.Mentre la sua importanza internazio­nale è scarsamente rilevante, purgodendo alcuni a tenei di un certoprestigio, l'aspetto peculiare delsistema di insegnamento superioreitaliano è quello di rivelarsi rigido estrutturalmente uniforme. Infatti, sol­tanto le istituzioni wuversitarie veree proprie vengono a costituire quelloche in tutti i paesi avanzati si caratte­rizza come un sistema diversificatodi istituzioni formative di livellopost-secondario di cui l'universitànon è che una componente, anche se

di particolare rilevanza.Una siffatta situazione comporta chela struttura incaricata di fornire uncosì importante servizio formativoabbia un'impostazione piÙ funzionalead una domanda omogenea di éliteche ad impartire un'istruzione supe­riore di massa ad un'utenza cultural­mente non omogenea. In altri termini,la struttura di insegnamento superio­re italiana, su cui peraltro è sta todevastante l'impatto della liberalizza­zione dell' iscrizione universitaria, nonè certamente funzionale alle esigenzedi lma società avanzata che si caratte­rizza per una domanda di istruzionesuperiore di massa, cui non si puònon rispondere che con un sistemaformativo diversificato. È ovvio che,per questo verso, il nostro sistema habisogno di una risposta di ben piÙampio respiro che la parziale e stenta­ta diversificazione che si tenta diporre in essere con l'istituzione dei"diplomi universitari" accanto allalaurea ed al dottorato di ricerca. Perquanto si riferisce poi alla professio­nalità che si acquisisce nelle nostreuniversità, va considerato che essanon si rivela facilmente spendibile perl'immissione nel mondo produttivo.Non si tratta tanto di un problema diqualità dell'insegnamento, in generalesoddisfacente, quanto di mancanza dicollegamento tra le istanze culturalidell' is ti tuzione uni versi taria e lenecessità concrete del mondo produt­tivo. In altri termini, a prescindere daogni considerazione sulla grave caren­za numerica di personale fornito diuna preparazione universitaria, c'èuna sproporzione notevole tra l'offer­ta nei vari settori. Ad esempio, l'asso­luta insufficienza di personale tecnico­scientifico è un gravissimo handicapper lo sviluppo del "sistema-Italia".

Ipotesi per la ripresa

Su questo fronte si possono indivi­duare tre linee di azione per una pos­sibile ripresa. hmanzitutto, si tratta dipensare ad ipotesi operative di ampiorespiro che diano alle singole istitu­zioni universitarie la possibilità di

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godere della piÙ ampia autonomiache le metta finalmente alla pari, sottoquesto profilo, con le omologhe istitu­zioni dei paesi avanzati. È ovvio, adogni modo, che l'autonomia universi­taria debba essere funzionale allapolitica generale che si intende perse­guire sul piano nazionale, proprio perdare al sistema una sua coerenza glo­bale che ne aumenti l'impatto sulpiano internazionale. Non va inoltredimenticato che la gestione della sin­gola istituzione deve essere impron­tata a chiari criteri aziendalistici, incui sia privilegiato il rapporto corret­to tra i costi ed i benefici.Il secondo aspetto che va accurata­mente valutato è quello della diversi­ficazione delle strutture di insegna­mento superiore e delle interazionifunzionali che si debbono creare conil mondo produttivo, partendo dalpresupposto che, in una società avan­zata, l'università non può assoluta­mente porsi come una torre di avorioma deve creare ed utilizzare almeglio indispensabili sinergie conaltre istituzioni operanti nella società.Le forme e le modalità della diversifi­cazione valmo attentamente conside­rate sotto l'aspetto operativo ma benchiaro deve essere comunque l'obiet­tivo di realizzare la fruizione ottima­le del servizio da parte di lma cliente­la di massa non omogenea cultural­mente.È proprio nel settore dell'istruzionesuperiore che vanno realizzate, infat­ti, le piÙ funzionali strategie di per­111anent education che tanta importan­za rivestono nella formazione delcapitale umano. Da un punto di vistapiÙ squisitamente didattico, devedarsi infine spazio ad un funzionaleservizio di orientamento in itinere perrapportare meglio le aspettative indi­viduali alle potenzialità del servizioeducativo.

L'inscindibilità di formazionee ricerca

Quando si parla di istruzione supe­riore - e vengo al terzo punto - nonsi può poi prescindere dalla ricerca

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scientifica. Il modello humbodtianodi università, che sostanzialmente èancora valido, è basato, come si èvisto, sulla felice intuizione dellainscindibilità dell'insegnamento uni­versitario dalla ricerca scientifica.Conservare e potenziare questointreccio funzionale tra 1'aspetto piÙsquisitamente formativo e la ricercascientifica è una strategia dalla qualenon si può prescindere nella messa apunto di una politica di ampio respi­ro nel settore dell'istruzione superio­re. Naturalmente, è logico che in unasocietà avanzata, che ha ormai rea­lizzato un sistema di /11ass higher ed/./­cation, il rapporto insegnamento­ricerca si faccia piÙ flessibile ed arti­colato. Nell'ambito di un sistemadiversificato non tutte le istituzionihanno lo stesso grado di responsabi­lità per quanto riguarda l'espleta­men to d ella ricerca scien tifica. Èessenziale quindi armonizzare lespecifiche vocazioni delle singoleistituzioni in una rete di servizi for­mativi in cui sia mantenuto unsostanziale equilibrio dinamico trainsegnamento e ricerca.In un' epoca in cui i cambiamentidella società nei suoi piÙ significativiaspetti funzionali, dall'organizzazio­ne del lavoro e dei servizi ai modellidi comportamento collettivo, sonocaratterizzati dallo sviluppo tecnolo­gico che determina una straordinariarapidità e diversificazione degliinp/./t informativi, non adeguare lemetodologie e le strutture della for­mazione ai bisogni individuali e col­lettivi, significa candidarsi, comepaese, ad un inarrestabile declino. Ènecessario, innanzitutto, educare isingoli alla scoperta, o alla riscoper­ta, dei propri bisogni spirituali attra­verso una formazione adeguata checomprenda, in un IlI1iclI/11 armonico,la competenza professionale e lafruibilità ottimale dei valori cultura­li. Il fine ultimo da raggiungere èquello di consentire che la colletti­vità nel suo insieme sia portata aduna crescita armonica in grado direalizzare congiun ta men te, senzaincertezze e cadute, sviluppo e pro­gresso.

Bibliografia

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LESZEK KOLAKOWSKI: "L'università libera­le" (trad. it. L. Ryba) in Micromega, n.4/94, settembre-ottobre 1994, pp. 229-236

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BREVITALIA

Dopo 5 anni, quasitutti i laureatilavorano

Un'indagine ISTAT che analizzagli sbocchi professionali di chisi è laureato nel 1986evidenzia che, dopo unlustro, oltre il 92% dei neo­dottori ha un'occupazione,che però è stabile solo nel69% dei casi. Gli stessiintervistati, dopo tre annidalla laurea, avevano unlavoro nel 78,2% dei casi(stabile per il 50, I %). Ilconfronto di quest'ultimorisultato con quello dei"colleghi" I~ureati nel 1988manifesta che la percentualedi quelli che in soli tre anni sisono inseriti nel mondoproduttivo è pressochéidentica, cioè il 77,6% deltotale.In 5 anni, anche chi haconseguito una laureatradizionalmente "debole",come quelle di arealetteraria, riesce per il 90,2%a conquistare un posto;rimane tuttavia elevata lapercentuale dei precari (il39%), generalmente assai piùcontenuta per gli altri gruppidi laurea con l'esclusionedella sola Medicina (36,8%).Per quanto riguarda il gradodi utilizzo del titolo rispettoall'attività effettivamentesvolta, solo il 31,5% dichiaradi usufruire in modo"importante" e il 35,8% inmodo "soddisfacente" controun 26% che ne fa un uso"ridotto". Più in particolare,utilizzano in modo scarso leproprie conoscenze il 26,9%dei laureati di area scientificae il 31,4% del gruppo

Ingegneria. Ma non basta. Il21,6% degli ingegneri affermadi sotto utilizzare la laureapur svolgendo unaprofessione per cui èindispensabile: ciò significache anche chi ha un titolomolto tecnico spesso vienechiamato a occupareposizioni diverse rispetto allaformazione conseguita. Adimostrazione del fatto che"la laurea è ancora unostrumento comparativamentepiù favorevole di altri perottenere un posto di lavoro,ancorché nonnecessariamente coerentecon il titolo di studioconseguito", ha affermato ilministro dell'Università edella Ricerca scientifica etecnologica, Stefano Podestà,commentando l'indagineISTAT.

Un ultimo dato: Scienzedell'informazione (orainformatica), Scienzestatistiche e Odontoiatriagarantiscono, nell'arco di 5anni, la prima occupazione.Odontoiatria ha inoltrel'invidiabile primato dellastabilità di laurea: il totale deineo-laureati in pochi anniottiene un posto fisso, quasisempre senza passare perlunghi periodi di precariato etrafile alla ricercadell'agognata sistemazione."L'indagine del 1991 èl'ultima disponibile. Da alloraalcune tendenze possonoessersi modificate. Noncambia però il messaggio: lalaurea rappresenta unproficuo investimento anchein tempi di recessione e dicrisi occupazionale: così haconcluso la presentazione

dell'indagine Alberto Zuliani,presidente dell'lsTAT.

I.e.

Informare pertelefono

Un numero verde per tuttele informazioni utili allostudente-matricola.Audiovisivi sui corsi per lescuole superiori. Un tribunaleper i diritti degli studenti.Questi i progetti annunciatidal ministro dell'Università edella Ricerca scientificaStefano Podestà nel corsodella conferenza stampa del14 settembre scorso, durantela quale ha anche anticipato lesue richieste al Governo insede di finanziaria: 500miliardi più dell'anno scorsonel bilancio 1994/95.Il colloquio reciproco trastudenti e ministro e lanecessità di un loroorientamento spiega ilnumero verde (167-019636)che ha funzionato fino al 5novembre presso ilministero. Lo aveva istituitol'anno passato (in tutto 6.222chiamate) il titolare deldicastero Umberto Colombo"non perché fosse un serviziodi orientamento", spiegaPodestà "ma di sempliceinformazione".Per esempio: se si voglionoconoscere le sedi di unauniversità, i numeri ditelefono delle segreterie dellesingole facoltà, i "referenti"(persone o strutture) perulteriori informazioni, datiutili in genere sulleopportunità di studio, si

compone il numero suddettoche, ha promesso il ministro,"sarà di nuovo attivo anche amaggio".E già da quest'anno,limitatamente ad alcunescuole pilota, dovrebbepartire l'altro progettoministeriale in collaborazionecon la Fondazione Rui: laproiezione, nelle ore dilezione, di audiovisivi che airagazzi delle ultime due classidelle scuole superioriillustrino cosa li attendeall'università e quali glisbocchi professionali dellevarie lauree.

I.e.

Si estende il numerochiuso oprogrammato

Lotta accesa per diventaredentisti. Ogni postodisponibile per le matricolenei corsi di laurea inOdontoiatria è statomediamente conteso da ben13 candidati. Futuro miglioreinvece, anche se di poco, pergli aspiranti medici: i postiprevisti dagli ateneirappresentano circa il 35%delle domande di ammissionepresentate presso lesegreterie di facoltà. E per il65% di "sicuri" respinti sitratterà di scegliere unaprofessione differente o diripetere i test d'ammissionel'anno prossimo.Chance molto più alte invecead Ingegneria: il 78% deipreiscritti è riuscito adottenere il via libera per"anno accademico.

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NOTE ITALIANE

In totale, nei corsi di laureaad accesso limitato c'è statospazio per il 54% di quantihanno tentato di entrare. Èquanto emerge dall'indaginedel So/e-24 Ore (circoscritta aicorsi di laurea tradizionali) inalcune tra le maggioriuniversità italiane che hannoadottato il criterio delnumero chiuso, vincolandol'accettazione dello studenteal punteggio ottenuto ingraduatoria una voltasuperato il test.I blocchi alle iscrizioni nonsono certo una novità, ma ilnumero dei corsi di laureache prevedono proveselettive aumenta di anno inanno e si è allargato a quasitutti quelli di recenteistituzione, per nondimenticare i diplomiuniversitari, il cui blocco alleiscrizioni è previsto per legge.I dati però possono subirelievi variazioni: al momento incui la ricerca è statapubblicata non erano ancoradefinitivamente chiusi itermini di presentazione delledomande ed il fenomenodella doppia iscrizione (è diuso comune per le aspirantimatricole iscriversi sia al testdi Medicina sia a quello perOdontoiatria, nella speranzadi superarne almeno uno)altera, anche se in misuraesigua, il rapporto tranumero totale di aspiranti eposti disponibili.

I.e.

I profili delleprofessioni sanitarie

Tra polemiche roventi edichiarazioni di guerra degli"esclusi", sul finire disettembre è salpata la navedei profili sanitari. Sono 13 lecategorie di operatori dellasalute (infermiere, podologo,ostetrica, logopedista,fisioterapista, ortottistaassistente di oftalmologia,igienista dentale, dietista,tecnico audio-protesista,tecnico audiometrista, tecnicoortopedico, tecnico diradiologia, tecnico dilaboratorio) per i quali ilministro della Sanità RaffaeleCosta ha firmato i decreti cheindividuano e delimitano l'areadi attività. Con un doppioeffetto: da un lato risultanodefinite in modo precisofigure e professionalità diquasi 400 mila operatori;dall'altro, si introduce unpercorso formativo uniformee in regola con le normativeUE. La conclusione è che oratutti gli aspiranti tecnici incamice bianco dovrannoiscriversi ai corsi di "laureabreve" per accedere allaprofessione. I diversi cicli distudi oggi attivi (come adesempio le scuole regionaliper infermieri) dovrannoperciò essere ricondotti aldiploma intermediouniversitario, mentre inquesta fase di transizione iministeri della Sanità edell'Università individueranno

quali titoli conseguiti in base aiprecedenti ordinamenti sianoda considerare "equipollenti".Dunque, fissati gli ambiti diattività, sarà necessariodefinire gli ordinamentididattici, quindi, con DPR,specificare nel dettaglio lespecifiche mansioni dellesingole categorie.

I.e.

Nuovi rettori incarica dal I 994

GIANFRANCO BOARIUniversità della Basilicata(IO novembre)È nato il 16/07/34 ad Ancona;laureato in Ingegneria chimica,è ordinario di Ingegneriasanitaria-ambientale.ADRIANO DE MAlOPolitecnico di Milano(IO ottobre)È nato il 29/03/41 a Biella;laureato in Ingegneriaelettronica, è ordinario diGestione aziendale.GIULIO MARINOZZICampus Bio-Medico Roma(IO novembre)Ènato il 24/04/35 a Tolentino(Mc); è ordinario di Anatomiaumana.UMBERTO RUGGIEROPolitecnico di Bari(IO novembre)Ènato il 30/05/27 a Bari;laureato in Ingegneria, èordinario di Macchine.ROBERTO RUOZIUniversità "Bocconi" di

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Milano (IO novembre)È nato nel 1939 a Biella;laureato in Ingegneria, èordinario di Economia delleaziende di credito.GIUSEPPE CALZONIUniversità di Perugia(IO novembre)È nato il 2/05/34 a Perugia;laureato in Economia eCommercio, è ordinario diEconomia politica.LUCIANO RUSSIUniversità di Teramo (dal 20luglio)È nato il 14/04/44 a Cappellesul Tavo (Pe); laureato inGiurisprudenza, è ordinario diStoria delle dottrine politiche.ENRICO RIZZARELLIUniversità di Catania (dal 7luglio)Ènato il 21/ 10/43 a Catania;laureato in Chimicaindustriale, è ordinario diChimica generale e inorganica.PIERO TOSIUniversità di Siena (dal 21aprile)Ènato il 4/07/40 a Pescia (Pt);laureato in Medicina eChirurgia, è ordinario diAnatomia e istologiapatologica.

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Il nuovo comitato esecutivodella Conferenza Permanentedei Rettori delle UniversitàItaliane è composto daiprofessori: Blasi (presidente),Mancino e Mantegazza (vicepresidenti), Rossi (segretariogenerale).

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GIOVANNI SPADOLINI,L'ECO DELLA PAROLA

di Tiziana Sabuzi Giuliani

Amare l'università

Di Giovanni Spadolini uomo di Stato,giornalista, erudito, molto è già statodetto. Così del suo amore per la sto­ria, di quella sua passione "risorgi­mentale" che alcuni hanno tacciato dichiusura nel passato senza vederviinvece adombrata una realtà al futu­ro, quella europea. Ciò traspare, adesempio, da alcune parole, in cuil'uomo politico, ma soprattuttol'uomo di cultura, ama sottolineare"la connessione che fin dall' alba delRisorgimento stringe la causa del­l'Italia unita alla causa dell'Europaunita".Giovanni Spadolini era affezionatoalle sue città (quella di nascita,Firenze, e quelle d'elezione, comeMilano); prediligeva i libri, conside­rati come amici viventi e testimoniinsostituibili di un dialogo universa­le, nel tempo e nello spazio, tra diver­se civiltà; subiva il fascino della sto­ria come scienza e come guida; vive­va la passione politica come forma diimpegno per il bene civico.Ma, tra questi suoi grandi amori, cen'era anche un altro: l'università.Come studente, come professore w1i­versitario o come responsabile diincarichi accademici e politici di rilie­vo egli non ha mai cessato di crederenella vitalità e nell'importanza cru­ciale della ricerca e della formazioneuniversitaria. Non è a caso, perciò,che sin dal primo numero di UNI­

VERSITAS, nell'aprile 1980, egli abbiafatto ininterrottamente parte del

comitato scientifico della nostra rivi­sta: una presenza non solo formale,ma convinta e costruttiva.Come omaggio a Giovanni Spadolinianziché elaborare una commemora­zione celebrativa generica, intendia­mo ricordarlo nella dimensione acca­demica, slùla scia delle sue, non dellenostre parole.

Alcune frasi sull'universitàfanno affiorare di nuovo sinoa noi - come il migliore dei

ricordi possibili - il pensierodi Giovanni Spadolini sul

mondo accademico

Ce ne ha offerto lo spunto, oltre aduna rilettura mirata dei suoi interven­ti (alcuni dei quali già pubblicati suUNNERSITAS), un'occasione specifica:l'inaugurazione dell'almo accademico1994/95 alla Bocconi, di cui il senato­re fu per ben 18 armi presidente.N elI' a ula magna del prestigiosoAteneo milanese, attraverso le varieprolusioni, è emersa (oltre che lafigura di statista, evocata in partico­lare dal Presidente Scalfaro) l'ecodelle parole - e delle idee - diGiovanni Spadolini sull'università.

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Libera, aperta, pluralista

Dal ricordo del prof. Luigi Guatri(consigliere delegato dell'Ateneo boc­coniano e direttore dell'Istituto diEconomia delle aziende industriali ecommerciali), sono così riaffiorate inaule le opinioni espresse da Spadolini,un decennio fa, sul carattere di unalibera università quale la Bocconi: "Losapete meglio di me che il futuro diquesta Università è legato a pochipunti fondamentali; che rimangaun' istituzione aperta, aperta a tutte leesperienze e capace anche di correg­gere i propri errori, perché nulla nellastoria è mai compiuto e definitivo, e lastoria è fatta proprio per correggere ipropri errori. Libera nel senso che èformalmente e sostanzialmente nonsottoposta ai condizionamenti centra­listi e burocratici dello Stato e nelsenso che la sua impostazione cultura­le non è dipendente da alcun orienta­mento ideologico, ma mantiene inve­ce un atteggiamento essenzialmentecritico verso qualsiasi tipo di credenzeaprioristiche. Inoltre plumlistica pro­prio in quanto esprime una varietà diposizioni culturali e scientifiche e unavarietà di iniziative attraverso le qualisi può manifestare l'impegno profes­sionale delle sue forze didattiche e diricerca. Infine, autonomia.Autonoma nel senso che il finanzia­mento delle sue attività avvienesoprattutto cedendo servizi ad utentie sottoponendosi quindi anche a pre­cise valutazioni di mercato".Sul pluralismo interverrà ancora, nel

Università di Trieste: l'atrio dell'edificio centrale di Piazzale Europa

1991, riferendosi all'intero polo uni­versitario milanese: " ... solo Milanooffre lill grande spaccato europeo nelmomento in cui, accanto alla suaUniversità statale giovane di anni maricca di esperienze e di successi,accanto al suo glorioso ed efficientePolitecnico, unisce le due massimeUniversità Libere della Repubblica,l'Università Cattolica e l'UniversitàBocconi, le due espressioni diverse ediversamente atteggiate di quel plura­lismo universitario che è condizioneper l'avanzamento degli studi e perl'affinamento della ricerca, che sem­pre guadagna dall'emulazione e dalconfronto, mai dalla stasi e dal mono­polio, che sempre trae nuovo alimentodal fatto di potersi cimentare in espe­rienze diverse e diversificate".

L'indipendenza dalle mode

Stare al di sopra della corrente o se sivuole, al di là delle mode, è-stataalmeno un'intenzione di vita perSpadolini. Ma è anche, oggi, un invi­to di stile per l'università. Lo rilancia,di nuovo, il professor Guatri nel rife­rire le parole che sulla "prima"Bocconi Spadolini pronunciò nel1987: "Un'università libera, sullosfondo di un ordinamento centralisti­co e in tegralmen te na poleonico.Un'università laica, nell'ispirazionedei fondatori e nella scelta delle stes­se discipline. Un'università destinataa vivere di vita propria, con il princi­pio - quasi americano e quindi, per itempi, anticipatore - della fondazio­ne. Facoltà di élite, che comprendevapoche decine di iscritti all'inizio ed èarrivata a cinquemila aspiranti oquasi nell'ultimo anno, di cui solomilleottocento possono seguire glistudi. Una storia indipendente dallemode e dalle passioni politiche'''.

Il carattere rinascimentale

È poi sulla falsariga di altri ricordiriproposti (nell'ambito della già citata"Giornata bocconiana") dall'attualePresidente del Senato, che affiora lilla

delle idee più originali di Spadolinisull'università nella sua cOlmotazionerinascimentale: "Quasi due anni fa, il 7novembre 1992 - rievoca il seno prof.Carlo Scognamiglio - Spadolini velmequi in Bocconi per pronw1Ciare, comepresidente, il discorso sui novant'annidell'Università, alla presenza del Capodello Stato. È un discorso che molti dinoi ricordano e che conserva ancoroggi una sua validità quasi profetica.Nel rifarsi alle origini antichedell'università fece un riferimentoche allora mi colpì, quando la definìcome un istituto commerciale, nelsenso antico, rinascimentale del ter­mine, cogliendo, a mio avviso, unelemento di verità profondo: quellocioè che da sempre lega nella nostra

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istituzione la ricerca scientifica allaformazione dell'uomo, un uomo percui la conoscenza non è solo com­prensione del reale, ma strumentoper razione e per il cambiamento".

A proposito di contestazione edi ricostruzione

Parlando agli universitari di Padova,per l'inaugurazione dell'anno acca­demico 1990/91, Spadolini avevatratteggiato da un lato la storia delneonato Ministero dell'Università edella Ricerca (un'autonomia necessa­ria, anche se sofferta); dall' altro - incoincidenza con i movimenti legatialla "Pantera" - aveva ricordato la

febbre della contestazione: "Il non­governo dell'università italiana negliAnni Settanta aveva costituito il ter­reno fertile sul quale si erano formatele espressioni isteriche e aberranti diuna contestazione globale. Una con­testazione al confine con la violenzaarmata, come testimonia proprio ladrammatica storia dei nostri anni dipiombo...".E ancora: "... si trasferì nella piazza lavicenda che non avevamo saputoregolare nelle aule parlamentari... Lacontestazione del '68 scoppiò inun'università sovraffollata, antiqua­ta, con larghe sacche di inefficienza econ qualche 'baronia' di troppo, coin­volgendo sia gli istituti bisognosi diessere corretti sia i principi, fonda­mentali e irrinunciabili, della libertàdegli studi e della scienza".Quale università deve risorgere dopol'ondata contestatrice e i tentativi diricostruzione, inceppata, negli AnniSettanta, da aggregazioni corporati­vistiche? "Noi non siamo - rispondeSpadolini - per un'università qualsia­si. Continuiamo a credere - lo dissianni fa, nel momento in cui la conte­stazione esercitava ancora i suoieffetti negativi sul sistema w1iversita­rio, che era stato lacerato, ma nonricostruito - nell'università comecomunità critica di professori e distudenti. È la linea direttrice dellacultura europea. Ed è un'istituzioneche dall'Europa si è irradiata in tuttoil mondo civile. Senonché, nessunaistituzione riesce a garantire la pro­pria sopravvivenza, se non al prezzodi un continuo rinnovamento e diuna lotta talvolta estenuante controgli ostacoli, le illusioni, le facili mito­logie che la realtà torbida e limaccio­sa ogni giorno le oppone. L'univer­sità di massa, generata dai progressistessi della nostra Repubblica, impo­ne al vecchio edificio universitarioradicali ricostruzioni e revisioni inci­sive di ordine metodologico e strut­turale. Se non riusciremo a fare que­sto con la rapidità consentita dallacomplessità del problema, andràdisperso e sommerso un pa trimonioculturale che deve, invece, essereaccresciuto e aggiorna to".

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Sull'autonomia

La nuova fase legislativa sull'autono­mia universitaria, avviata nell'89, èstata sin dagli inizi condivisa daSpadolini, al quale riusciva difficile ­per sua stessa ammissione - capirel'ondata di malcontento che ne derivò:"Si è denunciato soprathltto il timore diapporti privati tali da snaturare il carat­tere pubblico dell'insegnamento uni­versitario. Ma con quale fondamento?Riflessioni sulle vicende recenti framondo privato e pubblico ci dimostre­rebbero che semmai il problema èancora trovare delle forze private inalcuni settori, capaci di affrontare igrandi temi e le grandi sfide della con­correnza ... Nessuno ha mai sostenutoche i privati debbono sostituirsi alloStato nella gestione dell'wuversità. Laprenunenza dello Stato è fuori discus­sione rispetto agli apporti dei singoli,così demOlUzzati in talune delle wuver­sità occupate dalla "Pantera". Opporrelinuti preclusivi al contributo dei priva­ti (. ..) sarebbe 1m errore tale da metterciin condizione di grave inferioritàrispetto ad altri paesi della Comwutà,dove l'intreccio fra industria e ricerca,sempre entro conuci ben defuute e con­trollate, è molto piÙ stretto che da noi.Dobbiamo guardare a nuove forme disinergismo... Proprio in questo sta ilvero sigIlificato di autononua dell'wu-

• I sistemi di istruzione dei paesidella sponda sud

• Le forme di cooperazioneuniversitaria multi laterale

• La cooperazione bilaterale diFrancia, Italia, Spagna e Grecia

• Gli accordi fra universitàdel mondo arabo

Prezzo del Quaderno: L. 30.000

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c/c postale n. 47386008intestato a EDIUN

131~152

versità, cioè un equilibrato apportocoordinato di pubblico e privato, cioèpluralismo, confronto, innovazione,collaborazione, ath'averso canali istitu­zionali e controllati. Fra un'wuversitàstatica e pietrificata e un'universitànuova e aperta alle esigenze dei tempi,che cambiano tutto, noi preferiamosenza dubbio la seconda".

Università: specchio deitempi, con ottimismo

Nell'ultimo intervento di Spadolini,alla Bocconi, risalente allo scorso almo(25 ottobre 1993), si coglie infine unaccenno di grande attualità, con ilquale (quasi sotto forma di auspicio)concludiamo questo nostro giro diricordo tra le frasi pronw1ciate da ungrande wuversitario: "Nell'wuversitàsi riflettono in maluera evidente tutti iproblemi che caratterizzano la fase ditransizione che stiamo vivendo. Manoi sappiamo che proprio i periodi ditransizione offrono grandi opportu­nità di cambiamenti positivi e che icicli economici sono app1mto cicli. Peruna libera università, come la nostra,fondata sui valori di emulazione econcorrenza, si tratta di non ril1w1ciareall'ottilnismo e alla volontà di fare chene costituiscono il patrimonio caratte­rizzante".

LA COOPERAZIONEDELLE UNIVERSITÀ EUROPEE

NEL BACINO DEL MEDITERRANEO

EUROPA OGGI

DA TRIESTE ABRUXELLES

di Mauro MelatoDocente di Istituzioni di anatomia patologica nell'Università di Trieste

"In Europa, in Europa! ma come?" èun'esclamazione frequente nelle uni­versità italiane. Contrassegnati damarginalità geografica e da una dif­fusa abitudine alla chiusura all'inter­no del bacino linguistico italiano, inostri atenei stanno comunqueavviando numerose iniziative tese adun' efficace integrazione nel grandecircuito scientifico-culturale europeosenza però, molto spesso, raggiunge­re concretamente l'obiettivo.I perché di tale insoddisfacente inte­grazione sono presto detti:- la marginalità geografica, acuita daconfini marittimi ed alpirli scarsa­mente permeabili, rende l'Italia pocoadatta a divenire un incrocio naturaledi culture ed esperienze come, vice­versa, lo sono i paesi centro-europei;- la propensione agli studi umanisti­co-artistici determinata dall'impo­nente, e probabilmente unico, patri­monio nazionale incoraggia lo svi­luppo di una ricerca spesso localisti­ca, per sua natura scarsamente inte­ressata al confronto;- la modestia degli investimenti nelsettore della ricerca non ha permessouno sviluppo commisurato a quellodei partner europei, tanto da impedi­re in numerosi campi, specie scienti­fici avanzati, un'attività comparabilema spingendo, piuttosto, numerosinostri ricercatori a lavorare in labora­tori stranieri.La concretizzazione dell' idea euro­pea anche attraverso iniziative eco­nomiche di supporto non ha quinditrovato preparate le università italia­ne ed il loro ritardato, e tuttora lento,

inserimento nei progetti varati dagliorganismi comunitari comporta unulteriore distacco dalle università edistituzioni di ricerca europee, arric­chite non solo dall' esperienza fattanegli ultimi anni ma anche dai contri­buti comunitari.

Trieste, ovveroun campus per la scienza

Nel quadro appena descritto,l'Università di Trieste si è trovata inuna posizione lùteriormente svantag­giata, determinata dalla sua estremamarginalità geografica ed acuita dalfatto di essere circondata da un confi­ne che, per quasi cinquant'anni, hadiviso linguisticamente, culturalmen­te, economicamente l'Europa dell'Est

L'integrazione può essere

fatta anche a piccoli passi.Ne è un esempio laforte

detenninazione "europea"dell' Università di Trieste el'iniziativa (semplice masignificativa) di creare a

Bruxelles un supportologistico aperto anche ad

altri atenei

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da quella dell'Ovest. Privo di un baci­no d'utenza studentesca congruo,l'Ateneo triestino ha dovuto quindivincere la scommessa di un'esistenzabasa ta soprattu tto sull' eccellenzascientifica e sul potere attrattivo daessa derivante, unica possibilità diespandere idealmente il proprio terri­torio oltre quello geografico.È con tale premessa che, soprattuttonel quindicennio passato, l'Universitàdi Trieste è stata la matrice di unlungo elenco di istituzioni scientifichea carattere internazionale, operantinel territorio della provincia, le cuiattività spaziano dalla fisica teoricaalle biotecnologie, alla biologia mari­na, fornendo un supporto "strategi­co" ai ricercatori triestini. Nel campusscientifico che rapidamente si è costi­tuito, probabilmente unico in Italia,operano centinaia di ricercatori, pre­valentemente stranieri, e sono presen­ti per brevi periodi, annualmente,migliaia di giovani scienzia ti prove­nienti soprattutto dai paesi in via disviluppo.

Fonti di finanziamento epartnership europea

La posizione previlegiata, di raccor­do tra istituzioni scientifiche interna­zionali operanti a stretto contatto,non era tuttavia sufficiente a garanti­re, di per sé, uno sviluppo certoall'Ateneo. Infatti, se la collaborazio­ne con prestigiose istihlziDni scienti­fiche implica un miglioramento deglistandard di conoscenza, ciò non si

traduce automaticamente in W1 avan­zamento della ricerca all'internodell'università, data la necessità dirisorse per sos tenerla; inol tre, sericordiamo che all'Università compe­te pure un compito importante macertamente non remunerativo, quellodidattico-formativo, ben si compren­de come un'attività politica finanzia­ria sia un ulteriore fine strategicoimprescindibile.L'in trod uzione dell' autonomiaamministrativa da un lato e la pro­gressiva riduzione delle risorse eco­nomiche tradizionali dall' altro halU10spinto ancora di più l'università trie­stina a ricercare nuove fonti di finan­ziamento e, tra queste, quella comu­nitaria europea è sembrata indubbia­mente da privilegiare. Al di là deipossibili proventi economici, infatti,la partecipazione ai progetti europeisembra comunque un momento qua­lificante, prova di una capacità scien­tifica solida; e premessa per ulteriorisviluppi: la necessità di disporre dipartnership con cui confrontarsi pari­tariamente, la dimestichezza conl'ambiente scientifico internazionale,la capacità di gestire complessi pro­grammi di ricerca con doti di mana­gerialità - tali da farli preferire aquelli offerti da altri gruppi - appaio­no di per sé dei successi.

Una struttura logistica disupporto a Bruxelles

Al fine di stimolare l'attività di coo­perazione europea dei ricercatori trie­stini si è ritenuto, anche alla luce diquanto fin qui esposto, di incentivar­ne le capacità di elaborazione scienti­fica e managerialità fornendo loro glistrumenti adeguati per partecipare aiprogrammi europei. In particolare,preso atto della necessità di una pre­senza non episodica a Bruxelles perseguire attivamente l'iter dei progetti,generare le necessarie strategie, crea­re i contatti scientifici necessari, èstata aperta ad opera del "Consorzioper lo sviluppo internazionaledell'Università di Trieste" una strut­tura logistica di supporto.

UNIVERSITAS 54

Costituita da un ufficio di dimensioniidonee a svolgervi anche piccole riu­nioni ed a ricevere eventuali partnerscientifici, è situata in una posizioneparticolarmente favorevole diBruxelles ed è collegata con le banchedati comunitarie. Concepita comeuno strumento "intelligente", ha loscopo essenziale di sostenere i ricer­catori triestini nei loro programmieuropei e, solo secondariamente,quello di raccogliere e trasmettere aTrieste informazioni di cara tteregenerale sulle politiche culturalicomw1itarie; della seconda attività sioccupano attivamente, oltre alla stes­sa Comunità, pure numerosi entipubblici e privati. Ulteriore funzione,svolta soprattutto nella fase di avvio,è stata la promozione dell'immaginedell'Università di Trieste e del com­plesso di istituzioni di ricerca ad essacollegate e la divulgazione delle suepotenzialità scientifico-didattiche.Le attività svolte consistono nella rac­colta di informazioni su temi specificiindica ti da ricercatori dell' ateneotriestino, nell'agevolare questi ultiminell' espletamento delle pra ti che,seguendole anche nella fase istrutto­ria ed in quella di realizzazione, nelfacilitare incontri e scambi di notizietra i partner dei progetti. Lo sposta­mento a Bruxelles dell'attività orga­nizza ti vo-promozionale mira taall'Europa che in questo modo si èottenuto vuole, da un lato, renderepiù fluide ed efficaci le procedure e,dall'altro, aumentare i contatti e leopportunità di cooperazione anchenella fase operativa dei progetti, fattoquesto resto possibile dalI'operarenell'indubbio crocevia delle politicheculturali europee.

Un punto di riferimentoanche per altri atenei

Ritenendo che quanto maggiore fossela frequentazione scientifica dell'uffi­cio, tanto maggiori sarebbero state leopportunità di contatti, fin dalla suaapertura si è voluto estenderne l'uti­lizzo ai ricerca tori delle universitàdell'Est legate a Trieste da accordi di

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cooperazione scientifica. Si è proce­duto successivamente alla stipula diuna serie di convenzioni con alcw1euniversità italiane (Ferrara, Padova,Trento, Verona e le due sedi venezia­ne), allargando alle stesse l'uso dellastruttura; contatti sono in corso conaltri atenei tra cui quello di Cataniaed il Politecnico di Torino.In questo modo l'iniziativa, partitada un singolo ateneo, è diventatarappresentativa, in una certa misura,del mondo accademico italiano el'offerta scientifica globale, risultantedalle diverse capacità delle sedi rap­presentate, si è fatta importante,tanto da divenire un riferimentocerto per gli uffici comunitari e per leistituzioni europee di ricerca, univer­sitarie e non, interessate alla coopera­zione con l'Italia.In Europa quindi sì ma in modo atti­vo, consci della necessità di sottrarredalla sua marginalità, talora non sologeografica, la ricerca italiana, attentialla possibilità di finanziamentiaggiuntivi a quelli tradizionali ­attualmente del tutto insufficienti areggere la concorrenza dei paesiscientificamente avanzati -, apertialla creazione di sinergie con le altreistituzioni di ricerca, straniere maanche italiane, con il fine di spostarequanto più possibile a Sud i croceviaeuropei non solo della ricerca ma diuna nuova e più integra ta culturaeuropea.

EUROPA OGGI

TEMPUS STRINGEI LEGAMI EST-OVEST

di Soccorsa Le Moli

Università di Trieste: illabomtorio linguistico della facoltà di Economia

Nel quadro dei due programmi com­plessivi di assistenza messi in attodall'Unione Europea nei confrontidei paesi dell'Europa centro-orientalee dei paesi dell'ex-URss (rispettiva-

mente denominati PHARE e TACIS), losviluppo delle risorse umane è statoindividuato come una delle areeprioritarie di cooperazione.TEMPUS II rappresenta, pertanto, una

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risposta alle esigenze nell' ambitodell'istruzione superiore e fonnazio­ne, e tutta la sua azione si svolgetenendo conto del contesto più gene­rale di riforma politica, sociale edeconomica in atto in questi paesi.La Decisione del Consiglio del­l'Unione Europea (n. 246/93 del 29aprile 1993) oltre a confermare la coo­perazione con gli Il paesi del­l'Europa centro-orientale (PECO), hastabilito l'estensione di TEMPUS II aipaesi dell' ex-URss (vedi Universitas n.48). Relativamente a questi ultimi, nel1993/94, la Federazione Russa, laBiolorussia e l'Ucraina hanno usu­fruito di un finanziamento per unafase preliminare e, nel 1994/95, laMoldavia, il Kazakhstan, il Kyrgystane l'Uzbekistan si sono aggiunti aiprimi tre.Finanziariamente, la cooperazioneTEMPUS con i PECO (TEMPUS-PHARE)attinge le proprie risorse dal pro­gramma PHARE, nel quale l'UnioneEuropea ha impegnato circa 4 miliar­di di Ecu in un quinquennio, e lacooperazione TEMPUS con i paesidell'ex-URss (TEMPus-TACIS) dal pro­gramma TACIS che, dal 1991 a oggi,ha gestito 1,8 miliardi di Ecu per larealizzazione di attività di assistenzatecnica.Una delle ragioni del successo diTEMPUS nella sua prima fase, iniziatanel 1990 e rivolta solo ai PECO, è daricercarsi nel fatto che alle istituzioniinteressate è stata offerta la possibi­lità di mettere in pratica le propriestrategie di sviluppo, piuttosto cheimporre loro un cambiamento

...---

AS54

rdinamento/paese nell'a.a. 1994/95

n. rinnovi PEC n. nuovi PEC

13 IO19 6IO 24 I

26 176 6

12 6I 2

15 32 I

39 18

147 (65%) 72 (30.1%)

6 157 143 2

Il 32I II 4

20 589 20

12 56 12

76 (33.6%) 163 (68.2%)

I II 3I O

3 (1.3%) 4 (1,7%)

226 239

tione finanziaria/paese nell'a.a. 1994/95

n. rinnovi PEC n. nuovi PEC

16 1927 2016 65 5

38 399 6

19 122 5O I

18 96 I

53 37

209 (92.5%) 160 (66.9%)

3 Il8 212 33O OI 33 Il

17 (7.5%) 79 (33,1%)

226 239

............

Totale

ASSF

56

BDDKEFGRIIRLNLPUK

UNIVERSIT

BGCZEEHLTLVPLROSLOSQ

BDDKEFGRIIRLLNLPUK

Totale

CZHPLROSLOSQ

Coordinatore

Coordinatore

TEMPUS-PHARE - Coo

TEMPUS-PHARE - Ges

Obiettivi comuni, modalitàdifferenti

dall' esterno. Anziché partire dal pre­supposto di un'Europa occidentaleche "fornisce assistenza", infa tti,l'approccio utilizzato da TEMPUS si èfondato sulla cooperazione tra part­ner di pari livello.TEMPUS II, nel suo complesso, favori­sce e finanzia le attività di coopera­zione fra le istituzioni di istruzionesuperiore dei PECO o dell'ex-URss equelle dell'Europa occidentale.Il programma si rivolge direttamentea tali istituzioni, invitandole a pre­sentare dei progetti di cooperazioneuniversitaria (Joint EuropeanProjects, Progetti Europei Comuni,PEC) che ne costituiscono il principalestrumento di attuazione.I progetti sono orientati alla ristruttu­razione o allo sviluppo di corsi distudio, all'adeguamento delle meto­dologie e delle attrezzature didatti­che, al miglioramento della gestioneuniversitaria, il tutto finalizzato alrafforzamento delle capacità istitu­zionali delle università nell' offrireformazione di alta qualità in areedisciplinari ritenute prioritarie. Taliaree prioritarie vengono concordateannualmente con le autorità respon­sabili dell'istruzione superiore di cia­scun paese beneficiario, in sintoniacon quelle relative alla programma­zione generale dell' assistenza daparte dell'Unione Europea.Le attività finanziate all'interno di Wl

progetto possono consistere nell' ela­borazione di nuovi corsi di studio eprogrammi didattici, nello sviluppodi nuovi materiali didattici, nella for­mazione o aggiornamento professio­nale di docenti, formatori e personaleamministrativo, nella riorganizzazio­ne dell'amministrazione universita­ria, nello sviluppo di nuovi diparti­menti o di nuovi centri di formazionee, non ultimo, nella cooperazione trauniversità e industria.

I due programmi TEMPUS-PHARE eTEMPUS-TACIS, pur partendo da obiet­tivi generali comuni, prevedono

....

EUROPA OGGI

TEMPUS-TACIS 1994/95 - Risultati della selezione dei pre-PEc e dei PEC

TEMPUS-PHARE 1994/95 - Distribuzione dei nuovi PEC a partecipazioneitaliana/paese beneficiario

Coordinatore n. pre-JEp n. JEP

B 4 2D 16 5DK 3 OE 5 IF 16 5GR 3 II 6 2IRL 2 ONL 5 2UK 16 8

Totale 76 27

57

Paese n. PEC n.PEC~b-=-en~e:..:.f:..:ic:..:ia:.:..-ri-=-o --I- c:.:o:..:.n:.:t:..:.r' I-__.!:p:.:artner

531156

4156

9124

515

3I

6

n. PECcoord./contr.

393

152

20945

70*

AlbaniaBulgal-iaRep. CecaEstoniaUngheriaLettoniaLituaniaPoloniaRomaniaSioveniaSiovacchia

TEMPUS-PHARE 1994/95 - Distribuzione deinuovi PEc/paese beneficiario*

reti universitarie sul modello del pro­gramma ERASMus.Queste differenze nel loro insiemetrovano giustificazione nella diversasituazione in cui si trovano attual­mente i paesi TACIS e PHARE e nel

,. Sono compresi 3 PEC regionali

22

6Totale

ALBBGCzHLVPLROSLOSQ

rano le difficoltà di comunicazionecon la maggioranza di questi paesi.3) Per TEMPUS-TAClS, il coordinamen­to o la gestione finanziaria di un pre­progetto o di un progetto possonoessere solo a carico di una istituzionedell'Unione Europea; per TEMPUS­PHARE tutti i paesi beneficiari posso­no ormai assumere il ruolo di coordi­natore (si intende per coordinatore il"responsabile scientifico" di un pro­getto) ed alcuni, quali la Polonia,l'Ungheria, la Slovenia, la RepubblicaCeca, la Romania e la RepubblicaSlovacca, possono svolgere funzionidi contraente (responsabile dellagestione finanziaria di un progetto).4) In TEMPUS-TAClS, la mobilità stu­dentesca è molto limitata e non sonoprevisti PEC di mobilità come quellifinanziati da TEMPUS-PHARE che, inalcuni casi, hanno dato vita a grandi

1.13 PEe di mobilità

modalità di cooperazione, con i paesia cui si rivolgono, alquanto differentitra loro.Tra le principali differenze, vannoevidenziate le seguenti:1) Diversamente dai progetti diTEMPUS-PHARE, che si svolgono inun'unica fase, per i paesi Tacis si èpreferito adottare un modello di pro­getto a due fasi.Viene finanziato un periodo prelimi­nare, della durata di un anno, cheprevede contatti e mobilità fra i pnrt­nel' (pre-PEc) finalizzato all'elabora­zione di un progetto (PEC).Ciascun progetto PEC (ProgettoEuropeo Comune) viene presentatoalla fine del periodo preliminare epuò avere una durata massima di treanni.2) In TEMPUS-PHARE, viene precisatoun numero minimo di pnrtner (tre, dicui due appartenenti a due Statimembri ed uno ad un paese benefi­ciario) che può essere ampliato quan­to si vuole, in funzione della com­plessità del progetto; le imprese oaltre organizzazioni (ConsorziCOMETT, enti locali, associazioni dicategoria, etc.), insieme alle istituzio­ni universitarie, possono parteciparesia in qualità di pnrtner che in qualitàdi coordinatori o di contraenti delprogetto.Vengono maggiormente presi in con­siderazione i progetti che prevedanoil coinvolgimento di piÙ dipartimentio piÙ istituzioni universitarie delpaese beneficiario, affinché la coope­razione non si esaurisca all'interno diun istituto, ma abbia una ricadutapiÙ ampia e possa realmente pro­muovere un cambiamento a livellonazionale.In TEMPUS-TACIS, invece, i consorziche realizzano i progetti sono costi­tuiti solo da istituzioni universitarie eprevedono un numero limitato dipnrtner che va da un minimo di treistituzioni ad un massimo di cinque,delle quali tre appartenenti ad alme­no due Stati membri dell'UnioneEuropea, una ad un paese dei G24 enon piÙ di una ad un paese TACIS. Unconsorzio di tali dimensioni risultapiÙ facilmente gestibile, se si conside-

Il

-

UNIVERSITAS 54

TEMPus-TACIS 1994/95 - Distribuzione dei pre-PEc e dei PEe/paese beneficiario

Paese beneficiario n. pre-PEc n. PEC

Bielorussia 5 3Fed. Russa 39 20Ucraina IO 4Kazakhstan 9 -

Ky'-gyzstan 2 -

Moldavia 5 -

Uzbekistan 6 -

Totale 76 27

l'i, nel secondo si assiste alla indivi­duazione di priorità più complesse edarticolate.È, quindi, opportuno parlare diTEMPUS II come dell'insieme di dueprogrammi (TEMPUS-PHARE e TEMPUS­TACIS) simili, ma differenziati nellemodalità di attuazione.

La situazione attuale diTEMPUS II

Distribuzione dei PEC TEMPUS-T ACIS per area disciplinare

Settore n. PEC %

Se. umanistiche (incluse Diritto e Storia) 2 7.7

Se. sociali (incl. Sociologia e Psicologia) 5 15,4

Se. politiche ed economiche 9 34,6(incl. Pubblica Amm.ne e Studi europei)

Lingue europee modeme 5 19,2;

Gestione universitaria 6 23,1

Distribuzione dei pre-PEc TEMPUS-T ACIS per area disciplinare

Settore n. pre-PEc %

Se. umanistiche 4 5,3Diritto 3 3,9

Se. sociali 6 7,9

Studi europei 4 5,3Economia 21 27,6

Lingue europee moderne 15 19,8

Gestione universitaria 18 23.7

Turismo I 1,3

Se. applicate 3 3,9

Fonn. fOlmatoli I 1.3

Pel- Federazione Russa, Moldavia, Bielorussia e Ucraina i settoli pliolitali previsti pe,- i pre-PEc sono soloquelli in grassetto.

fatto che nei paesi PHARE la coopera­zione promossa da TEMPUS è operati­va già da alcuni anni.Anche in relazione alle priorità/paese,

TEMPUS-TACIS e TEMPUS-PHARE si diver­sificano. Mentre per il primo la defini­zione delle priorità si limita semplice­mente all'ambito dei settori disciplina-

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Per il 1994/95 TEMPUS-PHARE haapprovato 465 PEC impegnando per ilperiodo 1994-97 una somma pari acirca 136,5 milioni di Ecu.Di questi, 226 progetti sono al lorosecondo o terzo anno di attività,mentre le nuove collaborazioniammontano a 239.Quest'almo i paesi eleggibili con Wlamaggiore disponibilità di fondi sonostati la Polonia, seguita dall'Ungheria,Bulgaria e Romania.Di conseguenza, per questi paesi sonostati finanziati un numero di nuoviprogetti oscillante tra i 91 PEC per laPolonia e i 24 per la Romania, signifi­cativamente più numerosi di quellidestinati ai restanti paesi beneficiari.Uno degli aspetti della selezione diquest'anno è rappresentato dal cre­scente numero di progetti che vedo­no istituzioni di paesi beneficiari nelruolo di coordinatore o di contraente.I risultati della selezione, per l'a.a.1994/95, mostrano, infatti, che su untotale di 239 nuovi approvati, 163(68,2%) sono coordinati da un'istitu­zione di un paese beneficiario.Questa percentuale è praticamentepari al doppio di quella che risultanel caso di progetti avviati nei dueanni precedenti. Il totale dei rinnovi,infatti, ammonta a 226 PEC, ed i pro­getti coordinati da un paese benefi­ciario sono 76, pari al 33,6%.Anche la percentuale di PEC nei qualiil contraente è lU1 paese beneficiario èaumentata, passando dal 7,5% al 33%.Per i progetti che si avviano a conclu­sione, è stata introdotta la possibilitàdi ottenere un finanziamento per altridue anni.Si tratta di un piccolo finanziamento

05.000 Ecu/anno) finalizzato princi­palmente al sostegno di attività didiffusione dei risultati ottenuti.Sui 149 PEC giunti a termine nel set­tembre 1993, 88 hanno inoltrato unarichiesta per il proseguimento dellacollaborazione esistente.Sono nati così 30 Joint EuropeanNetwork.TEMPUS-TACIS, nell'ambito della suaazione pilota avviata nel 1993/94, hasostenuto una settantina di pre-PEc,dei quali il 76% con la FederazioneRussa, con un finanziamento globaledi circa 3,5 milioni di Ecu.Nel 1994/95, 27 di questi pre-PEchanno dato vita a progetti triennaliper un totale di 18,5 milioni di Ecu, acui si sono aggiunti altri 76 pre-PEcdistribuiti tra i 7 paesi beneficiariammessi per tale anno. Quest'ultimaazione ha assorbito risorse finanzia­rie dell'ordine di 3,5 milioni di Ecu.Anche per ciò che riguarda la posi­zione dell'Italia,; rispetto agli altriStati membri dell'Unione Europea,vanno fatte considerazioni separateper TEMPUS-PHARE e TEMPUS-TAClS.Si assiste in TEMPUS-PHARE ad unaumento di partecipazione rispettoagli anni precedenti; l'Italia si posi­ziona al quarto posto dopo la GranBretagna, la Germania e la Francia.In termini di gestione di progetti("contraente"), l'Italia risulta primafra i paesi mediterranei, mentre èquinta fra tutti gli Stati membri, dopoi tre menzionati sopra e il Belgio.Un altro aspetto che emerge dallasituazione di quest'anno, è che le isti­tuzioni italiane, in particolare le UlÙ­versità, continuano a mostrare dipreferire il ruolo di partner anzichéquello di contraente. Spesso ciò deri­va dalle difficoltà amministrativo­burocratiche da affrontare per lagestione dei fondi e per il rispettodelle norme contrattuali, a volte incontrasto con le normative nazionali.Se infine si analizza il tipo di istitu­zione che partecipa ad Ul10 o piÙ pro­getti TEMPUS, il livello di partecipa­zione del settore extra-universitario,in Italia, può essere defiIùto buono ein linea con lo spirito del programma(sono presenti Il imprese e 35 orga-

EUROPA OGGI

nizzazioni non universitarie italiane).Il settore universitario, d'altra parte,è sempre piÙ presente sia comenumero di progetti ai quali partecipa,sia come numero di università coin­volte (45 università nel 1994/95).Relativamente a TEMPus-TACIS, vadetto che, almeno per questi dueprimi anni, il programma sta favo­rendo collaborazioni interuniversita­rie già avviate in precedenza e chel'Italia non si è trovata in una posi­zione di vantaggio iI1 quanto la mag­gior parte dei contatti esistenti con leuniversità di questi paesi riguardava­no ambiti di ricerca scientifica in set­tori disciplinari non ritenuti prioritarida TEMPUS.Nel caso di altri Stati membri, comeGran Bretagna, Germania e Francia,l'esistenza di programmi di coopera~

zione bilaterale con i pae~i ex-URss, lagià massiccia partecipazione al pro­gramma di assistenza TACIS, la pre­senza in 1oeo di orgalùzzazioni nazio­nali, hanno permesso alle universitàdi questi paesi di rispondere piÙprontamente ed in modo piÙ adegua­to a quanto richiesto da TEMPus-TAClS.La mancanza di condizioni di questotipo, unita alle difficoltà riscontrateda buona parte delle nostre univer­sità nell' accesso ai programmi comu­lùtari, sta contribuendo a determina­re un avvio lento della presenza ita­liana in TEMPUS-TACIS. Infa tti, puressendo al quarto posto tra gli Statimembri, l'Italia si distacca notevol­mente dai primi tre per numero dipre-PEc e PEC che coordina.

Novità previsteper l'a.a. 1995/96

Per quanto riguarda TEMPUS-PHARE,le novità si riferiscono sopra ttuttoalle "Misure complementari" chehanno subito delle modifiche.La Guida del candidato prevede infat­ti il finanziamento di studi di fattibi­lità sul miglioramento della gestioneUlùversitaria (org31ùzzazione di UfficiRelazioni Internazionali nelle univer­sità, etc.) o la realizzazione di progettii cui studi di fa ttibilità sono già esi-

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stenti. Oltre a ciò potranno esserefinanziati progetti che riguardino losviluppo di strategie per la diffusionedei risultati ottenuti nell'ambito diTEMPUS, a livello settoriale.TEMPUS-TAClS, per il 1995/96 estendeil suo raggio di azione all'Armenia,Georgia, Mongolia e Azerbaigian,elevando così a Il il numero deipaesi ex-URss beneficiari.Da citare, infine, una novità di rilievoper l'Italia, rappresentata dal-l'aper­tura a Torino della sede dellaFondazione Europea per laFormazione che, tra i vari compiti,assolverà quello di responsabiledell' assistenza tecnica di TEMPUS.Con il trasferimento da Bruxelles aTorino del riferimento europeo perl'assistenza tecnica di TEMPUS, conogni probabilità l'Italia potrà contaresu una ricaduta positiva iI1 termini dimaggior partecipazione da partedelle università e delle organizzazio­ni italiane operanti nel settore dellaformazione.

T'

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L'EUROPA PER LA eSIdi Valentina Benni

Si stima che la Federazione russa rice­va attualmente circa 58 milioni di Ecuannui sotto forma di programmi diformazione unilaterali o bilaterali' daigoverni nazionali europei. Qualel'esatto !'impiego e quali i destina taridi questi fondi? Si riscontrano diffe­renze sostanziali nelle priorità politi­che dei singoli paesi membri? Conquali strumenti, e in che misura,l'Unione Europea contribuisce allosviluppo delle risorse umane inRussia? A questi e nWl1erosi altri que­siti risponde esaurientemente ilRapporto "Ln cooperazione nell'istruzio­ne e nella formazione" pubblicato recen­temente dalla Conunissione Europea.Al fine di garantire maggior coordina­mento tra le politiche multilaterali enazionali e delle relative risorse, laTask Force della Commissione ha affi­dato all' ACA - Academic CoopemtionAssociation di Bruxelles - lm'indaginerelativa alla cooperazione nel campodella formazione tra i paesi dell'UE ela Russia. Utilizzata come documentodi lavoro per la riunione dei ministridell'Istruzione europei con la contro­parte russa tenutasi lo scorso settem­bre a S. Pietroburgo, l'indagine forni­sce un'utile "fotografia" dei diversiprogrammi in atto nel campo dellaformazione a favore della Federazionerussa.

l Per "unilaterale" e "bilaterale" si intendono ifinanziamenti erogati da un singolo paese, nelprimo caso senza un contributo da parte deldestinatario, nel secondo caso con un impegnofinanziario del beneficiario. Si escludono per­tanto i finanziamenti multilaterali.

Oltre ai progetti comunitari, sonocensiti i programmi nazionali attual­mente operativi ed in fase di negozia­zione con un carattere "strutturale eformalizzato", con uno sguardo solomarginale alle iniziative ormai con­cluse. I programmi in questioneriguardano tutte le tipologie dellaformazione: dalla formazione inizialee continuata all'istruzione primaria,secondaria e superiore.

Anni Novanta:si moltiplicano le iniziative

Per quanto concerne le iniziative pro­mosse dall'UE, !'indagine rileva che,se sino alla fine degli Anni Ottantanon esistevano programmi nelcampo della cooperazione mirati aipartner dell'Est, nei primissimi anniNovanta si è registrata una prolifera­zione di iniziative in sede comunita­ria (PHARE, Jopp, OUVERTURE,COPERNICO, etc.). La Commissioneeuropea oggi vanta un'articolatapolitica di formazione a favore dellaCSI (Comunità degli StatiIndipendenti) che consta di due lineedi intervento integrate. Da un latoTEMPUS, inizialmente finalizzato aisoli paesi dell'Europa Centro­Orientale (PECO) ed esteso alla Russianel 1993; dall'altro, TACTS, un vastissi­mo programma di assistenza tecnicache finanzia una molteplicità di inter­venti per la CSI in diversi settori stra­tegici: dalle privatizzazioni alla sicu­rezza nucleare, allo sviluppo dellerisorse umane, con una considerevo-

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le dotazione finanziaria (510 MECUper il 1994).Sebbene non si conosca la cifra com­plessiva erogata per attività di tmi­ning in Russia, la ricerca documentaampiamente la crescente importanzaattribuita dalla Commissione all'esi­genza di soddisfare il fabbisogno for­mativo della Russia. Una concretarisposta è stata data dalla Commis­sione per la creazione di un'appositaagenzia, la Fondazione Europea perla Formazione di Torino. L'altissimafrequenza della componente dellaformazione riscontrata nei progetti intutti i suoi settori d'azione e, soprat­tutto, i massicci incrementi di bilan­cio per TEMPUS II (da circa 3,5 MECUstanziati nell'a.a. 1993/94 a 22 MECUper il 1994/95 di cui ben il 67% desti­nati alla Russia) sono ulteriori segnalidi questa precisa volontà politica.Le iniziative unilaterali o bilateralipromosse dai singoli Stati membrinel campo della formazione edell'istruzione sono invece oggetto dianalisi nella seconda, e ben piÙ consi­stente, parte del Rapporto. L'organiz­zazione delle informazioni in"Rapporti-Paese" risulta particolar­mente efficace ed agevole per il letto­re, consentendo di cogliere peculia­rità nazionali e differenze, nonché dia pprofondire le scelte opera te daogni paese.La maggiore utilità del Rapporto statuttavia nella possibilità di indivi­d uare trend transnazionali ed altrisignificativi andamenti che caratte­rizzano la cooperazione tra Europa eRussia, pervenendo ad un lucido

Università di Trieste: l'edificio centrale di Piazzale Europa

quadro d'insieme. Da esso si appren­de, innanzitutto, che i paesi setten­trionali dell'DE - che hanno quasisempre affidato la gestione dei pro­gramnli ad agenzie di assistenza tec­nica esterne - contribuiscono inmisura nettamente maggiore allacooperazione con la Russia rispetto aipaesi del sud. La Germania è infatti ilmaggior donatore con circa 23 MECU,

seguita nell' ordine dalla Francia(circa 15 MECU), dalla Gran Bretagna(circa 13 MECU) e dall'Olanda (circa 5

MECU). L'Italia, pur figurando comeil maggior donatore tra i paesi meri­dionali dell'DE, stanzia la cifra assaipiù modesta di 0,27 MECU.

La distribuzione dei fondi

Altro dato significativo che emergedalla lettura è la distribuzione deifondi per tipologia di formazione eper aree disciplinari. In tutti i paesidell'DE i fondi sono destinati intnaniera consistente alle attività di

EUROPA OGGI

istruzione superiore, ovvero di livel­lo universitario, mentre solo unaquota marginale è allocata all'istru­zione al livello primario e seconda­rio. I programmi di formazione nonsi incentrano affatto sulle scienzeesatte, come la tradizione russapotrebbe suggerire, bensì su temistrettamente legati alle riforme socio­economiche in atto: il curriculum deve­lopment, ovvero riforma dei piani distudio o sviluppo di nuovi program­mi rilevanti per la transizione del

paese verso un'economia di mercato;la formazione di quadri per la pub­blica amministrazione; e la consulen­za nell' elaborazione di sistelTIi e poli­tiche di istruzione e formazione.Di particolare rilevanza è anche laconstatazione che la maggior partedei programmi, nonostante l'impe­gno di cospicui fondi pubblici, non èaccompagnata da un sistema ap­profondito di valutazione e monito­raggio. Sebbene sia sempre previstol'obbligo di fornire relazioni periodi­che, l'indagine riscontra che le valu-

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tazioni esterne non costituisconoancora parte integrante della struttu­ra dei programmi nazionali europei(ad eccezione dell'Olanda).

Problemi di valutazione

Il fenomeno della scarsa misurazionedell'impatto dei progetti, così comedell'assenza della valutazione ex post,è riconducibile ad una serie di pro­blemi oggettivi non indifferenti2

• Purtuttavia, il Rapporto, in linea con undiffuso consenso dei governi nazio­nali e degli operatori della coopera­zione, raccomanda l'introduzionesistematica di tali procedure, le uni­che che possano garantire la maggio­re efficacia degli interventi in un'otti­ca di ottimizzazione delle risorse.L'indagine trova già una sua l'agiond'essere nell'aver raccolto e resodisponibili dati comparativi fino adora non censiti e nell'aver individua­to le attuali esigenze di maggioresinergia tra le diverse azioni intrapre­se a livello bilaterale e comunitario.Passando in rassegna diversi modellidi cooperazione, il Rapporto induce iPolicY-111aker a confrontarsi e a pren­dere in considerazione le esperienzematurate da altri paesi.Evidenziando trend e suggerendopriorità d'intervento per la Russia,l'indagine fornisce implicitamente undocumento di programmazione pergli operatori della cooperazione ed iformatori. La lettura può poi risulta­re interessante anche per i "nonaddetti ai lavori" e comunque percoloro che fossero interessati a cono­scere i risultati conseguiti con fondipubblici stanziati per questo partico­lare segmento della cooperazioneinternazionale.

'La problematica è trattata diffusamentenell'articolo "Vnllltnre progelti e stmtegie" a curadi G. Finocchietti e F. Gagliardi in Ulliversitns,n. 52, aprile-giugno 1994.

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POLONIA/L'ESODO INTERNO

MUTAMENTI IN CORSONELLA REPUBBLICA CECA

Contrariamente a quanto si potrebbepensare, il vero motore della fuga dicervelli dalle università polacche nonè da ricercarsi solo nell' esiguità delleretribuzioni ma anche nell' assenza diuna riforma dell'istruzione superiore.E il finanziamento delle università?Deve essere a totale carico dello Statoo gli atenei devono procurarsi auto­nomamente di che vivere?Tra mille incertezze, un dato sembracerto: le università polacche soffronopiù dell'esodo interno che di quelloesterno. La fuga non è più solo versol'estero, si susseguono le dimissionidagli atenei per trovare lavori meglioremunerati in altri settori produttividel paese. Alla caduta del Muro diBerlino molti si illusero che improvvi­samente tutto sarebbe cambiato inmeglio e in breve tempo; purtroppo,invece ci si scontra ancora con tantedifficoltà. Sembra quasi che alcuniproblemi non avessero solo a che farecon il comunismo, ma fossero piutto­sto cronici del paese (come la consue­ta mancanza di fondi). Probabilmentenon ci si lagnerebbe tanto sapendoche un ottimo docente o ricercatoreha ceduto alle lusinghe di qualchecentro statunitense ricco e supera t­trezzato; quando invece i talenti ven­gono "scippati" dal vicino della portaaccanto, in grado di offrire uno sti­pendio tre o quattro volte superiore,il discorso cambia. Alcuni smorzano itoni della polemica sostenendo che lascienza è Wl patrimonio internaziona­le: quindi non è importante dove silavora, purché si lavori bene.Resta comwlque il fatto che la mobilitàè forte e - secondo quanto prescrive lalegge - ai docenti non è più necessarial'autorizzazione dell' istituzione in cuiprestano servizio per cambiare lavoroo trovarne LIDO in aggiunta al proprio:oggi basta informare le autorità. Magli interessati non informano neSSWlO,ritenendo che queste decisioni siano dicarattere privato.Prima del 1989, le autorità non inco­raggiavano la mobilità: la piaiUficazio-

ne centralizzata prevedeva che ilnumero degli iscritti ad una datafacoltà non eccedesse la conseguentedispOlubilità di posti di lavoro. I giova­ni venivano addirittura chiamati alprimo impiego in nome di questa pia­nificazione, e la mobilità era ridotta azero. Questo sistema ha causato, tral'altro, Wl progressivo inveccIuamentodel personale accadenuco che - bloc­cando i posti - ha incoraggiato l'esododei giovani dagli atenei. Dopo il 1990 cisono state delle trasformazioni: conl'autononLia delle wuversità è cambia­to anche il sistema di attribuzione deifondi pubblici all'istruzione universita­ria. Ad esempio, il finanziamento pro­porzionale al numero degli iscritti:nelle intenziOlu, le università dovreb­bero essere stimolate all'espansioneper godere di maggiori benefici finan­ziari. Alcuni atenei, però, preferisconoarrangiarsi con finanziamenti scarni apatto di privilegiare la qualitàdell'insegnamento: vedi il casodell'Università di Cracovia che dal1990 ha aumentato di appena milleunità il numero dei propri iscritti. Incompenso ha dato vita a un Istituto diManagement, a Wl Centro per le nuovetecnologie e ad una Fondazione uni­versitaria che si occuperà anche delreperimento di fondi privati. Va segna­lata anche un'altra fonte di finanzia­menti: il Comitato di Stato per laRicerca Scientifica (KBN), che dal 1991

Fino dai tempi del nazismo, e poi sottoil regime comunista, la Cecoslovacchiaè rimasta isolata dagli altri paesi, com­presi quello dello stesso blocco. Tantopiù stupefacente, quindi, che in uncontesto di arretratezza e di mancanzadi strutture il paese abbia attuato in

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ha svolto il ruolo di Ministero dellaScienza ed ha ideato un sistema com­petitivo basato sulla qualità per l'attri­buzione dei finanziamenti. I pareri suirisLùtati ottenuti sono anche qui discor­di. Alcwu riterrebbero più Opportwl0dare più fondi a poche istituziOlU piut­tosto che frammentarli tra molte, e sidiscute anche sui criteri adottati chefiluscono per premiare i soliti nonLi ascapito dei giovalu talenti.Anche in Polonia, come nel restodell'Europa orientale, il processo ditrasformazione ha delle forti ripercus­sioni economiche: la libertà di merca­to è un concetto noto solo a pochispecialisti. Quello che invece è sottogli occhi di tutti sono le difficoltàoggettive, come la riduzione dei bud­get che costringe a pagare gli stipendicon i soldi sottratti alla ricerca. È diffi­cile, quindi, intravedere una svoltanegli investimenti. Il numero di can­didati alla carriera universitaria siassottiglia sempre di più, e purtropponon si può dire che coloro che sifanno avanti siano sempre dei grandiingegni. La soluzione si potrebbe par­zialmente individuare nell'aumentodei salari - cosa non facile da realiz­zare - e soprattutto nell'incoraggia­mento della mobilità e della coopera­zione universitarie per porre almenoun piccolo argine alla fuga di cervelli.

Isabella Ceccnrini

pocIu anni cambiamenti radicali.Le accademie scientifiche, in questoperiodo di transizione, hanno subitoconsistenti tagli ai finanziamenti ­che vengono attribuiti in base a preci­si criteri di valutazione -, ma nono­stante tutto si cerca di mantenere uno

La biblioteca generale dell'Università di Trieste

standard qualitativo accettabile. Forsele istituzioni piÙ penalizzate sonoquelle di studi umanistici: in passatola letteratura e la storia avevano unvalore simbolico di libertà di pensie­ro, ora halUlo perso questo smalto e sivedono ridotte allo stesso rango dellematerie economiche. Tuttavia, il siste­ma rimane elitario (quest'anno,nell'Università Carlo, erano disponi­bili 4.000 posti a fronte di 40.000richieste per l'esame di accesso). Lospazio è un altro problema di difficilesoluzione: è stata varata una leggeche prevede la restituzione degli edi­fici ai vecchi proprietari, così le uni­versità si devono arrangiare per tro­vare delle sedi adeguate.Dal plUltO di vista dei fondi, l'autono­mia universitaria ha permesso agliatenei di reperire finanziamenti al difuori del contributo statale. Un primopasso è stata l'introduzione delle tassedi iscrizione, e si ripongono grandisperanze nella ripresa economica delpaese per poter trovare aziende ingrado di sponsorizzare istituti, centridi ricerca e borse di studio.Recentemente il Centro per gli Studisull'Istruzione Superiore di Praga hastilato un rapporto di valutazione

secondo alcune indicazioni che eranostate proposte dall'OcsE. Da questorapporto si desumono alcune notizieinteressanti: nell' anno accademico1992/93 il numero degli studenti èaumentato del 24%; si stanno operan­do alcune modifiche legislative persnellire le procedure che attualmentesoffocano ogni tentativo di cambia­mento; sono allo studio forme alter­native di organizzazione e gestionedegli atenei e si stanno promuoven­do proficue forme di collaborazione;è stato deciso di dare maggioreimpulso alla ricerca; è stata compresala necessità di diversificare il sistemadei finanziamenti, ora troppo "infles­sibili" e scoraggianti anche per glieventuali sostenitori esterni.Dal rapporto si apprende inoltre cheil personale accademico è un po'troppo "stagionato": circa il 60% deisenior lecturers ha piÙ di 50 anni e inmolte istituzioni di istruzione supe­riore circa 1'85% dei docenti supera i60 al1lù. In questo clima si rende piÙdifficile un ricambio, poiché i giovanisi sentono assai poco motivati a ten­tare la carriera Ulùversitaria.I rettori, comunque, amano vedersicome interpreti e acceleratori dei

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cambiamenti. Vale la pena di segna­larne uno che merita senz'altro unamedaglia: si tratta di Josej Jarab, ret­tore dell'Università Palacki diUlon,"c nella Repubblica Ceca.Non si è selo impegnato nella ristrut­turazione del suo ateneo; ha anchefatto parte della commissione est­ovest della Conferenza Europea deiRettori ed ha sempre sostenuto leposizioni degli studenti nei momentipoliticamente piÙ difficili.Nel 1968, anno dell'invasione dellaCecoslovacchia, Jarab studiava in unateneo statUlùtense: scelse di rientrarein patria al conseguimento della lau­rea. Le autorità sospettavano di lui soloperché amava il jazz e la letteraturaamericana, e alcwù colleghi dovetterogarantire per lui. Non è mai stato undissidente, né un membro di Charta77, pensando che fosse piÙ importanterimanere accanto agli studenti.Dopo la caduta del comunismo èstato rieletto due volte, nel 1990 e nel1993; si è dedicato al risanamentoeconomico dell'ateneo e alla messa inopera di riforme democratiche con ilpieno sostegno degli studenti.

I.C.

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CAMBIA VOLTOL'ISTRUZIONE IN BULGARIA

UNGHERIA: UN SISTEMADA SNELLIRE

Dopo una lunga attesa, alla fine del1993 è stata pubblicata la nuovalegge destinata a regolare il sistemadi istruzione in Bulgaria e nella qualeviene definita la struttura dell'istru­zione secondaria: molti cambiamentiche si spera non rimarranno solosulla carta.L'istruzione dovrebbe far acquisireprincipi di cultura generale, coscien­za di valori nazionali e universali, sti­molare la creatività, sviluppare lapersonalità e arricchire spiritualmen­te e socialmente. Particolare rilievoassume l'articolo che impediscel'imposizione di dottrine religiose oideologiche, che andranno studiatesolo dal pulito di vista storico, filoso­fico e culturale.La lingua ufficiale è il bulgaro, maper coloro che fossero di un' altramadre lingua saranno istituiti corsiappositi purché vi sia un sufficientenumero di richieste.L'articolo 7 stabilisce la gra tui tàdell'istruzione e delle strutture adessa relative; inoltre, fino a 16 am1Ì, atutti gli studenti sono fon1Ìti gratuita­mente anche i libri di testo. La scuoladell'obbligo, infatti, in Blùgaria è este­sa fino a 16 anni, indipendentemente

Anche ad un osserva tore non troppoattento difficilmente potrebbe sfuggi­re una pecularità del sistema di istru­zione superiore ungherese: in unpaese che conta circa dieci milioni diabitanti ci sono 31 atenei e 72 istitu­zioni di istruzione superiore. È senzadubbio un numero eccessivo, e que­sta frammentazione finisce per inde-

dal livello di istruzione compiuto.La nuova legge sull'istruzione tutelain modo particolare i diritti degli stu­denti. Essi hanno infatti il diritto discegliere liberamente i corsi da segui­re; possono prendere parte volonta­riamente ad attività extra-curricolari;godono della protezione della scuolain caso di violazione dei dirittiumani; hanno la libertà di dare aidocenti dei suggerimenti rela ti viall'organizzazione delle attività sco­lastiche; possono utilizzare gratuita­mente le attrezzature anche per atti­vità extra-curriculari; possono, infine,avere propri rappresentanti nelConsiglio di Istituto (composto dadocenti - che non possono essere piÙdi un terzo del totale dei rappresen­tanti -, studenti, genitori e membridella comunità locale). I docenti, daparte loro, non possono violare idiritti umani e civili degli studenti népossono fare pressioni fisiche o psi­chiche per orientare le loro scelte.Ma la vera novità è che sono stateproposte soluzioni nuove per granparte dei problemi esistenti.L'istruzione superiore in Bulgaria èfornita da enti sia pubblici che privati,e attualmente si discute molto di dirit-

bolire l'intero sistema: solo due isti­tuzioni harmo piÙ di 5.000 iscritti.Nonostante l'Ungheria sia semprestato il paese intellettualmente piÙavanzato tra quelli dell'ex-bloccocomw1Ìsta, nel dopo guerra le venneimposto il modello sovietico che haportato alla esagerata specializzazio­ne delle istituzioni. Accade perfino

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ti dello Stato e di autonomia accade­mica. Probabilmente alcune istituzioniverranno chiuse ed altre potenziate,ma il nocciolo dell'autonomia è in ter­mini di libertà di insegnamento, diricerca, di creatività: autonomia delprocesso educativo in generale. Leuniversità, secondo la nuova legge,possono definire autonomamente lapropria struttura, i regolamenti inter­ni, il sistema amministrativo, i con­tratti di consulenza, etc. I docenti pos­sono scegliere i progranU11Ì e i sistemididattici, e ogni cinque anni di inse­gnamento hanno diritto a W1 anno dadedicare alla ricerca.Il sistema attuale prevede due livellidi istruzione universitaria che ver­ranno portati a tre:• il primo livello consente l'acquisi­zione di lma qualificazione professio­nale e rilascia un diploma corrispon­dente al Bachelor's degree;• il secondo livello dà l'opportunitàdi approfondire le competenze e laricerca nel campo prescelto.Completati gli esami e discussa unatesi, viene rilasciata una laurea.Corrisponde al Mnster's degree;• il terzo livello, infine, permette aipossessori del Mnster's degree di con­durre ricerche scientifiche indipen­denti. Anche in questo caso, il titolosi ottiene dopo aver su pera to gliesami e discussa una tesi di dottora­to. Corrisponde al titolo di Doctor.

I. C.

che ci siano due rettori di due istitu­zioni differenti nello stesso edificio!Secondo alcuni, il numero delle uni­versità andrebbe ridotto da 31 a 7;un primo passo, in questa direzione,è il progetto Universitns, che dovreb­be portare le università a costituiredelle federazioni locali. Se da un latoverrebbero a perdere un po' dellaloro autonomia, dall'altro avrebberomaggiori opportunità di sviluppareprogrammi e ricerche in collabora­zione con istituzioni analoghe.Tuttavia, ci sono anche altri fattoriche complicano le cose: ad esempio,è stato stabilito che le iscrizioni non

Università di Trieste: una mostra di cartografia storica allestita all'interno della facoltà di Magistero

SCAMBI ACCADEMICINELL'EUROPA DELL'EST

possono essere aumentate più del5% annuo, ma le richieste si aggiranointorno al 15% e la pressione, pertan­to, è piuttosto forte.Pur tra le difficoltà, si cerca comun­que di dare maggiore rilievo allaqualità e di rafforzare - anche grazieal piano di sviluppo per l'istruzione

L'8 dicembre 1993 Austria, Bulgaria,Ungheria, Polonia, Slovacchia eSlovenia hanno firmato a Budapestun accordo per il lancio di un pro­gramma di scambi accademici multi­laterali nell'Europa centro-orientale.Questo nuovo programma, conosciu­to come CEEPUS (Centrai EuropeanExchange Programme for UniversityStudies) si propone di rispondere ai

superiore - istituzioni come laConferenza dei Rettori, in grado dicontrastare una esagerata ripresa delcontrollo statale.Per quanto riguarda espressamente laricerca, si fa sempre più arduo mante­nere uno staff di qualità se i soldiscarseggiano; ma c'è anche chi dimo-

bisogni dei paesi dell'Europa centro­orientale, specie per quanto riguardala fuga di cervelli e la rimozione dellebarriere linguistiche; in particolare, sipropone di stimolare la mobilitàaccademica e di promuovere la coo­perazione culturale e accademica, didare una dimensione interculturale,multilinguistica e internazionale aidocenti e ai professionisti nelle

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stra 1m cauto ottimismo nella certezzadi avere, accanto a parecchi problemida risolvere, anche tanti giovani moti­va ti e ricchi di talento disponibili aimpegnarsi per migliorare il livellodella ricerca scientifica del paese.

r.e.

rispettive aree di interesse.Lo schema di CEEPUS si basa su singo­le reti che collegano almeno tre uni­versità, due delle quali appartenentia paesi membri diversi. I partner svi­luppano eu rrieula comuni e un siste­ma in grado di semplificare il ricono­scimento dei titoli.I membri della Conferenza dei RettoriDanubiani si augurano che si aggiw1­gano presto altri membri a questanuova iniziativa, riflettendo sul ruolodei paesi danubiani nell'ambitodell'Europa wùta e sulle comwù radicistorico-culturali delle loro wùversità.

Le.

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abstractThe section "Europa oggi" includes in this issue an interestingarticle on the rale played in Eurape by Italian universities. Whyis it so limited? Partly the answer lies in the geographiclocation of our countnj, part/y in the scnrce extension of theItalian linguistic basino Moreover, it should be stressed that ourgreat humanistic and artistic heritage fosters loeal studies andthat funds allocated to research in Italy are stili scarce incomparison with those of our European partners. Althoughseveral universities are launching a wide range of initiatives topromote the scientific and cultural integration, the goal doesno! seem to be within easy reach.In this framework one of the institutions with the greatestdrawbacks due to its loeation and linguistic problems is theUniversity of Trieste, which overcame them thanks to its greatqualitative effort culminated in the establishment in Brussels ofa bureau aimed at furthering the activity of the researchers ofTrieste within the European programmes, at praviding Triestewith information on the EC cultural policies and at promotinginternational'cooperation agreements as well as the image of theinstitution abroad.The section contimL~ with two articles summarizing the ECpragrammes aimed atEas1E!'n Eurape. The first contributionexamines the second stage of TEMPUS including the PHARE andTACIS pragrammes, the former developed for Centrai andEastern Eurapean countries and the latter for the former USSRrepublics. The second article comments a recent research of theEurapean Commission analyzing the cooperation between thecountries of the Eurapean Union and the former USSRrepublics in the field of education and training."Europa oggi" ends with a series of flashes on the prablemsfaced by higher edueation in some Centrai and EasternEurapean countries.

La rubrique "Europa oggi" offre un article intéressant SUI' laposition des universités italiennes au sein de l'EuropeoPourquoi ont-elles des difficultés à sortir de la positionmarginale oÙ elles sont condamnées? On peut trouver desréponses partielles soit dans l'emplacement géographique del'Italie, soit dans les limites de son bassin linguistique; il fautremarquer eh outre que son considérable patrimoine humanisteet artistique encourage souvent une recherche au niveau local,et que les investissements italiens dans la recherche sont encoretrap modestes par rapport à ceux de nos partenaires eurapéens.Bien que différentes universités aient entrepris de nombreusesinitiatives d'intégration scientifique et culturelle, l'objectifparaft encore éloigné.Dans ce domaine, une des universités les plus désavantagéespar position et par problèmes linguistiques, c'est à direl'Université de Trieste, est sortie de cette impasse gl'ace à unimportant effort qualitatif qui l'a amenée à ouvrir à Bruxellesun bureau destiné à soutenir l'activité de ses chercheurs dansleurs pragrammes eurapéens, à transmettre à Trieste desinformations SUl' les politiques culturelles communautaires, àfavoriser la pramotion d'accords internationaux de coopérationainsi que l'image de l'Université de Trieste à l'étmnger.Dans cette rubrique suivent deux articles qui font le point SUl'

les programmes de coopération communautaire avec l'Eurapede l'est. Le premier est consacré à la phase deux de TEMPUS, oÙl'on examine les pragrammes PHARE (destinés aux pays del'Europe centre-orientale) et TACIS (qui s'occupe des pays del'ancienne URSS); le second en outre commente une rechercherécemment publiée par la Commission Eurapéenne oÙ l'onanalyse la coopération dans le domaine de la formatiol1 entre lespays de l'Union Eurapéenne et ceux de l'ancienne UnionSoviétique."Europa oggi" se termine par l'examen de courts m·ticlesconce1'11ant les prablèmes de l'instruction supérieure danscertains pays de l'Eurape centre-orientale.

~ ~resume66

LA RICERCA

IL FINANZIAMENTODELLA RICERCAUNIVERSITARIA

di Alessandro Sterlacchini

Introduzione

L'esame delle tendenze quantitativedella spesa per la ricerca universita­ria in Italia non può prescindere dalquadro complessiv6 della politica disviluppo del sistema universitario.Infatti, come si cerca di mostrare inquesto contributo!, i fondi pubblicidestinati alla ricerca universitaria ­così come vengono attualmentemisurati - risultano fortemente legatialla spesa per il personale universita­rio. Quindi, ogni scelta di politicauniversitaria che comporta unaumento del personale (come, adesempio, l'apertura di nuove sedi efacoltà universitarie o il potenzia­mento di quelle esistenti) generaanche un incremento della spesa perla ricerca. Da questa constatazione, aprima vista banale, derivano impor­tanti conseguenze. L'incrementoregistrato nelle statistiche ufficialidella spesa per la ricerca universita­ria italiana nel corso degli AnniOttanta non è dovuto ad un aumentodei fOlIdi specifici che le istituzionepubbliche e private destinano allaricerca accademica, ma è legato alla

I Il presente lavoro è una versione ridotta emodificata di un articolo, pubblicato nel 1994sulla rivista fcol/olI/in Pubblicn, dal titolo "Laspesa per la ricerca universitaria in Italia: ana­lisi quantitativa e proposte di valutazione".

crescita della spesa per il personaleuniversitario (una quota della qualeviene imputata alla spesa per attivitàdi ricerca). La quota dei fondi pubbli­ci specifica tamen te des tina ti allaricerca (in particolare quelli ministe­riali) è infatti diminuita mentre quel­la spettante ai fondi privati risultaestremamente ridotta.Le implicazioni che scaturiscono daquesta analisi sono le seguenti. In

La lettura di questo articolopermette di comprendere, al

di là dell'" insidia dellecifre ", la reale entità deglistanzimnenti utilizzabili, enon solo "imputabili" alla

ncerca

primo luogo, occorre introdurre mec­canismi efficaci di misurazione e con­trollo del tempo destinato alla ricercadal personale universitario e, in par­ticolare, di quello docente. Secon­dariamente, occorre che i soggetti e leorganizzazioni che beneficiano dei

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fondi pubblici specifici per le attivitàdi ricerca siano sottoposti a procedu­re di valutazione dei risultati: unsistema che penalizzi gli atenei, lefacoltà e i dipartimenti che non sonoin grado di raggiungere standardaccettabili di produttività migliorereb­be l'efficienza e 1'efficacia della spesapubblica e, al tempo stesso, contri­buirebbe a rendere più affidabile lamisurazione del tempo destinato allaricerca dal personale universitario.

Le recenti tendenzequantitative

La tabella 1 mostra, per il gruppo deisette paesi maggiormente industria­lizzati, l'intensità della spesa (pubbli­ca e privata) destinata alla ricercauniversitaria rispetto al PIL. In tuttigli anni esaminati, l'intensità regi­strata dall'Italia è la più bassa anchese, tra il 1980 e il 1989, essa risultapiù che raddoppiata (nel 1990 laquota per l'Italia è ancora pari a0,25). Nel corso degli Anni Ottanta laposizione dell'Italia, pur restandonettamente al di sotto della media, siè quindi lentamente avvicinata aquella della Francia e del Canada.La tabella 2 (nella quale non compareil Regno Unito per mancanza di dati)consente di esaminare i tassi di cre­scita della spesa per la ricerca univer­sitaria in termini reali. Mentre nel

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Tabella 1 - Spese di ricerca eseguite nelle università in percentuale del PIL

1975 1980 1989

Italia 0,18 0,12 0,25

Francia 0,28 0,28 n.d.

Regno Unito 0,29 0,32' n.d.

Stati Uniti 0,35 0,35 0,43

Giappone 0,37 0,38 0,36

Germania 0,45 0,38' 0,41

Canada 0,33 0,32 0,31

n.d. = non disponibile; a = 1981Fonti: OECO (1990, 1991), CNR-lsRDS (1993)

inferiore (cfr. Sterlacchini, 1994b) sia,soprattutto, se si guarda alle reiteratelamentele, provenienti non solo dalceto accademico, sulla scarsa dispo­nibilità di fondi per la ricerca.Possibile che i dati ufficiali smenti­scano un così diffuso luogo comune?La risposta è no; non si tratta di unluogo comune ma di una delle tante"insidie delle cifre".

Le fonti di finanziamento el'affidabilità dei dati

Tabella 2 - Tassi di crescita medi annui delle spese per la ricerca universitaria in termini reali(a prezzi e a p.p.a. 1985)

1975-80 1980-88

Italia -4,48 10,85

Francia 2,83 3,73'

Stati Uniti 3,17 5,78

Giappone 2,79 3,24'

Germania ; -0,79 2,84

Canada 2,72 3,07

a= pel-iodo 1980-87Fonte: OECO (199O)

Tabella 3 - Scomposizione della spesa per ricerca effettuata nelle università italiane per fontedi finanziamento

1980 1985 1989 1990

Enti pubblici' 10,3 7,9 8,6 8,7

Imprese 1,3 1,5 2,6 2,3

Estero 0,4 0,6 l,O 0,9

Stanziamenti MPI-MuRST per la ricel-ca scientifica 19,9 17,1 12,1 10,0

Fondi imputati alla Ilcerca univel"Sital-ia 68,1 72,9 75,7 78, I"

Totale 100,0 100,0 100.0 100.0

a = CNR. ENEA, INFN. ASI e altri enti pubblici.b = Nel 1990 il 50% dei ricavi delle univer"Sità per vendite di beni e selvizi viene imputato. comefonte di finanziamento, alle spese di ricerca delle univer"Sità.Fonti: OECO (1991). Catalano-Silvestl-i (1992). MURST (1991) e CNR-lsRDs (1993).

sotto-periodo 1975-80 la spesa italia­na subisce un deciso ridimensiona­mento che non ha riscontri in nessunpaese, nel sotto-periodo successivo,1980-88, l'incremento medio annualeche si registra è superiore di 5 puntipercentuali a quello statunitense e di6-7 punti rispetto a quello dei rima­nenti paesi. In Italia, nel corso degliAnni Ottanta, sembra quindi essersi

verificata una vera e propria "esplo­sione" della spesa per attività diricerca eseguite nelle università.Tale fenomeno appare perlomenosingolare sia se si constata che lespese per attività di ricerca eseguitein Italia da altre istituzioni (centripubblici di ricerca e imprese pubbli­che e private) sono cresciute, semprenegli Anni Ottanta, ad un tasso assai

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Per risolvere la contraddizione evi­denziata nel precedente paragrafo èsufficiente scomporre la spesa per laricerca universitaria nelle sue fonti difinanziamento. Tale spesa può essereinizialmente disaggrega ta in duecomponenti principali:a) la prima è costituita da "fondi spe­cifici" che l'amministrazione centralee le altre istituzioni pubbliche e pri­vate destinano specificamente alleuniversità per la conduzione di atti­vità di ricerca;b) la seconda è una componente"imputata" alla spesa per la ricercauniversitaria; essa viene dedotta dallaspesa per le retribuzioni del persona­le docente e non docente coinvolto inattività di ricerca e "ridotto a tempopieno" (moltiplicato cioè per il tempodedicato alla ricerca).La tabella 3 presenta per alcuni anni,a partire dal 1980, tale scomposizio­ne. Le componenti primarie conside­rate sono i fondi degli enti pubblici,delle imprese, dell' estero, delMinistero della Pubblica Istruzione(MpI) prima del 1989 e del MURsTsuccessivamente; sottraendo questecomponenti dal totale della spesa perla ricerca universitaria sono stati otte­nuti i "fondi imputati alla ricerca uni­versitaria". È da precisare che, soloper questi fondi, il dato riferito al1990 non è omogeneo con quelli deglianni precedenti poiché, per la primavolta, 1'lsTAT ha introdotto comefonte aggiuntiva di finanziamentodella ricerca universitaria una quotadei ricavi delle università per la ven­dita di beni e servizi che è stata incor-

porata nella voce "fondi imputati".Anche se si esclude il 1990 per il pro­blema appena esposto, la tabella 3mostra che, nel corso degli AnniOttanta, la quota di fondi "imputati"alla ricerca universitaria rappresentaben piÙ del 70 per cento delle spesetotali di ricerca. La quota spettanteagli enti pubblici di ricerca subisceuna flessione nel corso della primametà degli Anni Ottanta e successi­vamente cresce fino ad attestarsiall'8,7 per cento del totale. I finanzia­menti delle imprese (pubbliche e pri­vate) e delle istituzioni estere rappre­sentano una quota altalenante masempre assai modesta delle spesecomplessive. Infine, il peso deglistanziamenti del MPI-MuRST2 specifi­camente dedicati alla ricerca univer­sitaria risulta sempre in diminuzione.Anche negli altri paesi appartenentiall'OECo la spesa complessiva per laricerca universitaria comprende lacomponente dedotta dalle retribuzio­ni del personale universitario. Talequota, tuttavia, non è cresciuta nelcorso degli Anni Ottanta come èavvenuto in Italia e risulta inferiorein virtÙ della rilevanza che assumonole componenenti di finanziamentospecifico. In particolare, nel resto deipaesi industrializzati i finanziamenti(privati) delle imprese si attestano suquote che variano tra il 4 e 1'8 percento della spesa complessiva per laricerca universitaria (cfr. Sterlacchini,1994a). Le università italiane presen­tano quindi una prima anomalia nelbasso coinvolgimento di soggetti pri­vati come finanziatori delle attività diricerca. Il processo di autonomiafinanziaria degli atenei italiani rap­presenta un prerequisito fondamen­tale per innalzare la soglia del coin-

, Dal 1978, il Mi'1 ha ricondotto le spese desti­nate alla R&S universitaria (tutti i fondi perprogetti di ricerca e acquisto o noleggio diattrezzature scientifiche) ad un unico capitolodi bilancio (cap. 8551). Dal 1982, in ottempe­ranza al DPR 382 del 1980, i fondi del capitolo8551 vengono ripartiti per il 60 per cento fra levarie università mentre il restante 40 per centoviene assegnato a progetti di ricerca (inter-uni­versitari) di interesse nazionale o di rilevanteinteresse per lo sviluppo della scienza.

LA RICERCA

volgimento privato. Su questo punto,tuttavia, occorre sgombrare il campoda facili illusioni: l'esperienza deimaggiori paesi industrializzatimostra infatti che le imprese sonodisposte a finanziare la ricerca acca­demica ma non oltre un certo limite.Di conseguenza, pensare di sostituirein modo quantitativamente rilevanteil finanziamento pubblico con quelloprivato appare W1a proposta irrealiz­zabile (oltre che poco opportuna).Ritornando alla tabella 3, è importan­te sottolineare che, tra tutte le fontiidentificate, i fondi del MPI-MuRSTsono quelli che subiscono, tra il 1985e il 1990, una flessione in terminireali passando da 300 a circa 255miliardi a prezzi 1985 (cfr. Catalano eSilvestri, 1993). Le lamentele del cetoaccademico appaiono quindi fondate, .considerando che tale flessione non èstata compensata dall'aumento delcontributo degli enti pubblici. Dato loscarso peso delle restanti componen­ti, si può quindi concludere che, nelcorso degli Anni Ottanta, l'elevatotasso di crescita (in termini reali)delle spese complessive per la ricercadelle università italiane dipendesostanzialmente dall' andamen todella fonte imputata a tali a spese.Come accennato in precedenza, ladinamica di questa componente"residuale" è determinata dal perso­nale universitario che svolge attivitàdi ricerca, dal tempo che questo dedi­ca alla ricerca e dalla sua retribuzioneal lordo dei contributi sociali.In Italia, il tempo di ricerca del perso­nale universitario è stato rilevato tra­mite un'indagine campionaria con­dotta dall'IsTAT nel corso dell'annoaccademico 1978/79. Fino ad oggiquesto tipo di indagine non è statapiÙ reiterata per cui il personale diricerca ridotto a tempo pieno ha rap­presentato, nel corso degli AnniOttanta, una quota costante del per­sonale universitario (circa il 50%).Di conseguenza, come ho mostrato inun precedente lavoro (Sterlacchini,1994b), il trend positivo della spesaper la ricerca universitaria italiananel corso degli Anni Ottanta risultafortemente correlato con l'andamen-

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to crescente del personale impiegatonelle attività di ricerca.I da ti ufficiali sulla spesa per la ricer­ca universitaria in Italia devono quin­di essere valutati alla luce delle proce­dure di misurazione (che sono quellestandard adottate a livello interna.zio­ne). Il primo problema è quellodell'affidabilità di queste statisticheper l'Italia. Poiché, come abbiamovisto, la quota "imputata" alla ricercauniversitaria rappresenta la parte pre­ponderante delle spese complessive,l'affidabilità dei dati dipende essen­zialmente dalla correttezza delle rile­vazioni e dalla continuità in cui vienerilevato il tempo dedicato alla ricercadal personale universitario. Per cor­rettezza intendo il fatto che le infor­mazioni sul tempo di ricerca trasmes­se "dalla periferia al centro" debbonoessere in qualche modo controllate"dal centro". La continuità della rile­vazione è altrettanto importante inquanto il tempo destinato alla ricercavaria al variare della composizioneper facoltà (o settore disciplinare) delpersonale di ricerca, della sua età edel suo carico didattico; il valore ditale tempo dipende inoltre dalla com­posizione (docenti, ricercatori, tecnici)e dalle retribuzioni del personale diricerca. Occorre sottolineare che ilperseguimento di questi obiettivi nonavrebbe senso in presenza di un altotasso di assenteismo dei docenti e deiricercatori universitari: l'assenteismova quindi combattutto non solo perovvie ragioni di etica professionalema anche perché rende del tutto fitti­zia la distinzione tra tempo dedicatoalla ricerca e tempo dedicato all'inse­gnamento.Ho già accennato al fatto che il tempodedicato alla ricerca dal personaleuniversitario italiano è stato rilevatonel 1978/79 tramite un'indaginecampionaria dell'IsTAT e il datomedio così ottenuto ha continuato adessere applicato negli anni seguenti.A distanza di quindici anni - dateqtùndi le modificazioni avvenute neifattori sopraevidenziati - la necessitàdi aggiornare questi dati, consideran­do possibilmente l'intera popolazio­ne universitaria, diventa impellente.

Per quantificare in modo affidabile iltempo dedicato alla ricerca dal perso­nale universitario, non occorre neces­sariamente attivare l'IsTAT per unanuova e, tra l'altro, costosa indaginesul campo. Tale verifica potrebbeinfa tti essere effettua ta, ancheannualmente, dalle facoltà e daidipartimenti - i quali dovrebberocontrollare con più incisività anche iltempo dedicato complessivamenteall'attività universitaria da parte didocenti e ricercatori - e le relativeinformazioni trasferite al MURST. Èchiaro che in assenza di procedureefficaci di controllo della spesa e divalutazione dei risultati della ricercauniversitaria la stessa misurazionedel tempo di ricerca sarebbe pocoattendibile.

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Università di Trieste: studenti della facoltn di Economia durante un'esercitazioneValutazione e controllo dellaspesa

Prima di passare agli aspetti del con­trollo e della valutazione è necessariosottolineare che, essendo i due prin­cipali "prodotti" del sistema univer­sitario la formazione e la ricerca, lavalutazione deve riguardare sia leattività didattiche che quelle di ricer­ca onde evitare (come è avvenuto inaltri paesi; cfr. Buglione, 1993) distor­sioni a favore di uno dei due prodot­ti. L'enfasi sulla valutazione dellaricerca dipende quindi dall'ambitolimitato di questo contributo.Anche nell' applicazione delle proce­dure di controllo e valutazione, laspesa pubblica deve essere distintatra la spesa imputata e la spesa specificaper le attività ricerca, corrispondente,quest'ultima, ai finanziamenti delMURST e degli enti pubblici di ricerca.Per quanto riguarda la spesa "impu­tata" (che, in Italia, rappresenta piùdel 70% della spesa per la ricerca uni­versitaria) un sistema di valutazione"selettiva" che penalizzi, in terminidi assegnazione delle risorse, i sog­getti meno efficienti, non appare pra­ticabile. L'unica possibilità, a mioavviso, è quella di introdurre unsistema di controllo che richieda aidipartimenti o alle facoltà il cui per-

sonale dichiara di impegnarsi mag­giormente nelle attività di ricerca didimostrare una maggiore produtti­vità in termini, ad esempio, di pub­blicazioni o di altri risultati scaturitidall'attività di ricerca. Come eviden­ziato nel paragrafo precedente, unsistema di controllo di questo generecontribuirebbe a rendere più affida­bile la misurazione stessa della spesaper la ricerca universitaria.Diverso è il caso della spesa pubblica"specifica" che è pari, grosso modo,al 20 per cento delle spese complessi­ve per ricerca del sistema universita­rio italiano (si veda la tabella 3). Amio avviso, questa componente dispesa dovrebbe essere sottoposta amonitoraggio e potrebbe essereanche oggetto di valutazione seletti­va. È da sottolineare che, anche se lapercentuale di spesa "valutabile"non risulta elevata, l'introduzione diprocedure di valutazione contribui­rebbe notevolmente a migliorarel'efficienza e l'efficacia delle attivitàdi ricerca delle università in quantoagirebbe direttamente sulle risorsespecifiche (aggiuntive) di cui il perso­nale di ricerca può disporre.In Italia, il monitoraggio dei fondipubblici destinati alla ricerca univer-

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sitaria implica in primo luogo rende­re effettivamente operativa l'anagrafenazionale della ricerca: questa strut­tura, istituita con il DPR Il luglio1980, n. 382, non ha mai funzionatocome avrebbe dovuto ed è quindiragionevole attendersi che non abbiamai rappresentato la base informati­va per una efficace programmazionee per una politica della ricerca fina­lizzata alla razionalizzazione e all'eli­minazione degli sprechi.Spostandoci dal monitoraggio allavalutazione della ricerca universita­ria finanziata dal settore pubblico, ifondi assegnati alle università dalCNR e dagli altri enti pubblici diricerca dovrebbero essere espressa­mente valutati da questi organismi.Relativamente ai progetti di ricercache prevedono esborsi monetarinotevoli è opportuno che il CNR e glialtri enti pubblici di ricerca istituisca­no dei comitati ristretti di esperti - incui il numero di accademici non deveessere maggioritario - che valutino ilprogetto ex-ante, in itinere ed ex-postoRispetto ai fondi di ricerca del MURSTsappiamo che attualmente questisono allocati per il 60 per cento "apioggia" tra i vari atenei e per il 40per cento a progetti di interesse

nazionale (cfr. nota 2). Questi ultimidovrebbero essere valutati da unapposito organismo che è già statoindividuato nella legge 168/89 con ladenominazione di "osservatorio per­manente" e deve essere istituito, condecreto ministeriale, presso il MURST;il suo ruolo è stato recentementeribadito nella legge 24 dicembre1993, n. 537 (si veda più avanti lanota 3). Tale organismo centraledovrebbe essere responsabile delmonitoraggio e della valutazionecomplessiva dei fondi ministeriali diricerca e potrebbe rivolgersi adesperti esterni nel caso di progetti diinteresse nazionale che richiedanonotevoli finanziamenti.Passando ai fondi 60 per cento, questidovrebbero essere controllati dallostesso "osservatorio permanente" delMURST. A tal fine, l'introduzione diprocedure di valutazione di naturaselettiva da parte del Ministero, tra­mite gruppi di esperti, appare un pro­cesso costoso e complesso visto ilnumero e la varietà dei soggetti coin­volti. Sarebbe sufficiente fissare deglistandard di produttività (basati, adesempio, sul numero di pubblicazioniscientifiche, sugli altri risultati "prati­ci" che scaturiscono dall'attività diricerca e sulla capacità di attivare altrifinanziamenti pubblici e, soprattutto,privati) ai quali le wuversità dovreb­bero attenersi per ottenere il normaleflusso di finanziamenti ministeriali.L'orgalusmo di valutazione e control­lo del MURST dovrebbe fissare dellesoglie minime al di sotto delle qualigli atenei non possano scendere, ameno di non vedere ridimensiona tala quota di fondi loro spettante. Saràcompito dei singoli atenei distribuireal proprio interno le risorse miluste­riali in modo da garantire il raggiun­gimento degli standard prefissati. Gliatenei potrebbero anche adottareautonomamente un criterio selettivodi allocazione interna privilegiando lefacoltà e i dipartimenti caratterizzatidalle migliori pelformnnce. A questoproposito, la legge 537/93 istituisce, alivello di singole università, i "nucleidi valutazione interna" ai quali vieneassegnato il compito di analizzare la

LA RICERCA

produttività della ricerca e delladidattica e di trasferire, annualmente,le relative informazioni al MURS'f'.

Considerazioni conclusive

La spesa pubblica destinata alle wu­versità italiane deve essere sottopostaad un sistema di controllo e deveessere allocata anche sulla base diprocedure di valutazione dei risultaticonseguiti sia nelle attività didatticheche in quelle di ricerca. L'esperienzadegli altri paesi industrializzatimostra che l'introduzione di tali mec­canismi non si scontra ma anzi ali­menta il principio della libertà diinsegnamento e di ricerca. In sostan­za, la presenza di un sistema di valu­tazione e controllo non rappresentasoltanto un vincolo a cui il personaleuniversitario è sottoposto ma ancheuna opportunità per migliorare lecondizioni in cui svolgere il propriolavoro. Un cambiamento di mentalitàsi deve necessariamente coniugarecon l'introduzione delle proceduretese a migliorare l'efficienza e i'effi­cacia del sistema universitario ed èallora importante ed urgente coinvol­gere tutti i soggetti interessati

3 Il comma 22 dell'articolo 5 della legge 537/93recita: "Nelle università, ove già non esistano,sono istituiti i nuclei di valutazione internacon il compito di verificare, mediante analisicomparate dei costi e dei rendimenti, la corret­ta gestione delle risorse pubbliche, la produtti­vità della ricerca e della didattica, nonchél'imparzialità e il buon andamento dell'azioneamministrativa. I nuclei determinano i para­metri di riferimento del controllo anche suindicazione degli organi generali di direzione,cui riferiscono con apposita relazione almenoannualmente". Al comma 23 si stabilisce che"La relazione dei nuclei di valutazione internaè trasmessa al Ministero dell'Università e dellaRicerca scientifica e tecnologica, al ConsiglioUniversitario Nazionale e alla Conferenza per­manente dei Rettori per la valutazione deirisultati relativi all'efficienza e alla produtti­vità delle attività di ricerca e formazione, e perla verifica dei programmi di sviluppo e di rie­quilibrio del sistema universitario, anche aifini della successiva assegnazione delle risorse.Tale valutazione è effettuata dall'osservatoriopermanente da istituire con decreto del mini­stro, ai sensi dell' articolo 12, comma 4, letterat> della legge 9 maggio 1989, n. 168 (. .. )".

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(docenti, ricercatori, personale ammi­nistrativo e studenti) nella loro defi­nizione tecnica ed operativa.

Bibliografia

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IL FONDO FRANCOFONOPER LA RICERCA

Consolidare ed espandere l'ambito fran­cofono della ricerca coordinandone hlttele attività svolte nei vari paesi: questol'obiettivo principale che persegue unnuovo organismo recentemente creatodall'Agenzia Francofona per l'Insegna­mento Superiore e la Ricerca (AuPELF­UREF), in occasione del vertice diMauritius, svoltosi nell'ottobre delloscorso anno. Si tratta del FondoFrancofono per la Ricerca (FFR), adottatopoi nel dicembre successivo con la"Carta di Abidjan", sottoscritta e appro­vata da tutti i ministri dell'Istruzioneslìperiore e della Ric~rca degli Stati diinfluenza francese. Il vero e propriodocumento tecnico del Fondo è statoadottato dal Consiglio permanente dellafrancofonia il17 marzo del 1994.

Gli scopi del FFR

Vediamo, in dettaglio, gli scopi del FFR: ilconsolidamento dei rapporti di coopera­zione scientifica tra le struthtre di ricercae i laboratori francofoni, destinati adaccogliere personale e a mettere a pWltOprogrammi di alta qualità; il persegui­mento dell'intento francofono con tutti imezzi disponibili; la promozione di Wlrilancio concreto della ricerca nei paesidel sud del mondo, tramite Wl migliora­mento delle condizioni di vita e di lavorodegli addetti ottenibile con opportunepolitiche scientifiche e con il finanzia­mento di attività multidisciplinari checoinvolgano il maggior numero di sog­getti. Gli obiettivi del Fondo Francofonoper la Ricerca ValUlO raggiunti tenendoconto di quattro principi fondamentali: lacoerenza tra i provvedimenti costitutividel Ffr e le azioni dinamiche proposte,così da convergere verso il fine ultimodella promozione della formazione edella ricerca; la concentmzione delle risorse,un intento costantemente soddisfattodalla politica di sviluppo e consolida­mento della rete di collaborazione che fa

capo a entità privilegiate chiamate ScuoleDottorali Regionali; il decentmmento, otte­nuto mediante l'istihlzione di struthu"e avocazione regionale che valorizzino gliinvestimenti e contribuiscano a ridurre icosti complessivi di Rmzionamento, alloscopo di evitare la diaspora del persona­le locale competente verso i paesi indu­strializzati; infine, la mobilitrì, che è estre­mamente incoraggiata.

Le azioni prioritarie

In termini pratici, l'attività del Ffr si rea­lizza attraverso sei azioni prioritarie; lapiÙ importante è senz'altro la già citataScuola di Dottorato Regionale (EOR),definita "luogo privilegiato della forma­zione e della ricerca". Ha lma funzionedi raccordo e di valorizzazione dellewùversità, degli istihlti di ricerca e deglialtri laboratori, e si configura come unastruttura di sostegno e incentivazionedella collaborazione tra questi organi­smi. La creazione dei Diplomi di StudiApprofonditi (DEA) - a cui si accedegeneralmente con una borsa - e la possi­bilità di preparare lma tesi di dottoratofrancofono nei vari atenei dei paesi invia di sviluppo permettono alle Edr dicoltivare le capacità dei giovani ricerca­tori in loeo limitando così la "Riga di cer­velli" verso i paesi industrializzati.Il Diploma di Studi Approfonditi costi­tuisce il primo livello della formazionedottorale ed è diviso in due fasi: laprima ha la durata di sei mesi e lecaratteristiche di un insegnamento teo­rico e metodologico che si concludecon un approccio alle tecniche di ricer­ca. Il superamento di un esame scrittood orale permette il passaggio allo sta­dio successivo della durata di 18 mesi,interamente dedicato alla ricerca sulcampo. Ad assegnare il DEA sono i ret­tori o i presidenti delle istituzioni acca­demiche membre dell'EDR, e i rettoridell'UREF su deliberazione di lma com-

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missione giudicante. Requisito essen­ziale per ottenere il Diploma è il supe­ramento di una serie di prove teoriche,metodologiche e attitudinali.Successivamente si può passare alDottorato Francofono. Occorre comuni­care l'oggetto della propria ricerca (pre­via approvazione del relatore-direttoredi tesi) al responsabile della ScuolaDottorale Regionale e piÙ avanti al ret­tore dell'università interessata. Le fun­zioni di relatore-direttore di tesi posso­no essere esercitate dai professori titola­ri o dagli associati. La durata consigliatadella preparazione al dottorato è di dueanni con un'evenhwle deroga di dodicimesi supplementari. Il titolo di dottoreviene assegnato congiuntamentedall'università interessata, dagli ateneimembri dell'EoR e dall' AgenziaFrancofona per l'Istruzione superiore ela Ricerca dopo la lettura della tesi. Lealtre cinque azioni attraverso le quali sirealizza il Fondo sono: i LaboratoriAssociati Francofoni (LAF), selezionatidall'AUPELF-UREF sulla base di criteri diqualità scientifica, legati contrattual­mente per una ricerca di alto livello chesi inserisca di diritto nel movimentoscientifico internazionale; i Gruppi diGiovani Ricercatori (JER), con la lorofunzione di incoraggiamento alla pro­fessione in ambiti scientifici non esplo­ra ti dalla rete di ricerca dell'UREF; leAzi01Ù Combinate di Ricerca (ARe) chehanno come finalità la promozione dilma efficace interazione scientifica tra leéquipe di ricerca; le Borse di Ricerca chenùrano a migliorare le condizi01ù di vitae di lavoro dei ricercatori nei paesi svan­taggiati; infine l'Aiuto per la Struttura­zione Scientifica per gli atenei del suddel mondo che si devono dotare di unapolitica coerente e progranUllatica.Tutte le azioni del Fondo sono gestiteda tre organismi di con trollo: laMissione della Ricerca in seno all'UREFche si incarica della messa in operadelle iniziative; il Comitato di Gestionedei fondi e il Comitato di Esperti per lavalutazione degli studi di fattibilità edel contenuto scientifico di hltte le ope­razioni da realizzare nell'ambito delFondo Francofono per la Ricerca.

L.F.

LA RICERCA

Ricercandoa cura di Livio Frittella

Parte illVProgramma Quadroeuropeo

Novità sul fronte della ricercaeuropea. A Bruxelles i ministri

competenti hanno approvatootto progetti compresi nelQuarto Programma quadro perlo sviluppo tecnologico e laricerca dell'Unione 1994-98. Sitratta di iniziative da finanziarecon la metà del budget di 12,3miliardi di ecu (23 mila miliardidi lire) destinato al programmacomplessivo. Gli otto progettiapprovati riguardano:telematica: miglioramento deiservizi pubblici con :ampliamento degli scambi diinformazione, telemedicina,telelavoro, sorveglianzacomputerizzata dell'ambiente esemplificazione degli accessi aimezzi e alle procedureinformatiche;tecnologie dell'informazione:l'Unione intende farsiproduttrice di cervellielettronici e creatrice di banchedati e d'immagine stando

sempre al passo con i tempi;scienza e tecnologie marine:sfruttamento delle risorse,sorveglianza oceanografica,previsione dei fenomeni quali lemaree;

agricoltura e pesca: incrementarela produzione, rendendola di

grande qualità, e promuovere ilconsumo di materie biologichein Europa;standardizzazione dei metodi dimisura e test: l'Unione intendearmonizzare e rendereomogenei i criteri divalutazione della qualità deiprodotti;cooperazione con i paesi terzi e leorganizzazioni internazionali: laricerca continentale si

/'

estenderà oltre i confinieuropei e il primo Stato afruirne sarà Israele;energia non-nucleare:incentivazione dei progetti disfruttamento dell'energia eolica,geotermica, fotovoltaica, iltutto nel massimo rispettodell'ambiente;

fusione termonucleare controllata,per sviluppare una enormefonte di energia, naturalmente afini pacifici.

Ricerca sui materiali

La ricerca sui materiali riceveun notevole impulso dalle borsedi studio che l'IstitutoNazionale per la Fisica dellaMateria - ente autonomo con 2mila ricercatori - assegna a 34giovani al di sotto deltrentaduesimo anno di età,residenti nel Mezzogiorno.Ventiquattro laureati e diecitecnici di laboratorio godrannorispettivamente di 16 milioni e12 milioni annui, da mettere afrutto in campo internazionalec'on un confronto continuo neiriguardi delle altre realtàscientifiche. Gli studi sirivolgono ai materiali innovativi;i laureati, in questo ambito,potranno scegliere tra diversearee: processi ecaratterizzazione dei materiali,mediante laser e plasmi;biomateriali, materiali liquidi eamorfi, o metallici, magnetici esuperconduttori, oppuresemiconduttori e dielettrici;ancora, processi ecaratterizzazioni di superfici,infine aspetti computazionalinella scienza dei materiali. Per itecnici, i settori da sceglierevanno dalla criogeniaall'elettronica, dalle tecniche del

moto alla preparazione deimateriali.

I tagli alla ricerca

L'Italia mostra ancora unoscarso interesse per ilfinanziamento delle attività diricerca. Dei tagli previsti dallalegge finanziaria - nel dettaglio8 mila 528 miliardi per ilprossimo anno, 3.851 nel '96 e3.283 nel 1997 - una parteconsistente si riferisce proprioalla scuola, all'università e allaricerca. E pensare che il nostropaese investe in quest'ultimocampo soltanto 1'1,4 per centodel Prodotto nazionale lordo, afronte del 2,8 per centodestinato dagli Stati Uniti, il 2,6della Germania, il 2,9 del

Giappone. Siamo a metà dellecifre spese dagli altri grandipaesi industrializzati e sotto allamedia europea del 2 per cento.Secondo l'Associazione Italianaper la Ricerca Industriale c'è ilconcreto rischio di"retrocedere in una condizioneirreversibile di noncompetitività tecnologica".Malgrado le varie grida diallarme provenienti da ognidove, il governo ha deciso ditagliare altri 340 miliardi.L'ENEA, per il quale fu ancheventilata la messa inliquidazione, riceverà 127miliardi in meno e ne avrà adisposizione solo 400. L'AgenziaSpaziale registrerà unadiminuzione delle entrate di 50miliardi e anche il ConsiglioNazionale delle Ricerche subiràdei tagli ai fondi. D'altronde, ilprogetto è di "riordinare tuttoil mondo della ricercanazionale" - dice il ministrocompetente Stefano Podestà ­"creando un polo organico cheeviti doppioni e gigantismiburocratici. Pensoall'accorpamento degli entipiccoli e simili fra loro, poi auna pluralità di enti medio­grandi come l'INFN, ben

73

finalizzati; tutti sotto l'egida delCNR completamente riveduto ecorretto".Le proposte di tagli hannogenerato una ridda dimanifestazioni di dissenso daparte di tecnici, esperti,ricercatori."È un grave errore" - dice

Alberto Martinelli, preside dellafacoltà di Scienze politichedell'Università Statale di Milano- "I fondi destinati alla ricercasono tra i pochi che nonpossono essere diminuiti,perché costituisconol'investimento produttivo pereccellenza". "Se si vuole uninserimento efficace dell'Italianel sistema innovativoeuropeo" - aggiunge FrancescoCostantini, presidente dellaFarmindustria - "occorre che cisia una politica industriale e cheessa favorisca lo sviluppo deisettori che producono knowhow ad elevato potenziale didiffusione".Rincara la dose l'economistaPaolo Sylos Labini: "La nostra

ricerca e la nostra universitàpossono uscire dal baratro incui sono cadute solo se ciintegriamo in Europa ­nell'attività di ricerca, neiconcorsi universitari, nelleperiodiche verifiche di tutti idocenti e tutti i ricercatori".Alberto Oliverio del CNRafferma che "rispetto ai paesiindustrializzati o emergentil'Italia si trova oggi altrentaduesimo posto percompetitività scientifica - traIndonesia e Filippine - secondoi parametri del WorldEconomics Council: né sarebbepossibile altrimenti quando nelcorso degli ultimi anni la ricercascientifica è stata sempre piùmortificata: il bilancio del CNR siè contratto senza nemmenotenere il passo con l'indice diinflazione, l'università èsottofinanziata, l'età media deiricercatori si situa ben oltre iquarant'anni in quantol'ingresso dei giovani nel mondo

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della ricerca rappresenta ormaiun fenomeno raro edepisodico".Altro tipo di critica quella diEugenio Caruso, del Centroinformazioni studi edesperienze: "I soldi non solosono pochi: vengono anchespesi male. I finanziamenticadono a pioggia e sidisperdono su centinaia diprogetti irrilevanti"."Ci hanno tolto una quarantinadi miliardi", dice il presidentedel CNR Enrico Garaci. "Lariduzione corrisponde a quelcinque per cento delfinanziamento agli enti scientificiche un decreto in fase diconversione destina al fondoper la ricerca applicata, cioè perfini pratici, da costituire pressoil Ministero".Il premio Nobel Carlo Rubbia:"Gli altri paesi assegnano allascienza risorse cthe sono ildoppio delle nostre".Nicola Cabibbo, parlandodell'ENEA, dice: "Questa volta,invece della solita forbice, ciaspettavamo qualcheindicazione in campo nucleare.Non per la costruzione dicentrali, ma per tenere vive leconoscenze tecniche. Quelloche conta, in un paesemoderno, non è solo produrrebrevetti, ma utilizzare al megliole invenzioni che circolano, ilcosiddetto know how. E questolo si fa solo in un modo:curando le nuove leve".L'ex ministro della RicercaUmberto Colombo dichiara: "loconsidero la ricerca non unaspesa, bensì un investimento,oltretutto necessario per ilfuturo. Tagli in questo settoremi adirano. La nostracompetitività non può restareaffidata, come ora, ai prezzibassi, alla lira svalutata, allo stileo al design italiano",In mezzo a questo mare dicritiche, c'è chi fa delleproposte. Luciano Maiani,presidente dell'Istituto di FisicaNucleare: "Per stimolare la

scienza basta poco: un'iniezionedi sette, ottocento miliardisarebbe uno stimolo potente".Il biofisico del MIT di BostonMassimo Piattelli Palmarini:"Sburocratizzazione dellaricerca: eliminare gli sprechi,semplificare la rigidissimagestione dei finanziamenti neisingoli laboratori, favorire ilmovimento dei ricercatoristranieri in Italia, deciderenomine e promozioni solo inbase ai risultati ottenuti (e nonall'anzianità), far verificarel'efficienza dei laboratori daapposite commissioniinternazionali". Infine, ildirettore dell'Istituto diricerche farmacologiche MarioNegri, Silvio Garattini:"Destiniamo 1'8 per milledell'lrpef alla ricerca scientifica".

La ricerca in POSitivi

Se alcuni settori della ricercasoffrono di carenza di fondi,altri invece ripartono in grandestile: si tratta delle aree tessile,macchine utensili, farmaci ecardiologia, che riceveranno uninvestimento totale di 450miliardi. Le quattro propostemigliori avanzate dalle impreseinteressate saranno finanziateintegralmente. Il piano deltessile promuove sviluppo,trasferimento e adattamento dinuove tecnologie di prodotto edi processo, grazie all'ausiliodelle procedure informatiche ead una migliore gestionedell'ambiente.Per le macchine utensilioccorrerà studiare nuoviprocessi produttivi per ilsettore della meccanica.Farmaci 2 è il nome di unprogetto di ricerca suimedicinali controarteriosclerosi, carenzeimmunitarie, tubercolosi, peste,malaria e lebbra. Cardiologia 2si occupa di finanziare lericerche sull'ottimizzazione delcuore artificiale già realizzato.

I parchi del Meridione

Dopo tre anni di buioprofondo torna la luce sullaricerca nel Sud Italia: i 1.100miliardi previsti dall'Intesa diprogramma del 1991 perprogetti di innovazione eformazione sono statifinalmente sbloccati, e neltriennio 1994-96 una primatranche di 450 miliardi saràdestinata alla realizzazione di 13parchi tecnologici nelMeridione. Ma solo da unpunto di vista dei serviziinformatici, della ricerca e delladiffusione dell'innovazione sulterritorio: i fondi nonserviranno a costruirestrutture. Nel triennio 1994-96i PJrchi tecnologici lavorerannosu 49 progetti di innovazione e52 di formazione.Vediamo il dettaglio delle"cittadelle della scienza": ilParco dell'Elba nell'isolaomonima (ricerca inbioelettronica), Technapoli nelcapoluogo campano(marketing, telecomunicazioni,informatica, aerospazio,biotecnologie mediche,agroindustriali e trasporti) e,nella stessa regione, il Parco diSalerno (informatica perl'archeologia, agroalimentare ediffusione della culturascientifica), Teknomarche aPesaro (automazione nelleimprese locali); Palmer aFrosinone e a Latina (creazionedi nuove aziende, materialiinnovativi, elettronica,tecnologie per l'ambiente);Parco dell'Abruzzo, con sede aL'Aquila (innovazionenell'agroalimentare e nuoviservizi ospedalieri); Parco delMolise a Campobasso (biologieapplicate all'agricoltura); ValBasento a Pisticci in provincia diMatera (ambiente, territorio eindustria); Technopolis a Bari(innovazionenell'agroalimentare, moda,meccanico e infrastrutture,ricerca sui laser e telematica) e,

sempre in Puglia, il Parco lonico­Salentino, localizzato a Mesagnein provincia di Brindisi(materiali e studi archeologici);Parco della Calabria a Cosenza(agroalimentare e informatica);Parco della Sicilia con sede dadefinire (zootecnia,maricoltura, sviluppo delsettore delle terrecotte e delrestauro, patologie oftalmiche);infine, Parco della Sardegna intutte e quattro le provinceisolane (vari servizi tecnologici).

Ristrutturazionedell'ENEA

L'ENEA non verrà liquidato. Ilministro dell'Industria Gnuttiaveva ventilato l'ipotesi di unasoppressione dell'EnteNazionale per le EnergieAlternative, allarmandone i4500 dipendenti e facendosidefinire da un giornale "ilministro impazzito".Contrordine: le parole deltitolare del dicastero sonostate male interpretate o c'èstato un dietrofront (dipendedalle versioni). "II governo si èimpegnato ad emanare uno opiù decreti legislativi perrazionalizzare la disciplina e ilnumero degli enti e degli istitutidi ricerca", ha detto Gnutti."Risultato: creiamo un polounitario per la ricerca chefaccia capo al Ministerodell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica". Inpratica, tutti gli enti delcomparto verrannoriorganizzati entro il 30 giugnodel '95, come è scritto neldecreto legge su "Ulterioridisposizioni concernenti lafinanza pubblica" incorporatonella finanziaria. Si prevedonoanche "Ii mature" ai fondi per laricerca (di cui rendiamo contoin altra parte di questa rubrica)e, forse, una razionalizzazionedegli organici (che equivale auna riduzione del personale delsettore).

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LEGGI E DECRETI

DALLA GAZZEnA UFFICIALE (ottobre-novembre1994)

Leggi e decreti

Decreto-legge 21 ottobre 1994, n. 588Reiterazione del decreto contenentedisposizioni mgenti per il flUlzionamen­to delle lUtiversità (GLI del 24 ottobre)

Decreto-legge 7 novembre 1994, n. 620Disposizioni urgenti concernenti ilConsiglio Universitario Nazionale (GLIdell'8 novembre))

Istituzione di facoltà e corsi di laurea

UNIVERSITÀ DEL MOLISE IN CAMPOBASSO:facoltà di Scienze MFN con cdI in Scienzeambientali(GLI del 4 ottobre)UNIVERSITÀ DI MiLANO: cdI in Scienze deimateriali (GLI del 31 ottobre)UNIVERSITÀ DI PADOVA: cdi in Scienze deimateriali (GU del 31 ottobre)UNIVERSITÀ DI LECCE: cdi inGiurisprudenza afferente alla facoltà diEconontia (GU del1'8 novembre)UNIVERSITÀ DI BOLOGNA: cdI inBiotecnologia (GLI del 28 novembre)

Istituzione di diplomi universitari

AGRARIA EVETERINARIAPerugia (GU del 6 ottobre)

INGEGNERIARoma Tor Vergata (GU del 16 novembre)

GIURISPRUDENZAPalermo (GU del 14 novembre)

ECONOMIASeconda Università di Napoli (GU del 4novembre)

STATISTICAFederico II di Napoli (GLI del 3 novembre)Teramo (GU del 14 1lovembre)

BENI CULTURALILa Sapienza di Roma (sede di Rieti) (GUdel 19 ottobre)

TRADUTTOREEDI~~RPRETE

Udine (GU della novembre)

FARMACIACatania (GLI del 18 ottobre)Genova (GU del 9 mnggio)Federico II di Napoli (GU del 31 ottobre)Milano (GU del 17 novembre)

MEDJcrNACagliari (GU del 12 ottobre)Pisa (GU del 19 ottobre)Federico II di Napoli (GU del 21 ottobre)Palermo (GU del 9 novembre)L'Aquila (GU dell'l1 novembre)Roma Tor Vergata (GLI rlel17 novembre)Seconda Università di Napoli (GU del 211/ovembre)

AREA SCIENTIFICAL'Aquila (GU del 18 ottobre)Milano (GLI del 31 ottobre e 2 novembre)Federico II di Napoli (GU del 4 novembre)Modena (GU del 22 1/ovembre)

SERV1ZIO SOCIALECassino (GU del 31 ottobre)La Sapienza di Roma (GU del 9 novembre)Torino (GU dellO novembre)Verona (GU del 18 1/ovembre)

Riordinamenti

FACOLTÀ DI ARCHITETTURAFerrara (GU del 3 ottobre)

FACOLTÀ DI ECONOM1ACataItia (GU del 31 ottobre)Federico II di Napoli (GU del 2 novembre)Seconda Università di Napoli (GLI del 4Ilovelllbre)Perugi~ (GU del 15 Ilovembre)L'Aquila (GU del 17 novembre)

FACOLTÀ DI SCIENZE STATISTICHELa Sapienza di Roma (GU del 22 ottobre)

FACOLTÀ DI AGRARIALa Sapienza di Roma (GU del 21 ottobre)

CDL IN O-IIMlCALa Sapienza di Roma (GU del 18 ottobre)

CDL I FISICATorino (GU del 31 ottobre)Lecce (GLI del 2 novembre)

CDL IN INFORMATICA

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L'Aquila (GU del 19 ottobre)MilaIlO (GLI del 2 novembre)Udine (GU del1'8 novembre)Bologna (GU del 16 novembre)

CDL IN LINGUE ELETTERATURE STRANIERESalerno (GU del 6 ottobre)

CDL IN MATEMATICASiena (GU della novembre)Camerino (GU del 29 novembre)

CDL IN MEDICINA VETERINARIAPadova (GU del 3 novembre)

CDL IN PSICOLOGIALa Sapienza di Roma (GU del 21 ottobre)

Statuti

UNIVERSITÀ DI PISAApprovazione del nuovo statuto(GU del 12 ottobre)

UNIVERSITÀ DI VERO AApprovazione del nuovo statuto(GU del 25 ottobre)

ISTJTUTO UNTVERSITARIO D'ARcH1TETTURA ­VENEZIAModifiche del nuovo statuto(GU del 7llovembre)

UNIVERSITÀ DI SIENAApprovazione del nuovo statuto(GU del 24 novembre)

LIBERTA UNIVERSITÀ INTERNAZIONALEDEGLI STUDI SOCIALI "GUlDO CARLI" DI

ROMAModifiche allo statuto(GU del 30 novembre)

BANCAPOPOLAREDI VERONA

GRUPPO BANCARIO POPOLARE DI VERONA· S. GEMINIANO ES. PROSPERO

Il 21 giugno 1867 è la data di nascita del­la Banca Popolare di Verona, 128 anni distoria, un lungo cammino, importanti tra­guardi operativi raggiunti, una consolidataesperienza acquisita, una dimensione dinotevole ampiezza già realizzata, una pre­senza sul territorio di primaria importanza,una strategia rivolta sempre al futuro, iericome oggi. È questo il quadro identificativodella Banca Popolare di Verona, nonanell'elenco cronologico di costituzione dellebanche popolari, quarta per grandezza.Banca aggregante per tradizione, laBpv all'inizio del 1994 ha perfezio-nato l'acquisizione, avvenuta conun'OPA lanciata nel novembre1993, della maggioranza delleazioni del Banco San Geminia­no e San Prospero di Modena.Con la storica delibera di fusio­ne per incorporazione del BancoSan Geminiano e San Prosperonella Bpv, presa dall'AssembleaStraordinaria dei soci il 3 dicem­bre del 1994, è stata realizzatauna entità bancaria radicata nelnord-est, che si può collocare aiprimi posti della graduatoria na-

Verona: Villa Guerina di Montorio (1860),sede del Centro di formazione del persona­le della Banca Popolare di Verona

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zionale, forte di una raccolta diretta supe­riore ai 12.000 miliardi, con oltre 11 .000miliardi di impieghi, 30.000 miliardi dimezzi amministrati; il numero dei dipenden­ti è superiore alle 4.000 unitàe i soci sono oltre 40.000.Una rete sportelli che, insiemecon il Banco San Geminiano e

Il prof. Giorgio Zanotto, presidente della Banca Popolare di Verona (a sinistra)con il direttore generale, prof. Federico Pepe

San Prospero di Mode­na è forte di circa 300unità operative, profon­damente radicata neltessuto economico e ci­vile del nord-est delpaese, nel territorio diotto regioni e undiciprovince. L'organizza­zione della Bpv è com­pletata da una filiale eda una Banca attivenel Granducato delLussemburgo, da ufficidi rappresentanzanell'ambito del GruppoArca nord-est, a Roma,Londra, Par(gi, HongKong e Pechino.L'operatività della Ban­ca trova ulterioreespressione attraversonumerose partecipa-zioni in società strumentali al fine di garan­tire l'accesso della clientela in aggiuntivisegmenti di mercato per soddisfare la piùampia gamma di esigenze di servizi e diprodotti finanziari. A coloro che sono attivisui mercati internazionali, la Banca fornisceuna qualificata assistenza e collaborazio­ne, ambito nel quale è riconosciuto, ormaida tempo, un elevato standing, che ha tro­vato conferma anche nel 1993. La societàspecializzata in valutazioni societarie IBeAdi Londra ha infatti concesso nuovamentealla Bpv il più elevato rating assegnato abanche italiane, "A/B", collocando quindi

la Banca nel drappello di testa, tra le mI­gliori banche in assoluto.Una particolare attenzione viene costante­mente dedicata all'attività di formazione eaggiornamento del personale che beneficiadi specifici programmi di studio e di esercita­zioni pratiche svolte presso la struttura didat­tica della Banca ubicata nel Centro di VillaGuerina. La crescita professionale è conside­rata dalla Banca Popolare di Verona unobiettivo fondamentale di primaria importan­za proprio perché la "qualità" del personalerappresenta il modo migliore per raccoglierele sfide per lo sviluppo futuro.

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LIBRI

Chi paga l'istruzioneuniversitaria?Dall'esperienzaeuropea una nuovapolitIca di sostegnoagli studenti in ItaliaG. Catalano, P.A. Mori,p. Silvestri,M. TodeschiniFranco Angeli, Milano1993

Le analisi e le tesicontenute in questo librosono in parte ;già note ailettori di UNIIIERSITAS, cheal tema del finanziamentodelle università hadedicato ampio spazio neinumeri 47 e 48 (gem1aio­marzo e aprile-giugno1993), ospitando anche icontributi di alcuni deicoautori del testo chestiamo esaminando. Ètuttavia utile segnalarloper la profondità con cuisviscera le implicazioni delproblema e per l'ampiezzadel quadro in cui locolloca, consentendo unavisione d'insieme deisistemi di istruzionesuperiore con cui siamosoliti confrontarci e deirispettivi modi difinanziamento.La prima parte è dedica taa una chiarificazione deiconcetti di fondodell' economiadell' istruzioneuniversitaria e dei motiviper cui lo Stato deveintervenire nelfinanziamento di essa.L'idea di fondo è che il

soggetto produttoredell'istruzione è lostudente stesso, mentre leuniversità si limitano aprodurre "servizi diistruzione". Da ciòscaturirebbe che i costi delservizio dovrebbero esseresopportati dall'utente senon esistessero ragioni diefficienza e di equità agiustificare l'interventopubblico. Particolareattenzione va tuttaviaprestata ad evitare glieffetti perversi nellaredistribuzione del redditodovuti al finanziamentopubblico, che grava sututti i contribuenti, mentrei beneficiari (gli studentiuniversitari) appartengonoprevalentemente alle classimedio-alte. A questoscopo gli autoriformulano, in particolarenella quarta parte, delleproposte volte a rendereeffettivamente operante inItalia un sistema di prestitiagli studenti, previstodalla legge 390/91 suldiritto allo studio, masperimentato finora conscarso esito. Si potrebberocosì liberare delle risorseper estendere gli aiuti afondo perduto,attualmente irrisori pernumero ed entità, a tutti icapaci e meritevoli privi dimezzi, secondo il dettatocostituzionale. Inoltre intal modo si migliorerebbel'efficienza del sistemaattraverso laresponsabilizzazione dello

studente che, essendotenuto a restituire, sebbenea condizioni agevolate, ilprestito d'onore,valuterebbe con maggioreoculatezza la propriacapacità di concludere ilcorso di studi che intendeintraprendere.N ella seconda e terzaparte, che coprono lamaggior parte del volume,vengono presentate, inchiave comparatistica,delle ricerche in gran parteoriginali, sebbeneelaborate sulla base distudi già noti', sulproblema delfinanziamentodell' istruzioneuniversitaria e dellepolitiche di aiuto aglistudenti. Vengono presi inesame per l'Europa i datidei principali paesi UE e diquelli che hannosviluppato particolariesperienze difinanziamentodell'istruzione superiore edi sostegno economico aglistudenti (Svezia,Danimarca, Olanda) e,fuori d'Europa, i sistemi dihigher edl/cntiol1 in USA,

Canada e Australia. Daqueste analisi vengonotratte sia considerazionigenerali di indirizzo percorreggere le principalistorture dell'universitàitaliana, sia spunti concretiper impostarecorrettamente una nuovapolitica del diritto allostudio, evitando gli errori

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compiuti in altri paesi. Perquanto riguarda l'Italia,dal confronto emergono,oltre alla ben notainefficienza del sistemauniversitario (laproduttività piÙ bassa tra ipaesi dell'UnioneEuropea), la scarsità dirisorse destinateall' istruzione universitariae, soprattutto, il fatto chela spesa pubblica è rivoltaquasi esclusivamente allaproduzione di servizididattici, mentre l'altrocosto di produzione, ossiail mantenimento deglistudenti, è sopportatoquasi interamente dallefamiglie. Per ovviare alprimo e principaleinconveniente non vi èsolo lo strumentonormativo (estendere erendere piÙ rigorose leregole e le procedure dicontrollo, attuarel'autonomia, etc.), maanche quello finanziario:da una parte elevare laquota di costi gravantisull'utenza attraverso unaumento delle tasseuniversitarie e dall'altrapotenziare notevolmente erazionalizzare le formeattraverso cui si attua ilsostegno agli studenti.Infatti il superiore gettitoderivante dall'aumento ditasse e contributi non puòessere utilizza to perrisolvere i problemi dellafinanza pubblica, dovendol'Italia recuperare il gnpnelle spese per istruzione

BIBLIOTECA APERTAl

· superiore e ricerca che lasepara dai paesi con cui èsolita confrontarsi. Inoltreuna politica di sostegnoallo studio - che secondogli autori dovrebberisultare da una miscela diaiuti a fondo perduto eprestiti, avere perdestinatari gli studenti piùche le famiglie ecoinvolgere le universitàpiù che le regioni comeattualmente accade ­risulterebbe proficua nonsolo sul piano delle pariopportunità per i soggettieconomicamente deboli,ma anche su quellodell' efficienza, perchéresponsabilizzerebbemaggiormente i fruitori eridurrebbe la necessità diricorrere ad attivitàlavorative per pagaisi glistudi, fenomeno questoche incide largamentenell'aumentare il numerodei fuori corso.Considerando come, nelpresente anno accademico,siano cresciuti i costi acarico degli studentiattraverso l'aumentogeneralizza to delle tassed'iscrizione, è innegabileche la questione sia discottante attualità. Cisembra tuttavia che ilMUR5T e le autoritàaccademiche abbianopreso troppo alla lettera o,meglio, in modounilaterale, i suggerimentidi questo saggio. Èurgente, infatti,parallelamenteall' aumento delle tasseuniversitarie, rivedere lapolitica di aiuti aglistudenti e, intanto, attuareper intero la già citatalegge 390. Se così nonfosse, non solo siescluderebberodall' istruzione

universitaria maggioriquote di giovani,violandone il diritto allostudio, ma si susciterebbela loro giusta protesta, cheandrebbe a detrimento delcorretto svolgimento delladidattica, aggravando cosìulteriormente la non roseasituazione dell'universitàin Italia.

Roberto Peccenini

I Per esempio gli studi del CHEPS

(cfr. LTNIVERSITA5 47, 6 e 41, 68).

Guida universitaria1994Ministerodell'Università e dellaRicerca scientifica etecnologica e éIMEAdella Fondazione RuiIstituto Poligrafico eZecca dello Stato, Roma1994

Quest'iniziativa editorialedel Ministero ha lo scopodi documentare lacomplessità dell'offertaformativa di livellouniversitario - direttatanto ad una maggioreconoscenza culturale escientifica quanto allapreparazioneprofessionale in tutti isettori della scienza e dellaconoscenza - e vuolecostituire un servizioinformativo, una "guida"alle scelte e"orientamento"all'università per i piùgiovani protagonisti dellecomunità accademiche didomani.Va riconosciuta al CtMEA lacapacità di aver preparatouno strumento che, oltre atestimoniare una volontàdi dialogo e di

comunicazione tra lapubblica amministrazioneed i cittadini (tutti icittadini e non solo imaturandi, perchél'università è unpatrimonio che appartienea tutta la società civile),presenta un'articolazioneche va al di là dellasemplice elencazione delleuniversità, o istitutiuniversitari, ecc. perdisegnare un quadro di ciòche è oggi l'universitàdopo un percorso dirinnovamento che, apartire dalla legge 168/89ed ancor oggi in atto, l'hatrasformata e la statrasformando.L'università, istituzione alcrocevia tra creazione dicultura, conoscenzascientifica ed innovazionetecnologica è per suanatura in continuaevoluzione e, fra lenumerosissimeinformazioni contenute nt.~

testo, alcuni dati laevidenzianoparticolarmente: 121comuni sono sedi dialmeno un corsouniversitario; gli studentiiscritti sono oltre unmilione e mezzo, di cui350.000 matricolenell'anno accademico1993/94; l'offertatiniversitaria si articola inoltre 1.600 corsi diversi0.080 corsi di laurea, 329diplomi universitari, 195scuole dirette a finispeciali); nel 1992 i laurea tisono stati 90.000, idiplomati più di 3.000; nel1991 1'80% circa deilaureati nel 1988 avevatrovato un lavoro stabile.Queste cifre caratterizzanoil sistema universitarioitaliano come uno dei piùrilevanti dell'Europa

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comunitaria. Le piùimpegnative sfideriformatrici chel'università italiana staaffrontando in questi annivanno dal rinnovamentodei curricula e deicontenuti didattici alladiversificazione deipercorsi formativi,dall' internazionalizzazione della docenza e dellaricerca, al miglioramentodella qualità dellestrutture e dei servizi,dalla modernizzazione alpotenziamento dellenorme per il diritto aglistudi universitari.L'introduzione, con lalegge 341/90 sugliordinamenti didattici, delnuovo diplomauniversitario ha rispostoalla pressante richiesta diflessibilità ed articolazionedei curricula e ha colmatouna lacuna del nostroordinamento adeguandoloa quello dei paesicomunitari. Il diploma diprimo livello soddisfaanche l'esigenza di darluogo a professionalitàintermedie e di recuperare,almeno parzialmente, ladispersione studentescapurtroppo molto forte nelnostro paese. Ciòpermetterà anche dimigliorare la produttivitàdell'intero sistema.In questa università inpieno rinnovamento, lenuove norme sul dirittoagli studi universitari(legge 390/91) hanno ilsenso di ricollocare alcentro dell'attivitàaccademica gli studenti ele loro condizioni distudio, rimuovendo gliostacoli di ordineeconomico e sociale che difatto limitanol'uguaglianza dei cittadini

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nell' accesso all' istruzionesuperiore e voglionoconsentire ai capaci emeritevoli, anche se prividi mezzi, di raggiungere igradi più alti degli studi.Gli studenti che decidonodi investire alcuni annidella loro vita in unpercorso impegnativo distudio e di ricerca possono,oggi, scegliere in unagamma assai vasta di corsie possono, quindi,rispondere appieno aipropri interessi culturali edalle proprie attitudiniprofessionali. Le universitàoffrono corsi in alcuni casitotalmente nuovi, in altriprofondamente rinnovatinei loro contenuti; si stainfatti realizzando ilprocesso di revisione ditutti i çllrriclila didatticivigenti. Tale revisionecorrisponde a criterigenerali di flessibilità(diversificazione dei corsi edegli indirizzi, opzionalitàdei contenuti formativi), diricomposizione delleconoscenze (contrastandol'ormai eccessivaproliferazione disciplinarein ambiti specialistici), divalorizzazionedell'autonomia dellesingole strutture didattichedelle università.

Emanuela Stefani

Le borse di studio inItalia e all'estero.Guida informativaper studenti e laureatiItaliani e stranieri

Ministerodell'Università e dellaRicerca scientifica etecnologica, CIMEA dellaFondazlOne Rui, CONICS,ISTRA e NOOPOLISIstituto Poligrafico eZecca dello Stato, Roma1993

La nuova edizione,aggiornata ed ampliata,della Guida sulle borse distudio preparata dal CLMEAha il pregio di costituireoggi un pWlto diriferimento, uno strumentoinformativo di base per laconoscenza del mondodelle borse di studio~ deglistage, della mobilitàinternazionale, offrendoinformazionicontinuamente aggiornate,frutto di lm lavoro direperimento ecatalogazione non semprefacile, né agevole.Come sottolineato nellapremessa, la guida vuoleanche essereun'introduzione aiprincipali programmi diborse promosse dalleorganizzazioniinternazionali e dai grandienti italiani; una guida diorientamento per glioperatori dei centri diinformazione attivi nelleuniversità, nei serviziterritoriali, negli istituti dicultura; uno spaccato slùleiniziative di livellouniversitario e post­universitario.Per agevolare il lavoro dichi vuole individuarerapidamente ciò che megliosi confà al proprio livello di

preparazione, la guidaindividua e descrivequattro categorie di borse,riunendo le tipologie(almeno 25) attualmentedisponibili sul mercatodella formazione e dellaricerca: le borse "distudio", finalizzate aconsentire la frequenza dicorsi di alta formazione; leborse "di studio",finalizzate a consentire lafrequenza di corsi di altaformazione; le borse "diricerca", finalizza te asostenere l'addestramentoalla ricerca scientifica operiodi di ricerca inlaboratori selezionati o lapartecipazione aprogrammi di ricercanazionali ed internazionali;le borse"di tirocinio", checonsentono periodi di stageo di praticantato nellegrandi industrie, nelleaziende di servizi o neglienti pubblici; le borse "dimobilità", finalizzate adincentivare lapartecipazione aprogranU1ìi internazionalied a rimuovere i maggioricosti che il candidato ècostretto in questo caso asopportare.Questa "mappa" aiuta ilpotenziale candidato adorientarsi senza un inutiledispendio di energie e tienealtresì conto di alcune dellepiù importanti ftmzioniinnovative assunte oggidalle borse di studio:l'in ternazionalizzazionedella ricerca e dell'altaformazione, infa tti, hasegnato il grande successodelle borse che consentonodi acquisire esperienzesignificative nei centri dieccellenza di tutto ilmondo; la borsa di studioviene utilizzata sempre piùfrequentemente come

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valida opportunità nellatransizione dagli studi allavoro e come strumentcdelle politiche delpersonale delle grandiaziende; accanto alla"borsa" in denaro in sen:classico, esistono nuovistrumenti di sostegno co:il prestito rimborsabile, ipremio, la borsa in servi,L'articolazione internadella guida vuole facilitail lettore nella rapidaricerca della sua aread'interesse. A tal fine sonsubito individuate: l'areadelle borse di studio che I

possibile fruire in Italia clcittadini italiani; le borsestudio che consentono agitaliani di recarsi all' estenper studio e ricerca; leborse di studio adisposizione dei cittadinistranieri che intendonoeffettuare un periodo distudio e di ricerca in Italiagli stage e i tirocini inazienda.I capitoli di servizio sullefonti informative ed irepertori di enti, uffici eindirizzi, costituisconoun'utile integrazione per lmigliore conoscenza delleopportunità esistenti, dellonormativa, del trattamentifiscale delle borse, degliorganismi erogatori.

E.: