universitas.mapnet.ituniversitas.mapnet.it/pdf/universitas n 051.pdf · UNIVERSITAS 51 • ommarlO...

90
C'l o r-.. ('J <"l m <"l o Z (/) <f? o li") o CL CL a: C'J w ...J (/) o CL ai al « ?; w Z o N Ci w CL (/) Anno XV Numero 1 / Gennaio - Marzo 1994 FRATELLI PALOMBI EDITORI STUDI E DOCUMENTAZIONE 51 DI VITA UNIVERSITARIA W ...J « a: tn w cc t- :> cc LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO La pace possibile/Le politiche comunitarie/ Le reti interuniversitarie/Voci dai Paesi Terzi/ La ricerca europea NELL'UNIVERSITÀ GEMMATA: LA LIGURIA Peccenini STORIA E IMMAGINI DELL'UNIVERSITÀ DI MACERATA

Transcript of universitas.mapnet.ituniversitas.mapnet.it/pdf/universitas n 051.pdf · UNIVERSITAS 51 • ommarlO...

C'lor-..('J

<"lm<"loZ(/)

~

<f?oli")

oCLCL~a:C'Jw...J

~(/)

oCL

aial«?;wZoNCiwCL(/)

Anno XVNumero 1 / Gennaio - Marzo 1994FRATELLI PALOMBI EDITORI

STUDI E DOCUMENTAZIONE

51

DI VITA UNIVERSITARIA

W...J«a:tnw~

cct-

~:>cc LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

La pace possibile/Le politiche comunitarie/Le reti interuniversitarie/Voci dai Paesi Terzi/La ricerca europea

NELL'UNIVERSITÀ GEMMATA: LA LIGURIAPeccenini

STORIA EIMMAGINI DELL'UNIVERSITÀ DI MACERATA

UNIVERSITAS 51

•ommarlO

LA RICERCA

Italia, Europa e Mediterraneo

66AMBIENTE ESVILUPPO AGRICOLOdi Cosimo Lacirignola

STORIA EIMMAGINI

3 ,L'UNIVERSITA DI MACERATA

IL TRIMESTRE

La cooperazione nel Mediterraneo

6LA PACE POSSIBILEdi Tiziana Sabuzi Giuliani

7 ,IL RUOLO DELL'UNIVERSITAdi Pier Giovanni Palla

8PROBLEMI COMUNI ALLE DUESPONDEdi Luigi Ambrosi

l lLE RETI INTERUNIVERSITARIEdi Emanuela Stefani

18VOCI DAI PAESI TERZIdi G. Kerbaj (Libano), O. Bouab(Marocco), S. Morsi (Egitto), A.Mahjoubi (Tunisia), S. Chaabane(Algeria)

29DAL CONFLITTO ALLO SVILUPPOdi K. R. Stow (Israele), I. AbuLughod (Palestina), A.E. Mazawi(Israele)

abstract/résumé

NOTE ITALIANE

38 ,NELL'UNIVERSITA GEMMATA:LA LIGURIAdi Roberto Peccenini

45 ,GEOGRAFIA, I PERCHE DI UNCAMBIAMENTOdi Cosimo Palagiano

50 ,L'UNIVERSITA DEL 2000di Massimo Gaudina

53BREVITALIA

. EUROPA OGGI

55L'UNIFICAZIONE TORMENTATAdi Raffaella Cornacchini

58LA GERMANIA EGLI ALTRIdi Isabella Ceccarini

59COME CAMBIANO I PROGRAMMIEUROPEIdi Livio Frittella

63VALUTARE L'EFFICIENZAdi Roberto Oe Antoniis

64CONGRESSI IN EUROPA·

abstract/résumé

68L'ENEA PER IL MEDITERRANEO

69AVICENNA, UN PROGRAMMAEUROPEO

70LA COOPERAZIONE DEL CNR

72RICERCANDO

DIMENSIONE MONDO

73L'EGITTO TRA RINNOVAMENTO EINTEGRALISMOdi Burton Bollag

abstract/résumé

LA COOPERAZIONEUNIVERSITARIA

76L'ANIMA DEL PAESAGGIOdi Maria Caterina Redini

LEGGI E DECRETI

Dalla Gazzetta Ufficiale

BIBLIOTECA APERTA

82LIBRI

Riviste/Segnalazioni

INDICI 1993

Le foto di questo numero illustranol'Università di Macerata. In copertina,il panorama della città.

imac
Casella di testo

Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 1655

Registrazione Tribunale di Roma n. 300del 6 settembre 1982già Tribunale di Bari n. 595 del 2 novembre 1979

Abbonamento annuale (4 muneri):Italia: L. 68.000 - estero: L. 120.000Prezzo di un numero in Italia: L. 20.000Prezzo di un numero all'estero: L. 32.000

L. 2.s00.000L. 1.750.000L. 4.000.000L. 3.000.000

Finito di stampare nel mese di maggio 1994

~ Periodico associato all'Uspi~ Unione stampa periodica italiana

Progettazione e realizzazionegrafica e redazionalea cura della Casa Editrice

Editore e stampaFratelli Palombi EditoriVia dei Gracchi, 181-18300192 Roma - Te!. 06/3214150

Gli importi sopra indicati sono al netto di IVA.Il pagamento va effettuato dietropresentazione di fattura per ogni inserzione.La direzione della rivista si riserva diapprovare testi pubblicitari e relativeeventuali illustrazioni.

AbbonamentiFratelli Palombi srlVia dei Gracchi 183 - 00192 RomaTe!. 06/3214150 - Fax 3214752c/c postale n. 31825003

Organizzazione RAB srlCasella postale 3010100100 Roma 47Te!. 06/6381177 - 632595c/c postale n. 78169000

Articoli, lettere e fotografie al1che se 11011pllbblicati 11011 si restltlllSCOIIOLa rivista 11011 assllme respol1sabilità delleopilliolli espresse dagli al/tori

Direzione/Redazione/PubblicitàEdiun Coopergion soc. coop. a r.!.Viale G. Rossini, 26 - 00198RomaTe!. 06/85300722Fax 06/8554646c/c postale n. 47386008

Tariffe pubblicitariePagina intera (cm. 17,5x24)1/2 pagina (cm. 8,7x24 o 17,5x12)Doppia paginaII e III di copertina

Hinrich SEI DELPresidente della Conferenza Permanente deiRettori delle Università europee (CRE)

Michele SCUDIEROVice Presidente del Consiglio UniversitarioNazionale

Direttore responsabilePier Giovanni Palla

Enrico GARACIPresidente del Consiglio Nazionale delleRicerche

Comitato di redazioneGiovanni D'Addona, Roberto De Antoniis,Giovanni Finocchietti, Michele Lener,Emanuele Lombardi, Maria Luisa Marino,Fabio Matarazzo, Umberto Massimo Miozzi,Lorenzo Revojera, Tiziana Sabuzi Giuliani

Segretaria di redazioneIsabella Ceccarini

Giovanni SPADOLINIper l'Istituto Universitario Europeo di Firenze

Gian Tommaso SCARA5C1A MUGNOZZAPresidente della Conferenza Permanente deiRettori delle Università italiane

Giorgio SALVINIPresidente dell' Accademia Nazionale deiLincei

Walter J. KAMBAPresidente dell'Associazione Internazionaledelle Università (AIU)

Domenico FAZIODirettore Generale del Ministerodell'Università e della Ricerca Scientifica eTecnologica

Comitato scientificoVincenzo CAPPELLEITIVice Presidente dell'Istitutodell'Enciclopedia Italiana

Paolo FA5ELLADirettore Generale per gli affari scientifici, laricerca e lo sviluppo della Commissione delleComunità Europee

Comitato di consulenzaçiuliano Augusti, Paolo Bisogno, Paolo Blasi,Tullio Gregory, Guido Martinotti, VitilioMasiello

UNI

STORIA E IMMAGINI

"L'UNIVERSITA DIMACERATA

di Rolando Garbuglia

I n tutte le Marche fin dal XIIIsecolo vi furono molti tentativiper fondare insegnamenti e scuo­

le, incominciando da quelle piùmodeste di grammatica.N el secolo XIV, poi, le condizionidell'insegnamento nella regionefurono generalmente buone, perchéle cittadine, anche quelle più piccolee umili, posero particolare curanell'agevolare la formazione intel­lettuale dei gio\rani migliori conl'assunzione di maestri digrammatica e con l'istitu­zione di sovvenzioni epremi di studio a caricodei pubblici bilanci peri giovani che deside­ravano frequentaregli studi superiori eacquisire i gradiaccademici recan­dosi extra provin­ciam presso qualcheStudio generale.Macerata, che ebbeil titolo e la dignitàdi città con la sedevescovile nel 1320,partecipò a tale poli­tica culturale fin dagliinizi del Duecento nonsolo per scelta libera edintelligente dei suoi gover­nanti, ma anche perun'opportunità concreta e prati-ca, essendo la sede dei Rettoridella Marca, della Curia generale e diun Collegio di giudici, a vvoca ti eprocuratori. La città, costituendo intal modo il maggior centro ammini­strativo e giudiziario della regione,aveva bisogno di esperti nel diritto,

sia come avvocati che come notai egiudici.Infatti è certo che l'insegnamentodelle Leggi vi fu impartito fin daitempi più antichi da dottori, che,muniti della licentin ubique docendiconseguita in uno degli Studi generali

ufficialmente riconosciuti, potevanoaprire scuola ubique. Con ogni proba­bilità il Comune prestava ad essi le

3

fu il breve papale che Leone X inviò il28 maggio 1518 al Collegio dei dotto­ri, avvocati e procuratori della Marcad'Ancona con sede a Macerata. Ilpontefice dichiarava di conoscere lasituazione per cui vi erano marchigia­ni che avevano studiato utrumque iused erano in grado di acquisire ladignità dottorale, ma non potevanoconseguirla non essendo in grado diaffrontare le gravi spese necessarieper recarsi presso uno Studio genera­le, dove sostenere il dovuto esame.Ad ovviare a tale deprecabile situa­zione, il papa dispose che gli idonei,in caso di comprovata povertà, potes­sero sostenere l'esame davanti alCollegio e ottenere da questo il dotto­rato con ogni diritto, grazia e privile­gio ad esso annessi.

Lo Studio generale

La fondazione ufficiale dell'Universitàfu quindi preceduta da molte iniziati­ve private e pubbliche, che la prepara­rono e l'agevolarono, se non la deter­minarono di fatto. Essa avvenne adopera del pontefice Paolo III che conbolla dell'l luglio 1540 istituì lo Studiogenerale di Macerata con facoltàdistinte, tutte quelle allora esistenti:teologia, giurisprudenza, medicina efilosofia.Nella bolla si narra che la città diMacerata aveva richiesto l'erezionedi una "Universitas Studii generaliscujuscunque facultatis et scientiae"giustificando la richiesta in conside­razione del fatto che nella città giàesisteva la Curia generale dellaMarca d'Ancona, che vi erano como­dità e abbondanza di generi alimen­tari e che l'istituzione avrebbe procu­rato grandi vantaggi a tutti gli abi­tanti della regione. Il pontefice acco­glieva la supplica ed istituiva, "per­petuis futuris temporibus", lo Studiogenerale con tutti i privilegi e le pre­rogative, pontifici ed imperiali, con­cessi a Bologna, a Padova e agli altriStudi generali, e con facoltà di fare edi riformare Statuti.Ci si adoperò subito affinché il nuovoStudio avesse vita stabile ed, anzi, si

UNIVERSITAS 51

sviluppasse in modo conveniente esicuro. Soprattutto per opera delnobile maceratese Giordano di PaoloUlissi e del Governatore della MarcaFrancesco Piccolomini si procuraronoi mezzi finanziari necessari e si nomi­narono i docenti, chiamando alle cat­tedre alcuni cittadini maceratesimeritevoli e alcuni celebri maestrisenesi.Sul piano istituzionale e amministra­tivo lo Studio venne organizzato sulmodello dell'ateneo di Bologna eprobabilmente si resse con gli Statutidi quello fino al 1564, quando adottòstatuti propri. Esso era una "univer­sitas scholarium", in cui gli studentierano divisi in due corporazioni: ilegisti (legge) e gli artisti (teologia,filosofia e medicina). Queste avevanovita indipendente, autonoma e cia­scuna dettava le norme che regolava­no la propria vita interna, eleggeva ilproprio Rettore. Inoltre, ognuna delledue corporazioni era suddivisa innazioni.Sul piano della didattica e dell'atti­vità scientifica lo Studio operò ladistinzione delle cattedre in ordinariee straordinarie, non in dipendenzadelle materie insegnate, ma con ilsignificato di una gerarchia fra idocenti. Oltre alle lezioni si tenevanodispute. Il corso degli studi duravada 5 a 6 anni per i giuristi, da 4 (tal­volta 3) a 5 per le arti e la medicina,da 4 a 5 per i teologi. I giuristi studia­vano il diritto civile (Digesto, Codice,Istituzioni) con 7 o 8 ca ttedre e ildiritto canonico. Gli artisti e i medicistudiavano filosofia morale, logica,fisica naturale, medicina teorica epratica; i teologi studiavano filosofia,logica e teologia. La grande maggio­ranza delle lauree fu sempre in giuri­sprudenza: negli anni 1540-1550 ilaureati furono 35, dei quali nonmeno di 32 in Legge. Nel decennio1551-1560 vi fu un notevole incre­mento e il numero dei laureati arrivòa 68, di cui 6 in nrtiblls et medicinn etutti gli altri in Legge. Fatto di gran­de interesse e testimonianza indub­bia dello sviluppo e della fama acqui­siti dallo Studio in questo secondodecennio di vita furono la presenza

4

di allievi forestieri, specialmente spa­gnoli e tedeschi, e il forte aumento.degli allievi provenienti dall'Italiameridionale (Abruzzi, Calabria,Basilicata, etc.). Indubbio riconosci­mento della propria vitalità lo Studioebbe da Sisto V nel 1589, quandoMacera ta fu scelta come sede delTribunale della Rota dato che, oltread essere sede ordinaria del Legato,aveva l'Università con il duplice col­legio dei docenti e l'abbondante pre­senza di dottori ed esperti di diritto.

Dal Seicento al 1860

Con il Seicento inizia la decadenzadella universitns scholnrium: le elezionidei consiglieri venivano trascurate, ilettori straordinari venivano eletti dalComune e non più dagli allievi. IlComune rafforzò la sua ingerenza intutta la vita dello Studio e nei Collegidei docenti; aumentò le proprie con­tribuzioni e la concessione di privile­gi a docenti e allievi; nei primi decen­ni del secolo procurò una nuova sedeallo Studio e cercò di reperire alloggiadeguati per gli studenti; nello stessotempo esaminò e prese decisioni inordine anche a specifici aspetti dellavita dello Studio, come quello di fis­sare l'orario delle lezioni, il numerodei lettori, la sorveglianza e la multaper i docenti che non facevano lezio­ne, l'ammontare delle loro retribuzio­ni, i doveri degli stessi verso la vitapubblica ed istituzionale della città.Maggiori e più pericolose difficoltà loStudio incontrò nel Settecento,soprattutto dopo che il ponteficeBenedetto XIII il 15 luglio 1727 istituìuna nuova Università a Camerino.Per tutto il secolo aumentarono leingerenze sia del Comune che delvescovo, le quali si manifestaronosoprattutto nell'emanazione di ulte­riori obblighi per i professori e glistudenti. Nel 1773 il papa ClementeXIV soppresse la Compagnia di Gesùe dette all'Università la loro casa conla biblioteca "pro publico usu".Inoltre assegnò all'Università i capi­tali dell'eredità Rosati e i beni delCollegio Casini perché potesse avere

vita più florida a decoro di tutta laMarca.Durante il periodo napoleonico, inseguito ad un generale riordinamen­to degli Istituti scolastici, l'Universitàsubì un breve periodo di soppressio­ne e l'incameramento delle entrate edei beni accordati da Clemente XIV,a favore di un Liceo Dipartimentalenapoleonico (1808-1815), al quale nel1811 fu aggiunto un Convitto.Il 23 agosto 1816 il papa Pio VII ripri­stinò l'Università con tutti gli antichiprivilegi e, in sostituzione delle ren­dite perdute, concesse un assegnoannuo sul bilancio dello Stato. Inoltreassegnò all'Università come sedel'antico convento dei Padri Barnabiti,attiguo alla Chiesa di S. Paolo, che necostituisce tutt' ora la sede centrale.Con la Costituzione Quod DivinaSapientia del 28 agosto 1824 papaLeone XII, riformando l'istruzionepubblica nello Stato Pontificio, sotto­pose l'Univer:sità all'autorità delvescovo, che con il titolo di "Can­celliere" firmava i diplomi di laurea esopraintendeva agli studi; al Comunerimasero competenze in ordine aibilanci, agli esami e alla nomina deiprofessori. L'alta vigilanza venneaffidata alla Sacra Congregazionedegli Studi, che approvava definiti­vamente le nomine e i bilanci. L'annosuccessivo il papa elevò l'assegnoeroga to per il funzionamento del­l'Università a 3000 scudi.L'Università fu strutturata in quattroFacoltà: Facoltà di Teologia, con le cat­tedre di Sacra Scrittura, Teologiadogmatica, Teologia morale, Storiaecclesiastica; Facoltà di Legge, con lecattedre di Istituzioni canoniche,Istituzioni civili, Testo civile, Testocanonico, Istituzioni criminali; Facoltàdi Medicina e Chirurgia, con le cattedredi Anatomia e Fisiologia, Patologia,Semiotica e terapeutica generale,Medicina teorico-pratica, Medicinalegale, Chirurgia e ostetricia, Chi­mica, Farmacia, Botanica, Materiamedica; Facoltà di Filosofia, con le cat­tedre di Algebra, geometria e trigo­nometria, Logica metafisica ed etica(che cessarono presto), Fisica speri­mentale generale e particolare. Vi

STORIA E IMMAGINI

erano inoltre tre gabinetti (di Fisica,Storia naturale e Anatomia e patolo­gia), un laboratorio di Chimica e far­macia, un Orto botanico cui fu annes­so anche un gabinetto di Agraria.Notevole fu la partecipazione didocenti e studenti ai vari moti e alleguerre per l'indipendenza d'Italia.

Dall'Unità ad oggi

Nel 1860, annesse le Marche al Regnod'Italia, l'Università venne mantenu­ta con il titolo di "regia". Tuttavia, loStato non volendo assumersi pesantioneri finanziari confermò solamentel'assegno già eroga to dallo Sta toPontificio ed incamerò gli introitiderivanti dal pagamento delle tassescolastiche: in pratica sottoposel'Università a tutta la normativa sta­tale, ma ne lasciò l'onere finanziarioquasi totalmente al Comune. Inoltre,fu soppressa la Facoltà di Teologia,mentre venne integrata e potenziatacon l'istituzione di nuove cattedrequella di Legge.Nel 1862 vennero soppresse laFacoltà di Filosofia e la Facoltà diMedicina (già incomplete) e furonolasciati di esse solo alcuni corsi spe­ciali, anch'essi soppressi nel 1880.Restò quindi solo la Facoltà di Leggee perdurarono i gravi problemi finan­ziari, alla soluzione dei quali contri­buì fin dal 1869 la Provincia con note­voli sussidi; nel 1880, infine, si costi­tuì un Consorzio tra l'Università, ilComune e la Provincia che, approva­to con R.D. n. 5236, consentìall' Ateneo una vita più tranquilla,tanto che nel 1884 si auspicò il ripri­stino della Facoltà di Filosofia, scien­ze e lettere, ma la richiesta non ebbesegtùto.In quell' anno poi il Consiglio di Statoriconobbe che l'Università dovevaessere ritenuta governativa, cioè sta­tale. Ma solo nel 1898 l'autonomiaamministrativa e la statualità comple­ta dell'Università ebbero confermaalla Camera dei Deputati e nel 1901,con legge n. 541, fu approvata la con­venzione che stabilì il pareggiamentodell'Università a quelle di primo

5

ordine del Regno e fu prolungata ladurata del Consorzio.Nel frattempo, tra il 1890 e il 1892, inoccasione del sesto centenario dallafondazione, la sede aveva avuto unnotevole ampliamento ed era statacorredata di un'aula magna splendi­tamente arredata e artisticamentedecorata con affreschi da GiulioRolland, su disegni di GiuseppeRossi. Negli stessi anni si gettarono lebasi per la costituzione dellaBiblioteca Universitaria, essendodivenuta la Biblioteca "Mozzi­Borgetti" comunale.Uno stesso indirizzo è stato adottatonell' appron tare i servizi di dirittoallo studio che, curati prima diretta­mente dall'Università tramite l'Operauniversitaria, sono ora di competen­za dell'Ente Regionale per il dirittoallo Studio Universitario (ERsu).A conclusione, si può affermare chel'Università di Macerata, che contaormai più di 5000 studenti, è oggi pie­namente degna delle antiche e glorio­se tradizioni e capace di tessere unvalido discorso scientifico e di fornireun eccellente servizio didattico: inprospettiva, poi, essa possiede tutte lepotenzialità necessarie per affrontarenuove branche del sapere moderno,pienamente inserita in quel rapidosviluppo scientifico e tecnologico checaratterizza l'età contemporanea.Nel 1964 venne istituita la Facoltà diLettere e Filosofia con tre corsi di lau­rea: Lettere, Filosofia, Lingue eLetterature straniere moderne.Nel 1969 al corso di laurea inGiurisprudenza fu affiancato uncorso di laurea in Scienze politiche.Nell'ambito del piano quadriennaledi sviluppo 1986-90 il governo hadeliberato l'istituzione di una terzafacoltà, quella di Scienze politiche,nell' ambito della quale è previstal'attivazione di due corsi di laurea:Scienze politiche (dal novembre 1989,come continuazione di quello già esi­stente) e Scienze economiche e ban­carie (dal novembre 1990).Nel 1989 è stata inoltre istituita, consede a Fermo, una scuola diretta afini speciali in Musicologia e Peda­gogia musicale.

·'UNIVERSITAS 51

LAPACEPOSSIBILEdi Tiziana Sabuzi Giuliani

/0 alle notizie che quotidiana- divide il Nord dal Sud del mondo, ilmente ci raggiungono, la "mare nostrum" può diventare il

. pace sembra un'impossibile "mare di ognuno", che unisce e rime­utopia smentita dai fatti. Non c'è scola le culture che attraverso le suevera pace neanche nei paesi che si acque si sono confrontate nel tempo.affacciano sul Mediterraneo, tradita Curioso destino, quello mediterraneo.dal riemergere di vecchi contrasti o Scenario dei grandi flussi migra toridal consolidarsi di nuovi nazionali- delle antiche colonizzazioni - vettoresmi. Perché, allora, parlare di "pace primordiale di formazione dellepossibile?" Forse perché la condizio- civiltà europee - è anche e soprattuttone prima per costruire una posizione la culla delle tre grandi religioni natepacifica è quella di continuare a cre- dalla fede di Abramo. Ma è altresì ildere, malgrado tutto, alla sua fattibi- mare delle scorrerie e delle crociate,lità: quando lo sconforto prevale, è la delle lotte per il predominio, delle vit­logica del conflitto che si insinua a torie os ten ta te dal domina tore digrandi passi. È nella resa spirituale turno. Eppure, nel corso di un incon­che attecchisce l'indifferenza, pream- tro internazionale già storico (quellobolo dello spirito di sopraffazione; di Bari 1988 che ha visto riuniti uomi­mentre è dal coinvolgimento in un ni di fedi e culture diverse), ilprocesso di dialogo che può germo- Mediterraneo ha fatto da protagoni­gliare l'incontro. sta come un "mare di pace" tra Est edQuale luogo, più dell'università, può Ovest, Sud e Nord. È allora possibilealimentare la fede nella pace possibile questa grande trasformazione chee portarne avanti il cammino? non è un ritorno puro e semplice alleUniversità è spazio di sapere come antiche vocazioni mediterranee, maelemento di unione tra le culture. È l'invito ad un cammino nuovo?l'avanguardia della trasformazione. È, La cooperazione interuniversitaria,o meglio può diventare sempre di più, giovane ancora in quest'area troppo aun lievito dello sviluppo. Quando le hmgo chiusa in compartimenti stagni,strutture accademiche non si lasciano sembrerebbe provare di si. Il Me­asservire dal puro tecnicismo, ma diterraneo, mare delle differenze, puòsanno irradiare valori wnani e si apro- diventare il luogo del confronto: èno allo scambio internazionale, non anche dall' eterogeneità che nascerincorrono utopie: costruiscono un l'arricchimento reciproco. Il recentemodello nuovo di crescita. Inventano Colloquio de L'Aquila, l'impulso dei- anche nei paesi più svantaggiati eco- programmi interuniversitari comuninomicamente - uno stile di sviluppo tra i PBM (paesi del bacino mediterra­coerente, radicato nella conoscenz/a neo) - documentati proprio in questodel passato e proiettata al futuro. nwnero di UNIVERSITAS - ci dimostranoQuesta sfida che interpella in prima che la volontà di ripercorrere pacifica­persona le università, è quanto mai mente i circuiti di scambio è profondaaperta nel bacino del Mediterraneo. e contagiosa, alla vigilia i W10 "slancioUn mare dove si affacciano paesi ric- spettacolare". Come ci ricorda su que­chi e paesi poveri, paesi avanzati e sto numero Otmane Bouab,TIe univer­paesi in via di sviluppo. Specchio che sità hanno il talento di trastormare in

6

mediazione ciò che costituisce W1 osta­colo. Esse possono dissipare la brumache rende opaca la nostra visione dellacultura dell' altro, per svelarci, nellasua vera bellezza, il paesaggio delletradizioni mediterranee, candidate ad IW1a possibile sintonia. JIl binomio che lega allora con duplicevincolo l'università alla pace, equest'ultima allo sviluppo, non è solouno slogan scontato, ma può diventa-re una sintesi originale, se si riflettealla dinamica che accomuna intima­mente questi termini-chiave e li coniu­ga in un'altra parola: la cooperazionew1iversitaria allo sviluppo. Quest'ulti­ma (lo riafferma con particolare vigoreGeorges Kerbaj) implica il passaggioda una logica impositiva ad W1a logicacollaborativa. La guerra, se ben siguarda, segue lo stesso tracciato diuna cooperazione mal gestita, cioè diun paternalismo mascherato da"aiuto", che in realtà è imposizione disé e della propria cultura. In W1 mec­canismo corretto di cooperazione,invece, non ci si sostituisce all'altro, nélo si incorpora in sé: si "collabora con",si lavora fianco a fianco in spirito dicondivisione e di rispetto reciproco. Èquesto, a mio parere, lo stile di paceche, a livello più profondo, l'universitàpuò apportare come dono preziosoallo sviluppo della civiltà mediterra­nea, al di là di singoli risulta ti, discambi specifici o di progetti comuniin questo o quel settoriJLa culturaaccademica, ravvivata nell'intensifi­carsi variegato dei rapporti di coope­razione, può affermare e diffondere alpiù alto livello virtù "pacifiche" comel'umiltà intellettuale; l'universalismo;W1a visione metaculturale che rigetti ilmonopolio di una posizione ideologi­ca, o di un'identità di cultura, a dispet-to di altre.La guerra, come il falso "aiuto",annulla e distrugge, nella convinzione- a volte persino genuina - di lU1 dirit­to di supremazia. La cooperazioneuniversitaria, se ben gestita, si attuaall'insegna di un dialogo progettualeche non conosce egemonia di un part­ner sull' altro. Solo allora diventa ilveicolo creativo di quella pace chenon è da elogiare con magniloquenza

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

nelle grandi occasioni - salvo poi tra­dirla negli atteggiamenti di superio­rità - ma da costruire in modo diffusoe quotidiano, come un hl/I11I/S, lungole vie dell'inventiva, vissuta in spiritodi armonia.Come da una riva all'altra del mare:dove le acque, che affluiscono dailuoghi più disparati o remoti, si fon- Idono in una nuova unità. ---l

IL RUOLO, ,

DELL'UNIVERSITAdi Pier Giovanni Palla

M entre scriviamo, proseguo­no i complessi negoziati dipace tra le delegazioni

israeliana e palestinese e tutto lasciasperare che si possa concludere latrattativa per Gaza e Gerico, primata ppa di un difficile equilibrio inquella martoriata regione mediterra­nea.La pace è un progetto che richiedepazienza e lungimiranza già nellafase dei preliminari per aggirare letattiche difensive, per silenziare leradicate diffidenze, per disinnescare irigurgiti di odii e le ottuse resistenzeche si oppongono allo stabilirsi diuna pur faticosa convivenza.Ma la pace è premessa e condizionedi quello sviluppo "sostenibile",durevole e progressivo, capace diliberare le energie sopite, di estrarredall'humus di un popolo tutte le risor­se intellettuali ed umane.In vista di questo obiettivo di stabilee pacifica crescita economica e cultu­rale, riteniamo di grande rilievo iltema della cooperazione interuniver­sitaria fra i paesi della sponda euro­pea del Mediterraneo e quelli della

riva nord-africana e medio-orientale.Già in uno studio eseguito due annifa per il Consiglio d'Europa, veniva­no poste in risalto le relazioni stretteche si andavano prefigurando fracooperazione mediterranea e integra­zione europea e si sottolineava comel'intensificarsi dell'interesse per laregione - non solo da parte del­l'Europa dei 12 ma anche al livellodelle politiche globali - comportasseper le istituzioni universitarie delBacino una autentica sfida.Si sono moltiplicate negli ultimi mesile occasioni di verifica dei compitiche questa nuova centralità delMediterraneo assegna in genere almondo della cultura e più in partico­lare alle strutture di istruzione supe­riore. Ricordiamo volentieri, ancheper avervi partecipato nelle fasi idea­tiva e realizzati va, il recente(L'Aquila, novembre 1993) Colloquiointernazionale sulla cooperazioneuniversitaria allo sviluppo, incentra­to in buona parte sull'area geo-politi­ca di cui ora ci occupiamo. Il dialogoschietto, non elusivo degli aspetti piùproblematici, degli accademici israe­liani e palestinesi in quella sede, hacostituito davvero una svolta signifi­cativa nella storia delle relazioniintercultunili fra due popoli che sinoa pochi mesi prima negavano il fattostesso della reciproca esistenza.Il V Forum europeo della "Sapienza",che nelle prossime settimane vedràallargare questo dialogo ad altri ate­nei dello Stato di Israele e dellacomunità palestinese, è una riprovache si è intrapresa la strada della col­laborazione là dove sembrava potersussistere solo il confronto.Certamente, è sulla qualità della col­laborazione degli ambienti universi-

7

tari europei che ora si sposta l'atten­zione dalle omologhe istituzioni delMediterraneo; sulla validità dei pro­grammi multilaterali come sulle for­mule varate negli ultimi annidall'Europa comunitaria e da altreaggregazioni; sulla capacità e ladisponibilità degli atenei dei paesipiù sviluppati di instaurare rela'zionibilaterali rispondenti alle esigenzereali di crescita e di sviluppo dellesocietà beneficiarie della cooperazione.In questo numero di UNIVERSITAS

abbiamo evidenziato i collegamentigià esistenti al momento del varo daparte della CEE delle linee program­matiche di una rinnovata politica peril Mediterraneo e il pullulare di ini­ziative inter-w1iversitarie di creazio­ne recente. In quattro anni si è assisti­to ad u'n impegno crescente nelladirezione del coinvolgimento delleuni versi tà in tale poli tica. Voi u­tamente la nostra rivista si astiene daazzardare valutazioni e bilanci di taliiniziative, ma nel contempo conside­ra opportuno che siano sottoposti aduna verifica costante gli esiti di talecooperazione, intesa ad assicurarealla regione uno sviluppo - lo riba­diamo - durevole, sostenibile.L'università nei Pvs, e quindi anchenell'Africa mediterranea e nel MedioOriente, è chiamata a preparare i tec­nici, i professionisti, i formatori dellegiovani generazioni, ma anche - conl'urgenza che richiedono i nuoviassetti politici ed economici - la clas­se dirigente pubblica e privata.A realizzare questi compiti gli ateneidei paesi dell'Europa che si affaccia­no sul "mare nostro" sono chiamati acontribuire con lungimiranza, coin­volgendo la comunità dei docenti,dei ricercatori, degli studenti.

UNIVERSITAS 51

PROBLEMI COMUNIALLE DUE SPONDE

di Luigi AmbrosiUniversità di Bari, presidente della CUM (Comunità delle Università Mediterranee)

L a mia intende essere una rifles­sione sul modo di affrontare ilnodo politico che è alla base di

una effettiva e concreta cooperazioneinteruniversitaria diretta allo svilup­po. Sono considerazioni che ho fattoe faccio sulla base di un' esperienzapiù che decennale della cooperazioneculturale*.È fuor di dubbio che esistono molte­plici e sostanziali motivi perchél'Europa, in particolare l'Europa degliStati centrali cosiddetti ricchi edavanzati, debba ormai occuparsiseriamente dei problemi dei paesimediterranei, particolarmente diquelli non comwutari. La comune ori­gine culturale e religiosa di tutti ipopoli europei è un elemento che nonpuò essere disconosciuto e ignorato.Nel Mediterraneo sono nate e cresciu­te le tre religioni monoteiste, poi dif­fuse in tutto il mondo, e sempre nelMediterraneo si sono sviluppate leciviltà di base di tutta l'Europa.Ricordo anche che il Mediterraneo hacomportato in maniera esclusiva,almeno sino alla scoperta dell'Ame­rica, la sede primaria e spesso unicadei rapporti tra i popoli, dei loroscambi commerciali, della coesisten­za delle razze.Nonostante i numerosi conflitti belli­ci che ancora oggi affliggono l'areamediterranea, possiamo dire che,proprio in virtù dei secolari rapportiistituitisi tra quei popoli (e bisogne­rebbe approfondire il tema dei cosid-

. Sintesi dell'intervento svolto al 3° ColloquioInternazionale sulla cooperazione universita­ria con i Pvs (L'Aquila, 7-10 novembre 1993).

detti portolani, il tema della linguacomune che si usava in quell' epocain tutti i porti) ciascuno di noi, uomodel Mediterraneo, porta con sé aspet­ti culturali, psicologici e antropologi­ci comuni.Vi è poi però un interesse utilitaristi­co dei popoli europei diretto a pro­muovere e sostenere lo sviluppo deipaesi mediterranei, a determinareuna effettiva e concreta partecipazio­ne del Nord del bacino allo sviluppodel Sud: intendo riferirmi al proble­ma della pressione migratoria dimasse di popoli del Sud verso i paesieuropei, che crea ogni giorno difficiliproblemi in queste aree, compresal'Italia.È naturale, in considerazione dellarapidità e facilità degli scambi attual­mente possibili nel mondo, chevedremo sempre più identificarsil'entità dell' emigrazione dai paesinon sviluppa ti verso quelli in faseavanzata di sviluppo. L'unica tera­pia, in questi casi, a meno che non cisia qualche folle che voglia pensareancora a odiose o antistoriche formedi colOlualismo o di autarchia, è quel­la del sostegno allo sviluppo di que­sta regione da parte dei paesi più ric­chi; sostegno che non deve essere piùinteso come aiuto limitato alla forni­tura di beni che, seppure potrà otte­nere effetti nel breve periodo, certa­mente non è utile alla reale e autono­ma crescita del paese beneficiario.L'Italia prosegue ancora il program­ma "Pellicano"; ogni giorno mandia­mo beni, viveri, alimenti in Albania,ma non facciamo direttamente cre­scere l'Albania. Occorre allora che

8

verso i paesi mediterranei della costaSud si alimenti realmente una forni­tura di servizi e di infrastrutture cheveda, mediante il coinvolgimentoformativo di quelle popolazioni,l'effettiva crescita del paese.

Gli aspetti demografici

La popolazione del bacino mediterra­no, per il coesistere di aspetti demo­grafici particolarmente differenzia ti,propone numerosi problemi per unequilibrato assetto economico esociale. Le previsioni di sviluppo

. della popolazione di tale area sono diuna crescita estremamente elevatarispetto ad altre aree. Basta conside­rare che a fronte di circa 342 milionidel 1950, la popolazione prevista saràdi 444 milioni nel 2000 e di 559 milio­ni nel 2025. Questi dati assumonomaggiore rilevanza se confronta ticon la contemporanea crescita dellapopolazione europea: 150 milioni nel'50, 193 nel 2000 (rispetto ai 444 deiPTM), 217 nel 2025 (rispetto ai 559 diquei paesi).Nell'ambito poi degli stessi paesimediterranei, i quozienti di natalitàsono estremamente variabili, inquanto vanno dal 40 per mille diAlgeria e Siria alla-Il per mille diItalia, Spagna e Grecia.Esistono quindi situazioni demogra­fiche profondamente differenziate intermini di sviluppo di popolazioniche dovranno essere tenute presentida chi intende realmente occuparsidei problemi di sviluppo del bacino.Questi dati demografici giustificano

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

Universitrì di Mnceratn: l'esterno delln Fncoltrì di Lettere e Filosofin

altresì il diffondersi e l'espandersidei flussi migra tori Sud-Nord, chesaranno nel tempo sempre piÙ accen­tuati, se consideriamo i due estremi:a Nord l'Italia e la Grecia che, con untasso di sviluppo naturale dell'l permille vedranno raddoppiata la loropopolazione in poco meno di 700anni; a Sud la Siria che, con un tassopari al 38 per mille, raddoppierà lapropria dimensione demografica inmeno di 20 anni.

Inquinamento del mare

Credo che chiunque voglia affrontarepolitiche di cooperazione allo svilup­po debba necessariamente tenereconto di questi ed altri aspetti.Accenno solo a uno dei macrofeno-

meni tipici del bacino, il problemadell'inquinamento del mare, la viasulla quale tutti ci incontriamo nelMediterraneo.Si tratta di un problema non risolvi­bile con la buona volontà di uno soloo di alcuni paesi: necessita pertantodella convinta partecipazione di tuttii paesi bagnati da questo mare, chepuò portare, al pari per esempio delfenomeno delle piogge acide, l'inqui­namento delle sue coste verso altripaesi.E assolutamente inanunissibile quin­di che ci si preoccupi del disinquina­mento di una costa, ad esempioMalta, se da altre coste vengonoperiodicamente immesse nuovesostanze inquinanti.Ma vi è di piÙ: poiché esistono condi­zioni idrogeologiche che consentono

9

l'immissione nel Mediterraneo delleacque del Mar Nero piuttosto che lavia inversa, tutto l'inquinamento delMar Nero si trasferisce nel Mediter­raneo. Basta in proposito pensare aigrandi fiumi europei che si riversanonel Mar Nero per rendersi contodella dimensione del fenomeno. Inquesti campi non ci si può quindilimitare a definire sistemi giuridicied accordi internazionali, validi per ilsolo Mediterrano, ma occorre coin­volgere tutti i paesi bagnati dal MarNero Ce non sono pochi). È allora rea­listico che, almeno in campo scientifi­co, si cominci a parlare di un'Europaecologica, unita dagli Uraliall'Atlantico.Come ogni problema di rilevanzasociale, la scienza mette in evidenza iproblemi, i tecnici ricercano le solu-

zioni che non mancano mai e spessoanzi sono molteplici, gli economisti nevalutano i costi, i sociologi propongo­no le scelte di priorità ed i politici,infine, dovrebbero prendere le deci­sioni più appropriate. E proprio nelsettore dell'inquinamento del sistemadel Mare Mediterraneo, la nostraComunità delle Università Mediter­ranee sta avviando un grosso proget­to per fornire la base conoscitiva aduna soluzione politica: le delusioninon mancano in campo politico per­ché le decisioni di enti sovranazionalie gli accordi esistenti sono in massi­ma parte rimasti sulla carta. La stessaComunità Economica Europea, chepure ha dato luogo a raccomandazio­ni e deliberazioni di principio, nonha sinora mostrato concreta volontàdi interessarsi dei problemi dei paesimediterranei, forse perché già occu­pata alla tutela dei suoi prodotti.La Comunità delle Università Me­diterranee che ha per scopo istituzio­nale la cooperazione scientifica e cul­turale tra le università del bacinointende sollecitare gli organisminazionali e sovranazionali a promuo­vere interventi nel campo dell'am­biente del Mediterraneo, non disco­noscendo ovviamente il ruolo chehanno gli organismi sovranazionaliquali la CEE e l'UNESCO.Azione di stimolo, dunque, perché èquesto uno dei punti fondamentalidella cooperazione scientifica delleuniversità.

La politica mediterraneadell'Europa

Stimolare l'interesse della CEE, avepiÙ voci si sono levate per una ricon­siderazione della sua politica medi­terranea che superi gli accordi diassociazione e cooperazione esistenti.In questa direzione, dobbiamo dareatto al Parlamento europeo che haassun to l'inizia tiva politica di unConsiglio della Cooperazione medi­terranea, in vista di un Trattato dicooperazione tra la CEE e l'insiemedei paesi terzi. Dico l'insieme perchéil Trattato singolo ha sì un ruolo e un

UNIVERSITAS 51

suo significato, ma ha scarso signifi­cato per il complesso del Bacino.A questo proposito ci sembrano assaiutili le proposte del ComitatoEconomico e Sociale della CEE - ilcosiddetto CES, organo consultivo,costituito da rappresentanti dei sin­dacati, delle associazioni di categoria,di altri gruppi professionali - che disua iniziativa ha presentato lU1 pare­re per l'attuazione di una nuova poli­tica comunitaria nel Mediterraneo. El'elemento di principio essenziale deldocumento è la scelta di una politicadi co-sviluppo, di uno sviluppocomune dei paesi CEE con quelli noncomunitari del Mediterraneo. Vi èquindi una differenza con altri accor­di, come ad esempio la Convenzionedi Lomé, basata sulla cooperazione.Interessante a questo proposito è laproposta di una agenzia cogestita dapaesi europei comunitari e da paesimediterranei europei e non europei,come supporto tecnico-scientificoagli accordi di sviluppo. I settorisono molti: per esempio, le attivitàindustriali, che utilizzano preferibil­mente lo strwnento delle joint venturee che puntano su determinati settoristrategici, l'industria del riciclaggio,dei nuovi materiali, delle telecomuni­cazioni, dell'informatica.Nell'ambito di lU1 così vasto program­ma, la politica che privilegia l'organiz­zazione dei servizi è indifferibile.Da uno studio del 1990 della BancaMondiale, abbiamo stralciato alcuniindicatori, che ci sono parsi più utiliper la predisposizione di una politicadi sviluppo nei paesi dell' area medi­terranea. In particolare, abbiamoricercato l'entità della distribuzionedella rete di acquedotti sul relativoterritorio nazionale, il consumo dienergia pro capite, il numero dei citta­dini per automobile, la percentualedel prodotto interno lordo, il PIL,dedica to all' assistenza sanitaria; ladistribuzione degli apparecchi telefo­nici sul numero degli abitanti, l'uti­lizzo dei giornali riportato a 100 citta­dini, la mortalità infantile.Esaminando questi dati appare evi­dente, quasi per tutti gli indicatoriesaminati, la profonda differenza esi-

10

stente tra i vari paesi e soprattutto trail Nord ed il Sud dell'area mediterra­nea. Così, ad esempio, prendendo inesame il consumo di energia pro capi­te si va dai 3728 chilogrammi rappor­tati ad olio combustibile pro capitedella Francia, ai 242 del Marocco, main questa classifica tutti i paesi dellacosta nord, insieme a Malta, Israele eCipro sono al di sopra dei 1000 Kg procapite. Analoghe considerazioni sipossono trarre dall'uso dell'automo­bile e dalla distribuzione dei telefoni,tutti al di sotto della decina (un'auto­mobile per meno di lO persone, untelefono per meno di lO persone):l'Italia e la Francia hanno il primatodi 3 cittadini per auto e per i telefonihanno il primato di 2 cittadini pertelefono, mentre in alcuni paesi terzisi osservano punte di 33, 55, 43, 51 e87 passeggeri per auto per Algeria,Tunisia, Marocco, Egitto e Siria e di25, 68, 33 e 16 per gli stessi paesi perla distribuzione dei telefoni. Ancheper questi indicatori Malta, Israele eCipro sono nella fascia europea.Ultimo dato che desta maggiorepreoccupazione sotto l'aspetto sani­tario è senz'altro quello della morta­lità infantile, ritenuta ancora daglieconomisti un ottimo indice dellecondizioni socio-economiche di unpaese, che peraltro segue abbastanzafedelmente la percentuale di PIL checiascun paese dedica all' assistenzasanitaria.Da un valore di 7.4 per mille dellaFrancia si giunge al 73 per mille dellaTurchia, al 26.7 della Albania, al 63.9della Libia, al 69.8 dell'Algeria, al 46della Tunisia (anche per questo indi­ce Israele, Malta e Cipro sono suvalori europei).Abbiamo cercato di dare una dimen­sione di quanto profonda sia la diffe­renza di sviluppo tra il Nord ed ilSud del Mediterraneo e tra gli stessipaesi del Sud.Occorre ora un severo impegnocomune dei paesi europei dellaComunità volto a realizzare nelMediterraneo una migliore qualitàdella vita avvalendosi dell'indispen­sabile contributo delle università edei centri di ricerca.

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

LE RETIINTERUNIVERSITARIE

di Emanuela Stefani

Sentite dalla Comunità Europeacome indispensabili, le politichein ambito formativo maturate

in questi ultimi anni hanno datoluogo a nuove forme di cooperazionemultilaterale che vedono nelle "reti"uno dei modelli più diffusi.Attraverso la rete si è cercato di farcooperare professionisti, docenti,ricercatori, superando il livellogovernativo ed offrendo un modelloinnovativo che desse la possibilità diampliare le risorse con uno strumen­to che costa poco e può dare - se bengestito - risultati apprezzabili.I "Programmi Med" (Med-Campus,Med-Media, Med-Urbs, Med-Invest) ­attivati dalla CEE nell'ambito della"Politica RiImovata per il Mediterraneo"- costituiscono W1 esempio di strwnentodi cooperazione decentralizzata attraver­so il lavoro in reti in settori specifici qualil'w1iversità, i mass media, le amministra­ziOl1i locali, le piccole e medie industrie.Per tali Programmi, il cui principaleobiettivo è lo sviluppo socio-econo­mico dei Paesi Terzi Mediterranei edil rafforzamento dei legami tra i paesidel bacino mediterraneo (comunitarie non), il modello della rete - chedeve essere costituita da almeno duepartner comunitari ed un terzo medi­terraneo - è sembrato particolarmen­te adatto alla realizzazione di unacooperazione tra specialisti nei diver­si settori di intervento.Alla base di questa scelta dovrebbe,dW1que, esserci la convinzione che larete sia lo strumento più efficace perla promozione di contatti e lo scam­bio di esperienze favorendo, in talmodo, quel processo d'integrazione

socio-economica e culturale e quellavalorizzazione delle risorse umaneper la realizzazione delle quali iProgrammi Med devono la loronascita.L'apparente successo della formacooperativa in rete non deve tuttaviaesimerci da un'analisi obiettiva e dauna riflessione strategica sui modellid'intervento, gli attori, le ragioni e learee ove intervenire.Sono ancora pochi gli anni di attivitàdelle reti per poter valutare la qualitàdegli interventi; tuttavia, pur nonpotendo entrare nel merito dell'effi­cacia, abbiamo qualche elemento percogliere un valore da sottolineare: larete, nel suo dinamismo, realizza unacooperazione nella quale il pa rtnerbeneficiario ha pari dignità rispettoagli altri partner. Di contro, non emer­ge con chiarezza qual è la vocazionedelle nostre università in tema dipolitica mediterranea e la costituzio­ne di queste reti appare talvoltarispondere ad una esigenza sponta­neistica di aggregazione finalizzataalla partecipazione ai singoliProgrammi, e pertanto indotta, chenon ad una vera e propria scelta diprivilegiare azioni nell'area delBacino e, conseguentemente, ad unariflessione per sostenere al meglioqueste azioni in aree ritenute strate­gicamente collegate su materie consi­derate prioritarie (per es. sanità,ambiente, gestione delle risorse, etc.).La cooperazione universitaria in reteè, fra tutte, quella che ha dato imigliori risultati e questo richiedeun'ulteriore riflessione. L'esperienzafin qui fatta potrebbe aiutare a defini-

l l

re meglio gli obiettivi e la sfida dellanostra politica universitaria, partico­lannente nell'area mediterranea.L'Italia, infatti, pur essendo uno deipaesi che profonde il maggior impe­gno, anche in termini di capitaleumano, risente tuttavia della man­canza di coordinamento e di linea diindirizzo generale. A questa carenzavengono parzialmente in soccorsoaltre forme di reti create nell'ambitodell'UNIMED e della CUM, che hannooperato una precisa scelta a favoredel Mediterraneo.Resta comunque da osservare chel'esperienza che stanno maturando lereti, sia su spinta dei programmicomunitari che di organismi qualil'UNIMED e la CUM, dovrebbe epotrebbe fornire un ampliamento deibeneficiari: da una rete creata tradocenti si dovrebbe giungere pro­gressivamente a creare una rete checoinvolga - nel caso dell'università ­ricercatori, specializzandi, studenti,cioè quelle categorie che hanno mag­giori esigenze e minori opportunitàdi "mettersi· in contatto conl'Europa".Se, infatti, com'è certo, scopo dellereti è quello di aiutare lo svilupposocio-economico dei Paesi TerziMediterranei, non è pensabile chel'attività positiva delle stesse riman­ga riservata a delle élite, bensì ènecessaria una diffusione capillaredelle sue potenziali ricadute su tuttigli stra ti sociali con uno specificoriguardo a quelle categorie che altri­men ti difficilmen te a vre bberol'opportunità di interagire con realtàdiverse da quelle vissute in/oco.

Med-Campus

Lanciato nel quadro della nuovapolitica per il Mediterraneo seguitadalle Comunità Europee', Med­Campus è un programma di coope­razione principalmente indirizzatoalle università, al fine di rafforzare ilegami tra le Comunità Europee ed iPaesi Terzi del Mediterraneo, attra­verso la creazione di reti di collabora­zione decentralizzata.La "Politica Mediterranea Rinno­vata" (PMR) definisce l'obiettivo delProgramma Med-Campus: approfon­dire la cooperazione mediterraneaattraverso una politica di sviluppodelle risorse umane e la promozionedegli scambi tra le università e gliistituti superiori di istruzione delleComunità Europee e dei Paesi TerziMediterranei allo scopo di migliorarele capacità di sviluppo economico,sociale ed istituzionale di questi ulti­mi. In particolare, Med Campus miraa stimolare lo sviluppo e la qualitàdelle risorse umane in campo scienti­fico, tecnico e professionale, median­te iniziative di cooperazione decen­tralizzata per la formazione di altolivello, consapevole che la costituzio­ne o il rafforzamento di reti di colla­borazione è lo strumento principaleattraverso il quale docenti, ricercato­ri, studenti e personale amministrati­vo, possono operare al fine di stimo­lare l'innovazione e trasferire cono­scenze e know-how sui metodi e suicontenuti della formazione.In pratica, Med-Campus finanziaattività di formazione in grado di svi­luppare le competenze già esistentinelle università dei PTM o d'introdur­ne di nuove, attraverso la definizionedi programmi mirati - per docenti estudenti (post-lauream) - nello scam­bio dei quali i corsi di specializzazio­ne e la formazione continua ricevonoil sostegno principale. Il Programmafornisce, altresì, sostegno ad iniziati­ve opzionali quali: stnge temporanei ela ricerca applicata ed offre opportu-

I Vedi doc. CEE giugno 1990 "Redirecting theCommunity's Mediterranean Policy. Proposalsfor the period 1992-1996".

UNIVERSITAS 51

ni tà per l'accesso alle banche da ticomunitarie e per l'acquisizione diattrezzature, quali, ad esempio, lestazioni di lavoro informatizzate.La durata globale del Programma èdi 4 anni, di cui l'anno accademico1992/93 ha costituito la fase pilota,necessaria per valutare le metodolo­gie del programma e sondare la realedomanda di partecipazione.La partecipazione al programmaMed-Campus richiede la definizionedi un progetto, presentato da undocente universitario, in rappresen­tanza di una rete di università e/ oistituti superiori di istruzione, cheincluda almeno due stati membridella CEE ed un Paese Terzo Medi­terraneo (PTM).Per essere ammesso al cofinanzia­mento - fino ad un massimo dell'80%di un budget totale che non può supe­rare i 200.000 Ecu/anno - un proget­to deve intervenire in una delle areedi priorità del programma 2 e com­prendere fra le attività principali laformazione del personale docente odegli studenti post-laureati e lo svi­luppo dei profili professionali.Se queste condizioni preliminari eformali sono soddisfatte, il progettoviene valutato da un comitato scienti­fico composto da W1 gruppo di esper­ti accademici che rappresentano tuttee due le sponde del Mediterraneo,alla luce dei contenuti scientifici edaccademici e della coerenza tra gliobiettivi perseguiti e gli obiettivi spe­cifici del Programma, oltre che dellasua globale fattibilità. I network posso­no presentare più di W1 progetto.Responsabile di Med-Campus è laDirezione Generale delle RelazioniEstere (DcI) delle Comunità Europeela quale, a sua volta, affida la gestio­ne ad un Ufficio d'Assistenza Tecnica(la Società ISMERI con sede a Roma),con compiti di consulenza, d'infor­mazione e di monitoraggio e adun' agenzia incarica ta degli aspettiamministrativi (contrattuali) e finan­ziari del Programma (l'Agence PourLes Reseaux Transméditerranéens,ARTM, con sede a Bruxelles).Al fine di poter assicurare un servizioeffettivo nel corso dell'intera durata

12

del Programma, l'UAT è stato struttu­rato in maniera tale da poter far fron­te al progressivo ampliamento ed allacrescente articolazione delle attività.Sua funzione primaria è, infatti, quel­la di assistere ed orientare i parteci­panti nel perseguimento degli obiet­tivi di Med-Campus.L'assistenza è inoltre rivolta alle retidi più recente formazione, conl'intento di facilitare i contatti e diconsigliare sulle soluzioni da dare aiproblemi di impostazione dei proget­ti. L'UAT, che rappresenta anche laprincipale fonte di informazionesulle attività del Programma, in par­ticolare a ttraverso l'emissione dellelinee operative di Med-Campus,della lista dei partecipanti e di unanewsletter, segue anche l'andamentodei progetti e verifica il loro stato diavanzamento attraverso visite in loco,richieste periodiche di informazioni erapporti intermedi e conclusivi. Nellavalutazione dell' effettivo consegui­mento degli obiettivi di ciascun pro­getto l'UAT è assistito dal comitatoscientifico, organismo di esperti checollabora con la Comunità nella valu­tazione e selezione dei progetti.Nell'anno pilota 1992/93 Med­Campus, con un budget di 6.448.000Ecu, ha selezionato 60 progetti pro­mossi da 44 network. Nell'anno acca­demico 1993/94, il finanziamento delProgramma, che ha sostenuto 82 dei270 progetti presentati, promossi da60 reti, ammonta a 11.476.060 Ecu, dicui 6.946 tramite un contributocomunitario e, quindi, con una mediadel 60,5% di partecipazione comuni­taria per progetto.I progetti finanziati mostranoun'ampia diversificazione:- nel settore della gestione ambienta­le, essi vanno dai problemi di deserti­ficazione e di sviluppo delle zonemediterranee ai confini con il Sahara,alla messa a punto di sistemi dimonitoraggio e di protezione nelsud-est della Turchia;

2 Sviluppo economico e sociale a livello regio­nale; miglioramento della gestione delleimprese pubbliche e private; qualitàdell'ambiente; approfondimento dei legami edegli scambi culturali.

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

Un iversità di Macemta: IIn corso di informatica

- i programmi di tipo gestionaleincludono temi quali il training diamministratori pubblici per l'uso distrumenti di "office alltomation" el'impianto di sistemi innovativi perpromuovere la cooperazione tra leimprese dei PTM;- nel campo dello sviluppo economi­co, i temi riguardano sia l'allestimentodi corsi post-laurea nel settore del turi­smo e della gestione alberghiera, comepure !'introduzione di metodi innova­tivi per la produzione di energia;- nel campo della cultura, essi vam10dallo studio del ruolo della donna nel­la società mediterranea, all'esame delruolo delle telecomunicazioni nei pro­grammi di insegnamento a distanza.Dal catalogo dei progetti finanziatinell'anno pilota, pubblicato dallaComunità Europea, si evincononumerosi dati di un certo interesse,da noi rielaborati nelle tabelle rias­suntive di seguito riportate.La partecipazione ai suddetti pro­grammi ha visto il coinvolgimento di210 facoltà di 121 università comuni­tarie e 142 facoltà di 80 università deiPaesi Terzi Mediterranei. Ben 45 e 15,rispettivamente, tra Università dellaCEE e dei PTM, sono considerate leadernelle aree di priorità del Programma

Med-Campus, in particolar modo nelsettore della qualità dell' ambiente.L'Italia, fra i paesi comunitari, figuraal primo posto con ben 13 universitàleader (di cui 5 nel settore ambiente, 2nel miglioramento della gestionedelle imprese pubbliche e private, 4nello sviluppo economico e sociale, 2per l'approfondimento dei legami edegli scambi culturali). Altro dato diparticolare interesse riguarda ilnumero degli studenti dei PTM parte­cipanti al Progetto: 1827, di cui il39,79% egiziani, il 18,22% marocchi­ni, il 12,26% turchi, 1'8,37% tunisini, il7,1 % algerini, a testimoniare chel'influenza francese nei paesi delMaghreb è ancora molto forte.Med-Campus, in questa prima fase,ha senz'altro risposto ad uno dei suoiscopi, quello di migliorare la capacitàdi sviluppo economico, sociale edistituzionale, sopra ttutto se si consi­dera che il 43,65% degli studentiopera nel campo dello sviluppo eco­nomico e sociale.Dalla distribuzione per aree dei pro­getti, invece, viene confermato l'orien­tamento e l'interesse crescente ai pro­blemi dell'ambiente. Med-Campus,infatti, ha finanziato per il 35% pro­getti dell'area ambientale (25% per lo

13

sviluppo, altrettanti per gli scambiculturali, solo il 15% - a causa delladebolezza in materia dei PTM - per ilmanagement).Può essere di qualche utilità rilevareanche l'interesse prevalente dei sin­goli PTM verso le aree prioritarie diMed-Campus: Egitto (70,41 %),Marocco (9,61 %), Tunisia (4,99%) eCipro (4,62%) sono ai primi postinell'area concernente lo sviluppo(che è l'unico settore che vede unaprevalenza femminile (65,29%) deglistudenti); Marocco (25,10%), Turchia(22,01 %), Egitto 07,37%) ed Algeria(16,22%) per gli scambi culturali;Marocco (22,5%), Turchia (15%),Tunisia 03,08%), Egitto 00,58%) edAlgeria (9,62%) per l'ambiente;Marocco (29,02%), Turchia (26,67%),Egitto (24,71 %) e Tunisia (13,33%)per il management.Qualche altro dato comparato tra iprimi due amti di Med-Campus puòancora essere utile in merito al coor­dinamento dei progetti ed alla parte­cipazione delle università italiane.

Comunità delle UniversitàMediterranee

Alla Comunità delle UniversitàMediterranee (CUM), la cui istituzio­ne risale al 1983, aderiscono 136 ate­nei di 19 paesi che si affacciano sulMediterraneo, ha sede a Bari, pressol'Università degli Studi, P.zzaUmberto 1, 1. Ne è attualmente presi­dente il prof. Luigi Ambrosi.Obiettivi: riaffermare e sviluppare il ruoloe la fllnzione della cultum e della ricercascientifica e tecnologica per favorire losviluppo dei paesi del Mediterraneo,avendo come punto di riferimentofinale, oltre che il progresso dellescienze, il miglioramento dei rapportitra i popoli del bacino ed il loro svi­luppo civile e sociale; promllovere lacoopemzione scien tifica tm le IIn iversitàmeditermnee nel rispetto della diversitàe della specificità delle differentientità nazionali, favorendo il confron­to tra esperienze, metodologie e risul­tati di ricerca maturati; istituire collega­menti permanenti tm le università, attra-

1

UNIVERSITAS 51

14

re i poli di eccellenza universitaripresenti nell'area mediterranea ed halo scopo di promuovere, in una pro­spettiva multidisciplinare, la ricercainteruniversitaria e la formazionepost-lauream.Tra gli obiettivi fondamentalidell'UNIMED: l'istituzione di un "dot­torato del Mediterraneo", che coin­volga studenti europei, del Maghrebe del Machrek e la creazione di diplo­mi post-universitari riconosciutidalle università e dagli Stati.Attivitn: per il 1992/93 la CEE hafinanziato Il progetti presentatidall'UNIMED nell' ambito del pro­gramma Med-Campus.Per il 1993/94 ne ha proposti 22.L'UNIMED, associato alla Commis­sione Internazionale per l'Esplorazio­ne Scientifica del Mar Mediterraneo(CIE5M), ha preparato in collaborazio­ne con scienziati e studiosi di diversipaesi un dossier per il ParlamentoEuropeo (gruppo STOA) intitolato"Assessment of the Scientific andTechnological Options for Monitor­ing Prevention and Cure". Inoltrel'UNIMED ha partecipato, nel febbraio1993 a Malta, alla riunione "Agenda21 per il Mediterraneo". L'UNIMED èpresente nella Federazione europeadelle reti di cooperazione scientifica(FER); dal Consiglio d'Europa ha rice­vuto l'incarico di organizzare"Facoltà decentrate sui rischi naturalie tecnologici nel Mediterraneo",mentre la Commissione delle Comu­nità Europee l'ha invitata a studiarele modalità per un progetto di inter-

. vento a sostegno della traduzione edella produzione del libro scientificonell' area mediterranea.Aree prioritarie: ambiente, sanità,nuove tecnologie, antropologia e sto­ria delle culture mediterranee, lin­gue, economia e finanze.Finanziamento: hanno offerto contribu­ti alle reti UNIMED organismi privati epubblici come il MUR5T, il MAE l'IBM,Telespazio, l'Ambasciata francese inItalia, il Ministero delle Finanze edell'Istruzione del Marocco.La sede centrale di UNlMED è a Roma,C.so V. Emanuele II, 244. Ne è diret­tore generale il prof. Franco Rizzi.

Università partecipanti (Paesi Cee)

1992/93 1993/94

Belgio 7Danimarca 2Francia 31Germania IlGrecia 6Italia 24Olanda 3Portogallo 4Regno Unito 21Spagna 12

Totale 121

Università partecipanti (Paesi TerziMediterranei)

1992/93 1993/94

Algeria 13Cipro 5Egitto 8Israele 4Giordania 4Libano 3Malta IMarocco 19Territori Occupati 2Siria 3Tunisia 12Turchia 6

Totale 80

Studenti Ptm

1992/93 1993/94

Algeria 128 (7,1%)Cipro 43 (2,3%)Egitto 727 (39,8%)Israele 17 (1,0%)Giordania 48 (2,6%)Libano 16 (0,9%)Malta 67 (3,7%)Marocco 333 (18,2%)TelTitor-i Occupati 40 (2,1%)Siria 31 (1,7%)Tunisia 153 (8,3%)Turchia 224 (12,3%)

Totale 1.827 100%

Università del Mediterraneo

verso lo scambio reciproco di infor­mazioni ed esperienze culturali escientifiche, di docenti e studenti.Il progetto piÙ ambizioso e prestigio­so della CUM consiste tuttavia nellarealizzazione di una università medi­terranea stabile, che possa rappresen­tare il luogo di incontro e di confron­to delle esperienze culturali e scienti­fiche internazionali.Attività: la CUM concretizza la coope­razione tra le università attraverso ilfinanziamento e la realizzazione diprogetti di ricerca su problemi dicomune interesse: lo svolgimento di (Fonte: elaborazioni su dati Med-Campus)attività didattiche con scambio didocenti e di studenti e la realizzazio-ne di scuole universitarie mediterra­nee; l'istituzione di borse di studioper studenti e giovani ricercatori, dafruire presso le università della CUM;lo scambio di informazioni nell'ambi­to della ricerca scientifica.Numerose le iniziative in atto: daiprogetti di riceica comune sul bacinomediterraneo al patrocinio di attivitàculturali e scientifiche, dall'organiz­zazione di convegni alla pubblicazio­ne di lavori. Alcuni progetti sonofinanziati da Med-Campus.Le scuole CUM operanti nel 1992/93erano quelle di archeologia (Alessan­dria d'Egitto), conservazione dei mo­numenti (BarO, diritto (Beirut), infor­matica (Bari), nutrizione (Napoli),oncologia (BarO, scambi culhuali nel (Fonte: elaborazioni su dati Med-Campus)

mondo mediterraneo (Aix-en-Pro-vence).Aree prioritarie: risorse idriche deipaesi dell'area mediterranea; valoriz­zazione del mare Mediterraneo.Finanziamento: la CUM è sostenutafinanziariamente al MUR5T e dalleuniversità aderenti.

L'Università del Mediterraneo (insigla UNIMED), fondata nel 1991, èuna associazione di circa 40 atenei dipaesi che si affacciano sul Bacino delMediterraneo. Oltre alla sede centraledi Roma, l'UNIMED dispone di ufficidecentrati a Rabat, Malta e Il Cairo.Obiettivi: l'UNIMED tende a valorizza- (Fonte: elaborazioni su dati Med-Campus)I

j

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

Paesi mediterranei coordinatori diprogetti finanziati da Med-Campus

Paese 1992/93 1993/94

Alger-ia - ICipro - IEgitto 3 3Francia 12 14Grecia 4 4Israele - 2Italia 12 12Malta 2 4Marocco 4 7Siria - ISpagna 6 6Tur-chia 7 6

Totale SO 61

(Fonte: elaborazioni su dati Med-Campus) •

Università italiane che partecipano aprogetti finanziati da Med-Campus

Ateneo;

1992/93 1993/94

Ancona - IBari 6 (*3) 6 (*2)Bergamo I IBologna I 2 (*1)Cagliali - 3Univo Calabria I I (* I)FenClra - IFirenze 2 2Genova - 4Lecce 2 (*1) 2 (*1)Milano Statale - IMilano Politecnico I IMilano S. Cuor-e I INapoli I I -

Napoli Orientale I INapoli Navale I (* I) 2Padova 2 IPavia 2 IRoma I 9 (*6) 15 (*3)Roma 2 - I (* I)Roma 3 - 2Siena 2 5Torino 2 ITorino Politecnico I ITlieste I -

Venezia - 2 (* I)Viterbo I (* I) 4 (*2)

Totale 38 (*12) 62 (*12)

(Fonte: elabolClzioni su dati Med-Campus)* Questo dato si riferisce ai progetti di cuil'ateneo italiano è coordinator-e.

Università di Macernta: Aula Abside, Facoltà di Scienze politiche

15

UNIVERSITAS 51

Le politiche comunitarie

Poiché presuppone unaconvergenza di obietti­vi e finalità ed una

capacità d'integrazione delleiniziative e delle politiche inambito formativo - sentiteormai come indispensabili aifini di un armonico sviluppodell'area mediterranea - lacooperazione multi laterale,che in genere implica uncoordinamento sovranazio­naie, appare il modello dicooperazione che si è mag­giormente sviluppato negliultimi vent'anni*.Le esperienze maturate inquesti ultimi lustri hannodato per lo più luogo allarealizzazio~e di reti di colle­gamento fra centri di ricercaed università (verrà tracciatodi seguito uno schema delleiniziative più significative), sianel campo della ricercascientifica come pure delloscambio culturale, per evi­denziare i concreti modelli dicooperazione verso cui sem­brano maggiormente orien­tarsi le politiche di integra­zione in ambito formativo.Le Comunità Europee, purvolgendo la principale atten­zione ai problemi dell'Unione,anche a causa della posizionegeografica, non possono noninteressarsi ai problemi delbacino mediterraneo. Le poli­tiche di cooperazione CE-PTMin campo educativo rientranonel più ampio quadro dellarinnovata politica mediterra­nea delle Comunità, introdot­ta sul finire degli anni '80. Ideludenti risultati delle politi­che di intervento attuate sinoa quel momento dai singolipaesi membri - principalmen­te indirizzate a formare, attra-

verso le proprie strutture, lefigure professionali e, più ingenerale, la futura classe diri­gente dei PTM - avevano,infatti, spinto le CE ad affron­tare il problema della realizza­zione di una politica comuni­taria per il Mediterraneo cheandasse al di là di sempliciapprocci bilaterali o interventid'impronta eurocentrica.L'attenzione delle CE si foca­lizza pertanto, a partire dal1987, sull'intreccio tra pro­blemi economici e socialidell'area mediterranea, sulcosto crescente e la scarsaricaduta delle strategie finoad allora realizzate, sullepolitiche dei fenomeni migra­tori (vieppiù restrittive neglianni). Ne è conseguita unariflessione critica sull'insiemedella politica mediterraneadelle Comunità e la decisio­ne di innescare un autenticoprocesso di autosviluppo deiPTM rendendoli capaci digestire autonomamente ilsistema educativo. A tal fine,gli interventi comunitarisono stati indirizzati verso laqualificazione in Iaea di quellerisorse umane che dovreb­bero costituire la spina dor­sale dell'autosviluppo deiPTM. Resta tuttavia da sotto­lineare che le CE, che dasempre hanno sviluppato unapolitica di dialogo e coopera­zione con i Paesi in via di svi­luppo, a causa della difficilesituazione politica tra Europae mondo arabo, hanno potu­to prendere contatti cheandassero al di là degli accor­di bilaterali tra Stati o tra sin­goli atenei (questi ultimi piùfrequenti) soltanto dopo laripresa ufficiale dei rapporti

16

tra le Comunità Europee ed iPaesi Arabi.Ma vediamo quali sono statele principali tappe di quellache è stata definita la nuovapolitica comunitaria per ilMediterraneo: la Conferenzaper la cooperazione globalesul Mediterraneo nell'aprile1989, promossa dalParlamento Europeo; i pareriespressi dal ConsiglioEconomico e Sociale del 12luglio 1989' e del 2S aprile19902

; le comunicazioni dellaCommissione del 23 novem­bre 1989 su "Un nuovo pro­filo della politica mediterra­nea" e del giugno 19903

, cuisi aggiugono il potere deci­sionale del Consiglio relativa­mente alle risorse finanziarieper il periodo 1992-96, ledirettive per la negoziazionedei protocolli finanziari' eduna risoluzione sulla coope­razione finanziaria con i PaesiTerzi Mediterranei.L'analisi presentata dal CESnel luglio del 1989 fornì uncontributo alla nuova politicamediterranea delle CE, par­tendo dal presupposto chel'obiettivo finale delleComunità Europee nelMediterraneo fosse quello dicreare una zona di liberoscambio - simile a quella traCEE ed EFTA - ed identificònel fallimento delle prece­denti politiche comunitarie laprincipale causa dell'aumentodel deficit dei PTM con le CE.Le linee generali di unanuova politica, pertanto,avrebbero dovuto porsi l'o­biettivo di uno sviluppo com­plessivo di tutto il Bacino:applicare, cioè, una politica dicosviluppo tra PTM e CE con

reciproci impegni, superandogli interessi nazionali dei sin­goli Paesi.Di conseguenza, nella suacomunicazione al Consigliosulla politica rinnovata per ilMediterraneo - approvatanel novembre '89 - laCommissione formulò un'a­nalisi della situazione econo­mica e sociale dei Paesi delMediterraneo e propose legrandi linee di una strategiad'insieme. In questo contesto,la CeE ribadì la sua convinzio­ne che la vicinanza geograficaed i taciti rapporti fra i paesinon erano soltanto fonte distabilità e prosperità nei PTMma anche elemento essenzia­le per la crescita delle stesseComunità Europee. Unaggravarsi dei disequilibrieconomici e sociali tra leComunità e i PTM, dovuta adun eventuale disequilibrionelle rispettive evoluzioni,sarebbe stata difficilmentetollerabile per le Comunità:in un certo senso, era ingioco la stessa sicurezza.AI di là della cooperazionecommerciale e finanziaria ­oggetto di proposizioni det­tagliate - la Commissionepropose che le Comunitàmoltiplicassero le occasionidi dialogo con i suoi partnerdel bacino mediterraneosulle questioni economiche,gli aspetti generali, monetari,finanziari, agricoli, industriali,dei trasporti, etc., così comesulle questioni dell'immigra­zione, la demografia, la cultu­ra e le questioni politiche diinteresse comune.Da allora, da parte delleComunità Europee maturasempre più la consapevolez-

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

La mensa dell'Università di Macerata

za che le esigenze di inter­scambio in ambito formativoproducono, accanto agli evi­denti effetti sullo sviluppo deipaesi beneficiari delle politi­che di cooperazione, unaricaduta indiretta ~nche sul­l'ambiente culturale', scientifi­co e tecnologico delleComunità stesse, ampliandol'orizzonte dei progetti diricerca. stimolando il con­fronto con nuove problema­tiche e diversi contesti appli­cativi ed incentivando l'inno­vazione.Mentre le Comunità Europeecompivano questa riflessionee constatavano l'assolutamancanza di programmi spe­cifici per l'area mediterranea(esistevano, infatti. soloaccordi culturali per lo scam­bio di docenti. stipulati, per lopiù su base bilaterale. tra leuniversità) i programmi multi­laterali tesero a ridimensiona­re la tradizionale cooperazio­ne allo sviluppo di tipo mini­steriale a favore di altreforme di interscambio. rite­nute più valide, che dedicanoun maggior spazio a formepiù agili e flessibili quali, adesempio, le esperienze di par­tenariato interuniversitario(reti) e quelle volte ad espan­dere rapporti con le imprese

private finalizzati alla forma­zione permanente.Di qui è nata l'idea di pro­muovere iniziative che andas­sero al di là della cooperazio­ne bilaterale e degli accordiculturali classici. che ha por­tato le Comunità Europee astanziare la somma di circa4.450 milioni di Ecu per ilMediterraneo e a dar vita aiseguenti programmi specifici(c.d. programmi MED):- MED-URBs, strumento dicooperazione decentralizzatatra le collettività locali delleCE e quelle dei Paesi TerziMediterranei;- MED-CAMPUS. strumento dicooperazione decentralizzatatra le università e gli istitutid'istruzione superiore delleCE e dei PTM;- MED-MEDIA, strumento dicooperazione decentrai izzatatra le istituzioni, gli organismie le società dei mezzi dicomunicazione delle CE e deiPTM;- MED-INVEST, strumento disostegno alla cooperazioneper lo sviluppo 'delle piccolee medie imprese (PMI) neiPaesi Terzi Mediterranei;- AVICENNA, strumento disostegno alla cooperazionescientifica e tecnologica con iPTM.

I programmi "MED" perse­guono un obiettivo comune:lo sviluppo socio-economicodei PTM ed il rafforzamentodei legami tra questi paesi equelli dell'Europa comunita­ria. Essi seguono un comuneapproccio: la cooperazionedecentralizzata attraverso illavoro in reti.L'insieme di queste iniziative- che non ha solo valenzascientifica e tecnica ma agiscecome stimolo allo sviluppo direlazioni armoniose e pacifi­che tra le due sponde delMediterraneo - costituisceuna sorta di rinnovamentodella politica mediterraneadella Comunità Europea, cherappresenta un passo avantinell'approccio globale medi­terraneo.Complessivamente, i pro­grammi prevedono di trasfe­rire know-how, accrescere laqualità delle organizzazionidei Paesi Terzi Mediterraneie chiarire la reciproca cono­scenza tra i professionisti diquesti Paesi e quella che èoggi l'Unione Europea.Nel 1992, nell'ambito dellacooperazione con i Pvs delbacino mediterraneo. l'azio­ne comunitaria ha portato alconcreto avvio dei nuoviprotocolli quadriennali dicooperazione finanziaria etecnica con Algeria, Egitto,Israele. Giordania. Libano.Marocco. Siria e Tunisia(vedi Tab. I).Tali accordi sono "vigilati"nel contenuto da un appositocomitato ristretto che neassicura la conformità allepolitiche comunitarie ed inparticolare alle politichecommerciali.

17

* Il presente articolo è tratto dallaricerca "La cooperazione interuni­versitaria nel bacino del Mediterra­neo quale fattore di sviluppo e dipace", in corso di realizzazione daparte dell'lcu.

, "La politica mediterranea dellaCEE". Il documento elaborato dalCES delle CE prevede una fase di svi­luppo "caratterizzata da un altolivello di conflitto tra i paesi dellearee industrializzate per dar luogoad una nuova divisione delle quotedi mercato mondiale accompagnatada una più forte competizione per lasopravvivenza tra questi paesi e learee meno sviluppate: essenzialmen­te un processo di modificazione sel­vaggia della divisione internazionaledel lavoro, in cui i paesi in via di svi­luppo ed i paesi del Terzo Mondosarebbero invitabilmente quelli con­dannati a pagare".

, Nel concentrare l'attenzionesull'Europa e il Mediterraneo laCommissione CE sottolinea che"l'attuale trend di sviluppo nellaComunità e nei paesi mediterraneinon comunitari produrrebbe rapida­mente un peggioramento dello squi­librio economico e sociale tra le dueregioni di fatto non più governabile.A causa della vicinanza e del volumedi commercio generato, la stabilità eprosperità della regione mediterra­nea sono essenziali alla stabilità eprosperità delle Comunità. In unsenso più generale, la sicurezza delleComunità è in gioco (conflitti localie regionali, instabilità politica, terro­rismo, droga, inquinamento).

l "Per una politica mediterranea rin­novata: proposte per il periodo1992-1996".

, Direttive del Consiglio su "Nuoviprotocolli per la cooperazione finan­ziaria e tecnica" (Accordi di IV gene­razione), 19/12/1990.

Protocolli di cooperazionefinanziaria e tecnicaPtm Anno Fin. (Mecu)

Algeria 1992 350Egitto 1992 568Israele 1992 82Libano 1992 69Marocco 1992 438Siria 146Tunisia 1992 281Totale 1967

(Fonte: MURsT - ORI, Uff.1 - diCo 1993)

UNIVERSITAS 51

VOCI DAI PAESI TERZILa vocazione mediterranea ha radici antiche,tutte da riscoprire. Ed è proprio il mondouniversitario che può porsi all'avanguardianel ridare slancio ad un nuovo stile dicooperazione e d'incontro tra i paesi delbacino mediterraneo. Dopo un 'ampiaapertura d'obiettivo sulla cooperazione nellasua globalità, offerta dalla sinteticariflessione di G. Kerbaj e dalla relazione diO. Bouab, l'angolatura si restringe afotografare, da osservatori più specifici,alcune realtà regionali o nazionali.Lo sguardo si sposta non solo sulledinamiche di scambio (alla ribalta nello

spazio dedicato alle reti europee dicooperazione universitaria), ma anche sulleidentità specifiche dei singoli mondiaccademici presenti nel bacino mediterraneo.Come quelli del mondo arabo (presentati daS. Morsi) o delle università tunisine ealgerine (A. Mahjoubi e S. Chaabane).Ad una delle questioni mediorientali,sempre d'attualità, è dedicato un primopiano a più voci: ovvero il diritto e ilrovescio di una stessa medaglia in un giroinformativo sull'istruzione superiorepalestinese, sul sistema israeliano e suglistudenti arabo-palestinesi in Israele.

L'IMPORTANZA DEL "CON"di Georges KerbajUniversità del Libano

L' oggetto del mio intervento(come degli altri contributipubblicati in questa rubrica)

si incentra sulla costituzione di unmomento di riflessione critica sulmondo della cooperazione e sulruolo delle università nella promo­zione di uno sviluppo sostenibile.Non potrei dire quanta importanzaeffettivamente assegnamo al fatto chelo sviluppo, il progresso, l'evoluzio­ne, l'aumento di potere che anima ilmondo, hanno il loro punto di par­tenza nelle università. In quale misu­ra potremmo fornire formazionesecondo un concetto umanistico ade­guato alla dimensione dell'uomodotato di un potere sempre crescen­te? Mi pare che le università, consi-

derate all'avanguardia di ogni tra­sformazione nel mondo, dovrebberocreare un equilibrio (e questo equili­brio è indispensabile) nella personain quanto membro del corpo dellasocietà e in quanto operatore in que­sta stessa società. Noi, spesso, nonassistiamo altro che a una massa ope­ratrice. Spesso, nella nostra co-opera­zione, rischiamo di essere dei purioperatori.Per non limitarci ad operare, sarebbeindispensabile - prima di intrapren­dere qualsiasi iniziativa - determina­re le esigenze e i bisogni prioritarioPer non essere dei puri operatorisarebbe necessario impegnare il mag­gior numero di persone sul posto, sulterreno.

18

Per evitare un nuovo asservimentoculturale intellettuale, scientifico,sarebbe indispensabile operare cum:cioè, come indica l'etimologia stessadel verbo cooperare, operare con, farecon, lavorare con, non in vece di qual­cuno, né per qualcuno, ma con.Se la buona cooperazione salva, biso­gna dire che quella cattiva rischia didistruggere. E chi meglio degli uni­versitari e delle università potrebbeorientare il mondo della cooperazio­ne verso la costruzione evitando ilrischio della distruzione?Avrei voluto fermarmi un po' più alungo sulle frontiere impercettibili trala costruzione e la distruzione, ma iltempo non me lo consente, e perciòpreferisco proseguire. Ciò non miimpedisce di sottolineare rapidamen­te il dovere di orientare, soprattuttonei paesi in via di sviluppo, i giovanie tutti gli altri di ogni età verso la tec­nicità, mettendo un po' più di animanella tecnica.

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

questi programmi la nostra univer­sità, per esempio, conosce ogni annooltre 150 scambi. Tali scambi sonoessenzialmente incentrati sulla for­mazione post-laurea e i lavori diricerca condotti in comune, spessocon un inquadramento "sandwich", ilche consente di formare localmente ilricercatore applicando e adattando ilknow-how del partner ad argomenti diinteresse nazionale o regionale.Esperienze importanti sono sorte inseno alla nostra università in campiquali il trattamento delle acque resi­duali, le palme da datteri, etc.

La cooperazione universitariabilaterale Sud-Sud

Sebbene esista una cooperazione trapaesi arabi nei campi delle scienzeumane e giuridiche (scambi tra asso­ciazioni, essenzialmen te), essa èmolto poco sviluppata nel campodelle scienze esatte. Ciò è dovutosoprattutto al fatto che i Pvs, essendoancora molto impegnati nel campoeconomico, sino alla fine degli AnniOttanta erano tentati di considerarela ricerca come un' a ttivi tà "super­flua". Poi, molti Pvs hanno presocoscienza che non vi può essere svi­luppo di un paese senza lo sviluppo

sostituzione, ha potuto permettere direalizzare una formazione superiorein Iaea. Parallelamente, numerosiricerca tori si sono orien ta ti verso ilNord per completare la loro forma­zione. Questa prima fase ha permes­so di coprire essenzialmente i bisognidi formatori nei Pvs.Lo sviluppo dei Paesi Terzi delMediterraneo ha consentito di passa­re alla seconda fase, cara tterizza ta dauna cooperazione tra partner checopre attualmente i campi di ricerca,dell'insegnamento e della prepara­zione dei formatori. È così che finan­ziamenti bilaterali permettono attual­mente di sviluppare ricerche incampi che presentano interessi reci­proci. Ad esempio, si può citare ilprogramma di interventi integratiche la Francia intrattiene con ognunodei paesi del Maghreb, e così purealtri programmi intrattenuti dalMarocco con il Belgio, la Spagna epresto anche l'Italia. Per mezzo di

Radici comuni

di Otmane BouabVice decano dell'Università Cadi Ayyad (Marocco)

La cooperazione universitariabilaterale Nord-Sud

La cooperazione universitariatra i paesi del bacinomedIterraneo (PBM) ieri e oggi

L'idea di far rinascere gli scambi cul­turali, scientifici ed economici, untempo prosperi al livello del bacinodel Mediterraneo, ha fatto la suacomparsa all'inizio degli AnniOttanta per poi svilupparsi e interes­sare soprattutto i paesi a vocazionemediterranea. In quest'ambito, lacooperazione in teruniversi taria èstata l'elemento motore.Unire in una cooperazione scientificae culturale le università delMediterraneo, ognuna delle quali conle sue specificità; storico-culturali, eraconsiderato il modo migliore perriscoprire le radici comuni delle cul­ture e dei popoli mediterranei da unaparte e, dall'altra, superare gli squili­bri tecnologici e di sviluppo.Resta ancora da liberarsi di alcuni pre­giudizi e da sviluppare una rete rela­zionale in uno spirito di complemen­tarietà e di integrazione interattiva.Tale cooperazione di tipo nuovo rice­ve l'adesione degli universitari, nellamisura in cui essa permette un rime­scolamento culturale, scientifico epolitico-economico, consentendo cosìall'università di tornare ad essereuno spazio di scienza, di cultura o,semplicemente, un elemento di unio­ne tra i popoli.

In questi ultimi decenni essa è passa­ta per due fasi. Dopo l'indipendenzadella maggior parte dei Pvs, una coo-perazione di assistenza, detta di Università di Macerata: la Biblioteca centrale

VOCAZIONEMEDITERRANEA

19

della sua ricerca scientifica.Dal 1987, data di creazione dell'UMA,i paesi del Maghreb hanno istituitostrutture che consentono di sviluppa­re la cooperazione universitaria.Citiamo ad esempio:- l'Università Maghrebina, che haper fine quello di occuparsi dei polid'eccellenza sia a livello di formazio­ne, sia a livello della ricerca.- l'Accademia Maghrebina, la cuimissione è quella di coordinare laricerca scientifica e tecnologica alivello del Maghreb.

La cooperazione universitariamultilaterale Nord-Sud

La volontà di instaurare una coope­razione multilaterale Nord-Sud esisteda tempo (CUM, UNIMED, etc.), ma imezzi di cui dispongono queste asso­ciazioni penl1ettono loro di finanzia­re solo moltò parzialmente tale coo­perazione.Più di recente sono sorti programmifinanziati dalla CEE e dotati di mezzipiù considerevoli. Si tratta di pro­grammi quali Med-Campus, !'inizia­tiva Avicenna e SID. I primi risultatilasciano pensare che al momentoattuale questa cooperazione sia la piÙadatta e dunque la piÙ fruttuosa.

Prospettive

Ci si può rammaricare che gli scambitra i PBM siano rimasti così poco svi­luppati malgrado l'evoluzione rapidadei mezzi di comunicazione modernacome fax, posta elettronica, aereo...Allo stato attuale delle cose, la coope­razione universitaria tra i PBM èessenzialmente bilaterale. Essa èspesso sostenuta, nella m.aggior partedei casi, da accordi governativi fir­mati nel quadro di relazioni politicheed economiche tra i due paesi. Talecooperazione spesso è stabilita:- sulla base di conoscenze personalicome un ex laureando con il suo rela­tore;- sulla base di una richiesta di ununiversitario di un Pvs (conoscenza

UNIVERSITAS 51

grazie a pubblicazioni o incontriscientifici).Ciò non è sorprendente, dal momen­to che la maggior parte degli univer­sitari dei Pvs conoscono i paesi delMediterraneo settentrionale per aver­vi soggiornato per i loro studi o aver­vi compiuto diversi viaggi. Inveceassai raramente vediamo un univer­sitario del Nord fare il primo passoper stabilire una collaborazione conun suo omologo del Sud.Questa debole cooperazione può spie­garsi con il fatto che gli universitaridel Nord non conoscono ancora real­mente i paesi del Sud del Mediterra­neo, le loro culture, le loro tradizioni eil loro stile di vita. Diviene imperativoincoraggiare i movimenti delle perso­ne dal Nord verso il Sud. Tuttavia,questi scambi non dovrebbero riguar­dare solo gli universitari (docenti oricercatori) ma allo stesso modo glistudenti e anche i liceali in modo daagire a monte per una conoscenzareciproca e approfondita.Anche se possono porre alcune diffi­coltà nel campo della formazione(essenzialmente nel primo e nel secon­do ciclo universitario), le differenze dicultura e di lingua devono costituirellna ricchezza inestimabile e un mezzodi complementarietà notevole almenonel campo della ricerca scientifica.Questo in effetti è un campo in cuiciascuno dei nostri paesi può valoriz­zare le proprie potenzialità tantoumane quanto materiali. Possiamoad esempio citare la ricerca in settoriquali la medicina, le geologia, lasociologia in cui W1 paese può contri­buire, attraverso le proprie particola­rità, al progresso della scienza.

Suggerimenti

Come realizzare tutto questo?1) In primo luogo bisogna incorag­giare la circolazione dell'informazio­ne con la creazione di organi di infor­mazione specializzati e la diffusionedi questi nei PBM (basi di dati, elenchidi manifestazioni scientifiche, semi­nari di formazione, colloqui etc.).2) Accanto ai finanziamenti ottenuti sia

20

nel quadro degli accordi bilaterali, chesopra ho citato, sia mediante organismiinternazionali come TWAS, UNESCO,AlEA, FAO, FIS etc., sarebbe auspicabileche le università creassero nei propribudget, o rinforzassero, la parte riserva­ta agli scambi per completare questiprogranuni. Questi scambi potrebberoriguardare tanto missioni per lavori suprogetti precisi quanto scambi a carat­tere cultmale, di esplorazione (visita digiovani studenti e liceali).3) Bisogna operare per il rafforza­mento della politica di reti mediterra­nee quali CUM, UNlJ\ilED, e per la crea­zione di reti piÙ specifiche, come unarete mediterranea dell' energia solare,una rete mediterranea di salvaguar­dia del patrimonio culturale del baci­no del Mediterraneo, etc.4) È necessario creare nuovi pro­grammi a immagine dei programmiMed-Campus e iniziativa Avicennafinanziati dalla CEE. Questi program­mi hanno il vantaggio di coprire tuttigli aspetti ma teriali della cooperazio­ne (scambi di persone, scambi didocumenti e di materiale); così pureessi possiedono una grande elasticitàdi gestione, al contrario di certi pro­grammi intergovernativi.Tra i progetti Med-Campus in cui lanostra Facoltà è coinvolta, abbiamoappena terminato il primo ciclo di for­mazione sul tema "genio ambientale".Abbiamo potuto così constatare, invisu, che, quando si combina W1 certonumero di ingredienti (mezzi materia­li, gestione elastica, incontri di specia­listi di vari paesi del Mediterraneo,etc.), il prodotto non può essere che dieccellente qualità.In conclusione, la cooperazione uni­versitaria tra paesi molto lontani glilmi dagli altri, sia per la distanza siaper le differenze culturali, dovrebbemalgrado tutto conoscere uno slanciospettacolare, se ciascuno di noi operaper trasformare in mediazione tuttociò che rischia di costituire W1 ostaco­lo. Una volta dissipata la bruma cherende opaca la nostra visione della cul­tura altrui, un'organizzazione anno­niosa delle nostre potenzialità dovreb­be poter lasciare emergere un bel pae­saggio w1iversitario mediterraneo.

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

di Ammar MahjoubiDirettore dell'Istituto di Storia del Movimento Nazionale nell'Università di Tunisi

TUNISIA:LA FORMULA DELLA ,COMPLEMENTARIETA

Quando i paesi della costa Sud delMediterraneo cominciarono a pro­muovere le loro istituzioni universi­tarie all' alba dell' indipendenza, ven­nero stretti legami solidi ed efficacicon le università del nord, intessutisin dall' epoca coloniale. Numerosi,dunque, erano gli studenti post-lau­rea giunti dal Sud i quali, come inpassato, ultimavano la loro formazio­ne nelle facoltà e nelle scuole normalieuropee. Molti ;altri vi conseguivanoanche la loro laurea e il loro dottora­to al pari dei loro avi al tempo dellacolonizzazione. Naturalmente, talilegami si sono allentati progressiva­mente con lo sviluppo e la diversifi­cazione delle università del sud; tut­tavia, i corsi e i seminari specializzati,le équipe di ricerca e i laboratori euro­pei restavano aperti agli studentid'oltremare, e il costo degli studicontinuava ad essere piÙ o menosopportabile per i loro paesi.Questa situazione, altamente favore­vole allo sviluppo degli insegnamentie delle ricerche condotte nelle nostreuniversità, oggi è gravemente com­promessa. In effetti, è diventato forte­mente oneroso, se non proibitivo,non soltanto il costo degli studi edegli stnge nei paesi europei, maanche l'acquisto di opere di riferi­mento e dei periodici piÙ indispensa­bili, nonché il costo delle attrezzaturescientifiche. L'accesso stesso ai paesieuropei è diventato molto difficile: lecondizioni per ottenere visti diingresso imposte agli studenti e aidocenti-ricercatori dei paesi del sudsono diventate draconiane, mentre laspesa non cessa di aumentare. Ciòrischia di ridurre ai minimi termini,

se non di fermare, gli scambi di stu­denti e professori; la partecipazione ­quanto benefica! - dei nostri univer­sitari ai colloqui e alle manifestazioniscientifiche e culturali ne risulta essastessa colpita.

Un sistema in crescita

Tutto questo nel momento in cuinuove università sorgono in tutte lecittà, grandi e piccole, del nostropaese, e dove il numero di studentiaumenta di circa il 10% ogni anno,per passare dagli 85.000 del 1993 aicirca 150.000 nel 2.000; e nel momen­to in cui il numero degli studentipost-laurea, attualmente pari a circa8.000 unità, aumenta rapidamentegrazie a una radicale riforma cheapre l'accesso agli studi post-laurea aun numero crescente di titolari didiverse mnftreses (diploma simile, maleggermente inferiore, alla laurea ita­liana, ndt). In effetti, mentre gli studidi dottorato imponevano la prepara­zione di un dottorato di Stato che siprolungava per molti anni, recente­mente sono stati stabiliti cicli netta­mente più brevi, con !'istituzione delDiploma di Studi Approfonditi(DEA), che richiede soltanto la prepa­razione di quattro semestri di studi,seguiti da un dottorato la cui duratanormale di preparazione consta disoli tre anni.Così, le recenti iniziative per favorireprocessi di integrazione tra le istitu­zioni universitarie mediterranee sonopiÙ che mai benvenute, che sianobilaterali o multilaterali, così comequelle intraprese nel quadro del pro-

21

gramma ME D-CAMPUS. Per quantoriguarda la cooperazione scientifica eculturale bilaterale con le universitàfrancesi, negli ultimi anni le univer­sità tunisine hanno elaborato nume­rosi progetti di ricerca ai quali colla­borano ricercatori dei due paesi. Ilnumero attuale di tali progetti è di45, mentre altri 24, ai quali collabora­no ricercatori tunisini, di varie uni­versità e ricercatori francesi del CNRs,sono in corso di realizzazione. Cosìpure si contano 20 progetti di ricer­che mediche comuni tra gli specialistidei due paesi.Tuttavia, se bisogna constatarel'assenza di programmi di coopera­zione bilaterale tra la Tunisia e glialtri paesi europei (il che si spiegacon considerazioni d'ordine storico elinguistico), è necessario impegnarsiper stimolarli, mediante l'istituzionedi quadri giuridici e forse anche diun'azione efficace sul piano politico.Tra i temi di ricerca proposti nel qua­dro della cooperazione franco-tunisi­na dagli universitari dei due paesi,vengono scelti di preferenza gli argo­menti le cui ricadute sullo svilupposociale ed economico sono maggiorie quelli che, utilizzando in modouguale i ricercatori dei due paesi,presentano caratteri di complementa­rietà. A questo proposito citerò a mo'di esempio una ricerca programmatadall'Istituto superiore di Storia delMovimento Nazionale in collabora­zione con l'Università di Reims: sitratta del progetto di Storia orale alquale collaborano specialisti tunisinie francesi di Storia contemporaneadel Maghreb. Ai primi spetta il com­pito di raccogliere e analizzare testi­monianze sul movimento nazionaletunisino, raccolte presso diversi pro­tagonisti, dai leader del Vecchio e delNeo Destour fino ai militanti politicidi base, ai sindacalisti e ai resistentidella lotta arma ta; ai secondi toccainvece il compito complementare diraccogliere e analizzare testimonian­ze sulla politica e l'azione dei respon­sabili francesi, dai ministri e gli altifunzionari del Quai d'Orsay, i resi­denti generali francesi in Tunisia e isegretari generali del governo del

UNIVERSITAS 51

ALGERIA:VETTORI DI CRESCITA

protettorato, fino ai controllori civilidelle circoscrizioni territoriali.Quanto alla cooperazione multilate­rale con le istituzioni universitariemediterranee, essa conta ugualmenteuna notevole quantità di progetti, inparticolare nel quadro di MED­CAMPUS 1993/1994. Le universitàtunisine sono beneficiarie in otto pro­getti multilaterali, sette dei quali pre­sentati dall'UNIMED. I progetti presiin considerazione riguardano ambitidiversificati comprendenti tanto ilculturale e l'interculturale mediterra­neo quanto la storia e i fenomenimigra tori, le finanze, l'ecologia, lacooperazione marittima e la lottacontro l'avanzare del deserto.Tuttavia, il denominatore comune diquesti progetti consiste nel sostituirela complementarietà e la collabora­zione alle formule oggi superate eanche antiquate di ciò che venivachiamato "cooperazione Nord-Sud".

di Sebti ChaabaneRettore dell'Università di Borno (Algeria)

L'esperienza passata

Il processo di cooperazione tra le uni­versità algerine e le università deipaesi avanzati è passato attraversotre fasi negli ultimi tre decenni.Inizialmente, professori ed espertiprovenienti da numerosi paesi furo­no assunti nelle università algerine.Essi erano responsabili di più del90% dei programmi di formazione alivello dei corsi di laurea, ed intera­mente responsabili dei corsi di spe­cializzazione, che al tempo però nonerano numerosi. Il sistema universi­tario fu gestito come era stato lasciatodai francesi.Nello stesso periodo gli studentialgerini venivano finanziati dalgoverno e si iscrissero in varie uni­versità sparse per il mondo.In un secondo momento, fu introdot­tci una politica chiamata "formazionedei forma tori". Consisteva in un pro­gramma di specializzazione perdocenti: il programma è ancora infunzione, anche se a volume ridottoed altamente selettivo per gli ultimitre anni. Durante lo stesso periodo,fu intrapreso un vasto programma diriforma per la democratizzazionedell'accesso all'istruzione superioreed un aggiornamento dei curricu/n edei metodi di insegnamento.Il terzo stadio del processo è basatosu un breve periodo di permanenzain laboratori specializzati all' estero.Questi brevi corsi sono rivolti princi­palmente agli studenti che frequenta­no corsi di specializzazione presso leuniversità algerine, ed in manieraminore, ai loro supervisors. Lo scopo èquello di far loro acquisire ulterioreperizia e know-how attraverso espe­rienze concrete, specifiche nei lororispettivi settori di ricerca. Il successodi queste azioni dipende, ovviamen-

22

te, dai legami esistenti tra i laboratoried i gruppi di ricerca.Il primo e secondo programma furo­no in larga misura finanziati dalgoverno algerino. Il primo program­ma ebbe successo; raggiunse i suoiobiettivi fornendo i quadri a cui affi­dare la direzione di una notevoleparte delle infrastrutture del paese,operazione questa che rappresentavaun fine di per se stessa.Il secondo programma fornì assisten­ti qualificati per il sistema dell'istru­zione superiore. Tuttavia, risente diun maggiore svantaggio per quantoriguarda la ricerca. Gli studi di spe­cializzazione si sono svolti inambienti completamente diversi e,nella maggior parte dei casi, il lavorodi ricerca è stato portato avanti suargomenti altamente sofisticati e tec­nologicamente avanzati. Una voltatornati a casa sorgono le difficoltà,nel senso che i professori, sebbenequalificati per !'insegnamento, rara­mente trovano la via ed i mezzi persvolgere il loro specifico lavoro diricerca.Il terzo programma, ancora in corso,mostra alcuni risultati, ma si rivelatroppo esigente nei confrontidell'università ospite quando si trattadi alloggio e accordi per i laboratori.

Prospettive future

La tendenza attuale in Algeria è quel­la di collocare l'università algerinanell'ambito di un contesto regionalemediterraneo. Questo naturalmenterichiede una nuova concezione dellaricerca e dello sviluppo.Direi che una collaborazione respon­sabile con i Paesi in via di sviluppopresuppone ulteriori considerazionisulle condizioni di base socio-cultu-

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

Università di Macerata: la sede centraleAlla pagina precedente: la sede di alcuni istituti del Dipartimento di Lingue

rali, socio-economiche, politiche edecologiche di questi paesi.Nonostante le sue risorse naturali e ilsuo relativo benessere, l'Algeriaincontra attualmente grandi diffi­coltà. Le esigenze sociali ed economi­che del paese richiedono una mag­giore e piÙ profonda partecipazionedell'università.Le conoscenze accademiche possonoessere usate in tanti modo per risol­vere i problemi di applicazione prati­ca. L'università deve essere in unaposizione tale da assistere i decisionmakers nella formulazione delle poli­tiche di sviluppo, e nello stessotempo offrire contributi per risolvereproblemi nell' ambiente sociale edeconomico.Come dovrebbe essere usato in futu­ro lo strumento della cooperazione?La complessità delle interazioni trapolitiche di ricerca, scienza e tecnolo­gia è costantemente crescente, a livel­lo globale così C0me nei singoli paesi.La cooperazione in queste aree è,perciò, una componente importantedi molte azioni che si confrontanocon un'università orientata al futuro.Questo è il caso di lliliversità e labo­ratori nei paesi del Nord delMediterraneo. Tutti i programmi dicooperazione della CEE e delle varieagenzie sono orientati a questo fine.Questo incontro, almeno come lo hointeso io, mira ad aiutare ed influen­zare la cooperazione tra le due spon­de.La cooperazione con i Paesi in via disviluppo, quindi, dovrebbe basarsisull'utile principio dell'aiuto attraver­so l'aiuto di se stessi e, attraverso que­sto principio le collaborazioni posso­no aiutare a promuovere quattro vet­tori di sviluppo basilari ed importan­ti.1) Il dialogo tra Nord e Sud nelcampo della scienza e della tecnolo­gia.2) L'applicazione di una tecnologiaappropriata per soddisfare le esigen­ze locali.3) Il legare una politica di sviluppolocale ad una strategia mediterranea.A proposito di questi ultimi due vet­tori, vorrei menzionare un program-

ma di collaborazione attualmente incorso tra la Technical University diBerlino e l'Università di Batna nelsettore dell'ingegneria elettrotecnica.Consiste nella formazione di forma­tori e nell'avvio di un programma diricerca finanzia to congiuntamentedal governo tedesco e dal governoalgerino. Entrambi i partner sonogarantiti perché il programma è statostabilito di comune accordo; i risulta­ti fino a questo momento costituisco­no una buona base per gli obiettivilocali, come dimostra l'uso dell'ener-

gia solare per i sistemi di pompaggiodell' acqua nelle zone periferiche diBatna.4) La cooperazione tecnica tra Paesiin via di sviluppo è il quarto vettore.Il mio consiglio è quello di aiutare adavviare quelli che possiamo chiamarepoli di preminenza per la formazionee la ricerca nelle aree piÙ bisognosedi specifici paesi, e favorire la mobi­lità di studenti ed esperti tra il Suded il Sud nello stesso modo in cuiavviene tra Nord e Sud e tra Nord eNord.

n

23

UNIVERSITAS 51

NEL MONDO ARABOdi Salah Morsi

Segretario Generale del Consiglio Superiore delle Università Egiziane, Università del Cairo

Q uesta relazione si prefigge dichiarire gli attuali meccani­smi ed i settori di coopera­

zione dell'istruzione superiore nelmondo arabo. Naturalmente questisettori e meccanismi non sono appar­si né all'improvviso né in modospontaneo, ma sono il risultato diuna lunga evoluzione storica.*Tra le scuole famose - università, sevogliamo - dell'antichità dobbiamoricordare Dar El Hekma (la scuoladella sapienza) e la sua biblioteca,create durante il regno di TolomeoSoter nel distretto reale di Alessan­dria. Queste due istituzioni svolserosicuramente il ruolo di una univer­sità scientifica in cui si recarono tuttii dotti e gli scienziati del mondo elle­nico per cercare la sapienza. A Dar ElHekma vissero molti scienziati famo­si nei campi più svariati: geografia,astronomia, scienza, matematica,medicina, storia, arte e filosofia. LoStato forniva loro cospicue sovven­zioni per incoraggiarli nella ricerca dinuove forme di sapere. Durante ilregno della regina Cleopatra labiblioteca di Dar El Hekma contene­va 700.000 volumi e per un lungoperiodo di tempo Dar El Hekma e labiblioteca di Alessandria furono unvero e proprio faro di civiltà finché,

*Il prof. Salah Morsi è mancato nel dicembre1993. Era stato recentemente nominato presi­dente del comitato scientifico di Med-Campus,dando un fondamentale apporto dalla creazio­ne del programma.

Cooperazione internazionalee flussi di conoscenza nella

regione araba.Storia passata e prospettive

future nello scenariovariegato della cultura

islamica,sfidata al rafforzamento

interno ma anche alconfronto con le diversetradizioni universitarie

"occidentali".

nell'anno 48 a.c., la biblioteca fuquasi interamente distrutta da unincendio, anche se i resti di Dar ElHekma sopravvissero fino alla con­quista islamica dell'Egitto.

La diffusionedella cultura araba

Con il sorgere dell'Islam la linguaaraba si diffuse in molti paesi come laSiria, la Persia, l'Egitto e l'Africa occi­dentale fino a raggiungere la Spagna.Le traduzioni diffusero il sapere el'eredità delle principali civiltà antichenei centri culturali sorte in Spagna, inSicilia, a Costantinopoli, Damasco eBagdad, al Cairo e in Tunisia.Poiché anche gli studiosi europei fre­quentavano questi centri culturali, leloro dottrine e scoperte furono portatenelle altre nazioni. Molti dotti veniva­no da Salerno, dove numerose operefurono tradotte in latino, come i tratta-

24

ti di medicina di Ibn Sena, quelli dialgebra di El Khawarizmi, gli scritti digeografia e oceanografia di El Idrisi ele opere di composizione di IbnRushed. Su queste traduzioni si basa­rono famosi studiosi come S. Tom­maso d'Aquino ed Alberto Magno.

La secolarizzazione

Nel Medioevo gli Arabi conobberodue forme di istruzione, una dellequali si potrebbe definire elementaree l'altra superiore.La scienza e l'istru­zione assunsero ben presto caratterereligioso e di conseguenza lamoschea divenne la sede primariadell'insegnamento. Il sapere, però, siandò estendendo rapidamente e lescienze, da religiose che erano,divennero secolarizzate; gli studiosiaumentarono di numero e tra i dottisi avvertì la necessità di specializzar­si e di creare nuove strutture didatti­che. Come organizzazioni di istruzio­ne superiore apparvero in Islam le"scuole", simili alle nos tre attualiuniversità, tra cui ricordiamo ElKaraween in Marocco e la moscheadi AI-Azhar al Cairo, entrambe fon­date nel X secolo, mentre l'universitàdi El Zaytounah in Tunisia risale alXIII secolo.Il centro dell'attenzione era sempre ilprofessore; il suo nome e la sua famadeterminavano il numero di studentiche frequentavano le sue lezioni.Tuttavia, più cresceva il numero dei

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

suoi allievi, piÙ il professore si trova­va costretto a dipendere dai suoi stu­denti migliori per svolgere alcuni deisuoi compiti. Uno dei diritti del pro­fessore era quello di garantire il certi­ficato di licenza, ossia il documentoche attestava che il suo proprietarioaveva completato un certo program­ma formulato e rivisto dal professo­re. È ovvio che questo sistema creas­se un rapporto assai stretto e di gran­de cooperazione tra il professore ed ilsingolo studente e desse al professoreil diritto di giudicare il sapere dellostudente e le sue capacità di insegna­mento e di ricerca.

La moschea di AI-Azhar~uida ideologica del mondolslamico

Lo Stato islamico considerò un'esigen­za politica la costruzione di moschee:quella di AI-Azhar fu iniziata nel 970dal regime fatimida. AI-Azhar rimaseuna moschea dedicata all'insegna­mento ed al sapere: durante il regimedi Ayoubi fu aperta agli studenti dellevarie confessioni islamiche. Fu duran­te il XV secolo che AI-Azhar divennela guida culturale e ideologicadell'Egitto e del mondo islamico.Oltre ad essere famosa per lo studiodel diritto, della tradizione profetica edella teologia AI-Azhar era rinomataanche nelle arti, nell'astronomia, nellamedicina, nella fisica, nella matemati­ca e nella logica.Dopo la conquista ottomanadell'Egitto, Al-Azhar svolse un ruoloimportante nella diffusione della cul­tura islamica ed araba ed in epocamoderna AI-Azhar fu una fonte dipromozione della rinascita scientifica.

Tra Ottocento e Novecento

All'inizio del XIX secolo e durante ilregno di Mohamed Alì, approssima­tivamente nel 1822, furono fondate lescuole medie e superiori di farmacia,medicina ed ingegneria, soprattuttoper rispondere alle esigenze dell' e­sercito. Con la caduta del regime di

Mohamed Alì nel 1848 le scuolescientifiche iniziarono a decadere erimasero operanti solo gli insegna­menti di ingegneria, di medicina e lescuole militari. In seguito, essendosta to abolito il Ministero dell'Istru­zione, apparvero in Egitto le scuolemissionarie straniere.Durante il regno di Ismail Pasha(1863-1879) l'istruzione acquistò nuo­vamente importanza, furono createmolte scuole di gestione, traduzione,irrigazione, ingegneria, Dar El Ulum(facoltà di lingua e studi arabi), con­tabilità, urbanistica ed antichità.In Egitto la prima università naziona­le fu fondata nel 1908 e finanziatadalla popolazione, ma rimase allostato embrionale fino al 1925, anno incui il governo decise di sostenerla edessa divenne nota come UniversitàEgiziana, attualmente Università delCairo. In Algeria la prima universitàfu creata nel 1879 e riorganizzata nel1909, mentre l'Università Siriana fucrea ta nel 1924 ed assunse poi ilnome di Università di Damasco.Il resto delle università arabe nonfurono crea te che verso la secondametà di questo secolo o poco prima.

La struttura attuale

Attualmente le università arabe sonogestite mediante consigli universitari.Le questioni universitarie sono affi­date al rettore ed al vicerettore, men­tre le attività delle facoltà o degli isti­tuti sono di competenza dei presidi edei vicepresidi di facoltà. I diparti­menti sono gestiti dai direttori didipartimento e gli affari amministra­tivi fanno capo al segretario dell'uni­versità sotto la supervisione del ret­tore.Nei paesi arabi in cui esiste piÙ diuna università, come l'Egitto,l'Arabia Saudita, l'Iraq e la Siria, èstato istituito un Consiglio superioreper le università. In ogni paese ilConsiglio è formato dai rettori e daivicerettori delle università e dadiversi esperti di istruzione superioree di affari generali. I compiti delConsiglio superiore prevedono:

25

- la definizione delle direttive gene­rali in materia di istruzione universi­taria e di ricerca scientifica nelle uni­versità;- l'organizzazione e la supervisionedi queste direttive in armonia con leesigenze di ogni paese;- il coordinamento dei sistemi educa­tivi, degli esami e dei titoli scientificidelle varie università;- il coordinamento dei docenti;- l'organizzazione e la determinazio-ne del nun1ero degli studenti di ogniuniversità;- la formulazione di opinioni sui varilivelli e i vari tipi di questioni educa­tive.

Cooperazione, un quadrodinamico

La cooperazione scientifica e cultura­le tra le organizzazioni didattiche deipaesi arabi è stata avviata dalla sezio­ne culturale della Lega Araba che nel1970 si trasformò in un ente specia­lizzato prendendo il nome diOrganizzazione Araba perl'Istruzione, la Cultura e la Scienza(ALCESO).Nel 1963 le università arabe hannocrea to tra di loro una unione cheattualmente ha sede ad Amman.L'Unione organizza incontri tra i ret­tori delle università oltre a seminari esimposi su varie discipline per idocenti delle università arabe conl'intento di favorire lo scambio delleesperienze e dei flussi di conoscenzain materia di affari universitari.La cooperazione tra i paesi arabi e lealtre nazioni nei campi dell'educazio­ne, della cultura e della scienza vienecoordinata dall'UNEsco mediante isuoi programmi.Inoltre le università arabe collabora­no con l'Organizzazione Islamica perl'Istruzione, la Scienza e la Cultura(ISESCO) con l'in ten to di trasferireesperienze e conoscenze relative aisistemi didattici dei paesi islamici.Tra i paesi arabi e le università africa­ne la cooperazione si concretizzamediante l'Unione delle UniversitàAfricane, che si prefigge anche

l'obiettivo di favorire e sviluppare isistemi formativi attraverso gli incon­tri tra i rettori delle università e leconferenze tra i suoi membri.L'esperienza ha dimostrato che lacooperazione internazionale nei varicampi della cultura, della scienza,delle arti e dell'istruzione è uno deimezzi per rafforzare la fratellanza e lacomprensione tra le diverse nazioni enaturalmente tra i paesi arabi, i qualiappartengono alla stessa nazione,hanno le stesse radici clùturali e mira­no a conseguire un'istruzione e deifini culturali unitari. Inoltre lo svilup­po culturale è divenuto in epocamoderna uno strumento essenzialeper conseguire il benessere econom.i­co e il progresso sociale.Coordinare gli sforzi compiuti datutti i paesi arabi per promuoverel'istruzione, la clÙtura e la scienza è ilmodo migliore per realizzare le spe­ranze della nazione araba in materiadi promozione sociale e di progressostrutturale. Per raggiungere questinobili obiettivi i paesi arabi hannoiniziato di recente a concludere accor­di clÙturali bilaterali per consolidare irapporti di cooperazione esistenti tradi loro.Questi accordi riguardano aspettiquali la letteratura e le arti, la forma­zione, le comunicazioni, la gioventù,gli sport, il turismo e qualsiasi altrosettore in grado di favorire la realiz­zazione dei fini della nazione arabanel campo della cultura, della cono­scenza e della creatività. Inoltre lenazioni arabe hanno firmato moltiaccordi culturali con paesi stranieripoiché si ritiene che questi accordisvolgano un ruolo attivo nel fornire lemotivazioni per un dialogo proficuotra la civiltà araba islamica e le altreculture dell'umanità e per il significa­to che essi hanno in termini di coope­razione internazionale come fattoreper la promozione della reciprocacomprensione e della clÙtura interna­zionale.Gli accordi conclusi tra le nazioniarabe sono più di duecento, mentrealtri quattrocento accordi riguardanoStati esteri africani, asiatici, europeied americani.

UNIVERSITAS 51

N ote sugli accordi culturali

Da un esame della situazione nel suoinsieme si può affermare che:a) Le relazioni culturali esistenti tra ipaesi arabi in materia di istruzione,cultura, comunicazione, gioventù esport aumentano da un anno all'altro.b) Sebbene gli accordi con gli Statistranieri siano numerosi, gli accordicon le nazioni non arabe sono pochi;molte nazioni arabe, ad esempio, nonhanno relazioni culturali con gli Statidell'America Latina.c) La cooperazione tra le nazioniarabe include tutti gli aspetti dellacultura ed anche altri campi didatticidi diversi tipi e livelli (istruzionegenerale, tecnica, universitaria edegli adulti, ricerca scientifica, gio­ventù, sport, comunicazione, turi­smo, igiene ed affari sociali). Essa sibasa sullo scambio di informazioni,esperienze e personale, ivi compresiprofessori e studenti, tecnici edesperti, tuttavia di rado arriva adincludere l'assistenza tecnica che aiu­terebbe le nazioni arabe nei proprisforzi nel campo della crescita intel­lettuale e scientifica, dello sviluppoeconomico e sociale e nella costruzio­ne del progresso scientifico.d) Va osservato che gli accordi cultu­rali tra le nazioni arabe e gli statiindustrializzati (Europa, Stati Uniti eCanada) prevedono sostanzialmentela fornitura ai paesi arabi dell'assi­stenza tecnica e delle attrezzaturenecessarie per promuovere i piani disviluppo e di un certo numero diprofessori, tecnici ed esperti oltre chedi borse di studio e di formazioneper gli studenti. Per questo riguardala cooperazione culturale con i Pvsafricani ed asiatici essa consiste nelloscambio di informazioni, di esperien­ze e di studenti, professori, lettori,tecnici ed esperti. Esiste poi un terzotipo di cooperazione culturale il cuiimpatto ha iniziato a manifestarsi nelmondo arabo-africano. Esso mira asviluppare la cultura araba in alcunenazioni africane inviando docentiarabi nelle nazioni africane desidero­se di far apprendere l'arabo ai propricittadini.

26

Oltre agli accordi culturali conclusitra i singoli Stati arabi e le nazionistraniere vi sono anche accordi bila­terali conclusi direttamente tra le uni­versità arabe e le università straniere.In materia di scambio di studenti, leuniversità arabe accettano giovaniprovenienti da altri paesi arabi e stra­nieri desiderosi di svolgere attivitàdidattica e scientifica a livello univer­sitario e postuniversitario. Per questole università arabe hanno intrapresoil compito di equiparare tra di loro,come pure con le università dei paesiesteri, i titoli scientifici di varie disci­pline. Per quanto riguarda l'equipa­razione tra paesi arabi, i diplomi discuola secondaria sono stati conside­rati equipollenti ed analoga decisioneè stata presa per il diploma universi­tario di primo ciclo. Per quantoriguarda invece i diplomi di specia­lizzazione, essi sono equiparatisecondo accordi culturali bilaterali.L'equiparazione dei titoli delle uni­versità straniere viene effettuataattraverso appositi comitati.Sono stati inoltre firmati diversiaccordi reciproci di assistenza tecnicacon paesi industrializzati come adesempio la Pace Fellowship siglatatra gli USA e l'Egitto. Tale progetto èstato avviato nel 1980 per consentireil conseguimento dei traguardi delpiano di sviluppo. Si tende in talsenso ad individuare i campi di inter­vento più urgente e a determinarequali specializzazioni svolgano unruolo preminente a sostegnodell' agricoltura, dell' ind ustria,dell'energia, dell' edilizia, dell' inge­gneria, dell'igiene, delle scienzesociali, dell' economia e della gestioneaziendale.

I docenti

Grande importanza viene poi attri­buita alla formazione dei docenti.Dato che l'università è un centro perl'istruzione e la conoscenza ed i pro­fessori sono l'asse portante per la rea­lizzazione delle sue responsabilitàdidattiche e scientifiche, ogni univer­sità cerca di preparare i suoi docenti

Università di Macerata: laboratorio di Medicina legale

in modo efficace a conseguire glistandard internazionali in tutti i set­tori e quindi anche a condurre unaricerca scientifica che torni a vantag­gio dell'industria e dei servizi e dellosviluppo in genere.Poiché alcune università del mondoarabo sono di recente istituzione,esse necessitano di docenti per com­pletare il proprio organico. Pertanto èessenziale il contributo dei docentiprovenienti da altre università arabeo straniere. Esso assume due forme:può avere lunga durata e proseguireper anni o prendere la forma di brevivisite che si estendono per un seme­stre accademico.Tra i vari accordi di carattere bilate­rale vanno ricordati quelli intercorsia partire dal 1981 tra le universitàegiziane ed americane al fine di rea­lizzare piani di sviluppo in Egitto, dicontribuire a colmare alcune defi­cienze dello sviluppo e di prepararedocenti per le U11iversità e gli istitutidi ricerca egiziani. Questi obiettivipossono essere raggiunti mediante leattività di ricerca concentrate su solu­zioni dirette alle esigenze degli attua­li piani di sviluppo, la soluzione diproblemi e contraddizioni incontrati,il rafforzamento delle attività univer­sitarie in questo campo mediantericerche congiunte, seminari e confe­renze, lo scambio di specialisti inambo le parti e l'innalzamento dellivello della ricerca nelle universitàegiziane.

Uno sguardo ai programmi

Dal 1981 il Ministero dell'IstruzioneSuperiore ha avviato un programmaper dotare di moderne attrezzaturescientifiche le università egiziane.Tali apparecchiature riguardano icampi della chimica, della fisica,della botanica, della microbiologia,dell' energia solare, dell' elettronica,della medicina, della farmacia e deglistudi ambientali oltre che le apparec­chiature da laboratorio linguistico edi computer. Tra le varie iniziative incorso va inoltre ricordato il Pro­gramma Fulbright, che fornisce borse

di studio agli studiosi arabi in pos­sesso del dottorato di ricerca ondeconsentire loro di svolgere attività diricerca o docenza presso universitàamericane, e parimenti, concedeborse di studio agli studiosi america­ni per condurre ricerche nelle univer­sità egiziane. Le borse di studio sonoassegnate tramite il Comitato per gliscambi formativi e culturali tra gliUSA e le nazioni del Medio Oriente edell'Africa Setten-trionale.In Egitto il Programma Fulbright èstato avviato nel 1949 e portato avan­ti felicemente fino ad oggi. Le borsedi studio concesse a studiosi egizianisono state finora 1202, quelle per glistudiosi americani 500.Va altresì menzionata l'attività dellaFondazione Ford che annovera tra lesue finalità la promozione della pace,della reciproca comprensione, delbenessere e della prosperità dell'u­manità. Per conseguire questi obietti­vi la Fondazione finanzia programmi

27

e progetti formativi, di sviluppo esperimentali di rilevanza nazionaleed internazionale in diversi campi trai quali ricordiamo la lotta allapovertà urbana, alla scarsità di risor­se rurali, l'impegno a favore dei dirit­ti umani e della giustizia sociale, lepolitiche gestionali e generali, la cul­tura e l'educazione, gli affari interna­zionali, la demografia ed il controllodelle nascite, i progetti di comunica­zione ed i programmi di investimenti.Nel quadro delle sue politiche versogli Stati non-membri dell'area medi­terranea anche la CEE ha avviatoalcuni programmi di cooperazioneuniversitaria imperniati sull'Univer­sità del Mediterraneo e sul progettoMed-Campus che, in verità, è ancorain fase sperimentale.Bisogna infine ricordare l'attività delCentro Internazionale di FisicaTeoretica ed Accademia del TerzoMondo di Trieste volta al consolida­mento dei legami e delle relazioni tra

UNIVERSITAS 51

DA__-..:

me lterraneo.Il tema della cultura

accademica e deisistemi di istruzione

israeliano edarabo-palestinese

sconfina infatti piùo meno esplicitamente

- come uno specchio deldisagio, ma anche

come un auspicio deldialogo - nella

sfida della convivenzae della pace.

, Tre interventi cs.Q/Jintendono una

questione cruciale - non,ancora conclusa-

che per decenni

dida ttica e delle loro risorse umane estrutturali consente infatti di acco­gliere studenti di altri paesi arabi.Maggiore importanza sarà anchedata alla ricerca scientifica, alle ban­che dati, alle reti informative ed allapromozione di programmi comuni diricerca. Programmi e curriculndovranno essere resi omogenei tratutte le nazioni arabe e le organizza­zioni didattiche con finalità analo­ghe. Si dovranno creare centri specia­lizza ti per assicurare la circolazionedi informazioni, dati e risultati delleattività svolte, che potrà esseregarantita anche grazie allo scambiodi docenti, ricercatori e studenti, ilquale, a sua volta, risulterà più age­vole se verranno equiparati i titoliscientifici nel mondo arabo e fornitiincentivi al corpo accademico. Unaulteriore priorità sarà costituitadall' autosufficienza dei paesi arabi inmateria di materiale ed attrezzaturedidattiche.In un contesto ampliato i paesi arabidovranno cercare di rafforzare lerelazioni culturali con i paesi africani,asiatici e degli altri continenti perdiffondere la lingua araba ed intro­durre negli altri paesi la cultura isla­mica. Nel momento di una maggioreapertura all' esterno bisognerà cercaredi persuadere gli esperti lontani dalproprio paese a ritornare in patriaper partecipare allo sviluppo ed alprogresso della nazione araba. Saràinoltre indispensabile esaminare lemutate esigenze dei paesi arabi chetrarranno grande beneficio da nuovespecializzazioni necessarie ai tempiattuali come l'informatica, le scienzeambientali e le biotecnologie ed ana­lizzare i fattori che influenzano ilprocesso di sviluppo dell'istruzionesuperiore (tendenze sociali, economi­che e demografiche, cambiamenti nelmercato del lavoro, crescita scientifi­ca e tecnologica, evoluzione dei valo­ri sociali).Questo studio analitico potrà portareall' elaborazione di una strutturadiversa delle università, basata forsesul doppio semestre o su un sistemadi crediti anziché sull'anno accade­mico.

I punti deboli

Auspici

nazioni industrializzate e Pvs nelcampo delle scienze fisiche anchemediante la concessione di borse distudio agli scienziati delle nazionimeno industrializzate.

In questo scenario è auspicabile chein futuro venga ulteriormente raffor­zata la cooperazione tra le universitàe in generale le organizzazioni diistruzione superiore. Essa potrà trar­re ulteriore stimolo dagli alti costidell'istruzione superiore che richie­dono di utilizzare al meglio le risorsedell'intera regione. L'uso parzialedegli istituti, dell'organizzazione

Nonostante tutto ciò che è stato dettoesistono ancora alcuni ostacoli per ilconseguimento del livello ottimale dicooperazione nel mondo arabo. Essipossono essere così riassunti:1) Differenze nelle politiche educati­ve presenti nella parte occidentale edorientale del mondo arabo. Ciò èdovuto alle diverse culture chehanno influenzato questi paesi.2) Differenza nelle politiche doganaliin materia di circolazione del mate­riale a stampa, la cui entrata non èfacilitata da alcuni paesi arabi.3) Insufficienza delle reti informativedi alcuni paesi. ;4) Assenza, nella maggior parte deipaesi arabi, di una politica in materiadi ricerca scientifica. A ciò vannoaggiunti gli scarsi finanziamenti allaricerca concessi da alcuni paesi, laridotta domanda di ricerca scientificaa cui si ovvia mediante l'importazio­ne di tecnologia e i deboli servizi dicomunicazione.5) La cautela di alcuni paesi arabinell' attuare accordi culturali tra sestessi e con i paesi stranieri.6) Mancanza di meccanismi fissi peril finanziamento delle misure discambio e di mobilità dei docenti trale università arabe e con i paesi stra­nieri.

28

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

~CONFLITTO ALLO SVILUPPO

29

UNIVERSITAS 51

ISRAELE. UN SISTEMA APERTOdi Kenneth R. Stow

Docente di Storia ebraica nell'Università di Haifa (Israele)

L' informazione più importan­te sulle università israelianeè che non sono istituti pub­

blici. In modo molto simile agli istitu­ti privati negli Stati Uniti, ogni uni­versità costituisce un organismoautonomo. Questo non vuoI dire chelo Stato e gli enti centralizzati nonabbiano un ruolo rilevante. In parti­colare, la Commissione di Pianifica­zione e Bilancio e il suo direttoresono una specie di direttorio dell'uni­versità. Le università sono fortemen­te dipendenti dalla Tesoreria nazio­nale - che amministra la distribuzio­ne dei finanziamenti - il cui direttoreha il potere di determinare il numerodi docenti a tempo pieno per ogniuniversità. Questa Commissionedecide anche l'opportunità dei pro­getti edilizi. È da sottolineare, tutta­via, che l'intera Commissione è com­posta da docenti, ovvero non si trattadi burocrati che operano in un setto­re a loro estraneo.Il Consiglio per l'Istruzione Supe­riore si occupa invece di argomentipuramente accademici: formatoanch' esso da professori, stabilisce iprogrammi dei corsi di laurea el'apertura di nuovi dipartimenti efacoltà. Naturalmente c'è competizio­ne tra le varie università, e questa èespressa a volte - o dà l'impressionedi essere espressa - attraverso i votidel Consiglio. Allo stesso tempo,questo Consiglio funziona in manieramolto simile all' American MiddleAtlantic Accreditation Council, o agruppi analoghi, dalla cui approva­zione dipende l'accettazione o menodelle lauree di specifiche università.Oggi, in un momento di espansionedel sistema universitario israeliano,questo Consiglio ha un ruolo estre­mamente importante e positivo.Negli ultimi due o tre anni è aumen-

tato vertiginosamente il desiderio distudi universitari. L'Università di TelAviv, la più grande, ha un corpo stu­dentesco di 27.000 individui; Haifa èpassata da 7.000 a 11.000 studenti indue anni, e ci si attende un ulterioreincremento. Devo sottolineare che inalcuni istituti, come in quello diHaifa, più del 18% degli studenti ècostituito da studenti arabi. Le uni­versità israeliane non dovrebberoessere considerate come universitàebraiche, perché non lo sono.Ogni università israeliana è anche unente individuale ed autonomo, nono­stante la Commissione di Pianifica­zione e Bilancio e nonostante ilConsiglio per l'Istruzione Superiore.Ogni istituto stabilisce i propri inte­ressi prioritari ed i programmi chedesidera sviluppare.L'Università di Haifa non ha tra isuoi insegnamenti Scienze fisiche onaturali; al Technion, che si trova sulversante più basso della stessa colli­na, Monte Carmel, si insegna sola­mente Scienze. All'istituto Weizman(di ricerca scientifica) ci sono solodottorandi.

Accordi e scambi

Come conseguenza di questa diffe­renziazione e dell'essenziale autono­mia che la accompagna e la ispira,bisogna essere prudenti nel genera­lizzare sull'argomento della coopera­zione interuniversitaria. Ogni istitutostabilisce le sue politiche ma nellungo periodo si equivalgono tutte.C'è un ulteriore aspetto positivo: neldeterminare queste politiche, le uni­versità non devono scontrarsi conuna burocrazia centrale. Di conse­guenza singole università sono statelibere di rendere la cooperazione

30

internazionale un fatto reale. E que­sta cooperazione si è verificata e siverifica su molti livelli. Comincia conaccordi formali per lo scambio di stu­denti e, prevalentemente, di docenti.L'Università di Haifa ha molti accor­di di questo tipo con gli Stati Uniti,uno con l'Università di Magonza,uno con Nizza, ed ora sta cercandoattivamente uno (o più) partner ita­liani.C'è stato anche molto interesse per ilprogetto Med-Campus dell'UNEsCO.In questo caso la posizione di Israeleè in qualche modo anomala. Non èun membro della CEE, ma, scientifica­mente, non è nemmeno consideratoun paese extra-comunitario. Perciò,nel progetto di un Med-Campus aMetu (Turchia), dipendente dall'am­ministrazione statale, è stato chiestoad Israele di contribuire a livello difacoltà. Israele inoltre, parteciperebbevolentieri a programmi europei dimobilità.Ci sono innumerevoli joint-venture,alcune a livello formale, altre a livelloinformale. C'è, per esempio, uncostante via vai tra Israele e l'Italiaper la ricerca nel settore agricolo acui partecipano scienziati di entram­bi i paesi. Tra i vari progetti di ricer­ca, ne citiamo uno sul tema della con­versione religiosa avviato con ilfinanziamento della CUM. Tre anni faad Aix si è svolto Wl primo congres­so sotto la direzione di BernardCousin, con la partecipazione di stu­diosi italiani, israeliani e francesi; unsecondo congresso su una base piùampia è in programma per il 1994 o il1995 ad Erice.Il Technion ha posto le basi per unaScuola di Architettura mediterranea,sempre con il finanziamento dellaCUM. I finanziamenti della CUM sonostati anche strumentali nel portare

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

artisti mediterranei rinomati alSeminario estivo di Arte dell'Uni­versità di Haifa per tre estati conse­cutive. Gli studiosi israeliani, inoltre,hanno ricevuto consistenti emolu­menti dalla Fondazione Volkswagene dalla Fondazione Humboldt. Glistudiosi israeliani sono anche ospitiregolari di istituti prestigiosi comel'Ecole des Hautes Etudes di Parigi edel Netherlands Institute forAdvanced Study di Wassenaar, epartecipano a congressi in tuttaEuropa.Grazie alle rinnovate iniziative dipace e alla firma dell'accordo preli­minare tra Gerusalemme e l'OLP lacooperazione potenziale tra istitutiisraeliani e palestinesi è in aumento,mentre fino ad oggi è stata irrealizza­bile. La scorsa primavera ad Haifa èstato aperto un seminario con uninvito formale e personale a varimembri dell'Università di Bir Zeit.Non venne nessuno; suppongo checiò non si sarebbe verificato se ilseminario si fosse svolto adesso. Cisono, in effetti, molti interrogativi sulfuturo delle scuole palestinesi, cheavranno una risposta solo con il pas­sare del tempo. In conseguenza di unaccordo di autonomia, per esempio,con frontiere aperte, gli studentipalestinesi vorranno frequentare lescuole israeliane più avanzate, nono­stante l'uso dell'ebraico come linguadi insegnamen to, oppure l'a ttualecorpo degli studenti arabi negli isti­tuti israeliani - nonostante la sua cit­tadinanza israeliana - vorrà studiarenelle scuole palestinesi, per ragioni dilingua o di patriottismo?Inoltre, le scuole palestinesi attireran­no adeguati finanziamenti e contri­buti della classe medio alta dellaDiaspora palestinese per migliorarela qualità delle loro strutture comehanno fatto nel passato le universitàisraeliane?

Libertà di azione, meritoe accoglienza

Il problema cruciale potrebbe risulta­re lo stesso che riguarda le interazio-

ni tra l'università israeliana ed ognistudente non israeliano, cioè la pre­parazione accademica. Da tutto quel­lo che è stato detto finora, dovrebbeessere chiaro che su un argomentocome questo, proprio come su quellodello scambio di docenti, le univer­sità israeliane hanno una straordina­ria libertà d'azione, semplicementeperché sono enti essenzialmente indi­pendenti. In termini pratici questovuoI dire che i laureati di istituti ditutto il mondo possono fare doman­da alle lli1iversità israeliane per con­seguire titoli accademici avanzati edessere accetati senza alcuna difficoltà;e lo stesso vale per i candidati a postidi insegnamento universitario, chehanno ottenuto titoli di specializza­zione in altri paesi.La descrizione dell'istruzione di unlaureato israeliano spiegherà perchéè così. Ma permettetemi prima diaprire una parentesi sui docenti uni­versitari. Il fatto è che Israele ha pro­babilmente il corpo docente piùinternazionale di ogni altro paese delmondo, forse anche più degli StatiUniti, e questo per la semplice ragio­ne che Israele è una società di immi­grazione, e necessariamente gli stu­diosi, compresi i corpi docenti dellesue università, sono uno spaccatodella società israeliana nel suo com­plesso. Per questa ragione è statopresto deciso di accettare la validitàdei diplomi di dottorato di tutte leuniversità e di giudicare i candidatiin base al valore delle loro pubblica­zioni. Inoltre, per varie ragioni, moltiisraeliani hanno completato la loropreparazione universitaria negli USA,in Inghilterra, Francia, Germania eItalia, tra gli altri.Considerare valide solo le laureeisraeliane, nel loro caso, sarebbe stataun'ingiustizia. Studiosi che arrivanoin Israele possono anche essere nomi­nati a tutti i livelli, da ricercatore adordinario (per usare il sistema italia­no), da lecturer a full professor (perusare la nomenclatura in vigore inIsraele). Tecnicamente, non devononeppure essere cittadini del paese almomento del loro incarico, né ci sonocriteri speciali, come per esempio un

31

voto unanime per affidare loro !'inca­rico. Sono giudicati in base agli stessiidentici standard degli altri candidati.In Israele c'è, in altre parole, un siste­ma di carriera basata sul merito che,nel complesso, viene applicato senzaerrori, forse perché non c'è un nume­ro chiuso per coloro che potrebberoricoprire uno specifico incarico.Tradotto sul piano dell'istruzioneuniversitaria questo significa unavolontà di accettare tutti quelli chearrivano. La struttura dell'istruzioneuniversitaria incoraggia proprio que­sto atteggiamento, ed ha un'organiz­zazione molto chiara. Che cosa signi­fichi ottenne il MA o il Master e poi ildottorato, il Ph.D, è spiegato nei det­tagli negli statuti universitari, con untentativo di omogeneizzazioneall'interno di ogni specifica univer­sità rispetto al numero di corsi richie­sto, al sistema degli esami,all'ampiezza e all'obiettivo generaledel dottorato stesso. Questa oggetti­vazione del programma denota unatteggiamento imparziale nei con­fronti degli studenti. Non c'è prefe­renza per gli studenti che si sono lau-'reati presso il proprio istituto. Unostudente straniero viene di fatto trat­tato proprio come uno studente loca­le che abbia studiato, per dire,Sociologia, e adesso voglia trasferirsia Storia. Potrebbe essergli chiesto diseguire un certo numero di corsi dipreparazione, ma solo per alzare ilsuo livello accademico.L'unico ostacolo che potrebbe risulta­re difficile da superare potrebbe esse­re la lingua di studio. A parte!'Istituto Weizman, dove tutti i corsisi svolgono in inglese, o corsi comequelli di letteratura francese o ingle­se, che naturalmente sono in franceseo inglese, la lingua di studio inIsraele è, come abbiamo detto,l'ebraico. Gli studenti che non parla­no correntemente l'ebraico perciò siiscrivono all'Ulpan, gruppo di studiodi lingua intensivo, e il loro migliora­mento in ebraico durante il corsodell'anno è chiaramente visibile. Hoavuto questo tipo di studenti nei mieicorsi e solitamente non incontranoparticolari difficoltà.

Università di Macerata: la sede del corso di laurea in Economia bancaria, finanziaria eassicurativa

Un ambiente internazionale

A volte gli studenti arrivano con tito­li accademici già al loro attivo. Ovepossibile, le scuole israeliane cercanodi riconoscere i titoli stranieri e natu­ralmente uno studente che si recaall' estero riceve pieno riconoscimen­to del suo lavoro. Allo stesso modospesso accade che dei laureati abbia­no bisogno di lavorare in archivi stra­nieri, o che laureati stranieri abbianobisogno dell' accesso agli archivi inIsraele. Questo accesso viene pronta­mente consentito. Inoltre, la bibliote­ca dell'Università ebraica di GivatRam, che è proprio la bibliotecanazionale, è aperta a tutti e vi si pos­sono richiedere libri dai depositi eleggerli nella biblioteca stessa, senzapresentare credenziali di alcun tipo.In un giorno qualunque la popolazio­ne della sala di lettura principale ècostituita da pi~ del 50% di studiosinon israeliani. .Con questo atteggiamento nondovrebbe sorprendere che sia unapratica comune rivolgersi a studiosifuori Israele perché giudichino le tesidi dottorato. Questi studiosi devononecessariamente essere presenti fisi­camente in Israele, ma mandano leloro critiche scritte al GraduateSchool Oeans. È anche consuetudine- pratica richiesta sarebbe il terminecorretto - rivolgersi a studiosi stra­nieri di tutto il mondo (ho visto lette­re scritte da posti lontani comel'Australia) per avere la loro valuta­zione sul lavoro di studiosi israelianipresi in considerazione per una pro­mozione di livello.In breve, il sistema universitarioisraeliano è straordinariamente aper­to, sia in riferimento a studenti,docenti, progetti di ricerca che allacooperazione interuniversitaria. Glisforzi da parte dei Heads of Researche Graduate School Deans in tutte leuniversità per realizzare un ambientepiù internazionale per i loro istitutisono costanti. Gli studenti sono sti­molati e spinti ad intrattenere legamiinternazionali e a partecipare a confe­renze e studi internazionali. Israele èstato un pioniere della posta elettro-

UNIVERSITAS 51

nica computerizzata internazionale,alla quale l'intera comunità lmiversi­taria ha accesso illimitato. Gli stipen­di accademici, poi, sono addiritturastrutturati in modo da penalizzare glistudiosi che scelgono di non prender­si i loro anni sabba tici all' estero; per­manenze semestrali ed annuali inuniversità straniere invece sono inco­raggiate affinché i professori possanoaccrescere la loro conoscenza e svi­luppare reti di comunicazione acca-

demica internazionale.Naturalmente, come in ogni comu­

nità accademica, la teoria è a voltemessa in discussione dalla pra tica,ma in Israele nel suo complessol'idea di apertura è una realtà. Siamoquindi felicissimi di includere in que­sta apertura lo scambio di studenti edocenti e non vediamo l'ora che sicreino programmi veramente inter­nazionali, in particolare al livello delPh.D.

32

...J

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

L'ISTRUZIONESUPERIORE PALESTINESEE LA PROMESSA DELLOSVILUPPOdi Ibrahim Abu-LughodProrettore dell'Università di Birzeit (Palestina)

Sebbene il dibattito sull'istruzio­ne superiore palestinese debbaincentrarsi su questioni che

riguardino in modo specifico i terri­tori del West Bank e di Gaza, questiproblemi non possono essere separatidal loro contesto politico e culturalepiù generale; la popolazione palesti­nese del West Bank e di Gaza e leloro rispettive strutture istituzionali eprogrammi di sviluppo costituisconoinfatti una parte importante della piùampia società e cultura palestinese.Il popolo palestinese conta approssi­mativamente sei milioni di personesparse in tutto il mondo, ma non esi­ste da neSSW1a parte un palestineseche sia in grado di modellare i suoiprogrammi di istruzione, cultura esviluppo futuro in conformità con ivalori e le aspirazioni del suo popolo.È infatti risaputo che tutti i palestine­si vivono all'interno di giurisdizioniche sono loro ostili. Nella stessaPalestina (all'interno di Israele, nelWest Bank, inclusa la Gerusalemmearaba e la Striscia di Gaza) viveapprossimativamente il 43% dellacomunità. Il resto vive prevalente­mente negli adiacenti Stati Arabi(31 % in Giordania, 5.2% in Siria, 5.7%in Libano, 7.7% in altri paesi arabi,inclusa la regione del Golfo). un 7.5%vive in regioni e paesi al di fuori delmondo arabo.In nessun luogo c'è una singola auto­rità palestinese nel campo dell'educa­zione che possa pianificare e metterein pratica liberamente un programmaed una struttura di istruzione chetenga conto delle esigenze specifiche

della società palestinese. Nel WestBank e a Gaza la situazione è resaancora più difficile, ed è diventatapiù grave dal 1967, principalmente acausa dell'occupazione e del control­lo dei territori da parte di Israele.Nonostante la forzata dispersione delpopolo palestinese e nonostante ilcontrollo a cui sono sottoposti daparte di stati e governi indifferentioppure ostili alle loro aspirazioninazionali - comprese quelle riguar­danti l'istruzione - con un po' di assi­stenza da parte degli arabi e dellacomunità internazionale i palestinesihanno potuto compiere studi a tutti ilivelli. Per quanto concerne l'istruzio­ne superiore, i palestinesi hanno fre­quentato essenzialmente le universitàarabe in Egitto, Siria, Giordania, Iraqe, più tardi, in altri paesi arabi enell'Europa dell'Est. I più abbientihanno potuto studiare in Europaoccidentale e negli Stati Uniti. Varistudi sulla forza lavoro confermano ilfatto che una parte abbastanza gran­de di diplomati palestinesi dellescuole superiori è riuscita grazie aisuoi sforzi, ma soprattutto grazie aglisforzi dell'OLP, ad ottenere borse distudio per andare all'università.Dagli studi svolti sull'istruzione nelmondo arabo risulta che una percen­tuale piuttosto alta di palestinesi haottenuto 'un'istruzione universitaria.Il grado relativamente elevato deilaureati palestinesi negli anni '70 e'80 consentì a questa forza lavoro dipartecipare efficacemente alla costru­zione ed allo sviluppo dello Statopalestinese. Secondo un recente stu-

33

dio del FAFU (norvegese) più dimezzo milione di palestinesi (intornoal 9% della popolazione) ha avutoqualche forma di istruzione universi­taria. L'accesso dei palestinesi agli isti­tuti di istruzione superiore non è statouguale nelle varie regioni: i residentinei maggiori centri urbani del mondoarabo, ad esempio, hanno avuto mag­giori opportunità di accesso.Nel West Bank ed a Gaza la situazio­ne è stata ulteriormente complicatadall'occupazione militare di Israele,che ha reso ancora più difficile aipalestinesi raggiungere le regioni cir­costanti. Il rapido sviluppo dell'istru­zione universitaria nel West Bank eda Gaza è spiegato non solo dall'occu­pazione, ma anche dal bisogno di unastruttura universitaria in situo Laprima università ad essere fondata fuquella di Birzeit nel 1972. Oggi cisono otto università che provvedonoall'istruzione di quasi 21.000 studenti.Tutte le università nel West Bank eda Gaza sono istituti privati; hannoottenuto il riconoscimento daun'autorità palestinese (generalmen­te l'OLP) e grazie alla loro apparte­nenza all' Associazione delleUniversità Arabe sono sostenutefinanziariamente dalle rette e da sov­venzioni esterne da parte di donatoripalestinesi, singoli filantropi arabi,dal Consiglio Palestinese per!'Istruzione Superiore (il Consiglio fufondato dalle università palestinesiper coordinare le loro politiche e perprocurare loro delle sovvenzioni) e,più recentemente, da contributi dellaComunità Europea. Nessuna univer­sità ha mai ricevuto alcun tipo disostegno dall'occupazione militare diIsraele che, anzi, ha posto severi osta­coli alle università. Questi ultimisono andati dal negare i permessi dicostruzione e dal tassare le loroattrezzature scientifiche, al proibirel'uso di più di duemila libri, allacompleta chiusura del sistema diistruzione superiore per periodivariabili tra una settimana e quattroanni. L'anno accademico 1992/93 èstato il primo anno dal 1989 in cuinon si è assistito ad una chiusuradelle università.

UNIVERSITAS 51

Università di Macerata: Il banditore di G. Rolland (affresco nell'Aula Magna)

Il contributo dell'universitàallo sviluppo palestinese

Sebbene vi sia lU1 alto tasso di disoccu­pazione nel territorio palestinese delWest Bank e di Gaza, le universitàsono state le principali responsabilidella formazione della forza lavoronecessaria per lo sviluppo palestinese.Prima degli anni '70 la forza lavoropalestinese veniva impiegata e contri­buiva alle necessità dello sviluppodegli adiacenti Stati Arabi. I palestine­si fornivano lo staff tecnico della mag­gior parte dei Ministeri e del settoreprivato in quasi tutti i paesi arabi dellaregione del Golfo. Oggi, nel momentoin cui si cerca di porre fine all'occupa­zione militare israeliana, sarebbe pos­sibile per la forza lavoro palestinesealtamente specializzata - in Palestina ein tutto il mondo - contribuire diretta­mente allo sviluppo della società edella cultura palestinese.Nello stesso c'ontesto di libertà discambio, sarebbe possibile per laprima volta per le università palesti­nesi realizzare collegamenti diretticon le università nella stessa regione- dove oggi non ne esiste alcuno - econ le università europee. L'ostacolopiù serio alla realizzazione di unsistema di cooperazione interuniver­sitaria è stato l'occupazione di Israeleche ha reso difficile per i professori egli istituti palestinesi avere collega­menti diretti e liberi scambi con ilresto del mondo.Per prima cosa, le università palesti­nesi hanno bisogno di stabilire lega­mi e realizzare un sistema di scambidi docenti e studenti con le universitàarabe delle regioni adiacenti e quindicooperare per l'evoluzione di pianiregionali di sviluppo che apportinomaggiori benefici alla popolazionelocale.La forza lavoro palestinese adessodisponibile nella zona del West Banke di Gaza potrebbe essere collegataanche con quella ora attiva nellaregione.In secondo luogo un efficace sistemadi cooperazione interuniversitariacon le università europee, in cuisiano rispettati i principi di recipro-

cità e mutualità, può essere istituitonel territorio palestinese emergentedel West Bank e di Gaza. Si potrebbecosì avviare un proficuo sistema discambio tra scienziati palestinesi chedesiderino aggiornarsi in Europa escienziati europei che vogliano farericerca in Palestina.La mobilità di docenti e studentiarricchiti da nuove competenze è unmodo per contribuire ad uno svilup-

po globale della regione.Infine, i rapporti di collaborazione ela partecipazione congiunta a semi­nari e convegni sarebbero di grandeutilità per un efficace scambio diesperienze.Il meccanismo importante per questeiniziative di collaborazione, però,deve essere costituito da reti elettro­niche e di formazione del personaletra le istituzioni e i singoli studiosi.

34

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

GLI STUDENTIARABO-PALESTINESIINISRAELEdi André Elias MazawiUniversità di Tel Aviv

N el 1992 la comunità arabo­palestinese in Israele conta­va circa 760.000 componenti

e costituiva il 15,5% della popolazio­ne israeliana totale. Dal punto divista socio-economico, circa il 55%degli arabo-palestinesi in Israelevivono al di sotto della soglia dipovertà, costituendo una minoranzanazionale politicamente e socialmen­te relegata ai margini. Due questioniprincipali vengono sollevate perquanto riguarda l'istruzione univer­sitaria tra gli arabo-palestinesi inIsraele. Primo, come si comportano leuniversità israeliane con gli iscrittiarabo-palestinesi per quanto riguar­da l'accesso e le opportunità di stu­dio? Secondo, qual è il contributodelle università alla comunità arabo­palestinese in Israele in termini diformazione ed integrazione profes­sionale dei laureati?

Accesso e iscrizione alleuniversità

Il numero di studenti arabo-palesti­nesi nelle università israeliane è pas­sato da 224 studenti nel 1964/65 a3830 nel 1989/90. Durante questoperiodo la loro percentuale è passatada 75 su una popolazione di 100.000,a circa 450. Questi tassi di iscrizioniuniversitarie erano piÙ bassi in con­fronto a quelli registrati (durante laseconda metà degli anni '80) nellacomunità ebraica in Israele 0683 su100.000), in paesi arabi selezionati(Egitto: 1758 su 100.000; Kuwait: 1390su 100.000; Iraq 1076 su 100.000), e trai palestinesi dei territori occupati del

West Bank e della Striscia di Gaza0049 su 100.000). I tassi di non accet­

.tazione dei candidati sono addirittu­ra due volte e mezzo piÙ elevati, inmedia, tra gli arabo-palestinesirispetto a quelli tra i loro omologhiebrei. Per coloro che si iscrivono, itassi di abbandono sono piÙ alti. Allafine degli anni '80 circa il 37% deglistudenti arabi aveva interrotto glistudi a cinque anni dall'immatricola­zione, mentre questo succedeva per il23% dei loro omologhi ebrei.L'espansione dell'istruzione univer­sitaria tra gli arabo-palestinesi inIsraele fu, in sostanza, un fenomenospiccatamente rurale, dovuto allaprecedente distribuzione dei piÙaffermati centri urbani nella guerraebraico-araba del 1948. Fino all'iniziodegli anni '70 gli studenti provenientidai villaggi rappresentavano circa idue terzi di tutti gli studenti arabo­palestinesi nelle università israeliane.A metà degli anni '70 piÙ del 70%degli studenti universitari arabo­palestinesi avevano padri con istru­zione primaria o senza istruzione. Diquesti il 41 % abbandonava prima dicompletare gli studi per la laurea.Dall'inizio degli anni '70, comunque,la diminuzione della percentualerelativa di studenti arabi provenientida aree rurali è dovuta principalmen­te ai processi di urbanizzazioneintensiva all'interno della comunitàpalestinese.Tra il 1967/68 ed il 1987 la percen­tuale di studentesse è cresciuta pas­sando dal 10,3% della popolazionestudentesca palestinese totale nel1967/68, al 20,2% nel 1976/77, e adun terzo nel 1987. Rispettivamente, la

35

percentuale di studenti tra i 19 e i 21anni è passata dal 41,2% nel 1967,all'86,5% nel 1976, indicando implici­tamente una crescita dei tassi deidiplomati delle scuole superiori.Comunque, le percentuali per classidi età degli iscritti all'universitàmostrano chiaramente che nel1989/90 il 2,5% degli arabo-palesti­nesi nel gruppo tra i 20 ed i 24 annierano iscritti all'università (rispetto al9,7% degli ebreO, e lo 0,8% nel grup­po tra i 25 ed i 29 (rispetto al 7,4%degli studenti ebrei nello stesso grup­po di età).

Campi di studio

Gli anni '70 ed '80 sono stati teatro diuna crescente diversificazione dellebranche di studio approfondite daglistudenti arabo-palestinesi nelle uni­versità israeliane. La supremaziadelle materie umanistiche è statamessa in discussione quando le iscri­zioni sono diminuite passando dal57% degli studenti arabi totali nel1967/68, a circa il 36% nel 1989/90.Questo decremento è stato accompa­gnato da un significativo aumentodelle iscrizioni nei settori delle scien­ze e della matematica (da circa il 6%al 19% rispettivamente) e dell'inge­gneria e dell'architettura (dal 5,4% al10,4% rispettivamente). Le scienzesociali e la medicina (principalmenteil settore paramedico) hanno registra­to un certo recupero dopo un notevo­le calo delle iscrizioni durante glianni '70. Al contrario, nel ramo giuri­dico si è assistito ad una diminuzionedei tassi di iscrizione rispetto ad altricampi di studio.

Laurea ed impiego

Il numero complessivo degli arabo­palestinesi laureati presso universitàisraeliane è cresciuto di 2,75 volte, trala metà degli anni '70 e l'inizio deglianni '90, allivello del Fil'st Degl'ee e di3,1 volte al livello del Second Degree.La distribuzione interna dei laureatiarabi mostra che Lettere, Legge e

Agraria hanno assistito ad una certadiminuzione in confronto ad un rela­tivo aumento nei campi delle scienzesociali, studi medici (principalmenteparamedici), Scienze e Matematica,Ingegneria e Architettura. Tra i lau­reati, le donne rappresentavano1'11,5% degli arabi in confronto al46% nel gruppo degli ebrei. Verso lafine degli anni '80 le donne costitui­vano circa un quarto di tutti i laureatiarabo-palestinesi. Queste tendenzeindicano che una crescente percen­tuale di arabo-palestinesi si laureanoin campi collegati allo sviluppo infra­strutturale ed alle libere professioni.Comunque, alcuni sondaggi intra­presi a partire dall'inizio degli anni'60 e durante gli anni '70 ed '80 rive­lano che i laureati palestinesi affron­tano notevoli difficoltà occupaziona­li. La maggior parte dei laureati arabivengono cooptati dal Ministerodell'Istruzione; e della Cultura e ven­gono impiegati nel sistema di istru­zione. Nel 1978/79, circa il 67% deilaureati palestinesi lavorava nel set­tore dell'istruzione - principalmentecome insegnanti - in confronto acirca il 15,5% dei loro colleghi ebrei.La professione dell'insegnamentorimane il maggiore sbocco occupa­zionale per una parte considerevoledei laureati arabo-palestinesi, in unmercato del lavoro dominato dalladiscriminazione etnica e stratificatocome quello israeliano. In effetti,"l'aumento dei laureati arabi si è tra­dotto in un deterioramento delle loroprospettive di lavoro", che si preve­deva avrebbe portato ad una maggio­re disoccupazione tra gli arabo-pale­stinesi in Israele, e ad un maggioresfasamento tra istruzione e mobilitàsociale tra le comunità arabo-palesti­nesi in Israele. In poche parole, le

UNIVERSITAS 51

Missione italiana neiterritori occupati

I rettori Luigi Berlinguer (Siena),Gian Tommaso Scarascia Mugnoz­za (Viterbo) e Roberto Schmid(Pavia) - le cui università aderisco­no al CONICS (Consorzio Inter­universitario per la Cooperazioneallo Sviluppo) - si sono recati neiTerritori Occupati con il capodell'Ufficio per il Nord Africa e ilMedio Oriente del Ministero degliEsteri, Mariano Fieri.Nell'incontro con i funzionari delleuniversità di Bir Zeit, Betlemme eGaza si è cercato di individuarealcuni campi di cooperazione:istruzione, beni culturali, turismo,formazione di quadri.In seguito alla Conferenza diWashington - che ha stabilito gliaiuti della comunità internazionaleai palestinesi - l'Italia si è impegna­ta a contribuire con 120 milioni didollari, 40 dei quali già versati.Saranno i partecipanti alla missioneesplorativa a individuare i settori diintervento e stabilire in concreto iprogetti da finanziare.

I. C.

università israeliane producono con­tinuamente un numero crescente dilaureati arabo-palestinesi la cui inte­grazione nel mercato del lavoro,nella sua attuale struttura discrimi­nante, è altamente problematica.Le università israeliane hanno fattopoco per l'inserimento dei laureatiarabo-palestinesi: la loro integrazione

36

nell'insegnamento e nelle attività diricerca e sviluppo delle universitàisraeliane è rimasta estremamentemarginale.Gli arabo-palestinesi assunti in questiistituti costituiscono lo 0,55% (circa lametà di un punto percentuale)dell'ammontare totale del personaledi ricerca, insegnamento e assistenza.Inoltre, per quanto riguarda la comu­nità arabo-palestinese, lo sviluppomirato e la ricerca empirica sonoscarsamente collegati, specialmentenella sfera dell'istruzione e dellescienze sociali. Questo non si è verifi­cato fintanto che progetti di sviluppowuversitari ampi, costosi e di lungoperiodo sono stati intrapresi dalleuniversità nell'ambito della commutàebraica.

Conclusioni

Le suddette tendenze indicano cluara­mente che 1'espansione dell' istruzioneuniversitaria, all'interno della comu­nità arabo-palestinese in Israele dopoil 1948, è legata a cambiamenti radicalinella percezione sociale dell' istruzio­ne. L'istruzione in generale, e l'istru­zione superiore in particolare, sonostate percepite sempre più comeimportanti strumenti di mobilitàsociale e di sviluppo. Questo cambia­mento, tuttavia, è stato attenuato dameccanismi strutturali, economici epolitici che ne hanno ridotto gli effettiprevisti. Il semplice incremento deilaureati palestinesi non ha, di per sé,portato ad uno sviluppo sociale, acausa di politiche statali discriminato­rie, dell'ineguale allocazione dellerisorse, e della disparità di opportu­nità di lavoro tra la comwutà ebraica equella arabo-palestinese in Israele.

-

IL TRIMESTRE / LA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

abstractIn the first issue of UNIVERS1TAS for the year 1994 the section"Il Trimestre" focuses on coopemtion in the MediterrnneanbasinoMediterrnnean culture is deep-rooted and higher educntion cnnplaya significnnt rale in fostering a new style of coopemtionamong Meditermnean countries. The section begins bystressing the "possible peace" in the Meditermnean, an areawhich is presently threatened by ancient conflicts and newnationalisms. Peace could be reached thraugh higher educntionas Ilniversities are the place where different cllltures meet andhuman vahles are irmdiated.After a generai approach stressing the rale played byuniversities, the section goes on with a stimulating paper byLuigi Ambrosi, chairman of the Community of MeditermneanUniversities (CMU), wl10 reflects on the best way to tackle withpoliticnl prablems and thlls to pave the way to an effective andconcrete coopemtion among universities aimed at development.The fol/owing survey on the Meditermnean countries enable usto IInderstand better the situation in the different cOllntries andregions of the aren. The research mnges fram the different formsof edllcntion exchange - special attention is given to theEurapean networks for university coopemtion MEDCAMPLlS,CMLl, UNIMED - to the different features of the acndemicsystems of the Meditermnean eountries including thosebelonging to the Amb world such as Tllnisia and Algeria wherethe Islamic cultllre has to face the Cllltuml tmdition of theWestern world.Seveml experts take part to the debate on the Near Eaststressing differents aspeets of higher educntion in Ismel andPalestine and of the life of Amb Ismeli students.

UN1VERS1TAS ouvre l'année 1994 en eonsaernnt le "Trimestre"au thème de la coopémtion dmlS la Méditermnée.La vocntion méditerrnnéenne a des mcines anciennes, et lemonde llniversitaire peut se situer lì l'avant-garde pOllr donner11Il élan lì un nouveau style de coopémtion entre les Pays dubassin méditermnéen. Cette rllbrique met tout d'abord l'accentsur la "paix possible" dans la Méditermnée, qui estactuel/emen t trahie par l'éveil d'anciens contmstes ou par lerenforcement de nouveaux nationalismes. C'est justement dansl'université que cette paix pourmit se réaliser: dans l'universitéqui est un lieu d'union des ellltures et de myonnement desvaleurs humaines.Après une intraduction générnle surle rale des Ilniversités,cette mbrique se poursuit avee un article intéressant de LuigiAmbrasi, Président de la Communauté des UniversitésMéditermnéennes (CL/M): Ilne réflexion sllrla façon d'affranterle noeud politique qui est lì la base d'lIne effective et concrètecoopémtion universitaire tendant au développement.On présente ensuite qllelques opinions de la part des pays dubassin Méditermnéen qui nous permet d'observer de plus prèscertaines réalités régionales ou nationales. A partir desdynamiques des échanges (au premier mng dans l'espaeeeonsaeré aux réseaux éurapéens de eoopémtion universitaire:MEDCAMPUS, CL/M, UNIMED), jusqu 'allx identités spécifiquesdes différents monds universitaires présents dans le bassinMéditermnéen, camme cellX dll monde ambe ou des universitéstunisiennes ou algériennes oÙ la clllture islamique est appelée lìse confronter avec les différentes traditions IIniversitairesoccidentales.A l'un des prablèmes du Moyen Orient, toujours actllels, estconsacré un premier pIan lì plllsieurs voix: c'est lì dire les deuxfaces de la médail/e dans un tour d'information su rl'instruction supérieure palestinienne, surla système isrnélienet sllrles étudiants ambo-palestiniens en Ismel.

~ ~resume37

UNIVERSITAS 51

"NELL'UNIVERSITAGEMMATA:

LA LIGURIAdi Roberto Peccenini

L a pr?lif~razione delle ~edi uni­versitane per gemmazIOne nonè certo una novità degli ultimi

anni. Diverse università italiane,ormai di media grandezza, hannoavuto origine da un preesistente ate­neo di un'area limitrofa da cui, in unprimo tempo, sono dipese. Peraltro,tale fenomeno ha recentementeassunto dimensioni senza precedenti,estendendosi a tutte le aree geografi­che del paese e interessando preva­lentemente città medio-piccole. Sorgespontaneo interrogarsi sulla logicache guida questo fenomeno e verifi­care, all'atto pratico, quali problemila politica del decentramento stiacontribuendo a risolvere, quali diffi­coltà debba fronteggiare, quale sia, inuna parola, l'efficacia delle singoleiniziative intraprese.Il Piano triennale 1991-93 dispone diproseguire sulla via del decentra­mento in relazione a due differ'entiordini di problemi. In primo luogo loscopo da perseguire dev' essere ildecongestionamento dei cosiddettimega-atenei (Roma, Napoli, Milano,Torino, Bologna, Bari, Padova,Firenze e Palermo), che contano su diuna popolazione studentesca supe­riore alle 40.000 unità e per i quali siprevedono, all'interno del bacinogeografico di utenza di ciascuno,sdoppiamenti di corsi di laurea o di

Nate per decongestionare imega-atenei? Non solo.

Inizia con questo articolo unviaggio nel mondo delle

"gem.mazioni" universitarieche va dal resoconto

descrittivo delle nuovestrutture ad un'analisi critica

dei problemi risolti e delleprospettive aperte.

facoltà in sedi decentrate, accantoall'istituzione di nuove università neicasi in cui l'affollamento di una sedelo renda necessario (Roma, Milano,Napoli). In secondo luogo, il Pianotriennale fa riferimento alla diffusio­ne in nuovi centri di corsi universita­ri all'art. Il, quando, tra i fattori daconsiderare riguardo all' istituzionedi diplomi universitari eX-/10VO, elen­ca il seguente: "Tenere in particolareevidenza le proposte che operano intermini di decentramento territorialee che si propongano un riequilibriodell' offerta, agendo in quelle situa­zioni in cui mancano corrispondenticorsi di laurea". Oltre a questi, altrimotivi possono aver determinatol'istituzione di nuovi corsi universita­ri in sedi decentrate. Cercheremo diidentificarli nel corso di un'inchiestache, regione per regione, passerà in

38

rassegna il fenomeno delle gemma­zioni. Sta di fatto, comunque, chesolo nel primo caso il DreM 28/10/91prevede espressamente uno stanzia­mento (100 miliardi in tre anni perRoma, Napoli e Milano piÙ altrifinanziamenti da assegnare condecreto del MURsT agli altri mega-ate­nei per acquisire nuove disponibilitàdi strutture edilizie nelle sedi decen­trate). Per quanto riguarda il caso deidiplomi universitari il Piano rimandaall'art. 16 della legge istitutiva (341del 19/11/93), che prevede il ricorsoa fondi derivanti da convenzioni conenti pubblici o soggetti privati,aumenti delle tasse di iscrizione, tra­sferimenti del fondo sociale europeo,nonché da risparmi conseguiti conuna utilizzazione più razionale delpersonale docente. In breve, questeiniziative e le altre che i singoli ateneivogliano intraprendere devono averluogo a "costo zero" per l'Ammini­strazione.A prescindere, poi, dalla forma difinanziamento a cui si fa ricorso, èfondamentale valutare, caso per caso,il rapporto costi/benefici delle inizia­tive di decentramento. Un consunti­vo completo non è ovviamente possi­bile, giacché gran parte dei corsi atti­vati non hanno terminato neanche ilprimo ciclo; tuttavia, in ogni sede, ègià ipotizzabile la parabola evolutiva

che sono destinati a seguire.Sul versante dei benefici si tratta inparticolare di verificare:- se e in che misura l'istituzione dicorsi decentrati ha favorito un effetti­vo decongestionamento delle sediprincipali;- se l'estendersi delle gemmazioni hacomportato o meno un miglioramen­to qualitativo: maggiore frequenzaalle lezioni, miglior rapporto docen­ti/studenti e conseguente riduzionedel fenomeno dei fuori corso e degliabbandoni, oppure minore efficaciadidattica a causa, ad esempio, dellacarenza di strutture come laboratori ebiblioteche o di una eventuale mino­re qualificazione e reperibilità delcorpo docente;- se, attraverso la diffusione capillaresul territorio si sono raggiunti sog­getti che sarebbero altrimenti rimastiestranei al circuito dell'istruzionesuperiore o non avrebbero potutoseguire un corso di studi a loro con­geniale;- se i corsi attivati in sedi decentratehanno la possibilità di interagirepositivamente con il tessuto socio­economico locale, oppure se la sceltadi essi è stata determinata da altri fat­tori piÙ o meno casuali.Sul piano dei costi si tratta, come giàdetto, di identificare i soggetti su cuigravano gli oneri dell'iniziativa(Stato, università, enti locali, studen­ti, etc.) e di quantificarne caso percaso l'entità. Parallelamente vannoconsiderati i risparmi che i soggetticoinvolti possono realizzare: da partedelle università una eventuale ridu­zione delle risorse da impiegare nellesedi principali per l'edilizia e per iservizi (residenze, mense, etc.) e daparte degli studenti una sicura ridu­zione dei costi di trasporto e di man­tenimento.Analizzando su questa falsariga idati relativi ad ogni università che haistituito corsi decentrati e confrontan­doli tra loro dovrebbe essere possibi­le, facendo astrazione dalle peculia­rità locali, stabilire quando si rag­giunge la "massa critica" di studentiche rende conveniente l'istituzione dicorsi gemmati.

NOTE ITALIANE

Il caso dell'Ateneo genovese

Il primo caso che passiamo in rasse­gna, quello dell'Università diGenova, non è emblematico, in quan­to in essa il fenomeno del decentra­mento si è avviato piÙ tardi rispettoad altri a tenei e inoltre ha ancoradimensioni limitate. È tuttavia signi­ficativo perché dimostra quantoaffermavamo all'inizio intorno alladiffusione senza precedenti del feno­meno che stiamo esaminando.L'università genovese, seppure noninclusa tra i mega-atenei, ha pur sem­pre dimensioni cospicue, annoveran­do una popolazione di circa 41.000studenti. È un tipico caso di univer­sità regionale, anche se il suo bacinodi utenza non corrisponde ai confiniamministrativi della Liguria: infatti,mentre La Spezia gravita prevalente­mente su Pisa, una buona percentua­le di studenti proviene dalla provin­cia di Alessandria e dal BassoPiemonte; poco significativa invece lapresenza di studenti stranieri o dialtre regioni. A prima vista non sem­brerebbe giustificata una politica didecentramento delle sedi, sia per lalimitata estensione del bacino diutenza, sia per la preponderanzademografica, in esso, del Comunecapoluogo (quasi il 50% della popola­zione), sia perché l'Ateneo non haraggiunto dimensioni eccessive. Aben vedere, tuttavia, il sistema regio­nale di comunicazioni rende impossi­bile la frequenza quotidiana ai resi­denti nel Ponente o nell' entroterra;inoltre l'assenza di aree edificabili aGenova ha determinato una carenzadi spazi e una dislocazione pocorazionale dei vari istituti e facoltà;infine, analizzando la composizionedella popolazione studentesca si sco­pre che ben piÙ del 50% è di prove­nienza genovese, ossia che i residentiin altre province o frequentano inmisura ridotta gli studi superiori o siiscrivono ad altri atenei.Probabilmente proprio questa esi­genza di competitività ha indotto ilSenato accademico a intraprendere lavia del decentramento: l'avvio, daparte dell'Università di Torino, di

39

corsi di laurea e di diploma adAlessandria e a Mondovì ha dirottatosu queste sedi una certa quota di stu­denti che altrimenti si sarebbe iscrittaa Genova. La limitazione delle iscri­zioni provenienti dal Piemonte sisarebbe forse potuta compensare conun'accresciuta presenza nel Ponenteligure, da cui tradizionalmente alcunistudenti si indirizzavano versol'Università e il Politecnico di Torino.Considerando che anche La Speziarientrava negli obiettivi iniziali diespansione, si può notare che si èaffermata la tendenza a far coincide­re i confini regionali con la sferad'influenza dell'Università diGenova, così come sta accadendo inPiemonte per l'Università e ilPolitecnico di Torino.Un'altra peculiarità del caso genove­se è data dal fatto che tutte le iniziati­ve di decentramento si sono avviatecon l'esclusivo apporto finanziario dienti locali pubblici e privati.

I dati concreti

Il primato cronologico dei corsidecentrati facenti capo a Genovaspetta alla scuola diretta a fini specialiin Tecnologie per la protezioneambientale e per la sicurezza, attivataa Savona dall' a.a. 1989/90, seguita,l'anno successivo, dalla scuola diProgettazione per la nautica da dipor­to, con sede a La Spezia. Il primocorso si è successivamente trasforma­to, sviluppandosi nei vari corsi delpolo savonese, facenti capo prevalen­temente alla Facoltà di Ingegneria. Ilsecondo, invece, è rimasto isolato, inquanto la progettata gemmazione diScienze biologiche a La Spezia non haavuto seguito, per l'esigenza di con­solidare la riorganizzazione previstadal nuovo ordinamento didattico dibiologia, prima di provvedere aun' espansione. All' estremo oppostodella Riviera si sta invece affermandoil polo imperiese, dove hanno sede iprimi bienni dei cdI in Giurispruden­za ed Economia e Commercio, lefacoltà piÙ affollate insieme a Inge­gneria e Lettere.

Il polo savonese

Savona, che conta circa 67.000 abitan­ti nel capoluogo e 280.000 nella pro­vincia, dispone dei seguenti corsiuniversitari: I anno del cdI inIngegneria per tutti gli indirizzi e IIanno per i corsi di Ingegneria indu­striale (chimica, elettrica e meccani­ca). Tali insegnamenti sono stati atti­vati a partire dal 1991 /92. La rispostadegli studenti è stata positiva, anchese si è assistito a un lieve calo delleimmatricolazioni: 201 nel 1991/92,178 nel 1992/93, 165 nel 1993/94'. Gliiscritti al II anno sono attualmente 68.Inoltre, a partire dal 1992/93 sonopresenti tre corsi di diploma, di cuiforniamo i dati nella tabella seguente:

Anche qui, come si può vedere, si èverificato un certo calo delle iscrizio­ni al I anno, mentre le iscrizioni aglianni successivi sono invece inaumento. Sulle; possibili cause delladiminuzione ci soffermeremo piÙavanti, quando analizzeremo alcunilimiti insiti nell'iniziativa; l'aumentopuò invece essere spiegato conside­rando che i corsi di diploma stannocominciando ad assolvere la funzio­ne di raccogliere studenti provenientidai corsi di laurea, evitandone così ladispersione. Nel complesso, quindi,sono circa 600 gli studenti che gravi­tano attorno al polo savonese. Lepotenzialità della sede in cui si èinstallato sono però assai superiori. Icorsi si svolgono infatti in una ex­caserma interamente ristrutturata,estesa su 65.000 mq., di cui piÙ di40.000 coperti; un vero e proprio ((1111­

pus fornito di recinzione e costituitoda una pluralità di edifici di variogenere, che si potrebbero ada ttareanche ad un uso residenziale.Per ricostruire la genesi del progetto,se si prescinde dalle aspirazioni localiad istituire una autonoma Universitàdi Savona, sfociate in una proposta dilegge mai approvata, possiamobasarci sulla descrizione del prof.

t Questo dato, così come i successivi relativi al1993/94, è provvisorio, aggiornato al 10/1/94.

UNIVERSITAS 51

Roberto Mosca, docente di Gestionedegli impianti industriali a Genova ea Savona, tra i promotori di questagemmazione: "Nel 1990 si sono veri­ficati congiuntamente alcuni eventi:primo, l'elezione di un nuovo rettore,Pontremoli, decisamente favorevolea seguire la strada del decentramen­to; secondo, l'istituzione dei diplomi,la cui vocazione al decentramento èprecisata dalla stessa legge che li pre­vede; terzo, l'apertura a Mondovì delI anno di Ingegneria e l'imminenteavvio in quella sede di corsi di diplo­ma da parte del Politecnico diTorino, cosa che avrebbe ulterior­mente sottratto a Genova l'utenzadella Val Bormida". In conseguenzadi ciò gli enti locali si sono attivatiper reperire i finanziamenti, in primoluogo l'Unione Industriali e poi laProvincia, il Comune, la Camera diCommercio e la Cassa di Risparmiodi Savona. Inizialmente ogni ente siera impegnato a sottoscrivere 200milioni l'anno, ma la cifra si è dovutaraddoppiare, cosicché gli stanzia­menti per i primi tre almi sono arri­vati, nel complesso, a circa 6-6,5miliardi.Né l'Università di Genova né ilMUR5T hanno ancora avuto parte inquesti finanziamenti, a differenza dialtre sedi genmlate, partite solo pochimesi prima di Savona, che sono riu­scite a inserirsi in tempo nel circuitodi accesso alle risorse. Per il futuro, lasede di Savona dovrebbe essereinclusa nel Piano triennale 1994-96 efruire dei finanziamenti connessi,mentre il Ministero dovrebbe istituirealcune cattedre di un cdI inIngegneria gestionale da ubicare inte­ramente a Savona. Dalla realizzazio­ne di questi progetti conseguirebbeun alleggerimento degli oneri soste­nuti dagli enti locali, i quali hannoassunto l'impegno di sovvenzionarel'iniziativa almeno fino al 2000.Attualmente sono ancora necessarinotevoli investimenti in ristruttura­zioni, arredi, allestimento di labora­tori. Poiché le spese di funzionamen­to sono des ti na te a crescere conl'entrata a regime di tutti i corsi (inparticolare quelle di docenza sono

40

ammontate l'anno scorso a circa 400milioni e si prevede che salgano a 6­700 milioni l'anno), se non arrivanonuovi finanziamenti si contrarrannole capacità di investimento, con ilrischio di non ultimare l'allestimentodei locali o di non dotarli di tutte leinfrastrutture necessarie. Sulla basedi un calcolo approssimativo, chetiene conto solo delle spese aggiunti­ve (correnti e di investimento) per ilfunzionamento del polo di Savona, enon di quelle generali sostenute dallasede centrale, il costo annuo medioper alunno nei primi tre anni è dipoco superiore ai cinque milioni,cifra senz'altro piÙ bassa del costoche uno studente deve sostenere permantenersi in un'altra sede. Esistonoquindi i margini per scaricare suifruitori almeno parte del maggiorcosto del servizio. Ciò attualmentenon avviene, perlomeno per quantoconcerne il biennio del corso di lau­rea, le cui tasse sono notevolmenteinferiori a quelle dei politecnici delleregioni limitrofe. Per quanto concer­ne i corsi di diploma, peraltro, letasse annuali superano il milione dilire, ma, in considerazione di quantosopra esposto, dovrebbe essere possi­bile un ulteriore aumento senzaridurre il numero di studenti.Un altro aspetto da considerare è ilcontributo al decongestionamentodella sede principale. In termini asso­luti questo non è avvenuto perchénell'anno 1992/93 la facoltà genoveseha toccato il suo massimo storico conquasi 1500 immatricolazioni (15% inpiÙ rispetto all'anno precedente).Senz'altro, però, la valvola di sfogodel polo savonese ha contribuito arendere meno esplosiva la situazionedei corsi del I anno a Genova. Ciò sipuò vedere considerando che nel1992/93 il 12% e nel 93/94 il 14%degli studenti del I anno diIngegneria si sono iscritti alla sede diSavona; negli anni precedenti la per­centuale di studenti di Ingegneriaprovenienti dalla provincia diSavona era piÙ bassa; questo datomostra che sono state raggiuntenuove aree di utenza. È infatti cre­sciuto l'afflusso degli studenti della

Università di Macerata: la biblioteca del Dipartimento di Lingue e Letterature straniere

Val Bormida; inoltre un certo nume­ro, soprattutto nel corso di diplomain Ingegneria e logistica della produ­zione, proviene dalla Lombardia,vuoi perché il corso omologo istituitoa Lecco è a numero chiuso, mentre aSavona l'iscrizione è libera, vuoi per­ché il corso di laurea in Ingegneriagestionale del Politecnico di Milano èsovraffollato. Trasferendo l'analisisul piano qualitativo, emerge un qua­dro assai più contrastato: sicuramen­te il minor numero di studenti com­porta una migliore fruizione delleattività didattiche e maggiori possibi­lità di incontro con i docenti, chesono i medesimi che svolgono i corsinella sede principale. Inoltre il tempodegli spostamenti è ridotto al mini­mo ed è quindi possibile dedicarne dipiù allo studio. Tuttavia, soprattuttoin corsi a contenuto tecnologico eprofessionalizzante come quelliavviati a Savona è essenziale dispor­re di laboratori attrezzati.Attualmente, però, è in funzione soloun'aula-laboratorio di supporto

all' insegnamento dell' in-forma tica,mentre i laboratori specifici per ogniindirizzo sono ancora in via di realiz­zazione e assorbono gran parte dellerisorse investite. Vi è inoltre un'auladi teledidattica, collegata con un'aulagemella a Genova, che consente diseguire in contemporanea la stessalezione. Un fiore all'occhiello teCll0­logico, se si vuole, ma di costo eleva­to e di uso, per il momento, ancorasperimentale.Il problema principale, tuttavia, nonè quello delle infrastrutture didatti­che, destinato con il tempo a risolver­si se non si interrompono i finanzia­menti. Più seria è la questionedell'adeguamento dei corsi alle esi­genze produttive locali. In una fasedi crisi, non solo congiunturale, maanche strutturale di aree di anticaind ustrializzazione, come è quellasavonese, sarebbe stato fondamentalecalibrare l'offerta formativa sullabase degli specifici bisogni dell' eco­nomia del territorio o, in altre parole,collegare la presenza dell'università

41

ai progetti di riconversione e di rilan­cio della produzione. In realtà leimprese e gli enti locali, pur facendo­si carico degli oneri finanziari, nonhanno avuto modo di intervenirenella scelta degli indirizzi didattici.Inoltre, sebbene l'attivazione deicorsi di diploma sia in una fase speri­mentale, non sono stati previsti que­gli accorgimenti minimi (numeroprogrammato, obbligo di frequenza,etc.) che consentono di interveniresul prodotto del sistema formativoper adeguarlo alla domanda delsistema produttivo.Per fare un esempio, la parola magica"ambiente" ha attirato numerosi stu­denti al corso di Ingegneria dell' am­biente e delle risorse. Ora, per quantoin teoria si possa avvertire l'esigenzadi quadri dotati di questa specificaprofessionalità, non si vede proprioquale sbocco concreto essi possanotrovare nel mondo del lavoro. Unaltro esempio: il corso di diploma inIngegneria chimica, che ha raccoltol'eredità della precedente scuola

diretta a fini speciali, ha visto assotti­gliarsi progressivamente il numerodegli iscritti al I anno, segnale questoche richiederebbe una più attentavalutazione. In altre parole, il rischionon è solo quello di investire inun'impresa di dimensioni tropporidotte per essere redditizia. PiÙgrave è il pericolo di promuovere undecentramento come che sia.Senza una valutazione delle ricaduteeconomiche che coinvolga anche isoggetti locali, non sarà possibilecontinuare a coinvolgerli sul pianofinanziario e dunque l'universitàdovrà accollarsi gli oneri di un inve­stimento rivelatosi poco produttivo orinunciare all'obiettivo del decentra­mento, vanificando così le risorsefino a quel momento impiegate.Quindi il futuro delle gemmazionidipende anche, in buona misura,dalla correttezza con cui si imposta ilrapporto tra wùversità e impresa.Una sintesi dèlle questioni sul tappe­to ci viene fornita dal prof. Pier PaoloPuliafito, che insegna Teoria deisistemi a Genova e a Savona: "Si trat­ta di trovare un ragionevole equili­brio tra le risorse necessarie perattrezzare le attività in maniera ade­guata, la significatività dell'iniziativanon solo in termini di qualità scienti­fica, ma anche di sbocchi occupazio­nali e, infine, la quantità degli stu­denti e quindi le risorse da essi rica­va bili" . Si potrà realizzare questacomposizione di esigenze talora con­trapposte negli anni a venire? Peradesso il polo savonese è in espansio­ne ed esercita W1a certa forza di attra­zione perché gli studenti, a parità dialtre condizioni, possono contare suuna migliore situazione ambientale.Nel prossimo futuro si avvieranno(figurano nel Piano 1994-96) un cdIquinquennale in Ingegneria gestiona­le e due corsi di diploma in Ingegne­ria delle infrastrutture e Ingegneriadelle telecomunicazioni, mentre è ini­ziato quest'anno a Genova e dalprossimo anno sarà ubicato a Savonaun corso di diploma afferente allaFacoltà di Economia (Economia egestione dei servizi turistici). Si puòprevedere che, quando la situazione

UNIVERSITAS 51

entrerà a regime, le strutture potran­no essere sfruttate a pieno (la sedeattuale ha una capienza di circa 1500studenti). Se però non si presteràmaggiore attenzione al problemadelle opportunità professionali,necessariamente la tendenza si inver­tirà e si perverrà a una sottoutilizza­zione delle strutture. Per scongiurarequesto rischio di implosione, le auto­rità accademiche dovranno sottopor­re a un costante monitoraggio i varicorsi, soprattutto quelli di diploma,adottando con flessibilità e tempesti­vità tutti i provvedimenti che si ren­dessero opportuni, come l'introdu­zione del numero programmato oanche l'attivazione o la disattivazionedi singoli corsi commisuratamentealle capacità di assorbimento di per­sonale qualifica to da parte dell'eco­nomia locale. Peraltro, così operando,si potrebbe ripresentare il problemadella sottoutilizzazione delle struttu­re. Si tratterebbe allora di allargare ilcampo dei potenziali fruitori sia dalpunto di vista geografico sia da quel­lo anagrafico. In altre parole, biso­gnerebbe attuare una diversificazio­nee una qualificazione dell'offertaformativa così da attirare studenti daaltre regioni. Ciò consentirebbe divalorizzare le opportunità residen­ziali che l'attuale sede offre. Inoltre lacollaborazione con le imprese localipotrebbe allargarsi alla ricerca e allosvolgimento di corsi di riqualificazio­ne e di formazione in servizio.Insomma, pur considerando che lepoche risorse disponibili non consen­tono grandi realizzazioni, l'unicasoluzione per non sprecarlo è investir­le in modo innovativo, creando unastruttura a metà strada tra W1 piccolocampus e un piccolo parco scientifico,che favorisca anche l'insediamento diaziende e abbia un ritorno sul tessutoeconomico locale. Con le parole delprof. Puliafito, la funzione della sedesavonese non deve "esaurirsi nell'atti­vità didattica, ma deve coniugarla conattività di ricerca e sviluppo o di for­mazione a vasto raggio di tipo nonnecessariamente accademico. E le Ì1ù­ziative del genere sono interessantiper la Liguria solo se sono residenzia-

42

li. Se sono residenziali e funzionanobene, penso che sia attraente perchiw1que venire a studiare qui. Ma sevogliamo risolvere i nostri problemiformativi tenendo presente solo ilmercato del lavoro della Liguriasiamo perdenti in partenza".

Il polo di Imperia

Diversi sono i termini della questioneper ciò che riguarda la sede decentra­ta di Imperia2 Porto Maurizio, poichésono stati attivati per il momentoesclusivamente i bienni di Giuri­sprudenza ed Economia, e quindi,trattandosi di corsi tradizionali nonimmediatamente professionalizzanti,si avverte meno il problema dell'inte­razione con il sistema economicolocale. Analoghe sono invece le moti­vazioni che hanno portato alla gem­mazione di Imperia: presenzadell'università sul territorio persostenere la concorrenza degli ateneidi regioni vicine, unitamente alladisponibilità degli enti locali a farsicarico del progetto. Con le parole delprof. Lorenzo Caselli, preside dellaFacoltà di Economia e Commerciodell'Università di Genova, "i decen­tramenti sul territorio hanno senso serispondono non a una logica di sud­divisione, di disaggregazione, ma serispondono a una logica moltiplicati­va, ossia se riescono a entrare insinergia con forze e potenzialità loca­li". Questo a Imperia si è verificato,perlomeno sul piano delle risorseeconomiche. L'Amministrazione pro­vinciale ha svolto una notevole azio­ne propulsiva, sollecitando l'univer­sità a realizzare il progetto, mettendoa disposizione immobili di pregio,assumendosi i costi di docenza e digestione nei primi due anni accade­mici. Nel 92/93 per riadattamentodei locali, arredi, libri, funzionamen­to e personale la Provincia ha spesoun miliardo e 325 milioni. Nel 93/94per le stesse voci sono previsti costi

, La città conta circa 40.000 abitanti, ancormeno che Savona, e la provincia 212.000.

NOTE ITALIANE

Illabomtorio linguistico dell'Università di Macerata

per un miliardo e 650 milioni. Gliimmobili finora messi a disposizionehanno un valore tra i 7 e gli 8 miliar­di, mentre è già stato previsto unulteriore stanziamento di 6 miliardi,in gran parte già accantonati, per lacostruzione di altri locali. Il fatto cheun solo ente sia stato coinvoltonell'iniziativa ha senz'altro favoritouna rapidità decisionale molto utilenelle fasi di avvio, ma è logico che, aregime, altri soggetti debbano essereinteressati. Si pensa infatti di costitui­re un consorzio che includa anche laCamera di Commercio, l'UnioneIndustriali, la Cassa di Risparmio diGenova e Imperia e i tre maggioricomuni della provincia (Imperia,Sanremo e Ventimiglia), oltre aglialtri enti e istituti di credito che even­tualmente vorranno partecipare. Larisposta degli studenti è stata parialle aspettative. Nel 1992/93 gliiscritti al I anno a Imperia erano 133

per Economia e 255 per Giurispru­denza, rispettivamente il 12% e il17,5% delle matricole di ciascunafacoltà. Quest' anno le immatricola­zioni a Imperia sono aumentate dipoco a Economia (145, pari al 13%delle immatricolazioni totali dellafacoltà) e considerevolmente a Giu­risprudenza (290; la percentuale sultotale della facoltà è però calata al15,5%, perché Legge ha conosciutoun vero e proprio boom nel 1993/94).Confrontando queste percentuali conquelle degli anni precedenti, relativeagli iscritti provenienti dalla provin­cia di Imperia, si osserva un notevoleincremento. Ciò può significare chel'avvio dei corsi decentrati ha con­sentito di estendere l'area di prove­nienza degli studenti o ha avviatoverso gli studi giuridico-economicidei giovani che si sarebbero iscrittiad altri corsi di laurea o non avrebbe­ro per nulla frequentato l'università.

43

Quest'ultimo punto suscita unariflessione che sorge considerando idati - non definitivi - delle iscrizionial II almo: 170 a Giurisprudenza e 88a Economia. La percentuale di abban­doni dal I al II anno sarebbe quindipiuttosto elevata (rispettivamente33% e 34%), assai superiore a quellariscontrata nel complesso dellafacoltà (18,5% per Legge e 16,5% perEconomia). Pur con tutte le cauteledel caso, dovute al fatto che abbiamoa disposizione dati provvisori e limi­tati a un solo anno, si può ipotizzareche il fenomeno sia dovuto a unaumento delle iscrizioni di studentipoco motivati per questi indirizzi distudio, determinato dalla presenza dioccasioni formative accessibili conpiù facilità. Se così fosse, il prolifera­re delle gemmazioni non sarebbe lavia da seguire per limitare le dimen­sioni del fenomeno della "mortalità"universitaria.Per il resto la condizione degli stu­denti imperiesi è invidiabile: le strut­ture sono belle e accoglienti, la didat­tica, afferma il prof. Caselli, "vienead essere ristrutturata: il docente, purvenendo da fuori, si trattiene più alungo; vi è quindi una didattica dia­logante, di rapporto faccia a faccia, didiscussione". Gli spazi, certo, risulta­no in parte già insufficienti, tanto chele prime lezioni del I anno diGiurisprudenza si sono dovute svol­gere in un auditorium esterno allasede universitaria in quantonessun'altra risultava abbastanzacapace. Peraltro, non dovendosi,come invece si è fatto a Savona, alle­stire laboratori scientifici, i costi diavviamento sono stati meno ingenti esi è potuto provvedere ad installareanche alcune infrastrutture e servizi:biblioteca, self-service, aule di studio,sala-computer, sportello di segrete­ria, foresteria per docenti.Calcolando, a partire dai dati soprariportati, intorno a 700 studenti ilnumero dei frequentanti il poloimperiese nel 1993/94, la spesaannua per alunno è quindi valutabileintorno ai due milioni - due milioni emezzo di lire, includendo in talecomputo, come già nel caso di

Ingegneria Ingegneria Ingegneria

chimicadell'ambiente e logistica e

delle risorse della produzione

1992193Immatlicolati 17 70 82

Iscritti 67 70 82

1993/94immatricolati i3 59 63

Iscritti 96 126 129

Savona, solo le spese aggiuntivesostenute per !'installazione e il fun­zionamento del polo decen tra to,comprese le spese di docenza, consi­stenti nel rimborso del viaggio piÙuna retribuzione pari alla remunera­zione prevista per le supplenze. Sulpiano economico, quindi, pare esser­vi convenienza sia per le realtà locali(i costi di mantenimento fuori sedesarebbero certamente superiori equesto risparmio si traduce in mag­giori capacità di spesa o di investi­mento delle famiglie sul territorio),sia per l'università, che riesce a repe­l'ire nuove risorse grazie all' estensio­ne dell' area di utenza (come si èdetto, anche alcuni studenti dellaprovincia di Cuneo frequentano ilpolo imperiese) e raggiunge in partel'obiettivo di decongestionare alcunedelle facoltà piÙ affollate.Riprendendo il discorso delle siner­gie possibili, va notato che la posizio­ne geograficA dell'insediamentoimperiese ne fa un soggetto privile­giato per iniziative di collaborazionecon università straniere. In particola­re, il consolidamento dei rapporti conl'Università di Nizza consentirà diinserirsi nei piani di sviluppo in terre­gionale promossi dalla CEE. Tra leiniziative intraprese per potenziare ilpolo di Imperia ve n'è una che mar­cia in questa direzione. Si tratta di uncorso di specializzazione post !nureal11in Economia della cooperazioneinternazionale di cui è stata chiestal'istituzione nel prossimo Piano trien­naIe. "L'obiettivo da porsi priorita­riamente - afferma ancora il presidedi Economia - è quello di creare unpolo di eccellenza in studi di econo­mia internazionale". Ciò sarebbefavorito anche dalla situazione logi­stica della sede imperiese, che offre lapossibilità di ospitare nella foresteriadocenti e conferenzieri provenientida fuori e si presta dunque ad inizia­tive didattiche residenziali. Per quan­to riguarda le altre prospettive di cre­scita, l'università non si è, per ilmom.ento, impegnata a istituire ilcompletamento dei due corsi di lau­rea decentrati, anche se la domandalocale è forte. Si sta tuttavia iniziando

UNIVERSITAS 51

a discutere la possibilità di istituirecorsi di Agraria e di Farmacia.Agraria è una facoltà di cuil'Università di Genova è sprovvista,ma, attraverso specifici accordi conl'Università di Torino si potrebberosvolgere corsi estivi rivolti alle bio­tecnologie applicate alla floricultura,mentre con Nizza si potrebbero svi­luppare progetti di ricerca sui farma­ci e sui cosmetici.Infine, sebbene non riguardino ilpolo di Imperia, bensì la Facoltà diEconomia e Commercio, citiamo dueiniziative di decentramento, nonmassive ma mirate al recepimento dispecifiche domande locali. Di una siè già fatta menzione: si tratta di uncorso di diploma in Economia egestione dei servizi tmistici con sedea Savona. Esso è attivo già daquest'anno, ma poiché il I anno pre­vede insegnamenti identici al corsodi laurea in Economia e Commercio,i 69 studenti ammessi al corso fre­quenteranno a Genova o a Imperia.Dal 1994/95, essendo previste già dalsecondo anno materie specialistiche estnge presso aziende turistiche, ilcorso si sposterà regolarmente aSavona, negli stessi locali dei corsi diingegneria.Un'altra iniziativa sarà ubicata aChiavari, dove l'amministrazionecomunale ha manifestato disponibi­lità e ha promosso un centro interu­niversitario di studi per l'innovazio­ne, a cui è consorzia ta anchel'Università di Genova. In tale sedegià sono a disposizione locali idoneied esiste un lascito ereditario finaliz­za to ad inizia tive universitarie incampo finanziario e creditizio. LaFacoltà di Economia ha dunque chie­sto di inserire nel Piano triennale

44

1994-96 l'istituzione di un corso dispecializzazione in Economia eamministrazione dell' impresa, conun particolare orientamento al setto­re degli istituti di credito. Quindi unaltro centro di eccellenza in grado diinteragire con le potenzialità locali ­l'economia del Tigullio è tradizional­mente finanziaria e creditizia -, che sipresterebbe egregiamente ad iniziati­ve residenziali e ad attività di livellointernazionale.

Considerazione conclusiva

Si diceva prima che, per vari motivi,il caso della Liguria non è emblemati­co. Tuttavia, dalle esperienze didecentramento prese in esame si puòtrarre almeno una considerazionegeneralizzabile. In tutti i casi abbia­mo rilevato come le gemmazioni,sorte per decongestionare la sedeprincipale e venire incontro adomande localistiche, e quindi ini­zialmente rivolte a ridurre la mobilitàstudentesca, si traducano, perlomenonelle intenzioni dei promotori di esseall'interno dell' Ateneo genovese,nell'esatto contrario, ossia in iniziati­ve mirate a favorire la mobilità attra­verso la creazione di strutture resi­denziali e di corsi altamente qualifi­cati. Qualunque sia il giudizio suquesto rovesciamento di prospettivae sulla sua realizzabilità, ci sembra dipoter valutare positivamente il desi­derio di controbattere la tendenzaalla licealizzazione in a tto in molteuniversità ricordando che non vi puòessere didattica senza ricerca né radi­camento nel territorio senza aperturaalla comunità scientifica regionale,nazionale e internazionale.

-

NOTE ITALIANE

GEOGRAFIA,~

I PERCHE DI UNCAMBIAMENTO

di Cosimo PalagianoDirettore dell'Istituto di Geografia nella Facoltà di Lettere e Filosofia

dell'Università di Roma "La Sapienza"

L a ristrutturazione del corso dilaurea in Geografia, già presen­te con un suo precedente statu­

to (risalente al 1936) nelle Facoltà diLettere e Filosofia delle Università diGenova e di Rc;ma "La Sapienza", èstata voluta per ragioni scientifiche,didattiche e professionali.La prima, piÙ importante modificariguarda le annualità: il vecchio corsodi laurea prevedeva una durata bien­nale (per complessivi dieci esamiannuali e due prove di conoscenza didue differenti lingue stranieremoderne), in quanto potevano acce­dervi solo studenti già laureati ecoloro che avevano frequentato esuperato gli esami di almeno unbiennio di altri corsi di laurea(Lettere, Scienze naturali, Scienzegeologiche, Scienze politiche,Economia e Commercio).Nel nuovo corso di laurea gli anniprevisti sono quattro (per un totale diventuno esami annuali e due provedi conoscenza di lingua: l'inglese,obbligatorio, piÙ w1'altra lingua stra­niera moderna a scelta).Questa modifica è sostanziale soprat­tutto perché porta il corso di laureaalla stessa dignità sicentifica di tuttigli altri e perché il corso è finalizzato,in maniera specifica, all' apprendi­mento della geografia, nelle sue variearticolazioni e applicazioni, e alla for­mazione del geografo.La differenza ideologica che esiste tra

il vecchio corso e il nuovo è che ilprimo tendeva alla formazione deldocente di geografia, il quale dovevaavere presenti solo gli elementi teoricidella disciplina, secondo una visionemonocentrica largamente diffusa findall'Ottocento, quella della geografiaunitaria, che si serviva di alcune altrediscipline definite "ausiliarie".

Le discipline "ausiliarie"acquistano autonomia

Nel frattempo il paradigma dellageografia è notevolmente cambiato.le discipline "ausiliarie", una voltasemplici capitoli della geografiagenerale, hanno assunto una loroautonomia scientifica con un propriometodo e proprie finalità, mentre lastessa geografia, assumendo in partequei metodi e quelle finalità si è spe­cializzata, arricchendosi delle agget­tivazioni desunte da queste altrediscipline (es. geografia economica,politica, fisica, umana, rurale, agra­ria, industriale, urbana, regionale,etc.). Tali aggettivazioni furonomolto criticate dai vecchi geografi,che sostenevano, ad esempio, lasostanziale indivisibilità tra geografiafisica e geografia umana, in quanto lageografia - ricercando i fenomeninati dal rapporto uomo-ambiente ­non può occuparsi di un solo elemen­to di questo rapporto, o l'ambiente

45

fisico o l'uomo. Ma a questi vecchigeografi "unitari" si rispondeva cheil geografo non poteva essere onni­sciente e, se doveva occuparsi di tuttii fenomeni generati dal rapportouomo-ambiente, lo poteva fare soloin maniera assai superficiale.Per di piÙ, dopo il fallimentodell'idea del dipartimento interdisci­plinare, introdotto con la legge di"miniriforma" universitaria n.382/80, ma cancellata dai Senatiaccademici con lo scioglimento perdecreto delle CA5 (Commissioni diAteneo per la Sperimentazione) e ilconseguente, strisciante e rinnovatopotere delle facoltà, che tendono aprivilegiare gli aspetti di politicadida ttica e professionali rispetto aquelli piÙ propriamente scientifici, lageografia, insegnata con varie agget­tivazioni in piÙ facoltà, è stata snatu­rata al punto di inseguire i metodidelle discipline da cui ha tratto leaggettivazioni piuttosto che il meto­do suo proprio.Peraltro l'evoluzione del diba ttitoepistemologico ha portato a sostituireall'interno dell'analisi spaziale lalogica sistemica rispetto a quella car­tesiana, privilegiando le relazioniorizzontali piuttosto che quelle verti­cali dello spazio, senza trascurare deltutto queste ultime, in quanto gene­ratrici di quei fenomeni che entranoin vario modo in relazione tra loro.Inoltre dal punto di vista concettuale,

I---

UNIVERSITAS 51

La palestra dell'Università di Macerata

oggi la diffusionedel paradigma am­bientale, che tendea subordinare lea tti vi tà umane alsupremo bene del­la natura, per cui lerisorse dell'am­biente dovrebberoessere tutelate se­condo il principiodello sviluppo so­stenibile, ha datouna nuova impor­tanza all'unità deirapporti uomo-na­tura, con in piÙuna finalizzazionedinamica verso lasoluzione dei pro­blemi ambientali.L'a ttenzione perl'ambiente diventapertanto il n,uovoparadigma 'dellageografia in gene­rale e delle disci­pline geografichespecialistiche inparticolare. Al con­trario del passato,quando il paradig­ma era in funzionedell'uomo e dellesue attività.

La nuova figuradel geografo

Il geografo, in forza di queste nuovetendenze culturali, ha assunto unmaggiore rilievo non soltanto scienti­fico, in quanto viene riaffennata lasua capacità di intendere ed interpre­tare tutti i fenomeni che si svolgonosulla superficie terrestre, con in piÙ lapossibilità di commentare e disegna­re carte geografiche e tematiche agrande scala. A questo proposito èindicativa la differenza di significatodel concetto di cartografia tematicaper i geografi e per gli architetti. Per iprimi infatti una carta tematica è ildisegno su supporto cartograficodella distribuzione quantitativa e

qualitativa di un particolare tipo difenomeno "il tema", che può esseredi tipo economico, storico, culturale,fisico, etc. Per i secondi, una cartatematica può essere il semplice pro­getto di un edificio, che diviene così"il tema" del lavoro professionale.Troppo spesso, in questi anni e inparticolar modo in Italia, la funzioneche dovrebbe essere svolta dal geo­grafo, in relazione ai diversi inter­venti di pianificazione del territorio,è stato occupato da urbanisti, archi­tetti, ingegneri, sociologi, che nei lorolavori hanno fornito un apporto ditipo tecnico e teorico, spesso nontenendo conto del territorio e delle

46

sue vocazionalitàed esigenze.Qualche volta, anzispesso, architetti ealtri professionistiutilizzano larga­mente i lavori deigeografi come basedei loro progettiche vengono poiportati avanti conmetodologie nonpiÙ geografiche equindi poco atti­nenti al territorio,N e viene fuori unafigura professiona­le di geografo,unica nel suo gene­re ed indispensabi­le a comprendereper sistemi la real­tà. Nessun profes­sionista infatti ha lestesse ampie com­petenze del geo­grafo, il quale pri­vilegia nella suaricerca la visioned'insieme del terri­torio, tenendo neldebi to con to lemolteplici relazionistoriche, economi­che, sociali, cultu­rali che su di essosi definiscono.Il nuovo corso dilaurea in Geografia

è stato istituito proprio per risponde­re alle diverse esigenze della moder­na società; pertanto il geografo tro­verà sicuro posto in tutte quelle strut­ture che si occupano di territorio, siaper quanto riguarda il suo disegno,che la sua interpretazione ed infine lasua trasformazione, per poter eserci­tare queste funzioni e intervenire neiprocessi di sviluppo.Il corso di laurea prevede anchel'indirizzo didattico teorico, perché èstata ovviamente conservata ­migliorandola e arricchendola - lafigura del professore di geografia,che conosce i presuppos ti attualidella scienza geografica.

NOTE ITALIANE

LA NUOVA TABELLA

Decreto 29 dicembre 1992 (G.U. 22/7/93)

Modificazioni all'ordinamento didatticouniversitario relativamente al corso dilaurea in Geografia

IL MINISTRO DELL'UNIVERSITÀ E DELLA

RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA

Visto il testo unico delle leggi sull'istru­zione superiore, approvato con regiodecreto 31 agosto 1933, n. 1592;Visto il regio decreto 20 giugno 1935, n.1071 - Modifiche ed aggiornamenti altesto unico delle leggi su li' istruzionesuperiore, convertito nella legge 2 gen­naio 1936, n. 73;Visto il regio decreto 30 settembre 1938,n. 1652 - Disposizioni sull'ordinamentod ida ttico universi tario, e successivemodificazioni;Vista la legge 11 aprile 1953, n. 312 ­Libera inclusione di nuovi insegnamenticomplementari negli statuti delle univer­sità e degli istituti di istruzione superiore;Vista la legge 21 febbraio 1980, n. 28 ­Delega al Governo per il riordinamentodella docenza universitaria e relativafascia di formazione per la sperimenta­zione didattica e organizzativa;Visto il decreto del Presidente dellaRepubblica Il luglio 1980, n. 382, riordi­namento della docenza universitaria erelativa fascia di formazione per la speri­mentazione organizzativa e didattica;Vista la legge 9 maggio 1989, n. 168, con­cernente l'istituzione del Ministerodell'Università e della Ricerca scientificae tecnologica;Vista la legge 19 novembre 1990, n. 341,recante la riforma degli ordinamentididattici universitari;Vista la legge 12 gennaio 1991, n. 13 ­Determinazione degli atti amministrativida adottarsi nella forma del decreto delPresidente della Repubblica;Considerata l'opportunità di procederealla revisione dell' ordinamento didatticodel corso di laurea in Geografia di cui allatabella XXXIV dell'ordinamento didatticouniversitario;Udito il parere del Consiglio Universita-rio Nazionale; .Preso atto che non esistono ordini e colle-

gi professionali di cui all'art. 9 della citatalegge n. 341/1990;

Decreta:

Art. 1

L'ordinamento didattico del corso di lau­rea in Geografia di cui alla tabella XXXIVdell'ordinamento didattico universitario,annessa al regio decreto 30 settembre1938, n. 1652, è soppresso e sostituito daquello stabilito dalla nuova tabellaXXXIV, allegata al presente decreto e dicui fa parte integrante. La tabella II amles­sa al predetto regio decreto 30 settembre1938, n. 1652, è modificata nel senso che lalaurea in Geografia può essere rilasciatadalle facoltà di Lettere e Filosofia,Magistero, Scienze matematiche fisiche enaturali, Economia e Commercio, Archi­tettura e Scienze politiche.

Art. 2

Entro un anno dall'entrata in vigore delpresente decreto, le università adegue­ranno l'ordinamento del corso di laureain Geografia istituito presso la propriasede a quello stabilito dall'allegata tabellaXXXIV, con le procedure di cui all'art. Ildella legge 19 novembre 1990, n. 341.

Art. 3

Quando le facoltà si saranno adeguateall'ordinamento di cui alla tabella, gli stu­denti già iscritti potranno completare glistudi previsti dal precedente ordinamen­to del rispettivo corso di laurea.Le facoltà inoltre, sono tenute a stabilirele modalità per la convalida di tutti gliesami sostenuti, qualora gli studenti giàiscritti optino per il nuovo ordinamento.L'opzione per il nuovo ordinamentopotrà essere esercitata fino ad un terminepari alla durata legale del corso di studi.Il presente decreto sarà inviato alla Cortedei conti per la registrazione e sarà pub­blicato nella Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana.

Roma, 29 dicembre 1992

Il Ministro: FONTANA

47

Registrato alla Corte dei conti iI 17 mag­gio 1993Registro n. 3 Università e ricerca, foglio n.172

Tabella XXXIV

CORSO DI LAUREA IN GEOGRAFIA

Art. 1 (Accesso al corso di lal/rea) ­Costituiscono titoli di ammissione alcorso di laurea quelli previsti dalle vigentidisposizioni di legge. Il numero degliiscritti sarà stabilito annualmente dalSenato accademico, sentito il consiglio difacoltà competente, in base ai criteri gene­rali fissati dal Ministero dell'Università edella Ricerca scientifica e tecnologica, aisensi del'art. 9, quarto conU11a, della leggen. 341/90. Il corso di laurea può essereistituito presso le facoltà di Lettere eFilosofia, Magistero, Scienze matemati­che, fisiche e naturali, Scienze politiche,Economia e Commercio e Architettura.Art. 2 (DI/mta degli stl/di del corso di lal/reae articolazione dei ClIniCI/la) - La duratadegli studi del corso di laurea in Geogra­fia è di quattro anni.L'impegno didattico complessivo è sud­diviso in due bienni, uno destinato allaformazione di base comune, e l'altro allaformazione specialistica.Il corso di laurea si articola in due indi­rizzi:1) teorico didattico;2) applicativo.L'attività didattico-formativa del corso dilaurea comprende quella teorico- formalee quella teorico-pratica. Parte dell'attivitàdidattica pratica potrà essere svolta pres­so altre strutture didattiche e di ricerca,previa stipula di apposite convenzioni.Durante il primo biennio del corso di lau­rea lo studente dovrà dimostrare la cono­scenza di due lingue, di cui una dovràessere la lingua inglese e l'altra scelta traquelle piÙ diffuse.Per essere ammesso all'esame di laurea lostudente dovrà aver superato con esitopositivo le prove di esame relative ad alme­no 21 annualità, che si riferiscono sia a corsiannuali monodisciplinari, sia a corsisemestrali e moduli didattici trimestrali

UNIVERSITAS 51

articolati in corsi integrati, purché didluata complessiva corrispondenteall'annualità.Per annualità si intendono corsi di inse­gnamento che comprendono un'attivitàdidattica complessiva (lezioni, esercita­zioni, laboratori) di almeno 70 ore.Un corso annuale integrato potrà com­prendere da un minimo di due ad unmassimo di quattro insegnamenti.L'esame di laurea consiste nella discus­sione di una dissertazione scritta.Art. 3 (Attribl/ziolli delle l/Iliversità) - Leuniversità, nel recepire l'ordinamentodidattico, indicheranno gli insegnamentiobbligatori e quelli complementari, attin­gendoli dalle aree disciplinari indicatenell'art. 5.Art. 4 (Mallifesto degli stl/di) - All'attodella predisposizione del manifestoannuale degli studi, il consiglio di facoltà,su proposta del consiglio di corso di lau­rea, definisce il piano di studi .ufficialedel corso di laurea, comprendente ledenominazioni degli insegnamenti daattivare, in applicazione di quanto dispo­sto dal comma secondo dell'art. Il dellalegge n. 341/90.Art. 5 (Articolaziolle del corso di lal/rea iIIgeografia) - Si fa riferimento ai raggruppa­menti di cui alla Gazzetta Ufficiale n. 71del 6 settembre 1988.

Primo biennio: formazione di base (11annualità)

Aree disciplillari:

1) Geografia generale (4 annualità).Obiettivi formativi: l'area è orientataall'acquisizione di cognizioni di basedella geografia generale.N. 4 insegnamenti annuali scelti ciascunoin uno dei seguenti raggruppamenti:geologia - geologia strutturale (D0l22);geografia fisica - geomorfologia (D02l0);geografia (M06ll);geografia economico-politica (M0612);

2) Statistico-matematica (2 annualità).Obiettivi formativi: insegnamento deiconcetti di base della matematica e dellastatistica descrittiva, per l'uso appropria­to degli strumenti di calcolo e per l'elabo­razione di coefficienti, indici e diagram­mi.N. 1 insegnamento scelto nel raggruppa­mento:istituzioni di matematiche (A0230).N. 1 corso annuale integrato compren­dente discipline scelte in uno dei seguenti

raggruppamenti:statistica sociale (P0432);statistica (P04l0);

3) Cartografia (1 annualità).Obiettivi formativi: acquisizione delleconoscenze necessarie per la lettura e!'interpretazione di ogni prodotto carto­grafico e per la elaborazione di carte geo­topografiche, cartogrammi e carte geote­matiche.N. 1 insegnamento scelto nel raggruppa­mento:topografia e cartografia (H0500).

4) Ambientale (1 annualità).Obiettivi formativi: conoscenza dei pro­cessi biologici che determinano e modifi­cano l'ambiente geografico e delle impli­cazioni ambientali dell'attività umana.N. 1 insegnamento scelto in uno deiseguenti raggruppamenti:ecologia (E03l2);igiene generale ed applicata (F22l0).

5) Economico-politica (2 annualità).Obiettivi formativi: conoscenza dei siste­mi economici e della dinamica dei pro­cessi di sviluppo.N. 1 insegnamento scelto in uno deiseguenti raggruppamenti:politica economica (P012l);economia politica (POl12).N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:teoria e politica dello sviluppo (POI 12);cooperazione allo sviluppo (Nuovo);economia della popolazione (Nuovo);geografia urbana e regionale (M06l2).

6) Storica (1 annualità).Obiettivi formativi: conoscenza di basedella storia con particolare riguardo allastoria delle attività umane.N.l insegnamento scelto in uno deiseguenti raggruppamenti:storia medievale (MOllI);storia moderna (M0211);storia contemporanea (M0411),o n. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:storia economica e sociale dell'età moder­na e contemporanea;storia dell' industria (P0300);storia dell'agricoltura (P0300);storia del conunercio (P0300);storia del paesaggio (Nuovo);storia delle istituzioni politiche e sociali(QOl03).Secondo biennio: formazione specialistica(9 annuali tà)

48

A) Illdirizzo teorico-didattico

Obiettivi formativi: questo indirizzotende a fornire un quadro professionalemirato all'acquisizione delle conoscenzeteoriche relative ai fenomeni geografici eai processi territoriali con riferimentoanche alle esigenze della didattica.

Aree disciplillari:

1) Geo-ambientale (1 annualità).Obiettivi formativi: conoscenza delle basidelle scienze naturali con particolare rife­rimento agli aspetti che interessano feno­meni geografici.N. 1 insegnamento scelto fra i seguentidel raggruppamento "Geografia"(M06ll):geografia;geografia antropica;politica dell'ambiente.N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:oceanografia (D043l);fitogeografia (EOl13);zoogeografia (E02l0);climatologia e metereologia (D0432).

2) Geo-storica (l annualità).Obiettivi formativi: acquisizione di con­cetti e criteri per la conoscenza dei rap­porti tra scienze geografiche e storia.N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:storia delle esplorazioni (MOl12);storia della geografia (M0611);storia della letteratura di viaggio(Nuovo);geografia storica (M06ll).

3) Etno-antropologica (l annualità).Obiettivi formativi: acquisizione delleconoscenze di base degli aspetti etnoan­tropologici, per lUla migliore interpreta­zione della geografia umana.N. 1 insegnamento scelto nel raggruppa­mento:d isci pl ine demoetnoa n tropologiche(M0511).

4) Sociologia e ricerca sul territorio (3annualità).Obiettivi formativi: conoscenza dei feno­meni spaziali studiati dalla geografiaanche in prospettiva sociologica.N. 1 insegnamento scelto fra i seguentidel raggruppamento "Geografia econo­mico-politica" (M06l2):geografia sociale;geografia urbana;

geografia regionale;geografia agraria.N. 1 insegnamento scelto nel raggruppa­mento:sociologia urbano-rurale (Q0533).N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:rappresentazione dei fenomeni territoria­li e urbani (Nuovo);tecniche della cartografia automatica(HII00);economia urbana e regionale (P0l2l);sviluppo e assetto del territorio (Nuovo);sociologia dell'organizzazione (Q0534).

5) Didattica della geografia (l annualità).Obiettivi didattici: conoscenza dei princi­pali strumenti per l'insegnamento dellageografia e relativa metodologia.N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:didattica generale (M0912);didattica della geografia (Nuovo);metodologia didattica (M0912);metodologia e didattica degli audiovisivi(M0912).Le ulteriori due <jnnualità saranno sceltetra le discipline attivate presso la Facoltà.

B) Indirizzo applicativo

Obiettivi formativi: acquisizione di meto­di e tecniche per l'osservazione e l'inter­pretazione delle realtà geografiche,riguardo all'insediamento urbano e aisistemi territoriali.

Aree disciplillari:

1) Sistemi geografico-urbani (2 annualità).Obiettivi formativi: acquisizione dellacapacità di analisi dei fenomeni urbani,così come dinamicamente determinatidall'attività umana.N. 2 insegnamenti scelti ciascuno in unodei seguenti raggruppamenti:analisi e pianificazione urbanistica(Nuovo);progettazione urbanistica (HI420);tecnica urbanistica (HI430).

2) Sistemi economico-territoriali (3annualità).Obiettivi formativi: apprendimento deiprocessi di sviluppo dei fenomeni territo­riali.N. 1 insegnamento scelto nel raggruppa­mento:geografia economico-politica (M0612);N. 1 insegnamento scelto in uno deiseguenti raggruppamenti:

NOTE ITALIANE

economia politica (P0121);politica economica (POI12).N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:geografia agraria (M0612);geografia della popolazione (M0612);geografia sociale (M0612);geografia medica (Nuovo);sociologia economica (Q0534).

3) Giuridico-istituzionale (l annualità).Obiettivi formativi: acquisizione dei prin­cipali elementi giuridici che condiziona­no gli assetti urbani e territoriali.N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:diritto regionale (N0412);diritto urbanistico (N0500);elementi di pianificazione territoriale elegislazione urbanistica (HI410);pianificazione territoriale e urbanistica(HI410).

4) Metodi della geografia (l annualità).Obiettivi formativi: acquisizione dellametodologia geografica per l'analisi deifenomeni territoriali.N. 1 corso annuale integrato compren­dente piÙ discipline scelte fra le seguenti:cartografica tematica (M0612);interpretazione aereo fotografica (H0500);interpretazione di immagini e telerileva­menti (H0500);geografia applicata (M0612);applicazioni di geografia (M06I1);geografia applicata e organizzazione delterritorio (M0612);valutazione di impatto ambientale(Nuovo).

Inseg Ila meli ti facol tativi

Le ulteriori tre annualità relative all'indi­rizzo teorico-didattico e all'indirizzoapplicativo saranno scelte dallo studenteall'interno di una lista di insegnamentiindicata alU1Ualmente nel manifesto deglistudi, che le facoltà predisporrannotraendola dagli insegnamenti utilizzabilinei corsi integrati, di cui alle aree discipli­nari precedentemente richiamate e noninclusi nei corsi medesimi, nonché dalseguente elenco orientativo:demografia (P0431);diritto amministrativo (N0500);economia e politica agraria (GOlOO);economia e politica dei trasporti (P0l22);economia e politica dell'ambiente(P0l2I);economia e politica industriale (P0121);

49

etnologia (M05II);metodi e modelli per la pianificazioneterritoriale (Nuovo);poi i tica e isti tu zioni com unitarie(Nuovo);relazioni internazionali (P0200);sociologia industriale (Q0534);sociologia dei Paesi in via di sviluppo(Q0400);statistica economica (P0420);storia dei trattati e politica internazionale(Q0400);storia dell' America del nord (Q0300);storia dell' America latina (Q0300);storia dell' Asia orientale (Q0620);storia dell'Europa orientale (M0212);storia dell'India e dell' Asia centrale(L1331);storia economica (P0300);storia e istituzioni dei Paesi afro-asiatici(Q0610-Q0620).

I1l11illistro dell' Ulliversitàe della Ricerca scientifica e teCllologica

FONTANA

UNIVERSITAS 51

"L'UNIVERSITADEL 2000di Massimo Gaudina

~' immaginazione, evocata nel

maggio '68 dagli studentifrancesi, non ha ottenuto il

potere nell'università, anzi lo ha pro­gressivamente perduto. Da allora leistituzioni accademiche sono certa­mente cambiate - anche sotto la spin­ta della protesta giovanile - ma pre­valentemente nel nome di un prag­matismo legato sia alla rapida tra­sformazione della nostra società, siaall' esigenz~ di mediare soggetti,istanze e visioni culturali di difficilecomposizione.Riuscirà l'università italiana, grazieall'introduzione del principio costitu­zionale dell'autonomia, a perseguireuna strategia di rinnovamento impo­stata anche sul contributo dell'origi­nalità e dell'immaginazione creativa,intesa non come aspirazione utopicadi un'università irrealizzabile macome recupero dei suoi fini e compiticostitutivi?La pubblicazione delle prime dueparti di una ricerca sullo sviluppodell'università italiana avviatadall'Ieu è occasione opportuna pertentare di esaminare lo stato di salutedi questo organismo sociale.Chi è il vero "cliente" del servizio­università? Lo studente, visto nel suoinsieme o singolarmente, o piuttostol'intera società, che riceve per millevie indirette le benefiche ricadutedella formazione e della ricerca uni­versitaria? E dunque: chi deve soste­nere e in quali proporzioni i costidell' autonomia dell' università? LoStato, le famiglie degli studenti, oaltri soggetti ancora?Questi ed altri interrogativi, lanciati apiù voci e a più riprese, sono stati al

centro di una tavola rotonda organiz­zata recentemente al Centro Congressidella "Sapienza" dall'Istituto per laCooperazione Universitaria (Ieu) edalla casa editrice Le Monnier.All'incontro, promosso in occasionedella pubblicazione del libro"Sviluppo storico dell'università ita­liana" hanno partecipato il sottose­gretario del MUR5T Silvia Costa, i ret­tori Blasi (Università di Firenze) eScarascia Mugnozza (Presidente dellaConferenza dei Rettori), i docenti w1i­versitari Urbani (Università diPalermo), Zamagni (Università diBologna) e Moro (Confindustria).Gli interventi dei relatori, introdottidal presidente dell'Ieu RaffaelloCortesini e da Enrico Paoletti della LeMonnier e coordina ti da LeonardoUrbani, hanno delineato un ricco epoliedrico quadro dell'università del2000, contraddistinto da progettua­lità diverse e da un'autonomia unani­memente invocata, sebbene con pro­fili e conseguenze differenti: autono­mia come "strumento per affermarel'identità del singolo ateneo" (Costa),come "garanzia di efficacia e di effi­cienza" (Scarascia Mugnozza) o come"decentramento dei problemi"(Blasi). Tre definizioni-simbolo, cherispecchiano visioni, sta ti d'animo easpettative diverse.Secondo Silvia Costa esistono alcunecondizioni oggettive (l'epoca post­ideologica, la situazione economicadel Paese, il venir meno di una esa­sperata dimensione politico-partito­cratica) che lasciano spazio alla libertàe a una crescente autonomia degli ate­nei, consentendo loro di affermarsicome soggetti attivi e di far sentire la

50

loro voce nelle grandi questioni cheattraversano la società italiana.Tuttavia soltanto alcuni aspettidell'autonomia sono stati anticipatidalla finanziaria '94, in particolarel'istituzione di un fondo di riequili­brio destinato a "premiare" le uni­versità più efficienti, sulla base divalutazioni effettuate da organismiad hoc. Ma, secondo il sottosegretariodel MUR5T, "il dibattito sull'autono­mia non va limitato agli aspetti finan­ziari ed organizzativi: esso si deveestendere ai contenuti ed ai serviziforniti, all'identità stessa dell'lIl1iver­sitas, ai suoi compiti reali nellasocietà. In questo senso le richiesteprovenienti dalla componente stu­dentesca appaiono più consapevoli emeno individualistiche di quelle inol­tra te dai docenti".La priorità dell'aspetto finanziario èstata invece ribadita da StefanoZamagni, il quale, partendo dall'esi­genza di qualificare l'intero "proces­so produttivo" del sapere, ha sottoli­neato l'urgenza di responsabilizzare icentri decisionali degli atenei attra­verso una "finanza per progetti",cioè per mezzo di budget e controlli digestione riferiti a ogni singola uni­versità. Tuttavia - ha aggiunto l'eco­nomista bolognese - un'autonomiafinanziaria abbandonata al meromeccanismo di mercato, cioè priva diin terven ti governativi, rischierebbedi provocare alcuni effetti perversi,tra i quali un sottoinvestimento incultura universitaria (dovuto al fattoche le imprese, pur essendo "benefi­ciarie" della produzione culturale,non investono in essa) e una sua sot­toutilizzazione (spiegata da Zamagniper mezzo della teoria dei rendimen­ti crescenti).

I nodi irrisolti

Sui nodi irrisolti dell'università ita­liana si sono poi soffermati PaoloBlasi e Gian Tommaso ScarasciaMugnozza. Il rettore dell'ateneo fio­rentino ha pW1tato l'indice contro lascarsità di fondi stanziati per l'interoapparato universitario nazionale: nel

Università di Mnceratn: una stanzn del Collegio universitnrio

'93 essi ammontavano a 640 miliardi,"pari a 130 Km. di autostrada". "Èvero - ha aggiunto Elasi - che i citta­dini ritengono che valga la penainvestire di tasca propria nella cultu­ra, ma perché il legislatore ha ulte­riormente ridotto i già esigui stanzia­menti statali risparmiando invecealtre voci di bilancio?" Per evitaredunque che l'autonomia si traduca inun semplice decentramento dei pro­blemi e delle contestazioni, occorre daun lato incrementare i fondi destinatiall'università, dall'altro sopprimere itanti piccoli limiti che ostacolanol'effettivo esercizio dell' autonomia daparte degli atenei: per esempiol'obbligo di versare il denaro allaTesoreria unica (perdendo così gliinteressi attivi), l'impossibilità digestire conti in Ecu, il divieto di retri­buire i docenti dei diplomi universita­ri con fondi esterni, etc. "Va inoltreripensata - ha concluso Elasi -la fun­zione stessa deli'università, che deveessere orientata più all'educntion e allaformazione, che non alla preparazio­ne professionale: quest'ultima vadelegata al post-Iaurea, possibilmenteall'interno di strutture produttive".Scarascia Mugnozza ha ricordatoaltri nervi scoperti del sistema, dallostatus giuridico dei docenti al biso­gno di maggiori leganti con il mondoproduttivo, dall'inadeguatezza dialcune norme (tra cui la legge Casatidel 1849, alla quale si ispira tuttora ilruolo del CUN) all'inserimento deidottorati di ricerca nelle realtà indu­striali. "Tuttavia - ha precisato il pre­sidente della Conferenza dei Rettori ­prima di fare processi all'universitàsarebbe opportuno conoscerne il pro­cesso storico ed evolutivo", ed haricordato il prezioso contributo costi­tuito in tal senso dal libro di Miozzi.Secondo Scarascia Mugnozza il siste­ma universitario verso il quale vadiretta l'attuale fase di transizione ècara tterizza to da principi qualil'autonomia, la diversificazione deiservizi e degli insegnamenti, l'effica­cia e l'efficienza. Fondamentale, aquesto scopo, un rapporto semprepiù stretto tra mondo del sapere emondo produttivo, già collaudato

con il recente Protocollo d'intesasiglato dalla Conferenza dei Rettori edalla Confindustria.Proprio in ra ppresen ta nza diquest'ultimo organismo è intervenu­to Roberto Moro, il quale, dopo averribadito la convinzione dei legamiesistenti tra cultura e sviluppo, trademocrazia e impresa, ha confermatol'impegno di Confindustria nel forni­re risorse al sistema educativo e nelrafforzare le sinergie esistenti. Moroha sottolineato in particolare i rischilegati alle questioni demografiche: lospettacolare incremento della popo­lazione dei Paesi in via di sviluppo ela costante riduzione di quella euro­pea rischiano - a suo dire - di provo­care la perdita del patrimonio di cul­tura e di valori propri della civiltàoccidentale: anche per questo ènecessario rafforzare il patrimonioculturale nazionale ed europeo.Migliori servizi didattici, di orienta­mento e di tutorato; potenziamentodel diritto allo studio; maggior coin­volgimento nelle attività didattiche enon: questi gli interventi più urgenti,indicati da più di un relatore (tra iquali in particolare Alfredo Razzanodella Fondazione Rui e il prof. 1zzo)per quanto riguarda la componentestudentesca. E sul versante professo­ri? "Occorre evitare l'eccessivo invec­chiamento di docenti e ricercatori,rendere i concorsi più trasparenti ecominciare a pensare a forme di con­tratto temporaneo sottoposte a valu­tazione finale" ha dichiarato Costa,mentre Miozzi ha ricordato l'esigen­za di rispettare la "sacralità" delruolo del docente.

51

Eccellenza e \internazionalità~

Tra i numerosi temi affrontati nelcorso del dibattito altri due meritanodi essere ricordati: il primo riguardala creazione di poli di eccellenzaaccademica che secondo alcuni(Cortesini) possono trainare l'interosistema verso elevati stnndard inter­nazionali, mentre nell' opinione dialtri (Zamagni) rischiano di concen­trarsi nelle aree del paese già avanza­te e di accentuare così la frattura traNord e Sud.La seconda questione riguarda laspinta verso la dimensione internazio­nale dell'università, dimensione che ­secondo i dirigenti dell'Icu UmbertoFarri e Leonardo Urbani - rischia diessere circoscritta alle aree privilegiatedel pianeta e di penalizzare le caratte­ristiche di "universalità" del sapere,fondate sulla solidarietà e sulla condi­visione dei problemi tra paesi a diffe­rente grado di sviluppo.Maggiore sensibilità ai temi dello svi­luppo armonico del pianeta; legamipiù stretti con le realtà produttive;incentivazione della ricerca; diversifi­cazione degli studi secondari, anchenon universitari; autonomia finanzia­ria, decisionale e sostanziale degliatenei: sono questi i profili invocatiper l'università del 2000. L'obiettivoè quello di restituire credibilità eautorevolezza a un mondo del sapereche, a dispetto delle critiche a torto oa ragione subite, dovrà rispondere inmodo moderno ed efficace alle solle­citazioni ed alle sfide provenientidalla società italiana.

UNIVERSITAS 51

"L'UNIVERSITA IN CIFRE

Tabella I - Iscritti nelle università italiane nel 1992/93

gruppi di corsi corsi di iscritti in studentidi laurea laurea corso fuori corso

Scientifico 258 117490 56483Medico 62 46.024 34.788Ingegneria 257 195.152 78287Agrario 62 20.024 Il.579Economico 88 183.677 80.884Politico-sociale 38 94.647 34.272Giuridico 38 175.818 85.987Letteral-io 266 21 1.350 95.100

Totale 1.069 1.044.182 477.380

Totale iscritti ai corsi di laurea 1.521.562

(Dati Istat)

Tabella 2 - Immatricolati nel 1992/93 per gruppi di corsi di laurea

Tabella 3 - Laureati nell'anno solare 1992 per gruppi di corsi di laurea

gruppi di corsi laureati % F/MFdi laurea MF F

Scientifico 12.066 6.737 55,9Medico 9.349 4.071 43,6Ingegneria 12055 2.607 20,9Agl'allo 2.737 804 29.4Economico 15.260 5.864 38.4Politico-sociale 5.242 2.685 51,2Giuridico 14.253 7.410 52,0Letterclllo 18.719 15.707 83,9

Totale 90.113 45.885 50,9

(Dati Istat)

52

gruppi di corsidi laurea

ScientificoMedicoIngegneriaAgr<lI-ioEconomicoPolitico-socialeGiulldicoLetterarlo

Totale

(Elabol<lzione UNIVERSITAS su dati Istat)

immatricolati

39.1419.294

53.7696.513

58.35137.00764.28874.635

342.998

variazione rispetto all'annoprecedente (%)

0,83,3

-2,613,0-5,07,2

17,310,0

4,8

NOTE ITALIANE

(Fonte: Elaborazione su dati ISTAT Annuario Statistico dell'Istruzione)

(Fonte: Elaborazione Censis su dati ISTAT)

BREVITALIA

Gruppi di corsi 84/85 86/87 87188 90/91di laurea 85/86 87/88 88/89 91/92

Scientifico 27,0 24.5 25,0 25,4Medico 16,2 15,1 19,1 1,5Ingegneria 24,1 23.1 21,4 23.6Agrario 27,4 27.5 27,9 26,0

Economico 30,6 26,6 24,9 18,4Politico-soc. 37,5 32,4 31,6 32,4

Giul'idico 26,7 25,2 22,8 23,5

Letterario 31.4 25,1 25,6 23.1

Il consorziointeruniversitario perla formazione

(2.881), Bologna (/.720),Milano (1.137) e Trieste( /.023).I gruppi nazionali piùrappresentati sono: fra glieuropei i greci (5.448, il 27%di tutti gli stranieri); fra gliafricani i nigeriani (3 12); fragli asiatici gli iraniani (1.637);fra i latino-americani ibrasiliani (I 15). Sempre nel91-92 erano presenti negliatenei italiani 455statunitensi.Dei 1964 stranieri laureatinell'anno solare 1991, 410(pari al 20%) hannoconseguito il titolo a Roma"La Sapienza".

(Fonte: Amicizia)

Costituito qualche mese fadagli atenei di Firenze,Torino, Bologna, Pavia,Modena e Cagliari, nonchédalla Scuola Superiore dellaPubblica Amministrazione, ilConsorzio ha lo scopo distudiare e curare laformazione del personaletecnico e amministrativo, nonsolo per le universitàconsorziate ma anche pertutte quelle che intenderannoaderire. Il Consorzio conta difinanziarsi con le quote deimembri, ma soprattutto diaccedere agli appositi fondiche la CEE stanzia per laformazione professionale.La prima iniziativa delConsorzio è l'organizzazionedi un corso di formazioneprofessionale per i responsabilidelle Segreterie Studenti o deiServizi agli Studenti.I quattro temi cheispireranno il corso sarannola comunicazione (con ilpubblico, all'interno dell'Ente,

Continuano adiminuire gli studentistranieri

aggira sul 35% degli iscritti,riguarda gli studenti cheabbandonano subito o quasil'università, senza sostenereneanche un esame; la secondatipologia, che ne comprendeun altro 30% circa, riguardacoloro che rimangono iscrittidentro l'università,sostenendo un esame ognitanto, abbandonano al 3° o al4° anno, o addirittura nonabbandonano maiformalmente, pur non avendoalcun rapporto conl'università.Il tasso di produttività delsistema (numero di laureatiper 100 immatricolati 4-6 anniprima) è pure assai basso.Le proposte del CNEL peravviare a soluzione ilproblema riguardano ilrapporto studenti-università(l'offerta formativauniversitaria deve essereriqualificata e divenire piùproduttiva, indirizzandosi allediverse tipologie di studenti),toccando sia il versantedell'accesso che quello deldiritto allo studio.

Secondo l'annualecensimento effettuatodall'UcsEl, l'Ufficio Centraleper gli Studenti Esteri in Italia,le nostre università sonosempre più inospitali: in diecianni, dall'81-82 al 91-92, glistudenti stranieri presentinelle diverse sedi sonopassati da 30.65 I a 19.616.Accentuata la diminuzionesoprattutto degli asiatici (da8.104 a 4.949) e dei latino­americani (da 1.349 a 715).Le sedi universitarie chehanno accolto il maggiornumero di stranieri sonostate "La Sapienza" di Roma

Firenze, che indica che il 27,7%degli iscritti lascia gli studi altermine del I ° anno senzaaver superato un solo esame.Un altro 17% degli studentiabbandona durante il 2° ed il3° anno (ed anche la maggiorparte di questi senzasostenere esami), mentrel'abbandono degli altristudenti è molto diluito neltempo, oppure non viene maiformalizzato: secondo laricerca della stessa Universitàdi Firenze il 2,5% deglistudenti è rimasto iscritto da4 a IO anni senza superare unsolo esame, ed il 12,5% deglistudenti risulta iscritto daoltre IO anni.In conclusione, è possibileindividuare due tipologie diabbandono: la prima, checomprende una quota che si

Come combattere gliabbandoni

Il Consiglio Nazionaledell'Economia e del Lavoroha completato uno studiosulle cause e le modalitàdell'abbandono universitario.La ricerca affronta ilfenomeno cercando diindagarne le motivazioni. Laquota di giovani cheabbandona già durante il l°anno, senza compieretentativi più consistenti dirapporto con lo studio, siattesta sul 23%, con unmassimo del 37,S nel gruppodi facoltà politico-sociali.Una conferma di come unaparte degli studenti cheabbandonano si "arrenda"subito lo fornisce un dato,rilevato dall'Università di

Gruppi di corsi 1991 variaz. rispettodi laurea al 1990

Scientifico 40,7 +0,7

Medico 66.6 -6,5

Ingegneria 35.2 +0,4

Agrario 40,0 -l,I

Economico 32, I -2,3

Politico-Sociale 21,7 -3,1

Giul'idico 34,8 +1,0

Letterario 35,7 +0,3

Totale 36,3 -0,2

53

UNIVERSITAS 51

I.e.

LUMSAAssegnato il premio"Paolo Borsellino"

Il 2 dicembre scorso, in occasione dell'inaugurazionedell'anno accademico 1993/94 della LUMSA (Libera UniversitàMaria SS. Assunta) di Roma, è stato assegnato il premio"Paolo Borsellino". Il premio, alla sua prima edizione, è statoistituito dalla LUMSA e dall'associazione "Paolo Borsellino"con il contributo dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino.Alla presenza del Capo dello Stato, sono stati premiatiBarbara Carazzolo di Famiglia Cristiana per il servizio "Gelaha un'anima. Anzi due" e Nicola Tenerelli di Radio Networkdi Bari per il servizio "Omicidio Borsellino".Ma qual è lo scopo di questo premio? Innanzi tutto ricorda­re il magistrato assassinato dalla mafia, e non è casuale checiò sia avvenuto in una università dove ci sono un corso dilaurea in Scienza della Comunicazione e una laurea breve inGiornalismo. I corsi della LUMSA vanno al di là del sempliceaspetto tecnico-professionale: guardano all'essenza dellacomunicazione affinché la professione giornalistica diventiveicolo di trasmissione di valori civili sia per i giovani opera­tori che per la società in generale.In una città come Roma c'è molto bisogno di risvegliare lasensibilità per quei valori come il rispetto, la dignità dellapersona, la legalità ed i rapporti sociali: valori che sonotroppo spesso dimenticati, contribuendo a quella disgrega­zione del corpo sociale di cui tutti siamo parte. Il risvegliodelle coscienze attraverso la comunicazione può aiutarci anon essere più spettatori del crollo dei valori, ma a diventa­re attori del rinnovamento.L'università non deve essere considerata solo il luogo dellatrasmissione del sapere o della formazione professionaliz­zante: in una società in continua evoluzione, i cui aspettipurtroppo non sono sempre positivi, l'università può dareun valido contributo alla formazione della persona ancheeducando ai valori fondamentali del vivere civile, compitoche non può più essere esaurito solo dalla famiglia o dallaChiesa. Obiettivamente non è facile che ciò avvenga in ate­nei sovraffollati come può essere "La Sapienza" di Roma, mase non ci si comincia a muovere in questo senso la situazio­ne non cambierà mai.In quest'ultimo periodo sembra che nell'amministrazione enelle università si sia risvegliato un certo interesse perRoma: l'università ha cominciato a percepire la sua respon­sabilità di elevazione culturale della popolazione, elevazioneche può concorrere alla rinascita della città.

etc.), l'aggiornamentolegislativo, l'organizzazionedel lavoro, la gestione dellerisorse), la formazionelinguistica (in riferimento allinguaggio teorico).

(Fonte: Notiziario Università diFirenze)

Il lavoro part-timedegli studenti

In applicazione all'art. 13 dellalegge sul diritto agli studiuniversitari, si va diffondendonegli atenei l'utilizzo deglistudenti in attività a tempoparziale.Da quest'anno all'Universitàdi Torino lavorano 350studenti distribuiti in tutte lefacoltà: la loro cqllaborazioneservirà a miglior~re alcuniservizi ed avrà anche ilcompito di avvicinare ilmondo universitario ai suoigiovani utenti.AI bando per le borse del"part-time" hanno rispostooltre 1500 studenti, come daregolamento, tra il secondoanno ed il secondo fuori corso.Le attività di collaborazione - èquesto il termine con il qualeviene precisato il rapportostudenti-Università - sidividono in tre categorie:servizio nelle biblioteche;informazione (per esempio, intempo di iscrizioni); attivitàdidattiche pratico-applicative,soprattutto nei laboratori dellefacoltà scientifiche. Ognicollaborazione è di 150 ore(nell'arco dell'anno accademico1993/94). Il compenso è di duemilioni e 250mila lire, owero15mila l'ora. I 787 milioninecessari a coprire la spesaprovengono dal fondo specialedel Ministero per i progetti perla didattica.

(Fonte: Sipe)

La consulta delleuniversità di Roma

Il Sindaco Rutelli e i rettori dinove atenei romani hannofondato nel pomeriggio del12 gennaio in Campidoglio laConsulta delle Università diRoma. L'intenzione è quelladi creare finalmente unrapporto stabile fral'amministrazione comunale eil mondo dell'università,fornire nuovi servizi per glistudenti, soprattutto i fuorisede, programmare insieme iprogetti d'insediamentodell'area metropolitana.Le nove università - Sapienza,Tor Vergata, III Università,Cattolica, Luiss, Lateranense,Gregoriana, Libera UniversitàMaria SS. Assunta, CampusBiomedico - contano più di230 mila studenti. "Noi - haspiegato il rettore della"Sapienza", Giorgio Tecce,l'ideatore della Consulta ­saremo finalmente degliinterlocutoridell'amministrazionecomunale: siamo pronti acollaborare, cercheremoanche di attivare l'unione ditutti gli atenei della regione".

Rettori di nuovanomina in funzionedal IO novembre 1993

Lecce: ANGELO RIZZO,Ordinario di FisicaModena: CARLO C1POLLI,

Ordinario nella facoltà diMedicina e Chirurgia"Federico Il'' di Napoli: FULVIOTESSITORE, Ordinario di Storiadella filosofiaIstituto Universitario Orientaledi Napoli: ADRIANO ROSSI,Ordinario di Filologia iranianaIstituto Universitario "Suor OrsolaBenincasa" di Napoli: FRANCESCOM. DE SANCTIS, Ordinario diFilosofia del diritto

Padova: GILBERTO MURARO,Ordinario di Scienza delleFinanze e Diritto finanziarioPalermo: ANTONINO GULLOTTI,

54

Ordinario di Idraulica agrariaPisa: LUCIANO MODICA,Ordinario di Analisimatematica.

EUROPA OGGI

L'UNIFICAZIONETORMENTATA

di Raffaella Cornacchini

La trasformazione delle istitu­zioni accademiche dellaGermania Orientale in univer­

sità di regime iniziò nel 1951, quandoil marxismo divenne un insegnamen­to obbligatorio, e proseguÌ poi lenta­mente negli anni successivi fino agiungere a compimento nel 1968,allorché una radicale riforma con­sentì al partito di avere il controllototale della gestione del corpo acca­demico e della selezione degli stu­denti al momento dell'immatricola­zione.La libertà accademica - principioispiratore dell' a ttività delle univer­sità tedesche fin dal loro sorgere - fusoppressa perché ritenuta in contra­sto con il concetto di Stato centraliz­zato. Le università della GermaniaOrientale divennero quindi salda­mente integrate nel sistema e a diffe­renza che in altri paesi non svolseroun ruolo determinante nel crollo delregime socialista. In questo arco ditempo non furono fondate nuovesedi universitarie, ma, seguendo ilmodello sovietico, si crearono soloistituzioni monodisciplinari altamen­te specializzate di carattere teoretico­speculativo, dedite per lo più allaricerca di base.Dopo la caduta del Muro di Berlinofu a tutti chiara l'urgenza di modifi­care le istituzioni di istruzione supe­riore che, per natura ed organizzazio­ne, presentavano profonde differenzedalle università degli altri Llinder. Unprimo passo in tal senso si è avutocon la riaffermazione del principiodell'autonomia accademica. Il nuovosignificato dato al ruolo svolto dagliaccaçlemici ha però inasprito il con-

flitto tra i titolari di cattedra ed ilresto del corpo docente, poiché iprimi erano sovente di nomina politi­ca mentre gli altri si vedevano relega­ti in mansioni secondarie ed ostacola­ti nella carriera a motivo delle pro­prie convinzioni ideologiche.

Misure di ristrutturazione

Con la riunificazione si decise diapplicare anche all'ex DDR l'ordina­mento occidentale in forza del qualel'istruzione superiore rientra nellasfera di competenza dei singoliLlinde/'. In attesa di definire l'assettodi tali nuove strutture territoriali sidecise tuttavia di dare alle lmiversitàuno stntus legale provvisorio peraffrontare il periodo di transizione

Dopo il crollo del lnuro diBerllno in Gennania esplode

la questione università.Alcune m.isure politichehanno cercato di rendere

onwgenee due tradizioniaccademiche difficili da

coniugare. Mentre infuria lapolemica, si rende sempre

piÙ urgente una

ristrutturazione radicale, maanche piÙ equa.

55

tra i due regimi.Una volta costituitisi nell'autunnodel 1990, i nuovi Llinde/' affrontaronosubito la questione universitaria deci­dendo una radicale ristrutturazionedel sistema per renderlo rispondentealla mutata situazione politica edeconomica. Furono quindi decretati illicenziamento degli oltre 400 docentidi marxismo-leninismo e la soppres­sione delle facoltà di Giurisprudenza,Economia, Sociologia, Filosofia,Storia contemporanea, Giornalismo ePedagogia in quanto totalmenteimprontate all'ideologia marxista epertanto obsolete. Si decise comun­que di garantire agli studenti iscrittidi giungere al completamento deipropri studi previa frequenza di corsiintegrativi.Queste misure suscitarono vive pole­miche non tanto per i loro contenuti,quanto perché le università nonerano state interpellate, ma la prote­sta accademica non è valsa a modifi­care l'atteggiamento dei governi.Tali provvedimenti hanno anchesegna to l'ingresso in massa degliaccademici federali nel sistema ex­socialista. I docenti incaricati di gesti­re i corsi di transizione nelle facoltàin via di ristrutturazione venneroinfatti scelti nella parte occidentaledel paese. Il fenomeno si concretizzòcon maggior vigore nel 1991 quandovenne decisa la ridefinizione delcorpo docente mediante l'istituzionedi apposite commissioni incaricate diesaminare sia l'integrità personaledei docenti - sulla base dei loro com­portamenti più che delle loro convin­zioni personali - che il loro curricu­lum di didattica e di ricerca.

Eccedenze d'organico enuove università

UNIVERSITAS 51

Graduatoria delle università

Due sondaggi di opinione condotti dalle riviste Stern e Der Spiegel hanno destatoclamore e malcontento nel mondo dell'istruzione superiore tedesca. Stern ha inter­vistato 700 professori universitari chiedendo loro di dare un giudizio sugli standardaccademici di 5 I atenei del paese in base a fattori quali il livello dell'insegnamento edella ricerca, finanziamenti erogati, l'efficienza del personale non-docente e la vali­dità delle strutture. Sulla base di questi formulari è stata determinata una graduato­ria che vede in testa le università di Gottingen, Aachen e Monaco, mentre i fanalinidi coda sembrano essere Siegen, Clausthal e Paderborn. Stern ha preferito concen­trarsi sulle università occidentali perché la situazione orientale non è ancora chiara­mente definita e conosciuta, sicché chiedere ai docenti occidentali di pronunciarsisulla validità delle strutture dell'ex-DoR risulta ancora prematuro.Der Spiege/, al contrario, ha considerato l'intera realtà nazionale quando è andato adintervistare 10.000 studenti in rappresentanza di 57 istituzioni. Questo secondosondaggio ha sottolineato la maggiore popolarità degli atenei di dimensioni medio­piccole che privilegiano il dialogo ed il rapporto personale con i docenti. Nel con­fronto con i colleghi orientali, gli accademici occidentali hanno avuto spesso la peg­gio venendo considerati meno disponibili e coinvolgenti. Un pessimo giudizio hannoriportato soprattutto i docenti inviati transitoriamente di supporto alle istituzioniorientali, in cui essi si fermano per il tempo strettamente necessario allo svolgimen­to dell'attività accademica negando così ogni possibilità di confronto con gli studenti.Contro i due sondaggi si è avuta una presa di posizione ufficiale di Hans-UweErichsen, presidente della Conferenza dei Rettori Tedesca, che ha evidenziato lediscrepanze e le incompatibilità tra i due studi. Il prof. Erichsen ha dato notizia chegli stessi rettori stanno redigendo uno studio sulla realtà universitaria tedesca perfornire una panoramica pìù esauriente e corretta dell'istruzione superiore del paese.

La ridefinizione degli organici ha evi­denziato forti eccedenze di personaledocente nelle università dell'Estrispetto alle controparti occidentali aparità di studenti e di territorio.Valga per tutti il caso della Sassoniache, pur avendo la stessa popolazio­ne del Baden-Wiirttemberg, presentail doppio di effettivi nelle università.Tale consta tazione ha sca tena toun'ondata di licenziamenti resi tantopiù inevitabili dall' a ttuale fase diristagno economico. La riduzionedegli organici ha colpito con partico­lare forza la componente femminile.All'Università di Jena, prima dellariunificazione, le donne formavano il9% degli assistenti mentre attualmen­te il loro numero si aggira intorno al3%; le ricercatrici dell'UniversitàHumboldt a ~erlino sono passate da1.236 a 530. .Un secondo passo verso l' omoge­neizzazione dell'istruzione superioresi è avuto con la costituzione dinuove università che spesso hannoincorporando in sé come facoltà leistituzioni monodisciplinari sorte nelperiodo socialista. Attualmente iLander orientali hanno 13 università,12 accademie di arte e musica e 21Fnchhochschulen.A partire dal maggio 1992 sono statevarate nuove misure riguardanti lacomposizione del corpo accademicocon la nomina di numerosi titolari dicattedra nelle "nuove" materie ed illicenziamento dei docenti in sovran­numero. Alla formulazione di questiprovvedimenti ha contribuito ilWissenschaftrnt, un organo di consu­lenza tecnica al governo federale edei singoli Uinder con sede a Colonia.Attualmente solo il 18% dei professo­ri ed il 50% degli assistenti e deiricercatori è stato riconfermato nellapropria posizione.N elI' ottobre del 1993 le istituzionidell' ex DDR hanno perso la facoltà dicontrollare le immatricolazioni, fissa­re un numero minimo di esami dasostenere nell'anno accademico edecretare l'espulsione degli studenti

il cui rendimento risultasse insuffi­ciente, perché tali poteri sono sta ticonsiderati in contrasto con il princi­pio della libertà di scelta sancitadall'ordinamento del paese.

Gestire le immatricolazioni

I rettori delle istituzioni orientalihanno lanciato un grido d'allarmeadditando il rischio di un sovraffolla­mento dei corsi che si sta già verifi­cando per alcune discipline. Il siste­ma di nlll11erUS clnllsus esistente nellaparte occidentale della Germania èmolto più elastico e si dovrà oraestendere all'intero paese. A gestirele immatricolazioni sarà quindi unorganismo centralizzato con sede aDortmund che assegna gli studentialle università in base ai votidell'AbituI' (la maturità tedesca), allavicinanza con il luogo di residenzaed al tempo di attesa. Gli accademici

56

orientali citano i molti inconvenientidi questo sistema: vi sono studentiche stazionano all'università da diecio quindici anni ed un fuori corso ditre-quattro anni è comune. I tassi diabbandono, inoltre, vanno dal 10% al60% a seconda delle istituzioni e rag­giungono il tetto massimo nellefacoltà tecnico-scientifiche. Nel 1992,su 1.800.000 iscritti, solo 160.000 sonoriusciti a superare l'esame finale.Autorevoli economisti hanno inoltresottolineato che l'esubero di studentiva di pari passo con una scarsità diapprendisti, per i quali un colloca­mento sul mercato del lavoro risultaestremamente più agevole.Per accelerare i tempi di consegui­mento del diploma si è quindi pensa­to di introdurre nuovamente le tasseaccademiche soppresse nel 1970. Talemisura, che ovvierebbe in parteall'attuale carenza di fondi, probabil­mente non sarà adottata per i costisociali che essa avrebbe.

Riforma cercasi

EUROPA OGGI

La carriera universitaria non piace alle donne

Il ministro federale per l'Istruzione Rainer Ortleb ha condotto uno studio percomprendere i motivi della ridotta presenza femminile nei ranghi accademici.Analizzando i dati delle immatricolazioni relative agli anni 1976-1979 e dei diplomiconferiti negli anni 1980-1988 si è visto che il tasso di abbandono delle donne nonè più elevato di quello degli uomini. La presenza femminile risulta però estrema­mente inferiore se si considerano la partecipazione ai corsi di dottorato, dove ilrapporto tra uomini e donne è di 3: I o il superamento dell'esame di abilitazioneall'insegnamento universitario (2: I).La percentuale delle donne tra il personale accademico è solo del 20% e scende al5% tra i titolari di cattedra. Poiché recenti studi socio-psicologici hanno dimostra­to che uomini e donne scelgono il proprio modello professionale in base agliesempi che hanno di fronte a sé, le studentesse verrebbero inconsciamente dis­suase dal perseguire la carriera accademica dall'esiguità della partecipazione fem­minile al mondo universitario.Il problema non pare di facile soluzione, tanto è vero che il ministro perl'Istruzione ha richiesto la realizzazione di ulteriori studi in materia al fine di indivi­duare le misure più' opportune per promuovere pari opportunità tra i sessiall'interno del mondo accademico ed incentivare un maggior numero di ragazzeverso la carriera universitaria.

Circolano però con sempre maggioreinsistenza le voci che vorrebberoimminente una radicale riforma delsistema universitario. Le innovazioniche appaiono piÙ attuabili tra le tanteproposte sono: a) !'introduzione delletasse accademiche per coloro cheimpiegano piÙ di dodici semestri pergiungere alla laurea; b) l'istituzione diun esame intermedio obbligatorioche, portando al conseguimento di undiploma di primo ciclo equivalente alBnchelor inglese, consentirebbe diavere rapidamente un titolo di studiospendibile sul mercato del lavoro; c)la revisione dei curriculn - particolar­mente se sarà introdotto l'esame diprimo ciclo - con una maggiore carat­terizzazione pratica dei contenuti deiprimi cori ed una maggiore enfasiteorica nella fase piÙ tarda deglistudi; d) lo sviluppo di corsi specialidestinati agli s,tudenti laureati perpermettere loro di conseguire piÙrapidamente il dottorato di ricerca.Ulteriori voci di scontento provengo­no dalle Fnchhochschulen, istituzioni di

istruzione superiore a carattere forte­mente professionalizzante, che ambi­scono ad ottenere lo stntus di univer­sità con la facoltà di istituire corsi didottorato. Le Fnchhoschschulen mirano

quindi ad una equiparazione ai poli­tecnici inglesi e lamentano il fatto diessere attualmente taglia te fuori daiprogrammi CEE.

FORMAZIONEPER LO SVILUPPOI corsi post-Iaurea in ItaliaCollana dell'Istituto per la Cooperazione Universitaria

Un'indagine realizzata per l'Istituto per la CooperazioneUniversitaria da Francesco Carchedi, Giovanni Finocchiettie Laura Innocenti sulle iniziative delle università italiane Le Monnierche mirano alla formazione degli operatori dello sviluppoPer acquisti rivolgersi a: Le MonnierPiazza Borghese, 3 - 00186 Roma - Te!. 06/68.73.805Prezzo di copertina: L. 28.000

57

UNIVERSITAS 51

LA GERMANIA E GLI ALTRI

Le istituzioni tedesche di istruzionesuperiore stanno attivamente collabo­rando con quelle di altri paesi, soprat­tutto europei: le relazioni internazio­nali tra università nel campo dellascienza e della ricerca, e lo scambio diesperienze tra docenti e studenti dipaesi diversi sono sempre stati. ele­men ti indispensabili alla cresci ta ealla competitività dell'insegnamento.Molti studenti svolgono all'estero unperiodo (mediamente da sei mesi a ili)

anno) del loro corso di studi, specie inpaesi che offrono la possibilità di unpieno riconoscimento dei titoli, inmodo da evitare ogni perdita di tempo.Nella maggior parte dei casi, allabase di questa mobilità ci sono degliaccordi di cooperazione stabilitidirettamente tra le istituzioni diistruzione tedesche e quelle del paeseospite: attualmente la Germania ha incorso piÙ di 7.000 accordi di questotipo. Tuttavia, può anche verificarsi ilcaso che singole istituzioni voglianostabilire degli accordi senza l'appro­vazione dello Stato, ma nel caso fossenecessario il reperimento dei fondi, leistituzioni devono ricevere comun­que un permesso statale.

I tedeschi all'estero

Nel 1991, circa 34.000 studenti tede­schi hanno studiato all'estero: il 37%in Europa e il 25% in USA e Canada.Ci sono varie opportunità di finan­ziamento per gli studi all'estero,come i prestiti o le borse di studioprevisti dalla legge per la promozio­ne dell'istruzione superiore; ogniforma di aiuto si riconduce al princi­pio che il finanziamento dello studioall' estero - nei casi in cui si richiedaun'assistenza economica - deve esse­re soprattutto a carico del paese diprovenienza dello studente.Il sistema di studio tedesco ha un

orientamento molto europeo, motivoper cui è di fondamentale importan­za trascorrere un periodo di studioall'estero. Anche in seguito ai variaccordi di cooperazione, sono sem­pre piÙ numerose le istituzioni diistruzione superiore che danno untaglio internazionale ai propri corsi,al punto da imporre la frequenza dialmeno due semestri di corso inun'istituzione partner all'estero.Normalmente, i paesi prescelti sonoGran Bretagna e Francia.Inoltre i programmi comunitariERASMUS e COMETT hanno dato aglistudenti la possibilità di usufruire divarie borse di studio.

Gli stranieri in Germania

La cooperazione non si riduce solo adelle visite all'estero da parte didocenti e studenti tedeschi. Sonoanche gli stranieri a recarsi inGermania per attività di studio e diricerca, e lo Stato attribuisce fonda­mentale importanza alla reciprocitàdella mobilità. Nel 1991 nelle istitu­zioni di istruzione superiore tedeschec'erano 10S.000 studenti, la metà deiquali provenienti da paesi europei eun terzo dall' Asia. Alcuni di essisono figli di stranieri che risiedonostabilmente in Germania, altri sonostudenti che si fermano per uno odue semestri, altri ancora vengonodai Paesi in via di sviluppo per com­pletare il loro corso di studi e ottene­re un titolo con "targa" tedesca.Per essere ammessi ai corsi, gli stu­denti stranieri devono avere conse­guito in patria un titolo equivalente aquello richiesto in Germania ed èovviamente indispensabile unabuona conoscenza della lingua tede­sca; se queste condizioni non si veri­ficano, lo studente deve sostenere unesame in grado di stabilire se possa

58

essere ammesso o no ad un detenni­nato corso. Per gli stranieri normal­mente non sono previsti limiti diaccesso, ma in caso contrario ècomunque riservata loro una percen­tuale di posti: in questo caso la sele­zione è operata in base ai voti ottenu­ti nel paese di origine.Come per i tedeschi all'estero, anchegli stranieri in Germania non devonopagare alcuna tassa statale perl'istruzione, ma sono a loro carico lespese di alloggio e di mantenimento:perché sia loro rilasciato il permessodi studio devono infatti dimostraredi avere disponibilità sufficienti apagarsi il soggiorno. Una piccola per­centuale degli stranieri usufruisce diborse di studio offerte dal governodel proprio paese, mentre un numerolimitato è elargito dal governo tede­sco. Tali borse non sono solo per glistudenti, ma anche per il personaleaccademico in generale.Va infine ricordato che, in ambitoeuropeo, sta acquistando crescenteimportanza il riconoscimento deicorsi di formazione per l'eserciziodelle professioni.

Isabella Ceccnrini

EUROPA OGGI

COME CAMBIANO IPROGRAMMI EUROPEI

di Livio Frittella

G li articoli 126 e 127 del trattatodi Maastricht sull'UnioneEuropea fissano con chiarezza

gli obiettivi prioritari in materia dieducazione e formazione professiona­le, per arrivare a sviluppare quella"dimensione europea del-l'istruzione"che il Commissario responsabileAntonio Ruberti da tempo persegueraccogliendo le esperienze precedente­mente maturate dai suoi predecessori.Nella fattispecie, l'articolo 126 recitache "la Comunità contribuisce allosviluppo di un'istruzione di qualitàincentivando la cooperazione tra Statimembri e, se necessario, sostenendoed integrando la loro azione nel pienorispetto della responsabilità degli Statimembri per quanto riguarda il conte­nuto dell'insegnamento e l'organizza­zione del sistema d'istruzione, nonchédelle loro diversità culturali e lingui­stiche". L'articolo 127 aggiunge che"la Comunità attua una politica di for­mazione professionale che rafforza edintegra le azioni degli Stati membri,nel pieno rispetto della responsabilitàdi questi ultimi per quanto riguarda ilcontenuto e l'organizz~zionedellaformazione professionale".In sostanza, si ribadisce che il ruolodell'Unione è complementare rispet­to a quello degli Stati membri e chenon esiste alcuna pretesa di armoniz­zare i diversi sistemi. Si attribuiscealla Comunità il compito, invece, dicontribuire al miglioramento dellaqualità dell'istruzione incentivandola cooperazione e di promuovere ladiffusione di un'adeguata politica diformazione professionale. I rapportidi collaborazione, la mobilità e gliscambi interuniversitari e relativi

all'istruzione superiore vengonoattuati su scala continentale dal 1987,anno in cui fu dato l'avvio a pro­grammi quali ERASMUS, COMETT eLINGUA, beneficiari - insieme aTEMPUS, l'iniziativa rivolta ai paesidell'Europa centro-orientale - difinanziamenti per oltre un miliardodi Ecu. Si tratta quindi di attività dicooperazione ben rodate e di notevo­le successo, se si considera che solonell'anno accademico in corso gli stu­denti protagonisti di scambi tra ate­nei sono stati quasi 100 mila. Per fareun altro esempio, relativo adERASMUS, si è visto che i partecipantia questo programma lender dell'istru­zione interuniversitaria sono aumen­tati sensibilmente - anno dopo anno- coinvolgendo un numero sempremaggiore di Stati membri. Un paesecome il Portogallo ha visto la propriapopolazione studentesca in mobilitàraggiungere valori dieci volte supe­riori a quelli registrati al momentodel varo dell'iniziativa europea. Ènecessario quindi continuare a per­correre la strada tracciata da ERAsMuse dagli altri programmi, eliminandoperò l'unico connotato negativoemerso dalle esperienze acquisite.

Maggiore chiarezza

Come esposto nel documento di lavo­ro della Commissione denominato"Orientamenti dell' azione comunita­ria nel settore dell'istruzione e dellaformazione", l'esistenza di una seriedi iniziative di cooperazione ciascunacol proprio nome - rivolte magari aglistessi soggetti anche se con tematiche

59

diverse - ha provocato qualche confu­sione di tipo burocratico e ha generatouna serie di problemi. Per cui è dive­nuto di importanza capitale "evitaredi dare un'impressione di frammenta­zione degli sforzi, conferendo unavisibilità ancora maggiore all'azionecomunitaria affinché il pubblico inte­ressato negli Stati membri possa age­volmente individuare le opportunitàche si offrono a livello comunitario;migliorare ulteriormente il rapportocosti/benefici raggruppando attivitàaffini al fine di garantire maggioreimpatto ed economia di scala; snellirel'apparato introdotto a livello nazio­nale per fungere da interfaccia con iprogrammi comunitari, al fine digarantire una migliore articolazionecon le misure nazionali e, per quantopossibile, decentrare la gestione diazioni adeguate verso gli Stati mem­bri; infine, fornire una più chiara pro­spettiva nel contesto delle necessariedisposizioni di valutazione adottate,rafforzando in tal modo la coerenza ela pertinenza dell'azione comunita­ria". In altre parole, la Commissioneha deciso di limare le asperità che ren­devano meno agevole lo svolgimentodei programmi snellendo le procedu­re e facendo confluire tutte le compe­tenze dei vari ERASMus, LINGUA e simi­li in una macroiniziativa onnicom­prensiva dal nome rÌlmovato.

Socrates

L'occasione di aggiornare le modalitàdella cooperazione interuniversitariaè stata fornita dalla necessità di stabi­lire le linee di azione del piano quin-

.,.

UNIVERSITAS 51

Gran Bretagna/Università, ossigeno per l'edilizia

Se il mercato di case private e di uffici è ancora fermo, chi ha dato un grossoimpulso all'edilizia britannica sono le università. Nuovi centri residenziali per glistudenti, biblioteche e sale di ritrovo stanno lentamente cambiando la fisionomiadi alcune città inglesi.Nel centro di Oxford è stato appena costruito un nuovo edificio del college.L'Università di Manchester fa parte di un consorzio che si è impegnato a rivalutarela zona intorno a Piccadilly Station, considerata una delle più depresse del paese.Ma il caso più eclatante è quello di Liverpool che si sta modellando a vera "cittàdel sapere": edifici fatiscenti vengono ristrutturati e adibiti a residenze studente­sche, biblioteche e sale di lettura emergono dalle impalcature, centinaia di studentivanno e vengono da caffè e sale di ristoro risorte dalle macerie.La John Moore's University (già politecnico) sta costruendo una biblioteca in purostile post-moderno, una palestra scintillante e una serie di alloggi per 450 studentiproprio all'ombra della cattedrale. L'Università di Liverpool sta restaurando unquartiere, che versava in condizioni a dir poco disastrose, e il Liverpool Instituteof Performing Arts - parzialmente finanziato dall'ex-Beatle Paul McCartney - èquasi ultimato.Negli Anni Ottanta, il governo aveva esortato i rettori a trovare da soli i soldi chemancavano per la gestione degli atenei: il risultato non si è fatto attendere: conun'ondata di parchi scientifici, cattedre sponsorizzate e forte impulso alla ricerca.Le università, in pratica, si sono comportate come vere e proprie aziende, e i ret­tori come ,\utentici manager. L'impossibilità di spillare soldi al governo ha cosìconvinto gli atenei a vendere le proprie consulenze alle industrie riciclandosi inmodo creativo nei settori più diversi, e la Commissione delle Comunità Europee- intenzionata a puntare sul capitale umano - sta investendo somme considerevolinelle università.Questo nuovo fermento non si riduce al solo campo economico, ma ha significatoanche un ritorno all'ideale vittoriano e edwardiano di università legata alle proprieradici urbane da cui si espandeva il sapere in ogni suo aspetto, dopo un lungoperiodo in cui il valore dell'università veniva misurato in rapporto alle istituzionianaloghe del resto del mondo.

I. C.

to università-scuola (234,1 milioni),con la promozione delle conoscenzelinguistiche, dell'insegnamento aper­to a distanza (Ruberti parla di 'mobi­lità delle idee' che presuppone scam­bi conoscitivi con mezzi telematicisenza spostamenti fisici degli interes­sati) e, infine, l'incremento dell'infor­mazione e della divulgazione tramitestrumenti editoriali periodici dilarga diffusione.SOCRATES risponde in pieno alle esi­genze di attribuzione della dimensio­ne europea ai sistemi di cooperazioneinteruniversitaria; con questo pro­gramma la Commissione si è impe­gnata inoltre ad invitare gli Stati mem­bri a concedere risorse supplementariper il sostegno a scambi di studenti sularga scala per i quali i fondi comuni­tari sono complementari, in modo che"l'azione commutaria sfoci progressi­vamente in una situazione in cui glistessi Stati membri siano in grado diaccollarsi i relativi costi continui"; dalcanto suo, l'organismo dell'Unione hapromesso di aumentare il numero diaccordi di riconoscimento di diplomi edi periodi di studio. il trasferimento diinformazioni ed esperienze verràcomunque effettuato tramite la reteesistente chiamata EURYDICE, debita­mente potenziata e consolidata, men­tre tramite l'EUROSTAT si potrà accede­re ai criteri e ai metodi comparativi divalutazione dell'insegnamento lmiver­sitario.

quennale per l'istruzione e la forma­zione 1995-99. Un piano che va asostituirsi ai programmi intrapresi inprecedenza, in via di dissolvimentocon la fine del 1994 (una scadenzache esaurisce i fondi attualmente aloro disposizione). Ecco quindi chel'Europa saluta la nascita diSOCRATES, approvato il 21 dicembrescorso dalla Commissione e benefi­ciario di un'erogazione complessivadi un miliardo e 5 milioni di Ecu,ripartiti in tre capitoli. 11 primo (574,3milioni di Ecu) riguarda l'insegna­mento universitario e intende pro­muovere la dimensione europeadell' istruzione, finanziare l'istituzio­ne di poli universitari di aggregazio-

ne - cui far capo per soddisfarenecessità specifiche degli studenti ­organizzare reti tra atenei che garan­tiscano la cooperazione e la collabo­razione reciproca, nonché erogarefondi per le borse di mobilità. Laseconda franche di spesa è relativaall'insegnamento secondario scolasti­co (197,2 milioni), per il quale saràfavorita la creazione di associazioniper la realizzazione congiunta di pro­getti educativi finalizzati (ambiente,tradizioni culturali, lingue) e saràpromossa la scolarizzazione dei figlidei nomadi e dei lavoratori itineranti,con un'attenzione particolare rivoltaanche ai figli degli emigranti. 11 terzoe ultimo capitolo si rivolge al rappor-

60

Leonardo

Sul fronte della formazione profes­sionale, la Commissione persegue unobiettivo analogo a quello relativoall'istruzione: indirizzare la politicacomunitaria in un unico programma,che comprenda due parti comple­mentari: "un contesto comune diobiettivi inteso a sostenere ed inte­grare le politiche e le misme adottatedagli Stati membri, tenendo presentile responsabilità delle parti interessa­te sotto il profilo giuridico nazionale,nonché a promuovere uno sviluppocoerente della formazione professio­nale fra gli Stati membri e la progres-

EUROPA OGGI

Portogallo/Finanziamento e recessione

Dal dicembre 1993 il nuovo ministro dell'Istruzione portoghese, Manuela Ferreira,ha tra le mani una patata bollente che ha già scottato i suoi predecessori. L'opinio­ne pubblica, infatti, preme perché vengano attuate alcune riforme nel campodell'istruzione superiore che vanno dalla revisione dei sistemi di valutazione, ai col­lege privati, ai politecnici, all'inquadramento dei lettori, alle tasse di iscrizione.La signora Ferreira non sembra avere grandi prospettive di successo, dato che negliultimi mesi le proteste contro l'operato del governo sono arrivate da più parti. Agliscioperi hanno aderito molte categorie professionali: medici, vigili del fuoco, piloti.operai dei cantieri navali, impiegati statali, etc., tutti travolti dall'ondata di recessio­ne e disoccupazione seguita ad un periodo di rapida crescita economica.Nel 1992. un predecessore di Manuela Ferreira, Couto dos Santos. aveva stilatocon gli studenti una sorta di contratto in base al quale il governo si impegnava amigliorare la qualità del prodotto "istruzione superiore" e ad aumentare le facilita­zioni per i non abbienti in cambio dell'introduzione di una tassa che però la mag­gior parte degli studenti non ha pagato. La protesta non è tanto per la cifra, maper il principio dell'introduzione di una tassa. Nella querelle è intervenuto addirit­tura il Presidente Soares, affermando che la tassazione va contro i principi costitu­zionali che sanciscono la gratuità dell'istruzione, e le università non possonoespellere gli inadempimenti. La situazione si fa sempre più intricata, perché il pare­re di Soares diverge dalla sentenza della corte costituzionale secondo la quale laviolazione di due punti della costituzione non è sufficiente a rendere questa leggeillegale. Mentre gli studenti non perdono tempo tra boicottaggio della tassa e pro­teste di vario genere. il governo ha convocato sedute straordinarie del consigliodei ministri nel tentativo di appianare le eventuali irregolarità di una legge che haportato le tasse universitarie annue da circa 20.000 lire - cifra rimasta immutatadal 1941 - a circa 600.000.

siva convergenza delle rispettive ini­ziative; una serie di misure di soste­gno applicabili a livello comunitario,miranti a sostenere ed integrare leattività sviluppate dagli Stati mem­bri". Queste ultime misure compren­dono a loro volta tre settori comple­mentari: il settore rete di centri dirisorse, per il monitoraggio e l'analisicomparativa dell'impatto del pro­gramma a livello nazionale, promo­zione della parità donne/uomini,elaborazione di accordi per lo scam­bio di informazioni e know-how,incentivazione della mobilità geogra­fica dei giovani e dei formatori e altrecompetenze; il settore sostegnoall'innovazione: progetti transnazio­nali e prodotti comuni, con una parti­colare attenzione all'individuazione,raccolta e diffusione delle innovazio­ni in ma teria di formazione; infine ilsettore analisi-ricerca, con l'obiettivodi migliorare la comprensione reci­proca dei sistemi e meccanismi diformazione professionale. Tutti que­sti indirizzi fanno parte del program­ma LEONARDO, concepito per segnala­re - conle dice Antonio Ruberti ­l'l'esigenza di creatività nel lavoro inuna società moderna". Come dire:quando la formazione professionale èdi qualità, multidisciplinare, euro­peizzata ed al passo con le nuovetendenze della tecnica e della tecno­logia, l'inserimento nel mondo dellavoro diviene più facile, perché si èpiù attenti alle necessità del mercatoe perché si è in grado di adattarsicostantemente alle qualifiche richie­ste. Nella visione di Ruberti - e nonsolo nella sua - l'investimento nellerisorse umane è fondamentale per ilfuturo della nostra società; è inoltrenecessario "attribuire importanzaall'idea di creare possibilità diapprendimento flessibile, su tuttol'arco vitale, per gli individui chedevono sempre più far fronte anumerosi cambiamenti di carrieradurante la vita di lavoro e alla cre­scente minaccia della disoccupazio­ne". Il concetto si riassume con lo slo­gan "apprendimento per tutta lavita". La Commissione si è resa contoche l'investimento iniziale nella qua-

lificazione e nella specializzazionenon è più sufficiente per tutta la vitalavorativa. E corre ai ripari, prodi­gandosi per fornire "chiare opportu­nità individuali di progredire daglistudi professionali e tecnici all'istru­zione superiore; continuità fra istru­zione e formazione iniziale e degliadulti tramite trasferimento e accu­mulo di crediti; maggiore parità ditrattamenti degli studenti in forma­zione tecnica rispetto a quelli dei set­tori dell'istruzione generale o accade­mica, e migliori possibilità di carriereinteressanti per gli studenti cheabbiano seguito una formazione tec­nica e/ o professionale". Questi gliintenti; uno sguardo ora alle cifre.LEONARDO gode di un finanziamentodi 801,8 milioni di Ecu, una quota checostituisce il doppio del precedente

61

I. C.

stanziamento quinquennale per iprogrammi da esso sostituiti(COMETT, FORCE e EUROTECNET).Anche SOCRATES vede aumentare ifondi a sua disposizione, grazie abudget del 66% superiore a quellodestinato ai predecessori ERASMUS,LINGUA e simili. Oltre a queste dueazioni, comunque, la Commissioneterrà in vita TEMPus, il programmagiunto ormai al secondo atto e"Gioventù per l'Europa III", destina­to a chi - pur essendo in età scolare ­non è uno studente e desidera fareesperienze all'estero con i fondidell'Unione.

UNIVERSITAS 51

'AIUTO AGLI STUDENTI:SI, CON PARSIMONIA

" I

La crisi economica e la conseguentenecessità, da parte delle amministra­zioni, di ricorrere a decisi tagli finan­ziari non risparmiano nemmeno leistituzioni accademiche, costrette dallarecessione ad attuare W1 ridimensiona­mento dell'intervento assistenziale afavore degli studenti più meritevoli emeno abbienti. Ecco quindi che gliaiuti diminuiscono sensibilmente, leerogazioni a fondo perduto (che si h'a­ducono in investimenti sociali a lW1gotermine) si tramutano in prestiti, leborse di studio vengono concesse conpiù parsimonia. Si tratta di ima situa­zione riscontrabile in tutti i paesi dellaCEE, se si fa eccezione per la Dani­marca e l'Olanda, che sembrano nonrisentire del trend negativo e che conti­nuano a concedere indistintamente atutti gli wuversitari i fondi per mante­nersi agli studi. In Danimarca, fral'altro, chi frequenta gli atenei pubblicinon deve corrispondere una tassa diiscrizione (come in Germania, Grecia eLussemburgo): il piccolo Stato quindisi distingue come il maggior contribu­tore per lo sviluppo dell'istruzionesuperiore.Che dire dell'Italia? Il nostro paesefinanzia soltanto il 2,5% degli studen­ti, collocandosi all'ultimo posto nellaComunità. In pratica gli asseglu ven­gono forniti solo a determinate con­dizioni. Tra i requisiti dei beneficiarisono prioritari i meriti di studio e lanon agiata situazione economicafamiliare; gli studenti prescelti ven­gono inoltre esentati dal pagamentodelle tasse, delle sopra ttasse e deicontributi di ogni genere, compresi icosiddetti diritti di segreteria.L'ammontare del finanziamentovaria da Regione a Regione (da 250mila a 4 milioni e mezzo di lireannue), e a seconda dell'Ente per ildiritto allo studio (Isu, Idisu, Adsu oOpera universitaria), delegatodall' amministrazione locale per la

concessione diretta e pratica deifondi a disposizione. Come ricordatonel volumetto Guida ai servizi per glistudenti universitari edito dallaFondazione Rui, sono due le legginazionali che regolano le modalità dicontribuzione: la legge 19/11 /90 n.341 (Riforma degli ordinamentididattici universitari) e la legge2/12/91 n. 390 (Norme sul dirittoagli studi universitari). Gli aiuti siconfigurano come assegni di studio(per gli studenti meritevoli ma prividi mezzi); contributi per i portatori dihandicap fino a 6 milioni l'anno;borse di studio - che contemplanorequisiti di reddito e di merito piùaccessibili - di un'entità che varia da350 mila a 7 milioni di lire per i circa16 mila vincitori del concorso; infine,prestiti d'onore a tassi agevolati esenza interessi, da restituire con iprimi guadagni, finanziamenti perviaggi di studio all'estero, premi diincoraggiamento, fondi per l'acquistodi libri, per il pagamento degli affittie per la preparazione delle tesi dilaurea. Se torniamo a dare uno sguar­do al di fuori dell'Italia, notiamo chei prestiti vengono concessi in tutti ipaesi, eccetto la Spagna e il Belgiofiammingo; altre forme di aiuti eco­nomici sono l'assistenza sanitariagratuita in Grecia o a basso prezzo inPortogallo, la riduzione delle speseper i trasporti pubblici in tutto ilBelgio e nel territorio ellenico o addi­rittura la totale esenzione dall'acqui­sto del biglietto che si pratica neiPaesi Bassi, le agevolazioni concesseper il materiale didattico (parziali perla Spagna, totali per la Grecia), non­ché la libera fruizione delle attivitàsportive e culturali in Portogallo.In Italia però è possibile godere deivantaggi di una borsa di studio se sisceglie di frequentare un ateneo pocoaffollato. L'articolo 17 della nuovalegge sul diritto agli studi universita-

62

Università di Macerata: una seduta dilaurea nel/'antica biblioteca

ri, infatti, istituisce queste borse per!'incentivazione e la razionalizzazio­ne delle iscrizioni alle facoltà e aicorsi più trascurati. Si tratta di 1.111borse da assegnare per l'anno incorso, a cui vanno aggiunte le 322borse che non hanno trovato unbeneficiario la stagione passata.Infine, nel nostro paese hanno dirittoall' esonero parziale o totale dal paga­mento delle tasse, delle soprattasse edei contributi accademici - oltre aititolari di assegni di studio - gli stu­denti con un reddito inferiore allirni­te fissato dall'università interessata,con un voto di maturità pari o supe­riore a 42/60 e, successivamente, conuna media conseguita in tutti gliesami previsti per quell'anno di27/30 per l'esonero totale o 24/30per quello parziale; chi ha avuto60/60 alla fine della media superioree la media di 28/30 in seguito nondeve corrispondere tasse e soprattas­se, ma è tenuto a pagare i contributi;nessun pagamento invece per gli stu­denti orfani di guerra e di lavoro, ifigli di disabili, mutilati o invalidi, glistudenti invalidi civili, mutilati dilavoro o per servizio e i non vedenti.I figli di emigranti e gli universitaristranieri che hanno vinto una borsadi studio nel nostro paese hannodiritto all'esonero del pagamentodella metà delle tasse, delle soprat­tasse e dei contributi.

L.F.

EUROPA OGGI

VALUTAREL'EFFICIENZA

Università di Macerata: seduta di laurea nell'Aula Magna

di Roberto De Antoniis

I l formidabile impatto che hanno isistemi di istruzione superioresulle società che li esprimono se

da un lato rende sempre di piÙ visibi­le la loro importanza non solo suiprocessi formativi del capitale umanoe nell'ambito della ricerca scientificama anche per quel che concerne lamessa in opera di servizi ed infra­strutture, dall'altro rende ineludibileun'accurata valutazione della concre­ta attività svolta non solo nel settoreformativo ed in quello della ricerca'.In realtà già da qualche tempo leautorità governative di diversi paesisi sono poste il problema e dal 1985,ad esempio, la Francia ha istituito unComitato Nazionale di Valutazioneche si configura come un organismoindipendente che indirizza i suoi rap­porti direttamente al Presidente dellaRepubblica. In diversi paesi altre isti­tuzioni sono sta te sperimenta te inquesto campo, con risultati non sem­pre molto evidenti ma indubbiamen­te utili. Per quanto concerne l'Italianon si è finora raggiunto alcun risul­tato concreto in questo settore ancheperché non è stato ancora istituitol'''Osservatorio permanente" previstodalla legge istitutiva del Ministerodell'Università e della Ricerca scienti­fica e tecnologica. Sul piano legislati­vo, quindi, potrebbe trovare imme­diata applicazione soltanto il punto22 dell'art. 5 della legge 24 dicembre1993, n. 537, concernente interventicorrettivi di finanza pubblica, il qualetestualmente dice: "Nelle università,

'AI problema della valutazione lilliversilns hadedicato il "Trimestre" del n. 43.

ove già non esistano, sono istituitinuclei di valutazione interna con ilcompito di verificare, mediante anali­si comparative dei costi e dei rendi­menti, la corretta gestione delle risor­se pubbliche, la produttività dellaricerca e della didattica, nonché

l'imparzialità ed il buon andamentodell'azione amministrativa". Il siste­ma italiano si prefigura quindi comeun tipico institlttional self-assessmentche tende a configurare il processovalutativo come un aspetto internodell'istituzione non confrontato conun sicuramente piÙ obiettivo riscon­tro effettuato da un' organizzazioneesterna. D'altra parte, neppurel' "Osservatorio" si prefigurerebbecome un autentico organo esterno divalutazione perché comunque rap­portato al settore amministrativocompetente. La tendenza che inveceva sempre di piÙ prevalendo sulpiano internazionale, pur non esclu­dendo ovviamente la possibilità diutilizzazione di sistemi di autovaluta-

zione, vuole privilegiare la creazionedi quelle che vengono chiamate bufferorganisations che si caratterizzano perla loro funzione di interfaccia tral'istituzione, o il sistema di insegna­mento superiore, e l'autorità governa­tiva che determina la politica nazio­nale nel settore. La creazione di unapposito organismo esterno di valuta­zione globale e specifica delle attivitàdell' istituzione universitaria è diretta­mente correlata alla complessità deirapporti tra gli istituti di insegnamen­to superiore, o meglio del sistema nelsuo insieme, ed una moderna societàavanzata. Le tematiche connesse agliaspetti della valutazione sono ovvia­mente molteplici e molto complesse.Non si tratta soltanto di vedere se gliorganismi ad essa demandati debba-

no essere interni o esterni al sistemama di riflettere anche, ad esempio, suicriteri concreti di valutazione genera­le e sulla specificità delle attività sog­gette al monitoraggio. Non sempre èpossibile infatti utilizzare criteri omo­genei o comparare specifiche attivitàed è ovvio quindi che ci si muova orasu un piano che potremmo definireessenzialmente sperimentale.Naturalmente, una delle priorità piÙevidenti nella messa in opera di fun­zionali sistemi di valutazione è la rea­lizzazione di servizi di istruzionesuperiore sempre piÙ aperti alla coo­perazione internazionale attraversouna vasta uniformazione degli stan­dard qualitativi, pur nell'ovvio rispet­to delle diversità clùturali e formative.

63

UNIVERSITAS 51

***

***

***

***

rica cooperazione interuniversitariaeuropea e la concreta realizzazionedei programmi settoriali dellaComunità e, nel contempo, di predi­sporre strutture idonee per una valu­tazione comparata dei sistemi diistruzione superiore. Come si vede,la realtà attuale è molto varia e flui­da. Quello che sembra incontroverti­bile è che la valutazione dei sistemidi istruzione superiore è ormaidiventata un punto cruciale deldi ba tti to scientifico e culturalesull'higher educntiol1 su cui anche lecompetenti autorità governative sonochiamate a riflettere per la realizza­zione di strutture e servizi adeguati.

Presso l'lnstitute of Education dell'Università di Londra, si svolgerà dal 27 al 30marzo l'XI Conferenza Internazionale sulle Tecnologie Educative (ICTE) , con relatori epartecipanti statunitensi, europei e di università del Terzo Mondo. Una delle ses­sioni sarà proprio dedicata alle applicazioni della tecnologia nell'istruzione nei PVS.

La XLIII Conferenza semestrale della CRE (la Conferenza Permanente dei Rettori delleUniversità Europee) affronterà dal 20 al 23 aprile presso l'Università Aristotele diTessalonica (Grecia) il tema dell'ottimizzazione delle risorse universitarie.

AI Palazzo dei Congressi di Bruxelles, dal 13 al 15 giugno la Commissione delleComunità Europee organizza la EITC, la Conferenza Europea sulle Tecnologiedell'Informazione, che sostituisce le annuali conferenze ESPRIT.Informazioni possono essere richieste alla CEE - EITC 1994 Conference Secrétariat- 200, rue de la Loi - BU 29-06/50 - BRUSSELS - fax +32 22968397.

Congressi in Europa

Dal 12 al 16 aprile, la città di Cordoba accoglierà il Il Salone Internazionale delloStudente dedicato in particolare alla cooperazione interuniversitaria con i paesi delMediterraneo e dell'America Latina nei settori dell'istruzione e dello sviluppoagro-al imentare.

In-Medias organizza anche quest'anno il Salone Europeo dello Studente a Bruxelles,dal 23 al 26 marzo. Nell'ambito della manifestazione-esposizione, si svolgerà il 25 e26 marzo presso l'Università Cattolica di Lovanio un Colloquio sulla formazionedel personale universitario, organizzato dalla FUCE, la Federazione delle UniversitàCattoliche Europee.

dei sistemi europei di istruzionesuperiore;c) sviluppare ulteriormente i mezziper una migliore attuazione dellaConvenzione dell'UNEsco sul ricono­scimento degli studi, diplomi e titoli.A queste attività sono interessatimolto da vicino anche il Consigliod'Europa e l'OECO.Ancora in ambito europeo si segnalala costituzione di un'organizzazioneindipendente che ha lo status di asso­ciazione internazionale 11011 profitsecondo la legge belga e che ha sedea Bruxelles. Questa Academic Co­operation Association intende porsicome punto di cerniera tra una gene-

Con queste specifiche finalità è statorecentemente creato L'InternationalN etwork of Quality AssuranceAgencies in Higher Education che sioccupa dei problemi della valutazio­ne in 35 paesi dei vari continenti.Questa istituzione ci dà una defini­zione della "qualità" in questi tenni­ni: "L'assicurazione della qualità puòriferirsi ad un programma, ad unaistituzione o ad un sistema di inse­gnamento superiore nel suo comples­so. In ciascun caso l'accertamentodella qualità si esplicita in tutte quel­le attitudini, oggetti, azioni e proce­dure che, attraverso la loro esistenzaed uso, insieme alle attività di con­trollo, assicurano che vengano man­tenuti livelli accademici appropriati eche vengano migliorati in ciascunprogranuna e attraverso essi. L'accer­tamento della qualità .comprendeanche portare a conoscenza il proces­so ed i livelli alla comunità educativaed al pubblico ·in generale". Anche seper linee molto generiche questadefinizione di un sistema di valuta­zione sembra abbastanza completa,almeno per quel che si riferisceall' aspetto contenutistico più tradi­zionale delle attività di istruzionesuperiore.Per quanto riguarda specificamentel'Europa, è doveroso dare attoall'UNEsco-CEPEs di aver dedicatonotevole attenzione alla tematica chestiamo esaminando, come testimoniaanche l'incontro internazionale che siè tenuto dal 5 al 7 maggio 1993 adOradea (Romania) ed i cui atti costi­tuiscono ora un importante volumemonografico della rivista HigherEducatiol1 il1 Europe (VoI. XVIII, No.3,1993) dal titolo "Policy of QualityAssessment and InstitutionalAccreditation". Va anche ricordatoche concretamente l'UNEsco-CEPEssta svolgendo un'azione per la costi­tuzione di un European Group onAcademic Assessment (EGAA) con trefinalità principali:a) fare un'analisi comparativa dei cri­teri e delle procedure di valutazionedell' insegnamento superiore;b) facilitare lo sviluppo di criteri dieccellenza compa tibili nell' ambi to

64

EUROPA OGGI

abstractT17e section "Europa oggi" opens 10ith a space dedicated toGermany.After the destruction of the Berlin 1Oall, muareness on higheredllcation has increased tremendously. Some political actionshave tried to combine t100 academic tmditions having verydifferent featllres. While polemics are mging, the need of a moremdical- bllt fairer - change has become pressing. Ne10admission criteria shollid be adopted and the structure of theacademic staff should be adjllsted to the ne10 political sitllation.Other three papers foclIs on Gerlnany. The first article reportsthe mting of German universities according to the magazinesStern and Der Spiegel. The second contains a research carriedaut be the Fedeml Ministry for Culture in order to explain thescarce participation of1Oomen in the German acndemic life. Thet17ird stresses the importance of the inte1'11ational relations inthe academic life: ho1O 111any Germans study abroad and 10hyand, viceversa, ho1O many foreign stlldents attend a GermanIIn iversity."Europa oggi" foclIses t17en on t17e development of the EECprogmmmes il1 tlie field of higher education: Europe 1Oelcomesthe birth of SOCRATES and LEONARDO. T17e former, 10hich 10illgmdually replace the progmml11es launched in the past,promotes ne10 fOl'lns of coopemtion among higher educntioninstitutions. The latter, to quote the 100rds of Antonio Ruberti,10as conceived to stress "the need of a creative approach to 100rkin the modern society". This means that a high-qllalityedllcation 10ith a l11ultidisciplinary European chamcter takingthe ne10 tec/mical and technological trends into account 10illensllre an easier entmnce into the labollr l11arket as it 111eets itsneeds and it is able to adjllst to its ne10 reqllirements.The section ends 1Oit17 the ne10s that the ovemll economic crisisof t17e Weste1'11 100rld had a strong impact on academ icinstitutions 1Ohose funds far needy students 10ere sharplyredllced.

La rubrique "Europa oggi" s'intéresse tout d'abord ill'Allemagne.Après la destruction du 11111r de Berlin, en Allemagne a explosé,entre autres, le problème des Il niversités. Certaines mesurespolitiques ont tenté de rendre homogènes del/x tmditionsacadémiques difficiles il conjuguer. Tandis que la polemique estviolente, IIne réorganisation plus mdicale s'avère de plus enplus urgente, mais aussi plus équitable, d'lIn système oÙ il fautdéfinir de nouveaux critères d'admission des étudiants etétablir des critères différents pour l'organisation du corpsenseignan t.TOlljours il propos de l'Allemagne, cette rubriqlle nous donnetrois autres informations: la première conce1'11e un c/assementdes universités allel11andes présenté par les revues Stern et DerSpiegel. La deuxième concerne une étude réalisée par leMinistère Fédéml pour l'Instruction pour cOl11prendre lesmisons d'lIne présence féminine rédllite dans les universitésallemandes. La de1'11ière sou/igne l'importance attribuée auxrelations inte1'11ationales dans le domaine universitaire: quel estle nombre et que font les étudiants allel11ands il l'étmnger etinversemel1t les étudiants étmngers an Allel11agne."Europa oggi" consacre aussi UI1 espace il l'évolution desprogml11mes cOI1l111/.l/1autaires dans le domaine de l'istructionsllpérieure: I 'Europe donne naissance ii SOCRATES etLEONARDO. Le premier, qui fait le point sur les modes decoopémtion universitaire, l'empiacera peu ii peu les progml11mesadoptés allpamvant. Le second, selon Antonio Ruberti, a étéconçll pour signaler ''l'exigence de créativité dans le tmvaildans une société mode1'11e". Autrement dit, quand la formationprofessionnelle est de qual ité, 111 uftidisciplinaire, européel1ne etau pas avec les nouvelles tendances de la technologie, l'accès aumonde dII tmvail s 'avère plus facile: cela pel'lnet d'et re plllsattentifs aux nécessités du monde du tmvail et l'on est enmesllre de s 'adapter constamment aux fonctions reqIl ises.Cette rubrique souligne encore le fait que la crise économiqllegénérale qui a frappé I 'occident n'a pas épargné les institutionsuniversitaires, et a réduit sensiblement les aides pOllr étlldiantsles moins favorisés.

~ ~resume65

UNIVERSITAS 51

CIHEAM / AMBIENTEE SVILUPPO AGRICOLO

di Cosimo LacirignolaDirettore dell'Istituto Agronomico Mediterraneo

O ggi non è piÙ possibile parla­re di sviluppo agricolo scin­dendolo dalla conservazione

delle risorse naturali e dalla protezio­ne dell'ambiente.La necessità di conciliare questainsopprimibile esigenza con quelladell'autosufficienza alimentare signi­fica accettare una sfida sulla quale sigiocherà il futuro della maggior partedei Paesi in via di sviluppo.Emblematica in questo la regionemediterranea, caratterizzata da due"agricolture" in competizione, quelladella riva nord, eccedentaria, alta­mente produttiva e orientata al con­tenimento dei costi di gestione, equella della riva sud, costretta adoperare in condizioni naturali ed eco­nomiche limitanti.Pure, queste due agricolture hannoin comune il problema dello spreco edella gestione inadeguata delle risor­se naturali, quello dell'aggressioneambientale e dell'inquinamento daconcimi e fitofarmaci, e insieme lanecessità di consolidare sul mercatol'esportazione dei propri prodotti.In campo scientifico, sotto il dupliceaspetto della formazione e della ricer­ca, finalizzate alla cooperazione inter­nazionale allo sviluppo, hltto questo sitraduce nella necessità di avere unforum di riflessione sull'agricoltura el'alimentazione, per vincere la sfidadello sviluppo sostenibile, dell'auto­sufficienza alimentare dell'area, e peril consolidamento sui mercati dei pro­dotti dell'agricoltura mediterranea chepuntano sulla qualità e sulla genuinità.E proprio questo il ruolo strategico cheambisce a ricoprire il CrHEAM (CentreInternational de Hautes Etudes

Agronomiques Méditerranéennes),organismo intergovernativo unico nelsuo genere.Non a caso è stato creato sotto l'egidadell'OcsE e del Consiglio d'Europa, ela sua missione istituzionale è quelladi contribuire a colmare il divarioesistente tra le varie regioni dell;areamediterranea, attraverso la formazio­ne post-universitaria, la ricerca incooperazione e l'organizzazione dicolloqui e di convegni scientificiinternazionali.L'ambito d'azione del CIHEAM, cheattualmente comprende 14 paesimembri, tende ad allargarsi anche adaltre aree, perché molti paesi hannoespresso il desiderio di associarvisi,come ad esempio la Romania.Obiettivo del Centro è comunque farsì che tutti i paesi rivieraschi cheancora non hanno aderito entrino afar parte dell'Organizzazione.Ma al di là dell'adesione formale, giàmolti borsisti dell'Europa dell'Est, delCentro-Africa, della Cina, dell'Ame­rica Latina, e piÙ in generale deipaesi in ritardo di sviluppo, sonostati ammessi ai corsi del CIHEAM, edéquipe scientifiche provenienti da lmi­versità e centri di ricerca extra-medi­terranei collaborano stabilmente coni nostri ricercatori.I quattro Istituti di Bari, Chania,Montpellier e Saragozza sono disloca­ti nella riva nord, ma l'orientamento èquello di dare maggiore equilibrio allastruttura, non tanto con la creazionedi nuovi istituti, quanto attraversonuove formule associative o di accre­ditamento presso alcune istituzionigià esistenti a sud e a est del Bacino.Già da diverso tempo, con il sostegno

66

finanziario della CEE, stiamo operan­do per decentralizzare alcune nostreattività affidandole ad istituzioninazionali.Si tratta, come ha dichiarato EdgarPisani, Presidente del CIHEAM, dicostituire una rete allargata delClHEAM con lo scopo di consolidare ipoli di eccellenza cercando la comple­mentarità ed evitando il piÙ possibilele duplicazioni e lo spreco di energie.

Lo IAM di Bari

Il campus dello IAM è a Valenzano,nell'area metropolitana di Bari. AValenzano si concentrano i puntinevralgici della ricerca informa tica etelematica meridionale conTecnopolis, con cui lo IAM ha siglatouna convenzione e cui è allacciataper la rete EARN-BITNET, dedicata allaricerca scientifica e accademica; conquesta rete lo IAM è collegato intempo reale con i centri universitari edi ricerca agronomica con i quali col­labora stabilmente in tutto il mondo.Seguendo gli orientamenti delCrHEAM, lo IAM di Bari sostiene e sti­mola lo sviluppo dell'agricoltura,favorendo il dialogo Nord-Sud, attra­verso gli strumenti fondamentalidella formazione e della ricerca.I temi oggetto dei corsi sono l'utiliz­zazione razionale delle risorse natu­rali, con particolare riferimento all'ir­rigazione e alla protezione e al risana­mento delle colture frutticole medi­terranee: agrumi, vite e drupacee.Ai corsi di specializzazione post-uni­versitaria (Ospu) e di Master, rispetti­vamente di durata alU1uale e bienna-

LA RICERCA/ITALIA, EUROPA EMEDITERRANEO

Cos'è il Ciheam

L'accordo siglato il 21 maggio 1962 dai governi di sette paesi del sud Europa(Francia, Grecia, Italia, Iugoslavia, Portogallo, Spagna e Turchia), sotto l'egidadell'OesE (Organizzazione Cooperazione Sviluppo Economico) e del Consigliod'Europa, segnò la nascita del Centre International de Hautes EtudesAgronomiques Méditerranéennes (C1HEAM), creato come organismo di formazionepost-universitaria per i nuovi quadri in agricoltura e di ricerca applicata, nell'ambi­to della cooperazione allo sviluppo.AI Centro hanno successivamente aderito altri sette Paesi: Albania, Algeria, Egitto,Libano, Malta, Marocco e Tunisia.Il C1HEAM ha inoltre siglato accordi con la FAO (1976), la CeE (Commissione delleComunità Europee) (1983), "OADA (Organizzazione Araba per lo SviluppoAgricolo) (1986), coinvolgendo nel Consiglio d'Amministrazione del Centroosservatori di tali organismi.Il C1HEAM ha sede a Parigi, dove opera il Segretariato Generale, che coordina tuttele attività del Centro.Strutture operative del Centro sono gli Istituti Agronomici Mediterranei (IAM) diBari, Chania, Montpellier e Saragozza.Gli IAM hanno una diversa specializzazione e svolgono attività di ricerca e di for­mazione post-universitaria nei seguenti ambiti:- l'Istituto di Bari si occupa dell'utilizzo razionale delle risorse idriche, con parti­colare riferimento all'irrigazione, e della protezione delle piante; è sede delLaboratorio sul Sistema Agro-Industriale del Mediterraneo, creato in collaborazio­ne con NOMISMA di Bologna e con l'Ente Fiera del Levante di Bari;- lo IAM di Chania ha come oggetto la foresta mediterranea, lo sviluppo ruraleintegrato e le colture protette;- Montpellier è focalizzata sull'economia agroindustriale e sullo sviluppo agricolo erurale;- e infine l'attività dello IAM di Saragozza riguarda la produzione vegetale, la produ­zione animale, l'ambiente e i problemi legati alla commercializzazione dei prodottiagricoli.Gli orientamenti del C1HEAM sono dettati dal Consiglio di Amministrazione, delquale fanno parte i delegati dei governi dei paesi membri, dell'OesE e del Consigliod'Europa e gli osservatori FAO, CeE e OADA. Il Consiglio è coadiuvato da unComitato Scientifico composto da eminenti personalità del mondo scientificointernazionale.L'attuale presidente del C1HEAM è Edgar Pisani, già parlamentare europeo e mini­stro dell'Agricoltura, consulente del Presidente della Repubblica francese, eprofondo conoscitore del mondo arabo.

le, si affiancano corsi brevi, su temifIlonografici nei due settori dell'irri­gazione e della protezione vegetale,individuati dal CIHEAM o su richiestadegli utenti, di formazione avanzata,per il trasferimento di nuove metodi­che e di tecnologie innovative.La struttura docente costituita dai visi­ting professars, cui si affiancano i ricer­catori dello IAM, è il dato originale checaratterizza i corsi del nostro Istituto.I maggiori esperti di virologia vege­tale e di irrigazione si avvicendano,con cicli di una o due settimane,creando una sorta di "universitàinternazionale" sui generis.I partecipanti, selezionati in base alcl/n:iculu111, godono in massima partedi borse di studio concesse annual­mente dal Ministero degli Esteri, e icui assegnatari provengono da paesiin via di sviluppo.

Lo IAM e la gestionedelle risorse idriche

L'agricoltura assorbe il 65% delledisponibilità idriche nei paesi indu­strializzati e 1'80% di media in quelliin via di sviluppo.Lo IAM di Bari rappresenta un puntodi riferimento nell'area mediterraneaper l'utilizzo razionale e la tuteladelle risorse idriche, per quanto attie­ne all'irrigazione, nelle sue tecnichepiù avanzate di risparmio, di rinnovoe di riciclo delle risorse.Non è un caso, perché proprio inquest'area si evidenziano, più chealtrove, tre ordini di problemi:- lo squilibrio strutturale tra ladomanda crescente di acqua e la suaeffettiva disponibilità;- l'inasprimento dei conflitti tra iprincipali destinatari;- il sovrasfruttamento delle risorse,con alte percentuali di rischio dideterioramento della qualità dell'ac­qua, già peraltro evidenti, come lasalinizzazione delle falde, l'inquina­mento delle acque superficiali e sot­terranee, etc.In quest'ottica vanno ricercate strate­gie di lungo periodo, basate su valu­tazioni globali di impatto ambientale,

I

per la messa in a tto di una wa tetpalicy globale e integrata.Anche la CEE tende al contenimentodelle aree irrigue; alla luce dellenuove tendenze comunitarie si pun­terà, più che a un ulteriore potenzia­mento, ad una ottimizzazione dell'e­sistente. La Comunità guarda confavore all'utilizzo dei reflui, anchecome minimizzazione dell'impattoambientale nei corpi idrici sia disuperficie sia sotterranei. Questi i

67

temi di cui oggi principalmente sioccupa lo IAM di Bari.È peraltro da segnalare che il CIHEAM elo lAIvl hanno contriblùto alla formula­zione di lilla Water Cliart, una Carta deiDiritti dell'Acqua, approvata nel '93 trai paesi dell'area mediterranea. La Cartaè nata perché occorrono strategie dillillgO periodo e una legislazione matu­ra, di sostegno ad una politica globaledi gestione dell'acqua in condizionj discarsità, una politica integra ta tra i

L'ENEA PER ILMEDITERRANEO

Borse di studio ENEA per studenti stranieri (mesi x borsa)

Paese d'origine 1990 1991 1992 1993del borsista

Albania 8 6Algeria 12 5 5Croazia 3Egitto 15 6Francia 3Grecia 4 4 6Israele ISpagna IOYugoslavia 12 2

Totale 56 18 Il 17

L

sistemi di pianificazione e di gestionediretti ad armonizzare disponibilitàdegli approvvigionamenti e domandae fabbisogni reali, istituendo W'la retedi monitoraggio che permetta il con­trollo della situazione, e che coinvolgaresponsabilmente gli stessi destinatarie fruitori della risorsa.A fine marzo, mentre si celebrava laGiornata Mondiale dell'Acqua volutadall'ONu, lo IAM di Bari è stato impe­gnato in Portogallo a tenere un work­shop, organizzato per la NATO, sullasostenibilità ambientale dell'agricol­tura irrigua, improntato al risparmiodelle risorse, alla revisione delle pra­tiche irrigue, al disinquinamento, eall'impostazione di nuove politichedi gestione integrata.

Lo IAM e il Centro diproduzione di materialevegetale sano

Il degrado sanitario delle colturefrutticole è uno dei problemi piÙgravi dell'area mediterranea. Quandosi tratta di affezioni virali e virus­simili, l'unico mezzo di controllo e dilotta è la prevenzione.In molti paesi ad agricoltura avanza­ta sono in atto da tempo programmidi certificazione sanitaria, ma anche ipaesi mediterranei guardano conprofondo interesse a queste lineed'intervento.Creato nel 1984, in collaborazione traCfHEAM, FAO e l'Università di Bari, ilCentro di produzione di materialevirus-esente che ha sede presso loIAM di Bari garantisce la diagnosidelle virosi delle colture mediterra­nee e la produzione di ma terialevirus-esente.Il materiale presumibilmente infettoproveniente dai paesi mediterraneiviene saggiato, eventualmente risa­nato con le tecniche della termotera­pia, della coltura in vitro degli apicimeristematici e del microinnesto, einfine conservato in condizioni disanità nelle screenhouses dell'Istituto.In tal senso lo IAM svolge un serviziosu di un'area allargata come quellamediterranea, ma si impegna quoti-

UNIVERSITAS 51

dianamente anche a livello locale, inambito pluriregionale, per la stessaazione di salvaguardia e di monito­raggio della situazione sanitaria diagrumi, vite e fruttiferi.

Il LABMED

In posizione strategica nel cuore delMediterraneo, centralità fondamenta­le dei nuovi circuiti, il Laboratoriosul Sistema Agro-Industriale delMediterraneo (LABMED) dello IAM diBari si pone come osservatorio privi­legiato e fulcro della rapida evoluzio­ne economica dell'area.Costituitosi anche per rispondere allesollecitazioni di un gruppo di impreseed istituzioni operanti nel Mezzo-gior­no che desideravano avere un puntodi riferimento per la realizzazione distudi e ricerche nel settore agroalimen-

1. Le azioni dell'ENEA fanno riferi­mento alle tre tipologie di intervento:- borse di studio per studenti stranie­ri (azioni annuali, già attivate daparecchi anni);- attività didattiche innovative(attualmente in ambito UNE5CO);- formazione post-universitaria, spe-

68

tare, è già al suo terzo rapporto: dopoessersi occupato dei fattori di debolez­za e delle potenzialità dello sviluppodell'agro-alimentare nel Mezzogiorno,con una zoommata sul caso Puglia, hapoi affrontato l'evoluzione delle dina­miche della grande distribuzione nelMezzogiorno, confrontandole con loscenario internazionale, e si accinge apresentare il suo rapporto piÙ recentesul commercio internazionale dei pro­dotti mediterranei.Il LABMED è la più giovane delle inizia­tive dello IAM. Auspichiamo che possaattivarsi al più presto, perché ne hatutte le potenzialità, per svolgere,oltre alla fiorente attività di ricerca,dovuta alla stimolante collaborazionee disponibilità di NOMI5MA, e a quellacollegata con il Salone dell'agro-ali­mentare "Mezzogiorno" della Fieradel Levante, anche alcuni corsi miratinel settore dell'agro-alimentare.

cificamente la scuola di perfeziona­mento in Radioprotezione dell'areamediterranea.2. Le borse di studio vengono attivatesia sulla base della disponibilità edelle necessità delle unità operativedell'Ente sia a supporto di specifichelinee di attività internazionali del-

LA RICERCA/ITALIA, EUROPA E MEDITERRANEO

Avicenna, un programma europeo

GestioneIl Programma è gestito dalla DG XIII - Cooperazione Scientifica - che provvedeanche all'assistenza tecnica, in collaborazione con la DG I - Relazioni Esterne.

1993/94Sono stati approvati, dapprima, n. 15 progetti e successivamente, con un finanzia­mento supplementare, sono stati selezionati altri 23 progetti.

Aree disciplinariSanità (prevenzione e controllo di malattie tipiche dell'area mediterranea, politicasanitaria), problemi idrici e di gestione delle acque.

(a cura di Elvira Gentile)

tezione svolti nelle precedenti annua­lità, limitatamente alla domandanazionale, ha, infatti, evidenziato unaconsistente richiesta di formazione:nell'ultimo anno 52 richieste di anU1us­sione a fronte di W1 numero massimoammissibile di studenti fissato in 25.

BeneficiariL'Unione Europea finanzia reti di università, enti o istituti di ricerca, società e pic­cole e medie imprese. Ogni progetto di ricerca deve coinvolgere almeno duepaesi dell'area nordafricana ed uno europeo.

BudgetPer il 1992/93 (fase pilota) il Programma è stato finanziato con la somma di5.300.000 Ecu. Per il 1993/94 il budget previsto di 5.300.000 Ecu è stato ulterior­mente rafforzato con la somma di 8.561.000 Ecu, pervenendo al totale di13.765.000 Ecu circa.

1992/93 (fase pilota)Sono stati finanziati n. 18 progetti (su 188 presentati), cioè il 10% della domanda.L'Italia è coordinatore di n. 3 progetti, come la Grecia. La Francia è il paese piùattivo (ne coordina n. 5).

Obiettivi- promuovere progetti di ricerca su problematiche comuni a tutti i paesi che siaffacciano sul Mediterraneo (come protezione dell'ambiente, inquinamento delMediterraneo, sanità, etc.);- superare l'isolamento di studiosi e ricercatori dei PTM coinvolgendoli in progetticongiunti e favorendo contatti e scambi di esperienze con scienziati europei;- elevare il livello di qualità della ricerca scientifica e tecnologica dei PTM, anche alfine di stimolare la crescita socio-economica e migliorare le condizioni di vita locali.

PartecipazioneL'Italia ha partecipato a 9 progetti ponendosi quindi al secondo posto dopo laFrancia. Subito dopo c'è l'Olanda con n. 8 progetti.Per quanto riguarda i paesi mediterranei, i più attivi sono stati Marocco e Tunisia(16 progetti), seguiti da Israele (12).

culturale della AIRP e dell'AIRNI.La scuola è aperta a laureati (il cuinumero sarà fissato, pro tempore, infunzione della domanda di formazio­ne che si prevede elevato) dellefacoltà scientifiche delle universitàdell'area mediterranea.La frequenza ai corsi di Radiopro-

;\lEA, principalmente nell'ambito di:collaborazioni bilaterali con i paesiorigine dei borsisti;collaborazione con il Centroilernazionale di Fisica teorica dirieste;collaborazioni con altre istituzioniIlernazionali (AlEA, attiva fino al191; etc.).volume di questa attività verso i

aesi dell'area (peraltro, in genere dilodesta entità) si è sensibilmentedotto, negli ultimi tre anni.a disaggregazione, anche tempora­~,per paesi dell'area è rappresentata,ella tabella seguente.l, L'attività didattica innovativa siolloca nell'ambito dell' Energy:Ilgineering Learning Packnge, corso dinsegnamento a distanza post-IaureaJer ingegneri, attivato dall'UNEscO e,trutturato in varie sezioni:·Review of Basic Energy Concepts.Application of Energy EngineeringEquipment

· Energy Systems Engineering· New and Renewable Energy- Energy Planning and Policy- Management of the Energy Sector-Environmental Ethics Code for

Power Engineers- Database on New and Renewable

Sources of Energy4. La scuola di perfezionamento inRadioprotezione dell'area mediterra­nea - per la quale la CUM e l'ENEAstam10 valutando l'opportlU1ità di unarapida attivazione presso il Centro diRicerche ENEA della Trisaia - è la fisio­logica proiezione, verso lU1a area geo­grafica di specifico interesse, delle atti­vità di formazione (corso annuale diperfezionamento in Radioprotezione)e seminariali sulle tematiche dell'ener­gia e della radioprotezione, che l'ENEAin collaborazione con l'Università diBari (Istituto di Medicina del Lavoro,facoltà di Medicina) svolge già dall'ini­zio degli amu 80.L'istituzione della Scuola, che avràsedi presso l'Istituto di Medicina delLavoro dell'Università di Bari ed ilCentro ENEA della Trisaia, è stata giàapprovata dal Consiglio Direttivodella CUM il15 novembre 1993.Essa si avvale, anche, dell'apporto

69

UNIVERSITAS 51

LA COOPERAZIONEDELCNR

Egitto

Accordo di cooperazione scientificatra CNR e ASRT (Academy ofScientific Research and Technologyof Egypt)Firmato: 27 giugno 1990Validità: tre anni a partire dalla datadella firma, automaticamente rinno­vabili per periodi di uguale durata,salvo disdetta di lma delle Parti.È in corso la rinegoziazione del testodell'Accordo.Modalità delta cooperazione: proget­ti comuni di ricerca.Per il triennio 1994-96 sono stati pre­sentati all'approvazione dei ComitatiNazionali di Consulenza lO progetticomuni, dei quali 7 da parte di strut­ture CNR:scienze geologiche: n. 1 progettoscienze agrarie: n. 2 progetti (l CNR)scienze d'ingegneria: n. 2 progettiCNRscienze storiche filosofiche: n. 1 pro­gettoscienze e tecnologie dell'ambiente: n.1 progettoscienze biotecnologie: n. 2 progetti (lCNR)

beni culturali: n. 1 progetto CNRLo scambio di ricercatori avverrà finoad un massimo di 25 mesi/uomo, incorso di negoziazione.Scambio di ricercatori non strettamenteconnesso a progetti comuni di ri­cerca.Seminari bilateraliÈ prevista la possibilità di organizza­re seminari bilaterali, da tenersi alter­nativamente in Italia ed in Egitto, sutemi di interesse comune.Possibilità di effettuare visite di stu­dio a totale carico della Parte invian­te.

Scambio di informazioni nel campodella ricerca scientifica.In allegato elenco progetti e istitutipartecipanti.

Israele

Accordo di cooperazione scientificatra CNR e NeRD (Consiglio Nazionaleper la Ricerca e lo Sviluppo delMinistero della Scienza e dellaTecnologia di Israele)Firmato: 15 giugno 1993Validità: tre anni a partire dalla datadella firma, automaticamente ri11l10­vabili per periodi di uguale durata,salvo disdetta di una delle Parti.Modalità della cooperazione: proget­ti comuni di ricerca.Per il triennio 1994-96 sono in corso27 progetti comuni, dei quali lO daparte di strutture CNR:scienze fisiche: n. 3 progetti (l CNR)scienze chimiche: n. 2 progetti (lCNR)scienze biologiche e mediche: n. lOprogetti (3 CNR)scienze agrarie: n. 3 progetti (2 CNR)scienze storiche filosofiche: n. 1 pro­gettoscienze dell'informazione: n. 2 pro­gettiscienze biotecnologie: n. 6 progetti (3CNR)Lo scambio di ricercatori avverrà finoad un massimo di 20 mesi/uomo.Scambio di ricercatori non strettamenteconnesso a progetti comuni di ricer­ca.Ogni anno esperti israeliani (fino adun massimo di lO) potranno effettua­re soggiorni di studio in Italia.Seminari bilaterali

70

È prevista l'organizzazione di treseminari bilaterali per anno, datenersi alternativamente in Italia edin Israele, su temi di interesse comu­ne.La Parte che ospiterà il seminariososterrà integralmente le spese corre­late all'organizzazione dello stesso.La Parte inviante sosterrà le spese diviaggio della delegazione, composta,di norma, da un massimo di 7 parte­cipanti.Possibilità di effettuare visite di stu­dio a totale carico della Parte invian­te.Scambio di informazioni nel campodella ricerca scientifica.

Marocco

Accordo di cooperazione scientificatra CNR e CNPRST (Centro Nazionaledi Coordinamento e Pianificazionedella Ricerca Scientifica eTecnologica del Marocco)Firmato: 9 aprile 1988Validità: fino al 31 dicembre 1990,automaticamente rinnova bili perperiodi di uguale durata, salvodisdetta di una delle Parti.È prevista la revisione del testodell'Accordo.Modalità della cooperazione: proget­ti comuni di ricerca.Per il triennio 1992-94 sono stati pre­sentati all'approvazione dei ComitatiNazionali di Consulenza 5 progetticomuni:scienze fisiche: n. 2 progettiscienze chimiche: n. 1 progettoscienze geologiche: n. 1 progettoscienze agrarie: n. 1 progettoLo scambio di ricercatori avverrà finoad un massimo di 12 mesi/uomo.Scambio di ricercatori non strettamenteconnesso a progetti comuni di ricer­ca.Seminal'i bilateraliÈ prevista l'organizzazione di semi­nari bilaterali.Scambio di informazioni nel campodella ricerca scientifica.In allegato elenco progetti e Istitutipartecipanti.

....-..........",... ""'!'-ft-I f_.-. •••.....-. ."'-__

._••• "'''..... '.b__~.&... '''' ...t'.... _~.'"ro&-'''_l_cnI\o ,_...-... I __ Io..:•• I40-__...1 lo f ..u*o ,.... lo _ _ J;L.~" ..... __....

~ltml);.r"'~/;(! cii or;PIIIUtlfPlIlo bibliu;.;ruflt'u

1-,TIIO.\lAS S. EI.IUT

fiI): IL TE \TUU CO:\IEpo!-':''';! \ li' St.:E~r\

CULTURA

L~

IBRI

Il.&.-. ......... \ ..-~

....... .Io••~.d• .....a.. I _

.---..,,'''l'_''rdoo'-''~'''''''''''''''''''''''..."'..- .,...1".. _1

.Holfogn~/iedi uri<'lI/umeuto hihl;ogrt~{i('u

CULTURA

L S-

.IBRI

S'IlIHAICI'; FII.OSO"'I.\L\ 11~U.L o (II)

Collana bimestrale di manografie interdisciplinari di orientamento al­lo studio e alla lettura. Direttore: Antonio Livi. Redazione: via del Colle

di Mezzo, 52 - 00143 Roma (tel. 06/504.11.19).

CULTURA & LIBRI

Alcune delle ultime monografie pubblicate:

l1Oll(){:rojif' di o,.it·,,/(""('lIlu uiuliu;tro!;("u

,'lK.ll"T.\lflnHlll'" Il\N'H \Utolll[.U ...tH U::T\ nllrulll"" U \.'"1 I. ,\UI:1l1l Hl

,~.MX.1L'.\ I III I Hln. ." 1I\'IE \L1tolllrRl

:l/tlllogra.!;e ,Ii "rit'l/Iame",o uiblit'gn~/i('o

~l\.lcr\l]ln'IIt.'~ 11\'11 \11l.IIICKJ

1111111,.. fI tll Jl\ IJUJ....\"lf IlM MlJJ)[W'd11\ ';10\ \"1 n~Hr..\AU.UN\IWII~'.l\~I:I.\

"'oll(ln\U)ITIlI(r·~ 11\.'"'r\l.I(,1I1111

:11U1lUl{r"Ji(' di (),.Ùml,',m,.1110 biblÙJ#,."jico

CULTURiLIBRI

'.,~M Il 1\ I/IlUUlC" ·QA"CAUC;IUIEA.

A chi si abbona per il 1994 saranno spediti anche i supplementi di attualità"Libri/Novità" e un libro in omaggio. Per informazioni telefonare alla re­dazione; a chi ne fa richiesta sarà spedito gratuitamente il nostro catalogo.

UNIVERSITAS 51

Ricercandoa cura di Livio Frittella

Nobel a Milano

Il 7 e 8 dicembre scorsiMilano ha accolto nei localidel Centro Congressi Caripiol'iniziativa promossa dalComune di Milano, dallaCariplo e da /I Sole - 24 oredenominata "Dieci Nobel peril futuro. Scienze, economia,etica per il prossimo secolo".Perché riunire per unconvegno dieci grandiscienziati, del calibro di Ritalevi Montalcini, RenatoDulbecco, James Black eDavid Baltimore per laMedicina, Jack Steinberger,Burton Richter, Samuel Ting eCarlo Rubbia per la Fisica, lIyaPrigogine per la Chimica eGary S. Becker perl'Economia? L'intenzione eradi riportare nel capoluogolombardo lo spirito che hacaratterizzato la sua vitaculturale per lungo tempo,preparando altresìl'istituzione di unacommissione permanente discienziati che collabori colComune di Milano. In effetti,in fatto di premi Nobelqualcosa in Italia stacambiando, chi haabbandonato l'Italia staritornando all'ovile; bastiricordare i casi di RenatoDulbecco e dell'altrogenetista Luca Cavalli Sforza.

70 anni del CNR

Ha settanta anni, il ConsiglioNazionale delle Ricerche,fondato nel 1923 dalmatematico Vito Volterra,diventato oggi un organismocon tante spese e pochiricercatori. Le celebrazioni

del 29 novembre scorso sonoservite a riflettere sul ruolodel Consiglio e sul futurodella ricerca in Italia: le paroled'ordine sono maggioririsorse disponibili, massimosfruttamento dellepotenzialità, sia umane chetecnologiche e incentivazionedelle possibilità di espressionedei giovani ricercatori. Perperseguire questi obiettivi,però, occorrono fondi: ilministro dell'Università edella Ricerca UmbertoColombo ha voluto precisareche il CNR non ha avuto unadotazione adeguata, con taglipari al 5 per cento. E hadettato la sua personalericetta per il Consigliodell'avvenire: "miglioramentodell'efficienza, qualità,maggiore coordinamento esinergia con gli altri enti".

Programma ricerca

Il ministro dell'Università edella Ricerca scientificaUmberto Colombo hapresentato, l'I I gennaioscorso, i programmi delgoverno in materia di ricerca.Le intenzioni del ministro sipossono sintetizzare in minorifinanziamenti alla ricerca dibase e nel conferimento diun'importanza maggiore aitemi dello sviluppodell'industria già operante sulnostro territorio. Il quadro sicompleta con la distribuzionedi risorse cospicue giàdestinate precedentemente,ma rimaste congelate, e conuna razionalizzazionedell'assegnazione deifinanziamenti. Questi ultimihanno subito alcuni tagli: le

erogazioni ai tradizionali entisono state ridotte in mediadel 4,5%. Infine, Colombo haproposto l'istituzione di duecommissioni: una di caratterepolitico, incaricata dicoordinare i programmi disviluppo e di occupazione,l'altra prettamente operativa,formata da esponenti dellaricerca pubblica e privata edell'industria.

Nuovi parchi tecnologici

Sono stati stanziati i fondi perla creazione di dieci parchitecnologici in Italia. La primatronche di finanziamentoammonta a 300 miliardi, afronte di un fondo globale di1000 miliardi, previsto già daldecreto attuativo dell'intesadi programma del febbraioI992.Gli obiettivi dei parchisaranno l'istituzione di nuoveimprese e quindi nuovi postidi lavoro, nonché iltrasferimento più immediatodelle conoscenze scientifichealle aziende locali.Naturalmente le regioni delMezzogiorno, in sede diassegnazione dei parchi, sonostate privilegiate: ognuna avràla sua struttura, eccetto laCampania che ne vanterà due,nell'area metropolitana diNapoli e alla Pro.ge.TeCoSorgeranno parchi inSardegna (Cagliari, Alghero,Nuoro, Oristano) e inCalabria (Cosenza, Crotone,Reggio, Catanzaro e ViboValentia).

Programma quadro per laricerca europea

23 mila miliardi di lire. 0, se sipreferisce, 12 mila milioni diEcu. Questa la cifra chel'Unione Europea ha stanziatoper la ricerca, nell'ambito del

72

Quarto Programma quadro1994-98. Gli obiettivi delpiano - illustrati dalCommissario AntonioRuberti - sono cooperazione,diffusione e utilizzazione deirisultati della ricerca, nonchéla limitazione dei gap esistentitra le zone depresse e quellepiù sviluppate. In dettaglio, isettori privilegiati sarannol'industria manifatturiera e ditrasformazione, dove sisvilupperanno nuove tecniche;le tecnologie dei materiali adalte prestazioni; il settoreambientale con iniziative diprotezione del territorio;infine, il comparto sanitario,con le ricerche sull'Aids, lemalattie cardiovascolari, ilcancro e i disturbineurologici.

Per una culturamediterranea

Un'autentica culturamediterranea potrà affermarsisolo attraverso uncollegamento organico tra lemaggiori istituzioni dell'areamediterranea: con questaconvinzione, il 2 febbraio ilCESVAM (Centro Europeo diSviluppo dell'AreaMediterranea) ha presentatoa Roma lo studio"Interconnessioni reti diricerca nell'areamediterranea". Lo studiovuole dimostrare la fattibilitàdell'interconnessione in retenumerica fra tredici universitàmediterranee, ognuna dellequali è anche sede disegretariato CUM (Comunitàdelle UniversitàMediterranee).

DIMENSIONE MONDO

L'EGITTO TRARINNOVAMENTOE INTEGRALISMO

di Burton Bollag

el momento in cui l'Egittosta cercando di rimodernareil suo sistema universitario

1soleto, negli atenei si è passatil'offensiva contro i fondamentalistilamici, decisione che ha scatenato111 poche contestazioni nell' ambien­. Lo scorso alJ,tunno, ad esempio ­JpO che i funzionari amministrativiecisero di selezionare i candida tile elezioni studentesche escludendouelli che si supponevano legati aruppi estremisti - ci furono dimo­razioni in quasi tutte le Il univer­là egiziane, senza contare le prote­e che seguirono l'espulsione dalle\Se dello studente di alcuni fonda­tentalisti dichiarati. Gli incidenti piÙravi si sono verificati all'Universitàel Cairo (dove 26 studenti sono statinprigionati per aver sfondato unaorta ed essersi introdotti con laIrza nell' edificio amministra tivo),Il'Università di Alessandria eli'Università Al-Azhar, un'anticatituzione islamica.giro di vite segue le accuse mosse

al governo ai fondamentalisti i qualilarebbero perseguendo un piano pernfiltrarsi nelle università e nellecuole pubbliche dove avrebberoostituito i loro programmi a quelliIfficiali e obbligato le ragazze andossare il chndor.<l polemica sull'istruzione segue unaerie di attacchi sferrati dagli estremi­~ islamici contro funzionari governa­Ivi, turisti e cristiani copti.)articolarmente scioccante per gli

intellettuali è sta to l'assassinio, nel1992, di un importante autore egizia­no, Farag Foda; lo scorso dicembre ili1

membro dell'organizzazione fonda­mentalista Gamiat Islamiya è statoprocessato e condannato a morte inquanto ritenuto responsabile dell'omi­cidio.L'influenza degli islamici, ossia colo­ro che reclamano l'introduzione dinorme religiose piÙ severe, è sensibil­mente cresciuta negli ultimivent'anni: oggi hanno il controllo dimolte facoltà ed associazioni studen­tesche, ma in genere non appoggianole violenze perpetrate dagli estremi­sti. Le associazioni studentesche con­trollate dagli islamici hanno bloccatoconcerti, rappresentazioni teatrali ealtre attività culturali considerate fri­vole e comunque fuorvianti dal piùimportante impegno costituito dallapreghiera. Inoltre sono in costantecontrasto con il personale universita­rio che ha tentato di organizzare neicampus conferenze, mostre fotografi­che e proiezioni su temi di interessepolitico come la Bosnia o la Palestina.Yaser Assem, che frequenta il quartoanno di Chimica all'Università delCairo, sostiene che le studentessedovrebbero portare il chndor, simboloislamico di devozione: tuttavia, seuna ragazza non fosse d'accordo,Yasser cercherebbe di convincerlafacendole leggere dei testi islamici.Se gli scritti e le ricerche degli stu­denti islamici hanno avuto un certoimpatto, non si è avuta un'influenza

73

rilevante sull'insegnamento, se nonin qualche classe che segue gli orien­tamenti di Saad Eddin Ibrahim, uneminente sociologo egiziano: "Se ildocente è un laico dichiarato, gli stu­denti lo subisseranno di fischi eschiamazzi". Si è verificato un casoanche piÙ bizzarro: un professore diStudi islamici all'Università delCairo, NasI' Hamed Abu Zeid, è statoportato in giudizio da un islamicoche voleva sciogliere il suo ma trimo­nio poiché lo considerava un aposta­ta. In attesa della sentenza, Abu Zeidsi è visto negare il passaggio in ruoloa causa di alcune obiezioni mossedagli islamici ai suoi scritti.Per ora gli islamici si sono guadagna­ti l'apprezzamento degli studenti peraver fornito loro una serie di serviziche le università - che versano incondizioni piuttosto critiche - nonsono in grado di dare: libri usati,scambio di indumenti, aiuti per glistudenti bisognosi e disabili. Le opi­nioni degli studenti sono contrastan­ti: se da un la to affermano che gliislamici si limitano a seguire delleregole religiose piÙ rigide di altrisenza interferire realmente nella vitaaltrui, alcune ragazze lamentanoqualche forma di discriminazione.L'Egitto, il piÙ popoloso paese arabo,è anche uno dei piÙ democratici. Ilgoverno del Presidente HosniMubarak sembra seriamente inten­zionato a tenere la religione fuori dalsistema educativo, soprattutto perchégli islamici sono l'unica forza in

grado di minacciare la legittimità delgoverno. Così, nonostante il recentegiro di vite nei confronti degli islami­ci, la politica universitaria del gover­no continua ad essere improntata adun certo autoritarismo alternato a tol­leranza paternalistica. I campus sonostati dotati di speciali corpi di poliziaper fermare gli agitatori; finora risul­ta che solo alcuni estremisti sianostati sospesi per uno o due trimestri,ma sembra che nessuno sia statoespulso, e comunque - nonostante laselezione - gli islamici sono riusciti aincrementare lievemente la propriapresenza nelle rappresentanze stu­dentesche e di facoltà.

La posizione del ministrodell'Istruzione

Nel novembre scorso, la camera altadel parlamento egiziano (detta Shurn)ha presentato im dettagliato rapportosui militanti islamici, che sono per lopiÙ poveri e disoccupati. Un anno emezzo fa, in un discorso alla cameraalta, il ministro dell'IstruzioneHussein Kamel Bahaa EI-Din denun­ciò il "piano" degli estremisti islamiciper infiltrarsi nel sistema educativoegiziano: oggi, minaccia to di morte,Bahaa EI-Din deve vivere costante­mente scortato dalla polizia. Ma nonsi è lasciato intimorire, e in un'inter­vista ha dichiarato che gli insegnantidelle scuole pubbliche "cercano difare il lavaggio del cervello ai ragazzicon le loro idee estremiste". Secondoil ministro, i fondamentalisti miranoal predominio nelle facoltà umanisti­che per influenzare la formazione deidocenti, e a questo scopo "reclutanogli studenti delle classi piÙ povere".Recentemente, Bahaa EI-Din ha vieta­to agli insegnanti delle scuole pubbli­che di obbligare le studentesse a por­tare il chndor e negli ultimi due anniha trasferito negli uffici parecchi pro­fessori che avevano imposto regoleislamiche nelle proprie classi.L'Università del Cairo è una delleistituzioni in cui i docenti hanno elet­to rappresentanti islamici. Badr G.Ateya, docente di chimica e presiden-

UNIVERSITAS 51

te del club della facoltà, vorrebbe chenell'insegnamento delle scienzesociali fossero inseriti piÙ "valoriislamici", che le studentesse portasse­ro il velo e che ragazzi e ragazzesedessero nelle aule in due lati oppo­sti. Ma, secondo lui, dovrebbero esse­re iniziative spontanee.Secondo Ateya il grosso problemadell' ateneo è la scarsità di finanzia­menti. Il club reclama una maggioreautonomia universitaria e la libertàdi eleggere il rettore e il vice rettore(che oggi spetta al Presidente egizia­no). Tuttavia, afferma Ateya, recente­mente l'amministrazione dell'univer­sità sembra piÙ disponibile ad ascol­tare i reclami della facoltà, e negliultimi quattro anni attrezzature e ser­vizi sono lievemente migliorati, purse in un panorama complessivamen­te cupo. La facoltà di Chimica è statadotata di parecchie pubblicazionistraniere e di sei computer. La biblio­teca è piuttosto scarna e la maggiorparte degli studenti non può pennet­tersi di acquistare i testi scientificiimportati in lingua inglese: il risulta­to è che solo pochi ragazzi hannoaccesso ai libri di testo e quindi devo­no arrangiarsi con le conferenze e lerelative trascrizioni che Ateya e glialtri docenti pubblicano e vendononell'università.Nel frattempo il personale accademi­co sta cercando di modernizzare leuniversità egiziane, sempre piÙ affol­late, impoverite e antiquate.Ultimamente si è cercato di renderel'insegnamento piÙ a misura di stu­dente, mentre finora è stato basatosopra ttu tto sull' a pprendimen to amemoria. L'autunno scorso l'Uni­versità del Cairo ha diviso l'annoaccademico in due semestri, e gli stu­denti sembrano soddisfatti: è veroche devono impegnarsi di piÙ aven­do gli esami al termine di ogni seme­stre, ma la loro concentrazione èaumentata. Gli insegnanti, inoltre,sollecitano i ragazzi a produrre delletesine trimestrali allo scopo di dareloro un ruolo piÙ attivo: quindi piÙricerca in biblioteca, piÙ verificheperiodiche e piÙ lavori per imparareuna nuova metodologia di studio.

74

Grandi aspettative e grandidifficoltà

Da quando (quarant'anni fa) inEgitto è stata abolita la monarchia, lacostituzione ha garantito il dirittoall'istruzione superiore: le iscrizionisono decollate, forzando il sistema allimite del possibile e oltre. In questiquarant'anni, il corpo studentescodell'Università del Cairo è piÙ cheraddoppiato, raggiungendo oggi le120.000 unità. Non è raro che le lezio­ni nelle facoltà piÙ frequentate ­Economia e Commercio e Legge ­siano seguite da 1.000-1.500 studenti.Va ricordato che il titolo universitarionon serve solo per approdare adun'occupazione, ma è addirittura unrequisito per il matrimonio.Di fronte alle grandi aspettative diuna popolazione che cresce a ritmoelevato, il governo ha deciso di man­tenere la libertà di accesso. Il mini­stro dell'Istruzione Bahaa EI-Din pre­vede che il numero degli iscritti alleuniversità egiziane passi dai 650.000odierni a 1.200.000 nel 2000, elevandodal 19% al 25% la percentuale deigiovani che intendono conseguire untitolo universitario. La loro accoglien­za sarebbe possibile solo istituendonuovi atenei e raddoppiando la ricet­tività di quelli esistenti utilizzandoliin due turni.Anche !'istruzione a distanza a paga­mento è in espansione. Lo scorsoanno il parlamento ha approvato unalegge, presentata da Bahaa EI-Din,con cui vengono rimossi gli ostacoliall'istituzione di università private: laproposta ha destato reazioni contra­stanti, specie tra coloro che ritengonoche la frequenza dovrebbe esseredeterminata dal merito e non dalportafoglio.Gli osservatori esterni non sono affat­to ottimisti sul futuro dell'istruzionesuperiore in Egitto. "Se il governonon aumenta i finanziamenti, credoche non si arriverà a nulla" ha com­mentato Donald McDonald, rettoredell'Università Americana al Cairo.

(Tradllzione di Isnbelln Ceccnrilli)

DIMENSIONE MONDO

abstractIle section "Dimensione mondo" hosts this time a paper of'IIrton Bollng 011 higher educntion in Egypt, n Stnte which hns}combine the need far renewal nnd religious mdicnlism."this country the government was hnrshly criticized far itslcision of expelling some students linked to fUl1dnmentnlistrollps from college.'ile influence of the Islnmics wlw sl/pport the introduction ofIricter religious rules hns grown stendily il1 the Inst twentyenrs; todny they control seveml faculties nnd students'ssocintions although they do not generally npprove the';olence of the fUl1damentalists. The students' associntionsvntrolled by the Islamics have vetoed concerts, plnys and otherIIltl/ml activities which, il1 their opinion, divert people fromile most importnnt human nctivity: prnyer.file Islamics hnve won the students' npproval with theIltroduction of a series of services universities were not able tolrovide, such as the snle of used books, sl/pport 111ensures far theleedy and the disnbled etc. Femnle stl/dents, however, cOl11plainbI' some forms of discriminntion (in some faculties the Islnmics\ave tried to intmduce the obligntory use of chndor) althoughEgypt is one of the 1110st democmtic countries of the nrea.18 months ngo the Ministry of Edllcntion denounced thnt the~Inmics were tryil1g to insinunte in the Egtjptinn educntion>!/stem. Re received death thrents nnd, since then, he has beenliving under police contrai.Mennwhile the ncndemic stnff is trying to modernize theEgyptian universities which nre getting more and morewercrowded, antiquated and with scnrce resol/rces. Theiendemic year has been divided into two semesters and tenchersare trying to motivate students to mnke little quarterly pnpers'0 thnt they cnn plny n more active role nnd leam new studyI/lethodologies.Last but not least is the grent problem of university access - ntpresent there are no selection mechnnisl11s - as universities nre1I0t nble to keep in step with the fast populntion growth of thecountry.

Ln Tubrique "Dimensione Mondo" présente un nrtic/e deBurton Bollag sur la situation de l'instruction supérieure enEgypte, instruction qui doit conjuguer renouvellement etintégmlisme.Il y a dnns le pnys de fortes protestations con tre legouvernement qui a décidé l'expulsion de l' I/n iversité dequelques étl/dinl1ts liés à des groupes intégralistes.L'influence des islnmiques, c'est à dire de ceux qui réc/amentl'in troduction de règles reiigieuses pll/s sévères, a sensiblementnl/gmenté nu cours de ces vingt dernières m111ées: ils ontnl/jourd 'hui le contrale de nombreuses facultés et associationsd'étudinnts, mnis en généml ils n 'npprouvent pas les violencesexéClltées par les extrémistes. Les associntions d'étudinntscontrolées pnr les islnmiques ont bloqllé des concerts, desreprésentations thMtmles et d'nutre nctivités culturellesconsiderées frivoles parce qu 'elles détournent de l'engngementplus importal1t constitué par la prière.Les islnmiques toutefois ont été appréciés par les étudinnts cnrils lel/r ont foumi une série de services que les universités nesont pas en1l1esure de lel/r donner: livres d'occnsion, nides auxétl/diants besogneux ou handicnpés.Ce sont les jeunes fil/es qui se plnignent surtout d'l/ne certnineforme de discriminntion (dans certains facultés les islamiquesont tenté d'imposer le chador), bien que l'Egypte soit un desétnts les plus démocmtiques.Il y n un nn et del11i le Ministre de l'Instruction avnit dénol1céune sorte de c01l1plot islmnique visnnt à s'infiltrer dnns lesystème éd Ilcatif égyptien et aujoLtrd '1111 i, menacé de 1I10rt, ildoit vivre constal11ment SOI/S escol'te de police.Entretemps le personnel universitnire tente de moderniser lesI/niversités egtjptiennes qui sont de plus en plus surchargées,pnl/vres et désuètes. L 'nnnée ncndémique a été divisée en deuxsemestres, et les professeurs invitent les étudinnts à présenterdes thèses tOI/S les trois mais afin de leur donner un role pll/snctif et une nOl/velle méthode d'étl/de.ALttre problème sinonle dernier, celui de l'nccès, nctuellementlibre, à l'université dnns un pays 011 In population nugmente àI/n rythme élevé, nlors que les institutions ne sont pns enmesure d'évoluer nvec In meme mpidité.

~ ~resume75

UNIVERSITAS 51

L'ANIMADEL PAESAGGIO

di Maria Caterina RediniAssociato di Tecnologia dei materiali da costruzione

nella Facoltà di Architettura dell'Università di Roma "La Sapienza"

U no dei compiti fondamentalidell'università è quello disviluppare di continuo il con­

fronto fra esperienze culturali edintellettuali diverse. Il bilancio dellacooperazione attivata negli ultimianni fra gruppi di docenti e studentiprovenienti dalle università della CEEe dai paesi del bacino del Mediter­raneo ha prodotto, a mio avviso,risultati significativi e tali da far spe­rare in fu turo' di rinsaldare quei for­tissimi legami storici che hanno unitole popolazioni del bacino delMediterraneo. Queste occasioni dicollaborazione applicate allo studiodi un problema disciplinare specifi­co, possono diventare un modelloper produrre insieme cultura.L'aspetto positivo e lo straordinariointeresse delle iniziative di collabora­zione alle quali ho partecipato inquesti ultimi anni è stato proprioquello emerso dai risultati relativi aduno studio a carattere applicativo suiprocessi di trasformazione fisica delterritorio, così come è stato fatto sullaMedina di Salé, in Marocco, nellacittà-porto di Azefoun, in Algeria, edell'area paesaggistica di Zara inGiordania.Studiosi e operatori provenienti daculture differenti, che non si conosce­vano tra loro sono riusciti a trovareun accordo già nelle prime fasi diimpostazione del progetto. Intorno aquesti programmi operativi si è sem­pre verificata la collaborazione spon­tanea e l'impegno attivo delle istitu­zioni, degli esperti culturali dei paesiin cui ci si trovava ad operare duran­te gli stage.Questa è stata una premessa indi-

spensabile per costruire un'intensa eproficua collaborazione, produrrerisultati significativi e costruire ilcomplessivo e reciproco arricchimen­to di scambi culturali, di relazioniinternazionali coniugate a forti amici­zie personali.Studi relativi alla riqualificazionedella Medina di Salé-Rabat sono statisvolti nel 1990 da docenti dell'IstitutoUniversitario di Architettura diVenezia, di cui facevo parte, da stu­denti italiani con la collaborazionedella Association Bouregreg, dellaprefettura e della municipalità diSalé.Il tema di studio è stato quello relati­vo alla salvaguardia e alla valorizza­zione della Medina allo scopo dirisolvere le connessioni fra questa, laMedina di Rabat e il loro reciprococontesto ambientale.L'obiettivo era indirizzato a valutarele potenzialità e i valori culturali dellastruttura urbana storica e contempo­raneamente operare per la salvaguar­dia del paesaggio, la sistemazione edil riuso delle residenze storiche deifondouk e delle grnndes demeures.Il programma si è articolato in unaserie di stage sul posto ed ha prodottodei programmi operativi, meta pro­getti per ogni settore considerato.Analoga metodologia di svolgimentoe un tema più definito hanno guidatoil programma Med Campus.Il progetto Med Campus-Unimed 139da me coordinato si è svolto nel 1993con lo scopo principale di formareesperti sul tema più generale dellatutela ambientale in presenza dellosviluppo del settore turistico, espertiin grado di valorizzare le proprie

76

risorse nella consapevolezza delletrasformazioni. Il corso non si è limi­tato ad istruire futuri operatori attra­verso la consueta attività dida tticacostituita da lezioni e seminari.Questo corso di formazione si è postocome obiettivo l'elaborazione di veree proprie indicazioni progettuali perlo sviluppo delle "aree campioni".Nelle sue fasi più operative le duezone, Zara in Giordania e AzefolU1 inAlgeria, sono state analizzate ed inun secondo tempo elaborate alloscopo di fornire delle indicazioni inmerito alle trasformazioni e alla valo­rizzazione delle proprie potenzialità.Si può dire che il momento scientificopiù rilevante è stato quando sonostate approntate delle proposte, allevarie scale di intervento, ottenu teattraverso la verifica, l'applicazioneed il confronto delle metodologied'intervento dibattute in sede teorica.Il confronto fra gli insegnanti e glistudenti è avvenuto discutendo sullescelte e sulle strategie da adottare perle singole "aree studio".Stesse metodologie, dunque, verificatein ambiti geografici, morfologici, eco­nomici e socioculturali diversi adopera di laureati di differenti prove­nienze culturali raggruppati in team diricerca interdisciplinari e internazio­nali. Gli studenti dovevano sperimen­tare e chiarire il proprio metodo d'ap­proccio al fine di dimostrare le com­patibilità fra le varie ipotesi.Dopo queta breve sintesi sulla miaesperienza all'interno dei programmidi cooperazione nei paesi PTM, vorreiaggiungere alcune riflessioni relativealle problematiche trattate.Il paesaggio costituisce un campo

!'indagine particolarmente impor­,In te per geografi, storici, filosofi,)rbanisti e architetti. La problematicaIella conservazione e della tutela del!i1esaggio si configura complessa e alempo stesso urgente.

La sensibilitàpaesaggistico-culturale

hl questo momento si è ritornati arivolgere molta attenzione alle pree­,istenze ambientali, oggi si parla delpericolo dovuto alla desertificazioneI dell'omologazione di interi territoriedella negazione del paesaggio cheesiste proprio in quanto presenta unadiversificazione di forme.Ciò che piÙ è necessario è una sensi­bilità paesaggistico-culturale a tutti ilivelli, che sia propria tanto degliamministratori che degli utenti.Sensibilità culturale che ha salvatoalcuni paesi (es. Scozia) e che è invecemancata del tutto nelle zone costieredi molti paesi del Mediterraneo.Gli ecologi ed i biologi si sono preoc­cupati di approfondire questo pro­blema. Si è diffusa una coscienzapaesaggistica e la piattaforma econo­mica di molti paesi costieri delMediterraneo è quella relativa all'am­biente e al rilancio del turismo.Gli ambienti litorali sono ecosistemifragili, con le loro funzioni biologicaeculturale, la loro originalità di gene­re di vita, che devono essere preser­vati in quanto fattori economici e cul­turali.Per assicurare la protezione di questeZone contro i crescenti rischi di'distruzione ecologica ed estetica ènecessario proteggere e valorizzarel'originalità di ogni zona litoranea.Bisogna volgere l'attenzione allacomplessità del contesto, ricercarel'essenza di quel preciso paesaggio,analizzare i modi di percezione diesso e dei suoi elementi, in tutte leloro materialità e forme, che ne deter­minano la ricchezza delle immagini.II paesaggio, ed i vari frammenti chehanno sedimentato nella memoria,costituiscono risorsa. Occorre verifi­care quanto di esso può essere recu-

LA COOPERAZIONE UNIVERSITARIA

perato, quanto dei suoi frammentipuò essere trasformato pur salva­guardando la sua coerenza, la formae la fisionomia unitaria; in altre paro­le come bisogna operare nella tuteladella identità e unicità di un sito.L'analisi ambientale deve essereorientata a scoprire quanto e in chetermini valga la pena di intervenirein una data zona, sia che si tratti diprovvidenze di tutela, di puro recu­pero, sia che si tratti di trasformazio­ni in termini propositivi.

L'ambiente,un "bene originale"

Questi interventi devono garantire,in ogni caso, il mantenimento diquelle caratteristiche, di quegli ele­menti costitutivi che hanno prodottoun determinato ambiente, che hannoun sedimento nella memoria colletti­va, che ci fanno percepire il paesag­gio nella sua struttura e nella suaessenza, e rendono un ambiente un"bene originale" .Per realizzare uno studio tecnico acarattere propositivo che abbia questiobiettivi occorre agire su campioni dizone costiere piÙ o meno fortementeantropizzate ed esercitare un'analisiambientale.Come dato di partenza si deve stabi­lire quale è stato il fenomeno che haportato alla distruzione o inquina­mento di molte aree in quanto i feno­meni non sono omogenei. È necessa­rio valutare il livello di degrado alfine di analizzare se vale o no la penadi intervenire.Lavorando su queste tematiche, èstato per me molto produttivo osser­vare in modo unitario i processi ditrasformazione in rapporto alle ere­dità culturali di alcuni paesi che gra­vitano intorno al Mediterraneo; inquesti anni di svolgimento dei pro­grammi di cooperazione e negli ulti­mi anni assistiamo ad un nuovo inte­resse intorno all'area mediterraneadovuto specialmente alla partecipa­zione di paesi nuovi o totalmente rin­novati.L'accresciuta conoscenza reciproca, il

77

dialogo delle culture differenti nellanecessità di confrontare i punti divista, nel narrare le differenti storie eper interpretare le vicende comuni,ha progressivamente messo a fuocole tematiche già dette. Nei program­mi di cooperazione di cui parliamoquesto è avvenuto attraverso il con­fronto fra gli insegnanti e gli studentisia nel campo della ricerca che nellosvolgimento degli stnge progettuali.Attualmente in alcuni paesi islamicigli scompensi ambientali hanno por­tato ad una sorta di nostalgia per illontano passato: si riguarda al verna­colare, si studiano i villaggi islamici epreislamici come modelli piÙ calibra­ti rispetto all'equilibrio delle risorseed alle aspettative del tessuto sociale.Si può notare attualmente un riusodel linguaggio vernacolare adottatoanche negli edifici costruiti con tec­nologie e materiali moderni.Il concetto di regionalismo è fondatosugli aspetti sociologici, antropologi­ci e ambientali. In Giordania, peresempio, si hanno tre tipi di situazio­ni geomorfologiche, la montagna, ildeserto e la fertile valle del Giordano,a cui corrispondono tre tipi diversi dipopolazione che risiedono in questaregione ed hanno e hanno avuto deimodi di vita estremamente differenti:gli agricoltori, i beduini ed i cittadini.Ogni tipo di costruzione ha contri­buito a formare l'ambiente fisico sianella tradizione che oggi nell'innova­zione.Negli ultimi decenni sono avvenutele trasformazioni territoriali piÙ vastee rapide; nuovi insediamenti sonostati realizzati spesso con le tecnichepiÙ avanzate, e il settore delle costru­zioni ha svolto un ruolo fondamenta­le sia a ttraverso il coinvolgimen todella cultura locale che con un forteapporto della cultura dei paesi occi­dentali.In Giordania, negli ultimi anni, unodei problemi piÙ discussi è quellorelativo all'individuazione di checosa conservare del passato, quanto eche cosa trasformare. Se attualmentegli edifici moderni costituiscono l'or­goglio ed il prestigio di un'élite, que­sti però vanno considerati all'interno

del bilancio relativo a tutti gliaspetti dell'inquinamento am­bientale.Il risultato dello stage in que­sto e negli altri casi costitui­sce una sorta di orientamen­ti e raccomandazioni cheregolino le direttive di trasfor­mazione fisica con l'intento didimostrare che quello che èdistrutto non è recuperabile, dibloccare gli indirizzi di sviluppo,in molti casi disastrosi perché gliinvestimenti distruggono se nonsono orientati.Le analisi e le proposte fatte por­tano alla corretta dimensionedell'intervento e a problemi legi­slativo-normativi.Per degli architetti, la tentazionedi fare un progetto è forte, manon bisogna cedere a questodesiderio che certamente inne­scherebbe delle riflessioni "altre"intorno alle differenze culturali esemantiche fra i partecipanti, adibattiti sui linguaggi e sulleforme dell'architettura mediter­ranea. Tutti argomenti che nonsono in questo momento, seppu­re interessanti, argomenti priori­tari dal punto di vista culturale epolitico.

Università di Macerata: la sededell'Istituto di Medicina legale

"_.-

LEGGI E DECRETI

DALLA GAZZEnA UFFICIALE (gennaio-febbraio 1994)

79

Modena (GU del 14 gennaio)Università Commerciale Luigi Bocconi diMilano (GU del 2 febbraio)Venezia (GU dell'8 febbraio)

Scuole di specializzazione

Riordinamento prima Scuola diArcheologia"La Sapienza" di Roma (GU del 5 feb­braio)

Istituzione della Scuola in Diritto ed eco­nonùa delle Comunità EuropeeIstituto Navale di Napoli (GU del 22 gen­naio)

FACOLTÀ DI SCIENZE AMBIENTALISeconda Università di Napoli (GU del 2febbraio)

Istituzione della Scuola in Psicologia delciclo di vitaPalermo (GU del 24 febbraio)

Statuti

Istituzione di due Scuole afferenti allafacoltà di Medicina veterinariaBari (GU del 25 febbraio)

Università di UdineApprovazione nuovo statuto(GU del 16 febbraio)

Istituzione Scuola in ArcheologiaBari (GU del 25 febbraio)

Istituzione di Scuole presso le facoltà diMedicinadecreto MURST 29 ottobre 1993 (GU del 18febbraio)

Pavia (GU del 18, 19, 21, 23, 24, 25 feb­braio)"G. D'Annunzio" di Chieti (GU del 18febbraio)Trieste (GU del 18 febbraio)Università Cattolica del Sacro Cuore (Glidel 18 febbraio)Udine (GU del 21, 23, 24 febbraio)Firenze (GU del 21 febbraio)Torino (GU del 21 febbraio)Perugia (GU del 21 febbraio)Palermo (GU del 23 febbraio)

Riordinamenti

COL IN SCIENZE N ATURALICatmùa (GU del 3 gennaio)

MEDlClNAPadova (GU del 4 e 5 gennaio)Perugia (GU del 17 gennaio)Pisa (GU del 17 gennaio)Siena (GU del 18 e 29 gennaio, 17 febbraio)Parma (GU del 24, 25, 28 gennaio)Genova (GU del 22, 23 febbraio)Ancona (GU del 22 febbraio)Bari (GU del 24 febbraio)Sassari (GU del 25 febbraio)

AGRARIATorino (GU del 16 febbraio)

COL IN SCIENZE BIOLOGICHEAncona (GU del 27 gennaio)

COL IN MATEMATICAPadova (GU del 3 gennaio)Milano (sede di Como) (GU del 22 gen­naio)Bologna (GU del 29 gennaio)

COL IN O-IIM1CA INDUSTRIALETorino (GU del 24 gennaio)

COL IN FISICAL'Aquila (GU del 3 gennaio)Messina (GU del 15 febbraio)Salerno (GU del 26 febbraio)

COL IN CHIMICATorino (GU del 24 gennaio)Palermo (GU del 28 gennaio)Sassari (GU del 17 febbraio)Salerno (GU del 26 febbraio)

FACOLTÀ or ARCHITETTURAPolitecnico di Milano (GU del 5 gennaio)Politecnico di Bari (GU del 13 gennaio)

COL IN CONSERVAZIONE DEI BENICULTURALILecce (GU del 14 febbraio)

Riordinamento della Scuola in RelazioniCOL IN SCIENZE STATISTICHE EATTUARIALI industriali e del lavoroSalerno (sede decentrata di Benevento) Bologna (GU del 21 febbraio)(GU del 5 gennaio)

Milùstero della SanitàDecreto 12 gennaio 1994Determinazione per l'a.a. 1993/94 delmunero di borse di studio da attribuireper ciascuna specializzazione medica

Università "La Sapienza" di RomaDecreto rettoraleOrganizzazione dell'AziendaPoliclhùco Umberto I (GU del 7 febbraio)

Leggi e decreti

MURSTDecreto 28 gennaio 1994Determinazione per l'a.a. 1993/94 delnumero di laureati in Medicina eChirurgia da anunettere con assegnazio­ne di borsa di studio alle scuole di spe­cializzazione presso le università (G.U.dell'll febbraio)

Istituzione di facoltà e corsi di laurea

Decreto-legge 21 febbraio 1994 n. 122Disposizioni urgenti per il funzionamen­to delle mùversità (GU del 22 febbraio)

Istituzione di diplomi universitari

AREA ECONOMICAGenova (GU del 27 gennaio)

INFORMATICACagliari (GU del 3 gennaio)

COL IN SCIENZE DELLA PRODUZIONEINGEGNERIA ANIMALECagliari (sede di Nuoro) (GU del 25 gennaio) Perugia (GU del 28 gennaio)

UNIVERSITÀ DI GENOVA: cdi inConservazione dei belù culturali afferen­te alla facoltà di Lettere e Filosofia (GUdel 3 gennaio)UNIVERSITÀ DI UDINE: indirizzo benimusicali nel cdI in Conservazione deibeni culturali (GU del 2 febbraio)UNIVERSITÀ DI TORINO: cdI in Scienzeinternazionali e diplomatiche afferentealla facoltà di Scienze politiche (GU del16 febbraio)UNIVERSITÀ DI SASSARI: cdI in Scienzeambientali (con sede a Nuoro) (GU del 23febbraio)cdi in Scienze forestali (con sede in Nuoro)(GU del 24 febbraio)

BENI CULTURALIBologna (sede di Ravenna) (GU del 12 FACOLTÀ DI ECONOMIAfebbraio) Urbino (GU dell'll gennaio)

BANCA POPOLARE DI VERONA----:EAIESEC PRESENTANO''STOCKCHALLENGE '94/1

La Banca Popolare di Veronasponsorizza il grande tour di "StockChallenge '94", che si snoderàattraverso 31 città italiane,coinvolgendo 4.000 studenti di 34università. Proprio il coinvolgimentodiretto di 34 università, distribuite in 31città italione, che abbracciano differentirealtà locali del Nord, Centro e Sudd'Italia, rappresenta il vero valoredell'iniziativa. Il progetto vede coinvoltooltre alla BPV il Salone della Banca­AssicuraI ed ha il sostegno del ForexClub Italiano l del Consiglio di Borsa e siavvale dell'Aiesec l come unicointerlocutore con le realtà universitarie.Ma che cos'è lo Stock Challenge? StockChallenge è una simulazione di Borsatesa a fare conoscere le modalità e glistrumenti disponibili per operare sulmercato finanziario che divengono oggidi stretta attualità. Inoltre, per lapresenza del Forex in occasione della3/\ Edizione del Salone della Banca­AssicuraI che anche quest'anno si terràa ottobre a Torino, è stato arricchitoanche il software di base, realizzato dalprof. Giovanni Baldi e dal prof. GiulioDiale dell'Università di Torino,

80

prevedendo l'impiego di un diversostrumento, che simuli la reciprocainterazione degli operatori su unmercato dei cambi ristretto a due o trevalute. La simulazione di Borsa assumetuttavia anche il significato diun'indagine tra i giovani che­attraverso Stock Challenge - potrannopronunciarsi sul ruolo dell'università,mettere a fuoco le aspettative sul mondodel lavoro, sui rapporti con la famiglia econ le istituzioni, indicare i loro "sogninel cassetto" e avere degli utili strumentiper capire dove andare, in un momentoin cui il paese sta vivendo una generalesvolta nei suoi valori. In questo contestoil Progetto Stock Challenge coinvolgecirca 4.000 studenti in una fascia d'etàcompresa tra i 21 ed i 26 anni.Stock Challenge si gioca in 31 cittàitaliane, da aprile a luglio '94 1 con lapartecipazione di 34 università. Ogniuniversità ha uno sponsor, che perquella di Verona è rappresentato dallaBanca Popolare e che seguirà passo perpasso i partecipanti, sino alla finalissimache avrà luogo a Torino.La prima fase è rappresentata dallaeliminatoria che selezionerà 90/100

--------------

semifinalisti, su circa 4.000 studentiiscritti. Solo Aiesec è autorizzata araccogliere le iscrizioni e la "partita"veronese sarà giocata intorno allaseconda decade di maggio.I semifinalisti, che ovviamenterappresentano 34 università italiane,saranno ospiti per tre giorni a Londradel Salone Banca-Assicura e deglisponsor. Ogni università avrà anche ilsostegno di un tutor (personaggio diprimo piano nel panorama economicoitaliano), che offrirà al semifinalistadella selezione locale uno stage di 5settimane presso i propri uffici. I primi10 semifinalisti selezionati in tutta Italiaavranno la possibilità di parteciparepresso la City di Londra ad una

81

competizionecon analistifinanziarilondinesi. Se allafi ne lo studenterisulteràvincitore, saràl'analistafinanziario ad

• offrire uno stagedi 5 settimane. .presso I propriuffici. Dopo latrasfertalondinese, ilgrandeappuntamentosarà a Torino, inottobre, alla 3/\

Edizione del Salone della Banca­Assicura. Qui avrà luogo la vera fasefinale dell'operazione che, al terminedelle eliminatorie, selezionerà, comedetto, i 10 finalisti: questi, in un primomomento, affronteranno, sul mercatodelle valute, 10 cambisti del Forex e,come a Londra, se il cambista perderàoffrirà allo studente uno stage di 5settimane presso i propri uffici. Inseguito si contenderanno: la possibilitàdi uno stage di lavoro della durata di 9mesi a Singapore per il primoclassificato, per il secondo la possibilitàdi uno stage di 6 mesi a New York,infine per il terzo classificato lapossibilità di uno stage di 3 mesi aLondra oppure a Francoforte.

UNIVERSITAS 51

LIBRIGli abbandoni de~listudi universitari In

LombardiaGiorgio Monaci, FrancoAngeli, L. 18.000

L'abbandonouniversitario: analisi eproposte di interventoRelazione presentata da G.Arrigo al seminario CNEL­

MUR5T

L'abbandono deglistudi nella Facoltà diIngegneriancaso del Politecnico diMilano, IARD Ql./~derno n. 6/93

L'abbandono deglistudi nella Facoltà diArchitetturancaso del PoliteCilico diMilmlO, IARD QLwdemo n. 7/93

La debolezza del sistemaLUliversitario italiano ècaratteristica ormai notaall'intera opinione pubblica.Questa percezione, superatii confini dell'utenza(giovaru, famiglie e corpodocente), ha raggiunto, perrisonanza mass mediatica,individLu e istituzioni esternial circuito accademico.A fronte di W1 più generaleinteresse per i problemidell'università, si registra W1incremento di sensibilitàverso l'annoso, ormaistruthtrale, per diffusione eradicamento, problemadell'abbandono degli studiwuversitari. Secondo l'OCSE(dati 1988) il tasso disopravvivenza deglistudenti wuversitari in Italiaè del 31,3% (rimane "in vita

fino alla laLtrea", LUl soloshldente su tre) a confrontodi dati più incoraggianti fattiregistrare negli Stati UlUti(60%), in Germania (82,7%),in Giappone (88,5%) e inGran Bretagna «93,8%).I quattro lavori cheprendiamo in esameformulano ipotesi, dannosuggerimenti e defuusconoLUlO spettro di plausibiliproposte fu1a1izzate adarginare la "voragineabbandoni" .Gli abbandoni degli studiuniversitari in Lombardia èLUla ricerca promossadall'Assessoratoall'lstnlZione e FormazioneProfessionale della RegioneLombardia e condotta dalCentro DocwnentazioneRegione Lombardia.Lo shldio utilizza datistruthtrali, scorporati peratenei e aree disciplinari, peranalizzare il fenomeno degliabbandoni in Lombardia einformaziOlu secondarie daun'indagine motivazionalecondotta su W1 campione di362 studenti (wuverso di8000), che non hannorumovato l'iscrizioneall'Uluversità Statale diMilano, nel passaggiodall'armo accadenuco1988189 all'almoaccadenuco 1989/90.Nettamente confermata è lagravità del fenomeno ar1chein Lombardia. Prendendocome caso di Shldio il cicloaccademico che va dal 1982al 1988, si eVU1Ce che glishldenti che harmoabbandonato gli studi sonoil 38% in Italia e il 34% U1

Lombardia: nonparticolamwnte difformisembrano essere lepeljormance dei vari gruppidisciplinari. Quello che faregistrare il tasso diabbandono più alto è u1fattiil gruppo politico-socialetanto U1 Italia quanto U1Lombardia; il gruppogiuridico, quello letterario equello agrario harmo degliandamenti sinUlari, mentresi nota LUla maggiorepropensione alcompletamento degli studitra gli iscritti agli ateneilombardi al gruppo diingegneria e al gruppoeconomico. I tassi diabbandono fra i duewuversi u1fatti differisconorispettivarnente, "a favore"dell'aggregato nazionale del6,2% e dell'8,5%. Questodato però non può essereapprofondito perché lostudio empirico è u1centratosu un campione di studentiche hanno scelto di nonrumovare l'iscrizione pressole facoltà dell'UluversitàStatale di Milano, e nonprende qLundi U1considerazione il Politecnicoe la BOCCOlU.Incentrato sLillaindividuazione delle causedi abbandono, dallo studioemerge che il maggiorriscluo lo corrono clu lavora,e qUÌ11di dedica meno tempoallo shldio (quasi il 70% delcampione) e gli shldenti piÙdeboli all'entrata (bassostatlls socio-econonuco,titolo di studio tecnico­professionale, basso voto dimahtrità).

82

Molto siglUficative appaionoperò, a nostro avviso, lebasse percenhlali fatteregistrare da alcw1emodalità di risposta fonutedagli intervistati: solo il3%u1dica come motivoprevalente di abbandonol'u1efficienza dell'wuversità,con LUla forte polarizzazioneespressa dagli shldenti giàiscritti alla Facoltà diMedicu1a (9770); altro datodello stesso tenore è quelloche vede solo 1'1,9% degliu1tervistati sostenere esserestata la difficoltà diu1seru11ento U1 ar11bientewuv~rsitario la pru1cipalecausa di abbandono.Tra le u1formaziOlu raccolteve ne sono alcLUle, lnenoevidenti, che potremodefu1ire interstiziali, mamolto utili per u1quadrarequella zona d'ombra propriaalla scelta di abbandonaregli shldi in LUla condizionedi "non debolezza dipartenza" (caratteristicaopposta a quella tipica deglishldenti quasi predestinati anon termU1are gli studi,vicuu per condizione socio­econonuca ad altri giovaruche all'wuversità, per sceltadi vita o per unpossibilità,near1Che hanno u1tenzione diiscriversi). Questa areaappare estremamente sottorappresentata eframmentata U1 LUla serie dinucro motivaziOlu che pareabbiano W1 inferiorespessore sia conoscitivo che"morale". L'u1dagll1e u1fattinon approfondisce il datoche lUl fenomeno cosìcomplesso e articolato possa

BIBLIOTECA APERTA

essere addebitato per il 75%dei casi (sonmuamo lepersone che ham10 addottocome causa principale diabbandono il bisogno dilavorare, la mancanza ditempo per shldiare,l'incompatibilità con illavoro svolto, motivifamiliari) a cause la cuiorigine non può esserericondotta al tipo dirapporto che si instaura conl'istihlzione muversitaria econ il relativo intersecarsi diaspettative, di tensiOlu, diconfronti. Solo 1'1,7% degliintervistati ritiene che il suoabbandono sia da far risalirealla presa d'atto dell'inutilitàdella laurea nella carrieraprofessionale.L'andamento del fenomeno­abbandolu si fa così inmassima parte risalire acara tteristiche struthrralidegli shldenti, rispetto allequali qualsiasi misura, presadall'istituzione universitaria,risulterebbe parziale se noninadeguata.Con questo si vuole dire chepur attribuendo il giustopeso a fattori qualil'agiatezza familiare, lascuola di provenienza(variabile questa, come ènoto, già dipendente dallaprecedente e quindi inquesto modello solointerveluente e nonindipendente), dovrebberocomlmque esserecompiutamenteapprofonditi, con specificicase stlldy e con adeguateteCluche di raccolta e analisidei dati, i temi relativiall'utenza muversitaria nelsuo complesso.La necessità di riflettere inmodo compiuto su questitenu è lm passofondamentale per arrivare adefinire proposte spendibili.L'applicabilità di tali

proposte dipende in primoluogo dalla modlùarità dellestesse, conformi allamultidimensionalità delfenomeno. Passaggio quindiessenziale è quello diconoscere comportamenti escelte'shldentesche,attraverso mirate analisi,allestite non su interi ateneima su singole facoltà erelativi corsi di laurea.Lavorare in lm ambito piÙdettagliato consentirebbe diindividuare meglio queiprocessi interattivi che sivengono a stabilire traaspiraziOlu, vocaziOlu eprogetti degli studenti,ftmziOlu didattiche e assettiorgaluzzativi delleluuversità.All'interno di quest'ottica sicollocano i due shldi lARosugli abbandOlu alle Facoltàdi Ingegneria e Arclutethrra,del Politecluco di Milano.In questi lavori vengonoricostrlùte le carrieremuversitarie di lma coorte diimmatricolati sulla base deidati anmmustrativi e,tramite questionario postale,inviato ai cosidetti"irregolari" negli studi, sianalizzano le motivaziOluche presiedono i percorsimuversitari piÙ sofferti emeno lineari.Costruiti con estremacluarezza grafica edespositiva, i due contributiIARO fonuscono dati esuggeriscono utili ipotesislilla qualità e le tipologiedelle varie carrieremuversitarie, soffermandosisugli aspetti piÙ complessi eproblematici e slille relativecause delle stesse.Una prima informazionesigtUficativa che apparecontraddire lm difftlSO sensocomm1e è quello cheall'am11ento delleimmatricolaziOlu non si è

affatto registrato m1alm1ento degli abbandOlu; laquantità degli studenti nonha quindi contribuito aprodurre un deterioramentodelle condiziOlu edell'offerta didattica.Altri splmti di riflessione civengono fonuti dal datorelativo alla crescita inquantità e di qualità delleshldentesse che falmoregistrare un nmnerosuperiore di successoaccadenuco se comparate ailoro colleglu, dalla forteselezione che colpisce glishldenti non provenienti daistituti liceali, mentre, quasia mitigare l'influsso dellaformazione acqlùsita alivello intermedio, nonsembra affatto deternm1al1teentrare in facoltà con lm altovoto di diploma.Un'interessante differenzafra le due facoltà è legata allacausa addotta dagli studentiirregolari posta alla base dilm percorso di studi menospedito e convincente.Se nel caso della Facoltà diArclutethrra l'attivitàlavorativa riveste lm ruolodeternm1ante, ad Ingegt1eriavengono citate in maluerapiÙ esplicita motivaziOlu dicarattere logistico (scarsirapporti con i docenti,mancanza di spazi,disinformazione slill'attivitàaccademica, rigidità nellesequenze dei corsi e degliesanu).A questo dato associamo oraquello meno vistoso macomlmque sigtUficativo­fatto registrare nell'ambitodell'indagine condotta dalCORL - degli studenti giàiscritti alla Facoltà diMedicina, muci a sollevarein modo relatival11entecospicuo il problemaorgaluzzativo qualeelemento importante per la

83

scelta a non prosegtÙTe glishldi. Si può qlùndiipotizzare che tra gli iscritti afacoltà tradizionalmente"difficili e prestigiose" illavoro vengaconsapevolmenteaccantonato per favorire lmmiglior svolgimento deglistudi, la ClÙ messa arepentaglio sembra invecedipendere dalledisftrnzionalità didattiche,logistiche e al1U1Ulustrative?Questo interrogativo, perpoter avere dignità di ipotesidi lavoro, dovrebbe esseresupportato da altre e piÙconvincenti indicaziOlu siaempiriche che teoriche. Saràqlùndi necessariointercettare in modo nonoccasionale quei tratti, didisagio o soddisfazione, cheaccompagt1ano unindividuo nel corso deirapporti che è cluamato astabilire con l'istituzioneaccadenuca.Per far luce su questi aspettisarà utile emanciparsi daquello che Boudon chiama il"delnone deternUnista",quella abitudine cioè chetende a spiegare moltoattraverso cause struthIrali epoco attraverso l'analisidelle strategie individuali,vincolate sì da al11bienti esistenu in primo luogosociali, econonuci e Clùhrrali,ma dalla ClÙ appartenenzanon discendono,necessariamente,consegtlenze similari nellerelazioni, nelle scelte e neipercorsi intrapresi daisingoli.A partire dallo studio CORLsi articola invece ilcontributo presentato in lmrecente seminario (ottobre93) da Arrigo nell'ambito delgruppo di lavoro CNEL­MURST L'abbandonouniversitario: analisi e proposte

UNIVE~SITAS 51

di intervento. TI momentodell'analisi attinge infatti apiene mani dal lavoro delCORL e, a partire da questa,allestisce delle proposteestremamente interessantiche vediamo nel dettaglio:- fornire adeguate risposteai diversi bisogni di ill1amultifonne ed eterogeneapopolazione studentesca,ath-averso la possibilità diconsentire la frequenza e ilsuperamento solo di alcuniesami, necessari per

particolari percorsi di studiodi carattere ~anto

professionale che piÙgenericamente culturale;- predisporre servizi diorientamento e tutorato;- progr31mnare l'accesso alleilluversità sulla base delvoto di maturità, dellacoerenza di indirizzo trascuola secondaria e sceltadella facoltà, rislùtatoconseguito alla provad'entrata.Tali nusure potrebbero,

secondo Arrigo, consentireW1a maggiore rispondenzatra domanda di istruzione eofferta di servizi, distinguerein modo c!uaro, e quindiagire di conseguenza,bisoglU e finalità delle varie"utenze" (tradizionale,diploma illuversitario,percorsi parziali e modulario piÙ corti e mirati,esperienze di continuingeducation).Se queste nUsure potesseroessere applicate, con altre a

minor contenuto llU1ovativo,ma sicuramente ll1cisive,quali spazi per lo studio,alùe attrezzate e bibliotecheda W1a parte e riforma delsistema di tassazione e delsostegno econonuco aglistudenti dall'altra, sipotrebbero realmente porrele basi per una nuovastagione dell'wuversitàitaliana.

Fabio Murizzi

RIVISTE / Segnalazioni

EUROPEAN JOURNALOF EDUCATIONTrimestrale dell'EuropeanInstitute of Education andSocial Policy (Parigi)

N. 4, 1993Le riforme dell'istruzionesuperiore in Europacentrale ed orientalecon scritti di L. Cerych, S.Amsterdamski, T. Lajos, J.Grzelak, J. PisutTEMPU5 quale strumento diriforma di L. Wilson

HIGHER EDUCATIONPOLICYTrimestraledell'AssociazioneInternazionale delleUniversità - IAU

N. 4, 1993Un nuovo ruolo delloStatocon scritti di D. Levy, H.Vessuri (America Latina), H.Yiping (Cina), J. Ngu(Camerun), O. Albornoz(Venezuela)

CREACTIONPubblicazione della

Conferenza Permanentedei Rettori Europei - CRE

N. 102, 1993Risorse umanenell'università: gliinsegnanticon scritti di A. Barbian, B.Ham'der, A. Pelczan, H. vanGinkel

Risorse umanenell'universi tà: glistudenticon scritti di G. Bertmnd, 1.]OUSSOll, P. Newsam, B.Mazurkiewicz

EDUCATIONNEWSLETTERBimestrale del Consigliod'Europa

N.4,1993Austria: proposte diriforme dell'istruzionesuperioreGrecia: studentiuniversitari all'esteroIrlanda: gli sviluppidell'istruzioneuniversitaria

BILDUNG UNOWISSENSCHAFT

Mensile di Intet Nationes(Bonn)

N. 9/10, 1993Le istituzioni tedesche diistruzione superioreRassegna storica. Ilsistema federale.Le tipologie delleistituzioni.L'organizzazione.L'accesso. Combinazionedi insegnamento e ricerca.

UNIVERSITESTrimestrale dell'Agenziafrancofona perl'insegnamento superioree la ricerca - AUPELF

N. 4, 1993Il summit francofono diMaurizioL'Università nazionaledella Costa d'Avorio

REVISTA ESPANOLADE PEDAGOGIAQuadrimestrale delConsiglio Superiore delleRicerche scientifiche(Madrid)

84

n. 3, 1993Famiglia ed educazione:nuove sfide per il cambiosociale?con scritti di A. Polaino­Lorenta, P. Donati, G.Garcia Cantero, D. Llaberia,C. Glenn

UNIVERSITÀ RICERCANotiziario mensile delMUR5T

n. 11, novembre 1993L'azione comunitaria perl'istruzione e laformazioneIl nuovo ordinamentodella facoltà diArchitetturaLe attività dicomunicazione negliatenei

UNIVERSITÀPROGETTOBimestrale

n. 64/65, settembl'e­dicembre 1993La formazione degliinsegnanti: proposte ediniziative di riforma

INDICI GENERALI

INDICI GENERALI1993

q

a cu ra di Isabella Ceecarini

1. Indice delle rubriche e degli articoli

STORIA E IMMAGINI

47, gennaio-marzo

L'Università di Firenze, a cura di Isabella Ceccarini

49, luglio-settembre/Città, territorio, ambiente

Riflessioni introduttiveL'urbanistica dell'esistente, di Pier Luigi CervellatiQuando l'architettura era passione, di Bruno GabrielliL'urbanistica non èun 'isola, di Nicola Giuliano LeoneIl tormentato cammino dell 'autonomia disciplinare,di Giulio TamburiniA grande scala, di Leonardo UrbaniLa disputa sommersa, di Ferdinando Trapani

3 50, ottobre-dicembre/UNIvERSITAS 50

369

11

172331

48, aprile-giugno

L'Università Cattolica del Cile,a cura di Giovanni Maria Del Re

IL TRIMESTRE

47, gennaio-marzo/Come finanziare le università?

Presentazione, di Pier Giovanni Palla 350 parole per l'università 4Uno sguardo metafisico, di Tiziana Sabuzi Giuliani 17Il gusto del sapere, di Emanuele Samek Lodovici 18

3 L'abito mentale, di John Henry Newman 23Nell'Europa dell'intelligenza, di José Ortega y Gasset 24Università e verità, di Nikolaus Lobkowicz 26La prospettiva della scienza, di Wilhelm von Humboldt 29L'università bifronte, di Alejandro Llano 30Al servizio della società, di Robert B. Young 31

Statistica cambia tabella, di Giancarlo Diana e Luigi Salce 33

Anche l'università è un 'impresa, di Roberto De Antoniis 4Il finanziamento e la distribuzione delle risorse,di Giuseppe Catalano e Paolo Silvestri 5Osservazion i e raccomandazioni 19Alcuni interventi di riforma 21Le possibili regole dell 'autonomia finanziaria,di Piero Giarda 23

48, aprile-giugno/Esperienze di finanziamento all'estero

Presentazione, di Tiziana Sabuzi Giuliani 5Paesi CEE. Rapporto sui livelli di spesa, di Frans Kaiser,Jos B.J. Koelman, Raymond J.G.M. Florax e FransA. Van Vught 6La parola al Consiglio d'Europa 15Università in transizione, rapporto di G.s. Papadopoulos 20Quadri nazionali, a cura di Raffaella Cornacchini 26Terzo Mondo: strategie diverse, di Jamil Salmi 33abstract/résumé 39

NOTE ITALIANE

47, gennaio-marzo

A Torino, voto al professore, di Massimo GaudinaDidattica sotto controllo?, di Massimo GaudinaLa ricerca tra crisi e nuove prospettive

48, aprile-giugno

Facoltà di Economia libere di innovare,di Alberto SdralevichLa nuova TabellaEconomia in cifre

49, luglio-settembre

85

333536

404253

UNIVERSITAS 51

Statistica in cifrePer una nuova formazioneProtocollo d'intesa tra Conferenza dei Rettori eConfindustriaLa CIIltura dell'efficienza, di Franco Meloni

OCCASIONI

3637

3942

Ernsmus varca l'oceano, di Laura Remoraabstract/résumé

DIMENSIONE MONDO

47, gennaio-marzo

5051

47, gennaio-marzo

L'Università di Firenze nell'Europa delle città,di Paolo Blasi

50, ottobre-dicembre

Il salto di qualità, di Giancarlo Lombardi

EUROPA OGGI

La "lunga marcia" dell'università cinese,di Giovanni Maria Del Re 59Unitwin/Parola chiave: flessibilitii, di Isabella Ceccarini 61Ingegneria della manutenzione, un progetto italiano 62

38 Banca Mondiale: nuove condizioni per l'Africa?,di Isabella Ceccarini 63La mobilità accademica in un mondo che cambia,di Maria Luisa Pallottino 64UNU/Alla conquista del! 'Est, di Isabella Ceccarini 65

52 abstract/résu111é 66

49, luglio-settembre

47, gennaio-marzo

L'Erasmus vikingo, di Giacomo Zagardo 46L'imbarazzo della scelta, di Maria Luisa Marino 48Russia: un rettore nella tempesta, di Isabella Ceccarini 49Gran Bretagna: la realtà è cambiata, di Isabella Ceccarini 50Francia: Parigi è sempre Parigi, di Isabella Ceccarini 52Memorandum CEE, IV parte 55Gran Bretagna: l'ora della valutazione,di Isabella Ceccarini 56abstract/résumé 58

48, aprile-giugno

Le università americane nell'era di Clinton,di Raffaella CornacchiniIn India si cambia, a cura di Isabella CeccariniLa rivolta delle caste, di Isabella CeccariniAustralia: verso una nuova fisionomiaGli studenti giapponesi scoprono il lavoro part-timeabstract/résumé

L'ANGOLO DELLE RICERCHE

47, gennaio-marzo

Formazione post-Iaurea per lo sviluppo,di Giovanni Finocchietti

525455565657

67Tempus non perde tempo, di Livio FrittellaErasmus e Lingua a gonfie vele, di Livio FrittellaErasmus, bilancio di un 'esperienza,a cura di Isabella CeccariniUn indispensabile elemento di raccordo,di Emanuela StefaniPer una migliore politica universitaria,di Emanuela Stefaniabstract/résumé

49, luglio-settembre

5459

60

61

6365

LA COOPERAZIONE UNIVERSITARIA

48, aprile-giugno

Prevenzione del cancro in Cile, di Flavio NerviLe tappe del programma, di Giovanni Maria Del ReLe giornate conclusive del Programma EULA,di Pier Giovanni Palla

6668

69

Francia. Identikit dei giovani d'oggi, di Roberto Peccenini 43Diserzione universitaria in Spagna, di Isabella Ceccarini 45Una strada in salita, di Burton Bollag 47Grecia: l'ammissione incerta, di Isabella Ceccarini 48La Turchia ha bisogno di riforme, di Isabella Ceccarini 48

49, luglio-settembre

Un nodo da sciogliere, di Giovanni Finocchiettie Francesco Gagliardi 58Columbus scopre l'America Latina, di Daniel Samoilovich 62

86

INDICI GENERALI

50, ottobre-dicembre/Formazione universitariaper lo sviluppo

L'Aquila. Cronaca di U77 Colloquio,di Giovanni Maria Del Re 36A meeting in L'Aquila 37L'itinerario culturale: da Trieste 1985 a L'Aquila 1993,di Massimo Gaudina 39La cooperazione allo sviluppo sostenibile, di Umberto Farri 43L'università per la pace, di Giovanni Maria Del Re 45DOCl/mento conciusivo/Fi77al docu ment 48Mozione/Motion 51

oCCl/pazione. Una sinergia da costrl/ire,Franco Angeli Editore, di Emanuela Stefani 79Riviste/Segnalazioni 80

48, aprile-giugno

VIII Corso di orientamento agli studi universitari - 1992,Università di Camerino 1993, di Lorenzo Revojera 78L'universitrì si racconta, interviste sull'ateneo genovesedi Clara Rossetti, Marietti, Genova 1992,di Roberto Peccenini 79Riviste/Segnalazioni 80

ArrIVITÀ pARLAMENTARE E AMMINISTRATIVA

47, gennaio-marzo

L'idoneitrì degli associati, di Marietta KarivalisDalla Gazzetta Ufficiale

48, aprile-giugno

Decreto Murst 21 ottobre 1992Dalla Gazzetta Ufficiale

49, luglio-settembre

L'universitrì in Parlamento, di Antonio De AntoniisDalla Gazzetta Ufficiale

50, ottobre-dicembre

Dalla Gazzetta Ufficiale

BIBLIOTECA APERTA

47, gennaio-marzo

49, luglio-settembre

L'universitrì italiana in europa. II Memorandum dellaCommissione CEE, Atti del Convegno promosso dal MURST

76 e dalla CRUI (Roma, 3-4 novembre 1992), Ministero77 dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica,

supplemento al bollettino "Università Ricerca",Roma 1993, di Emanuela Stefani 71Riviste/Segnalazioni 73

7077 50, ottobre-dicembre

Domenico Lipari, Valutazione e certificazione nei processiformativi, di Fabio Murizzi 58Luigi Ceccarelli (a cura di), La qualitrì nella formazione,

67 studio per un sistema di indicatori di efficacia e di efficienza70 delle sedi di formazione professionale, di Fabio Murizzi 58

Claudius Gellert (a cura di), Higher Education in Europe,di Roberto De Antoniis 59H. Jablonska-Skinder e U. Teichler, Handbook of HigherEducation Diplomas in Europe, di Maria Luisa Marino 60

63 Regione Toscana (a cura di), Residenze universitarie - Attidel Seminario Nazionale di Pisa, di Lorenzo Revojera 60Riviste/Segnalazioni 62

2. Indici

Raffaello Masci e Francesco Pionati, Studiare all'europea,Biblioteca Universale Rizzoli - Manuali Bur,Milano 1992, di Emanuela Stefani 78Studenti stranieri in Italia. Condizioni sociali, culturalie materiali degli studenti provenienti dai Paesi in viadi sviluppo, Indagine a cura del Centro di ricerca edocumentazione Febbraio '74 (Cerfe), Ministerodell'Interno - Direzione generale dei servizi civili,collana Studi Ricerche e Documentazioni,Roma 1992, di Emanuela Stefani 78Ugo Spezia (a cura di), Innovazione tecnologica e

47, gennaio-marzo

Indici generali 1992, nn. 43-46, a cura di Isabella Ceccarini 81

3. Foto

47, gennaio-marzo

L'Universitrì di Firenze

87

UNIVERSITAS 51

48, aprile-giugno

L'Università Cattolica del Cile

49, luglio-settembre

Foto tratte dal libro di Sergio Polano HendrikPetrus Berlage - Opera completa, Electa, Milano 1987

4. Indice degli autori

Blasi, Paolo (47,38)Bollag, Burton (49, 47)Catalano, Giuseppe (47,5)Ceccarini, Isabella (47, 3, 49, 50, 52, 56, 61, 63, 65, 81; 48,60;49,45,48,48,54,55)Cervella ti, Pier Luigi (49, 6)Cornacchini, Raffaella (48,26; 49, 52)De Antoniis, Antonio (49, 67)De Antoniis, Roberto (47,4; 50,59)Del Re, Giovam~i Maria (47,59; 48, 3, 68; 50, 36, 45)Diana, Giancarlo (49,33)Farri, Umberto (50, 43)Finocchietti, Giovanni (47, 67; 49, 58)Frittella, Livio (48,54,59)Gabrielli, Bruno (49, 9)Gagliardi, Francesco (49, 58)Gaudina, Massimo (47,33,35; 50,39)Giarda, Piero (47, 23)Florax, Raymond J.G.M. (48,6)

Kaiser, Frans (48, 6)Karivalis, Marietta (47, 76)Koelman, Jos B.J. (48,6)Leone, Nicola Giuliano (49, Il)Llano, Alejandro (50, 30)Lobkowicz, Nikolaus (50, 26)Lombardi, Giancarlo (50, 52)Marino, Maria Luisa (47,48; 48, 53; 49, 36; 50, 60)Meloni, Franco (49,42)Murizzi, Fabio (50, 58)Nervi, Flavio (48, 66)Newman, John Henry (50, 23)Ortega y Gasset, José (50, 24)Palla, Pier Giovanni (48, 69; 50, 3)Pallottino, Maria Luisa (47,64)Papadopoulos, GS. (48,20)Peccenini, Roberto (48, 79; 49, 43)Remora, Laura (49, 50)Revojera, Lorenzo (48, 78; 50, 60)Sabuzi Giuliani, Tiziana (48,5; 50, 17)Salce, Luigi (49,33)Salmi, Jamil (48,33)Samek Lodovici, Emanuele (50, 18)Samoilovich, Daniel (49, 62)Sdralevich, Alberto (48,40)Silvestri, Paolo (47,5)Stefani, Emanuela (47,78,78, 79; 48, 61, 63; 49, 71)Tamburini, Giulio (49, 17)Trapani, Ferdinando (49, 31)Urbani, Leonardo (49, 23)Van Vught, A. (48,6)Von Humboldt, Wilhelm (50, 29)Young, Robert (50,31)Zagardo, Giacomo (47,46)

88

,

~I