Mussolini buonanima di Sergio Luzzatto

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    Sottratto allabbraccio post-mortale di Domenico Leccisi, il corpo del duce ha conosciuto, dal 1946al 57, una lunga stagione di occultamento in nome della ragion di Stato. Per ordine dellaPresidenza del Consiglio (1) e con laccordo del cardinale Schuster, la salma di Mussolini statacustodita in una cappella del convento dei padri cappuccini di Cerro Maggiore, nei pressi diMilano: accomodazione conforme allimpegno assunto dal questore Agnesina con i trafugatorineofascisti, di dare al cadavere sepoltura segreta ma cristiana. (2) Durante undici anni, soltantouna ristrettissima cerchia di uomini politici, di autorit religiose e di funzionari statali ha saputolubicazione esatta della tomba.

    Negando alla famiglia Mussolini la restituzione della salma, il governo italiano ha inteso evitare cheil sepolcro del duce divenisse, nel bene o nel male, luogo della memoria. Da un lato, i verticiistituzionali della Repubblica hanno voluto precludere agli epigoni di Mussolini la tentazione di faredel cimitero di Predappio la meta di pellegrinaggi neofascisti; daltro lato, hanno voluto scongiurareil ripetersi degli oltraggi alla tomba perpetrati nel cimitero di Musocco tra 1945 e 46. La strategiagovernativa non bastata per a cancellare dalle memorie il ricordo della salma del duce: anzi,lignoranza dellubicazione del sepolcro da parte dellopinione pubblica si rivelata un elemento distimolo dellimmaginario. Gli italiani hanno potuto liberamente fantasticare sopra il luogosuscettibile di custodire le spoglie mortali di Mussolini; lassenza fisica del cadavere ne hagarantito come vedremo (3) lubiquit fantasmagorica.

    Sbaglierebbe tuttavia chi volesse operare una reductio ad cadaverdella vicenda postuma diMussolini. Poich non stato soltanto attraverso il consumo delle notizie vere o false sopra lepasseggiate del suo fantasma, (4) che gli italiani si sono confrontati con il problema dellasopravvivenza simbolica del duce; n soltanto attraverso la gestione politica del suo retaggio daparte del Movimento sociale. NellItalia dellimmediato dopoguerra, la vitalit post-mortale diMussolini stata garantita anche da unabbondante produzione pubblicistica e letteraria, non tuttaminore. Oltre alla vena di oscuri libellisti nostalgici, il corpo del duce ha pungolato la fantasia discrittori laureati. Chi voglia ricostruire la vita doltretomba di Mussolini non pu quindi limitarsi arintracciare, in archivio, i riflessi polizieschi o giudiziari delle avventure e disavventure della salma.

    N pu contentarsi di rispolverare, frugando tra le bancarelle dei librai, i frutti tipografici dellapassione neofascista. Deve misurarsi, in biblioteca, con alcuni classici della letteratura italianacontemporanea.

    Durante il primo decennio repubblicano, la cultura antifascista ha preferito non indugiare sopra latrista figura di Mussolini. (5) Cos, la cultura estranea ai valori della Resistenza ha avuto agio disvolgere quasi senza contraddittorio (6) il proprio racconto della vita, della morte e dei miracoli delduce. Multiforme nel genere, diseguale nella qualit, il discorso a pi voci sul corpo di Mussolini stato coerente nella sostanza. Prima di ritornare alle picaresche vicende della salma, con questodiscorso necrologico che dobbiamo fare i conti: perch in forme dirette o mediate, la necrologia haveicolato unideologia.

    1. Falsi testamenti

    Lenin, Mussolini, Hitler, Mao: alla morte di leader tanto carismatici, la posterit si interrogatasullesistenza o meno di un loro testamento politico. Ma la questione si presentata diversamentesecondo che la morte del capo abbia coinciso con la fine del regime, come nellItalia e nellaGermania del 1945, oppure che il regime sia sopravvissuto al suo fondatore, come nellUrss del1924 e nella Cina del 1975. Nel caso dei due sistemi comunisti, la discussione sopra le ultimevolont del leader defunto ha assunto spiccato rilievo politico: il destino del paese si giocato sullamaggiore o minore credibilit dei candidati alla successione come esecutori testamentari del caposcomparso. (7) Nel caso dei due regimi fascisti, lesistenza di un testamento pubblico del dittatore,

    e a fortioriil suo contenuto, hanno rivestito tuttal pi unimportanza simbolica, non immediatamentepolitica. Nella Germania in rovine dellanno zero, la pubblicazione delle ultime volont di Hitler haofferto lennesima prova ormai futile della nibelungica intesa tra il Fhrer e il suo popolo. (8)NellItalia della Liberazione, laccertamento delle ultime volont di Mussolini potuto sembraretanto meno urgente in quanto il duce stesso aveva ripetutamente dichiarato il proprio rifiuto di

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    trasmettere al paese qualsivoglia lascito testamentario. (9)

    Peraltro, con il trascorrere dei mesi e degli anni dopo il 25 aprile 1945, molti italiani si sonointerrogati con rinnovata curiosit sullesistenza di un testamento di Mussolini. Non che la questioneabbia finito con lacquisire rilevanza politica, nella Repubblica nata dalla Resistenza: anche dopo lanascita del Msi, gli eredi diretti del patrimonio mussoliniano sono rimasti esclusi dai circuiti delpotere degasperiano. (10) Linteresse per le ultime volont del duce maturato non tanto sulterreno della lotta politica, quanto su quello delle mentalit collettive. LItalia dei tardi anni quaranta

    culturalmente, lItalia del rotocalco (11) era un paese che guardava avanti, verso i miti delconsumismo, e insieme si volgeva indietro, verso i riti del fascismo. (12) Come gli abitantidellimmaginaria Laudomia di Calvino, cos gli italiani dellimmediato dopoguerra avvertivano ilbisogno, per sentirsi sicuri, di cercare al cimitero la spiegazione di se stessi: (13) anzitutto laspiegazione del proprio passato di fascisti. Peccato che dopo le rocambolesche vicende occorsealla salma di Mussolini nel 1946, nemmeno fuor di metafora vi fosse cimitero dove gli italianipotessero interrogare la tomba del capo. Nellimpossibilit di un dialogo virtuale con il duce morto,era forse possibile raccogliere elementi di spiegazione storica dallultimo monologo del duce vivo?

    Per una decina danni dopo la morte di Mussolini, si periodicamente riacceso, sulle colonne deisettimanali a rotocalco, i l dibattito intorno allautenticit di questo o quel documento che avesse

    valore di testamento del duce. Ma prima di far cenno a tali discussioni, occorre rendere conto di untestamento mussoliniano cos scopertamente falso da non aver meritato neppure la critica deifilologi della domenica: quello pubblicato da Indro Montanelli nel 1947, sotto il titolo Il buonuomoMussolini. Gi allindomani della Liberazione, con la miscela di invenzione e autobiografiacontenuta in Qui non riposano, il giornalista del Corriere della Sera aveva attestato la propriasensibilit epigrafica e necrologica. Lanno seguente, Montanelli si era calato nei panni di QuintoNavarra, lusciere del duce ai tempi doro di Palazzo Venezia: pubblicate nel 1946 e pi volteristampate, le Memorie del cameriere di Mussolinierano risultate dal lavoro di scrittura di duengres prestigiosi quali Montanelli e Longanesi. (14) Lo sguardo retrospettivo dal buco dellaserratura aveva permesso di rappresentare il fascismo non come regime totalitario, ma come fieradelle vanit; Mussolini non come un terribile dittatore, ma semplicemente come il pi fatuo degli

    italiani. (15) Ora, recidivo nel genere delpastiche letterario, Montanelli sceglieva di indossare gliabiti del duce in persona.

    La finzione del Buonuomo Mussoliniconsisteva nel rendere pubbliche le disposizionitestamentarie che il duce morente aveva affidato a un buon parroco del Comasco, e che il parrocoaveva rimesso al celebre cronista del Corriere della Sera: un centinaio di pagine cui i rotocalchiitaliani offrivano immediata cassa di risonanza, (16) e che editori nazionali avrebbero continuato aristampare fino a tempi recenti. (17) Tutti noi si leggeva nella premessa del libello abbiamosentito la mancanza di un testamento di Mussolini: i nostalgici del fascismo per attingervi elementidi difesa, i corifei dellantifascismo per rinvenirvi nuovi capi daccusa. Tanto sospirato testamento,eccolo, proclamava Montanelli con limpudenza del toscanaccio, degno emulo di Curzio

    Malaparte. (18)

    Ilpastiche di Montanelli era lungi dal possedere le qualit stilistiche de La pelle, cui Malaparteandava allora lavorando. Ma di questo best-seller prossimo venturo, il libello montanellianoanticipava il paradossale messaggio. Nel finto testamento, Mussolini dichiarava infatti di averevolontariamente operato affinch lItalia uscisse battuta dalla seconda guerra mondiale, perch gliitaliani sono grandi non quando vincono ma quando perdono (Montanelli 1947: 32 sgg.). AncheMalaparte avrebbe scritto il suo romanzo-saggio sullItalia sconfitta per argomentare che il valoreumano dei vinti superiore a quello dei vincitori. (19) Opinionisti tra i pi ascoltati nel paese, ilgiovane Montanelli (38 anni nel 1947, alluscita del Buonuomo Mussolini) e il vecchio Malaparte(51 anni nel 1949, alla pubblicazione della Pelle) non condividevano soltanto le origini culturalistrapaesane (20) e la facile vena del bastian contrario. Comune ad entrambi era il proposito di darvoce alla cattiva coscienza dItalia, (21) ponendo giornalismo e letteratura al servizio diunideologia definibile come lanti-antifascismo. La battaglia di Malaparte e Montanellirappresentava la versione patinata, borghese, della protesta volgare, plebea, dellUomoQualunque: corrispondeva a una rivolta contro il mito della Resistenza e gli eccessi

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    dellEpurazione. Colpevoli di cosa, gli italiani che avevano creduto nel duce? Colpevole di cosa,Mussolini stesso? Paradossale o semiseria, istrionica o qualunquistica, la polemica post-fascistadei maledetti toscani rianimava il fantasma del duce sulla ribalta della Repubblica.

    Lasciamo Malaparte per adesso e guardiamo al Montanelli del testamento mussoliniano. Inpoche decine di pagine, troviamo concentrati quasi tutti gli argomenti storici e politici che permezzo secolo avrebbero alimentato larsenale dellanti-Resistenza. Il 25 luglio 1943? Senza essereeroica, la decisione assunta da Grandi e Bottai di opporsi al duce in Gran Consiglio era stata

    coraggiosa: a ben vedere, lunico gesto di coraggio contro il fascismo nellintera storia del regime(Montanelli 1947: 92). I saturnali del 26 luglio? Poca roba, notava argutamente lo pseudo-Mussolini.Del resto, perch gli italiani avrebbero dovuto odiare il duce? Di terribile, non aveva fatto altro chesmorfie, mentre il suo governo era stato improntato alla mitezza: in ventanni, appena qualchecentinaio di confinati politici (Montanelli 1947: 97). Non per caso le uniche vittime del 26 luglioerano stati i simboli del regime disseminati nelle strade e nelle piazze dItalia: perch i monumenti, ifasci littori, le targhe coi nomi fascisti costituivano gli ingredienti pi odiosi di una dittatura allacquadi rose (Montanelli 1947: 98). Quanto allepilogo della sua carriera politica, dopo la liberazionedalla prigionia del Gran Sasso per opera degli aviatori nazisti, lo pseudo-Mussolini ammetteva dinon riuscire a immaginare come sarebbe finito senza lo spericolato intervento di Skorzeny. Forseattore a Hollywood, secondo un perfido pronostico di Eduardo De Filippo; forse coimputato nel

    processo delle Nazioni Unite contro i criminali di guerra; pi probabilmente ancora, comandantedi una banda di partigiani, a simiglianza di molti miei gerarchi (Montanelli 1947: 98).

    Nel 1947, il Mussolini di Montanelli giustificava la scelta di farsi capo della Repubblica sociale conil medesimo ordine di ragioni che la memorialistica saloina avrebbe trasmesso alla storiografiaapologetica dei decenni successivi: si era trattato di un sacrificio personale, inteso a salvare ilsalvabile nellItalia occupata. Conoscendo la furia vendicatrice dei tedeschi, immaginando quantocrudele sarebbe stata la loro vendetta dopo il voltafaccia monarchico dell8 settembre 1943,Mussolini si era interposto come un paraurti tra nazisti e italiani (Montanelli 1947: 100). Perseicento interminabili giorni, il duce aveva cercato di attutire leffetto dei colpi prodotti sullanima esul corpo della nazione dai soldati della Wehrmacht e delle SS. Come il maresciallo Ptain nella

    Francia di Vichy, cos il Mussolini di Sal si era uniformato alla legge morale che obbliga il verostatista a scegliere sempre e comunque la pi difficile tra le opzioni possibili; aveva dunqueaccettato di andare incontro alla morte per risparmiarla ad infiniti altri connazionali. La suadecisione era stata tanto pi tragica in quanto il duce si aspettava di essere ucciso a furor dipopolo. Alla fine di aprile del 1945, Mussolini aveva raggiunto Milano proprio affinch il cerchio delfascismo si chiudesse l dove egli laveva aperto nel 1919, perch la citt del crucifige fosse lamedesima dellosanna (Montanelli 1947: 11).

    Nelle ultime pagine del testamento, il finto Mussolini si scagliava contro lidolo che il vero Montanelliavrebbe infaticabilmente attaccato durante il decennio successivo in articoli di giornale erubriche di rotocalco, libri e libelli: lidolo antifascista. Spiegava il duce che lItalia post-bellica

    poteva evitare il peggio soltanto uscendo dalla malinconica diatriba del fascismo edellantifascismo (Montanelli 1947: 104-05). Lungi dallintenerirsi davanti alle foto ingiallite degliesuli del Ventennio, occorreva diffidare di simili padri fondatori, qualunque trascorso noiaccettando pi volentieri in un uomo che il fuoruscitismo. (22) Gli italiani non avevano ragionealcuna di vergognarsi della loro storia precedente la Resistenza. Men che meno del loro passato difascisti: perch sin dai tempi di piazza San Sepolcro, il fascismo aveva rappresentato unostrumento atto ad impedire la metastasi europea del bolscevismo (Montanelli 1947: 105-06). Semai Mussolini aveva commesso un delitto, era stato non gi di instaurare il terrore fascista, ma dirinunciare a instaurarlo; il duce degli anni trenta aveva interpretato unoperetta, mentre i tirapiediitaliani di Stalin si erano specializzati in tragedie (Montanelli 1955: 99 & 1947: 105). Peccavaquindi di ingenuit chiunque faceva coincidere con la Liberazione linizio della vita democraticaitaliana: cadeva nella trappola predisposta dai comunisti per suggellare le loro nefandezze con ilbel timbro del Cln (Montanelli 1955: 254).

    Far discendere la marcia su Roma dalla vittoria dei bolscevichi a Pietrogrado; ridurre la crisi delfascismo al formato della congiura di palazzo; svilire la Resistenza al rango di stratagemma dei

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    fascisti voltagabbana; riconoscere sul corpo del Mussolini di Sal le stimmate del martire;smascherare il carattere mistificatorio dellunit ciellenista: quello coniugato da Montanelli era ilparadigma del revisionismo storiografico presente e futuro. Dal punto di vista dei suoi avversari,loperazione riusciva tanto pi insidiosa in quanto il finto esecutore testamentario di Mussolinifigurava come stella fissa nel firmamento pubblicistico della neonata Repubblica: inviato di puntadel Corriere della Sera, collaboratore conteso dai maggiori rotocalchi italiani, colonna ideologicadelle edizioni Longanesi e poi del periodico Il Borghese. (23) Il successo di pubblico di Montanellinegli anni della ricostruzione molto doveva alla sua capacit di rivolgersi da cattiva coscienza

    dItalia alla coscienza degli italiani che erano stati fascisti, non volevano pi esserlo, manemmeno volevano sentirsi in colpa per esserlo stati. In questo senso, il falso testamentotrasmesso ai posteri dal Buonuomo Mussolinirischiava di nuocere alla causa dellantifascismopi di un testo la cui circolazione restava confinata agli ambienti neofascisti: il Testamento poli ticodi Mussolini, stampato a Roma nel 1948, che con migliori argomenti poteva venire consideratocome espressivo delle ultime volont del duce. (24)

    Nella forma, la pubblicazione aveva i caratteri della reliquia. Si trattava infatti della riproduzionefotografica del testo dattiloscritto dellultima intervista di Mussolini, concessa al direttore del PopolodAlessandria nellimminenza della fine: (25) testo dettato corretto siglato da Lui, precisava ilfrontespizio. Nella sostanza, limpresa para-testamentaria rifletteva la vacuit di una riproposizione

    meccanica della cultura saloina entro il nuovo contesto dellItalia repubblicana. Giornalista di dubbiareputazione professionale, (26) lintervistatore Gian Gaetano Cabella mostrava di avere affrontatola prova dellincontro fisico con Mussolini oscillando tra fissazioni vetero-fasciste e pulsioniomoerotiche: la voce del duce aveva i toni metallici delluomo-macchina che gli italiani avevanoimparato ad ammirare in piazza Venezia; la sua bianca mano un po grassoccia stava cosvicino a quella di Cabella che questultimo aveva dovuto far forza per non accarezzarla(Testamento politico: 2-3). Quanto allintervistato, Mussolini aveva scelto di interpretare sino infondo il ruolo del bue nazionale, pronto a sacrificarsi per il bene del paese. Di contro allerappresentazioni infamanti della stampa antifascista del centro-sud Mussolini servo dei tedeschi,Mussolini unicamente sollecito dellamante, Mussolini con le valige pronte il duce si era dettoirremovibile al suo posto di lavoro, l dove immancabilmente lo avrebbero trovato i vincitori. (27)

    Difficile sfuggire alla tentazione del confronto tra propositi cos fermamente espressi il 20 aprile1945, e la realt della settimana successiva: Mussolini in fuga travestito da soldato tedesco, conClaretta Petacci a fianco e loro della Banca dItalia in saccoccia Cabella non trovava in questocontrasto una buona ragione per rinunciare a rendere pubblica lintervista. Ma appena tre annidopo i fatti, il ricordo del miserevole epilogo di Dongo rimaneva troppo vivo nella memoria collettivaperch il Testamento politico di Mussoliniconoscesse fortuna al di fuori delle conventicoleneofasciste. Quandanche lo stampatore romano Tosi avesse avuto la forza commerciale didiffondere il prodotto, limmagine di un duce che attende a pi fermo larrivo dei vincitori sarebbeparsa bugiarda agli occhi della stragrande maggioranza degli italiani. Per converso, in unItalia chela campagna elettorale del 1948 rivelava particolarmente attenta ai bisbigli di sacrestia, poteva bencircolare la favola di Mussolini convertito in extremis al cattolicesimo. Poteva sembrare plausibilelidea che lultimo Mussolini fosse stato travolto dagli eventi perch indifferente agli eventi stessi:lidea di un duce al seguito dei gerarchi piuttosto che alla loro guida, rassegnato piuttosto cheinvasato, irenico piuttosto che bellicoso, insomma povero cristiano piuttosto che tetragono fascista.

    Due settimane prima del 18 aprile, la favola ha trovato in Oggi, rotocalco fra i pi diffusi nel paese,un prezioso amplificatore. Giornalista con trascorsi saloini, Alberto Giovannini si prestato aritrarre il duce di Gargnano nelle vesti pi edificanti possibili: quelle del catecumeno. (28) Con iltrascorrere degli anni, forse sotto i colpi del destino, Mussolini era diventato credente. Frequenti icolloqui del duce con padre Eusebio, il frate minore francescano che si trovava a capo dellUfficioassistenza spirituale delle Brigate nere; incontri durante i quali Mussolini amava discutere a lungodi Dio. Secondo Giovannini, verso la met di aprile del 1945 il duce aveva ingiunto a padreEusebio di rimettere i suoi peccati. Colto di sorpresa, il frate si era inizialmente sottratto allarichiesta. Ma poi, vedendo lespressione contrita di Mussolini, la famosa mascella umilmenteaffondata nel petto, la postura di un soldatino sullattenti, padre Eusebio aveva levato le dita nelsegno rituale: Ego te absolvo (Giovannini 1948: 9). La scena madre del pentimento che

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    Alessandro Manzoni aveva negato a don Rodrigo un Giovannini qualsiasi voleva concederla alduce, alla vigilia di un appuntamento elettorale decisivo per le sorti del paese! Di l a poco, latestimonianza di un altro sacerdote avrebbe retrodatato il ritorno a Dio di Mussolini al tempodella prigionia nellisola di Ponza. (29) Infine, ormai negli anni cinquanta, la favola della conversionesarebbe stata rilanciata dalla pubblicazione di un supposto testamento spirituale del duce, datatoda Germasino (presso Dongo) il 27 aprile 1945.

    Ancora oggi, chi visita il cimitero di Predappio si vede offrire una copia di questo testo in forma di

    brochure o di santino: (30) appena una ventina di righe, ma ricche di storia. (31) Gi durantelestate del 1946, frammenti del documento sono stati riprodotti dal settimanale romano Il Pubblico.Lanno seguente, le presunte ultime volont del duce hanno fatto capolino sulle colonne di unperiodico neofascista doltre Atlantico, Il Risorgimento di Buenos Aires. Nel 1951, linterodocumento ha circolato durante una messa in suffragio di Mussolini clandestinamente officiata nellachiesa di SantAgostino a Roma. La discussione pubblica sopra lautenticit del testamento si aperta nel gennaio del 1953, per iniziativa del curatore dellOpera omnia mussoliniana DuilioSusmel; (32) e ha impegnato per un paio danni grafologi e sacerdoti, storici e reduci di Sal. Nelgiugno 1953, il settimanale Epoca si pronunciato per la falsit assoluta del documento. (33)Senza smontarsi, Susmel divenuto collaboratore abituale del rotocalco mondadoriano hainsistito nel sostenere che Mussolini si era riaccostato a Dio nel momento del tracollo,

    rimandando al testamento di Germasino come alla prova inconfutabile della conversione. (34) Daallora, il documento stato dato per buono dagli storici dilettanti, mentre gli studiosi seri ne hannoescluso lautenticit.

    Nel suo presunto testamento spirituale, Mussolini dichiarava di affrontare la morte rasserenato dalsupremo conforto della fede: Ho creduto nella vittoria delle nostre armi come credo in Dio, NostroSignore. La fiducia del duce nellEterno era resa ancor pi salda dai rovesci militari del paese;perch sul banco di prova della disfatta sarebbero risultate particolarmente visibili la forza danimoe la grandezza morale dei buoni italiani. Il povero cristiano parlava una lingua congeniale al climarugiadoso dellItalia degasperiana: Se questo dunque lultimo giorno della mia vita, intendo cheanche a chi mi ha abbandonato e a chi mi ha tradito vada il mio perdono (Mussolini, Testamento:

    s.i.p). Cos da un finto testamento allaltro limmagine sanguigna del duce vivo trascoloravanellimmagine eterea del duce morto; il buonuomo Mussolini cedeva il passo a Mussolinibuonanima.

    2. Miti teatrali

    Tra i sopravvissuti alla rovina del fascismo, almeno uno si era convertito veramente alcattolicesimo: Giuseppe Bottai. E lo aveva fatto senza attendere la venticinquesima ora: alliniziodegli anni quaranta, lintenso dialogo con un sacerdote avvezzo a muoversi in partibus infidelium,don Giuseppe De Luca, aveva regalato al gerarca fascista la consolazione della fede. (35) Dopo

    linopinata risurrezione politica di Mussolini come capo della Rsi, Bottai aveva rischiato di pagarecaro il suo voto contro il duce nella fatidica seduta del Gran Consiglio del 24 luglio 1943; soltanto laprotezione della Santa Sede lo aveva sottratto alla vendetta di Mussolini. (36) Ma Bottai non si eracontentato di nascondersi allombra dei palazzi vaticani. Nellautunno del 1944, lex gerarca avevainaugurato un severo cammino di espiazione arruolandosi nella Legione straniera e combattendonella campagna di Francia e Germania. Per tre anni ancora dopo la fine della guerra, Bottai avevaservito da legionario in Africa settentrionale, prima che si creassero le condizioni per un suo ritornoin Italia: condizioni giuridiche, poich lex gerarca voleva sfuggire alle forche caudinedellEpurazione; condizioni politiche, poich unico fra i membri sopravvissuti del Gran Consiglio egli non considerava necessariamente conclusa la propria carriera di uomo pubblico. (37)

    Il travaglio post-fascista di Bottai viene riflesso nel suo diario di latitante e di legionario. Nettamenteespressa la fierezza di essere stato fascista, lorgoglio di avere consapevolmente obbedito a uncomando della storia; ma altrettanto nettamente pronunciata la condanna del neofascismo, sterilescimmiottamento del modello originale. (38) Dal suo esilio di legionario, Bottai accoglieva senzaindulgenza le notizie che gli pervenivano riguardo alle imprese cimiteriali di personaggi comeDomenico Leccisi: Questo neofascismo razzola tra tombe e e itaffi, ute cadaveri e corone

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    sgualcite (Bottai 1988: 546; 24 ottobre 1947). Lex gerarca si guardava dal rinnegare lamore perMussolini che aveva animato la sua giovinezza, orientato la sua maturit e financo motivato lascelta del 24 luglio 1943, ribellione di un innamorato deluso. Rifiutava per di seguire i fondatori delMovimento sociale italiano nel culto assurdo di un Mussolini redivivo; poche prospettive gliapparivano anzi politicamente pi perniciose che quella di un nuovo mito reducistico, di unfascismo da revenants (Bottai 1988: 547; 25 ottobre 1947).

    Il nucleo teorico del diario consisteva nella formulazione di una critica che Bottai aveva concepito

    fin dal tempo della marcia su Roma, e lungamente rimuginato durante il Ventennio: lassolutadipendenza del regime dalla figura e dunque dalla vita mortale del capo. (39) Nella progressivaaffermazione del mussolinismo, gi il gerarca Bottai aveva rilevato il pericolo di uninvoluzioneteatrale del fascismo. Ad uso privato, Bottai si era appropriato di un clich vecchio quantolantifascismo, quello del duce grande attore; secondo un appunto personale del 1940, lamoltiplicazione dei Mussolini offerti allapplauso della gente aveva trasformato il duce in politicoda ribalta: contadino, minatore, sportivo, soldato, uomo di mondo, operaio, gran generico []al modo dei teatranti. (40) Daltra parte, il crollo del regime dopo il fatale voto del Gran Consiglioera valso da prova a contrario del fascino di Mussolini (Bottai 1988: 460-61; 10 ottobre 1946).Come quadrare, allora, il cerchio di un fascismo che non si risolvesse in mussolinismo? Neimonasteri laziali dove si nascondeva tra 1943 e 44, sui campi di battaglia lorenesi e alsaziani

    dove combatteva nel 44-45, nelle guarnigioni magrebine dove espiava dal 45 al 48, il legionarioJacquier si arrovellava intorno al medesimo problema che aveva preoccupato il gerarca Bottai:lantitesi fra intensit del carisma e stabilit del potere. (41)

    Qui, il diario di Bottai interessa soprattutto per alcune pagine scritte in Algeria nel 1946 epubblicate da Garzanti, subito dopo il rientro in Italia, nel libro di memorie Ventanni e un giorno;(42) scusandosi per il latinetto a buon mercato, Bottai le qualificava come un abbozzo difenomenologia del fascismo in corpore Mussolini (Bottai 1977: 32). Di questo, infatti, si trattava:del tentativo di sviscerare, nel senso letterale della parola, i caratteri del fascino esercitato dal ducesopra gli italiani. Ma non prima di aver rinnovato unestrema dichiarazione damore a Mussolini. Alsuo corpo non grande, eppure tale da suggerire una sensazione di enormit per non so quale

    grandezza, non fisica soltanto, di quelle membra; ai suoi occhi di normale taglio, eppure colmidi uno sguardo immenso, incontenibile; alla sua voce non grossa, eppure vibrante di echiinfiniti (Bottai 1977: 25-26). La dichiarazione damore del Bottai legionario al defunto Mussoliniconteneva daltronde un primo abbozzo di fenomenologia del fascismo. Perch a differenzadegli autori delle prime storie antifasciste del Ventennio, ciechi e sordi di fronte allevidenza per cuiil corpo del duce non era stato un corpo come un altro, (43) lex gerarca enfatizzava la naturacorporale del regime fascista.

    Fin dal 1922 spiegava Bottai un intero progetto di societ futura era stato caricato sulle spalledi Mussolini: spalle certo possenti, ma pur sempre spalle duomo e non dAtlante, soggette allafatica, ai contraccolpi, allusura. Lo Stato fascista si era incarnato nel corpo del duce, a costo di underisorio stravolgimento del canone politico organicista: Non pi lo Stato che luomo ingrande, ma luomo che uno Stato in piccolo. Secondo lanalisi di Bottai, il fascismo non avevatuttavia fallito per questo. Il sistema era entrato in crisi quando gli ingredienti teatrali avevanoprevalso sui corporali; e non tanto per volont di Mussolini, quanto per volont degli italiani. Lagente vedeva il duce personaggio prima che persona: aveva dunque spinto un regime che nonvoleva essere rappresentativo a risolversi in rappresentazione. Le folle fasciste avevanotrasformato il burattinaio in burattino. Isolato dinnanzi a uno specchio, i l duce era stato forzato arimirarsi, a contemplarsi, a atteggiarsi (Bottai 1977: 27-32). Mussolini non aveva fatto altro cherecitare un copione scritto da quaranta milioni di mussoliniani: questa la conclusione maturata dalsergente Jacquier nellesilio, e prestamente pubblicata da Bottai al suo ritorno in Italia; conclusione

    che il lettore del diario sa esser stata sofferta e sincera. Ma si trattava anche di una conclusionecomoda, che in un sol colpo affrancava sia il duce, sia gli italiani dalla responsabilit morale delfallimento del fascismo. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

    Quantunque nobilitata dal lavacro del convertito e dal sacrificio del legionario, linterpretazionestorica di Bottai finiva cos per somigliare a quelle di tanti ex fascisti i cui memoriali sospesi tra

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd43http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/coursematerial/studentportfolio/EH2007-2008/Breen.pdfhttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd42http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd41http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd40http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd39
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    autobiografia, cronaca e storia ingombravano le vetrine dei librai nellimmediato dopoguerra. Inparticolare, limmagine del regime suggerita da Bottai coincideva con quella proposta da unavedette giornalistica del Ventennio, Paolo Monelli, in quel libro notevole per felicit di registronarrativo e acuit di giudizio storico, ma non per onest intellettuale, che era Roma 1943. (44)

    Anche Monelli addebitava agli italiani la deriva del fascismo verso il mussolinismo, latrofia delloslancio ideale delle origini e lipertrofia del culto corporale del dittatore, insomma la degenerazionefeticistica della rivoluzione fascista. Nella misura in cui identificava nella teatralit il trattodistintivo non soltanto del duce ma degli italiani, Monelli considerava Mussolini tipico

    rappresentante di una grande parte di noi. Il gusto per luniforme, i distintivi, i titoli onorifici;labitudine di cambiare contegno quando osservati, particolarmente da una donna; limpazienza difar sapere subito a tutti chi si e che si fa; la smania di comparire al centro degli avvenimenti:altrettanti risvolti di carattere che Mussolini aveva condiviso con milioni di mussoliniani (Monelli1993: 27-28).

    NellItalia dellimmediato dopoguerra, ripensare il fascismo come pantomima era una tentazionetanto diffusa quanto ideologicamente ambigua. In effetti, lagnizione che portava a riconoscere nelduce una maschera riepilogativa, mandata dal destino a farci da specchio, (45) si prestava siaad assolvere tutti gli italiani, sia a trascinarli tutti sul banco degli accusati. In un saggio del 1946, Treimperi mancati, Aldo Palazzeschi pareva far proprio il secondo programma:

    Non esiste n mai esistito il Duce, ma esiste questa immagine che uno specchiofedele nel quale dovete guardarvi. Siamo noi che giorno per giorno gli abbiamo datoquelle mani e quella voce, quegli occhi e quelle mandibole; il Duce una creazionenostra, carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, e lo abbiamo creato inunora di vanit, di assenza e di esaltazione; guardatevi bene in questa immagine comedentro ad uno specchio, altrimenti non costruirete la nuova civilt ma una nuovaimmagine vana e folle, la mistificazione di una civilt. (46)

    Lettore non sospetto di nostalgie per il regime fascista, Vittore Branca esprimeva disagio di fronteal libro di Palazzeschi e poneva, da recensore, alcune scomode domande. (47) Davvero la vicenda

    del Ventennio era riconducibile a unazione drammatica tra il personaggio Mussolini e il popolo suoautore? Davvero la spiegazione del fascismo era contenuta per intero nel corpo lombrosiano delduce torace massiccio su corte ed esili gambe, delinquenza manifesta allangolo dellocchio enella sproporzione delle mandibole (Palazzeschi 1946: 10)? Nel 1946, Branca non parlava dastudioso di letteratura promesso a una fulgida carriera universitaria; parlava da reduce dellaResistenza. (48) Le domande chegli poneva a Palazzeschi ne implicavano unaltra, pi sottile, pibruciante: davvero cera differenza tra una condanna collettiva e unassoluzione generale degliitaliani?

    Se trova il libro di MonelliRoma 1943 e quello di Palazzeschi Tre imperi mancati, direi che lapotrebbero interessare, forse divertire: tale, nella lettera a unamica, il parere di Carlo Emilio

    Gadda (Gadda 1983d: 158; 14 gennaio 1946). Il quale esitava, invece, a mandare in libreria lepagine sul fascismo che andava vergando con foga inaudita. (49) Del saggio di Monelli, un uomomisogino come Gadda (50) doveva particolarmente apprezzare le allusioni al clima da bassoimpero del tardo fascismo, quando Mussolini ormai succube di Clara Petacci aveva permessoche la politica nazionale obbedisse agli umori e ai capricci della brunetta ricciuta e popputa(proprio il suo tipo) (Monelli 1993: 41 sgg.). Del libro di Palazzeschi, Gadda doveva prediligere lepagine dedicate allo strano prurito che le donne italiane avevano risentito davanti allaprorompente virilit del duce, felici di venire trattate come arpe cui era rimasta soltanto la cordacentrale (Palazzeschi 1946: 14-15). In generale, accomunava Gadda e Palazzeschi una sensibilitche li lasciava indifferenti di fronte alle anime e ai corpi degli uomini e delle donne normali, lirendeva mordaci davanti alla presunta grandezza degli individui splendidi, e viceversa li facevaclementi verso i buffi, le donne e gli uomini mancati o caduti. (51) Se non si tiene in conto questapiet per le vittime della storia, si fatica a comprendere quanto Gadda ha scritto,retrospettivamente, sul capo del fascismo.

    Nessuna immagine pi estranea alla vena post-bellica dello scrittore milanese che quella di

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd51http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd50http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd49http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/catalogues/burcardoLM.php#Anchor-Monelli-49575http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd48http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd47http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd46http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd45http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd44
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    Mussolini buonanima. A partire dallinverno 1944-45, Gadda ha rivolto prima contro il vecchio diSal, poi contro lesposto di piazzale Loreto uninterminata e feroce logorrea; non cadaverosipoemi, secondo la tradizione dei vati italiani denunciata gi nella Cognizione (RR I 682), macadaverose invettive. Una storia del corpo morto di Mussolini non pu dunque escludere Gadda dalnovero dei propri personaggi. Le due versioni di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana ,dalledizione su rivista del 1946 al bestseller garzantiano del 57; Il primo libro delle Favole, uscitonel 52; labbozzo di Eros e Priapo dato alle stampe nel 55: durante limmediato dopoguerra,nessuno scrittore italiano si impegnato altrettanto nello sforzo di ricostruire le implicazioni

    corporali del mussolinismo, o addirittura le sue implicazioni genitali. In apparenza, guardando alregime fascista attraverso le lenti del fisiologismo (categoria interpretativa di Roscioni 1995: 109),Gadda ha elaborato un discorso storiografico sorprendentemente novatore, quasi unanticipazionedi certi odierni esercizi di body history. In realt, il suo approccio si rivela tanto originale nellaforma quanto convenzionale nella sostanza. Sebbene dannato, stramaledetto, il duce postumo diGadda assomma i caratteri funzionali a uninterpretazione di comodo del ventennio fascista.

    Inesauribile la serie di qualifiche che lo scrittore ha attribuito a Mussolini: ciascuna dotata di valoreaggiunto, contributo alla decifrazione di quel pachidermico sistema di segni (52) che per Gadda ilcorpo del duce. Basta accumularle secondo un banale ordine alfabetico per suggerire la ricchezzaermeneutica della prospettiva assunta da Gadda: (53) Amatissimo, Appestato Appestatore,

    Batrace, Bombetta, Caciocavallo, Ciuco Maramaldo, Cupo nostro, Defecato maltonico, Emiro colfez, Estrovertito, Ex-Bomba, Facciaferoce, Fava, Fava Marcia, Farabutto Impestato, FaventeGenio, Fetente, Furioso Ingrogato, Ginocchio, Giuda in bombetta, Glorioso, Gradasso Ipocalcico,Grande Imago, Gran Pernacchia, Gran Somaro Nocchiero, Gran Tamburone del Nulla, Gran Tauro,Grugnone Sanguemarcio, Inturgidito Modellone, Maccherone fottuto di Predappio, Maldito,Marchese delle Caminate, Mascella dasino Maltone, Mascellone ebefrenico, Merda, Merdonio,Minchiolini, Minchione Ottimo Massimo, Modellone Torsolone, Mugliante, Napoleone fesso etuttoculo, Nero personaggio, Nullapensante, Paflagone inturgidito, Pirgopolinice, Poffarbacco,Predappio, Predappiogiuda, Predappiomerda, Priapo-Imagine, Primo Racimolatore e Fabulatoreed Ejettatore, Profeta forlimpopolo, Provolone, Pulcinella finto Cesare, Pupazzo, RincoglionitoQuirino, Scipione Affricano del due di coppe, Smargiasso impestato, Somaro, Sovrano

    Seminatore, Stivaluto, Super Balano, Tauro zefreo, Testa di Morto, Trebbiatore, Tritacco, Trombonee Naticone ottimo massimo, Truce, Tuberone, Verbo sterile, Vigile dei destini

    Il torrenziale vituperio maschera appena una personale crisi di coscienza; come Bottai, ancheGadda parla di Mussolini da innamorato deluso. Il suo il dramma del moralista che ha creduto nelfascismo (si era iscritto al Pnf sin dal 1921 Roscioni 1997: 185) come opera meritoria diriqualificazione nazionale, (54) e non pu assistere alla miseranda fine del regime senza avvertireindegna la propria stessa sopravvivenza (cfr. Gadda 1983d: 155). Uomo troppo profondo lingegneremilanese, e troppo personalmente segnato dalla tragedia della Grande Guerra, peravere aderito al fascismo in modo superficiale: per quanto il vitalismo delle camicie nere fosseriuscito estraneo al suo carattere (Roscioni 1997: 187), il borghese reduce dal Carso e daCaporetto aveva condiviso con la propaganda del regime la passione nazionalistica, lesigenzadordine, le pulsioni xenofobe (Greco 1983: 65-67). Il disincanto era intervenuto alla fine degli annitrenta, davanti alle sanguinose campagne militari intraprese da Mussolini in Africa orientale(Pecoraro 1996: 166 sgg). I disastri della seconda guerra mondiale avevano fatto il resto,alimentando in Gadda un odio viscerale, divorante, paranoico per lanima e il corpo del duce.Sentimento che potrebbe sembrare elementare o perfino ingenuo, se non contribuisse a spiegarlolevoluzione mentale di un uomo sessualmente irrealizzato e psicologicamente incline allomoerotia;ossessionato non per caso dalla presunta sifilide di Mussolini, ritenuta fatale conseguenza delsuo inverecondo attivismo sessuale. Ma i testi di Gadda riescono parlanti anche senza che sifaccia ricorso, per intenderli, alla psicologia del profondo. Dallinsieme delle sue scritture

    postbelliche emerge un ritratto a tutto tondo del corpo del duce: il pi irriverente dei ritratti possibili,eppure lindispensabile supporto di un discorso morale e di uninterpretazione storica.

    Vincendo la ripugnanza, guardiamo questo ritratto. (55) Secondo Gadda, il cranio alopecico diMussolini somigliava indifferentemente a un provolone o a una testa di cavolo: era comunque unricettacolo vuoto, poich il duce mancava di encefalo. Il suo grugno suino risultava tipico del nato

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd55http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/suppn+1/articles/cavallmilan.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/ingegneriaantonel.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd54http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/fascismdonnaru.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/cesaresbrag.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/merdarinald.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd53http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/corpostracuz.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd52http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/fiction/cdvagava.php#Anchor-Era-46919
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    scemo. Gli occhi erano quelli spiritati, basedowiani, del luetico allultimo stadio. Alle mascelle daciuco facevano riscontro due mandibole da sterratore analfabeta. Il buccale sfinctere si chiudevasu labbra turpemente prolate in un broncio da idiota. Dentro la bocca, la lingua era rossa e poinera e poi rossa e nera, ma ognora di leccaculo. In fondo a due braccia cortissime, da rospo, lemani stavano abbarbicate in modo innaturale, parevano quelle di un morto o di un fantoccio dipezza. Dieci detoni [] je cascavano su li fianchi come du rampazzi de banane, evidenziando lemerdosissime unghie sue. Il torace che pure Mussolini amava esibire nudo nelle pi varieoccasioni contava appena du pelucchi (chaltri nha un bosco) torno torno i capzzoli. Gonfia e

    rilasciata la pancia, malamente trattenuta dal cinturone della divisa militare. Pien di lebbre ilgenital fusto, la verga ulcerata dalla sifilide. Infine, i ginocchi irrigiditi del duce, le sue gambe acchese e i tacchi tripli delle scarpe contribuivano a rendere specialmente goffo il mappamondodel sedere, inappetibile a chiunque.

    Quale risulta dal collage, lorroroso ritratto non serve soltanto a sfogare la delusione sentimentale diGadda, n soltanto a veicolarne la creativit linguistica o il gusto espressionistico. Lo scrittore si faesegeta del corpo del duce per trarne una lezione etica che lo consoli della tragedia nazionale: adispetto di quanto Mussolini aveva berciato, lo spirito non vince la materia (Come lavoro, SGF I434; Eros, SGF II 271). Nelle ributtanti forme fisiche del duce e nella logica luciferina della suacaduta, Gadda riconosce il contrappasso di una mistica daccatto. Gli apoftegmi del Primo libro

    delle Favole sopral mortorio del Somaro (SGF II 73) rappresentano Mussolini come soggetto aibisogni corporali pi degradanti (Andreini 1988: 65). Sommandosi, la scatologia e lescatologiadanno limmagine di un duce morto costretto a replicare gli exploits del vivo entro un Averno adominante escrementizia. Nella favola 111, lo spettro di Mussolini figura ridicolmente impegnato adarringare una folla di pipistrelli: le mani sulla cintola nel vano sforzo di contenere le trippedebordanti, i piedi bilanciati per accentuare la rotondit delle natiche. Senonch, indifferenti allamimica e alloratoria del duce, i pipistrelli la dogal cuticagna limpisciavono, e scacazzavono sulcapo calvo. Allora, dal culo di un Mussolini finalmente silenzioso, quasi per divin decreto glitrombett perepep (Primo libro, SGF II 35-36). In unaltra favola, Gadda descrive gli amplessiinfernali del duce con la Morte. Scende nei dettagli, illustra la preferenza di Mussolini per leposizioni di coito pi tipicamente ferine, ed assicura: la Megera, come gi la Clara, alla

    giumentesca bisogna sacconci. (56)

    Peraltro, Gadda rifiuta di costringersi nel solco di una tradizione letteraria particolarmente ricca inItalia, quella dei morti che parlano e delle storie doltretomba; lo scrittore milanese intende bens farletteratura, ma con gli eventi della storia piuttosto che con i voli della fantasia. Del percorsobiografico di Mussolini, soprattutto sembra averlo colpito lepilogo di Dongo: il duce in fuga con ilsalvadanaio della Banca dItalia in una mano e la manina dellamante nellaltra. Con milioni diconnazionali, Gadda identifica nella scena una triade di significati: Mussolini codardo, Mussolinidisonesto, Mussolini infedele. E subito lo scrittore si mette al lavoro per schiacciare il duce sotto ilpeso della prosa pi dissacrante, facendolo morire una, dieci, cento altre volte. Al Mussolini delcancello di villa Belmonte, al morituro del 28 aprile 1945, Gadda risparmia la crisi di cacarellachegli attribuisce al duce dellambulanza, allarrestato del 25 luglio 1943 (Come lavoro, SGF I 434;I tre imperi, SGF I 940): nondimeno, davanti al mitra di Valerio, il capo della Rsi non sa andare oltreun ma signor colonnello!, allora che savvis chera piombo. (57) Il tesoro sequestrato al ducerinvia al secondo peccato capitale iscritto nel copione dellultimo atto: lessere scappato conlerario dopo aver promesso tante volte di arrivare nudo alla meta; gli rinvennero sterline doronellastinente borsa littoria, a Dongo quando da ultimo gli dissero finalmente le ragioni. (58) Infine,la presenza sulla scena dellesecuzione di Claretta Petacci anzich di donna Rachele vieneconsiderata da Gadda la miglior prova dellipocrisia della propaganda mussoliniana sulla santitdella famiglia (Eros, SGF II 238, 248). Ma lo scrittore milanese non si contenta di seguire il ducefino a Dongo, n di scortarlo fino a piazzale Loreto; almeno un cenno compiaciuto quanto criptico

    egli dedica alle avventure posteriori della salma. Se Dio volle, lhanno appeso lui a un pi degnolampione. E ora dissemina pollici marci per tutta terra, leggiamo in un testo del 1946 (Untestimone, SGF I 945-46). Evidentemente, Gadda ha tenuto a informarsi sul trafugamento diMusocco abbastanza per sapere che limpresa di Leccisi era costata allo scheletro di Mussolini ildistacco di qualche falange. (59)

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd59http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/eros1-3.php#Anchor-berciare-47857http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/eros1-3.php#Anchor-principiare-49575http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd58http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd57http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/comelavoro.php#Anchor-Non-45656http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd56http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/comelavoro.php#Anchor_2821ht
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    In maniera rapsodica nel Pasticciaccio, in modo pi sistematico in Eros e Priapo, Gadda si sforzadi collocare la vicenda del corpo del duce nel contesto di uninterpretazione generale del periodofascista. Le coordinate del suo discorso storico sono poche, ma chiare. Colpa prima diMussolini era stata il narcisismo erotomane, la priapesca [] vantardigia (Eros, SGF II 275,365). I maschi italiani avevano contratto dal duce identica sindrome: unassurda vanagloria dicontenuto sessuale prima ancora che politico (SGF II 244). Quel che peggio, anche le donneitaliane si erano scoperte una foia inestinguibile; dal menarca alla menopausa, tutte avevanovissuto nella speranza di sperimentare la smisurata virilit di Mussolini (SGF II 250, 271). La

    bramosia sessuale per il rachitoide acromeglico, che il racconto del Pasticciaccio riferisce al1927, si era intensificata negli anni successivi:

    Gi principiavano invaghirsene, appena untate de cresima, tutte le Marie BarbisedItalia, gi principiavano invulvarselo, appena discese daltare, tutte le Magde, leMilene, le Filomene dItalia: in vel bianco, redimite di zgara, fotografate dal fotografoalluscire dal nartece, sognando fasti e roteanti prodezze del manganello educatore. Ledame, a Maiano o a Cernobbio, gi si stralunavano ne su singhiozzi venereiallindirizzo der potenziatore dItalia. (Pasticciaccio, RR II 56)

    La virulenza della polemica antifemminile di Gadda non va attribuita per intero ai risvolti pi o meno

    patologici della sua misoginia. Serpeggiava nella cultura laica del dopoguerra lidea che ilfascismo andasse spiegato, tra laltro, con la passione delle donne per il corpo del duce; piprecisamente, con il nesso esistente tra lignoranza femminile e il priapismo mussoliniano. (60)Quando luscita del Pasticciaccio da Garzanti avrebbe regalato a Gadda il suo primo successo dipubblico, poche voci della sinistra si sarebbero sottratte al coro delle lodi per lamentare lesuggestioni ideologicamente reazionarie del romanzo. (61) In linea di massima, la culturaantifascista avrebbe cercato di annettere Gadda alla propria tradizione. (62) Dalle colonne diBelfagor, Giulio Cattaneo avrebbe salutato come splendide le ingiurie del Pasticciaccio al ducedefunto (Cattaneo 1957b: 650-07), mentre alcuni recensori comunisti sarebbero giunti aindividuare nel capo del fascismo limplicito colpevole del delitto di via Merulana. (63)

    Lentusiasmo dellintellighenzia di sinistra per la filosofia politica del Pasticciaccio la dice lungasulla crisi della cultura antifascista negli anni cinquanta. In una stagione singolarmente propizia perla buonanima di Mussolini, anche gli sfoghi di Gadda sembravano valere da salutare antidoto acerte farsesche nostalgie (Cattaneo 1957b: 607). Eppure, lo scrittore milanese suggerivauninterpretazione fuorviante e, in ultima analisi, consolatoria del fascismo. Perch la massimacolpa del duce non consisteva nellaver schizzato sulla folla di piazza Venezia lo sperma della suaretorica patriottica (Primo libro, SGF II 955; Eros, SGF II 242-43). N si poteva assimilare lItaliadel Ventennio a uno stagno nel quale milioni di maschi latini si erano rispecchiati per verificare i lgigantismo dei loro attributi virili. Meno che mai, lItalia fascista era stata un bordello dove milioni didonne sospirose avevano atteso la visita di Mussolini. Riducendo il periodo fascista ad erafavista (Eros, SGF II 307), Gadda annegava lesperienza storica della dittatura in un mare

    magnum di liquidi seminali. Al di fuori dello stagno e dei bordelli, non cenacoli, non biblioteche, nonprigioni. Oltre i corpi infoiati, non idee, non libri, non armi. Alla maniera genitale di Gadda, la storiadel fascismo rendeva futile qualunque storia dellantifascismo. Daltronde, mai lo scrittore milaneseaveva nascosto, n nascondeva nel secondo dopoguerra la propria noia per i ponteficidellopposizione al regime, i raddrizzatori di torti della Resistenza, gli idealisti della Repubblica: perle donne Prassedi dellantifascismo, come sarebbe stato tentato di chiamarle (Ferretti 1987: 128-29; Pecoraro 1996: 134). Il dialogo ininterrotto con I promessi sposiaveva convinto Gadda atrascegliere quale alter ego nellampia galleria di caratteri manzoniani il personaggio di don

    Abbondio (Andreini 1988: 26 e 34 ).

    Chi senza coraggio non se lo pu dare: dal fondo della sua guarnigione africana, il legionarioBottai ravvisava tracce di necroscopica vilt nel presente antimussoliniano di molti scrittori dalpassato fascistissimo (Bottai 1988: 367-68). Ma a saperle ben leggere, le cadaverose invettive dellaico Gadda proponevano uninterpretazione del Ventennio non dissimile da quella abbozzata nellepietose memorie del cattolico Bottai. Mussolinismo e fascismo venivano ricondotti a unesibizionedi corpi: il corpo tronfio del capo e i corpi in fiore dei balilla, la cui moltiplicata bellezza il duce aveva

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/manzoniamigo.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/eros1-3.php#Anchor-Mba-7638http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd63http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd62http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/suppn+1/articles/stellantifasc.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd61http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd60
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    sfoggiato come propria (Eros, SGF II 356). Al pari di Bottai, Gadda guardava alla vicenda storicadella dittatura dalla prospettiva ingannevole della ribalta, riconoscendo in Mussolini un istrione enegli italiani dei pantomimi (Miti, SVP 920-22). Episodio meramente ottico e acustico il regimefascista; protensione scenica, protuberazione teatrata (Miti, SVP 912; Eros, SGF II 354-55).Sotto la scorza del vituperio, Gadda addomesticava perfino il culto del coltello, che gli squadristi sierano compiaciuti di esibire al cinturone come un argenteo genitale: ne faceva uno dei tanti mititeatrali del fascismo (Pasticciaccio, RR II 72-73; Miti, SVP 905). Quasi che le camicie nere nonavessero affondato davvero i loro pugnali nella carne dei refrattari.

    3. Autopsie senza cadavere

    Per anni dopo il 1945, Gadda ha insistito sopra il tema della lue di Mussolini, scarlatta peste chegli escava il balano. (64) Una vecchia leggenda, questa della sifilide mussoliniana, (65) che lapubblicazione del referto autoptico non bastata a dissipare. Al contrario, la favola ha trovato

    nuovo alimento nella decisione dellUfficio Sanit della 5a Armata americana di inviare uncampione di tessuto cerebrale del defunto dittatore a Washington, per ulteriori accertamentiscientifici. Bench gli ufficiali sanitari statunitensi si siano impegnati a non rendere noti gli esitidelle loro ricerche in alcun tipo di giornale o rivista, (66) lungo un decennio abbondante le porzionidi cervello di Mussolini hanno costituito materia ricorrente di indiscrezioni da parte della stampaitaliana. (67) Limmagine retrospettiva di un duce sifilitico allultimo stadio ha circolato abbastanzaper promuovere la reazione indignata dei missini, che non potevano accettare comprensibilmente lequazione tra il tardo fascismo e il delirio di un folle. Lex ambasciatore diSal nella Berlino del Terzo Reich ha garantito che il Mussolini repubblicano era stato uomo deltutto presente a se stesso; (68) un ex ministro della Rsi (che le malelingue dicevano figlio naturaledel duce) ha qualificato le voci che volevano demente il Mussolini degli ultimi anni come un luogocomune di dubbio spirito. (69) Ma quanto non riuscito ai dissettori delluniversit di Milano, tantomeno riuscito agli epigoni del fascismo: numerosi italiani sono rimasti convinti che durantelultima fase della sua vita, il mal francese avesse privato Mussolini del pieno possesso delle suefacolt mentali.

    Laffabulazione intorno alla sifilide del duce rinvia a una dinamica storica generale, propria deicontesti post-totalitari: il disincanto collettivo rispetto alle qualit straordinarie del capo. Morto illeader, quale tentazione pi ovvia che rovesciarne il mito, addebitando allinfluenza di una tarainvisibile quanto era stato attribuito in vita allineffabile evidenza del carisma? E nel secolo diFreud, quale ambito pi logico per situare la difformit corporale (ergo mentale) del capocarismatico che i recessi della sua sessualit? Nella Germania postnazista, vi stato chi hapreteso di spiegare il genocidio degli ebrei con una sifilide contratta dal giovane Hitler attraversolincontro carnale con una prostituta di origine israelitica. (70) Altri hanno discettato sopra i nessi trala politica nazista e la menomazione fisica accertata dai medici russi in occasione dellautopsia sulcadavere del Fhrer: la mancanza del testicolo sinistro. (71) In una pagina del diario romano di

    Corrado Alvaro, dato di raccogliere echi del corrispettivo postfascista di queste esegesi genitalidel nazismo: C. insinua che il duce sarebbe stato fornito di un membro virile non sviluppato, B. glireplica di essersi preso la briga di misurarlo sul cadavere, e afferma che tutto lapparato era diconsistenza normale. (72) Va ricercata invece in un fortunato romanzo degli anni cinquanta, Ilprete bello, lironica rivincita del neofascismo genitale. Goffredo Parise ha affidato al personaggiodel cavalier Esposito secondino in pensione, vedovo con quattro figlie da maritare larivendicazione dellipertrofica virilit di Mussolini: lui laveva guardato attentamente, il Duce, in piduna occasione, per sincerarsene, e [] si vedeva benissimo, anche a occhio nudo. (73)

    La vita doltretomba di Benito Mussolini ha compreso pure questo: diagnosi a memoria, autopsiesenza cadavere. Lesercizio non stato praticato soltanto dai medici personali del duce; alti

    funzionari del disciolto regime, pubblicisti pi o meno autorevoli, reduci del fascismo primigeniohanno intrapreso il cimento. I clinici hanno dovuto ammettere che tra le patologie di Mussolini non viera stata linfezione luetica. (74) Georg Zachariae, lufficiale medico tedesco che aveva curato ilduce durante il periodo di Sal, ha presentato tuttavia un quadro apocalittico delle condizionifisiche del paziente: pressione bassa, anemia secondaria, pelle secca e anelastica, fegato

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd74http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd73http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd72http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd71http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd70http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd69http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd68http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd67http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd66http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd65http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd64http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/walks/pge/teatroandre.phphttp://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/issue7/articles/berninipersona07.php
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    ingrossato, crampi allo stomaco, addome magrissimo nella parte inferiore, intestini rattrappiti,stitichezza acuta. (75) Il Mussolini di Sal, ha concluso il dottor Zachariae, era una rovina diuomo; niente di pi probabile che il dolore fisico lo avesse sopraffatto nei momenti decisivi,facendogli prendere decisioni sbagliate (Zachariae 1948: 11). Lex capo dellOvra, Guido Leto, hagiudicato la decadenza fisica del duce come la causa efficiente del 25 luglio 1943: il fascismo eramorto per lisi, non per crisi. (76) Cesare Rossi leminenza grigia del primo fascismo, (77)sacrificata sullaltare del delitto Matteotti sceso nei dettagli. In un libro intitolato Mussolinicomera. Radioscopia dellex dittatore, Rossi ha spiegato il decadimento mentale del duce con

    luso e labuso di afrodisiaci. (78) Per corrispondere alle divoranti esigenze sessuali di ClaraPetacci, il maturo dittatore si era rassegnato a consumare tubetti su tubetti di Hormovir: In questo[] risiede linsospettata causa della tragedia mussoliniana, che diventata poi la tragediaitaliana (Rossi 1947: 280). Fin negli espedienti di un vecchio impotente, il fascismo si eraconfermato tragedia corporale.

    I cicalecci postumi sulle patologie di Mussolini meritano unattenzione storiografica inversamenteproporzionale alla loro attendibilit. Limitare lanalisi critica del Ventennio a un bollettino sanitariodel duce equivaleva infatti a sottoscrivere un messaggio ideologico: la vittima di una sindrome comunque una vittima. Che gli intellettuali discettassero pure, dallalto delle loro cattedre, intorno alproblema di sapere se il fascismo fosse stato la malattia morale di una classe dirigente oppure la

    malattia costituzionale di una compagine sociale; che gli allievi di Benedetto Croce incrociasseropure il fioretto con i seguaci di Gaetano Salvemini. (79) Gli opinionisti a buon mercato avevano dimeglio da fare. Nel loro discorso, la tesi della corporeit morbosa di un regime (80) lasciava ilposto alla tesi della corporeit morbosa del duce: qualcosa che molti italiani potevano pifacilmente capire, e accettare. Autore di vari bestseller di divulgazione storica (oltre che ammiraglioin pensione e militante politico missino), Antonino Trizzino avrebbe atteso il 1968 per pubblicare laversione pi articolata della favola: la sifilide del duce gli sarebbe servita per rivalutare linteraesperienza del fascismo, tranne la conduzione militare della guerra mondiale ad opera di unMussolini sullorlo della demenza. (81) Ma gi nel 1950, un giornalista del prestigio di PaoloMonelli ha spinto alle estreme conseguenze logiche il gioco delle diagnosi sul corpo del duce.Effetti immancabili dellulcera duodenale ha ricordato lautore di Mussolini piccolo borghese

    lincertezza, la frustrazione, il dubbio continuo; effetti della lue mal curata, la megalomania,lesasperata vanit, il desiderio di vendetta. Dunque, ha concluso Monelli,

    inutile cercare giustificazione al carattere delluomo nellereditariet, negli studicompiuti, nelle letture fatte, nellambiente in cui vissuto; bastano questi due mali, lunodei quali dovuto ad un fortuito incontro con una donna, a spiegare tutto di lui, virt edifetti, trionfo e martirio, decline and fall. (82)

    Noi non sappiamo se Carlo Emilio Gadda abbia apprezzato Mussolini piccolo borghese quanto ilvolume precedente dello stesso autore, Roma 1943. Certo che lapproccio interpretativo diMonelli, come quello di Gadda, eccedeva in fisiologismo. Penetrando nei recessi del corpo del

    duce, si restava alla superficie dellItalia fascista.

    4. Processi immaginari

    In quella Rai dove Gadda presta servizio redazionale a partire dal 1950 (Gadda 1993c), unoscrittore ben pi noto al grande pubblico, Giovanni Guareschi, ha varato la trasmissione radiofonicaSignori, entra la corte. Ogni domenica pomeriggio, con la partecipazione degli attori dellaCompagnia di prosa di Radio Milano, la Rai manda in onda un radioprocesso con giuriapopolare: processi immaginari, naturalmente, ma tali da sollevare negli ascoltatori se dobbiamocredere al Radiocorriere reali problemi di coscienza. (83) Il successo di pubblico conseguito

    dalla trasmissione di Guareschi rimanda al forte interesse per la cronaca nera e per la ricercagiudiziaria della verit, che accomunava gli italiani dopo ventanni di veline e di silenzi di regime;una passione testimoniata altres dalla fortuna commerciale di periodici quali Crimen, Reportage,Cronaca nera (Ajello 1976: 191). Non risulta che il programma di Guareschi abbia investitoproblemi di coscienza connessi alla figura storica di Benito Mussolini, anche perch la Raidelle oca de as eriana referiva mantenersi discreta su fatti e ersona i del fascismo Isola

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd83http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd82http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd81http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd80http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd79http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd78http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd77http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd76http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd75
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    1995: 106 sgg. e 255 sgg.). La menzione di questo programma radiofonico vale comunque dapretesto per evocare un piccolo fenomeno letterario di quegli anni, che direttamente pertiene allavicenda postuma di Mussolini.

    Lesecuzione sommaria di Giulino di Mezzegra non ha privato gli italiani soltanto delle ultimevolont del duce, cos da spingere alcuni solerti libellisti alla redazione di finti testamenti. I fuciliautomatici di Audisio e Lampredi hanno privato gli italiani anche di un processo esemplare: dellospettacolo in cui Mussolini stesso aveva temuto di dover recitare nella bolgia infernale del Madison

    Square di New York, (84) e che i giuristi alleati hanno inscenato invece contro i criminali di guerranazisti nella sobria cornice del Palazzo di giustizia di Norimberga. (85) Ovviamente, la privazionedel processo a Mussolini stata vissuta con animo diverso dai neofascisti e dagli antifascisti. Traquesti ultimi, rari sono stati, almeno a ridosso del 1945, quanti hanno osato deplorarepubblicamente che la fucilazione avesse reso impossibile il processo. (86) Ha prevalso negliambienti antifascisti lidea che la giustizia di Giulino fosse stata sommaria per necessit, a costo ditogliere agli italiani la soddisfazione di uno smascheramento teatrale del Cesare di cartapesta.(87) Negli ambienti neofascisti, viceversa, si cristallizzata lidea secondo cui i colpi di mitrafrettolosamente esplosi dai partigiani comunisti avevano sottratto il duce a un processo dallesitotuttaltro che scontato, nel corso del quale Mussolini avrebbe potuto dimostrare davanti al mondo lapropria buona fede. (88) Recriminazioni sterili? Forse. Ma ancora una volta la fantasia ha saputo

    riscattare, in certi casi, il vuoto della realt. Nellassenza di una Norimberga italiana, alcuni scrittorisi sono finti cronachisti di un immaginario processo contro il duce. (89)

    Quando liniziativa della finzione letteraria stata assunta da un autore dichiaratamente nostalgicoquale Yvon De Begnac, ha prodotto qualcosa come la rielaborazione filo-mussoliniana di uncapolavoro classico. Colui che era stato negli anni trenta il giovanissimo biografo ufficiale del duce(90) ha immaginato e pubblicato, in effetti, un Processo a Socrate sulle rive del lago di Como. (91)Rinunciamo a sorridere dellimpegnativo accostamento tra il maestro ateniese e quellopredappiese: si trattava dellapprodo di un luogo comune della memorialistica saloina, secondo cuiil vecchio Mussolini era stato assiduo lettore dellApologia di Platone, indifferentemente inedizione Garzanti (92) o nel testo originale (Zachariae 1948: 41). Guardiamo piuttosto agli

    argomenti che De Begnac metteva in bocca al suo Mussolini. Il Socrate del lungolago si attribuiva ilmerito storico di avere contrapposto la diga del fascismo italiano al fiume in piena del comunismosovietico; riconosceva come un errore la propria rinuncia ad assumere in pieno le funzioni ditiranno; sosteneva di non essersi suicidato dopo l8 settembre nella speranza di proteggere, daSal, la vita dei suoi connazionali; dichiarava una macabra presa in giro la democrazia chepretendeva di condannarlo; si augurava di essere ricordato dagli italiani come uomo impolitico (DeBegnac 1950: 60-93).

    Gli argomenti dello pseudo-Mussolini di De Begnac corrispondevano ai punti fermi di una vulgataantiresistenziale relativamente diffusa nellItalia dellimmediato dopoguerra: differivano poco infondo dagli argomenti dello pseudo-Mussolini di Montanelli. Ma sommandosi alla mediocritdella casa editrice, il partito preso neofascista del finto reporter giudiziario attutiva limpatto che ilsuo Processo era suscettibile di esercitare sopra lopinione pubblica. Per quanto una rivista comeIl Ponte definisse scandaloso il tentativo di presentare Mussolini come incarnazione del buontiranno, (93) la causa antifascista aveva poco da temere dalla pubblicazione di messinscene comequella ricostruita da De Begnac: che dimostravano, tuttal pi, la capacit dei neofascisti ditrasfigurare la realt. (94) Limmaginazione di un finto processo contro il duce avrebbe potutocaricarsi di una forza ideologica altrimenti dirompente se fosse risultata dalla fantasia di unoscrittore estraneo al demi-monde dei pubblicisti neofascisti; tanto pi se questo scrittore avessescelto di inserire la simulazione tribunalesca allinterno di un controverso bestseller. Lipotesi nonsembri peregrina. Nella Pelle, libro fra i pi letti e discussi del dopoguerra italiano, Curzio

    Malaparte ha effettivamente dedicato un capitolo Il processo allimmaginazione di unaNorimberga italiana contro Benito Mussolini.

    Il Malaparte del secondo dopoguerra era un uomo ossessionato dai cadaveri. (95) Eraossessionato, inoltre, da fantasie riguardanti il corpo del duce. Lo attesta una pagina del diarioparigino (96) risalente allultima fase di redazione della Pelle, dove la vena materica del fascista di

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd96http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd95http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd94http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd93http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd92http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd91http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd90http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd89http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd88http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd87http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd86http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd85http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd84
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    strapaese veniva ripresa ma cambiata di segno, e lantico cantore di Mussolini facciadura sitrasformava nel ritrattista di un autentico mostro umano. Il duce veniva rappresentato come unabestia piena di sangue flaccido o, forse, di siero di latte: unoca, unenorme oca degna delpennello di Bosch, di Brueghel o del doganiere Rousseau, dei loro animali grassi, gonfi, lenti, tardi,quasi corpi in decomposizione. Implacabile, il Malaparte del diario indugiava lungamente non sulbue, ma sulloca nazionale. Sulla testa di Mussolini, da sempre sproprozionata rispetto al corpo madivenuta, con gli anni, enfia e deforme. Sugli occhi grandi e scuri, impressionanti soprattuttoquando il duce, parlando, li roteava, cos che il bulbo naufragava nel bianco come quello di certe

    gazzelle in agonia, o di certe donne nel piacere. Sullodore della pelle di Mussolini, un odore dipelle di pollo bagnato, lodore dei cadaveri (Malaparte 1966: 195-96; Parigi, novembre 1948).

    Nella Pelle, Malaparte ha evitato di versare questa pagina di diario. (97) Ma la scenadellimmaginario processo contro il duce non riuscita perci meno morbosamenteespressionistica. Lautore spiegava essersi riposato dalle fatiche della guerra civile vissuta comegiornalista al seguito dellesercito alleato nella piccola casa romana di un ostetrico suo amico. Acausa della penuria di spazio, aveva dovuto dormire sopra un divano nello studio; ambiente pienodi libri e di strumenti di ostetricia, ma anche di boccali di vetro colmi di un liquido giallognolo: inognuno di quei boccali era immerso un feto umano. Comprensibilmente, Malaparte aveva finito pertrovare angosciante la compagnia dei piccoli mostri: Poich i feti son cadaveri, ma di specie

    mostruosa: son cadaveri mai nati e mai morti (Malaparte 1978: 280). Una notte, lingratacompagnia si era fatta insopportabile promiscuit. I feti erano usciti dai boccali e avevano preso amuoversi per la stanza, arrampicandosi sulla scrivania, sulle sedie, addirittura sul letto delloscrittore febbricitante. Si erano poi raccolti al centro dello studio, sul pavimento; si erano disposti asemicerchio, quasi un consesso di giudici, e avevano fissato Malaparte con i loro tondi occhispenti. A un tratto, il capopopolo dei feti, un tricefalo di sesso femminile, si era rivolto ad alcunimostricciattoli raccolti in disparte e aveva ordinato loro di far entrare laccusato (Malaparte 1978:281).

    In questo paesaggio da incubo, sospeso tra la vita e la morte o la non-vita e la non-morte,Malaparte ha orchestrato lapparizione di Mussolini. Ingresso descritto con sapienza manzoniana,

    come tenendo a mente la scena della madre di Cecilia (nelle intenzioni dellautore, del resto, Lapelle avrebbe dovuto intitolarsi La peste): (98)

    Veniva innanzi lentamente, fra due di quegli sgherri, un feto enorme, dal ventre floscio,dalle gambe coperte di peli bianchicci e lucenti. [] La testa aveva gonfia, enorme,bianca, nella quale luccicavano due occhi immensi, gialli, acquosi, simili agli occhi di uncane cieco. Lespressione del viso era orgogliosa e, insieme, timida: come se lanticoorgoglio, e un timor nuovo di straordinarie cose, vi contendessero e, senza maisoverchiarsi a vicenda, vi si confondessero, cos da creare unespressione che avevadel vile e delleroico al tempo stesso.Era un viso di carne (una carne di feto e insieme di vecchio, la carne di un feto di

    vecchio), uno specchio dove la grandezza, la miseria, la superbia, la vilt della carneumana splendevano in tutta la loro stupida gloria. [] E per la prima volta vidi labruttezza del volto umano, lo schifo della materia di cui siamo fatti. (Malaparte 1978:283)

    Resistendo alla tentazione di trattare le pagine di Malaparte come un semplice pezzo di bravura,magnifica prosa bastante a se stessa, occorre leggere tra le righe, decriptare il messaggio.Perch lautore della Pelle non voleva soltanto tener dietro al suo facile talento di letterato da terzapagina. Attraverso limmaginazione del processo contro Mussolini, Malaparte larcifascista deglianni venti, caduto in disgrazia negli anni trenta prima di improvvisarsi antifascista negli anniquaranta (99) aveva qualcosa di importante da dire agli italiani. Riconosceva di avere lui stessomaledetto Mussolini quando il duce si era trovato, pettoruto e tronfio, allapice della gloria in piazzaVenezia; ma ora che era l nel modesto studio di un ostetrico, feto nudo e schifoso, si rifiutava dirider di lui. Anzi, pi lo guardava, pi Malaparte sentiva nascere in cuore unaffettuosacompassione per Mussolini. E la compassione si estendeva indifferentemente ai fascisti e agliantifascisti, ai saloini e ai resistenti, tutti accomunati dal fatale, meraviglioso destino della sconfitta.

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd99http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd98http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd97
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    Davanti al consesso dei feti giudicanti, Malaparte indossava la toga di avvocato del mostroMussolini e dei convitati di pietra al processo, gli italiani: Un uomo, un popolo, vinti, umiliati, ridottia un pugno di carne marcia, che cosa v di pi bello, di pi nobile al mondo? (Malaparte 1978:284).

    Trasparente il significato delloperazione ideologica di Malaparte (quasi un rilancio delloffensivaportata nel Buonuomo Mussolinida quel suo allievo meno clto, meno brillante, ma altrettantoinfluente che era Indro Montanelli): la riduzione bozzettistica della Resistenza a granguignolesco

    carnaio dal quale i vinti uscivano paradossali vincitori. Ed esplicito, in Malaparte, il rigetto diqualsiasi interpretazione della guerra civile come lavacro di sangue, tragico eppur salutare rito dipassaggio verso la maturit del paese Italia. Quei morti, li odiavo. Tutti i morti, leggiamo nellaPelle (Malaparte 1978: 275). Quanto separava il Malaparte del 1949 dalla sinistra come dalladestra era il suo abbracciare unetica della sopravvivenza, mentre ex resistenti e neofascisticoltivavano unetica del sacrificio. Ma precisamente lelogio della sopravvivenza pu contribuire aspiegare lo straordinario successo di pubblico della Pelle, tanto pi notevole in quanto ottenuto adispetto di unaccoglienza severa da parte della critica, e senza lappoggio commerciale di ungrande editore. (100) Settantamila copie nei primi otto mesi successivi alluscita delledizioneitaliana: il romanzo-saggio di Malaparte ha venduto dieci volte di pi di quanto tirassero allora iCorallieinaudiani, venti volte di pi della tiratura media di un titolo di narrativa. (101) Difficile

    pensare che tutti i lettori del bestseller fossero malati di voyeurismo cimiteriale o prenatale. Facilesupporre che La pelle incontrasse fortuna anche presso i malati di anti-antifascismo. Era un librofatto per piacere agli italiani della zona grigia; a quanti, dopo il tragico crollo del mitomussoliniano, non cedevano alle lusinghe del mito ciellenista.

    Dopo larringa dellavvocato Malaparte, il processo contro il duce si conclude senza un verdetto.Prima di lasciare il tribunale, il feto Mussolini ricorda con voce dolcissima gli ultimi momenti dellasua incarnazione di uomo: Mi hanno scannato, mi hanno appeso per i piedi a un uncino, mi hannocoperto di sputi. Dopo di che, due feti dallaspetto di sgherri accompagnano fuori dallaula unduce che si limita a piangere dolcemente (Malaparte 1978: 285). Anche questo lacrimoso non-finale doveva piacere a molti lettori della Pelle: a quegli italiani da Controriforma cui Malaparte

    aveva inteso prioritariamente rivolgersi quando ancora si chiamava Suckert (Mangoni 1974: 94sgg.), e che a maggior ragione egli considerava interlocutori privilegiati dopo la sua conversionecristiana. Nel momento in cui sfuggiva alla realt calvinistica del processo di Norimberga,allalternativa brutale salvati/dannati, certa Italia post-fascista poteva ritrovare nel proprio codicegenetico lescamotage tipicamente post-tridentino del terzo luogo, insieme spaventoso econsolante. (102) Mussolini allinferno? Mussolini in paradiso? N luno n laltro: Mussolini inpurgatorio.

    5. Colloqui doltretomba

    NellItalia dellimmediato dopoguerra, si pregato per Mussolini come per unanima del purgatorio.(103) Anno dopo anno, allanniversario della morte del duce, neofascisti pii quanto intraprendentihanno organizzato messe clandestine di suffragio in absentia del cadavere. (104) Talvolta,laffluenza di pubblico ha richiamato lattenzione delle autorit: a Roma, nel 1947, i l numero totale dipartecipanti a tali messe stato valutato dalle forze dellordine a varie centinaia di persone. (105)Quando, non paghi di intercedere per lanima dellillustre defunto, i fedeli si sono impegnati in gestiestranei alla liturgia cattolica quali lappello fascista e il saluto romano, capitato che la poliziaprocedesse ad alcuni fermi o addirittura ad arresti. (106) In genere, le forze dellordine hannopreferito lasciar fare, meritando per questo lapplauso della cosiddetta stampa indipendente. Nellasua rubrica sul settimanale illustrato Tempo, Vitaliano Brancati non ha perso loccasione persottolineare la felicit dei tempi degasperiani; secondo questo ex propagandista del regime, (107)

    lindulgenza poliziesca per le messe nostalgiche era il modo migliore di dimostrare che la deboledemocrazia teme lanima di Mussolini mille volte meno di quanto ilpotente regime fascistatemesse lanima di Matteotti. Durante il Ventennio, ha ricordato Brancati, il semplice proposito dicelebrare una messa in suffragio del martire di Fratta Polesine avrebbe giustificato la prigione nonsoltanto per colui che lavesse formulato, ma anche per il suo compagno di scopone. (108)

    http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd108http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd107http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd106http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd105http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd104http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd103http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd102http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd101http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/archive/fascism/luzzatduce.php#Anchor-Luzd100
  • 7/29/2019 Mussolini buonanima di Sergio Luzzatto

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    Riferendo delle messe officiate in tre chiese di Roma per il secondo anniversario della morte delduce, il settimanale Oggiforniva un complemento dinformazione: la sera stessa del 28 aprile 1947,lo studio di un famoso avvocato romano era servito da teatro per una seduta medianica durantela quale era stato richiamato lo spirito di Mussolini (Senzaterra 1947: 9). Chi voglia far storia delcorpo morto del duce costretto a registrare anche questo: dopo i falsi testamenti e i miti teatrali,dopo le autopsie senza cadavere e i processi immaginari, ecco i colloqui doltretomba. Per megliofigurarci le forme della sopravvivenza spiritica di Mussolini, lasciamo trascorrere pochi anni dal1947 e spostiamoci da Roma a Palermo. In una villa della periferia, ecco riunito presso un

    sedicente Professore un gruppo di catecumeni che il periodico neofascista locale I Vespri dItaliadefinisce come provenienti dagli ambienti sociali pi vari. La cerimonia si svolge in due fasi.Dapprima, il Professore invita i convenuti a rispondere a un questionario storico in quattrodomande: quale il loro giudizio complessivo su Mussolini? giusta o sbagliata la conquistadellEtiopia? opportuna o improvvida lentrata in guerra dellItalia nel 1940? legale o illegale la Rsi?Nella seconda fase immediatamente successiva il Professore raccoglie gli ospiti della villa inun locale semibuio, e colloca presso lunica lampada una gigantografia di Mussolini al balcone diPalazzo Venezia. Dalla stanza accanto, un grammofono diffonde allora la registrazione dei picelebri discorsi del duce. Lo sguardo dei presenti inchiodato alla grande fotografia. In tantoreligioso silenzio le parole di Mussolini vibrano e mordono come schegge di vetro infisse nellacarne. Spento il grammofono, il Professore rivolge agli iniziati il medesimo questionario storico

    della seduta precedente. Inutile dire che risulta netta levoluzione delle risposte in senso filo-fascista. (109)

    Limportanza dello spiritismo nella vita post-mortale del duce non va esagerata. Stiamo parlando dipoche decine o poche centinaia di italiani, nella mente dei quali la nostalgia politica per un leadermalamente scomparso si accompagnava a uninnocente fascinazione per i fenomeni delparanormale. Succedeva che la vedova stessa del duce, nella modesta casa di Forio dIschia doverisiedeva in regime di domicilio coatto, esibisse potenti qualit medianiche. Almeno una volta,nellautunno del 1947, Rachele Mussolini ha riunito in tinello i figli e alcuni amici fidati, e ha chiestoalle gambe del tavolino di indicare il luogo in cui il questore Agnesina aveva nascosto la salma delmarito; ma non ha ricavato dai battiti che lindicazione (inesatta): P-A-V-I-A Conosciamo

    laneddoto grazie alla testimonianza di un partecipante alla seduta spiritica che era stato, lannoprecedente, tra i fondatori del Movimento sociale italiano, e andava servendo da ghost writerdellememorie di Rachele: Giorgio Pini. (110) Si sbaglierebbe a trascurare del tutto questo versantedella vicenda postuma di Mussolini: il ricorso allevocazione dei trapassati e alla lievitazione deitavoli la dice lunga sui caratteri originali del neofascismo post-bellico, ingenuo pi che lucido,patetico pi che insidioso, sentimentale prima ancora che politico.

    Oltre al brivido delle sedute spiritiche, Rachele provava il sollievo di sogni rivelatori, altrettantesequenze di immagini che la vedova avrebbe finito col gettare in pasto alla curiosit dei lettori dirotocalchi. Come il sogno di un Mussolini miracolosamente giovane e sorridente, che dallaltogarantiva: Qui non ci sono rancori, Rachele, [] per nessuno. (111) Ma il duce non popolavasoltanto il paesaggio onirico della vedova. Che dire della Jolanda, la volgare affittacamere pressola quale Carlo Levi si trovato ad alloggiare nella Roma del 1945? Mussolini era apparso in sognoanche a lei: Lavesse visto, pallido, tristo, con una voce sofferente. Mi ha detto che gli hanno fattodei torti, che lavevano tradito, ma che lass un mondo migliore, e che di lass ci avrebbeprotetto. (112) Occorrerebbe, appunto, la penna (o il pennello) di Levi, per dipingere con pochitratti luniverso inesistente e esemplare del neofascismo italiano nei tardi anni quaranta e neiprimi anni cinquanta. (113) O almeno per descrivere il piccolo mondo dei neofascisti nondirettamente impegnati nellarena della politica: un mondo alla rovescia, dove si volava con la