Musicausica Bimbi Suoni - Città di Torino · re la mano, sarà la mente che ascolta a guidare la...

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7 DOSSIER MARZO 2013 Musica M usica © kebay – Fotolia.com Nato nell’anno scolatico 1989-90, il Laboratorio musicale “Bimbi Suoni” fa parte dei laboratori del Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività di ITER. Il Laboratorio nasce da un progetto di formazione condot- to dal maestro Liberovici negli anni 1986-89. Tale progetto si basa sul valore del suono come espressione e comunicazione, e sul linguaggio musicale come esperienza individuale e collet- tiva di conoscenza, esplorazione e invenzione; le proposte par- tono da un lavoro di ricerca e sperimentazione e propongono materiali e situazioni vicine all’esperienza infantile. Il Laboratorio si ispira prevalentemente a due approcci alla musica, quello iniziale di Sergio Liberovici e quello acquisito successivamente di Edgar Willems ® , intraprendendo recente- mente interessanti percorsi di contaminazione. L’obiettivo principale del Laboratorio è quello di applicare non solo una metodologia di educazione musicale ma anche di praticare un atteggiamento verso la musica legato a risorse presenti in ciascuno di noi. Si fa musica partendo dal prin- cipio che la musica esiste intorno a noi così come la rappre- sentazione del ritmo che si evidenzia attraverso il gesto e il segno, per giungere poi alla comprensione e alla conoscenza del valore del codice specifico. Il Laboratorio intende arricchire il bagaglio sonoro di bambi- ni, bambine e adulti attraverso l’affinamento dei parametri del suono: timbro, intensità, ritmo e melodia, l’avvicinamento a un codice sonoro (nota/pausa), favorendo la partecipazione a even- ti di teatro musicale con musiche originali eseguite dal vivo. Bimbi Suoni a cura di Valeria Anfossi, Marina Canale, Patrizia Mantovani e Manuela Ravecca ITER, Città di Torino L’educazione musicale può partire dal mondo anziché dalla musica. Dal mondo degli oggetti, dai materiali che ci circon- dano. Tutto produce o può produrre suoni e quindi trasfor- marsi in una vera e propria scoperta e ricerca sonora. Il bambino incomincia a prestare orecchio all’universo so- noro nel quale è vissuto e senza rendersene conto si diverte a cercare, producendoli, suoni diversi, che confronta, che rac- coglie come materia prima di esperienza. Può incominciare da ciò che gli è molto famigliare, come la carta ad esempio, per rendersi conto che può farsi sentire oltre che vedere. Attorno a noi sono i materiali che suonano: acqua, legno, metallo, pietre, aria; naturali e manufatti. L’EDUCAZIONE MUSICALE Dal mondo della natura: la ghiaia L’Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile è un servizio della Città di Torino che si pone all’interno di un sistema cittadino che mira a definire un piano educati- vo attento ai bisogni di bambini e ragazzi, ai livelli d’istru- zione richiesti dalla società e alla ricerca del senso di sé e di appartenenza, principio per la costruzione di una comuni- tà. Le attività proposte da ITER si rivolgono sia alle scuole sia alle famiglie, accompagnandole nell’organizzazione del tempo libero, attraversano cinque grandi aree pedago- giche e si declinano nei servizi offerti dai Centri di Cultura per l’Infanzia e l’Adolescenza, dislocati sul territorio. ITER

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Nato nell’anno scolatico 1989-90, il Laboratorio musicale “Bimbi Suoni” fa parte dei laboratori del Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività di ITER.Il Laboratorio nasce da un progetto di formazione condot-to dal maestro Liberovici negli anni 1986-89. Tale progetto si basa sul valore del suono come espressione e comunicazione, e sul linguaggio musicale come esperienza individuale e collet-

tiva di conoscenza, esplorazione e invenzione; le proposte par-tono da un lavoro di ricerca e sperimentazione e propongono materiali e situazioni vicine all’esperienza infantile.Il Laboratorio si ispira prevalentemente a due approcci alla musica, quello iniziale di Sergio Liberovici e quello acquisito successivamente di Edgar Willems®, intraprendendo recente-mente interessanti percorsi di contaminazione.L’obiettivo principale del Laboratorio è quello di applicare non solo una metodologia di educazione musicale ma anche di praticare un atteggiamento verso la musica legato a risorse presenti in ciascuno di noi. Si fa musica partendo dal prin-cipio che la musica esiste intorno a noi così come la rappre-sentazione del ritmo che si evidenzia attraverso il gesto e il segno, per giungere poi alla comprensione e alla conoscenza del valore del codice specifi co.Il Laboratorio intende arricchire il bagaglio sonoro di bambi-ni, bambine e adulti attraverso l’affi namento dei parametri del suono: timbro, intensità, ritmo e melodia, l’avvicinamento a un codice sonoro (nota/pausa), favorendo la partecipazione a even-ti di teatro musicale con musiche originali eseguite dal vivo.

“Bimbi Suoni”a cura di

Valeria Anfossi, Marina Canale,Patrizia Mantovani e Manuela Ravecca

ITER, Città di Torino

L’educazione musicale può partire dal mondo anziché dalla musica. Dal mondo degli oggetti, dai materiali che ci circon-dano. Tutto produce o può produrre suoni e quindi trasfor-marsi in una vera e propria scoperta e ricerca sonora.Il bambino incomincia a prestare orecchio all’universo so-noro nel quale è vissuto e senza rendersene conto si diverte a cercare, producendoli, suoni diversi, che confronta, che rac-coglie come materia prima di esperienza. Può incominciare da ciò che gli è molto famigliare, come la carta ad esempio, per rendersi conto che può farsi sentire oltre che vedere.Attorno a noi sono i materiali che suonano: acqua, legno, metallo, pietre, aria; naturali e manufatti.

L’EDUCAZIONE MUSICALE

Dal mondo della natura: la ghiaia

L’Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile è un servizio della Città di Torino che si pone all’interno di un sistema cittadino che mira a defi nire un piano educati-vo attento ai bisogni di bambini e ragazzi, ai livelli d’istru-zione richiesti dalla società e alla ricerca del senso di sé e di appartenenza, principio per la costruzione di una comuni-tà. Le attività proposte da ITER si rivolgono sia alle scuole sia alle famiglie, accompagnandole nell’organizzazione del tempo libero, attraversano cinque grandi aree pedago-giche e si declinano nei servizi offerti dai Centri di Cultura per l’Infanzia e l’Adolescenza, dislocati sul territorio.

ITER

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È con loro che nascono gli strumenti e da loro che proven-gono le prime note.Il bambino è portato a scoprire che questi suoni si possono disporre in un certo ordine, che possono raggrupparsi per timbro e che a ognuno di essi è possibile far corrispondere un segno. Questo è il passo più signifi cativo dell’educazione musicale: l’intuizione di un universo di suoni a cui si può dare un ordine e una misura. L’esperienza rende evidente che sono possibili tanti ordini e tante misure e che la nota-zione in uso, o quella più diffusa, può cambiare.Il bambino si appropria delle operazioni concrete dell’ana-lizzare e ordinare i suoni, dell’identifi carli con segni che di-ventano un codice che può valere anche per altri bambini. Si rende conto che il codice può cambiare e che possono cambiare i suoni, ha scoperto come si inventa una regola, e che la regola è necessaria perché altri capiscano e facciano quello che fa lui, diventa necessario quindi condividerla.Anche la carta suona. Il suo suono è da prima legato a un ge-sto, tende a identifi carsi con il gesto che strappa, stropiccia, agita, scuote, sfrega, batte ma presto sarà l’orecchio a guida-re la mano, sarà la mente che ascolta a guidare la mente che muove. Allora la carta sarà uno strumento, non provocherà rumori inaspettati, ma produrrà sequenze previste, frasi di

un discorso molto diverso da quello delle parole, ma non meno rigoroso e comprensibile per tutti quelli che ne avran-no assimilato le norme e i codici.Il lavoro iniziato con l’osservazione, la ricerca, e sviluppato in operazioni in cui l’azione didattica ha trovato riscontro nelle risposte e nelle azioni originali del bambino, si con-clude in una storia che riassume tutti i momenti salienti del lavoro svolto. Una storia sonorizzata che si fa spettaco-lo per i protagonisti, le loro famiglie, il pubblico.

Iniziamo ora il nostro viaggio alla scoperta del Laboratorio “Bimbi Suoni” di ITER. Nella prima trama narrante “Musica per pietre” vi racconteremo un percorso ispirato al metodo Li-berovici mentre nella seconda “Suono che scopre e inventa” ci soffermeremo su un’attività realizzata grazie alle suggestioni dell’approccio Willems®.

MUSICA PER PIETREDal fascino di una pietra alla Musica nuova

storie inventate, da un’esperienza principalmente di piacere senso-motorio all’accesso a codici cognitivi complessi, che per molti di noi, non così fortunati come i protagonisti di questa storia, rimangono spesso ancora misteriosi.

“Non c’è un vedere che non sia anche un guardarené un sentire che non sia anche un ascoltare:e il modo in cui guardiamo e ascoltiamo è plasmatodalle nostre attese, dalla nostra posizionee dalle nostre intenzioni”

( J. Bruner )

Musica, intensa ancestrale presenza nelle nostre esistenze.Pulsazione primigenia che nel mettere e nel levare tutto inventa: ritmo, pausa, melodia, andamento…Battito materno che ci sostiene nel primo viaggio alla vita ritro-va la sua eco nella ricerca del gesto che suona: pietra che batte sulla terra, arcaico movimento da cui tutto ha inizio.

Da qui parte l’affascinante viaggio alla scoperta e alla codi-fi ca della musica: dalle pietre che suonano alla stesura della partitura, dalla ritmica di base alla sonorizzazione di brevi

Dal mondo dell’orchestra: i piatti sospesi

Ecco una partitura per pietre. L’autore ha lasciato la sua fi r-ma tratteggiando all’inizio della partitura il suo autoritratto. Unendo più partiture si crea una composizione, una musica per pietre che riesce a sonorizzare storie, racconti, fi abe. La musica è composta e suonata dai bimbi e dagli adulti che fre-quentano i percorsi proposti dal Laboratorio musicale “Bimbi Suoni”. Ma come è possibile giungere a questo risultato? Ecco svelato, in questo breve racconto, il percorso che ci ha condot-to all’esito fi nale.

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La ricerca delle pietreUsciamo dal laboratorio e cerchiamo le pietre.“Prendi una pietra, toccala, da dove verrà? Ti ricorda qual-cosa? Me lo racconti? Una tua pietra, una pietra tutta mia, cerchiamo ancora…”.Le pietre hanno delle storie, inventiamo una storia, con le pie-tre possiamo costruire degli oggetti, dei personaggi… Il signor Pietro ci accompagna alla scoperta dei suoni delle pietre, così apparentemente simili e invece così profondamente diversi. Da un’esplorazione naturale a una ricerca strutturata.

Nato nel 1930 a Torino, da famiglia ebraica, dopo aver preso parte a soli 14 anni alla lotta partigiana, nel dopo-guerra studia armonia e pianoforte. Compone nel 1954 il balletto Chagalliana, e due anni più tardi, con Italo Calvi-no che scrive per lui il suo primo libretto, l’atto unico La panchina (ispirato ad un episodio di Marcovaldo). Per il Teatro delle Novità di Bindo Missiroli, e sempre con Calvi-no, realizza il balletto Lo spaventapasseri. Massimo Mila lo vuole come suo vice nella critica musicale del quotidia-no l’Unità. Con altri intellettuali fonda il Teatro Stabile di Torino e inizia a comporre per la scena oltre cento pièces per i principali registi italiani. Nel 1957 fonda il gruppo Cantacronache con l’intento di promuovere la canzone d’autore. Registra, con spedizioni sul campo, e pubblica il canto popolare di protesta, contadino e operaio. Riuti-lizza creativamente i materiali raccolti in lavori di teatro musicale. Nel 1982 nasce Bandiere, relazione da concerto su frammenti di canti, documenti, testimonianze popola-ri. Dopo aver fondato lo Stabile Ragazzi di Torino nel 1975, poco alla volta si avvicina alla musica nel mondo dell’in-fanzia. Fu anche grazie alla sua iniziativa che l’educazione musicale fu resa obbligatoria nella scuola elementare con i nuovi programmi del 1985.Con l’Opera dei Bambini nascono molti spettacoli, operine da camera e da scuola anche in collaborazione con noti pittori tra i quali Francesco Casorati, Mauro Chessa, Ugo Nespolo. Alla fi ne degli anni Ottanta compone la cantata De origine musices per coro e orchestra di ragazzi. Si de-dica alla didattica musicale e al teatro per bambini con alcune opere tra le quali: Fogli d’album, Il grande chiasso, Il Cartamondo.Nel 1985 promuove, in collaborazione con gli Assessorati all’Istruzione e alla Cultura della Città di Torino, un corso di formazione triennale al quale parteciparono numerose insegnanti. Alcune di esse fondarono l’attuale Laboratorio musicale “Bimbi Suoni” di ITER. Le scatole musicali, stru-mento base del metodo, ideate dal Maestro Liberovici e dal liutaio Walter Macovaz sono state pensate per solleci-tare nei bambini il piacere di esplorare, formulare ipotesi, comunicare e rendere visibili a sé e agli altri emozioni e sensazioni. La presentazione dei materiali (pietre, acqua, carta, aria, corde, metallo, legno) e, via via, le situazioni di uso delle scatole introducono in maniera attiva il concetto di silenzio e di tempo. L’attività ha inizialmente caratteri-stiche globali e coinvolge tutti i sensi. Una pietra ha a che fare con il greto di un fi ume o con la strada, una foglia è pur sempre tale e, tuttavia, sono anche strumenti musica-li, ricchi di sonorità antiche.

Liberamente tratto e integrato da:http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Liberovici

SERGIO LIBEROVICI(TORINO, 1930–1991)

Il signor Pietro e Pietrino

La scoperta delle pietreDal sacchetto delle pietre estraiamo una pietra (N.d.R. sac-chetto delle pietre di Liberovici vedi box scatole sonore) e a occhi chiusi con le mani dietro la schiena la esploriamo: è liscia/lunga/ruvida/grande/piccola/a punta ecc.? Sempre a oc-chi chiusi la mettiamo a terra, davanti a noi, insieme alle altre pietre.Poi apriamo gli occhi. Sapremo riconoscere la nostra pietra tra tutte le altre? Sapremo vedere la forma e la dimensione della nostra pietra, scoperta con le mani e a occhi chiusi? Proviamo!

“Fare è pensare”(Richard Sennett)

“La mano èla fi nestra della mente”(Emmanuel Kant)

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Pietre prezioseLe nostre pietre sono preziose, sono diverse da tutte le altre. “Volete vederle? Possiamo disporle, come preziosi gioielli natu-rali, su stoffe di panno o di velluto”. Tra pieghe e volute delicate ecco che da ognuna di loro traspare un’idea, un’ombra, una suggestione, un ricordo. Oggetti divenuti preziosi.

Il suono delle pietreUsiamo la scatola delle pietre. Due pietre che battono fanno lo stesso suono? Dipende. Ma da cosa dipende? Dalla forma, dalla consistenza, dal peso, dalla relazione reciproca. Le mol-teplicità e le differenze fanno la differenza! proviamo a regi-strare in qualche modo i suoni che si producono, inventiamo un segno grafi co per ricordarci…

Contengono acqua, pietre, carta, suoni e silenzi, corde e aria. Sono dei piccoli laboratori portatili di materiale non strutturato, scelto e organizzato per favorire la scoperta e la sperimentazione di un numero elevato di suoni.La Scatola delle pietre, ad esempio, è composta da pietre di varie fogge, grandezze, con superfi ci lisce o ruvide, che sfre-gate o battute fra loro o su altri materiali possono produrre una miriade di suoni diversi.Ecco l’elenco dei materiali raccolti in una valigia di legno:• 1 sacchetto con graniglia di mare• 1 sacchetto con sassi sferici piccoli• 1 sacchetto con sassi sferici medi• 1 sacchetto con sassi sferici grandi• 1 sacchetto con sassi piatti larghi piccoli• 1 sacchetto con sassi piatti larghi medi• 1 sacchetto con sassi piatti larghi grandi• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi piccoli• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi medi• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi grossi• 8 cilindri 10x15 cm di legno dolce, legno duro, cartone,

pelle, alluminio, rame, pietra e plexiglas

• 8 piani 15x45 cm di legno dolce, legno duro, cartone, pelle, alluminio, rame, pietra, plexiglas

• 1 sacchetto con stringhe di cuoio per sospendere cilindri e piani

• 8 prismi a sezione triangolare (e due altezze 6,5 e 7,5 cm) per inclinare i piani

• 1 base di legno forata con montanti e traverse per sospen-dere i cilindri

• un certo numero di mazzuoli di diversi materiali• 10 feltri colorati di varie grandezze

LE SCATOLE SONORE

Esposizione completa della scatola delle pietre

Andiamo a suonare le pietre.Due pietre lunghe battono e fanno…

Una pietra lunga e una pietra tonda battono e fanno...Una pietra pesante e una leggera battono e fanno...

Una pietra leggera batte sull’acqua e fa...Una pietra pesante batte sull’acqua e fa...

Una pietra sottile batte sul legno e fa...Si fa un suono e si cerca di riprodurlo.

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La partitura con le pietreRegistriamo i suoni e li trascriviamo su fogli quadrati come possiamo, inventiamo nuovi codici.Uniamo i suoni e i fogli quadrati e mettiamo anche le pause così ci ricordiamo quando vogliamo fermarci o soffermarci un po’... ecco la nostra prima partitura a pavimento e poi ri-portata in piccolo. Uniamo poi più partiture, una direzione con più partiture.

La codifi ca musicaleI nostri codici sono codici universali, solo sono registrati con grafi e differenti.

È un doppio baule contenente di tutto un po’, tutto ciò che costitu-isce l’attrezzatura base del labo-ratorio musicale “Bimbi Suoni” in quantità essenziali per allestire un’attività ludico-educativa:• elementi della scatola delle scritture• elementi della scatola dell’aria• elementi della scatola delle corde• tasti di xilofono cromatico contralto• tasti di metallofono cromatico contralto• strumenti a base legno, metallo e membrana a suono inde-

terminato• elementi della scatola delle pietre e della scatola dell’acqua.Il Piccolo Laboratorio Musicale Mobile viene dato in prestito alle scuole che hanno frequentato il percorso formativo presso il La-boratorio di ITER.

LA BOITE À MUSIQUEPICCOLO LABORATORIO MUSICALE MOBILE(METODO LIBEROVICI)

Particolare della Boite à Musique dipinta da Ugo Ne-spolo e utilizzata nell’opera “Il grande chiasso” compo-sta dal Maestro Liberovici, rappresentata al Teatro Ca-rignano di TorinoI cassetti contengono mate-riali sonori vari

Primo libro dei suonie cubi leggio

Ecco due partiturea confronto:la nostrae la classica

La sonorizzazione. Concerto per parole e pietreAbbiamo inventato una storia e ora che abbiamo imparato a fare musica vogliamo comporre una colonna sonora per ac-compagnare il testo quando lo leggiamo o lo recitiamo. Pre-pariamo uno storyboard sonoro, a ogni fase della storia asse-gniamo un accompagnamento musicale.Ecco il nostro teatro musicale, il pianoforte ci accompagna.

Come non desiderare di tornare bambini per attraversare, nutrendosene, lo stupore che ancora oggi le insegnanti del Laboratorio sanno trasmettere a chi si avvicina al loro lavoro. Avvicinarsi alla musica divertendosi e sentendola risuonare in sé come parte di sé e del mondo è sicuramente la chiave d’ac-cesso più effi cace per la comprensione e la godibile fruizione, un domani, di una musica adulta.

Materiali utilizzati per la sonorizzazione della storia

Martina, 4 anni

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SUONO CHE SCOPRE E INVENTA

Non è pensabile condensare il tutto in un breve e sintetico contributo. Il nostro intento è quello di cercare di offrire delle suggestioni e indurre quella curiosità che anticipa qualsiasi forma di apprendimento.Tra i tanti fi li che tessono la trama musicale tentiamo di esplo-rare la sensorialità melodica, ispirandoci ad alcuni principi che ci offre il metodo Willems®.

Si è avvolti dalla musica parlando con Patrizia,il percorso accompagna a vivere la musicaattraversandone l’energia vitale che la caratterizza.E poi, solo al termine, pian piano si arriva al codice musicale.Prima l’esperienza, poi la voce e le parole.Prima il gioco e il piacere del suono poi le note e il pentagramma.La parola magica è invenzione.Invenzione di suoni e movimenti generati dai bambini e dagli adulti che affi ancano l’esperienza alla pratica dell’apprendimen-to della musica.La complessità della musica e della sua codifi ca si manifesta in tutta la sua ricchezza e a volte anche diffi coltà ma Patrizia rie-sce a renderla comprensibile e semplice a chiunque: ai bambini, agli adulti e a tutti coloro che si rivolgono al Laboratorio.

Conclusi gli studi all’École Normal si dedica alla pittura frequentando l’École des Beaux Arts di Bruxelles. Affasci-nato dalla musica sin dall’infanzia, vi si dedica come auto-didatta. Conclude gli studi presso il Conservatorio di Mu-sica di Ginevra dove dal 1927 insegna fi losofi a e psicologia della musica. Viene poi nominato professore di solfeggio.Nel suo primo scritto del 1934, Nuove idee fi losofi che sul-la musica e le sue applicazioni pratiche, esprime i criteri fondamentali che diventano la base della sua vasta opera pedagogica e scientifi ca.La sua idea pedagogica di educazione musicale parte di-rettamente dalla musica cercando di dimostrarne la stret-ta relazione con la natura umana: la vita fi siologica, affet-tiva e mentale dell’essere umano si rispecchia totalmente nella natura musicale del ritmo, della melodia e dell’armo-nia. Tra i due poli opposti, quello materiale e quello spiri-tuale, si realizza questa sintesi che permette di risvegliare e sviluppare la musicalità presente in ogni essere umano.La musica viene vissuta in modo globale per ciò che ri-guarda il suo rapporto vitale in relazione con l’essere uma-no, ma anche analitico per ciò che riguarda lo sviluppo della consapevolezza. Edgar Willems utilizza elementi che vanno dalla concretezza del suono alla sua astrazione per arrivare, attraverso l’istintività e la consapevolezza, agli automatismi, caratteristici dell’esecuzione musicale, men-tre vengono esclusi tutti gli elementi extra-musicali (fi abe, colori, disegni, pupazzi…) a favore di quelli tratti diret-tamente dalla musica: suono, movimento sonoro, spazio infratonale, ritmo, intervalli, accordi, scala, canzoni…L’educazione dell’orecchio musicale considerato nelle sue funzioni di sensorialità, affettività, ascolto analitico e consapevole è essenziale per mettere in atto l’itinerario di educazione musicale secondo il pensiero Willemsiano.

Liberamente tratto da Centro di Ricerca Divulgazione Musicale –Willems®

Via Mazzini n. 9 – 33030 Majano (Ud)www.crdmitalia.org – tel. 0432 959019

EDGAR WILLEMS(LAEKEN, BELGIO 1890 – GINEVRA 1978)

“È la vita a creare le forme e non le forme la vita”(E. Willems)

La sirenaSi parte dal suono, si parte dal corpo, si parte dalla voce.Iniziamo ascoltando il suono della sirena, un suono che gira,

continuo, si arrotola, ma come gira, come si arrotola?Proviamo a renderlo con il cor-po, proviamo a riprodurlo con la voce. I bambini provano, speri-mentano, attraversano la mera-viglia e lo stupore. In un secondo tempo inventano un movimento melodico con la voce che poi vie-ne ripetuto da tutto il gruppo. Il

movimento è globale, occupa lo spazio, tutto lo spazio.La voce si muove e con essa il corpo. Il braccio si alza e defi ni-sce l’altezza del suono associato al movimento melodico della voce. È il suono che guida.

Il passaggio successivo è grafi co. Si passa a tracciare il segno dall’aria alla carta sulla lavagna.Il suono era movimento, ora è segno.

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Il fl auto a coulisseCon il fl auto a coulisse il suono si può spezzettare.Si introducono i suoni non con-tinui e defi niti, si introduce lo spazio sonoro, la separazione tra i suoni diventa possibile e apre all’invenzione di nuovi suoni e andamenti melodici. Tanti sono i moduli melodici (i movi-menti del suono dall’acuto al grave e viceversa) che scoprono i bambini: si passa nuovamente dal suono al corpo e dal corpo al suono per appropriarsi di tutte le sfumature.

Il suono sale e scende. Si ferma. Sta. Sarà importante ascoltare e sperimentare queste caratteristiche del suono che ritroveremo, ormai consolidate, nel passaggio che por-terà i bambini e gli adulti alla co-difi ca delle note sul pentagramma.Patrizia utilizza anche strumenti a

intonazione determinata (metallofoni, xilofoni…) che si pre-stano a essere impiegati come il fl auto a coulisse ma anche al-tri strumenti particolari e per molti sconosciuti come lo hang, il metallofono infratonale, il vibraslap o mascella d’asino.

Il cantoIl canto è molto importante in questo percorso. L’orecchio si sviluppa ascoltando e ripetendo, e ancora ascoltando e ripe-tendo, solo così è possibile appropriarsi di un’esperienza. Le canzoni e la musica vengono scelte secondo un’idea graduale di sviluppo (suoni per gradi congiunti, incipit che determinino intervalli riconoscibili poi dai bambini nella fase di codifi ca) ma devono piacere ai bambini, questo è un elemento molto importante. La canzone deve essere piacevole.Patrizia utilizza canzoni semplici, per gradi congiunti, di in-tervallo, ritmiche, di carattere e canzoni per i nomi delle note (repertorio Willems®)1, utili in un secondo tempo, soprattutto per il riconoscimento delle singole note.Il bambino vive con le prime note della canzone (incipit), ad esempio, un intervallo di terza maggiore. Cantando e ascoltan-do interiorizza l’intervallo e poi al richiamo delle note il bambi-no riconoscerà la canzone e così anche l’intervallo. Il riconosci-mento avviene semplicemente cantando le canzoni.Patrizia propone anche giochi d’invenzione con la voce. Il mo-vimento melodico e la voce del singolo bambino vanno a depo-sitarsi nella memoria melodica di tutto il gruppo che riprova la melodia ripetendola e/o trasformandola. Nell’invenzione me-lodica a coppie il gioco si fa più intenso e complicità sonore si sviluppano immediatamente. Il gioco è coinvolgente e molto divertente. La dimensione architettonica della musica si dif-fonde e si espande nello spazio tridimensionale e lo occupa.

Le noteDopo aver imparato le canzoni, le si analizza da un punto di vista più tecnico, con delle differenze tra bambini, a seconda dell’età, e adulti. Il testo della canzone richiama spesso i nomi dei suoni e, in un secondo tempo, alle parole si sostituiscono i nomi delle note, facilitandone così la scrittura e la lettura.Il percorso si sviluppa nell’arco di un tempo che è non defi -nibile a priori. Quando il bambino è pronto si passa alla fase successiva, non si può parlare di tempo e di tempi con pre-cisione. Ogni incontro è la verifi ca dell’incontro precedente.In ogni attività il bambino inventa – ogni volta inventa – un movimento, un andamento melodico, un ritmo...Si passa poi alla scrittura dei suoni grazie al pentagramma.

1 M. Bolle, P. Mantovani, M.G. Voto (a cura di), 2008.

Il Laboratorio si è dotato negli anni di una ricca raccolta di stru-menti musicali. Accanto al pianoforte, alle scatole sonore del mae-stro Sergio Liberovici e allo strumentario Orff si trovano strumenti particolari e spesso poco utilizzati o noti.

SALA MUSICA

MetallofonoinfratonaleStrumento composto da due casse di risonanza e 24 lamine mobili intona-te fi no al diciottesimo di tono. Serve ad affi nare la percezione uditiva fi no all’ambito infratonale.

Mascella d’asinoo vibraslapStrumento a suono inde-terminato che produce una particolare vibrazione simile al suono prodotto dal battito dei denti di una mascella d’asino.

HangStrumento composto da due semisfere in acciaio, inventato nel 2000 da Felix Roher e Sabi-na Schärer, artigiani di Berna. Con il polso, la mano e i polpa-strelli si genera una vibrazione che affascina.

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Bolle M., Mantovani P., Voto M.G. (a cura di), Non parlare, can-trilla. Canzoniere, Centri di Cultura per l’Infanzia sull’Espressivi-tà e la Comunicazione – ITER, Città di Torino, 2008.Chapuis J., Elementi di solfeggio e armonia del linguaggio musi-cale, Pro Musica, Friburgo, 1992.Cremaschi Trovesi G., Leggere, scrivere, far di conto. Superare i problemi di apprendimento con la musica, Armando, Roma, 2007.Liberovici S., Musica insieme, La Nuova Italia, Firenze, 1977.Liberovici S., Il grande chiasso, Ricordi, Milano, 1988.Ravecca M., Restituzioni biografi che: una pratica per la formazio-ne educativa, Convegno Montecatini Terme (Pt), 31 marzo 2012 (disponibile su: www.comune.torino.it/iter/notizie/parliamo_di/dalla_parte_del_futuro.shtml).Willems E., L’orecchio musicale, volumi I e II, Pro Musica, Fri-burgo, 1976-1977.Willems E., Il musical ritmo, Pro Musica, Friburgo, 1984.Willems E., Le basi psicologiche dell’educazione musicale, Pro Musica, Friburgo, 1989.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Per maggiori informazioni sulle attività del Laboratorio “Bimbi Suo-ni” e su ITER – Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività:[email protected]; www.comune.torino.it/iter

Il contributo è stato realizzato con la pratica delle restituzioni biogra-fi che. Per maggiori informazioni: [email protected]

Le immagini sono state realizzate dalle educatrici degli asili d’infanzia comunali “Snoopy” di via Poma n. 2 e “Bay” di via Principe Tommaso n. 25 e da Valter Di Miceli del Centro promozione servizi di ITER.

Valeria Anfossi: pedagogista, Responsabile del Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività e del Laboratorio musicale di ITER;Marina Canale: insegnante del Laboratorio, esperta del Metodo Liberovici;Patrizia Mantovani: insegnante del Laboratorio, diploma pedago-gico dell’Educazione Musicale Willems®, c/o CRDM – Majano (Ud);Manuela Ravecca: pedagogista, formatrice autobiografi ca, Reda-zione del Centro promozione servizi di ITER.

LA FORMAZIONE DEGLI ADULTIE DEGLI INSEGNANTI

Il Laboratorio musicale “Bimbi Suoni” si propone, nell’ambito delle attività del Settore formazione di ITER, anche come cen-tro di formazione per gli adulti, in particolare per gli insegnanti dei nidi, delle scuole d’infanzia e primarie della Città di Torino. Le proposte sono differenti: co-progettazioni, proposte forma-tive e consulenze. Tra i percorsi formativi i principali sono:• Didattica dell’educazione musicale (4-5 anni scolastici) La formazione si realizza in percorsi che si svolgono pa-

rallelamente – a partire dal secondo anno – agli incontri rivolti a un gruppo pilota di bambini. In laboratorio l’adulto è accompagnato a sviluppare una consapevolezza e un’au-tonomia tali da poter inserire l’educazione musicale come parte integrante dei progetti educativi.

• Esploriamo i suoni – Il bambino esploratore (3 anni scolastici) Partendo dal materiale naturale si esplorano e si utilizzano

gli strumenti a suono indeterminato e determinato (stru-mentario Orff), si praticano i parametri del suono, si scopre il silenzio, si passa dagli oggetti ai simboli, si utilizza il co-dice musicale e si rielaborano i dati acquisiti per utilizzarli in un’attività di teatro musicale.

• Oggi si suona (da 1 anno a 3 anni scolastici) Gli incontri teorico-pratici si rivolgono a insegnanti ed edu-

catori e sono fi nalizzati alla conoscenza dello strumentario Orff e di un repertorio di brani per l’infanzia. È possibile istituire un piccolo gruppo strumentale permanente.

• La magia dei suoni - Suonanido (1 anno scolastico) Gli incontri sono dedicati a sperimentare l’utilizzo delle

scatole sonore e si alternano a quelli che si realizzano all’in-terno del nido d’infanzia con i bambini.

• Corsi regionali per Educatori dei servizi integrativi della prima infanzia (16-20 ore)

Gli argomenti vengono proposti attraverso pratiche specifi -che per lo sviluppo della sensorialità affettiva-uditiva e del senso ritmico. Il movimento è sperimentato al fi ne di sotto-lineare la forma dei brani proposti, il tempo, la divisione, il ritmo e la misura fi no ad arrivare al grafi smo e alla fi gura di valore. Le canzoni sono considerate in riferimento ai nomi delle note, agli intervalli e al ritmo.

Il pentagrammaIl bambino, o l’adulto, è abituato a questo punto a cantare con i nomi delle note in diverse tonalità, scale e modi (maggiore, minore, modi antichi: dorico, frigio, lidio…).Attraverso dei pallini che rappresentano i suoni ma non an-cora le fi gure di valore (note) si collocano i suoni in ordine sparso sul pentagramma. Grazie alle esperienze precedenti, ormai interiorizzate, che aiutano le operazioni di codifi ca si ordinano i suoni secondo la loro altezza.I bambini si accorgono di possedere già l’esperienza alla qua-le abbinare la concettualizzazione teorica. Sono così pronti a inventare brevi melodie e a leggere le loro invenzioni.