Musica Leggera n.5

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Anteprima della rivista Musica Leggera n.5

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la nostra storia, avere lui che suonava così benela chitarra costituiva un richiamo per il pubblico,la gente era curiosa di vederlo suonare. Mio fra-tello Alberto intanto aveva iniziato a suonare la fi-sarmonica e in famiglia io ero l’unico che nonsuonava, o meglio, suonavo le maracas e ilbongo, cioè niente; a me interessavano più le ra-gazze, gli amici, il motorino che la musica vera epropria. Mi piaceva, ma non è che mi interes-sasse più di tanto. Loro due invece studiavano,Alberto era diventato bravo con la fisarmonica,faceva la linea del canto, Enrico lo accompagnavabenissimo, poi faceva anche lui le linee del canto,studiava i pezzi spagnoli classici, quelli più famosicome Giochi proibiti che Chierici gli insegnava. Eascoltare questi brani classici suonati da un ra-gazzino con ancora i calzoni corti era veramenteuno spettacolo. Poi a metà degli anni 50 arriva il

rock’n’roll e cambia tutto, specialmente per meche inizio ad ascoltare i dischi dalla mattina allasera e a vedere i film che arrivavano dall’Ame-rica, pieni di successi del rock’n’roll.

Qual è la canzone che ti ha fatto scattare lamolla e che quando l’hai ascoltata hai pen-sato: “Ma questa roba è fantastica”?Il primo disco che mi ha proprio fatto fare i salti èstato Tutti Frutti di Little Richard, e poi subitodopo quelli di Elvis, soprattutto Jailhouse Rock etutti gli altri, che erano poi i più suonati nei juke-box: Be-Bop-A-Lula di Gene Vincent, Rock AroundThe Clock di Bill Haley. Anche i miei fratelli eranocoinvolti come me nella scoperta del rock’n’roll,eravamo nell’età in cui avevi proprio la voglia difare cose nuove, diverse. E abbiamo cominciato asuonarle, queste canzoni: io non conoscevo unaparola di inglese e mi inventavo tutte le parole,più o meno come faceva un’altra persona a Mi-lano, e cioè Adriano Celentano. Mi ero fatto inse-gnare da Enrico alcuni accordi basilari, domaggiore, fa maggiore, sol settima, mi maggiore,la maggiore, e lo accompagnavo quando lui fa-ceva il guitar-boogie sui bassi. Le suonavamo pernoi, al mare, d’estate, sulla spiaggia libera, con gliamici o quando ci vedevamo a casa di qualcuno.Tutto questo succedeva tra il 1955 e il 1956. Più omeno in quel periodo, un pomeriggio eravamoandati insieme a papà da “Giovannella”, un risto-rante dei Castelli Romani, a Monteporzio, dovelui suonava tutte le sere; spesso ci portava con luiper farci vedere come funzionava un piccologruppo di orchestrali. E in quell’occasione c’eranoa cena dei turisti americani, che regolarmentebevvero un po’ troppo e alla fine cominciarono areclamare il rock’n’roll. Papà non sapeva comearginare questa richiesta, lui non sapeva neanchecosa fosse il rock’n’roll, ma noi gli abbiamo dettoche sapevamo farlo e così abbiamo fatto un po’di canzoni e questi americani erano tutti contenti,ballavano pieni di entusiasmo. Papà era sbalor-dito, tanto quanto il proprietario del ristorantepreoccupato da quello che gli americani avevano

Alberto, Antonio ed Enrico Ciacci. Tre fratelliche iniziano insieme l’avventura nel mondodella musica leggera. Come?Arriviamo alla musica perché mio padre era unmusicista: suonava ad orecchio, ma i suoi fratellierano tutti diplomati a Santa Cecilia. Mio padresuonava la batteria, il pianoforte, la chitarra, ilviolino, era un polistrumentista autodidatta e inpiù cantava. Suonava nei ristoranti dei CastelliRomani, anche in occasione dei matrimoni.Quando eravamo piccoli Enrico si è avvicinato su-bito alla chitarra, e si è capito immediatamenteche era un enfant prodige, perché quando aveva10-11 anni la gente rimaneva strabiliata a sentirlosuonare, aveva una tecnica fenomenale. Poi è an-dato a scuola da un maestro, Fernando Chierici,quello che scrisse il famoso metodo per chitarra.Enrico è stato quello che ha dato la svolta a tutta

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REMASTER: LITTLE TONY

APPUNTAMENTOA GRACELAND

Cosa ci fa nel 1959 un giovane ragazzo romano di diciotto anni in un cinema di Man-chester trasformato in studio televisivo? E come mai prima e dopo di lui si esibi-scono artisti come Paul Anka e Eddie Cochran? Perché porta gli stivaletti alla Beatlesquattro anni prima degli stessi Beatles? Sapete qual è in assoluto il primo long-pla-ying rock di un artista italiano?

Conversazione con Little Tony | di Luciano Ceri

Little Tony e i suoi fratelli, cartolina pubblicitaria della Durium.

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«Guardavo i loro giubbotti di pellenera o blu, i jeans super aderenti, e

poi vedevo che per gli spettacoli sitruccavano, si mettevano il rimmel,

la cipria, la brillantina per teneredritto il ciuffo. Io non mi ero mai

truccato in vita mia, però da loro hoimparato tutto…»

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SPECIALE

ROBERTO MUROLOROBERTO MUROLO E LA SUACHITARRASerenatella a ’na cumpagna ’e scola / Passione / Sciummo / ’A casciaforte

EP Durium Ep Al 3001; 1955

Roberto Murolo incide per la Durium sin dal 1947.Questo del 1955 è il suo primo extended play epropone la riedizione di brani già usciti in prece-denza su 78 giri. L’anno successivo Murolo ini-zierà un lunghissimo viaggio filologico nellacanzone napoletana, partendo dalle prime com-posizioni del 1200. Queste quattro canzoni invecesono tutte del ventesimo secolo: ‘A casciaforte(1928) è la più vecchia, Sciummo (1952) la piùrecente, le altre due appartengono al periododella Seconda guerra mondiale.

AURELIO FIERROFIERRO INTERPRETA MODUGNOFarfalle / Non restare fra gli angeli / Mogli pericolose / Vecchio frack

EP Durium EpA 3160; 1959

Lazzarella di Modugno è stato uno dei primisuccessi di Aurelio Fierro. Nel 1959 l’interprete diScapricciatiello e Guaglione dedicò un interodisco alle canzoni del cantautore pugliese: ac-canto a Farfalle e Vecchio frack, due brani mi-

HIGHLIGHTS20 dischi per riassumere una storia di mezzo secolo: impresa ardua, al limitedell’impossibile. Allora, abbiamo scelto quelli che ci emozionano di più, vuoiperché hanno lanciato una carriera importante, vuoi perché hanno testimo-niato il passaggio in Durium di un grande artista.

Schede di Annunziato Cangemi, Melisanda Massei Autunnali, Michele Neri.

nori: Non restare fra gli angeli, scritta con GianniMeccia, e Mogli pericolose, tratta dal film omo-nimo. È un disco particolare, in cui Fierro mette lesue doti di grande interprete al servizio di un re-pertorio d’autore.

LITTLE TONYFESTIVAL DI SANREMO 196124 mila baci / Benzina e cerini / A.A.A. Adora-bile cercasi / Patatina

EP Durium EpA 3260; 1961

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Dopo diversi dischi in inglese e alcune timide in-cisioni in italiano (Sassi e La gatta di Paoli, Chetipo rock), Little Tony sbarca al Festival di San-remo e, in coppia con Celentano, propone 24mila baci. La sua versione rimane all’ombra diquella del molleggiato ma non sfigura affatto,così come sono interessanti le riproposizioni dellealtre canzoni sanremesi.

MARINO MARINI EIL SUO QUARTETTOMARINO MARINI E IL SUOQUARTETTO VOL. 4Sei bella / Ritroviamoci / Romantica / Lisbonamia / Un telegramma / Notte mia / Basta unpoco di musica / Giuvannino alla torreta / Marina / Tu non sai / Libero / I sing ammore/ Quando dicesti sì / È vero / Kriminal tango / Maria Maddalena

LP Durium SaA 77029; 1961

Marino Marini e il suo quartetto hanno fatto laloro fortuna con un repertorio misto: da un latointelligenti arrangiamenti di successi discograficialtrui, dall’altro composizioni del leader. Il reper-torio di questo album, il quarto della nutrita di-scografia Durium del cantante toscano, spazia daModugno (Libero) alla coppia Nisa-Bindi (È vero)a Giorgio Calabrese (Ritroviamoci e I Sing am-more). Fra gli originali di Marini, uno scritto conPazzaglia (Giuvannino alla torreta) e l’immanca-bile Marina.

FAUSTO PAPETTIREMEMBER N° 1Temptation / Tabù / Amado mio / Indian LoveCall / September In The Rain / Stardust / Toge-ther / Intermezzo / Memory Lane / Perfidia /Caravan / Flamingo / Jungle Drums / PaganLove Song

LP Durium msA 77060; 1962

I dischi di Papetti sono riconoscibili per le coper-tine “piccanti” e per il fatto di avere come titolo iltermine Raccolta seguito da un numero che neindica la progressione. Fa eccezione questo 33

giri del 1962, il terzo della sua discografia, dedi-cato a successi internazionali contemporanei enon: da September In The Rain all’immortaleStardust, da Amado mio a Perfidia – queste duepubblicate anche a 45 giri. Uno dei primi tassellidi una lunghissima e fortunata carriera discogra-fica, oltre che un valido esempio della grandemusicalità di Papetti.

BRUNO VENTURINISentimentale / Tu iste a Surriento45 giri Durium – serie Royal QC A 1266; 1963

Uno dei singoli di maggior successo fra quelli in-cisi da Venturini per la Durium, soprattutto gra-zie alla facciata B: firmata da Mario Festa e dalparoliere Raffaele Cutolo e arrangiata daEduardo Alfieri, Tu iste a Surriento introduce iltwist nella canzone napoletana (a partire dal ti-tolo, che letto velocemente diventa Twist a Sur-riento). Il disco è lanciato alla Piedigrotta ’63, in

una serata al teatro Mediterraneo presentata daCorrado e da un quasi esordiente Pippo Baudo.Non manca l’episodio curioso: dopo l’esecuzionedella sua Sentimentale, il compositore Enzo Ba-rile (che ha vissuto a lungo in Brasile e diretto per5 anni l’Orchestra Paulistana di San Paolo) ir-rompe in scena e contesta pubblicamente l’arran-giamento scelto dal famoso Gianni Marchetti,sostenendo che quello non è vero samba.

BEPPE CARDILEBEPPE CARDILEHo un grande desiderio / Un piccolo vaga-bondo / Il tempo passa / Sei andata via /Beati voi / Mi ricordo / Occhi di cielo /Quando piove / E allora / Gli altri / Nessunosi è mai accorto / Per piacere

LP promozionale Durium CR Pr 30-085; 1964

Artista sottovalutato Cardile, cantautore capace einterprete di valore. Il suo unico, rarissimoalbum, ha avuto diffusione limitata e contiene al-cuni dei brani pubblicati a 45 giri, come Ho ungrande desiderio, portata al Disco per l’estate1964. Manca quello più famoso (L’amore è par-tito), in compenso ci sono piccole perle scono-sciute come Un piccolo vagabondo e Nessuno si

è mai accorto. Il disco è stato incredibilmente ri-stampato in CD qualche anno fa, con l’aggiuntadi L’amore è partito al posto di Beati voi.

LOS MARCELLOS FERIALLOS MARCELLOS FERIALVaya con dios / Maria Elena / Il nostro giura-mento / Un poncho e un sombrero / Da sta-sera e per sempre / Mi manca qualcosa /Angelita di Anzio / Sei diventata nera / Paz /Dimmelo / Ora che te ne vai / Piccola timidafragile

LP Durium CR A 30-098; 1964

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«La mia vita cambiòin tre minuti, il

tempo di una canzonetrasmessa in TV».

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«La televisione ha avuto un peso determi-nante nella carriera di chi, come te, è natoartisticamente all’inizio degli anni 60»: ini-

zia così l’incontro con un’artista che ha at-traversato la storia d’Italia con passo da

protagonista, sia quando si è limitata a can-tare, sia quando ha deciso di darsi alla tv.

Conversazione con Gigliola Cinquetti | di Christian Calabrese

La televisione ha avuto un peso determinantenella carriera di chi, come te, è nato artistica-mente all’inizio degli anni 60. È così. La televisione è stata in quegli anni unostrumento potente e nessuno, credo, ne è testi-mone più di me. La mia vita cambiò in tre minuti,il tempo di una canzone trasmessa in TV. San-remo, a differenza di oggi, era visto praticamenteda tutta la popolazione italiana. Il successo, la po-polarità, nel mio caso, fu fulminante e repentina.Mio nonno, che non aveva la televisione in casa,non capì mai cosa mi fosse accaduto e se, in suacompagnia, io venivo salutata da perfetti scono-sciuti, lui li cacciava dicendo: «Screanzati! Comesi permettono?». Esattamente come ora con inter-net, tutto era cambiato.

Dopo quel tuo primo fortunatissimo Sanremo,ci fu il salto all’Eurofestival che quell’anno siteneva a Copenaghen, il 21 marzo 1964…Ricordo che subito dopo l’Eurofestival andai a Sa-arbrücken, con la medaglia in valigia. Mi chieserodi mostrarla nello show e di dire una battuta intedesco: «Das ist meiner, er gehert mir» (questa èmia, appartiene a me!). La cosa mi tenne svegliatutta la notte. E poi dovevo memorizzare il testoin tedesco di Non ho l’età. L’ambientazione delpezzo era in un parco di alberi spogli, dipinti dibianco, e io in vaporoso tulle stavo sdraiata su unpiano a coda, bianco. Il termometro era sottozero, e girammo fino alle 5 del mattino. Ma eroriuscita a evitare il peggio, ossia seno finto e tou-pet. Ai tedeschi sembrava improbabile un’italianapiatta e modernamente natural. Di recente miofiglio Giovanni mi ha detto: «Mà, vieni a vedere!».

Ero su YouTube e stavo dicendo «Das ist meiner,er gehert mir!» e mostravo la patacca dell’Eurofe-stival. Pensa che non mi ero mai rivista…

Come erano le TV estere rispetto all’Italia?L’Italia era il Paese più avanzato d’Europa perquanto riguarda la televisione. E non solo: aero-porti, autostrade, infrastrutture. La RAI era unmito. La TVE spagnola importava scenografie, re-gisti, coreografi italiani. Questo perché il gustoitaliano nello spettacolo televisivo era infinita-mente più moderno, elegante e raffinato chenegli altri Paesi, e le maestranze italiane rende-vano veloce e agevole il lavoro di noi artisti. InFrancia, il gusto degli arrangiatori, le grandi or-chestre erano ancora totalmente legate alla tradi-zione del musical e la televisione non avevacreato, come in Italia, un linguaggio proprio. InGermania, i primi anni le prove erano estenuantie non sempre utili. In Inghilterra, andava un po’meglio, e musicisti e arrangiatori erano ottimi.Per circa 15 anni ho lavorato in tutte le televisionieuropee dell’ovest e anche dell’est, con grandi fa-tiche e disagi, ma ne sono orgogliosa: è stato ungrande privilegio. Con minore frequenza ho lavo-rato in America (Canada, Stati Uniti, Messico, Bra-sile, Argentina, Uruguay, Cile). Un discorso aparte merita il Giappone, dove ho fatto lunghis-sime tournée teatrali. I Paesi dove sono stata piùa lungo e di frequente presente sono stati la Fran-cia e la Germania.

Sempre in quel fatidico 1964, in estate, seiprotagonista di un varietà a fianco di JohnnyDorelli, tuo compagno di scuderia in CGD.

Lavorare a Roma, d’estate, era bellissimo. Per meera una città esotica, con le palme… e i tavoliall’aperto. Cantavo in play-back ed ero bravis-sima a doppiarmi. Mi piaceva molto muoverminel finto della scenografia. Venivo dal liceo arti-stico, non dimentichiamolo. Amavo fare la televi-sione in quegli anni. C’era silenzio econcentrazione, lo studio vuoto e un rapportocreativo con il regista. Io preferisco un climafreddo piuttosto che gli applausi finti e le fintefeste televisive che ci tocca sopportare.

Ti ricordano come “simpatica, ironica, diver-tente e soprattutto disinvolta”. Tutt’altro tiporispetto alla ragazzetta di qualche meseprima, quella che con fare pudico e virgineosaliva sul palco più prestigioso d’Italia. Ilprimo a stupirsene fu Dorelli, che in trasmis-sione ti vide replicare colpo su colpo alle suebattute caustiche e provocatorie.Le battute le scrivevano gli autori. Io ci mettevo lafaccia. Ovviamente, anche quelle di Dorelli eranoscritte dagli autori…

Nel 1966 hai finalmente uno show tutto tuo,Io, Gigliola: tre puntate andate in onda l’8, il19 e il 22 gennaio. Debbo Io, Gigliola a Beppe Costa e a FrancescoDe Crescenzo. Il primo dirigeva la struttura spet-tacolo della RAI e il secondo era un dirigentedella CGD. La regia era di Silverio Blasi. Mi piaceancora rivedere qualche pezzo. E non sono maistata tenera con me stessa. Il tempo a volte fagiustizia.

Prima esserepoi apparire

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