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Progetto “100 classi” Liceo “Chris Cappell College” I D 1 Musica Sala della Musica con gli strumenti a tastiera Strumenti ad arco Strumenti a fiauto Primi "ottoni”: dal lur alla tuba Idiofoni – strumenti naturalmente sonori Strumenti musicali meccanici Musica elettronica - sintetizzatori Vibrazioni naturali in camere del suono – le origini degli armonici Potete avere un’idea dell’esposizione con l’aiuto di foto panoramiche QuickTime! Se volete, potete partecipare ai nostri concerti e alle nostre matinées Mentre navigate, ascoltate alcuni brani di musica o scoprite i nostri CD-Rom musicali . La musica svolge un ruolo importante nella vita quotidiana di tutte le culture. Ogni cultura ha sviluppato i suoi propri strumenti musicali. Dalla voce umana al più semplice degli strumenti come i sonagli e le raganelle, dalle strutture più complesse come i pianoforti fino ai moderni sistemi elettronici, la creazione della musica è soggetta alle leggi della fisica come nessuna altra forma d’arte ed è largamente dipesa dalle conquiste della tecnica del tempo. Questo è il motivo che spiega la presenza di questi strumenti in un museo della tecnologia. Nei secoli molti strumenti sono andati incontro a trasformazioni tecniche e si sono evoluti per rispondere a richieste sempre crescenti.Se gli strumenti suonati oggi in Europa sono il risultato degli sviluppi avvenuti verso la fine del Medioevo, i loro predecessori possono essere rintracciati nell’antichità. Una nuova concezione della musica, che trova espressione nella musica strumentale polifonica, mette in moto il processo: strumenti a corde e a fiato si espandono in famiglie. La tastiera così come è nota nell’organo viene trasposta sugli strumenti ad arco dando origine a strumenti come il clavicordo e il cembalo. L’ampia varietà odierna di strumenti a percussione, a corde, a fiato e a tastiera si è estesa ulteriormente a partire dagli anni Trenta con l’introduzione di strumenti elettronici quali i sintetizzatori e le chitarre elettriche, che hanno avuto una grande influenza sulla musica popolare del XX secolo. Organo da concerto costruito da Jürgen Ahrend, Leer 1995 Esempio del suono Altre informazioni su questo organo

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Progetto “100 classi”

Liceo “Chris Cappell College” I D 1

Musica

• Sala della Musica con gli strumenti a tastiera • Strumenti ad arco • Strumenti a fiauto • Primi "ottoni”: dal lur alla tuba • Idiofoni – strumenti naturalmente sonori • Strumenti musicali meccanici • Musica elettronica - sintetizzatori • Vibrazioni naturali in camere del suono – le origini degli armonici

Potete avere un’idea dell’esposizione con l’aiuto di foto panoramiche QuickTime!

Se volete, potete partecipare ai nostri concerti e alle nostre matinées

Mentre navigate, ascoltate alcuni brani di musica o scoprite i nostri CD-Rom musicali .

La musica svolge un ruolo importante nella vita quotidiana di tutte le culture. Ogni cultura ha sviluppato i suoi propri strumenti musicali. Dalla voce umana al più semplice degli strumenti come i sonagli e le raganelle, dalle strutture più complesse come i pianoforti fino ai moderni sistemi elettronici, la creazione della musica è soggetta alle leggi della fisica come nessuna altra forma d’arte ed è largamente dipesa dalle conquiste della tecnica del tempo. Questo è il motivo che spiega la presenza di questi strumenti in un museo della tecnologia.

Nei secoli molti strumenti sono andati incontro a trasformazioni tecniche e si sono evoluti per rispondere a richieste sempre crescenti.Se gli strumenti suonati oggi in Europa sono il risultato degli sviluppi avvenuti verso la fine del Medioevo, i loro predecessori possono essere rintracciati nell’antichità. Una nuova concezione della musica, che trova espressione nella musica strumentale polifonica, mette in moto il processo: strumenti a corde e a fiato si espandono in famiglie. La tastiera così come è nota nell’organo viene trasposta sugli strumenti ad arco dando origine a strumenti come il clavicordo e il cembalo. L’ampia varietà odierna di strumenti a percussione, a corde, a fiato e a tastiera si è estesa ulteriormente a partire dagli anni Trenta con l’introduzione di strumenti elettronici quali i sintetizzatori e le chitarre elettriche, che hanno avuto una grande influenza sulla musica popolare del XX secolo.

Organo da concerto costruito da Jürgen Ahrend, Leer 1995 Esempio del suono Altre informazioni su questo organo

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Musica

Sala della Musica con gli strumenti a tastiera

Con la sua bella acustica, l’elegante Sala della Musica del Deutsches Museum viene utilizzata regolarmente come sede per i concerti. La Sala della Musica fu ideata nel 1915 da Gabriel Von Seidl, all’epoca uno degli architetti più rinomati di Monaco di Baviera.

Gli strumenti a tastiera qui esposti sono in gran parte esemplari eccezionali. Un pezzo raro è l'organo di Thalkirchen, il più antico della Baviera. Quando l'organo venne acquistato nel 1908, la galleria fu costruita proprio per ospitare questo strumento imponente e storicamente importante. La Sala della Musica è utilizzata per l’esposizione di pregevoli strumenti originali, datati dal XVI secolo a oggi.

Clavicordi

Da punto di vista strutturale, il clavicordo è il più semplice degli strumenti a tastiera, e quindi probabilmente il più antico. Il suo precursore, il monocordo, costituito da un’unica corda e da un ponticello mobile, era verosimilmente utilizzato al solo scopo di investigare e meglio comprendere le leggi dell’acustica. L’uso per la produzione musicale ne divenne possibile al più tardi nel XV secolo, quando vi furono aggiunti i tasti - già conosciuti negli organi -, grazie alla tangente, un dispositivo metallico inserito all’estremità del tasto. La tangente svolge due funzioni: oltre a stabilire come un ponticello la lunghezza della corda, genera anche la vibrazione della stessa, necessaria alla creazione del suono.

Il suono delicato del clavicordo lo rende adatto solo ai concerti in casa e a un pubblico poco numeroso. Il clavicordo ebbe il suo periodo di splendore nel XVIII secolo.

Oltre a Gottfried Silbermann (Freiberg in Sassonia), di cui non ci è pervenuto alcun altro strumento, numerosi furono in Germania i costruttori di clavicordi. Il Deutsches Museum offre in esposizione alcuni pregevolissimi clavicordi provenienti da Brunswick (Lemme, 1766), Göttingen, Gera (Krämer, 1806) e Ansbach (Hubert, 1782).

Veduta parziale della Sala della musica dove si tengono i concerti

Clavicordo libero dei fratelli Krämer, Göttingen, dopo il 1806

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Grande strumento a tastiera con martelletto, Christian Then, Monaco dopo il 1866

Strumenti a tastiera a becco di penna

Per circa 300 anni, dal Rinascimento alla fine del XVIII secolo, il clavicembalo è stato il più importante degli strumenti a tastiera a corde. Esso è oggi di nuovo indispensabile per l’esecuzione delle musiche di

quel periodo.

Tecnicamente, il clavicembalo è molto più complesso del clavicordo. Le corde, solitamente due o tre per tasto, danno forma all’aspetto esteriore. Con il fianco inarcato e la tensione delle corde notevolmente maggiore di quella del clavicordo, lo strumento richiede considerevoli capacità artigianali. Anche la produzione del suono è più complessa. Le corde vengono fatte vibrare con l’ausilio della tastiera, pizzicando le corde con un plettro. Negli strumenti antichi i materiali impiegati per i plettri erano di solito becchi delle penne di uccelli quali corvi, aquile o avvoltoi; più raramente cuoio o metallo.

I più antichi clavicembali conservatisi fino a oggi risalgono all’inizio del XVI secolo. Ma il clavicembalo è sempre stato qualcosa di più di un semplice strumento musicale. E’ stato un inestimabile pezzo d’arredo, come dimostra il più antico cembalo della nostra collezione, con i suoi fianchi realizzati in ebano. Lo strumento venne creato da Francesco Patavino a Venezia nel 1561 e rappresenta uno dei più antichi clavicembali che ancora sopravvivono nel mondo.

Nel XVIII secolo il clavicembalo era uno dei grandi strumenti da concerto sia per i ruoli da solista che per le esecuzioni d’insieme. La forza del suono era molto superiore a quella dei pianoforti a martelletti

che già esistevano a quel tempo.

Strumenti a tastiera con martelletti

Da circa 200 anni lo strumento a tastiera più comune è il pianoforte a martelletti.

Con l'introduzione del meccanismo a martelletto, il clavicembalo si è trasformato nel pianoforte e il clavicordo nel pianoforte da tavolo. Soltanto il pianoforte verticale si è sviluppato più recentemente. Il principio in comune è che le corde sono percosse da un oggetto a forma di martello azionato dalla tastiera. Il movimento dei tasti è comunicato al martelletto attraverso un meccanismo di leve più o meno complesso.

Cembalo,Giuseppe Solfanelli, Pisa 1729

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Una parete espositiva, situata sotto la galleria, mostra i modelli delle varie meccaniche che i visitatori possono azionare premendo un tasto. In questi inoltre si mostrano le difficoltà associate all'invenzione di tali meccanismi. Il martello deve colpire la corda una volta sola in un punto acusticamente favorevole, non deve percuoterla una seconda o una terza volta, ma lasciarla immediatamente libera perché possa prodursi una vibrazione adeguata e sull'intera lunghezza della corda.

Organi

Uno dei più grandi e complessi strumenti musicali è l'organo. E’ costituito dalle canne, dai somieri, dalla tastiera e dalla pedaliera. L'azione della pedaliera produce collegamenti fra il tasto e un pallet, che si apre in risposta alla pressione del tasto e permette all’aria di fluire nella canna. Un complesso meccanismo guida l’aria pressurizzata attraverso le canne dell'organo.

Le canne dell'organo sono fatte di legno o di metallo. Se ne ha una vasta gamma di forme differenti per generare differenti timbri. Nelle canne labiali le colonne d’aria vibrante producono la nota; nelle canne ad ancia viene fatta vibrare una piccola linguetta metallica. Un organo ha generalmente parecchi registri, in altre parole gruppi di canne che producono lo stesso timbro. Grandi organi possono avere fino a 10.000 canne.

Gli organi erano già conosciuti nell'antichità. Intorno al 200 a.C., Ctesibio aveva inventato uno strumento in cui la pressione dell'aria era mantenuta costante per mezzo di una colonna d’acqua. Ma queste tradizioni sono andate perdute e soltanto nell’VIII/IX secolo gli organi vennero introdotti in Francia da Bisanzio. All'inizio dell'era moderna, gli organi già possedevano parecchie tastiere. Un esempio particolarmente significativo è l'organo della chiesa di Maria Thalkirchen, datato al 1630.

La musica d’organo e l’arte organaria raggiunsero l’apogeo nel periodo barocco. L'organo di Ahrend nel Deutsches

Museum è costruito secondo i metodi e la timbrica propri dei vecchi organari. I più piccoli organi sono il portativo e i positivi.

Strumenti a corda In tutti gli strumenti a corda il suono è prodotto da una corda tesa fatta d’acciaio, ottone, rame o altri metalli, oppure di budella, di nylon o di seta. L’altezza del suono dipende dal materiale utilizzato per la corda, dal suo spessore, dalla lunghezza vibrante e dal grado di tensione. La corda è attaccata a un pirolo, a un'estremità, ed è avvolta intorno a una cordiera, all'altra estremità. Quando si fa ruotare il pirolo la corda viene tesa, producendo così l’altezza del suono desiderata. La corda si trova generalmente tra due punti fissi, la cordiera e il pirolo.

Organo nella Chiesa del santuario Maria Thalkirchen, costruita da Hans Lechner, Monaco 1630

Chitarra della luna, Cina ; secondametà del diciannovesimo secolo

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Sitar, India 1966

Soltanto la parte della corda compresa fra questi punti è usata per produrre il suono. Il suono prodotto pizzicando, toccando, sfregando o percuotendo la corda è di scarso volume e non si sostiene a lungo perché la vibrazione, passando attraverso l’aria, produce pochissima energia. E’ per questo che le vibrazioni devono essere trasmesse a un corpo di risonanza dotato di superficie riflettente sufficientemente ampia. Strumenti a corde pizzicate

Gli strumenti a corde pizzicate sono quelli le cui corde vengono fatte vibrare pizzicandole con i polpastrelli delle dita, le unghie o con un plettro. In molti strumenti di questo tipo, l’altezza del suono viene stabilita variando la lunghezza della parte vibrante delle corde. Ciò implica spesso l’aggiunta di una tastiera come quella che siamo abituati a vedere nella chitarra, nel liuto o nel banjo. Gli strumenti antichi, quali la lira, la cetra e le forme più semplici di arpa, sono tuttavia differenti. Hanno un numero maggiore di corde per poter produrre le differenti note. Anche il cembalo, in cui un meccanismo produce il suono pizzicando le corde, appartiene a questa famiglia degli strumenti a corde pizzicate. Gli strumenti a corde pizzicate si trovano nelle culture di ogni popolo della terra.

Strumenti ad arco

Gli strumenti ad arco vengono suonati sfregando un archetto sulle corde. Si sono evoluti da strumenti come il liuto, originalmente pizzicato. Gli strumenti ad arco richiedono una maggiore tensione della corda rispetto agli strumenti a corde pizzicate. Ecco perché le corde passano sopra un ponticello che è solitamente curvato in modo da poter sfregare separatamente ciascuna corda. Un'eccezione è la ghironda, le cui corde vengono fatte vibrare da una ruota di frizione. Nel caso di tutti gli strumenti ad arco l’altezza del suono viene modificata premendo con le dita le corde sulla tastiera. Tra gli strumenti ad arco abbiamo il violino, la viola, il violoncello, il contrabbasso, la ribeca medioevale, la viola da gamba o da braccio. L'archetto è fornito generalmente di crine di cavallo che viene sfregato con resina per permettere una presa migliore sulle corde.

Viola, Sebastian RauchBreslau 1782

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Salterio tedesco Il salterio è un tipo di cetra. È quasi sempre trapezoidale e viene suonato posto su un tavolo o sulle ginocchia del suonatore in modo che il lato lungo con le corde che producono le note gravi sia rivolto

verso di lui. Le corde di solito sono fatte d'acciaio, anche se quelle d'ottone sono usate a volte per le note più gravi. Il salterio tedesco è fornito sempre di due, tre o quattro corde, a volte anche di otto per ciascuna nota, tutte accordate sullo stesso suono. Le corde passano sopra

due, tre o quattro ponticelli. I martelletti o bastoncelli sono componenti importanti. Quasi sempre intagliati in un legno duro, realizzati nella

più ampia varietà di dimensioni e forme, sono solitamente coperti a un’estremità con cuoio o feltro, con cui si produce un suono più profondo e più delicato di quello prodotto percuotendo le corde con l’altra estremità, costituita di solo legno nudo. Fonti iconografiche dimostrano che i salteri erano già conosciuti nel Medio Evo. I primi riferimenti nella letteratura, così come i più antichi strumenti che ancora esistono, risalgono al XVI secolo. Fino al diciottesimo secolo, il salterio era utilizzato esclusivamente come strumento per musica popolare. Fu grazie al virtuosismo di Pantaleon Hebenstreit (1667-1750) che ne fu innalzato lo status. Nell'ultimo quarto del XIX secolo l’ungherese Wenzel Josef Schunda (1845-1923) costruì un grande strumento di questo tipo, solido e robusto, con corde spesse, simili a quelle del pianoforte. Lo strumento divenne popolare nei caffè e nei ristoranti di Budapest, riuscendo a penetrare anche nei circoli borghesi, tanto che sul volgere del secolo più di 40 costruttori per lo più ungheresi erano intenti a costruirlo. Esso è ancora diffuso in Ungheria, mentre il tipo più piccolo è rimasto uno strumento delle regioni alpine. Il cosiddetto salterio tedesco, inoltre, continua a essere suonato in Polonia, nei Balcani e nell'Estremo Oriente. Legni In linea generale gli strumenti a fiato possono essere raggruppati in due famiglie: i legni e gli ottoni. Appartengono ai legni i flauti, compreso, dato il suo sviluppo storico, il flauto traverso - ora realizzato in argento -, come anche l’oboe, il clarinetto, il fagotto, il sassofono e la cornamusa.

Caratteristica comune a tutti gli strumenti a fiato è l’utilizzazione di una colonna d’aria, prodotta per esempio con il fiato, quale fonte primaria del suono. L’aria immessa fa vibrare la colonna d’aria all'interno dello strumento,

Yang qin, il salterio cinese, alla fine del IX sec.

Il salterio con i tasti di legno,Tirolo orientale prima metà del XIX secolo

Cornamusa Galiziana, ca. 1930

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producendo delle vibrazioni naturali. L’altezza del suono desiderata è stabilita modificando la lunghezza della colonna d'aria, per esempio per mezzo di chiavi, nel caso del flauto traverso, o per mezzo delle dita, che tappano direttamente i fori, nel caso del flauto dolce.

Dal flauto traverso all'ottavino

Il più importante dei flauti è il flauto traverso. Originario dell'Oriente, esso era conosciuto in Europa sin dal Medio Evo, anche se soltanto pochi strumenti risalenti a un’epoca anteriore al 1700 sono pervenuti fino a noi. Nel XVIII secolo, gli strumenti di questo tipo fecero nascere numerosi virtuosi di alto livello e

una copiosissima letteratura.

Intorno al 1800 il flauto traverso venne considerato debole nella sua intensità sonora e la sua scala dai

gradi differentemente caratterizzati, precedentemente apprezzata, fu giudicata difettosa. I costruttori di strumenti provarono a porvi rimedio aggiungendo chiavi supplementari. Ma il perfezionamento decisivo arrivò con l'invenzione del sistema di chiavi ad anello da parte del virtuoso di flauto Theobald Böhm, di Monaco di Baviera, rappresentato al Deutsches Museum con tre flauti. Oltre al flauto traverso standard, gli unici altri tipi di flauti traversi sopravvissuti sono il flauto terzino, di dimensioni più piccole, e l’ottavino, esistito fino all'inizio del diciannovesimo secolo e presente ancora oggi, che è più acuto di un’ottava.

Flauti dolci e flagioletti

Prima del flauto traverso del XVIII secolo, era stato il flauto dolce a essere lo strumento preferito dei suonatori di strumenti a fiato. Era il flauto per eccellenza, mentre per quello traverso si aggiungeva sempre l'aggettivo qualificativo (flauto traverso, flute traversière, ecc.).

I flauti dolci, che già nel 1600 si erano ormai sviluppati in un'intera "famiglia" che andava dal soprano al basso, non subirono sostanziali mutamenti nella loro struttura dal Medio Evo fino al 1650 circa. Fu soltanto allora che la misura – cioè il rapporto fra lunghezza e diametro del tubo – divenne più stretta, il foro più conico e, negli strumenti di medie dimensioni, il corpo fu diviso in tre sezioni, la testata, il pezzo di mezzo e l’inferiore. Queste modifiche resero più “amabile” il suono, prima morbido, scuro, piuttosto opaco.

Fra i numerosi compositori barocchi che hanno composto musica da camera per il flauto dolce ricordiamo Georg Philipp Telemann. Johann Sebastian Bach utilizzò ancora questo strumento nelle cantate e nei Concerti Brandeburghesi. In seguito il suono limitato di questo strumento non accontentò più il gusto musicale

Flauti traversi in una delle vetrine dell’esposizione

Flauti dolci in mostra dalla vetrina

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del tempo: il flauto dolce scomparve quasi completamente dalla scena musicale. Ricomparve brevemente poco prima del 1900, per decadere ben presto al rango di strumento “di seconda classe”per bambini. Soltanto negli ultimi trenta anni il flauto dolce soprano è stato reintegrato come strumento da concerto.

Strumenti ad ancia

Gli strumenti ad ancia si dividono in due gruppi, a seconda del tipo di bocchino che possiedono.

Tra gli strumenti ad ancia doppia troviamo l’oboe, il corno inglese, il fagotto e il controfagotto. Le due ance sono fissate a un piccolo tubo di metallo e vibrano l’una contro l’altra.

L’ancia semplice, propria di strumenti quali il clarinetto, il clarinetto basso e il sassofono, vibra in modo differente: all'interno del bocchino un’ancia viene messa in vibrazione

dal passaggio dell’aria.

Primi ottoni: dal lur alla tuba

Esempi di corni naturali sono, nell’esposizione, il corno di bufalo di Sumatra, uno shophar israeliano e vari corni traversali africani. Quasi senza eccezione, i corni traversi producono una singola nota che è spesso molto potente, per cui sono stati spesso utilizzati per comunicare per mezzo di segnali. Come per gli esempi sopraindicati, sono costituiti quasi sempre da corna di animali, ossa o gusci di gasteropodi. Con il suo suono relativamente potente, il corno delle Alpi, al contrario, è usato non soltanto come segnale, ma anche per eseguire semplici canzoni e danze. Il corno delle Alpi è costituito da una tromba di legno curva, la cui lunghezza può raggiungere anche i quattro metri, ed è diffuso non solo nelle Alpi, ma anche in altre regioni di alta montagna come il Tibet, i Carpazi, i Pirenei e la Scandinavia. I corni delle Alpi sono fatti con tronchi di abeti rossi o di abeti giovani, tagliati nel senso della lunghezza e svuotati; le due metà

La vetrina in cui sono esposti gli oboe da collezione

La tuba di Wagner, UrsulaWenzel,Monaco,1978

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vengono quindi nuovamente fatte combaciare e unite l’una all’altra, avvolgendole con strisce di corteccia. Il bocchino a forma di tazza può essere fatto di legno o di piombo. La fabbricazione degli ottoni Una nuova tecnica per l’incurvatura di canne e tubi entrò in uso intorno al 1400. Essa consisteva nel riempire i tubi con piombo che, una volta conferita al tubo la forma ricurva desiderata, veniva nuovamente fuso. Da allora fu possibile dare alle trombe una forma più maneggevole. L'invenzione del pistone nel 1815

rivoluzionò il modo di costruzione della tromba, rendendo necessario produrre le varie parti del meccanismo con gran precisione. Al giorno d'oggi, le trombe sono costituite principalmente da leghe d'ottone e solitamente poi verniciate o argentate. Il bocchino è ricavato direttamente da un pezzo di metallo lavorato al tornio. Lo stesso vale per i pistoni, creati assieme ai fori corrispondenti.

I corni francesi Mentre i tromboni sono cambiati pochissimo nel corso dei secoli, i recenti corni orchestrali hanno subito un lungo processo di progressiva modifica da un punto di vista non solo tecnico, ma anche in relazione allo sviluppo delle qualità sonore. All'inizio del diciassettesimo secolo, due tipi diversi di corni da caccia vennero uniti per produrre il “cor de chasse”, conosciuto in Germania come “parforcehorn”. Esso venne adottato nelle orchestre d’opera francesi dopo il 1670 e poco dopo anche in quelle tedesche. Il suono dello strumento era generalmente usato per simboleggiare la caccia, la foresta e la natura libera. Il suo tubo stretto, solo leggermente conico, arrotolato a formare un cerchio di ampio diametro, si conclude in un padiglione poco svasato. Essendo suonato per mezzo di un bocchino a tazza, emette un suono brillante, simile a quello della tromba. Il corno, conosciuto da Bach come “corno da caccia” (in italiano nel testo, ndr.), è stato utilizzato in orchestra fin dalla seconda metà del XVII secolo. Johann Sebastian Bach utilizzò con grande effetto i corni, di solito in coppia, in composizioni quali il Primo Concerto Brandenburghese e in alcune sue cantate. Il corno francese è meno conico rispetto al corno moderno, ha un padiglione più piccolo e come la tromba e il trombone, viene suonato soffiando sul bocchino a tazza. Ed è il motivo per cui il suono, più caldo e scuro, è più vicino a quello della tromba che non a quello dei corni contemporanei.

Il sistema a pistoni per strumenti d’ottone

Corno,Johann Heinrich Eichentopf, Leipzig 1722

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Heinrich Stölzel, il quale assieme a Friedrich Blühmel aveva inventato il sistema del pistone sopra menzionato, costruì il primo corno nel 1814, con inizialmente due pistoni; questo nuovo sistema si impose però solo molto lentamente, eccezion fatta per quanto riguarda gli strumenti in uso nelle bande militari. Il corno non divenne di uso generale se non dopo il 1850, in Germania, e in Francia ancor più tardi. Anche allora si continuò da parte dei compositori a richiedere l’impiego di alcune tecniche d’esecuzione tipiche del passato, come per esempio dei cosiddetti “suoni chiusi”, in quanto atte a rendere possibile una caratterizzazione timbrica delle diverse note. Il lur, la tromba dell'Età del Bronzo nell’Europa settentrionale Fino a oggi 61 lur originali sono stati ritrovati in scavi condotti nella regione scandinava meridionale e

nella regione del Baltico. Il modello più antico, un corno ricurvo e quasi semicircolare, è composto da quattro elementi e la sua datazione si colloca tra il 1300 e il 900 A.C. Il modello successivo, a forma quasi di “S”, è costituito da un blocco unico ed è datato fra il 900 e il 600 A.C. Gli esemplari meglio conservati di questi lur di epoca posteriore sono perfettamente circolari al decimo di millimetro, così come sono uniformemente conici dal bocchino al padiglione. Lo spessore dei lati nelle copie esposte è così sottile perché sono state fatte secondo le tecniche del bronzo. Gli originali erano di bronzo. Il suono dei lur, suonati sempre a coppia, è straordinariamente nobile, e l’estensione e il timbro corrispondono piuttosto al corno francese senza pistoni della migliore qualità. La comparsa di prototipi di cornu, tuba e lituus - che i Romani ripresero dagli Etruschi - è databile dall'avvento dell'era cristiana (d.C.)

Il serpentone e i cornetti L'esistenza dei cornetti in Europa è stata accertata fin dall’XI secolo, ma la loro massima diffusione si ebbe nei secoli XVI e XVII. Occupando una posizione intermedia fra i legni e gli ottoni, questi strumenti sono fatti di legno e, come il flauto dolce, hanno sei fori sulla parte anteriore e uno sulla parte posteriore per il pollice, ma, come le trombe e i tromboni, vengono suonati soffiando in un bocchino a tazza. Uno strumento molto difficile da suonare, dal suono alquanto ruvido, tuttavia indispensabile come sostituto delle trombe, ancora proibite nelle bande cittadine fino al XVIII secolo.

Il Lur, la tromba dell’età del bronzo dell’Europa settentrionale

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Il serpentone è un cornetto tenore o basso. Malgrado il suono fosse lo stesso penetrante e ruvido, esso venne utilizzato in chiesa e nella musica militare fino alla metà del XIX secolo. Fra 1780 e 1800, i costruttori francesi e inglesi svilupparono un nuovo strumento a partire dal serpentone, piegando il tubo e conferendogli così una forma simile a quella del fagotto. A seconda delle caratteristiche tecniche esso veniva chiamato corno basso, corno basso inglese, corno basso russo o basso-serpentone. Un miglioramento nel sistema di chiavi che portò all’ampliamento dell’estensione fu introdotto nel 1820 da Gottlieb Streitwolf riguardo ai corni bassi cromatici, oggi divenuti ormai una rarità. Le Tube La tuba è uno dei più grandi strumenti d'ottone con il registro più grave. Inventato all'inizio del XIX secolo, si è subito affermato nella pratica musicale. Per l’esecuzione del 1870 a Bayreuth de “L’anello dei Nibelunghi", Wagner si fece costruire apposta le proprie tube in forme derivate dal corno francese. Forme speciali di tuba sono l’helicon, che il suonatore porta “avvolto” intorno al corpo, e il sousaphone, dal padiglione rivolto in avanti. La tuba viene utilizzata nell’orchestra sinfonica e nelle bande di ottoni. Come strumento basso svolge un ruolo solitamente secondario. Solamente nel ventesimo secolo alcuni compositori, come Paul Hindemith, hanno dimostrato nella loro musica che anche la tuba si adatta a prestazioni di tipo virtuosistico.

Le trombe Una delle più antiche trombe oggi sopravvissute è il “buisine" di Ubaldo Montini, che risale al 1532 e di cui una copia è in esposizione al Deutsches Museum. Ma Montini costruì anche lunghe trombe dalla forma ricurva a noi più familiari. Suonate con tocco leggero sulle note alte, esse non squillano, bensì producono un suono raffinato e gioioso. Fu questo suono che ne fece lo strumento d’elezione della nobiltà e delle

libere città imperiali fin dall’epoca medievale, malgrado l’estensione modesta limitata al suono fondamentale e ai suoi suoni armonici.

Cornetto, cornetto tenore e serpentone,Germania , XVII secolo

Basso Tuba da concerto, WenzelMeinl, Geretsried, 1974

Tromba, Johann Friedrich Schwabe, Leipzig, 1753

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Una volta che, a partire dalla metà del XVIII sec., il suo uso non venne più limitato dalle gilde, furono compiuti numerosi tentativi per ampliarne l’estensione. Uno di questi fu "la tromba d’invenzione" di Saurle, che poteva essere suonata in quattro tonalità diverse utilizzando anelli di tubo intercambiabili di differente lunghezza, o la tromba chiave, in cui era possibile ridurre la lunghezza delle colonne d’aria vibrante, grazie a un meccanismo simile a quello dei legni. L'innovazione decisiva è venuta con l'invenzione delle valvole che, permettendo di attivare tratti supplementari di tubo, resero possibili cambiamenti della scala di suoni armonici disponibili, permettendo così di suonare in tutte le tonalità. La tromba dell'Aida era un altro tipo speciale di tromba, richiesta da Verdi per la musica sulla scena della sua opera, ma non fu utilizzata da altri compositori dopo di lui. Un’altra tromba comune oggigiorno è la tromba jazz. Grazie alla valvola di Périnet, al foro più stretto e al padiglione più piccolo, essa è più adatta tecnicamente alle esigenze di questo genere di musica, e produce un suono acuto che viene spesso modificato per mezzo di diversi tipi di sordine. Il Trombone Il trombone è l’unico strumento dell'orchestra classica che è cambiato poco nel corso dei secoli.

La trasformazione di un semplice dispositivo di scorrimento in un doppio canneggio scorrevole in posizione parallela e a forma di “U” ebbe luogo già intorno al 1450 in Borgogna. Verso la fine del XV secolo, il trombone si era ormai completamente evoluto e nel XVI secolo era già costruito in formati differenti, in modo da costituire un’intera famiglia, composta dal trombone armonico, alto, tenore e basso. Nella pratica d’esecuzione, tuttavia, i

tromboni armonici erano abitualmente sostituiti dai cornetti e, in seguito, dalle trombe. Alla fine è stato solamente il trombone tenore a diventare lo strumento predominante. Dalla metà del XIX secolo, il diametro del tubo è diventato più largo e il padiglione più ampio, mentre il metallo adoperato è diventato più spesso, il che contribuì a rafforzare il suono dello strumento. Si approfittò inoltre dell’invenzione delle valvole per rendere possibile l’ampliamento dell’estensione di una quarta nel registro grave, per mezzo dell’inserimento di un’ulteriore curvatura, pur rimanendo tuttavia il meccanismo tecnico di base del trombone essenzialmente lo stesso nei secoli. Ci sono stati naturalmente tentativi di sostituirlo con un sistema simile a quello delle trombe, ma siffatti strumenti sono stati usati soltanto per musica militare e, occasionalmente, in orchestre per l’esecuzione di musica operistica, come per esempio quella di Verdi.

Tromba tonale, Ignaz Lorenz,Linz, ca. 1830

Trombone tenore, Hanns Doll, Nürnberg, 1638

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Gli idiofoni: strumenti naturalmente sonori

Gli idiofoni sono strumenti che producono suoni o rumori grazie alle vibrazioni naturali del corpo dello strumento stesso. Ciò non richiede corde, membrane o vibrazioni di una colonna di aria. Gli idiofoni sono spesso strumenti a percussione. Questa categoria include un'ampia varietà di pezzi di legno, nacchere, sonagli, piatti, dischi d'ottone, campane e triangoli. Idiofoni più complessi sono lo xilofono, la marimba e il vibrafono.

Nella cassa armonica di questi ultimi, un motore elettrico produce la rotazione in modo da aprire e chiudere periodicamente i risonatori, producendo così vibrazioni. Ma la maggior parte degli idiofoni sono al contrario strumenti molto semplici, utilizzati da ogni popolo del mondo. Essi vengono impiegati soprattutto come strumenti ritmici. Al giorno d'oggi, le percussioni occupano un ruolo importante nella moderna orchestra sinfonica.

Membranofoni a percussione: tamburi e timpani

Anche se gli idiofoni e i membranofoni – strumenti a membrana naturalmente sonori - sia nell'uso generale sia nelle attività orchestrali vengono di solito definiti come strumenti a percussione, in derivazione dal significato latino del colpire duro, non tutti gli strumenti di questo tipo in realtà vengono suonati a colpi; l'armonica di vetro, per esempio, viene suonata grazie a un’azione di sfregamento.

Fuori dell’Europa, in Giappone, Cina, Polinesia, India, Africa e in America centrale, idiofoni e membranofoni sono assai più diffusi che non nella musica classica europea, per secoli la meno propensa a un uso ricco della strumentazione ritmica. E’ soltanto dal Medio Evo alla fine del XV secolo che numerosi strumenti di questo genere iniziarono a essere introdotti anche qui da noi. Il modo in cui venivano suonati non ci è noto, poiché le loro parti per questi strumenti non venivano mai scritte ed, essendone tramandato oralmente l’uso, di tale tradizione si è persa ogni traccia.

Nei secoli seguenti vennero usati quasi esclusivamente i timpani, suonati assieme alle trombe, e i tamburi, suonati insieme ai flauti. Campane e glockenspiel erano gli idiofoni più diffusi. I tamburi sono un elemento Tamburo a cornice, Giappone,

fine XIX secolo

Tamburi nella sala d’esposizione deglistrumenti musicali

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fondamentale della pratica musicale dei popoli extraeuropei, ma il loro uso in Europa è stato meno comune, eccetto che nel ballo e nella musica militare; mentre i timpani, associati generalmente alle trombe, sono elementi costanti delle nostre orchestre e vengono sempre suonati in coppia.

Invenzione dell'armonica di vetro di Benjamin Franklin, XVIII secolo

L’armonica a vetro è un’idiofono o strumento naturalmente sonoro. Un pezzo di vetro di forma idonea è in grado di produrre suoni, se percosso o strofinato adeguatamente. Si tratta dei due tipi di azioni utilizzati anche nella pratica musicale di questi strumenti. Esistono esempi di oggetti in vetro impiegati a fini musicali databili alla fine del XVI secolo. Tali strumenti divennero comuni in Inghilterra a partire dall’inizio del XVI secolo.

Occupando fin dal 1757 l’incarico di diplomatico americano a Londra, Benjamin Franklin (1706-1790) inventò l’armonica di vetro nel 1760 circa. Fissò un insieme di recipienti in vetro di grandezza progressiva a un singolo asse, il cui movimento era assicurato da un meccanismo a pedale. La pressione di un dito inumidito sul bordo dei recipienti ruotanti generava una nota musicale.

Il nuovo strumento venne ben presto diffuso in tutto il continente per opera di virtuosi itineranti e venne prodotto da numerosi fabbricanti di strumenti, soprattutto in Boemia, Baviera e Turingia. Il virtuoso di maggior successo fu Marianne Kirchgäßner (1769-1808), alla quale tutti i grandi musicisti del tempo dedicarono proprie composizioni. Quelli ancora oggi conosciuti annoverano l’adagio K 356 di Wolfgang Amadeus Mozart, oltre al suo quintetto K617 per armonica di vetro, flauto, oboe e violoncello.

Poiché si suppose che arrecasse danni ai nervi dell’esecutore, ma soprattutto a causa della diffusione del fortepiano e della fisarmonica, dal suono simile, lo strumento venne dimenticato a partire dal 1830, ed è stato di nuovo costruito e suonato solamente a partire dal 1981/83.

Strumenti musicali meccanici Gli strumenti musicali meccanici sono produttori di un suono in cui la sequenza delle note è già programmata e ricavata da una sezione di controllo e infine passata a una cassa di risonanza, cioè allo strumento musicale stesso, che attiva il suono sulla base di una scala fissa di note o di altezze fisse di suoni controllabili. Essi possono suddividersi in varie categorie. Il criterio consueto per la definizione di tali categorie si basa sul meccanismo di trasferimento dei dati usato nello strumento.

Armonica a vetro, Germania, fine XVIII secolo

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Scatola musicale con canti di uccelli, Bontemps, Parigi, 1870

Una eccezionale attrazione è questa scatola musicale con canti di uccelli, i cui segnali sono memorizzati in camme. Essa è stata realizzata dopo la seconda metà del XIX secolo a Parigi. Azionati da quattro meccanismi a orologeria, ciascuno dei quali pompa piccoli soffietti e muove varie camme, gli uccelli cantano, volano e beccano, mentre le farfalle volteggiano e un’asta di vetro a torsione produce un'imitazione accettabile di una cascata. Uccelli canori meccanici venivano costruiti in Svizzera fin dal 1750 circa, in genere come elementi decorativi in cima a scatole o all’interno di piccole gabbie. Il parigino Bontemps, tuttavia, riuscì anche a produrre strumenti che contenevano diversi uccelli contemporaneamente. L'albero degli uccelli del Deutsches Museum, con uccelli, farfalle, una cascata e altro ancora, costituisce

probabilmente uno degli esemplari più grandi del suo genere. Fu fonte di ispirazione per il quadro “Die Zwitschermaschine" (“La Macchina Cinguettante”) del pittore svizzero Paul Klee.

Organo di barberia della Foresta Nera, XIX secolo Durante il secolo scorso, la Foresta Nera era un centro per la costruzione degli organi di barberia per uso domestico e di strada; una specialità della Foresta Nera era l’aggiunta di figure in movimento. Qui è in mostra una piccola scena, come in un minuscolo teatro. A volte ci sono coppie che ballano, come nel caso dell’organo di barberia di Xaver Bruder, o un mangiatore di dolci, riprodotto frequentemente da Andreas Ruth. Con l'aiuto di un trucco tecnico, la scena presenta un uomo che ingurgita dolce dopo dolce.

Riproduzione di un piano contre violini,Phonoliszt Violina,

Hupfeld AG, Leipzig, ca. 1912

Scatola musicale con canti di uccelli, Blaise Bontemps, Paris, 1870 circa

Organo con canne, Franz Xaver Bruder, Waldkirch,1869

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Il costruttore del Bellonion, J.G. Kaufmann, Dresda, 1810 Il meccanico Friedrich Kaufmann di Dresda inventò e costruì uno strumento con 24 trombe e due tromboni, che chiamò Bellonion. Il suono veniva prodotto tramite un meccanismo di linguette simile all'arresto della canna in un organo, seppure Kaufmann utilizzò trombe vere come padiglione. Ciò produceva un'approssimazione molto vicina al reale suono di una tromba. Lo strumento proviene dalla Galleria Acustica del Kaufmann, un'attrazione popolare a Dresda tra il 1854 e il 1899. La sua collezione comprendeva anche il suonatore meccanico di tromba, realizzato nel 1810 e descritto con entusiasmo nel 1812 da Carl Maria von Weber. Mentre tutte le altre macchine erano state prodotte da Kaufmann dietro richiesta di clienti facoltosi, questo suonatore meccanico di tromba è un pezzo unico della sua Galleria, in quanto non in vendita.

Phonoliszt Violina, Lipsia, 1912 circa Dal 1850 circa in poi furono fatti vari tentativi per cercare di generare il suono del violino tramite azione meccanica. Quasi tutti però fallirono di fronte alle difficoltà rappresentate dal movimento dell’archetto o dalla sua sostituzione. Il problema venne risolto da Hupfeld di Lipsia, il quale ideò un arco circolare ruotante attorno ai violini. Hupfeld utilizzò tre violini reali sospinti verso l'arco tramite la pressione di un flusso d’aria. Più forte era la pressione e maggiore l’intensità del suono dei violini. Ciò rese possibile la riproduzione di un crescendo o decrescendo. Leve con punta gommata venivano azionate da mantici per riprodurre l’azione delle dita dell’esecutore. Tali mantici speciali creavano anche l’effetto del vibrato. I violini sono collegati a un piano Phonoliszt, che funziona grazie a un sistema pneumatico molto simile a quello del Welte "Mignon". Anche qui la musica del piano è riprodotta con variazioni sonore in volume e timbro. La riproduzione del suono naturale di un virtuoso è quasi perfetta.

Suonatore meccanico di tromba, Friedrich Kaufmann, Dresden, 1810 circa

Dettaglio della pianola, Phonoliszt Violina, Hupfeld AG, Leipzig, 1912 circa

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Riproduzione di un pianoforte a coda Welte-Steinway, Freiburg, 1928 Nel 1885 il costruttore di armoniche berlinese Otto Zabekow fabbricò uno strumento nel quale le perforazioni su un rullo di carta non venivano messe in azione meccanicamente, bensì grazie all’aria soffiata direttamente da un insieme di mantici. Ecco perché Zabekow è considerato l'inventore dell’azione pneumatica nelle macchine musicali, anche se egli stesso non colse

l'importanza della sua invenzione e l’applicò soltanto agli organetti per bambini Dal 1900 in poi questo sistema di programmazione venne utilizzato in primo luogo per dispositivi relativi al pianoforte. Ludwig Hupfeld di Lipsia ne fu il principale produttore in Germania. Il suo dispositivo si trova applicato sulla tastiera di un pianoforte verticale costruito da Steinbraber di Bayreuth, un'azienda esistente ancora oggi. Non molto dopo, Hupfeld, così come Welte a Friburgo e diverse altre aziende, riuscirono a incorporare questi dispositivi sia all’interno di pianoforti verticali che di pianoforti a coda. Gli strumenti potevano quindi essere suonati sia con le mani sia meccanicamente. Malgrado le differenze nei particolari tecnici, tutti gli strumenti fanno uso di un rullo di carta perforato come

base della programmazione. Una volta azionato, il rullo scorre su un pettine dotato di fessure di ventilazione sotto vuoto, in modo che il rullo di carta venga risucchiato contro il pettine. Mentre le perforazioni sul rullo sono sospinte sopra la fessura di ventilazione, la pressione dell’aria spinge verso le guide. Controllata da

due relè, la pressione aziona un piccolo insieme di mantici in modo che sospingano i martelletti sulle corde. Ciò permette una riproduzione molto realistica della musica pianistica. Organo da salotto pneumatico E.F. Walcker & Co., Ludwigsburg, 1908 Nel 1908, Walcker & Co. a Ludwigsburg costruirono un organo pneumatico per conto di un ricco commerciante di pianoforti che lo volle inserito nei pannelli in legno del suo salone per la musica. Ecco perché le fiancate sono oggi mancanti, il che offre il vantaggio di mettere in mostra i meccanismi interni dello strumento. L’organo può essere suonato da un organista nella maniera consueta ma contiene anche un dispositivo per l’automazione del suono simile a quello dei pianoforti prodotti da Welte o Hupfeld, in questo

Riproduzione del pianoforte a coda Welte-Steinway, Friburgo, 1928

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caso però non azionato dall’aspirazione dell’aria, bensì usando l’aria compressa che è già presente all'interno di qualsiasi organo. Dopo quasi cento anni di usura, il sistema, tecnicamente più complesso, necessita di un’estesa azione di restauro. Ecco perché un modulo elettronico di memorizzazione dei dati si trova oggi sulla tastiera superiore, una versione contemporanea del dispositivo aggiuntivo di Debain e dei due meccanismi di pianole meccaniche. La musica elettronica. I sintetizzatori Gli strumenti musicali elettrici ed elettronici non sono opera dei tradizionali costruttori di strumenti, ma sono stati realizzati da esperti nei settori della fisica, dell’ingegneria e della tecnologia. Del loro aspetto estetico è responsabile l’industria del design. A quanto si sa, i primi tentativi per creare note e suoni facendo impiego dell’elettricità vennero compiuti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo. Nel 1863 un impulso significativo fu dato dal fisico berlinese Hermann von Helmholtz con un esperimento divenuto famoso a quel tempo: con l’aiuto di elettromagneti, egli stimolò dei diapason, con risonatori che modellavano i suoni e producevano note simili alle vocali umane. Numerosi esperimenti di questo genere vennero realizzati prima dell’inizio del 1900. Due di essi furono importanti per i successivi sviluppi. Nel 1891, Richard Eisenmann presentò un pianoforte a coda elettronico dotato di elettromagneti che facevano vibrare le corde più a lungo dopo essere state percosse dai martelletti. Nel 1897 Thaddeus Cahill, degli Stati Uniti, costruì il primo organo elettronico, che aveva tutta l’apparenza di una sala macchine, con una dinamo separata per ciascuna nota. Il rapido sviluppo dei sintetizzatori non ebbe inizio se non dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ben conosciuti sono i nomi di sintetizzatori come il Fonosynth e il Mini Moog. Innumerevoli furono gli strumenti sul mercato, divenuti importanti soprattutto per il loro uso nella musica leggera. Tra questi troviamo i pianoforti elettronici, le chitarre elettriche e le chitarre basso, oltre agli organi per uso casalingo. Nel medesimo periodo fecero la loro comparsa studi costosi di musica elettronica di cui si avvalsero compositori rinomati come Boulez o Stockhausen, i quali crearono nuove musiche con suoni fino ad allora sconosciuti.

Lo studio Siemens per la musica elettronica, Siemens AG, Monaco,

1958-1960

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I primi strumenti elettronici In seguito all’invenzione del tubo ad aspirazione e dell’altoparlante e con lo sviluppo della tecnologia radio si affermarono strumenti elettronici che producevano suoni mai uditi, facendo uso di tecnologie diverse. Alcuni, come l’eterofono e il theremin, erano per lo più curiosità costruite ad hoc dietro commissione. Il trautonium, invece, costruito nel 1931 per imitare il suono degli strumenti tradizionali, ebbe un’influenza durevole sullo sviluppo tecnico. In una versione perfezionata, esso fu usato per molti anni dopo la Seconda Guerra Mondiale ed è stato recentemente suonato anche da Oskar Sala.

Pianoforti a coda digitali Sin dalla fine del XIX secolo vennero compiuti tentativi per stimolare le corde del piano con l’impiego di elettromagneti. Tali sforzi cominciarono ad avere successo soltanto dopo l’invenzione del tubo ad aspirazione (1906) e dopo il miglioramento degli altoparlanti (anni Venti). Successivi sviluppi si fondarono sia sulle esigenze estetiche sia su quelle del mercato: l’ideale romantico del suono che numerosi interpreti andavano diffondendo incoraggiò i costruttori di questi pianoforti a ricercare un suono pianistico che fosse ricco di sfumature dinamiche e variabile nel timbro. Allo stesso tempo la crisi economica mondiale costrinse i fabbricanti di pianoforti a cercare nuovi prodotti nel tentativo di promuovere le vendite. L’organo Hammond modello G, Chicago, 1950

Gli organi elettronici costruiti da Hammond fin dal 1934 divennero così rinomati dopo la guerra, al punto che l’“organo Hammond” divenne sinonimo di organo elettronico anche in Germania. Per cominciare, questi organi erano molto costosi – costavano infatti la metà di un’automobile media -, ma la ricchezza del timbro di tali strumenti fu

garanzia di un successo che portò a dominare il

Trautonium, Telefunken AG, Berlin, 1934

Piano da concerto "Showmaster", Ed. Seiler Pianofortefabrik GmbH & Co., Kitzingen, 1987

L’organo Hammond modello G, Chicago, 1950

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mercato del settore per 40 anni. Il suono è prodotto da 91 dischi rotanti dentati d’acciaio. Essi si muovono a 46 diverse velocità, controllate da dispositivi. Il bordo dentato dei dischi ne è l’elemento caratteristico. Il numero dei denti è in un rapporto di 1:2. Ogni disco sonoro è scandito da una testina magnetica, in modo da rendere disponibili 91 livelli di suono. L’esecutore può costruirsi la timbrica selezionando l’altezza del suono corrispondente con il tocco di un pomello e creando combinazioni sonore con l’aiuto di stop. Ciò produce il tipico suono Hammond creato da ottave che si estendono più di quanto è teoricamente necessario, ma che suonano in modo naturale esattamente per questa ragione.

I pianoforti digitali Il pianoforte digitale è una moderna aggiunta alla serie di tradizionali pianoforti meccanici. Esso offre rispetto a essi sicuramente alcuni vantaggi: è piccolo, leggero e non ha bisogno di accordatura. L’esecutore può far uso di cuffie per esercitarsi senza disturbare i vicini. Lo strumento offre anche diverse variazioni tonali. Un’interfaccia MIDI può essere usata per connetterlo a un sintetizzatore o a un computer. Il suono dei pianoforti digitali è diverso da quello di un normale piano, perché una corda risuona in modo diverso dalla membrana di un altoparlante. Ma è quasi impossibile distinguere i due suoni se riprodotti da un’attrezzatura audio.

Suoni sintetici dal sintetizzatore I sintetizzatori sono strumenti musicali elettronici che possono essere adoperati per produrre tutte le possibili strutture di note, suoni ed effetti sonori, così come per la rielaborazione di suoni ottenuti da altri strumenti. La complessa programmazione di questo

strumento da studio ha portato alla creazione di sintetizzatori di dimensioni più ridotte in cui i collegamenti usati frequentemente tra i

moduli individuali sono già stabiliti con connessioni fisse. Malgrado ciò riduca la versatilità del suono, viene così agevolata la creazione di programmi sonori individuali. Gradualmente i grandi

Precursore del pianoforte digitale, August Forster Pianofabrik, Löbau, 1937

Sintetizzatore Mini Moog , Robert Moog, Buffalo, 1978

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dispositivi vennero sostituiti da congegni più ridotti, come il Thowiphon, che è molto più facile da usare. La struttura tecnica dei sintetizzatori è fondata su un sistema a costruzione modulare, con uno specifico modulo disponibile per ogni tipo di produzione e costruzione sonora. Ciò implica

differenti moduli per la creazione del suono e del rumore, per l’elaborazione e il controllo dei suoni. Gli oscillatori creano i suoni; il generatore di rumore aggiunge rumore; gli amplificatori, i filtri, i modulatori, i dispositivi di riverbero ed eco, nonché altri effetti elaborano i suoni, che vengono poi controllati dalla tastiera, dal modulatore, da pedali e altre unità manuali o preprogrammate, come generatori o un computer collegato. Fin dall’inizio degli anni Ottanta la tecnologia digitale usata per la produzione e memorizzazione del suono ha reso possibile la costruzione di sintetizzatori sempre più maneggevoli ed economici, capaci di offrire

una grande varietà di suoni e semplici opzioni di programmazione e memoria.

Le chitarre e i bassi elettrici

Le chitarre e i bassi elettrici sono strumenti usati dapprincipio e soprattutto nella musica leggera. Dopo l’affermazione della chitarra elettrica alla fine degli anni Cinquanta, alcuni chitarristi di fama si fecero costruire chitarre con caratteristiche specifiche. Alcuni di questi prototipi furono poi scelti per la produzione di massa, come il basso usato da Paul McCartey dei Beatles. L’elettronica ha reso il risuonatore (o sound box) superfluo, portando alla creazione di nuovi tipi di strumenti. Testine magnetiche (pick-up), uso di effetti speciali e tecnologie di amplificazione hanno compiuto passi da gigante fin dal 1960, portando a tutta una serie di differenti opzioni. Il risultato sonoro finale dipende soprattutto da tipo, numero, combinazione e disposizione dei pick-up, da una parte, e dalle caratteristiche sonore del sistema di amplificazione, dall’altra. Le oscillazioni elettriche sono generate dai cambiamenti nel campo magnetico, causati dalla vibrazione delle corde. Per questo motivo le corde devono essere in acciaio. Con dispositivi per gli effetti sonori e con l’amplificatore, il suono viene elaborato e inviato agli altoparlanti.

Sintetizzatore Thowiphon III, H. Wicha,

Chitarra elettrica 176, Karl Höfner, 1977

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Vibrazioni naturali nelle casse o camere sonore

Le camere o casse sonore possiedono un repertorio fisso di modi di vibrazioni sinusoidali naturali. Se alla cassa viene dato un rapido colpo, vari modi di vibrazione sono messi in moto nello stesso istante. Ogni modo perciò produce

un’armonica. Corde, membrane o bacchette producono queste “libere” vibrazioni quando sono percosse. Ognuna di queste vibrazioni naturali ha una frequenza sua propria e una specifica distribuzione dell’ampiezza della vibrazione nella camera sonora.

E’ anche possibile “imprimere” una vibrazione di una certa frequenza su una camera sonora. Più vicina è la frequenza impressa a una frequenza naturale e maggiore ne sarà l’ampiezza. Se essa corrisponde esattamente alla frequenza naturale, la cassa comincia a vibrare in modo potente. Tale fenomeno è detto risonanza.

Dispositivo sperimentale in cui una colonna d’aria viene fatta vibrare Traduzione italiana Ringraziamo per aver curato la traduzione italiana del testo la classe:

• I D del Liceo Classico “Chris Cappell College” di Anzio (Roma), seguita dalla prof.ssa Maria Lidia Cioeta

L’attività è stata svolta nell’anno 2002-03 per il Progetto “100 classi”, nel quadro del programma di collaborazione tra il Deutsches Museum e l’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio.

Una delle cabine insonorizzate della mostra dove i visitatori possono condurre esperimenti