Musa

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MUSA Museo dell’acquedotto Leopoldino

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Laboratorio di Progettazione III_Prof.Andrea I.Volpe, coll.Arch. Salvatore Zocco | 2010 Musa | museo dell'acquedotto leopoldino,livorno The project area is presented as a large free space defined by two major appearances, the acquedotto Leopoldino and the Purgatorio di Pian di Rota, the morphology of the ground is characterized by a slight depression. The design of the project fits discreetly in the context of the acquedotto itself as a continuum, enhancing the natural slope and considering the sign of pre-existing. The Cisternino is defined by simple interlocking volumes and proportions as well as severe if the simplicity of the cube or cylinder can better demonstrate the functionality of the tank. The rear facade becomes a long wall without any projecting decorative marked only by a small pediment interrupting its continuity. The emotional Poccianti’s architecture emerges in purity, in the proportions and mathematics of the design of the museum.

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MUSAMuseo dell’acquedotto Leopoldino

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Filippo Pecorai | Francesco Polci

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L’area di progetto si presenta come un ampio

spazio libero definito da due importanti presenze,

l’acquedotto Leopoldino e il Purgatorio di Pian di

Rota; la morfologia del terreno è caratterizzata da

una leggera depressione.

Il disegno del progetto si inserisce in maniera discreta

nel contesto proponendosi come un continuum

dell’acquedotto, valorizzando il declivio naturale e

considerando il segno delle preesistenze.

Il Cisternino è definito dal semplice incastro di

volumetrie pure e dalle proporzioni severe come se

la semplicità del cubo o del cil indro possano meglio

manifestare la funzionalità della cisterna.

Il prospetto posteriore diventa quindi un lungo muro

privo di ogni aggetto decorativo segnato solo da un

piccolo frontone che interrompe la sua continuità.

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Il coinvolgimento emotivo dell’architettura di

Poccianti emerge nella purezza, nelle proporzioni e

nella matematica del disegno del museo.

Il progetto è dettato da una rigida griglia basata sulla

necessità di rispettare le dimensioni del Cisternino

e sulla volontà di disegnare il canale in asse con la

vasca di depurazione.

I due volumi del museo e il canale centrale, che si

sviluppano in lunghezza, sono caratterizzati da una

misura di 3,58 m e dal suo doppio, che segna anche

la divisione degli spazi interni.

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L’apparente stereotomia esterna del museo è

contraddetta nella composizione della pianta dove

l’alternanza di moduli pieni a moduli vuoti offre

l’occasione di proporre situazioni e spazi modellati

da luci differenti.

Il prospetto frontale del museo costituito da una

lama di muro che si erige dal profilo del terreno è

realizzato nella parte basamentale con una pietra

arenaria e nella parte superiore da cemento armato

faccia a vista.

Analogamente a quello del Cisternino è caratterizzato

soltanto da un elemento dissonante, la porta di

ingresso.

L’apparente stereotomia esterna del museo è

contraddetta nella composizione della pianta dove

l’alternanza di moduli pieni a moduli vuoti offre

l’occasione di proporre situazioni e spazi modellati

Il prospetto frontale del museo costituito da una

lama di muro che si erige dal profilo del terreno è

realizzato nella parte basamentale con una pietra

arenaria e nella parte superiore da cemento armato

Analogamente a quello del Cisternino è caratterizzato

soltanto da un elemento dissonante, la porta di

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La porta è raggiungibile attraverso un percorso

pedonale che si collega ai tracciati preesistenti.

Il taglio del canale è enfatizzato dal suo prolungamento

attraverso le pavimentazioni che contribuiscono ad

individuare prospettive diverse create dai due volumi

del museo.

Il rispetto dell’ identità del Luogo si ritrova nel disegno

razionale dei percorsi che si collegano a quelli

esistenti con rampe e gradonate mantenendone

l’andamento.

Il museo viene protetto da filari di alberi posti

parallelamente alle passeggiate definendo così uno

spazio capace di relazionarsi a quello del Cisternino.

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“Pasquale Poccianti e l’ acquedotto di Livorno” Dario Matteoni

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“Che se un'opera manufatta estesa

per dodici miglia di lunghezza

giacente ora lungo vallate profonde,

ora interrate nelle viscere delle

montagne; fatta di tronchi distinti,

elevati in tempi,con modi e

sotto auspici diversi;

ricorsa da un acqua corrente,

per angoli diversamente formati

diversamente combinati,

diversamente declivi;

ora di pareti laterizie,ora di docce di

terra,marmo;ora aperte,ora chiuse.”

Pasquale Poccianti

Lettera alla Segreteria di Finanze 1826

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