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MUSA

DirettoreProf. Stefania Gigli

Commissione ScientificaProf. Nadia BarrellaPorf. Michele D’AmicoProf. Claudio GambardellaProf. Angelo ItroProf. Francesco IzzoProf. Michele Papa

ResponsabileUfficio Amministrativo del MUSAarch. Raoul Basile

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BENVENUTO

Il Museo Anatomico di Napoli, sezione del più articolato Complesso Mu-seale Universitario della Seconda Università degli Studi di Napoli - MUSA,raccoglie una collezione di pezzi anatomici unici per l’elevato numero, lavarietà delle tecniche di preparazione e le modalità di conservazione.Uno dei nuclei più antichi che ha dato vita all’attuale collezione del Museoviene istituito da Marco Aurelio Severino, anatomista ed insigne chirurgodel XVII secolo, presso l’Ospedale San Giacomo Apostolo (originariamenteannesso alla Basilica di San Giacomo degli Spagnoli ed abbattuto nel 1741a favore della costruzione di Palazzo San Giacomo, attuale sede del Co-mune di Napoli). Nella seconda metà del ‘700, l’anatomista Domenico Co-tugno acquista e annette alla collezione importanti manufatti in cerariproducenti il corpo umano e contribuisce a conservare numerosi prepa-rati anatomici. Nella prima metà dell’Ottocento, l’anatomista Antonio Na-nùla si dedica con passione allo sviluppo del Gabinetto Anatomicodell’Università, al quale devolve la sua ricca collezione privata, insieme conuna serie di splendidi modelli in cera, commissionati allo scultore France-sco Saverio Citarelli. Con la nomina a Rettore dell’Università di Napoli nel1901, Giovanni Antonelli dispone il trasferimento del Gabinetto di Anatomiadalla Casa del Salvatore (ex collegio massimo dei Gesuiti), che ospitava iprincipali musei scientifici napoletani, all’ex Convento di Santa Patrizia, di-venuto sede del rinnovato Istituto di Anatomia. In questa nuova sede, si rea-lizza una più organica ed adeguata esposizione, grazie agli ampi spazi ealle nuove ed eleganti teche in legno. Sia gli eventi bellici della SecondaGuerra Mondiale che il sisma del 1980 causano una pesante battuta d’ar-resto nell’attività del Museo. Nel 1985, grazie alla sensibilità culturale delleAutorità Accademiche, vengono avviati una serie di interventi per la salva-guardia dell’intero bene e per la sua definitiva sistemazione. Nel 2016, sonostati condotti interventi strutturali e un paziente lavoro di sistemazione eriordino durante il quale vengono rimesse in luce anche alcune importan-tissime collezioni ormai dimenticate e inventariati un totale di circa 3000reperti di immenso valore storico, scientifico e didattico.

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FERRI DI EPOCA ROMANA E STRUMENTAZIONE D’EPOCA

Alle collezioni di oggetti per scopi ostensivi, nel corso deglianni si sono andate sommando raccolte di strumentari didat-tici e scientifici che, esaurita la loro funzione originaria, sonodivenuti oggetti d’interesse storico. Questi strumenti non solorappresentano la materializzazione di quelle idee, che porte-ranno a risultati nell’ambito della pratica medica, ma costi-tuiscono oggetti raffinati, nei quali i caratteri estetici sisovrappongono a quelli funzionali.I ferri chirurgici e gli strumenti medici del passato sono unsettore di più recente acquisizione nelle collezioni del nostromuseo; tra questi, una delle tre copie dei ferri chirurgici ri-trovati presso gli scavi di Pompei in epoca borbonica. Lacopia, che è opera del valente artigiano napoletano GennaroChiurazzi, fu donata al professor Torraca, clinico chirurgo, etramandata dalle varie scuole di chirurgia.Tra la strumentazione di epoca, microscopi, microtomi, bi-lancie a due piatti, i primi registratori a nastro e videocamereper la registrazione della autopsie. I microscopi sono, invero,gli oggetti più numerosi e interessanti della raccolta; tra essisi annoverano strumenti della seconda metà del Settecento,dell’Ottocento e del Novecento che costituiscono, nel loro in-sieme, la traccia di un’epoca e testimoniano fra l’altro deiprogressi della fisica meccanica e della fisica-ottica.

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CALCHI VASCOLARI

Lo studio della fine distribuzione dei piccolissimi vasi sangui-gni all’interfaccia tra il distretto arterioso e quello venoso hasempre affascinato lo studioso del corpo umano, ma anchel’uomo comune. La rete capillare ha sempre destato tale stu-pore da essere definita mirabile. La tecnica di iniettare so-stanze nei vasi sanguigni, che riproducessero l’alberovascolare, risale ad epoche remote e indefinite, e non si è maiinterrotta. La disponibilità di nuove soluzioni utilizzabili abasse temperature e densità prossima o inferiore al sangue,ha fatto sì che queste tecniche anatomiche venissero ancorautilizzate per tutto il ventesimo secolo in associazione a nuovimezzi di indagine, quali la microscopia elettronica a scan-sione. Negli anni 1939-1940, Nicola Donadio, che tiene pro-tempore la cattedra di Anatomia, lascia al Museo la suacollezione di calchi per corrosione, ottenuti con iniezioni dineoprene-latex, dell’albero vascolare di organi quali, cuore,rene, polmone e fegato.

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OMERO DI ANDREA VESALIO

Su una colonna di gesso, in una piccola teca in legno e vetrocon accanto una targa della donazione dal cavaliere AntonioSavaresi al Nanula nel 1829, è collocato il cosiddetto “Omerodi Vesalio”. Il cimelio ha un inestimabile valore storico perché è uno degliomeri di uno scheletro preparato dal celebre Andrea Vesalionel 1544 a Basilea, dove attendeva alla stampa della primaedizione del suo libro “De Humani Corporis Fabrica” che ilMuseo ha nel possesso al suo fondo librario antico, in una rie-dizione del 1725. Secondo esperti l’autenticità dell’omero sa-rebbe attestata dalla presenza di un foro prodotto da unchiodo, tecnica comune a tutti i preparati scheletrici prodottidal padre della moderna Anatomia.

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CEROPLASTICA | STATUE

La collezione comprende due statue a grandezza naturale, incui si mostrano in una i muscoli superficiali, così come appa-iono alla decorticazione della cute e del sottocute, opera at-tribuita a Francesco Citarelli, il quale l’iniziò sotto la direzionedel Barbarisi, e fu portata a termine da Albano sotto la dire-zione dello stesso Favaloro. La seconda statua presenta in-vece la raffigurazione dell’intero albero vascolare.

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LE “PIETRIFICAZIONI” DI EFISIO MARINI LA COLLEZIONE DEI CALCOLI

I preparati identificati comunemente come “le pietrificazionidel Marini” evocano particolari suggestioni. Efisio Marini,esempio di scienziato difficile, lavora a Napoli, nella secondametà dell’ottocento, per oltre trent’anni. Il Marini elabora unpersonale metodo di mummificazione e pietrificazione di partiorganiche che applica a strutture anatomiche. Il metodo con-sente di mantenere la flessibilità e il colore naturale dellestrutture con una particolare miscela di sali metallici di suainvenzione. Secondo il parere di esperti dell’università di Pe-rugia che da alcuni anni studiano i reperti del Marini, lo stu-dioso avrebbe inventato una tecnica di fossilizzazione, ovveroquell’insieme di processi biologici ed ambientali che modifi-cano i resti degli esseri viventi, impedendone il disfacimento,e li trasformano nel prodotto chiamato fossile. Marini fa ac-cadere in ore quello che in natura accade in migliaia di anni. La peculiarità di queste preparazioni “lapidee” affascina e in-teressa in maniera particolare i visitatori, anche perché suesse s’ intravede l’esigenza estetica, la ricerca del “bello”perseguita dall’ Autore. La prima parte della collezione è co-stituita da arti superiori conservati con la tecnica della mum-mificazione riferita ai primi tentativi di perfezionare la tecnica,mentre la seconda parte è costituita dalle pietrificazioni degliarti superiori, inferiori e una testa di una giovane fanciulla.

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Fra i pezzi della collezione spicca, per la singolare bellezza,un tavolino il cui piano è formato da un impasto di sangue,cervello, fegato, bile, polmoni ove, al centro, è adagiata unabellissima mano di giovane donna che Marini aveva presen-tato alla prima Expo di Parigi.L’ insieme stupisce per la perfetta conservazione e la fre-schezza del colorito.La collezione dei Calcoli, unica nel suo genere, prende origineda un primo nucleo di “pietre” raccolte dallo scienziato An-tonio Nanula che, nel 1834, le dona all’Università di Napoli. Icalcoli sono estratti da ureteri, vesciche urinarie e colecistisia umane che di animali. Quelli d’origine animale stupisconoper le notevoli dimensioni, per la consistenza e la complessacomposizione; tra questi particolarmente suggestivi i trico-bezoari, calcoli compositi, costituiti soprattutto di peli, estrattida intestini di cani, gatti, pecore e cavalli. La collezione origi-naria è stata nel tempo ampliata dalle donazioni fatte da chi-rurghi e veterinari.

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CEROPLASTICA | FRANCESCO SAVERIO CITARELLIGIUSEPPE SORRENTINO

Le cere che ora si contano nel Museo napoletano sono operadi diversi modellatori vissuti tra la fine del Settecento fino aiprimi anni della seconda metà dell’Ottocento. Per la verità, diquesti ceroplasti si conosce molto poco, e solo per tre di essi- Giuseppe e Gennaro Ferrini, Francesco Saverio Citarelli eGiuseppe Sorrentino - abbiamo informazioni non sufficienti,tuttavia, a farci delineare un percorso storicamente completosulla loro attività. La collezione delle cere ostetriche di Francesco Saverio Ci-tarelli comprende modelli in cui viene mostrata l’intera re-gione addomino-pelvica, con il prodotto del concepimento adiverse epoche: 6° mese, 7° mese, 8° mese. Un altro modellorappresenta le tre tipiche modalità di gravidanza extrauterina(ovarica, tubarica e peritoneale).L’ultima opera è una rappresentazione in cera del bimbo conun gemello parassita a livello del torace che descrive una mo-struosità nata all’epoca nel vicino ospedale degli Incurabili,che “…attirò l’attenzione di tutta la classe sanitaria degl’in-curabili ed anche di moltissimi altri, che vennero per curio-sare ed imparare”, l’opera è del celebre ceroplasta GiuseppeSorrentino.

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COLLEZIONE SCHELETROLOGICA

La maggior parte dei pezzi di questa collezione non è riferibilea momenti e/o a popolazioni particolari e risale alla secondametà del XIX secolo; sono presenti anche reperti più antichi,come una serie di scheletrini in connessione anatomica, chedocumentano lo sviluppo dell’apparato scheletrico dalla vitafetale all’infanzia, databili presumibilmente attorno allaprima metà del XIX secolo.La collezione scheletrologica rispecchia gli interessi scientificidi un’epoca che identificava, soprattutto in questo tipo di pre-parati, il principale strumento di documentazione e d’indaginedella variabilità umana. Il valore documentario è tale che, tut-tora, essa è utilizzata per studi di morfometria e paleopatolo-gia. Una serie di scheletri di feti e di bambini mostra i vari stadidi ossificazione, un’altra ancora le alterazioni scheletrichecongenite, scheletrini di sirenidi, toracopaghi, giani e quello diuna donna affetta da nanismo acondroplastico.

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CEROPLASTICA | MOSTRUOSITÀ E PATOLOGIE INFANTILI

Di particolare interesse è anche il nucleo delle raffigurazioniin cera delle mostruosità sia uniche sia doppie quali, adesempio, la statua del ciclope, della sirena, quella del para-pago superiore e quella della duplicità parassita mentre ac-canto si possono osservare rappresentazioni delle patologieinfantili, risalenti ai primi del 1900, dimostranti varie malattiepediatriche, provenienti dalla clinica pediatrica di Napoli.

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TROFEI JIVAROS

Non è consueto vedere tra le collezioni di un Museo anato-mico teste rimpicciolite (tsantsas) di Indios Jivaros, un popolocacciatore di teste dell’alta Amazzonia. In Europa, simili trofeisono esposti solo al British Museum di Londra, al Museumfur Vòlkerkunde di Vienna e al Museo Etnografico di Basilea.Le testine sono l’espressione culturale dei “Jivaros”, abitantile rive del Rio delle Amazzoni in Ecuador, nelle regioni adoriente della cordigliera delle Ande, conosciuti all’inizio delXVI secolo soprattutto come cacciatori di teste, per il loro co-stume di portar via la testa ai nemici vinti, o comunque uccisi,e di conservarla come trofeo, dopo averla trasformata in unaspecie di mummia dalle dimensioni ridottissime; la grandezzadella testa contrasta con l’estrema lunghezza dei capelli. Latecnica di allestimento, lunga e laboriosa, consiste nell’asportare tutte le ossa del cranio e della faccia, e nell’ essic-care la cute, con ciottoli arroventati di dimensioni sempre mi-nori. La consacrazione del trofeo avveniva con cerimonie,durante le quali il guerriero doveva osservare un periodod’astinenza e purificazione. Qualora il potere magico delleTsantsas risultava essere negativo, le si recidevano i capelliper ripristinarne il potere positivo.

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CEROPLASTICA | FERRINI

Tra le opere più interessanti dello scultore Gennaro Ferrini,che lavora a Napoli subito dopo il periodo della dominazionefrancese, tra gli anni 1820-1830, va senz’altro indicata unatesta d’uomo anatomizzata, ove sono messi in evidenza consingolare maestria l’encefalo e i vasi del poligono di Willis ele teste di due camorristi che mostrano tutte le possibili le-sioni da armi da taglio e da oggetti contundenti, rilevabili al-l’esame necroscopico. Le cere sono riprodotte utilizzandocome base crani ossei.Le sculture, limpidamente schematiche sotto il profilo didat-tico, sono di un tale livello artistico che niente lascia invidiarealle cere del più celebre Giuseppe Ferrini, padre di Gennaro,che ha lavorato a Firenze ed è l’esecutore della maggior partedei lavori anatomici del gabinetto di questa città.

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ERMAFRODITA

Considerazione a parte merita la bella cera, certamenteopera del Sorrentino, che raffigura un caso di ermafroditismodescritto da Mario Giardini, Antonio De Martino e StefanoDelle Chiaje e portato all’attenzione dell’Accademia delleScienze, nella seduta del 3 dicembre 1853. Nella relazione gliestensori cosi descrivono il soggetto: «Giuseppe Morabito diReggio, a 16 anni di età presentava una statura puerile, lepoppe turgide, grosse, dure e pendenti che egli nascondeva,deprimendole mediante una circolare cintura di cuoio e leparti genitali esterne di un ragazzo con rafe prolungato sinoal V apice del pene. Bacino quasi di donna e dunque pube in-termedio, tra quello di donna e quello di uomo».Nel contenitore si intravede il bacino di donna ginandra congli organi corrispondenti; accanto si può osservare la colle-zione con lo Sviluppo degli organi genitali esterni rappresen-tazioni in cera, collezione studio Ziegler 1860

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CEROPLASTICA | STUDIO ZIEGLER EMBRIOLOGIA

Sviluppo dell’embrione umano e animale (1900) e dell’occhiodi un vertebrato, rappresentazione in cera collezione studioZiegler 1880. Nei primi del 900, con l’impulso delle nuove idee scaturitedagli studi di embriologia sperimentale, in una prospettivateorica d’ispirazione neodarwiniana, il Museo si arricchisceancora di una serie di modelli in cera di embriologia umanaprodotti a Friburgo (Germania) dalla ditta Ziegler. I modellifurono prodotti sotto la direzione scientifica del grande em-briologo Wilhelm His. Si tratta di modelli ingranditi, rappre-sentanti lo sviluppo dell’embrione e di alcune sue parti, erealizzati con grande accuratezza scientifica.

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CEROPLASTICA | PATOLOGIE OCULARI

Il museo è in possesso di una collezione di modelli dell’or-gano della vista in diversi stati patologici. L’interesse per lepatologie oculari e per questa collezione di ben 160 modelli,probabilmente voluta da Domenico Cotugno, si associa allafigura di Michele Troja, valentissimo medico, oculista e uro-logo italiano che, nel 1779, fu il primo ad istituire una cattedraper la chirurgia dei tessuti umidi: occhio e vescica. L’altra col-lezione riguarda le patologie degli organi della faccia. Le col-lezioni sono opera di almeno due diversi autori, comedimostra ampiamente la diversa tecnica. La collezione è dinotevole interesse scientifico visto che molte di queste pato-logie, oggi sono rare o scomparse.

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COLLEZIONE CRANI ANTICHI E I TESCHI DELLA VICARIA

La sezione dei crani antichi è ricca di numerosi esemplari da-tati dal I sec. a.C. fino all’ 800 e si compone di quattro serie. La prima serie, la più antica, fu rinvenuta in una tomba nellecampagne di Sarno, abitate allora dai Sarasti o Teleboi. La seconda deriva dagli scavi delle ben note zone archeolo-giche di Pompei ed Ercolano; i crani di questa collezione, incollaborazione con il museo antropologico di Atene, sono statioggetto di indagini antropologiche. La terza proviene da un sito archeologico scavato intorno aglianni Settanta nei pressi di Pontecagnano; trattasi di crani diitalici autoctoni. La quarta, costituita di materiale più recente, comprendequattro crani di giustiziati nell’aprile del 1800 nel Tribunaledella Vicaria. Su essi si leggono i segni degli studi di frenolo-gia forense, effettuati dal Professore Giovan Battista Mira-glia, che vi indicò le aree cerebrali secondo i dettami delladottrina frenologica, fondata dall’austriaco Franz Gall.Gall fu il primo a studiare le varie aree della corteccia cere-brale, affermando che il cervello fosse formato da diverseparti connesse fra loro, e che ognuna di queste parti avesseuna precisa funzione.I crani appartenevano a quattro giustiziati, Giuditta Guasta-macchia, il chirurgo Pietro de Sandoli, il padre di lei Nicola,

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ed un sicario Michele Sorbo assoldato per uccidere il maritodi Giuditta. I quattro furono scoperti subito dopo l’omicidiopoiché il sicario fu ritrovato dalla polizia nel momento in cuitentava di sotterrare le membra dell’ucciso. I giustiziati eranoall’epoca esposti davanti al palazzo della Vicaria, sede delvecchio Tribunale di Napoli. La storia, definita negli atti delprocesso, è letta in chiave scientifica dal professor Miraglia,celebre figura scientifica dell’epoca, fondatore nel 1853 delprimo periodico psichiatrico italiano. Miraglia nel 1854 pub-blicò in due volumi il Trattato di frenologia, in cui avanzaval’ipotesi dell’origine organica delle malattie mentali. Le iscri-zioni da lui stesso lasciate sui crani dei quattro giustiziati at-testano il tentativo di dedurre il carattere delinquenziale deiquattro, partendo dalle dimensioni relative delle varie por-zioni della calotta cranica.

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CEROPLASTICA | STUDIO ZIEGLER SISTEMA NERVOSO

Una serie di modelli in cera illustra lo sviluppo del sistemanervoso di vertebrati e dell’uomo. Anche questa collezione èstata prodotta dallo studio Ziegler intorno al 1880 a Friburgo(Germania) ed è la seconda serie esposta in questo museo,le collezioni all’epoca erano estremamente costose.

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COLLEZIONE DELLE ESSICAZIONI E DEI TATUAGGI

Quando agli inizi del Novecento Antonelli trasferisce a SantaPatrizia il Museo anatomico si avvale, per il riordino dellastruttura, del lavoro dei suoi collaboratori, Lobello, Lancetti,Chinni e Bile. Questi arricchiscono la collezione di singolarimalformazioni fetali, ma soprattutto di numerose prepara-zioni a secco di organi splancnici; sono prevalentemente sto-maci, porzioni d’intestino umano, cistifellee, di cui alcuneripiene di calcoli e numerose vesciche urinarie. Nell’ altra ba-checa una singolare raccolta di diversi lembi di pelle umanaessiccata. I lembi sono tutti tatuati e i tatuaggi rappresentanoscene fantastiche (lotta tra S. Giorgio ed il drago), eventidrammatici (scena di naufragio), sensuali corpi di donna, datee segni zodiacali.

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CEROPLASTICA | STUDIO ZIEGLER CUORE E DENTI

La terza collezione prodotta dallo studio Ziegler risale al1890, i preparati didattici mostrano le diverse fasi dello svi-luppo del cuore umano e animale. A queste si aggiunge larappresentazione in cera del dente umano.H

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CALCINAZIONE | MALFORMAZIONI ANIMALI

Il Gabinetto Anatomico, con sede al Cortile del Salvatore, era ca-ratterizzato dal percorso dello Studio Anatomico nei secoli. Nel1645 fu pubblicata a Norimberga, la Zootomia democritea, il co-ronamento di quarant’anni di ricerche anatomiche, in cui MarcoAurelio Severino illustra le sue ricerche sulle analogie che uni-ficano gli esseri viventi. Pertanto risulta chiaro come le raccoltecomprendessero i diversi phyla del regno animale. Queste rac-colte non costituiscono pertanto aggiunte, anzi rappresentano ilnucleo fondante che si ispira alla visione di Severino, di cui nonfu immediatamente recepita la novità metodologica. Nel Museosono esposte due teche in vetro e ottone, contenenti una il corpoessiccato di un neonato, e la seconda il busto di una giovanedonna. Il colorito della pelle è bianco, come di un calco in gesso.La donna è avvolta in un telo, mentre il neonato è disteso in unlettino con un vestito di pizzo. I due preparati sono stati ottenutimediante la tecnica della calcinazione, approntata da GiuseppeAlbini, Professore di Fisiologia, su incarico del Ministero dell’In-terno, che lo invitava a trovare un metodo alternativo al seppel-limento e alla cremazione dei cadaveri. Il procedimento adottatoe l’attrezzatura usata sono illustrati in una nota del 1880 presen-tata all’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche. Il pro-cedimento seguito dallo scienziato è confortato da “setteesperienze” di cui la quinta consiste proprio nell’ essiccazionedel cadaverino del neonato, attualmente conservato nel museo.

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COLLEZIONE DELLE MOSTRUOSITÀ SINGOLE E DOPPIE

L’ampia sezione delle mostruosità fetali comprende 153esemplari di feti mostruosi, conservati in formalina o in al-cool, ed occupa un’intera ala della struttura per un totale di25 metri quadrati d’esposizione. In essa trovano posto tuttele più frequenti malformazioni fetali, come pure le più rare,tra quelle descritte in letteratura. Nell’insieme, costituisconoun patrimonio unico nella sua completezza e, ancora oggi, digrande utilità per quanti studiano i meccanismi alla basedelle alterazioni strutturali, che possono presentarsi durantele complesse fasi della morfogenesi umana. Le mostruosità sono sia del tipo unico che doppio: i mostriunici sono fondamentalmente costituiti da anencefali, ciclopi,cinocefali e sirenidi; i mostri doppi sono autositi (con compo-nenti gemellari identiche: parapaghi, crucipaghi, onfalopaghi)e parassiti.

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LA COLLEZIONE DEI PREPARATI IN LIQUIDI DI CONSERVAZIONE

Questa collezione molto ampia è costituita da dissezioni informalina o in alcool di parti del corpo umano: i preparati nontrascurano alcuna parte del corpo umano, sia adulto che incorso di sviluppo. Spiccano, per abilità di esecuzione, disse-zioni di teste che mostrano le strutture encefaliche e i loro ri-vestimenti e le diramazioni più periferiche di alcuni dei nervicranici; in una di esse, in particolare, sono stati preparati conmirabile precisione le più fini diramazioni dei nervi mascel-lare e mandibolare.Nella teca centrale un bellissimo volto di giovane donna, pro-babilmente di origini popolane, ma i cui tratti somatici: il per-fetto arco di cupido del vermiglio, la dolce rotondità delle narici,la curvatura delle lunghe ciglia, le donano una nobiltà antica.Nelle due giare ai lati, emivolti di anziani. Non v’è certezza, mail dubbio autentico che chi ha disposto i preparati abbia volutoriproporre il trittico biblico di “Susanna e i vecchioni”.In altre vetrine sono esposti i cuori, tratti dell’albero bron-chiale e del tubo digerente, organi della pelvi sia maschili chefemminili, molti di essi in sezione, applicati in serie su lastrinedi vetro blu per mostrare l’interna struttura degli organi cavie l’organizzazione regionale del parenchima degli organi pieni.

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COLLEZIONE CORPI ESSICCATIINIEZIONI INTRAVASALI

Un appassionata opera di Francesco Folinea, di Stefano DelleChiaje e di Antonio Nanula consente di raccogliere nel Museostraordinari preparati di corpi interi mummificati, in cui i ter-ritori vascolari sono evidenziati con la tecnica delle iniezionicolorate.Dell’originario nucleo ora non ne restano che due esemplari.Il primo è posto in piedi: i muscoli sono scoperti, il decorsodei vasi e la loro complessa distribuzione sono offerti all’os-servatore in facile e agevole lettura. Il secondo, più interes-sante, è di un uomo scorticato, collocato su uno scranno, dilegno ebanizzato, che mostra all’attenzione dell’osservatoreoltre l’intricato disegno dei vasi, i muscoli della parete e degliarti, qualche organo del torace (grossi bronchi e polmoni) ealcuni dell’addome (fegato e reni). L’allestimento, secondo idettami di un’anatomia più chirurgica che dissettoria, sembraeseguito nell’intento di voler dare delle strutture mostrateuna leggibile rappresentazione sistematica-topografica, utileper la pratica chirurgica.Nelle adiacenti vetrine sono disposti altri numerosi preparatidi soli organi: diversi cuori, tra cui uno «aneurismatico tre voltepiù grande che nello stato naturale. Non mancano preparati diaorta con evidenti aneurismi di grado più o meno severo. Ben quarantanove sono le teste conservate per essicca-

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mento, tutte decorticate e con i vasi iniettati. Rilevante è purela ricchissima collezione degli arti iniettati, nella quale pre-valgono quelli superiori. L’elevato numero offre ancor oggiallo studioso un efficace repertorio dei diversi modi di pre-sentazioni del circolo in questi distretti. I preparati sono perla maggior parte ottenuti mediante iniezione a caldo neltronco vasale principale, di una miscela di «sevo purificato»o di olio di oliva e cera bianca o gialla, olio di trementina e co-loranti come il cinabro, l’indaco, il giallo cromo, il cromato dipiombo, il nero d’avorio e il carbonato di piombo.

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FONDO LIBRARIO ANTICO

Il Museo raccoglie anche una parte dell’antico fondo librariodall’Istituto di Anatomia. La raccolta, che comprende nume-rosi trattati stampati tra il XV e il XIX secolo, che sono la te-stimonianza degli strumenti bibliografici a disposizione deimaestri e degli studenti nelle varie epoche, è il resoconto fe-dele delle conoscenze anatomiche e mediche del passato. Ivolumi sono una preziosa traccia per quanti si interessano diindividuare il percorso formativo degli studenti e l’esperienzadidattica dei docenti che si sono susseguiti alla cattedra diAnatomia della nostra città.Per brevità, non riportiamo l’elenco dei volumi essendo questiben 613, ma sottolineiamo la presenza di alcune opere vera-mente eccezionali, quali: “Opera Omnia” di “Galeno” in 5 vo-lumi stampata nel 1576; “De Humani Corporis Fabbrica” del“Vesalio” stampata nel 1725; “Opera Omnia” del “Willis”stampata nel 1708; “Anatomiae Universae”, stampata nel1823, una raccolta in folio, delle bellissime tavole anatomiche,eseguite dal Serantoni per l’anatomista Paolo Mascagni.

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GRAZIE PER LA VISITA

Ci auguriamo che la visita abbia arricchito la vostra persona. Ilnostro auspicio è che questo Museo, le sue collezioni, le sue rac-colte siano vissute come il ritorno di un mondo mai scomparsoe resistente ai soprassalti del tempo, allora come oggi. Il ritornodell’antico non è una curiosità da musealizzare, non è un surplusdel sapere da utilizzare a effetto, ma è un corredo genetico chedi autore in autore porta alla riconquista delle origini.

Testi a cura diProf. Michele Papa

Curatore Museo Anatomico

Immagini a corredo a cura diRaoul Basile

Theodoros Thanassoulas

InfograficaRoberto Perrone

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