"La Musa Ispiratrice" - di Glenda Manzi

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Da Giovani Scrittori IULM - Volume 1 : "L'inafferrabile" A cura di G. Carrieri e M. Marcon. Postfazione di Paolo Giovannetti.Racconti di: Glenda Manzi, Michele Marcon, Hulda Federica Orrù, Danilo Potenza, Paola Tonetti, Dimitri Squaccio, Marcello Ubertone, Giuseppe Carrieri.

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  • lliinnaaffffeerrrraabbiilleeANTOLOGIA DI RACCONTI

    a cura di

    GIUSEPPE CARRIERIe MICHELE MARCON

    Postfazione diPAOLO GIOVANNETTI

    Milano2007

    GIOVANI SCRITTORI IULM

  • Per la presente edizione 2007 Arcipelago edizioni

    Via Carlo DAdda 2120143 Milano

    [email protected]

    Prima edizione dicembre 2007

    ISBN 978-88-7695-370-5

    Ristampe:7 6 5 4 3 2 1 02011 2010 2009 2008 2007

    vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa lafotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.

    Questo libro pubblicato con il contributo dell I.S.U. IULM

  • Linafferrabile

    GLENDA MANZILa musa ispiratrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

    MICHELE MARCONMidriasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

    HULDA FEDERICA ORRLa chiave di vetro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

    DANILO POTENZAD.M.P. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69

    PAOLA TONETTILinafferrabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85

    DIMITRI SQUACCIO28-12-1956 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99

    MARCELLO UBERTONELa morte di Martino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109

    GIUSEPPE CARRIERILarrivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

    Postfazione di PAOLO GIOVANNETTI . . . . . . . . . . 133

  • Linafferrabile

  • Glenda Manzi

    La musa ispiratrice

    Era maggio, il mese che preferisco. Laria diventa tie-

    pida e si riempie di un profumo dolcissimo e inconfon-

    dibile che mi stordisce e mi fa venire voglia di sorride-

    re, esattamente come quando assaporo lodore della

    pelle di un uomo che mi piace. In quel maggio non cera

    nessun uomo a farmi quelleffetto e, anzi, ero cos felice

    di essere tornata single dopo due anni di un fidanzamen-

    to tormentato che mi bastava la primavera per sentirmi

    bene. Certo, i sensi di colpa per aver detto a Stefano che

    non lo amavo pi tornavano a farmi visita regolarmente,

    ma iniziavo a ricordare quanto fosse piacevole la liber-

    t: nessun peso di unaltra vita sulle mie spalle, decisio-

    ni prese solo con me stessa e nessuna furiosa discussio-

    ne per via di un mio ennesimo, repentino, cambiamento

    dopinione. Libera di pensare una cosa e di farne invece

    altre due diverse, senza dare spiegazioni che il pi delle

    volte nemmeno io sapevo trovare. Ero tornata in me,

    dicevano gli amici. Dovevo essermi trasformata in una

    donna insoddisfatta e musona durante il tratto di vita tra-

    scorso accanto a Stefano, perch mai come in quel mese

    di maggio ero stata ricoperta di entusiastici commenti

    sulla mia solarit e sulla mia ritrovata, contagiosa alle-

    gria.

    Forse anche Massimo fu colpito dalla mia voglia di

    vivere. La sera che ci incontrammo ero piuttosto ubria-

    ca. Volevo celebrare la primavera, la mia primavera, e

    Sofia, la mia compagna di disavventure, sbronze, viaggi

    9

  • LINAFFERRABILE

    e di una vita, mi aveva proposto di andare con lei nel

    parco sulle mura della citt. Anche l si celebrava larri-

    vo della bella stagione, con latmosfera rarefatta ed ele-

    gante che solo un concerto jazz illuminato da candele e

    del buon vino sanno creare. Questo mi bastava, perch

    non ero alla ricerca. Di niente e di nessuno. E siccome in

    amore, o gi di l, non vero che chi cerca trova, fu tra

    un sorso di buon rosso e le note di un sax che per caso

    mi avvicinai a Massimo. Ebbene s, fui io ad andare da

    lui. Se non altro, perch la serata era piacevolmente

    arricchita dalle esposizioni di giovani artisti e io, vittima

    compiacente di un sortilegio che mi ipnotizza sempre di

    fronte a tutto ci che racchiude bellezza, trovavo che le

    lampade e i quadri che Massimo aveva creato fossero

    davvero belli. Tuttavia, devo confessare che il suo sguar-

    do perennemente stupito lo era anche di pi. Non aveva

    parlato ancora ma, certe volte, non servono parole per

    capire se un uomo chimicamente quello che fa per me.

    Farfalle nello stomaco e incapacit di distogliere i miei

    occhi da lui. Erano mesi che nessuno mi faceva quellef-

    fetto. La mia insicurezza cronica che, di fronte a un

    uomo che mi piace, mi fa diventare insolitamente timida

    e impacciata, fu cancellata quella notte dagli ormai innu-

    merevoli bicchieri di vino: potei cos evitare la solita tra-

    fila di pensieri annienta-naturalezza che in genere vanno

    dal tentativo di decifrare se anche luomo in questione

    attratto da me almeno quanto io lo sono da lui, fino alla

    necessit di avere al mio fianco Sofia, come supporto in

    caso limbarazzo prenda il sopravvento. Per fortuna il

    vino mi aiut ad essere brillante, anche perch Sofia

    lavevo persa da un pezzo, e lultima volta che lavevo

    vista mi pareva ammiccasse a un biondino.

    Massimo, invece, era moro, come piace a me. Aveva

    la carnagione olivastra, i capelli neri e gli occhi nerissi-

    mi, il fisico asciutto e scolpito e la bocca pi sensuale

    10

  • che avessi mai visto. E no, non era un idiota. Ventisette

    anni, artista, attore in una compagnia teatrale, leggeva

    Shakespeare e scriveva poesie, ascoltava Paolo Conte e

    praticava lo zen, viaggiava moltissimo e sapeva anche

    cucinare. Per un attimo pensai di aver trovato chi cerca-

    vo da una vita. Ma non ero cos ingenua e mi costrinsi a

    pensare che, molto probabilmente, cera un trucco da

    qualche parte. Dovevo solo ricordarmene. Ma questo

    pensiero non dur che pochi secondi e Sofia, passeg-

    giando con la sua nuova conquista tra le bancarelle degli

    artisti ordinatamente allineate sul sentiero esterno del

    parco, mi ritrov seduta sulle ginocchia di Massimo. Ci

    bast uno sguardo per capirci e scoppiare in una risata

    etilica; mi salut con un bacio e una scintilla negli occhi,

    mentre si allontanava un po barcollante sostenuta dal

    suo biondino. La nostra amicizia era fatta di taciti accor-

    di, che affondavano le loro radici nel totale rispetto delle

    nostre libert. Questo ci teneva unite.

    Ci che mi piaceva di Massimo era la sua capacit di

    mettermi a mio agio, con lui mi sentivo libera di essere

    me stessa. Cos, complici il vino e lincoscienza dei miei

    ventun anni, accettai di farmi riaccompagnare a casa.

    Dopo la storia con Stefano avevo deciso di stare sola,

    rifiutando cortesemente appuntamenti e inviti a cena,

    forse perch in fondo al cuore nutrivo ancora sentimen-

    ti di religioso rispetto verso le ceneri del nostro amore

    andato in frantumi, e non volevo profanarlo con qualche

    notte di sesso senza importanza. Ma erano passati quat-

    tro mesi ormai, e di fronte a Massimo e alla sua bocca

    rossa decisi che il tempo necessario per elaborare il mio

    lutto era trascorso. Pi lo guardavo e pi desideravo che

    la sua voce, il suo corpo e il suo odore mi ricordassero

    lemozione del primo bacio, del primo contatto con

    unaltra pelle che non fosse quella familiare e conosciu-

    ta di Stefano.

    11

    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • LINAFFERRABILE

    Quella sera non prov nemmeno a sfiorarmi le labbra

    con un bacio. Ero contenta, ecco finalmente un genti-

    luomo, pensai. Mi accarezz dolcemente i capelli e mi

    disse di sentirsi empaticamente vicino alla mia essen-

    za. Voleva che ci rivedessimo, io ero daccordo? Oh s,

    certo che s. Gli lasciai il mio numero di telefono e con

    un sorriso ebete stampato sulle labbra mi congedai da lui

    dicendo che avrei aspettato una sua chiamata. Non

    dovetti aspettare molto, dato che la mattina dopo mi

    chiam per augurarmi una splendida giornata e invitar-

    mi a uno spettacolo teatrale di strada che metteva in

    scena Don Chisciotte. Lo spettacolo era allestito in unpaese di periferia e per comodit proposi di passarlo a

    prendere, dato che ero io ad abitare nella parte opposta

    della citt. Il mio senso pratico e lassoluta mancanza di

    rispetto nei confronti di tutte quelle regole secondo cui

    luomo che deve passare a prendere la donna, dovettero

    destabilizzarlo un pochino, perch mi sembr perplesso.

    Ma si arrese di fronte alla mia insistenza, constatando

    che, in effetti, sarebbe stato pi comodo cos.

    Ero agitata. In fondo era da molto tempo che non mi

    capitava un primo appuntamento. Parcheggiai sotto casa

    sua e scesi dalla macchina, pensando che fosse pi cari-

    no aspettarlo fuori anzich al volante. Mi accesi automa-

    ticamente una sigaretta, riflesso incondizionato dei

    momenti dattesa, e quando lo vidi avvicinarsi da lonta-

    no cercai di sfoderare il migliore dei miei sorrisi. Mi

    sembr che nascondesse qualcosa dietro la schiena ma

    non ci badai, pensando a uno dei soliti scherzi della mia

    lieve miopia. Invece, dopo avermi soffiato un bacio

    appena percettibile sulla fronte, Massimo port avanti il

    braccio che davvero teneva nascosto, e mi offr una ger-

    bera gialla. Senza che mi fosse dato il tempo per replica-

    re o balbettare una qualsiasi frase di circostanza, aggiun-

    se al suo regalo anche un cd di Fabrizio De Andr, che

    12

  • estrasse dalla tasca dei jeans con un gesto teatrale.

    Qualsiasi donna normale avrebbe gioito, me ne rendo

    conto. A me, invece, si gel il sangue. Mio Dio, un fiore

    e un cd al primo appuntamento. Mi vergognai a lungo

    per la mia reazione, ma confesso che provai repulsione.

    Avevo sempre creduto di desiderare un uomo attento e

    premuroso, ma ora che ce lavevo di fronte stavo per sen-

    tirmi male. Non saprei dire perch, ma nella mia testa

    quel gesto si associ immediatamente a unequazione

    insopportabile: tenerezza pi dolcezza diviso fragilit

    uguale zero passione. Esattamente il contrario di quello

    che sognavo io, reduce da un fidanzamento scivolato

    nella routine a cui avevo posto fine proprio perch non

    sopportavo di vivere senza ardore. Ma era presto per eti-

    chettare Massimo, e allontanai i miei cattivi pensieri fan-

    tasticando sul momento in cui mi avrebbe dimostrato di

    essere luomo selvaggiamente passionale che speravo

    fosse. Forse si trattava del famoso pugno di ferro in

    guanto di velluto. Lo ringraziai nel modo pi spontaneo

    che riuscii a inscenare e montammo in macchina. Lo

    spettacolo si rivel un mezzo disastro, una sorta di reci-

    ta da scuola elementare con attori improbabili e sceno-

    grafia assente. Eravamo seduti a terra in una piazza

    minuscola e il cerchio che noi spettatori formavamo deli-

    mitava lo spazio in cui gli pseudoattori dovevano muo-

    versi. Massimo sembrava entusiasta e io non me la sen-

    tii di esprimere il mio disappunto, almeno fino a quando

    un pollo senza vita sfugg di mano a Don Chisciotte per

    finire sulla mia testa. Gli bast il mio sguardo per capire

    che non impazzivo di gioia. Lo spettacolo, fortunatamen-

    te, fin piuttosto presto e cos pensai che avremmo potu-

    to stare insieme ancora un po. Non avevamo parlato

    quasi, se non durante il tragitto in macchina e invece io

    volevo scoprirlo, conoscerlo, capirlo e forse, inconscia-

    mente, volevo dargli la possibilit di dimostrarmi al pi

    presto che poteva anche essere un uomo forte e deciso,

    oltre che un artista dallanimo sensibile e delicato.

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    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • LINAFFERRABILE

    La nostra una cittadina meravigliosa e la parte alta

    della citt, con i suoi borghi medievali e le antiche mura,

    nelle notti primaverili dal cielo limpido e stellato si tra-

    sforma nello scenario perfetto per un incontro romanti-

    co. O almeno era quello che credevo io. Massimo non

    sembr pensarla cos, visto che inizi ad accampare

    scuse e giustificazioni per evitare lincontro ravvicinato

    che io invece speravo. Disse che si sentiva molto stanco,

    aveva bisogno di dormire e lindomani lo avrebbe aspet-

    tato una levataccia. Accidenti, non era nemmeno scocca-

    ta la mezzanotte, e quello era il nostro primo appunta-

    mento! Avevo commesso qualche piccolo errore senza

    rendermene conto, non cera altra spiegazione, perch

    nessun uomo davvero interessato a una donna avrebbe

    insistito per essere riaccompagnato a casa, nemmeno se

    il giorno dopo avesse dovuto iniziare un nuovo incarico

    come Presidente degli Stati Uniti! Ci rimasi molto male.

    Soprattutto, ero delusa. Mi aspettavo da Massimo un

    turbinio di emozioni, morivo dalla voglia di baciarlo e

    pretendevo di suscitare in lui lo stesso ardore. Ero cari-

    na, spiritosa ed esuberante. Le mie origini partenopee

    erano inconfondibili e con il tempo avevo imparato ad

    amare le forme prorompenti che tanto avevo odiato nel-

    ladolescenza. Avevo scoperto che, anche senza voler

    essere sensuale, le mie curve mi facevano apparire agli

    occhi degli uomini prepotentemente sensuale, e non era

    certo la tenerezza il primo sentimento che ispiravo nelle

    loro fantasie. Io, il simbolo della femminilit, non ero

    riuscita a impedire a Massimo di preoccuparsi per la sua

    stanchezza, e guidavo in silenzio lungo la strada per casa

    sua. Accostai vicino al suo portone e spensi il motore. In

    fondo, speravo ancora che almeno un bacio della buona-

    notte me lo concedesse. Cosa cera di male nel desidera-

    re di essere baciata da un uomo che mi scatenava tempe-

    ste ormonali? Lui riusciva a farmi sentire in colpa per

    quel desiderio. Ma un bacio me lo concesse. Lento e

    14

  • delicato. Perch quella meravigliosa cicatrice a forma di

    stella che porto in mezzo alla fronte, secondo lui, anda-

    va baciata solo in quel modo. Gli sorrisi teneramente

    ma, a dire il vero, avrei voluto frantumargli un oggetto

    contundente sulla sua di fronte. Stava mortificando la

    mia femminilit e mi stava in qualche modo rifiutando;

    provai un misto di rabbia e vergogna, immaginando

    quanto dovetti sembrargli patetica nei miei tentativi di

    sedurlo. Ero troppo impetuosa, troppo impaziente? O

    forse Massimo voleva evitare di passare per il Don

    Giovanni di turno e mi avrebbe baciata al nostro succes-

    sivo appuntamento? Ma ci sarebbe stato un altro appun-

    tamento? Non lo sapevo, Massimo aveva detto soltanto

    Ci sentiamo, tesoro lasciandomi sola alle prese con

    un dubbio amletico. Cosa avevo sbagliato?

    Io, in effetti, niente. E ne ebbi la conferma la sera

    dopo, e quella successiva ancora, e per tutta la settima-

    na che segu, perch Massimo insisteva nel non volermi

    baciare. Una lunga disquisizione con Sofia, di fronte a

    due birre gelate, mi port a chiedermi se davvero vole-

    vo ostinarmi a uscire con uno che era molto bravo a

    inviarmi romantiche poesie via sms ma che evitava

    accuratamente di restare solo con me in situazioni che

    avrebbero portato qualsiasi uomo dotato di un giusto

    dosaggio di testosterone a cedere di fronte alle mie invi-

    tanti scollature e ai miei eloquenti sguardi appassionati.

    Effettivamente no, non era proprio quello che desidera-

    vo, ma ormai si trattava di una sfida, tra me e la mia

    voglia di sentirmi seduttrice. Quella sera Massimo, che

    in compenso era molto abile nellinventarsi nuovi meto-

    di per sfuggirmi, invitandomi a mostre darte, proiezio-

    ni di documentari e soporifere conferenze sulla medita-

    zione, aveva organizzato una cena molto particolare la

    cui natura rest una sorpresa fino allultimo. Invit

    anche Paolo, il suo grande amico, e Sofia, che nel frat-

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    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • LINAFFERRABILE

    tempo aveva gi archiviato il suo biondino per via di una

    prestazione poco soddisfacente. In ogni caso, replicai io

    di fronte alle sue lamentele, lei almeno aveva avuto

    modo di verificare le prestazioni del malcapitato, ribat-

    tezzato dal nostro diabolico sarcasmo velociraptor.

    Quella sera odiai Massimo con tutte le mie forze. Pi

    mi sfuggiva, pi lo desideravo e pi lo desideravo, pi

    mi costringevo a fingere di amare cose che odiavo, come

    seguirlo in quel percorso impervio e faticoso nel folto

    del bosco alla ricerca di un luogo adatto per la nostra

    cena bucolica, sedermi tra le erbacce infestate da insetti

    mostruosi che si infilivano nei miei pantaloni, resistere

    due ore alla fame mentre lui cuoceva la carne che vole-

    va farmi assaggiare e, soprattutto, guardare la sua bocca

    quando io non potevo averla. Mi buttai sullunica cosa

    buona della serata, il vino che Sofia aveva portato e che

    si era tracannata per sopportare meglio i maldestri

    approcci di Paolo. Alla fine della serata ero piuttosto

    ubriaca, ma fu unottima scusa per aggrapparmi a lui

    mentre cercavamo di tornare alla macchina senza farci

    troppo male. Non ricordo come, n perch, ma allim-

    provviso lo baciai. Non sulla fronte, n delicatamente.

    Con passione e con violenza, mi presi quello che vole-

    vo. Non avevo mai baciato un uomo per prima, non me

    ne avevano mai dato il tempo. Fu una bella sensazione.

    Di rivincita, pi che altro. Sofia e Paolo erano distanti e

    Massimo, stupendomi non poco, lasci cadere le coper-

    te e tutto quello che reggeva nelle mani per ricambiare

    con un bacio ancora pi appassionato. Finalmente.

    Allora la sua era timidezza, o timore di essere rifiutato.

    Non importava pi, qualsiasi cosa fosse laveva supera-

    ta, e io tirai un sospiro di sollievo. Non solo arte, non

    solo poesie e astratti pensieri, ma anche sensualit e pas-

    sione. Era perfetto. O almeno, cos credevo io.

    16

  • Il mattino dopo, al risveglio, mi sembr di essermi

    levata un peso dallo stomaco. Mi sentivo di nuovo effi-

    cacemente seduttiva e il timore di aver perso il mio

    fascino ammaliatore era svanito. Quello che restava era

    il desiderio di avere Massimo. Avevo avuto un bacio

    vero, ma ancora non mi bastava perch i suoi occhi, il

    profumo della sua pelle, la sua bocca e i muscoli nervo-

    si della sua schiena, risvegliavano la parte pi sanguigna

    di me, che non poteva nutrirsi soltanto di dolci poesie e

    fiori di campo. Tuttavia, dovetti accontentarmi di questo

    ancora per un p. Io e Massimo facevamo insieme tan-

    tissime cose ma soprattutto, parlavamo: dei libri che

    avevamo amato e delle canzoni che ci avevano fatto

    venire i brividi, delle persone che avevamo incontrato e

    che ci avevano cambiato per sempre e delle atmosfere

    che avevamo respirato. Ma non parlavamo mai di quel-

    lo che cera tra noi. Si pu stare in una citt per mesi, ma

    non si pu dire di averla conosciuta davvero se non si

    sono conosciute le persone che la abitano, i loro modi di

    dire e le loro abitudini. Allo stesso modo, io conoscevo

    molti particolari della vita di Massimo, immaginavo nei

    dettagli alcuni volti importanti della sua esistenza e

    interpretavo il suo punto di vista sulla vita attraverso le

    opere che creava, ma non sentivo di averlo conosciuto

    davvero. Mi mancava lamore con lui. Massimo, invece,

    riusciva senza mai parlare a farmene una colpa. Come se

    fosse sbagliato desiderare un contatto fisico che andasse

    oltre una carezza, sapeva interrompere ogni bacio dura-

    to troppo a lungo con labilit di un prestigiatore,

    lasciandomi ogni volta con le labbra protese mentre lui

    era gi a distanza di sicurezza.

    Una notte, trascorsa come tutte le altre, senza mai

    una minima variazione sul tema, tornai a casa e decisi

    che non era pi il caso di continuare in quel limbo. Gli

    scrissi un sms: Voglio fare lamore con te. Era da

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    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • idioti non parlarne, e da ragazzina scriverglielo. Ma

    quello che feci. Restai in attesa di una risposta che non

    arriv, finch, stremata, mi addormentai. Il risveglio fu

    traumatico. Non sapevo se piangere o ridere. Optai per

    la risata, perch a piangere aveva gi pensato Massimo.

    Il suo sms, non lo dimenticher mai, recitava: Stamane

    ho letto il tuo messaggio, e ho pianto. Passai la matti-

    nata a cercare anche un solo motivo per cui un uomo

    sano di mente avrebbe potuto piangere di fronte alla

    mia dichiarazione. Non lo trovai, perch non esiste, e

    non potei evitare di chiamare Sofia a rapporto.

    Passammo il pomeriggio a ridere di gusto, immaginan-

    do quello che Massimo avrebbe fatto, o pianto, di fron-

    te ad una mia concreta e audace manifestazione di inte-

    resse sessuale nei suoi confronti. Mi sentii in colpa per

    la mia mancanza di sensibilit di fronte a quello che per

    Massimo doveva essere un problema, ma nemmeno lui

    si era molto preoccupato di urtare e mortificare la mia

    femminilit e le mie sanissime esigenze. Senza bisogno

    di parole, anche Sofia aveva capito che Massimo non

    era affatto la persona per me, e sapeva che non lo avrei

    pi frequentato. Ma non sono cos mostruosamente

    insensibile e, quando la sera stessa mi chiam, accettai

    di andare a trovarlo. Al telefono non aveva accennato al

    nostro scambio di messaggi ma ero decisa a parlarglie-

    ne e a metterci una pietra sopra. Gi, perch non avevo

    minimamente considerato leventualit che Massimo

    mi travolgesse di passione. Era un uomo pieno di sor-

    prese e, come quella sera nel bosco, riusc a stupirmi

    nuovamente. Suonai il campanello del suo appartamen-

    to e quando apr la porta non mi diede nemmeno il

    tempo di salutarlo, perch mi mise un dito sulla bocca,

    mi tir dolcemente per un braccio e mi fece entrare. La

    stanza era illuminata soltanto da candele, la finestra

    spalancata su un cielo stellato e latmosfera riscaldata

    da un meraviglioso swing. Mi fece segno di non parla-

    18

    LINAFFERRABILE

  • re, ma tanto io non sarei stata in grado di farlo per lo

    stupore, mi trascin nella sua camera da letto e, immer-

    si nel buio, con una spinta leggera ma decisa mi fece

    cadere sul letto. Non ci potevo credere, proprio nel

    momento in cui avevo deciso di dire basta, proprio

    dopo il suo sms ammazza-libido che mi aveva fatta

    ridere a crepapelle, Massimo si era trasformato in un

    sensualissimo uomo autoritario. Forse era dissociato.

    Ma giunti a quel punto, che poteva importare? Mi bast

    un secondo per dimenticare la sua versione Poeta Dalla

    Lacrima Facile e immaginare quello che avrebbe fatto

    di l a poco, investendomi con limpeto che da tempo

    cercavo di scovare in lui. Chiusi gli occhi e restai in

    attesa. Anche lui, evidentemente, perch mi risvegli

    dalle mie fantasie con una frase inaspettata.

    Non vedi?

    Ehmcosa?

    Ma le stellinesul soffitto, guarda bene. che si

    caricano con la luce e non ho avuto molto tempo per

    tenere la lampada accesa, sei arrivata cos presto.

    La gerbera, il cd, le poesie, le lacrime, cosa potevano

    essere paragonate alle stelline luminose appiccicate sul

    soffitto? Se avessi potuto sarei corsa in bagno a vomita-

    re. Invece, restai impietrita sul letto. Non riuscii ad arti-

    colare nessun suono, nemmeno un insulto. Forse

    Massimo pens che il mio silenzio rappresentasse stupo-

    re e che il sorrisino isterico che mi si era dipinto sul

    volto significasse tenerezza e non istinto omicida, per-

    ch mi guard con dolcezza e aggiunse candidamente:

    Cosa facciamo?

    Non saprei, se vuoi giochiamo a carte. Idiota! Mi

    alzai di scatto, e mi precipitai in cucina alla ricerca di

    qualsiasi cosa potesse ubriacarmi. Cosa avrei potuto dir-

    gli? Apri bene le orecchie, caro poeta dei miei sensua-

    li sandali primaverili indossati inutilmente per loccasio-

    ne: io credo che non sia pi il caso di vedersi, perch tu

    19

    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • hai qualcosa che non funziona dalla vita in gi e io sono

    piuttosto disgustata dalla tua completa assenza di virili-

    t?! Forse avrei dovuto farlo, ma ero cos incredula

    che non mi usc una parola di bocca. Mi raggiunse in

    cucina e pens bene di brindare insieme a me, senza

    sapere che io brindavo alla fine di quegli incontri a bas-

    sissimo contenuto erotico. Non parlammo delle stelline

    e nemmeno della nostra storia, mai iniziata davvero, ma

    per me ormai finita. Finimmo per ubriacarci sul serio, e

    senza quasi rendermene conto, mi ritrovai a baciarlo sul

    suo divano. Che confusione, accidenti. Ero arrabbiata,

    risentita, un po disgustata ma comunque attratta da lui.

    Mi sfuggiva, lasciava che io lo inseguissi fino a illuder-

    mi di averlo trovato, per poi scappare nuovamente e tor-

    nare ad essere lartista dallanimo nobile che io iniziavo

    a detestare. Forse era questo gioco a tenermi ancora l.

    Restammo pi di mezzora sdraiati sul suo divano a

    baciarci, senza che lui mi sfiorasse con un dito.

    Massimo stabil una specie di nuovo record, nel senso

    che soltanto lui riusc a baciarmi per quasi unora senza

    avvertire il minimo desiderio di accarezzare il mio seno,

    invidia di tutte le mie amiche e oggetto di culto della

    gran parte degli uomini che avevo incontrato. Come la

    sera in cui lo baciai per la prima volta, fui colta da un

    raptus e mi sfilai la maglietta, fissandolo con imperti-

    nenza. Volevo sfidarlo, provocarlo e vedere fino a dove

    non sarebbe arrivato. Si sent sfidato, in effetti, e stizzi-

    to rispose al mio gesto dicendomi che avrebbe potuto

    farlo lui. S, ma quando? Rimasi in silenzio e mi misi a

    sedere. Aveva vinto lui, mi aveva completamente disar-

    mata. Con Massimo avevo abusato di tutte le frasi, di

    tutti gli sguardi e di tutti i gesti che non avevo mai avuto

    bisogno di usare per spingere un uomo a fare lamore

    con me. Mi arrendevo, ma come potevo restare seria di

    fronte a una situazione cos paradossale? Lo guardai e

    mi venne da ridere. Era una risata liberatoria, una sorta

    20

    LINAFFERRABILE

  • di ammissione della mia sconfitta, deponevo lascia di

    guerra e mettevo fine a quellassurda sfida con me stes-

    sa. Perch costringere quel poveretto a fare qualcosa che

    non gli andava solo per dare una sferzata di energia alla

    mia autostima e avere la conferma che potevo sedurre

    un uomo? Gli feci una carezza e, pensando ad alta voce,

    gli dissi che lo trovavo bello. Era forse lunica volta da

    quando lo conoscevo che non parlavo della bellezza del

    suo viso e mi soffermavo invece a pensare alla sua dol-

    cezza, con gli occhi di una donna che non aveva pi

    alcuna mira espansionistica su di lui. Ma Massimo riu-

    sc a rovinare anche quel momento, rispondendo al mio

    complimento che, invece, non richiedeva alcuna replica.

    Scrutandomi attentamente, mi disse:

    Anche tu sei bella.

    Stavo per ringraziarlo, ma intuii dalla sua espressio-

    ne che voleva aggiungere qualcosa, e aspettai.

    Anzi, no, non bella

    No, tu non sei bella

    Mi trattenni dal fargli male fisicamente solo perch

    ero troppo curiosa di sentire il resto.

    Tu sei affascinante, intrigante, sensuale, ma non sei

    bella. Dai, diciamocelo

    Inizi a osservarmi con uno sguardo clinico e talmen-

    te freddo da farmi pensare di essere di fronte al mio die-

    tologo e mi ricordai improvvisamente di essere mezza

    svestita. Continu, e capii che stava puntando alle mie

    maniglie dellamore.

    Insomma hai un viso molto bello, questo s,

    ma non hai propriamente un fisico come dire da

    mannequin.

    Cercai di contare fino a dieci e di respirare molto

    profondamente ma non riuscii ad arrivare a cinque

    senza vomitargli in faccia tutta la mia rabbia. Ma come

    si permetteva di insultarmi, dopo che lui non era nem-

    21

    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • meno stato capace di levarmi la maglietta? Gli dissi che

    mi ispirava la stessa virilit di un bambino in fasce, che

    nessun uomo normale sulla faccia della terra avrebbe

    pianto di fronte al messaggio di una donna che voleva

    fare lamore con lui e, per finire, se proprio voleva

    saperlo, secondo me era omosessuale ma ancora non lo

    sapeva! Probabilmente lavevo sempre sospettato, ma

    solo mentre glielo dissi riuscii a concretizzare quel pen-

    siero.

    Massimo non disse nulla. Si alz lentamente e usc in

    terrazza. Io mi ricomposi, mi infilai la maglietta e,

    improvvisamente, mi resi conto di quello che avevo

    detto. Iniziavo a sentire lodore di una figuraccia memo-

    rabile: come avevo potuto essere cos presuntuosa?

    Unicamente preoccupata di ricevere le conferme di cui

    la femme fatale che cera in me aveva un disperato biso-

    gno, avevo perso di vista tutto il resto. Lidea che

    Massimo non fosse abbastanza attratto da me non mi

    aveva nemmeno sfiorata. Certo era che i suoi baci, le sue

    poesie e i messaggi che scriveva, non mi avevano aiuta-

    ta a leggere nel suo comportamento una scarsa attrazio-

    ne nei miei confronti. Raccolsi tutte le mie forze per

    tenere a bada il mio orgoglio e, sospirando, mi avvicinai

    lentamente a lui. Non mi guardava nemmeno e pass

    circa un minuto prima che mi decidessi a parlare. Stavo

    per farlo, ma Massimo si volt di scatto per mostrarmi

    con fierezza le lacrime che gli avevo provocato, deciso

    a farmi sentire in colpa per le mie parole. Era un truc-

    chetto orribile, che avevo usato anche io con Stefano,

    provando disgusto per me stessa. Non ci cascai, e seppur

    dispiaciuta, raccolsi le mie cose e me ne andai.

    Naturalmente, nessuno dei due cerc pi laltro.

    Era di nuovo maggio e io, dopo unestate e un inver-

    no trascorsi permettendo a uomini molto passionali di

    ricostruire limmagine della donna seduttiva e fascino-

    22

    LINAFFERRABILE

  • sa che Massimo aveva sgretolato, ero di nuovo single.

    E di nuovo, nella nostra citt si festeggiava nel parco

    larrivo della primavera. A Massimo pensavo ormai sol-

    tanto quando le mie amiche, su richiesta quasi fossi un

    cantastorie, mi pregavano di divertirle con la storiella

    del ragazzo dalle stelline sul soffitto. Ma quella sera,

    entrando nel parco, non potei evitare di portare alla

    mente la notte in cui lo conobbi, e la prima cosa che feci

    fu di sperare che nessuna esposizione di giovani artisti

    allietasse la serata. Ovviamente, i sentieri del parco

    erano costellati di bancarelle. Stavo ancora cercando di

    capire che cosa avrei fatto nel caso avessi incontrato

    Massimo, quando sentii una voce vagamente familiare

    urlare il mio nome. Rimasi paralizzata per qualche

    secondo e poi decisi di voltarmi. Certo, era Massimo.

    Mi avvicinai con cautela, temendo che avrebbe fracas-

    sato la tela che reggeva tra le mani sulla mia testolina;

    al contrario, mi invest con un abbraccio caloroso,

    dimostrando tutta la gioia che provava nel rivedermi,

    mentre io restai impalata e rigida come una statua di

    marmo con le braccia lungo i fianchi. Cercai di liberar-

    mi da quella stretta imbarazzante e gli chiesi come gli

    andavano le cose. Mi rispose che era felice e che dove-

    va assolutamente presentarmi una persona. Avevo gi

    capito, e mi venne voglia di fuggire a gambe levate

    come in preda a un attacco di panico. La sua fidanzata

    no, per favore. Avevo retto al suo rifiuto, okay, ma non

    potevo resistere anche allumiliazione di conoscere la

    donna che baciava, toccava e rendeva felice. In un

    secondo materializzai limmagine della fortunata nel

    mio cervello: senza dubbio alta, bionda, magrissima e

    con poco seno. Non ebbi il tempo di fuggire perch

    Massimo mi stava gi trascinando per mano verso la

    sua bancarella.

    Ritrovarmi completamente nuda in mezzo a San Siro

    durante un derby sarebbe stato meno imbarazzante:

    23

    GLENDA MANZI LA MUSA ISPIRATRICE

  • Giulia, ti presento Francesco. Francesco, lei la

    musa ispiratrice di cui ti ho parlato.

    Mi trattenni dal dirgli che, in verit, io avrei voluto

    ispirargli ben altro.

    24

    LINAFFERRABILE

  • Postfazione

    Questi racconti sono stati scritti da studenti, laurean-di e neolaureati del corso di laurea detto specialisticoo magistrale (il 2 che viene dopo il 3, per intenderci)in Televisione, cinema e produzione multimedialedellUniversit Iulm di Milano. Il progetto nasce daunidea del curatore, Giuseppe Carrieri, che anche ilpi giovane del gruppo, mentre il sottoscritto ha selezio-nato i testi pervenuti. Il che vuole tra laltro dire, temo,che se la qualit delle opere raccolte non vi convince,una quota non del tutto trascurabile della colpa di meche faccio di mestiere il professore e dovrei avere inse-gnato qualcosa a chi qui scrive.

    Comunque, quale che sia lopinione del cortese letto-re, sono convinto che ne valesse la pena: Linafferrabilecon ogni evidenza ha qualcosa da dire, da indirizzaresulle strade del letterario. N si tratta solo di un apportogenerazionale. In effetti, non so quanti dallesternodel mondo accademico si sarebbero aspettati raccontitanto ben architettati, simmetrici e ornati di procedimen-ti, e anzi talvolta imputabili di artificiosit, di unecces-siva voglia di stupire. Le etichette valgono quel che val-gono, certo, e i tecnicismi tutti amano sbeffeggiarli: maqui davvero troviamo anacronie e anisocronie forzate(sino a suggerire la reversibilit del tempo), effetti dimetalessi (il racconto autoconsapevole, in altri termini,la mise en abyme), deformazioni dei piani narrativi eparecchi altri accidenti della specularit letteraria (altre

    133

  • camere oscure, dico) in vario modo riconducibili aunidea di narrazione problematica. Non a caso, leopere che costituiscono uneccezione per lo meno appa-rente sono le due estreme, la prima e lultima: ma il lororealismo declinato in prima persona non privo didisincanto e di doppi fondi ironici.

    Certo, la spiegazione pi scontata quella che attri-buisce certi esiti al tipo di frequentazione con il mondodel rcit portato avanti dai nostri autori anche e magarisoprattutto in ambito professionale: quello, dico, dellasceneggiatura cinematografica e della produzione televi-siva. Chi muove i primi passi in un campo tecnicamen-te complesso, dominato dal massimo della ruviditcostruttiva, portato quasi istintivamente a enfatizzare igiochi di suture e snodi, la calibratura di percorsi narra-tivi che non necessariamente si chiudono su se stessi conunillusione di compiutezza naturale, se non naturali-stica. Leffetto, quando con gli effetti si gioca, forsemeglio che si veda.

    Non so, magari qualcuno fra gli scriventi un po hadavvero sentito questebbrezza, ha desiderato frastorna-re il proprio lettore con la magia di una partitura verba-le esibita. Ma io sono convinto che le cose siano anda-te in modo leggermente diverso. Il punto che scrivere,oggi, unoperazione nientaffatto ovvia e naturale, anzilo sicuramente meno del filmare, del suonare (o misce-lare) musica, del dipingere. Proprio la facilit con cui sipu portare a termine una cosa chiamata racconto, e lafacilit con cui si pu essere pubblicati, invitano a esco-gitare forme che rispecchino un massimo di consapevo-lezza, di distanza e proprio di straniamento. Oggi, cidicono questi esordienti, si comincia a essere scrittorisoprattutto oltre. Oltre le norme e aspettative pi diffu-se, oltre lesperienza immediata e la banalit linearedella tranche de vie: e poco importa - ma molti di lorolo impareranno dopo - se i gesti che appaiono pi sciol-

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  • ti sono in realt i pi studiati. (E poco importa ancheperch un discorso da me fatto sin troppe volte, e chequi viene in pieno confermato se oggi una ricerca let-teraria autentica spesso nasce dallibridazione dei lin-guaggi anche mediatici, e se insomma la letteratura vivesempre pi, e per fortuna, di televisione cinemaInternet...)

    Non per caso, si lavorato allinsegna dellinafferra-bile. Non, attenzione, dellindicibile: semmai dellasirena del tempo (come diceva un grande poeta delNovecento italiano), della possibilit di ghermire laltro,di inseguire ci che c ma ci sfugge. Letteratura, sensodella vita, ma anche lei/lui, il sesso, la diversit: dominala consapevolezza di stare in un mondo in cui molto sgu-scia via, ci pianta in asso prima ancora di averlo incon-trato. Per afferrarlo, per provarci almeno, necessarioattrezzarsi facendo la scelta meno risaputa, seguendo ilcammino pi tortuoso.

    E tanto ci basti: almeno per cominciare.

    Paolo Giovannetti

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