Murales, grafÞti e grafÞtismo L Õ · Tabaccologia 3/2011 10 L Õ arte di scrivere e disegnare in...

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Tabaccologia 3/2011 10 L arte di scrivere e disegnare in spazi pub- blici ha accompagnato l’uomo fin dai pri- mi passi della sua storia. I primi petroglifi preistorici su pietra poi evolutisi in pittu- ra rupestre, come le scritte murali che de- coravano le superfici dei centri urbani delle civiltà antiche, per esempio quelle cinese, egizia, etrusca e romana, sono tutti indizi che, sparsi per il mondo, testimoniano l’innato impulso alla creatività e alla comunicazione della nostra specie [1]. I graffiti, prima ancora di diventare arte di strada, hanno rappresentato, da sempre, un’ottima testimonianza storica della forma espressiva di un popolo in tutte le sue variega- te espressioni, dal benessere alla rabbia, dalla speranza alla disperazione. Una importante distinzione va fatta fra murales e graf- fiti. Il termine murales indica ogni tipo di pittura realizza- ta su pareti esterne, generalmente di grandi edifici o su muri di cinta. I murales indicano dipinti sulle mura di ca- rattere vario, ed è infatti una forma più completa di pit- tura. La pittura murale ha origini antiche ed è divenuta celebre per il movimento artistico messicano noto come muralismo il cui mag- gior esponente fu Diego Rivera che sposò Frida Kahlo. Frequentò Pablo Ricasso per cui artisticamente na- sce come cubista ma trovò la sua più ampia ispirazione nell’adesione agli ideali rivoluzionari del Messi- co, alla cui propaganda contribuì attivamente con murales ispirati alla storia antica e recente del suo Paese. Oggi è molto dif- fusa tra i giovani artisti e spesso viene praticata su superfici pubbliche oppure per decorare pareti e soffitti all’interno di edifici. La pittura murale può essere realizzata con varie tecniche, come l’affresco, realizzato dipingendo con pig- menti stemperati in acqua su intonaco fresco. I graffiti invece nascono da scritte, in origine firme, che poi si sviluppano ingrandendosi e andando a formare dei veri e propri disegni fino a sfociare nella street art del graf- fitismo. Il graffitismo, fenomeno statunitense noto anche come Graffiti Art, si sviluppò negli anni tra il 1975 e il 1980 e fu caratterizzato da scritte e figurazioni eseguite in prevalenza con vernice a spruzzo, nello stile del fumetto e della pubblicità, inizialmente sulle pareti e sui convogli della metropolitana newyorkese, poi su muri e pannelli. I graffiti, nati da movimenti di protesta, come libere espres- sioni creative della popolazione contro il potere, hanno assunto sempre più nel tempo valore estetico, divenendo una vera e propria corrente artistica innovativa. La vera rivoluzione creata dal graffitismo sta nel realizzare le opere su vagoni ferroviari e pareti urbane prevalentemente con tecnica spray. ll graffitismo inoltre non necessita dell’ap- poggio di critici o galleristi, ma viene indirizzato diretta- mente al pubblico di massa. Oggi vengono spesso com- missionati dagli enti pubblici per evidenziare l’identità di un luogo, per ridurre l’impatto di brutture architettoniche di alcuni centri urbani, o per veicolare messaggi di nuovi stili di vita salutari, come sta avvenendo a Bologna con “GraffitArti”. E divengono così richiamo di turismo cultu- rale come già avviene in alcune città come Miami (USA). Il moderno graffitismo può inserirsi tra quelle tendenze dell’arte del sec. XX che hanno dialogato con il graffiti- smo preistorico, l’arte “primitiva” e il disegno infantile, espressioni queste accumunate dalla mancanza della pro- spettiva e della profondità. Esso è nato ed si è autogene- rato nei sotterranei, nei vagoni della metropolitana, nelle stazioni e in tutti i non-luoghi neu- tri, asettici, esposti all’aggressione cromatica spesso selvaggia dei ma- nifesti pubblicitari. Con il tempo il mezzo “pittorico” del graffitismo si è evoluto, avvalendosi di supporti più sofisticati, valendosi di verni- ci industriali dai solventi elaborati e dai fissanti efficaci, racchiuse in bombolette in grado di fornire una emissione del colore tale da facilita- re e valorizzare il segno dell’artista. Due sono sostanzialmente i gruppi che hanno dato vita al graffitismo. Il primo è costituito da rappresentanti anonimi, ma con precise cognizioni tecniche, esecutori di una forma d’arte collettiva, che non hanno potuto e voluto ambire a ricono- scimenti personalizzati. Questi hanno preferito rinunciare al proprio nome per assumerne altri simili a bandiere di combattimento: A-One, C-One, Toxic-One, Craze, Crash, riconoscendo come “capo” l’artista di origine italiana che ha assunto il nome di Rammelzee. Il secondo gruppo è costituito da “artisti colti” che sono riusciti a definire un proprio stile personale e riconoscibile pur sullo sfondo di caratteristiche assai comuni. Tra questi spicca K. Haring (1958-1990), che con molti dei graffitisti americani animò la scena artistica italiana con la mostra Focus On Focus On Murales, graffiti e graffitismo Murales, graffiti e graffitismo Alessandra Cavazzi, Vincenzo Zagà Alessandra Cavazzi ([email protected]) Critico d'arte, laurea DAMS Università di Bologna Vincenzo Zagà ([email protected]) U.O. di Pneumotisiologia Territoriale - Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna Giornalista medico-scientifico. Diego Rivera, particolare di murale

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Tabaccologia 3/2011

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LL’’arte di scrivere e disegnare in spazi pub-blici ha accompagnato l’uomo fin dai pri-mi passi della sua storia. I primi petroglifi preistorici su pietra poi evolutisi in pittu-ra rupestre, come le scritte murali che de-

coravano le superfici dei centri urbani delle civiltà antiche, per esempio quelle cinese, egizia, etrusca e romana, sono tutti indizi che, sparsi per il mondo, testimoniano l’innato impulso alla creatività e alla comunicazione della nostra specie [1].

I graffiti, prima ancora di diventare arte di strada, hanno rappresentato, da sempre, un’ottima testimonianza storica della forma espressiva di un popolo in tutte le sue variega-te espressioni, dal benessere alla rabbia, dalla speranza alla disperazione.

Una importante distinzione va fatta fra murales e graf-fiti.

Il termine murales indica ogni tipo di pittura realizza-ta su pareti esterne, generalmente di grandi edifici o su muri di cinta. I murales indicano dipinti sulle mura di ca-rattere vario, ed è infatti una forma più completa di pit-tura. La pittura murale ha origini antiche ed è divenuta celebre per il movimento artistico messicano noto come muralismo il cui mag-gior esponente fu Diego Rivera che sposò Frida Kahlo. Frequentò Pablo Ricasso per cui artisticamente na-sce come cubista ma trovò la sua più ampia ispirazione nell’adesione agli ideali rivoluzionari del Messi-co, alla cui propaganda contribuì attivamente con  murales ispirati alla storia antica e recente del suo Paese. Oggi è molto dif-fusa tra i giovani artisti e spesso viene praticata su superfici pubbliche oppure per decorare pareti e soffitti all’interno di edifici. La pittura murale può essere realizzata con varie tecniche, come l’affresco, realizzato dipingendo con pig-menti stemperati in acqua su intonaco fresco.

I graffiti invece nascono da scritte, in origine firme, che poi si sviluppano ingrandendosi e andando a formare dei veri e propri disegni fino a sfociare nella street art del graf-fitismo. Il graffitismo, fenomeno statunitense noto anche come Graffiti Art, si sviluppò negli anni tra il 1975 e il 1980 e fu caratterizzato da scritte e figurazioni eseguite in prevalenza con vernice a spruzzo, nello stile del fumetto e della pubblicità, inizialmente sulle pareti e sui convogli della metropolitana newyorkese, poi su muri e pannelli. I

graffiti, nati da movimenti di protesta, come libere espres-sioni creative della popolazione contro il potere, hanno assunto sempre più nel tempo valore estetico, divenendo una vera e propria corrente artistica innovativa. La vera rivoluzione creata dal graffitismo sta nel realizzare le opere su vagoni ferroviari e pareti urbane prevalentemente con tecnica spray. ll graffitismo inoltre non necessita dell’ap-poggio di critici o galleristi, ma viene indirizzato diretta-mente al pubblico di massa. Oggi vengono spesso com-missionati dagli enti pubblici per evidenziare l’identità di un luogo, per ridurre l’impatto di brutture architettoniche di alcuni centri urbani, o per veicolare messaggi di nuovi stili di vita salutari, come sta avvenendo a Bologna con “GraffitArti”. E divengono così richiamo di turismo cultu-rale come già avviene in alcune città come Miami (USA).

Il moderno graffitismo può inserirsi tra quelle tendenze dell’arte del sec. XX che hanno dialogato con il graffiti-smo preistorico, l’arte “primitiva” e il disegno infantile, espressioni queste accumunate dalla mancanza della pro-spettiva e della profondità. Esso è nato ed si è autogene-rato nei sotterranei, nei vagoni della metropolitana, nelle

stazioni e in tutti i non-luoghi neu-tri, asettici, esposti all’aggressione cromatica spesso selvaggia dei ma-nifesti pubblicitari. Con il tempo il mezzo “pittorico” del graffitismo si è evoluto, avvalendosi di supporti più sofisticati, valendosi di verni-ci industriali dai solventi elaborati e dai fissanti efficaci, racchiuse in bombolette in grado di fornire una emissione del colore tale da facilita-re e valorizzare il segno dell’artista.

Due sono sostanzialmente i gruppi che hanno dato vita al graffitismo.

Il primo è costituito da rappresentanti anonimi, ma con precise cognizioni tecniche, esecutori di una forma d’arte collettiva, che non hanno potuto e voluto ambire a ricono-scimenti personalizzati. Questi hanno preferito rinunciare al proprio nome per assumerne altri simili a bandiere di combattimento: A-One, C-One, Toxic-One, Craze, Crash, riconoscendo come “capo” l’artista di origine italiana che ha assunto il nome di Rammelzee.

Il secondo gruppo è costituito da “artisti colti” che sono riusciti a definire un proprio stile personale e riconoscibile pur sullo sfondo di caratteristiche assai comuni. Tra questi spicca K. Haring (1958-1990), che con molti dei graffitisti americani animò la scena artistica italiana con la mostra

Focus OnFocus On

Murales, graffiti e graffitismoMurales, graffiti e graffitismoAlessandra Cavazzi, Vincenzo Zagà

Alessandra Cavazzi ([email protected])Critico d'arte, laurea DAMS Università di Bologna

Vincenzo Zagà ([email protected])U.O. di Pneumotisiologia Territoriale - Azienda Unità Sanitaria Locale di BolognaGiornalista medico-scientifico.

Diego Rivera, particolare di murale

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“Arte di frontiera” ospitata dalla Galleria d’arte moderna di Bologna e poi in altre sedi tra cui il Palazzo dell’Esposi-zioni di Roma dove Haring tracciò i suoi calligrammi sullo zoccolo del palazzo romano a fianco della scalinata d’ac-cesso. Vicino a lui J. Holzer, K. Scharf R., J. Brown e D. Bae-chler. Ma il protagonista più degno di reggere il confronto con Haring è senza dubbio J.M. Basquiat. Legato alla mi-noranza haitiana, Basquiat ha amato tracciare immagini corpose ed evidenti, con segno barbarico e regressivo; im-magini, frasi, battute, parole da suburbia, che dominano lo sfondo staccandosi da esso con autorevolezza, graffio e velocità. Haring e Basquiat cercarono negli spazi urbani come treni, metropolitane, stazioni le superfici adatte alle loro creazioni artistiche. I graffiti di Haring risultano facili e sintetici ad una prima occhiata con le sue figure antro-pomorfe sempre in movimento su sfondi colorati con tin-te primarie. Il linguaggio è semplice e di grande impatto

visivo da cui co-munque traspare la denuncia del disagio sociale pa-tito dalle classi più deboli creato da un divario econo-mico e culturale sempre più in via di accentuazione, soprattutto nelle grandi città [2].

Con la parteci-pazione all’espo-

sizione Documenta 7 di Kassel (1982) e alla mostra Post graffiti (1983, New York e Rotterdam), che ne hanno con-sacrato i principali esponenti (K. Haring, J.M. Basquiat), il graffito è entrato ufficialmente nella scena artistica inter-nazionale, collegandosi per certi aspetti al neoespressioni-smo e alla transavanguardia europei [3].

Dopo questa prima fase di entusiasmo, il rapporto fra graffitismo e mondo dell’arte si raffredda. Il grande ritor-no d’interesse nei confronti di artisti dei graffiti si deve allo strabiliante sviluppo sociale del fenomeno nel corso

degli anni ‘90: il graffiti-smo sbarca in Europa per poi dilagare velocemen-te negli altri continenti, prosperando energica-mente in ogni angolo del pianeta e rivelandosi come fenomeno sociale e culturale di massa. Si delinea in questi anni la nuova tendenza stilistica del graffiti-logo: artisti sostituiscono le scritte enigmatiche con deco-razioni figurative, veri e propri personaggi o illu-strazioni di oggetti, che vengono riprodotti in modo se-riale sui muri delle città. La tendenza graffiti-logo evolverà velocemente nelle prime esperienze di Street art, termine con il quale oggi si definisce qualsiasi gesto artistico com-piuto in spazi pubblici. I primi ad accorgersi dell’enorme potenziale economico di questa cultura sono i pubblicitari e gli studi grafici: molti Street artists si formano come gra-fici, avvantaggiati rispetto ai colleghi dall’aver sperimenta-to e maturato linguaggi visivi nuovi, forti e impattanti. Il loro modo si impone nella pubblicità e diventa di moda. Un’affermazione così incontenibile sul gusto visivo della società non poteva che preludere a una legittimazione di quegli artisti di valore che da anni contaminano con la Street art pittura e scultura.

Dietro a ogni Street artist si celano un personaggio e una storia. Il pubblico può riconoscere facilmente le opere in strada, semplicemente passeggiando per le vie delle nostre città.

Una importante vetrina per l’avanguardia del graffiti-smo italiano è stata la mostra “Street art, Sweetart”, pro-mossa dal Comune di Milano presso il Padiglione d’arte contemporanea e curata da Alessandro Riva nel 2007 che ha portato alla ribalta alcuni partecipanti di questi artisti che rappresentano le punte di diamante della street art ita-liana come Marco Grassi (Pho), Rae Martini, Marco Man-

tovani (KayOne), Wany, Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led, Basik, Joys, Dado e Stefy, Marco Teatro, Eron, Microbo, Boi 30, Blu, Ericailcane, Ozmo, Abbóminevole, Sonda, Sea, Dem, Nais, Gatto, Filippo Minelli e Mitja Bombardieri (Verbo) [4]. !

Focus OnFocus On

1. 1. (http://www.137infiniti.eu/murale/arte_murale_street_art.html)

2. 2. (http://www.graffitiart.it/)

3. 3. (http://www.treccani.it/enciclopedia/graffitismo/)

4. 4. (http://www.137infiniti.eu/murale/arte_murale_street_art.html)

BIBLIOGRAFIA

Jean Michel Basquiat

“Mona Lisa” di Basquiat

Graffiti di BluGraffiti di Blu