TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari,...

24
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale ‑ 70% Roma TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ Anno XIX ‑ N. 2/2015 Aprile ‑ Giugno

Transcript of TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari,...

Page 1: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale ‑ 70% Roma

TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ

Anno XIX ‑ N. 2/2015Aprile ‑ Giugno

Page 2: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,
Page 3: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

SommarioStatali, quando il Diritto viene negatodi Antonio Marsilia ............................................................................... 5Tra le tante cose arriva anche “la Buona Università”di Francesco De Simone Sorrentino .................................................... 9Stabilizzazione e riforma, il confronto continuadi Stefano Lazzarini ............................................................................... 12Le pensioni future? Flessibili e adeguatedi Angelo Marinelli ................................................................................ 13Più equità con il bonus proposto dalla CISLdi Marino Midena .................................................................................. 16I laureati e l’(im)mobilità socialedi Francesco Ferrante ............................................................................ 17Garanzia Giovani: luci e ombredi Dalila Pucciarelli ............................................................................... 20Lo schermo e il lavorodi Marino Midena .................................................................................. 21Fuorigioco: senza lavoro, senza dignitàintervista a Toni Garrani ...................................................................... 22

TRIMESTRALE DI CULTURAE INFORMAZIONE SINDACALE

Anno XIX ‑ n. 2/2015Aprile ‑ Giugno 2015

DirettoreAntonio Marsilia

Direttore responsabileMarino Midena

Comitato di DirezioneDomenico Di SimoneCinzia Pace ‑ Gian Paolo FavoFrancesco De Simone SorrentinoStefano Lazzarini

Segreteria di redazioneOlga Beffa

Direzione, Redazione, Amministrazione Via Rovereto, 11 ‑ Roma 00198Telefono 068840772‑068413556Fax 068844977

[email protected]

Registrazione Tribunale di Roman. 547/97 del 10/10/1997

Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postale 70% ‑ RomaAbbonamento annuo: € 36,15Biblioteche, dipartimentie istituti universitari,istituzioni pubbliche e private: € 41,32Per l’estero: € 46,98Abbonamento sostenitore: € 61,97Una copia: € 3,61Annate e copie arretrate: il doppioVersamento in c/c postalen. 50421007 intestato a:CISL Università ‑ Via Rovereto, 11Roma 00198Agli iscritti al Sindacato Cisl Universitàviene inviato gratuitamenteStampa: Arti Grafiche S. Marcello S.r.l.V.le R. Margherita, 176 ‑ 00198 RomaTel. 068553982 ‑ Fax 068540512

Finito di stampare nel mese di giugno 2015

L’ A R T E I N C O P E R T I N ASei un artista? Lavori in una Accademia di Belle Arti oin una Università? Mandaci l’immagine di un tuo la‑voro. Potrà essere la nostra prossima copertina.In questo numero è riprodotta un’opera di GiulioRepulino.

Giulio Repulino, Porta Triumphalis della caveadella mia memoria, Tiretto D1‑b5. 1988, in Firenzecapisci perché Nello e Carlo Rosselli abbiano colo‑rato così le incisioni della memoria, ceramica poli‑croma, cm 57,5 x 56,5, 2014

All’iniziativa possono partecipare anche gli studenti universitari e AFAM

Page 4: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università4

Page 5: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

E D I T O R I A L E

Sindacato Università 5

In Italia non conta ciò che è giusto, ma è giusto quelloche conviene a pochi. Il diritto e il concetto di giustosembrano piegati alla volontà e alle decisioni dei po‑tenti. Ci siamo ormai abituati a vedere, quasi impo‑tenti, come la classe politica italiana e la grande eco‑nomia, indifferentemente dai credo e dalle bandierepolitiche, si adoperi in spregio a qualsiasi regola diconvivenza pur di perpetuare le proprie posizioni dipotere. Quando imprenditori e politici ridono pen‑sando ai soldi che gli procurerà il terremoto del‑l’Aquila o quando si scopre che il dramma dell’im‑migrazione è diventato un business più lucroso deltraffico della droga perché dovremmo pensare chenon ci sia qualcuno pronto a cannibalizzare nel Paesetutte le fasce deboli? È accaduto questo anche in attesa della sentenzadella Corte Costituzionale sul blocco stipendi pergli statali. Nelle settimane precedenti il pronuncia‑mento, tutti hanno lanciato l’allarme per le cassedello Stato nell’eventualità di una decisione che ri‑pristinasse lo stato di diritto con il riconoscimentodell’incostituzionalità delle decisioni prese dai go‑verni di questi ultimi anni. Nessuno si è posto il problema in termini di cosafosse effettivamente giusto. Nessuno ricorda che que‑sta somma che metterebbe alla corda le risorse dellostato è quella che lo Stato ha tolto ai dipendenti pub‑blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni dimancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici, economisti, giornalisti hanno puntato il ditosulla Corte Costituzionale facendo leva solo sulla ne‑cessità di non svuotare le finanze statali. Sono rimastilontani i rilievi legati ai principi di giustizia sociale,sulla certezza del diritto che l’intervento della Con‑sulta ha il dovere di ripristinare. Persino l’Avvocaturadello Stato ha rotto il silenzio manifestando solo pre‑occupazioni economiche in spregio a qualsiasi valu‑tazione giuridica. È passato in secondo piano l’ideache nel sistema politico italiano, la Consulta è un or‑gano di garanzia costituzionale cui è demandato il

compito di giudicare la legittimità degli atti delloStato e delle Regioni, il livello più alto dell’identitàgiuridica del nostro Paese.Il fatto che i lavoratori pubblici stiano aspettando unaumento contrattuale dal 2009 e che il salario indivi‑duale è fermo al 2010 non conta. Che ciò sia statoreso possibile da interventi, voluti e reiterati da go‑verni che con le loro scelte sbagliate stanno mettendoil Paese in ginocchio, non conta. Unica voce fuori dal coro, oltre a quella sindacale, èstata, quasi inaspettata, quella della Corte dei Conti.Per la Magistratura contabile, secondo quanto ripor‑tato nell’ultimo Rapporto annuale della finanza pub‑blica, il blocco delle retribuzioni e la consistente fles‑sione del numero dei dipendenti, dovuta al paralleloblocco del turn over, ha portato ad una diminuzionedella spesa, nel quadriennio 2011‑2014, circa del 5%che tradotto significa 8,7 miliardi di euro che riman‑gono in cassa. I calcoli del sindacato in realtà stimanocirca al doppio la spesa risparmiata, 16‑17 mld, unasomma che da sola sarebbe sufficiente per finanziareper un anno il cosiddetto reddito di cittadinanza. Un risparmio, comunque, di una portata tale chesorprende la stessa Corte che sottolinea che la con‑

Statali, quando il Dirittoviene negatodi Antonio Marsilia ‑ Segretario Generale Federazione CISL Università

Antonio Marsilia

Page 6: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università6

trazione creata dal disposto dei due provvedimenti,riduce al lumicino la speranza di realizzare ulteriorinuove riduzioni di spesa. Diventano prive di consi‑stenza le aspettative legate al programma di spen‑ding review. Come la Federazione Cisl Università sta dicendo datempo la spending review nel settore pubblico è già inatto dal 2009. Per operare dei nuovi risparmi si puòsolo intervenire chirurgicamente in alcune specifichesacche di malfunzionamento della macchina pub‑blica. Tagli a pioggia non sono più possibili.Anzi la Corte dei conti si spinge oltre: un duraturo con‑trollo sulle dinamiche di spesa può ormai difficilmenteprescindere da una riscrittura del Patto sociale chelega i cittadini all’azione di governo e che abbia al cen‑tro una riorganizzazione dei servizi di welfare.La linea di confine è stata tracciata: andare ancoranella direzione dei tagli, del blocco degli stipendi e delturn over vuol dire aver accettato la responsabilità po‑litica di smantellare lo stato sociale, di annullare ilwelfare e di aver messo nell’anticamera della dispera‑zione, in un incubo che vede nell’oggi il valore econo‑mico stipendiale sempre più ridotto e nel futuro un re‑gime previdenziale con tassi sostituzione da fame. La riduzione media del reddito da lavoro subita da undipendente pubblico è stata di circa 4mila euro nel pe‑riodo indicato. È come se un lavoratore fosse stato co‑stretto a lavorare gratis ogni anno per un mese rispettoal periodo precedente al blocco. Un sacrificio che nonè stato richiesto a nessun’altra categoria. In questoPaese, quindi, è stato considerato legittimo toglieresolo ad una parte della popolazione i soldi necessariper fare cassa. Il resto del Paese ha approvato tutto, inun cieco gioco al massacro che ha visto perdenti ipubblici dipendenti, etichettati, come fannulloni. La Federazione Cisl Università ha più volte sottoli‑neato la necessità di far ripartire la contrattazione diII livello e l’ultima legge di stabilità, pur confermandoil blocco economico della contrattazione nazionale, halasciato aperta la possibilità di riavviare per il 2015 imeccanismi di progressione economica e di carrieraprevisti per il personale del Pubblico Impiego con‑trattualizzato.

In attesa del pronunciamento della Corte Costituzio‑nale (successiva alla pubblicazione della rivista), chepotrebbe persino riaprire prospettive per il contrattonazionale, è corretto però non attendersi grandi aper‑ture da parte del Governo. Dopo una iniziale dispo‑nibilità infatti il governo ha fatto marcia indietro met‑tendo in forse persino quello che è stato scritto nellalegge “finanziaria”.Il pessimismo si rafforza, ma non per vocazione sin‑dacale ad essere “gufi”, soprattutto alla luce di ciò cheè successo sul fronte delle pensioni dopo la sentenzadella Corte Costituzionale sull’illegittimità del bloccodella perequazione delle pensioni di importo supe‑riore a 3 volte il minimo. Il mini rimborso, o megliola micro restituzione, prevista ad agosto di ciò che èstato tolto ai pensionati rappresenta un precedenteche non lascia margini di speranza. Temiamo che, an‑che nel caso di una sentenza contraria al blocco, la so‑luzione finale che sarà adottata, resti penalizzanteper il lavoratore. Costituzionale o anticostituzionaleil pubblico dipendente agli occhi della politica as‑sume la sembianze di un salvadanaio a cui attingerealla prima esigenza.Per questo, comunque, riteniamo che lo sblocco delcontratto, anche se solo di quello integrativo, diventiuna misura di grande rilievo in un Paese in cui il po‑tere d’acquisto delle famiglie si è ridotto drammati‑camente. Il massacro del lavoro pubblico che si è perpetrato inquesti anni ha raggiunto un risultato che, da molti, in‑credibilmente, è stato accolto positivamente. Gli ultimidati Aran dimostrano come il divario stipendiale, trapubblico e privato, che aveva sempre premiato glistatali, è stato annullato. Potrebbe sembrare una con‑quista di equità in realtà il pareggio è stato ottenutocancellando ciò che era stato conquistato nel settorepubblico e che doveva rappresentare un modello eduna meta per gli altri settori. Una omologazione al ri‑basso rende solo più ampia la fascia del malcontento.Aver smantellato istituti, reso il lavoro meno sicuro,bloccato i salari, fatto della precarietà sistema nonpuò essere un merito. Quando i poteri forti sarannoriusciti a smantellare ogni diritto, quando saremo co‑

Page 7: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 7

stretti ad un lavoro “liquido”, non resterà che massa‑crare il sindacato, ultimo baluardo di un modello so‑ciale democratico e vivibile. Questa stagione potrebbeessere vicina, come lasciano pensare le battute diRenzi sul Sindacato unico e le minacce su una pros‑sima legge sulla rappresentanza.Con l’accanimento sul lavoro pubblico in fondo non siè che replicato il modello “vincente” applicato in ma‑teria fiscale: far ricadere il peso del prelievo fiscale solosu due categorie: lavoratori dipendenti e pensionati.Oggi l’Italia si presenta al mondo come un modello dariproporre in negativo: peggiore sistema previden‑ziale (età più alta e meno soldi) e patrimoniale ma‑scherata, solo sulle fasce più deboli. Mentre ai ricchi igoverni di sempre assicurano ogni sforzo per tutelare,vitalizi, pensioni d’oro, stipendi manageriali.In questo scenario politico fa paura la notizia che ilGoverno Renzi voglia applicarsi alla Buona Uni‑versità sulla scia di quello che ha proposto in mate‑ria di scuola. Al cinema i sequel, ovvero i film chepresentano personaggi ed eventi cronologicamenteposteriori a quelli già apparsi in un precedente epi‑sodio, vengono proposti per confermare degli indi‑scussi successi. Dobbiamo quindi pensare che lemanifestazioni di protesta e l’essere andati “sotto”,in più di una occasione, nonostante l’ampia mag‑gioranza, nel voto parlamentare sia considerato dalGoverno Renzi positivamente. Peccato, la sensibilitàdel Paese dice altro. Sul documento, che ancora nonsta circolando ufficialmente, si prefigura uno snel‑limento del sistema universitario, un rilancio dellefondazioni, un progressivo passaggio dal dirittopubblico a quello privato.Se occorre ribadirlo la posizione del sindacato è sem‑plice: no allo smantellamento della scuola e della uni‑versità statali. È inaccettabile cancellare l’idea diun’Università di qualità, democratica, aperta a tutti ediffusa nel Paese.L’indebolimento del sistema universitario si sta per‑petrando ormai da anni con i tagli alle risorse delFondo di finanziamento ordinario. Si parla molto dicapacità progettuale, di necessità di un avvicinamentoalle logiche del mercato del lavoro, ma in realtà le di‑sponibilità economiche previste consentono solo mi‑nimi aggiustamenti dovuti principalmente alle intui‑zioni e vocazioni degli atenei. La scarsità delle risorse non sono il frutto di politi‑che scellerate e sprechi nelle università. Se fossecosì non si capirebbe perché anche il sistema del di‑ritto allo studio, che viene finanziato direttamenteda Stato e Regioni, senza alcun intervento universi‑tario, versi in una situazione da denuncia con strut‑ture fatiscenti e borse di studio insufficienti rispettoagli aventi diritto.In questi anni le riforme statali hanno portato allamessa ad esaurimento dei ricercatori, allo sviluppo

del precariato, allo svuotamento del diritto allo stu‑dio. Un vero disastro, dalla legge Gelmini, andandoa ritroso nel tempo. Per questo siamo contrari al‑l’idea di una nuova riforma e riteniamo che un mo‑dello di buona università debba muoversi entro pa‑rametri condivisi con il mondo universitario e nondebba più cadere dall’alto.Dobbiamo, innanzi tutto fare chiarezza sugli obiettiviche vogliamo raggiungere. Alcuni dei quali vannoindicati come il faro a cui subordinare tutti gli inter‑venti. Il primo fra questi deve essere quello di au‑mentare la percentuali del numero dei laureati nel‑l’ambito della popolazione. È un parametro che neltempo consente ai Paesi di raggiungere una maggiorecompetitività. Rinunciarci vuol dire condannare l’Ita‑lia nel medio e lungo periodo. Laureati che debbonoovviamente trovare più facilmente un lavoro ade‑guato alle competenze maturate. Il rilancio delle po‑litiche del diritto allo studio deve consentire all’uni‑versità di tornare ad essere quell’ascensore socialeche aveva rappresentato negli anni ’60 e ’70 l’occasionedi un riscatto economico delle fasce sociali più deboli. Nell’immediato, poi, occorre creare meccanismi dicarriera per docenti e ricercatori più vicini a quelli eu‑ropei prevedendo un serio piano di reclutamento digiovani studiosi riportando il numero dei giovani do‑centi e ricercatori pari a quello raggiunto nel periodoantecedente alla crisi e un serio progetto professiona‑lizzante per il personale tecnico amministrativo.La buona università di Renzi, invece, pare voglia giàpartire con il piede sbagliato: con la scusa della sbu‑rocratizzazione si punta all’uscita di questa Istitu‑zione dalla Pubblica Amministrazione, come richiededa anni Confindustria, e l’applicazione del Job Act ne‑gli Atenei. Contro questa scellerata idea chiediamo in‑vece la restituzione dell’autonomia all’Università eun piano straordinario di semplificazione.

Nell’ultimo Consiglio Generale, che si è tenuto a Chianciano nelmarzo scorso, il Segretario Generale Antonio Marsilia ha con‑segnato una targa di saluto all’amico Domenico Del Forno cheha lasciato il servizio attivo. A Mimmo va un caloroso ringra‑ziamento da parte di tutta la categoria per l’impegno profuso al‑l’interno della CISL Università

Page 8: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università8

Page 9: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 9

Negli ultimi mesi si è sviluppato nel mondo del lavoropubblico un forte dibattito generato dalla discussionein Parlamento di due importanti DDL: il primo ri‑guardante la riorganizzazione della Pubblica Ammi‑nistrazione (la c.d. “Riforma Madia”) e il secondo con‑cernente la riforma della Scuola (la c.d. “Buona Scuola”di Renzi).I due provvedimenti sono ormai in dirittura d’arrivo ri‑spettivamente alla Camera e al Senato, dove è moltoprobabile che i relativi testi subiranno nuove modifi‑che a seguito dell’esame delle Commissioni Parla‑mentari competenti. Salvo sorprese, in breve tempo, idue DDL diventeranno Leggi dello Stato.Entrambe le Riforme, però, hanno suscitano non pochepolemiche tra i lavoratori pubblici, anche se maggiorrilievo mediatico ha assunto il DDL sulla Scuola con‑tro il quale si sono registrate grandi manifestazioni didissenso che hanno costretto il Governo a fare marciaindietro su molti punti della proposta legislativa.Non è questo il luogo ove poter analizzare tutte le cri‑ticità dei suindicati DDL, quello che ci interessa è porrein risalto le sconcertanti modalità attraverso le qualil’Esecutivo ha deciso di operare su temi così delicati.Il Presidente del Consiglio certo di un mandato po‑polare che nessuno in realtà ha mai concesso, ha si‑stematicamente ignorato il confronto con le Parti So‑ciali, imponendo una visione in molti casi personalesia delle problematiche che delle possibili soluzionida adottare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e ilmondo della Scuola prospetta già un autunno insoli‑tamente caldo.Quanto sopra attrae il nostro interesse non solo per irisvolti di carattere generale che potrebbero esserci, masoprattutto perché l’Esecutivo ha già annunciato persettembre la presentazione di un nuovo disegno dilegge intitolato la “Buona Università”. In tutta onestànon vorremmo dover rivivere ancora una volta la pan‑tomima della consultazione popolare per poi rincor‑rere il Governo nelle piazze, a quel punto sicuramentegià piene dei lavoratori della Scuola.Fortunatamente per quanto concerne la “Buona Uni‑

versità”, allo stato, si ha notizia solo della definizionedi alcuni principi generali oggetto di dibattito internoalle forze politiche di maggioranza. Finalità e obiettivi che, seppur giusti, necessitano dellapiù ampia condivisione del mondo universitario, in‑nanzitutto per prevenire quelle resistenze evidente‑mente strumentali, che rischiano di generare conte‑stazioni ancora più forti di quelle che hannocaratterizzato la “Buona Scuola”.La CISL Università, Sindacato di categoria responsa‑bile e riformatore, ha visto sempre con attenzione e in‑teresse la possibilità di varare una riforma complessivadel settore universitario finalizzata a rendere l’Uni‑versità e la Ricerca il più grande volano dello sviluppoeconomico e sociale del Paese. Proprio per questo hafortemente criticato tutti i Governi che non hanno mo‑strato lungimiranza riducendo gli investimenti in ca‑pitale umano e ricerca.A nostro avviso sarebbe opportuno sviluppare siner‑gie e condivisioni di percorsi forieri di un nuovo sen‑tire comune capace di soddisfare le esigenze di unPaese complesso che ha tanto ancora da dimostrare.Per questo motivo è necessario che l’Esecutivo e lerappresentanze dell’Università si incontrino per pen‑sare ad una “Buona Università” che contemperi di‑

Tra le tante cose arrivaanche “la Buona Università”di Francesco De Simone Sorrentino ‑ Segretario Nazionale Federazione CISL Università

Francesco De Simone Sorrentino

U N I V E R S I T À

Page 10: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università1 0

verse necessità tutte finalizzate ad avere quell’effettivorinnovamento che interessa il Settore, ma che è dive‑nuta un’esigenza del Paese. Abbiamo bisogno di cre‑scita e la crescita esige innovazione.La Federazione CISL Università si è sempre contrad‑distinta per la sua capacità di proposta e anche nel casodella “Buona Università” saremo presenti.Riteniamo, ad esempio, che ci sia la necessità di resti‑tuire autonomia agli Atenei rendendoli liberi da tuttii vincoli imposti alle altre Pubbliche Amministrazionie che non sono funzionali alla “mission pubblica” isti‑tuzionale. Occorre, pertanto, ridefinire un Testo Unicoin materia di Università, superando una stratifica‑zione normativa incoerente e molto spesso oggetto diinterpretazioni diverse da istituzione a istituzione.Molte norme concernenti il personale docente e ricer‑catore, ad esempio, risalgono a regi decreti e l’ultimavera revisione complessiva dell’ordinamento risale alDPR n. 382/1980. Anche il personale tecnico ammini‑strativo è ormai ingessato nel rigido schema dei lavo‑

ratori contrattualizzati del P.I. e spesso si tende ad as‑similare le funzioni di questa categoria con quelle del‑l’amministrativo del Comune ignorando che al‑l’interno delle aree contrattuali esistono tante profes‑sionalità la cui funzione è quella di collaborare quoti‑dianamente con il personale docente in attività di ri‑cerca, di didattica integrativa, nonché di gestirecontabilità, processi e bilanci complessi che richiedonoparticolare qualificazione. Il lavoro è ormai svolto sempre di più in equipe eun’indifferibile revisione dell’ordinamento dell’Uni‑versità non può prescindere dal considerare tutte le fi‑gure operanti al suo interno. Sarebbe necessario, pertanto, definire un contratto na‑zionale unico per tutti gli attori del settore universita‑rio con una distinzione in aree professionali ben defi‑nite tra cui un’area didattica e un’area scientifica,tecnologica e della ricerca, introducendo il ruolo unicodella docenza per i neo assunti o per chi volesse op‑tarvi se appartenente al vecchio ordinamento. Occorre

trovare un percorso per i ricercatori delruolo ad esaurimento che hanno conse‑guito l’ASN, nonché fornire soluzioni in‑novative per il precariato universitario in‑troducendo una unica tipologia di formacontrattuale al temine della quale si pre‑vedano percorsi interni che consentano dinon perdere le professionalità formate.Dovrebbe essere superato il concetto ditempo pieno e tempo definito introdu‑cendo un tempo unico di lavoro che assi‑curi un certo impegno a favore dell’Istitu‑zione con ridefinizione della disciplinadell’attività libero professionale.Dovrebbe essere superata la logica delpunto organico, liberalizzando le politi‑che di reclutamento degli Atenei da effet‑tuarsi comunque nei limiti delle possibilitàdi bilancio.Dovrebbe essere rivisto il sistema di fi‑nanziamento statale nell’ottica del mul‑tifondo.Dovrebbe essere rivisto il sistema di valu‑tazione riformando l’Anvur e riasse‑gnando al CUN alcune competenze in ma‑teria di reclutamento.Dovrebbe essere rivista la disciplina retri‑butiva del personale ammettendo la pos‑sibilità di prevedere incentivi con risorseextra FFO per favorire la partecipazione aiprogetti di ricerca.Dovrebbe essere rivista la disciplina inmateria di mobilità per favorire una mag‑giore diffusione delle “best practices”.In una logica volta alla piena occupa‑zione dei laureati si dovrebbero intro‑durre nuovi sistemi in grado di ridurre ilgap attualmente esistente tra il momento

Page 11: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 1 1

in cui si forma la domanda di una professionalità equello in cui l’Ateneo è in grado di offrire la suddettaprofessionalità al mercato, anche attraverso politi‑che di maggiore integrazione tra Università, Mondodel Lavoro e P.A.L’Università dovrebbe essere maggiormente orientataagli studenti favorendo investimenti nei servizi, madovrebbe essere in grado anche di competere ade‑guatamente con il resto mondo in termini di ricerca li‑bera. Occorre a tal riguardo un investimento signifi‑cativo nel rinnovamento del parco tecnologico e neglistrumenti attraverso cui si veicola l’informazione e ilsapere. Naturalmente questi sono solo alcuni degliesempi su cui si articolerà la proposta della Federa‑zione CISL Università e che auspichiamo possa esseredibattuta con il Governo. A nostro avviso, però, occorreinnanzitutto effettuare un’operazione di incrementodel finanziamento statale del Sistema Universitario edi riequilibrio al suo interno tra i vari Atenei. Le attuali regole di ripartizione del FFO, definite pe‑raltro ex post, hanno generato, infatti, profondo squi‑librio tra le varie Università specie con riferimento a

quelle del Mezzogiorno. Si può parlare oggi di unavera e propria questione meridionale e speriamo vi‑vamente che anche la CRUI possa evidenziare questodrammatico aspetto.È pur vero che chi merita deve poter godere dei fruttidei risultati conseguiti ma, in un sistema competitivo,i concorrenti dovrebbero essere prima messi tutti nellestesse condizioni di partenza, per poi ripartire, se‑condo un sistema premiale, una quota incentivante achi vince la sfida. Ciò non è stato fatto con la Legge n.240/2010 e crediamo che una nuova riforma dell’Uni‑versità non possa esimersi dall’affrontare un tema cosìimportate che sta generando significative ripercus‑sioni sugli studenti costretti ad abbandonare le propriesedi territoriali di studio a favore di Atenei di altre re‑gioni, con notevole aggravio per le famiglie.La Federazione CISL Università seguirà con atten‑zione l’evolversi del dibattito e, come sempre, opereràper rappresentare al meglio gli interessi dei propriiscritti, dei lavoratori del settore universitario e dellacollettività.

Page 12: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università1 2

Dalla fine di marzo di quest’anno sono entrato a farparte della Segreteria Nazionale della FederazioneCISL Università, dopo una lunga esperienza come se‑gretario provinciale di Roma della categoria. Tra gli in‑carichi di segreteria avrò il compito di seguire la tutelasindacale del personale afferente al sistema forma‑tivo delle istituzioni artistiche e musicali italiane. Uncompito complesso, perché al suo interno sono rag‑gruppate realtà differenti e dislocate in tutte le re‑gioni del Paese.Il non lusinghiero risultato ottenuto dal compartoAFAM nelle ultime votazioni per il rinnovo delle rap‑presentanze sindacali unitarie (RSU), in occasionedelle quali in molte sedi non si è riusciti nemmeno apresentare le liste, dimostra, inoltre, come sia neces‑sario dare un nuovo impulso alla crescita e alla mo‑dernizzazione delle azioni sindacali da porre in essere.Serve un approccio diverso, soprattutto perché il si‑stema AFAM è stato fiaccato, in questi anni, da una ri‑forma incompleta e che non vede ancora una chiaravia risolutiva, anche se ormai la legge di riferimento ri‑sale ormai ad oltre 15 anni fa.In particolare alcuni problemi stanno subendo di annoin anno, un effetto trascinamento, come il nodo dellastabilizzazione del personale tecnico amministrativo edocente, che non può non avere ripercussioni sul la‑voro di chi opera nel settore senza certezze. Il disagiopresente nelle istituzioni, nei lavoratori e negli studentideve essere ricondotto nell’alveo delle prerogative chela norma attribuisce alle relazioni sindacali. L’azione didialogo e di confronto con la controparte, nell’interessedel Paese, deve portare frutti.Sul tema annoso del precariato la riunione avuta, nelmarzo scorso presso il MIUR, con il Direttore generaleDaniele Livon non ha portato ai risultati attesi, anchese occorre dire che, secondo la tempistica e le moda‑lità indicate dal ministero, la procedura di stabilizza‑zione per alcune figure è avviata.Ma il confronto con il MIUR si allarga con le richiesteche la CISL sta portando avanti sul reclutamento esullo sviluppo. In particolare siamo convinti della ne‑cessità di aprire un tavolo sulla rivisitazione della do‑tazione organica ferma da 15 anni.

Il sistema formativo, infatti, proprio come risposta alprocesso riformatore avviato con la legge 508 del 1999,ha registrato una profonda trasformazione della di‑dattica con un aumento dei corsi e degli studenti. Se‑gno del gradimento da parte dei giovani dell’allarga‑mento delle prospettive formative nel segmentoartistico, musicale e coreutico.Il recente incontro, ai primi di maggio, con il sotto‑segretario Angela D’Onghia è stato l’occasione per ri‑prendere le fila di un confronto, di contenuto anchepolitico, con il ministero. Il disagio e la preoccupa‑zione dei docenti di 1^ e di 2^ fascia, del personaletecnico e amministrativo e degli studenti, le diffi‑coltà che le istituzioni vivono persino per l’ordinariagestione sono figli della mancanza di un progettoorganico compiuto che facesse da linea guida ad unaidea chiara di riforma.La decisione di convocare a breve, sulla base anchedell’esito dei lavori del Cantiere AFAM, i tavoli diconfronto tecnico sulle varie tematiche (reclutamento,autonomia, internazionalizzazione, valutazione, pro‑grammazione del sistema) può essere forse accoltapositivamente come riavvio di un percorso finalmenterisolutivo.Su nostra richiesta, in particolare, saremo presto con‑vocati dal Direttore generale Daniele Livon per unconfronto sull’utilizzo dei fondi previsti dalla leggesulla Buona Scuola, le assegnazioni finanziarie agli isti‑tuti e la questione della legge 143, anche in riferi‑mento alla lettera al Mef e alla Funzione Pubblica perla stabilizzazione dei docenti.Alla luce di questo percorso e per affrontare l’insiemedelle nostre rivendicazioni, vorrei fortemente trovarela collaborazione del coordinamento nazionale AFAM,costituito da qualche anno come supporto all’azionedella Segreteria Nazionale. La necessità, inoltre, di ra‑dicalizzare la nostra presenza sul territorio, sull’espe‑rienza delle RSU, mi spinge ad immaginare, oltre al li‑vello nazionale, anche un coordinamento regionaleche possa affrontare gli aspetti di specificità delle sin‑gole istituzioni. È un modello piramidale che vuole sti‑molare una partecipazione diretta di chi lavora nelcomparto.

Stabilizzazione e riforma,il confronto continuadi Stefano Lazzarini ‑ Segretario Nazionale Federazione CISL Università

A F A M

Page 13: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 1 3

Il Governo ha annunciato che con la prossimalegge di stabilità affronterà il tema del ripristinodella flessibilità nell’accesso al pensionamento, or‑mai ritenuta necessaria non solo per rimettere nelladisponibilità dei lavoratori e delle lavoratrici lascelta relativa al momento di uscita dal lavoro, maanche per ampliare le possibilità occupazionali deigiovani. Per accedere al pensionamento, in assenza di ulte‑riori interventi, dal 1° gennaio 2016 per i lavoratoridel settore privato e per i lavoratori e le lavoratricidel pubblico impiego ci vorranno 66 anni e 7 mesi,per effetto dell’incremento dell’età pensionabile diulteriori 4 mesi, che scatterà dal 1° gennaio 2016, a se‑guito dell’adeguamento triennale del requisito allacrescita dell’aspettativa di vita, introdotto dalla leggen. 102/2009 e confermato dalla legge 214/2011 (leggeFornero). Il decreto del Ministero del Lavoro del 16dicembre 2014 ha, infatti, già indicato in ulteriori 4mesi la variazione dell’aspettativa di vita calcolatadall’Istat, utile per l’aumento del requisito necessa‑rio per accedere alla pensione dal 2016 al 2018. L’au‑mento di 4 mesi dell’età pensionabile va, dunque, adaggiungersi a quello di 3 mesi, già previsto nel trien‑nio 2013 ‑ 2015. Dal 2021, l’angusto percorso previsto dalla leggeFornero richiederà, ai fini dell’accesso alla pensionedi vecchiaia, il raggiungimento di 67 anni di età, siaper gli uomini che per le donne (nel frattempo, in‑fatti, si sarà già realizzato, completandosi a partiredal 2018, il processo di graduale innalzamento del re‑quisito anagrafico delle lavoratrici del settore privatoal livello di quello delle lavoratrici del settore pub‑blico che, attualmente, è già equiparato a quello deilavoratori maschi).Un requisito elevato, che rischia di creare disagi cre‑scenti ai lavoratori più anziani e problemi di ge‑stione delle crisi aziendali alle imprese, limitando an‑che il turn over della forza lavoro necessario a

migliorare la produttività e l’efficiente impiego dellerisorse umane.L’unica possibilità di pensionamento anticipato, inassenza di ulteriori modifiche del quadro norma‑tivo, resta quella legata al raggiungimento di un’an‑zianità contributiva che per gli uomini risulta at‑tualmente pari a 42 anni e 6 mesi e per le donne a 41anni e 6 mesi, a prescindere dall’età anagrafica rag‑giunta. Ma anche questo requisito è destinato ad au‑mentare, essendo stato agganciato all’aspettativa divita dalla c.d. legge Fornero. Dal 1° gennaio 2016,quindi, per accedere al pensionamento anticipato civorranno 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 annie 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età ana‑grafica. Con la legge di stabilità del 2015 sono statetemporaneamente eliminate (ma solo per le pensionidecorrenti dal 1° gennaio 2015 e fino al 31/12/2017)le rimanenti penalizzazioni che avrebbero ridottol’assegno pensionistico in caso di accesso anticipatoal pensionamento prima dei 62 anni, in tutti i casi incui il requisito contributivo della pensione antici‑

Le pensioni future?Flessibili e adeguatedi Angelo Marinelli ‑ Coordinatore Dipartimento Fisco e previdenza CISL nazionale

P R E V I D E N Z A

Angelo Marinelli

Page 14: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università1 4

pata non derivi da effettiva prestazione di lavoro.Peraltro, sulla differente età richiesta per l’accesso alpensionamento anticipato l’Unione europea haaperto a carico dell’Italia una procedura di infra‑zione per discriminazione di genere che potrà con‑dizionare le future scelte legislative del nostro Paesesu questo tema.Il sindacato confederale incalza da tempo il MinistroPoletti affinché il Governo avvii un confronto con leParti sociali per individuare le soluzioni più idoneea reintrodurre strumenti di pensionamento più fles‑sibili, rimettendo ai lavoratori e alle lavoratrici ulte‑riori possibilità di scelta. Gli effetti prodotti dalla recente pronuncia dellaCorte Costituzionale (sentenza n° 70 del 2015), a se‑guito della quale è stato adottato il decreto legge n.65/2015 in tema di “Disposizioni urgenti in materia dipensioni, di ammortizzatori sociali, e di garanzie TFR”,sembrano aver contribuito a rallentare il processo diriforma.Il “tesoretto” di oltre 2 miliardi di euro, derivante dalrisparmio ottenuto dal pagamento degli oneri diprovvista del debito pubblico, a seguito della ridu‑zione dei tassi di interesse, verrà utilizzato per resti‑tuire (in modo parziale e molto limitato) la pere‑quazione al costo della vita dovuta per gli anni 2012– 2013 ai pensionati titolari di trattamenti pensioni‑stici superiori a tre volte il minimo Inps.Le possibili soluzioni per ripristinare la flessibilitàin uscita sono diverse. Dalla reintroduzione dellapensione di anzianità, attraverso una “quota” rag‑giungibile sommando l’anzianità contributiva el’età anagrafica, alla individuazione di un “inter‑vallo” di età entro il quale il lavoratore può effet‑tuare la propria scelta di accedere al pensiona‑mento. Nella prima direzione si muove il disegnodi legge a firma dell’Onorevole Damiano (che pro‑pone “quota 100”, con l’accesso alla pensione al‑ternativamente con 62 anni di età e 38 anni di con‑tributi o “63 e 37”, senza nessuna penalizzazionesull’assegno previdenziale), nella seconda la pro‑posta presentata dal Senatore Sacconi (che prevedeuna delega al Governo ad introdurre una soglia mi‑nima pari a 62 anni di età e 35 di contributi, rag‑giunta la quale il lavoratore potrà accedere volon‑tariamente al pensionamento). Ma è meglio la quota o un’età minima? Il Comitatoesecutivo della CISL del 27 gennaio 2015 ha valutatoadeguati entrambi gli strumenti, rimarcando comesia “indispensabile reintrodurre meccanismi di flessibilitànell’accesso alla pensione per rispondere alle esigenze divita delle persone, ai problemi del lavoro più faticoso e pe‑sante e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e deisistemi produttivi, consentendo ai lavoratori e alle lavo‑

ratrici di scegliere liberamente il momento di uscita dal la‑voro al raggiungimento di un’età pensionabile minima odi una quota derivante dalla combinazione tra anzianitàanagrafica e contributiva”.Ovviamente, affinché l’obiettivo del pensionamentoanticipato possa essere perseguito in modo equo edefficace è necessario che la “quota” non sia troppoelevata e contenga più combinazioni di età e anzia‑nità contributiva utili per l’uscita (la vecchia “quota97”, ad esempio, ne consentiva solo 2: 62 e 35 e 61 e36) e che il disincentivo eventualmente applicato incaso di pensionamento prima di una certa età ri‑manga contenuto entro il limite delle spese che il la‑voratore normalmente sostiene per la produzionedel reddito (in altre parole le spese normalmente so‑stenute nel tragitto casa – lavoro o durante la gior‑nata lavorativa). Risultano invece assai meno accet‑tabili e comprensibili ipotesi quali quelle del prestitopensionistico, già ventilate ai tempi dal MinistroGiovannini, che comporterebbero la restituzione ra‑teizzata del maggior costo sostenuto dal sistema pre‑videnziale, in cambio del ripristino della possibilitàdi accesso anticipato al pensionamento. Accanto al tema “flessibilità” il cantiere delle pen‑sioni non deve ignorare la questione dell’adegua‑tezza del trattamento pensionistico. Adeguatezzache rischia di essere compromessa per intere gene‑razioni di cittadini dall’insufficiente contribuzioneprevidenziale associata a carriere troppo precariee/o a retribuzioni troppo basse. L’aumento dell’età effettiva di pensionamento com‑porta un miglioramento sensibile del tasso di sosti‑tuzione pensionistico (rapporto fra prima pensionee ultima retribuzione), perché mentre il metodo dicalcolo retributivo lega la prestazione all’anzianitàcontributiva, in funzione della retribuzione pensio‑nabile, nel metodo di calcolo contributivo la presta‑zione dai contributi versati durante tutto l’arco dellavita lavorativa, in funzione dell’età di accesso alpensionamento.L’incremento dell’aspettativa di vita agisce però inmaniera controversa sul calcolo contributivo dellapensione: da un lato l’aumento dell’età pensiona‑bile, imponendo l’accesso alla pensione ad età piùelevate, determina un innalzamento del tasso di so‑stituzione finale; dall’altro la revisione periodica deicoefficienti di trasformazione per il calcolo contri‑butivo comporta nel tempo, a parità di età anagraficadi accesso al pensionamento, una riduzione dellaprestazione ottenibile.Il tema dell’adeguatezza, dunque, resta direttamentecollegato allo sviluppo delle dinamiche retributive.Un elemento su cui occorre prestare molta atten‑zione anche nel pubblico impiego, in considera‑

Page 15: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 1 5

zione dei blocchi al rinnovo della contrattazione,ormai reiterati da ben 6 anni. Il tema dell’adegua‑tezza avrebbe dovuto, peraltro, risolversi nell’in‑tenzione del legislatore con lo sviluppo della previ‑denza complementare che, tuttavia, nel pubblicoimpiego risulta sostanzialmente ancora ferma alpalo (se si fa eccezione per il settore della Scuola,dove le adesioni al fondo pensione Espero sono or‑mai vicini alle 100.000 unità, risultato importante,ma ancora insufficiente rispetto alla platea dei po‑tenziali aderenti.Con l’iniziativa “la mia pensione”, lanciata recente‑mente dall’Inps, si vuole sensibilizzare i lavoratorisulle prospettive della loro copertura previdenzialefutura.Ma le ipotesi che simulano la copertura pensioni‑stica, in relazione ai requisiti pensionistici progres‑sivamente corretti in base all’aumento dell’aspetta‑tiva di vita, ipotizzano carriere caratterizzate dacontinuità contributiva e dinamiche retributive increscita. Se la vita lavorativa diventa incerta, a sin‑ghiozzi o troppo breve, perché comincia più tardi, lacopertura previdenziale finale potrebbe non essereadeguata a soddisfare le esigenze di vita nell’età an‑ziana, anche perché il tasso di sostituzione (rapportofra prima pensione e ultima retribuzione) è in generestimato in valori relativi (percentuale della retribu‑zione lorda o netta), dunque non tiene conto del va‑lore assoluto della retribuzione finale che, se troppobassa, potrebbe non consentire la maturazione diuna pensione adeguata.I limiti di una previdenza complementare a cui oggisono iscritti poco più di un quarto dei lavoratori po‑tenzialmente aderenti e di una previdenza pubblicache ha smesso di rappresentare quel “mondo ideale”privo di rischi per i lavoratori, che avrebbe dovutogarantire trattamenti pensionistici adeguati alle esi‑genze di vita dell’età anziana, ripropongono con ur‑genza al centro della questione previdenziale i temidella sostenibilità sociale e del necessario equilibriofra prestazioni pubbliche e complementari.La previdenza complementare rimane complessiva‑mente un’esperienza incompiuta – seppur di suc‑cesso, visti i brillanti risultati conseguiti dai fondipensione durante la più grave crisi finanziaria del‑l’era moderna ‑ che non riesce a raggiungere in modogeneralizzato i lavoratori di tutti i settori produttivie che lascia scoperti soprattutto quelli che maggior‑mente avrebbero bisogno di aderire ai fondi pen‑sione per sostenere le loro prestazioni pensionistichefuture.In questa situazione generale si inserisce quella spe‑cifica del pubblico impiego, perché il ritardo del con‑solidamento della previdenza complementare dei

dipendenti pubblici, limita le loro prospettive pre‑videnziali future.Ciò è in gran parte dovuto alla mancata applica‑zione del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n.252ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, siacon riferimento alla non operatività del meccanismodel silenzio assenso per i lavoratori di nuova assun‑zione, sia con riguardo alla mancata estensione ai di‑pendenti pubblici dei benefici fiscali previsti dalla ri‑forma vigente dal 1° gennaio 2007.Un ulteriore elemento critico è potenzialmente rap‑presentato dal vincolo che obbliga i lavoratori già inservizio alla data del 31/12/2000, ai fini dell’adesioneai fondi pensione di comparto con il conferimentodel TFR, ad effettuare l’opzione di passaggio daltrattamento di fine servizio al trattamento di finerapporto.Sussiste, infatti, una inesatta percezione da parte deipubblici dipendenti delle compensazioni previstedalla legge in caso di esercizio del diritto di opzioneche ha finora limitato questa scelta.Sul piano del rilancio della previdenza complemen‑tare il Consiglio generale della CISL, riunito alla pre‑senza del Segretario generale della CISL, AnnamariaFurlan, l’11 febbraio 2015, ha approvato un insiemedi proposte previdenziali che, nello specifico, comerecita il documento “Cinque idee per la pensione”,intendono “realizzare un percorso che renda di fatto ob‑bligatoria la previdenza complementare favorendo, almenosul piano contrattuale, l’adesione generalizzata dei lavo‑ratori ai fondi pensione, nella forma della destinazione ob‑bligatoria del contributo contrattuale posto a carico del da‑tore di lavoro”. A tale riguardo la CISL ritiene anche indispensabile“promuovere un progetto straordinario di educazione pre‑videnziale e di comunicazione istituzionale che coinvolgail Governo, le istituzioni pubbliche e private dedicate, leparti sociali e i fondi pensione”; individuare una nuova fi‑nestra temporale entro la quale i lavoratori attivi deb‑bano manifestare, anche mediante il “silenzio – assenso”,le proprie scelte relative al conferimento del trattamento difine rapporto alla previdenza complementare (reale o vir‑tuale che sia); creare le condizioni affinché i fondi pen‑sione possano realizzare politiche di investimento di lungoperiodo, più calibrate sulla finalità previdenziale, favo‑rendo, nel contempo, lo sviluppo dell’economia reale na‑zionale e locale e il finanziamento delle piccole e medie im‑prese; completare la razionalizzazione dell’offerta dei fondipensione esistenti, in modo da pervenire ad assetti orga‑nizzativi maggiormente efficienti ed efficaci per gli iscrittie per i potenziali aderenti; armonizzare il regime fiscaledella previdenza complementare dei pubblici dipendenticon quello più favorevole, vigente per i lavoratori del set‑tore privato”.

Page 16: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sono cinque i punti fondamentali della proposta dilegge popolare “Firma la crescita per un fisco piùequo” che la CISL ha presentato di recente e per laquale sta raccogliendo in tutta Italia le firme di so‑stegno. Il sindacato, infatti, vuole spingere il Go‑verno Renzi ad adottare una riforma del sistema fi‑scale finalmente nel senso dell’equità e in grado dicambiare il Paese. L’azione fiscale può essere, per loStato, uno strumento insostituibile di giustizia so‑ciale. In un Paese dove il carico delle tasse pesa quasiesclusivamente su dipendenti e pensionati, rivedereil modello impositivo e introdurre strumenti di ridi‑stribuzione del reddito, infatti, può essere la solu‑zione per rilanciare l’economia nazionale.Per questo con la proposta di legge la CISL vuole aiu‑tare una fascia ampia della popolazione riducendo lapressione fiscale, con un bonus di 1000 euro netti an‑nui, per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, ipensionati, gli incapienti che hanno un reddito sinoa 40mila euro lordi annuo e a diminuire progressi‑vamente e sino ad azzerarsi a 50mila euro. Circa 38milioni di persone potrebbero così godere di una si‑gnificativa riduzione del carico fiscale. Nuove risorse per le famiglie che finirebbero per ali‑mentare i consumi e rimettere in moto la domandainterna bloccata da anni dalle conseguenze dellacrisi. Il costo del bonus, secondo i calcoli del sinda‑cato, sarebbe pari a 38 MLD la cui copertura po‑trebbe essere recuperata in parte dal riassorbimentodi quelli del cosiddetto Bonus Renzi e, soprattutto,attraverso una seria e stringente lotta all’evasioneed elusione fiscale.Ma non solo. La legge, infatti, come misura equitativa,prevede inoltre una nuova tassa sulla ricchezza. LaCISL ritiene che sia necessario istituire un’impostaprogressiva annuale sulla ricchezza che intervengaper tassare ricchezze (immobiliari, finanziarie, mobi‑liari) pari o superiori ai 500mila euro. La tassazione,secondo quanto previsto, dovrà essere progressiva eprevedere una aliquota minima per ricchezze pari a

500mila euro e una massima per chi supera il milionedi euro. La proposta di legge rinvia ad un successivointervento parlamentare l’individuazione delle ali‑quote che dovrebbero essere in grado di fornire ungettito per la copertura di almeno un terzo (circa 8/10MLD) della operazione del bonus 1.000 euro.Altro settore d’intervento della proposta di legge èquello relativo alla tassazione locale e sul bene casa.La CISL, in particolare, propone di esentare il pos‑sesso della prima casa di abitazione (escluso ville, ca‑stelli e fabbricati di lusso) da qualunque tassazione,oggi pesantemente vessata dalla Tasi. Il sindacatopropone una riformulazione della tassa sul possessodi case che sia progressiva e si incrementi con il nu‑mero di immobili che il contribuente ha in proprietà.Sul fronte del fisco locale la CISL chiede la riformaorganica del sistema fiscale del Paese e la previsionedel blocco all’aumento delle addizionali regionali ecomunali in attesa di un riordino complessivo delleimposte e tasse locali. La riforma del titolo V dellaCostituzione e il federalismo fiscale che ne è derivato,hanno causato un’esplosione senza precedenti dellatassazione locale che ha avuto come immediate con‑seguenze, non un miglioramento dei servizi locali,ma il solo aggravio del carico fiscale per i lavoratori,i pensionati, le imprese e i cittadini. Il NAF, Nuovo Assegno Familiare, è il nuovo stru‑mento di intervento che la proposta di legge individuaa favore della famiglia. Il NAF vuole rappresentare, at‑traverso un nuovo sistema di detrazioni d’impostacomplessivo, il superamento, degli attuali assegni fa‑miliari, delle detrazioni per il coniuge, i figli a caricoe l’assegno al nucleo familiare in una dinamica cheveda crescere il NAF all’aumentare dei carichi fami‑liari e diminuire con l’incremento del reddito.L’ultimo punto su cui ruota la proposta di legge è losviluppo di un meccanismo sperimentale di contra‑sto di interessi fra acquirenti e venditori, attraversoil riconoscimento all’acquirente di detrazioni sullespese relative a beni e servizi.

Sindacato Università1 6

F I S C O

Più equità con il bonusproposto dalla CISLdi Marino Midena ‑ Direttore Responsabile Sindacato Università

Page 17: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 1 7

In un mercato del lavoro condizionato dalle reti direlazioni e dalla prevalenza di canali informali di re‑clutamento, il XVII Rapporto AlmaLaurea sul Profiloe la Condizione occupazionale dei laureati, presen‑tato il 28 maggio all’Università degli Studi di MilanoBicocca, testimonia come nel corso della recessionela mobilità sociale non sia certo migliorata; anzi, lacrisi occupazionale ha colpito maggiormente chiproviene da contesti meno favoriti, ingessando an‑cor di più la struttura sociale del Paese.Il convegno ha offerto l’occasione per approfondirela questione del forte ritardo nei livelli di scolariz‑zazione della popolazione italiana: un ritardo storicoche interessa tutta la filiera educativa con effetti a ca‑scata che condizionano il sistema socioeconomico eistituzionale e la qualità stessa del sistema formativo,in particolar modo dell’Alta formazione. Nel corso di questi anni, il dibattito sulle riformestrutturali ha preso quasi sempre spunto da con‑fronti con le performance dei paesi più avanzati,senza tenere conto delle implicazioni di questo ri‑tardo che, a partire dall’Unificazione, si è trasferitodi generazione in generazione condizionando, a tuttii livelli di istruzione, sia la dinamica dei processi discolarizzazione sia la qualità degli apprendimenti,con intensità ed effetti differenziati, nei diversi ter‑ritori, in funzione dell’entità dei ritardi. Un dato pertutti: nella fascia di età 55‑74 anni, la quota di indi‑vidui in possesso al più della scuola dell’obbligo èdel 64%, contro una media europea inferiore al 40%.La Germania mostra un dato leggermente inferioreal 20% (Eurostat, 2013).La ridotta quota di laureati che ancora oggi riscon‑triamo nel Paese è solo uno tra gli effetti di questo ri‑tardo. Il XVII Profilo AlmaLaurea testimonia cheancora oggi solo 3 diciannovenni su 10 s’immatri‑colano all’università. Non stupisce pertanto che nel2013 l’Italia si trovi ancora agli ultimi posti per quotadi laureati, sia per la fascia d’età 55‑64 anni sia perquella 25‑34 anni. Su 100 giovani di età 25‑34 anni, i

laureati costituiscono solo il 22%; la media europeaa 21 Paesi è pari al 37%, la media OCSE è pari al 39%. In situazioni e in contesti caratterizzati da forti ri‑tardi nei livelli di scolarizzazione delle famiglie, percompensare questo deficit, sarebbe necessario de‑stinare risorse aggiuntive al sistema formativo. In‑vece, tutti gli indicatori OCSE mostrano che le ri‑sorse reali destinate all’università nel nostro Paesesono di gran lunga inferiori rispetto a quelle investitein Spagna, Francia, Germania e Svezia. Facendo paria 100 la spesa per ogni laureato italiano, la Francia ela Spagna spendono 171; la Germania 201; la Svezia230. Un laureato italiano costa, in termini di risorsepubbliche e private assorbite e a parità di potere diacquisto, la metà di un laureato tedesco e circa il 30%in meno della media dei paesi OCSE…è come se sichiedesse alla Fiat di produrre auto del segmentopremium a metà del costo sostenuto dalla BMW! La questione dell’entità delle risorse non va tuttaviadisgiunta da quella dei criteri per allocarle. Qualsiasiazione finalizzata a valutare e premiare, di conse‑guenza, la performance degli atenei, deve tenereconto che il ritardo nei livelli di scolarizzazionedelle famiglie e di apprendimento dei giovani si

U N I V E R S I T À

I laureati e l’(im)mobilità socialedi Francesco Ferrante ‑ Curatore del XVII Rapporto AlmaLaurea 2015

Francesco Ferrante

Page 18: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università1 8

manifesta in maniera differenziata sui territori. Sel’allocazione delle risorse non riconosce questi ele‑menti, non solo non è meritocratica, ma è destinataad alimentare, come emerge dalle indagini Alma‑Laurea, processi di polarizzazione crescente che pe‑nalizzano soprattutto gli studenti più capaci mameno mobili, e residenti nei contesti meno favoriti.Studenti che vedrebbero peggiorare progressiva‑mente la qualità dei servizi didattici e del contestoeducativo. Questa polarizzazione è aggravata anche dall’uti‑lizzo di ranking delle università, il cui effetto è di in‑durre, legittimamente e comprensibilmente, le fa‑miglie, residenti in contesti svantaggiati e che se lopossono permettere, a iscrivere i propri figli, so‑prattutto se con elevate potenzialità, nelle universitàai primi posti nelle classifiche. A questo fine opera dasempre AlmaLaurea ‑ un sistema non di ranking,bensì di rating ‑ che restituisce alle università ade‑renti, ai giovani e alle loro famiglie e alle istituzionichiamate a scegliere sul futuro del sistema forma‑tivo, un meccanismo di analisi oggettivo e traspa‑rente che tiene conto di più variabili, a partire daprincipi di equità e merito che sono alla base dellaCostituzione e ispirati a criteri di efficienza. La con‑clusione non è certamente un invito alla rinuncia allavalutazione e all’utilizzo di sistemi premiali, ma adagire con cautela sulla base di indicatori di perfor‑mance correttamente normalizzati, ovvero che ten‑gano conto di tutte le variabili in gioco. Un invitopressante anche perché il nostro è un sistema uni‑versitario fortemente sottofinanziato. Ciò implicache l’adozione di sistemi premiali può mettere in se‑ria difficoltà gli atenei più in basso nelle classifiche.Come più volte affermato dalla CRUI, pur all’in‑terno dei rigidi vincoli di finanza pubblica, criteripremiali andrebbero adottati a patto che siano resedisponibili risorse incrementali rispetto a quelleoccorrenti per il funzionamento ordinario del si‑stema universitario di un paese avanzato, condi‑zione che attualmente non è soddisfatta. Questa lo‑gica incrementale dovrebbe essere finalizzataanche a dotare le realtà universitarie di eccellenzadelle risorse necessarie a competere ad armi parinell’area internazionale.Gli effetti a cascata prodotti dai ritardi nel tasso discolarizzazione condizionano anche, come emergedal XVII Rapporto, la dialettica tra università emondo del lavoro. Nel valutare la performance oc‑cupazionale dei laureati, andando oltre il dato con‑giunturale, le indagini AlmaLaurea rilevano le dif‑ficoltà riscontrate dai neolaureati nella fase diinserimento nel mercato del lavoro, a cui si accom‑pagnano tuttora un ridotto assorbimento di lavora‑tori ad alta qualificazione da parte del sistema pro‑duttivo e fenomeni di brain drain crescenti

all’aumentare del livello di istruzione. Il fatto piùpreoccupante che aiuta a spiegare questo risultato èche la debole scolarizzazione della forza lavoro si ri‑flette significativamente sui livelli di istruzione dellaclasse manageriale e dirigente italiana. I dati Euro‑stat segnalano, ad esempio, che sebbene il quadro siain tendenziale miglioramento, nel 2013 ben il 28%dei manager italiani ha completato tutt’al più lascuola dell’obbligo: in Germania tale quota ammontaal 5%. La media EU27 è pari al 10%.Le disuguaglianze sociali nell’accesso all’universitàe nelle opportunità occupazionali rilevate, rispetti‑vamente, dal Rapporto sul Profilo e sulla Condi‑zione occupazionale dei laureati, sono due faccedella stessa medaglia che mettono a dura prova, giàora ma, soprattutto, in prospettiva, il patto che staalla base della nostra democrazia e Costituzione.Il profilo dei laureati conferma, attraverso l’analisidel contesto socioeconomico di provenienza dei lau‑reati 2014, che la realizzazione della mobilità for‑mativa, nel nostro Paese, è ancora parziale. Se è vero che la stragrande maggioranza (72%) deilaureati porta in famiglia il titolo universitario per laprima volta, è altrettanto vero che i loro genitori, ten‑denzialmente, costituiscono una popolazione com‑plessivamente avvantaggiata, in termini di istru‑zione raggiunta, rispetto all’intera popolazione dipari età. L’analisi mostra infatti che chi proviene dacontesti dove almeno un genitore ha la laurea, al mo‑mento della scelta del percorso universitario, optamolto più di frequente per quei percorsi formativiche richiedono tempi di inserimento e realizzazioneprofessionale più lunghi, come le lauree a ciclounico. Non stupisce pertanto che, mentre tra i lau‑reati triennali il 25% proviene da famiglie dove al‑meno un genitore ha laurea, tra i magistrali a ciclounico questa percentuale quasi raddoppi, passandoal 44%. I dati del Profilo mostrano che, seppure inmisura più contenuta rispetto al titolo di studio deigenitori, anche lo status sociale dei laureati influiscesulla scelta del percorso di studi, e fin dal momentodell’iscrizione all’università.Tra i laureati del 2014 la quota di chi proviene da fa‑miglie di estrazione professionale più elevata è parial 22%, percentuale che scende al 20% tra i triennalie al 21% tra i magistrali e tocca il 35% tra i magistralia ciclo unico. Dall’indagine appare chiaro non soloche vi sono percorsi di studio dove la selezione so‑ciale agisce di più, ma anche che il nostro Paese è ca‑ratterizzato ancora oggi dall’ereditarietà della pro‑fessione, qui misurata in termini di ereditarietà dellalaurea. Ereditarietà più marcata tra padri e figli ma‑schi, soprattutto se laureati in percorsi a ciclo unico,ovvero quelli che di fatto hanno, come principalesbocco occupazionale, la libera professione: facendopari a cento la quota di padri laureati in giurispru‑

Page 19: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

denza, emerge che l’82% dei figli maschi ha intra‑preso il medesimo percorso formativo; il 69% dei pa‑dri laureati in farmacia ha un figlio maschio laureatoin farmacia, per i padri medici tale corrispondenzaè pari al 53% mentre tra gli architetti è del 50%.Il XVII Rapporto sulla Condizione occupazionaledei laureati mostra inoltre che l’origine famigliare haricadute importanti anche sull’ inserimento occupa‑zionale dei laureati sia dal punto di vista del titolo distudio dei genitori che del livello di estrazione eco‑nomica della famiglia di origine. Tra i laureati ma‑gistrali biennali lavora (senza essere contempora‑neamente impegnato in attività formative) il 56%degli intervistati, il 14% prosegue con la formazionepost laurea, un altro 31% si dichiara in cerca di oc‑

cupazione. Ma tra i laureati che hanno almeno ungenitore in possesso del titolo universitario la quotadi occupati scende al 53%, sale al 17% chi proseguela formazione e rimane pressoché simile chi è incerca di occupazione (30%). All’estremo opposto,tra i laureati provenienti da contesti famigliari dovei genitori hanno al massimo un titolo di scuola ele‑mentare la quota di chi lavora sale di dieci punti(63%), mentre scende al 9% la quota di chi resta informazione, chi cerca è il 28%. La conferma che la fa‑miglia di origine rappresenta un forte elemento dicondizionamento delle opportunità di inserimentonel mercato del lavoro, arriva dalle indagini Alma‑Laurea riferite più specificatamente alle performancedei laureati magistrali a cavallo della crisi. Tra il

2006 e il 2014 la quota di lau‑reati occupati è calata di 10punti per coloro che proven‑gono da contesti famigliari piùsvantaggiati e di soli 3 puntiper coloro che hanno almenoun genitore in possesso del ti‑tolo di laurea. Un segnale pre‑occupante, se nella percezionedei giovani e delle loro fami‑glie, particolarmente per quellemeno favorite, ciò palesasseuna riduzione del rendimento edell’appetibilità dell’investi‑mento in formazione avanzata.Se il livello culturale del conte‑sto di provenienza, come si èvisto, influenza in particolarela scelta di prosecuzione dellaformazione, la provenienza so‑ciale condiziona in particolarela necessità di inserirsi, rapida‑mente, nel mercato del lavoro.Tra i laureati del 2013 intervi‑stati ad un anno dal titolo la re‑tribuzione dei laureati prove‑nienti da famiglie dove almenouno dei genitori è in possessodi laurea è pari a 1.092 euro,contro i 960 euro percepiti daquanti provengono da famigliein possesso di licenza elemen‑tare. Ancora più grave, in que‑sti anni di crisi, il divario retri‑butivo si è ulteriormenteaggravato: tra il 2008 e il 2014 leretribuzioni dei primi si sonocontratte, in termini reali, del13%; tra i secondi la diminu‑zione ha raggiunto ‑20%!

Sindacato Università 1 9

Page 20: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università2 0

Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è un Piano Eu‑ropeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Si ri‑volge ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sonoiscritti a scuola nè all’università, che non lavorano eche non seguono corsi di formazione, i cosiddettiNeet (Not in Education, Employment or Training).Per raggiungere l’obiettivo occupazionale sono statiprevisti dei finanziamenti per i Paesi Membri contassi di disoccupazione superiori al 25%. Con le ri‑sorse, su un piano territoriale, dovranno essere av‑viate politiche attive di orientamento, istruzione eformazione e inserimento al lavoro.Nel Piano Garanzia Giovani, ad esempio, la RegioneLazio investe 137 milioni di euro per garantire aigiovani un percorso di formazione o di lavoro. LaGaranzia Giovani è quindi un’opportunità per spe‑rimentare un nuovo sistema di servizi e di politicheper il lavoro. Ma cosa possono fare i ragazzi interessati a parteci‑pare al programma? Il primo passo è iscriversi on‑line compilando un form di adesione sul sito regio‑nale o sul sito nazionale (www.cliclavoro.gov.it)oppure recandosi presso un Centro per l’Impiego.Per iscriversi on‑line bisognerà inizialmente regi‑strarsi e una volta ricevuta una mail con le creden‑ziali sarà possibile accedere al programma. Compi‑lato il form di adesione si riceverà una mail e saràpossibile recarsi presso il CPI dove si riceverà laprima accoglienza, le informazioni sul programmaGaranzia Giovani e sui servizi disponibili nella re‑gione di riferimento nonché l’orientamento di primolivello. Solo dopo l’orientamento si potrà stipulare il“Patto di servizio” e il CPI indirizzerà ogni giovaneverso le opportunità che la Regione ha pensato al‑l’interno del programma Garanzia Giovani. Entro 4mesi dalla firma del Patto di Servizio, la Regionemetterà a disposizione una serie di servizi tra i qualiOrientamento, Formazione e Inserimento al lavoroofferti da soggetti pubblici o privati accreditati.Dall’indagine svolta a un anno esatto dell’avvio delprogramma europeo dall’Isfol, nell’ambito della più

complessiva azione di monitoraggio di GaranziaGiovani, sulle opinioni espresse da un campione dioltre 40.000 giovani (26% del totale coinvolto), èemerso che un terzo dei ragazzi presi in carico da Ga‑ranzia Giovani ha conosciuto l’opportunità offertedal programma grazie ai media e ai social network. I dati raccolti, inoltre, mostrano come il primo im‑patto con i centri per l’impiego o con le agenzie peril lavoro sia stato, a giudizio degli intervistati posi‑tivo. Più di 8 su 10 dichiarano, infatti, di essere sod‑disfatti delle informazioni ricevute sul programma.Circa il 75% ritiene questa esperienza formativa/la‑vorativa utile per aumentare le proprie competenze,in linea con le aspettative e in grado di aumentare lepossibilità di trovare un’occupazione futura. Sembra tutto semplice e garantito ma, per rimaneresempre nel Lazio, è notizia di pochi giorni fa che i gio‑vani della provincia di Frosinone stanno protestandocontro la “truffa” di Garanzia Giovani, come riportauna nota apparsa sul sito della CISL. Troppo lunghele attese delle migliaia di giovani assunti dalla Re‑gione con la formula Garanzia Giovani, che prevedeil rimborso di un’indennità bimestrale ai tirocinanti.I giovani sono stremati da quella che doveva essereuna boccata di ossigeno contro la disoccupazione,ma che ha finito per trasformarsi in un calvario. Moltiragazzi sono stati costretti ad abbandonare il tiroci‑nio, perché le famiglie non sono più state in grado disostenerli economicamente nell’attesa di rimborsi chenon arrivano. Le spese per le trasferte, gli abbona‑menti ai mezzi pubblici e i pasti sono costi che gra‑vano sui bilanci di molte famiglie già provate dallacrisi che, loro malgrado, non riescono ad aiutare i fi‑gli nel portare avanti questa esperienza lavorativa. Ilrisultato è che molti ragazzi, stanchi e demotivati,hanno abbandonato il tirocinio prima dello scaderedei sei mesi, altri lo hanno portato a termine senzaaver visto ancora alcun rimborso. La sensazione permolti è quella di essere stati presi in giro. Per loro lapossibilità di cominciare ad entrare nel mondo del la‑voro è stata presentata nel peggiore dei modi.

L A V O R O

Garanzia Giovani: luci e ombredi Dalila Pucciarelli ‑ Giornalista

Page 21: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 2 1

La recente affermazione, al 68esimo Festival di Can‑nes, di Vincent Lindon per la migliore interpreta‑zione maschile nel film “Loi du marchè” (La leggedel mercato), con la regia Stéphane Brizé, riproponecon forza il tema del lavoro e la sua declinazione nelcinema. La storia del personaggio di Lindon potrebbe esserequella di uno dei tanti licenziati, esodati, disoccupatiover 50enni di cui sempre più spesso le cronache, an‑che in Italia, si occupano. Infatti la crisi economica ela mancanza del lavoro non riguarda solo giovani eneolaureati ma coinvolge drammaticamente ancheuna generazione, non più giovane e non abbastanzavecchia, che si ritrova inaspettatamente ad affac‑ciarsi al mercato del lavoro con poche speranze. Eforse questo è l’aspetto più inatteso del mondo del la‑voro del terzo millennio.Vincent Lindon, nella pellicola è Thierry, che, dapoco superati i 50, si ritrova senza lavoro. La sua è unsituazione complessa: un mutuo sulla casa e gli studiuniversitari del figlio disabile che vuole diventarebiologo. Dopo 20 mesi di disoccupazione, durante iquali si barcamena con vari espedienti (vendita dibeni, rinegoziazione del mutuo, prestiti), al temine diun’estenuante serie di colloqui di lavoro, riesce atrovare un posto: sorvegliante in un ipermercato.Ma per Thierry, costretto ad accettare nuovi com‑promessi, i problemi non sono finiti.Sul dramma della perdita del lavoro e del ruolo so‑ciale di un cinquantenne si muove anche un’operaitaliana, “Fuori Gioco”, oggi alle prese con la titanicafatica di trovare un’adeguata distribuzione in sala; unfilm di Carlo Benso con Toni Garrani come protago‑nista (v. pagina 22).Con il francese “Loi du marchè” si conferma la vo‑cazione del cinema europeo a raccontare il lavoronelle sue sfaccettature. Come non ricordare, per ri‑manere a Cannes, dove è stato presentato lo scorsoanno, il film belga dei fratelli Dardenne “Due giorni,una notte” con la bravissima Marion Cotillard (no‑

mination all’oscar 2014 per la sua interpretazione),che in un weekend cerca di mantenere il proprio la‑voro in una piccola fabbrica di pannelli solari fa‑cendo leva sulla solidarietà e sulla capacità di sacri‑ficio dei colleghi. Per tornare in Francia, dobbiamo registrare il co‑stante impegno artistico di registi come LaurentCantet, votato completamente al tema “lavoro”.Film come “Risorse umane”(1999) o “A tempopieno”(2001) possono essere considerati film de‑nuncia del vuoto e della disumanità cui siamo arri‑vati nel mercato del lavoro. Precarietà, disoccupa‑zione, mondo operaio e proletariato sono, invece, lemuse del britannico Ken Loach. In Italia è il neorealismo il primo a raccontare il la‑voro con film come “Due soldi di speranza” (1952) diRenato Castellani, “Umberto D” (1952) e “Ladri di bi‑ciclette” (1948), questi ultimi entrambi frutto del so‑dalizio artistico tra Cesare Zavattini e Vittorio DeSica. Ma solo negli gli ultimi anni operai, precari, di‑soccupati ritrovano un nuovo protagonismo nel ci‑nema italiano con i film di Paolo Virzi (“Tutta la vitadavanti” del 2008), Daniele Luchetti (“La nostra vita”del 2010), Stefano Mordini (“Acciaio” del 2012), IvanoDe Matteo che ha diretto, nel 2012, la caduta degliabissi di un separato nel bel film “Gli equilibristi”.Nel 2014 anche l’impegno sindacale trova spazionel film “Patria”, diretto da Felice Farina, ispirato allibro omonimo di Enrico Deaglio. L’operaio Salva‑tore Brogna (Francesco Pannofino) perde il lavoronell’ennesima fabbrica che chiude. Per protesta si ar‑rampica sulla torre dello stabilimento minacciandodi lanciarsi di sotto. Giorgio (Roberto Citran), ope‑raio rappresentante sindacale, di fede politica op‑posta a Salvo, interviene nel tentativo di fargli cam‑biare idea. Il custode (Carlo Giuseppe Gabardini) liraggiunge sulla torre per far loro compagnia. In at‑tesa che arrivi la stampa i tre passano insieme lanotte ripercorrendo gli ultimi trent’anni della vitadel Paese.

C I N E M A

Lo schermo e il lavoro

di Marino Midena ‑ Direttore Responsabile Sindacato Università

Page 22: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università2 2

Come ogni mattina, Gregorio si sveglia spaventatodagli incubi che lo tormentano nel sonno e dalla nuovagiornata che lo attende. Una giornata vuota, senza al‑cun impegno, nessun appuntamento, nessuna rela‑zione da coltivare. Gregorio, il protagonista del film“Fuori Gioco” ha infatti perso il lavoro. Un verodramma per lui, che dirigente d’azienda, era abituatoa comandare e a decidere strategie ed azioni in tempistrettissimi. Una condizione agiata familiare gli permette di af‑frontare questo periodo con una certa sicurezza eco‑nomica. Ma per Gregorio Samsa, interpretato da ToniGarrani, il vero dramma è la perdita del ruolo e iltempo gigantesco da riempire. Non riesce a darsi pace, a rassegnarsi a un contesto so‑ciale che rende tutti vittime di un sistema economicoe politico ormai impazzito. Nemmeno l’amore di suamoglie Lucia riesce a tenerlo agganciato alla realtà, adaiutarlo a superare la depressione che lo travolge, e li‑bera i propri fantasmi che lo trascinano alla ricerca diun capro espiatorio.“Fuorigioco”, film di esordio di Carlo Benso, registateatrale e documentarista, opera “precaria”, girata conappena 30 mila euro, ha il merito di aprire, sul temadella crisi, un’altra finestra d’indagine. Il dramma dichi si sente fuori gioco. Toni Garrani, per la sua intensa e sincera interpreta‑zione, ha ricevuto il premio come miglior attore pro‑

tagonista all’Artelesia Film Festival.

Il tuo personaggio in un passaggio del film afferma“se a un uomo tu gli levi il suo lavoro, il suo postonella società, mi dici cosa gli rimane?“. Il lavoroquindi è la nostra identità?Oggi siamo portati più che mai a confondere la nostravita con il ruolo sociale che occupiamo. Ci stiamo ri‑ducendo ad essere la maschera che portiamo e che cidetta il nostro ruolo sociale. Se andiamo a vedere oltrealla maschera non c’è più nulla. Ovviamente, quindi,su un piano generale il lavoro non è e non deve esseretutto, ma proprio la povertà di valori in cui ci muo‑viamo può portarci a commettere degli errori di valu‑tazione. Come succede al mio personaggio, la sua in‑capacità di trovare un’alternativa esistenziale che possaristabilire una convivenza con la realtà, rende Grego‑rio metafora di un mondo impreparato a uscire dallapropria crisi.

Credi che la crisi che stiamo vivendo sia quindi an‑che morale come quella del tuo personaggio?Indubbiamente! Ci siamo annullati dietro la nostraimmagine. Abbiamo perso i valori tradizionali. Non c’èpiù la famiglia, il paese, la convivenza a tenerci uniti.In questo contesto la crisi economica influisce pesan‑temente e finisce con il mettere sempre più a nudo ilvuoto che ci circonda. Tutto questo si traduce in unasensazione profonda di fallimento e frustrazione che ciporta a scaricare la nostra rabbia su chi oggi è più de‑bole: donne, immigrati, minoranze. Gregorio sentequesto malessere, non lo individua con chiarezza, manon ci sta. Vuole reagire anche a rischio di perdersi de‑finitivamente.

Che difficoltà hai incontrato nel dare volto al prota‑gonista?Quando ho letto la sceneggiatura ho amato molto que‑sto ruolo. Mi ha stimolato il personaggio di un indivi‑duo che è vittima della crisi, ma che è anche carneficenel suo cannibalizzare i rapporti e i sentimenti. Ho do‑vuto cercare un equilibrio difficile nell’interpretareGregorio che non è totalmente negativo e nemmeno in‑nocente. Ho cercato di far emergere degli aspetti in cuitutti ci possiamo riconoscere.

C I N E M A

Fuorigioco: senza lavoro, senza dignitàIntervista a Toni Garrani ‑ Attore protagonista del film “Fuori Gioco”

Toni Garrani

Page 23: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Sindacato Università 2 3

Page 24: TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA … · blici, azzerando i bilanci familiari, con i sei anni di mancato rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali. Politici,

Segreteria NazionaleVia Rovereto 11, 00189 Roma

Tel. 068840772 ‑ 068413556 ‑ Fax 068844977www.cisluniversita.it

e‑mail: [email protected]