Multinazionali a cielo aperto - HELVIA PARTNERS A CIELO APERTO... · 26 • Maggio 2006 • a...

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26 Maggio 2006 a globalizzazione ci insegna a caro prezzo che la competi- zione economica si fonda sem- pre più sui sistemi e sulle reti di creazione del valore che non sulla classica impresa individuale di stam- po fordista. L’hard economy, co- stituita dai ‘grandi campioni’, si trova a fronteggiare un nuovo tipo di concorrenza che proviene dalla capacità competitiva delle Pmi rac- colte in distretti e reti d’impresa. La crescita e la competitività glo- bale non sono di esclusivo appan- naggio delle imprese medio-grandi, quelle dalle ‘tasche profonde’ per intendersi, ma possono essere per- seguite efficacemente anche dalle Piccole e medie imprese. Accordi di licensing, franchising, sistemi di marketing verticale, contract ma- nufacturing, ecc..., sono veicoli per acquisire vantaggi competitivi e uno status world-class. La Fiat a cielo aperto. È di questi giorni la pubblicazione di una ricerca dell’Ervet che tratta della valoriz- zazione territoriale e delle eccellenze di filiera in Emilia Romagna. Ne viene fotografato l’intero com- parto motoristico che va da Piacenza a Rimini. Le cifre sono sbalorditive. Imprese eccellenti: 1277, di cui 173 nella filiera automobilistica (tra cui Ferrari, Maserati, Bugatti, Lam- borghini), 37 nella filiera moto (tra cui Ducati, Minarelli, Moto Morini), 304 nella filiera macchine agricole e movimento terra (Case New Hol- land, Maletti, Landini, Emak) e 763 imprese nella componentistica (in- dotto trasversale e diretto). Un comparto di diverse decine di migliaia di addetti e oltre 6 miliardi di euro di export annuali. Una vera Fiat a cielo aperto! Una lezione di soft-economy, a dispetto della crisi di Mirafiori e della chiusura di Are- se. Il modello territoriale. A differenza di Torino o Milano, però, in Emilia Romagna non c’è mai stata una fab- brica automobilistica di grandi di- mensioni. Questa cultura industriale non è ereditata dalla storia! È stata creata dall’operosità, dalla cooperazione e dalla passione per i motori dei padani. Ha prodotto eccellenze in- ternazionali come la Ferrari, la Du- cati, il Motor Show, il Gran Premio di Imola, l’Istituto di Scienza dell’Automobile Ignazio Giunti di Modena. Una piattaforma regionale stret- tamente interconnessa, con al centro i saperi territoriali e l’alta tecnologia, alimentati da politecnici e istituti tecnici e tutto attorno la fitta rete delle imprese emiliane. Dalle imprese capofila, che forti della notorietà dei loro brand, assumono la lea- dership e il coordinamento di filiera, alle imprese ausiliarie, che alimen- tano le imprese capofila pur non rinunciando ai propri mercati di sbocco. Valorizzare il Territorio. Promuo- vere l’economia di un’area geogra- fica significa considerare il Territorio con la T maiuscola e non minuscola. Il territorio con la t minuscola è un mero elenco delle imprese e degli enti culturali presenti in un deter- minato confine geo-politico. La politica del territorio normal- mente si limita a distribuire ‘con- tentini’ finanziari su temi quali: l’in- novazione, l’internazionalizzazione, l’ecologia, ecc..., e fa una grancassa mediatica su progetti calati dall’alto, che, alla prova dei fatti, non susci- tano interesse. Si fonda su una visione economica esclusivamente regionale, è affetta da burocratismo, elogia l’indivi- dualismo delle imprese ed è tipica- mente autoreferenziale. Il Territorio con la T maiuscola è invece una piattaforma di raccolta e valorizzazione dei saperi territo- riali in funzione delle abilità com- petitive e imprenditoriali delle im- prese locali. La politica del Terri- torio parte da una visione econo- mica globale e individua i comparti ad alta attrattività per le imprese del proprio territorio. Mobilita pro- gettualmente le risorse strategiche e le competenze distintive attorno ai temi della competitività inter- nazionale. Contribuisce a chiudere i gap di filiera, modernizza le strut- ture e cross-fertilizza i vantaggi com- petitivi. Incentiva la comunicazione interaziendale e il gioco di squadra tra gli attori economici, scientifici e finanziari. Quante multinazionali a cielo aper- to ci sono in Ticino? La piattaforma motoristica emiliano-romagnola ci mostra l’esempio di un gruppo economico informale, ‘a cielo aper- to’, di pari rango rispetto alle mag- giori case internazionali. Anche noi dobbiamo chiederci: quante multinazionali a cielo aperto abbiamo in Ticino? E soprattutto: quante ne potremmo avere, attuan- do la politica del Territorio e valo- rizzando il nostro patrimonio cul- turale ed esperienziale? l’opinione il consulente aziendale Quanti gruppi economici a ‘cielo aperto’ abbiamo in Ticino? E quanti ne potremmo avere se giocassimo meglio le carte della creazione del valore tra le imprese del territorio? L Dalmazio Zolesi, Direttore Helvia Partners Management Consulting, Lugano Multinazionali a cielo aperto L'opinione_Zolesi_corr 2.5.2006 10:07 Pagina 26

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26 • Maggio 2006 •

a globalizzazione ci insegna acaro prezzo che la competi-zione economica si fonda sem-pre più sui sistemi e sulle reti

di creazione del valore che non sullaclassica impresa individuale di stam-po fordista. L’hard economy, co-stituita dai ‘grandi campioni’, sitrova a fronteggiare un nuovo tipodi concorrenza che proviene dallacapacità competitiva delle Pmi rac-colte in distretti e reti d’impresa.

La crescita e la competitività glo-bale non sono di esclusivo appan-naggio delle imprese medio-grandi,quelle dalle ‘tasche profonde’ perintendersi, ma possono essere per-seguite efficacemente anche dallePiccole e medie imprese. Accordidi licensing, franchising, sistemi dimarketing verticale, contract ma-nufacturing, ecc..., sono veicoli peracquisire vantaggi competitivi e unostatus world-class.La Fiat a cielo aperto. È di questigiorni la pubblicazione di una ricercadell’Ervet che tratta della valoriz-zazione territoriale e delle eccellenzedi filiera in Emilia Romagna.

Ne viene fotografato l’intero com-parto motoristico che va da Piacenzaa Rimini. Le cifre sono sbalorditive.Imprese eccellenti: 1277, di cui 173nella filiera automobilistica (tra cuiFerrari, Maserati, Bugatti, Lam-borghini), 37 nella filiera moto (tracui Ducati, Minarelli, Moto Morini),304 nella filiera macchine agricolee movimento terra (Case New Hol-land, Maletti, Landini, Emak) e 763imprese nella componentistica (in-dotto trasversale e diretto).

Un comparto di diverse decine dimigliaia di addetti e oltre 6 miliardi

di euro di export annuali. Una veraFiat a cielo aperto! Una lezione disoft-economy, a dispetto della crisidi Mirafiori e della chiusura di Are-se.Il modello territoriale. A differenzadi Torino o Milano, però, in EmiliaRomagna non c’è mai stata una fab-brica automobilistica di grandi di-mensioni.

Questa cultura industriale non èereditata dalla storia! È stata creatadall’operosità, dalla cooperazionee dalla passione per i motori deipadani. Ha prodotto eccellenze in-ternazionali come la Ferrari, la Du-cati, il Motor Show, il Gran Premiodi Imola, l’Istituto di Scienzadell’Automobile Ignazio Giunti diModena.

Una piattaforma regionale stret-tamente interconnessa, con al centroi saperi territoriali e l’alta tecnologia,alimentati da politecnici e istitutitecnici e tutto attorno la fitta retedelle imprese emiliane. Dalle impresecapofila, che forti della notorietàdei loro brand, assumono la lea-dership e il coordinamento di filiera,alle imprese ausiliarie, che alimen-tano le imprese capofila pur nonrinunciando ai propri mercati disbocco. Valorizzare il Territorio. Promuo-vere l’economia di un’area geogra-fica significa considerare il Territoriocon la T maiuscola e non minuscola.Il territorio con la t minuscola è unmero elenco delle imprese e deglienti culturali presenti in un deter-minato confine geo-politico.

La politica del territorio normal-mente si limita a distribuire ‘con-tentini’ finanziari su temi quali: l’in-

novazione, l’internazionalizzazione,l’ecologia, ecc..., e fa una grancassamediatica su progetti calati dall’alto,che, alla prova dei fatti, non susci-tano interesse.

Si fonda su una visione economicaesclusivamente regionale, è affettada burocratismo, elogia l’indivi-dualismo delle imprese ed è tipica-mente autoreferenziale.

Il Territorio con la T maiuscolaè invece una piattaforma di raccoltae valorizzazione dei saperi territo-riali in funzione delle abilità com-petitive e imprenditoriali delle im-prese locali. La politica del Terri-torio parte da una visione econo-mica globale e individua i compartiad alta attrattività per le impresedel proprio territorio. Mobilita pro-gettualmente le risorse strategichee le competenze distintive attornoai temi della competitività inter-nazionale. Contribuisce a chiuderei gap di filiera, modernizza le strut-ture e cross-fertilizza i vantaggi com-petitivi. Incentiva la comunicazioneinteraziendale e il gioco di squadratra gli attori economici, scientificie finanziari. Quante multinazionali a cielo aper-to ci sono in Ticino? La piattaformamotoristica emiliano-romagnolaci mostra l’esempio di un gruppoeconomico informale, ‘a cielo aper-to’, di pari rango rispetto alle mag-giori case internazionali.

Anche noi dobbiamo chiederci:quante multinazionali a cielo apertoabbiamo in Ticino? E soprattutto:quante ne potremmo avere, attuan-do la politica del Territorio e valo-rizzando il nostro patrimonio cul-turale ed esperienziale?

l’opinione il consulente aziendale

Quanti gruppi economici a ‘cielo aperto’ abbiamo in Ticino? E quantine potremmo avere se giocassimo meglio le carte della creazionedel valore tra le imprese del territorio?

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Dalmazio Zolesi, Direttore Helvia PartnersManagement Consulting, Lugano

Multinazionali a cielo aperto

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