MUGGIA SAN DORLIGO DELLA VALLE- DOLINA 2006 - 2008.

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MUGGIASAN DORLIGO DELLA VALLE- DOLINA

2006 - 2008

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I PRINCIPI DEL PDZ PER UN NUOVO WELFARE REGIONALE

l’art. 2 della Costituzione, richiamato dalla Legge Legge

328/2000328/2000, esprime i doveri istituzionali alla solidarietà

politica, economica, sociale verso i cittadini più

deboli: da questo principio deriva non solo l’impegno

delle istituzioni, ma anche quello solidaristico di ogni

persona a partecipare alle attività della comunità

secondo la propria capacità, perché il benessere non

è una condizione individuale o collettiva astratta dalla

comunità, ma un processo relazionale di reciprocità

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la pianificazione locale deve proiettarsi verso un welfare universalistico che si qualifichi come:

• integrato• unitario, • partecipato,• concertato, • contestualizzato, • compatibile, • verificabile e valutabile, • pubblico,• equo,• efficace.

I PRINCIPI DEL PDZ PER UN NUOVO WELFARE REGIONALE

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PIANO DI ZONAPIANO DI ZONA

• strumento organizzativostrumento organizzativo primario per il governo locale del sistema integrato governo locale del sistema integrato degli interventi e dei servizi socialidegli interventi e dei servizi sociali

• elaborato da più soggetti elaborato da più soggetti

• un insieme di azioniun insieme di azioni finalizzate• all’individuazione di obiettivi generali condivisi • alla definizione di strategie • delle politiche • dei programmi necessari per realizzarli

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è la manifestazione di un processo è la manifestazione di un processo decisionaledecisionale

• definito nel suo sviluppo temporalesviluppo temporale

• in uno specifico spazio territorialespazio territoriale

• in cui la comunità localecomunità locale, e i vari soggetti che nella stessa operano, si pongono in una dimensione relazionale e dinamica nei confronti dell’ente locale e degli altri soggetti pubblici

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LE LE POLITICHE POLITICHE

SOCIALISOCIALI

SERVIZI SOCIALISERVIZI SOCIALI

FORMAZIONEFORMAZIONE

TRASPORTITRASPORTI

CASACASA

SERVIZI EDUCATIVISERVIZI EDUCATIVI

AMBIENTE AMBIENTE

SANITA’SANITA’

LAVOROLAVORO

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I soggetti coinvolti nella I soggetti coinvolti nella programmazioneprogrammazione

• Soggetti istituzionaliSoggetti istituzionali:

• Comuni, Regione, Province,

• ASS, AO• ASP• ATER• Scuola• Giustizia

• Soggetti non istituzionaliSoggetti non istituzionali:

• Organismi non lucrativi di utilità sociale

• Organismi della cooperazione• Associazioni ed enti di

promozione sociale• Fondazioni • Enti di patronato• Organizzazioni di volontariato• Enti riconosciuti delle

confessioni religiose• Famiglie

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innovazioni introdotte dalla riformainnovazioni introdotte dalla riforma:

• metodologia partecipativa• obiettivi finalizzati al miglioramento

della qualità della vita e della coesione sociale

• indicazione precisa delle modalità e dei tempi

• realizzazione fattiva dell’integrazione socio – sanitaria

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• condivisione delle responsabilità tra soggetti istituzionali, del privato, del privato sociale e del volontariato

• messa a disposizione delle risorse dei vari soggetti della comunità territoriale nella prospettiva di sussidiarietà e reciprocità

• superamento della dispersione e dell’irrazionalità organizzative

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l’ente locale e gli altri soggetti pubblici si spogliano della tradizionale veste di supremazia e si pongono nella logica di partnership partnership con funzioni di:

• coordinamento• concertazione• programmazione partecipata dei

servizi locali alla persona

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è necessario

• superare la tradizionale logica che porta a considerare separatamente i vari aspetti della condizione del cittadino

• provvedere allo sviluppo di una nuova nuova cultura del socialecultura del sociale

• arricchire nel tempo il processo facendo diventare il PdZ un vero e proprio “piano regolatore sociale”“piano regolatore sociale”

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processo di costruzione delprocesso di costruzione delPIANO DI ZONAPIANO DI ZONA

• definizione degli aspetti metodologici, organizzativi e procedurali necessari per la predisposizione ed il governo del Piano di Zona e per i collegamenti con il Piano delle Attività Territoriali

• predisposizione della base conoscitiva, in collaborazione con la Regione e la Provincia, in base a quanto previsto dalle Linee guida regionali

• promozione della partecipazione dei membri della comunità locale e dei soggetti del terzo settore ai tavoli tematici di lavoro:– conferenza di consenso– momenti di ascolto– attivazione tavoli tematici

• redazione del Piano di Zona

• acquisizione del parere di cui all’art. 12, comma 6, LR 23/04

• approvazione del PDZ e sottoscrizione dell’Accordo di Programma

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strumenti locali di strumenti locali di programmazioneprogrammazione

AMBITO AMBITO – Comuni associati• piano di zona PdZPdZ

DISTRETTODISTRETTO• programma attività territoriali PATPAT

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• l’organo di governo strategico del sistema locale dei servizi e interventi sociali è l’l’Assemblea dei SindaciAssemblea dei Sindaci

• nella provincia di Trieste, considerate le particolari caratteristiche del suo territorio, sono stati istituiti 3 Ambiti3 Ambiti per un totale di 6 Comuni ed un’unica Assemblea dei Sindaci

• nel processo di costruzione del PdZ, alcune fasi, di interesse comune, sono state svolte congiuntamente dai tre Ambiti

• ogni Ambito ha sviluppato a livello locale un proprio processo programmatorio ed ha elaborato un proprioun proprio PIANO DI ZONAPIANO DI ZONA

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l’Assemblea dei Sindaci ha assunto la decisione di fare sistema per un impegno plurale e integrato su tre direttrici:

• promuovere il benessere delle persone e della collettività

• sostenere l’autonomia delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle zone

• tutelare i soggetti, i gruppi, le zone a rischio

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visione strategicavisione strategica assunta dall’Assemblea dei Sindaci della Provincia di Trieste

• fare in modo che le politiche sociali diventino fattore di sviluppo socio – economico, attraverso la promozione della coesione sociale e l’attivazione delle persone – cittadini

• promuovere cambiamenti che investano non solo le condizioni individuali dei soggetti, ma anche i contesti e gli stili di vita delle persone e delle comunità, superando logiche individualistiche e assistenziali

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PIANO DI ZONAPIANO DI ZONAobiettivi condivisi con l’Azienda per i

Servizi Sanitari n. 1 “Triestina”:

• individuazione delle azioni che favoriscano l’integrazione e l’ottimizzazione delle politiche già in atto, in relazione agli interventi ritenuti concordemente prioritari in ciascuna area tematica

• coinvolgimento dei partner istituzionali disponibili a partecipare al processo

• consolidamento delle sperimentazioni e innovazioni avviate, allargando la rete dei soggetti partecipanti attraverso un processo di coinvolgimento svolto a livello territoriale

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Obiettivi strategici di sistemaObiettivi strategici di sistema• Lo sviluppo e la riqualificazione delle Unità Unità

MultiprofessionaliMultiprofessionali in tutte le aree di integrazione sociosanitaria, anche con autonomia gestionale delle risorse

• L’affermazione diffusa dell’utilizzo del progetto progetto personalizzatopersonalizzato; quale livello “essenziale” di prestazione sociosanitaria.

• Lo sviluppo della funzione di coordinatore del casocoordinatore del caso (Case Manager), come tutor della persona, interfaccia con i servizi, facilitatore del progetto personalizzato.

• La diffusione di punti unici di accesso ai servizi punti unici di accesso ai servizi sociosanitarisociosanitari, con funzioni di informazione, orientamento e decodifica del bisogno.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Ripartizione della superficie relativa alla Provincia di Trieste Superficie censuaria Kmq

Duino-Aurisina21,32%

Monrupino5,99%

Sgonico14,78%Muggia

6,45%San Dorligo della Valle

11,57%

Trieste39,89%

Comuni associati: MuggiaMuggia – Ente gestore

San Dorligo della Valle - DolinaSan Dorligo della Valle - Dolina

Ripartizione della superficie relativa alla Provincia di Trieste Superficie censuaria Kmq

Duino-Aurisina21,32%

Monrupino5,99%

Sgonico14,78%Muggia

6,45%San Dorligo della Valle

11,57%

Trieste39,89%

I due Comuni occupano il 18,02% del territorio della Provincia di Trieste per un totale di 38,17 kmq.L’Ambito Socio Assistenziale 1.3 risulta quindi essere il più piccolo della Provincia

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

COMUNE

Popolazione

residente al

31/12/2003

Popolazione residente

al 31/12/2004

percentuale di

variazione

percentuale di

concentrazione

TRIESTE 211.547 210.307 -0,59% 87,15%

DUINO-AURISINA

8.812 8.813 0,01% 3,65%

SGONICO 2.158 2.130 -1,30% 0,88%

MONRUPINO

852 843 -1,06% 0,35%

MUGGIA 13.257 13.208 -0,37% 5,47%

SAN DORLIGO

5.994 6.025 0,52% 2,50%

TOTALE 242.620 241.326 -0,53% 100,00%

Sul territorio dell’Ambito 1.3 vive il 7,97% della popolazione della Provincia.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Quoziente di natalità – Anno 2004Quoziente di natalità – Anno 2004

Muggia 0,67%

San Dorligo 0,86%

Ambito 1.3 0,73%

Provincia TS 0,73%

COMUNICOMUNI MaschiMaschi FemminFemminee

TotaliTotali

Muggia 6.468 6.743 13.211

San Dorligo

2.958 3.067 6.025

Ambito 1.3

9.426 9.810 19.236

Confrontando i dati con quelli dell’ultimo censimento del

2001, si nota un aumento nel numero degli abitanti del

Comune di San Dorligo della Valle (98 abitanti su 6.000 circa

+1,5%), l’aumento è compensato dal leggero calo

nel Comune di Muggia. Il dato riguardante la totalità

dell’Ambito rimane quindi invariato.

Fonte: Anagrafi dei ComuniElaborazione: Comune di Muggia – Servizio Sociale – Punto Monitor

Gli indici di natalità del 2004 dei due Comuni e dell’Ambito confermano l’equilibrio demografico dato da una maggior natalità a San Dorligo che è superiore al dato provinciale, il quoziente di natalità di Muggia è leggermente inferiore, il che fa risultare la percentuale complessiva dell’Ambito molto simile a quella provinciale.

dati al 31.12.2004

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

obiettivi primari individuati dall’Ambito 1.3

• consolidamento e sviluppo di servizi e interventi di “ambito”

• parità di diritto e di modalità di accesso dei cittadini e delle cittadine dei due Comuni associati

• equità dell’offerta• qualità dei servizi• trasparenza• partecipazione

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

l’Ambito 1.3 intende riservare particolare attenzione alle attività di prevenzione, intese come “lavoro sulla normalità”“lavoro sulla normalità”

- attraverso iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione –

per prevenire rischi di emarginazione, esclusione ed istituzionalizzazione

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All’impianto sistemico – organizzativo prefigurato dalla riforma si affianca la volontà di costruire un “sistema qualità sociale” “sistema qualità sociale”

• insieme di regole, procedure, incentivi e controlli atti ad assicurare che gli interventi e i servizi sociali siano orientati alla qualità, in termini di – adeguatezza ai bisogni, – efficacia dei metodi e degli interventi, – uso ottimale delle risorse impiegate, – sinergie con servizi e risorse del territorio, – valutazione dei risultati, – apprendimento e miglioramento continuo

AMBITO 1.3AMBITO 1.3

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Il SSC dell’Ambito 1.3 ha fatto riferimento, nell’articolazione del Piano e nell’elaborazione dei progetti specifici, alla teoria del lavoro sociale di retelavoro sociale di rete e al modello di welfare di comunità. welfare di comunità.

Il bagaglio professionale dell’assistente sociale e le sue relazioni con le persone e la comunità si qualificano proprio nella ricerca di significato e in relazione al riferimento ambientale e culturale. E’ necessario tenere presente la persona in tutta la sua complessità e nel suo contesto di vita, di relazione e di ambiente, inteso sia in senso antropologico – culturale che fisico.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

L’organizzazione dei servizi di tipo “comunitario”, al contrario di quella istituzionale, tende ad avere una proiezione orizzontale, cioè di collaborazione e di integrazione.

Il PdZ tende al riordino ed allo sviluppo di un ambito territoriale, nel rispetto delle sue caratteristiche attraverso la conoscenza della comunità territoriale e dei suoi bisogni e la valutazione delle risorse e delle opportunità presenti e/o attivabili.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Gli operatori del SSC dell’Ambito 1.3 collaborano da anni con i colleghi di diversi servizi dell’Ass. n. 1 “Triestina” e con i servizi del Distretto 3 in particolare e mettono in “rete” le rispettive professionalità, conoscenze e risorse. Collaborazioni consolidate sono in atto con:

• Unità di valutazione distrettuale• Unità Operativa Bambini Adolescenti• Consultorio familiare• Equipes multidisciplinari sia minori che adulti• Centro di Salute Mentale• Dipartimento delle Dipendenze.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Nella stesura del Piano di Zona per l’Ambito 1.3 per le annualità ‘2006 -2008’ si è cercato di seguire due percorsi paralleli:

• il miglioramento e il consolidamento nel tempo miglioramento e il consolidamento nel tempo dei servizi già presentidei servizi già presenti (ad es. il S.A.D.) proponendo alcune linee d’innovazione come ad es. il coordinamento con il mondo del volontariato e la messa in rete della Casa di Riposo con le sue potenzialità, i suoi servizi e prestazioni;

• le nuove progettualitànuove progettualità stimolate in base alle esigenze emerse nel momento di ascolto con le realtà del territorio e le risorse attivabili.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3due tavoli tematici di livello provincialedue tavoli tematici di livello provinciale • azioni di sistema • dell’inclusione / esclusione sociale, inclusi gli

aspetti riguardanti l’immigrazione, la salute mentale e le dipendenze

tavoli tematici a livello di singolo ambitotavoli tematici a livello di singolo ambito nei quali affrontare i temi di:– minori, famiglia, donne e giovani– anziani – disabili

Ulteriori e successive riflessioni hanno portato a lavorare a livello provinciale anche rispetto al tavolo della disabilità in considerazione del fatto che in merito a questa tematica esiste già un accordo di programma su base provinciale.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3ai tavoli tematici si è ritenuto di partire da una discussione

orientata verso il consolidamento di 5 linee strategiche di 5 linee strategiche di innovazioneinnovazione:

• riconoscere ai soggetti che operano nel territorio la capacità di condividere con le istituzioni la funzione pubblica di lavorare per il benessere delle comunità

• migliorare l’accessibilità alla rete dei servizi per aumentare la capacità di decidere delle persone e utilizzare al meglio le risorse già in campo

• far emergere e aggiungere alle risorse pubbliche le capacità presenti nelle comunità, per mantenere l’autonomia e l’autodeterminazione delle persone

• promuovere la socialità, per superare le solitudini e costruire una cultura del vivere insieme in comunità

• aumentare la capacità delle persone di vivere in modo autonomo e senza sostegni

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

L’articolazione dei “momenti di ascolto” nei due Comuni dell’ambito 1.3 per

• informare e coinvolgere i diversi soggetti nel processo di elaborazione del PdZ

• acquisire informazioni non mediate sulla realtà territoriale

ha confermato la percezione di un territorio

sostanzialmente disomogeneo tanto geograficamente che demograficamente, ma ancora di più dal punto di vista culturale, delle tradizioni e delle modalità di aggregazione sociale.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

nel comune di Muggianel comune di Muggia accanto ad alcune associazioni culturali e

sportive risulta più vivace ed organizzato il mondo del volontariato sociale, i patronati e i sindacati dei pensionati, inoltre si riunisce mensilmente anche il Forum salute, sorto spontaneamente qualche mese fa per iniziativa di diverse associazioni e soggetti che si occupano di questioni sociali, culturali e sanitarie, che si è dimostrato valido interlocutore e conoscitore della realtà muggesana.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

iil comune di San Dorligo della Valle – Dolinal comune di San Dorligo della Valle – Dolina èarticolato in più paesi e frazioni decentrate in un

territorio più ampio, con prevalenza di abitanti appartenenti alla comunità etnica slovena,

sono presenti capillarmente i circoli culturali, le comunelle oltre all’associazione sportiva e agli scout di ispirazione cattolica e laica.

i momenti di ascolto hanno avuto luogo in ogni paese con i rappresentanti delle realtà sociali presenti, che hanno esposto le informazioni e le situazioni attraverso un’ottica culturale e valoriale condivisa, stimolata da eventi ed emozioni che appartengono a chi si riconosce per appartenenza ad una comunità.

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3progettazione differenziata:progettazione differenziata:

MUGGIA:MUGGIA: obiettivi di sviluppo di meccanismi di solidarietà e di legami di comunità nonchè il potenziamento delle relazioni tra gli abitanti, che si ispirano anche al progetto delle Microaree, già sperimentati dall’ASS nei centri urbani e nei rioni con maggiore densità abitativa

SAN DORLIGO DOLINASAN DORLIGO DOLINA: di fronte ad un patrimonio di solidarietà diffusa che può a lungo scemare e perdersi ci si deve porre l’obiettivo di preservare e sviluppare l’identità comunitaria

IL TUTTOIL TUTTO: attraverso progetti che aiutino la comunità a

riappropriarsi delle proprie questioni vitali, che stimolino l’identificazione, il consolidamento e la valorizzazione del legame tra la persona e la comunità, la crescita di responsabilità e di competenza nella risoluzione dei propri problemi.

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LE PRIORITA’ E GLI OBIETTIVI STRATEGICI DEL PIANO DI ZONA

con riferimento all’obiettivo regionale n. 1 ”rafforzamento ”rafforzamento del sistema associato di governo del sistema locale degli del sistema associato di governo del sistema locale degli interventi e dei servizi sociali”interventi e dei servizi sociali” sono stati individuate le priorità sottoindicate:

• uniformazione e ampliamento dei servizi e delle prestazioni già in atto nei due comuni trasformandole in situazioni di Ambito (SAD: organizzazione, modalità accesso, ecc.), apertura della Casa di riposo comunale di Muggia all’Ambito (iniziando dalle attività ricreative e socializzanti e accoglimenti temporanei di respiro programmati)

• incentivazione della presenza operativa dei diversi servizi sociali e sanitari nei paesi dei due Comuni associati

• consolidamento dei servizi e interventi in atto migliorandone la qualità

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all’obiettivo regionale n° 2 ““avvio di un processo di avvio di un processo di coinvolgimento della Comunità nella realizzazione coinvolgimento della Comunità nella realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di tipo solidale e universalisticosociali di tipo solidale e universalistico”” fanno riferimento i seguenti obiettivi operativi:

• promozione della solidarietà, del benessere, della socialità e dell’inclusione

• valorizzazione dei saperi, delle competenze e delle risorse della comunità locale

• prevenzione dell’istituzionalizzazione e promozione del mantenimento dei cittadini in stato di bisogno nel contesto di appartenenza

• ottimizzazione delle risorse già fruibili

• sostegno alle famiglie fragili

• prevenzione della conflittualità intergenerazionale

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all’obiettivo regionale n° 3 “sviluppo e consolidamento di “sviluppo e consolidamento di specifiche azioni nelle aree di intervento indicate nel Piano specifiche azioni nelle aree di intervento indicate nel Piano Nazionale e nella programmazione regionale per produrre Nazionale e nella programmazione regionale per produrre promozione, prevenzione, cura e tutela e contrasto promozione, prevenzione, cura e tutela e contrasto all’istituzionalizzazione”all’istituzionalizzazione”,, si collegano gli obiettivi operativi:

• presa in carico congiunta: multiprofessionale, multistituzionale e multiattore dei cittadini,

• valutazione congiunta e definizione di un programma personalizzato

• promozione di gruppi di auto mutuo aiuto

• mantenimento prestazioni e interventi in atto

• sensibilizzazione e informazione mirata sui fenomeni della dipendenza da sostanze legali e illegali e sulla legalità

• individuazione di prassi operative per ottimizzare i percorsi che coinvolgono i minori e le loro famiglie interessati da interventi dell’Autorità Giudiziaria minorile, sia civile che penale

• promozione delle diverse forme di affido familiare quale alternativa a favore dei bambini collocati nelle Comunità o a rischio di istituzionalizzazione

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

PROGETTI TRIENNIO PROGETTI TRIENNIO

2006 – 20082006 – 2008

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AZIONI DI SISTEMAAZIONI DI SISTEMA

• “sistema dell’accesso unitario”

• “sperimentazione del budget di cura”

• “pronto intervento domiciliare unico (accoglimenti temporanei, PID,..)”

• »sperimentazione pronto intervento domiciliare«

• “criteri e procedure per la presa in carico integrata, multistituzionale, multiprofessionale, multiattore di persone multiprobleamtiche”

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AREA MINORI E FAMIGLIAAREA MINORI E FAMIGLIA

M1 – “Progetto affidi”.

M2 – “Progetto educativa territoriale”

M3 - “Imparare giocando”

M4 - “Laboratorio di autonomia”

M5 – “Protocollo operativo tra servizi socio-sanitari e Autorità Giudiziaria minorile”

M6 – “vaška skupnost – il paese protagonista”

M7 – “prevenzione delle difficoltà di apprendimento”

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AREA ANZIANIAREA ANZIANI

A 1 – “consolidamento delle realtà gia in atto”

A 2 – “Polo anziani”

A 3 – “Polo anziani - Ritorno a casa”

A 4 – “Polo anziani - La cucina di Etta”

A 5 – “Polo anziani - Progetto palestra”

A 6 – “Polo anziani - Progetto Bus navetta”

A 7 – “Centro diurno”

A 8 – “Progetto formazione operatori geriatrici”

A 9 – “Sistema di mobilità accessibile”

A 10 – “Progetto intergenerazionale”

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AREA DISABILIAREA DISABILI

• D 1 – “Servizio Aiuto Personale SAP”

• D 2 -“realizzazione di un percorso di sostegno

integrato alle famiglie”

• D 3 – “Sperimentazione budget di cura”

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AREA INCLUSIONE - ESCLUSIONEAREA INCLUSIONE - ESCLUSIONE

I/E 1 – “Percorso culturale, informativo e di

sensibilizzazione congiunta finalizzato alla

sensibilizzazione rispetto alla tematica della giustizia

riparativa”

I/E 2 - “progetto di informazione e sensibilizzazione

della cittadinanza sulle tematiche delle dipendenze

da sostanze legali ed illegali ed organizzazione /

implementazione di attività territoriali specifiche”

I/E 3 - “Legge 6/2004 – amministratore di sostegno”

I/E 4 – “gruppo appartamento”

I/E 5 – “ progetti di inserimento lavorativo / di

formazione per cittadini in situazione di disagio”

I/E 6 – “laboratori creativi e/o teatrali”

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AMBITO 1.3AMBITO 1.3

Per questo primo piano di zona si ritiene necessario fin dall’accordo di programma:

• riconoscere ai tavoli tematici e ai tavoli territoriali carattere permanente, progettando il percorso necessario a una nuova analisi dei bisogni che orienterà il monitoraggio delle azioni del piano, la loro implementazione e ri-orientamento

• costruire una modalità di relazione fra i partner orientata allo sviluppo del processo di programmazione condivisa, nel contesto delle azioni di riorganizzazione che sono attualmente in corso