MR LETTERARIO 2010-20… · Un ringraziamento all’ Associazione Video Ambiente che, nella persona...

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Istituito dal 178° Circolo didattico D’Antona-Biagi con il Patrocinio del Municipio XI anno scolastico 2010-2011 PREMIO LETTERARIO “da piccoli lettori a… giovani scrittori” DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI settima edizione MR XI COMUNE DI ROMA MUNICIPIO ROMA XI nuova europa libreria o o n n n o n n o o n n

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Istituito dal 178° Circolo didattico D’Antona-Biagicon il Patrocinio del Municipio XI

anno scolastico 2010-2011

PREMIO LETTERARIO

“da piccoli lettori a… giovani scrittori”D E D I C A T O A L I D I A M I C H E L A N G E L I

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COMUNE DI ROMA

MUNICIPIO ROMA XI

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Istituito dal 178° Circolo didattico D’Antona-Biagicon il Patrocinio della Provincia di Roma e del Municipio XI

Anno scolastico 2010-2011

PREMIO LETTERARIO

“da piccoli lettori a… giovani scrittori”D E D I C AT O A L I D I A M I C H E L A N G E L I

s e t t i m a e d i z i o n e

MRXI

COMUNE DI ROMA

MUNICIPIO ROMA XI

nuova europa libreria

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Il progetto è stato realizzato con il contributo della Provincia di Roma e del Municipio Roma XI.

Si ringraziano:il Dott. Marco Miccoli, Consigliere della Provincia di Roma, il Dott. Massimiliano Valeriani, Consigliere delComune di Roma, il Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, la Dott.ssa Carla Di Veroli, Assessorealla cultura del Municipio XI e la Dott.ssa Valeria Baglio, Presidente del Consiglio del Municipio XI.Ai Dirigenti Scolastici del plessi coinvolti, ai membri della giuria, alle insegnanti e agli alunni che hannoprodotto le singole opere, vanno i ringraziamenti per aver reso possibile l’iniziativa.

La presente pubblicazione stata realizzata da:Associazione Videoambiente e curata da Anna Rita Marocchi e Francesco Montin Amighini

Sponsor:Nuova libreria europa – Centro Comm.le “I Granai” – Roma

DesignSectio

StampaRiverpress GroupRoma Maggio 2011.

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presentazione

Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” ha la finalità di sollecitare evalorizzare la scrittura creativa dei bambini, pubblicizzandone le opere nell’ambito dellascuola e della famiglia. Il concorso, ideato ed organizzato dal 178°Circolo e giunto ormaialla 7° edizione, nasce come prosecuzione del Progetto Lettura che per anni è statorealizzato dagli insegnanti dell’istituto.L’obiettivo finale del Progetto ed ora del Concorso, era ed è quello di sviluppare nei

bambini il piacere e la facilità nella lettura, tale che possa favorire non soltanto l’acqui-sizione di conoscenze, ma in particolar modo la comprensione del pensiero e delleesperienze di altri, per riportare ogni volta il bambino ed in futuro l’adulto ad un con-tatto più ricco e profondo con il proprio sé .E’ già quindi nella scuola primaria che il seme della lettura deve trovare l’humus adattoper svilupparsi, humus rappresentato dalle qualità didattiche ma anche dalla passionee dalla sensibilità del corpo docente, nell’ambito di una capacità trasmissiva del piaceredella lettura tanto tecnica quanto empatica.E’ in quest’ottica che l’attività di scrittura creativa, intesa come forma di espressione

personale, diventa parte integrante di un percorso didattico laboratoriale che, mirandoal saper leggere ed al saper descrivere, si indirizza in sintesi al saper comunicare avendosviluppato parallelamente capacità di ascolto/comprensione dell’altro e capacità diespressione del proprio sé.Pertanto la messa in campo di azioni didattiche quali la lettura espressiva ed animatadi libri da parte dei docenti, il prestito e la lettura individuale nella biblioteca scolastica,gli incontri con gli autori di testi per i ragazzi, quali Roberto Piumini ed altri, la produ-zione individuale o di gruppo di testi originali di diverso tipo (racconti, fiabe, favole,sceneggiature teatrali, filastrocche, poesie) è diventata negli anni parte integrantedella didattica quotidiana , dando così un’ impronta specifica al lavoro delle classi. L’idea del Premio Letterario risulta quindi come la “naturale evoluzione” di quantoespresso dalle risorse professionali dell’istituto, valorizzando i lavori svolti in ogni classee portandoli all’esterno.Sin dallo scorso anno il Premio Letterario si è aperto al territorio, assumendo una di-mensione (ed un’organizzazione) più ampia, ricercando l’obiettivo di condividere conaltri Istituti l’esperienza, in un’ottica di confronto teso all’arricchimento professionale.

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Colgo l’occasione per ringraziare la maestra Maria Vitale che, in collaborazione con i re-sponsabili dei Plessi, ha coordinato l’organizzazione del Premio, dalla preparazione delbando, alla convocazione della Commissione esaminatrice composta da dirigenti e do-centi in pensione delle scuole coinvolte, alla manifestazione finale, ai rapporti con gliistituti partecipanti e con il Municipio XI.Un ringraziamento all’ Associazione Video Ambiente che, nella persona di Anna RitaMarocchi, ha consentito la realizzazione di questo volume. Un saluto va anche al Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, ed alle Dott.sseDi Veroli e Baglio, rispettivamente Assessore alla Cultura del Municipio XI e Presidentedel Consiglio del Municipio XI ,che con il loro fattivo impegno hanno permesso di sop-portare i costi organizzativi che l’apertura al territorio del “nostro” Concorso Letterarioinevitabilmente ha comportato.Un ringraziamento particolare va infine alla Dott.ssa Valentini, “storica” Dirigente Sco-lastica del nostro Istituto, ideatrice dell’originario Progetto Letterario da cui il PremioLetterario di fatto è nato, ed attuale “integerrima” Presidente della Commissione Valu-tatrice.

Il Dirigente Scolastico del 178° CDProf. Franco Cavalieri

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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i saluti

“Osa pensare!Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza...La libertà di pensare è l’unico tesoro rimastociin mezzo a tutte le imposizioni sociali.”E. Kant

“Che cosa significa orientarsi nel pensiero”,1786

Che meraviglia! partecipare alla 7^ edizione del Premio letterario organizzato dal 178°Circolo didattico dell’XI Municipio. E con un numero di Scuole partecipanti sempre piùgrande!

E’ bello leggere le Vostre composizioni e scoprire un sottile filo che lega gioco, fantasiae apprendimento.

E’ come leggere un capolavoro!

Per rendere più esplicito il mio incanto per le Vostre opere voglio qui ricordare un pas-saggio del grande film Disney: “Mary Poppins”, in cui la magica tata come primo com-pito ha quello di riordinare la cameretta dei bambini. E’ questa la grande occasione chelei ha per spiegare ai bambini che “con un poco di zucchero la pillola va giù” e il lavorodiventa un gioco... di magia!.

Se è vero che “tutti possiamo essere creativi", io aggiungo "tutti possiamo essere scrit-tori creativi".

Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” è un esempio concreto e digrande eccellenza in cui il lavoro degli alunni apre la mente, rompe gli schemi, osserva

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il mondo con occhi diversi.

Questa sì che è scrittura creativa!

Sono convinto che da questa straordinaria iniziativa verrà fuori la forza per continuarea crescere sulla stessa linea, trovando d’accordo le Istituzioni, perché oggi la dedizionedi tutti gli alunni ed insegnanti ha regalato a tutti noi un sogno di qualità.

Di fronte a tanto impegno voglio ringraziare Marco Miccoli Consigliere della Provinciadi Roma, Andrea Catarci Presidente del Municipio Roma XI, Carla Di Veroli Assessorealla Cultura e Valeria Baglio Presidente del Consiglio Municipale, e quanti hanno impie-gato tempo libero ed energie per la buona riuscita dell’evento.

Massimiliano ValerianiConsigliere Comunale Comune di Roma

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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poesia

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introduzione

Tutto è possibile nel regno della fantasia, dell’interiorità e dell’emozione!

Ancora una volta il Concorso letterario “Da piccoli lettori... a grandi scrittori” ha utilizzatoil gioco di fantasia per esaltare l’integrazione di copioni narrativi autentici e ha saputoancor più valorizzare attraverso - il lavoro di squadra - quel processo evolutivo che per-mette ad ognuno di esprimere anche le emozioni complesse.Sapere che la scuola, le vostre scuole, gli insegnanti e voi bambini, ogni anno lavoriatecon entusiasmo per partecipare a questa meravigliosa manifestazione, vuol dire essereintellettualmente dinamici, capaci di sostenere in qualsiasi momento un confronto cul-turalmente aperto.Amare la lettura, impegnarsi a scrivere, desiderare di suscitare emozioni nel pubblico enella giuria, è la testimonianza di un grande progetto formativo e cognitivo che desideraarricchire il vostro percorso di crescita collettivo con un’esaltante esperienza socializ-zante.La scuola, dunque, non soltanto come luogo in cui si sta con il naso sui libri, ma anchecome luogo di scambio culturale e di confronto teso a migliorare l’inserimento dei piùgiovani nel tessuto sociale che li circonda.Desidero ringraziare ognuno di Voi, perché anche quest’anno avete suscitato un mo-mento “magico” di storie e poesia. Ci avete portato lontano da qui, in un luogo più aNord o più a Sud, ma non importa dove. Avete saputo illuminare con le vostre menti lanostra fantasia.

Valeria Baglio Presidente del Consiglio Municipale

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1° PREMIO

“La bandiera” II E 101° C.D. Don Filippo RinaldiMotivazioni: idea originale, che riconoscendo alle bandiere la funzione del linguaggionon verbale,denso di messaggi immediati e chiari,ci porta in modo naturale nell’attualitàdell’anniversario del 150° dell’ Unità d’ Italia.pag. 30

2°PREMIO

“Piedi” - “Non ho niente da imparare” II B 178° C.D. D’Antona BiagiMotivazioni: le due composizioni, nella loro diversità di contenuto e stile, denotano unlavoro complesso e articolato sulla natura della poesia.Ritmo e vivacità della composizione “Piedi” ben si associano alla profondità delle rifles-sioni contenute in “ Non ho niente da imparare “.pag. 25, 26

3°PREMIO EX AEQUO

“1,2,3“ II A 101° C.D. Don Filippo RinaldiMotivazioni: i bambini trasformano i numeri in ritmo, musicalità e poesia, superandoneil carattere rigido e immaginandoli come elementi di scoperta e di studio.pag. 23

“La nostra filastrocca” I E 101° C.D. Don Filippo RinaldiMotivazioni: la classe si presenta, quartina dopo quartina, mettendo in rima caratteristi-che e specificità di ciascuno.La filastrocca si snoda con ritmo musicale leggero e gioioso.pag. 21

Menzione speciale della giuria ai testi presentati dalla scuola materna

“ Ranocchio Scarabocchio”Motivazioni: la nostalgia di ciò che i bambini lasciano nella Scuola dell’ Infanzia si intrecciacon i timori e le speranze verso la scuola elementare con spontaneità e immediatezza.Il distacco è così elaborato e la crescita realizzata.

vincitori premio letterario 2010-11

POESIA PICCOLI

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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1° PREMIO EX AEQUO

“Notte“ III C Scuola MalaspinaMotivazioni: la trasposizione in versi di immagini e colori del dipinto di Mirò è di grandeefficacia descrittiva e restituisce al lettore la percezione di un mondo fantastico e surreale.pag. 45

“La Notte stellata “ III A Scuola MalaspinaMotivazioni: il testo poetico, che traspone in versi le immagini del dipinto di Van Gogh, èdi grande efficacia descrittiva ed evocativa di emozioni.pag. 44

2°PREMIO

Primavera in città “ I VA 178° C.D. D’Antona BiagiMotivazioni: i ritmi convulsi della vita cittadina fanno da contrappunto ai tempi immu-tabili che la natura rispetta anche in città, parlando a tutti noi attraverso un piccolo fiore. pag. 46

3°PREMIO

“Persone” V A 178° C.D. FerrariMotivazioni: il testo denso di contenuti,denota capacità riflessiva su temi “ importanti”.L’altro, rappresentato nelle diverse dimensioni dell’umanità, si confronta con i sogni e lesperanze dei bambini.pag. 52

vincitori premio letterario 2010-11

POESIA GRANDI

poesia

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

scheda tecnica del bandoIl 178° Circolo Didattico D’Antona Biagi, con il patrocinio ed il contributo finanziario dellaProvincia di Roma e del Municipio XI del Comune di Roma ha bandito il Premio letterario“Da piccoli lettori a... giovani scrittori”, per l’A.S. 2010-2011.Il progetto prevede la creazione di un laboratorio di scrittura creativa, finalizzato alla pro-duzione di opere di gruppo o di classe, in prosa o in poesia a tema libero.Al Concorso, che fa parte di un più ampio programma di iniziative culturali di Educazionealla Responsabilità Civile da condividere a livello territoriale, hanno aderito le scuole primariedi tre Municipi del Comune di Roma, ovvero:XI Municipio:178° Circolo Didattico - plesso D’Antona- Biagi: IA, IB, IIB, IIC, IIIB, IVA, VA; plesso Ferrari: IB,IIA, IIIA, IIIB, IVA, VA, VB; plesso Raimondi: IIA, IIB, IIIA, IIIB, VA, VB, VC.I.C. Montezemolo - plesso “Padre Lais”:, IVA. VA.I.C. Via Pincherle - plesso “Malaspina”: IIIA, IIIB, IIIC.45° Circolo Didattico D. Cesare Battisti: plesso “A. Alonzi” : IVE, VF, VG.X Municipio:101° Circolo Didattico D. Filippo Rinaldi: IA, IB, IE, IIA, IIB, IIC, IID, IIE, IIIA, IIIC, VC.XV Municipio:194° Circolo Didattico Via Massa Marittima - Arvalia: IIA, IIIB.

Al concorso partecipano le classi I^ e II^ per la sezione Piccoli e le classi III^, IV^ e V^ per lasezione Grandi, per un totale di 44 classi ed un numero complessivo di circa 1.000 alunni.Il concorso prevede due categorie di opere: prosa e poesia, a tema libero.Ciascun gruppo classe partecipa presentando una sola opera realizzata esclusivamente dagruppo-classe.Le opere sono state prodotte a scuola con la sola guida dell’insegnante. I testi pervenuti sono stati vagliati da una giuria di esperti, formata da insegnanti in pensionedelle scuole partecipanti, oltre a figure di provata competenza nei settori del teatro e dellanarrativa. La Commissione di valutazione è così composta: Stefania Valentini (Presidente),Anna Maria Marletta, Rita Caruso, Lidia Ancora, Letizia Mottola, Noris Bassi, Paola Conti, AnnaMaria Siracusa, Maria Teresa Tozzi.La premiazione avrà luogo il 7 giugno il Complesso Scolastico Seraphicum - del MunicipioRoma XI, Via del Serafico 1. I vincitori del Premio (6 per ogni sezione, 3 per la prosa e 3 per la poesia) riceveranno premiin libri.Sponsor premi: nuova europa libreria – Centro Comm.le “I Granai”, Roma.

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poesia12 Elenco delle cose che ci dispiace lasciare

alla scuola dell’Infanzia

14 Rima sulla scuola elementare

16 L’ombra

17 Felicità è …

19 Il volo delle farfalle

20 L’albero dice …

21 La nostra filastrocca

23 1,2,3.…

25 Piedi

26 Non ho niente da imparare

27 Filastroccando con gli animali e i fiori (raccolta)

30 La bandiera

32 Mare, che passione!

33 Primavera

34 Il gufo e l’ufo

35 Osservando: “Notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh

36 La primavera

37 Un treno di parole (raccolta)

43 La stanza

44 La notte stellata

45 Notte

46 Primavera in città

47 Raccolta di poesie classe 4^ A

50 Dentro di me

52 Persone

54 Raccolta di poesie classe 5^ A

56 Grazie, ITALIA

poesie

p .

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori” fuori concorso

I tavoli colorati e sedie.

I giochi.

La sabbia bianca.

L’angolo dei travestimenti.

L’angolo della pittura.

I tappeti di tutti i colori per giocare per terra.

Il nostro gioco dell’oca.

Gli addobbi che facciamo noi che possiamo mettere in tutta la scuola.

La fatina che abita nella torre del teatro della nostra scuola.

La rondine dell’anima che ci apre e chiude tutti i cassetti delle emozioni.

La cucina dove andiamo a fare i cuochi per davvero.

Le maestre della scuola dell’Infanzia.

Gli abbracci delle maestre se siamo tristi o ci siamo fatti male.

I compagni che rimarranno alla scuola dell’Infanzia.

Il maestro Andrea che ci fa ridere a teatro.

Il maestro Vito e il maestro Fabio che ci fanno giocare in palestra.

Tiziana la maestra di religione.

I fratellini e le sorelline più piccole che resteranno alla scuola

dell’Infanzia.

Elenco delle cose che ci dispiace lasciare alla scuola dell’Infanzia Le bambine e i bambini della Scuola dell’Infanzia Comunale “ranocchio scarabocchio sez. f-g

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fuori concorso

I nostri lavori appesi in giro.

Gli spazzolini per lavarsi i denti dopo mangiato.

I lavandini piccoli dei bagni con gli specchi colorati.

I nostri water piccoli che non ci cadi dentro.

I nostri contrassegni .

Gli zainetti piccoli che non sono pesanti come quelli dei grandi.

Il nostro giardino.

La macchina del giardino che fa bruummm.

Il nostro orto.

Il laghetto con le rane che cantano a primavera.

I girini che teniamo in classe.

la scuola; tutta!!!

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ri ma s u

La scuola elementare può girare al mare

Alla scuola elementare tutti noi possiamo andare

Alla scuola elementare andiamo per studiare

Alla scuola elementare andiamo per lavorare

Alla scuola elementare andiamo per imparare

Alla scuola elementare si può cantare ?

Alla scuola elementare si può saltellare?

Alla scuola elementare possiamo giocare?

Alla scuola elementare ci possiamo annoiare?

Alla scuola elementare ci possiamo pettinare ?

Alla scuola elementare possiamo passeggiare ?

Alla scuola elementare possiamo urlare?

Alla scuola elementare possiamo mangiare?

Alla scuola elementare ci possiamo un po’ riposare?

Alla scuola elementare possiamo ballare ?

Alla scuola elementare ci possiamo baciare?

l las c uo l a el ementa re

dom ande i nr i m a

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Alla scuola elementare non ci si può arrampicare

Alla scuola elementare non dobbiamo strillare

Alla scuola elementare non ci dobbiamo menare

Alla scuola elementare non ci possiamo lamentare

dubbi e cer t e z z e

fuori concorso

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L’OMBRAL’OMBRA Classe I B – Scuola “D’Antona-Biagi”

Classe I A – Scuola “D’Antona-Biagi”

L’ombra è unanebbia nera,

che a volte fa paura.Si attacca ad ogni cosa,

poi cambia formae diventa un fantasma.Cammina leggerae può passare attraverso i muri.Di notte non si ferma maie non si fa toccare.L’ombra è preziosa,è parte di noi.

Viaggia sempre con noi,nei momenti belli e in quelli brutti.

Quando siamo tristi,ci consola;

quando siamo felici,balla insieme a noi.

L’ombra è ovunque:si nasconde, ci insegue

si muove come noi.L’ombra non ha voce:

silenziosa, ci ascoltae, a volte, ci fa gli scherzi.

Al sole si fa vedere,gioca sempre con noi

e non ci abbandona mai.L’ombra è la nostra più cara amica.

L’ombra è la parte riflessa di noi,

è quello che abbiamo dentro.E’ la nostra migliore amica,

è nostra sorella.Quando stai da soloci puoi giocare,o ti può consolarequando ti senti solo.E’ sempre con te,tutti i giorni.L’ombra segue

i nostri movimenti,è nostra gemella.

E’ ovunqueperché è figlia del sole.

Al buio fa paura,la notte si arrampica sugli alberi

poi si sparge su tutte le cose.E’ misteriosa e

circola nelle case.E’ nera,è meglio che non la tocchi

altrimenti ti morde!

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Classe I B – Scuola “D’Antona-Biagi”

Classe I B – Scuola “Rinaldi”

L’ombra è unanebbia nera,

che a volte fa paura.Si attacca ad ogni cosa,

poi cambia formae diventa un fantasma.Cammina leggerae può passare attraverso i muri.Di notte non si ferma maie non si fa toccare.L’ombra è preziosa,è parte di noi.

Viaggia sempre con noi,nei momenti belli e in quelli brutti.

Quando siamo tristi,ci consola;

quando siamo felici,balla insieme a noi.

L’ombra è ovunque:si nasconde, ci insegue

si muove come noi.L’ombra non ha voce:

silenziosa, ci ascoltae, a volte, ci fa gli scherzi.

Al sole si fa vedere,gioca sempre con noi

e non ci abbandona mai.L’ombra è la nostra più cara amica.

èf e l i c i t à

fare una torta di mele con mamma, quando torniamo dal parco.[martina)

nuotare libera in mezzo al mare azzurro, il sabato d’estate.[alessandra b.)

correre in bici al parco ,la domenica pomeriggio, insieme ai mieiamici e sentire il vento in faccia.[francesca e maria)

giocare con papà , mamma e la mia sorellina, a casa. [emanuele b.)

nuotare nell’acqua della piscina e sentirmi libero. [francesco f.)

quando esco da scuola, giocare con papà a calcio nel parco. [giulio e francesco f.)

aiutare mamma in cucina a fare un dolce, con papà ed anche con la mia sorellina.[daniele f.)

andare al parco in bici da solo, mentre papà mi guarda. [giacomo)

fare una torre di biscotti con i miei migliori amici in cucina, quando fi-niamo di fare i compiti. [lorenzo g.)

giocare insieme a mia cugina arianna con le bambole nella mia c ame-retta, quando non c’è scuola.[alessandra g.)

poesia

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passeggiare in bicicletta nel parco con mamma, papà e Giordano epranzare sul prato. [ginevra)

stare a letto con mia sorella Viola, il sabato e la domenica mattina egiocare mentre ci riposiamo.[daniele m.)

giocare con le mie tre sorelline a farci i tatuaggi.[ludovica)

scivolare sulla neve morbida con mamma, papà e i miei amici.[marco m.)

giocare con le carte a “uno” nella mia cameretta insieme a mamma.[francesco m.)

mangiare i biscotti con papà in cucina dopo aver fatto i compiti.[marco p.)

andare in bicicletta al parco.[emanuele p.)

raccontare le storie a papà e mamma sul lettone, quando ci riposiamoil sabato pomeriggio.[valeria)

giocare sul divano col mio cagnolino Billy.[alice)

giocare con la fantasia a Peter Pan e ai pirati in giardino, insieme ainostri compagni di scuola, durante la ricreazione.[giulia e francesco c.)

addormentarsi sereni e sicuri che domani ci aspetteranno altre magi-che avventure...[lorenzo r. e federico)

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Come un piccolo bruco ognuno è arrivato

e tante cose abbiamo imparato.

Le letterine nessuno conosceva:

A E I O U segreti, ormai, non ci sono più.

A come l’amicizia che ci ha abbracciato,

E come l’entusiasmo che ci ha baciato,

I come l’interesse che ci ha risvegliato,

O come l’ottimismo che ci ha incoraggiato,

U come l’unione che ci ha rinforzato.

Amicizia, Entusiasmo, Interesse, Ottimismo, Unione

gli ingredienti giusti che fanno di ognuno un campione.

I piccoli bruchi si sono trasformati

e delle magiche farfalle son diventati.

Le farfalle voleranno verso la libertà

e per sempre vivranno con felicità.

Classe I A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Il v o lo delle far fa lle

poesia

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

Soffia, soffia il vento

l’albero è scontento

le foglie in aria gridano:

“Suvvia andiamo tutte in armonia.”

Ora che è spogliato,

anche un po’ gelato

guarda severo

un povero e pallido cielo.

Ma un giorno scoppiò un caldo sole,

“Mi fai grande onore, grazie di tutto cuore”.

Così brillarono felici le foglioline,

come agili e lucide manine.

Poi però l’albero dice :

“Che calore! Mi viene un gran sudore!

Posso farvi un gran favore,

facendo l’ ombrellone

con il mio chiomone.

Tutti noi.

L�albero dice...,Classe I B – Scuola “Ferrari”

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poesia

Siamo un gruppo di bambini

belli, svegli, birichini

tutti i giorni ci vediamo

perché a scuola insieme andiamo.

Siamo tanti, siam ventuno

ecco un verso per ciascuno

per cercare di spiegare

e ogni bimbo raccontare.

Gabriele F. è un gran tesoro

Chiara ha un cuore proprio d’oro,

Marco di tutto s’interessa

Giulia è una piccola principessa.

Ludovica è brava nel disegno

Gabriele B. è grande per l’impegno,

Jasmin è sempre pronta ad aiutare

Angela ogni regola sa rispettare.

classe I E – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

L a N o S t R a F i L a S t R o C c A

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

C’è Virginia, brava in matematica

Al Fahad un fulmine in grammatica,

Tarun è sempre in movimento

Lorenzo V. con le parole è un gran portento.

Silvia è dolce e delicata,

Sara lavora tutta la giornata,

Francesco D. è un campione in palestra

Francesco S. rende felice la maestra.

La filastrocca non è terminata:

c’è ancora Flavia, bambina educata

l’attenta Diletta che ama studiare

e Federica che vuole imparare.

Roberto legge libri in quantità,

Lorenzo T. è amico di tutti con facilità:

noi insieme tanta strada faremo

e il nostro cammino sarà sempre sereno.

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poesia

La partenza comincia da zero

questo vale per il mondo intero.

Arriva l’uno tutto stralunato

e si mangia un cioccolato

con il due fa amicizia

si succhia pure una liquirizia

spavaldo arriva il tre

con tutta l’aria di un re

il quattro e il cinque in sordina

fanno insieme una partitina

il sei come un canguro

si avvia verso il sette

che ha un bel paio di basette

l’otto indossa un bel panciotto

il nove sale su un carretto

e porta a spasso il grande dieci

che ha finito di mangiare pasta e ceci

dopo il dieci ci son le decine

son simpatiche e carine

venti, trenta, quaranta, cinquanta

1, 2, 3….Classe II A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

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a

a

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

quanta gente in piazza canta!

Sessanta soldatini

son per voi cari bambini

e a voi bambine belle

settanta caramelle

“ottanta” voglia di giocare

non si scrive così!!! Voglio scherzare!

La paura fa novanta

tutti insieme ora qui si canta!

Col cento finisce la filastrocca

un po’ monella un po’ sciocca

ci siam voluti divertire,

ma adesso è ora di stare a sentire:

chi con i numeri vuole giocare

uno scienziato può diventare

per ora siamo alle prese con i problemini

contiamo avanti torniamo indietro

poi useremo anche il metro

voleremo coi numeri all’infinito

e il grande mondo sol con un dito

esploreremo sul nostro PC

pieno di numeri anche lì!

Evviva dunque la matematica

un grosso urrà per l’informatica!

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Piedi che ridono dentro alle scarpe nuove.

Piedi accoccolati dentro alle scarpe vecchie.

Piedi che camminano, saltano, corrono, galoppano, calciano, battono,

strusciano e giocano.

Piedi puzzolenti e piccoli, lunghi e corti, bianchi e neri, lisci e ruvidi.

Piedi con i calli, piedi a collo alto, con le cipolle e con le bolle.

Piedi che crescono con noi ed ogni giorno ci accompagnano.

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poesia

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PiediClasse II B – Scuola “D’Antona-Biagi”

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Da te che disboschi e fai franare le montagne.

Da te che inquini i laghi, i mari, i fiumi.

Da te che scrivi sui muri e sporchi la città.

Da te che non raccogli la cacca del tuo cane.

Da te che picchi gli animali o li lasci per strada prima delle tue vacanze.

Da te che parli senza ascoltare.

Da te che parcheggi in tripla fila e passi con il rosso.

Da te che fai tutte queste cose,

anche se sono piccolo,

non ho niente da imparare.

Classe II B – Scuola “D’Antona-Biagi”

Non ho niente da imparare

u

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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LA TALPA CLEMENTINA

La talpa Clementina

andò in cartoleria

a comprare un bigliettino

per l’amica Rosalia,

ma bene non vedeva

e nulla comprò.

Andò dall’oculista,

gli occhiali indossò

e finalmente il bigliettino comprò,

per il compleanno dell’ amica Rosalia.

Riprese così il sospeso lavoro,

naturalmente aiutata dall’ amica Rosalia:

scavare una nuova galleria.

L’APE

Ape , apina,

che lavori dalla sera alla mattina,

tanto utile tu sei

Classe II A – Scuola “Scuola Ferrari”

Filastroccando con gli animali e i fiori

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C

b

r

A

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e forse non lo sia,

ma il miele che ci dai

piace a tutti noi.

Però dai, qualche volta,

fermati e riposa

all’ ombra della tua

amica e profumata rosa.

LA FARFALLA

Farfalla, farfallina colorata,

che voli sempre

sulla rosa profumata.

Ogni tanto

fermati e riposa

e poi riprendi

i tuoi amati voli,

non prima di aver salutato

i tuoi amici fiori.

IL PESCIOLINO

Pesciolino colorato,

che rincorri e cavalchi

le onde del mare agitato.

Sembri un bimbo

che si diverte a cavalcare,

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b

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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il cavallino della giostra

che continua a girare.

IL FIORELLINO

Fiorellino profumato

che orni l’erba del prato,

con i tuoi bei colori

attiri: le api, le farfalle

e anche tutti noi.

LA MARGHERITINA

Modesta e gentile margheritina,

sei anche detta pratolina,

perché ami il verde dei prati

e fiorisci in ogni tempo,

ma in primavera specialmente:

i prati, le pianure e le colline

riempi di bianche e piccole stelline.

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b

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II E – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

LA BANDIERA

Nessuno di noi sa, il perché della Bandiera,

se è nata colorata oppure bianca e nera,

nessuno di noi sa, a cosa può servire,

ma quando in aria sventola, i popoli può unire.

Così ci siamo detti, perché non ci proviamo?

Prendiamo carta e penna, e in prosa lo scriviamo,

a tre, quattro domande, in fretta abbiam risposto,

e questo è il risultato, del pensiero nostro …

allo stadio si usa per esultare,

quando fa goal la squadra del tuo cuore,

nelle gare di moto o di motori,

si usa quella, a scacchi bianchi e neri,

sulle spiagge di tutto il nostro mare,

se è rossa, sai che il bagno non puoi fare,

se per arrenderti il coraggio manca,

puoi sventolare la bandiera bianca,

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S

a

S

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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anche noi in Italia, abbiamo una bandiera,

è verde, bianca e rossa e la gente ne va fiera,

oggi festeggiamo, la sua natività,

W i 150 anni di unione e libertà.wpoesia

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Oh, che bello andare al mare

Con un tuffo, tutti a nuotare.

Già le pinne e la maschera ho preparato

Con le bibite, i panini e il secchiello fiorato.

Sotto gli ombrelloni colorati

I miei amici son tutti arrivati.

Evviva corriamo a giocare

Con la paletta iniziamo a scavare

Un bel castello costruiamo

Orsù dunque iniziamo!

Ora il bagno dobbiamo fare

E’ ora di correre al mare

Con quel matto di Sandrone

Corro incontro al cavallone.

Rido, rido a crepapelle

Ripensando alle frittelle

Di quella matta di mia sorella

Così finisce nella bocca a scodella

L’acqua del mare a catinella.

Mare, mare che passione

L’acqua salata è una delusione

La giornata divertente

È stata infin deludente!

II B – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Mare, che passione!

JJ

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Maestra,maestra,guarda,guarda!”

Grida la bimba con tono festoso,

la farfalla su un fiore s’attarda,

quasi come se in quel vociare gioioso,

volesse far ammirare le sue ali distese,

posata su una gialla margherita,

accorrono i bambini con mani tese,

ma la farfalla vola sfiorando le dita.

Tra i campi di fiori variopinti,

piedini corrono veloci,si attardano,

riprendono la corsa,dal desiderio spinti

di godere quell’aria tiepida e giocano.

Lanciano la palla che nell’erba si nasconde.

Bambole coperte di profumati fiori.

Il giorno serenità nel cuore infonde.

Si gioca,si grida all’aperto,fuori.

Le rondini volano posandosi sotto i tetti,

Il sole riscalda la terra infreddolita .

È primavera. Non più giorni e freddi letti:

In ognuno di noi si risveglia la vita!

II C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Primavera

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poesia

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

Un giorno un gufo

Vide un ufo.

Il gufo si spaventò

E l’ufo si fermò.

Dall’ufo scese un alieno

Che era tutto nero.

Poi l’alieno se ne andò

E il gufo ritornò.

II D – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Il gufo e l’ufo b

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bIn una notte buia

nell’immenso cielo gonfio di blu,

brillano stelle incantate,

come lucciole affaccendate

sparse nel mondo.

In lontananza da un piccolo paese

arrivano luci accese

che colorano il mare.

Un cielo malato.

Un cielo e un mare.

Tanta tristezza.

Una grande stanchezza.

Infinita malinconia

I pensieri ti portan via.

Tutto è buio laggiù

Con i pensieri vai

e non torni mai più.

Non c’è niente di buono.

Non c’è niente di……. male.

Tante stelle rilucenti.

Sembra che nel cielo

si levino lamenti.

Due figure grigie e scure.

Là son mille le paure.

La son mille le sventure

E di più che devo dire?

Questo quadro fa rabbrividire!!!!

III C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Osservando:“notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh

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A Primavera ci son tanti fiori colorati

gialli, rossi, rosa e striati,

tante piante germogliate

che dan frutti e marmellate.

Gli uccellini appena nati

dai nidi son volati.

Gli animali son felici

e fan festa con gli amici.

I bambini tutti allegri

fan girotondi nei prati

profumati.

…E quel sol di Primavera

giallo, rosso, rosa e striato a mezza sera

è come ascoltare una chimera

che con il suo canto

ci innamora

e il cuore di Noi Bimbi

l’animo rischiara.

III A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

La primavera

a

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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III A – Scuola “Antonio Raimondi”

[Raccolta di poesie e filastrocche]

COS’E’ LA POESIA?

Un treno che viaggia nella mia testa

E i vagoni sono pieni di parole.

un_treno_di_parole

VCOS’E’ LA FANTASIA?

La fantasia

è un palazzo,

una scarpa,

una sfera

ma non è una cosa vera.

La fantasia

la uso per giocare,

per vestirmi,

per mangiare

perché è naturale.

La fantasia

è una favola colorata,

semplice come un tondo,

la fantasia è... il Mondo

poesia

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IL SOGNO

Ho visto un treno senza freno

che ha rotto un ombrello

trovato in un castello.

Ho visto un pinguino

insieme ad un bambino.

Oh mio dottore!

È colpa dell’amore???

Queste cose le dico con felicità.

Non sono bugie

ma la mia sincerità!

Amicizia

Una bambina pellerossa

canta la canzone della sua terra.

Altri bambini cantano felici

la canzone della loro terra.

Un concerto di bambini

che fanno sentire la loro canzone

ad altri bambini di altre terre.

Gioia

Vedo persone che sanno cantare,

cantano in un prato

e sono felici

per i suoni che hanno creato.

Anche il tempo è felice

la nuvola non si arrabbia

il sole splende come una luce

Non piove

E non c’è neanche una pozzanghera

piccola come una briciola.

LA MUSICA È...

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Pace

Qualcuno sta cacciando,

ma un villaggio canta intorno al fuoco

e invita il cacciatore

che smette di cacciare:

è la PACE.

RICORDI D’ESTATE...

Mi ricordo,

quando le conchiglie erano appuntite

e si frantumavano sotto i miei piedi.

Mi ricordo,

quando sentivo le onde che

si rompevano

sotto l’acqua circostante.

Mi ricordo,

quando l’estate è piena di ricordi,

ricordi sempre belli che non si

consumano mai.

Mi ricordo,

quando i pesci nuotavano liberi.

Mi ricordo tutti gli amici

che ho conosciuto,

gli aquiloni nel cielo, i ristoranti e le luci.

Tutti ricordi fantastici.

Tante di quelle cose belle.

Ma non riesco a capire perché quei sogni

non si possono rifare.

IL MARE

Il mare è speciale e misterioso.

È azzurro e profondo

Bellissimo con le sue amabili conchiglie.

Il mare di sera

è il ricordo delle vacanze con la mia famiglia.

Viva il mare!

,

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ESTATE

L’estate deve ancora arrivare

spuntano fiori vicino al mare

con la barchetta vado a remare

per vedere i fiori sbocciare.

Quando i fiori vedo sbocciare

un’armonia mi sento entrare.

Viva l’estate, viva l’inverno

Tutte le stagioni sono un modello

con cui ci faccio un bel castello

marcondinodinodello.

Ecco qui la filastrocca dell’estate

che mi schiocca nel cervello.wil carnevale!!!!!!La magia del carnevale

Tu prendi una stella filante

e mettila nel cielo.

E’ il carnevale!

Poi apri una stella

per giocare.

E questo è il carnevale!

Prova a guardare,

qualcosa di vero c’è,

apri le ali e sentirai

qualcosa di magico.

E’ il carnevale!

Sorpresa

Il carnevale è passato.

Ogni scherzo se n’è andato.

Niente frappe e dolciumi da mangiare.

Né festicciole da festeggiare.

Ma dopo il carnevale

un’altra sorpresa ci aspetta,

con fiori da annusare

e frutti da mangiare.

È la primavera,

che la gioia di vivere, rivela

Siamo tantisiam ventunoSi

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Strani animali...e altro

Siamo tantisiam ventunoSi

IL DELFINO

Il mio delfino è molto carino.

Ha qualche difficoltà,

per questo sta sempre qua.

Non entra mai nella mia stanza

perché si trova sempre in vacanza.

Il mio delfino è molto calmo,

ma stasera andrà ad un ballo,

indosserà un maglione

con sopra scritto il nome:

il mio delfino è simpatico

ma anche molto fanatico.

IL PESCE PALLA 1

Negli abissi del mare

un pesce che rimbalza incontrare potrai.

È il “pesce palla” , se lo tocchi

ti pungerai: ahi, ahi, ahi, ahi!!!

Ma non ti devi scoraggiare.

È divertente vederlo danzare.

IL PESCE PALLA 2

Se trovi una palla in fondo al mare

è un pesce palla da salvare

è impigliato ad una rete

quella da calcio?

Goal !!!!!!!!

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IL PULCINO NASCOSTO

Il pulcino si è nascosto sotto il letto

vicino al tetto.

Sopra la casa di Lucia

il pulcino vola via.

Il pulcino se ne va

e la storia finisce qua.

FILASTROCCA

Nel pollaio di Lisetta

c’è un bue che cinguetta.

La gallina rosa e bianca

nell’aia zampetta.

Il maiale nella stalla

Il topo dentro casa

annusa una rosa.

Il cane nella vasca

un bagnetto allegro fa,

mentre nel mare una balena

canta questa strana cantilena.

IL POLLAIO

Che simpatica scenetta

nel pollaio di Elisabetta

-coccodì coccodè-

canta il pulcino bebè.

Ma Elisabetta se ne è andata.

E’ forse sulla strada?

E’ in un prato di Praga?

Ma no! E’ nel pollaio

di nonno fornaio.

IL QUADRIFOGLIO

Il quadrifoglio è una pianta magica.

Se ci sono tre foglie

hai solo tre voglie.

Se ci sono quattro foglie

hai solo quattro voglie.

Se ti spunta nel giardino

la fortuna ti è vicino.

Se non trovi il quadrifoglio…..

la fortuna è in un trifoglio.

d d

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d

d

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Tana protettiva,

come uno scudo

ci proteggi e ci accogli

sicura e confortante.

Il giorno ti rende più bella,

con mille colori

splendi come una stella,

per ritornare la notte

rifugio pauroso,

ma con i sogni diventi giocoso.

III B – Scuola “Alessandro Malaspina”

La stanza

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

Stelle, vortici di luce,

si rincorrono

nel cielo buio.

Il vento arrabbiato

urla alle nuvole.

La luna, gialla lanterna,

splende su case e

monti illuminati d’azzurro.

Un altissimo cipresso

accarezza le stelle e

allontana le ombre della notte

donando tranquillità

al paese addormentato.

III A – Scuola “Alessandro Malaspina”

La notte stellata

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La notte è fattadi note musicalisilenziose,di sogni fattidi fili di stelle.

La notteè un sole nerocol cappellodi arlecchino,è un ragno-girandolache danza e suona.

La luna è fattadi occhi misteriosi,di giganti che sinutrono di sognidi fiori-razzo cheesplodono colori.

La notte è una lunacol berretto in testaè un sole bicoloreche vola viaè un volo d’uccellinella fantasia.

III C – Scuola “Alessandro Malaspina”

Notte

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

Frettolosi passanti,distratti….Sbocciano I fiori sbocciano!

Macchine in fila,semaforo giallorosso, verde…

Piccolo fiorellino,desolato,sbocciato fra mattoni,da là rimira uccellie palazzoni….

Margherite rivestono i pratiAlberi lievi bisbigliano:

- Bussano alla porta, senti la primaveracol suo respiro semplice!Metti il vestito nuovoe balla fino a sera!

Tutto rinascenel silenzio dell’albae sole e cielo azzurrosono oggie saranno anche domani.

IV A – Scuola “D’Antona-Biagi”

Primavera in città

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CCIL FIORE

Quel fiore stava lì,

immobile,

tutto colorato di mille colori.

Quando lo guardo

vedo in lui la primavera.

Mi guarda

mi fissa

con gran dispiacere.

È unico

nell’ immenso prato verde.

Sopra di lui

splende l’arcobaleno.

Lo riguardo

e lui mi chiede di portarlo via

via dalla sua casa.

Lo colgo con dispiacere

e lo ripianto poco più in là.

Adesso lui è contento

e sta con i suoi familiari.

È speciale quel fiore :

quando sono dispiaciuta

lo guardo

e il mio cuore si riempie di gioia.

IV A – Scuola “Padre Lais”

Raccolta di poesieTratto da:

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IL MIO ANGELO CUSTODE

Questa bambina è un angelo.

Dolce e tenera

Come un amico

Che ti sta nel cuore.

Un semplice sorriso di quest’angelo

Allontana tutti i pensieri brutti

Di cui subito ti dimentichi.

Basta vederla

E ti passa tutto

Come se riaggiustasse

Sbagli mancati

Delusioni

Che poi spariscono

Nel cielo stellato.

Ti aiuta sempre

Ti puoi sempre confidare

Perché lei è una stella cadente

Che non smette mai di viaggiare

E dare una mano

A persone che non ce la fanno.

Quanta tenerezza trasmette quest’angelo

Che brilla nel tuo cuore.

Io non lo dimenticherò mai

Il mio angelo custode

Perché lei è un’altra

me.

Un giorno brilleremo nel cielo

Come due stelle

E illumineremo

I paesi più poveri.

“Io starò là sempre a proteggerli

Come ha sempre fatto

La mia anima gemella”.

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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IL SORRISO

C’è una cosa che non puoi provare

sentire o gustare

ma è una cosa che certo puoi apprezzare.

E’ un semplice sorriso

che ti accarezza il viso,

di un amico sincero,

un amico vero.

Basta un semplice sorriso

per far felice qualcuno,

per passare dalle lacrime alla gioia.

Chi ha il dono di un sorriso,

di un semplice sorriso,

lo doni a chi non sa donarlo.

Per esprimere tepore,

tenerezza, dolcezza, amore,

basta fare un sorriso

e donare il proprio cuore.

Senza un sorriso

la vita non ha senso:

persone tristi per le strade

che passeggiano malinconiche.

Donare un sorriso costa poco,

ma dà tanto a chi lo riceve.

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Passeggio solitariolungo la spiaggia...mi dilettoosservando le mie ormee contando le conchiglieche l’acqua sfiora,saluta e abbandona.Sono solo con me stessoe penso...sentimenti contrastanti,onde che si rincorrono, si agitanoe si accavallanonella mia mente.Osservo il tramonto...quella palla di fuocoche si immerge all’orizzontemi catturae un forte sentimentomi pervade,è l’amore per il creato,per la vitache vedo intorno.Il cielo, il mare, il sole,una cornice perfetta,per il quadro in cui mi trovo.Poi all’improvvisonelle orecchie risuonanole notizie del telegiornale...

V C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”

Dentro di me m

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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era questa mattinaed io facevo colazione,tranquillo nella mia stanza,con il solito cornetto tra le manie sul tavoloun fumante caffelattein attesa di essere consumato.E così,in un istante,riemergono le immaginidi quelle barchegremite di uomini,di quei bambini,con gli occhi grandi,di quelle madri attonitesenza speranze.Allora,un senso di inquietudineforte e intenso,attraversa la mia mente...non ho più certezze,mi sento perso,il futuro è appannato,non ha strada.Prima mi sembrava di volare,ora i piedisprofondano nella sabbia...

Dove sono andate a finiretutte le mie sicurezze?Ho una disperata paura del domani...come bolle di saponei progetti si dileguano.Questa piacevole solitudineche mi faceva compagniaadesso

mi terrorizza...voglio tornare a casa.Mi giroe allungo i miei passi.Lo stesso percorso di primanon è più lo stesso,sembra non finire mai...l’ansia mi opprime,il panicos’impossessa del mio corpo.Finalmente da lontanoscorgo il vialecon gli alberi,le palazzinein fila ordinatae il mio cancello verde.Mi rassicuro.Sono tranquillo.Sono tornato a casa.

Forse non diròquello che ho pensato,quello che ho provato,quello che ho temuto,ma, di sicuro,abbracceròi miei carie questa serala solita minestra,sarà più saporita.Sul mio voltoun muto sorrisoparlerà più di tante parole.Incomprensibile,forse,per gli altri,ma non per me.

m

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Persone mai incontrate

che da lontano

sono arrivate

in cerca di una vita migliore

in cui realizzare

i sogni del cuore.

Persone scomparse in guerra

per portare la libertà

alla propria Terra

che hanno lottato con onore

per conquistare un futuro migliore.

Persone come tante

che fanno qualcosa d’importante

che con la loro generosità

aiutano le persone in difficoltà.

Persone oppresse

che per un’idea sbagliata

sono state sottomesse

che hanno avuto la forza di reagire

per costruire un nuovo avvenire.

V A – Scuola “Ferrari”

Persone

FnFnFnFnFnFnFnFn

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Persone che meritano ammirazione

che resistono alla distruzione

di una Natura ormai arrabbiata

con gli uomini che l’hanno disturbata.

Persone piccole come me

che vedono nel futuro

un mondo più sicuro

che hanno ancora voglia di sognare

e tanti desideri da realizzare.

FnFnFnFnFnFnFnFn

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

I TUOI OCCHI: NONNA

Guardo i tuoi occhi

Sempre più belli

Celesti come il mare

Celesti come il cielo.

Mettono speranza

Donano amore

Danno coraggio

E più li guardo

E più me ne innamoro.

Quando son triste

I tuoi occhi mi consolano

I tuoi occhi mi restituiscono il sorriso

Cara nonna,

Anche se adesso sei vecchietta

I tuoi occhi sono sempre sinceri.

V A – Scuola “Padre Lais”

Raccolta di poesieTratto da:

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poesia

Il LIBROQuel libro adorato

viene posato

viene ritirato

e poi comprato

viene letto dalla gente

che vuole aprirsi la mente.

Il computer che è protetto

è invidioso del libretto.

Il libretto lo consola

e il computer si innamora.

Raccolta di poesie IL MIO AMICO PIANOFORTE

Quando ero piccolo

avevo sognato

che un giorno avrei creato

una musica leggera

che scaldasse il cuore,

che facesse rivivere la primavera

nei momenti di dolore.

Adesso son grande,

mi hanno regalato un pianoforte tutto dorato!

Con lui mi sfogo,

esprimo le mie emozioni

che stanno lì

dentro il mio cuore

e ciò che non riesco a dire in parole

lo esprimo con le mie canzoni.

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

Grazie Italia,per tutto quello che ci dai... Il colore del mare raccontale ricche leggende,della tua storica vita,

famosa e onorevole .Grazie per la natura più preziosa di ogni rarità.Le tue isole affascinanti e scintillanti,ornate dai diamanti delle acque.

Grazie,Italiaper tutto quello che ci dai... le cime che risplendono di piccoli ghiacciaibianchi come le nuvole.Anche le lacrime per la tua terra infrantadiventano dolce nostalgia per i tuoi Fratelli.

Grazie,Italiaper tutto quello che ci dai... per le tue prelibate vivandeche spesso hanno i coloridella tua bandiera... la nonna che impasta e mi chiama... profumo di pane nell’aria... lontano da qui... non posso!

V B – Scuola “Ferrari”

GRAZIE, ITALIA

graz i eIta li a

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poesia

ADDIO ALL'ANNO

Ciao ciao amico affezionato

tanti saluti all'anno passato

ecco, infine, arrivato d'inverno

il tuo ultimissimo giorno,

mezzanotte la vedo, é già qua,

e, dopo, un altro anno sarà!

LA NUVOLA BIRBONA

Una nuvola birbona

quando non dorme suona,

soffia forte il suo trombone

per chiamare il solleone

che arriva da lontano

con un raggio ancora in mano,

una gran scompigliatura

e nel cuore tanta paura.

Svelto allora si nasconde

con la nuvola si confonde

sbircia il sole da lassù

e al mondo fa "cucù!"

V B – Scuola “Raimondi”

Raccolta di poesieTratto da:

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FILASTROCCA PER LE MAESTRE

Le maestre corrono leste

prima a manca poi a destra,

e se inizia la lezione

non ammettono distrazione.

Tra dettati, temi e verbi

tirano fuori i loro proverbi

"LA LEZIONE NON HO STUDIATO

LE ORECCHIE D'ASINO MI SONO TROVATO".

Sono severe e dolce assieme

qualche volta divertenti,

ma non farle mai adirare

evitando di studiare,

faccio il compito puntuale

studio tutto da manuale.

E così farò felici

maestre, mamme e anche gli amici!!

a

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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L'amicizia è come un fiore,

se ben curata fiorirà,

se lasciata da parte pian piano svanirà.

Tanti giorni abbiamo trascorso insieme

e altre avventure cercheremo altrove.

Saluti e abbracci ci daremo

ma nello sguardo un solo desiderio:

che l'amicizia rimanga tra noi.

Ci teniamo per mano

e vicini ascoltiamo

il sussurro della felicità

e per magia il ricordo

dei nostri anni trascorsi insieme riaffiorirà.

V A – Scuola “Raimondi”

L’Amicizia

poesia

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prosa

1° PREMIO

“Il rotozoo” II C 178° C.D. D’Antona BiagiMotivazioni: Il testo si caratterizza per l’originalità dell’ambientazione e dei personaggi.La storia si snoda in modo leggero e divertente, pur affrontando tematiche importanticome quelle della diversità e dell’amicizia. Pregevole per l’attenta ricerca delle parole eper la costruzione delle soluzioni.pag. 64

2°PREMIO

“Luca e la magica avventura“ II A 194° C.D. ArvaliaMotivazioni: Luca, un fastidioso chiacchierone, diventa il protagonista di una magica av-ventura che l’aiuta a riscoprire l’affetto dei genitori. Testo scorrevole che evidenzia unabuona capacità narrativa.pag. 66

3°PREMIO

“Il lupetto e gli altri amici del bosco“ II B 178° C.D. RaimondiMotivazioni: Testo ingenuo che proietta sul mondo animale la paura e i desideri dei bam-bini. Le sensazioni olfattive guidano i passi del protagonista e lo salvano, caratterizzandoin modo originale la storia.pag. 69

vincitori premio letterario 2010-11

PROSA PICCOLI

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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1° PREMIO

“Quando gli animali parlavano“ III A C.D. 178° FerrariMotivazioni: Il linguaggio lirico dà corpo ad una favola in cui si sintetizza la storia del pia-neta e dell’umanità. Notevoli la struttura compositiva e l’accurata ricerca dei termini.pag. 82

2°PREMIO EX AEQUO

“Il linguaggio condiviso“ III B 178° C.D. D’Antona BiagiMotivazioni: Il racconto si snoda affrontando problemi reali (mancanza di lavoro, immi-grazione, integrazione) ed inserendoli in tempi e luoghi irreali. Belle immagini introdu-cono una soluzione dei problemi fiduciosa e serenapag. 71

“Il 5 birichino“ IV E Scuola AlonziMotivazioni: Il testo presenta situazioni quotidiane di vita scolastica ed elementi surrealie fantastici, intrecciati in modo armonioso. I dialoghi conferiscono vivacità e brillantezzaal racconto.pag. 88

3°PREMIO

“Un’ avventura preistorica “ III B 178° C.D. RaimondiMotivazioni: Il racconto, ricco di episodi che si sviluppano in modo coerente, riesce arappresentare speranze, desideri e paure del mondo infantile, sentimenti immutati daltempo preistorico fino ai nostri giorni.pag. 76

vincitori premio letterario 2010-11

PROSA GRANDI

poesia

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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poesiapoesia.

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64 Il rotozoo

66 Luca e la magica avventura

68 Una storia fanta…scientifica

69 Il lupetto e gli altri amici del bosco

71 Il linguaggio condiviso

73 L'orso e la danza della pioggia

75 Bing-Bang: l’orologio dispettoso

76 Un’avventura preistorica

82 Quando gli animali parlavano

83 Un meraviglioso intervallo

88 Il cinque birichino

90 Il libro segreto di Elisa

97 Sbullo-nati: bulli non si nasce

108 Un viaggio nel tempo

114 Viaggio negli abissi

prosa

p .

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era una volta, in un mondo molto lontano dal pianeta Terra, alcunianimali molto strani. Loro erano dotati di poteri magici e avevanoun aspetto a noi sconosciuto, simile alla forma di un rotolo.Questi bizzarri animali vivevano in una specie di zoo chiamato Ro-tozoo. Era uno zoo diverso dagli altri: gli animali erano liberi, non

erano rinchiusi in gabbie e non avevano padroni. Nel Rotozoo i rotoanimali vivevanofelici e tranquilli. Tutti avevano una caratteristica in comune: si muovevano rotolando.C'erano i Cangurò che giocavano sempre a “rotosaltelli” nell'acqua di uno stagno. LeCovagatte che rotolavano tutto il giorno alla ricerca di un posticino confortevole percovare dei piccoli rotoli, morbidi come il pelo dei gatti. I Pavonroti, le Rotofoche e i To-poroti, invece, si allennavano spesso nel gioco del “rotopalla”. Il gioco del rotopalla erauna importante tradizione nel Rotozoo, infatti, ogni mese si disputava una partita. Al-cune volte si giocava anche per risolvere i problemi della comunità. Un giorno, durante una partita, all'improvviso spuntò dalla chioma di un albero un mi-sterioso e strano animale, dall'aspetto per metà simile ad una tigre e per l'altra identicaad una scimmia. Il suo nome era Ticscim. Un essere talmente dispettoso che appenavide la palla ci si avventò contro e la bucò con i suoi lunghi e pungenti artigli, e disse:<< Sono tornato!!.... ticsc ticsc ticsc...>>Tutti i rotoanimali rimasero a bocca aperta. Da sempre avevano sentito parlare dellaleggenda di uno strano essere rinchiuso in una fortezza sui monti del rotozoo, ma maiavrebbero immagito che potesse esistere veramente. A questo punto un pavonrotoprese coraggio e, gridando come un forsennato, chiese al Ticscim: << Perchè ci haibucato la palla? >><< Questo è solo uno stupido gioco!>> rispose arrabbiatissimo il Ticscim e buttandola palla nello stagno continuò: << per anni ho desidederato avere una palla e amici coni cui giocare, ma nessuno ha mai voluto giocare con me perchè dicevano che erotroppo diverso da loro e facevo paura, mi prendevano in giro dicendomi “tu sei un ani-male a metà”.>> E così dicendo il Ticscim se ne andò.Da quel giorno ogni mese durante la partita il dispettoso animale arrivava all'improvvisoe ogni volta bucava la palla, rovinando il divertimento ai rotoanimali.

Il Rotozoo

C’II C – Scuola “D’antona-Biagi”

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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prosa

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Gli animali del rotozoo erano esausti di quella situazione: la loro più importante tradi-zione era in pericolo! Era arrivato il momento di escogitare un piano.Pensarono per giorni...e una sera una Covagatta cominciò a ridere a crepapelle dicendo:<< ho covato un' idea troppo divertente: organizziamo una rotopartita con tantissimipalloni, prendiamo tutte quelle a disposizione nel Rotozoo e giochiamo contempora-neamente con tutte le palle come per incanto! Così voglio vedere se il Ticscim riusciràa bucarle tutte! >>Tutti i rotoanimali accettarono con grande entusiasmo la covaidea e si misero subito acercare più palle possibili.Arrivò il giorno dell'importante partita e in campo c'erano talmente tanti palloni chesembrava che piovessero dal cielo. Ad un certo punto arrivò, come al solito, il Ticscimche però, nonostante gli sforzi, non riuscì a bucare tutte quelle palle e così iniziò a sen-tirsi poco bene, non capiva più niente, gli sembrava di impazzire, gli girava la testa, per-chè tutti rotolavano, animali e palle. Fu così che iniziò anche lui a rotolare su se stesso,proprio come una trottola gridando: << Che forza, che gran divertimento, wow nonmi sono mai divertito così tanto in vita mia!!>> E così dicendo cominciò a colpire lepalle con la testa. Tutti rimasero divertiti da quella visione e iniziarono a giocare comelui, passandosi la palla con la testa.Nel rotozoo tutti sembravano essere diventati grandi amici del bizzarro animale.Alla fine il Ticscim ringraziò i rotoanimali e disse: << Oggi voi mi avete fatto capire chenon bisogna necessariamente essere uguali per essere amici, ma è importante accet-tare il fatto che siamo tutti diversi, ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e qualità,e io ho le mie!!! >>I rotoanimali furono contentissimi di sentire quelle parole; un Cangurò piccolino si emo-zionò e con una lacrimuccia sul muso disse: << Evviva il ticscim, nostro inseparabileamico!!!>>E fu così che il Ticscim da quel giorno divenne un rotoanimale del Rotozoo, non fu piùdispettoso e in breve tempo ebbe il titolo di miglior giocatore di rotopalla.

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n bel giorno di sole Luca e la sua famiglia decisero di partire per il maree di starci una settimana. Luca aveva dieci anni e gli piaceva tantissimo nuotare nel mare, maaveva paura dei granchi. Luca aveva un buon carattere, era piuttostobravo a scuola anche se era un po’ birichino perché parlava sempre.

Parlava con i suoi amici, parlava con i genitori, con gli zii, con le maestre, con i cugini,con le sorelle….. insomma non smetteva di parlare mai, per nessun motivo.Partirono di lunedì mattina con la macchina e Luca dentro la macchina parlava…...par-lava, parlava. Appena arrivati, il papà e la mamma di Luca avevano le orecchie rossecome il peperoncino e dissero subito :<<SMETTILA SUBITO!>>. Luca si offese perchénon sapeva che gli stava dando fastidio, anzi pensava che gli piacessero i suoi racconti;veloce come un razzo, scappò sulla spiaggia e... continuava a parlare.Mentre correva tutto solo e dispiaciuto, Luca guardò per terra e vide un bracciale chesi illuminava come una lampadina che sta per fulminarsi, allungò la mano ed il braccialesi aggrappò al suo polso. Luca si spaventò moltissimo e cercò di toglierlo in tutti i modima non ci riuscì. <<Ahia che male!!! Quanto stringe questo bracciale!>> disse Luca.Mentre urlava di dolore, si accorse che stava fluttuando nell’aria sempre più in alto eche riusciva a capire cosa stavano dicendo i gabbiani: stavano parlando di lui!Luca si sentiva molto spaventato, ma ad un certo punto si abbassò fino a toccare ilmare e vide la RAZZA, il suo nemico peggiore con il suo aiutante il GRANCHIO. La razzavanitosa che avrebbe voluto volare ma non poteva, cercò di graffiare con la sua lungacoda Luca, ma colpì il bracciale e tutti i suoi poteri magici svanirono. Luca cascò nell’acqua gelida e profonda, era tremante e impaurito, ma si ricordò chesapeva nuotare, aveva preso il decimo brevetto nella piscina “LISCA”. Cominciò a nuo-tare come un pesce, ma stava per stancarsi quando arrivò un delfino che lo fece salirein groppa. Il delfino stava nuotando tranquillamente quando gli cadde sul muso qualcosa distrano: era il bracciale. Il delfino aveva sentito le urla di Luca e lo capiva anche! Infatti ilbracciale magico faceva capire tutti i linguaggi. Il delfino salutò Luca e sipresentò<<Ciao, io sono Titino e voglio salvarti>>. Luca fu molto sorpreso di capire le

Luca e la magica avventura

U

II A – Scuola “Arvalia”

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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prosa

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parole di Titino, ma poi vide il bracciale e capì tutto. Titino portò Luca fino alla riva edecisero di fare a metà del bracciale perché ormai erano amici.Luca sulla spiaggia vide i suoi genitori molto preoccupati perché non lo avevano vistoper tanto tempo. Luca non disse nulla del bracciale perché pensava che i suoi genitorinon gli avrebbero creduto.I genitori gli chiesero: << Ma perché non parli più?>> Luca capì che i genitori si eranopreoccupati e che quindi gli volevano bene, anche se non sempre i genitori volevanoascoltare quello che diceva lui. Si abbracciarono tutti e Luca non parlò più così tantoperché ora poteva parlare con gli animali. Luca, mentre era in macchina, al ritorno in città, raccontò tutto ai genitori e loro glicredettero perché gli volevano veramente tanto bene.

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apetta Violetta e il calabrone Nasone si incontrano in un bosco fio-rito. Si salutano con le zampette, si presentano, si guardano e fraloro fu subito un colpo di fulmine. L’apetta ogni giorno va dal cala-brone, giocano insieme, volano nel bosco, si rincorrono, fanno legare di volo e nell’aria si sente il loro ronzio; si fanno gli scherzetti,

giocano a nascondino e a volte si prendono in giro.Nasone dice a Violetta: <<Sei tutta a strisce gialle e nere e le tue antenne sonogrosse!>>.<<Senti chi parla, quello tutto nero con un vocione che mi stordisce!>> Risponde Vio-letta, ma poi tutto finisce con un bel sorriso! Passano i giorni e Nasone vuole fidanzarsi con Violetta anche se sa che sono di duespecie diverse. Così un giorno decide di andare dall’Ape regina per chiedere la manodi Violetta.La regina accetta Nasone e l’accoglie nell’alveare perché scopre che anche Violetta èinnamorata di lui.Violetta e Nasone si sposano e vivono felici e contenti nell’alveare per tutta la vita.Ah! Nasone divenne il generale delle api sentinella e fece un’ottima guardia al suo al-veare e alle sue amiche api.

Una storia fanta… scientificaII A – Scuola “Scuola Raimondi”

L’

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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prosa

era una volta un lupetto che viveva nel bosco con la mamma, il papàe i suoi fratellini nella tana di famiglia. Un giorno il lupetto uscì dallatana di famiglia e da solo s’incamminò nel bosco che prima di quelmomento non aveva mai visto perché gli era stato vietato dai geni-tori perché molto pericoloso. Camminando incontrò un branco di

lupi e li trovo tanti amici ma molti di quelli erano i figli del capobranco, un enorme luposempre affamato il quale per saziare la sua fame cerco di ucciderlo per poi mangiarlo,ma subito un lupo un po’ più grande di lui intervenne, liberandolo dalle zanne del ca-pobranco.Il lupetto per lo spavento scappò, però non si accorse di aver sbagliato strada e cam-

minando camminando iniziò a ad aver paura di non trovare mai più la strada di casa,ma ad un certo punto spuntò fuori uno scoiattolo che gli chiese:- Perché sei così spa-ventato? Il lupetto gli raccontò quello che gli era successo dall’inizio… lo scoiattolosentendo quella storia si commosse e gli rispose:- Non preoccuparti, ti svelerò un se-greto, cioè quello di riconoscere gli odori così potrai riconoscere l’odore della strada dicasa tua e potrai ritornare dalla tua famiglia. Il trucco stava nel chiudere gli occhi e pen-sare alla tana di famiglia intensamente, in quel modo il lupetto avrebbe ricordato anchel’odore della sua tana… ma per fare quello doveva concentrarsi senza aver paura. Il lu-petto seguì il consiglio ma dopo tre giorni di cammino insistente si ricordò che il padregli aveva detto che in caso di difficoltà avrebbe dovuto farsi coraggio ed affrontarequalsiasi cosa senza paura. Il povero lupetto non mangiava ormai da tre giorni ed eramolto debole…quando da un cespuglio vide uscire una piccola lepre; subito si nascosead aspettare che la lepre gli passasse davanti e quando si fece vicina vicina a lui, il lu-petto balzò velocemente e l’afferrò e la mangiò. Dopo aver ripreso le forze l’unico pen-siero del lupetto era quello di ritrovare la sua adorata tana e i suoi genitori. Il lupettoaveva affrontato tante avventure pericolose rischiando anche di morire. Finalmentedopo tanto cammino l’odore familiare che conosceva benissimo si fece sempre più in-tenso provocando in lui una sensazione di gioia che lo spinse a ritrovare la giusta via ein seguito alla sua tanto adorata tana. Quando arrivò trovò solo i suoi fratelli perché lamamma e il papà erano andati a cercarlo nel bosco. Allora il lupetto con i suoi fratelli

Il lupetto e gli altri amici del boscoII B – Scuola “Scuola Raimondi”

C’

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aspettarono nella tana i loro genitori e quando questi ritornando a casa stanchi e tristisentirono l’odore del loro figlioletto sempre più forte capirono subito che il loro figlio-letto era tornato a casa, così si misero a correre verso casa e ad un certo punto da lon-tano riconobbero il lupetto nella loro tana, lo abbracciarono forte forte . Da quel giornonon si separarono mai più e vissero felici nel bosco.

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prosa

uxor è un pianeta della costellazione BiAlfa12, che è stato colpito dal-l’avvicinamento di un buco nero, che ha causato frequenti scosse ga-lattiche che hanno distrutto gran parte del pianeta.- Ma perché dobbiamo partire? Perché devo lasciare i miei amici, la casae tutte le persone a cui voglio bene?!- urlò disperato il piccolo Soto.

- Dispiace anche a noi fare questo trasloco, però dobbiamo farlo- rispose dolcementela mamma – Te l’ho già spiegato: è necessario per il mio lavoro e quello di tuo padre,non c’è altra scelta, qui non c’è più niente per noi!Ma questo Soto lo sapeva bene... ricordava infatti come gli abitanti di Fuxor, i fuxiani, conmolto impegno, fatica, coraggio e pazienza, avevano ricostruito gran parte del pianeta;lui stesso con i suoi amici e i loro genitori si erano dati tanto da fare, ma purtroppo nonc’era lavoro e molte famiglie erano state costrette ad andarsene, a lasciare il pianeta.<Sbarabum!!> Soto, perso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro la carrozzeria dellaBuli Lu (la loro auto spaziale).-Soto che fai?! Sali sulla macchina, dobbiamo partire!Dopo un viaggio lungo e nauseante, a causa delle enormi curve per evitare il buco neroche tuttora era ancora vicino al pianeta, arrivarono finalmente alla loro meta: il pianetaTula Tan. Tutto sembrava così diverso, brutto, strano...-Che razza di pianeta è questo?- protestò Soto –Voglio ritornare a casa miaaa!Il giorno dopo Soto fu messo subito a dura prova: dovette andare a scuola.Si ritrovò in mezzo a bambini diversi da lui: avevano solamente due occhi, non avevanomani e piedi palmati ma li avevano sottili e al posto della pinna in testa, c’erano deiciuffi colorati. In classe si sentiva isolato in mezzo ai nuovi compagni, non aveva nessunamico con cui comunicare.-Zzzcrff zxxck?- gli diceva un compagno. E poi la maestra che lo fissava, gli sorrideva ecercava di farsi capire, ma lui sentiva solo suoni senza senso...“Ma che cosa stanno dicendo” pensava Soto “Voglio tornare a casa...subito!” Dopo un po’ di tempo la maestra disse qualcosa, tutti si alzarono e un bambino lo preseper mano, ma subito Soto la ritrasse: la mano del compagno era così sottile e viscida...-Frrt ndu sziz? Frrt sziz!- insistette con lui il compagno.

Il linguaggio condiviso

FIII B – Scuola “D’Antona-Biagi”

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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“Che cosa vuole da me? Io non gli ho fatto niente!” diceva tra sé e sé il povero Soto.Poi, seguendoli si ritrovò in un posto splendido, non credeva ai suoi occhi: alberi conchiome colorate e uccellini cinguettanti, prati verdi, profumo di fiori freschi, soffioni vo-lanti, un arcobaleno di petali di fiori dai colori accesi che attraversava tutto il giardino eterminava in uno stagno con leggere ninfee e rane allegre e saltellanti...Una pallonata in faccia lo fece riportare alla realtà: i compagni stavano giocando a calcioe... ridevano... RIDEVANO!!Come lui, come i suoi amici fuxiani, come gli abitanti del suo pianeta...Finalmente qualcosa che capiva anche lui, che non gli era estraneo.Soto non se ne accorse ma il suo viso era cambiato: era più rilassato, sollevato e avevasempre più voglia di giocare anche lui ma... non sapeva come chiederlo.Allora andò incontro al pallone e tirò!I compagni lo fissarono sbalorditi poi, dopo un minuto in cui erano rimasti fermi comestatue per la sorpresa, gli passarono la palla e... Soto, molto agitato, corse smarcando tutti i compagni: voleva fare bella figura con unmagnifico, strabiliante gol. Così tirò un calcio fortissimo, così forte che la palla atterrònello stagno dove una rana, scambiando il pallone per una ninfea, ci saltellò sopra ma,scivolando la fece schizzare in aria fino alla rete: era goal!Uno a zero per le rane.A Soto venne da ridere ma si trattenne; poi vide che i suoi compagni stavano già ri-dendo allora si lasciò andare anche lui. E risero tutti quanti assieme...Poi continuarono la partita e finalmente Soto riuscì a sentirsi parte della squadra.Intanto la maestra li guardava da lontano e sorrideva.All’uscita di scuola la mamma era molto preoccupata per Soto perché credeva cheavesse pianto durante la giornata. Già per lei era stato difficile socializzare con i nuovicolleghi al lavoro, figurarsi per Soto che non voleva neppure lasciare il suo pianeta!Ma poi la mamma lo vide uscire: stava ridendo contento con i suoi nuovi amici: “Final-mente qualcosa va dritto oggi!” pensò la mamma sollevata.Soto le andò incontro dicendo:-Mamma, mamma la giornata non è andata tanto male,non ho pianto... a scuola ho imparato a comunicare in una nuova lingua: non con leparole ma con le risate e il gioco! Restiamo qua, non ti preoccupare, puoi stare tran-quilla; ho voglia di conoscere questi nuovi amici, sono pronto per il secondo giorno discuola e sono pronto ad una nuova vita.- Bene, ne sono veramente contenta – disse la mamma facendo l’occhiolino alla mae-stra che le sorrise felicemente.

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prosa

una volta un orso che viveva nella foresta. La foresta era illuminatadal sole, piena di cespugli, di erba odorosa e di tanti animali con-tenti. In inverno, quando faceva molto freddo, gli animali si rifugia-vano in grotte calde; in estate passeggiavano tranquilli e quandofaceva molto caldo si riparavano all’ombra degli alberi.

In questa foresta l’orso , che era veramente un “orso “solitario e scontroso, ci vivevabene , anche se a volte era difficile trovare cibo; per questo qualche volta si era avvici-nato alla città con il pericolo di farsi vedere dagli uomini che spesso temono chi è di-verso da loro e lo combattono.La sua compagna era un’orsa. Lei era stata travolta dalle acque del torrente mentre cer-cava di pescare e lui l’aveva salvata. Da allora era rimasta con lui: lui le aveva insegnatoa pescare, lei gli aveva insegnato a ballare insieme agli altri.Il guardiano della foresta era uno scoiattolo che aveva una pelliccia folta con macchiebianche, una grande coda molto arruffata ed una barbetta marroncina e quindi si ca-piva che era molto vecchio.Un brutto giorno lo scoiattolo, un po’ guardiano un po’ mago, disse all’orso che giravaun cacciatore in cerca di animali da pelliccia per vendere le loro pelli.Il cacciatore aveva un fucile a ripetizione molto preciso che non lasciava scampo a nes-sun animale, quindi presto tutti gli abitanti della foresta sarebbero finiti nel negozio dipellicce in città. Il cacciatore per raggiungere il suo scopo, oltre al fucile aveva dissemi-nato il bosco di tante trappole. Le trappole erano state nascoste bene dietro le rocce,sotto le foglie, tra i cespugli e perfino tra i rami degli alberi. Molti animali erano già staticatturati e nella foresta non si sentiva più il ritmo del ballo degli orsi , ma le grida diaiuto degli animali. Lo scoiattolo, un po’ guardiano e un po’ mago, diede all’orso unramoscello magico che poteva risolvere molti problemi. Quella sera l’orso sentì il ri-chiamo della sua amica, la cercò nel bosco e la trovò intrappolata. Con il ramoscellomagico toccò il ferro della trappola che si trasformò in un esercito di formiche e l’orsasi liberò. Quando arrivò il cacciatore, le formiche erano infuriate e quindi lo pizzicaronoai piedi. Il cacciatore dolorante andò a cercare le altre trappole, ma tutte si erano tra-sformate in formicai e non trovò animali prigionieri.

L’orso e la danza della pioggiaIII B – Scuola “Ferrari”

C’

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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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Il cacciatore pensò allora ad un altro modo di catturare gli animali: al centro della forestaaccese un fuoco disposto a bruciarla tutta per stanare gli animali ed avere le loro pel-licce.L’orso e la sua amica ferita, avevano girato per tutta la foresta e ora non ce la facevanopiù ad affrontare questo nuovo problema. L’orso ricordò di avere il ramoscello magico:lo agitò, lo scosse, lo batté, ma niente: magie non ne faceva più! I due erano ormaisenza speranza, stanchi e anche un po’ feriti. Pensarono allora di fare insieme un ultimoballo per finire in bellezza. Andarono nel luogo della foresta dove avevano danzato fe-lici ed iniziarono a ballare: alzarono le spalle, mossero i piedi, fecero un giro su se stessi,fecero una piroetta, atterrarono in cerchio, fecero il girotondo, poi alzarono le mani ele agitarono. Piano piano iniziò a piovere. Prima qualche goccia, poi una pioggia torrenziale : stavanoballando la danza della pioggia. La pioggia spense il fuoco e ricaricò il ramoscello magico; così il cacciatore fu trasfor-mato in un topastro che scappò via e tutti gli animali vissero ancora felici e tranquillinella loro foresta.

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prosa

n giorno, tanto tempo fa nella scuola “Violatanz” durante la lezione dimatematica, mentre svolgevamo la verifica sulle divisioni, Easy guardòl’orologio: un sole dai colori dell’arcobaleno che rendeva le pareti dellanostra classe variopinte. Aveva le lancette snelle e di color oro che fa-cevano “Big bang”.

Easy si accorse che l’orologio girava lentamente, chiamò la seria Siria e le sussurrò al-l’orecchio:-Oh Siria guarda sono ancora le 9:00 ma dovrebbe essere già mezzogiorno!!! La maestra sentì chiacchierare e urlò:-Silenzio! O vi metterò 4!-.Si sentì una cantilena:Baaaaaaaang-biiiiiiiing,Baaaaaaaaaaaang-biiiiiiiiin …La maestra balzò in piedi , i suoi capelli erano dritti,sembrava proprio la dea Medusa.Agitava violentemente le mani come tifosi allo stadio, il suo corpo si muoveva a ritmodi una Murga. La maestra rimproverò Easy e Siria dicendo loro che se non avessero smesso di cantic-chiare le avrebbe sbattute fuori a suon di big-bang sul popò.Le nostre compagne chiesero scusa alla maestra e le dissero: - Maestra non prendertelacon noi è stato l’orologio!!! -.La maestra si avvicinò all’orologio , lo prese in mano e lo mostrò alla classe.Le lancette si unirono , si abbassarono e ci fecero una linguaccia , noi scoppiammo inuna buffa risata.La maestra meravigliata girò l’orologio verso di sé e vide che era arrivata l’ora di ritiraretutte le verifiche: le sistemò ordinatamente sulla cattedra e portò la classe a mensa.Lì si accorsero che erano scesi almeno con un’ora di anticipo.Tornando in classe la maestra notò che le verifiche erano già corrette e si stupì.Su ogni scheda trovò una scia luminosa dei colori dell’arcobaleno. Si voltò verso l’oro-logio e vide che era tutto imbrattato, capì che la classe era stata sincera. L’orologio siguardò ebbe un attimo di paura mentre le sue lancette giravano all’impazzata.La maestra guardò i bambini con un’occhiata complice, fece l’occhiolino all’orologio etutti risero a crepapelle.Da quel momento il tempo a scuola trascorse meravigliosamente.

Big-Bang: l’orologio dispettoso

UIII B – Scuola “Arvalia”

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Circa 200.000 anni fa, in qualche posto dell’Europa Centrale in cui ilghiaccio dell’ultima era glaciale cominciava a sciogliersi, viveva unatribù di uomini di Neanderthal.“Mamma, perché non posso andare anch’io a caccia con Nak?” Chiesearrabbiata Zuma.

“Perché sei ancora troppo piccola ed è pericoloso.” Rispose la mamma.Zuma aveva infatti solo nove anni, ma era molto impaziente. Voleva dimostrare di es-sere coraggiosa come suo fratello Nak, che aveva tredici anni e stava iniziando a parte-cipare alle attività dei cacciatori.Aveva trascorso la giornata a raccogliere bacche, luma-che e frutti di ogni genere con le donne dellatribù, nei punti in cui c’era meno ghiaccio, maora era proprio stufa di aspettare! Non vedeval’ora che tornasse suo fratello per farsi rac-contare tutto.Finalmente vide da lontano un gruppo diuomini che si avvicinava e subito gridò:“Evviva ! Sono arrivati!” Zuma cominciò a cor-rere, vide Nak e si gettò tra le sue braccia.“Cosa avete fatto?”“Abbiamo catturato un mammut! È stato fantastico! PeròZac è stato ucciso.”Non era la prima volta che Nak e Zuma vedevano morire qualcuno: era piuttosto facileche accadesse a quei tempi.Quella sera stessa, dopo aver sepolto il cacciatore e aver consumato una parte dellacarne del mammut che avevano catturato, tutta la tribù si riunì intorno al fuoco e,quando uno degli adulti stava per cominciare a raccontare la giornata di caccia, all’im-provviso si sentì un terribile ruggito che sembrava provenire dalle montagne poco di-stanti. Già da qualche tempo succedeva la stessa cosa ogni notte. La prima volta chel’avevano sentito, tutta la tribù si era spaventata a morte: i bambini avevano cominciato

Un’avventura preistorica

CIII B – Scuola “Raimondi”

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a piangere, le donne si erano rifugiate con loro nelle caverne e gli uomini, impugnatele armi, si erano preparati a difendersi. Ma quella notte nessuno era venuto per affron-tarli. Si erano ormai abituati a sentire quel ruggito e non avevano ancora capito di qualeanimale si trattasse. Si strinsero l’uno vicino all’altro, chiudendo gli occhi e sperando che finisse presto.Qualche minuto dopo il capo tribù cominciò a parlare:“Dobbiamo stare in allerta, perché stanotte la belva terribile sembra più vicina, potrebbeattaccarci presto. Zarek, hai notato anche tu che gli animali da cac-ciare sono diminuiti?”“Sì Inik, ho visto meno buoi muschiati, pochibisonti e anche alci e mammut sembranoessere di meno.”“Questo significa che la belva spaventaanche loro. Se continua così dovremoprepararci a spostare l’accampamentoper seguire gli animali, altrimenti fra un po’di tempo non avremo più cibo.”“Ma siamo sicuri che sia un animale?”Disse uncacciatore.“No. Potrebbe essere quella Montagna Sputafuoco1di cuiparlavano gli antenati, che si sveglia quando Madre Terra si infuria con gli uomini. Forseè troppo tempo che siamo fermi in questo posto e le abbiamo portato via troppe ric-chezze.”La discussione andò avanti ancora un po’, poi il capo tribù sciolse la riunione e tutti an-darono a dormire. Nak chiamò il suo amico Kun, che era stato a caccia con lui e gli disse:“Tu credi alla storia della Montagna Sputafuoco?”“No, per me è soltanto un animale che non abbiamo mai visto.” Rispose Kun.“Che ne pensi di partire per catturarlo?”“Io e te da soli? Forte!”“Allora ci vediamo all’alba davanti al Grande Albero. Ricordati di prendere le ami e unbastone di fuoco2.”

prosa

1 Montagna Sputafuoco: vulcano.2 Bastone di fuoco: torcia.

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All’ora stabilita, i due ragazzi si incamminarono nella direzione da cui proveniva il rug-gito, ma non si accorsero di Zuma che, nascondendosi tra i cespugli, li stava seguendo.“Dovunque andranno, io li seguirò, perché sono coraggiosa come loro!” Zuma nonpensò affatto ai pericoli che avrebbe corso. “Starò lontana da loro solo fino a quandonon saremo abbastanza lontani dall’accampamento.” Continuò a camminare seguendoli da lontano fino a sera. Quando calò la notte, si trovòin una foresta buia: dovunque guardasse vedeva gli occhi rossi dei pipistrelli, che suopadre le aveva mostrato anni prima e sentiva versi di animali e rumori di ogni tipo. Co-minciò a scappare e mentre correva vide una piccola caverna. Entrò pensando che lìavrebbe trovato suo fratello e Kun. Una volta dentro, sentì muoversi qualcuno nel buio e chiamò:“Nak ! Kun! Sono qui!”Immediatamente si sentì un forte ruggito: era una tigre dai denti a sciabola!“Aiuto! AAAHHHHH!” Zuma scappò e, mentre correva, raccolse dei sassi perché aveva un piano: arrampicarsisu un albero e colpire la tigre. Così fece. Nel frattempo Nak e Kun, che si erano rifugiati in una caverna poco distante per tra-scorrere la notte, si svegliarono di colpo con il ruggito di una tigre e le urla di qualcuno:subito presero le armi e andarono a vedere cosa fosse successo. Seguendo le grida, co-minciarono a correre e, dopo pochi minuti, videro una tigre che aspettava sotto un al-bero: alzarono gli occhi e si accorsero che un’ombra stava lanciando dei sassi alla tigre.Guardarono meglio e gridarono:“Ma è Zuma!” Disse Kun. “Che ci fai qui?”Chiese Nak.“Vi ho seguito. Volevo venire con voi per far vedere a tutti che sono coraggiosa anch’io.”“Adesso stai calma. Cercheremo di allontanare la bestia.”I due ragazzi cominciarono ad agitare i loro bastoni di fuoco davanti alla tigre, finché ilfelino scappò.Zuma scese dall’albero e i due ragazzi le gridarono:“Ma come ti è venuto in mente? Siamo molto arrabbiati. Ti rendi conto che hai rischiatodi morire?” Disse Nak.“Adesso però non possiamo riportarla all’accampamento, perché siamo troppo lontani”.Disse invece Kun. “Dobbiamo portarla per forza con noi.” “Sì, lo so.” Rispose Nak. Poi, rivolgendosi a Zuma, disse:

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“Ora però non devi mai allontanarti da noi.” “Promesso. Dove state andando?”“Sulla montagna per catturare la belva terribile.”“Che bello! Posso avere un’arma anch’io?”“Va bene.”Kun le diede un bastone, poi tornarono alla caverna.Durante la notte sentirono di nuovo il ruggito del misterioso animale, che ora era piùvicino, così furono certi di averpreso la strada giusta. Il giorno dopo si svegliaronoall’alba e s’incamminaronoverso la montagna.“Io ho fame!” Disse Zuma,che non mangiava dadue giorni.“Sì, anch’io!” Rispose Kun. “Okay. Andiamo a caccia.”Disse Nak.Tra i cespugli notarono un cinghiale. Co-minciarono a tirare le lance, finché l’animale morì. Ac-cesero il fuoco e abbrustolirono un po’di carne, cosìpoterono mangiare. Dopo alcune ore ripresero il cammino.

Il secondo giorno, mentre camminavano, i due ra-gazzi, che erano davanti a Zuma, all’improvviso urla-rono:“Aiuto, aiuto!”Erano caduti in un burrone!“Zuma, salvaci!”Zuma, spaventata, pensò:“Ora che faccio?”“Cerca qualcosa per farci arrampicare!” Gridò Nak.Si guardò intorno e vide una liana che penzolava da un albero: si arrampicò e la prese.La calò nel burrone, poi gridò:

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“Arrampicatevi attaccandovi a questa!”Dopo pochi minuti Nak e Kun erano in salvo.“Grazie Zuma, se non ci fossi stata tu saremmo morti là dentro!”Zuma si sentì veramente felice di aver finalmente dimostrato il suo coraggio.

Continuarono a camminare. Ci vollero tre giorni per raggiungere la montagna e ogninotte il ruggito era più vicino e più spaventoso. Una volta arrivati in cima, si accampa-rono in un posto riparato e attesero la notte per sentire il verso della belva. Ad un certo punto si svegliarono di colpo e subito corsero a vedere da dove venisse ilruggito: si appostarono e videro un enorme animale sconosciuto, con due cuccioli ac-canto, che ruggiva vicino ad un burrone.Attesero che smettesse e se ne andasse, poi si avvicinarono per vedere cosa ci fossenel burrone e scoprirono che uno dei cuccioli della belva era rimasto intrappolato inmezzo a due rocce. “Povera bestia! Chissà se è ferita!” Disse Nak.“È proprio carina!”Rispose Zuma“Allora è per questo che la belva ruggisce: piange per il suo cucciolo! Che ne dite di sal-varlo?” Propose Kun.“E come?”“Possiamo usare l’agilità di Zuma.” Rispose “Che ne dici di calarti con una liana e pren-derlo?”“Sì! Fantastico! E dopo possiamo portarlo con noi?”“Va bene.”Risposero i due ragazzi.Zuma cominciò a scendere piano piano: quando toccò terra, prese il cucciolo e tirò laliana per avvertire Nak e Kun che era pronta per tornare su, ma all’improvviso si sentì dinuovo il ruggito e i due ragazzi, spaventati, gridarono:“Zuma, dobbiamo sbrigarci, la belva sta tornando!”Zuma salì velocemente con il cucciolo in braccio, ma appena toccata terra, la bestiolinacon un salto scappò via nella direzione del ruggito. “Ma dove va? Dovevamo portarla via!” Disse Zuma disperata. “Forse è meglio che torni dalla sua mamma.” Rispose Kun.I tre ragazzi, seguendo le impronte del cucciolo, si nascosero dietro una roccia e viderola belva sdraiata mentre leccava uno dei suoi piccoli, che ora erano diventati tre. “Ma è il nostro cucciolo!” Disse Zuma “È tornato a casa!”Zuma capì che non sarebbe stato giusto strapparlo alla sua mamma.

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In quel momento i tre ragazzi decisero che la loro avventura era finita e che era ora ditornare alla tribù.Furono accolti dai loro familiari con molto affetto: nessuno infatti era più arrabbiatocon loro, perché tutti ormai pensavano che fossero morti. Quando raccontarono la loroavventura divennero molto importanti per tutta la tribù. Da quel giorno nessuno sentì più il ruggito della belva terribile.

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ll’origine del mondo, nelle grandi foreste accadevano vicende insolite.Tra la fitta vegetazione, voci, sussurri e lamenti animavano l’ambientee lo rendevano quasi incantato. La vita si svolgeva seguendo i ritmi di-stesi della natura: gli alberi crescevano accarezzati dal soffio del ventoche ne scompigliava le fronde, la terra viveva assorbendo acqua e ca-

lore, i fiori selvatici ostentavano la stranezza delle loro forme e dei loro colori e gli ani-mali comunicavano tra loro, sì, comunicavano come noi sappiamo fare, anche se inquel tempo non esistevamo ancora.I suoni erano lievi, cortesi e armoniosi; i diversi toni verbali si intrecciavano gli uni aglialtri fino a diventare un’unica melodia. La comprensione regnava sovrana e comunicareserviva a scambiare notizie, alleggerire tensioni e decantare le bellezze della natura. Il tempo passava e passava. Strani esseri cominciavano a popolare le vicine e sconfinatesavane. Camminavano su due zampe, portavano il cibo alla bocca con precisione, masoprattutto emettevano suoni strani e incomprensibili per gli animali. Erano capaci diaccompagnare il tono della voce con risate, smorfie e sguardi così eloquenti, che li ren-devano davvero eccezionali. Non si accontentavano mai, sempre intenti a risolvere problemi per un’esistenza mi-gliore: capanne, pietre, ruote, fuochi, clan, case, villaggi. La cosa più straordinaria erache i problemi riuscivano davvero a risolverli: ma quanta fatica e quante incompren-sioni!Questi esseri non sempre andavano d’accordo e spesso discutevano tra loro: minaccee toni alterati erano difficili da comprendere per gli animali. Il loro mondo incantato non era più tale, ma quegli esseri quanta strada stavano per-correndo! Un giorno gli animali si riunirono in gruppo e decisero, concordi, di non seguire l’evo-luzione dei nuovi individui, così mantennero la loro armonia, continuando a comuni-care tra loro, ma rinunciando per sempre alle parole.

Quando gli animali parlavano

AIII A – Scuola “Ferrari”

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DRIIIIINNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”Finalmente arrivò la ricreazione e il caldo sole convinse l’in-segnante a portare i bambini nel giardino della scuola. Dopo tanti giorni di pioggia sembravano tante lucertolinein cerca di un po’ di calore.

In una fila composta scesero le scale e dopo l’apertura del cancello, il verde brillante liavvolse e li invitò a giocare e rotolare sull’erba. Alessia, Mario, Roberto e Flavia camminavano svogliatamente perché erano delusi dinon esser scesi con la palla. Si avvicinarono alla fontana per guardare i pesci, sbuffandoe lagnandosi, quando davanti ai loro nasi volteggiò una bellissima farfalla. Era moltogrande e variopinta: spiccava il viola e il nero spruzzato di bianco. La sua danza eramolto elegante tanto che i quattro amici la seguirono ipnotizzati con lo sguardo e lavidero infilarsi nel cespuglio all’angolo sinistro del cortile. Incuriositi corsero verso il nascondiglio e spostando i ramoscelli e le foglie spalancaronola bocca per lo stupore. C’era un portale con i colori dell’arcobaleno. Alessia la più spavalda si guardò in giro per vedere se l’insegnante li guardasse e poi situffò seguita a ruota dagli altri. Per un lungo minuto ebbero tutti una grande paura e il cuore sembrava essersi fermatoper lo spavento, poi atterrarono su un fungo enorme. Scivolarono sull’erba altissima eAlessia esclamò:”Oh mamma mia, ma dove siamo?!!? Dov’è finita la nostra maestra? I nostri compagni?”“ Cosa ci è successo?” chiese Roberto. Non fecero in tempo a finire di parlare che una streghetta su una biga trainata da duelucertolone velenose, sogghignando urlò:

“Bum bom bolìBum bom bolì

Tirali giù tirali su

che rimangano qui!”E i quattro bambini tornarono di nuovo grandi.

Un meraviglioso intervalloIV E – Scuola “Ferrari”

“D

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PUFFFF e la streghetta sparì lasciando una nuvoletta verde che svanì velocemente.“Ma cosa ci sta capitando? Prima eravamo piccoli, ora grandi.. Ma dove siamo?” piagnu-colò Mario con le lacrime agli occhi.“Non piangete bambini!” Bisbigliò una vocina che proveniva dal fungo.“Dove sei? Chi sei?” domandò Alessia.“Sono il guardiano del fungo del portale della “Terra dell’Arcobaleno”” disse uno gnomouscendo dalla porticina del fungo, che ormai era piccolissimo per loro.“Avete subito l’incantesimo della streghetta Zazia, una piccola e terribile nemica di chiarriva dal “Mondo di Sopra” . Vuole che tutti restino qui per sempre!”“Nooooo!!!!!! Io voglio tornare a casa” frignò Flavia.Tutti i bambini stavano per scoppiare in un pianto quando Bambo, lo gnomo, li rassi-curò:“Non disperate conosco il modo di ritrasformarvi piccoli, così che possiate tornare nel“Mondo di Sopra”! Dovete liberare la Fata Smeraldina che è prigioniera nella cavernadel troll che vive vicino alla Palude Profonda”.“Ma dove si trova questa Palude Profonda?”Chiese Mario.“Aspettate un attimo, vado a cercare tra le carte polverose della mia biblioteca se trovola mappa della “Terra dell’Arcobaleno” in modo che possa segnarvi il tragitto!”Bambo entrò nel fungo e ne uscì poco dopo con una vecchia carta giallastra tra le mani.“Seguite la linea tratteggiata che vi ho segnato e arriverete alla caverna del troll. Guar-datevi sempre le spalle e buona fortuna! Io attenderò con ansia il vostro ritorno.”Mario, Roberto, Flavia e Alessia s’incamminarono un po’ preoccupati. Dalla mappa vi-dero che dovevano passare sul “Monte del non ritorno”. Arrivati ai suoi piedi guarda-rono in alto e sentirono un ululato che li fece rabbrividire.“Caspita ma qui ci sono i lupi!!!” esclamò Roberto.“Io ho una fifa spaventosa!”sussurrò Mario.“Forza, dobbiamo farcela o resteremo qui per sempre!” li incoraggiò Alessia che ripreseil cammino impavida. Ben presto giunsero alla cima del monte ma inaspettatamente un fruscio provenienteda un cespuglio li fece arrestare di colpo. “Che paura! Chi sarà mai?” chiese Flavia. Dal groviglio di arbusti balzò fuori un lupo man-naro: tutti urlarono ma per lo spavento non riuscirono a muoversi. Il lupo mannaro però,accucciandosi a terra come un cagnolino indifeso, disse:“AUUUUUUUU….. Non gridate ho paura!”

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“Cosa?!?! Tu hai paura?” chiese Mario.“Si perché le urla mi rompono i timpani!”“Ma tu non sei cattivo?” chiesero.“Lo ero,” rispose “ora mi sento troppo solo e cerco degli amici, ma tutti appena mi ve-dono scappano. Sighhh! Posso venire con voi? Dove andate?”“Certo che puoi noi stiamo andando a liberare la Fata Smeraldina e un aiuto in più cipuò servire”Ripresero il cammino conoscendosi meglio e ben presto superarono il Monte del nonRitorno. Consultando la vecchia mappa notarono che dovevano attraversare il Bosco Oscuro. Gli alberi lì, erano così fitti e intrecciati tra loro che non facevano penetrare tanta lucenel sottobosco. I bambini rabbrividirono per il batticuore e il freddo del vento gelido che li sfiorava.“Amici, io non voglio mettervi paura, ma da queste parti abita Leocan, un bizzarro ani-male con il corpo da cane e la testa da leone. Tutti dicono che sbrani i passanti, ma iovi difenderò con i miei artigli …” disse Lupus, il lupo mannaro. Proseguirono a fatica scostando arbusti, foglie e spine e scivolando continuamente suimuschi. Giunti quasi alla fine del Bosco Oscuro si trovarono faccia a faccia con Leocan che spa-lancò la sua bocca enorme e ruggì ferocemente.“Che bei bocconcini prelibati, si presentano davanti ai miei occhi!”“Non azzardarti a toccare i miei amici o te la vedrai con me!” ribadì Lupus ringhiando.“Ah, ah, ah! Ma cosa credi di fare mezzo lupo? Io sono il re di questo bosco e non mi faipaura, anzi mi fai ridere!”Leocan stava per avventarsi contro il lupo mannaro, quando Roberto, notando un ba-stone a terra lo afferrò e lanciandolo lontano gridò:“Su bello, vai a prenderlo!”Leocan si fece vincere dalla sua parte canina e corse verso il bastone. I nostri amici lesti, scapparono fuori dal Bosco Oscuro. Si ritrovarono ai piedi di una collina e non fecero in tempo a prendere respiro che unapioggia di pietre li investì. Riparandosi con le braccia si infilarono sotto la cascata che scendeva dalla collina e dacui s’intravedeva una grotta. Dietro le limpide acque scoprirono che essa era grandis-sima e occupata da un drago celeste che appena li vide disse:“Oh oh, non mi aspettavo di aver visite anche qui!”

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“Oooohhhhh!!!! Un drago!”esclamarono i bambini tra la paura e la sorpresa.“Non abbiate paura, lui è Celestino ed è il drago più spiritoso di tutta la Terra dell’Arco-baleno. Ma che ci fai qui nascosto?” spiegò Lupus.“Sono venuto a liberare la mia amica Fata Smeraldina, ma ho sentito che il troll Puzza-piedi stava arrivando e mi sono nascosto! E voi invece perché vi siete avvicinati alla tanadel troll?” rispose.“Anche noi siamo venuti qui per lo stesso motivo: dobbiamo tornare nel “Mondo diSopra” e la fata deve farci tornare piccoli!” dichiarò Flavia.“Ma come facciamo ad entrare nella sua caverna?” chiese Alessia.“Io so che i troll hanno paura del profumo e se posso consigliarvi c’è un bellissimocampo di Odorfiori non molto lontano da qui. Appena Puzzapiedi rientrerà nella suatana io vi ci porterò volando, cosi che voi possiate farne scorta.”“va bene” acconsentirono gli amici entusiasti.Quando non sentirono più cadere pietre salirono sul groppone di Celestino e tenendosistretti alle sue scaglie volarono su quella bellissima terra. Volteggiarono tra l’arcobalenoche sovrastava quel posto, ammirarono lo stupendo paesaggio e risero a crepapelleper le barzellette del drago gioioso.Atterrarono su un campo di Odorfiori coloratissimi e il forte profumo li inebriò. Colseroa piene mani tanti bei fiori e tornarono con le braccia colme alla cascata. Celestino li aspettò lì per riportarli dallo gnomo. I nostri amici invece s’incamminaronosu per la collina avvertendo già da lontano il terribile fetore che proveniva da quel luogomalcurato.“Ehi Puzzapiedi esci fuori!” gridò Alessia spalancando la porta di quel tugurio.Il troll fece per aggredirli ma i bambini tutti insieme sventolarono gli Odorfiri emanandoun profumo intenso che gli fece lacrimare gli occhi e starnutire. Come una furia impaz-zita scappò urlando.“Aiuto! Liberatemi per favore!” si sentì una voce dal fondo della tana.“Fata Smeraldina dove sei?” chiese Roberto. Trovarono la piccola fata chiusa in una gabbia appesa ad un gancio, come un canarino,e la sua bacchetta magica gettata a terra in un angolo. La liberarono e le spiegarono illoro problema.“Non vi preoccupate, torniamo da Bambo e vi farò diventare piccolini!”Uscirono all’aperto e sulle ali di Celestino giunsero di nuovo al fungo del portale. Bambo saltava di gioia non credendo ai propri occhi.Smeraldina prese la sua bacchetta e pronunciò questa formula magica:

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“Acqua di fiume, acqua di lago,stelle di cielo, stelle di mago,luce che brilli sera e mattina

volgi il tuo sguardo a questa fatina:rendi piccini

questi bambiniil loro sogno si avvererà

e tutto a posto ritornerà!”

“DRIIIIIIIIINNNNNNNN……”Mario, Alessia, Flavia e Roberto si guardarono stupiti tra loro non capendo ove si tro-vassero e soprattutto cosa stesse accadendo. Sentirono la voce della maestra che li invitava a rientrare in classe. Pensarono di aver fatto solo un bellissimo sogno, ma poi si resero conto che tra le ditastringevano un bellissimo Odorfiore ciascuno.

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ome tutti i martedì, ci trovavamo in palestra e ci stavamo allenandoin ginnastica con il maestro Alberto. La maestra Maria Rosaria si eraportata i nostri quaderni di Italiano, per correggerli. Ad un certo puntocominciammo ad urlare e bisticciare per tutta la palestra, facendo ungran baccano.

Alla maestra cominciava a venire il mal di testa, e ci rimproverò:-Ho bisogno di silenzio per correggere i vostri compiti. Se non la finite di fare questochiasso, rischia di scapparmi un cinque dalla penna!!!Beh, noi ci azzittammo per un po', ma poi (lo sapete come siamo noi bambini...) rico-minciammo ad agitarci e...sapete cosa successe? Alla maestra scappò veramente uncinque dalla penna!!! Era un cinque bello rosso rosso e cicciotto, che però non se ne ri-mase buono buono sul quaderno che la maestra teneva sulle ginocchia. All'inizio lamaestra non credeva ai suoi occhi: pensava di aver mangiato troppo la sera precedentee di avere le traveggole. Avete in mente? Come quella pubblicità in televisione con iltizio che si sveglia nel letto e si vede il cinghiale sullo stomaco. La maestra poi si lucidògli occhiali per essere sicura di vederci bene. Ma era proprio vero: il cinque era già aipiedi della spalliera e si arrampicava. Dopo cominciò a saltare con la corda e a scappareda tutte le parti e la maestra dietro, cercando di riacciuffarlo; però non c'era speranza,perché la maestra Maria Rosaria è una maestra bravissima in Italiano e anche in Inglese,ma è imbranata in ginnastica.Allora ci provò il maestro Alberto, e tutti pensavano che ci sarebbe riuscito, col suofisico atletico; infatti stava per agguantare il cinque fuggitivo, ma, avendo la scarpa slac-ciata, inciampò e cadde sulla povera maestra.Eravamo rimasti solo noi bambini a provare l'impresa, e ognuno fece la sua parte, met-tendocela tutta: chi correva di qua, chi correva di là, chi a destra chi a sinistra, insommain tutti i punti cardinali c'erano bambini a caccia di quel diavoletto di cinque.Intanto il cinque, felicissimo di essere libero, provava tutti i tipi di acrobazie, le flessioni,si arrampicava di nuovo sulla spalliera. Provò anche l'hola hop, ma non gli venne benea motivo di tutta quella curva che ha il suo fisichetto; si mise pure a fare le capriole e isalti mortali.

Il cinque birichino

CIV A – Scuola “Alonzi”

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La situazione era critica e chiamammo i rinforzi: la maestra Roberta, molto alta e longi-linea, esperta nel free climbing. Lei lo raggiunse quasi, arrampicandosi sulla spalliera,ma il cinque era più veloce e le sfuggì.La maestra Rosa, sentendo quel putiferio, si affacciò dalla porta della palestra assiemeal bidello Roberto, sempre pronto ad aiutarci quando c'è qualche prolema. Questi, vistala situazione, esclamò: - A maè, qua ce vorebbe er retino, pe' acchiappà 'sto disgrajtode cinque.

Alla maestra Rosa, nel frattempo, era venuta un'idea geniale. Con la sua voce dolce etranquilla parlò al cinque, che era diventato ancora più rosso e gonfio dalla fatica ditutto quel movimento e in verità era un po' stanco, e lo convinse ad entrare in un pro-blema di Matematica: - Illustrissimo signor cinque (al sentirsi dare dell'illustrissimo quelnumeretto, che era assai presuntuoso, si gonfiò come una tacchinella), senza di lei ilmio problema non sta in piedi!Convinto da tanta gentilezza, il furfantello fece un grazioso saltello nel libro della mae-stra, che, furba, lo chiuse subito in un cassetto, non si sa mai!La maestra Maria Rosaria tirò un sospiro di sollievo, mentre il maestro Alberto si asciu-gava il sudore dalla fronte con un fazzolettone giallo a pallini blu.

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a quando Elisa era arrivata nella casa in campagna dei nonni per pas-sare l’estate con loro, il suo unico pensiero era quello di ritrovare il vec-chio librone dalla copertina di cuoio di cui le aveva tanto parlato lamamma.Ogni volta che cercava di salire le scale della soffitta, però, veniva bec-

cata dalla nonna che le diceva: “Scendi subito da quella scala è pericoloso, non voglioche sali in soffitta!”Una mattina però si presentò l’occasione che aspettava. Mentre la nonna stava sullaporta a parlare con la vicina, Elisa diede una sbirciatina fuori per essere sicura e poi sfrec-ciò come una saetta su per la scala della soffitta. La porta si aprì scricchiolando, in fondoalla parete di fronte c’era un baule marrone tutto impolverato. Elisa si avvicinò e conun po’ di paura aprì il coperchio. Il libro era in un angolo dentro al baule, avvolto in untelo. Elisa con il cuore in gola ma senza esitare lo prese, sfiorò le lettere d’oro con cuiera scritto il titolo “Il libro segreto di Elisa”. Si sedette e cominciò a sfogliare le paginedel libro. Ad un tratto le pagine cominciarono a girare da sole e si fermarono al primocapitolo, Elisa sentì una strana sensazione aveva il cuore in gola, le si infuocarono leguance e aveva le mani sudate. Quando Elisa cominciò a leggere le prime righe del ca-pitolo, una ventata improvvisa fece spalancare la finestra e dalla pagina del libro si alzòuna polverina dorata che riempì l’aria. Elisa a quel punto ebbe paura e richiuse imme-diatamente il vecchio libro facendo sprigionare un’altra nuvola di polvere. Sentì suanonna chiamare: aveva finito di parlare con la vicina e ora la stava cercando. Elisa rimisevelocemente il libro nel telo, scese di corsa le scale e lo nascose in camera sua. “Sonoqui nonna!” disse per tranquillizzarla, “Vieni che è pronta la cena” rispose sua nonna.

Capitolo 1La mattina dopo la nonna uscì molto presto di casa, invece il nonno restò con Elisa e,sdraiato sul divano rosso con rivestimenti di lana pura, leggeva i giornali che avevamesso da parte per queste occasioni.Elisa appena sveglia diede una sbirciatina in salotto e vide che il nonno stava leggendouna pila di giornali vecchi. Elisa approfittò della situazione: si chiuse in camera, aprì di

Il libro segreto di Elisa

DV C – Scuola “Raimondi”

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nuovo il libro con la copertina di cuoio e le scritte dorate che brillavano grazie al riflessodella luce, uscì ancora quella polverina dorata ma questa volta la bambina non ebbepaura perché sapeva già cosa sarebbe successo. Ma fece male a credere questo perchéin quel preciso momento la finestra si spalancò, nella sua stanza entrò una piccola vor-tice d'aria che si mischiò con la polverina dorata e questo miscuglio iniziò a girare evolteggiare nell'atmosfera sempre più forte fino a che la piccola Elisa... venne risucchiatanel libro stesso.Elisa venne catapultata in un paesino simile a quello in cui abitavano i suoi nonni e lasua mamma ma tutto sembrava meno vecchio: i muri delle case erano nuovi e sem-bravano appena pitturati. Si guardò intorno e si accorse della presenza di una casamolto strana: non perché fosse spaventosa, brutta o strampalata, ma perché le sembròuguale a quella dove abitavano i suoi nonni, ma era come se il tempo non l'avesse an-cora toccata.Si avvicinò incuriosita e vide una bambina giocare davanti la casa. Elisa ebbe come l'im-pressione di conoscerla già, così si avvicinò e le chiese:- “Come ti chiami?”- “Io? Io mi chiamo Giorgia. E tu?”- “Io Elisa”Elisa ragionò sul fatto che quella bambina si chiamava come la sua mamma.-“Vuoi venire con me in casa a giocare con la mia nuova casa delle bambole”, disse Giorgia.- “Sì. Andiamoci, dai! Mi piacerebbe molto, ho sempre sognato di giocarci!”La stanza di Giorgia era strutturata nello stesso modo della sua stanza da letto, che untempo era stata di sua madre: appesi ai muri c'erano i quadri del pittore Vincent VanGogh, il preferito della nonna di Elisa. Era tutto uguale alla casa dei nonni, c'era anchel'armadio di ciliegio intarsiato, regalato dal nonno alla mamma al ritorno da un viaggioin Cina. Elisa per lo stupore si agitò, si girò e per sbaglio diede una gomitata sul naso diGiorgia.

Elisa si rese conto d'un tratto di ritrovarsi indietro nel tempo, nella casa dei suoi nonnida giovani. - “Scusa, non l'ho fatto apposta!”Dicendo ciò Elisa si mise le mani in tasca ma... nelle tasche si sentì una strana polverinala tirò fuori e guardandosi le mani si sentì, di nuovo, volteggiare in aria sempre più ve-loce fino a vedere scomparire tutto intorno a lei finché non sparì definitivamente, allorachiuse gli occhi e si ritrovò di nuovo nella sua stanza, seduta sopra il letto, con in mano

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il libro aperto e pensò che aveva appena fatto uno strano sogno. Ma noi sappiamo che non era così, vero?Elisa chiuse il libro e si accorse che il campanello stava suonando: era la nonna. Elisacorse e aprì senza dirle niente di ciò che era successo. Ora lo aveva capito: non era unsogno ma realtà, che non doveva essere svelata a nessuno. Dopo cena Elisa pensò a ciò che era successo con il libro. Quella bambina era davverouguale a sua madre. Forse lo era davvero? Pensieri troppo pesanti per una giornatacosì: meglio ripensarci domani.

Capitolo 2Era mattina, Elisa si svegliò di buon umore, vide che era una bellissima giornata e questola mise ancora più di buon umore. Scese le scale per fare colazione e salutò la nonnache era già in cucina.- Devo andare a fare la spesa al mercato, torno subito, tu resta a casa e mi raccomandonon aprire a nessuno!!” le disse la nonna.Elisa fece di corsa colazione e tornò in camera sua decisa a volare ancora una volta nellepagine del magico libro. Entrò in camera sua, tirò fuori da sotto il cuscino il magico libroe una polverina dorata la avvolse, come le altre volte, un vortice la risucchiò nel libroe, come per magia, si ritrovò in una grande stanza, con la sua amica Giorgia, davantialla casa delle bambole. - Dove siamo?- Domandò Elisa. - A Manahattan, nell’ultimo piano delle torri gemelle. Giochiamo con la casa delle bam-bole? Dovevamo farlo la volta scorsa ma poi sei volata via- Disse Giorgia.- Si volentieri!- Rispose Elisa e intanto pensò come mai era finita a Manahattan.Dopo un’ora che erano lì a giocare sentirono un forte rumore, Elisa preoccupata chiesea Giorgia:-Ma che giorno è oggi?, -Oggi è martedì.- Rispose Giorgia. Di nuovo Elisa chiese:- Si, madi che mese e di che anno?- Giorgia rispose:- Oggi è l’11 settembre del 2001.A quel punto Elisa capì cosa era stato quel rumore e disse a Giorgia che dovevano uscireda quel palazzo e presero l’ascensore. Scesero di un piano e uscendo dall’ascensore vi-dero un aereo che si stava avvicinando, così scesero di un altro piano. Ad un certopunto, sentirono un altro boato più forte del primo: un aereo si era appena schiantatosul piano da dove erano appena scese. Era stata una vera fortuna per loro.Elisa e Giorgia impaurite iniziarono a scendere di corsa altri piani ma stavolta con lescale, Elisa aveva il battito del cuore che le martellava nel petto dalla paura e per la folle

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corsa giù per le scale. Le torri avevano iniziato a crollare a pezzi e a sbriciolarsi comeburro fuso.All’ improvviso mentre stavano scendendo, videro un pezzo della scala crollare propriodavanti ai loro piedi. - Come ne usciamo ora?- Domandò Giorgia e, mentre parlava, Elisaadocchiò il corrimano della scala così ebbe un colpo di genio.- Che ne dici di salire sul corrimano e scivolare giù fino alla fine delle scale?Così fecero ma per saltare dal corrimano Elisa fece uscire dalle sue tasche un po’ dellapolverina dorata che cadde a terra riportandola nel mondo reale, così saltando si ritrovòsul suo caldo e soffice letto. Appena si riprese sentì la voce della nonna dire: - Sono tor-nata!Era proprio contenta di essere tornata anche lei da quel tuffo nel passato. Il buon umorecon cui era cominciata quella giornata era completamente svanito dopo quei momentidi terrore, le rimanevano nella testa le voci e le grida disperate di tutte quelle poverepersone che non erano potute sfuggire quel giorno dell’attentato alle torri gemelle eche erano rimaste lì sepolte per sempre sotto le macerie.

Capitolo 3Quel pomeriggio Elisa stava seduta sotto il melo del suo giardino, che aveva curato in-sieme alla nonna, con il magico libro sulle gambe e decise di andare di nuovo nelmondo del libro, dove l’avrebbe portata questa volta?, avrebbe di nuovo incontratoquella bambina che somigliava tanto alla sua mamma? Prese il coraggio a due mani eaprì il libro. La polverina dorata uscì la inondò di nuovo, era così tanta che sembravauna pioggia di granuli d’oro così chiuse gli occhi e si fece trasportare. Un vortice la ri-succhiò in quel mondo parallelo. Quando Elisa riaprì gli occhi, si accorse che stava sumura che si perdevano a vista d’occhio e vide subito Giorgia con la sua inseparabilecasa delle bambole: era bellissima, era tutta rosa con il tetto grande e marrone, al suointerno aveva molte stanze distribuite su tre piani: la camera da letto, il bagno e il sa-lotto, tutte arredate con cura e piene di soprammobili piccoli piccoli, la cucina era moltogrande e con tanti utensili e stoviglie piccole e graziose, decorate e colorate. Elisa si avvicinò a Giorgia e si misero a giocare ma dopo un po’, Elisa, curiosa di saperedove si trovassero, decise di chiedere ad un passante e lui rispose che erano sullaGrande Muraglia Cinese e aggiunse che la sua costruzione cominciò nel III secolo a.C.(circa 215 a.C.) per volere dell'imperatore Qin Shi Huangdi, lo stesso a cui si deve il co-siddetto Esercito di terracotta di Xi'an.Le due bambine decisero di non farsi sfuggire quella grande occasione e di visitare la

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Grande Muraglia. Dopo un po’ che camminavano senza sosta, decisero di fermarsi inun angolo per riposare e si addormentarono. Siccome avevano sentito dire che anchel’esercito di terracotta era molto bello, decisero di andarlo a visitare. Una volta arrivaterimasero di stucco: c’erano tantissimi soldati, erano più di 6.000, disposti in fila con armidi tutti i generi, l’uno diverso dall’altro. C’erano anche diciotto carri da combattimento(di legno) trainati da cavalli in terracotta. Gli uomini di terracotta servivano per proteg-gere la tomba del primo imperatore cinese. A un certo punto Elisa e Giorgia, siccomeerano delle curiosone, cercarono di aprire la tomba dell’imperatore per vedere che cosac’era dentro. Videro una scritta e la lessero ad alta voce. Quella scritta in realtà era unamaledizione, così appena finirono di leggerla, sentirono dei passi rimbombare tra lestanze dell’antica tomba, si girarono e videro che l’esercito di terracotta si stava ani-mando. Avevano il cuore in gola e il loro sangue si era gelato nelle vene. Gli uominiavevano un aspetto minaccioso, le loro lance erano molto appuntite, si stavano avvici-nando. Avrebbero voluto muoversi e scappare ma non ci riuscivano perché erano comepietrificate dalla paura, ormai le avevano accerchiate e le stavano per colpire.....sareb-bero morte sotto il fuoco incrociato di migliaia di soldati, Elisa e Giorgia pensarono cheper loro era finita ma... ad un certo punto, Elisa si svegliò di soprassalto e capì che erastato tutto un sogno. A quel punto Elisa decise che era ora di tornare a casa perché, nonostante la gioia pro-vata nel vedere tutte quelle meraviglie, si rese conto che il tempo era ormai giunto altermine; così si frugò nelle tasche e trovò la polverina magica la lanciò in aria come lavolta scorsa e si ritrovò di nuovo a casa, dove la nonna stava preparando la sua cenapreferita: ravioli al sugo e carne ai ferri. Dopo aver mangiato andò a dormire ripensandoa quella magica e meravigliosa avventura e sognò le incantevoli e misteriose atmosferedella Cina imperiale.

Capitolo 4Quel giorno, in campagna c’era uno di quei violenti acquazzoni estivi e quindi Elisa, sic-come si annoiava un po’, decise di aprire il libro per vivere un’altra fantastica avventura.Allora andò nella sua camera, aprì il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal vorticedi polvere dorata. La mamma di Elisa era una biologa e quindi viaggiava per tutto il mondo, ma presto sa-rebbe tornata a casa dei nonni per prenderla e l’avrebbe portata con lei nel prossimoviaggio in Irlanda, dove doveva studiare una specie di orchidea selvatica presente solo lì.Elisa uscì dal vortice e si ritrovò in una via secondaria di Dromon, un paesino irlandese.

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Pioveva a dirotto anche lì ed Elisa si mise a camminare sotto la pioggia per trovareGiorgia, svoltò l’angolo e vide affacciate sulla strada tante casette in legno bianche, blue gialle tutte con la veranda e il giardino. Elisa fece correre un po’ lo sguardo e vide la sua amica giocare sotto una di queste ve-rande con la casa delle bambole. Allora Elisa andò a ripararsi sotto la veranda con Giorgia e le disse: “Fa molto freddo,vogliamo dare il tè alle bambole?”, “Sì, così si scaldano!” rispose Giorgia.Dopo un po’ che erano lì a giocare, smise di piovere e spuntò un bellissimo arcobalenoche finiva in un punto del bosco molto vicino a loro. Elisa sapeva che una leggenda Ir-landese dice che alla base degli arcobaleni c’è sempre un folletto con una pentola pienad’oro.Allora Elisa e Giorgia si decisero di incamminarsi verso il punto dove finiva l’arcobalenoper vedere di trovare la pentola piena d’oro. Arrivate in quel punto videro un folletto, un vero folletto, vestito di verde e con le orec-chie a punta, con una pentola, incredule aprirono la pentola ma dentro, al posto del-l’oro, trovarono il libro... il loro libro... “Il libro segreto di Elisa”.In quel momento Elisa per accertarsi che era tutto come sempre frugò nelle sue taschee... non trovò la solita polverina dorata che le avrebbe permesso di tornare a casa ap-pena lei lo avesse voluto. Infatti, mentre lei era stata risucchiata nel libro, era successoche il cane della vicina era entrato nella camera di Elisa e aveva fatto cadere il libro disotto facendolo rompere. Allora Elisa esclamò: -Ma quello è il mio libro! come l’hai avuto tu?-E il folletto rispose: - L’ho avuto perché è caduto dalla cintura del Troll che mi ha rubatol’oro della pentola-, -Me lo devi ridare, è la mia unica speranza di tornare a casa! – disseElisa.-Se lo vuoi devi riportandomi l’oro che mi ha rubato il Troll. Lui abita nella grotta a Norddel bosco ed è mooolto cattivo!-Giorgia e Elisa decisero di andare dal Troll e di recuperare l’oro. Così si avviarono versola grotta a nord. Si deve sapere che i Troll sono creature che pur essendo molto forti e grandi sono al-trettanto stupide.Immortali e invincibili durante la notte, si trasformano in pietra se sorpresi dalla lucedel sole.In quel momento Giorgia si ricordò che quel giorno era prevista un’eclisse totale di sole,allora si misero in camino per trovarsi fuori dalla grotta del Troll proprio nel momento

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di massima oscurità. Quando furono davanti alla grotta il sole comincio ad oscurarsi.Quando fu buio si misero ad urlare: “Ehi, brutto Troll. Vieni fuori, fifone!!!”E così il Troll pensando che era notte si lanciò fuori dalla grotta per dare una lezionealle bambine ma, proprio in quel momento il sole ricominciava ad uscire dal cono d’om-bra e a tornare a splendere nel cielo, cosi il Troll sorpreso dalla luce del sole rimase pie-trificato. Le bambine presero l’oro dalla pentola che era custodito in fondo alla grottae lo restituirono al folletto e così recuperarono il libro.Appena furono sole Elisa si rese conto che l’unico modo per tornare a casa era di aprireil libro e sperare che quest’ultimo l’avesse riportata a casa dei nonni, nel giorno precisoin cui aveva deciso di vivere quell’avventura, mentre pensava tutte queste cose si reseconto che quella era anche ultima volta che vedeva la sua piccola amica perché libroche aveva usato fino a quel momento e che le aveva fatto vivere tutte quelle fantasticheavventure, evidentemente si era rotto. Elisa senza parlare salutò con un grande abbrac-cio Giorgia e incrociate le dita apri il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal solitovortice di polvere dorata e si ritrovò ... nella casa della nonna, proprio nel momento incui sentì la voce della nonna annunciare: “Vieni Elisa, scendi, c’è una visita per te!!!”Questo era stato il suo ultimo viaggio ed era stata l’ultima volta che incontrava Giorgia,la sua amica e compagna di tante avventure. Elisa scese le scale ancora con le lacrimeagli occhi, quando nel salotto sentì la voce della sua mamma: -Ciao piccola mia lamamma è tornata! Prepara le valigie che partiamo insieme per un viaggio entusia-smante, ti porto in Irlanda. Ma prima voglio darti una cosa, guarda cosa ti ho portatoper regalo .... una casa delle bambole, era il mio gioco preferito quando ero piccola. -Elisa era entusiasta, non capiva se stava sognando o se era tutto vero. -Prima di andareti va di giocare con me?- Chiese Elisa e la mamma rispose: -Va bene.--Ti voglio bene mamma- disse Elisa, -Anch’io piccola mia-, rispose la mamma.

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n una famiglia stanno facendo colazione. La mamma versa il latte ai suoidue figli Leo e Sofia. Il bambino sbuffa e allontana la tazza.-Perché non mangi?- chiede la mamma -Di solito ti abbuffi come un ma-iale!-E la sorella aggiunge: -Sì, un maiale con due stomaci!-

-Stai zitta gallina!- dice Leo.Sofia gli risponde con un grugnito.-Piantatela- dice la mamma –Leo, che problema hai?--Beh, sono un po’ preoccupato per il primo giorno di scuola.--Ma dai, Leo- dice la mamma –sei sempre stato bravo a scuola, ti ricordi? La maestradelle elementari ti chiamava sempre “Due Cervelli”!--Sì- interviene Sofia –oltre ad avere due stomaci!--Zitta coccodé!--Mamma, secondo me Leo è preoccupato che i bulli lo schiavizzino!--Non è vero!- esclama Leo.La mamma però intuisce che probabilmente è quello il motivo della preoccupazionedel figlio e dice:-Quando torni a casa raccontami tutto e, se ti avranno fatto qualcosa, prenderemo prov-vedimenti. Dai, si è fatto tardi! È ora di andare a scuola. Vi accompagno in macchina.

La macchina si ferma nel cortile della scuola dove ci sono tutti i novellini delle primeaccompagnati dai genitori e, poco più in là, seduti su un muretto, i ragazzi di terza.Sofia vede la sua amica: -Guarda, c’ è Eleonora! Io scendo! Ciao mamma, ciao sgorbio!-Sofia corre incontro ad Eleonora mentre Leo resta in macchina e non sembra intenzio-nato a scendere.-Forza Leo, scendi!- dice la mamma –Guarda, c’ è Paolo che ti aspetta. Pensa che fortunaessere capitati in classe con il proprio migliore amico. Vedrai che vi darete coraggio avicenda.-Leo scende e sta per incamminarsi quando la madre, indicandosi la guancia, gli dice:-Leo, non ti sei scordato qualcosa?-

Sbullo-nati: bulli non si nasce

IV A – Scuola “D’Antona-Biagi”

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Il ragazzino diventa rosso, si guarda intorno e vede alcuni ragazzi di terza che sghignaz-zano e lo indicano, poi sottovoce, rivolto alla madre:-Ti prego mamma, non è il momento adatto per queste smancerie.-La mamma sorride: -Vai, vai, buona giornata.-Leo viene subito raggiunto dal suo amico Paolo che gli dà il cinque: -Ehi campione, seipronto per la battaglia? Dobbiamo essere forti, oggi è il grande giorno!--Non me ne parlare!- risponde Leo –Stanotte è stata dura, non ho dormito, mi giravoin continuazione nel letto.--Ma no, devi stare tranquillo. Io lo sono perché ci sei tu.-

Nel frattempo, seduti su un muretto del cortile, i ragazzi di terza media parlano deinuovi arrivi...-Avete visto quei mocciosi?- dice Bruno –Sono arrivati con la macchina fino al cortile!--Non si allontanano senza il bacetto della mammina!- aggiunge Cesare sorridendo.Giorgio si sfrega le mani: -Sono davvero insignificanti, ci sarà da divertirsi con tutta que-sta carne fresca!--Sììì... Carne fresca!- dice Walter imitando un vampiro.Claudio, un altro bullo, pensa invece al cibo:-Chissà quante merende da sgraffignare!Oggi a ricreazione andremo a cullare quei poppanti!-Giorgio si porta il pollice alla bocca e lo ciuccia per prendere in giro i ragazzini di primamedia.-Allora- dice Bruno –Come da tradizione io e Claudio ci occuperemo della sezione D evoi altri della sezione A, ok?-Proprio in quel momento lo squillo della campanella preannuncia l’ingresso a scuola.-Bene, siamo d’accordo!- continua Bruno –Sferreremo l’attacco a ricreazione!--Sempre che non vengano le mamme a cambiargli il pannolino!- esclama Cesare.Tutti scoppiano a ridere.

Trepidanti i bulli hanno atteso l’ora della ricreazione e, una volta arrivata, non ci mettonomolto ad intrufolarsi nella classe dei nuovi arrivati. Bruno e Claudio sono già in Prima Dpronti a sferrare l’attacco.-Buongiorno a tutti, cari ragazzi- dice Bruno ironicamente –Siamo venuti a fare la spesa!--Cosa c’è di buono oggi nei vostri bei zainetti colorati?- dice Claudio.-Abbiamo saputo- continua Bruno –che oggi i poppanti di prima fanno una svendita.-Claudio si avvicina ad un bambino impaurito e, con fare falsamente gentile, posandogli

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una mano sulla spalla gli chiede: -Caro il mio poppante, cosa svendi oggi?-Il ragazzino tremolando dice: -Tieni le mie pizzette… Ora posso andare in bagno?--Perché?- scherza Claudio –La tua mammina si è scordata di metterti il pannolino? Vaipure, pisciasotto!-Mentre Claudio si diverte a terrorizzare i nuovi arrivati, Bruno nota una ragazzina chegli piace molto. È Sofia. Lui si avvicina senza più quell’aria spavalda e le dice:-Ciao, io sono Bruno, ho appena preso delle pizzette dal mio supermercato di fiducia.Ne vuoi una?-Sofia, senza neppure guardarlo in faccia, solleva una mano e la mette davanti al voltodi Bruno dicendo: -Tre... due... uno... Evapora!-Bruno rimane stupito ma anche colpito dal carattere di quella ragazzina così diversa datutte le altre e non riesce a dire una parola. Ci pensa Eleonora a parlare e, intrometten-dosi tra loro: -Ehi, che vuole questo spilungone? Già dal primo giorno hai fatto colpo?-dice facendo l’occhiolino a Sofia.Un ragazzino della prima sorride e si permette di dire: -Ehi, al bullo piace Sofia!-Bruno, nel giro di pochi istanti, lo chiude nell’armadio.-Andiamo, Claudio- dice poi –Uno di questi giorni strappo la pelle di qualche poppantee ci faccio una borsetta alla moda per la bella Sofia.- Poi rivolto a lei: -Così scopriraianche il lato buono di me.-Nel frattempo in 1°A Leo e Paolo sono alle prese con i bulli Cesare e Giorgio...-Le nostre merende sono in pericolo!- dice Leo indicando un compagno di classe presodi mira dai bulli. –Meglio passare inosservati, non facciamoci notare. Nascondiamoci lemerende in tasca e andiamo in bagno. Mangeremo lì.--Ma è disgustoso mangiare in bagno!- si lamenta Paolo –Anziché sentire il profumodelle merende si sente una puzza tremenda!--Però non abbiamo molta scelta.-I due amici approfittano della distrazione dei bulli, impegnati a rubare le merende deglialtri, per svignarsela in bagno.-C’è mancato poco ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo salvato le nostre merende!- gioi-scono i due.Appena varcano la soglia del bagno, però, si schiantano contro un muro di carne edossa. E’ Walter: il bullo addetto ai bagni.-Ehi, dovete pagare per entrare. Non lo sapete?--Ma noi non abbiamo soldi!- cerca di spiegare Leo.-Potete pagarmi con le vostre merende!-

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-Ma noi non abbiamo le merende!- dice Paolo -Ce le hanno prese gli altri ragazzi diTerza!--Ah, ma davvero!?- esclama Walter –Allora non avrete problemi se chiamo Cesare eGiorgio per verificare.-Leo e Paolo capiscono di essere nei guai e cercano di scappare.-Ehi, quanta fretta. Dove credete di andare? Cesareee... Giorgiooo... Venite qui, AllarmeRosso!-Di lì a poco arrivano anche gli altri due bulli e vedono il loro amico Walter che tiene inuna mano un marmocchio e nell’altra un poppante.-Chi sono questi bambocci?- chiede Cesare.Walter fa le presentazioni: -Allora, alla mia destra c’è Ciccio Puzzo e alla mia sinistra c’èPuzzo Ciccio.-Molto piacere!- dicono i bulli ridendo.-Non vogliono pagare la tassa del bagno!- dice Walter.-Ahi, ahi, ahi!- esclama Claudio –Allora c’è un altro modo per pagare. Vi picchiamo oggie..., domani ci portate il doppio delle vostre merende.-Istintivamente Paolo si porta una mano alla tasca producendo il classico rumore chefanno le confezioni delle merendine.-Ma che strano rumorino proviene dalla tua tasca- dice Cesare.-È il pacchetto dei fazzoletti!- mente Paolo.-Allora non ti dispiacerà se controllo. Vorrei tanto soffiarmi il naso...- Cesare fruga nella tasca e scopre che in realtà si tratta della merenda.-Ehi, questi mocciosi volevano fregarci!--Vi soffiate il naso con le merende?- domanda Cesare.Walter vorrebbe passare alle maniere forti: -Potremmo usare questi poppanti comespazzoloni per il water!--Ehi scusate...- dice Paolo impaurito –adesso abbiamo pagato, lasciateci andare.--Eh già...- dice Cesare –Adesso avete pagato e perciò potete usare il bagno.-I bulli li prendono e, con varie spinte, li costringono ad entrare nel bagno. E li chiudonodentro.

Passano i mesi... E la situazione a scuola non cambia... A casa di Leo e Sofia, i bambiniattendono il rientro del papà per cenare.-Le avete lavate le mani?- chiede loro la madre.-Mamma?- dice Sofia –Lo sai che oggi ho preso 8 in grammatica?-

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-Brava Sofia! E cosa ti ha chiesto?--Un po’ di tutto, ma per me è stato facile!- risponde lei vantandosi.Intanto Leo, al contrario della sorella, è molto silenzioso e allora la madre gli domanda:-E tu Leo? Hai preso qualcosa?-Sofia si intromette e, ridendo e facendo il gesto delle botte, dice: -Lo so io cos’ha presooggi!-La mamma guarda il figlio allarmata e sta per domandargli spiegazioni quando si senteil rumore della chiave che gira nella serratura.-È papà, è arrivato!- urla Sofia correndo verso la porta.Anche la mamma si alza per andare incontro al marito. Leo invece resta al suo posto e,in silenzio, pensa alle conseguenze che avrebbe portato la sua confessione. E’ indecisose mantenere il segreto o meno.-Allora...- pensa -se lo dico ai miei loro lo dicono all’insegnante, l’insegnante lo dice alpreside, il preside lo dice ai genitori dei bulli, i genitori li sgridano e i bulli si sfogano sudi me. Mi conviene parlare? Forse no. Ma se non parlo quanto ancora andrà avanti que-sta storia? Si stancheranno prima o poi? O le cose andranno sempre peggio?-Il padre entra in cucina e desta Leo dai suoi pensieri: -Ehi, cucciolo! Come mai non seicorso incontro a salutarmi come ha fatto tua sorella?--Papà, non ho più cinque anni! Ancora con questa storia di chiamarmi “cucciolo”! Ormaivado alle medie!--A proposito- chiede il papà –Come va la scuola?--Tutto bene- dice Leo non troppo convinto.Nel frattempo arriva la mamma: -Devo dirvi una cosa. Domani sarò fuori per lavoro eperciò andrete a mangiare dalla nonna.--Io sono stata invitata da Eleonora!- dice Sofia.-Ehi mamma!- dice Leo –Visto che Sofia va dall’amica, io posso invitare Paolo?--Certamente. Non credo che alla nonna dispiacerà. Ora però mangiamo che è pronto!-

Il giorno dopo, nel pomeriggio, Leo e Paolo sono a casa di Nonna Rosa e discutono diquei mesi tremendi trascorsi a scuola...-Mamma mia, questi mesi sono stati infernali!- si lamenta Leo –Non mangio una me-renda da dieci settimane! Sarò dimagrito di almeno tre chili!--Beh, male non ti fa- scherza Paolo –E comunque io sono stufo di fare la pipì nei cespu-gli quando esco da scuola!--Se continua così mi fingo malato e resto a casa per tutto l’anno.-

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-Bravo, così ti bocciano!--Vabbè, così ripeto l’anno senza Cesarone Gandolfi!-Nonna Rosa, che ha ascoltato involontariamente la discussione, interviene: -Cesare Gan-dolfi? Ah, che bravo ragazzo! Proprio un tesoro!-Leo e Paolo restano di stucco e a bocca aperta.-Nonna, ma sei impazzita! Prendi troppe medicine! Cesarone Gandolfi è un bullo chepiù bullo non si può!--E’ davvero tanto bravo invece. –continua la nonna –Mi aiuta con la spesa, a ripulire ilgiardino dalle erbacce, porta a spasso il mio cane… Con la famiglia che si ritrova è fintroppo buono!-Paolo, che non crede alle sue orecchie, dice sottovoce a Leo: -Ehi, è il caso di portaretua nonna al Pronto Soccorso per una visita medica urgente!-Leo invece vuole vederci chiaro. –In che senso “con la famiglia che si ritrova”? Lo trat-tano male?--Eccome!- dice Nonna Rosa con aria afflitta –Quel poveraccio ne deve sopportare dicose. Voi non sapete quante volte ho sentito litigare i suoi genitori e qualche volta Ce-sare è venuto a sfogarsi qui da me e a rifugiarsi dalle ire di quei pazzi. Sapete… I suoigenitori si stanno per separare e per questo Cesare è molto triste. L’ho visto spessopiangere.-Paolo, sempre più incredulo, dice sottovoce a Leo: -Ehi, tua nonna prende le medicinecol vino!-Leo esclama: -Ma come! Cesare che piange? Il verbo piangere è la cosa più lontana daCesarone Gandolfi detto Il Trita-ossa!-La nonna cerca di spiegare il suo punto di vista: -Se voi vi trovaste nella sua stessa si-tuazione come credete che vi comportereste? Lui è così confuso e triste che, probabil-mente, l’unico modo che conosce per sfogarsi è quello che apprende dai genitori. Lorolo trattano male e lui lo fa con gli altri. Ma vi assicuro che è proprio un bravo ragazzo.-

Leo e Paolo, stupiti e sconvolti da quelle rivelazioni, una volta nella loro stanza inizianoa discuterne...-Ma hai sentito cos’ha detto mia nonna?--Sì, questo è un giorno importante per le nostre merende. Ti rendi conto che potremoricattarlo con tutte queste cose che abbiamo scoperto? Tua nonna è un’eroina nazio-nale! Dovrebbero farle una statua!--No, Paolo! Non è questa la cosa giusta da fare. Ma ti rendi conto di come si può star

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male in una casa dove i tuoi genitori litigano sempre? Tu cosa faresti? Pensa che tu tilamenti di un bullo che ti tormenta per quindici minuti durante la ricreazione e, invece,lui i bulli ce li ha a casa! Lo costringono ad uscire di nascosto per sfogarsi con mia nonna,è terribile!-

In quel momento suona il campanello. La nonna va ad aprire la porta. E’ Cesare in la-crime. Leo e Paolo origliano dalla porta socchiusa della loro stanza.-Povero caro- esclama Nonna Rosa –Che succede? I tuoi genitori hanno litigato un’altravolta?--Altrochè se hanno litigato! Oggi se le sono date di santa ragione! E mia madre ha per-sino lanciato le ciabatte a mio padre e lui, per vendicarsi, ha distrutto i suoi ricordi piùcari!--Mi dispiace Cesare. Posso aiutarti in qualche modo?--Potresti ospitarmi a casa tua visto che la mia sta andando in pezzi!--Qui sei sempre il ben venuto, lo sai- dice Nonna Rosa –Ma i tuoi genitori potrebberoavere qualcosa in contrario.--Ma se non si accorgono neanche della mia presenza! Pensano solo a litigare!--Io qualche volta ho tentato di parlare con i tuoi genitori ma mi hanno fatto capire chenon mi sarei dovuta impicciare… Ma non c’è qualcuno, che so, un parente, un amicocon cui puoi confidarti? Potrebbe farti sentire meglio-Cesare, imbarazzato risponde a mezze parole: -Beh... diciamo... che... non ho un amicocosì speciale con cui condividere cose così.--Ma possibile che non conosci amici che ti possano quantomeno ascoltare?- chiedepreoccupata la nonna.-Beh, ci sono Walter... Claudio... Ma non credo che loro possano capire...-

Nel frattempo Leo e Paolo, da dietro la porta, commentano sottovoce tutta quella di-scussione...-Ma siamo proprio sicuri che quello in salotto sia Cesare e non un clone?- esclama Paolo.-Accidenti, non pensavo ci si potesse trovare in situazioni del genere. Non avrei maipensato che dal suo cuore di ghiaccio potessero uscire sentimenti simili.- dice Leo sba-lordito.-Ma perché deve sfogarsi su di noi? Che cosa c’entriamo?--Paolo, tu non capisci! Cesare ha bisogno di sfogarsi. Forse sbaglia il modo. Sarebbetutto migliore se provasse a parlare con qualcuno.-

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-Ma se non ha amici come diavolo fa?--Potremo provare noi ad essere suoi amici!--Leo, ma sei impazzito? Se gli gira male con noi ci gioca a freccette!--Dobbiamo correre il rischio. Tocca a noi fare il primo passo.-

-Se solo avessi un amico con cui parlarne!- esclama Cesare dal salotto.A quelle parole Leo decide di intervenire e Paolo lo segue.-Tu ne potresti avere tanti di amici. Tutti quelli che vuoi!-Cesare rimane di stucco non aspettandosi quell’entrata in scena: -Ma voi che ci fatequi???--Siamo qui perché siamo venuti a trovare mia nonna.-Cesare guarda stupito Nonna Rosa che annuisce.Leo continua a parlare: -Se solo ti comportassi in modo diverso, senza spaventare tutti,avresti un mare di amici. Anzi, un intero oceano!--Basta che in questo oceano tu non sia il pescecane- aggiunge Paolo. –Se ti mangi tuttii pesci poi con chi parli?-Cesare sorride amaramente: -Non andrete a raccontare a scuola che mi avete visto pian-gere?--No, non racconteremo niente!- dice Paolo –Anche perché figurati se ci crederebbero!--E poi comunque non c’è niente di male nel piangere- aggiunge Leo.A quel punto interviene Nonna Rosa: -Cesare, fidati di mio nipote. E’ un bravo ragazzoe i suoi sono consigli da amico.--Amico?- dice Cesare con un filo di voce –Proprio quello di cui avevo bisogno.-

Nello stesso pomeriggio Sofia è a casa della sua amica Eleonora. Hanno appena finitodi fare merenda e stanno leggendo i rispettivi diari. Eleonora viene attirata da una pa-gina in cui si parla di Bruno e dice: -Che ci fa questo cuoricino accanto al nome diBruno?-Sofia imbarazzata taglia corto: -Beh... ero soprappensiero... -Eleonora sorride: -Non è che... --Non ci pensare neanche!- la zittisce Sofia.-Vabbè- scherza l’amica –Ne parleremo alla prossima puntata!-In quel momento Fluffy, nel cortile, comincia ad abbaiare.-Che gli prende al mio cane?- dice Eleonora prima di andare a controllare. Appena aprela porta che dà sul cortile scopre che c’è Bruno che le sta spiando.

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-E tu che ci fai qui?!-Bruno, impacciatissimo, non sa cosa inventarsi: -No, è che... devo fare una ricerca suicani e... ho visto questo bell’esemplare di Golden e... --Guarda che questo è un Labrador!- dice Eleonora.Nel frattempo Sofia, non vedendo ritornare l’amica, la raggiunge alla porta: -Come maici metti così tanto? Che gli è preso a Fluffy?-Poi vede Bruno, si sorprende e, rivolgendosi ad Eleonora esclama: -Ora capisco perchéFluffy abbaiava! Era stato spaventato dall’Orso “Bruno”!-Bruno sempre più imbarazzato cerca nuovamente di giustificarsi: -Veramente io adoroi cani… Ero qui per una ricerca...--Eh già- lo interrompe Eleonora –Dice che deve fare una ricerca sui cani ma non sa di-stinguere un Golden da un Labrador!--Ma il tuo cane non è un Maremmano?- dice Sofia.Bruno sorride: -Mi sa che la ricerca dobbiamo farla insieme.--Bene!- esclama Eleonora –Visto che io i cani li conosco bene, vi lascio da soli a fare laricerca nel mio cortile.- Eleonora rientra a casa dopo aver fatto l’occhiolino a Sofia chearrossisce.Bruno, emozionantissimo, balbetta un po’: -Beh... allora... mah... --Quanto vorrei avere una videocamera in questo momento!- dice Sofia sorridendo –Bruno che si imbarazza è da immortalare! Ma come, a scuola sei un duro, ti comportisempre come un gorilla!--Beh, a scuola ho una reputazione da difendere, pupa... - dice Bruno con aria da bul-letto.-Ah, ecco che ritorna fuori il tuo lato “gorilloso”!- dice lei innervosita da quell’atteggia-mento.-Beh, a scuola tutti mi rispettano e poi posso avere tutte le merende che voglio!--Quello non è rispetto. E’ paura. Li terrorizzi tutti i santi giorni!--Ma ci sono tante ragazze a cui piaccio!- si pavoneggia Bruno.-E allora perché non stai con loro anziché perdere tempo con la ricerca sui cani qui nelcortile di Eleonora?--Dovresti essere contenta che perdo tempo con te... --Ti preferisco quando sei impacciato!- dice lei delusa. –Mi hai stufato! Ciao Orso!-Sofia sta per rientrare a casa lasciandolo da solo con Fluffy quando Bruno decide chenon è più il caso di nascondere i suoi sentimenti: -Aspetta Sofia! Ma non ti piaccio nem-meno un po’?-

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-Quando hai questa aria da bullo mi infastidisci e basta!- urla Sofia prima di sbatterglila porta in faccia.

Bruno, rimasto da solo, riflette su se stesso: -Ecco perché non piaccio a Sofia! Tutta colpadel mio caratteraccio. Forse dovrei cambiare per far colpo su di lei. Ma cosa penserannodi me a scuola? Che sono un pappamolle? Vabbè, non m’importa di ciò che penserannogli altri. Cambierò se questo servirà per piacere a Sofia!-Bruno, presa questa decisione, vuole subito comunicarla a Sofia. Fa un profondo respiroe bussa alla porta.-Ehi, Bruno non riesce a fare la ricerca da solo!- dice Eleonora sorridendo.-Ah ah ah... Spiritosa!- dice Sofia andando ad aprire la porta. –Che vuoi ancora da me?-dice a Bruno con aria di sfida.-Sofia, ho deciso di cambiare!- dice lui con aria solenne. –Da domani metterò la miaforza al servizio degli altri e a scuola regnerà la pace e la quiete. Ti prometto che saròuna persona migliore: difenderò i deboli... --Ehi Bruno, mica devi diventare un supereroe! Chi sei Batman? Spider-man? Devi esseresemplicemente una persona che ha rispetto per gli altri. Io so che puoi essere gentilese lo vuoi. A me basta questo. Mi basta vedere che il rispetto te lo conquisti con labuona volontà e non con le botte e le minacce!--Domani a scuola troverai un altro Bruno!- dice lui con aria decisa –E sono certo chenon lo riconoscerai!-Sofia sorride contenta e sicura che Bruno saprà cambiare.-Adesso puoi andare, non serve che resti qui nel cortile- dice Sofia facendogli l’occhio-lino –La tua “ricerca” è finita.-

Il giorno dopo a scuola tutti sono meravigliati del cambiamento improvviso di Cesaree Bruno. I primi a sorprendersi sono Claudio, Walter e Giorgio…-Ma avete visto come si comportano Bruno e Cesare? I nostri pilastri sono crollati!-esclama preoccupato Walter.-Sono diventati dei pappamolle!- aggiunge Claudio.-Però la cosa incredibile è che i mocciosi di prima media li rispettano ancora di più!-dice Giorgio con stupore.-Guarda Cesare come si diverte con Ciccio Puzzo e Puzzo Ciccio!--E non parliamo di Bruno! Lui è proprio andato! Guardate come l’ha ridotto Sofia! È pre-muroso... generoso... affettuoso... insomma... “sdolcinoso”!-

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-Però vedete? Riesce ad ottenere più lui con i suoi modi affettuosi che noi con la pre-potenza!- dice Giorgio con aria pensierosa.-Ehi! Non starai diventando anche tu un cocco dei poppanti!- dice Walter sempre piùpreoccupato. -Cesare e Bruno già non ci rivolgono quasi più la parola e, cosa ancor piùgrave, i poppanti non hanno più paura di noi con i nostri ex-capi dalla loro parte!-Giorgio comincia a rendersi conto che Cesare e Bruno forse hanno fatto la scelta giusta:-Ma guardate quanti amici hanno adesso! Ed è bastato loro così poco! Qui non si trattadi essere o meno “il cocco dei poppanti”, come dite voi. Secondo me siete solo gelosi.Invidiosi dei tanti amici che in un solo giorno hanno saputo conquistarsi!--Ma cosa dici! Noi gelosi? Ma che idee ti frullano nel cervello!- protestano Walter e Clau-dio.-Vabbè, voi fate come volete. Io vado da loro. Se vorrete venire sono certo che ci saràposto anche per voi.-Detto questo Giorgio si avvicina al gruppo dei ragazzi e comincia a chiacchierare conCesare, Bruno e tutti gli altri. Da lontano Walter e Claudio osservano la scena e commentano:-Guarda come si divertono!--E noi invece siamo rimasti soli!--E senza merendine! Saremo costretti a metterci a dieta!--Beh... - dice Claudio accarezzandosi il pancione –male non ci farà!--Forse non ci farà male neppure avere degli amici.--Beh, allora non ci resta che alzare bandiera bianca ed unirci a loro.--Ok, andiamo. Ma... aspetta un attimo... Ho come l’impressione che ci stia sfuggendoqualcosa... -

Proprio in quel momento, dal ripostiglio delle scope, proviene un urlo assordante e di-sperato: -Fatemi uscireeeee!!!--Ah, ora ricordo!- dice Walter portandosi una mano alla fronte –Dobbiamo liberare lanostra ultima vittima!-

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Capitolo 1

rancesco e Irene sono dei bambini disubbidienti: Irene ha 10 anni e Fran-cesco 13.Un giorno la loro famiglia decide di andare al Planetario, dove, avevano sa-puto, sarebbe stata esposta una macchina, la nuova macchina del tempo!!Per loro era “nuova”, perché erano abituati alle macchine del tempo.

Il loro bisnonno era un inventore e ne aveva costruita una un po’ rudimentale ma fun-zionante.La conservavano nel ripostiglio, vicino la soffitta di casa loro.Quel giorno arrivarono al Planetario, entrarono e andarono a vedere un video che par-lava dello spazio. Improvvisamente Federico si girò e vide qualcosa che brillava: sem-brava che il sole si riflettesse su un vetro.Corse verso Irene ed entrarono in una specie di gabbia. Non immaginavano certo chequella era la macchina del tempo perché quella che erano abituati a vedere, quella delnonno, era completamente diversa!Per sbaglio la bambina toccò un pulsante ed entrarono in una specie di giostra cheGIRAVA E GIRAVA... Quando la giostra si fermò si guardarono intorno e videro una radura:era molto strana. Il bambino non aveva mai visto una cosa del genere. Più tardi trovò un negozio di scarpe frequentato da dinosauri. Ad un tratto un dino-sauro, uscito dal negozio con pacchi e pacchetti, lo raggiunse e gli chiese dove stava ilnegozio di profumi. Federico gli rispose che non conosceva quella zona perché veniva da un altro mondo.In realtà gli spiegò che non sapeva più dove si trovava.Il dinosauro, impietosito, lo aiutò a ritrovare la macchina del tempo e lungo la stradaFederico rubò un souvenir, un fossile di dinosauro. I due bambini entrarono nella mac-china del tempo che li riportò a casa. Nessuno voleva credere alla loro storia ma Fede-rico ed Irene sapevano che era tutto vero. E il souvenir che stava sul comodino ne erala prova evidente.

FV F – Scuola “Alonzi”

U n v i a g g i o n e l t e m p o

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Capitolo 2Le avventure di Francesco e Irene continuano.Ogni pomeriggio i due fratellini andavano nel loro nascondiglio segreto per giocare.In quel nascondiglio, il ripostiglio attiguo alla soffitta, c’era la macchina del tempo delloro bisnonno:era stata costruita tanto tempo fa e i due ragazzi la conoscevano moltobene, ma non avevano mai avuto il coraggio di usarla. Chissà se funzionava come quelladel Planetario!?Spinsero un pulsante e si ritrovarono nel dipinto posto sulla parete del loro nascondiglio.La macchina del tempo girò e girò tante volte su se stessa e si fermò in una piccolagrotta sulle pendici di un vecchio vulcano.Lì dentro trovarono un cucciolo di T-rex. Lo presero e lo portarono nella grotta dove ingenere vivevano i T-rex.Ma all’improvviso arrivò la madre del cucciolo, che si arrabbiò molto!!! Che paura!!!Incominciò ad inseguire Francesco e Irene.Per fortuna i due ragazzi ritrovarono la grotta dove c’era la macchina del tempo! Mentreil tirannosauro stava per avvicinarsi minacciosamente, la macchina del tempo partì e liproiettò nel medioevo.Finirono in un castello dove un re stava infliggendo la pena ad un cavaliere.Dopo aver assistito a tutto il processo Francesco e Iene si nascosero ancora di più (inrealtà avrebbero voluto farsi piccoli piccoli!).Nonostante ciò la spia del re li individuò , e mentre una guardia li stava portando daSua Maestà, Federico diede una manata ad un’ armatura, che cadde addosso alla spia.Federico e Irene, finalmente liberi, scapparono e si buttarono in un laghetto, trovaronola macchina del tempo e andarono nello spazio, su Nettuno. BRR,che freddo!!!Sembravano degli astronauti e non riuscivano a capire come avrebbero fatto a respi-rare! Ma... riflessioni a parte... c’era un mostro che li guardava. Uno strano essere, il capo degli alieni disse : -Alieni,all’attacco !! Tutti gli alieni cominciarono ad inseguire i nostri eroi che, furbi , si infilarono nel crateredel vulcano dove c’era la macchina del tempo e dove era iniziata la loro avventura. Par-tirono proprio quando Irene stava per venire attaccata.Finalmente si ritrovarono a casa loro. La madre stava cucinando la colazione . Stavanoa letto con il libro delle avventure e dei fenomeni in mano. Fortunatamente era soltantoun sogno !!

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Capitolo 3Oggi i nostri eroi devono fare un esperimento con il Dottor Etman, per mettere a puntola macchina del tempo. Evidentemente sono stati piacevolmente colpiti dalle avventureprecedenti! Questa volta il loro amore per l’arte li condurrà verso il XV secolo, all’epoca del grandeLeonardo da Vinci. Se vogliamo essere precisi, volevano capitare nel momento in cui ilgenio fiorentino dipingeva la Gioconda. Ecco... il Dottore sta mettendo a punto la macchina... tu tu tu tu tu.-Tutto è pronto, arriva il grande momento!- urlò il Dottore. Federico si ritrovò, per magia, nella stessa stanza con Leonardo da Vinci davanti al ca-valletto. Il pittore stava dipingendo. Indossava un cappello ,dei vestiti medievali e unaspecie di stivaletti, senza calzini. Leonardo gli ordinò di prendergli altro colore, per lasua Gioconda. Il ragazzo si accorse che Leonardo lo aveva scambiato per il suo aiutante. Vide anche la Gioconda: era molto più piccola di come se la immaginava. Federico scese a preparare il colore che il genio gli aveva chiesto ma vide dei malfattoriche lo osservavano così pensò di risalire da Leonardo. Vide il Maestro un po’ stanco ma, mentre gli dava i colori, i malfattori salirono nello stu-dio, che si trovava al primo piano di un palazzetto medievale, e presero la Gioconda,ildipinto, non la modella. Federico cercò di recuperarla e la prese finalmente, correndo all’impazzata. Finalmenteapparve il portale. Il ragazzo lasciò ai malfattori la Gioconda, la modella stavolta, risalendoper consegnare a Leonardo il dipinto recuperato. Tornato nel laboratorio, entrò e disseal Dottor Etman che l’esperimento era riuscito. In quel momento si accorse che Irenenon aveva partecipato alla sua avventura: era rimasta con il Dottor Etman e l’aveva aiu-tato con il computer (a volte il Dottore è un po’ imbranato con le nuove tecnologie).

Capitolo 4Un giorno Federico stava giocando a calcio con i suoi compagni di scuola. Sapete... . Avolte Federico è un bambino normale e non sempre va a spasso nel tempo!!!Ma... Indovinate un po’????!!!Una macchina del tempo, sì avete sentito bene, una macchina del tempo con all’internodei robot catturò Federico e i suoi compagni con la sua luce accecante. Li catturò e liportò nel 4500.I robot persero di vista i ragazzi che scapparono e si ritrovarono in una stanza pienadi altri robot che si stavano preparando per entrare in campo.

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Gli uomini- macchina interrogarono i ragazzi sulla loro identità e loro si finsero cal-ciatori famosi,anche se non lo erano. I robot caddero nella trappola e gli diedero le divise con l’attrezzatura. Entrarono incampo. Gli spettatori erano tutti robot e il campo non era un vero e proprio campo dacalcio. Allora Federico disse: -In che squadra siamo?Un robot gli rispose :-Giochiamo con i Ro-bottaris .-OK! Il campo era di metallo, pieno di lucette .Ad un certo punto nell’aria si udì il fischietto dell’arbitro e la partita cominciò. Le porteerano piccole in confronto ai robot ed era tutto super tecnologico. Federico partì sulla fascia e stava per tirare ma il difensore gli prese la palla in un modoincredibile per gli umani. Be’, in fondo erano dei robot!La squadra avversaria ripartì all’attacco, tirò ma il portiere la bloccò senza problemi. Alla fine la partita finì 2-0 per la squadra dei Robottaris. I giocatori tornarono negli spogliatoi e i robot erano molto contenti per questa vittoria.La squadra di Federico fu trasportata nella loro solita vita , a casa loro dove c’erano iloro genitori ad aspettarli preoccupati. I bambini spiegarono ai genitori che si eranopersi la palla nel bosco e che, per cercarla, avevano perso la strada. Irene scrutò Federicoe gli disse sottovoce: - Questa volta te la sei cavata senza di me!!! Com’ è stato il viag-gio?Ma i bambini ogni giorno tornavano al campetto sperando di essere riportati nel futuro.

Capitolo 5Un giorno Federico ed Irene tornarono nel ripostiglio e salirono di nuovo nella mac-china del tempo del bisnonno.Si ritrovarono in un posto strano, abbracciati ad un grosso tronco che vagava nelleacque marine. Sopra di loro videro una grande nave. Dalla nave sbarcarono delle per-sone a recuperarli. Sull’imbarcazione c' erano animali, in realtà mezzi uomini molto amichevoli, anche sedall' apparenza non lo sembravanoaffatto.I due bambini fecero subito amicizia con quegli strani esseri.Arrivati vicino a un' isola, buttarono l'ancora,e si accamparono.Al risveglio la barca era sparita.

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Videro uno strano drago che volando si stava portando via la barca.Allora cercarono cibo, acqua e legna sull’isola.Lungo la strada, dall'altra parte dell'isola, trovarono un pallidrago,una creatura mezzopellicano e mezzo drago:aveva due grandi ali e la punta della coda era palmata.Appena l'animale li vede, si alzò in volo e urlò.Il suo grido era acuto al punto che dalla terra uscì un serpente gigantesco. Allora glianimali mezzi uomini sfoderarono delle spade affilatissime con cui attaccarono il ser-pente tagliandolo in due.Ma il serpente si riprodusse. Quindi ora c' erano due serpenti giganti!L'uomo tigre ne infilzò uno e il grosso rettile morì. Dopo una settimana Federico e Irene,aiutati dai mezzi uomini, costruirono un a nave e tornarono in mare.Durante il viaggio videro in lontananza una nave pirata che si dirigeva verso di loro.Cercarono di evitarla ma era troppo veloce. Dovettero attaccare la nave dei pirati.Proprio in quel momento una piovra gigante trascinò le due navi in mare aperto e perun pelo i nostri amici si salvarono.In quel momento i due bambini vennero risucchiati nel loro tempo.

Capitolo 6Un altro giorno i due fratelli decisero di usare di nuovo la macchina del tempo per an-dare a visitare un Museo di storia. Vicino al museo c’era un centro commerciale. Irene,che adorava lo shopping, decise di accompagnare il fratello per lasciarlo al museo eandare per conto suo per negozi. Gironzolando per il museo Federico vide una strana macchina. Intuì che si trattava diuna macchina del tempo perciò decise di chiamare la sorella per vivere con lei un’altradelle loro avventure.Quando Irene arrivò nella sala, con le mani occupate da almeno dieci buste piene dichissà cosa (Federico aveva rinunciato ad impicciarsi degli acquisti di sua sorella), co-minciò ad osservare la macchina da tutti i lati fino a quando salirono e spinsero un pul-sante. La macchina si accese e scomparvero dal museo. Dopo pochi secondi si ritrovarono dinuovo nell’ era dei dinosauri. Era comprensibile, il museo da cui erano partiti era unmuseo paleontologico!Attraversarono una radura e videro una fila di negozi con molti dinosauri che entravanoed uscivano con buste piene di abbigliamento e accessori vari. A prima vista sembravalo stesso centro commerciale descritto all’inizio della nostra storia. Irene ne approfittò

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subito per fare shopping. Nel frattempo Federico chiamò la sorella e le disse di non pensare allo shopping ma atutto ciò che stava accadendo in quel momento. Quando Irene si avvicinò al fratello, vide un dinosauro con la tuta da benzinaio. Anzi,guardandosi intorno, i due ragazzi videro che tutti i dinosauri svolgevano il proprio me-stiere. Pensarono subito che erano capitati in una città di dinosauri. Irene allora ripreselo shopping e fece amicizia. Anche Federico si fece un po’ di amici. I dinosauri studia-rono i due ragazzi e i due ragazzi studiarono i dinosauri. Federico diede un’ occhiata all’ orologio e vide che si stava facendo tardi. Allora corsero fino alla macchina del tempo, si imbarcarono, spinsero il pulsante e ri-tornarono nel museo. Il giorno dopo Federico e Irene, ripensando alla storia della macchina del tempo, deci-sero di inventare un’ altra macchina.I loro genitori però, sospettando che i loro “cuccioletti” stavano architettando qualcosadi strano, piombarono nel ripostiglio e smontarono la macchina del tempo del bi-snonno, rimuovendo tutti i componenti che potessero essere utilizzati per altri scopi.Era la fine delle loro avventure!

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Capitolo 1

ra successo tutto in un attimo: l’esplosione dell’aereo aveva provocato lacaduta di tre ragazzi che non si conoscevano.Il primo si chiamava Alex, aveva undici anni e cadde sul ciglio di un cra-tere, precipitando al suo interno.Il secondo si chiamava Willy e aveva dieci anni. Si fermò sul ciglio del cra-

tere e rimase immobile.Il terzo si chiamava James e aveva dodici anni. Cadde sopra Willy e rotolarono insiemefino all’imboccatura del cratere, precipitando così anche loro al suo interno.Scoprirono ben presto di trovarsi in una grotta.Poco dopo videro Alex, si accorsero di essere scampati ad un disastro aereo ed inizia-rono il viaggio alla ricerca dell’uscita di quella grotta buia, calda e silenziosa, troppo si-lenziosa per i loro gusti.Per fortuna Alex aveva con sé una torcia che la mattina, prima della partenza aveva ru-bato per scherzo a suo fratello maggiore, abile esploratore.Così riuscì a fare strada nella grotta. Il clima si fece sempre più caldo e i tre ragazzi sco-prirono che in realtà si trovavano dentro una baia scura e che, non si sa come, riuscivanoa respirare tranquillamente senza essere immersi nell’acqua.Procedendo ancora si accorsero che la temperatura diveniva ancora più calda.Mancava l’aria, stavano soffocando, quando notarono un passaggio tra due rocce. Sispinsero oltre lo stretto passaggio e avvertirono subito un cambio improvviso di tem-peratura e di umidità. Davanti a loro una parete di acqua monumentale si ergeva come una barriera invalica-bile che incuteva molta paura.“Terrore allo stato puro”, quella era la sensazione provata improvvisamente dai tre ra-gazzi che si guardarono atterriti.In un angolo di quello strano ambiente, che assomigliava ad una camera iperbarica,notarono uno strano mezzo di trasporto, a metà tra un trattore e un elicottero.Alex esclamò:- Ma quello è il Nautilus!!

EV G – Scuola “Alonzi”

V i a g g i o n e g l i a b i s s i

“da piccoli lettori... a giovani scrittori”

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-Il Nautilus!!!- esclamarono in coro i suoi due compagni di avventura.Sembrava davvero il Nautilus descritto da Jules Verne nel suo libro più famoso che tuttio quasi abbiamo letto durante l’adolescenza.Si avvicinarono, aprirono la porta dello strano aggeggio, entrarono e spinsero il pulsantedi accensione. Il “Nautilus” si avviò e iniziò ad avanzare verso l’enorme massa d’acqua verde-azzurra.Il mezzo penetrò come un cucchiaino in un ammasso gelatinoso.Lentamente, aggirando alghe, pesci, coralli e formazioni rocciose di ogni tipo, i tre ra-gazzi riemersero in superficie.Sfruttando le correnti il “Nautilus” raggiunse la costa e depositò i ragazzi sulla spiaggia. Da lì chiamarono i soccorsi. La stampa, avvisata dell’evento, si precipitò sui ragazzi e litrasformò in tre eroi dei nostri giorni.Chissà... forse Jules Verne vegliava su di loro!

Capitolo 2Alex, dopo l’avventura con i suoi compagni improvvisati, era rimasto conquistato daiviaggi, dalla notorietà, dalla sensazione di... importanza che aveva connotato la suaesperienza con il Nautilus.E’ lunedì mattina e il ragazzo si trovava all’aeroporto di Lampedusa,pronto per affrontare un’altra missione affidatagli dal Governo italiano.Stavolta si fa sul serio: doveva risolvere un caso misterioso.Il miliardario Mc Dallas, appassionato archeologo, stava perdendo molti operai impe-gnati nella ricerca del palazzo di Cleopatra che, impauriti dal suo fantasma, abbando-navano l’area di scavo, vicino alla costa mediterranea.Alex prese il primo pullman per l’aeroporto. Durante il volo l’aereo venne colpito da un colpo di cannone che lo fece precipitarefino in mare. Ci risiamo... pensò Alex. Provò un senso di deja vu, aveva letto questo ter-mine in un libro e aveva appreso che voleva dire “già visto”.Tutti i passeggeri si salvarono ma lui, sceso in acqua per primo, venne risucchiato daun mulinello che lo trasportò davanti ad un antico palazzo, le cui fondamenta eranocompletamente sommerse dall’acqua.Per non affogare riemerse, prese aria e riprese a nuotare sott’acqua.E così lo vide: era il fantasma di Cleopatra.Dopo essere risalito in superficie, venne portato a riva da una barca della Guardia Co-stiera. A riva prese in affitto una macchina ed andò a conoscere Mc Dallas.

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Il miliardario era un uomo magro e simpatico.Subito dopo il miliardario lo accompagnò su una piattaforma da cui videro altri dueoperai che scappavano dal sito archeologico.Alex si immerse nell’acqua e rivide il fantasma, che si materializzava in seguito a parti-colari moti ondosi e a correnti sotterranee.Lo seguì e vide che due criminali stavano recuperando molti tesori dalle fondamentasommerse del palazzo.Alex decise di chiedere l’aiuto della Polizia. A sirene spiegate i poliziotti giunsero nelcantiere e catturarono i criminali.Ah! Dimenticavo... Il fantasma non era altro che un lenzuolo bianco finito incidental-mente sul fondale marino e rimasto attaccato alle formazioni rocciose in un modo in-spiegabile che lo faceva sembrare un fantasma vero e proprio.

Capitolo 3Un giorno d’estate Alex non aveva nulla da fare così decise di andare in spiaggia perun bel bagno rinfrescante. La temperatura percepita doveva aggirarsi intorno ai 40gradi, l’asfalto era rovente e in alcuni tratti aveva la consistenza fluida di un budino.Prese la sua attrezzatura da sub (dopo tante avventure negli abissi non andava più inspiaggia senza la sua attrezzatura!) ed entrò in acqua.Nuotò placidamente fino a un miglio dalla costa perlustrando con la maschera i fondali.Improvvisamente si ritrovò paralizzato dalla paura. Guardò meglio... sì, era proprio così,aveva visto bene.Con l’aiuto della bombola e delle pinne penetrò la barriera d’acqua e si ritrovò sul fon-dale marino.Tutto intorno c’erano palazzi, strade, negozi frequentati da pesci di ogni genere cheentravano e uscivano da porte e finestre.Ricordò di aver letto della leggenda di Atlantide, la città scomparsa e sommersa in se-guito a qualche evento naturale, un terremoto, uno tsunami, non ricordava bene.Prese la sua macchina fotografica subacquea e iniziò a scattare fotografie di ogni angolodella città.Era completamente affascinato: i palazzi erano antichi e decorati, le colonne erano sor-montate da capitelli corinzi. All’interno di un palazzo, non si sa come, c’erano degli affreschi che illustravano scenedi vita dell’epoca.I personaggi vestivano “alla greca” ed erano rappresentati mentre svolgevano le loro

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faccende quotidiane. Alex continuò a scattare fotografie. Si girò e... ma chi sono quellilà? Vide altri due sub che si stavano avvicinando lentamente alla città. Gli fece dei cennicome per attirare la loro attenzione. Ma i due sub scomparvero presto dal suo campovisivo. Un miraggio?!Quando si accorse che la riserva di ossigeno della bombola stava per esaurirsi, tornòindietro e riemerse.Che avventura!Avrebbe subito sviluppato le fotografie e... chissà. Forse aveva risolto uno dei misteripiù profondi e interessanti dell’antichità.Atlantide non era più una leggenda ma una realtà.

Capitolo 4Ciao a tutti! Siamo due esploratrici marine e ci chiamiamo Joel e Shakira. Stiamo perpartecipare ad un concorso che consiste nel trovare fossili mai trovati prima d’ora. Ab-biamo come rivali Jenny e Giada. Finalmente è arrivato il giorno della partenza! Abbiamo scelto il nostro sottomarino, sembra proprio una balena!Le nostre rivali lo hanno scelto a forma di tartaruga gigante. SI PARTE!!!!!!!!!!-Che l’ avventura inizi!-dissero in coro Joel e Shakira.Abbiamo iniziato le manovre di immersione e cerchiamo a tutti i costi di superare Jennye Giada.- E’ meraviglioso qui in fondo al mare -disse Joel.-E’ vero hai ragione sarebbe meglio vivere qui che in superficie!- rispose Shakira.Ad un certo punto davanti a noi vedemmo una luce accecante e ci rendemmo conto che era ATLANTIDE LA CITTA’ SOMMERSA!!!!!Là ci accorgemmo della presenza di qualcuno. Ci avvicinammo con circospezione.Notammo come dei flash di una macchina fotografica. Ci avvicinammo ancora e in-contrammo un sub che stava documentando la scoperta. Il sub si accorse di noi e cifece dei cenni. Altro che fossili! Lì c’era una vera e propria città sommersa! L’Atlantide delle leggendeche si raccontano ai bambini.Alla nostra destra sentimmo però un canto melodioso. Ci dirigemmo in quella direzionelasciando il sub alle sue fotografie. Forse era un reporter del National Geographic. Seguimmo la melodia e, dopo un po’ di tempo, apparve una sirena che ci fece segnodi seguirla. Entrammo con lei nel palazzo di Poseidone.

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La melodia divenne una canzone “In fondo al mar...”.Ci guardammo negli occhi attraverso le maschere. Allora quella non era una sirena: eraAriel, LA SIRENETTA. Eravamo capitate nel film d’animazione della Disney! Saremo potute tornare tra gliumani?Chissà se lassù, nel mondo civile, avrebbero riconosciuto nelle due sirenette amiche diAriel, Joel e Shakira, le famose esploratrici marine vincitrici del concorso dei fossili atlan-tici??!!

Conclusione“La vita è un film o i film ci aiutano a rendercela migliore?”Ai nostri lettori la risposta.

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