Mozart - Don Giovanni (Ouverture)

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Stagione Sinfonica Direttore Zhang Xian Mozart Programma n. 28

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Stagione Sinfonica

Direttore Zhang Xian

Mozart

Programma n. 28

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Don Giovanni  Ouverture

Sinfonia concertante per violino, viola e orchestrain Mi bemolle maggiore K. 364

Sinfonia n. 40 in Sol minore K. 550

Mozart

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

Direttore Zhang Xian

Violino Luca Santaniello

Viola Gabriele Mugnai

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   l   ’  a  s  c  o   l   t  o

Organico 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 2 corni, 2 trombe; timpani; archi

Prima esecuzione Praga, Teatro degli Stati, 29 ottobre 1787,direttore Wolfgang Amadeus Mozart

Composizione

1787Edizione

BärenreiterDurata

7’ ca.

Ciò che ascoltiamo prima che si alzi il sipario sull’azione scenica del Don Giovanni  non èl’inizio di una narrazione lineare. Non si tratta nemmeno di un’introduzione, funzione che lesinfonie delle opere coeve del capolavoro mozartiano rivestivano a pieno titolo. I maestosiaccordi che aprono la partitura sono l’inizio di una visione, di una premonizione rivolta alpubblico, il cui contenuto potrebbe essere così riassunto: “in ciò che vedrete non c’è nulla difrivolo; qui tutto è questione di vita o di morte”.L’anticipazione della parte orchestrale della Scena XIX (finale dell’allestimento praghesedell’ottobre 1787, penultima scena di quello viennese del maggio 1788) rende manifesto

già da subito il solco esistente fra quest’opera e i precedenti capolavori con cui Mozartaveva rivoluzionato il genere del teatro musicale. Stefan Kunze ha perspicacemente notatoche “ciò che distingue Don Giovanni  dalle Nozze di Figaro e dalla commedia tout court  è ilpathos, il dolore di cui la sostanza musicale è impregnata fino all’ultima fibra. […] Su tuttal’opera, dall’inizio alla fine, incombe l’ombra di un destino funesto”.Torniamo ora alla nostra visione: il primo accordo, maestosa affermazione della tonalitàdi re minore - la stessa che accompagnerà Don Giovanni nella sua discesa agl’inferi - èseguito da un’ulteriore esplosione sonora: è l’accordo di dominante, che pur essendo instretto rapporto dialettico con quanto appena ascoltato produce un effetto di sospensionee straniamento, perfetto per introdurre quanto seguirà. Il ritmo puntato con cui prosegueil discorso musicale - curiosamente simile a quello che verrà utilizzato nelle prime battutedella Sinfonia 39 - lascia presagire il lento e inesorabile incedere del Commendatore verso

la mensa di Don Giovanni: seguono angosciose figurazioni affidate ai violini, in un crescendodi tensione che conduce - passando per tortuose scale in cui gli archi e i fiati si alternanosenza posa - alla seconda parte dell’Ouverture, l’Allegro molto.Questa sezione realizza in musica l’idea del contrasto fra elementi inconciliabili: già allaterza battuta i violini primi - con il loro Re diesis - vanno a cozzare violentemente con lafondamentale della tonalità d’impianto - Re maggiore - il cui deciso pulsare è scandito dagliarchi bassi. La successiva fanfara dei fiati arricchisce ulteriormente il già vitale paesaggiotimbrico e melodico: una teoria di figurazioni in continuo sviluppo conduce ad una scaladi cinque note discendenti che rappresenta - in questa sezione - il secondo elementotematico degno di nota. Questo breve spunto, nel corso dello sviluppo, si confronterà senzatregua con la prima idea dell’Allegro molto: i vari elementi musicali sono alla base di una

magistrale costruzione che stabilisce tra di essi dei solidi nessi, senza tuttavia privarli delloro originario antagonismo.La seconda sezione dell’Ouverture, soprattutto se considerata in rapporto alla lugubre“visione” iniziale, può essere letta come un ritorno al tempo presente, una specie di

Wolfgang A.

MozartSalisburgo, 1756 – Vienna, 1791

Don Giovanni  Ouverture

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Columbia Symphony Orchestra

direttore Bruno Walter (Sony Classical)

Philharmonia Orchestradirettore Rudolf Kempe (Testament)

BBC Northern Symphony Orchestradirettore Kurt Sanderling (BBC Legends)

I s  l’Ouverture di Don Giovanni nelle Stagioni 2002/03, Auditorium diMilano, direttore Pietro Rizzo; 2004/05, Auditorium di Milano, direttore Ruben Jais.

raccordo musicale preparatorioall’incontro con Leporello:essa serve a gettarci in

medias res, sottraendoci a

quel sogno che poi si scoprirà,alla fine dell’opera, essereuna terribile realtà. Vista ladirezione che la parabola delDon Giovanni  assume giàdall’inizio, sul protagonista nonpuò che gravare un destino didannazione.La condizione irrinunciabiledell’esistenza di Don Giovanniè la libertà da qualsiasi vincolo:

egli è sempre in procinto ditagliare i ponti dietro di sé, sisottrae di continuo, con la fugao il travestimento, alla verificadella sua identità. Il suo motto- rivolto a Donna Anna che lo

insegue prima che entri in scena il Commendatore - è “chi son io tu non saprai”. Comese non bastasse, le forze che agiscono nel corso dell’opera - prima fra tutte la personalitàdistruttiva del protagonista - minacciano costantemente di infrangere la base sulla qualesi fonda qualsiasi accordo, necessaria a ogni essere umano che conduca una vita sociale:la concordia degli individui nel darsi delle regole fisse da rispettare; Don Giovanni non solonon le rispetta, ma le viola, sprofondando sempre più nell’abisso. Umanità e dignità umana

paiono scosse nelle loro fondamenta.Il finale della vicenda, in cui il “vero” inferno raggiunge il protagonista attraverso la gelidastretta di mano del Commendatore, è la perfetta conseguenza di ciò che Don Giovanni hacostruito, tant’è vero che la discesa nell’oltremondo non gli è in alcun modo imposta, bensìè frutto di una libera scelta che corona un’esistenza vissuta all’insegna del calpestamentodegli altri e - inconsapevolmente - di se stesso.Di certo sono possibili anche letture storico-politiche della parabola di Don Giovanni:ricorrendo alle parole del protagonista, dopo aver assistito alla rappresentazione delcapolavoro mozartiano non si potrà più pensare che “la nobiltà ha dipinta negli occhi l’onestà”.Tuttavia la vicenda del Don Giovanni è capace di porre degli interrogativi anche su un pianostrettamente personale: in fondo si tratta semplicemente della storia di un uomo che,avendone piena facoltà, sceglie il male, preferendo l’inferno ad una vita in cui la possibilità delbene sembra porsi come una (apparente) rinuncia a ciò che non si vorrebbe mai perdere.

Eugenio Della Chiara

Siparietto di Ezio Frigerio per Don Giovanni  nella regia

di Giorgio Strehler, Teatro alla Scala, 7 dicembre 1987

i g fi

Soren Kirekegaard, Don Giovanni , a cura

di Gianni Garrera, BUR, Milano, 2006Massimo Mila, Lettura del Don Giovanni di

Mozart , BUR, Milano, 2011

Giovanni Macchia, Vita, avventure e morte

di Don Giovanni , Adelphi, Milano, 1991