Ouverture sulla Progressione Personale - Vicenza Tre Valli · Ouverture sulla Progressione...

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SOMMARIO 1. Ouverture sulla Progressione Personale - Ossia la scoperta dell’acqua calda - Il ritmo dei passi - Il punto della strada 2. In che ambiente ci stiamo muovendo? 3. La proposta dello scautismo in AGESCI - Un progetto per essere utili - Un tempo per ogni cosa 4. Eventi di progressione personale a partecipazione individuale 5. Inserimento degli eventi nella progressione personale 6. Le caratteristiche degli eventi - Campi di specializzazione - Cantieri - Eventi di spiritualità - Route di orientamento alle scelte di servizio 7. La proposta dello Scoutismo: cosa si è detto finora in AGESCI - La progressione personale in branche R/S: la salita alla Comunità R/S di Valerio De Stefano - Precisazioni sul Noviziato annuale di Carlo Guarnirei - La progressione personale in Branca RYS: la firma dell'impegno e dintorni di Valerio De Stefano - Servizio come tempo del dono di Paola Bortini - Il rover e la scolta della Partenza di Ida Olimpi - Il senso della Partenza di Achille Cartoccio

Transcript of Ouverture sulla Progressione Personale - Vicenza Tre Valli · Ouverture sulla Progressione...

Branca R/S

SOMMARIO

1. Ouverture sulla Progressione Personale

- Ossia la scoperta dell’acqua calda

- Il ritmo dei passi

- Il punto della strada

2. In che ambiente ci stiamo muovendo?

3. La proposta dello scautismo in AGESCI

- Un progetto per essere utili

- Un tempo per ogni cosa

4. Eventi di progressione personale a partecipazione individuale

5. Inserimento degli eventi nella progressione personale

6. Le caratteristiche degli eventi

- Campi di specializzazione

- Cantieri

- Eventi di spiritualità

- Route di orientamento alle scelte di servizio

7. La proposta dello Scoutismo: cosa si è detto finora in AGESCI

- La progressione personale in branche R/S: la salita alla Comunità R/S

di Valerio De Stefano

- Precisazioni sul Noviziato annuale

di Carlo Guarnirei

- La progressione personale in Branca RYS: la firma dell'impegno e dintorni

di Valerio De Stefano

- Servizio come tempo del dono

di Paola Bortini

- Il rover e la scolta della Partenza

di Ida Olimpi

- Il senso della Partenza

di Achille Cartoccio

Branca R/S

Ouverture sulla Progressione Personale ossia ciò che avviene sotto i nostri occhi

Quando si parla di Progressione Personale in branca R/S si ha la sensazione di addentrarsi in una giungla meravigliosa, potente, esistenziale e nello stesso tempo così intricata e così inafferrabile che si tende sempre a evitare di calarsi nella concretezza delle cose. Rimanendo piacevolmente sospesi in elevate considerazioni che tendono a non turbare più di tanto, lasciandola così (la PP intendiamo) in quello stadio di divinazione e ahi noi… lontananza.

Questo porta alcuni “vantaggi”:

1. la progressione personale diventa quella “intenzione” sublime, che sì, da valore al nostro servizio, ma non turba più del dovuto;

2. evita di risolvere l’annoso conflitto tra percorso – responsabilmente - personale e la cultura comunitaria del “stiamo bene assieme ed è tutto ok”;

3. semplifica il lavoro, perché alleggerisce il confronto educativo.

Evidentemente (questo modo di porsi), porta con sé anche qualche “fastidio”:

1. come è emerso da alcune analisi in alcune regioni, i ragazzi/e che stanno giocando il gioco del roverismo, non ne sono consapevoli;

2. la Partenza è una sorta di accidente che all’ultimo anno di clan/fuoco piomba addosso ai ragazzi/e obbligandoli ad un risveglio a volte fastidioso;

3. la sfida educativa è sempre più straniera… nel gioco del servizio, a volte, si lascia che i ragazzi/e affinino strategie di “raggiro” e svincolamento, con astute giustificazioni per allontanarlo e possibilmente evitarlo;

4. il grado di “appartenenza” alla comunità, spesso è l’unico (o almeno il prioritario) riferimento “all’impegno” dei ragazzi/e, quindi, la strategia sostituisce l’obiettivo;

5. livella i capi ai ragazzi/e in un rapporto simmetrico e orizzontale.

Non è necessario ora smembrare, l’aurea che circonda un cosi grande concetto quale è la P.P. Piuttosto si vogliono evidenziare i livelli e il ritmo, per cercare di far “impossessare” il maggior numero di capi possibile, di uno strumento, meglio una strategia (quale è la P.P.) per accompagnare i “nostri” ragazzi/e all’interno di questo loro grande Gioco teso e finalizzato al consolidamento della responsabilità di scegliere.

Scegliere, ed essere consapevoli, ha bisogno dell’ esercizio!

L’esercizio, sono i quattro anni di comunità RYS che progressivamente propongono al rover e alla scolta delle ESPERIENZE da VIVERE, quindi li pone nella Progressione di una proposta che, rielaborata, diventa Personale.

E’ importante sottolineare che in questa dinamica di crescita e maturazione che i ragazzi/e vivono (malgrado il capo…) l’esperienza, vissuta e interpretata, incrementa il senso di consapevolezza di sè e del mondo, evidenziando quesiti quali:

Branca R/S

Perché questo?

Mi “tocca”?

Come mi pongo?

…quindi, chi sono?

Cosa posso fare?

Come mi relaziono?

Quindi… come voglio essere?

Ora sta alla responsabilità di ognuno dei ragazzi/e, lasciarsi permeare, evolvendo in quel commuoversi – muoversi con – che è azione di solidarietà, fraternità e umanità.

Questa è la chiave del successo personale che B.-P. propone per la vita.

Alcune considerazioni:

1. nel tempo di Noviziato, il compito del capo è quello di esprimere con trasparenza il gioco che la comunità RYS andrà a proporre ad ognuno;

2. rafforzare, nei capi, la consapevolezza che il percorso esperienziale che si propone è di per sé “occasione” di progressione personale

3. sono i rover e le scolte a “progredire”, il percorso ha la “funzione” di offrire occasioni di consapevolezza e conoscenza personale di sè.

Tre sottolineature per dire in modo ancora più evidente, come la Progressione Personale in branca R/S, è il Tempo dei ragazzi e delle ragazze per misurasi e conoscersi. Un gioco nelle loro mani, dove i capi, hanno il ruolo di “facilitatori”, di “punti di ristoro”, sono “sulla linea di partenza e quella di arrivo”, garantiscono il “campo di gioco”.

Il Cammino della PPU ci aiuta ad individuare i tempi di crescita:

La Progressione Personale in branca RYS

“Il Rimo dei Passi…”

primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco terzo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Competenza-Responsabilità

Passi di Competenza Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Branca R/S

Il gioco della branca RYS è il primo livello di progressione personale offerto ai ragazzi e alle ragazze che ACCETTANO di scommettersi. Il punto cruciale è la consapevolezza di sé (chi siamo, cosa vogliamo per il futuro, cosa stiamo costruendo, ci va bene la proposta scout?). Le attività saranno occasione per misurarsi con se stessi e con il mondo, così che qualche risposta riesca a venire a galla nel cuore e nella mente dei ragazzi/e

Il secondo livello è rappresentato dal Punto della Strada.

Lo strumento - Punto della Strada - è più complicato spiegarlo che farlo.

Si possono evidenziare quatto “strati”, quattro “ambiti” attraverso cui questa opportunità può prendere forma:

1. il guardarsi dentro, ossia dare nome alle sensazioni di piacere, soddisfazione, gratificazione e gioia oppure di rifiuto, fastidio, dolore e rabbia che prendono consistenza durante l’ESPERIENZA vissuta;

2. il confronto e la verifica all’interno della comunità di clan/fuoco, ossia il gioco dello specchio… il mio volto così com’è;

3. il camminare discreto, ma presente, dei capi clan/fuoco al fianco dei ragazzi;

4. ultimo e più difficile, la lotta! ossia il gioco della sfida educativa: “ti propongo di essere MIGLIORE!”

Ora, è importante cercare di creare l’ambiente in cui queste cose possano prendere forma. Ecco allora l’hike (1), la verifica (2), la chiacchierata durante l’uscita o dove si vuole…(3), con il capo che si propone testimone coerente e maturo…(4).

In questi “momenti” l’attenzione del capo è tenere bene a mente una mappa anzi una sorta di “coordinatometro” con cui aiutare i ragazzi/e a darsi via via una maggiore dimensione al loro crescere.

Alcuni segmenti su cui focalizzare e sintetizzare l’attenzione, anche se non in maniera risolutiva e assoluta, nelle occasioni di analisi e verifica:

la relazione con SE STESSO, con il proprio corpo, con la propria storia, con le percezioni, i sentimenti, i pensieri che di volta in volta si vivono: in una parola con la propria interiorità;

la relazione con DIO: il dialogo fra la creatura e il Creatore nella riflessione sulla Parola, nella preghiera, nei sacramenti;

la relazione con L'ALTRO, nella famiglia, nella coppia, nei rapporti con gli amici, nelle comunità di riferimento; la relazione con il MONDO, con l'ambiente, con la società complessa nel suo vario articolarsi.

Questo non significa che, schema alla mano, ci si siede a fianco a qualcuno e si inizia: “ciao come ti senti in relazione a te stesso?”

Significa che è ben chiaro nella intenzionalità del capo!

L’esercizio ripetitivo nel tempo di Clan/Fuoco esteso nelle varie situazioni, evolve e rafforza nei ragazzi/e la consapevolezza.

Le “fasi”:

(1) Maggiore coscienza di sé, indirizza il desiderio di confronto, da cui (2) si può esprimere una strategia, ossia il progetto, il quale (3) si concretizza in azioni reali e verificabili, ossia il programma. Se ne deduce che su questo “passaggio” è necessario investire molte energie, per non invischiare tutto in grandi concetualizzazioni “ad alto livello” a discapito di ATTI CONCRETI E VERIFICABILI.

Il “gioco” diviene EFFICACE nella misura in cui il ragazzo/a avrà sempre più la capacità di legare PENSIERO e REALTÀ (quella “sua” di “oggi”, ossia ADESSO!).

In somma sintesi…:

fase della coscienza; fase del confronto; fase del progetto e la fase del programma;

Branca R/S

Come si è senz’altro inteso (lo strumento - Punto della Strada - è più complicato spiegarlo che farlo), è facendo e rifacendo che “l’arte del capo” prende forma, si affina e diventa relazione sempre più efficace e concreta.

Infine, uno strumento semplice di cui attrezzarsi e proporre a rover e scolte, da tenere nel taccuino di marcia, per appuntare, annotare un incoraggiamento, un pensiero… insomma dove annotare la traccia e vederla muovere:

Noviziato - Conoscere

1° anno clan - Aderire 2° anno clan - Servire 3° anno clan - Partire

Prima di ritornare al il primo livello , il gioco della branca RYS, alcune considerazioni sull’oggi:

In che ambiente ci stiamo muovendo?

É utile, prima di ogni considerazione metodologica, soffermare l’attenzione sull’analisi della realtà giovanile, senza la pretesa di esaurire la molteplicità dell’osservazione.

La realtà attuale appare impregnata fortemente di due condizioni interessanti e, a volte, disorientanti:

1. la consapevolezza della complessità, ossia l’impossibilità di racchiudere in un unico pensiero le cose, le situazioni, le aspettative dei singoli e delle comunità con tutte le loro conseguenze;

2. il senso del presente, ossia la crisi del progetto e del futuro.

Come tutte le cose di questo mondo, si rischia di essere solo giudicanti, di sbizzarrirsi in pronostici di decadenza e inefficienza... oppure, giocare la carta dell’opportunità, della frontiera, del visto ma non ancora conosciuto. La sfida!

La complessità obbliga a fare esperienza di provvisorietà, a considerare le difficoltà nel tracciare i contorni delle cose, a convivere con situazioni che possono riaprirsi e modificarsi in ogni momento.

La ricchezza di questa condizione è sicuramente identificabile con una forte duttilità e una conseguente disponibilità a un sorta di apertura accogliente e meno preconcetta.

È chiaro che per gli educatori il primo e più evidente ”impegno” sta nel riferirsi in modo articolato e fecondo alle MOTIVAZIONI. Questo costringe ad una costante “vigilanza” su quanto si propone e si desidera condividere con i ragazzi/e. Vigilare è in primo luogo, non accontentarsi degli attuali PERCHÉ e soprattutto, mai, dei COME.

Così facendo, emerge in modo robusto, quella verità diffusa tra i capi, e cioè, che la relazione capo-ragazzo (il gioco dei PERCHÈ in particolare) è una buona occasione di CRESCITA per ENTRAMBI!

Perchè crescere è principalmente cambiare… entrambi.

Allora a cosa riferirsi?

La Legge e la Promessa sono le regole, i valori a cui riferirsi per il gioco del Roverismo.

Si nota, come il problema (vedi la Legge Scout) non sia cosa FARE… ma come STARE… nelle cose.

Senza dimenticare che, se è pur vero che la realtà è complessa, il processo di crescita è forse molto “semplice” o per lo meno conosciuto. Il bisogno di identità, autonomia, riconoscimento, che esprimono i giovani oggi è molto vicino a quello che ogni

Branca R/S

generazione ha espresso nella storia dell’uomo. Possono essere i linguaggi a cambiare (oggi il cellulare esprime il bisogno di relazione e riconoscimento, il pircing è il bisogno di identità e via dicendo…) ma è evidente che gli strumenti del metodo funzionano ancora dopo 100 anni dalle intuizioni di B.-P. proprio perché analoghi sono i bisogni della crescita. Un’uscita in montagna, nella sua semplicità, può aiutare molto più i ragazzi ad acquisire fiducia in sé, ad aprirsi ai bisogni del prossimo e ad essere curiosi del mondo, che una settimana comunitaria nel caos della città fatto di messaggi contrastanti e sollecitazioni che non hanno la possibilità di sedimentare.

In merito alla seconda condizione, i sociologi spiegano in modo compiuto e soddisfacente come la cultura moderna, nata dall’esperienza industriale come passaggio dalla condiziona agricola di sussistenza alla condizione di soddisfacimento dei bisogni, sia attualmente sorpassata dalla cultura post-moderna che sostanzialmente antepone l’offerta al bisogno (semplificando: induzione dei bisogni).

Questa condizione, è la causa dell’annullamento (o per lo meno del fortissimo ridimensionamento) dell’idea di progetto in quanto meccanismo che lega il bisogno al suo (cercato e perseguito) soddisfacimento.

L’idea di progetto è stata ed è una delle idee qualificanti del pensare L’UOMO da parte dell’Associazione.

Fermarsi qui, rischia di portare solo a pensieri scoraggianti.

Ma consideriamo… l’idea di progetto aveva ed ha in sè delle derive potenziali, derive legate ad un eccesso di fiducia nelle proprie forze, nelle strategie… una sorta di preambolo di onnipotenza. Rischioso.

È esperienza comune come la realtà tenda sempre (fortunatamente) a ridimensionare, e se è andata bene si è capito (e goduto) la differenza tra sogno e reale-storico-vivibile. Altrimenti… (nel peggiore dei casi) ci si ritrova tormentati dalla difficoltà di accettare una realtà che spesso non è servile, e di conseguenza può essere percepita ostile ed estranea. Da questo punto di vista, non tutto il male viene per nuocere.

Attraverso la situazione descritta si intende valorizzare quella parte del pensare e del “fare strategie” che si riferisce alla cura dell’agire ora, adesso, nel dettaglio. Esser attenti a curare dove orientare i passi ora, non significa ignorare la Via che si sta percorrendo. Si è passati dall’idea della grande industria con smisurati progetti produttivi alla bottega artigianale dove è possibile sfornare un prodotto di alta qualità: curato e dettagliato.

Nel percorso verso l’Uomo e la Donna della Partenza si possiamo intravedere percorsi di “cura” con maggiore attenzione ai particolari, occasioni per sviluppare uno spiccato senso di umiltà e provvisorietà. Questo, naturalmente non significa vagabondare a caso e in modo inconcludente.

Ecco dunque una possibilità, un punto archimedico su cui concentrarsi per trasformare un ipotetico decadimento in forza e gioia.

Non ultimo, serve una certa dose di VERITA’, ossia vedere e dire le cose come stanno, non per spirito di rivalsa, potere o altro, ma per amore, amore per ogni ragazzo e ragazza che ci sono per quattro anni affidati. Perché questo “tempo” offerto non sia INUTILE!!!

Branca R/S

Di seguito uno schema, una sorta di “contenitore” dove ordinare idee, dibattito, esperienze.

La proposta dello Scoutismo in AGESCI

un progetto per essere UTILI, 4 Punti di B.-P.

Accompagnando bambini/e, ragazzi/e, giovani donne/uomini, proponendo loro ESPERIENZE e aiutandoli ad INTERPRETARLE.

SERVIZIO

Un’esperienza lunga 12 anni:

Inizia al 9° anno di vita

Lupetti e Coccinelle, occasione per assumere buone abitudini e giocando una storia, formarsi un SOGNO,

Salu

te e

For

za F

isic

a

Abi

lità

Man

uale

Esploratori e Guide, momento per giocarsi nell’avventura dello scouting, mettendosi alla prova, scoprendo lo spirito di squadra.

Rover e Scolte, tempo per fare esperienza vera, guardare in faccia la realtà per scegliere da che parte stare…

Si conclude con la LIBERTA’ di SERVIRE FORMAZIONE del CARATTERE

la Partenza nel 21° anno di Vita.

La Progressione Personale in branca R/S

“Il Rimo dei Passi…”

terzo anno di clan/fuoco primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Passi di Competenza Scoperta-Competenza Competenza-Responsabilità

Scoperta Responsabilità Passi di Responsabilità

Pronti a SERVIRE

Il tempo del NOVIZIATO Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo per ADERIRE Il Tempo di PARTIRE Conoscere il Gioco

Branca R/S

La Progressione Personale in Branca R/S

Un Tempo per ogni Cosa

terzo anno di clan/fuoco primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Passi di Competenza

STRADA-COMUNITA’-SERVIZIO-SCELTA DELLA PARTENZA

STRADA-COMUNITA’-SERVIZIO-SCELTA DELLA PARTENZA

Competenza-Responsabilità

Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Pronti a SERVIRE

Il tempo del NOVIZIATO Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo per ADERIRE Il Tempo di PARTIRE Conoscere il Gioco

Fase della conoscenza, accoglienza e sperimentazione

Campi di specializzazione,

Campi ora et labora - scoprire e sviluppare competenze per metterle a servizio degli altri

Inchiesta

primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco terzo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Competenza-Responsabilità

Passi di Competenza Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Impresa

Cantieri di servizio a partecipazione individuale (anche esterni all’Agesci)

Adesione personale al progetto R/S

Servizio come risposta al territorio

Cosa voglio fare! Firma della Carta di Clan (rinnovo Promessa)

Branca R/S

terzo anno di clan/fuoco primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Passi di Competenza

STRADA-COMUNITA’-SERVIZIO-SCELTA DELLA PARTENZA

STRADA-COMUNITA’-SERVIZIO-SCELTA DELLA PARTENZA

Competenza-Responsabilità

Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Pronti a SERVIRE

Il tempo del NOVIZIATO Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo per ADERIRE Il Tempo di PARTIRE Conoscere il Gioco

ROSS – Route dello Spirito PROGETTAZIONE E SENSO VOCAZIONALE

Relazione e vocazione ad immagine di Cristo, attraverso l’incontro con la Parola

Dove andare?

HYKE

terzo anno di clan/fuoco primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Passi di Competenza Competenza-Responsabilità

Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Programmazione Che strada fare?

Chiedo la PARTENZA Uscita Partenti Cogestione

clan/fuoco

Branca R/S

Eventi di progressione personale a partecipazione individuale

L’idea di proporre un sussidio Eventi nella Progressione Personale a Partecipazione Individuale (EPPPI), nasce dalla volontà di fornire ai capi R/S uno strumento leggero e duttile a supporto del manuale di Progressione Personale. Gli eventi a partecipazione individuale poggiano il loro essere su ciò che è definita la colonna portante del metodo di B.-P.: auto-educazione o imparare facendo.

È in questo imparare facendo, anzi dalla verifica–sintesi dello stesso, che il ragazzo protagonista, accresce la consapevolezza di sé, progredendo nella capacità di organizzare autonomamente e con intenzionalità il proprio percorso formativo. Di tale percorso il ragazzo è responsabile, ma non unico responsabile, in quanto il capo nella relazione educativa lo accompagna, fornendo i mezzi e le occasioni, con atteggiamento di fiducia, testimonianza e corresponsabilità, consapevole che il proprio ruolo è solo quello di innescare nel ragazzo, il motore di ricerca e codificare i valori sperimentati o solo intuiti. Tali valori vengono, spesso, confusi nella costruzione dell’io/identità con le emozioni/pulsioni o con bisogni naturali, quindi per costruire un buon accompagnamento diventa importane ricollocare le varie parti dell’io nel giusto ordine:

pulsioni-emozioni

bisogni naturali

valori

esperienze

È nella traduzione dell’esperienza, superate le emozioni-pulsioni, codificati i bisogni che si identifica il valore fondante.

Questo percorso di identificazione valoriale è spesso complesso, in quanto, nell’attuale contesto sociale l’adolescente/giovane non ha sempre la chiara proiezione verso il futuro e del suo divenire. La difficoltà sta nel realizzare che i suoi sogni e desideri, devono misurarsi con le risorse che il futuro offrirà, situazioni queste in continua evoluzione. Il giovane si proietta quindi nell’unico spazio possibile e controllabile: il presente.

Il giovane esercita la non-scelta, mascherandola con la coerenza, non accettando il dolore del fallimento come chiave importante della crescita, evita quindi, dove può, la fatica, non percependola come irrobustente ed inevitabile accesso all’esperienza formativa condivisa. Vive con notevoli equilibrismi tra normalità, trasgressione auto-controllata e relativismo valoriale; riesce a stare nei diversi ambiti, vivendo a zapping le esperienze; giovane quindi con percorsi formativi frammentati.

Sfida difficile ed affascinante per l’educatore ricomporre i frammenti, in un percorso di esperienze-incontro, parole significative e valori fondanti, tali da riconsegnare ai giovani attraverso un accompagnamento discreto e autorevole, fermo e costante nel tempo, il senso ultimo della loro storia.

Dice B.-P.: “I ragazzi e le ragazze narrano la loro storia che il capo restituisce loro in termini di proposta educativa”.

Branca R/S

Inserimento degli eventi nella Progressione Personale

primo anno R/S primo anno di clan/fuoco secondo anno di clan/fuoco terzo anno di clan/fuoco

Passi di Scoperta Competenza-Responsabilità

Passi di Competenza Scoperta Responsabilità

Scoperta-Competenza Passi di Responsabilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Campo di specializzazione

Ora et labora

Challenge

Work-shop

Campo di specializzazione

Ora et labora

Cantieri

Botteghe

Work-shop

S. Paolo

Route dello Spirito

Ross

Incontro per Partenti

Eventi

Competenza

Tecniche

Scoperta

Dimensione regale (mani)

Competenza

Impegno sul territorio

Sperimentare

Incontro

Verifica

Scelta

Studio della Parola

Animazione

Obiettivi valori

Impresa

Inchiesta

Servizio

Capitolo

Carta di clan

Hike

Deserto

Strumenti

prioritari

Promessa – Legge – Strada - Uscita - Route

Gioco - Canto - Espressione - Veglia - Lavoro manuale – Correzione fraterna

Strumenti comuni

Branca R/S

Le caratteristiche degli eventi

Gli eventi nella progressione personale a partecipazione personale sono un momento in cui si cerca di creare/vivere:

CONFRONTO

CLIMA

CONSAPEVOLEZZA

COMPETENZA

CRESCITA

CAMMINO DI FEDE

Perché inserire gli eventi a partecipazione individuale nella progressione personale di ogni Rover/Scolte?

Serve per uscire dal guscio;

É un’esperienza al di fuori dalla comunità;

Serve per favorire il confronto;

È un’esperienza che aiuta ad aumentare la propria competenza e aiuta nell’aumentare la consapevolezza della proprie capacità;

Deve essere programmato perché:

Deve essere inserito nella progressione personale, non deve essere uno spot;

Deve avere un preparazione prima della partecipazione;

Al ritorno dall’evento è necessaria una rielaborazione e una condivisione all’interno della comunità di origine.

Campi di specializzazione I campi di specializzazione sono i “fratelli maggiori” dei campi di competenza della Branca E/G. Lo scopo dei campi di specializzazione è infatti quello di sviluppare la competenza per metterla al servizio degli altri. Si tratta di una tappa verso l’autonomia e l’assunzione consapevole di responsabilità. Tendono a privilegiare l’attività manuale, a stimolare la capacità di produrre e non di consumare, a sollecitare l’abitudine di riflettere sul proprio agire.

Cantieri I cantieri hanno lo scopo di approfondire le motivazioni alla scelta di servizio all’uomo e di scoprire le valenze politiche di un servizio nel territorio, attraverso sia un’intensa vita di fede, sia la concreta condivisione della vita nelle realtà preesistenti e qualificate presso cui si svolgono

Cantieri di servizio I cantieri di servizio offrono un’esperienza in un ambito di servizio ben preciso (ad esempio handicap, emarginazione, bambini, …) in cui il rover e la scolta sono chiamati a giocarsi in prima persona, spesso affiancati da personale competente.

Branca R/S

Sono un’occasione per vivere la relazione con il nostro “prossimo” come un arricchimento personale e di confrontarsi con la realtà del volontariato sociale. Propongono anche la possibilità di incontrare testimoni convinti e credibili.

Cantieri sul sociale I cantieri di impegno sociale affrontano tematiche di attualità e i valori ad esse associati, (es. pace e non violenza, accoglienza e territorio, legalità o dimensione internazionale) offrendo ai rover e alle scolte spunti di riflessione per il proprio cammino e le proprie scelte. Spesso vengono coinvolte persone esperte e viene stimolato un confronto culturale sulle tematiche proposte. Il servizio viene vissuto in una dimensione più “mediata” e politica pur rimanendo come costante punto di riferimento

Eventi di spiritualità Sono eventi che riguardano la sfera spirituale della persona, e propongono una riflessione sulla propria vita di fede che prende spunto da esperienze forti, che possono riguardare la Parola o il servizio concreto. L’uso degli strumenti tipici del metodo R/S fa sì che i ragazzi siano sempre attivi e protagonisti dell’evento, e viene garantita l’interdipendenza fra pensiero e azione, proponendo riflessioni che si basano sulle esperienze vissute durante l’evento. Questo tipo di eventi può essere l’occasione per scoprire aspetti nuovi della vita di fede e avvicinare quei ragazzi che vivono una fase critica della loro vita di fede. La presenza di “esperti” o di persone che vivono una spiritualità profonda arricchisce il confronto durante l’evento

Route dello Spirito La route dello spirito (RdS) è nata come campo Bibbia rivolto a rover e scolte prossimi alla partenza. Si propone di fornire loro degli strumenti concreti e semplici per leggere e vivere la Bibbia nella quotidianità e stimolare la verifica personale lungo il proprio percorso di fede. L’intento delle RdS è di aiutare i ragazzi a scoprire o riscoprire i tratti salienti della cristianità e far sì che nella continua ricerca, la Parola, sia sostegno delle loro scelte di vita.

La possibilità di ripercorrere la Parola come protagonisti e non da spettatori permette ai giovani di sentire proprio il Libro e di maturare una maggiore esigenza e disinvoltura nel “consultarlo”.

Campi Ora et Labora Il campo Ora et Labora è un’esperienza di Spiritualità che coinvolge tutti gli aspetti esistenziali della persona. Si basa sul metodo di educazione alla fede attenta alla globalità della persona ed alle sue esigenze. È particolarmente adatto al percorso di fede proposto dalla Branca R/S, per i contenuti, per gli strumenti educativi utilizzati, e per il tipo di spiritualità proposta, caratterizzata da concretezza ed essenzialità.

Route di Orientamento alle Scelte di Servizio La Route d’Orientamento alle Scelte di Servizio offre al rover ed alla scolta una forte esperienza di sintesi del cammino scout percorso attraverso una rilettura personale ed un confronto con la proposta dell’AGESCI nell’ottica della Partenza, nonché un momento di riflessione e verifica sulle scelte di servizio future, accompagnando il rover e la scolta sul percorso che porta dalla “chiamata di Dio”

Branca R/S

La proposta dello Scoutismo Cosa si è detto finora in AGESCI

Primo anno R/S Primo anno di Clan/Fuoco Secondo anno di Clan/Fuoco Terzo anno di

Clan/Fuoco Passi di Scoperta-Competenza-

Responsbilità Scoperta-Passi di Competenza-

Responsbilità Scoperta-Competenza- Passi diResponsbilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

La progressione personale in branche R/S: la salita alla Comunità R/S

di Valerio De Stefano

Mettendo a confronto i documenti prodotti dalle tre branche in tema di progressione personale, credo che la branca R/S non spiccherebbe per quantità. D'altra parte anche i termini (C.d.C., partenza ecc.) sono stabili nel tempo, in confronto alla rapida evoluzione delle stelle, nodi, classi, livelli tappe delle altre branche. Si può pensare: in fondo ciò avviene perché la P.P. R/S è semplice, dopo tutto: i ragazzi sono più grandi il dialogo è più diretto e la loro crescita è ormai nelle loro mani, non c'è più bisogno di «pecette». Non c'è niente di più falso: in realtà la P.P. in branca R/S è un tema che penso vada ai primi posti per delicatezza e problematicità. Si tratta di gestire il passaggio di una persona alla maturità, di aiutarla a conquistare un'identità di fondo che sarà alla base del suo carattere per molti anni se non per sempre. Le fondamenta sono state gettate nelle età precedenti, ovviamente, ma la razionalizzazione e l'interiorizzazione adulta dei messaggi che sono stati proposti nell'infanzia e nell'adolescenza avviene ora.

L'impostazione di B.P del roverismo è estremamente attuale in questo senso. A tale proposito per evitare lunghe citazioni che non posso permettermi per motivi di spazio, vale la pena di rileggere tre brani riportati nel «Taccuino» di B.P. («sul roverismo» a p. 145, «roverismo» a p. 163, «messaggio ai rovers» a p. 226) che richiamerò nei loro punti salienti. Il regolamento R/S è abbastanza esauriente nel tratteggiare i tre momenti chiave della P.P. R/S: il noviziato, firma dell'impegno, partenza. Cercherò di mettere a fuoco alcune riflessioni su questi momenti e anche su quello che accade in mezzo a questi momenti. La salita alla Comunità R/S Il passaggio dal reparto costituisce il primo strappo: da «grande» con una sua fisionomia e responsabilità (capo o vicecaposq. ) si diventa un «pari» degli altri; da conoscitore smaliziato di tutti i trucchi del campismo si diventa un «novizio» (appunto) di fronte alle proposte del roverismo. D’altra parte il passaggio al noviziato è vissuto, anche come una liberazione da un’atmosfera dl reparto che iniziava a divenire troppo stretta: si sogna di essere per così dire in una alta squadriglia permanente, con attività più consone alla propria crescita non intervallate dalla coesistenza con i più piccoli. Il noviziato rappresenta l’ingresso nel «club del grandi» (senza grosse distinzioni tra clan e Co.Ca) con l'acquisizione di tutti privilegi e le libertà che si pensano connesse a tale condizione. Questo cambiamento d'ambiente si inserisce in un cambiamento generale a livello psicologico, in cui emerge l'insicurezza e la ricerca di un'identità (addirittura anche a livello corporale, cercando di padroneggiare e inquadrare i cambiamenti fisici che avvengono) come caratteristica predominante. I risultati di questa combinazione di elementi non tardano a vedersi: frequentemente ragazzi e ragazze noti in reparto per la loro assiduità, iniziativa e capacità diventano svogliati e privi di entusiasmo.

Branca R/S

L'essere gruppo orizzontale garantisce in fondo l'anonimato e giustifica agli occhi del novizio/a qualunque superficialità e irresponsabilità. Vi sono alcune considerazioni da fare ai fini di fronteggiare questa situazione. Innanzitutto il termine di passaggio al noviziato è in fondo inesatto: il passaggio nella comunità R/S, costituita da noviziato e clan, e come tale va chiarito al ragazzo a partire banalmente dalla stessa cerimonia di passaggio, che dovrà simboleggiare anche fisicamente questa situazione. Senz'altro ai novizi va fatto vivere il loro presente senza continui rimandi al domani e fughe in avanti, ma perché questa comunità orizzontale (che è tale per il momento di crescita proprio dell'età, bisognosa di sicurezza data dal confronto reciproco) non tenda a ripiegarsi troppo su sé stessa creando alla fine un'atmosfera soffocante, è indispensabile avere un punto di riferimento anche nel futuro. Tale punto di riferimento è costituito concretamente dai rovers e le scolte del clan, forse in maniera più efficace di quanto possa fare il M.d.N., la cui testimonianza è certamente valutata positivamente dai novizi ma come qualcosa in fondo molto distante da loro a causa della grossa differenza d'età. Il clan in genere suscita molte aspettative e anche delle incertezze sulla propria capacità di essere all'altezza ed è bene non lasciare cadere questa naturale tensione, in una dinamica di scoperta e preparazione quindi non fine a sé stessa. É importante insomma richiamare discretamente ma con costanza il senso del noviziato come momento di scelta e rinnovamento («farsi nuovi) nella prospettiva della prima decisione totalmente personale e non influenzata da capi, genitori o contingenze scolastiche come era potuto avvenire nel passato da lupetto o da esploratore: la decisione se continuare o meno la strada del roverismo. Tale richiamo non deve essere accademico ma concreto, con momenti (una route, un servizio o altro) di incontro col clan limitati nel tempo ma ben programmati. In questo processo di scoperta (di sé stessi, degli altri, del roverismo, di Dio) il M.d.N. è una figura determinante. nonostante le continue e logoranti piccole e grandi delusioni dovute a quella situazione di disimpegno psicologico dei ragazzi accennata prima, dovrà costantemente essere un punto di riferimento propulsivo saldo e deciso, sordo alle banalità esteriori che paralizzerebbero le attività ma al contempo capace di leggere in profondità i messaggi che quelle banalità stesse sottintendono. Questo ruolo del M.d.N. è estremamente importante non solo in termini generali ma anche per due motivi specifici inerenti alla P.P. innanzitutto la sua determinazione deve aiutare a distruggere le continue esitazioni e superficialità dei novizi di fronte alle attività proposte, proprio nell’ottica di far prendere forma a quei messaggi e problemi ancora nebulosi. In secondo luogo la sua presenza stessa gestita in termini corretti e non alla ricerca di un facile consenso, aiuta i novizi a rapportarsi col mondo adulto in maniera più serena che altrove, testimoniando concretamente che il rigore, la fedeltà agli impegni e la decisione nelle situazioni non sono affatto inconciliabili con l'affetto, la confidenza, la gioia di vivere. Un’ultima considerazione: non bisogna aver paura di lanciare in noviziato messaggi di tipo adulto sia pure con buon senso. È compito del M.d.N. aiutare i ragazzi a calare per quanto è loro possibile nella loro realtà i mes saggi proposti, ma tali valori e tali messaggi devono essere presentati come tali e non edulcorati per renderli più appetibili. Ricordo che quando ho iniziato a studiare medicina mi sono accorto che tanti argomenti di biologia a scuola non li avevo capiti bene perché mi erano stati spiegati in maniera elementare: affrontarli nella loro completezza mi rendeva più facile la comprensione dei termini del problema anche se molto più esteso e faticoso lo studio. Ugualmente ho avuto modo di osservare che i ragazzi apprezzano molto di più l’integrità del messaggio senza compromessi anche con se non è totalmente alla portata delle loro attuali capacità. Inoltre molto spesso certi semi lanciati apparentemente al vento in noviziato, inaspettatamente e di spontaneamente danno i loro frutti in clan. Credo che il bilancio di un noviziato in termini di realizzazione degli obiettivi educativi del P.E. d’inizio d’anno sia più difficile che in altre unità. Le esche vengono lanciate in un'acqua strana, a volte tumultuosa a volte stagnante, limacciosa o limpida a seconda dei momenti e degli umori, e per capire se il pesce ha abboccato occorre più tempo del solito: magari l’esca l’ha mangiata e la sta digerendo posato sul fondo e solo tra qualche tempo sentiremo muovere la lenza, quando il pesce si sveglierà all'improvviso. Un bilancio reale dell'efficacia del noviziato sulla persona e sul suo processo di crescita e rinnovamento potrà farsi quindi non tanto a breve termine (basandosi p.es. sulla riuscita brillante della route estiva, che in fondo è il momento dove converge tutto l'anno, in termini di esperienze e acquisizioni) ma un po' più avanti, quando le persone durante il primo anno di clan termineranno realmente il loro noviziato con la firma dell’impegno.

Branca R/S

Precisazioni sul Noviziato annuale di Carlo Guarnirei - pattuglia nazionale branca R/S

Malgrado il titolo molto esplicito, «Noviziato annuale, una risposta ai giovani di oggi», l'articolo di Romano Forleo apparso su SCOUT n. 32 dello scorso ottobre, non chiarisce che in parte i motivi che hanno convinto le Branche R/S e quindi l'Associazione a fare una precisa scelta per il noviziato annuale. L'articolo poi può apparire non chiaro dato che nasce da un collage di precedenti interventi. Dopo una iniziale carrellata storica e una lunga citazione dell'ormai molto datato «Il Noviziato» segue una critica al noviziato biennale («Il tempo mostra anche i limiti di questa soluzione») e un accenno alle ragioni che qualche anno fa indussero la Branca a «far pendere nuovamente la bilancia verso il noviziato annuale». Subito dopo però Romano, con molta insistenza, dovuta al fatto forse d'essere stato allora uno dei principali sostenitori del noviziato biennale, mette in evidenza i difetti di questa formula e per una intera pagina lascia intendere di non condividere ancora a pieno la soluzione adottata. L'articolo però afferma che «pur con questi limiti la formula dovrebbe portare ad un potenziamento del clan e della unità della Branca» e continua con una pagina abbondante di spiegazioni fino ad affermare che il noviziato annuale è «una formula attuale... perché dà ai ragazzi il gusto di scoprire la bellezza della proposta rover». Fatto salvo il diritto di ciascuno di dire la sua su questo argomento, a mio parere l'articolo non contribuisce a chiarire in modo esplicito e senza tentennamenti le idee perché solo tra le righe spiega qual è l'attuale orientamento dell'Associazione. Tanto più che non è inserito nella rubrica delle «opinioni», ma in quella «associativa», molto più autorevole. È questo il motivo che mi ha spinto a scrivere questo articolo, per cercare di definire qual è la posizione delle Branche R/S e perciò dell'Associazione su questo importante argomento.

Il trapasso delle nozioni Uno dei cardini del metodo scout è il trapasso delle «nozioni». Con questo termine ovviamente non si intendono solo le tecniche, ma anche i valori: chi è più maturo, chi è più avanti nel cammino scout contribuisce alla crescita di chi è più giovane con le parole e con i fatti, testimoniando cioè le sue scelte. Il trapasso delle nozioni non vale solo per il capo nei confronti dei suoi ragazzi, perché sarebbe riduttivo, ma anche - e nella nostra Branca soprattutto - per i ragazzi tra di loro. È per questo motivo che le unità scout sono verticali, cioè composte di persone comprese in un arco di età abbastanza ampio. Il noviziato fa eccezione a questa regola. Il motivo è presto detto: si ritiene importante che i «sedicenni» abbiano un ambiente «orizzontale», in cui sia più facile trovare quella sicurezza psicologica che fa da necessario supporto al difficile passaggio dalla dipendenza all'autonomia. Questa orizzontalità contiene però alcuni rischi come quello della chiusura, del parlarsi addosso, dell'opposizione viscerale all'adulto, della difficoltà a progettare. Proprio per questo motivo Il noviziato deve durare un solo anno, perché i vantaggi dell'orizzontalità non diventino gli svantaggi di un ambiente nel quale è difficile crescere.

Imparare facendo Ma c'è un altro motivo di fondo per la scelta del noviziato annuale. Nello scautismo le scelte vengono sempre dopo le esperienze: è anche questo un principio metodologico fondamentale, riassunto nell'espressione di B.-P. «learning by doing», imparare facendo. Con la pratica del noviziato biennale la Branca aveva messo in ombra questo principio affermando che il passaggio tra noviziato e clan doveva coincidere con la firma dell'impegno, cioè con l’accettazione della carta di comunità. Si aveva così il paradosso che i rovers e le scolte erano chiamati a prendere un impegno e a fare una scelta senza aver vissuto e sperimentato nel concreto quei valori che dovevano accettare. Giustamente il Regolamento sposta il momento della firma dell'impegno nel corso o al termine del primo anno di clan e la fa coincidere con l'assunzione di un effettivo impegno di condivisione e di un servizio. Dopo aver fatto esperienza, dopo aver «visto» la testimonianza dei più grandi, si può impegnarsi con consapevolezza. Ecco che allora ha significato che il noviziato sia solo il momento della conoscenza teorica della carta di clan e il primo anno di clan quello della conoscenza pratica, dal di dentro. Ma per conoscere la carta di clan è sufficiente un anno, due sono decisamente troppi!

Una comunità fino a 21 anni La scelta del noviziato annuale non è perciò contro il noviziato biennale, ma a favore del clan (questo in verità lo dice anche Romano). Cosa succede infatti quando si prolunga il noviziato per due anni: che si hanno due comunità pressoché orizzontali nelle quali vengono esaltati i rischi della chiusura del parlarsi addosso del fare blocco nei confronti dell'adulto, perché trovano un terreno favorevole. Con la conseguenza logica che a 18 anni i rovers e le scolte non trovando un ambiente verticale che traini la loro crescita, chiedono di passare alla Comunità Capi, che diventa per loro il vero clan.

Branca R/S

Questo non è un paradosso, ma è la storia di molti Gruppi. Noviziato annuale significa quindi riportare la centralità della branca al momento clan e rendere possibile la partenza a 21 anni, cioè ad una età in cui è effettivamente possibile rispondere alla propria vocazione (art. 35 del Regolamento). Una comunità R/S così impostata rende possibile l'esistenza di una comunità capi fatta di veri adulti che non giocano a fare i capi per crescere ma che fanno del servizio una scelta di vita.

Rivedere il regolamento Per tutti questi motivi a mio parere gli articoli 26 e 35 del Regolamento vanno al più presto adeguati a questa nuova coscienza che ha la Branca dei suoi compiti nei confronti dei giovani. L'articolo 26 ammette infatti il noviziato biennale anche se «in alcuni casi particolari» e l'articolo 35 pone la partenza «tra i 19 e i 21 anni». Si tratta di incongruenze che al momento dell'approvazione del Regolamento sembrò troppo traumatico eliminare ma che oggi non hanno più ragione di essere, alla luce di tutta l'esperienza fatta in questi anni. C'è però un problema: è necessario vincere le resistenze dei maestri dei novizi e dei capi del clan. E non sarà facile. I primi devono reinventare il loro ruolo e liberarsi del bel «giocattolo» che hanno nelle mani per trasformarsi in «levatrici»: un compito che dura nove mesi, giorno più giorno meno e che s' esaurisce una volta che il «pupo»è nato. Ma un compito fondamentale che per tutta la successiva crescita. Ed è un compito da «adulti», non da giovani capi, come sembra dire nel suo articolo Romano. I secondi (i capi clan e le capo fuoco) devono imparare a considerarsi responsabili di tutta la comunità R/S e non solo del momento clan e fare staff unica con i maestri dei novizi. Questo pone dei problemi che vanno affrontati con spirito pratico, facendo esperienza, trovando un po' alla volta la soluzione migliore, come ci ha sempre insegnato lo scautismo.

Primo anno R/S Primo anno di Clan/Fuoco Secondo anno di Clan/Fuoco Terzo anno di

Clan/Fuoco Passi di Scoperta-Competenza-

Responsbilità Scoperta-Passi di Competenza-

Responsbilità Scoperta-Competenza- Passi diResponsbilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

La progressione personale in Branca RYS: la firma dell'impegno e dintorni

di Valerio De Stefano «Dalla fanciullezza alla vita adulta, in un passo»: questa per B.P. è la soglia costituita dalla cerimonia dell'ascesa al Clan. La frase è certo simbolica, ma aderente alla realtà. Nel Clan la volontà del singolo è messa alla prova più che in ogni altra tappa scout precedente. Se prima l’autoeducazione era il frutto di un esperienza nata da situazioni di crescita impostate e programmate in massima parte dai capi, nel Clan l'autoeducazione diventa scelta consapevole di progressione verso degli obiettivi chiari, pur se non ancora vissuti totalmente, scegliendo in prima persona di crescere secondo il metodo educativo scout, superando la «voglia» ed esercitando la «volontà». Questa novità comporta uno stile totalmente diverso, uno stile cioè adulto: se nell'infanzia e nell'adolescenza i progetti hanno un respiro che al massimo va da un'estate all'altra, ora si chiede al ragazzo di assumere un’ottica che riesca ad abbracciare la propria vita. Sempre B.P. scrive: «la grande differenza tra la fanciullezza e l’età adulta è che il ragazzo pensa solo al presente, l'uomo anche al futuro» e invita seriamente a «pensare alla propria vita e a ciò che se ne vuol fare».

Il progetto educativo personale È il momento di mettere nelle mani dei ragazzi uno strumento che dovrà restare negli anni a venire, anche passata la giovinezza, come una «forma mentis» sempre attuale: l'elaborazione di un progetto educativo personale (P.E.P.).

Branca R/S

Si tratta di identificare e sviluppare le tappe della propria crescita e i propri obiettivi. La strutturazione di un P.E.P. sarà all'inizio il frutto di un continuo dialogo tra capo e ragazzo, da principio a ruota libera, poi via via sempre più preciso riguardo alla situazione personale del rover/scolta nei vari ambienti dove vive (famiglia, scuola o lavoro, amici, clan ecc.), inquadrando le problematiche spirituali, affettive, ideologiche e così via. Vanno fatte delle considerazioni:

a) il P.E.P. è qualcosa di più organico e «ufficiale» del dialogo amichevole col capo, anche se questa confidenza ne è ovviamente alla base. Inoltre la sua introduzione nella vita di Clan può servire di stimolo a quelle persone introverse che possono trovare più difficoltà a prendere contatto con il capo clan e, al contempo, può aiutare quest'ultimo ad aprire con le persone in questione un dialogo che all'inizio sembrerà forzato ma che poi assumerà toni normali; b) il P.E.P. va proposto a tutti i rovers e le scolte lasciando però ai singoli la libertà di scegliere con quale dei capi dell'équipe elaborarlo e non fissando scadenze precise di incontro. Sarà però cura dell'équipe, col dovuto tatto, evitare che qualcuno rinvii gli incontri alle calende greche. È ovvio che le notizie apprese nel corso di tali incontri non sono coperte da segreto confessionale e vanno comunicate agli altri componenti dell'équipe per una proposta, sia alla persona che al Clan, più proficua in termini educativi; c) il P.E.P. non deve esaurirsi in una lista di buoni e vaghi propositi ma articolarsi in obiettivi graduali e ben verificabili nella vita personale di ciascuno (a questo proposito cfr. l'articolo «Sia- mo obiettivi» di G. Asquini su Scout P.E. n. 37-38 del 20/12/1983). Tra questi obiettivi, naturalmente, vanno anche annoverate le tappe della P.P. nella branca (firma dell'impegno, pro- messa, partenza, assunzione di un servizio,ecc.). Inoltre le attività comunitarie possono essere fiancheggiate da esperienze personali o di piccoli gruppi inserite nell'ambito di P.E.P. diversificati (p.es. hikes, ritiri spirituali, imprese). In tale ottica la scelta del servizio personale assume un'importanza evidente e va valutata con cura; d) l'acquisizione di un P.E.P. è al contempo strumento ma anche fine educativo in termini più ampi, indirizzando la persona a «pensare alla propria vita» come a qualcosa su cui poter intervenire e non come un flusso di avvenimenti e di emozioni del tutto casuali ed incontrollati, indirizzando insomma a vivere e non lasciarsi vivere. È intuitivo che con il passar del tempo l'impostazione del P.E.P. diventerà sempre meno il prodotto dell'interscambio capo-ragazzo e sempre più frutto autonomo dell'autoeducazione personale, trovando la massima espressione (almeno per quanto riguarda l'iter scout) nella scelta della partenza. All'elaborazione del P.E.P. singolo si troveranno poi inevitabilmente a contribuire gli altri componenti del Clan, attraverso la dinamica comunitaria stessa.

La firma dell'impegno In questo contesto la decisione della firma dell’impegno nel corso del primo anno di Clan assume quindi il carattere non di un passaggio in blocco del Noviziato nel Clan, ma di una matura scelta secondo ritmi personali, una volta avuto modo di vivere in una comunità che testimonia lo stile di vita improntato a quei valori scoperti in Noviziato. Il periodo del Noviziato appunto da solo non basta per scegliere (in fondo è questa una delle novità principali del regolamento R/S), perché l'esperienza fatta in prima persona della strada, della condivisione comunitaria e del servizio assieme a dei coetanei va integrata con l’esperienza del servizio individuale, che è uno dei punti focali su cui si gioca l'appartenenza a un Clan, e con la testimonianza di chi, poco più grande, sta facendo della strada, della comunità e del servizio non solo esperienza ma anche gradualmente scelta di vita. L'articolo 34 del regolamento R/S elenca le condizioni della firma dell'impegno: rinnovo della Promessa, firma della C.d.C., impegno personale specifico, assunzione di un servizio. L’«evéntuale impegno personale specifico, espresso per individualizzare ancora meglio il proprio itinerario educativo» scaturirà in maniera naturale da quella intelaiatura generale che è P.E.P.

Carta di Clan e Promessa scout Vale la pena di soffermarsi su alcuni caratteri specifici dei due capisaldi dell'impegno: la C.d.C. e la Promessa. Generalmente la firma dell'impegno viene identificata con la firma della C.d.C., rendendo il rinnovo (o la formulazione ex novo, se si è entrati direttamente in Comunità R/S) della Promessa un accessorio formale sia pure sentito, della cerimonia. In réaltà le due cose hanno dei significati diversi. La C.d.C. (art. 16 reg. R/S) è «uno strumento per la progressione della persona e della comunità», dando dei riferimenti ben precisi alla comunità e in particolare a «questa» comunità in «questo» momento, ponendo degli ideali, degli obiettivi e degli impegni a cui tutti aderiscono. La C.d.C. dà quindi un fine comune che è la realizzazione dell'uomo e della donna liberi, secondo quei valori scoperti in Noviziato e nel primo anno di Clan e non ancora interiorizzati ma che si vogliono fare propri. La C.d.C. inoltre dà un'identità per cosi dire «storica» alla Comunità sia in relazione a sé stessa (tradizione e cambiamento nella formulazione delle C.d.C.) sia in relazione al mondo, riallacciandosi nei suoi enunciati ai problemi che comporta oggi (così come ieri o domani) essere uomini e donne liberi che partecipano alla costruzione della realtà. La C.d.C. aiuta il singolo a inquadrare la Comunità di cui fa parte nella Storia degli uomini, dando quindi un respiro più ampio all'identità di gruppo. E anche in questo caso, così come nel P.E.P., la persona apporrà la sua firma (che ha un valore reale e non solo simbolico, perché

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la firma di un uomo è reale e comporta delle conseguenze) a una dichiarazione di volontà comune a raggiungere degli obiettivi precisi, concreti, valutabili e non soltanto di adesione a degli ideali(benché anche questi debbano esserci in una C.d.C., che non è un trattato di filosofia ma neppure una lista di «cose da fare per essere...»). Per quanto riguarda la Promessa bisogna dire che la sua formula può sembrare antiquata a un ragazzo-ragazza di 17 anni (e probabilmente non solo a lui): «onore», «dovere verso Dio», «Paese» (per non dire Patria) sono parole sospette, a proposito e a sproposito, in una società che ricorda come memoria collettiva il trinomio «Dio, Patria e Famiglia» e dove l'espressione «uomo d'onore» evoca manzoniani ricordi scolastici o, più tragicamente e assurdamente, la realtà del «delitto d'onore» o della criminalità mafiosa. Tuttavia una volta rimossa questa stratificazione pseudo-culturale, frutto il più delle volte di una orecchiata informazione giornalistica che di una meditazione personale, il ragazzo trova, al di là della formula, dei concetti rispondenti ai suoi bisogni e alla sua volontà di mutare il mondo.

La Promessa e la Legge scout, che si promette di osservare, richiamano ciò per cui vale la pena di vivere e vivere con dignità e onore e con amore, abbracciando le dimensioni spirituale, personale e sociale dell'uomo. In questo senso il legarvisi ha un significato un po' più ampio e più personale della firma della C.d.C., in quanto già si danno per acquisiti alcuni punti della formazione del carattere: l'impegnarsi a uno stile di vita così enunciato significa riconoscere che non s' è totalmente nel dubbio e nella ricerca ma che già esiste una strada su cui avanzare, significa annunciare agli altri che già in sé stessi esiste una legge del cuore perché altrimenti non avrebbe senso celebrare farisaicamente la legge delle buone maniere.

Avanzo perciò qualche dubbio personale sull'«opportunità» (art. 33 reg. R/S) di proporre la Promessa come segno di adesione allo scautismo ai giovani che entrano direttamente in Noviziato: penso che con tutto il mondo nuovo che si apre in un Noviziato a chi non è mai stato scout, la Promessa corra il rischio di essere non sufficientemente apprezzata nel suo significato.

Un simbolo di adesione di valore per così dire intermedio (p. es. la consegna del fazzoletto di Gruppo) potrebbe supplire egregiamente, rinviando la Promessa al primo anno di Clan).

Il discorso rischia di diventare eccessivamente sottile e magari artificioso, eppure mi è capitato un paio volte di sentire dei rovers chiedere scindere i due momenti, essendo disponibili a firmare la C.d.C. ma chiedendo ancora un periodo di riflessione prima di rinnovare la Promessa. Credo che vi sono dei punti da considerare: presupposto iniziale è credere (io credo) che il pronunciare la Promessa a 12-13 anni, quando il ragazzo«ritiene di aver capito le regole del gioco scout e vuole parteciparvi impegnandosi a rispettarle» (art. 44 reg. E/G) è diverso dal rinnovarla (o pronunciarla per la prima volta) a 17-18 anni, quanto a profondità di motivazione e comprensione delle conseguenze dell’assunzione di un progetto di vita fondato a sull'aiuto di Dio e sul valore che si riconosce alla Legge scout.

La Promessa «immette nella fraternità mondiale degli Scouts e delle Guide» (art. 4 Statuto); la C.d.C. di un Clan è certamente dentro tale fraternità, ma al contempo esprime delle «regole del gioco» più particolareggiate per di quella situazione di quel Clan. La C.d.C. è una «legge» locale che si qualifica e prende dignità dal richiamo esplicito e implicito alla dimensione associativa e internazionale dello scautismo e alla dimensione universale dei valori a cui lo scautismo educa, mentre la Promessa possiede di per sé questa dimensione universale. Per essere schematici, la C.d.C. è «uno strumento per impegnarsi a...» (volutamente tralascio l'efficacia educativa che la sua compilazione stessa comporta), la Promessa è «un impegno gioco a...»: non si tratta comunque di identificare una «Promessa rover» a sé stante ma di valorizzare il momento della Promessa nell'ambito della firma dell'impegno, non facendo un calderone di tutto ma proponendo le due cose nei loro specifici significati.

Primo anno R/S Primo anno di Clan/Fuoco Secondo anno di Clan/Fuoco Terzo anno di

Clan/Fuoco Passi di Scoperta-Competenza-

Responsbilità Scoperta-Passi di Competenza-

Responsbilità Scoperta-Competenza- Passi diResponsbilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Branca R/S

Servizio come tempo del dono Paola Bortini

responsabile dello Sviluppo WAGGGS a Bruxelles dal 1994 al 1998 – oggi capo clan

Qual é il collegamento tra tempo e servizio? Possiamo intendere il servizio come modalità di relazione e quindi come un mezzo che contribuisce alla crescita della dignità. Ci sono tanti modi per relazionarsi, anche la violenza é un modo per relazionarsi, ma se noi diciamo che il servizio é un modo per relazionarsi lo intendiamo come qualcosa che permette di accrescere la dignità dell’uomo, che permette agli uomini di sentirsi più uomini. Le persone che entrano in relazione sono tre: • chi fa il servizio, • la persona a cui è rivolto il servizio • e poi c’è un terzo attore che è la comunità in senso ampio. Il servizio serve a dare dignità alla comunità locale in cui si vive, in cui il servizio si fa. La persona è inserita in una comunità, in un insieme di persone e quindi se il servizio non aumenta anche la dignità di questo gruppo vuol dire che ci manca un pezzetto. Se crediamo in questo, viene spontanea una domanda: perché andare in posti lontani a fare servizio? questo ci permette di introdurre l’elemento dello spazio: il servizio ci permette di allargare il nostro territorio perché il territorio non è altro che un insieme di relazioni. Il territorio non è la mia parrocchia, il mio paese o la mia città soltanto, ma è quell’insieme di relazioni che io ho costruito e che fanno si che io mi interessi delle persone che ci sono dentro. Succede spesso nelle parrocchie che qualcuno parta, vada missionario in Africa, vada in un piccolo posto sperduto, e di colpo quella parrocchia in Africa diventa parte del nostro territorio perché abbiamo un legame con la persona che è andata, ci manda le notizie, noi mandiamo le nostre notizie, facciamo cose per quella parrocchia, per quelle persone che di colpo diventano parte del nostro territorio. Il servizio permette di avere un territorio virtuale intorno a noi, in cui gli spazi sono degli spazi geografici. Ragionando sulle dimensioni del tempo e dello spazio, il nostro servizio può essere simboleggiato dalla vita di un PASTORE o da quella di un CONTADINO. Tutte e due, sia il pastore che il contadino, hanno dei forti legami con il tempo e con lo spazio ma li usano in modo completamente differente. Il pastore è padrone del tempo e dello spazio (almeno virtualmente), si muove in contesti che mutano, può decidere di muoversi; il contadino deve fare i conti con i confini della sua terra, con le sue specificità, con il suo tempo. Quale servizio proponiamo ai ragazzi, quello del pastore o quello del contadino?

Primo anno R/S Primo anno di Clan/Fuoco Secondo anno di Clan/Fuoco Terzo anno di

Clan/Fuoco Passi di Scoperta-Competenza-

Responsbilità Scoperta-Passi di Competenza-

Responsbilità Scoperta-Competenza- Passi diResponsbilità

Il tempo del NOVIZIATO

Conoscere il Gioco Il Tempo per ADERIRE Il Tempo delle

COMPETENZE Il Tempo di PARTIRE

Pronti a SERVIRE

Il Rover e la Scolta della Partenza Ida Olimpi - già Responsabile centrale alla Branca R/S -

Quali sono le caratteristiche che tracciano il profilo e danno contenuto all’uomo e alla Donna della Partenza? Quali qualità deve far crescere lo scautismo nei giovani che si apprestano ad entrare da adulti nella società? Quali bisogni deve soddisfare l’itinerario di crescita «dalla Promessa alla Partenza» che propone l’Agesci?

Il tema della «Partenza» mi ha richiamato il contenuto della lettera a Diogneto. Questa Ci lancia messaggi di grande significato che non possono, oggi, non interpellarci personalmente: «Essi abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini e tutto sopportano come forestieri; ogni terra straniera è la loro patria e ogni patria è terra straniera...

Branca R/S

Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Insomma per dirla m breve, i cristiani svolgono nel mondo la stessa funzione dell’anima nel corpo. L’anima è diffusa in tutte le membra del corpo; anche i cristiani sono sparsi per le città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; anche i cristiani abitano nel mondo ma non sono del mondo». Dare e prendere «la Partenza» vuol dire porsi dentro questo sforzo di laicità, dentro questa fedeltà a se stessi, ai propri talenti e a Cristo. Accettare la grande sfida dell’essere cristiani e educatori cristiani oggi.

Diogneto ci apre le porte delle ambivalenze che a volte, nel vivere quotidiano, diventano contraddizioni.

Accettare la contraddizione dell’essere nel mondo ma non del mondo, stranieri nella propria terra, cittadini come gli altri ma animati dallo Spirito: questa è strada per educarci ad essere nuovi e buoni cittadini.

Cito una sola di queste ambivalenze: il far parte di una società che consuma, usa e poi abusa sentirci, nel contempo, chiamati alla povertà evangelica. L’essenzialità non è essa stessa una via che si fonda sui motivi delle scelte più che sulla prassi? Ciò nonostante scegliamo di vivere questa contraddizione come cristiani come uomini che fanno parte della storia nel modo più rispettoso dl noi stessi, degli altri e dei nostri valori.

Così dentro a molte ambivalenze si costruisce oggi il nostro essere:

- laici nella Chiesa

- cittadini, animati dallo stesso spirito, ma che soffrono la giusta contraddizione di scegliere partiti diversi, sindacati diversi, strategie di presenza diverse. Pur con grandi e comuni motivazioni ci scopriamo, anche all’interno dell’Associazione,con scelte diverse, più o meno coraggiose, vie strette su cui camminiamo e che devono costituire un continuo stimolo a non cadere ed a valutare la giustezza della linea scelta. L’invito di Diogneto a curarsi dell’assoluto non tralascia la necessità di una mediazione storica: nasce da qui una ambivalenza «di fondo» entro la quale ciascuno deve trovare la propria mediazione. All’interno di questa inquietudine noi scegliamo di essere educatori, decidiamo di dare dignità a questa nostra fatica di «essere» per dare dignità ai ragazzi. Scegliamo l’altro per trovare vie migliori e più perfette alla mediazione Educare allora diventa anche far nascere dall’altro che ci sta di fronte la migliore incarnazione, per lui, dei riferimenti assoluti. Ma che adulti siamo? Cosa proponiamo di noi ai R/S a cui chiediamo di partire? Solo alcuni riferimenti.

Sicuramente resta vivo e forte in noi il bisogno di identità; sono crollate le appartenenze (a ideologie, a sistemi...) e non ci resta che cercare in noi stessi la nostra identità, soggettivando così ciò che siamo. Ciascuno è o non è, senza alcuna immagine collettiva. Siamo adulti cui manca un grande riferimento storico, sia ideologico che affettivo e ne viviamo tutto il disorientamento.

- Alcuni cercano nel territorio, culturale e geografico, una identificazione e nasce allora il fenomeno delle leghe; altri restano in una ricerca interiore che spesso è solo disagio e che solo raramente trova risposte globali e non da «impallinati» di qualche argomento.

- Proponiamo ai R/S una immagine di adulto incapace di con- vivere con la diversità, con chi curarsi non ci appartiene. Sono ormai ne- sempre più frequenti fenomeni di storica: intolleranza verso gli extracomunitari. La differenza viene vissuta ciascuno come una minaccia all’identità. Del resto è storia antica che trovando un nemico comune si trovano maggiori risorse all’unione; ma questa unità dove porta?

La disaffezione per la «cosa «essere» pubblica» particolarmente intensa in questo ultimo decennio è, in qualche modo, anche un rifiuto alla di responsabilità. Al massimo alcuni riescono a portare il peso di anche alcune relazioni di aiuto anche di molto complesse, ma non di sistemi sociali che vengono quasi vissuti come non indispensabili alla convivenza sociale. Queste stesse responsabilità, che non prendiamo su di noi, riusciamo a negarle anche ai giovani, dei quali tutto sommato possediamo una pessima stima, rinforzando così personalità fragili e prive di autostima.

- Come adulti ci riesce difficile compiere una sintesi del nostro vissuto intorno a dei riferimenti di là di noi.

La nostra fede, anch’essa soggettivizzata, non ci aiuta a ricomporci, non conduce i nostri atteggiamenti morali, i nostri valori, il quotidiano e l’usuale ad un unico senso.

Culturalmente non riusciamo a trasmettere globalità e unicità, è identità a tutto tondo.

I giovani che, ricordiamoceli bene, vivono la nostra aria, ci stanno invece insegnando molto.

- Sono capaci di grande tolleranza, spesso incuriositi dalla diversità più che preoccupati di chi difendersi, sembrano desiderosi di delineare se stessi attraverso il confronto. L’altro è ancora e prima di tutto affascinante, può insegnare loro qualcosa su ciò che sono.

- Si rendono capaci di generosità immediate e risolute appena si sentono interpellati in modo diretto e profondo.

Branca R/S

Il bisogno dell’altro li interpella, sia questo un bisogno oggettivo o soggettivo. Dimostrano di saper accettare il rischio di giocarsi per l’altro.

Danno segni di grande sensibilità al «personale», dimostrano di avere bisogno estremo di relazioni che li aiutino a trovare un indispensabili autonomo senso dell’essere. La relazione diventa motivo che spinge inizialmente i giovani all’incontro.

- Sembrano ricercare soluzioni intermedie più che i radicali eccessi delle generazioni che li hanno preceduti; credono più facilmente nei piccoli passi reali piuttosto che ai grandi sogni rivoluzionari.

Questo permette loro di vivere con una grande tensione al quotidiano, alle soluzioni possibili.

E a noi resta il sogno di essere pieni di difetti e ciò nonostante di riuscire a far crescere persone migliori di noi!

È quello che è più buffo è che spesso ci riesce.

Ma chi sono oggi l’uomo e la donna della Partenza?

Quali loro bisogni?

Ci pare che i bisogni più espliciti siano riconducibili a: bisogni di relazione bisogni di identità. Strettamente correlati tra loro, questi due elementi si strutturano anche reciprocamente. Solo identità forti, ricche di autostima, sono capaci di relazioni positive e significative; del resto solo su relazioni importanti e arricchenti si costruiscono personalità serene.

Questi sono senza dubbio bisogni espliciti nei giovani, ma uno ci pare restare maggiormente in ombra: il bisogno di allargare le relazioni ai sistemi, di vivere cioè la società come espansione di relazioni.

Nostro compito come educatori è quello di far emergere questo bisogno di relazioni sociali, di territorio come crocicchio di sistemi, come elemento fondante della persona, non come «dover essere» o proiezione del «dover essere» vissuto da noi adulti.

Non vogliamo dipingere qui un modello di società, non ne siamo capaci, né lo vogliamo, ma un «TIPO» di uomo: l’Uomo e la Donna della Partenza:

- capaci di accettare quelle ambivalenze di cui si parlava come fonte di ricchezza, di avanzamento, occasione per pensare e per fare;

- capaci di far fruttare i propri talenti senza accettare né ipotesi minimaliste, né strade in cui gli altri siano uno strumento alla propria realizzazione (penso a certe scelte lavorative);

- capaci di essere soli senza essere isolati, di vivere fino in fondo i sentimenti senza sfuggire loro;

- capaci di vivere relazioni e solitudine come compresenti, non contraddittorie tra loro;

- capaci di portare su di sé il peso degli altri;

- capaci di sentirsi di versi senza sentirsi unici, senza ripiegarsi in narcisismi sterili;

- capaci di stimarsi e stimare senza sentirsi né migliori né peggiori;

- capaci di condividere il piccolo e pensare al grande, vivendo il piccolo come grande e il grande con il senso del limite.

In sostanza capaci di essere FELICI, reggendone il peso.

Il senso della Partenza di Achille Cartoccio

Questo numero di R/S Servire vuole sviluppare una riflessione senso della Partenza oggi nello Scautismo in una realtà culturale e sociale che si è evoluta secondo alcune linee che rendono certamente differente e arduo definire, proporre e vivere il senso di questo gesto secondo tradizioni consolidate.

Queste tendenze vengono qui brevemente richiamate per meglio collocare le successive riflessioni; esse sono ormai note ed evidenti a tutti i lettori perché sia necessario approfondirle analiticamente nelle loro molteplici manifestazioni.

Branca R/S

Si tratta sostanzialmente di fenomeni quali: *il prolungamento del periodo adolescenziale e giovanile che ritarda e rende meno netta l’entrata nella vita adulta e più incerta la posizione dei giovani;

*la pluralità di percorsi di vita, nel corso della fase della vita adulta, che rendono complesse le scelte e richiedono maggiore risolutezza individuale;

* lo sviluppo delle possibilità di relazionarsi e di fare esperienze di contatto con altre persone provoca spesso un atteggiamento che punta più alla quantità che alla qualità dei rapporti umani, rendendo più difficile il formarsi di coscienze solide;

* l’eterogeneità dei valori esistenti, le lusinghe dell’apparire e della conquista del successo, rendono meno facile perseguire la solidarietà, l’attenzione ai più deboli, la ricerca della fedeltà e della coerenza dei gesti quotidiani che formano il tessuto della vita interpersonale, rendendo ciascuno meno immediatamente sensibile alle scelte morali;

* l’orientamento culturale prevalentemente orientato al fare tecnico e al risolvere problemi operativi rende più difficile contemplare le realtà che ci circondano e ascoltare in esse e al di là di esse la voce del Creatore.

Volutamente si è tracciato uno scenario sociale arduo e difficoltoso per collocare il senso della Partenza all’interno di un contesto sfidante; per tracciare una mappa degli interrogativi e dei disagi che oggi si avvertono sul tema della Partenza e per proporre alcune riflessioni orientative. Nella tradizione scout la Partenza rimane punto di riferimento preciso come:

* momento di scelta personale (atto volontario e responsabile che sostiene un impegno di fedeltà e presenza); * «culmine» di un percorso educativo personale (all’interno di una comunità e un Movimento) con il sostegno di una metodologia definita e con la guida dell’azione di un capo, il fratello maggiore; * inizio di un itinerario personale nel mondo adulto per un cammino fatto di «fedeltà» ad un mondo di valori e di stili di vita conosciuti, amati e fatti propri e di presenza attiva nelle realtà che via via si incontreranno (famiglia, lavoro, situazioni sociali, relazioni interpersonali...). Rientra in quelle metafore, giochi e riti cosi ricchi di riferimenti educativi attraverso i quali lo scautismo fa passare bambini e bambine, ragazzi e ragazze e giovani adulti per sviluppare in loro, in modo vitale, la coscienza delle loro potenzialità; per insegnare concretamente l’importanza della responsabilità di giocare la propria vita in modo consapevole a fronte di grandi ideali umani e religiosi. È un gesto individuale consapevole e complesso, perché raccoglie il passato per proiettarlo nel futuro; un futuro da scoprire e che propone alla coscienza dello scout adulto situazioni (grandi e piccole) che saranno certamente nuove non solo a livello individuale, ma a livello della società secondo parametri oggi sconosciuti. Baden-Powell ha colto genialmente quanto sia più arricchente vivere i valori essenziali, le regole morali, il senso religioso, le capacità tecniche in ambienti che sollecitano la razionalità, i sentimenti e il fisico di ciascuno, piuttosto che trasmetterli in modo esclusivamente verbale attraverso situazioni accademiche e rigidamente normative. La funzione di richiamo è uno dei filoni portanti dell’avventura scout, che piano piano diventa l’avventura della vita. La Partenza è un gesto che si colloca in una zona della vita di ciascuno che è di confine tra passato e futuro, tra progetto e realizzazione, tra individuo e società (in senso stretto e ampio). Nelle situazioni delineate sopra, oltre che sottolineare la responsabilità di ciascuno, sfidare la sua maturità e capacità di scelta, la Partenza evoca provocatoriamente le ansie generate dal voler essere se stessi in un mondo complesso che cambia. Alcuni interrogativi fondamentali sul senso della Partenza oggi si pongono in due ambiti complementari: * il primo relativo alle mete e ai contenuti educativi fondamentali da prendere come riferimento per sviluppare un adulto scout (finalizzazione dell’identità scout e le scelte che richiede); * il secondo, di taglio squisitamente metodologico, riguarda le condizioni, le modalità, le scelte operative attraverso le quali viene proposto o fatto vivere il gesto della Partenza (esplicitazione di orientamenti e scelte educative). I contenuti sono certamente rilevanti e qualificanti, ma insistervi troppo può fare correre il rischio di limitarci ad enunciazioni che soddisfano solo l’aspetto formale e razionale del problema. Seguendo una tradizione di concretezza e semplicità tipicamente scout, conviene concentrarsi sugli aspetti metodologici che connotano il senso di questo gesto e di tutta la traiettoria educativa scout di cui è momento culminante. Cercherò di esplorare brevemente quattro quesiti fondamentali fra loro strettamente intrecciati, provando a delineare delle ipotesi alternative di soluzione come primo passo per definire differenti significati educativi che la Partenza potrebbe avere oggi.

Branca R/S

Le quattro coordinate che definiscono concretamente la Partenza, come pure il senso della progressione educativa scout, mi sembra siano: a) «a chi dare la Partenza»? b) «quando dare la Partenza»? c) «chi valuta l’inadeguatezza»? d) «cosa si valuta e con quali criteri»? a) Le alternative possibili riguardo la prima domanda possono essere così schematizzate: tutti gli scouts che hanno

raggiunto una determinata età, oppure solo coloro che vengono ritenuti adeguati, oppure coloro che si impegnano in scelte specifiche qualificanti. Optare per l’una o l’altra alternativa vuole dire preparare ’uomo-scout essenzialmente in prospettiva elitaria (enfatizzando i problemi di scelta), oppure pensare l’ambiente scout come un luogo di continua proposta che punta sostanzialmente alla trasformazione libera della persona (enfasi più sulla propositività che sul controllo).

b) Anche la scelta dell’età della Partenza è rilevante. In generale, lo spostamento in avanti di molte scelte di vita dovrebbe far propendere per una Partenza attorno ai 24-25 anni, quando si concentrano le scelte fondanti la vita adulta. ’altra parte rimanere più a lungo in Associazione potrebbe rendere le persone meno risolute e collocare la Partenza all’interno di altre scelte, riducendone sensibilmente la centralità. In altri termini si tratta di capire se è meglio considerarla una rotta da dare alla propria vita, oppure un gesto che dà un significato unitario ad altre scelte di vita in via di effettuazione?

Nel primo caso si parte dopo l’esperienza di Clan/Fuoco, nel secondo caso dopo una permanenza in Co.Ca. di 2-3 anni. c) La valutazione della idoneità a prendere la Partenza può essere lasciata al singolo oppure ad un processo di interazione con il capo e/o la comunità, magari con un ruolo più o meno determinante del capo. I modelli reali di comunicazione educativa e la qualità della relazione con il capo e/o nella comunità (Co.Ca. o Clan/Fuoco) possono dare peso e significato differente alla Partenza. Ci sono situazioni in cui il momento della Partenza viene valorizzato e rimane un punto di riferimento nella vita della persona; al contrario esiste sempre il rischio della banalizzazione e della burocratizzazione che tendono a svalutare anche i contenuti proposti e danno un sapore nozionistico a determinate enunciazioni, che anziché incarnarsi in comportamenti rimangono a livello verbale. d) Infine l’ultimo quesito ci porta a considerare le difficoltà della valutazione dei risultati del processo educativo. I collegamenti con il punto precedente e con i contenuti fondanti l’educazione scout sono particolarmente rilevanti. Maggiore è il respiro che si dà alle mete educative, più in là nel tempo si manifesteranno le conseguenze rilevanti per la persona, maggiore diventa l’incertezza delle verifiche. La maturità del capo mi sembra la vera garanzia sostanziale di questa valutazione. Anche la comunità può essere di aiuto attraverso un processo di rispecchiamento che spesso però è complesso e legato a dinamiche che possono anche deformarne la chiarezza. La comunità mi sembra utile come luogo di riferimento e di accettazione delle scelte personali e di un gesto, la Partenza, che impegna pubblicamente le persone, di fronte non solo alla loro coscienza. Queste sintetiche considerazioni hanno soprattutto cercato di mettere in evidenza talune scelte e intrecci

metodologici che possono dare alla Partenza un significato e una pregnanza educativa differenti.