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GIOVEDI 26 MARZO 2015 ORE 19 CONSERVATORIO LUGANO
ORIZZONTEMOZART vetro e suono
SWISS CHAMBER SOLOISTS Felix Renggli flauto Heinz Holliger oboe Esther Hoppe violino Jürg Dähler viola Daniel Haefliger violoncello Matthias Würsch percussione / glassarmonica
WOLFGANG AMADEUS MOZART 1756-‐1781 Quartetto con flauto no. 4 in la maggoire K. 298 (1787) 12’
NICOLAS BOLENS ∗1963 … und weiter per flauto, oboe e trio d’archi (2015) prima mondiale
10’
URSULA MAMLOK ∗ 1923 Concert Piece for Four per flauto, oboe, viola e percussione (1964) prima svizzera
9’
Capricious Very calm In high spirits
HEINZ HOLLIGER ∗1939 3 kleine Szenen per violino solo per Isabella Faust (2014) prima svizzera
12’
Ciacconina Geisterklopfen Musette funèbre Berceuse pour M. per corno inglese solo (14.2.2015) prima mondiale
2’
WOLFGANG AMADEUS MOZART 1756-‐1781 Adagio e Rondo per glassarmonica, flauto, oboe, viola e violoncello K. 617 (1791) 13’
Mozart, Quartetto per flauto e trio d’archi
La composizione del repertorio per flauto di Mozart viene prodotta in un periodo relativamente breve, tra gli anni 1777 e 1778, mentre soggiorna a Mannheim e Parigi. Sembra che il celebre compositore abbia creato composizioni per tale strumento solo su richiesta – e a ragione! La nota facezia del maestro non risuona forse ancor’oggi alle nostre orecchie? «La sola cosa che conosco più sbagliata di un flauto, sono due flauti». Dieci anni dopo aver composto i tre quartetti per flauto K.285, Mozart si rimette all’opera scrivendo la quarta composizione del genere, quella in la maggiore, destinata all’esecuzione privata per la famiglia viennese del botanico Jacquin.
Nel caso specifico del quartetto K.298, Mozart associa all’utilizzo di tale strumento, spesso discredi-‐tato, la volontà di fare una parodia dei quartetti di arie variati, in voga all’epoca, e, secondo il musicologo Alfred Einstein (1880-‐1952), di «dare libero sfogo al suo disprezzo e alla sua ira nei confronti della banalità» delle musiche italiane di successo; l’opera di Paisiello Le Gare generose viene citata nel movimento iniziale.
Caratterizzata da una durata breve, da questa commedia musicale traspare, analogamente agli altri tre quartetti, un ritorno allo stile galante definito da melodie semplici e elementi di spensiera-‐tezza. L’ascolto di quest’opera ci fa dunque immergere in un universo più vicino al passatempo piuttosto che alla musica da camera colta. Se quest’opera, composta tra i capo-‐lavori costituiti da Le Nozze di Figaro e il Don Giovanni, può sembrare aneddotica, è probabile che lo sia per uno scopo ben preciso; d’altronde Mozart giusti-‐fica tale deviazione frivola, provo-‐cante e momentanea dal lavoro di composizione molto serio con il sottotitolo giubilante dell’ultimo movimento Rondeau: Allegretto Grazioso, ma non troppo presto, pero non troppo adagio, cosi.. cosi.. con molto garbo ed espressione.
Bolens, …und weiter
Il titolo si riferisce ai seguenti versi scritti nel 1959 dalla poetessa tedesca Nelly Sachs: Eingehüllt in der Winde Tuch Füße im Gebet des Sandes der niemals Amen sagen kann denn er muß
von der Flosse in den Flügel und weiter – (aus: «Flucht und Verwandlung»)
Avvolto nella tela dei venti, i piedi nella preghiera delle sabbie che non può mai dire Amen poiché deve passare da pinna ad ala e oltre – (tratto da «Esodo e metamorfosi»)
Si tratta in realtà di un esodo, una fuga (in effetti il titolo della poesia è «In der Flucht»). Questa situa-‐zione spinge l’individuo a riflettere regolarmente sulla propria vita, i propri movimenti, il senso delle cose…, a «passare da pinna ad ala». Io lo rievoco attraverso un viaggio tra spazi ritmici e acustici costantemente in trasformazione. Questi paesaggi sonori sono caratterizzati in particolar modo da tempi differenti e da ritmi pulsanti identificabili. Questi, sovrapponen-‐dosi, scivolando gli uni verso gli altri, rimettono continuamente in questione il riferimento musicale della pulsazione. L’instabilità che ne risulta e le metamorfosi dei tempi musicali rappresentano i temi principali di «… und weiter».
Nicolas Bolens
Mamlok, Concert Piece for Four
Durante gli anni Sessanta e Settanta, Ursula Mamlok ha esplorato l’elemento tangibile del suono in un certo numero di lavori incentrati sull’esuberanza virtuosa di strumenti a percussione: For 7 (1963), Concert Piece for Four per flauto, oboe, viola e percussioni (1964), Movements per flauto, contrabbasso e percussioni (1966), Divertimento per flauto, violoncello e percussioni (1975), Variations and Interludes per quartetto di percussioni (1971) e il Concerto per oboe (1974 à 1976). La Concert Piece for Four costituisce l’ultima partitura composta da Ursula Mamlok nel corso dei suoi studi con Ralph Shapey. L’opera è stata creata nel marzo 1964 al Centro culturale di New York «92e St. Y.»
Nel primo movimento, le linee di flauto, oboe e viola – introdotte dall’inizio della partitura – si articolano attorno a un motivo ricorrente e vengono regolarmente interrotte dalle figure veloci delle percussioni. Intitolato «sehr ruhig», il secondo movimento contrasta in modo netto con la prima parte dell’opera e dà vita, con la sua dinamica dolce e la sua gamma sonora ridotta, a un sentimento d’immobilità. Il rombo dei tam-‐tam, talvolta accentuato dai piatti, si alterna con i suoni tenuti e sovrap-‐
posti degli strumenti melodici. Questo dialogo si articola in modo tale da raggiungere un picco d’intensità malgrado le dinamiche dolci. La tensione si rompe col richiamo vorticoso della musica del movimento d’apertura e porta senza interruzioni al finale energico.
(Barry Wiener)
Holliger, 3 kleine Szenen
Per Isabelle Faust
Le 3 piccole scene per violino solista sono state composte su richiesta d’Isabelle Faust tra agosto e ottobre del 2014 da parte del destinatario nell’ambito di un recital solista „Bach und die Moderne“ il 17 novembre 2014 nella cattedrale di St. Katharinen a Amburgo.
Berceuse pour M.
Come Wiegenlied für E. per pianoforte (in memoriam Erich Holliger), questa ninna nanna è anche un ultimo addio ad un amico passato a miglior vita.
(Heinz Holliger)
Mozart, Adagio e Rondò
Tutti noi possiamo produrre dei suoni a differenti frequenze con dei
bicchieri d’acqua più o meno pieni, colpendoli o passando sul bordo superiore la punta delle dita bagnate. Non sorprende dunque più di tanto che da quando esiste il vetro fuso, si è diffuso l’utilizzo di bicchieri anche a scopo musicale, come gli idiofoni, in particolar modo in Oriente, ed in seguito anche in Europa, come dimostrato da un documento italiano del 1492. Tra il XVI e il XVII secolo, la semplice serie di bicchieri si tras-‐forma in un vero strumento musi-‐cale chiamato Glasspiel, Musical Glasses, Angelick Organ o, più comunemente bicchieri musicali, e la tecnica di esecuzione si sviluppa in parallelo. Nel 1761 Benjamin Franklin ne perfeziona la forma inventando la glassarmonica, utilizzata ancor’oggi. È composta da un numero variabile (in gene-‐rale tra 20 e 54) di calici di cristallo, vetro o quarzo di diversi diametri che ne determinano la frequenza. Un tappo di sughero bucato viene posto sul loro fondo e i calici sono inseriti, senza contatto tra di essi, secondo un ordine cromatico su un asse rotante orizzontale azionato da un pedale, in seguito da un motore elettrico. I bicchieri ven-‐gono allora bagnati facendoli passare in una cassa piena d’acqua e cominciano a vibrare al contatto col dito.
Già nel 1762 ha avuto luogo il primo concerto pubblico con questo nuovo strumento che si diffonde rapidamente, soprattutto nei paesi germanofoni. Poiché il suono cristallino, esoterico, melan-‐conico, «estremamente soave» (Metastasi) corrisponde perfetta-‐mente al sentimento di Empfind-‐samkeit (movimento letterario in reazione all’oppressione razionale del pensiero illuminista), la glass-‐armonica vi è molto apprezzata dai musicisti e dal pubblico ed ha ispirato non solo composizioni per solisti o per musica da camera, ma viene anche introdotto nella musica d’opera (p.es. nella scena di follia di Lucia di Lammermoor di Donizetti). Autori celebri come Goethe, Schiller, E.T.A. Hofmann o Herder ne parlano persino nelle loro opere. Il medico viennese Franz Anton Mesmer, la cui teoria del magnetismo ha posto i fonda-‐menti della psicoterapia moderna e di più rami della medicina alternativa, l’utilizza nei tratta-‐menti in virtù dei suoi effetti rilassanti. D’altronde è nel corso di un concerto privato che Leopold e Wolfgang A. Mozart scoprono, nel 1773, questo strumento. Quando nel 1791 quest’ultimo fa la conoscenza della virtuosa d’armo-‐nica Marianne Kirchgässner, decide d’interrompere la composizione del Flauto magico per dedicarle
l’Adagio in do. Per sfruttare appieno le possibilità sonore dello strumento, lo fa accompagnare dagli altri quattro strumenti e un Rondò. In questo modo e in un solo giorno nasce il quintetto presenta-‐toci dagli Swiss Chamber Soloists questa sera.
Tuttavia la glassarmonica, benché susciti entusiasmo tra gli uni, viene criticata da altri a causa dei suoni prodotti che nuocciono grave-‐mente al sistema nervoso umano, causando persino parti prematuri e facendo urlare gli animali. In seguito al suo divieto, nel 1835, in numerose città tedesche, lo strumento scompare progressiva-‐mente prima di essere riabilitato nel XX secolo nelle sale da concerto e nei film (come L’inquilino del terzo piano di Roman Polanski).
Swiss Chamber Soloists
Fondato alla fine del secolo scorso, l’Ensemble Swiss Chamber Soloists è nato dalla volontà di riunire interpreti svizzeri di spicco e celebri artisti ospiti provenienti dall’estero, per proporre al pubblico una programmazione cameristica innovativa e ricercata. Su iniziativa
dei suoi tre direttori artistici, Jürg Dähler (Zurigo), Daniel Haefliger (Ginevra) e Felix Renggli (Basilea), la stagione Swiss Chamber Concerts è nata nel 1999 e propone da allora, su base annuale, l’unica serie di concerti cameristici a livello nazionale in Svizzera, con una presenza stabilita a Basilea, Ginevra, Lugano e Zurigo. Grazie alla programmazione eclettica, combinata con interpretazioni di alto livello, l’ensemble Swiss Chamber Soloists ha acquisito, in pochi anni, la reputazione di attore di spicco nella scena culturale svizzera. L’ensemble SCC conta nelle sue file artisti celebri, tra cui Bruno Canino, Dénes Várion, Heinz Holliger, Thomas Zehetmair, Christophe Coin, Christoph Prégar-‐dien e molti altri, che si producono con l’ensemble in qualità di artisti ospiti.
Il repertorio degli Swiss Chamber Soloists parte dall’epoca barocca, con interpretazioni su strumenti d’epoca, e si estende fino alle creazioni contemporanee, con molte opere recenti composte per e dedicate all’Ensemble. L’esperienza e l’impegno dell’Ensemble a favore della musica contemporanea si riflettono nell’interpretazione parte-‐cipe di opere di compositori quali Ferneyhough, Kurtág, Ligeti, Yun e Zender, e nelle numerose prime
mondiali di compositori svizzeri quali Blank, Dayer, Furrer-‐Münch, Gaudibert, Gubler, Haubensak, Holliger, Käser, Kelterborn, Kessler, Kyburz, Leh¬mann, Moser, Roth, Schnyder, Tognetti, Wyttenbach, Vassena e Zimmerlin. Ottime critiche, tournée in Europa, Asia e Australia, e infine una produzione importante e diversificata di incisioni discografiche e radio-‐foniche sono altrettante prove della reputazione di prim’ordine del celebre ensemble svizzero.
Felix Renggli è nato a Basilea. Ha studiato con G. Hildenbrand, P.-‐L. Graf e A. Nicolet ed ha ottenuto il Diploma di Solista al Conservatorio di Basilea. Insegna flauto in classe professionale in quella città, come pure alla Hochschule di Friburgo in Brisgovia.
Si esibisce in qualità di solista, come pure nell’ambito della musica da camera, in tutt’Europa, in Giappone, in Cina e negli Stati Uniti.
Partecipa a festival internazionali, come quelli di Lucerna, Parigi, Bruxelles, Rio de Janeiro e molti altri ancora. Le sue attività musicali spaziano dalla musica contempo-‐ranea (p. es. con l’Ensemble Contrechamps) all’interpretazione di musica antica mediante stru-‐
menti d’epoca. Insieme, tra gli altri, a Heinz Holliger, al Quartetto Arditi, all’Ensemble Contrechamps ed al pianista Jan Schultsz, ha registrato numerosi CD di musica antica e contemporanea per le case disco-‐grafiche Phillips, Accord, Discover Int., Schwann-‐Koch.
È stato cofondatore degli Swiss Chamber Concerts, di cui assicura la direzione artistica insieme a Daniel Haefliger e a Jürg Dähler. È insegnante di oboe alla Hochschule für Musik di Basilea e al Conservatorio di Lugano e tiene dei corsi in qualità di maestro in Europa, Giappone e America del Sud.
Heinz Holliger, oboista, compo-‐sitore e direttore d’orchestra di fama mondiale, è nato a Langen-‐thal (Bern). Ha studiato oboe, composizione e pianoforte a Berna, Berlino e Basilea. Premiato in concorsi internazionali (nel 1959 a Monaco di Baviera, nel 1961 a Ginevra), Holliger è salito alla ribalta e si è fatto conoscere in Svizzera e all’estero.
Dal 1963 si esibisce regolarmente in qualità di oboista, sia nel repertorio classico che nel reper-‐torio contemporaneo. Parallela-‐mente ha un’attività di direttore d’orchestra e si trova regolarmente
a capo della Cleveland Orchestra, dell’orchestra sinfonica della radio tedesca, dell’Orchestra Filarmonica di Vienna e della Chamber Orchestra of Europe.
Anche come compositore Holliger è una figura di spicco: decisivi sono stati i suoi incontri con Pierre Boulez, Klaus Huber e con il suo docente Sàndor Veress. Nelle sue composizioni vi è una grande immaginazione, in special modo nelle possibilità d’uso dello strumento e della voce umana.
Grazie a lui la tecnica strumentale dell’oboe è notevolmente evoluta.
Esther Hoppe ha studiato con Thomas Füri (Basilea), Robert Mann e Ida Kavafian (Curtis Institute Philadelphia), Yfrah Neaman (Guildhall School London) e Nora Chastein (Zurigo).
Dopo vari premi ottenuti durante i suoi studi, ha vinto nel 2002 il premio dell’8° Concorso Mozart a Salisburgo. Questa vittoria ha dato l’avvio ad una serie d’inviti nei festivals più prestigiosi quali Ravinia, New Mexico, Gstaad, Lucerna e Zurigo, e quale solista con la Zürcher Kammerorchester, i London Mozart Players, l’Orchestra Sinfonica di Goettingen, la Philharmonie di Halle sotto la direzione di Howard Griffiths,
Christoph Müller e Dennis Russel Davies.
Dal 2001 al 2005, è stata primo violino del Quartetto Merel e dal 2003 è violinista del Trio Tecchler. Il Trio ha vinto vari premi in Germania ed in Svizzera (premio Crédit Suisse jeunes solistes e nel 2005, il primo premio Migros per la musica da camera).
Ha registrato per Art Musici e Virgin Classics. Ha suonato con Christian Altenburger, Atar Arad, Reto Bieri, Adrian Brendel, Renaud e Gautier Capuçon, Sol Gabetta, Paul Gulda e Louise Williams.
Grazie all’aiuto della Banca Cantonale di Zugo suona un violino Balestrieri (1760).
Jürg Dähler, nato a Zurigo ha al suo attivo un’attività internazionale quale violinista, violista, pedagogo e camerista. Ha studiato con S. Vegh, Ch. Schiller, P. Zuckerman, K. Kashkashian e F. Drushinin. È stato artisticamente influenzato dai suoi incontri con B. Langbein, H. Holliger, N. Harnoncourt e G. Ligeti. Si è esibito a Vienna, Salisburgo, Parigi, Madrid, Londra, Sydney e Lucerna.
Fra il 1985 ed il 2000 è stato primo violino del leggendario ensemble dei Kammermusiker Zürich. È stato membro fondatore nel 1993 del Collegium Novum de Zurich e nel
1999 cofonda e codirige gli Swiss Chamber Concerts. Dal 1993 è prima viola solista del Musik Collegium di Winterthur e membro del quartetto di Winterthur. Nel 1997 ha fondato il festival grigionese Kultur Herbst Bündner Herrschaft. Nel 2007 ottiene il titolo accademico « Executive Master in Arts Administration University Zurich ». Ha partecipato alle prime esecuzioni di centinaia di composizioni, quales solista o camerista, di compositori quali H. Holliger, Henze, Ligeti, Pärt, Cerha, Druschinin, Polglase, Haller, Bodman-‐Rae, Käser, Kelterborn, Lehmann, Gaudibert, Brinken e Schnyder.
Suona un violino di Antonio Stradivari (Cremona 1714) ed una viola di Raffaele Fiorini (Bologna 1893).
Daniel Haefliger ha studiato con numerosi grandi violoncellisti fra cui Pierre Fournier e André Navarra. Musicista polivalente, suona regolarmente come solista e/o camerista a Lucerna, Parigi, Tokyo, Newcastle e Sydney con partner quali Heinz Holliger, Denes Varion e Patricia Kopatchinskaia e direttori d’orchestra quali Thierry Fischer, Pascal Rophé, Peter Eötvös e Magnus Lindberg.
Con il Quartetto Zehetmair ha vinto i più importanti premi internazionali nel campo discografico e, suonando tutti i programmi a memoria, si è esibito in tutta Europa, fra l’altro alla Filarmonica di Berlino ed alla Queen Elisabeth Hall di Londra. In stretta collaborazione con compositori quali György Kurtag, Brian Ferneyhough, e György Ligeti, ha dato vita a numerose prime esecuzioni, con alcune composi-‐zioni a lui dedicate.
È inoltre stato violoncello solo dell’Ensemble Modern di Franco-‐forte e della Camerata Bern. È stato pure il fondatore delle edi-‐zioni musicologiche Contrechamps e violoncellista solo dell’omonimo ensemble.
All’alba del nuovo millennio ha fondato con il violista Jürg Dähler ed il flautista Felix Renggli la più importante stagione di musica da camera in Svizzera, i cui concerti hanno luogo a Ginevra, Zurigo, Basilea e Lugano: gli Swiss Chamber Concerts.
Numerose registrazioni radio-‐foniche e discografiche costellano il suo percorso, con labels quali Forlane (F), Stradivarius (I), Clavès (CH), Neos (D), ECM (D).
Daniel Haefliger insegna musica da camera all’HEMU di Losanna e violoncello a Ginevra.
Suona uno strumento del liutaio milanese Giovanni Grancino (1695).
Matthias Würsch, percussionista svizzero virtuoso di Cimbalom e Glasharmonika, ha ottenuto il diploma solistico presso la Musik-‐akademie di Basilea e si è in seguito specializzato con Jean-‐Pierre Drouet a Parigi. È spesso ospite di Ensembles di musica contemporanea come l’Ensemble Modern, l’Ensemble Contrechamps o la Chamber Orchestra of Europe. È membro fisso del gruppo The B.E.A.M. e membro occasionale dell’Ensemble Phoenix Basel e del Concertino Basel. Si è prodotto come solista in diversi festival ed in programmi televisivi e radiofonici sia in Svizzera che all’estero. Il suo interesse particolare per la Glasharmonika e il Cimbalom ungherese l’hanno portato a collaborare con molte orchestre, tra cui l’Orchestre National de France, la NDR-‐Rundfunkorchester, l’Orchestra della Tonhalle, l’Orchestra della Svizzera Romanda, l’Orchestra Sinfonica della SWR Baden-‐Baden und Freiburg, le Orchestre dell’Hessischer Rundfunk e del Bayerischer Rundfunk e
l’Orchestre de Paris con direttori quali Sylvain Cambreling, Michael Gielen, Lorin Maazel, Semyon Bychkov o Charles Dutoit. Matthias Würsch ha suonato come solista in diverse prime esecuzioni di Heinz Holliger, Vinko Globokar, Henry Dutilleux e altri compositori di fama. Nel 1996 è stato insignito del
premio “Werkpreis für Musik” del Cantone di Basilea Campagna. Accanto all’attività concertistica Matthias Würsch si dedica inten-‐samente ad altre forme espressive: il teatro e le acrobazie della lingua. Dal 2008 è docente di percussioni presso il conservatorio di Basilea.
DOMENICA 31 MAGGIO 2015 ORE 19 CONSERVATORIO LUGANO
ORIZZONTEBEETHOVEN „remember…“ maggio 45 In memoria della liberazione dei campi di concentramento ERWIN SCHULHOFF 1894-‐1942 Fünf Stücke per quartetto d’archi (1923) GIDEON KLEIN 1919-‐1945 Trio d’archi (1944) ERIC GAUDIBERT 1936-‐2012 „remember…“ per violoncello e live-‐electronics (2001) LUDWIG VAN BEETHOVEN 1770-‐1827 Quartetto d’archi in la minore op. 132 (1835) SWISS CHAMBER SOLOISTS
Willy Zimmermann violino Daria Zappa violino Ruth Killius viola Daniel Haefliger violoncello