Movicena 2012 Valsesia 5 Stelle

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La parola ai fatti: alcuni dati sull'Italia

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Presentazione serata talk show a Varallo Sesia del gruppo Valsesiano a 5 stelle

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La parola ai fatti: alcuni dati sull'Italia

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Ogni giorno i nostri politici spendono milioni di parole per raccontarci la nostra situazione attuale,

e lo fanno il più delle volte in base al loro tornaconto, evidenziando o sminuendo questo o quel particolare dato

economico o sociale.

Facendo una ricerca in rete si possono trovare i dati e le classifiche qui di seguito riportate, e ci si può fare una idea piuttosto realistica

della situazione dell'Italia rispetto agli altri Paesi.

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Corruzione

Libertà di Informazione

Gli Italiani e il tempo libero

Istruzione

Economia

Sanità

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CORRUZIONEL'Italia è un paese corrotto? A leggere la classifica stilata

dall'organizzazione non governativa Transparency International, si direbbe proprio di sì.

Analizzando una serie di dati da 13 diverse organizzazioni internazionali, la OnG analizza il livello di corruzione percepita.

Si va da 10, che indica un paese onesto, fino a zero, sintomo di una corruzione diffusa.

L'Italia nella classifica si posiziona al 69esimo posto, dietro Paesi come il Ghana, la Slovacchia e il Montenegro.

Totalizza solo 3,9 punti (contro i 4,6 del 2008).

In cima alla classifica ci sono Nuova Zelanda, Danimarca e Finlandia. In fondo invece le nazioni dove dominano guerra o dittature,

Corea del Nord, Myanmar, Somalia e Afghanistan.

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Stilata ormai dal 1995 la classifica viene letta con grande attenzione

sia dagli economisti che dai più grandi investitori.

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Predisposizione alla corruzione

Nella classifica dei paesi più corruttori, cioè quelli dove le aziende sono più disponibili a pagare mazzette,

l’Italia sta al quindicesimo posto. Vale a dire la peggiore d’Europa

con lo stesso punteggio di Hong Kong, Malesia e Sudafrica.

E’ il risultato della ricerca sulla “predisposizione alla corruzione”, cioè il “Bribe Payers Index”, pubblicato da Transparency International.

(http://www.transparency.it/upload_doc/BPI_report.pdf)

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La corruzione, vera o percepita, influisce “fino al 30% sul rating paese e sugli investimenti esteri, costituendo un impedimento alla crescita e allo sviluppo

dell’economia e del lavoro”.

La lotta alla corruzione, invece, “fa diminuire i costi pubblici e quindi il debito e lascia risorse

all’economia virtuosa che investe e crea lavoro certo e dignitoso. Qualsiasi progetto di sviluppo non può non mettere al primo posto

il contrasto alla corruzione”

Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency Italia, http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/02/classifica-di-transparency-sulla-corruzione-aziendale-italia-

la-peggiore-deuropa/167903/

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LIBERTA' DI INFORMAZIONE

All’interno dell’Unione Europea continua la distinzione Tra Paesi come la Finlandia e i Paesi Bassi,

che hanno sempre ottenuto una valutazione molto positiva, e Paesi come la Bulgaria (80°), la Grecia (70°) e l’Italia (61°)

che non sono riusciti ad affrontare la questione delle violazioni delle libertà dei media,

soprattutto a causa della mancanza di volontà politica.

Vanno invece segnalati piccoli progressi da parte della Francia (dalla posizione 44 alla 38), della Spagna (39°) e della Romania (47°).

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Gli italiani: cinema, TV, libri e giornali

In base a quanto emerge dall’Annuario statistico italiano 2011 diffuso dall’Istat, il cinema continua a raccogliere il maggior pubblico

e, insieme agli spettacoli sportivi, registra un incremento rispetto al 2010. Infatti, oltre una persona su due è andata almeno una volta

a vedere un film in sala.

Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (29,7%), gli spettacoli sportivi (28,4%),

le visite a siti archeologici e monumenti (22,9%), la frequentazione di discoteche e balere (22,6%),

il teatro (21,9%)

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Guardare la televisione è un’abitudine consolidata per il 94% della popolazione di tre anni e più,

senza distinzioni territoriali, generazionali o di sesso.

L’ascolto della radio interessa invece il 59% della popolazione

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Meno diffusa è l’abitudine alla lettura di giornali e libri: nel 2011 legge un quotidiano almeno una volta a settimana

il 54% delle persone in età scolare, mentre il 45,3% si dedica alla lettura di libri.

Quest’ultima percentuale risulta in calo rispetto all’anno precedente (era il 46,8%), come pure quella di lettori “forti”, cioè coloro che hanno

letto 12 libri e più in un anno (13,8% rispetto al 15,1% del 2010).

Gli uomini leggono di più i quotidiani (60,3% contro il 48,1% delle donne), mentre le donne preferiscono i libri

(51,6% contro il 38,5% degli uomini) e ne leggono in maggior numero.

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Meno diffusa è l’abitudine alla lettura di giornali e libri: nel 2011 legge un quotidiano almeno una volta a settimana

il 54% delle persone in età scolare, mentre il 45,3% si dedica alla lettura di libri.

Quest’ultima percentuale risulta in calo rispetto all’anno precedente (era il 46,8%), come pure quella di lettori “forti”, cioè coloro che hanno

letto 12 libri e più in un anno (13,8% rispetto al 15,1% del 2010).

Gli uomini leggono di più i quotidiani (60,3% contro il 48,1% delle donne), mentre le donne preferiscono i libri

(51,6% contro il 38,5% degli uomini) e ne leggono in maggior numero.

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In costante crescita risultano gli utilizzatori del pc e di Internet, i quali rappresentano ormai, rispettivamente, il 52,2% (51% nel 2010) e 51,5% (48,9%)

della popolazione di 3 anni e oltre.

L’uso del pc tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (quasi 9 ragazzi su dieci),

ma gli utilizzatori aumentano anche fra i 65-74enni (14,9% contro il 13,7% di un anno prima).

A livello territoriale, permane uno squilibrio sia nell’uso del pc (Nord 56,9%, Centro 54,4%, Mezzogiorno 44,6%),

che in quello di Internet (Nord 56,3%, Centro 54,2%, Mezzogiorno 43,7%).

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Istruzione, alcuni dati

Stando ai dati Eurostat (dati 2009), l’Italia, con una spesa per l’istruzione pari al 4,4% del PIL,

si situa al 21° posto tra i paesi UE, subito dopo la Bulgaria (4,5%).

Meno dell’Italia spendono soltanto Repubblica ceca (4,2%), Spagna (4,2%), Grecia (4%), Slovacchia (3,8%) e Romania (3,5%).

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La Francia, per fare un paragone con un paese vicino,

spende per la pubblica istruzione oltre un punto percentuale di PIL più dell’Italia

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Prendendo in esame soltanto la spesa per l’istruzione primaria(la scuola elementare) la posizione dell’Italia nella graduatoria UE

sale di 3 posti: non più 21° ma 19°...

Il livello di spesa italiano è comunque sempre al di sotto della media UE15,

sia per la spesa totale sia per quella della scuola primaria.

Fonte: Elaborazioni dell'Osservatorio su dati Eurostat

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I risultati dei test PISA

Il Programma per la valutazione internazionale dell'allievo (Programme for International Student Assessment,

meglio noto con l'acronimo PISA), è una indagine internazionale promossa dall'OCSE

nata con lo scopo di valutare con periodicità triennale il livello di istruzione degli adolescenti

dei principali paesi industrializzati.

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Performance in reading

OECD (2007), PISA 2006 – Science Competencies for Tomorrow’s World, Figure 2.11b

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Performance in mathematics

OECD (2007), PISA 2006 – Science Competencies for Tomorrow’s World, Table 6.1c

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Performance in science

OECD (2007), PISA 2006 – Science Competencies for Tomorrow’s World, Table 6.2c

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Change in reading performance between 2000 and 2009

Reading performance

improved

Reading performance

declined

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E l'Università?

Sono accessibili sul web le classifiche delle Università del mondo pubblicate dall’agenzia Qs.

Le prime Università italiane appaiano intorno al 200mo posto: Bologna, prima Università d’Italia si piazza 194ma,

Roma Sapienza, la seconda, 216ma. Questi risultati sono in apparente contrasto con il fatto

che l’Italia si piazza in genere settima o ottava nelle classifiche sull’attività di ricerca.

(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/13/riflessioni-dalla-216ma-universita-del-mondo/351240/ )

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PISA. A pochi giorni dall’annuncio della scoperta della “particella di Dio”, arriva dal “QS World University Rankings by Subject” un altro

riconoscimento dell’alta qualità dell’offerta formativa dell’Ateneo pisano: per l’agenzia che dal 2004 valuta i migliori atenei del mondo e che da due

anni prende in esame i singoli ambiti disciplinari, Pisa è 49ª nel mondo nella “Fisica e Astronomia”, risultando al primo posto tra le università italiane. Non solo: Pisa ottiene un’ottima classificazione per altre 10

discipline, piazzandosi tra il 100° e 150° posto al mondo nelle “Lingue moderne”, e occupando tra la 150ª e la 200ª posizione nei settori della

Chimica, della Farmacia, della Geografia, dell’Informatica, dell’Ingegneria chimica, dell’Ingegneria elettrica ed elettronica, della

Matematica, della Medicina e della Statistica

Il Tirreno di Pisa – 07/11/2012

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Ocse: Italia penultima per laureati Secondo il rapporto Ocse 2012 sull'Istruzione nella UE,

rimaniamo ancora nella parte bassa, bassissima, della classifica. In Italia abbiamo l'11% di laureati nella fascia d'età 55-64 anni

e al 21% della fascia 25-34 anni. Un dato che ci colloca al penultimo posto tra i 34 Paesi dell'Ocse.

Complessivamente, prendendo in considerazione tutte le fasce d'età, l'Italia è al 15% di laureati.

L'aspetto ancora più preoccupante è che il dato scende al 9% nella fascia d'età 25-34 anni

tra i figli di genitori a bassa istruzione.

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Che la laurea valga sempre meno risulta evidente anche dal dato, scioccante, sulle differenze retributive.

Nella fascia d'età 25-34 anni il salario medio dei laureati è del 9% maggiore rispetto a quello dei diplomati.

(quello medio Ocse è del 37%...).

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La storica mancanza di un rapporto funzionale, e funzionante, tra mondo dell'istruzione e del lavoro,

è evidenziato pure da un altro dato allarmante: il 23% dei giovani (15-29 anni) non fa nulla.

Non studia e non lavora. Ha cioè lasciato, o terminato, gli studi ed è in attesa di un lavoro che non arriva.

In questa classifica l'Italia è quartultima, seguita solo da Spagna (24%), Israele (27%)

e l'immancabile Turchia (37%)

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Per il coordinatore del rapporto, Eric Charbonnier, la vera emergenza della scuola italiana è però l'età dei suoi insegnanti.

Alle elementari quelli inferiori ai 40 anni rappresentano il 21,6%, mentre quelli con più di 50 anni sono il 45%,

rispetto a una media Ocse rispettivamente del 41,7% e del 29,9% e a una media europea del 40,5% e del 29,9 per cento.

Alle superiori la quota dei docenti sotto i 40 anni scende addirittura al 9,9%,

mentre quella degli ultracinquantenni sale al 59,3 per cento. Le medie Ocse sono del 37,5% e del 34,9 per cento.

Quelle europee del 35,8% e del 36 per cento.

La percentuale degli insegnanti con meno di 30 anni in Italia è insignificante.

Fonte: Il Sole24ore Link: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-12/ocse-italia-penultima-laureati-063700.shtml?uuid=Ab54DCcG

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Economia - Trasparenza

Come operano e come sono strutturati i colossi dell’economia mondiale? Cosa sanno di loro gli investitori e i cittadini?

Transparency International ha analizzato le 105 più grandi società al mondo sulla base della loro trasparenza ricavandone risultati che non fanno star tranquilli.

Delle multinazionali quotate in borsa, che sommate valgono più di 11 trilioni di dollari,

neppure un terzo raggiunge la sufficienza e la performance peggiore riguarda il settore finanziario.

Solo i sistemi interni anticorruzione segnano un trend positivo rispetto al passato

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Delicatissimo poi il settore delle grandi gruppi “reticolari”, composte da decine di migliaia di società controllate.

Transparency ha chiesto alle società gli elenchi completi di tutte le loro partecipazioni

ma ben 78 su 105 si sono rifiutate di rivelare questi dati.

Tecnologia, beni e servizi e telecomunicazioni sono, tra gli altri, i settori coinvolti.

E in questi colpisce la pessima performance di Microsoft, Apple e Google,

come quella di tutto il settore tecnologico. I campioni del web e delle nuove comunicazioni

sono anche primi nel non divulgare informazioni sul loro conto

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Particolarmente carenti risultano anche le comunicazioni su ricavi, vendite, imposte sul reddito e in generale sui dati

finanziari. Con una particolarità degna di nota nella zona euro:

delle 65 società operanti in Spagna solo 3 rendono pubbliche le imposte pagate in quel paese,

mentre in Grecia non lo fa nessuna delle 43 aziende analizzate.La mancanza di trasparenza rende inoltre più difficile capire in che modo le multinazionali contribuiscono alle campagne

politiche.“Le multinazionali restano una parte importante del problema della

corruzione in tutto il mondo. È giunto il momento per loro di essere co-leader delle soluzioni”

– è la ricetta finale di Cobus de Swardt, Managing Director di Transparency International.

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Banche, fornitori di servizi finanziari e assicurazionisono le società meno trasparenti.

In Europa, Asia e America tutte le posizioni con i punteggi più bassi sono occupati da banche.

Dei 24 istituti finanziari valutati, 13 non divulgano dati sulle loro attività all’estero, 7 ne rivelano solo alcuni

e solo 4 forniscono adeguate informazioni a livello nazionale.

La peggiore è Bank of China (1,1) ultima dell’intera classifica, ma non va meglio a Bank of America (3,2), Goldman Sachs (3,3),

Visa (3,5), Barclays (4,0) o Bnp Paribas (5,4). 

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Il miraggio della Libertà L'indice Economic Freedom valuta per ciascun Paese

la qualità del contesto economico prendendo in considerazione aspetti quali

Libertà di impresa, libertà di commercio,

libertà fiscale, diritti di proprietà ecc...

http://www.heritage.org/index/

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La classifica generale:

Paesi “Liberi”:

1) Hong Kong2) Singapore3) Australia

4) Nuova Zelanda5) Svizzera

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Paesi “quasi totalmente liberi”

6) Canada10) Stati Uniti d'America

14) Regno Unito21) Svezia

26) Germania28) Austria

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Paesi “Moderatamente liberi”

19) Uruguay36) Spagna

40) Norvegia62) Romania67) Francia78) Uganda90) Libano

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Paesi “Poco liberi”

91) Azerbaijan92) Italia

93) Honduras119) Grecia139) Siria

Paesi “Repressi”

151) Maldive158) Argentina

171) Iran171) Nord Corea

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Però stiamo migliorando???NO!

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Ma in Italia si vive bene! (?)

L’ONU ha pubblicato la classifica mondiale dei migliori Paesi in cui vivere.

L’Human Development Index (HDI) misura la sviluppo di una nazione da un punto di vista umano.

Riporta fattori quali:longevità e salute espressa in termini di aspettativa alla nascita

accesso a conoscenza e cultura, misurato in base al tasso di alfabetizzazione e l’iscrizione all’istruzione

tenore di vita, misurato come PIL pro-capite relativo al potere d’acquisto

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La classifica del 2009 include 182 nazioni, usa dati risalenti al 2007 e quindi non include l’impatto della crisi economica globale.

La Norvegia è in cima alla classifica, seguita dall’Australia e dall’Islanda.

L’Italia si piazza al diciottesimo posto, una posizione che la pone nel gruppo delle nazioni

con un ‘Sviluppo umano molto alto’, la categoria migliore.

Fonte:http://www.italiansinfuga.com/2009/10/06/classifica-mondiale-dei-migliori-paesi-in-cui-vivere/

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La classifica del 2009 include 182 nazioni, usa dati risalenti al 2007 e quindi non include l’impatto della crisi economica globale.

La Norvegia è in cima alla classifica, seguita dall’Australia e dall’Islanda.

L’Italia si piazza al diciottesimo posto, una posizione che la pone nel gruppo delle nazioni

con un ‘Sviluppo umano molto alto’, la categoria migliore.

Fonte:http://www.italiansinfuga.com/2009/10/06/classifica-mondiale-dei-migliori-paesi-in-cui-vivere/

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Al di là delle classifiche, l'Italia è un bel posto in cui vivere, e la speranza di vita di uomini e donne nel nostro Paese è tra le più alte al mondo.

Ma quando la salute viene meno?

Abbiamo un servizio sanitario tra i migliori al mondo.

Ma costoso.

Ce lo possiamo ancora permettere???

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A giudicare dai dati forniti dal quotidiano La Stampa il 19/11/12 (elaborazione dati Fondazione David Hume su dati Ocse, Eurostat, Oms)

parrebbe che in Italia la spesa sanitaria in percentuale del PIL non sia poi così elevata.

L'Italia si piazza al dodicesimo posto nella classifica dell'Europa a 27 per la spesa totale

e al nono posto per la spesa pubblica.

Più di noi spendono ad esempio Francia, Germania, Austria, Svezia, Regno Unito.

Meno di noi spendono ad esempioPortogallo, Grecia, Spagna, Polonia, Ungheria,

ma anche Finlandia e Lussemburgo.

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E i posti letto?

L'Italia non si piazza bene...

Siamo al 21° posto su 27.Peggio di noi solo Danimarca, Portogallo, Spagna, Irlanda, Regno Unito e

Svezia.Che non sono proprio Paesi in via di sviluppo.

Ma di certo non si può dire che da noi si debbano tagliare i posti letto.

Eppure...

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Dov'è che andiamo forte???

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Gioco d'azzardo: Italia al Top

Quella del gioco d'azzardo e' una delle prime industrie del Belpaese.

Siamo la nazione dei record, spiega un articolo di Reuters: il più grande mercato d'Europa e uno dei più grandi al mondo, dopo

vent'anni di progressive liberalizzazioni

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Nel 2011, secondo l’AAMS, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato,

in Italia la raccolta del gioco d’azzardo è stata di quasi 80 miliardi di euro,

circa il 5 per cento del Prodotto Interno Lordo nazionale:

il 56,3 per cento del fatturato totale è stato raccolto da slot machine e video-lotterie,

il 12,7 per cento dai Gratta e Vinci, l’8,5 dal Lotto,

il 4,9 dalle scommesse sportive, il 3 per cento dal Superenalotto,

e il rimanente da bingo e scommesse ippiche.

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Ma se il fatturato legato al gioco d’azzardo è passato dai 14,3 miliardi di euro del 2000

agli 80 miliardi di euro del 2011, i ricavi per lo Stato sono aumentati solo marginalmente.

La cifra ottenuta dallo Stato per le tasse sul gioco d’azzardo è stata di oltre 8,5 miliardi di euro l’anno scorso,

ma è aumentata di meno di 3 miliardi tra il 2001 e il 2011.

2001: fatturato 19,5 MLD ricavi Stato 5,5 MLD2011: fatturato 80 MLD ricavi Stato 8,5 MLD

???

Fonte: http://www.ilpost.it/2012/07/18/il-paese-del-gioco-dazzardo/

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Consumo di suolo

Ultimi in Europa per sviluppo economico, produttività,

investimenti in infrastrutture e crescita demografica,

un primato almeno non ce lo toglie nessuno.

Nell' impermeabilizzazione delle superfici naturali non abbiamo rivali.

Succede quando si consuma pericolosamente territorio con palazzine e capannoni, come stiamo facendo in Italia da troppi anni.

Che dimensioni abbia assunto questo fenomeno lo dice con chiarezza un numero: 7,3%. È la superficie totale dell'Italia non più naturale.

E il dato fa ancora più impressione se paragonato alla media del continente europeo,

che certo non si può definire disabitato e rurale, pari al 4,3%.

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Fra il 2001 e il 2011 il consumo del suolo è aumentato dell'8,8%, a fronte di un incremento della popolazione residente del 4,7%.

L'Istat sottolinea che nel Centro-Nord si punta sull'espansione delle località esistenti,

fino a sommergere tutti gli spazi che separano l'una dall'altra.

Al Sud la tecnica è invece quella di creare nuovi centri abitati.

VALORE DEL PATRIMONIO EDILIZIO IN ITALIA

Valore del patrimonio residenziale : 3.522 miliardi di euro

Valore del mercato delle compravendite 2004 : 137,2miliardi di euro

Fonte: analisi e valutazioni ANCI-CRESME 2005

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Per consolarci, potremmo ricordare che pure i boschi sono aumentati. Negli ultimi vent'anni del 20%.

Rispetto al Dopoguerra è quasi raddoppiata.

Ma è una consolazione assai parziale: l'incremento delle foreste non è avvenuto a scapito del cemento,

bensì dell'agricoltura.

Gli alberi si stanno semplicemente riprendendo lo spazio che l'economia rurale aveva loro sottratto.

Fonte: Corriere della Sera 23/05/12 _ Articolo di Sergio Rizzo

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