Itinerari geologici in Piemonte - Valsesia

30
Itinerari geologici in Piemonte

Transcript of Itinerari geologici in Piemonte - Valsesia

Itinerari geologici in Piemonte

Ideazione e progetto editorialeArpa Piemonte, Centro regionale per le ricerche territoriali e geologicheResponsabile: Ferruccio Forlati

Testi a cura diPaolo Falletti, Claudia Giampani, Chiara Girelli

Riferimenti iconograficiImmagini realizzate ed elaborate da Paolo Falletti, Claudia Giampa-ni, Chiara Girelli, Lucio Beccari o provenienti da archivio Arpa Pie-monte

Grafica e impaginazioneArt Cafè Adv - Torino

I riferimenti azzurri numerati ( ) indicano i punti in cui sono statescattate le fotografie.

1

STAMPATO SU CARTA RICICLATA AL 100% CHE HA OTTENUTO IL MARCHIO DIQUALITÀ ECOLOGICA ECOLABEL EUROPEO, PRODOTTA DA CARTIERE REGIS-TRATE SECONDO IL SISTEMA COMUNITARIO DI ECOGESTIONE ED AUDIT EMAS.

Gattinara

AlagnaRiva Valdobbia

Scopello

Balmuccia Varallo

Monte Rosa

Zona piemontese

Zona Sesia-Lanzo:Klippen della II zonadioritico-kinzigitica

Zona Ivrea-Verbano:

corpo basico

Graniti dei laghi

Linea del Canavese

Zona Sesia-Lanzo: Complesso esterno degli gneiss minuti

Zona Sesia-Lanzo: Complesso interno dei micascisti eclogitici

Coperturetriassico-giurassiche

Vulcaniti permiane

Serie dei laghi

Zona Ivrea-Verbano:

complesso kinzigitico

Borgosesia

La Valsesia attraversa la parte meridionale della catena alpi-na, a partire dalle colline di Gattinara e Romagnano, fino a rag-giungere la parte assiale della catena alle pendici del Monte Rosa.

I movimenti della litosfera terrestre che hanno portato allaformazione della catena alpina sono durati più di 150 milionidi anni e hanno comportato la chiusura dell’oceano che divi-deva il continente europeo e il continente africano.

Un itinerario lungo la valle da Gattinara ad Alagna consentedi attraversare questo oceano scomparso, partendo dalmargine africano e giungendo alle rocce che facevano partedel continente europeo.

Nelle forme del paesaggio si possono riconoscere i segni, anti-chi e recenti, lasciati dall’azione dei processi morfogenetici.

Questi processi continuano a modellare i rilievi della valle, inparticolare durante eventi meteorologici estremi quandoampie porzioni di territorio vengono interessate da frane ecolate detritico–torrentizie.

Alagna Valsesia

Riva Valdobbia

Mollia

Campertogno

Piode

PilaScopello

Scopa

Balmuccia

VoccaVarallo

Civiasco

Quarona

Valduggia

Borgosesia

Serravalle SesiaGrignasco

Prato Sesia

Romagnano Ses

GattinaraA

B

C

D

E

La geologiaLa catena alpina occidentale è il risultato di un complesso proces-so geodinamico attraverso il quale il continente europeo e il con-tinente africano sono giunti alla collisione, realizzatasi quandol’oceano interposto tra i due continenti si è interamente consuma-to per subduzione al di sotto del margine africano.

La Valsesia è costituita prevalentemente da rocce che si trovavanosul margine africano (Alpi Meridionali e dominio Austroalpino); lerocce che derivano dall’oceano si incontrano ad Alagna (unità ocea-niche); le rocce che si trovavano sul margine europeo costituisco-no il massiccio del Monte Rosa. L’unità del Monte Rosa è qui con-siderata parte della crosta europea seguendo le interpretazioni tra-dizionali della geologia alpina.

La Linea del Canavese e il fascio di rocce variamente tettonizzatoad essa associato segnano il contatto tra la catena alpina in sensostretto, caratterizzata da sistemi di falde traslati verso NO (vergen-

1

za europea) e da metamorfismo alpino, e le Alpi meridionali o domi-nio Sudalpino, caratterizzate da elementi tettonici a vergenza meri-dionale (africana) e dall’assenza di metamorfismo alpino.

In Valsesia le Alpi meridionali mostrano una sezione quasi completadi crosta continentale prealpina, ruotata di 90° e riesumata durantel’orogenesi alpina, in modo tale da esporre livelli crostali progressi-vamente più profondi risalendo la valle verso NO, a partire dalla cro-sta superiore fino alla crosta inferiore e a lembi di mantello.

Le principali fasi di strutturazione della catena si concludono intor-no ai 10 milioni di anni fa.

Circa 4 milioni di anni fa lo sbocco della Valsesia, presso la confluen-za con il torrente Sessera, era lambito dal mare. I corsi d’acqua for-mavano grandi delta di fronte ai quali si depositavano sul fondalemarino spesse coltri di sedimenti.

L’ulteriore sollevamento tettonico di tutta l’area alpina determinòuna regressione marina con migrazione progressiva della linea dicosta verso SE.

L’area divenne dapprima un ambiente lagunare e poi una pianura allu-vionale solcata da corsi d’acqua, i cui carichi sedimentari, costituiti per-lopiù da ghiaie grossolane, andavano a formare un grosso ventaglioa debole pendenza.

Le glaciazioniCirca 1,7 milioni di anni fa ebbe inizio un’era di importante instabili-tà climatica con il succedersi di periodi glaciali ed interglaciali.

La Valsesia insieme a tutta l’area alpina fu interessata da diverse avan-zate dei ghiacciai durante tutto il Pleistocene (1,7 milioni–10.000anni fa). Le lingue glaciali provenienti dalle valli confluenti si univanoa quella principale in un unico “fiume” di ghiaccio che è arrivato ad

2

Straling

Val Vogna

Rassa

Dominio Austroalpino Sesia-Lanzo

Alpi meridionali

Zona piemontese dei Calcescisti con pietre verdi

Mantello Crosta inferiore

Crosta superiore

0 km

10 km

Monte Rosa

Cervino Breithorn

Can

aves

e

interessare, durante la sua massima fase espansiva, la zona dove oggisorge l’abitato di Borgosesia.

Tra 14.000 e 10.000 anni fa il ritiro delghiacciaio valsesiano creò le condizio-ni per l’innesco di fenomeni di collas-so o di crollo anche di grandi porzionidi versante, come deformazioni gravi-tative profonde e valanghe di roccia.

I corsi d’acqua, alimentati dallafusione dei ghiacciai, trasportaro-no verso il fondo della valle gran-di quantità di materiale detritico(depositi fluvioglaciali), dando ori-gine alle maggiori conoidi alluvio-nali che raccordano le valli tribu-tarie a quella principale.

I processi di modellamento naturale che ancora oggi continuanoa modificare il paesaggio della valle sono ascrivibili a frane e all’at-tività dei corsi d’acqua.

Le franeNel territorio della Valsesia i fenomeni gravitativi maggiormente dif-fusi (69%) sono quelli da crollo e ribaltamento che avvengono perdistacco da pareti o ammassi rocciosi, e sono caratterizzati da unmovimento estremamente rapido. Seguono i fenomeni franosi percolamento rapido e le frane per saturazione e successiva fluidifi-cazione dei terreni della copertura superficiale. Sono frane dimodeste dimensioni caratterizzate da estrema rapidità che si inne-scano durante eventi di pioggia di forte intensità.

3

conoidi

Fondovalleprincipale

Piode fraz.Piedimeggiana

Scivolamento rotazionale/traslativo

Aree soggette a crolli/

ribaltamenti diffusi

DGPV

Complesso

Aree soggette a frane

superficiali diffuse

Crollo/Ribaltamento

Colamento rapido

Colamentolento

12%

1%

7%

42%

5%

3%

3% 27%

Percentuale di tipologie di frana in Valsesia(IFFI Inventario dei fenomeni franosi in Italia)

Sono anche presenti fenomeni meno evidenti, ma arealmente moltoestesi, chiamati Deformazioni Gravitative Profonde di Versante(DGPV), caratterizzati da un movimento lento e continuo dell’ammas-so roccioso, che interessano interi versanti per profondità di anchealcune centinaia di metri.

I corsi d’acquaIl Sesia dalle sorgenti a Romagnano è caratterizzato da una pronun-ciata instabilità dell’alveo che determinano in più punti condizionidi erosione spondale o di sovralluvionamento.

Il modellamento dell’alveo avviene principalmente quando l’energiadisponibile è massima cioè durante le piene. Vengono così rimodel-lati tracciato e larghezza del letto, posizione delle sponde, isole flu-viali, pendenza media e locale del fondo.

Nei periodi di magra si ha una lenta modificazione delle forme.

Durante le piene eccezio-nali si producono inveceimportanti modificazioni delletto e della piana alluviona-le sovrastante.

L’assetto del corso d’acquanegli ultimi decenni, a causadel manifestarsi di piene acarattere eccezionale, hasubito locali variazioni che,sebbene di entità non sempre

rilevante, hanno assunto ruoli importanti nell’evoluzione generale delfiume. Alcuni tratti hanno visto la rettificazione dell’alveo, in altri si èavuta una ripresa di aree una volta già di competenza del fiume.

Le cause delle variazioni subite sono da ricercarsi anche nella gene-rale tendenza, soprattutto negli ultimi 50 anni, a sfruttare in modo inten-sivo le aree alluvionali, alla necessità di realizzare opere di collega-mento trasversali e alla crescente espansione dei centri abitati.

Questi elementi costringono il sistema fluviale a ricercare un nuovoequilibrio con conseguenze anche molto pesanti sulla sua stabilità.

Lungo la rete idrografica secondaria che solca i rilievi collinari e mon-tuosi si attivano i processi torrentizi, caratterizzati da un grande pote-re distruttivo per la rapidità, l’intensità e la difficile prevedibilità conla quale si verificano. Il ripetersi di questi processi deposizionali neltempo ha dato origine alla caratteristica forma a ventaglio dei conoi-di alluvionali che si possono scorgere alla confluenza di quasi tutti itorrenti laterali risalendo la valle.

4

Ponte per loc. Isola, frazione di Vocca, durante l’evento del Settembre 1993

Gli eventi alluvionaliSi hanno notizie storiche di molti eventi alluvionali che hanno col-pito la Valsesia. I più antichi risalgono al 98 e 589 d.C.

Documenti storici riportano le cronache di eventi che sono statila causa di gravi danni e disagi alle popolazioni; tra quelli con con-seguenze disastrose sono da ricordare: settembre 1640, ottobre1755, agosto 1834, novembre 1951, novembre 1968, agosto 1978.

Nell’ultimo decennio ricordiamo l’evento del 22–23 settembre 1993che ha interessato in particolare la parte occidentale dell’alto baci-no e gli affluenti di destra, l’evento del novembre 1994 e quellodell’ottobre 2000.

Da un’analisi dei dati storici relativi a dissesti nel bacino del Sesiasi rileva che i periodi più pericolosi, per il verificarsi di eventi estre-mi, corrispondono a quelli tardo estivi ed autunnali.

Luglio ed agosto sono caratterizzati da precipitazioni a caratte-re temporalesco che, anche se di breve durata e su aree relati-vamente ristrette, sono di forte intensità e possono quindi dareorigine a processi torrentizi violenti e a frane superficiali.

In autunno invece i mesi amaggior rischio risultano esse-re settembre e ottobre, per ilmanifestarsi di precipitazioniprolungate legate a pertur-bazioni originate da correntisudoccidentali, che coinvolgo-no settori ampi di territorio epossono mettere in crisi tuttala rete idrografica e attivarefenomeni franosi importanti.

5

0

1

2

3

4

5

6

7

8

dice

mbr

e

nove

mbr

e

otto

bre

sett

embr

e

agos

to

lugl

io

giug

no

mag

gio

april

e

mar

zo

febb

raio

genn

aio

Distribuzione mensile degli eventi alluvionali nel bacino del F. Sesia nel XX secolo

A Varallo durante l’evento del novembre1994 una colata di fango distrugge due edificie causa la morte di quattordici persone

ITINERARIODall’autostrada A26, uscita caselloGhemme –Roma-gnano Sesia, siattraversa l’abita-to di Romagnanoseguendo le indi-cazioni per Gatti-nara. Superato ilponte sul fiumeSesia, alla rotato-ria si svolta a de-stra in direzioneAlagna.

Lungo la s.s. 299, nel tratto da Gattinara a Serravalle, si osservano lerocce che testimoniano le condizioni paleografiche e paleoclimati-che di queste aree tra 300 e 200 milioni di anni fa, prima che inizias-se il ciclo orogenetico alpino.

Nel Permiano e nel Triassico tutti icontinenti erano assemblati nelsupercontinente Pangea; l’areache corrisponde alla Valsesia sitrovava nella parte apicale delgrande golfo della Tetide.

Le colline della parte inferio-re della Valsesia sono impo-state sulle rocce vulcani-che di età permiana(“porfidi permiani” ). Sitratta di lave e rocce pirocla-stiche formatesi durante unaserie di episodi vulcaniciavvenuti 270 milioni di anni fa.

1

6

A

1

2

3

Eurasia

TetideNord America

Sud America

Africa

Antartide

India

Australia

1

La presenza di cospicuivolumi di rocce piroclasticheindica che le manifestazio-ni vulcaniche erano di tipoesplosivo, con colonne diceneri che si innalzavanoper alcuni chilometri nel-l’atmosfera e veloci flussipiroclastici ad elevatatemperatura che si espan-devano su ampie distanze.

Lungo le pareti si osserva-no frammenti di roccemetamorfiche strappa-te dal basamento cristal-lino (Scisti dei Laghi)durante un’eruzione econglobate nel flussopiroclastico, a ulterioretestimonianza del vulcani-smo di tipo esplosivo.

Entrando nell’abitato di Ser-ravalle, al semaforo si svol-ta a destra; si percorre lapasserella sul Sesia e pro-seguendo l’itinerario verso Borgosesia, siincontra di fronte a una vecchia fornace, una cava abbandonata .

Qui è esposto il contatto discordante tra le rocce di origine mari-na (calcareniti, arenarie e calcari marnosi) del Triassico infe-riore, di colore biancastroe stratificate, e le vulcanitipermiane. Questo limite èl’indicatore dell’innalza-mento del mare della Teti-de e della sua espansioneverso Ovest su aree pre-cedentemente emerse.

I calcari, calcari dolomiti-ci e dolomie che costitui-scono le pareti biancastredel Monte Fenera sisono depositati nel Trias-sico medio, intorno a 240milioni di anni fa.

3

2

1

2

3

7

Queste rocce si sono formate in unambiente di piattaforma carbonatica(scogliera corallina); si tratta della testi-monianza più occidentale dell’ambiente incui si sono formate le Dolomiti.

La parte alta del Monte Fenera è costituita da calcari selciferi e cal-cari marnosi con Ammoniti del Giurassico inferiore (da 190 a 180 milio-ni di anni fa), che indicano l’approfondimento del mare.

Questo approfondimento è il primoindizio dell’apertura dell’oceano li-gure-piemontese, connessa all’aper-tura dell’Atlantico centrale. L’ocea-no ligure–piemontese arrive-rà a separare il continente europeoda quello africano e la sua succes-siva chiusura porterà alla formazio-ne della catena alpina.

Da Borgosesia a Valduggia e verso il Lago d’Orta, lungo la Linea del-la Cremosina, affiora la Serie dei Laghi, unità del basamento cri-stallino delle Alpi meridionali che presenta i caratteri della crosta con-tinentale medio-superiore.

È costituita da micascisti e paragneiss a duemiche e granato. In assenza di metamorfismoalpino, la scistosità regionale è ercinica (connes-sa ai movimenti orogenetici prealpini che hannoportato all’assemblaggio del supercontinentePangea). Sono presenti anche ortogneiss, deri-

vanti dal metamorfismo ercinico di graniti più antichi (ordoviciani).

Nella Serie dei Laghi sono intrusi i Graniti dei Laghi, un batolitecomposito di età permiana (datato da 275 a 283 milioni di anni fa)ed esteso dal Biellese orientale al Lago Maggiore.

Il granito di Roccapietra,ben visibile nella cavaabbandonata nei pressi delcentro abitato omonimo

, è in realtà costituito dauna granodiorite bianca abiotite e orneblenda.

4

B

5

4 4

6

8

Il tipo litologico pre-valente nei granitidei laghi è un grani-to biotitico a granamedia di colorebianco; sono pre-senti anche graniti rosa (Baveno), graniti cloritici verdi (Mergozzo),monzograniti e sienograniti (Biella-Valsessera), granodioriti (Motta-rone, Montorfano).

In questo tratto, pa-rallelamente alla val-le principale si pos-sono scorgere unaserie di dossi cheformano delle val-lette laterali (frec-ce azzurre), a diver-se quote rispettoall’alveo attuale del Sesia, scavate dall’azione del ghiaccio e riutiliz-zate in seguito dal corso d’acqua. Il loro profilo è ben visibile dallastrada per Civiasco .

Da Roccapietra fino a Balmuccia e Scopa si incontra la ZonaIvrea–Verbano, l’unità del basamento cristallino delle Alpi meri-dionali che presenta i caratteri della crosta continentale inferiore. Essanella parte basale contiene anche rocce ultrabasiche del mantello:le peridotiti di Balmuccia.

La Zona Ivrea–Verbano viene tradizionalmente suddivisa in dueunità: il Complesso kinzigitico e il corpo basico.

Uno splendido affioramentodel Complesso kinzigiti-co è osservabile sul greto delSesia a Varallo, un centinaiodi metri a monte del ponteper Crevola, in spondadestra .

Si tratta di prevalenti metape-liti (kinzigiti), metabasiti, mar-mi, quarziti, a metamorfismoercinico di grado medio e alto, con paragenesi anidre di tipo granu-litico (granuliti basiche e acide, chiamate stronaliti).

6

5

9

Roccapietra

Fiume Sesia

5

6

I protoliti sono interpretati come una successione oceanica del Pro-terozoico superiore - Paleozoico inferiore; le rocce originarie da cuiderivano le rocce metamorfiche del Complesso kinzigitico deriva-no quindi da sedimenti depostisi sui fondali di un antico mare indi-cativamente tra 500 milioni e un miliardo di anni fa, prima dell’oro-genesi alpina e prima che si formasse il supercontinente Pangea.

Le kinzigiti sono para-gneiss costituiti principal-mente da quarzo, plagio-clasio, biotite, sillimanite,granato. Si osservanoanche anfiboliti e livelli dirocce carbonatiche smem-brati dalla deformazione(boudinage).

Le elevate temperatureraggiunte nel Complessokinzigitico nella porzioneadiacente al corpo basicohanno portato queste roc-ce alla fusione parziale(anatessi). Il fuso prodot-to, di composizione grani-tica, si è consolidato insitu, in modo tale che que-ste rocce possono esseredefinite come migmatiti.

Le pieghe presenti indicano che questo processo è avvenutodurante una fase deformativa.

10

C

9

87

6

6

Salendo lungo la valle principale, dalla strada statale per Alagna all’al-tezza di Vocca si può osservare un masso erratico di grandidimensioni trasportato da un ramo del ghiacciaio principale che tran-sfluiva nella valle Mastallone.

Fino a Balmuccia affiora il corpo basico con uno spessore massi-mo di 10 km. È composto principalmente da rocce gabbriche con subor-dinate dioriti e rocce ultrabasiche.

La maggior parte delle rocce del corpo basico potrebbe essere ade-guatamente descritta anche con una terminologia appropriata per legranuliti basiche. Poiché queste rocce sono considerate di origine plu-tonica, per intrusione di magmi mantellici caldi alla base della crosta con-tinentale (underplating magmatico), sono descritte come rocce ignee.

Il corpo basico è costituito, dall’altoverso il basso e da Est verso Ovest, da:

• unità delle dioriti, tra Varallo e Val-maggia

• corpo gabbrico principale, costitui-to prevalentemente da gabbri, daValmaggia fino a monte di Vocca

• corpo basico stratificato, costitui-to da alternanze di peridotiti, piros-seniti, gabbri e anortositi, tra Voc-ca e Balmuccia

Le rocce del corpo basico contengono mineralizzazioni di nichel, rame,e in subordine ferro e cobalto, coltivate nel XIX secolo a Valmaggia eal Castello di Gavala.

Il corpo basico stratificato è caratterizzato da una stratificazio-ne magmatica, talora deformata da pieghe.

Nella parte inferiore del corpo basi-co stratificato sono presenti lenti di

7

11

C.ma Pizze

Vocca

7 7

8

8

peridotiti del mantello, rocceultrabasiche composte princi-palmente da olivina (di coloredal verde oliva al giallastro) ein subordine pirosseno.

Talora sono metamorfosatein serpentiniti.

Il contatto tra il corpo basicostratificato e le peridotiti delmantello, ben osservabile lun-go il Sesia 500 m a monte diloc. Isola , denota il limi-te crosta–mantello checorrisponde alla discontinui-tà di Mohorovicic (Moho).

Il contatto tra le due unità, ditipo intrusivo, è testimoniatodai filoni di pirosseniti. Siritiene che la lente di perido-titi di Balmuccia fosse interca-lata nel Complesso kinzigiticoprima dell’intrusione del cor-po basico. Sembra dunqueche questo contatto non pos-sa essere considerato unaMoho petrologica relitta.

La lente di peridotiti dimaggiori dimensioni è facil-mente raggiungibile un chilo-metro a valle di Balmuccia,lungo il Sesia nella zona diimbarco per le canoe .

Nello stop di Isola sono anchevisibili forme di erosionecaratteristiche:

marmitte di erosione, for-me cilindriche scavate nellaroccia dura del letto del fiumeSesia, dal movimento vorti-coso e rotatorio dei ciottolitrasportati dalla corrente.

9

8

12

8

8

9

8

terrazzo del Sesia, in spondasinistra, messo a nudo dall’erosio-ne fluviale. Esso rappresenta unaporzione di un originario fondo-valle innalzato dal sollevamentotettonico intercorso dopo la suaformazione. I depositi fluviali costi-tuiti da ciottoli, ghiaia e sabbia, adifferenza di quelli glaciali, sono caratterizzati dalla presenza di net-ta stratificazione. Gli elementi clastici grossolani come i ciottoli sonoarrotondati e embricati, sono cioè inclinati nel senso opposto a quel-lo di deflusso della corrente con una parziale sovrapposizione.

Nel tratto di valle compreso traBalmuccia e Scopello , il Sesiascorre verso NE invece che ver-so SO per la presenza della lineadel Canavese, che consiste di unafascia ampia circa 1 km di milonitie cataclasiti (rocce di faglia) infacies scisti verdi, più facilmenteerodibili delle rocce adiacenti.

La linea del Canavese (fascia in rosso) è la terminazione occiden-tale della Linea Insubrica, un sistema di faglie subverticali neogenicoa prevalente carattere trascorrente, che si sviluppa attraverso l’inte-ro arco alpino dal Canavese fino alla Val Pusteria e alla Gailtal.

Anche la Bocchetta della Bosca-rola, allo spartiacque con l’altaVal Sessera e all’orizzonte dell’im-magine, rappresenta una chiaraindicazione morfologica della faglia.

A destra della Bocchetta, la zonadell’Alpe di Mera è interessata dauna DGPV anch’essa ritenuta con-nessa alla presenza della faglia.

10

13

10

B.ta della Boscarola

A NO della linea del Canavese inizia la successione di falde di rico-primento delle Alpi nord–occidentali, che ha uno spessore com-plessivo di oltre 20 km.

La prima unità di questa successione, in posizione geometricamen-te superiore e più interna, è l’unità Sesia–Lanzo, ancora di pertinen-za africana (dominio Austroalpino).

L’unità Sesia–Lanzo è tradizionalmente suddivisa in:• il complesso interno dei micascisti eclogitici• il complesso esterno degli gneiss minuti• i klippen della II zona dioritico–kinzigitica

Una delle migliori esposizioni del com-plesso interno dei micascisti eclogiti-ci si trova a Scopello, sul greto del Sesiapoco a monte del ponte .

SI tratta di parascisti polimetamorfici con len-ti di metabasiti e metagraniti, con prevalen-te impronta metamorfica eoalpina, eclogi-tica e in facies scisti blu.

Il litotipo prevalente nel complesso deimicascisti eclogitici sono i micascisti aquarzo, granato, glaucofane, onfacite emica bianca.

Il glaucofane, di colore bluastro, è unanfibolo sodico che si forma in condizionidi alta pressione e bassa temperatura.

11

D

13

14

1211

10

11

14

15

Le pieghe della scistosità lun-go la quale sono allineati i mine-rali indicano movimenti defor-mativi plastici, a profondità ele-vate (50 km) ma a condizioni ditemperature medie. Questecondizioni si realizzano lungo unpiano di subduzione.

Questo metamorfismo, datato tra 130 e 90 milioni di anni fa, è con-nesso al processo di subduzione cretacico, che denota l’inizio del-la chiusura dell’oceano ligure–piemontese e corrisponde alle pri-me fasi dell’orogenesi alpina (fase eoalpina), seppur ancora anterio-re alla collisione continentale tra il continente europeo e il continen-te africano.

A Piode si osservano imetagraniti e gli ortogneissdella Zona Sesia–Lanzo, talo-ra scistosi e con sovraimpron-ta metamorfica in facies scistiverdi.

Appena a monte del-l’abitato di Piode sono visibili nella pia-na alluvionale, sia insponda destra che insinistra, delle incisioniche si dipartono dalcorso d’acqua. Que-ste depressioni rap-presentano antichicanali del Sesia oraabbandonati.

A Campertogno , sulla destra idrografica, è ben apprezzabile unaffioramento che evidenzia i rapporti stratigrafici (interdigitazioni)esistenti tra i sedimenti di conoide e quelli legati all’attività del Sesia.

14

13

12

Depositi di conoide Depositi alluvionali

Depositi di conoide

SUBSTRATO

Depositi alluvionali

12

14

13

Nei depositi di conoide sonoosservabili delle lenti dimateriale granulare pulito(privo di matrice fine), chia-mate Gullies, che rappre-sentano le fasi finali di unacolata detritica torrentizia, incui il materiale depositato nelcanale viene ripulito dellafrazione più fine dall’acquacorrente.

16

A Boccorio si entra nel complesso esterno degli gneiss minu-ti, costituito da paragneiss grigio–verdi, albitici, a due miche e epi-doto. Il metamorfismo prevalente è in facies scisti verdi per retro-cessione metamorfica dei litotipi della zona Sesia–Lanzo. Questometamorfismo è di età mesoalpina, ossia coevo alla collisione con-tinentale tra il continente europeo e il continente africano, avve-nuta tra 60 e 35 milioni di anni fa.

Le valli laterali della parte alta della Valsesia, presentano i caratteritipici delle valli sospese: esse risultano pensili sulla valle principa-le, più approfondita, a cui si raccordano con gradini di roccia percor-si da rii che formano suggestive cascate. La loro genesi è da ricer-carsi nell’azione erosiva maggiore della lingua glaciale principale dovu-ta allo spessore del ghiaccio.

E

19

20

1817

16

15

Dal ponte di loc. Iso-lello si ha unabella veduta dellaDGPV di Otro; ilversante è interessa-to da un insieme diantichi e complessifenomeni gravitativiprofondi. La linea trat-teggiata, indicata dal-la freccia, evidenziala nicchia di distaccodi un recente movi-mento gravitativo poco profondo, innescatosi durante l’evento allu-vionale dell’ottobre 2000, che ha interessato la parte più orientaledella DGPV.

All’altezza di Riva Valdobbia affiora la II zona dioritico–kin-zigitica, l’elemento superiore della Zona Sesia–Lanzo. Su questi ver-santi si riconosce la DGPV di Riva Valdobbia, messa in evidenzadal profilo marcatamente convesso della porzione di versante inte-ressato dalla frana. Il rigonfiamento e l’inarcamento del versante sonodovuti all’intensa fratturazione della roccia, legata agli effetti della com-pressione e decompressione esercitate dalla massa glaciale che occu-pava la valle.

L’ultimo tratto di valle, prima di Alagna , presenta il tipico profi-lo trasversale ad U, con pareti ripide e fondo piatto di origine gla-ciale. Le frecce indicano le spalle glaciali, tratti di versanti menoinclinati, cherappresenta-no i resti divalli più anti-che a sezionetrasversalepiù ampia.

17

16

1515

16

17

M. Torro

Poco prima di Alagna compaiono le prime rocce derivanti dal-la crosta oceanica. Si entra nella zona che nelle Alpi occidentali è tra-dizionalmente denominata “Zona piemontese dei calcescisti conpietre verdi” e che comprende le rocce derivanti dai frammenti del-la crosta dell’oceano ligure–piemontese (“pietre verdi”) e dai sedi-menti mesozoici che la ricoprivano (calcescisti).

Il contatto tra le rocce dell’Unità Sesia Lanzo, che si trovavano sul mar-gine africano, e le rocce di origine oceanica si trova sui versanti allespalle della miniera di calcopirite, all’ingresso di Alagna.

Le pietre verdisono costituite daperidotiti serpen-tinizzate, serpen-tiniti, brecce ser-pentinose (ofical-ci), metagabbri,metabasalti e pra-siniti. Queste roc-ce derivano dal-

la crosta oceanica, originariamente costituita da peridotiti, gabbri ebasalti, e nell’insieme prendono il nome di ofioliti. Il termine ofioliti èdovuto alla diffusa presenza di serpentino, minerale che si forma permetamorfismo dell’olivina.

I calcescistisono il derivatometamorfico deisedimenti mariniche ricoprivano ifondali oceanici.Il termine calce-scisti in Valsesiaviene utilizzatoin senso forma-zionale e com-prende tipi lito-logici molto

variabili: calcescisti, marmi impuri, scisti quarzitici e quarziti, mica-scisti cloritici e filladi.

In relazione all’evoluzione metamorfica sono state distinte dueunità: l’Unità del Combin, superiore, con impronta metamorficaeoalpina in facies scisti blu, e l’unità Zermatt-Saas con impronta meta-morfica eoalpina in facies eclogiti. Entrambe le unità sono diffusa-mente retrocesse in facies scisti verdi mesoalpina.

17

18

17

19

Entrando ad Alagna sipercorre la circonvallazio-ne asportata durantel’evento alluvionale delsettembre 1993. La riattiva-zione dell’alveo del Sesiadel 1948 e di un ramo late-rale più antico, durante taleevento, ha causato gravidanni alle infrastrutture eai terreni limitrofi.

A Nord di Alagna , sul-la sinistra idrografica, laparete del Monte Torru èstata in passato sede di crollidi masse rocciose (1952,1965), e tuttora presentaampi speroni rocciosi peri-colanti. Sulla parete è stato installato un sistema con 5 misuratoridi giunti (di cui due a filo) collegati a un sistema di trasmissione viaGprs a un WebServer ove è possibile consultare i dati registrati dal-la strumentazione.

Ancora in sinistra idrografica,si osserva il conoide del tor-rente Mud, su cui sorgonole frazioni di Pedemonte e S.Nicolao. Il torrente si è atti-vato più volte negli ultimisecoli (1755, 1882, 1919, 1948)dando origine a colate detri-tiche che hanno interessatol’abitato di Pedemonte.

19

18

18

18

18

19

Lungo la strada per Merletti, sono visibili ancora le rocce di ori-gine oceanica (calcescisti, prasiniti, serpentiniti) della Zona Pie-montese. Poco a Sud della frazione compaiono gli ortogneiss del-l’Unità Monte Rosa, che rappresentano la prima evidenza del-le rocce che si trovavano sul paleocontinente europeo.

Dalla zona dell’arrivodella sciovia del Wold

, è ben visibile, suiversanti del Corno Stof-ful, il contatto tra le dueunità e la frana di crol-lo (tratteggio in rosso)avvenuta nel giugno 1998(300.000 m3) e riattiva-tasi il 5 dicembre 2005.

20

ZPMR

Loc. Merletti

20

20

Durante l’evento del 1º ottobre 1919 si ebbero fenomeni di intensa attività del torrente Mud con l’alluvionamento di una vasta area del conoide

C.no Stofful

Gli ortogneiss occhiadini del Monte Rosa, a porfiroclasti(“occhi”) di feldspato potassico, con quarzo, albite, biotite, micabianca, derivano dal metamorfismo alpino di rocce granitiche delCarbonifero superiore (310 milioni di anni fa).

Il basamento cristallino intruso da questi plutoni granitici-grano-dioritici è costituito da parascisti polimetamorfici, con metamor-fismo ercinico (pre-granitico) di alta temperatura e bassa pressio-ne (paragneiss a biotite, granato e sillimanite) e un’impronta meta-morfica eoalpina (micascisti a granato e cianite) e mesoalpina (sci-sti albitici e paragneiss minuti a due miche, per retrocessione deilitotipi precedenti).

I versanti della testata della Valsesia presentano molteplici evi-denze dei processi glaciali, tra cui i numerosi circhi glaciali,tipiche depressioni semicircolari dovute all’azione erosiva delghiacciaio sul fondo del bacino.

21

Bocchetta di Sà

22

Le coltivazioni minerarieIn alta Valsesia sono presenti significative mineralizzazioni,che in passato hanno reso Alagna un’importante sede estrat-tiva per l’oro e il rame.

Nella Zona piemontese dei calcescisti con pietre verdi era-no coltivate le mineralizzazioni a ferro e rame di Fabbriche (cal-copirite e pirite nelle ofioliti), le mineralizzazioni a mangane-se del Vallone di Otro (in calcescisti e quarziti), le mineraliz-zazioni a magnetite del Vallone dell’Olen (in serpentiniti).

Nell’Unità Monte Rosa sono stati invece ampiamente sfrutta-ti i filoni di quarzo auriferi intrusi negli gneiss occhiadini e neimicascisti.

Attualmente l’at-tività estrattivainteressa un cor-po di gneiss apli-tici, coltivati peril feldspato.

Nube di polvere causata dal brillamento dimine nella cava di Merletti.

23

Bibliografia

ARPA PIEMONTE (2005) inedito – Definizione delle aree genetica-mente inondabili e della loro pericolosità relativa in ambiente flu-viale – in INTERREG III B - ALPINE SPACE - Progetto “CatchRisk: Miti-gation of hydro - geological risk in alpine catchment”.

ARPA PIEMONTE (2006) – Appunti sulla geologia del Piemonte, Unosguardo sul territorio.

ARPA PIEMONTE (2007) – Vivere la montagna, Eventi Naturali Cono-scere e Osservare il territorio.

Associazione turistica Pro Loco Alagna (1990) – Alagna e le sueminiere.

BEARTH P. (1952) – Geologie und Petrographie des Monte Rosa.Matériaux pour la Carte géologique de la Suisse. Kuemmerly, andFrey, Bern.

CARTON A., PELFINI M. (1988) – Forme del paesaggio d’alta monta-gna. Ed. Zanichelli.

DAL PIAZ G.V. a cura di (1992) – Guide geologiche regionali dellaSocietà Geologica Italiana: Alpi dal Monte Bianco al Lago Maggio-re. BE-MA editrice.

DAL PIAZ G.V. (2001) – Geology of the Monte Rosa massif: histori-cal review and personal comments. Schweitzerische mineralogischeund petrographische Mitteilungen. 81, 275-303.

DAL PIAZ G.V. (2001) – History of tectonic interpretations of the Alps.Journal of Geodynamics. 32, 99-114.

GOVI M. (1975) – Carta geologica del distretto vulcanico ad orien-te della bassa Valsesia, 1:25.000. Centro Studi problemi orogeno Alpioccidentali (CNR Torino), LAC Firenze.

QUICK J.E., SINIGOI S., SNOKE A.W., KALAKAY T.J., MAYER A., PERES-SINI G. (2003) – Geologic map of the Southern Ivrea–Verbano Zone,Northwestern Italy. USGS Geologic Investigation Series Map I-2776.

PANIZZA M. (2002) – Geomorfologia ed. Pitagora Bologna.

RIVALENTI G., ROSSI A., SIENA F., SINIGOI S. (1984) – The layered seriesof the Ivrea–Verbano igneous complex, Western Alps, Italy. Tscher-marks Min. Petr. Mitt. 33, 77-99.

STROBINO F. (1981) – Studi sul Monte Fenera, Preistoria in Valsesia,ed. Zanfa, Varallo.

24

NOTE

www.arpa.piemonte.it