MOUNIER E l MEZZI DI LOTTA POLITICA (*)

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l Gennaio 1981 091. E. Mounler 1 MOUNIER E l MEZZI DI LOTTA POLITICA (*) di VITTORIO POSSENTI 1. Gli anni '30 e la coscienza della crisi della civiltà. ' L'approccio personalista (1), se è coerentemente svolto nelle sue esigenze, implica una dottrina dell'azione e un metodo di lotta politica adeguati alla progressiva scoperta dell'universo della persona e del suo mistero ontolo gico, nonc , se il personalismo è di ispirazione cristiana, congruenti con il messaggio evangelico. Come vedremo più avanti, in- fatti, non tutti i personalismi si prolungano e si completano con una dottrina dell'azione, la cui presenza in certo modo diventa un indizio importante per diagnosticare la portata della loro possibile incidenza storica. A prima vis ta la problematica concernente i mezzi di lotta politica appare sufficientemente chiara, anzi quasi scontata e limi tata. Ma in realtà si tratta di una questione importante se non si rifiuta lo sforzo di ripensarla alla luce della centralità della persona umana: allora, sembra, si possono dischiudere orizzonti nuovi e l'intero asse del dibat- tito si sposta, aprendo lo spazio per nuovi possibili metodi di lotta politica più adeguati al valore proprio della persona . Ecco allora che il nostro argomento coinvolge l 'antico e mai spento dibattito della Spada e della Croce, della fo rza che colpisce e dell'amore che costruisce, dei mezzi tempor ali e << carnali >> di costri zione e dei mezzi spirituali di liberazione e di edificazione. Quali mezzi di lotta sono efficaci e insieme consentiti all'uomo e al cristiano nella vita civile, al fine di combattere per la giustizia e di ( *) Comunicazione presentata al Convegno di studio << Mounter trent'anni dopo>> (Milano. 17·18 ottobre 1980), promosso dall'Università Cattolica. - Gli Atti del Con- vegno sono Jn corso di stampa a cura dell'Edtt .rlce «Vita e Pensiero n. (l l << In senso lato è personallstJca ogni filosofia che rivendichi la dignità onto- logica, gnoseologica, morale , sociale della persona, contro le negazioni materlall- stJche o immanentistiche. In senso rigoroso si dice filosofia personallstica o perso· nalismo la dottrina che accentra nel concetto di persona il signl!lcato della realtà >> (L. STEFANINI , v. << Personallsmo n, !n CENTRO DI STUDI FILOSOFICI DI GALLARATE, Encl· clopedia Filosofica, 2• ed., Sansoni, Firenze 1967, vol. IV, p. 1511). -29-

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Gennaio 1981 091. E. Mounler 1

MOUNIER E l MEZZI DI LOTTA POLITICA (*)

di VITTORIO POSSENTI

1. Gli anni '30 e la coscienza della crisi della civiltà.

'L'approccio personalista (1), se è coerentemente svolto nelle sue esigenze, implica una dottrina dell'azione e un metodo di lotta politica adeguati alla progressiva scoperta dell'universo della persona e del suo mistero ontologico, nonché, se il personalismo è di ispirazione cristiana, congruenti con il messaggio evangelico. Come vedremo più avanti, in­fatti, non tutti i personalismi si prolungano e si completano con una dottrina dell'azione, la cui presenza in certo modo diventa un indizio importante per diagnosticare la portata della loro possibile incidenza storica.

A prima vista la problematica concernente i mezzi di lotta politica appare sufficientemente chiara, anzi quasi scontata e limitata. Ma in realtà si tratta di una questione importante se non si rifiuta lo sforzo di ripensarla alla luce della centralità della persona umana: allora, sembra, si possono dischiudere orizzonti nuovi e l'intero asse del dibat­tito si sposta, aprendo lo spazio per nuovi possibili metodi di lotta politica più adeguati al valore proprio della persona. Ecco allora che il nostro argomento coinvolge l'antico e mai spento dibattito della Spada e della Croce, della forza che colpisce e dell'amore che costruisce, dei mezzi temporali e << carnali >> di costrizione e dei mezzi spirituali di liberazione e di edificazione.

Quali mezzi di lotta sono efficaci e insieme consentiti all'uomo e al cristiano nella vita civile, al fine di combattere per la giustizia e di

(*) Comunicazione presentata al Convegno di studio << Mounter trent'anni dopo>> (Milano. 17·18 ottobre 1980), promosso dall'Università Cattolica. - Gli Atti del Con­vegno sono Jn corso di stampa a cura dell'Edtt.rlce «Vita e Pensiero n.

(l l << In senso lato è personallstJca ogni filosofia che rivendichi la dignità onto­logica, gnoseologica, morale, sociale della persona, contro le negazioni materlall­stJche o immanentistiche. In senso rigoroso si dice filosofia personallstica o perso· nalismo la dottrina che accentra nel concetto di persona il signl!lcato della realtà >>

(L. STEFANINI, v. << Personallsmo n, !n CENTRO DI STUDI FILOSOFICI DI GALLARATE, Encl· clopedia Filosofica, 2• ed., Sansoni, Firenze 1967, vol. IV, p. 1511).

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instaurare la « civitas humana »? I mezzi di lotta politica si limitano a quelli comunemente noti, e spesso non esenti da un ambiguo carico di duplicità e talvolta di cinismo, oppure i tempi attuali rendono più che mai necessario riflettere a fondo sulla questione dei mezzi e su quali mezzi, magari sinora ben poco impiegati, siano particolarmente idonei per l'umanizzazione della politica e per il positivo avvento della rivoluzione personalista e comunitaria? Quali sono infine le ripercus­sioni, nel campo della prassi storica, della centralità della persona, e quale la dottrina dell'azione adeguata alla scelta personalista?

Tali sono le cruciali domande alle quali intendiamo r ispondere, se­guendo il filo della riflessione di Emmanuel Mounier su queste proble­matiche. Quando la coscienza della crisi della civiltà si fa più acuta, e tale era la consapevolezza dei giovani di « Esprit» degli anni '30, il

. pensiero dispera in certo modo del presente e dei normali mezzi di azione, per volgersi ai mezzi di profondità, a quei mezzi capaci di far germogliare maturazioni organiche, gli unici veramente idonei a prepa­rare e operare l'ampiezza dei cambiamenti necessari.

Tali cambiamenti sono radicali e non possono essere ottenuti con i consueti metodi dell'azione politica, verso i quali Mounier manifesta una profonda sfiducia: << L'azione politica, quale si concepisce oggi, è viziata nel suo più profondo modo d'essere. I suoi fini sono limitati : la conquista del potere e la conservazione o la riforma delle istitu­zioni. Ora l'azione politica di oggi è divenuta, quasi insensibilmente, totalitaria nelle sue esigenze>> (2).

La riflessione che intraprendiamo non è una pura n vasttazione di un'espe­rienza passata, poiché l'attuule crisi de ll 'Occidente richiede che ci si interroghi sui mezzi capaci di costruit·e nuove forme organiche di reale durata storica: così la riflessione sui mezzi di lotta poli ti<~a aiuta a una migliore consapevolezza del presente. Il problema della rivoluzione spiritualc-personalista e dei suoi mezzi è dunque a l centro della nostra ri flessione.

Nei primi anni del secondo dopoguerra Mounier rievocava le scelte e le preoccupazioni fondamentali, che condussero inizialmente il gruppo di « Esprit >> n ella sua opzione rivoluzionaria a porre l'accento più sulla purificazione della rivoluzione che sui suoi mezzi: <<Eravamo animati allora da un bisogno di assoluto e da una rivolta contro i disordini spiritua li piuttos to che dalla preoccupazione potente di una politica da seguire [ ... ]. In tale spirito, una certa preoccupazione della purezza tendeva ad essere il sentimento direttivo del nostro atteggiamento: purezza dei valori, purezza dei mezzi. [ ... ] La nostra volontà rivoluzio­naria era tuttavia pr ofonda e autentica. Ma era meno orientata verso

mezzi della rivoluzione che verso la purificazione della rivoluzione

(2) E. MouNtER, Rtvoluztone per·sonaltsta e comunitaria, Edizioni di Comunità, Milano 1955, pp. 343 s .

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stessa. Noi cercavamo una "tecnica- dei mezzi spirituali", e se "tecnica" connotava l'aspetto realistico di tale preoccupazione, forse avremmo allora detto che è meglio non fare la rivoluzione che !asciarla fare con certi mezzi. Così, il nostro primo lavoro fu soprattutto di purificare dei valori » (3).

Confessione di singolare importanza che aiuta ad orientare la no­stra ricerca, e che può anche spiegare il taglio e le attenzioni della riflessione mounieriana sui mezzi di lotta politica. Essa doveva, in non lieve misura, inventare il proprio cammino, in quanto obbligata a svi­lupparsi in un contesto di dottrine politiche e di teorie dell'azione lar­gamente conven zionali e limitate, e perlopiù elaborate al di fuori di una esplicita prospettiva persona-lista: dottrine dell'azione che sostan­zialmente rispecchiavano - e rispecchiano tuttora - l 'emarginazione o la captazione della coscienza cristiana utopica da parte della prassi moderata, mentre invece Mounier partiva da una profonda consapevo­lezza della radicalità della crisi e della necessità di elaborare e prati­care una prassi diversa.

In effetli, ad eccezione di Maritain, di Mounier, di Sturzo e di pochi altri, la riflessione sul tema dei mezzi di azione e di lotta politica è assai scarsa nel pensiero cristiano del nostro secolo.

Il personalismo italiano di Carlini e di Stefanini è naturalmente, come ogni vero personalismo, centrato su di una intuizione originaria della persona; ma la matsice e l'orizzonte speculativi sono complessivamente diffe renti. Mentre può dirsi che in Mounier la prospettiva personalista si sviluppi progressivamente a partire da una previa coscienza di una grande crisi di civiltà, il punto di par­tenza del personalismo italiano è invece la crisi del neo-idealismo, il che Io porta ad una temperie più classicheggiante e a un contesto meno preoccupato dell 'azione. Una delle più r ilevanti differenze tra il personalismo francese e quello italiano consiste proprio nel fatto che il secondo non ha messo a punto una dot· trina dell'azione e dei mezzi di lotta politica, forse perché pago di aver riaffer­mato e fondato il valore della persona, o forse anche perché meno sensibile e meno attento dei francesi nel percepire la fase di difficile e radicale transizione storica.

L'esame del noto volumetto di Luigi Stefanini, Personalismo sociale, auten­tica piccola « Summa >> del personalismo italiano, indica che l 'autore non si è p osto il problema della prassi storica e personalista, ossia dell'agire temporale più adeguato e coerente con l 'esplorazione dell'universo della persona. Si può allora affermare che quanto più netta e profonda è la modulazione del perso­nalismo verso l'incidenza storica, tanto maggiore è l'esigenza di una dottrina dell'azione; e viceversa. Il personalismo italiano, prevalentemente accademico, ri sultava infine meno situato storicamente e sostanzialmente alieno da prospet­tive di radicali cambiamenti, presenti invece nella prospettiva di Mounier,

(3) E. MouNJER, Qu'est-ce que le personnalisme?, In Oeuvres, Ed. du Seui!, Parls 1962, vol. III, p. 185. In effetti nei primi anni di u Esprit 11 Mounler aveva scritto: cc Purificare la rivoluzione è un problema almeno altrettanto Impellente quanto attuare la rivoluzione » (Rivoluzione personalista e comunitaria, ctt., p. 329).

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impegnato nella storia ed esposto in prima persona nelle battaglie contro i totn· litarismi , la guerra fredda, il colonialismo, ecc.

Per tutti questi motivi dobbiamo quindi essere consapevoli di muo­verci su un terreno complesso e in buona parte inesplorato, reso poi ulteriormente accidentato dalle nuove condizioni ideologiche, umane, economiche, sociali e militari della seconda metà del secolo, con cui devono fare i conti coloro che prendono partito a favore di cambiamenti radicali. Ma come intendere il termine «mezzi di lotta politica»? Per Mounier esso va considerato in tutta la sua latitudine, ossia come com­prendente: a) i mezzi violenti e quelli non-violen ti; b) l'impiego della forza al servizio dell'au tori tà legittima; c ) la testimonianza; d) l'azione educativa e culturale, e in essa anche la funzione di lotta di una filo· sofia combattente; e) la diale ttica politico-partitica; f) la resistenza attiva e passiva; g) la coscientizzazione, l'animazione, l'elaborazione dot· trinale, ecc. Naturalmente questa pluralità e vastità di mezzi si spiega e si comprende solo in relazione al fine, che è la rivoluzione persona li· s ta e comunitaria. E' allora chiaro che i mezzi di lotta politica, la loro legittimità e la loro efficacia non possono essere considerati e decisi solo in astratto, poiché ogni mezzo dice relazione al fine in vis ta del quale viene messo in opera.

Per acquisire più approfondita conoscenza del pensiero di Mounier sui mezzi di lotta politica è dunque necessario soffermarsi sulle fina lità, sulle intuizioni basila ri, nonché sulla diagnosi storica della riflessione personalista e della sua proposta di azione, che formano nel loro in· sieme la filosofia combattente di Mounier.

Il personalismo di Mounier è in larga misura una filosofia della azione e dell'impegno stol"ico della persona, nata da alcuni decisivi rifiuti pronunciati alla fine degli anni '20, r esi ancor più netti dalla grave crisi europea e mondiale degli anni '30, e dalla crescen te consa· pevolezza della compromissione borghese dei valori cristiani e della progressiva e inarrestabile caduta del precedente regime di cris tianità. In questa prospettiva l'azione personalis ta in vista di una rivoluzione personalista e comunitaria e nella speranza di un m utamento di civiltà, occupa un posto di elezione. Era perciò essenziale alla riflessione di Mounier proporre o almeno iniziare ad elaborare una dottrina dei mezzi di azione temporale, mediante i quali raggiungere le mete principali del proprio programma etico-politico, che risultano sostanzialmen te tre: - a) dissociare i valori cristiani dalla cattura reazionaria, dal mon­do del denaro e dal mondo borghese, mediante una netta rottura con il disordine stabilito ( 4); - b) ricostruire i legami organici tra cristia·

(4) Nella lotta di Mounler all 'Imperialismo del denaro si ritrovano l vigorosi accenti di Berdjaev (e In questi 1 vigorosi attacchi di Bloy}: cc Le banche reggono Invisibilmente 11 mondo n; cc [ .. . ] esiste per davvero una mistica del denaro, che non è di certo né divina né naturale, bensl diabolica; essa governa segretamente

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nesimo e persona, attraverso il recupero della << carnalità » del messag­gio cristiano (lo spirituale stesso è carnale, diceva Péguy), della sua forza rivoluzionaria e politica esplicata in un'etica dell'impegno e della azione; - c) tratteggiare nelle grandi linee le strutture di una società personalista e comunitaria.

Tutta la prospettiva storica e filosofica di Mounier è dominata dalla coscienza della crisi, comune a larga parte della cultura più viva e creativa degli an ni '30 (5). Il punto di riferimento è uno solo e ad esso Mounier fa costantemente ritorno: la crisi. Infatti, all'origine della filo· sofia combattente di Mounier e del gruppo di <<Esprit» sta, più che un insieme di certezze, che indubbiamente sono presenti seppure a llo stato non solidificato e pienamente riflesso, la acuta e drammatica còscienza di vivere in una situazione di crisi profonda ed epocale. Declino della civiltà d i cui i giovani di << Esprit» avevano iniziato a cogliere tutta la amara e velenosa portata di fronte agli sconvolgimenti della crisi del '29 (6). Il primo numero di <<Esprit,, si apre precisamente con un ampio editoriale dal significativo titolo << Refaire la renaissance » (7).

Bisogna allora uscire dalla crisi con una rottura rivoluzionaria in direzione di un nuovo assetto personalista e comunitario, verso una nuova via per la Francia e per l 'Europa: un cammino diverso dal capi­talismo borghese e dal marxismo sovietico. L'analisi continuamente rei­terata del disordine s tabilito, la consapevolezza che le strutture della società contemporanea sono profondamente deformate, la conseguente sfiducia nella possibilità di cambiare la società mediante l'ordinar ia dialettica politica, costituiscono i rifiuti primi e fondamentali da cui J11UOVe Mounier; essi lo conducono a lla avversione nei confl·onti dell'in­dividualismo liberale e della democrazia borghese, all'anticapitalismo, nonché infine alla critica della <<politica cristiana» praticata dai partiti confessionali e da quelli democratico-cristiani. La finalità essenziale del combattimento di Mounier, almeno del Mounier degli anni '30-'40, è in

Il mondo. Léon Bloy l'aveva maglstralmente capita. DI questo mondo fantasma­gorico soffrono non solamente le classi operaie, ma tutte le classi senza distinzione, tutti gli uomini, l quali si trovano In balia d'una forza sovrumana: l'essere umano soccombe, l'immagine umana scompare, (N. BERDJAEV, Cristianesimo e lotta di classe, La Casa di Matrlona, Milano 1977, pp. 23 e 64).

(5) Cfr., ad esempio, N. BERDJAEv: «Un dato tipo di società e un dato tipo di civiltà stanno morendo, [ ... ] è spuntata un'epoca r ivoluzionaria la quale è forse de­stinata a durare per lungo tempo » (Cristianesimo e lotta dt classe, ctt., p. 77).

(6) Può essere utile ricordare che circa dieci anni più tardi anche Felice Balbo in Italia Inizia Il proprio filosofare partendo dalla consapevole coscienza di vivere dentro una crisi di civiltà: Balbo poi ne approfondirà l motivi non tanto sul piano storico-politico quanto su quello teoretlco·metaflsico.

(7) Pochi anni dopo Mounier scriveva: << L'Europa è In presenza per la seconda volta (dopo l 'URSS) di una teocrazla pagana [ ... ]. Tutti coloro che direttamente o Indirettamente hanno ricevuto una certa eredità cristiana non possono Impedirsi di vedere in ciò l 'avvicinarsi di una delle più grandi battaglie spirituali della storia» (E. MouNIER, Les certttudes dtUtciles, in Oeuvres, Ed. du Seull, Paris 1963, vol. IV, p. 205).

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sostanza di dissociare lo spirituale dal reazionario, nel quale è stato inglobato da una lunga prassi moderata e borghese. Dissociazione prima e fondamentale, poiché «l'elemento spirituale domina sull'elemento po­li tico e su quello economico» (8): così scrivendo, Mounier esprime con vigore la propria adesione alla legge del primato dello spirituale, a cui rimase sostanzialmente fedele.

Mounier peraltro, pur insistendo per la purificazione della rivolu­zione, non milita a favore di una rivoluzione puramente interiore, ma intende saldare e congiungere impegno cristiano e impegno rivoluzio· nario, rivoluzione spirituale e rivoluzione politica. Rendere lo spirituale " carnale,, perché esplichi tutta la sua efficacia, scoprire nel temporale lo spirituale, ridonare efficacia storica all'azione del cristiano, tutto ciò diviene uno dei principali luoghi regolatori della riflessione e dell'azione di Mounier.

In quegli stessi anni Bernanos scdveva: << On ne fai t pas au surnaturel sa pari», intendendo richiamare i credenti all'efficacia, indubbiamente nascosta e invisibile ma reale, del soprannatu rale nella storia. E c-ertamente Mounier aveva colto il leitmotiv e l 'ispirazione segreta dell 'opera di Bernanos, se intitola il saggio a lui dedi cato ne L 'e$poir des désespérés, << Un soprannaturalismo stori­co». La riflessione di Mounicr sui mezzi di azione è dunque un tentativo sia di innestare nello storico c nel politico la forza, reale ma misteriosa, del sopran­naturale, sin di consegnare l'a zione alla persona, di fare in modo c-he l'azione esprima la persona e non il peso delle strutture e dei determinismi storici.

2. L'ambito della riflessione di Mounier sui mezzi di lotta politica.

Nonostante la già rilevata scarsità de lla riflessione filosofico-politica cristiana del nostro secolo sulla problematica dei mezzi, Mounier la affronta in vari contesti: con una certa ampiezza in <<Rivoluzione per­sonalista e comunitaria», nella quale un intero capitolo le è dedicato, più rapidamente in altri scritti quali <<Manifesto a l servizio del perso­na lismo comunitario "• il saggio su << Il personalismo , e << I cristiani davanti al problema della pace"· Per vari aspetti Mounier deve inno­vare e inventare, traendo dalle proprie ascendenze culturali sensibilità e ispirazione per una efficace elaborazione della questione dei mezzi.

Sono note le influenze esercitate sulla formazione del pensiero di Mounier dalla filosofia di Bergson e da Chevalier, le sue assidue let­ture di Pasca! e anche di Bionde!, il suo studio sul «cogito » car tesia­no. Ma per gli specifici problemi dell'impatto del cristian esimo e d ella persona con la storia e della dottrina di un'azione coerente con le pre­messe cristiano-personaliste, la riflessione mounieriana sembra ispirarsi a due figure che anch'esse hanno avuto, seppure a diversi titoli , non lieve incidenza sulla sua formazione e sulle sue scelte: Charles Péguy

(8) E. MOUNIER, Rtvoluztone personallsta e comunttarta, ctt., p. 30.

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e Jacques Maritain. Basterà qui ricordare che il rifiuto di un cristia­nesimo disincarnato, la distinzione tra mistica e politica, tra spirituale e temporale, l'antigiansenismo e l'antipessimismo di Mounier sono nu­clei di riflessione in cui s i rinviene più apertamente l'influsso di Péguy e di Marita in: Péguy trasmette a Mounier la convinzione che lo « spiri­tuale» s tesso è «carnale»; mentre Maritain, la cui riflessione procede a lla luce di una meditazione sempre rinnovata del mistero dell'Incar­nazione, gli comunica il valore ultimo, animante e salvifico dello spiri­tuale, che deve impregnare di sé ogni molecola del temporale per sa­narlo ed elevarlo (9).

Quali sono le affermazioni di partenza che orientano la riflessione sul problema dei mezzi di azione poli tica? «Una rivoluzione per la persona non può che impiegare mezzi che siano idonei alla persona » ( 10); << Non è la violenza che fa le rivoluzioni, ma la luce, (11); << Non si domina una società che sia in tristi condizioni con mezzi simili ai suoi stessi mezzi» (12) . Tali sono i principi, lucidamente enunciati da Mounier, che dominano tutto il dibattito sui mezzi di lotta politica, poiché non è coerente raggiungere un fine con mezzi che di per se stessi s i pongono in contrasto con esso.

E' allora significativo e ampiamente giustificato che Mounier parli di «tecnica dei mezzi spirituali», consapevole che questa problematica r isulta cruciale per il coerente sviluppo della rivoluzione personalista e comunitaria, e nuova a causa della scarsa attenzione che la riflessione politica le ha rivolto in passato. Mezzi spirituali , dunque: mezzi che

(9) Non è qui il luogo per ampliare tali considerazioni, essendo sufficiente ac­cennare che di tale Influenza rendono testimonianza l'opera prima di Mounler, La pensée de Charles Péguy, in cui, riechegglando Péguy, si afferma: u Lo spirituale è Incessantemente nutrito dal temporale, Il temporale è Incessantemente illuminato dallo spirituale>> (E. MouNIER, La pensée de Cha1·1es Péguy, In Oeuvres , Ed. du Seui!, Parls 1961, vol. l , p. 103). Per quanto riguarda Marltaln basta consultare la corrispondenza Intrattenuta con Mounier dal 1929 a l 1939 (cfr. MARITAIN·MOUNIER, Correspondance 1929-1939, par Jacques Petlt, Desclée de Brouwer, Parls 1973), di notevole Interesse sotto vari profili e In special modo per Il dibattito sulle esigenze della rivoluzione a cui << Esprit » intendeva votarsi. Mi accontenterò di ricordare alcuni concetti di una lettera (18 maggio 1933) di capitale rilievo indirizzata da Maritain a Mounler, e concernente la purificazlone del mezzi Implicata dalla rivo­luzione spirituale a cui il gruppo \ii << Esprit >> mirava. Marltaln Invita con forza a porre « la questione della vera natura e delle vere dimensioni della "rivoluzione spirituale", e dunque, Il che è capitale, della purlftcaztone del mezzi da essa Im­plicata. Fino a che non avrete fatto questo, voi sarete di fatto a rimorchio dell'altra Rivoluzione [quella comunista-collettivista] e non avrete conquistato la vostra spe­flcità . Tale questione della puri!icazione dei mezzi va molto più lontano di quanto si pensi. Se vi si riflette seriamente, si è condotti a concludere a un totale rove­sciamento delle nozioni e dei valori COI'renti: i mezzi a base spirituale, i mezzi di "forza di resistenza" e di pazienza attiva come quelli di cui Gandhi ha fornito un esempio debbono passare in primo piano, i mezzi di "forza d'aggressione" dive­nendo secondari e accidentali >> < ibid., p. 79).

(10) E. MOUNIER, Manifesto al servizio del personaltsmo comunitario, Ed. Ecu­menica, Bari 1975, p. 251.

(11) E. MoUNIER, Rivoluzione personalista e comunitaria, ctt., p. 41. (12) E. MouNIER, Manifesto al servizio del personaltsmo comuntarto, ctt., p . 252.

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salvaguardino la purezza dell'intenzione e dell'azione. La ricerca di una tecnica dei mezzi spirituali non diviene però in Mounier una fuga nel morale e un allontanarsi dalla storia, ma è perseguita in vista della particolare efficacia da essi esplicata. I mezzi spirituali non sono una scappatoia, né un rifugio per anime perplesse, né infine sono gli unici che si possono legittimamente impiegare.

Il capitolo intitolato « Per una tecnica dei mezzi spirituali >> trova posto in «Rivoluzione personalistu e comunitaria >> subito dopo il capitolo « Elogio della forza >>, a testimonianza che, secondo Mounier, non è possibile « aderire a un pacifismo che sia semplicemente resistenza innata alle virtù della guerra e legalizzazione dell 'indolenza dei mediocri >> (13).

In rea ltà si tratta, non tanto e non soltanto di escludere mezzi ille­gittimi, quanto di elaborare una gerarchia dei mezzi di lotta politica: oltre ai mezzi di forza materiale, mezzi carnali che derivano il loro potere dalla spada, e ai mezzi puramente spirituali e soprannaturali (preghiera, contemplazione, ascesi, ecc.), esistono, sul piano n a turale e indirizzati all'opera temporale, mezzi temporali intimamente animati dallo spirituale e traenti la loro efficacia dell'esempio e dal sacrificio (14). Mounier ne abbozza una esemplificazione: l'azione organica, la fedeltà, il servizio permanente alla verità, la testimonianza, la non-par­tecipazione, la resistenza alle leggi ingiuste, gli atti di non adesione al mondo del denaro, ecc. Atti ch e si caratterizzano non come scappatoia per evitare l'impegno temporale e i doveri che urgono, non come rifugio in un falso spiritualismo, ma come un metodo per una trasformazione veramente in profondità dell'attuale regime di civiltà. Nel « Manifesto al servizio del personalismo comunitario'' Mounier riprende la e labo­razione di una prassi adeguata all'obiettivo di una rivoluzione persona­lista: la conversion e integrale c l'impegno di tutto l'uomo, la lotta al­l 'odio, alla confusione, ai miti, ai conformismi , le scelte di rottura, le tecniche individuali di azione spirituale quali l 'ascesi dell'azione (me­ditazione, raccoglimento, spogliazione) e infine le azioni organiche e fecondanti, costituiscono le principali direttrici di una prassi perso· nalista.

Mounier è consapevole che bisogna mettere in opera una tecnica personalista dei mezzi collettivi, che non è " un blocco di adesioni ma una catena di impegni >>, ponendo in atto germi e fermenti di una civil­tà nuova e creando quelle comunità organiche che portano frutto dopo un lungo periodo di storia: la tecnica dei mezzi spirituali prospettata

(13) E. MoUNIEn, Rivoluzione personaltsta e comunitaria, cit., p. 283. (14) « Ma non sarebbe possiblle Immaginare, su un piano speci[icamente natu·

rale, mezzi che fossero validi sia per coloro che ritengono efficaci solo i mezzi "puramente spirituali" sia per gli altri: mezzi che fossero temporali , incarnati, che esigessero una tecnica, ma la cui anima, li cui fine, e quindi lo stesso volto appar· tenessero a un mondo diverso da quello in cui dominano le astuzie e le brutalità della forza? » (E. MouNIER, Rivoluzione personallsta e comunttarla, ctt .• p. 295).

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da Mounier vuole conferire efficacia all'azione dell'uomo e del cristiano senza toglier le purezza. San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi ( 10, 3-4) ha come anticipato e posto i princìpi della lotta condotta con mezzi spirituali: «noi viviamo nella carne, ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali».

Del tutto coerente con la scelta personalista è anche il suggerimento di Mounier in favore del << piccolo gruppo, che vale per gli uomini che raccoglie e per l'intensità dell'irraggiamento più che per il numero, che non si propone i grandi compiti rivoluzionari, i compiti di massa, ma [ ... ] la scoperta ardita di panorami sconosciuti e la vigilanza su di un tesoro necessario al benessere di tutti, tesoro che i tumulti dimenticano o minacciano, (15). Privo di tentazioni di successo e di etichetta , il piccolo gruppo più facilmente può esser e un nucleo di irraggiamento e di testimonianza.

Riflettere sui mezzi di lotta politica necessariamente implica in­contrare il grande e temibile problema dell'impiego della violenza: Mou­nier ammette che «la violenza è sempre impura e che un ideale pratico di non~violenza deve essere il limi te al quale dobbiamo cercare inces­santemente di accostarci, (16). Ma, nonostante la preferenza per la non-violenza quale ideale limite, essa non è per Mounier il solo mezzo di lotta politica che rimanga e sia legittimo per il cristiano. In effetti la violenza non è sempre necessariamente ingiusta, a lmeno nella misura in cui, entrando al servizio della giustizia, diviene la forza che reprime il disordine e l'oppressione. La non-violenza non è dunque idealizzata, né è fatta per le «anime belle»: «Solo colui che è capace di violenza e per giunta è in grado di frenare la propria violenza, è capace di non-violenza» (17). La non-violenza non deriva dalla paura, ma dalla forza dei forti. Mounier non rifiuta di riflettere sulla forza: essenzial­mente questa è generosità, non aggressività, perseveranza più che at­tacco. La forza a cui Mounier si riferisce è in fondo la virtù della fortezza, che deve essere tutta permeata di prudenza, di temperanza e di giustizia.

3. Personallsmo e dottrina dell'azione.

·La filosofia dell'azione di Mounier non nasce da un eccesso di atti­vismo di stampo fascista o, per ricorrere a un esempio individuale, alla Malraux, bensì scaturisce da una profonda, ma non ingenua, fiducia nell'uomo, da quell'ottimismo tragico che secondo Mounier è il carat­tere distintivo del cristiano che vive nella storia. Ne « La petite peur du XX' siècle », Mounier scrive appunto: « Certuni amano caratterizzare

(15) E. MouNIER, Che cos'è il personaltsmo?, Einaudi, Torino 1948, p. 29. (16) E. MouNIER, Rivoluzione persona!ista e comunitaria, ctt. , p. 312. (17) Ibid. , p. 298.

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l'atteggiamento del cristiano come un "pessim ismo attivo". [ ... ] Ma io credo il cristianesimo meglio definito come "ottimismo tragico", (18).

Proprio tale ottimismo tragico, che ben conosce, oltre alla gran­dezza, anche la fragilità e la carnalità dell 'uomo, non può evadere verso uno spiritualismo angelista e non può quindi neanche escludere nei casi estremi, e come momento finale di lunga maturazione storica, il ricor­so alla violenza, operazione legittima solo in quanto si presenti come un taglio cesareo ch e facilita la nascita di un ordine personalista e più umano e la caduta di quello vecchio (19): per quanto preferiti, i mezzi spirituali e non violenti non sono dunque gli unici a cui si può fare ricorso (20).

E' in ogni caso importante segnalare che tra i mezzi di lotta politica a t·ui Mounier fa riferimento non appare come t•onsigli ata la militanza nei partiti, nei cui t•onfronti Mounier manifesta a più riprese diffidenza c sfiducia per la pc· santezza burot:ratica, il conformismo e la rigidità ideologica che li caratterizzano fino a soffotoarli. Sfiducia che si estende anehe alla democrazia parlamentare borghese e talvolta anche ai sindacati, e che dovrebbe spingere, nel pensiero di Mounier, a dar vita a nuove strutture ùi formazione e di azione politif'a.

Ma perché Mounier ha sentito l'appello e l'importanza dei mezzi spirituali di lotta? Indubbiamente la sua fede cristiana ve lo inclinava; ma ugualmente lo esigeva il clima personalista del suo pensiero. La tec­nica dei mezzi spirituali s i radica nella fond amentale opzione perso­nalista di tutti i suoi scritti: s i deve dunque afl'ermare che esiste un nesso strettissimo tra il personalismo e i t< mezzi spirituali » di lotta, come d'altronde esiste un legam e tra questi e la radicale diagnosi di crisi della civiltà.

Se i mezzi poveri, se una tecnica dei mezzi spirituali sono sempre necessari in virtù di una scelta coerentemente personalista, essi diven­tano ancor più necessari, anzi indispensabili, in un periodo di crisi della civiltà, nel quale si tratta di operare e a ttivare quelle matura­zioni organiche che lasciano sperare l'alba e l'avvento di un nuovo re­gime di civiltà. Mounier è esplicito nel dire che il passaggio dal vec­chio al nuovo ordine si verifica attraverso preparazioni c maturazioni

(18) E. MOUNIER, La petlte peur du XX• siècle, in Oeuvres, cit., vol. III, p. 347. (19) «Certamente nessuna rivoluzione si opera senza qualche violenza» (E. Mou·

NJER, Rivoluzione personalista e comunitaria, cit., p. 257). (20) « Un mondo di persone esclude la violenza considerata come un mezzo di

costrizione esterna. Ma a lcune necessità, cristallizzate dal disordine anteriore, fanno violenza contro le persone. La nostra azione deve allora esaurire tutti 1 mezzi idonei per rlcondurle al comrnlno normale. Se ciò alla fine si avvera, e le forme da sosti· tulre sono sufficientemente mature per pretendere all'eredità del disordine agoniz· zante, tanto che solo la violenza, come è probabile, prenderà l'ultima decisione, nessuna ragione valida potrà allora escluderla. Ma essa non deve arrivare che come necessità ultima; prematuramente Impiegata, o sistematicamente incoraggiata, po· trebbe solo deformare gli uomini e compromettere il risultato finale » (E. MouNIEH, Manifesto al servizio del personalismo comunitario, cit., p. 254).

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storiche dipendenti dall'impiego dei mezzi spirituali, mezzi non car­nali, non ricchi, che preparano la formazione di una civiltà nuova:

« La tattica centrale di o gni rivoluzione personalista non sarà dunque di riunire de lle forze incoerenti per attaccare di fronte la pot enza coerente d ella civiltà borghese e capitalista. Essa consiste nel porre in tutti gli organi vitali, oggi sclerotizzati, della civiltà decadente, i germi e i fermenti di una civiltà nuova. Questi " germi" saranno comunità orga nic:h e, format e intorno ad una istituzione persona li sta embrionale, o ad un atto qualunque di ispirazione p erso­nali sta, o semplicemente dallo studio e dalla diffusione delle posizioni perso­naliste » (21).

Con la tecnica dei mezzi spiri tua li si vuole ottenere insieme effica­cia p ratica e purezza etica: le linee di azione personalista elaborate da Mounier mantengono una quasi identità tra la per sona e le sue azioni. Ne viene che Mounier tende a sottolineare di più il legame immediato e diretto azione-persona, piuttosto che a distinguere e a sviluppare adeguatamente i vari livelli dell'azione : per ques to i marxisti hanno spesso considerato astratta l'impostazione rivoluzionaria di Mounier. Anche quando ne « Il personalismo » Mounier espone le quattro dimen­sioni dell 'azione, ossia fare, agire , contemplare, azione collettiva (que­st'ultimo livello è appena accennato), la sua dottrina appare in conti­nua tensione tra il polo politico orientato al successo e il polo profe­tico orientato alla testimonianza.

Sembra pe rciò che Mounier si caratterizzi più come teorico dell'azione vista come una dimensione essenziale della persona, piuttosto ch e com e pensatore rivoluzionario che mett e n punto un coerente sistem a di mezzi per l 'azione. Ad esempio, G. Cnmpanini nola che in Mounier vi è soprattutto una teoria della azione, non una tecni ca dell 'azione, ehe quando è abbozzata riguarda soprattutto i mezzi spirituali, mentre non viene indi cata unn corri spondente tecnica dei mezzi materiali (22).

D'altronde tutto questo è largamente omogeneo con la vocazione di Mounier e di «Esprit "• nato per essere un « focolare di protesta e di testimonianza [ ... ] un focolare di purezza [ ... ] noi siamo del partito dello spirito prima di esser e del partito della rivoluzione "• come scri­veva Mounier stesso nel dicembre 1932, presentando ai le ttori il pro­gr amma della rivista per il 1933. Scelta molto chiara dunque che deri­vava anche da un profondo, leale e decisivo dibattito tra Maritain e Mounier, svoltosi negli ultimi mesi del 1932: Maritain teme che la Io-

(21) lbld., pp. 252 s. (22) Cfr. G . CAMPANINI, La rivoluzione crist iana - Il pensiero politico di E. Mou-

. nier, Moreelllana, Brescia 1968, p . 216. Nonostante ciò Mounier ha colto i legami tra lo spirituale e l'economico: « il primo passo della "rivoluzione spirituale" è la rivoluzione economica e politica, che apre a quella la via» (Che cos'è il persona­ltsmo?, cit ., p. 19). Mounier riconosce dunque Il peso e l'Importanza dei fattori economico-strutturali in una società moderna e la necessità di profonde riforme delle strutture economiche.

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gica interna delle posizioni trascini « Esprit » a mettere la rivoluzione prima di Cristo, mentre il suo compito è di preparare le condizioni di una r ivoluzione cristiana.

Nei suoi « Entret ierrs » (9 novembre 1932) Mounier nota che Maritain «teme che così trascinati dn un va lore culturale lla Rivoluzione] e tacendo d 'altra parte, per scrupoli di lattica, i valori spirituali e cristiani che soli ci animano, noi li lasciamo deperire nelle nostre anime e nella nostra azione. Ciò trova in me più che delle risonanze, la sorgente stessa della mia vocazione » (23). Poco dopo Mounier scrive a Maritain (Il novembre 1932): << Noi viviamo in una linea di testimonianza e non di successo ».

Era allora ben naturale che Mounier dedicasse la sua attenzione ai mezzi spirituali di rivoluzione e crescita organica, più che alle tec­niche di azione e di lotta politica immediata. Ed era altrettanto natu­rale che nelle varie problematiche sottolineasse più il lato << esigenze »

che quello << soluzioni e programmi », in linea con l'obiettivo e la vo­cazione fondamentali di Mounier, che non erano quelli di .fornire un risultato politico immediato, ma di esprimere una testimonianza uma­na ed etica. In effetti Mounier si presenta più come un testimone e un suscitatore di energie, che come un uomo d'azione impegnato a met­tere a punto e a praticare una coerente e completa dottrina dei mezzi di lotta politica. Nonostante la diuturna sottolineatura della necessità dell'azione, egli ha optato sostanzialmente per la testimonianza.

Va anche rilevato che è soprattutto il primo Mounier, il Mounier della prima metà degli anni '30, a ritornare a più riprese sui mezzi spirituali di lotta politica. Man mano che passano gli anni questa pro­blematica non scompare, ma indubbiamente si attenua di molto: la salita al potere di Hitler, la guerra di Spagna, gli accordi di Monaco, la seconda guerra mondiale costituiscono per Mounier e per << Esprit »

incalzanti sfide s toriche che contribuiscono a spostare l'asse della ri­flessione sui mezzi, e che sembrano fare arretrare in un imprecisato futuro la fioritura di una città personalista-comunitaria.

Sotto l'urto dei totalitarismi la lotta dovrà essere spirituale e ma­teriale, la forza dovrà entrare in gioco per difendere valori umani es­senziali. Di fronte alla sfida cieca e violenta del nazi-fascismo, il per­sonalismo non può avvolgersi in un imbelle pacifismo e in una debole utopia, per evitare la guerra al prezzo di una totale sconfessione di tutti i valori: << Delle persone pacifiste ci hanno rimproverato di non pren­dere come principio politico di evitare la guerra ad ogni costo. Io ri­spondo loro [ . . . ] : dobbiamo evitare la guerra "con ogni energia", e non "ad ogni costo" » (24).

(23) Mounier et sa génératton. Correspondance. Entrettens, In E. MouNIER, Oeuvres, cit., vol. IV, p. 511.

(24) E. MouNIER, L 'Europe contre les hégémontes, In Les certitudes diOiciles, in Oeuvres, cit. , vol. IV, p. 197.

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4. Mounler e Gandhi.

Tale è nelle grandi linee la valenza propria della riflessione di Mou­nier sui mezzi di lotta temporale e sulla tecnica dei mezzi spirituali, concepita e sviluppata nelle difficili condizioni dettate dalle convulsioni della società europea degli anni '30 e dai primi passi di << Esprit ». In­segnamento rilevante e coraggioso, che è nel complesso riuscito a evi­tare la fuga nel morale, ma che, a mio avviso, non sempre arriva a cogliere pienamente il nucleo e la forza essenziale dei mezzi spirituali; il che esige che si superi la zona dell'esigenza etica per volgersi verso le scaturigini metafisiche della persona e per entrare nell'aspra ed ar­dua regione dell'ontologico, là dove, contro ogni apparenza, la forza della libertà, della verità, della sofferenza orienta la storia. Esplorando tale regione si è condotti e quasi costretti a percepire la fecondità tem­porale e storica dello spirituale: la domanda che allora ci incalza è se la tecnica dei mezzi spiritua li tratteggiata da Mounier riconosca e dia adeguato spazio a tutta la potenzialità storico-politica dei mezzi spiri­tuali di lotta, dei mezzi poveri della non-violenza.

Parlare di non-violenza significa confrontarsi con la gigantesca figu­ra di Gandhi, e anche con la deludente ed evasiva accoglienza che, tran­ne poche eccezioni, il suo metodo di lotta ha incontrato in Europa. Ma quali erano l'insegnamento e la pratica di Gandhi sulla non-violenza, quale il s ignificato della sua dottrina del Satyagraha? <<Il significato etimologico [del termine] è "la stretta indefettibile della verità"; don­de la forza della Verità. Io l'ho anche chiamato forza dell'Amore o forza dell'Anima. [ . .. ] la dottrina [del "Satyagraha"] venne a signifi­care rivendicazione della verità, non infliggendo sofferenze a ll'avversa­rio, ma a se stessi. Il "Satyagraha" "ifferisce dalla Resistenza Passiva, come il Polo Nord dal Polo Sud». Esso << è s tato concepito come arma dei forti tra i forti ed esclude l'uso della violenza sotto qualsiasi aspet­to. [ . .. ] il "Satyagraha" è stato descritto come una moneta nel cui dritto si legge "Amore" e nel rovescio "Verità". E' una moneta che ha corso dovunque ed ha un valore che non si può stimare. [ ... ] Si è, tut­tavia, obiettato che il "Satyagraha", così come noi lo concepiamo, non può essere praticato che da un piccolo numero di persone scelte. La mia esperienza prova il contrario. Una volta che si sono compresi i suoi principi semplicissimi - aderire alla verità e difenderla integral­mente con la sofferenza volontaria - qualsiasi uomo può praticar­lo» (25).

Tale è dunque l'insegnamento di Gandhi: non si tratta di farne un assoluto e un metodo universale, poiché contro un avversario disposto

(25) K . GANDHI, La dottrina del Satyagraha, in « Report or the Indian Congress », vol. I , 1920, cap. IV (trad. it. Jn J. MARITAIN, Strutture politiche e libertà, Morcel­liana, Brescia 1968, pp. 163 ss.).

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a colpire con ogni mezzo, la non-violenza gandhiana ha solo un miste­rioso valore di testimonianza, che viene deposto nel grembo del Signore della storia e delle nazioni; si tratta però di coglierne tutto il peso umano-cristiano.

Il cristiano, che desidera lavorare da cristiano a un rinnovamento storico e sociale, può ben fare propria la lezione gandhiana. Esigenza di purificaziOIIC dei mezzi che non è un pretesto pe1· evitare ogni impegno, ma i l vero e uni~o modo per far riuscire le rivoluzioni, le quali sempre sono l'opera di un gruppo relativamente ristretto di uomini. Un rinnovamento temporale eristiano, la rivo­luzione personalista e comunitaria non possono che scaturire dell 'eroismo cri­stiano e da mezzi essi stessi pmi (26).

Che dire dell'atteggiamento di Mounier nei confronti della testi­monianza gandhiana? A m io avviso Mounier sembra intendere per non· violenza e per metodo non-violento qualcosa di diverso da ciò che ha esposto e praticato Gandhi, verso il quale indubbiamente mostra am­mirazione e approvazione (27). E' legittimo domandarsi .se Mounier com­prenda sino in fondo l'originalità e la forza storica e temporale del me­todo gandhiano, che egli vede non solo come qualcosa di esclusiva-

(26) J. Maritaln ha meditato a lungo sulla lezione di Gandhi, cogliendone tutta la portata di stimolo e di profezia ed esprimendo nel libro Strutture politiche e libertà [Du réglme temporel de la liberté] un sostanziale consenso alla sua dottrina: caso raro di comprensione dei nuovi termini in cui si poneva la battaglia per la persona, dell'insufficienza del mezzi carnali, e della potenzialità politica della non­violenza. (( Il problema posto oggi dalla situazione del temporale non concerne un tiranno che mette sossopra una città con le sue rapine o la sua crudeltà e scon­volge cosi Il corso delle cose umane già normalmente, umanamente, soggette ad alti e bassi. Esso concerne uno stato universale di oppressione e di disordine. Con­cerne un mondo nuovo da tar emergere dalla storia In una crisi di proporzioni mai viste. [ ... ] La giustizia importa più della forza per la conservazione della città [ ... ]. Per questo l'indifferenza nel confronti dei mezzi d'azione sarebbe uno sbaglio singolare da parte di coloro che si dicono rivoluzionari in nome dello spl· rito. [ ... ] V! sono altri mezzi di guerra, oltre a quelli carnali. Se l mezzi spirituali d! guerra potessero fornire armi sumcientemente forti , l'asse della battaglia si sposterebbe e soluzioni nuove apparirebbero possibili. [ ... ] L'originalità di Gandhi è stata di Individuare l mezzi della pazienza e della sofferenza volontaria e di orga­nlzzarll sistematicamente In una tecnica particolare di attività politica. [ .. . ] Quelli che vogliono lavorare ad una rivoluzione "personallstica" non dovrebbero, anche se non sono cristiani, dare a quelle tecniche il primo posto tra i loro mezzi d! guerra, perché sono più proporzionate alla dignità e alla forza della persona? n (J. MARITAIN, Strutture politiche e libertà, ctt., pp. 115, 119, 121, 124, 132 s. Sottollneatura nostra).

Marltain era pienamente consapevole della portata rivoluzionaria delle posizioni espresse in tale libro e de Il 'Importanza della questione dei mezzi. In una lettera a Mounler gli domanda di vegliare affinché la recensione che (( Esprit » ne avrebbe pubblicato non ne diminuisse in nulla il radicalismo. Ed è ben significativo che Du régtme temporel de la ltberté rimanga ancora oggi una delle opere meno lette e più disattese di Marltaln e che Il problema del mezzi di azione temporale (sog­getto sul quale Maritaln è tornato !n Religione e cultura, Umanesimo integrale, Per una ftlosojta della storta) venga generalmente sottaciuto.

(27) (( Abbiamo avuto modo di vedere, di recente, In India, 11 prestigio spiri­tuale d'un uomo spezzare pregiudizi che secoli di storia e parole di profeti non erano riusciti a scalzare. Occorre avere davanti allo spirito questi pensieri per di­fenderci dal prestigio del numero, del tumulti e dei mezzi ricchi n (E. MouNIER, Rivoluzione personalista e comunitaria, ctt. , p. 286).

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mente spirituale, ma anche come avente un fine esclusivamente spiri­tuale (28). Ma riducendo la non-violenza a un atteggiamento religioso, facendola appannaggio dei santi (29) e negandola in certo modo agli uomini comuni, non si coglie il valore comunitario-collettivo dell'azione e della testimonianza non-violente, né la loro potenzialità ed efficacia rivoluzionarie in vari tipi di contrasti socio-politici (30).

In realtà anche Gandhi non cercava una purezza assoluta e totale dei mezzi, una purezza disincarnata, bensì una purezza forte, mediante mezzi che non spengono o addormentano la lotla, ma che la traspon­gono su un piano coerente ·con la persona. Le lotte capeggiate da Gan­dhi, da M. Luther King, il recente agosto polacco e l'atteggiamento di quei lavoratori hanno mostrato l'efficacia e la fecondità della protesta non-violenta nel campo delle lotte in favore dei diritti civili e sindacali. Si può anche ricordare la sostanziale approvazione che il Concilio Va­ticano II ha dato alle rivendicazioni poliliche non-violente (31).

Mounier ha ripetutamente espresso il proprio apprezzamento nei confronti dei mezzi spirituali, fecondanti , poveri, capaci di costmirc forme organiche. Quale può essere i l motivo della non piena percezione delle possibili applicazioni storiche del metodo della non-violenza, quale metodo efficace di lotta collettiva? Forse una certa impazienza di fronte alla profonda crisi di civiltà diagnosticala da « Esprit », l 'urgere e l'accavallarsi di molteplici impegni, hanno forse portato

(28} Parlando dei «mezzi puramente spirituali: azioni di presenza, sforzo verso la santità che tutto intorno silenziosamente irradia bontà», Mounier accenna alla tt meta "esclusivamente spirituale" come quella di Gandhi» (cfr. Rivoluzione per· sonaltsta e comunitaria, cit., p. 294}.

(29} tt Ma la non-violenza è un atteggiamento religioso. Al male oppone la san· tità, cioè l'lnvasamento dell'uomo da parte di Dio. Al d i fuori di quest'ultima con· seguenza lo non riconosco alla non-violenza alcun altro senso Immaginabile o legit· timo. Dieci giusti possono salvare la città; ma occorrono dieci giusti. E con questo s'Intende dieci santi, non dieci belle intelligenze » <E. MouNIE~, Rivoluzione persona­ltsta e comunitaria, cit., p. 286).

(30} Nel 1939, nell'ambito di un'ampia riflessione sulla responsabilità del cristia· n! di fronte alla pace, Mounier raggiunge una penetrazlone più profonda della singolare estensione del mezzi di lotta politica e di tt guerra »: u Spetterebbe ai cristiani inventare, per coloro che lavorano sul temporale con dei mezzi temporali, una tecnica di resistenza in forza che non facesse appello né all'odio, né alla men· zogna, né al ricatto, né alla brutalità » (E. MouNIER, Les chrétiens devant les pro­blèmes de la paix, in Oeuvres, ctt., vol. I, p. 800). Il metodo della non-violenza viene dunque colto come un metodo di resistenza, come applicazione della virtù della fortezza. L'ultimo Mounier non ritorna quasi più sul tema della tecnica dei mezzi spirituali, in quanto sempre più direttamente impegnato nella lotta culturale e politica del suo tempo, anche se la coscienza che la crisi è insieme economica e spirituale non lo abbandona mai. Ma forse la prospettiva della rivoluzione perso· nalista e comunitaria si è allontanata. Rimane però acquisito per Mounier che '' il ruolo dello spirito cristiano è di allentare a poco a poco dall'Interno la servitù della forza, inserendovi progressivamente una grossolana giustizia limitativa, come la legge del tagllone nel codice di Mosè, poi una giustizia di reciprocità, infine la dismisura e la sovrabbondanza della Carità» (ibid., p. 798).

(31} " [ ... ) noi non possiamo non lodare coloro l quali, rinunziando alla vio­lenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli>> (CONCILIO VATICANo II, Gaudium et spes, n. 78}.

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ad una insufficiente considerazione delle condizioni umane profonde per la rivo­luzione personalista e comunitaria. Si può forse qui riscontrare una indiretta conferma del fatto che il filosofare mounieriano sulla persona sembra porne in luce soprattutto i momenti del! 'azione, della comunicazione e della scelta, la­sciando più in ombra le profondità metafisiche e quelle contemplati ve, nelle quali soltanto, come in un mare profondo, si preparano le grandi scelte alter· native.

5. Conclusioni.

Oltre quarant'anni sono trascorsi da quando Mounier prospettava nuove tecniche di lotta politica. Il tempo trascorso non ha diminuito la sostanziale validità del metodo e delle indicazioni elaborati da Mou­nier e miranti a una trasformazione in profondità della persona e della società, nonostante che la riflessione mounieriana non arrivi forse da un lato a cogliere tutte le implicazioni e le esigenze di una dottrina personalista-cristiana dell'azione, e dall'altro a prospettare una dottrina dei mezzi giuridico-politici di azione.

Quest'ultimo aspetto rende il pensiero di Mounier non direttamen· te utilizzabile dal politico, in quanto Mounier lascia in ombra la stru· mentazione tecnico-giuridica, che può conferire spessore politico e in· cidenza storica al personalismo comunitario. Non vi è in Mounier un rifiuto del diritto - il progetto di Costituzione pubblicato su « Esprit,, sta a mostrarlo - , ma una riduzione del suo ruolo, a ulteriore conf~r­ma della prevalente inflessione etica, e non direttamente politica, della sua riflessione, che per vari aspetti si ricollega alla grande tradizione moralista francese.

I mezzi di lotta politica che Mounier prospetta dipendono larga· mente dalla sua fede cristiana, dalla scelta personalista, come anche dalla consapevolezza della situazione di profonda crisi della civiltà, aspetti che complessivamente indirizzano a ricercare forme inedite di prassi e a considerare nettamente insufficienti i consueti metodi di lotta politica. Mounier sa di vivere dentro una situazione oggettiva· mente rivoluzionaria, che non richiede come prima cosa la violenza, ma una tecnica dei mezzi spirituali, perché la crisi è complessiva: è un disagio profondo della civiltà, il cui superamento non può consistere soltanto nel cambiare un determinato assetto economico, lasciando in· vece in piedi l'orizzonte etico, culturale e umano. Si tratta invece di attivare in tutti gli organi vitali della civiltà decadente germi e fer· menti di nuove comunità organiche, purificando i mezzi e ricercando nuovi mezzi spirituali di prassi storica.

Oggi, in una situazione di radicale crisi della civiltà, per taluni aspetti analoga a quella degli anni '30, di grande incertezza sul futuro e di crescenti attentati all'universo della persona, l'azione cristiana e

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l'azione personalista esigono più che mai che si colga la vitale impor­tanza e fecondità dei mezzi poveri e dei mezzi non-violenti: ad esempio l'importanza di tali mezzi nelle battaglie per l'affermazione e il rispetto dei diritti dell'uomo.

Siamo oggi chiamati a percepire con maggiore profondità la legge della gerarchia dei mezzi, non rispettando la quale il cristiano tradisce il suo Dio e la scelta personalista passa interamente a lato del mistero proprio della persona. La legge della gerarchia dei mezzi - che J. Ma­ritain ha eretto in legge fondamentale della storia, pienamente coesten· siva al suo corso, e che possiede un doppio enunciato, a seconda che l'obiettivo è spirituale o temporale - si esprime così: l) i mezzi tem­porali poveri sono superiori ai mezzi temporali ricchi in ordine al rag­giungimento di fini spirituali; 2) i mezzi spirituali di lotta temporale sono superiori ai mezzi carnali e coercitivi di lotta temporale.

Di fronte all'apparato di violenza e di oppressione dispiegato dagli Stati totalitari, di fronte alla straordinaria ricchezza e alla pesante car· nalità dei mezzi tecnici a disposizione dei grandi apparati politici ed economici in Occidente, è illusorio pensare di rispondere sullo stesso piano: oggi più che mai chi ha a cuore le sorti della persona deve mettere in opera nuovi metodi di lotta temporale, ispirati alla legge della supremazia dei mezzi temporali poveri e dei mezzi spirituali.

RICEVIAMO E SEGNALIAMO

FACCIONI P. E., Educazione ricorrente e « 150 ore "• Ed. Consiglio Regionale della Liguria, Genova 1980, pp. XXIV-259, s.p.

LANCNER A., Katholiz.ismus, W irtschaft· sordmmg und Soz.ialpolitik 1945·1963, ed. F. Schoningh, Paderborn 1980, pp. 255, s.p.

MARTINENCH I 1., Il dio laico, ed. Barba· toja, Roma 1979, pp. 303, L. 3.500.

Dio dirà l'ultima parola. La Chiesa in Cecoslovacchia 1948-1978, ed. CSEO (Centro Studi Europa Orientale), Bo­logna 1980, pp. 174, L. 2.500.

Giovani, società civile, $OCÌetà politica, ed. Elle Di Ci, Lcumann (Torino) 1980, pp. 158, L. 3.500.

Struttura e sviluppo del sistema del cre­dito nel Veneto 1961-1978, ed. Banca Popolare di Verona, Verona 1980, pp. 182, s.p.

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