Mosè e Akhenaton di Ahmed Osman

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MOSE’ E AKHENATON

La Storia Segreta dell’Egitto al Tempo dell’Esodo

di AHMED OSMAN

Edizione Italiana a cura di Leonardo Paolo Lovari

Saggi di Harmakis13

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© Tutti i diritti riservati alla Harmakis EdizioniDivisione S.E.A. Servizi Editoriali Avanzati,Sede Legale in Via Del Mocarini, 11 - 52025 Montevarchi (AR)Sede Operativa, la medesima sopra citata.

[email protected]: Universal Book

I fatti e le opinioni riportate in questo libro impegnano esclusivamente l’Autore.Possono essere pubblicati nell’Opera varie informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.

ISBN: 978-88-98301-28-7

Finito di stampare Ottobre 2015Traduzione Italiana a cura di Leonardo Paolo Lovari.© Impaginazione ed elaborazione grafica: Sara Barbagli

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RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare un certo numero di persone che hanno dato il loro aiuto e supporto alla preparazione di questo libro. Vorrei ringraziare in particolare il dottor Eric Uphill, Membro Onorario di Ricerca in Egittologia presso l’University College of London, per la lettura del manoscritto e per i suoi consigli e suggerimenti preziosi; l’archeolo-go francese Professor Jean Yoyotte per discutere l’epoca dell’Esodo e la posizione di Zara; l’archeologo francese Professore Alain-Pierre Zivie per avere i dettagli delle sue recenti scoperte, ancora inedite, nella tomba di Aper-El a Saqqara; il Professore Younes A. Ekbatrik, Consigliere Culturale Egiziano a Londra, per l’organizzazione di un dibattito sulla città fortificata recentemente scoperta a Tell el-He-boua, East Kantarah, e la sua possibile identificazione con Pi Ram-ses; il mio amico Gerald O’Farrel per il suo sostegno; il direttore del Museo del Cairo, Mohammed Mohsen, per la sua consulenza, e con-sentendo l’uso di molte fotografie che si trovano in questo volume, e, infine, H.J. Weaver per la sua assistenza nella redazione del materia-le, che lo rende meno complesso di quello che potrebbe essere stato.

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Tavola 1 - Mappa dell’Egitto all’Epoca dell’Impero, XVI- XII Secolo a.C.

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PREFAZIONE

Sono venuto a Londra dal Cairo un quarto di secolo fa, con l’inten-zione di dedicare la maggior parte il mio tempo a cercare di stabilire legami tra la Bibbia e ciò che sappiamo, da una varietà di fonti, della storia egiziana. La scelta di Londra è stata dettata per le migliori strutture di ricerca esistenti. Inizialmente, mentre per guadagnare da vivere insegnavo arabo, ho intrapreso un corso di studio intensivo. Mi sono iscritto alla Egypt Exploration Society e ho trascorso sei anni per familiarizzare con l’antica storia del mio paese e con la lingua geroglifica. Ho anche imparato l’ebraico e studiato la Bibbia. Tuttavia, quando ho cercato di mettere a frutto questa conoscenza, mi sono trovato di fronte lo stesso problema che ha sconcertato gli studiosi per più di un secolo, che è il punto di partenza, individuando un importante figura biblica come un personaggio di spicco nella storia egiziana. Chi era Giuseppe, il patriarca che ha portato la tribù di Israele a Egitto a Canaan? Chi era il Faraone senza nome che lo ha nominato come Visir, il Governatore virtuale del paese in nome del re? Chi era Mosè? Se, come ho creduto, l’Antico Testamento era fondamentalmente un lavoro storico, i personaggi che compaio-no nelle sue storie dovevano corrispondere a personaggi della storia egiziana. Quindici anni fa sono incappato in un indizio importante (in quello che sembra a posteriori, essere un momento di ispirazione) incorporato in un testo biblico così familiare che ho trovato difficile credere che il suo significato non mi aveva colpito anni prima. Il passaggio in questione si verificava nel libro della Genesi. I fratel-li del patriarca Giuseppe, ci viene detto, lo avevano venduto come schiavo in Egitto, dove, a seguito della sua interpretazione del sogno

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del faraone circa i sette anni buoni che sarebbero seguiti da sette anni di vacche magre, fu stato nominato Visir del re. I fratelli fecero due viaggi in Egitto ai tempi della carestia a Canaan. Nella seconda occasione, Giuseppe rivelò loro la sua identità, rassicurandoli che non li incolpava di averlo venduto come schiavo, perché non era-no stati loro che lo aveva mandato “qua, ma Dio; lui mi ha fatto un padre per il faraone” (Genesi, 45,8). Un padre al Faraone! Ho pensato che la prima volta - come ho detto, non riuscivo a capire il motivo per cui non avevo fatto prima il collegamento - a Yuya, come ministro per due sovrani della XVIII dinastia. Anche se Yuya, non era apparentemente di sangue reale, la sua tomba fu scoperta nella Valle dei Re nel 1905. Poca attenzione gli è stata dedicata perché era considerato relativamente poco importante. Eppure Yuya è l’unica persona in questa tomba con il titolo ‘ntr n nb tawi’ - padre santo del Signore delle Due Terre, titolo formale del Faraone. Questo è menzionato una volta su uno dei suoi ushabti (statuetta reale fune-raria No. 51028 nel catalogo Museo del Cairo) a anche più di venti volte nei suoi papiri funerari. Potrebbe essere che Giuseppe e Yuya siano la stessa persona? Che questo sia possibile lo sostengo nel mio primo libro, Stranger in the Valley of the Kings. Una volta che questo collegamento è stato stabilito, ogni cosa ha cominciato ad andare al suo posto.

E stato possibile creare cronologie corrispondenti da Abramo a Mosè, da un lato, e da Thutmose III, il sesto sovrano della XVIII dinastia, a Seti I, il secondo sovrano della dinastia XIX Dinasta, dall’altro.

Divenne anche chiaro che:

• Dei tre periodi di tempo indicati nel Vecchio Testamento - quattro generazioni, da 400 anni e 430 anni - sono corretti per la permanenza degli Israeliti in Egitto, questa è la conclusione a cui sono arrivati gli studiosi ebrei;

• E’ noto che gli Israeliti erano in Egitto alla fine della XVIII Dina-stia e l’inizio della XIX, l’uscita deve avere avuto luogo più di due

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secoli dopo di quello ritenuto dalla maggior parte degli studiosi, il che spiega perché i loro sforzi per abbinare figure bibliche con figure egiziane è stato così prolungato; concentrando la loro ricerca sull’era sbagliata;

• I quattro Re di Amarna - Akhenaton, Smenkhkare, Tutankhamon e Ay - che governarono durante un periodo tumultuoso della storia egiziana, dove si è tentato di sostituire la moltitudine di antichi dei con un solo Dio, erano tutti figli del Patriarca Giuseppe;

• L’Esodo è stato preceduto dalla fine del periodo di Amarna, con l’ultimo Re della XVIII dinastia, Horemheb.

Questo libro è un tentativo di approfondire la storia raccontata in Stranger in the Valley of the Kings, dimostrando che Mosè può esse-re considerato il faraone Akhenaton.

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INTRODUZIONENel mese di agosto 1799, mentre le truppe francesi stavano riparan-do le fortificazioni a nord di Rasheed - sulla riva sinistra del Nilo, 30 miglia a est di Alessandria - un ufficiale era impegnato a demolire un antico muro quando colpì con il suo piccone una pietra nera. La pietra, si pensa che in passato abbia fatto parte di un tempio, e questo è dimostrato da tre iscrizioni. In cima c’erano quattordici linee di geroglifici; nel centro trentadue linee di demotico, la forma sem-plificata di antica scrittura egiziana; e, nella parte inferiore, cinquan-taquattro linee di greco. Il testo greco è stato tradotto e pubblicato, ma la reale importanza della Stele di Rosetta, come è stata chiamata dal nome europeo del luogo in cui è stata trovata, non emerse fino al 1818. Poi Thomas Young (1773-1829), un medico britannico, scien-ziato e filologo, riuscì a decifrare il nome Tolomeo nella sezione geroglifica e assegnare il corretto valore fonetico alla maggior parte dei geroglifici. Sebbene lo studioso britannico mosse i primi passi, la decodifica finale della pietra avvenne tre anni dopo ad opera di un giovane brillante filologo francese, Francois Champollion (1790-1832). Con la sua conoscenza ritrovata Champollion è stato in grado di tradurre alcuni testi egiziani che fino a quel momento erano stati un mistero per gli storici. Tra questi testi c’erano i cartigli delle liste dei re sulle pareti del tempio di Osiride ad Abydos nell’Alto Egitto. La lista, che comprendeva i nomi dei re della XVIII dinastia, non menzionava il nome di Akhenaton e altri tre re di Amarna - Smen-khkare, Tutankhamon e Aye - che lo seguirono. Stando così le cose, non è affatto sorprendente che, quando, a metà del secolo scorso, gli archeologi si sono imbattuti nella figura stranamente disegnata di Akhenaton nelle rovine di Tell el-Amarna nel Medio Egitto, inizial-

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mente non erano sicuri cosa lui fosse. Alcuni pensavano che, come la regina Hatshepsut, il faraone di questa nuova scoperta fosse una donna che si travestì da re. Un ulteriore motivo di congetture è dato dal fatto che Akhenaton salì al trono come Amenhotep IV per poi cambiare il suo nome. Avevano a fare con un Faraone o due? Nei primi anni di questo secolo, quando la città di Amarna a segui-to degli scavi è stata riportata alla luce, potevamo conoscere me-glio Akhenaton e la sua famiglia, è diventata un centro di interesse per gli egittologi del periodo, che lo hanno visto come un visiona-rio, e come il primo monoteista. Akhenaton si è rivelato come un re rivoluzionario, che ha abolito l’antico sistema religioso egiziano, con le sue molte divinità rappresentate da feticci o animali. Sostituì i vecchi dei, con un solo Dio, Aton, che non aveva immagine o for-ma, un Dio universale, non solo per l’Egitto, ma anche per Kush (la Nubia) nel sud e la Siria nel Nord, un Dio per il mondo intero. Fu un poeta che scrisse l’inno a Aton sorprendentemente somigliante con il Salmo 104 della Bibbia. Egli formò i suoi artisti per esprime-re liberamente ciò che sentivano e vedevano, con una conseguente nuova e semplice arte realistica che era diversa in molti aspetti dalla tradizionale forma di espressione artistica egiziana. Ci hanno per-messo di vedere il re come un essere umano con la moglie e le figlie, mangiando, bevendo e facendo offerte a Aton. Né era il prototipo militare dei faraoni della XVIII dinastia. Anche se i re e principi dell’Asia occidentale hanno cercato di coinvolgerlo in guerre ricor-renti, egli rifiutò di diventare parte delle loro controversie. Non c’è da meravigliarsi che i primi egittologi di questo secolo hanno visto in lui l’espressione delle moderne idee. “Il più notevole di tutti Fa-raoni e il primo nella Storia umana” sono le parole che lo studioso James Henry Breasted, ha scelto per descriverlo.1

E’ il tema è ritornato e sviluppato nel libro più avanti: “E’ importante notare... che Akhenaton era un profeta... Come Gesù, il quale, da un lato fece le sue lezioni ai gigli del campo, agli uccelli del cielo e alle nuvole, e, dall’altra parte, alla società umana circa la storia del il figliol prodigo, del Buon Samaritano o della donna che perde il suo

1. Breasted, A History of Egypt, p. 355.

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denaro, così questo rivoluzionario profeta egiziano traeva i suoi in-segnamenti dalla contemplazione della natura e della vita umana…”2 Lo stesso tema trova eco nel lavoro di Arthur Weigall, l’egittologo britannico: “... il nome di Akhenaton emerge dal buio come la figura più chiara di quella di qualsiasi altro Faraone, e con essa arriva il canto degli uccelli, le voci dei bambini e il profumo di molti fiori. Per una volta abbiamo guardato direttamente nella mente di un re d’Egitto e abbiamo potuto vedere qualcosa del suo funzionamento, e tutto ciò che vi è stato osservato è degno di ammirazione. Akhenaton è stato chiamato ‘il primo individuo nella storia umana’; ma se è così la prima figura storica la cui personalità conosciamo, è anche il primo di tutti i fondatori di dottrine religiose umane. Akhenaten può essere considerato per quel periodo, in virtù dei nuovi campi da lui esplorati, a livello di genio, come il primo idealistica del mondo”.3

Per il reverendo James Baikie, un altro egittologo inglese, che era “... un idealista sognatore, che in realtà credeva che gli uomini erano destinati a vivere nella verità e dire la verità”.4

Non tutti gli studiosi, però, hanno una tale visione lusinghie-ra ed entusiastica del primo dei re di Amarna. Alcuni, come il fi-lologo britannico Alan H. Gardiner, scrisse di lui che “i colossi ai piedi del suo peristilio a Karnak avevano uno sguardo di fanatica de-terminazione, come successivamente la sua storia venne fatalmente confermata”:5 John Pendlebury, che è stato coinvolto in modo parti-colare nelle prime esplorazioni a Amarna, è giunto alla conclusione: “La sua preoccupazione principale [di Akhenaton] era la religione. Lui e [la regina] Nefertiti divennero devoti a Aton. Oggi dovremmo chiamarli maniaci religiosi”.6

La natura controversa del carattere e dell’insegnamento di Akhena-ton suscitò l’interesse di Sigmund Freud, il padre ebreo della psico-

2. Breasted, The Dawn of Conscience p. 296.3. Weigall, The Life and Times of Akhenaten, p. 2.4. Baikie, The Amarna Age, p. 234.5. Gardiner, Egypt of the Pharaohs, p. 214.6. Pendlebury, Tell el-Amarna, p. 15.

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analisi, che introdusse un nuovo elemento nel dibattito che avvenne in Europa nella metà degli anni trenta in prossimità della guerra. Nel Luglio del 1934 Freud scrisse una bozza di quello che più tardi sa-rebbe diventato la prima parte del suo libro Moses and Monotheism. Questa sezione introduttiva fu pubblicata inizialmente in un giornale tedesco Imago nel 1937 con il titolo di “Moses an Egyptian”.

Freud ha dimostrato in questo articolo che il nome del leader ebreo non deriva dall’ebraico, come si pensava fino a quel momento, ma aveva come fonte la parola egizia, mos, che significa un bambino. Ha mostrato, inoltre, che la storia della nascita di Mosè è una replica di altri antichi miti sulla nascita di alcuni dei grandi eroi della storia. Freud ha sottolineato, tuttavia, che la nascita del mito di Mosè si differenza dagli altri eroi per un punto essenziale. Al fine di nascon-dere il fatto che Mosè era egiziano, il mito della sua nascita è stato invertito in modo di farlo nascere da umili genitori e soccorso da una famiglia di alto livello: “E’ molto diverso nel caso di Mosè. Qui la prima famiglia - come normalmente viene distinta - è abbastanza modesta. Lui è un bambino di Ebrei Leviti. Ma la seconda famiglia - quella che nella regola dovrebbe essere umile per gli eroi dove sono cresciuti - viene sostituita dalla casa reale d’Egitto. Questa strana divergenza dal solito, ha colpito molti ricercatori”.

Più tardi, nel 1937 Imago pubblicò un altro articolo di Freud dal tito-lo: “Se Mosè era un egiziano”. Questo articolo affronta la questione del perché il legislatore ebraico, se in realtà era egiziano, avrebbe dovuto passare ai suoi seguaci una fede monoteistica, piuttosto che la classica pletora egiziana di dei e immagini. Allo stesso tempo, Freud trovò grande somiglianza tra la nuova religione che Akhe-naton aveva cercato di imporre al suo paese e l’insegnamento reli-gioso attribuito a Mosè. Ad esempio, scrisse: “Il credo ebraico dice: “Schema Yisrael Adonai Elohenu Adonai Echod”. “(‘Ascolta, Isra-ele, il Signore Dio tuo è l’unico Dio’)”. Come la lettera ebraica d è una traslitterazione della lettera t egiziana ed e diventa o, spiegò che questa frase ebraica poteva essere tradotta: “Ascolta, Israele, il nostro Dio Aton è l’unico Dio”.

Poco tempo dopo la pubblicazione di questi due articoli, Freud co-

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municò di essere affetto dal cancro. Tre mesi dopo i tedeschi invase-ro l’Austria, nel giugno del 1938, lasciò Vienna e si rifugiò a Londra, dove, sentendo arrivare la sua fine, decise che voleva vedere i due articoli, più una terza sezione, scritti a Vienna, ma ancora inediti, fare la comparsa in un libro in inglese. Questo, secondo lui, avrebbe dato l’adatto culmine alla sua vita. Le sue intenzioni non furono ac-cettate da un certo numero di studiosi ebrei, però: hanno ritenuto che alcuni dei suoi punti di vista, e, in particolare, la sua affermazione nella terza sezione inedita che Mosè fu assassinato dai suoi stessi seguaci in segno di protesta contro la durezza della sua fede mono-teistica, poteva solo aggiungere dei problemi agli ebrei, già sotto una nuova e dura oppressione da parte dei nazisti. Il Professor Abraham S. Yahuda, teologo ebreo americano e filologo, visitò Freud nella sua nuova casa a Hampstead, Londra, e lo pregò di non pubblicare il suo libro, ma Freud rifiutò e Moses and Monotheism, fece la sua prima apparizione nel marzo 1939. Nel suo libro Freud suggerisce che uno degli alti funzionari di Akhenaton, probabilmente chiamato Tuthmose, era un seguace della religione di Aton. Dopo la morte del re, Tuthmose selezionò la tribù ebraica, che già abitava a Goshen nel Delta orientale, per essere il suo popolo eletto, e li portò fuori dall’E-gitto al tempo dell’Esodo e trasferì loro i principi della religione di Akhenaton.

Freud morì all’età di 83 anni, sei mesi dopo la pubblicazio-ne del libro. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale portò non solo tutti gli scavi in Egitto a fermarsi, ma ritardò la risposta alla bomba che Freud aveva lasciato. Questo non è stata troppo a lungo ad essere sanata una volta che il mondo è tornato alla pace. Il nuovo concorrente ad entrare nella lista fu un altro psicoanalista, Immanuel Velikovsky, che era nato ed educato in Russia i primi anni del nove-cento ed era poi emigrato in Palestina prima di stabilirsi negli Stati Uniti. Nel 1952 pubblicò la prima parte del libro Age in Chaos, in cui cercò di utilizzare alcune prove di eruzioni vulcaniche nel Sinai per datare l’esodo ebraico dall’Egitto all’inizio della XVIII dinastia, due secoli prima del regno di Akhenaton, in modo da mettere Mosè in un punto distante dalla storia che ha preceduto il re egiziano. Non

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solo quello. In un lavoro separato, Oedipus and Akhenaten, precisò per dimostrare che il classico mito greco di Edipo aveva un’origine storica egiziana, e che Akhenaton era Edipo e sposò sua madre, la regina Tye.

Il suddetto lavoro di Velikovsky ha stabilito i toni post-guer-ra per le valutazioni su Akhenaton. Gli studiosi furono nel comples-so concordi a distruggere la sua immagine e il suo lusinghiero lavoro recidendo qualsiasi legame tra lui e il monoteismo di Mosè. Uno dei primi a intraprendere questa crociata fu Cyril Aldred, l’egittologo scozzese. Nel suo libro sui primi re di Amarna, pubblicato nel 1968, cercò di spiegare l’assenza di genitali in un colosso nudo del re a Karnak dal fatto che Akhenaton doveva essere stato vittima di una dolorosa malattia.

Tutte le indicazioni di queste particolari caratteristiche fisiche han-no portato a denunciare da parte di medici e patologi che fosse la Sindrome di Fröhlich. I pazienti maschi con questo disturbo spesso hanno una corpulenza simile a Akhenaton. I genitali rimangono allo stato infantile e possono essere inglobati dal grasso rendendoli non visibili. L’adiposità può variare di grado, ma vi è una tipica distri-buzione femminile di grasso nella regione del seno, addome, pube, cosce e glutei. Gli arti inferiori, tuttavia, sono sottili e le gambe, per esempio, assomigliano alla forma dei calzoni alla zuava... Questo è una garanzia per pensare che soffriva di Sindrome di Fröhlich e vo-leva farsi rappresentare con tutte quelle deformità che distinguevano il suo aspetto dal resto dell’umanità.7

Tuttavia, noi abbiamo la prova definitiva che Akhenaton aveva al-meno sei figlie avute dalla regina Nefertiti. Aldred ha presentato una spiegazione ingegnosa per questa apparente contraddizione: “Fino a poco tempo è stato possibile ipotizzare che, le figlie di Nefertiti sono descritte come generate da un re, ma non è affatto certo che tale re era Akhenaton, particolarmente perchè Amenhotep III era ancora vivo dopo due anni che le giovani erano nate. Anche se a molti sem-bra assurdo che Amenhotep III avrebbe dovuto svolgere i doveri co-

7. Aldred, Akhenaten, pp. 101-4.

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niugali di un coreggente sterile, negli ambienti della regalità divina, questo non è impensabile essere visto come un ampliamento delle sue responsabilità.”.

Più tardi, nello stesso libro, però, ci dice che Akhenaton non era, dopo tutto, impotente. L’autore contraddice la sua precedente spe-culazione suggerendo che Akhenaton sposò la sua figlia maggiore, Merytaten, e padre di un figlio da lei: “Alla morte di Nefertiti il suo posto è stato preso da Merytaten… Sembra che lei era la madre di una principessa minore Merytaten, da un’iscrizione recentemente pubblicata da Ermopoli [La città dall’altra parte del fiume rispetto ad Amarna dove Ramesse II aveva usato per la sua costruzione le sue pietre.], ma è impossibile dedurre che il padre possa essere Akhena-ton”.

L’autore passa poi anche a suggerire che il re avesse una relazione omosessuale con il fratello/coreggente/genero, Semenkhkare. Il ten-tativo di Aldred di distruggere l’immagine precedentemente lusin-ghiera di Akhenaton lo portò su di un percorso che un certo numero di studiosi si è dimostrato fin troppo felice di seguire. Il più recente è stato il professor Donald Redford dell’Università di Toronto, emi-nente studioso di entrambi i Testamenti ed egittologia, che ha scritto il libro Akhenaten, the Heretic King, pubblicato nel 1984.

L’Akhenaten storico è nettamente diverso dalla figura populista che hanno creato. Non era umanista, e certamente non un romantico umanitario. Fare di lui una figura tragica “simile a Cristo” è una menzogna pura. Né è il mentore di Mosè: un mare divide il rigido, coercitivo, monoteismo rarefatto del Faraone e l’enoteismo ebraico [la fede in un solo Dio senza affermare che egli è l’unico Dio], che in ogni caso si vede attraverso la lente distorta dei testi scritti settecento anni dopo la morte di Akhenaton.

Redford riassume la sua avversione per il re nelle seguente parole:

“Un uomo ritenuto brutto per gli standard accettati del periodo, ap-partato nel palazzo nella sua minorità, certamente vicino a sua ma-dre, forse ignorato dal padre, eclissato dal fratello e le sorelle, insi-curo di sé. Akhenaton ha sofferto la singolare sfortuna di accedere

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al trono d’Egitto e del suo impero. E poi: “Se il re e la sua cerchia a me ispirano un po’ di disprezzo, è comprensione quando contemplo la sua ‘religione’ ”.8

Il tentativo nel dopoguerra di crocifiggere Akhenaton e screditare la sua religione è stato unanime nel senso che tutti gli studiosi che pote-vano avere una visione meno ostile, hanno mantenuto un sospettoso silenzio. Alla base della campagna di diffamazione si trova il deside-rio di accrescere la figura di Mosè e il suo monoteismo screditando Akhenaton, l’intruso egiziano, e le credenze che ha tentato di intro-durre nel suo paese. Ironia della sorte, gli studiosi che hanno con-dotto questa campagna spietata hanno scelto il bersaglio sbagliato. Attaccando Akhenaton, in realtà, attaccano il proprio eroe - perché, come Freud è arrivato vicino a dimostrare che, Akhenaton e Mosè fossero la stessa persona.

Alcuni degli argomenti a sostegno di questa affermazione sono ne-cessariamente lunghi e complicati, e il lettore comune può trovare di difficile comprensione e piuttosto logoranti. Dove è sembrato op-portuno ho quindi cercato di riassumere brevemente questi argomen-ti, oltre trarre delle conclusioni da essi, e, per chi volesse maggiori dettagli, è data una più ampia esposizione in una serie di appendici.

8. Redford, Akhenaten, the Heretic King, pp. 232-5.

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CRONOLOGIA DELLA XVIII DINASTIA

SOVRANO ANNI DI REGNO

IPOTESI DI DATE a.C.

Ahmose 22 1575-1550Amenofi I 21 1550-1528Tuthmose I 4 o 9 1528-1510Tuthmose II 18 1510-1490Hatshepsut 20 o 22 1490-1468

Tuthmose III 54 1490-1436Amenofi II 23 1436-1413

Tuthmose IV 8 o 9 1413-1405Amenofi III 38 o 39 1405-1367

Amenofi IV - Akhenaton 17 1367-1350Semenkhkare 3 1350-1347Tutankhamon 9 1347-1339

Aye 4 1339-1335Horemheb 27 o 28 1335-1308

CRONOLOGIA DELLA XIX DINASTIA

SOVRANO ANNI DIREGNO

IPOTESI DI DATE a.C.

Ramesse I 2 1308-1307Seti I 14 1307-1291

Ramesse II 67 1290-1224Merenptah 10 1224-1214

Fonte: Alan H. Gardiner, Egypt of the Pharaohs(Clarendon Press, Oxoford 1961)

Queste date sono disponibile per il lettore: la precisione di alcune di loro, e la questione se ci fosse o meno una coreggenza tra qualsiasi dei sovrani menzionati, sarà sostenuta in seguito.

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