Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116...

7
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020 . Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere. Per causa nostra, non daranno gloria a Dio con la loro esistenza. Non ne abbiamo il diritto. #Biodiversità #LaudatoSi5 (@Pontifex_it) y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!,!?!%! NOSTRE INFORMAZIONI La denuncia del governo di Tripoli Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar TRIPOLI, 22. Torna a infiammarsi lo scenario libico. La Russia ha sposta- to alcuni aerei da combattimento dalla Siria alla Libia, violando aper- tamente l’embargo di armi stabilito dalle Nazioni Unite. Lo ha denun- ciato il ministero dell’interno del go- verno di unità nazionale presieduto da Fayez al-Serraj e sostenuto dalla comunità internazionale. La decisio- ne del Cremlino arriva in un mo- mento molto delicato, nel quale le forze del generale Khalida Haftar, sostenuto da Mosca, stanno subendo ingenti perdite e sono costrette a in- dietreggiare. Il ministero dell’interno libico ha spiegato che ieri aerei da combatti- mento russi, sei Mig-29 e due Su-24, sono arrivati in Libia dalla Siria. Partiti da Hmeimim, centro di coor- dinamento della presenza russa nel paese e nel Mediteranno, i caccia- bombardieri sono arrivati in Libia scortati da altri caccia Su-35 e atter- rati a Bengasi o al Jufra, due dei centri di comando delle forze leali ad Haftar. Tuttavia, altre fonti affer- mano che gli aerei trasferiti non sa- rebbero russi, ma siriani. Mosca, ne- gli ultimi mesi, ha sempre negato ogni intervento in Libia. Il generale Haftar, dal canto suo, promette una nuova offensiva contro Tripoli. «State per vedere nelle pros- sime ore la più vasta campagna ae- rea nella storia della Libia, per colpi- re interessi turchi e forze del gover- no di Tripoli in tutte le città libiche» ha annunciato ieri Saqr al-Jaroushi, capo dell’aviazione di Haftar. Ah- med al Mismari, portavoce di Haf- tar, ha scritto oggi sulla propria pa- gina Facebook che sono stati ripri- stinati dai tecnici dell’aeronautica e rimessi in attività quattro caccia da combattimento. Lo stesso Al Misma- ri annuncia «una serie di attacchi ae- rei» contro le forze di al-Serraj. Va detto che nelle ultime settima- na Haftar ha riportato una serie di pesanti sconfitte da parte delle forze governative. È stato respinto dalla costa verso la Tunisia, a ovest di Tri- poli, e ha perso il controllo della ba- se di Al Watiya, di enorme valore strategico. Ieri — riporta la Reuters — le forze del governo di Tripoli so- no entrate nel centro di Asbia (Ala- saba), dopo durissimi scontri con gli uomini di Haftar. Queste sconfitte sono giunte an- che perché la Turchia ha aumentato la quantità di uomini (svariate centi- naia che Ankara ha spostato dalla Siria) e migliorato la qualità (grazie soprattutto ai nuovi droni) delle sue attività militari in Libia. Ankara so- stiene apertamente il governo di al- Serraj. Negli ultimi sette giorni — stando a fonti di Tripoli rilanciate dalla stampa internazionale — i dro- ni turchi avrebbero distrutto nove Pantsir, sistemi anti-aerei di fabbrica- zione russa che erano stati spostati in Libia dagli Emirati Arabi Uniti. Ieri il ministero degli esteri di Anka- ra ha fatto sapere che «in caso di at- tacchi contro gli interessi turchi in Libia, le conseguenze sarebbero mol- to pesanti e le forze di Haftar sareb- bero considerate obiettivi legittimi». In riferimento alla notizia dello spo- stamento di aerei russi dalla Siria al- la Libia, un portavoce del governo turco ha detto: «Il loro obiettivo è di provocare un’escalation nel con- flitto». Non è un mistero che Anka- ra sia particolarmente interessata allo scenario libico anche a causa dei suoi progetti di trivellazioni petroli- fere nel Mediterraneo, che hanno su- scitato finora numerose polemiche. Sul trasferimento dei caccia-bom- bardieri russi dalla Siria alla Libia l’Onu ha già aperto un’inchiesta. In- tanto, questa mattina l’Unsmil (la missione Onu in Libia) ha esortato «tutte le parti» coinvolte nel conflit- to «ad astenersi dall’escalation mili- tare e a ricorrere a mezzi pacifici» per risolvere la crisi in corso. Assicu- rando di seguire con «grande preoc- cupazione gli sviluppi militari e la mobilitazione attorno alla città di Tarhouna», l’Unsmil ha «ricordato a tutte le parti coinvolte i loro obbli- ghi rispetto al diritto umanitario in- ternazionale e ha messo in guardia contro qualsiasi attacco contro i civi- li, punizioni extra giudiziarie, sac- cheggi, rapine e incendi di proprietà pubbliche e private». Il Papa incontra Athletica Vaticana con disabili, migranti e carcerati Al ritmo del più debole Con un messaggio a tutto il mon- do dello sport Papa Francesco ha invitato ad avere uno stile solidale per le persone più fragili, lancian- do l’iniziativa di beneficenza per sostenere gli ospedali di Bergamo e di Brescia, e mettendo a disposizio- ne un suo dono personale. Mercoledì 20 maggio, nella Bi- blioteca privata, il Papa ha incon- trato Athletica Vaticana e i rappre- sentanti degli atleti — due giovanis- sime con disabilità, un migrante, una detenuta e due olimpionici — che il 21 maggio avrebbero preso parte al meeting «We Run Toge- ther - Simyul currebant», rimanda- to per la pandemia. Questi atleti, «tutti insieme e con pari dignità», ha detto, sono «una testimonianza di come do- vrebbe essere lo sport: un “ponte di pace” che unisce donne e uomi- ni di religioni e culture diverse, promuovendo inclusione, amicizia, solidarietà, educazione». PAGINA 8 Scontri intercomunitari nello stato di Jonglei Centinaia di persone uccise in Sud Sudan KARTHOUM, 22. Non accenna a placarsi l’escalation di violenze in Sud Sudan. Almeno 300 persone sono rimaste uccise e un numero imprecisato ferite nell’ennesima on- data di scontri intercomunitari, av- venuti nel corso del fine settimana nello stato orientale di Jonglei. Lo riferiscono le autorità locali, citate ieri dai media internazionali. Tra le vittime vi sono anche tre operatori umanitari, uno dei quali di Medici senza frontiere (Msf). Nello stato di Jonglei nei mesi scorsi si sono moltiplicati gli episo- di di violenza, l’ultimo dei quali è esploso sabato a Pieri, città dello stato di Jonglei. Le notizie prove- nienti dall’area parlano non solo di decine di abitazioni distrutte e date alle fiamme, ma anche di saccheggi nei depositi utilizzati dalle organiz- zazioni umanitarie che operano nella regione. Sono segnalati, inol- tre, sequestri di donne e bambini e furti di bestiame. I caschi blu della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss) sarebbero stati dispiegati nell’area per sedare le violenze. Il vice capomissione di Msf in Sud Sudan, Steve Mackay, ha con- fermato l’uccisione di un membro dello staff e il ferimento di altri due durante gli intensi combatti- menti scoppiati tra la comunità Murle e quella Nuer intorno a Pie- ri, dove l’associazione gestisce un centro di salute. Migliaia di perso- ne, tra cui diversi operatori umani- tari, sono state costrette ad abban- donare le proprie abitazioni per trovare rifugio nella boscaglia e nei villaggi vicini. Le ostilità sono pro- seguite fino a domenica pomerig- gio. Sinora negli ospedali sono sta- te accolte più di 50 persone ferite con arma da fuoco, ma il numero delle vittime è ancora molto prov- visorio, spiega Msf. Non solo si temono altri morti, ma anche che intorno e dentro la città di Pieri ci siano oltre cento fe- riti impossibilitati a ricevere cure mediche a causa del limitato acces- so ai servizi medici di zona. Per motivi di sicurezza, l’organizzazio- ne è stata costretta a sospendere temporaneamente le proprie attivi- tà a Pieri, garantendo però le cure mediche salvavita alla popolazione. Solo due mesi fa, riferisce Msf, il loro centro di salute a Pieri ha rice- vuto 68 persone ferite in meno di 12 ore, molte delle quali in condi- zioni critiche. Negli ultimi giorni, il commissa- rio della contea di Uror, nello stato di Jonglei, aveva reso noto all’agenzia Dpa di un bilancio di almeno mille morti e 370 feriti nell’attacco sferrato sabato scorso da uomini armati della comunità di pastori Murle contro sei villaggi dell’area. Tra le le vittime si conta- no anche 230 tra donne e bambini, oltre a 270 giovani. Le violenze intercomunitarie hanno conseguenze devastanti per la popolazione, soprattutto in que- sta fase di crisi legata alla pande- mia da covid-19. In molte aree del Paese è estremamente difficile l’ac- cesso all’assistenza medica e ad al- tri servizi umanitari. Secondo le Nazioni Unite, dal mese di feb- braio — quando è stato raggiunto l’accordo per un governo di unità nazionale — sarebbero state uccise circa 800 persone in scontri vari. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Bielo- russia Sua Eccellenza Monsi- gnor Ante Jozić, Arcivescovo titolare eletto di Cissa. Il provvedimento è stato re- so noto in data 21 maggio. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arci- diocesi metropolitana di Lu- blin (Polonia) il Reverendo Canonico Adam Piotr Bab, del clero della medesima Arci- diocesi, finora Parroco della Parrocchia di San Giuseppe a Lublin e Direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile, asse- gnandogli la Sede titolare di Arna. XVI rapporto dell’associazione Antigone Situazione di sofferenza nelle carceri italiane ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 2 È venuto il momento di tornare ai fondamenti che legano gli individui Sulla stessa traiettoria umana ANGELO VINCENZO ZANI A PAGINA 7 Un calciatore racconta la propria scelta di fede e l’esperienza dello stop alle competizioni Qualcosa di più grande GIUSEPPE SURIANO A PAGINA 8 ALLINTERNO Record giornaliero di decessi riconducibili al covid-19 In Brasile vertiginosa crescita degli infetti BRASÍLIA, 22. Per la seconda volta nella stessa settimana, il Brasile ha superato la cifra di mille decessi in un giorno riconducibili al nuovo co- ronavirus. Nelle ultime 24 ore sono state esattamente 1.188 le vittime — il numero più alto registrato dall’ini- zio della diffusione del covid-19 nel paese —, che hanno portato il dato complessivo oltre il tetto delle 20.000 unità, quasi il 60 per cento delle 35.000 morti totalizzate in America Latina. A impressionare è il ritmo vertigi- noso di crescita dei nuovi infetti. Secondo l’ultimo bollettino del mi- nistero della Salute brasiliano, il in ragione del fatto che su tutto il territorio nazionale non siano stati eseguiti molti test. Sarebbero addi- rittura più di 160.000 gli ulteriori possibili casi di positività e 3.534 i decessi sospetti al momento in esa- me per l’accertamento della causa di morte. La serie di dati su decessi e con- tagi conferma quindi le previsioni degli esperti secondo cui il Brasile, entrato pienamente nella fase di pic- co, tenderebbe a diventare il nuovo epicentro globale della pandemia di covid-19. Infatti ormai stabilmente da giorni il paese supera per nume- ro di morti e contagi i vecchi epi- verso queste aree del Paese, dove le strutture sanitarie non hanno le ca- pacità per l’accoglienza, per la dia- gnosi e il trattamento di casi gravi della malattia. Intanto lo scontro istituzionale tra il presidente Bolsonaro e i go- vernatori dei singoli Stati sembre- rebbe osservare una tregua. Ieri di- fatti, durante una riunione in video- conferenza, le parti sembrerebbero aver finalmente deciso di abbassare i toni. L’incontro è stato «una grande vittoria per il popolo brasiliano», ha detto Bolsonaro. «Il Brasile deve es- sere unito, cerchiamo di essere in pace, presidente, e andiamo avanti insieme», ha dichiarato il governato- re di San Paolo, João Doria. Donna con mascherina cammina per le strade di San Paolo in Brasile (Ansa) Incontro con Lamberto Maffei La meraviglia di stare al mondo di FRANCESCA ROMANA DE’ANGELIS A cento anni dalla nascita, torna in libreria l’opera di Carlo Coccioli Cronaca di un’amnesia annunciata di MARCO BECK Ufficio oggetti smarriti La tasca dei ricordi di CRISTIANO GOVERNA Q quattro pagine APPROFONDIMENTI DI CULTURA , SO CIETÀ SCIENZE E ARTE Paese ha raggiunto il numero di 310.087 casi positivi, di cui oltre 38.000 nei soli ultimi due giorni e centomila nell’ultima settimana. Con questo ritmo nel giro di poche ore il Paese si appresta a scalzare la Russia dal secondo posto della gra- duatoria relativa ai contagi. Per rag- giungere la quota dei primi cento- mila contagi ci son voluti oltre due mesi, mentre i secondi centomila so- no stati registrati in undici giorni, dal 3 al 14 maggio. Rispetto ai casi ufficiali, inoltre, il ministero della Sanità ha sottoli- neato come, presumibilmente, il numero reale possa essere più alto centri della pandemia nel mondo, attestandosi ai livelli quotidiani de- gli Stati Uniti. Dati addirittura dieci volte superiori a quelli della Spagna e della Francia e di gran lunga mag- giori di quelli italiani, Paesi dove la curva è in fase di netta discesa. Ieri pomeriggio, il ministro della Salute ad interim, il generale Eduar- do Pazuello, ha dichiarato che la pandemia sta vivendo una «nuova tappa» nel Paese, caratterizzata dall’«inevitabile avanzamento» ver- so le regioni interne. Sin dall’arrivo del covid-19 in Brasile, gli esperti avevano mostrato la preoccupazione proprio per una possibile avanzata Sciagura aerea in Pakistan ISLAMABAD, 22. Un aereo pachista- no con 107 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri è precipi- tato poco prima del suo atterraggio all’aeroporto di Karachi: lo riporta il network tv pachistano Samaa. L’aereo proveniva da Lahore. Se- condo fonti locali, citate da altri media, si tratta di un Airbus A-320 della compagnia aerea Pia (Paki- stan international airlines). Il veli- volo è precipitato vicino all’aero- porto, in una zona residenziale. Il ministro pakistano dell’Avia- zione, Ghulam Sarwar Khan, ha ordinato alla Commissione di inda- gine sugli incidenti aerei di aprire un’inchiesta immediata per accerta- re le cause dello schianto. Secondo Abdullah Hafeez, il portavoce della Pia, «dire qualsiasi cosa in questo momento sarebbe prematuro. Il nostro equipaggio è addestrato a gestire gli atterraggi di emergenza. Tutte le mie preghiere sono con le famiglie. Continuere- mo a fornire informazioni in modo trasparente». L’amministratore de- legato della Pia, Arshad Malik, ha ipotizzato un errore umano all’ori- gine dello schianto. Come detto, l’aereo è caduto in una zona residenziale, secondo quanto riportano i media locali. Le immagini trasmesse dalle tv mo- strano fiamme e un denso fumo nero sul luogo in cui è avvenuto l’incidente, e secondo alcuni media sarebbero state colpite «anche nu- merose abitazioni». Per il momento però questa informazione non è stata confermata e non si hanno notizie di vittime tra i residenti del- la zona.

Transcript of Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116...

Page 1: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020

.

Ogni anno scompaionomigliaia di specie vegetali

e animali che non potremopiù conoscere, che i nostrifigli non potranno vedere.

Per causa nostra,non daranno gloria a Dio

con la loro esistenza.Non ne abbiamo il diritto.

#Biodiversità #LaudatoSi5

(@Pontifex_it)

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!"!,!?

!%!

NOSTREINFORMAZIONI

La denuncia del governo di Tripoli

Mosca invia otto caccia in Libiaa sostegno di Haftar

TRIPOLI, 22. Torna a infiammarsi loscenario libico. La Russia ha sposta-to alcuni aerei da combattimentodalla Siria alla Libia, violando aper-tamente l’embargo di armi stabilitodalle Nazioni Unite. Lo ha denun-ciato il ministero dell’interno del go-verno di unità nazionale presiedutoda Fayez al-Serraj e sostenuto dallacomunità internazionale. La decisio-ne del Cremlino arriva in un mo-mento molto delicato, nel quale leforze del generale Khalida Haftar,sostenuto da Mosca, stanno subendoingenti perdite e sono costrette a in-d i e t re g g i a re .

Il ministero dell’interno libico haspiegato che ieri aerei da combatti-mento russi, sei Mig-29 e due Su-24,sono arrivati in Libia dalla Siria.Partiti da Hmeimim, centro di coor-dinamento della presenza russa nelpaese e nel Mediteranno, i caccia-bombardieri sono arrivati in Libiascortati da altri caccia Su-35 e atter-rati a Bengasi o al Jufra, due deicentri di comando delle forze lealiad Haftar. Tuttavia, altre fonti affer-mano che gli aerei trasferiti non sa-rebbero russi, ma siriani. Mosca, ne-gli ultimi mesi, ha sempre negatoogni intervento in Libia.

Il generale Haftar, dal canto suo,promette una nuova offensiva controTripoli. «State per vedere nelle pros-sime ore la più vasta campagna ae-rea nella storia della Libia, per colpi-re interessi turchi e forze del gover-no di Tripoli in tutte le città libiche»ha annunciato ieri Saqr al-Jaroushi,capo dell’aviazione di Haftar. Ah-med al Mismari, portavoce di Haf-tar, ha scritto oggi sulla propria pa-gina Facebook che sono stati ripri-stinati dai tecnici dell’aeronautica erimessi in attività quattro caccia dacombattimento. Lo stesso Al Misma-ri annuncia «una serie di attacchi ae-rei» contro le forze di al-Serraj.

Va detto che nelle ultime settima-na Haftar ha riportato una serie dipesanti sconfitte da parte delle forzegovernative. È stato respinto dallacosta verso la Tunisia, a ovest di Tri-poli, e ha perso il controllo della ba-se di Al Watiya, di enorme valorestrategico. Ieri — riporta la Reuters— le forze del governo di Tripoli so-no entrate nel centro di Asbia (Ala-saba), dopo durissimi scontri con gliuomini di Haftar.

Queste sconfitte sono giunte an-che perché la Turchia ha aumentatola quantità di uomini (svariate centi-naia che Ankara ha spostato dallaSiria) e migliorato la qualità (graziesoprattutto ai nuovi droni) delle sueattività militari in Libia. Ankara so-stiene apertamente il governo di al-Serraj. Negli ultimi sette giorni —stando a fonti di Tripoli rilanciatedalla stampa internazionale — i dro-ni turchi avrebbero distrutto nove

Pantsir, sistemi anti-aerei di fabbrica-zione russa che erano stati spostatiin Libia dagli Emirati Arabi Uniti.Ieri il ministero degli esteri di Anka-ra ha fatto sapere che «in caso di at-tacchi contro gli interessi turchi inLibia, le conseguenze sarebbero mol-to pesanti e le forze di Haftar sareb-bero considerate obiettivi legittimi».In riferimento alla notizia dello spo-stamento di aerei russi dalla Siria al-la Libia, un portavoce del governoturco ha detto: «Il loro obiettivo èdi provocare un’escalation nel con-flitto». Non è un mistero che Anka-ra sia particolarmente interessata alloscenario libico anche a causa deisuoi progetti di trivellazioni petroli-fere nel Mediterraneo, che hanno su-scitato finora numerose polemiche.

Sul trasferimento dei caccia-bom-bardieri russi dalla Siria alla Libial’Onu ha già aperto un’inchiesta. In-tanto, questa mattina l’Unsmil (lamissione Onu in Libia) ha esortato«tutte le parti» coinvolte nel conflit-to «ad astenersi dall’escalation mili-tare e a ricorrere a mezzi pacifici»per risolvere la crisi in corso. Assicu-rando di seguire con «grande preoc-cupazione gli sviluppi militari e lamobilitazione attorno alla città diTarhouna», l’Unsmil ha «ricordato atutte le parti coinvolte i loro obbli-ghi rispetto al diritto umanitario in-ternazionale e ha messo in guardiacontro qualsiasi attacco contro i civi-li, punizioni extra giudiziarie, sac-cheggi, rapine e incendi di proprietàpubbliche e private».

Il Papa incontra Athletica Vaticana con disabili, migranti e carcerati

Al ritmodel più debole

Con un messaggio a tutto il mon-do dello sport Papa Francesco hainvitato ad avere uno stile solidaleper le persone più fragili, lancian-do l’iniziativa di beneficenza persostenere gli ospedali di Bergamo edi Brescia, e mettendo a disposizio-ne un suo dono personale.

Mercoledì 20 maggio, nella Bi-blioteca privata, il Papa ha incon-trato Athletica Vaticana e i rappre-sentanti degli atleti — due giovanis-sime con disabilità, un migrante,una detenuta e due olimpionici —che il 21 maggio avrebbero presoparte al meeting «We Run Toge-ther - Simyul currebant», rimanda-to per la pandemia.

Questi atleti, «tutti insieme econ pari dignità», ha detto, sono«una testimonianza di come do-vrebbe essere lo sport: un “p ontedi pace” che unisce donne e uomi-ni di religioni e culture diverse,

promuovendo inclusione, amicizia,solidarietà, educazione».

PAGINA 8Scontri intercomunitari nello stato di Jonglei

Centinaia di personeuccise in Sud Sudan

KARTHOUM, 22. Non accenna aplacarsi l’escalation di violenze inSud Sudan. Almeno 300 personesono rimaste uccise e un numeroimprecisato ferite nell’ennesima on-data di scontri intercomunitari, av-venuti nel corso del fine settimananello stato orientale di Jonglei. Loriferiscono le autorità locali, citateieri dai media internazionali. Tra levittime vi sono anche tre operatoriumanitari, uno dei quali di Medicisenza frontiere (Msf).

Nello stato di Jonglei nei mesiscorsi si sono moltiplicati gli episo-di di violenza, l’ultimo dei quali èesploso sabato a Pieri, città dellostato di Jonglei. Le notizie prove-nienti dall’area parlano non solo didecine di abitazioni distrutte e datealle fiamme, ma anche di sacchegginei depositi utilizzati dalle organiz-zazioni umanitarie che operanonella regione. Sono segnalati, inol-tre, sequestri di donne e bambini efurti di bestiame. I caschi blu dellaMissione delle Nazioni Unite inSud Sudan (Unmiss) sarebberostati dispiegati nell’area per sedarele violenze.

Il vice capomissione di Msf inSud Sudan, Steve Mackay, ha con-fermato l’uccisione di un membrodello staff e il ferimento di altridue durante gli intensi combatti-menti scoppiati tra la comunitàMurle e quella Nuer intorno a Pie-ri, dove l’associazione gestisce uncentro di salute. Migliaia di perso-ne, tra cui diversi operatori umani-tari, sono state costrette ad abban-donare le proprie abitazioni pertrovare rifugio nella boscaglia e neivillaggi vicini. Le ostilità sono pro-seguite fino a domenica pomerig-

gio. Sinora negli ospedali sono sta-te accolte più di 50 persone feritecon arma da fuoco, ma il numerodelle vittime è ancora molto prov-visorio, spiega Msf.

Non solo si temono altri morti,ma anche che intorno e dentro lacittà di Pieri ci siano oltre cento fe-riti impossibilitati a ricevere curemediche a causa del limitato acces-so ai servizi medici di zona. Permotivi di sicurezza, l’o rg a n i z z a z i o -ne è stata costretta a sospenderetemporaneamente le proprie attivi-tà a Pieri, garantendo però le curemediche salvavita alla popolazione.Solo due mesi fa, riferisce Msf, illoro centro di salute a Pieri ha rice-vuto 68 persone ferite in meno di12 ore, molte delle quali in condi-zioni critiche.

Negli ultimi giorni, il commissa-rio della contea di Uror, nello statodi Jonglei, aveva reso notoall’agenzia Dpa di un bilancio dialmeno mille morti e 370 feritinell’attacco sferrato sabato scorsoda uomini armati della comunità dipastori Murle contro sei villaggidell’area. Tra le le vittime si conta-no anche 230 tra donne e bambini,oltre a 270 giovani.

Le violenze intercomunitariehanno conseguenze devastanti perla popolazione, soprattutto in que-sta fase di crisi legata alla pande-mia da covid-19. In molte aree delPaese è estremamente difficile l’ac-cesso all’assistenza medica e ad al-tri servizi umanitari. Secondo leNazioni Unite, dal mese di feb-braio — quando è stato raggiuntol’accordo per un governo di unitànazionale — sarebbero state uccisecirca 800 persone in scontri vari.

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in Bielo-russia Sua Eccellenza Monsi-gnor Ante Jozić, Arcivescovotitolare eletto di Cissa.

Il provvedimento è stato re-so noto in data 21 maggio.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominatoVescovo Ausiliare dell’A rc i -diocesi metropolitana di Lu-blin (Polonia) il ReverendoCanonico Adam Piotr Bab,del clero della medesima Arci-diocesi, finora Parroco dellaParrocchia di San Giuseppe aLublin e Direttore dell’Ufficiodi Pastorale Giovanile, asse-gnandogli la Sede titolare diArna.

XVI rapporto dell’associazioneAn t i g o n e

Situazione di sofferenzanelle carceri italiane

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 2

È venuto il momento di tornareai fondamenti che legano gli individui

Sulla stessatraiettoria umana

ANGELO VINCENZO ZANI A PA G I N A 7

Un calciatore racconta la propriascelta di fede e l’esperienza dello stopalle competizioni

Qualcosa di più grande

GIUSEPPE SURIANO A PA G I N A 8

ALL’INTERNORecord giornaliero di decessi riconducibili al covid-19

In Brasile vertiginosa crescita degli infettiBRASÍLIA, 22. Per la seconda voltanella stessa settimana, il Brasile hasuperato la cifra di mille decessi inun giorno riconducibili al nuovo co-ronavirus. Nelle ultime 24 ore sonostate esattamente 1.188 le vittime —il numero più alto registrato dall’ini-zio della diffusione del covid-19 nelpaese —, che hanno portato il datocomplessivo oltre il tetto delle20.000 unità, quasi il 60 per centodelle 35.000 morti totalizzate inAmerica Latina.

A impressionare è il ritmo vertigi-noso di crescita dei nuovi infetti.Secondo l’ultimo bollettino del mi-nistero della Salute brasiliano, il

in ragione del fatto che su tutto ilterritorio nazionale non siano statieseguiti molti test. Sarebbero addi-rittura più di 160.000 gli ulterioripossibili casi di positività e 3.534 idecessi sospetti al momento in esa-me per l’accertamento della causadi morte.

La serie di dati su decessi e con-tagi conferma quindi le previsionidegli esperti secondo cui il Brasile,entrato pienamente nella fase di pic-co, tenderebbe a diventare il nuovoepicentro globale della pandemia dicovid-19. Infatti ormai stabilmenteda giorni il paese supera per nume-ro di morti e contagi i vecchi epi-

verso queste aree del Paese, dove lestrutture sanitarie non hanno le ca-pacità per l’accoglienza, per la dia-gnosi e il trattamento di casi gravidella malattia.

Intanto lo scontro istituzionaletra il presidente Bolsonaro e i go-vernatori dei singoli Stati sembre-rebbe osservare una tregua. Ieri di-fatti, durante una riunione in video-conferenza, le parti sembrerebberoaver finalmente deciso di abbassare itoni. L’incontro è stato «una grandevittoria per il popolo brasiliano», hadetto Bolsonaro. «Il Brasile deve es-sere unito, cerchiamo di essere inpace, presidente, e andiamo avantiinsieme», ha dichiarato il governato-re di San Paolo, João Doria.

Donna con mascherina cammina per le strade di San Paolo in Brasile (Ansa)

Incontro con Lamberto Maffei

La meravigliadi stare al mondodi FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELIS

A cento anni dalla nascita, tornain libreria l’opera di Carlo Coccioli

Cronaca di un’amnesiaannunciatadi MARCO BECK

Ufficio oggetti smarriti

La tasca dei ricordidi CRISTIANO GOVERNA

Qquattro pagineAPPROFONDIMENTI

DI C U LT U R A , SO CIETÀSCIENZE E ARTE

Paese ha raggiunto il numero di310.087 casi positivi, di cui oltre38.000 nei soli ultimi due giorni ecentomila nell’ultima settimana.Con questo ritmo nel giro di pocheore il Paese si appresta a scalzare laRussia dal secondo posto della gra-duatoria relativa ai contagi. Per rag-giungere la quota dei primi cento-mila contagi ci son voluti oltre duemesi, mentre i secondi centomila so-no stati registrati in undici giorni,dal 3 al 14 maggio.

Rispetto ai casi ufficiali, inoltre,il ministero della Sanità ha sottoli-neato come, presumibilmente, ilnumero reale possa essere più alto

centri della pandemia nel mondo,attestandosi ai livelli quotidiani de-gli Stati Uniti. Dati addirittura diecivolte superiori a quelli della Spagnae della Francia e di gran lunga mag-giori di quelli italiani, Paesi dove lacurva è in fase di netta discesa.

Ieri pomeriggio, il ministro dellaSalute ad interim, il generale Eduar-do Pazuello, ha dichiarato che lapandemia sta vivendo una «nuovatappa» nel Paese, caratterizzatadall’«inevitabile avanzamento» ver-so le regioni interne. Sin dall’arrivodel covid-19 in Brasile, gli espertiavevano mostrato la preoccupazioneproprio per una possibile avanzata

Sciagura aereain Pakistan

ISLAMABAD, 22. Un aereo pachista-no con 107 persone a bordo traequipaggio e passeggeri è precipi-tato poco prima del suo atterraggioall’aeroporto di Karachi: lo riportail network tv pachistano Samaa.L’aereo proveniva da Lahore. Se-condo fonti locali, citate da altrimedia, si tratta di un Airbus A-320della compagnia aerea Pia (Paki-stan international airlines). Il veli-volo è precipitato vicino all’a e ro -porto, in una zona residenziale.

Il ministro pakistano dell’Avia-zione, Ghulam Sarwar Khan, haordinato alla Commissione di inda-gine sugli incidenti aerei di aprireun’inchiesta immediata per accerta-re le cause dello schianto.

Secondo Abdullah Hafeez, ilportavoce della Pia, «dire qualsiasicosa in questo momento sarebbe

prematuro. Il nostro equipaggio èaddestrato a gestire gli atterraggi diemergenza. Tutte le mie preghieresono con le famiglie. Continuere-mo a fornire informazioni in modotrasparente». L’amministratore de-legato della Pia, Arshad Malik, haipotizzato un errore umano all’ori-gine dello schianto.

Come detto, l’aereo è caduto inuna zona residenziale, secondoquanto riportano i media locali. Leimmagini trasmesse dalle tv mo-strano fiamme e un denso fumonero sul luogo in cui è avvenutol’incidente, e secondo alcuni mediasarebbero state colpite «anche nu-merose abitazioni». Per il momentoperò questa informazione non èstata confermata e non si hannonotizie di vittime tra i residenti del-la zona.

Page 2: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 23 maggio 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v aw w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAdirettore responsabile

Giuseppe Fiorentinov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

Servizio vaticano: [email protected] internazionale: [email protected] culturale: [email protected] religioso: [email protected]

Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 [email protected] w w w. p h o t o .v a

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

fax 06 698 83675segreteria.or@sp c.va

Tipografia VaticanaEditrice L’Osservatore Romano

Tariffe di abbonamentoVaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198Europa: € 410; $ 605Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665America Nord, Oceania: € 500; $ 740Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):telefono 06 698 99480, 06 698 99483fax 06 69885164, 06 698 82818,[email protected] diffusione.or@sp c.vaNecrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675

Concessionaria di pubblicità

Il Sole 24 Ore S.p.A.System Comunicazione Pubblicitaria

Sede legaleVia Monte Rosa 91, 20149 Milanotelefono 02 30221/3003fax 02 30223214

s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

Per evitare un freno alla spesa pubblica

Parigi chiede la sospensionedel patto di stabilità anche nel 2021

Il rapporto annuale dell’associazione Antigone

Situazione di sofferenzanelle carceri italiane

PARIGI, 22. La Francia auspica chele regole di disciplina di bilancio (ilpatto di stabilità) fra i membridell’Unione europea, sospese nel2020 per la crisi del coronavirus, re-stino non operative anche l’annosuccessivo, il 2021. Lo ha detto oggiil ministro dell’Economia, Bruno LeMaire, al quotidiano «Le Figaro».

«La gestione del calendario è vita-le — ha aggiunto — e nulla sarebbepiù sbagliato che rilanciare il mecca-nismo economico azionando il frenosulla spesa pubblica. È un errore chefu commesso nel 2009 e non com-metteremo un’altra volta».

Parigi ha dunque proposto unnuovo tassello per fare uscire l’E u ro -pa dalla profonda crisi economica incui l’ha gettata il covid-19, mentre lecapitali europee affilano le armi invista del 27 maggio, quando Ursulavon der Leyen presenterà la propo-sta sul Recovery Fund.

A Bruxelles, intanto, la Commis-sione Ue sta limando la sua propo-sta. Sul tavolo ci sono i 500 miliardidi euro di aiuti a fondo perduto an-nunciati nei giorni scorsi da AngelaMerkel e Emmanuel Macron,un’operazione che porterebbe, tral’altro, a dare vita a quanto di più si-mile agli eurobond si possa oggi im-maginare. Un passo decisivo permolti Paesi, sottolineato anche dalpresidente del Consiglio dei ministri

italiano, Giuseppe Conte, che nonha esitato a definirlo «importante».Aggiungendo però subito dopo che«la Commissione può fare di più».Ed esplicitando così il pressing chel’Italia, non da sola, sta portandoavanti su questo fronte. In effetti,nonostante l’assist di Merkel eMacron a Von der Leyen, la partitaè ancora tutta da giocare.

Austria, Olanda, Svezia e Dani-marca sono infatti decisamente con-trari a distribuire i 500 miliardi afondo perduto, e hanno annunciatoa breve la loro controproposta.

Da Nicosia, il governo di Ciproha fatto sapere di volere aderire —primo Paese dell’Ue — al Mes peraccedere alla linea di credito “sanita-ria” varata dall’Eurogrupp o.

In Italia, c’è stato un aumento dedecessi (ieri 156) e dei contagi, arri-vati a 228.006. Di questi, 86.091 so-no in Lombardia, che ne ha fatti re-gistrare 316 nuovi. In netto anticiporispetto alle previsioni, il Veneto haraggiunto l’obiettivo zero contagi.

Secondo l’Inps, i dati della Prote-zione civile sarebbero comunque sot-tostimati e i morti complessivi percovid-19 sarebbero 47.000 in più.

E mentre Conte ha comunicato lafase 2 delle vacanze — «sì, ma me-glio in Italia e no alle feste» — è sta-ta annullata la parata del 2 giugno.Il presidente francese Emmanuel Macron (Reuters)

di ANNA LISA ANTONUCCI

I l carcere in Italia è lo specchiodel Paese, sempre più anziani,una popolazione detenuta tra

le più vecchie d’Europa, dove cre-scono gli analfabeti, gli stranierisono in diminuzione e, a differenzadi quanto viene sbandierato, com-mettono reati generalmente menogravi e vengono condannati a penemeno severe. Un’istituzione, dovesi rimane in media più che negli al-tri Paesi europei, molto costosaperché assorbe 3 degli 8,7 miliardidi euro che nel 2020 l’amministra-zione della giustizia costa allo Sta-to, esclusi i finanziamenti per fron-teggiare il coronavirus.

Un costo giornaliero per detenu-to che si aggira intorno ai 134,50euro. Un luogo dove ci si toglie lavita 13,5 volte di più che all’esterno,dove l’anno passato si sono uccise53 persone e più di un detenuto suquattro è in terapia psichiatrica.Con alcuni record come quello delcarcere di Spoleto dove risulta interapia psichiatrica il 97 per centodell’intera popolazione detenuta.

Il XVI rapporto annuale dell’as-sociazione Antigone, che si batteper i diritti dei detenuti, fotografa

una realtà di sofferenza che in tem-pi di pandemia ha rischiato di di-ventare una bomba batteriologica.All’inizio dell’emergenza coronavi-rus infatti i detenuti nelle carceriitaliane erano 61.230 a fronte diuna capienza di 50.931 posti, conun tasso di affollamento del 130,4per cento.

In 25 delle 98 carceri visitate daAntigone nel 2019 non era rispetta-to il criterio dei 3 mq per detenutostabilito dalla Corte europea. In 14istituti le celle ospitavano 5 detenu-ti ma a Poggioreale, Pozzuoli eBolzano si arrivava fino a 12 perso-ne per cella. A marzo le misureadottate dal Governo per contra-stare la diffusione del virus in car-cere hanno permesso di abbassareil tasso di affollamento al 112,2 percento.

I detenuti presenti ad oggi sono52.679 con una diminuzione di8.551 persone rispetto a fine feb-braio scorso. Le detenzioni domici-liari concesse tra il 18 marzo e il 15maggio sono state 3.282 e hannoriguardato persone condannate perreati non gravi, con meno di 18mesi da scontare. Sono stati inoltre4 i detenuti al 41 bis cui è stataconcessa la detenzione domiciliareper motivi di salute. Infine sonostati scarcerati 494 reclusi in alta si-curezza di cui 253 erano in attesadi giudizio.

Negli istituti di pena la pauradel virus ha causato, all’inizio dimarzo, 49 rivolte e 13 morti per in-gestione di metadone e avvelena-mento da farmaci. Il contagio, in-vece, ad oggi, ha riguardato 119 de-tenuti e 162 operatori penitenziari,le vittime sono state 4 tra i detenu-ti e 4 tra gli operatori (due agenti edue medici). Contagi limitati anchenelle Rems (Residenze per l’esecu-zione delle misure di sicurezza)con solo una vittima.

«Dunque possiamo dire che, an-che grazie al grande lavoro deglioperatori penitenziari — ha dettoPatrizio Gonnella presidente diAntigone presentando il rapporto— le carceri non si sono trasformatein luoghi di contagio e morte».«Ma la pandemia — ha aggiuntoGonnella — ha evidenziato l’imp or-tanza di ridurre i numeri della po-polazione detenuta, rivedere i reatipunibili, modificare la legge sulladroga che pesa enormemente sulnumero dei reclusi (un terzo deltotale è in carcere per aver violatola legge sugli stupefacenti), consen-tire smartphone e collegamenti adistanza per intensificare i rapporticon le famiglie, le attività tratta-mentali ed educative, dunque inve-stire nelle tecnologie, aumentarel’informazione ai detenuti, miglio-rare la sanità in carcere, con la pre-senza di medici e operatori sanitaristabili ed incrementare il personalepenitenziario carente sia tra i diret-tori che tra gli educatori».

Negli Stati Unitila produzionenon si fermerà

anche se riprenderannoi contagi

WASHINGTON, 22. Gli Stati Unitinon chiuderanno nuovamente l’atti-vità produttiva se nel Paese dovesseregistrarsi una seconda ondata di co-ronavirus. Lo ha sostenuto ieri ilpresidente Usa, Donald Trump, du-rante la visita a una fabbrica dellaFord vicino Detroit, in Michigan.L’impianto è stato riconvertito perprodurre ventilatori polmonari per imalati di covid-19. Anzi ha sostenutoche ci sia bisogno di ulteriori stimolifiscali per fronteggiare la crisi econo-mica causata dalla pandemia. Intan-to nel Paese è cominciata la fase diallentamento alle misure restrittive.Funzionari della sanità hanno avver-tito sul rischio di una seconda onda-ta in autunno e inverno qualora l’al-lentamento fosse eccessivo.

Il presidente ha annunciato per iprossimi 3 giorni bandiere a mez-z’asta su edifici e monumenti nazio-nali in ricordo delle vittime del vi-rus. Nel Paese, dopo i 1.255 mortidelle ultime 24 ore, i decessi hannoquasi raggiunto la 95.000 unità.

L’Unicef parla di oltre 250 mila persone costrette a fuggire dalle violenze nell’Ituri

Rapiti decine di adolescentinella Repubblica Democratica del Congo

Nuova legge cinesesulla sicurezza a Hong Kong

Trump annunciail ritiro dal trattato

Open Skies

WASHINGTON, 22. Il presidente sta-tunitense, Donald Trump, ha an-nunciato ieri il ritiro da un altrotrattato sul controllo degli arma-menti. Si tratta dell’accordo deno-minato Open Skies (“Cieli aperti”)che consente di controllare i movi-menti militari e le misure di limita-zione delle armi tra i 34 paesi firma-tari, per assicurarsi che non siano inpreparazione attacchi militari. «LaRussia non ha rispettato il trattato»,ha affermato Trump, accusandoMosca di aver impedito voli di rico-gnizione su Kaliningrad e vicino alconfine con la Georgia e aggiungen-do che «finché non lo rispetteranno,ci ritireremo». L’uscita dal Trattato,siglato nel 2002 e frutto di negoziatiiniziati nel 1992, sarà effettiva fra seimesi.

KINSHASA, 22. Ancora violenzecontro la popolazione civile nellaRepubblica Democratica del Con-go. Decine di persone, soprattuttoragazzi e ragazze adolescenti, sonostati rapiti nel nord del Paese dairibelli del Lord’s Resistance Army(Lra), il cosiddetto Esercito di resi-stenza del Signore, un gruppo ori-ginario dell’Uganda. Lo ha dichia-rato ai media internazionali un atti-vista della società civile.

Si tratta dell’ultima di una serieaggressioni, che ha costretto un nu-mero crescente di persone ad ab-bandonare le proprie case nel corsodegli ultimi due mesi per cercare ri-fugio nelle aree vicine. Domenicascorsa ha avuto luogo un blitz alconfine con la Repubblica Centra-fricana. Pochi giorni prima centi-naia di persone sono fuggite nelSud Sudan a causa delle incursionidell’Lra. I ribelli hanno attaccato ilvillaggio di Bili, nella provincia diBas-Uélé, saccheggiando negozi eabitazioni e radunando almeno 50persone. I villaggi in quest’area re-mota della Repubblica Democraticadel Congo sono estremamente vul-nerabili agli attacchi.

Il gruppo Lra, in azione dal1987, agisce soprattutto nel norddell’Uganda, nel Sud Sudan, nellaRepubblica Centrafricana, e appun-to, nella Repubblica Democraticadel Congo. All’inizio degli anni2000 la violenza di Lra in Ugandasettentrionale ha sfollato oltre unmilione e mezzo di persone. Nono-stante però le offensive militari ab-biano indebolito i ribelli, costrin-gendoli a spostarsi, il gruppo conti-nua a spargere il terrore in tutta lare g i o n e .

La crescente insicurezza nella Re-pubblica Democratica del Congoha reso centinaia di migliaia di per-sone bisognose di assistenza umani-taria, oltre a impedire il loro ritornoa casa. Oltre 250 mila persone, inprevalenza bambini, sono fuggitedalle violenze sempre più intense inparticolare nella provincia orientaledi Ituri. Lo riferisce l’Unicef, sotto-lineando che la situazione sta met-tendo ancora più sotto pressione iservizi di assistenza umanitaria inuna delle parti del Paese più pove-re, insicure e colpite da malattie.

Dalla fine dello scorso anno cir-ca 200 mila persone sono fuggite

dalle aree di Djugu, Mahagi e Iru-mu, cercando rifugio presso comu-nità ospitanti e campi già estrema-mente sovraffollati a Bunia, capita-le di Ituri, e nei dintorni. Almeno

25 mila persone, arrivate recente-mente nei campi per sfollati inter-ni, stanno lottando per l’accessoad acqua e servizi igienico-sanitarisicuri.

BAGHDAD, 22. È stato catturatoieri, in Iraq, Abdennasser Qar-dash, indicato come il successo-re del defunto Abu Bakr al Ba-ghdadi, leader del sedicente sta-to islamico (Is), sette mesi fa di-chiarato morto dagli Stati Unitidopo un’operazione nel nord-ovest della Siria. Lo hanno an-nunciato le autorità irachene.

Nonostante la conferma dellacattura, resta l’enigma dell’iden-tità di Abdennasser Qardash.L’uomo ha infatti rilasciatoun’intervista all’emittente AlArabiya affermando di non esse-re il successore di al Baghdadi eindicando un suo parente, Ab-dallah Qaradash, ancora latitan-te, come il vero leader dell’o rg a -nizzazione terroristica.

Anche la cattura non è deltutto chiara. Il Site — un sito in-ternazionale che monitora le in-formazioni sul terrorismo — harivelato che Abdennasser sareb-be stato catturato un anno fa inSiria da milizie curde conosciutecome Forze democratiche siria-ne, poco prima della morte di alBaghdadi. Ieri sarebbe inveceavvenuta la consegna alle autori-tà irachene.

Catturatoun leader

dell’Is

PE C H I N O, 22. La nuova legge dellaCina sulla sicurezza nazionale aHong Kong — la cui bozza è statadepositata stamane al Congressonazionale del popolo di Pechinoper l’approvazione finale — sanzio -nerà secessione, eversione contro loStato, terrorismo e interferenzes t r a n i e re .

Il capo esecutivo di HongKong, Carrie Lam, ha dichiaratoche, dopo l’approvazione definiti-va della legge, «il governo dell’excolonia collaborerà pienamentecon il Comitato permanente delCongresso nazionale del popoloper completare al più presto la le-gislazione pertinente». «Svolgere i

compiti di mantenimento della si-curezza nazionale — ha aggiunto— e garantire la prosperità e la sta-bilità a lungo temine di HongKong, nel quadro del modello “unPaese, due sistemi”, rappresentanole priorità».

Il premier cinese, Li Keqiang,ha affermato che l’obiettivo delprovvedimento è «istituire solidisistemi giuridici e meccanismi diapplicazione per salvaguardare lasicurezza nazionale». Il premier siè espresso anche sulla questione diTaiwan. In questo caso Pechino —ha detto — «si opporrà con fer-mezza a qualsiasi attività separati-sta in cerca dell’indip endenza».

Page 3: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 23 maggio 2020 pagina 3

QA P P R O F O N D I M E N T I D I C U L T U R A , S O C I E T À , S C I E N Z E E A R T E

quattro pagine

La meravigliadi stare al mondo

Lamberto Maffei(Grosseto 1936) laurea-to in Medicina ha inse-gnato Neurobiologiapresso la Scuola Nor-male superiore di Pisaed è stato direttoredell’Istituto di Neurofi-siologia del Cnr di Pi-sa. Ha svolto attivitàscientifica e didattica

presso le più pre-stigiose universitàstraniere e ha otte-nuto importanti ri-conoscimenti tra i

quali il Premio AntonioFeltrinelli per la medi-cina (1979) e il premiointernazionale Atena(2009). Dal 2009 al2015 è stato presidentedell’Accademia Nazio-nale dei Lincei. Le suericerche si sono indiriz-zate sul sistema visivo,sia a livello delle celluledella retina che deineuroni del talamo edella corteccia cerebralecon risultati importantiai fini della diagnosi,della prevenzione e del-la cura di diverse pato-logie. Autore di oltretrecento pubblicazioniscientifiche, ha scrittoArte e cervello con A.Fiorentini (1995); Ilmondo del cervello(1998); La libertà di es-sere diversi. Natura ecultura alla prova dellen e u ro s c i e n z e (2011); Elo-gio della lentezza (2014);Elogio della ribellione(2016); Elogio della pa-ro l a (2018).

Incontro con Lamberto Maffei

di FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELIS

Un fisico sottile, elegante,un sorriso gentile, un’in-tensità di sguardo cheregala giovinezza al vol-to, una voce garbata cheafferma perentoria e congrande limpidezza i va-lori in cui crede. Scien-

ziato di fama internazionale Lamberto Maffei,neurobiologo, ha legato il suo nome a studi digrande rilevanza, ha insegnato nelle più impor-tanti università del mondo, ha ricevuto premi ericonoscimenti prestigiosi. Toscano di Lucca,anche se nato a Grosseto, somiglia in qualchemodo alla città dove è cresciuto. Perché Luccasi tiene stretto il suo prezioso passato ma senzaclamori, ed è rimasta una città semplice e ap-partata come un’incantevole perla nascostadall’argine erboso delle sue mura, dove si pas-seggia tra platani, lecci e ippocastani sotto uncielo che a volte ha un azzurro d’oriente.

Autore di numerose pubblicazioni scientifichee di saggi bellissimi rivolti a un pubblico di let-tori e non solo di studiosi, Maffei è capace discendere dai cieli dell’astrazione nella concretez-za del mondo e di avventurarsi nelle sue stradeche sono fatte di terra e di sassi. Aperto al futu-ro e quindi all’immaginazione ha un talento ra-ro, quello di non isolare la scienza ma di porlaa un crocevia di discipline, usando un linguag-gio di grande suggestione evocativa che si ali-menta di una profonda cultura classica. Perspiegare la scienza Maffei utilizza le parole de-gli scrittori, i versi dei poeti, le immagini deipittori in un umanesimo integrale che è la suarisposta alla riflessione sull’uomo. Vitam institue-re recitava un’antica formula giuridica, cioè dareforma, plasmare, inventare la vita e, aggiungeMaffei, se occorre ribellarsi, pacificamente mafermamente, quando in gioco sono i diritti fon-damentali dell’uomo, le garanzie democratiche,la convivenza civile, il principio dell’uguaglian-za, la solidarietà e il sentimento della fraternità.La grande lezione di Maffei è non rinunciaremai a pensare, è usare il cervello, questo straor-dinario strumento che l’uomo ha ricevuto in do-no e a cui lui ha dedicato tutta la vita di studio-so, salvando il tempo della riflessione in questomondo che ha fatto della rapidità la sua imper-fetta andatura.

Il primo ricordo della tua vita?

Sono nato a Grosseto dove mio padre era dipassaggio per lavoro. Sotto la nostra casa c’eraun ortolano. Erano persone gentili, sorridenti.Ricordo i colori e i profumi della bottega, il ru-more di un pozzo che era lì accanto e dove lepale giravano per tirare su l’acqua e infine la lo-ro figlietta, piccola come me, e con un nomepoetico che non avevo mai sentito, Ermellina. Èun ricordo dolce, festoso a cui purtroppo si ag-giunge un’immagine triste di molti anni dopo.Ero medico e ritrovai per caso Ermellina in unacorsia d’ospedale dove aveva fatto un elettro-shock. Dopo di allora non ne seppi più nulla.

Chi ha contato di più nella tua formazione?

I miei genitori erano di Lucca. Mio padre an-tifascista fu costretto a emigrare, poi fu fattoprigioniero dai francesi e mandato in Africa conla Legione straniera. Carote e acqua, racconta-va, erano state per mesi la sua sopravvivenza,ma almeno, così si consolava, aveva imparato ilfrancese. Con mia madre lasciammo Grosseto eci stabilimmo in un paesino vicino Lucca dovesaremmo restati fino alla fine della guerra. Leiera una donna piccola, magra con un volto edegli occhi bellissimi. Aveva studiato poco, maera curiosa, leggeva tanto e scriveva anche tantoai parenti emigrati in America. Finite le elemen-tari cominciò ad affidarsi a me, sicura che avreiscritto lettere più belle. Tagliava e cuciva, picco-li lavoretti con la sua vecchia Singer a pedali,per guadagnare qualcosa in quel tempo di gran-de povertà. Ed ebbe il coraggio, sapendo di ri-schiare la fucilazione, di accogliere e nasconderein casa un soldato inglese inseguito dai tedeschifino a quando arrivarono altri partigiani percondurlo in un luogo più sicuro. I miei genitorimi hanno insegnato tanto, ma su tutto il valoredella libertà. Quella buona, di chi fa il propriodovere e rispetta le regole perché rispetta gli al-tri.

C’è una dedica bellissima in un tuo libro che suonacosì: «Ai miei genitori che mi hanno fatto studia-re». Poche parole capaci di raccontare un mondo euna scala di valori.

Non era affatto scontato a quei tempi e inuna famiglia modesta come la mia. E per stu-diare non intendo solo andare a scuola e poiall’università, i miei genitori fecero molto dipiù. Quando la guerra finì e mio padre tornò citrasferimmo a Lucca. La nostra casa era proprioal centro, in una strada dal nome beneauguran-te, via delle Chiavi d’oro, e dalle finestre si ve-deva quella meraviglia che è la Torre Guinigicon i lecci che svettano sulla cima. Avevo 10 an-

ni, amavo leggere e ricordo che alla festa diSanta Croce in piazza San Michele, i miei geni-tori mi regalarono il mio primo libro, una Bib-bia dalla bella legatura e con splendide illustra-zioni. Ricordo ancora il prezzo che mio padrepagò senza battere ciglio, 100 lire, una cifra al-tissima per quei tempi e per loro. Da allora dilibri me ne regalarono tanti. E poi mio padrequando si faceva la barba con la sua bella vocerecitava poesie e questo mi permise di familia-rizzare presto con la musica dei versi. Era fatto-re, lo stesso mestiere del padre di Pascoli, e ri-peteva spesso La cavallina storna, forse peresorcizzare qualche timore. Non cercò mai diindirizzare il mio futuro, assecondò sempre lemie scelte, limitandosi a ripetere che era impor-tante nella vita «non avere padrone». Quandodecisi che mi sarei iscritto a Medicina commen-tò soddisfatto: «Se fai il medico sarai un uomolibero». E allora un medico era veramente libe-ro .

E la scuola che ruolo ha avuto nella tua formazio-ne?

Fino alle scuole medie ero bravino ma nonbravissimo e non incontrai né libri né personecapaci di lasciare un segno nella mia vita. Tuttocambiò alle superiori. Mi iscrissi al Liceo scien-tifico Vallisneri non per un’indicazione culturale— la materia che preferivo era italiano — ma perseguire i miei amici che compatti avevano sceltoquella scuola. Lì trovai un’insegnante di inglesedi grande cultura e raffinatezza. Sotto la suaguida cominciai a tradurre poesia e nel 1953 fuitra i vincitori di un Premio nazionale riservatoagli studenti delle superiori. Quel viaggio aLondra, accompagnato da due docenti, tra lascoperta della città, le visite ai musei, un grandericevimento alla Bbc, le corse dei cavalli fuun’esperienza indimenticabile. Anni di vera for-mazione, quelli del liceo. Leggevo di tutto, nar-rativa, teatro e tanta poesia e si aggiunse anchela scoperta dell’opera lirica — essendo luccheseero naturalmente pucciniano — quell’unione traparola e musica che quando si incontrano nonsi lasciano più, come in un matrimonio felice.Poi venne la facoltà di Medicina. Mi accorsi su-bito che nella Scuola Normale di Pisa avevotrovato l’ambiente adatto a crescere tra studentibrillanti e docenti di altissimo livello. Lì conob-bi il professor Giuseppe Moruzzi, astro della fi-siologia e uomo di vastissima cultura, con ilquale iniziò un rapporto destinato a durare tut-ta la vita. «Per essere nella scienza moderna bi-sogna conoscere le lingue» ripeteva e ascoltai ilsuo consiglio. Studiavo moltissimo e, per ripo-sarmi dalla scienza, leggevo romanzi e poesie.Subito dopo la laurea il professor Moruzzi mimandò a Parigi. Da allora ho trascorso moltianni nei laboratori di diverse parti del mondo ericordo che a un certo momento pensai anchedi stabilirmi in Inghilterra. Intanto nel 1963 miero sposato e avevamo avuto una bimba, Mar-gherita, futura biologa molecolare. Mia moglie

Graziella, che è stata per me una presenza inso-stituibile e che con infinita pazienza mi ha sem-pre dato preziosi suggerimenti nella stesura deimiei libri, era d’accordo, ma poi decisi di rien-trare in Italia.

La tua attività di ricerca si è sviluppata attornoallo studio del sistema visivo con risultati impor-tantissimi: una nuova teoria della visione, l’avviodi inediti filoni di ricerca e una ricaduta importan-te sul piano diagnostico e terapeutico anche nellaprevenzione. «Ai veri poeti il primo verso viene re-galato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica»così scriveva Rainer Maria Rilke. Vale anche pergli scienziati?

La frase è suggestiva e credo che in qualchemodo valga anche per gli scienziati. La primaidea è molto simile all’intuizione del poeta ed èsostenuta dalla curiosità di conoscere, di unireun pensiero all’altro. Poi viene l’impegno che èfiglio della curiosità e dell’entusiasmo, quindi ilduro lavoro. Tra le tante doti di un ricercatoregiudizioso citerei la modestia e subito dopo lapazienza e l’ottimismo. Quando poi accade didimostrare qualcosa è una gioia immensa, comeaver scoperto il mondo. Ed è anche la confor-tante sensazione di rinnovare il legame con ilresto della comunità scientifica. Perché ogniscoperta è come un gradino salito da dove altriricercatori ripartono per avanzare in quella scalainfinita che è l’umana conoscenza.

Partendo dai nuovi scenari aperti dalle tue ricerchetu hai fatto qualcosa di molto importante, hai av-vicinato la scienza alla vita scrivendo dei saggi chepropongono nel titolo il termine Elogio, una parolaricca di suggestioni letterarie e dove esprimi il tuosentimento dell’uomo, la tua passione civile. Partia-mo dall’«Elogio della parola».

Con l’avvento dei nuovi mezzi di comunica-zione e le nuove possibilità offerte dall’era digi-tale la parola, grande conquista evolutiva dellanostra specie, si è un po’ spenta. Di fronte aquesta fuga dalla parola è inevitabile chiedersiquali modificazioni possano intervenire non so-lo nelle modalità comunicative, ma nei mecca-nismi cognitivi perché il linguaggio verbale ge-nera il pensiero e il cervello è un organo plasti-co che ha bisogno di continui stimoli. Per que-sto è importante una “scuola della parola”, inparticolare nella primaria e quindi nell’educa-zione dei giovanissimi, cioè il linguaggio dellaparola come comunicazione sociale invece deltexting, lo scrivere messaggi sullo smartphone,che è una comunicazione sostanzialmente visi-va. La parola infatti è veicolo principe peresplorare insieme la bellezza e la complessitàdel reale. Del resto io penso che la scuolaabbia come principale compito quello di prepa-rare cittadini critici, che partecipino attivamen-te alla vita del paese e che non siano passivisudditi.

Con l’«Elogio della parola» hai vinto il PremioAsimov per la saggistica scientifica, la cui giuria ècomposta da studenti delle superiori.

Fu una bella conferma: i ragazzi avevano rac-colto il mio appello a non dimenticare la ric-chezza umana della parola che è ragione, è poe-sia, è musica.

Nell’«Elogio della lentezza» affronti il tema delcontrasto tra il mondo veloce in cui viviamo e ilcervello che è una macchina lenta.

Partiamo da una considerazione di Einstein:«I computer sono incredibilmente veloci, accu-rati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmentelenti, inaccurati e intelligenti». I nostri antenati,diciamo Lucy vissuta 3,2 milioni di anni fa, era-no istintuali e dominati dalla visione: di fronte aun leone fuggivano perché nel pericolo non c’èda pensare ma da difendersi. Con la conquistadella parola la visione è cambiata. In tempi re-centi assistiamo al ritorno della visione che pre-vale sulla riflessione e il pensiero lento. Le con-seguenze sono molteplici: l’accelerazione comin-cia a rubarci il tempo e a sottrarci il sonno; ciaffanniamo con il nostro cervello lento a inse-guire inutilmente le macchine che sono veloci,un po’ come avviene quando non riusciamo aleggere il nome delle stazioni perché il trenocorre troppo rapido; nei luoghi deputati all’ap-prendimento vengono trascurati gli spazi di co-struzione del pensiero. La difesa della lentezzadiventa anche una istanza politica e una que-stione civile. Il dispotismo infatti vive dell’ideo-logia dell’immediatezza, mentre il senso del Par-lamento è moderare la velocità delle decisioni.Se la decisione deve essere immediata come sulcampo di battaglia a decidere è il Generale.Vorrei aggiungere ancora una riflessione. Perl’elogio della lentezza ho scelto un’immagine-simbolo. Nel Salone dei Cinquecento a Firenzeil Vasari nella seconda metà del XVI secolo raffi-gurò delle tartarughe con una vela gonfiata dalvento sul loro carapace e accompagnate dalmotto Festina lente (“affrettati lentamente”). Unossimoro per ricordarci che occorre riflettereprima di decidere e, aggiungo, pensare prima dic re d e re .

E veniamo all’«Elogio della ribellione» che forse èil mio prediletto perché indignazione, intransigentedifesa di valori umani e pacifica rivolta convivononel sogno di un mondo migliore.

Personalmente mi sento in rivolta verso unmondo dominato dalle leggi del denaro, dall’in-giustizia e dalle disuguaglianze. «Maestro —scriveva Shakespeare — vorrei sapere come vivo-no i pesci nel mare. Come gli uomini sulla ter-ra: i grandi si mangiano quelli piccoli». La di-stinzione in classi sociali, anche solo a pensarla,è una perdita della dignità dell’uomo. Quantoai muri e ai fili spinati che dividono fratelli dafratelli sono un crimine contro l’umanità. Alcontrario è imperativo morale accogliere, soste-nere, aiutare ed esercitare la misericordia senzaesitazioni. La ribellione della ragione, che nonusa armi né mobilitazioni di massa né parole of-fensive o minacce, è la marcia pacifica di perso-ne che si danno la mano e formando un grandecervello collettivo dicono: tu sei uguale a meper diritti e per doveri e tutti sono utili nella vi-gna del Signore. Solo la scuola può insegnareche parlare, confrontarsi, aprirsi al dibattito del-le idee, ribellarsi pacificamente deve essere ilfrutto della ragione e non della rabbia.

Una parola che cancelleresti dal vocabolario?

A r ro g a n z a .

Una parola che ami?

Meraviglia. Se guardiamo la luna non pensoal Sidereus Nuncius, quel libro straordinario cheGalilei scrive dopo aver puntato il cannocchialesulla sua superficie, ma mi vengono alla mente imeravigliosi versi di Leopardi: «Che fai tu, lu-na, in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?». Lapoesia come la preghiera, come l’incontro con ilnostro prossimo e tutte le cose belle che ci cir-condano, il mare, le nuvole, un tramonto sonola meraviglia di stare al mondo. Anche la ricercaè meraviglia perché, facendo mia una suggestivaimmagine che ho letto nella tua intervista a quelgrande musicista che è Nicola Piovani, la scien-za, al pari dell’arte, è «come l’erba che nasce inmezzo alle quadrelle di cemento, si fa strada co-munque».

I tuoi luoghi del cuore.

Lucca, con le sue tante bellezze, e le collineintorno Pisa, quelle «per che i Pisan veder Luc-ca non ponno» come diceva Dante, ricche disorgenti ma anche di condotte sotterranee e diserbatoi del grande Acquedotto Mediceo e dovesi passeggia tra castagni, lecci e sugheri al suo-no dell’acqua, che per me è una musica meravi-gliosa. A questi due luoghi aggiungo il mare,quello di Viareggio che è il mare naturale deiLucchesi ed è stato il mio per gran parte dellavita e quello de La Maddalena che ho scopertoe amato più tardi, in questi ultimi anni.

Come ti definiresti?

Un po’ scienziato, un po’ poeta e un po’niente.

Una dellera p p re s e n t a z i o n idi Vasari nel Salonedei Cinquecentodi Palazzo Vecchioa Firenze

• Chiamami con il mio nomedi SI LV I A GUSMANO

• Cronaca di un’amnesiaannunciatadi MARCO BECK

• L’arte di essere brevidi GABRIELE NICOLÒ

• Il teatroè gelo e cuoredi ROBERTO ROSANO

Page 4: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

pagina 4 sabato 23 maggio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO sabato 23 maggio 2020 pagina 5da

legg

ere

da v

eder

e

Cronaca di un’amnesiaannunciata

A cento anni dalla nascita, torna in libreria l’opera di Carlo Coccioli, uno scrittore ancora troppo poco conosciuto in Italia

La tascadei ricordi

Qquattro pagine

I critici letterari della sua epocanon gli perdonarono mai

le sue peculiarità “e re t i c h e ”:la prolungata permanenza

a Parigi e a Città del Messico,la capacità di scrivere in tre lingue

E soprattutto il profondo senso religiosodei protagonisti dei suoi libri«Mai più. Per non dimenticare» di R.J. Palacio

Chiamami con il mio nomeL’eredità di due ragazzi dalla Seconda guerra mondiale a oggi

Vita oscura e luminosadi Dino Campana poeta«Per tutto questo, e proprio per questo, finalmente, è possibile dire (ripren-dendo il mito, ma per rovesciarlo) che il pazzo Campana non ci mostra af-fatto lo scacco che il linguaggio e la conoscenza subiscono quando, temera-riamente, toccano i limiti della non ragione. Al contrario, egli ci fa vedere, ecerto non involontariamente, lo scacco che il linguaggio e la conoscenza e latenacia e la passione qualche volta possono dare, e quando meno ce lo sa-remmo aspettati, alla follia che da sempre ci insidia». Così Gianni Turchetta,docente di letteratura italiana contemporanea, conclude il suo Vita oscura eluminosa di Dino Campana poeta (Bompiani 2020, pagine 292, euro 18) in cuine ricostruisce la tormentata parabola. Tra incomprensioni familiari, difficilirapporti con l’ambiente circostante, antagonismi con la società letteraria delsuo tempo e le autorità di pubblica sicurezza, la breve esistenza di Campana(1885-1932) è stata una continua ricerca di senso — del mondo e di se stesso.Una storia dolorosa, piena di disordine e sofferenza a cui Turchetta dà vita,rendendola necessaria per capire la poesia italiana del Novecento.

La terra inabitabile«È peggio, molto peggio di quel che pensate»: se nel libro di Turchetta èdecisivo il finale, è la prima frase dell’ultimo lavoro di David Wallace-Wells, La terra inabitabile. Una storia del futuro (Mondadori 2020, pagine352, euro 22, traduzione di Giovanni Zucca) a essere assolutamente folgo-rante. Un libro che mantiene ciò che promette: in esso infatti il giornali-sta statunitense vicedirettore del «New York Magazine» — che dal 2017scrive prevalentemente di questioni legate al cambiamento climatico —traccia un quadro terrificante e spietato di ciò a cui il nostro pianeta staandando incontro, presentando i molteplici «effetti a cascata» del riscal-damento globale e delle sfide che esso comporta. Il «caleidoscopio clima-tico», infatti, non solo minaccia l’ordine mondiale e promette di accen-tuare le diseguaglianze, ma mette in discussione il nostro rapporto con lanatura, il significato della tecnologia e il senso stesso del progresso uma-no. Wallace-Wells ci costringe ad affrontare le nostre responsabilità trac-ciando una rassegna impietosa di illusioni e inganni che, specie in Occi-dente, ci allontanano da un effettivo impegno.

di CRISTIANO GOVERNA

La morte non può nulla contro l’incanto. Ce loricorda un capolavoro come Una gita scolastica(1983) di Pupi Avati. Ma l’incanto, tanto percominciare, dove possiamo reperirlo? Andiamo pergradi e partiamo dalla trama. Laura è una signora

ultraottantenne che una mattina, mentre si trova in banca,accusa un malore. Una volta a casa, in quel dormiveglia cheprecede la morte, rinviene una foto della sua classe in terzaliceo. E rivive, attraverso i volti di quella foto, la sua gitascolastica del 1914. Un viaggio di tre giorni concesso inpremio alla sua classe, la terza G, la migliore del liceo. I trentaallievi, maschi e femmine, guidati dal professor Balla (CarloDelle Piane) di italiano e accompagnati dalla professoressaStanza (Tiziana Pini) di disegno, attraverseranno a piedil’appennino, da Bologna a Firenze. In quella gita i ragazzi eil corpo docente sono attesi da quanto, probabilmente, liattenderà nella vita stessa. Momenti di spensieratezza efelicità si alternano a dolori e delusioni, l’impulso naturale avivere ed essere felici si misura con le misteriose asprezze delpercorso umano, talvolta impervio e periglioso come quellodell’appennino. Il professor Balla, per esempio, avrà tre giornidi tempo per dichiarare il suo amore alla più giovane e piùbella di lui professoressa Stanzani. Una donna bella ma nonpriva di tormenti, ad esempio l’infedeltà del marito. Balla leconfida i suoi problemi con le donne, quel suo sentirsiinadatto ad essere amato, più un destino che una scelta. Leigli rivela il dolore per i comportamenti del marito e quellafolle idea di fargliela pagare, di tradirlo, proprio durantequella stessa gita scolastica. Il percorso assieme ai ragazzirivelerà alla professoressa l’anima pura di Balla ma solo lacittà le svelerà il coraggio di quell’uomo. Non prima di averloilluso e poi tradito concedendosi a un giovane invece che alui. Le storie dei ragazzi sono intrise da un intreccio di risatee incomprensioni, di stupore e delusione, di canzoni emerende, sullo sfondo di questa esperienza collettiva laMonument Valley che Avati sceglie è la silenziosa grammaticadell’appennino, da Porretta Terme al Castello Manservisi, dalSantuario della Madonna del Faggio a Lizzano in Belvedere,dal Parco del Corno alle Scale al lago Scaffaiolo. SentieriSelvaggi di John Ford lasciò alla Monument Valley quel ruolodi coprotagonista che Avati affida invece all’appennino. Unanatura che diventa attore protagonista e silenziosa vocenarrante, muta ma luccicante espressione di quell’incanto cheil professor Balla invita i ragazzi a cogliere dal silenzio e anon perdere mai più. La gita scolastica diviene,consapevolmente o meno, occasione di crescita e confrontocon tratti non del tutto dissimili da quei «fuochi di bivacco»scout cui il regista bolognese non ha mai mancato disottolineare l’importanza. Credo — disse in un’intervista — diaver fatto, in quel mondo, esperienze che né la famiglia né lascuola ti possono offrire. Come i «fuochi di bivacco» primadi andare a dormire. Erano anche quelli momenti disocializzazione. Che potevano essere scherzosi, allegri, conscenette e barzellette. Ma anche molto seri: momenti in cui cisi confrontava, ci si raccontava (…) Se sono una persona cheha una certa facilità a raccontare sé stesso senza nascondere leproprie debolezze e i propri errori, lo devo a quei momentilì... E Laura? Che è successo a Laura in quella gita? Cometutte le ragazze della classe, anche Laura era innamorata diAngelo, il più bello della classe. Per tutto il viaggio tenteràinvano di conquistarlo ma si accontenterà, alla fine, di averedal suo amato un’attenzione distratta, residuale (il regalo, daparte di Angelo, dell’orologio da tasca ereditato dal padre).Le basterà per godere dell’effimera felicità di chi sa mentire asé stessa. Una volta tornati a Bologna, il Liceo Galvani (ilclassico realmente frequentato da Avati in giovinezza)espellerà la professoressa Stanzani dal proprio corpo docentea causa del suo comportamento improprio durante la gita. Ilprofessor Balla deciderà di andarsene con lei e chissà, magariprovare a fare della vita che li attende qualcosa di simile aquella gita. I ragazzi che li salutano dalla finestra sono labenedizione che ogni peccatore attende di vedere incarnatanel perdono da parte di chi amiamo. Di coloro per i qualidiamo la vita. La vita di Laura termina con l’immagine deiragazzi inghiotti da una nube a ridosso del lago, daquell’infilarsi della scolaresca nella grande tasca dei ricordiche, finalmente, possono riposare assieme a quella gitascolastica che, per usare le parole della voce narrante, puòfinalmente essere dimenticata. Laura chiude gli occhi mentreper l’ultima volta fa l’appello, con quegli stessi nomi ecognomi che la attendono nella nuova classe.

Sottoun particolaredella copertina

del libro «Manuelil messicano»

(Vallecchi, 1957)

A destra, lo scrittore Carlo Coccioliin una foto degli anni Novanta del Novecento

Sotto, un particolare della copertinadel libro «Fiorello, réquiem para un perro» (Impulso, 1973)

Due tavole tratte da «Mai più. Per non dimenticare» edito da Giunti

Ufficio oggetti smarriti

Il passato

i m p re v e d i b i l e

to del nemo propheta in patria. Nacqueben presto un “caso Coccioli”, consi-stente in una sorta di larvata frizionetra lo scrittore espatriato fin dal 1949 eil nostro establishment culturale.

Da un lato Coccioli, perseguendocon accanita coerenza il suo modello diintellettuale indipendente, talora pole-mico e spesso orgogliosamente contro-corrente, incapace tanto di esibirequanto di dissimulare la propria soffer-ta omosessualità, riluttava ad omologar-si alla società letteraria italiana con lesue convenzioni mondane, la sua ritua-lità autoreferenziale, le sue compromis-sioni politiche.

D’altro canto, come evidenziò Gian-carlo Vigorelli nel 1976, in occasionedella pubblicazione presso l’editore Ru-sconi di Davide, «polifonico romanzo

di MARCO BECK

«T estimonianza di uneccezionale talento(l’autore ha trent’an-ni) questo romanzotestimonia anche

una preoccupazione specificamente me-tafisica che pone Coccioli sulla stessalinea di un Kierkegaard, di un LéonBloy, di un Bernanos»: così si esprime-va, all’indomani della comparsa dellatraduzione francese, il saggista e ro-manziere Henri Daniel-Rops, recensen-do Il cielo e la terra di Carlo Coccioli(1920-2003).

Non che quel libro, pubblicato daVallecchi nel 1950, fosse l’opera d’esor-dio del giovane scrittore, livornese pernascita ma cosmopolita per vocazione.Il debutto ufficiale, con il romanzo Ilmigliore e l’ultimo, risaliva infatti al 1946.Il cielo e la terra segnava però la primasignificativa rivelazione e, in pari tem-po, la precoce consacrazione del Coc-cioli trentenne a livello internazionale.La sottolineatura anagrafica di Daniel-Rops intendeva in effetti valorizzare lasorprendente maturità di una narrativanella quale la vastità, la profondità e lacomplessità della tematica religiosa so-no calate in un contenitore formale dinotevole duttilità e raffinatezza, secon-do un’orchestrazione di sapienza assaipiù che giovanile: una partitura dove ilpercorso diegetico del narratore — pri-ma esterno e poi interno, egli stessopartecipe delle ultime vicende racconta-te — si intreccia efficacemente, in un’iri-descente alternanza di registri espressi-vi, con le piste tracciate da lettere, rela-zioni, pagine di diario, attribuite di vol-ta in volta sia al protagonista, il sacer-dote Ardito Piccardi, sia a un drappellodi personaggi secondari a lui inscindi-bilmente legati.

L’encomio di Daniel-Rops, del resto,rispecchiava in Francia il plauso tribu-tato a Il cielo e la terra anche dall’intel-lighenzia italiana. Cui si associava l’ot-tima accoglienza da parte del pubblico,attestata da numerose ristampe, oltreche dalle traduzioni in una quindicinadi lingue. Ma dietro l’angolo di questoexploit si nascondeva il fatidico aggua-

autobiografico del grande re biblico»,non si perdonavano a Coccioli certesue peculiarità “e re t i c h e ”: la prolungatapermanenza all’estero, prima a Parigipoi (dal 1953) a Città del Messico; lacapacità “scandalosa”, forse unica nelpanorama della moderna We l t l i t e ra t u r,di scrivere e pubblicare decine di libri,con sbalorditiva maestria, in tre lingue,italiano, francese e spagnolo, tanto daacquisire in Francia e nel mondo lati-noamericano, ben più che in Italia, unpatrimonio di stima e notorietà.

A ciò si aggiungeva — in un periodostorico e in un contesto sociale egemo-nizzati dal secolarismo — la diffidenza,per non dire l’avversione, degli “addettiai lavori” nei confronti della conturban-te, persino esplosiva problematica reli-giosa sottesa ad ogni romanzo di Coc-

cioli. Problematica religiosa, occorreprecisare, che nel corso del tempo an-dava sconfinando dall’area di un catto-licesimo integrale (non integralista!)ancorché inquieto, per traslocare in ter-ritorio ebraico (una “conversione” an-nunciata nel 1970 da Documento 127) ein seguito migrare, con inesausta ricer-ca spirituale, anche verso talune tradi-zioni religiose orientali.

Fu proprio Davide, finalista all’edi-zione 1976 del Premio Campiello, asancire una provvisoria riconciliazionedel non più emarginato Coccioli conlarga parte della critica italiana: «Siamooggi più vicini di quanto non lo siano,come dicono gli spagnoli, l’unghia e lacarne» commentò soddisfatto l’a u t o renella premessa all’edizione economicadel recuperato Il cielo e la terra (Rusco-ni, 1977). Sì, perché il rinnovato favoredei critici e dei lettori aveva suggeritoall’editore milanese di ristampare i testipiù rappresentativi della produzioneco ccioliana.

A partire dall’ormai obliato romanzodel 1950. Che oggi, nel centenario dellanascita dello scrittore, grazie all’enco-miabile intraprendenza dell’editrice to-rinese Lindau e al suo progetto di ri-pubblicare pressoché integralmente leopere di Coccioli, risorge a nuova vita(pagine 400, euro 24): scelto — insiemea L’erede di Montezuma (pagine 520, eu-ro 24) — per inaugurare la collana«Piccolo Karma» e rivelare a quantiancora non lo conoscono quell’“ecce-zionale talento”.

Don Ardito Piccardi domina Il cielo ela terra dalla prima all’ultima pagina.Da lui si diramano tutti i fili della nar-razione, intorno a lui orbitano i destinidi tutti gli altri personaggi: «Lui (...)era il centro d’una ruota. Il mozzod’una ruota, e gli altri n’erano i raggi;dipendenza reciproca, certo; ma lui sta-va nel centro». Molteplici sfaccettaturecompongono il poliedro del suo stilesacerdotale orientato — con una tensio-ne verso la trascendenza mai disgiunta,al di là di tempestose inquietudini, daun umile radicamento pastorale nellaquotidianità del suo gregge — all’idealedi una santità dedita ad elevare unponte fra la terra delle lacrime umane e

il cielo della gloria divina. Dotato disingolari carismi, don Ardito avvertel’amorosa assistenza di Cristo anchenelle situazioni più drammatiche delsuo ministero, in mezzo al pullulare delp eccato.

Ma percepisce, nel contempo, chel’ombra del Nemico non cessa di brac-care lui stesso e alcune infelici creaturea lui affidate dal Signore. E si prefiggedi lottare fino allo spasimo contro quel-la potenza demoniaca che, come osser-vava Dostoevskij, combatte con Dio suun cruciale campo di battaglia: il cuoredell’uomo.

Nella prima parte del romanzo, este-sa dal 1927 al 1936 e visibilmente in-fluenzata dalla lezione di Bernanos eMauriac, vediamo il giovane don Ardi-to operare, per sua stessa aspirazioneesaudita dal vescovo, come parroco diun paesino di montagna, Chiarotorre.L’infaticabile dedizione al bene dei piùpoveri e bisognosi tra i suoi parrocchia-ni, la rigorosa austerità di vita, la misti-ca intensità delle preghiere, delle cele-brazioni e delle omelie conquistano leanime dei semplici, dei “piccoli”, men-tre suscitano l’ostilità dei notabili e deiborghesi aggrappati ai loro privilegi, al-la “ro b a ” avidamente posseduta.

Don Ardito soffre di non riuscire afarsi amare da tutti i valligiani perquello che egli è veramente, per la suaconcezione di un Vangelo predicato epraticato sine glossa. Il quadro mutaperò radicalmente quando, in seguitoall’apparizione della Vergine a un’umilefanciulla, si verifica un miracolo sensa-zionale (la guarigione di un ragazzoparalitico) propiziato dalle invocazionidel sacerdote a fianco della veggente.Un consenso ormai unanime consacrala sua fama di santità.

Ma don Ardito dubita d’esser degnodel sacerdozio perché — tragico con-trappunto al miracolo — si rimproveradi non aver saputo salvare dal suicidioun giovane omosessuale che, persegui-tato da satanici sensi di colpa, a lui siera disperatamente appellato.

In piena crisi vocazionale, dopo es-sersi confidato con il suo direttore spi-rituale (le comunicazioni intime conmonsignor Zanardi e con un paio diamici sacerdoti figurano tra i momentipiù alti del romanzo), don Ardito im-prime al suo percorso esistenziale unasvolta imprevedibile. Si trasferisce nellacittà di M. e lascia la cura d’anime per

dedicarsi dal 1936 al 1943, nell’ambitodi un istituto culturale ed educativocattolico, agli studi teologici e all’attivi-tà di conferenziere.

I suoi libri e i suoi discorsi, comeispirati da un’invisibile Presenza e im-prontati a una visione della fede profe-ticamente innovativa, anticipatrice delgrandioso aggiornamento promosso dilì a vent’anni dal Vaticano II, affascina-no un pubblico sempre più vasto edentusiasta.

Senonché, paradossalmente, questosuccesso, anziché gratificarlo, acuisce lanostalgia del prete per la dura ma ap-passionante esperienza di pastore tragli abitanti di Chiarotorre. Finché ma-tura in lui la decisione di ritornare alleorigini.

E proprio a Chiarotorre ritroviamodon Ardito nella terza parte del roman-zo, nell’epilogo che mette in scena ilsuo eroico abbandono della Terra coin-cidente, nel segno del martirio, conl’ascesa al Cielo.

Siamo nel dicembre del 1943. Laguerra, che in precedenza era apparsasolo sullo sfondo, ha investito il villag-gio e ora contrappone un nucleo dipartigiani a un reparto dell’esercito dioccupazione nazista. Catturato dai sol-dati tedeschi insieme al narratore e aquattro giovanissimi resistenti, don Ar-dito — che pure, per amore incondizio-nato verso i combattenti di entrambe leparti, aveva persuaso un capo partigia-no a rinunciare a una possibile strage —si autodenuncia di fronte al capitanoHerzog come autore dell’attentato chesta per scatenare una rappresaglia, inmodo da salvare, con l’offerta della suavita, le vite dei suoi altrettanto inno-centi compagni di sventura. L’ufficialenon gli crede. Ma accetta lo scambioper “stare al gioco”: un gioco in realtà“comandato” dall’abnegazione dell’uo-mo in tonaca nera.

E il racconto del narratore si chiudesul sinistro crepitio di una scarica di fu-cileria “fuori scena”. Tutto fa supporreche don Ardito, emulo di Cristo, abbiacosì sublimato fino all’estremo sacrificiola sua santificazione, passando dal-l’«amare gli uomini in Dio» all’« a m a reDio in ogni uomo». Ma davvero il sa-cerdote è morto fucilato? La pietrabianca, romanzo-sequel tradotto in Ita-lia dal francese nel 1959, racconta unadiversa verità...

di SI LV I A GUSMANO

È una splendida confer-ma Mai più. Per non di-menticare ( F i re n z e ,2020, euro 20, traduzio-ne di Angela Ragusa),

il debutto nel mondo delle storie afumetti di R.J. Palacio, autrice del-la saga di Wonder. Suoi i testi e leillustrazioni, inchiostrate da KevinCzap, presentati al pubblico italia-no da Giunti.

Il racconto si apre con Julianche videochiama sua nonna. Do-vendo fare un compito di storia,l’ex bulletto — che per mesi, primadella “conversione”, aveva perse-guitato il suo compagno di scuolaAugust (affetto da una deforma-zione craniofacciale) — chiede aGrandmère di narrargli qualcheepisodio del suo passato. E lei gliracconta cosa accadde quando, du-rante la seconda guerra mondiale,la sua vita di bambina ebrea in unvillaggio nel cuore della Franciavenne travolta e spazzata via dalnazismo. La fuga, la paura, la per-dita, la lotta per la sopravvivenza,ma anche l’amicizia, l’amore e ilpotere della gentilezza, unica lucein un mondo che si era fatto tene-bra assoluta.

Chi la salva — proteggendola enascondendola per oltre un anno— è il compagno di classe bullizza-to e scansato da tutti, soprannomi-nato Tourteau, granchio, per viadella sua andatura claudicantecausata dalla poliomielite contrattada piccolo. Nessuno sa il suo no-me di battesimo, non lo conoscenemmeno Sara che, pur non tor-mentandolo attivamente come tan-ti altri, non gli rivolge comunque

venta un miracolo. Diventa quellaluce nell’oscurità della quale parla-va papà, la vera essenza della no-stra umanità. Diventa speranza».

È un passato doloroso quelloche Grandmère ripercorre, un pas-sato lastricato di omicidi e violen-ze, ma è un passato che insegnaanche come la gentilezza e il co-raggio possano cambiare il mondo,costruendo ponti, convertendocuori e salvando vite umane. An-che e soprattutto attraverso l’esem-pio concreto. Come quello dell’in-segnante di matematica, made-moiselle Petitjean, che sceglie vo-lontariamente di salire sul carrocon i suoi alunni ebrei quando inazisti fanno irruzione a scuola.La sua figura — come Palacio spie-ga nella ricca nota finale al libro —è ispirata a Daniel Trocmè che nelgiugno 1943, quando la sua scuoladi Maison des Roches fu rastrella-ta dai nazisti, decise di accompa-gnare 18 studenti ebrei fino alcampo di concentramento, dovetutti vennero uccisi.

Come già nei libri di Wonder —che raccontavano, da ottiche diver-se, il mondo del piccolo August —anche in Mai più esiste la dimen-sione di un universo parallelo,quello dove vengono mandateall’aria le regole che dominano ilmondo perfetto e omologato in cuiviviamo. Il mondo che oggi, pre-tendendo di cancellare chi comeAugust non risponde ai suoi cano-ni di abbagliante splendore, can-cella la vita stessa, impasto di gioiae di dolore; esattamente come ilmondo di ieri, arrivato a rifiutarefino alle estreme conseguenze chiveniva percepito come diverso.

E ciò che il Julian di oggi impa-rerà è soprattutto che qualche vol-ta possiamo rimediare ai nostri er-rori. «La verità — dice l’altro Ju-lian, quello con le gambe segnatedalla polio, a Sara, travolta dalsenso di colpa per tutto ciò chenon ha fatto quando sedeva inclasse vicino a lui senza vederlo —è che non importa com’eri prima.Importa solo come sei ora». Que-sto è un messaggio — scrive RuthFranklin nella postfazione a Ma ipiù — «nel quale tutti possono ri-conoscersi: chi di noi non è, primao poi, stato semplice spettatoredella sofferenza di qualcun altro?Per noi la posta in gioco non è al-ta come per Sara e Julien, perònon sappiamo quando le cose po-trebbero cambiare. Se non possia-mo cancellare il dolore che abbia-mo causato, possiamo però agirediversamente in futuro». Perché,come gli spiega sua nonna, «nonsono i nostri errori a definirci maquel che facciamo dopo aver impa-rato da essi».

A fine telefonata, la nonna pren-de in mano un quotidiano. In pri-ma pagina le notizie si accavalla-no: «800 bambini separati dai ge-nitori in seguito alla politica ditolleranza 0 di Trump»; «Incre-mento globale di antisemitismo eislamofobia»; «Negato asilo ai ri-fugiati». Sembrerebbe che non ab-biamo imparato niente, pensa ladonna. Eppure — realizza sorriden-do guardando fuori dalla finestra— finché c’è qualcuno che protesta,che marcia, finché c’è un giovaneche non resta in silenzio, ripetere«Mai più. #PerNonDimenticare»ha ancora senso.

mai la parola, non lo avvicinamai. Divenendo, da spettatricee basta, complice dei suoicompagni di classe.

Eppure sarà proprio Tour-teau a diventare — con i suoigenitori — il salvatore (e il mi-gliore amico) di Sara, in unmomento storico in cui salvarei perseguitati significa rischiarela vita. Davanti alla gratitudineesterrefatta della bambina,Tourteau avrà una sola richie-sta: «“Potresti chiamarmi conil mio vero nome?” “Si! Certo!Uhm… uhm…” “Mi chiamoJulien. Julien Beaumier”».

È il nome di battesimo cheSara darà a suo figlio, anni do-po; e che da lui, passerà alquel nipote con cui la donnasta ora parlando in videochia-mata. «Vedi, Julian — gli spie-ga la nonna — ci vuole semprecoraggio per essere gentili. Main giorni come quelli, quandopoteva costarti tutto — la liber-tà, la vita — la gentilezza di-

Rembrandt alla GalleriaCorsini: l’Autoritrattocome san PaoloÈ stata prorogata fino al 30 settembrela mostra — chiusa a causa del corona-virus — Rembrandt alla Galleria Corsi-ni: l’Autoritratto come san Paolo, a curadi Alessandro Cosma. L’esp osizioneromana ruota intorno al capolavorodel maestro di Leda originariamenteappartenente alla collezione del cardi-nale Neri Maria Corsini, che ritornaper la prima volta in Italia dal 1799.Una serie di documenti e incisioni ri-costruiscono l’intrigante vicenda colle-zionistica che ha portato la tela alRijksmuseum di Amsterdam, dove è

tutt’oggi conservato. L’opera, datata1661, fa parte della fase della tardapittura di Rembrandt: una pittura fat-ta di materia. Ne sono testimonianzasia il viso che il turbante, realizzaticon pennellate dense di colore. Invecenella parte inferiore l’abito è reso conpennellate fluide. Si tratta di unacontraddizione solo apparente. Lavolontà di Rembrandt è infatti quelladi dare risalto al viso, che è il veroprotagonista del dipinto: il viso, tral’altro, è dell’artista stesso. Il cardinaleNeria Maria Corsini acquistò il dipin-to per cento scudi dalla vedova del di-rettore dell’Accademia di Francia aRoma e lo espose nella sua Galleria didipinti. Una recente scoperta docu-

mentaria ha rivelato che l’opera fu te-stimone di un episodio emblematicolegato alla dispersione di opere d’artedurante l’occupazione francese alla fi-ne del Settecento. In quell’anno la fa-miglia Corsini si vide costretta a farefronte alle pesanti contribuzioni richie-ste dal governo francese, tali da mette-re in crisi le finanze di numerose fami-glie nobili romane. Allora il principeTommaso Corsini non era a Roma main Sicilia, e la trattativa con i francesivenne curata dal “Maestro di Casa”,Ludovico Radice, il quale decise, sen-za dir nulla al principe Tommaso, divendere una parte dei quadri per pa-gare le tasse: tra quelle tele figuravaanche l’Au t o r i t ra t t o di Rembrandt. Nel

1800, con la fine della RepubblicaRomana, il principe Tommasocercò di recuperare le opereche nel frattempo erano state venduteda due mercanti d’arte inglesi,William Ottley e WilliamBuchanan. Come spiega il curatore,il quadro di Rembrandt sfuggì alprincipe Tommaso ma fece la fortunadell’artista in Inghilterra, comedimostrano alcune incisioni delquadro realizzate per il mercatoinglese, anch’esse in mostra. Nel1807 l’opera fu portata in Inghilterrae dopo essere passata di collezionein collezione giunge infine alRijksmuseum di Amsterdam.(gabriele nicolò)

Page 5: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 23 maggio 2020l’i

nizi

ativ

a

Qquattro pagine

A centoventi anni dalla nascita di Eduardo De Filippo

Il teatroè gelo e cuore

Jaca Book e il girod’Italia in 100 librerie«Si ri-parte!» è il grido di batta-glia lanciato dalla casa editricemilanese Jaca Book. «In questafase difficile ma anche di riparten-za per la comunità editoriale — silegge nel comunicato stampa chepresenta Giro d’Italia — Jaca Booksceglie di dar voce ai librai d’Ita-lia che con caparbietà, spirito diadattamento e un profondo rispet-to per le norme di sicurezza conti-nuano a rimarcare il ruolo crucialedelle librerie indipendenti nel pa-norama culturale italiano: luoghidi condivisione e contaminazioni,

avamposti di civiltà e bellezza».Inaugurata in occasione dellaGiornata mondiale del libro, lanuova rubrica verrà trasmessa acadenza settimanale tramitenewsletter ai lettori e sui canalisocial della casa editrice. G i rod’Italia è un tour virtuale in centolibrerie italiane che continuano aresistere e ad accogliere lettori ecuriosi. Negozi con anime e pro-poste molto diverse tra loro sugliscaffali: dalla saggistica alla narra-tiva, senza dimenticare l’arte, lafotografia, le scienze umane e laletteratura dedicata a bambini eragazzi. Il Giro d’Italia varato daJaca Book parte dall’ultima lettera

dell’alfabeto per rendere omaggioad una piccola ma battagliera li-breria di Chiavari; “Z” come LaZafra, ben nota agli appassionatidella scrittrice locale Elena Bonoper le sue riserve di volumi intro-vabili e fuori catalogo di piccoli epiccolissimi editori “di nicchia” (eper la pazienza e la gentilezza delpersonale). La Zafra nasce comecooperativa nel 1971, dal desideriodi un gruppo di persone di creareuna libreria che fosse luogo vivo,punto di incontro, di confronto edi proposta, senza accettare l’ap-piattimento che sembra regnareoggi nel commercio e nella cultu-ra. L’obiettivo è rendere la libreria

un luogo accogliente, con musicae immagini, ma soprattutto conpersone capaci di indirizzareognuno verso un proprio percorsodi lettura, fuori dai condiziona-

menti mediatici. «La chiusura percoronavirus ci ha colto in un mo-mento già molto difficile — hadetto il proprietario, Paolo Boni-ni, ai colleghi milanesi — abbiamoallora cercato di darci da fare intutti i modi, facendo ad esempiole consegne a domicilio quando èstato possibile e nel nostro comu-ne. Fuori del nostro comune ab-biamo usufruito del servizio “librida asporto” e abbiamo fatto spe-dizioni gratuite a domicilio nelnostro entroterra, ma abbiamoavuto richieste da altre regioni edall’estero. Abbiamo poi cercatodi mantenere il rapporto conclienti e amici, utilizzando la si-

tuazione critica per provocare unapprofondimento. E così ognigiorno abbiamo usato Facebookper mandare consigli di lettura suun tema (la poesia, i classici, i ro-manzi storici, l’attualità, e cosìvia) o sulla valorizzazione di auto-ri e case editrici. Adesso abbiamoriaperto, con le dovute precauzio-ni, e speriamo che si possa ritor-nare a fare della libreria un puntodi incontro. Sulla porta del nostronegozio c’è un piccolo cartello:“L’ingresso è libero e la curiositàè benvenuta”. A voi il compito dientrare o di cercarci».

L’arte di essere breviIl 22 maggio 1910 moriva lo scrittore francese Jules Renard

di ROBERTO ROSANO

«È stata tutta una vitadi sacrifici e di gelo!Così si fa il teatro.Così io ho fatto». Ilpubblico del teatro

antico di Taormina rimase sconcertatoall’udire questa insolita e risolutiva defi-nizione dell’arte teatrale. Eduardo nonparlò di passione, non parlò della polve-re di scena, delle pause di prova con icolleghi, a banchetti di castagne e gaz-zose, della cassetta dei trucchi e dellemascherate; non indugiò un secondo sulfrasario ardente e romantico del saltim-banco nostalgico. Il teatro è gelo, disse,e immediatamente un freddissimo inver-no rovinò sull’uditorio, insieme ad unodei suoi silenzi leggendari.

«Eduardo — diceva Camilleri, che conlui aveva collaborato al riadattamentotelevisivo delle sue commedie — avevaun modo tutto suo di articolare il silen-zio. Che anche se tu non avevi colpa,immediatamente la confessavi». Qualcu-no storse il naso, invece qualche vecchioattore capì la notizia glaciale di Eduar-do. Il gelo non era soltanto la metaforadel sacrificio; era il gelo alla letteradell’Orfeo e del Rossini, piccoli templidella tradizione di Pulcinella, così affol-lati dal volgo, che si racconta d’un vec-chio impresario che scacciava il pubbli-co, a ingresso continuo, con la pompaantincendio.

In un’intervista a Franco Zeffirelli,mostrando un modellino del Rossini co-struito da un giovane carcerato, Eduar-do racconta: «E sai perché io ho questavoce un poco velata, un poco afona, cheè la caratteristica della mia recitazione?Perché tenevo i miei vestiti di scena alRossini, in un camerino scavato nellamontagna, umidissimo; nei cambi frauna o più recite, ero costretto a metteresempre addosso dei panni bagnati. Cosìmi andò via la voce. Prima d’allora,avrei potuto cantare anche da soprano».

Ma qualcosa di quella bizzarra gelatadi Taormina va concessa anche all’alle-goria: Eduardo era cresciuto sotto «ilgelo» delle abitudini teatrali del fratella-stro Vincenzo e, soprattutto, di suo pa-dre, Eduardo Scarpetta, grande riforma-tore del Teatro e inventore della masche-ra di Sciosciammocca, che lo costringevaa ricopiare a mano tutti i copioni dellesue commedie. Molto del rigore e dellaseverità che caratterizzeranno Eduardoper tutta la vita sul lavoro e nel rappor-to con gli altri vengono da lì.

A vent’anni, però, De Filippo si am-mala di quel gelo e a curarlo, «vicino alletto, con le pezzuole di lana ed un fer-

ro scaldato» fu l’amico Totò, diverten-dolo col brano poco, poco sboccato del-la macchietta del Portavoce: «Papà nunvo’ ca tu t’affacci ‘a sera perché si pensache io ti fo la posta. Papà che tiene ‘acapa troppo tosta, s’affaccia lui e nun tefa affaccia’». E allora Eduardo, afflittodalla risata intercostale, lo cacciava via,dandogli del «fetente». Ma al giovaneDe Filippo non poteva bastare la suagran giornata d’a t t o re .

La sua penna fremeva nei pochi mo-menti liberi e impiastrava bozze d’attiunici, poesiole, monologhi: Farmacia diturno, Ho fatto il guaio? Riparerò! Co-mincia ad adoperare gli ingredienti chesaranno assidui alla sua cucina autoriale:la pazzia (vera o presunta), il tradimen-to, tutti temi d’arieggio pirandelliano, ri-portati però agli schemi della farsa tra-dizionale di Scarpetta. In Requie a l’ane-ma soja, che diventerà I morti non fannop a u ra , veste per la prima volta i pannidel vecchio, che da allora non smetteràmai più. Quando, in un’intervista tv,Claudio Donat Cattin gliene cercò ilmotivo, Eduardo rispose: «Non vedevol’ora di diventare vecchio. Così, pensa-vo, non avrò bisogno di truccarmi più.E poi, pensavo, se faccio il vecchio daadesso lo posso portare avanti. Se invecemi metto a fare il giovane, diranno: ora-mai è invecchiato». Come, infatti, è an-ziano Peppino Fattibene, avvocato boc-calone di Quei figuri di tanti anni fa; èanziano Antonio Barracano, sindaco delRione Sanità; è anziano Luca Cupiello,padre infantile, dedito alla fabbricazionedel «presepio più bello di tutti gl’altrianni», mentre attorno si consuma lo sfa-celo della sua famiglia. Altrettanto an-ziani e ingenui sono Gennareniello e ilGennaro Jovine di Napoli Milionaria. Aquest’ultimo Eduardo affida una ciframorale di sbalorditiva potenza. Un per-sonaggio d’indole debole, che rimanecompresso sotto le intraprese fuori nor-ma della moglie durante il primo ed ilsecondo atto, e che riaffiora, nel terzo,illuminato da un carisma inaspettato.

Ma il meglio deve ancora venire: perguarire sua sorella Titina dal complessod’inferiorità causato dal suo permanenteruolo di «terza» fra i due fratelli De Fi-lippo (in costante competizione), Eduar-do scrive, quasi di getto, un personaggiofemminile che sembra il rovescio di Lulùdi Wedekind: Filumena Marturano, l’an-ziana prostituta del vico San Liborio,con le braccia sempre conserte e in attodi sfida, che commosse Pio XII.

Per farsi sposare in extremis da MimìSoriano e dare un cognome ai figli natisul velluto rosso d’un bordello, Filume-na finge d’essere in punto di morte.Eduardo studia e disegna millimetrica-

mente quel personaggio, con tutto il«gelo» della sua meticolosità, ma il pub-blico di quel gelo non troverà traccia.Filumena esplode in scena come unagranata di violenza, dolcezza e ribellio-ne. Sulla maschera dolorante di quelpersonaggio il dialetto napoletano ger-moglia spontaneo, scoppiettante; i gestilarghi e aperti, gli occhi neri e decisicombattono per il bene dei figli. Il pub-blico è travolto e stravolto insieme a lei.Dalla sua parte, senza tema d’e s a g e r a re ,i formalisti russi, s’avessero potuto,avrebbero scavato fino allo sfinimento,traendone altrettanti saggi che su certefigure femminili di Tolstoj. Quando, alfinale del terzo atto, spunta sul volto diFilumena la divina grazia del pianto, an-che il più spavaldo machista non puòfare a meno d’ammettere che, in fondo,quel Soriano è un fetente, e che «’averagione Filumena».

Grazie a questi personaggi complessie intensi, ciascuno dei quali trasformatoin laboratorio d’una lingua universaleche travalica italiano e napoletano, ilteatro dialettale, per troppo tempo giu-dicato di secondo ordine dai critici, co-mincia a essere preso sul serio. Di locali-stico le sue commedie non hanno che illinguaggio, il resto è materia dell’uma-no, esperienza universale. EmmanuelMacron dichiara d’aver conosciuto suamoglie mentre portavano in scena L’artedella Commedia di Eduardo. In Inghil-terra i suoi personaggi vengono affidatiad attori del calibro di Joan Plowright eLaurence Olivier. Thornton Wilder, Ha-rold Acton, Eric Bentley e altri illustriletterati inglesi e americani si arrovellanosui suoi testi. Felicity Firth, docente diBristol, paragona il suo «nun morocchiù», fatto pronunciare ad Alberto Sti-gliano nel suo Mia famiglia per descrive-re l’emozione della nascita del figlio,all’Oh, Death, Where is Thy Sting di JohnDonne. Il negus d’Eritrea assiste agliadattamenti dei suoi spettacoli. Arrivanol’incarico di docente di Drammaturgiapresso La Sapienza, il premio Pirandellop er Gli esami non finiscono mai, forse lasua «commedia» più amara, e poi lelauree honoris causa a Birmingham e aRoma, fino alla nomina a senatore a vitadecisa da Sandro Pertini, che sfrutta nel-la lotta per i diritti dei giovani carcerati.

Ma Eduardo non parlò solo di gelosull’ultimo palcoscenico di Taormina;parlò anche di cuore. Di quel cuore che,tutte le sere, prima d’ogni messa in sce-na, gli aveva tremato, e che aveva paga-to con severe complicazioni cardiache edun bypass. «Anche stasera, mi batte ilcuore», disse, prima di congedarsi dalteatro e dalla vita, «e continuerà a batte-re, anche quando si sarà fermato».

di GABRIELE NICOLÒ

All’origine della letteratura mo-derna c’è Pel di carota. Non ave-va dubbi, al riguardo, Jean-PaulSartre. Ne alimentava, invece,l’autore, Jules Renard (moriva il

22 maggio di centodieci anni fa) consideran-do l’opera «frammentaria e un po’ sconclu-sionata». Il giudizio di Sartre muoveva dal-la consapevolezza che Pel di carota (1894)presentava alcuni caratteri salienti della nar-rativa del Novecento, che contrappone alle«grandi svolte esteriori e ai colpi del desti-no», che erano la ragion d’essere del roman-zo dell’Ottocento, l’importanza dei datimarginali, dei particolari in apparenza tra-scurabili, ritenendo che «un qualunque fattodella vita scelto casualmente contenga inogni momento e possa rappresentare lasomma dei destini» e ogni attimo abbia«pienezza e profondità vitale».

Ne consegue una catena di episodi dedi-cati all’uccisione di una talpa, alla mollica dipane, alla paura del buio, ai pidocchi. An-gariato dalla madre, donna acida e scorbuti-ca, Pel di carota reagisce seviziando gli ani-mali e facendo da delatore in collegio. Conil mondo il ragazzo ha un rapporto trava-gliato e conflittuale. Verso la società nutreastio e rancore. Vorrebbe essere consideratodagli altri, ma più cerca, anche in manieragoffa, di essere accettato e di integrarsi, piùviene marginalizzato. Questa realtà è rias-sunta dalla madre che con crudele cinismoafferma: «È talmente orgoglioso che si suici-derebbe per rendersi interessante». Il tenta-tivo di togliersi la vita in effetti lo compie:mette naso e bocca in un secchio d’acquafresca per morire asfissiato, ma una fragoro-sa sberla gli rovescia il secchio sui piedi. Ilcritico Giovanni Macchia sottolinea l’evi-dente tratto biografico del libro. Anche Re-nard aveva avuto un’infanzia molto difficile,anzi traumatica. I genitori si suicidarono: ilpadre sparandosi mentre era a letto, la ma-dre gettandosi in un pozzo. Si racconta, co-me suggerisce un articolo pubblicato sul«New Yorker», che il giovane Renard si siacalato nel pozzo nel disperato tentativo disalvarla. «Non scrive che di sé stesso — os-serva Macchia — e per salvarsi si aggrappaai poveri fatterelli della sua umile vita».

Il regista Julien Duvivier, che nel 1932 di-resse il film ispirato all’opera di Renard, sot-tolineò al tempo delle riprese che nessunoscrittore francese, tra Ottocento e Novecen-to, ha creduto come lui che lo stile fosse«l’arte di essere brevi», cercando «la conci-sione assoluta». Ogni capitolo di Pel di ca-ro t a è di una o due pagine, e costituisce ladrastica e severa riduzione del materiale diun racconto. L’opera contribuì in modo de-terminante a consacrare la fama letteraria diRenard che nel frattempo non si stancava diribadire di non essere contento di Pel di ca-ro t a , considerandolo «un libro sbagliato,composto male, venuto fuori a soffi e ab-borracciato verso la fine per guadagnare su-bito un po’ di denaro». Il rigore che ispirail metro di giudizio nei confronti di sé stes-so è lo stesso rigore che innerva le sue valu-tazioni nei riguardi di altri scrittori, peraltronoti e celebrati. Nel suo «Journal» — p re -zioso compagno di viaggio che lo accompa-gnerà fino alla morte e dove annota tutti isuoi pensieri, una sorta di Zibaldone leopar-diano — definisce Paul Verlaine un «fallito»Socrate e un «fallito» Diogene, e affermacon sarcasmo che Anatole France ha la fac-

cia che «sembra schiacciata tra lo stipite e laporta, in attesa che qualcuno quella porta lachiuda forte». Non è tenero nemmeno conWilliam Trackeray, autore tra i più rappre-sentativi dell’età vittoriana, affermando dinon poter leggere due sue pagine «senzasbadigliare». Al contempo lo scrittore con-fessa di essere «sordo alla musica» e «ciecoalla pittura», nel segno di un rapportoquanto mai sofferto con il mondo esterno,con l’aggravante di una costante e logoranteansia di perfezione, destinata a rimanereinappagata in una società che quella stessaperfezione — annota Renard nel suo «Jour-nal» — «la rigetta, preferendole la trasanda-tezza, il compromesso e l’a p p ro s s i m a z i o n e » .

Meno conosciuto di Pel di carota, Loscroccone (1892) è considerato dalla critica ilsuo capolavoro. L’opera si configura comeuna caustica critica nei riguardi della socie-tà, dominata dall’apparenza a detrimentodella sostanza, minata dall’ipocrisia e dallamenzogna a danno dei buoni e onesti senti-menti. Lo scroccone è Henri, egoista e pro-fittatore, che trova la sua preda nella fami-glia Vernet, della media borghesia parigina.Si fa passare per intellettuale — e in quantotale viene quasi idolatrato — millantando ar-ticoli mai scritti, versi mai composti, colla-borazioni con importanti riviste culturalimai stabilite. La grandezza di Renard consi-ste principalmente nel creare — attraverso unsapiente e calibrato gioco di rimandi e di ci-tazioni — un intellettuale in negativo in cui,paradossalmente, si rispecchia la sostanza diuna vera cultura. La signora Vernet, che sof-fre per il divario tra realtà e sogno, viene adassumere, nel corso dell’opera, i tratti propridi Madame Bovary di Flaubert. Dal cantosuo, Henry sembra acquisire i lineamenti diJulien delle Illusioni perdute di Balzac neltentativo di «sfondare» nel mondo delle let-tere, con la differenza però che Julien scrivedavvero e fa sul serio, mentre Henry nonscrive e preferisce scherzare. Sempre Henrysembra evocare la figura di Julien de Il rossoe il nero di Stendhal. Quando la signoraVernet si ritrova tra le braccia dello scrocco-ne (il quale, come il Julien di Stendhal,quando raggiunge ciò che vuole quasi non èpiù interessato) ed è vicina al tradimentodel marito, lascia, come fa Madame de Re-nal, una ciocca dei suoi capelli all’amato. Inrealtà, in questo episodio confezionato daRenard non c’è la tragicità evidente, invece,in Stendhal: risalta, al contrario, la parodiadi quello stesso episodio. Sembra infatti cheHenri abbia architettato l’incontro per “rifa-re il verso” a quella scena intima intessutada Stendhal. Ma proprio attraverso la paro-dia, solo in apparenza irriverente, Renardrende omaggio, volente o nolente, alla veraletteratura, richiamandone la grandezza econtribuendo ad estenderne l’eco.

Anche come aforista Renard guadagnòuna spiccata notorietà. Del resto si trattavadi un processo naturale, visto che sentenzeperentorie e pregnanti si offrivano come ter-reno fertile dove dare sfogo a un caratterearcigno e a un sentire polemico. «Un uomosi potrà definire veramente libero quandopotrà declinare un invito a cena senza doverinventare una scusa», dichiarava lo scrittore,che paragonava l’amore a una clessidra:«Quando si riempie il cuore, si svuota ilcervello». E a testimonianza della sua capar-bia ed inesausta sete di perfezione, Renardsoleva ripetere: «Non essere mai soddisfatti:l’arte è tutta qui».

Page 6: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 23 maggio 2020 pagina 7

Nomina episcopalein Polonia

Adam Piotr Babausiliare di Lublin

Nato il 30 dicembre 1974 a Lublin,dopo gli esami di maturità è statoaccolto nel seminario maggioredell’arcidiocesi. Ordinato sacerdoteil 22 maggio 1999, è stato vicarionella parrocchia dell’ImmacolataConcezione (1999-2000) e in segui-to ha completato gli studi presso lalocale Università cattolica GiovanniPaolo II, dove nel 2005 ha conse-guito il dottorato in teologia pasto-rale. Dal 2005 al 2010 è stato retto-re della chiesa dello Spirito Santo aKraśnik e dal 2010 al 2014 parrocoa Końskowola. Nel 2014 è stato no-minato parroco di San Giuseppe aLublin e direttore dell’ufficio dioce-sano di pastorale giovanile, nonchéconsulente dell’ufficio nazionaledella pastorale giovanile presso laConferenza episcopale polacca. Dal2013 è coordinatore delle Giornatediocesane della gioventù e dal 2016assistente ecclesiastico del movi-mento di solidarietà per i poveri delterzo mondo “Maitri”. Dal 2011 èanche membro del consiglio presbi-terale e dal 2017 del collegio deiconsultori, nonché della commissio-ne preparatoria del terzo Sinododell’arcidiocesi metropolitana chesarà dedicato ai giovani. È canonicoonorario del capitolo arcicattedraledi Lublin.

Sulla stessa traiettoria umanaÈ venuto il momento di tornare ai fondamenti che legano gli individui

di ANGELO VINCENZO ZANI

Negli ultimi decenni il mondosi è fatto più piccolo, tantoche si parla sovente di “vil-

laggio globale”. Alla riduzione delledistanze, a ogni modo, non è corri-sposta una pari diminuzione delledisparità e delle ingiustizie. Questeultime, in alcuni casi, sono addirit-tura aumentate. Per questa ragione,Papa Francesco rivolge al mondo unappello al fine di collaborare tuttiinsieme per dare maggiori opportu-nità di crescita e di sviluppo. Attra-verso il patto educativo globale sivogliono colmare quelle fratture so-ciali, economiche e intergenerazio-

nali che tanto contraddistinguono lanostra epoca, ricca di scoperte tec-nologiche ma povera di senso. Nelvillaggio dell’educazione ci si incon-tra faccia a faccia e ognuno apportala sua personale esperienza nel no-me di un’umanità fraterna legata aun comune destino. Dal nostro vil-laggio si avviano processi di cambia-mento e si stravolgono i paradigmifinora in auge. Si pone, di nuovo, alcentro la persona nonostante tutte lesue fragilità. Non è un compito faci-le perché si tratta di una trasforma-zione in primo luogo personale.

Nella Laudato si’, di cui celebria-mo il quinto anniversario, si leggechiaramente che «manca la coscien-

za di un’origine comune, di unamutua appartenenza e di un futurocondiviso da tutti. Questa consape-volezza di base permetterebbe losviluppo di nuove convinzioni, nuo-vi atteggiamenti e stili di vita. Emer-ge così una grande sfida culturale,spirituale e educativa che implicheràlunghi processi di rigenerazione»(202).

Giorno dopo giorno si passa daun freddo soliloquio a un dialogocostruttivo, fondato sulla comunionee sulla responsabilità. È compito, in-fatti, dell’educazione «promuoverelibertà responsabili, che nei punti diincrocio sappiano scegliere conbuon senso e intelligenza; persone

che comprendano senza riserve chela loro vita e quella della loro comu-nità è nelle loro mani e che questalibertà è un dono immenso» (Am o r i slaetitia, 262).

Di fronte ai tanti problemi socialie all’acutizzarsi di sentimenti di con-trapposizione, appare necessario unritorno ai fondamenti e proporre unavvicinamento umile e paziente tragli individui, le comunità e i popolirafforzando la reciproca fiducia e ilmutuo riconoscimento nella compar-tecipazione alla stessa traiettoriaumana. Un’educazione integrale, in-clusiva e aperta permette di avvici-narsi agli altri «in punta di piedisenza alzare la polvere che annebbiala vista» (Papa Francesco, D i s c o rs oai partecipanti all’incontro promossodal Pontificio istituto di studi arabi ed’islamistica, Città del Vaticano, SalaClementina, 24 gennaio 2015). Inquesto modo, si propone un’erme-neutica del dialogo e una pedagogiadell’incontro che pone ogni persona,stupita e attonita, di fronte all’uomonudo e «all’eterno bifronte suo vi-so» in cui appaiono «la miseria e lagrandezza […], il suo male profon-do, innegabile, da sé stesso inguari-bile, ed il suo bene superstite, sem-pre segnato di arcana bellezza e diinvitta sovranità» (Paolo VI, Al l o c u -zione al termine del Concilio VaticanoII, 7 dicembre 1965).

Questo libro, dal significativo ti-tolo The Village of Education / Il vil-laggio dell’educazione, curato da ungiovane professore e sacerdote catto-lico, Giovanni Emidio Palaia, con icontributi dell’amministratore apo-stolico del patriarcato latino di Ge-rusalemme Pierbattista Pizzaballa,del rabbino Giuseppe Momigliano,della teologa musulmana ShahrzadHoushmand Zadeh, si propone —attraverso un percorso profondo earticolato — di rimettere al centro ladomanda sull’uomo creatura di Dio,sulla fraternità umana e sulla sua re-lazione con la natura.

Mi è gradito vedere che più voltenel testo si fa puntuale riferimentonon solo alla sacra Scrittura, ai testisacri, alla patristica, alla scolastica,all’arte di Michelangelo Buonarrotie al magistero pontificio ma, in pri-mo luogo, all’insegnamento del Po-verello di Assisi, san Francesco (lacui santità, fondata sull’essere statoamico di Dio, fratello degli uomini edi “Madre Terra”, unisce idealmentele tre religioni monoteiste), aprendo-ci con la forza dell’umiltà le portedel Mistero.

«Il villaggio dell’educazione»Campagna di Caritas Padova

Piccole storiedi bene

Il progetto «Aperto per ferie» della Cei per le vacanze dei giovani in tempo di pandemia

Navigando on line tra le “isole” della fede

PAD OVA, 22. Diverse piccole storieche raccontano le tante dimensionidella carità ai tempi del coronavi-rus. Sono quelle di #LaCaritàNon-SiFerma, campagna di sensibilizza-zione e condivisione ideata dallaCaritas di Padova per raccontare«le tante e nuove necessità di que-sto tempo e quelle che si manifeste-ranno successivamente». Gli stru-menti utilizzati sono i social comeFacebook, Twitter e Instagram, do-ve verranno riunite e rilanciate lepiù significative esperienze raccoltenelle Caritas parrocchiali e dai cen-tri di ascolto diocesani: brevi video,foto e pensieri, ma anche tanti pic-coli segni di gratitudine come bi-glietti scritti a mano e spediti viaposta, con ringraziamenti a tutti glioperatori che in diverso modo sonostati accanto ai contagiati dal covid-19.

Gli spunti sono molteplici: siparte da un particolare momento —la telefonata a una famiglia biso-gnosa, il pianto di una vedova, ladomanda provocatoria di un giova-ne, un incontro per strada — dalquale poi sviluppare riflessioni chesi attengono a due concetti base: lacarità che non si ferma in una so-cietà praticamente paralizzata dalcoronavirus e che al contempo è

anche un elemento decisivo per co-struire la nuova società che rinasce-rà dalle macerie dell’emergenza, te-nendo conto anche delle tante diffi-coltà e delle ferite da curare che sirenderanno evidenti nei prossimimesi. Numerose le frasi di gratitu-dine raccolte, ha osservato il diret-tore di Caritas Padova, don LucaFacco, rese note perché «rivolte atutte le persone che dedicano tem-po, impegno, parole per sostenere eaiutare. E sono davvero tante». Co-me testimoniato da una volontariadel centro di ascolto vicariale diValstagna-Fonzaso, che ha ricevutoassistenza e solidarietà da altri vo-lontari dopo essere risultata positi-va al covid-19. «Mi sono ritrovatadall’altra parte della barricata — haconfidato — diventando fruitrice digrandi momenti di carità e riceven-do tanti messaggi di vicinanza e dicondivisione che mi hanno aperto ilcuore. Sono diventata ancora piùconsapevole di quanto sia impor-tante l’altro per ciascuno di noi:non importa da che parte sei, mache ci devi essere. Quando dai rice-vi, ma anche quando ricevi dai».

Le nuove necessità di questotempo e quelle che si manifesteran-no successivamente — ha sottolinea-to don Luca — «rendono ancorapiù importante e incisivo l’imp egnodi tante persone e la disponibilitàdi tempo e cuore. Per questo pen-siamo sia importante dare voce aqueste esperienze che alimentano lasperanza e possono diventare occa-sione per innescare percorsi virtuosidi rinascita, aiuto a superare fatichee disagi ulteriormente aggravati dalmomento che stiamo vivendo».

di ROSARIO CAPOMASI

Le vacanze estive: il periodo da semprepiù atteso dagli studenti dopo la chiu-sura delle scuole dove ritemprarsi e rica-

ricarsi per le prove future. Quest’anno però lapandemia di coronavirus ha cambiato ogniscenario, limitando spazi, chiudendo strutturee costringendo a rivedere ogni progetto di ri-trovo e di svago. Come affrontare la lenta ri-presa dopo il picco dell’emergenza e venireincontro alle esigenze non solo delle famigliema soprattutto dei giovani? Ad esempio con«Aperto per ferie», un progetto ideato dalServizio nazionale per la pastorale giovaniledella Conferenza episcopale italiana (Cei) icui tratti essenziali sono stati illustrati a«L’Osservatore Romano» da don Michele Fa-labretti, responsabile dell’organismo. «Non ècerto una novità questa iniziativa — spiega —perché la Chiesa non ha mai fatto mancare ilsuo impegno a favore di bambini e adolescen-ti durante l’estate. Quest’anno però la situa-zione imposta dal coronavirus ci ha spinto ainterrogarci su come elaborare qualcosa di ne-cessariamente diverso, per delimitare il campodi azione degli oratori in tempi di restrizioni edi distanziamento sociale e creare una piatta-forma in cui essi possano interagire. Il tuttotenendo ben presenti le regole sanitarie a tute-la della salute di tutti sapendo che certi com-portamenti e abitudini non possono essere piùseguiti e al contempo venendo incontro alleesigenze dei genitori, molti dei quali ritornatial lavoro, che hanno bisogno di qualcuno cuiaffidare i propri figli dopo il lungo tempopassato a casa anche per riequilibrarli psicolo-gicamente». Due bisogni apparentemente inconflitto, osserva il sacerdote, ma in realtàconciliabili tramite un’attività di coordinamen-to tra educatori e animatori, soprattutto quelliadolescenti, «per un servizio che da bello eutile è ora diventato più che mai anche neces-sario». Un servizio che sta a testimoniare co-me la Chiesa non chiude in tempo di pande-mia abbandonando i giovani a loro stessi maanzi punta a formare nuovi animatori chiama-

ti a reinventarsi per adattarsi alle nuove esi-genze pastorali sorte dopo la diffusione delcontagio.

Il progetto è stato condiviso con gli incari-cati regionali di pastorale giovanile di tutte leregioni ecclesiastiche italiane ed è sostenuto,tra gli altri, da Salesiani don Bosco, Associa-zione guide e scouts cattolici italiani (Agesci)e Azione Cattolica italiana ragazzi (Acr), chehanno a cuore l’oratorio e partecipano a variotitolo al Forum degli oratori italiani, tavolo dilavoro permanente che fa riferimento al Servi-zio nazionale per la pastorale giovanile dellaCei.

Si partirà dunque da proposte di attivitàgestite via web a successive attività all’ap erto,puntando sempre su piccoli gruppi di otto odieci persone e guidati da uno o due animato-ri adolescenti e da educatori giovani opportu-namente formati. «Sono questi ultimi — riba-disce il responsabile — a rappresentare sempredi più il punto di riferimento per le attivitàestive degli oratori». Pur non essendo infattiancora al livello di veri e propri educatori, nerappresentano l’anima che muove le tante atti-

vità. «Hanno capacità tecnologiche, ancorapiù importanti in questo momento, unite acreatività e flessibilità che permette un atteg-giamento di partenza che è di responsabilizza-zione e di fiducia nei loro confronti. Potertornare a offrire loro il richiamo di un tempodi impegno, il richiamo di un affidamentodella comunità alla loro presenza e alla lorocreatività, è un passaggio educativo importan-te». Soprattutto nel periodo estivo, in cui èfondamentale riprendere la “c i rc o l a z i o n e ” delcontatto umano in modo da aiutare la comu-nità a ritrovarsi, pur sapendo che non sarà piùla stessa di prima e che non sarà possibile, al-meno nell’immediato, fare le cose di sempre.«In tale contesto — sottolinea don Falabretti— una strategia d’azione ben coordinata tra idiversi oratori può veramente dare risultati in-teressanti e può costituire una reale opportu-nità di un laboratorio per scoprire il futuro,raccogliendo le indicazioni utili che possonoemergere per non ritrovarci domani a viaggia-re ancora a fari spenti».

Per raggiungere tali obiettivi, precisa il sa-cerdote, occorre però procedere secondo tap-

pe stabilite, o meglio, fasi. «Innanzitutto biso-gna partire dalla formazione dei primi gruppi,poi gestire on line le varie attività e infine,quando saranno tolte le ultime restrizioni rela-tive agli assembramenti, ci sarà l’i n c o n t ro“re a l e ” con i partecipanti». La prima può es-sere definita “fase zero”, nella quale i giovaniverranno suddivisi e assegnati a un animatoreche provvederà a incontrarli a distanza, co-minciando a utilizzare i dispositivi e le piatta-forme web. «Quando sarà il momento l’attivi-tà estiva avrà un suo inizio ufficiale con unamanifestazione condivisa, specchio del percor-so intrapreso, a cui faranno seguito le tanteiniziative decise dai vari educatori che indiriz-zeranno on line i ragazzi». Sono previsti in-fatti laboratori manuali ed espressivi, dove, in-sieme, è possibile creare, cantare, fare teatro,recitare fiabe o scene di film e ideare un gior-nale di comunità raccogliendo le notizie dalquartiere. Non mancherà il momento spiritua-le, con preghiere a inizio o fine giornata tratutti coloro che sono collegati. «La tecnologiain queste situazioni di isolamento forzato for-nisce un aiuto prezioso — puntualizza don Fa-labretti — perché per intercettare i giovani bi-sogna passare di lì. È importante anche la lo-ro capacità di utilizzo, la loro mente elastica,insieme alle dovute accortezze quando si navi-ga on line. In questo senso mi auguro che siattui, dato che saranno molte le persone colle-gate su internet in quel periodo, un confrontocon le istituzioni per la realizzazione di unospecifico protocollo di sicurezza».

Il ricco bagaglio di esperienze e conoscenzeaccumulato a distanza sarà poi oggetto di con-fronto al momento dell’incontro “fisico”. «Pro-babilmente non sarà ancora possibile vedersiin gran numero ma magari con la possibilità,chissà, di proseguire sulla strada dei piccoligruppi, come un oratorio “arcip elago”, compo-sto da tante realtà comunitarie diffuse sul ter-ritorio che si incontrano a rotazione di volta involta, anche con la partecipazione di altri entiassociativi in luoghi concordati con le ammini-strazioni locali: sarebbe un particolare ed edi-ficante esempio di Chiesa in uscita».

Il 14 maggio si sarebbe dovutosvolgere l’evento mondiale delGlobal Compact on Education,l’incontro promosso da PapaFrancesco per ravvivare l’imp egnoper e con le giovani generazioni.La pandemia di covid-19 hacostretto la Congregazione perl’educazione cattolica, a cuil’evento è affidato, a rinviarlo al 15ottobre, assieme alle iniziative aesso collegate (dapprima previstedal 10 al 17 maggio, avranno luogotra l’11 e il 18 ottobre). Per il 14maggio doveva essere disponibileanche il volume Il villaggiodell’educazione. Un incontro tra i figlidi Abramo sull’uomo creatura di Dio(Assisi, Cittadella editrice, pagine339), a cura di Giovanni EmidioPalaia, ma, mentre era in stampaproprio per essere pronto incoincidenza con l’eventoinaugurale del “patto educativoglobale”, il mondo si è fermato acausa del coronavirus. «Durantequesto particolare e drammaticotempo, bisognosi dello sguardo diDio, sperimentiamo — osservaPalaia — la nostra fragilità e lanecessità di sentirci fratellinell’unica famiglia umana,sentiamo che la “rivoluzioneeducativa” non può aspettare. Se“fitte tenebre si sono addensatesulle nostre piazze” questo tempo èdiventato il tempo del giudizio,come ammonisce Papa Francesco,quindi ora di discernimento e di

scelta». Questo libro, dunque,«vuole essere oggi un piccolosegno di speranza in un futurom i g l i o re » .Palaia, vicario parrocchiale, dopoaver insegnato filosofia, storia ereligione nei licei, è attualmentericercatore di Etica politica edocente di Teologia morale allaLumsa di Roma, nonché autore dinumerose pubblicazioni. «Inquesto volume — scrivenell’introduzione — abbiamoriflettuto sull’identità delle nostretradizioni religiose, incontrandocon coraggio la bellezza, la

diversità e la verità dell’alterità,volendo infine donare con sinceraamicizia a tutti gli uomini delnostro pianeta il nostro lavorocomune».Il patto globale — tanto auspicatoda Papa Francesco per prenderecoscienza della responsabilità ditutti nei confronti dell’educazioneal fine di alimentare lo spirito diincontro tra generazioni, religionie culture così come tra uomoe ambiente — non si limita alleistituzioni scolastiche eaccademiche. Nella convinzioneche l’impegno educativo debbaessere condiviso da ciascuno,coinvolge anche i rappresentantidelle religioni, degli organismiinternazionali e delle diverseistituzioni umanitarie, del mondoaccademico, economico, politico eculturale. In quest’ottica, sottolineaun comunicato dellaCongregazione per l’educazionecattolica, «si comprende come lapiù estesa e variegatapartecipazione voluta da PapaFrancesco non sia una dimensioneaccessoria al Global Compact onEducation ma costituisca lapremessa e il fine di una siffattaalleanza».Dal volume — bilingue, inglese eitaliano — pubblichiamo laprefazione a firma dell’a rc i v e s c o v osegretario della Congregazione perl’educazione cattolica.

Page 7: Mosca invia otto caccia in Libia a sostegno di Haftar del ... · Non praevalebunt Anno CLX n. 116 (48.440) Città del Vaticano sabato 23 maggio 2020. Ogni anno scompaiono migliaia

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 23 maggio 2020

Un calciatore racconta la propria scelta di fede e l’esperienza dello stop alle competizioni a causa del coronavirus

Qualcosa di più grande

Francesco invita gli atleti a testimoniare la bellezza del “d a re ”

Al ritmodel più debole

Videomessaggio a tutti gli sportivi per sostenere l’iniziativa a favore di medici e infermieri degli ospedali di Bergamo e di Brescia

La corsa della vita

di GIUSEPPE SURIANO

«T oo big to stop», troppo grandeper fermarsi. «Deve succedere ilfinimondo — ci dicevamo tra noi

— per poterci fermare». Troppo grande, ilmondo del calcio, per poter ipotizzare qual-cosa di ancora più grande. Lo hanno pensa-to in tanti, tra i protagonisti dello sport pro-fessionistico, quando si è paventata l’ip otesidi un blocco delle competizioni sportive perl’emergenza covid-19. Con loro Luca Rosset-tini, difensore centrale del Lecce (dodici sta-gioni di serie A in giro per l’Italia con Sie-na, Cagliari, Bologna, Torino, Genoa, Chie-vo). «Eppure qualcosa di più grande si è im-posto davvero». Parte da questa sorpresa ildialogo del calciatore con «L’O sservatoreRomano».

Del resto è più facile, in un mondo con tanti ri-flettori puntati e tanti grandi interessi, il rischiodi percepire il proprio lavoro come totalizzante,“un tutto” che fa apparire secondario il resto.

Sì, però devo dire che la mia famiglia miha sempre aiutato in questo: fin da quandoero ragazzino, in casa il calcio è sempre sta-to vissuto come un gioco e basta, tutto il re-sto era un qualcosa di sconosciuto ai mieigenitori e quindi anche a noi bambini. Vede-re ragazzi tristi dopo una partita per i rim-proveri dei genitori troppo preoccupati dellariuscita dei figli per me era qualcosa di mol-to lontano, perciò sono cresciuto con la cer-tezza che le cose importanti erano altre e co-sì mi sono innamorato del gioco del calciopiù che del “mondo del calcio”.

Maturare una coscienza così libera, da piccoli, èpossibile. Mantenerla, quando ti investe un vor-tice di vita attiva come il mondo professionisti-co, è forse più difficile. Qui, forse, entra in giocol’esperienza di vita cristiana: una dimensionedella tua vita che non temi di raccontare.

Perché dovrei? Farei fatica a parlaredell’una senza parlare dell’altra.

Come nasce?

Sono cresciuto in una famiglia in cui lafede e Cristo erano una compagnia concretae presente: le preghiere, i sacramenti e la

santa messa, perciò, sono stati parte dellamia educazione. Famiglia e fede ai miei oc-chi non sono mai state slegate: crescendoiniziavo a capire che l’una era la ragionedell’altra. Però, come spesso accade, ho avu-to le mie cadute e le mie ribellioni, e così hoiniziato a cercare personalmente le ragioni eil senso di quei gesti che facevo per obbe-dienza o abitudine.

E poi?

Ero rimasto affascinato da come certi ami-ci vivevano la vita e ho iniziato a seguirli percapire cosa li muovesse. E così, quello cheera stato per me un puro rispettare delle re-gole, un obbedire ai miei genitori, è diventa-to proprio ciò che volevo per la mia vita.

Quando è accaduto? C’è un istante preciso?

È come un innamoramento: non c’è unistante preciso ma alcuni momenti rimango-no nella memoria. Così è stato per me. Eroin terza superiore, una cotta non corrispostaper una ragazza mi aveva mandato in crisi eaveva acceso le mie domande. Spero nonsembri banale, ma davvero cresceva in me ladomanda a Dio sul perché fosse nato in cuo-re un desiderio così bello che però non pote-va trovare compimento. La sentivo come unasorta di incoerenza, una contraddizione. Eb-bene, in questo spazio di domanda è entratauna mia insegnante che si è messa in dialogocon me. Non sono state decisive le risposteche ricevevo, ma il suo esserci per me. Unasera, durante una gita a Rimini, ci ritrovam-mo a parlare in spiaggia, di fronte a un miosfogo molto sincero non mi disse quasi nien-te, ma a un certo punto la guardai in volto emi accorsi che era in lacrime: piangeva perme. Quegli occhi mi sono rimasti dentro tut-ta la vita. In quell’istante mi sono sentitoguardato da qualcosa di più grande di me eanche di lei. Oggi, in giro per l’Italia, conti-nuo a cercare ancora quello sguardo.

Lo hai ritrovato?

Sì, lo sguardo su di me che avevo scoper-to in lei, quella tenerezza per il mio destino

e la mia felicità, aveva la stessa origine di ciòche teneva uniti i miei genitori e che rende-va speciali tante altre persone che poi avreiincontrato nella mia vita. In questa ricerca èaccaduto che, un giorno, quello sguardo checercavo, l’ho scoperto anche mio nel riflessodegli occhi più belli che avessi mai visto:quelli della donna che è poi diventata miamoglie.

Una vita da girovago negli ultimi dieci anni:come hai continuato a cercare “quegli occhi”?

La comunità cristiana l’ho cercata e trova-ta ovunque. Mi viene subito in mente, conprofonda gratitudine, una persona che miaccolse a Siena, dove giocai la mia primastagione, poco più che ventenne, e che poi èdiventata una delle persone più importantidella mia vita e testimone di nozze; oppureuna famiglia che nel mio primo anno lonta-no dalla mia famiglia mi prese in casa comefossi un figlio. Ho sempre trovato una portaa cui bussare.

Come hai vissuto questi giorni, in cui hai avutomodo di raccontare anche pubblicamente la tuaesperienza? L’esperienza della fede ha inciso, hareso diverso questo tempo?

Eravamo molto impauriti per la piccolaCaterina, che oggi ha tre mesi ed è nata po-co prima dello scoppio dell’epidemia: il ti-more di dover passare per gli ospedali in

questa fase era tanto, perciò ci siamo messinelle mani di Dio. E così io e mia moglieabbiamo cercato di tirare fuori il meglio daquello che ci era dato di vivere e provato acomunicare serenità di fronte a una tensioneche ha investito anche i piccoli. Se vedono ilvolto tranquillo della mamma e del papà so-no tranquilli anche loro. Ecco, abbiamo sen-tito la responsabilità di essere un porto sicu-ro per loro e questo ci ha fatti interrogare suquelle che erano per noi le certezze. Natu-ralmente come sportivo ho vissuto anchegiorni difficili: il solo fatto di dover essereobbligati in casa e trovare mille modi fanta-siosi per tenersi in forma non è stato facile.

Rabbia per quello che mancava?

Rabbia mai. Gratitudine per quello chec’era più che rabbia per quello che mancava,anche pensando ai racconti dei nonni chedurante la guerra erano chiusi sotto le bom-be senza cibo, acqua ed elettricità, cose chea noi non sono mancate. Certe volte bastaallargare lo sguardo per ridimensionare il la-mento.

Cosa è stato di aiuto?

La compagnia di mia moglie, quella a di-stanza degli amici e anche il Papa attraversola tv. Ho cercato di seguire le sue messe nelperiodo di Pasqua e mi ha fatto molta im-pressione la preghiera del 27 marzo in unapiazza San Pietro deserta di fronte al Croci-fisso e all’immagine della Madonna. Mi re-sterà sempre in mente quel vederlo total-mente affidato. Ho sentito le sue parole co-me le uniche adeguate al momento tra letante di tv e web.

La fede nel mondo del calcio. Quanto spazioc’è? Se ne parla tra calciatori?

Difficilmente si riesce ad andare in pro-fondità, spesso sulla Chiesa e sulla fede pre-valgono luoghi comuni. Comunque, quandosi attiva un’occasione di dialogo sincero nonmi tiro indietro, anzi... e così mi ritrovo aparlare della mia esperienza personale, di ciò

che la Chiesa è per me, per la mia vita e perla mia famiglia. Spesso, in un mondo cheoffre possibilità economiche e affettive non èfacile sentirsi bisognosi, anche se, parados-salmente, la coscienza di una mancanza siraggiunge proprio di fronte a un successo.

Un allenatore, una figura della tua carriera cheti viene in mente pensando a questo?

Mi viene subito in mente un dialogo avu-to con l’allenatore Renzo Ulivieri, che mi fe-ce esordire nei professionisti. Avevo pocopiù di vent’anni e desideravo andare al fune-rale di un sacerdote a me molto caro, maavevo paura di chiedere il permesso perchépensavo che mi avrebbe deriso, o non avreb-be compreso l’importanza del mio desideriodi esserci. Ebbene, volle sapere le mie ragio-ni, chiacchierammo un po’ e alla fine lui midisse un sì deciso e mi rese evidente, con unesempio della sua vita, che comprendeva ilvalore umano di quella scelta.

Lo sport è anche una grande esperienza digioia, se pensiamo al momento del gol, del fi-schio finale per una vittoria. Quali sono gliistanti più belli?

Lo sport è una grande esperienza in gene-rale, di gioie, di dolori, di tutto: una vita in-tera compressa in uno spazio di tempo ri-stretto. Però più che le vittorie o i goal,quello che mi porta ancora oggi ad amareprofondamente questo sport sono alcunisemplici istanti, momenti che possono acca-dere anche mentre stiamo perdendo mala-mente: un lancio perfetto, una scivolata riu-scita, un intervento millimetrico, in cui, sep-pur per un istante, posso fare l’esp erienzadella compiutezza, una sorta di coincidenzatra l’idea che avevo in mente e il modo incui effettivamente accade. Questo mi generaun’esperienza di stupore e godimento mera-vigliosa. Quando ci rifletto penso agli artistio ai musicisti nel momento creativo, quandosi trovano a creare o eseguire qualcosa di cuipercepiscono la grandezza in quello stessoistante. Sono sempre grato per aver ricevutoin dono la possibilità di vivere questa espe-rienza.

Il Papa incontra Athletica Vaticana e persone con disabilità, migranti e carc e r a t i

Una gara di solidarietà

Papa Francesco ha incontrato mercoledìmattina, 20 maggio, nella Bibliotecaprivata, i rappresentanti degli atleti cheavrebbero partecipato al meeting «WeRun Together - Simul Currebant»,organizzato da Athletica Vaticana per il21 maggio — e rimandato per lapandemia — insieme alle FiammeGialle, al Cortile dei Gentili e allaFidal Lazio. L’iniziativa sportiva esolidale, con un forte carattere diinclusione concreta delle persone piùfragili, è stata presentata al Ponteficedal cardinale Gianfranco Ravasi,presidente del Pontificio Consiglio dellacultura, dicastero al quale la Segreteriadi Stato ha affidato Athletica Vaticana.Ecco le parole, a braccio, del Pontefice.

Ringrazio tutti voi per il lavoro chefate: ognuno fa qualcosa per la comu-nità, per gli altri. E questa è la gioia,no? La gioia di fare qualcosa per glialtri. E poi, di conseguenza, si ricevedagli altri. Ma quello che ha citato ilCardinale, la gioia di dare, di offrire,di offrire la bellezza dello sport, lapossibilità di ognuno: offrire per lagioia e la felicità degli altri qualcosache io ho. E questo è grande, è un at-teggiamento umano, è creativo. E lepersone offrono persino la vita per glialtri: le mamme per i figli, e i papàper i figli, e tanti... Dare qualcosa dimio per gli altri. E voi date bellezzaagli altri, la bellezza dello sport. Que-sta è una cosa importante: capire co-me dare bellezza. Questo aiuta, per-ché quello che voi state facendo non è

un esercizio, diciamo così, di praticadi velocità o di giochi, no. Questo èvero, ma c’è di più. È dare agli altri.È quel motto dell’associazione che ètanto importante: voi non siete stacca-ti dagli altri, “You run together”, voicorrete insieme, insieme.

E sempre c’è un atteggiamento chetroviamo in quel passo del Vangelo,dei due discepoli che correvano al se-polcro di Gesù la mattina della Risur-rezione (cfr. Gv 20, 3-6). Arriva primail più giovane [Giovanni], e il piùvecchio [Pietro], resta indietro. Masempre c’è il rispetto di aspettare l’al-tro. E c’è un’antica regola medievaleper i pellegrini, per coloro che faceva-no i pellegrinaggi ai santuari nel Me-dio Evo — anche oggi si fanno, pen-siamo a Santiago de Compostela, peresempio — una regola che dice: Si de-ve andare al passo di quello che è piùdebole, di quello che cammina piùadagio. “No, ma io vado prima...”.No. Si deve andare al passo. Come hafatto Giovanni: sì, è arrivato per pri-mo, ma ha aspettato l’altro. Questa èuna cosa molto bella, che noi dobbia-mo imparare, come umanità: andareal passo delle persone che hanno unaltro ritmo, o almeno considerarli eintegrarli nel nostro passo.

Grazie. Grazie di tutto questo. Eadesso io vorrei fare un... ma, dicia-mola com’è: un discorso. Così, a tuttele associazioni, a tutti voi, perché ri-manga come un messaggio a tutti diquesto incontro con voi.

Una iniziativa inclusiva di Athletica Vaticana (Piazza Navona, 13 ottobre 2019)

Per sostenere l’iniziativa di beneficenza promossadagli atleti del meeting «We Run Together - SimulCurrebant» a favore del personale sanitario degliospedali di Bergamo e di Brescia, Papa Francescoha rivolto un messaggio a tutto il mondo dellosport. E ha messo a disposizione un suo donopersonale. Ecco il testo letto dal Pontefice durantel’udienza.

Care amiche e cari amici sportivi,domani, 21 maggio, avrebbe dovuto svolgersi aCastel Porziano il Meeting internazionale diatletica «We Run Together - Simul Currebant».Campioni olimpici avrebbero corso — per la pri-ma volta — con atleti paralimpici, atleti con di-sabilità mentale, e con rifugiati, migranti e car-cerati, che sarebbero stati anche giudici di gara.Tutti insieme e con pari dignità. Una testimo-nianza concreta di come dovrebbe essere losport: cioè un “p onte” che unisce donne e uo-mini di religioni e culture diverse, promuovendoinclusione, amicizia, solidarietà, educazione.Cioè un “p onte” di pace.

Domani non si potrà correre con le gambe,ma si potrà correre con il cuore. L’“anima” diquesto Meeting inclusivo è solidale: correre in-sieme. E così i tantissimi atleti che hanno aderi-to — e che, con piacere, avrei incontrato perso-nalmente — metteranno a disposizione alcunioggetti ed esperienze sportive per un’iniziativadi beneficenza. L’intero ricavato sarà devolutoal personale sanitario degli Ospedali “Pa p aGiovanni XXIII” di Bergamo e alla “Fo n d a z i o n ePoliambulanza” di Brescia, tutti e due simbolidella lotta contro la pandemia che ha colpitotutto il pianeta. È un’iniziativa per aiutare e rin-graziare le infermiere, gli infermieri e il persona-le ospedaliero. Sono degli eroi! Stanno tutti vi-vendo la loro professione come una vocazione,eroicamente, mettendo a rischio la loro stessavita per salvare gli altri. Gesù ha detto: «Nessu-no ha più amore di quello che dà la vita per glialtri» (cfr. Gv 15, 13).

Sono contento che questa iniziativa sia pro-mossa da Athletica Vaticana, una realtà che testi-monia concretamente, sulle strade e in mezzoalla gente, il volto solidale dello sport. Il primogesto di Athletica Vaticana è stato quello di acco-gliere come atleti “onorari” alcuni giovani mi-granti e una bambina con una grave malattianeurodegenerativa. Oggi sono venuti, qui, a tro-varmi.

Con Athletica Vaticana collaborano a questainiziativa le Fiamme Gialle, il Gruppo Sportivodella Guardia di Finanza, e il “Cortile del Gen-tili”, struttura del Pontificio Consiglio della cul-tura che promuove l’incontro e il dialogo tracredenti e non credenti. Hanno tutti dimostrato

sempre una particolare sensibilità nei confrontidei bisogni reali delle persone: in particolareper le famiglie assistite dal Dispensario pediatri-co Santa Marta, attivo da quasi cent’anni anniqui in Vaticano. Insieme a loro, a questo pro-getto di sport inclusivo e per tutti collabora an-che il Comitato Regionale Fidal-Lazio.

Vi incoraggio, care amiche e cari amici sporti-vi, a vivere sempre più la vostra passione comeun’esperienza di unità e di solidarietà. Proprio iveri valori dello sport sono particolarmente im-portanti per affrontare questo tempo di pande-mia e soprattutto, la difficile ripartenza. E conquesto spirito vi invito a correre, insieme, la cor-sa della vita. Grazie per tutto quello che fate.

Ci sarà anche un dono personale del Papa aconcreto sostegno dell’iniziativa promossa daAthletica Vaticana, Fiamme Gialle, Cortile deiGentili e Fidal Lazio per rilanciare il sensosolidale e inclusivo del meeting «We RunTogether - Simul Currebant» che, come hadetto Francesco, se non si è potuto correre il21 maggio per la pandemia, si potràcomunque “correre con il cuore”.L’8 giugno sarà lanciata un’asta dibeneficenza, sulla piattaforma CharityStars,con la partecipazione di tantissimi campioniinternazionali: il ricavato — come ha spiegatoil Papa nel videomessaggio al mondo dellosport — sarà interamente devoluto al personalesanitario degli ospedali di Bergamo e Brescia,particolarmente provati dalla pandemia.Nell’udienza di mercoledì 20 maggio hannopresentato al Papa l’iniziativa, insieme alcardinale Gianfranco Ravasi, Sara Vargetto, 11anni, atleta “onoraria” di Athletica Vaticana,con una malattia neurodegenerativa; GiuliaStaffieri, atleta di Special Olympics con un

disturbo psichiatrico e vittima di bullismo(con lei il Papa ha intessuto un dialogotoccante); Charles Ampofo, atleta migranteoriginario del Ghana (lavora nel CentroMondo Migliore della cooperativa Auxilium)e anch’egli tesserato come “onorario” daAthletica Vaticana per un percorso diinclusione; e Barbara Ventrone, detenuta delcarcere di Rebibbia, che ha letto al Papa unapoesia in romanesco per esprimergli l’imp egnoa “r i n a s c e re ”. Con loro i campioni delleFiamme Gialle Fabrizio Donato, capitanodella nazionale italiana e medaglia olimpica disalto triplo, e Carolina Visca, campionessaeuropea under 20 di lancio del giavellotto.L’asta di beneficenza, dunque, “sostituisce”(fino a quando non si potrà nuovamenteorganizzare) il meeting vero e proprio che, perla prima volta, avrebbe visto insieme campioniolimpionici, atleti paralimpici e con disabilitàintellettiva, migranti e carcerati che avrebberoanche fatto da giudici di gara. Insomma, losport come piace a Francesco.