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MORTI & FERITI – DICEMBRE 2005 Mobbing all’Inps, interrogazione Prc-Ds Istituto in fibrillazione dopo la denuncia della Fnsi sul tentativo di trasferimento della rivista “Sistema Previdenza” e della sua redazione. Il caso del logo milionario di Ercole Olmi l clima si fa sempre più incandescente alla direzione generale dell’Inps dopo la proposta, avanzata da quattro direttori centrali e avallata dal direttore generale, di trasferire la rivista ufficiale dell’istituto “Sistema Previdenza” e la sua redazione dall’ufficio comunicazione e relazioni esterne alla struttura studi e ricerche. Sulla vicenda, infatti, sono intervenuti due deputati, Giovanni Russo Spena (Rc) e Peppino Caldarola (Ds), con una interrogazione parlamentare urgente al ministro del lavoro e delle politiche sociali. Nel sottolineare che con il trasferimeno dei redattori della rivista ad un altro ufficio viene preclusa agli stessi la possibilità di poter usufruire dei benefici di cui alla legge 150/2000 (cioé l’inquadramento nel ruolo di giornaliIsti), i due parlamentari chiedono al ministro Roberto Maroni come intende intervenire di fronte a «un provvedimento vessatorio che svilisce la professionalità dei redattori della rivista “Sistema Previdenza” e che assume tutte le caratteristiche di una vera e propria operazione di mobbing nei loro confronti». Sulla questione, erano intervenuti nei giorni scorsi la Federazione nazionale della stampa e l’Associazione stampa romana con un comunicato congiunto nel quale veniva richiesto un incontro urgente al direttore generale dell’Inps. «Non si comprendono le ragioni di tale operazione - recitava la nota del sindacato dei giornalisti - visto che da oltre 30 anni la pubblicazione é uno strumento di comunicazione esterna curato dall’Ufficio stampa». Intanto, a via Ciro il Grande (sede centrale dell’Inps) c’é chi é pronto a scommettere che dietro la proposta dei vertici

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MORTI & FERITI – DICEMBRE 2005

Mobbing all’Inps, interrogazione Prc-Ds

Istituto in fibrillazione dopo la denuncia della Fnsi sul tentativo di trasferimentodella rivista “Sistema Previdenza” e della sua redazione. Il caso del logo milionariodi Ercole Olmil clima si fa sempre più incandescente alla direzione generale dell’Inps dopo la proposta, avanzata da quattro direttori centrali e avallata dal direttoregenerale, di trasferire la rivista ufficiale dell’istituto “Sistema Previdenza” e la sua redazione dall’ufficio comunicazione e relazioni esterne alla struttura studi e ricerche. Sulla vicenda, infatti, sono intervenuti due deputati, Giovanni Russo Spena (Rc) e Peppino Caldarola (Ds), con una interrogazione parlamentare urgenteal ministro del lavoro e delle politiche sociali. Nel sottolineare che con il trasferimenodei redattori della rivista ad un altro ufficio viene preclusa agli stessi la possibilità di poter usufruire dei benefici di cui alla legge 150/2000 (cioé l’inquadramentonel ruolo di giornaliIsti), i due parlamentari chiedono al ministro Roberto Maronicome intende intervenire di fronte a «un provvedimento vessatorio che svilisce la professionalità dei redattori della rivista “Sistema Previdenza” e che assume tutte le caratteristiche di una vera e propria operazione di mobbing nei loro confronti».Sulla questione, erano intervenuti nei giorni scorsi la Federazionenazionale della stampa e l’Associazione stampa romana con un comunicato congiuntonel quale veniva richiesto un incontro urgente al direttore generale dell’Inps.«Non si comprendono le ragioni di tale operazione - recitavala nota del sindacato dei giornalisti - visto che da oltre 30 annila pubblicazione é uno strumento di comunicazione esterna curato dall’Ufficiostampa». Intanto, a via Ciro il Grande (sede centrale dell’Inps) c’é chi é pronto a scommettere che dietro la proposta dei vertici dell’ente di previdenza, denominata pomposamente “implementazione organizzativa per lo sviluppo del ruolo di serviziodell’istituto”, si nasconda in realtà un intento punitivo volto a colpire quei lavoratoriche, nel corso delle assemblee sindacali tenutesi negli ultimi tre anni, hanno criticato aspramente l’operato e il comportamento dell’attuale responsabile dell’ufficio comunicazione e relazioni esterne. Sembra, infatti, che la dirigente in questione,Annalisa Guidotti, oltre ad esternalizzare tutta una serie di attività che prima venivano svolte dagli operatori della struttura, non abbia mai lesinato di apostrofare questi ultimi anche in consessi pubblici, in maniera offensiva arrecando loro un grave danno sia morale che professionale. Come andrà a finire questa triste vicenda per il momento non è dato sapere. Di certo c’é che nella struttura comunicazione dell’Inps si registra qualche spesa a dir poco discutibile. Basta, ad esempio, collegarsi con il sito dell’istituto per scoprire che recentemente é stata promossa una campagna istituzionale, il cui costo ammonta a circa due miliardi e mezzo delle vecchie lire, per pubblicizzare il logo dell’ente di previdenza. Era così necessario spendere una tale cifra per far pubblicitàad un ente pubblico non economico presso cui per legge è obbligatorio versare i contributi?Non sarebbe stato, ad esempio, più opportuno impegnare appena un quarto diquella cifra per fare una campagna sull’evasione contributiva?

Liberazione 1/12/05

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Cade mentre installa luminarie natalizie

Si è fratturato un braccio un operaio genovese di 30 anni, che ieri mattina è caduto da una scala mentre stava installando luminarie natalizie in piazza San Francesco. L'operaio si trovava su una scala, a circa 4 metri d'altezza, ed è scivolato. E' stato soccorso da un collega e da alcuni passanti, Col 118 è stato trasferito all’ospedale.

La Stampa – Sezione Alessandria 1/12/05

CONCORDIA . È morto Padovese, l'operaio caduto dal camion al lavoro

Concordia . (M.C.) Non c'è l'a fatta Egidio Padovese a sopravvivere al terribile infortunio sul lavoro. L'uomo di 53 anni di Concordia Sagittaria, il 23 novembre cadde dalla sponda di carico di un camion della ditta Marchiol di Portogruaro. Alle 7 mentre si stava occupando del carico del mezzo con un collega, Egidio è scivolato da un altezza di un metro. Ha tentato di mettere le mani in avanti cercando un appiglio che non ha trovato. E' caduto a terra, sbattendo la testa rimanendo fin da subito incosciente. Trasferito al Pronto soccorso di Portogruaro gli sono state riscontrati 3 emorragie cerebrali ed alcune fratture alla scatola cranica. Immediato il trasferimento con l'elicottero al reparto di Neurochirurgia dell' Umberto Primo di Mestre. Martedì la situazione clinica si è complicata con un conseguente ematoma cerebrale. Inutile il tentativo di sottoporlo ad un intervento. Ieri mattina alle 7 la triste notizia è arrivata a casa in via Frassine 292. Padovese lavorava da 25 anni alla Marchiol di Portogruaro dove era cresciuto professionalmente assieme alla stessa azienda. Era occupato nel reparto delle spedizioni, sempre ligio al dovere ma anche scherzoso con i colleghi quando era il momento. Nel magazzino di materiale elettrico di viale Pordenone ieri i dipendenti hanno lavorato con l'amaro in bocca pensando ad Egidio che ora non rivedranno più.La data della cerimonia funebre non è ancora stata fissata in attesa del nulla osta dell'autorità giudiziaria. Non è escluso che venga disposto l'esame autoptico per chiarire la vicenda. Ieri sera nella cattedrale di Concordia è stato recitato il santo Rosario dal parroco monsignor Pierluigi Mascherin. La salma verrà tumulata nel cimitero concordiese. L'uomo lascia la moglie e un figlio.

Il Gazzettino 2/12/05

INCIDENTE NEL BIELLESE, LA VITTIMA ABITA A MONTJOVET E’ grave un muratore caduto dal ponteggio

MONTJOVET . Grave infortunio sul lavoro per un muratore di Montjovet, Daniele Ugo Magnin, di 53 anni, abitante nella frazione Bamachande, dipendente della ditta Marinelli Costruzioni di Padova. L’altro ieri, mentre lavorava su un impalcatura a parecchi metri da terra, è caduto battendo la schiena contro i montanti in ferro e sul terreno. Subito dopo l’incidente Magnin è stato trasferito all’ospedale regionale di Aosta: le sue condizioni sono gravi, ma non è in pericolo di vita. Ieri è stato sottoposto a visite mediche e a una Tac: i medici gli hanno riscontrato la frattura di una vertebra e l’incrinatura di altre due, oltre a traumi in tutto il corpo. Ora è ricoverato nel reparto di Ortopedia. Nei prossimi giorni Magnin, che dovrà portare il busto per molti mesi, sarà sottoposto a visita specialistica, per determinare la gravità delle lesioni. L’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio di mercoledì a pochi passi dal santuario di San Giovanni in valle Cervo, nel Biellese. L’operaio era impegnato in alcuni lavori nel cantiere della Marinelli Costruzioni, quando è precipitato dal ponteggio. Sull’episodio sono tuttora in

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corso gli accertamenti della polizia. r. ao.

La Stampa – Sezione Aosta 2/12/05

CASIER . Precipita dal tetto, grave operaio

Casier . Extracomunitario vittima di un incidente sul lavoro a causa di una caduta dal tetto della ditta "Tegolaia" in via Liberazione a Dosson di Casier, nella tarda mattinata di ieri. Erano infatti le 11 allorché J.C., 45 anni, originario di un Paese dell'Est europeo regolarmente residente a Quinto, era salito sul tetto dell'edificio che ospita l'impresa per eseguire qualche intervento. Durante tale operazione, però, l'uomo deve aver perso l'equilibrio oppure può aver appoggiato il piede in un punto senza appoggio (la dinamica dell'accaduto è ancora al vaglio). Di conseguenza, perso ogni appiglio, l'extracomunitario è rovinato a terra dal tetto da un'altezza di circa 7 - 8 metri riportando una serie di traumi. I compagni di lavoro hanno immediatamente chiamato il soccorso sanitario e un'ambulanza del Suem è giunta a Dosson a prestare il primo intervento. L'operaio è stato quindi ricoverato all'ospedale ed anche se le sue condizioni,dopo la caduta, sembravano preoccupanti, è stato accolto senza prognosi riservata ma con trauma cranico e fratture alle braccia e al bacino. Sul posto, per i rilievi di prammatica nei casi di incidente sul lavoro, gli uomini del servizio prevenzione infortuni dello Spisal e i carabinieri.

Il Gazzettino – Cronaca di Treviso 3/12/05

Pensione anticipata per chi lavora con l'amianto

Gli operai che per oltre 10 anni lavorano a contatto con l'amianto hanno diritto al pre-pensionamento. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del tribunale di Frosinone, che ha accolto il ricorso presentato da alcuni lavoratori della Videocolor, i cui vertici sono imputati di omicidio e lesioni colpose in seguito alla morte per asbestosi di almeno 4 operai.

Liberazione 3/12/05

La cassazione: depresso per colpa del lavoro

Depresso? Tutta colpa del lavoro. La Corte di cassazione ha così riconosciuto defintivamente ad un dipendente delle Ferrovie, che la "sindrome nevrotica d'ansia" di cui soffe deriva dal lavoro che ha svolto per dieci anni come guardiano di passaggio a livello. Tecnicamente è la "dipendenza da causa di servizio della sindrome nevrotica d'ansia".

Liberazione 3/12/05

Cina/1, esplodono 2 miniere: 16 morti e 42 intrappolati

Sedici minatori, su 31 al lavoro in quel momento, sono morti in un'esplosione di grisù nella miniera di carbone in cui stavano lavorando, nel sudovest della Cina, mentre 42 sono intrappolati in un'altra miniera, nella Cina centrale, in cui, venerdì sera, una

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galleria è stata sommersa da un'inondazione. Su 76 minatori che in quel momento stavano lavorando, 34 sono riusciti a sottrarsi, per gli altri i soccorritori sono al lavoro. Liberazione 4/12/05

Cina/2: 169 i minatori morti domenica scorsi

Non accenna a fermarsi l'aggiornamento del bilancio dell'esplosione avvenuta nella serata di domenica scorsa in una miniera di carbone della provincia nord-orientale cinese di Heilongjang, quella di Dongfeng: il numero complessivo dei morti accertati e' salito infatti ad almeno 169, mentre i dispersi ammontano ancora a due.

Liberazione 4/12/05

Questionario in Piemonte sulle condizioni di lavoro degli operatori, l'azienda nega l'accesso agli incaricati della Regione. L'assessore Valpreda (Prc): andiamo avanti. Stress nei call center, Telecom boicotta l'inchiesta

di Roberto Farneti . Ritmi insostenibili, precarietà, diritti negati: condizioni di lavoro estremamente diffuse nei call center italiani, tanto da esporre gli operatori telefonici al rischio delle cosiddette "malattie da stress". Proprio in questo settore si concentra buona parte delle nuove assunzioni fatte in Piemonte negli ultimi anni. Ecco perché la Regione ha deciso di vederci chiaro, promuovendo un'indagine in collaborazione con lo studio di consulenza aziendale Rocc e la Cgil. Iniziativa evidentemente non gradita alla Telecom, che nelle scorse settimane ha dapprima cacciato due funzionari regionali durante un'assemblea a Torino e, successivamente, negato l'accesso alla proprie sede di Alessandria. I ricercatori vanno nei call center per spiegare agli interessati come funziona il questionario, la cui compilazione dura circa 20 minuti. Non certo per sobillare gli animi dei precari. Cos'è quindi che ha determinato l'ingiustificata reazione della Telecom? Renato Rabellino, coordinatore regionale delle telecomunicazioni per la Slc Cgil, riferisce che, durante l'assemblea di Torino del 15 novembre scorso, «rappresentanti della Uilcom e della Fistel Cisl» avrebbero «telefonato al capo del personale della Telecom comunicando che la Cgil stava facendo un'assemblea al quale partecipavano ispettori della Asl, allo scopo di mettere nei guai l'azienda». Dietro il boicottaggio ci sarebbe dunque anche l'imbarazzante presa di posizione di questi due sindacati, probabilmente gelosi del ruolo della Cgil nell'iniziativa. Una cosa è certa: la giunta di centrosinistra non intende affatto fare marcia indietro. «Noi riteniamo - spiega l'assessore alla Sanità Mario Valpreda (Prc) - che questo rifiuto della Telecom sia un difesa sospetta, forse per nascondere violazioni alla legge 626. Non si capisce altrimenti perché si ostacoli un'inchiesta che ha semplicemente il carattere di una raccolta di informazioni che potrebbero tornare utili all'azienda stessa. Quindi, metteremo in atto tutti gli strumenti per consentire ai ricercatori di poter svolgere il loro lavoro». Tra le ipotesi sul tappeto, c'è anche quella dell'apertura di una Commissione d'inchiesta regionale sul lavoro nei centri di assistenza telefonica. In questo caso la Telecom non potrebbe impedire l'accesso ai consiglieri regionali che chiedessero di visitare i call center e parlare direttamente con gli operatori. La speranza, tuttavia, è che alla fine prevalga la ragionevolezza. La collaborazione tra aziende e istituzioni è nell'interesse di tutti: basti pensare che la Regione Piemonte è uno dei migliori clienti "business" di Telecom Italia, con un contratto di decine di milioni di euro per la fornitura di apparati, servizi di tlc, oltre al traffico telefonico. Se tutto andrà come previsto, gli esiti della ricerca saranno illustrati ai lavoratori entro

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marzo 2006. «L'idea dell'indagine - spiega Rabellino - nasce dal fatto che le attività dei call center sono sempre più frenetiche. Ci sono settori dove le chiamate ti arrivano automaticamente in cuffia non appena attacchi il telefono, senza soluzione di continuità. Un operatore ha tre minuti di tempo massimo per dare le informazioni, per cui spesso si trova con il cliente che lo pressa da una parte e i responsabili di sala che lo sollecitano a "tagliare". Bisogna sempre essere aggiornati sulle nuove promozioni, inoltre pesa molto la rotazione dei turni, che coprono il più delle volte il sabato, la domenica e le festività infrasettimanali, con un orario che va molte volte dalle 7 alle 23. La somma di questi fattori genera nei lavoratori della condizioni di insostenibilità». In più c'è il problema grosso della precarietà. «Nel mondo dei call center che lavorano per conto terzi - prosegue Rabellino - sono tantissimi i lavoratori a progetto, pagati a chiamata quando va bene e che hanno contratti a termine che vanno dai 15 ai 90 giorni. Ragazzi che vivono perennemente con l'incubo che non venga loro rinnovato il contratto. I lavoratori a progetto non hanno la malattia, le ferie. E per loro la parola sindacato non esiste».

Liberazione 6/12/05

INFORTUNIO A PREMIA . Si butta da pala uscita di strada Operaio è grave

PREMIA . E' ricoverato in prognosi riservata all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino l'operaio della ditta Maddalena che ha una cava al Croppo di Fogazzo, al Passo di Premia: il giovane è rimasto ferito ieri in un incidente sul lavoro. Si tratta di Enrico Alberti, 30 anni, di Baceno, che era alla guida di un mezzo meccanico che stava per uscire di strada nel cantiere della cava e rischiava di finire nel vicino dirupo. Il conducente, spaventatosi, si è gettato fuori dall'abitacolo cadendo violentemente a terra e riportando un grave trauma cranico. Soccorso, il giovane operaio stato immediatamente trasferito in prognosi a Torino. re. ba.

La Stampa – Sezione Verbania 6/12/05

SALZANO. Incidente sul lavoro in cantiere Operaio si ferisce ad una mano

Salzano .Incidente sul lavoro ieri pomeriggio alla ditta P.M. sas di via Montegrappa a Salzano. Per cause in corso di accertamento da parte del servizio infortuni sul lavoro dell'Ulss 13 e dei Carabinieri di Noale, verso le 15, un operaio è rimasto ferito ad una mano mentre stava lavorando con un'apparecchiatura del cantiere. L'uomo, B.C., 49 anni, originario di Zero Branco, residente a Quinto di Treviso, è rimasto ferito gravemente ad un mano che è rimasta schiacciata sotto una pressa. Subito dopo l'incidente, è scattato l'allarme e poco dopo sul posto giungeva un'ambulanza del pronto soccorso di Mirano e una pattuglia dei Carabinieri di Noale che effettuavano i primi accertamenti. Sul posto anche i tecnici dello Spisal dell''Ulss 13. B.C., trasportato all'ospedale veniva medicato al pronto soccorso per lo schiacciamento della mano e contusioni varie. L'uomo è stato successivamente dimesso con una prognosi stilata dai medici in circa una trentina di giorni. Nel frattempo, sono in corso le indagini per comprendere come possa essere accaduto l'incidente sul lavoro alla ditta di Salzano.

Il Gazzettino 8/12/05

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E' Anna Maria Cusmai, vedova di Nicola Lovecchio, capoturno morto per tumore. Da lui partì l'inchiesta e il processo che oggi vorrebbero chiudere con un risarcimento. Manfredonia, una donna sfida l'oblio sul petrolchimico

di Giulio Di Luzio. Siamo arrivati al risarcimento: è giunto il momento che purtroppo avevamo messo in conto, ma che speravo non arrivasse». Anna Maria Cusmai è la vedova di Nicola Lovecchio, il capoturno del reparto insacco del petrolchimico di Manfredonia, deceduto per tumore nel '97 a 49 anni. A lui si deve l'inchiesta di autotutela operaia in fabbrica, condotta con Medicina Democratica, che ha poi rappresentato il trampolino di lancio di tutto il percorso giudiziario. Adesso, il processo in corso nella città pugliese contro i vertici del petrolchimico per disastro colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni e omissioni di controllo, si trascina ormai senza sussulti e prende sempre più corpo la prospettiva che un gruzzolo di denari, a titolo di risarcimento per le vedove dell'Enichem, possa azzerare la memoria, le responsabilità e i pesanti interrogativi di un pezzo di storia industriale. Ma, soprattutto, il rischio è che seppellisca definitivamente le poche voci fuori dal coro, che cercano ancora la verità e non i colpi di spugna. Le ultime vedove, vestite caparbiamente a lutto, hanno abbandonato progressivamente l'aula giudiziaria del processo, oramai lasciate solo dalla stessa amministrazione comunale a sostenere il peso economico e psicologico dell'impari scontro contro l'ex azienda di Stato. In più, le voci di questi giorni su un possibile risarcimento in loro favore, sembrano aver spezzato la debole presa che legava queste donne agli esiti incerti di un processo pieno di insidie. Da qua tutta l'amarezza nelle parole di Anna Maria. L'operaio che alzò il polverone, come si disse negli anni, sul finire del '90, della sua coraggiosa denuncia seppe muovere una profonda critica al modello di produzione della chimica italiana in tema di sicurezza: «Nicola resta ancor oggi - commenta sua moglie - un personaggio scomodo, soprattutto quando ci ricorda che il prioritario diritto alla salute non deve essere subordinato al profitto. Purtroppo qui, a Manfredonia, anche la speranza si è spenta e sono in tanti a voler calpestare per sempre il suo messaggio. Ma il tempo ci darà ragione e le parole di Nicola risuoneranno più forte in questa città». Una ricerca, quella di Lovecchio, portata avanti solitariamente con l'oncologo Maurizio Portaluri di Md, nell'indifferenza dello stesso sindacato; un'inchiesta sostenuta da una puntuale ricostruzione dei cicli produttivi, degli ambienti di lavoro e delle sostanze tossiche presenti nei reparti dell'Enichem, tra cui il famigerato reparto insacco fertilizzanti, ove troveranno la morte decine di lavoratori, e lo stesso Lovecchio. Oggi il telefono di casa sua, in quella suggestiva salita mozzafiato di via dei Mandorli, che cerca di arrampicarsi dal porto fin quasi sulla montagna, non squilla più. Negli ultimi anni di vita e di inchiesta di Nicola quell'abitazione ha rappresentato la voglia di riscatto delle centinaia di operai Enichem contaminati da arsenico in seguito all'incidente del settembre '76. Nel suo estremo tentativo di ricostruire la verità storica del lavoro in fabbrica, i compagni vedevano la possibilità che anche la verità giudiziaria riconoscesse le storie e le vite troncate dalla nocività del lavoro nel petrolchimico. Oggi le circostanze sembrano imboccare un viatico diverso e tutti hanno fretta di dimenticare: «La cosa più grave - sibila Anna Maria, rimasta l'unica vedova a seguire il processo - è che tutte le vedove intendono accettare l'offerta di risarcimento, che gli avvocati dei dirigenti dell'Enichem hanno già cominciato ad avanzare alle famiglie dei lavoratori morti. E così sarà tutto cancellato e rimosso. Ma non si può monetizzare la vita. Non è possibile dimenticare quel che è successo e la strage operaia che ha segnato questa città». E' verosimile che la prospettiva di uno sconto di pena che si delinea per un esito giudiziario che non sembrerebbe rientrare nelle previsioni del collegio difensivo dei dirigenti Enichem, abbia indotto alla scelta del risarcimento. «Ma io non ci sto - dice con

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parole ferme la vedova Lovecchio - restituirò all'Enichem qualsiasi proposta di risarcimento, perché la vita non ha prezzo e non basteranno i denari dell'azienda a ridurci al silenzio. Continueremo la nostra battaglia per la verità, la giustizia e il lavoro fin quando avremo vita, io e i miei figli, come avrebbe e ha fatto Nicola. E' lui a ricordarcelo e ad indicarci la strada che dobbiamo percorrere giorno per giorno. Come lui ha creduto nel lavoro, noi vogliamo credere in quello che ci ha lasciato, anche contro chi vuole cancellare i ricordi, i morti, i silenzi, le omissioni». Sullo sfondo troviamo una città in ginocchio, più presa dall'urgenza di liberarsi dal fardello ingombrante della memoria di Lovecchio - e del processo in corso - che dalla necessità di riflettervi collettivamente. Basta lanciare uno sguardo nei siti ex Enichem, dove la pretesa di un "nuovo" volto industriale di Manfredonia, con decine di aziende insediatesi in questi anni, intenderebbe nascondere i gravi problemi occupazionali, di inquinamento ambientale e di bonifica presenti sul territorio. Una seconda colonizzazione, sostiene Medicina Democratica, mentre i giovani fanno le valigie verso il nord e il sindaco diessino Paolo Campo si è sottratto agli inviti ad intitolare una piazza della città alla memoria di Nicola Lovecchio e alle vittime del petrolchimico. Proprio quelle vittime operaie in carne ed ossa che l'offerta di risarcimento vorrebbe cancellare per sempre con un colpo di spugna.

Liberazione 8/12/05

Catania, autista muore schiacciato dal suo Tir

In provincia di Catania un autista di Gela di 43 anni è morto schiacciato fra il suo tir e un pilone del silos vicino al quale aveva parcheggiato il mezzo con il motore acceso. Secondo la ricostruzione l'operaio avrebbe tentato in tutti i modi di entrare nell'abitacolo per fermare la corsa del tir, ma non ha fatto in tempo. L'autista lascia due figli, uno di 10 anni, l'altro di 8.

Liberazione 9/12/05

Ancora disastri nelle miniere. Sei intrappolati dopo un allagamento

Ancora disastri nelle miniere cinesi. Dopo l'eplosione di due giorni fa nei pozzi privati Liuguantum Colliery di Tangshan, il cui bilancio è salito ieri a 74 morti, altri sei minatori sono rimasti intrappolati in seguito all'allagamento di una miniera a Changchun, città della Manciuria, capoluogo della provincia del Jilin. Nei pozzi della miniera di Tangshan al momento dell'esplosione risultavano al lavoro 188 minatori: 82 sono riusciti a mettersi in salvo, 32 sono stati estratti in vita dai soccorritori, ma tre di loro sono poi morti per le ferite. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha dichiarato che la gente sta ignorando le misure di sicurezza al fine di soddisfare i target di produzione e che il governo è fortemente impegnato per risolvere il problema. Le miniere di carbone cinesi sono le più pericolose al mondo, con oltre 6mila minatori morti nell'ultimo anno in seguito a incendi, allagamenti ed esplosioni. Le norme sulla sicurezza e gli equipaggiamenti non adeguati sono tra i fattori più frequenti che causano gli incidenti. L'altro ieri i soccorritori hanno recuperato il corpo di uno degli ultimi minatori dispersi nell'esplosione del 27 novembre, avvenuta nel nord-est della Cina, causando un bilancio definitivo di 171 morti.

Liberazione 9/12/05

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«Morì per colpa dei pakistani»

ALESSANDRIA . La procedura per scaricare i «bomboloni» adibiti al trasporto di gas è pericolosa, ma non c'è possibilità di evitare il rischio, cioè controllare all'arrivo in azienda dei containers i cunei inseriti sotto quei cilindri pesanti 400 chili. Un intervento che doveva essere fatto alla partenza e che spettava agli operai di una società pakistana, in rapporti commerciali con l'Ausimont di Spinetta e che non provvidero. Si è così concluso con un'assoluzione (non aver commesso il fatto) il processo a Bruno Rossi, 49 anni, di Spinetta, titolare della Geat, cooperativa appaltatrice dell'attività di carico e scarico materiale all'Ausimont, e Renzo Olivieri, di 55, viale Brigata Ravenna, capo cantiere, accusati di concorso in omicidio colposo per un infortunio sul lavoro. Il 1 giugno 2001 morì Claudio Vido, 45, socio lavoratore della Geat: stava scaricando quei bomboloni quando uno, non frenato dal cuneo, gli cadde su una gamba schiacciandola contro il forcone del muletto. L'arteria del polpaccio si recise e l'uomo morì per emoraggia. I difensori Giuseppe Cormaio e Paolo Laguzzi hanno dimostrato che la Geat aveva fatto corsi di formazione sui rischi relativi a quell'attività e che le colpe comunque risalivano agli operai pakistani che avevano effettuato alla partenza il carico dei containers e sui quali non è stata svolta indagine.

La Stampa- Sezione Alessandria – 13/12/05

Autotrasportatore di Costa Volpino muore nel Reggiano, travolto da pianali caduti dal Tir

Un autotrasportatore di 55 anni, Silvano Taboni, di Costa Volpino, è stato travolto e ucciso da alcuni pianali di ferro che aveva caricato con un muletto su un autoarticolato. Il tragico infortunio sul lavoro è accaduto nel primo pomeriggio di oggi, verso le 14, davanti a un'azienda a Praticello di Gattatico, nel reggiano.I carabinieri stanno conducendo gli accertamenti, ma secondo le prime informazioni, l’operaio bergamasco sarebbe sceso dal muletto, forse a causa di un problema durante le operazioni di carico, avvicinandosi al materiale. Sarebbe stato a quel punto che alcuni pianali lo hanno travolto e schiacciato. A nulla è servito l'intervento dei sanitari del 118: per l’operaio non c’è stato purtroppo nulla da fare.I carabinieri stanno conducendo gli accertamenti, ma secondo le prime informazioni, l’autotrasportatore, un padroncino che lavorava per una una ditta bergamasca, era sceso dal muletto e si era avvicinato al Tir, probabilmente per controllare il carico, quando alcuni pianali sono precipitati, schiacciandolo. Sembra che la causa sia da attribuire all’improvvisa rottura di una cinghia che assicurava i pianali sul cassone. L’autotrasportatore è stato soccorso in un primo tempo da alcuni operai e poi dal personale di un’ambulanza del 118. Purtroppo i sanitari non hanno potuto fare altro che constarne la morte, avvenuta probabilmente all’istante. Padre di due figli, Silvano Taboni si recava spesso presso l’azienda reggiana, facendo la spola tra Bergamo e Praticello di Gattatico.

L’Eco di Bergamo 13/12/2005

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Migliaia di persone in piazza con l'AnmilTremonti riduce il deficit con i soldi per le vittime degli incidenti sul lavoro

di Giuliano Rosciarelli . Per coprire buchi di bilancio il governo prende i soldi dai fondi dell'Inail destinati alle vittime degli incidenti sul lavoro. E' previsto in Finanziaria 2006, lo sta facendo da cinque anni e negli anni a venire ne pagheremo tutti le conseguenze. La denuncia arriva direttamente dall'Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro, che insieme a migliaia di persone, è scesa in piazza ieri a Roma arrivando fin sotto al ministero in via XX settembre: «Il nostro contributo al risanamento lo abbiamo dato con 4 miliardi di euro - ha spiegato Pietro Mercandelli, presidente dell'Anmil - dal 2000 la spesa dell'Inail si è ridotta di 250 milioni e nessun investimento è stato fatto per migliorare la nostra qualità della vita. Nel frattempo le risorse dell'Inail sono state continuamente intaccate con il solo scopo di tamponare i buchi nelle casse dello Stato tentando di pareggiare i conti con norme che danneggeranno la finanza pubblica. E' ora quindi di presentare il conto». L'accordo con il governo, in realtà era già stato raggiunto. Il ministro Maroni, non più di una settimana fa, aveva promesso un pacchetto di interventi da inserire in finanziaria con un maxi emendamento da 137milioni di euro che prevedeva tra l'altro: la rivalutazione del danno biologico, fermo alle stime di cinque anni fa; l'adeguamento delle rendite vitalizie al tasso di inflazione, fermo a gennaio 2004; l'abbassamento del grado di invalidità da indennizzare dal 16 all'11%; la presa a carico dell'Inail delle prestazioni per l'infortunato e per il reinserimento lavorativo; l'adeguamento dell'assegno per l'assistenza personale continuativa, attualmente inferiore a quelli per altre categorie di invalidi. «Tutte promesse - ha denunciato Mercandelli - che non trovano attualmente riscontro». Le cifre parlano di un milione di invalidi in tutta Italia che unite ai 966.568 incidenti dello scorso anno, di cui 1278 mortali, fotografano una situazione sempre più allarmante. Più di un conflitto, più di una qualsiasi epidemia, più delle vittime degli incidenti stradali. Per Claudio, 32 anni, da 12 senza una mano, strappata via da un foglio di vetro mentre lavorava in vetreria «è sempre la solita storia, fatta di belle parole ma quando si tratta di passare ai fatti si girano tutti d'altra parte» mentre lui è costretto ogni giorno a fare i conti con una pensione di mille euro e il sostegno della famiglia. La pensa così anche Giovanni, 30 anni, vittima di una sega elettrica impazzita che gli ha cambiato la vita. Lui viene da Trapani e per essere presente all'appuntamento dall'Anmil si è fatto 14 ore di treno: «Non vogliamo elemosine - ha chiarito - chiediamo ciò che ci spetta. Non potete neanche immaginare quanto possano costare le cure riabilitative». Passata l'emergenza, poi, si pone la questione del reinserimento: «Uno dei maggiori problemi da affrontare dopo l'uscita dall'ospedale - spiega Maurizio, 30 anni di Bologna, invalido ad una gamba, lasciata sotto una piallatrice - è tornare alla vita di tutti i giorni». «Per chi è vittima di un infortunio invalidante - denuncia - mancano politiche di reinserimento lavorativo. Il governo dovrebbe obbligare le imprese ad assumere i disabili». Del resto il loro conto, al mondo del lavoro, lo hanno già pagato.

Liberazione 14/12/06

La procura scopre un falso incidente

SAVONA . Era stato trovato in fin di vita sotto un albero. Sembrava un incidente agreste, ma in realtà era un incidente sul lavoro «mascherato» da una banale caduta dall’albero. A scoprirlo sono stati gli uomini della polizia giudiziaria della procura di Savona, appartenenti alle sezioni della Guardia di Finanza, carabinieri e Asl, coordinati

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dal sostituto procuratore Alberto Landolfi. L’incidente si era verificato il 21 novembre scorso. L’uomo, Giovanni N., sessantenne, pensionato di Savona, era stato ricoverato al Santa Corona con lesioni gravi alla colonna vertebrali, tali da impedirgli l’uso delle gambe. Era ed è tuttora a rischio di vita. Sulle prime, sembrava fosse caduto dall’albero. Ma le indagini non hanno supportato quest’ipotesi. E’ emerso, invece, che Giovanni N. si sarebbe infortunato in un cantiere edile, dove lavorava «in nero». Gli investigatori hanno individuato l’auto con la quale sarebbe stato trasportato, per 2 chilometri: in pratica, dopo la caduta, per evitare noie, sarebbe stato trasportato sotto l’albero, così da inscenare la banale caduta. Sull’auto del sospettato sono state trovate macchie di sangue ed altri elementi a conforto dell’ipotesi. Poi, alla fine, quest’ultimo, di cui non sono state rese note le generalità, avrebbe confessato. Landolfi gli contesta le lesioni colpose gravissime, il sequestro di persona e sta valutando anche l’ipotesi dell’omissione di soccorso. L’uomo avrebbe chiamato il «118», ma non è ancora chiaro se tempestivamente. Infine, vi sono violazazioni in materia di anti-infortunistica sul lavoro. Gli investigatori dell’Asl stanno anche verificando la regolarità del cantiere, con sede a Savona. Secondo le prime risultanze, sembrerebbe non a norma.f. poz.

La Stampa- Sezione Savona – 15/12/05

Schiacciato da un mezzo a Garlasco

GARLASCO . Gravissimo infortunio sul lavoro ieri alle 15,40 allo stabilimento «Record» di Garlasco, azienda leader a livello nazionale nella produzione di massetti autobloccanti per pavimentazioni e arredo urbano. Un operaio, Claudio Peraro, 39 anni compiuti da pochi giorni, residente a Vigevano, che lavorava alla produzione di massetti in calcestruzzo, è rimasto schiacciato sotto un organo meccanico in movimento, una pinza traslatrice, e si è accasciato al suolo. I colleghi hanno subito fermato la macchina e l'hanno soccorso, dando nel frattempo l'allarme al 118, anche se la prima segnalazione parlava semplicemente di un malore e non di un evento traumatico. Sul posto la centrale operativa ha inviato l'automedica da Vigevano e un'ambulanza della Croce d'Oro di Sannazzaro che in quel momento si trovava nei paraggi. I sanitari hanno stabilizzato le condizioni dell'infortunato, che è stato condotto al policlinico San Matteo di Pavia. Dopo la Tac è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione I: ha riportato gravi lesioni al torace e all'addome, è in prognosi riservata e secondo i medici corre pericolo di vita. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e i tecnici del servizio Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell'Asl, che hanno aperto un'inchiesta. L'intero reparto è stato posto sotto sequestro. c. br.

La Stampa- Sezione Novara – 16/12/05

Genova, il prefetto precetta i macchinisti anti-Vacma

Il prefetto di Genova Giuseppe Romano ha firmato, su richiesta di Trenitalia, l'ordinanza di precettazione per i macchinisti che si rifiutano di prendere servizio sui locomotori dotati del pedale Vacma, che deve essere premuto ogni 50 secondi per motivi di sicurezza (dichiarato nocivo dalla Asl). Il prefetto ha paura dell'esasperazione dei pendolari degli ultimi giorni «che promette di andare oltre».

Liberazione 16/12/05

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Lecco, muore in fabbrica agganciato da un nastro

E' stato agganciato dal nastro di un macchinario mentre era al lavoro in una ditta che produce tubi a Civat, in provincia di Lecco ed è morto sul lavoro a 50 anni. L'incidente è avvenuto ieri pomeriggio e sul posto è intervenuto il personale del 118, ma per l'uomo non c'era nulla da fare.

Liberazione 17/12/05

Una "piece" teatrale porta in giro per l'Italia il dramma dell'amiantoLavoratori dei cantieri navali e del petrolchimico uniti dalla "Polvere"

di Giulio Di Luzio . Polvere è un coraggioso atto di denuncia contro un crimine in tempo di pace, quello che si sta consumando nell'indifferenza dei media intorno ai cantieri navali di Monfalcone, dove decine di lavoratori continuano a morire, mentre portano avanti l'impari lotta contro il nemico invisibile, l'amianto. Nella cittadina goriziana, infatti, i cantieri navali sono stati responsabili negli ultimi vent'anni di non meno di 2mila decessi, una tragedia destinata a dilatarsi secondo la previsione che stima fino al 2020 il periodo di incubazione della contaminazione di massa sul territorio, grazie alla diffusione delle micidiali microfibre in amianto, ed ai suoi esiti nefasti, il mesotelioma pleurico. Per questi motivi il teatro comunale di Mesagne, a due passi da Brindisi, ospita domani "Polvere", quasi a ratificare, in un tragico sodalizio di morte e di lotta, le condizioni dei lavoratori del petrolchimico di Brindisi ed i processi i corso per i numerosi casi di morte da amianto. "Questa rappresentazione è strumento di denuncia e di comunicazione del dramma che vive la città di Brindisi a causa della presenza di polvere d'amianto in alcuni luoghi della vita sociale e lavorativa. Dato inconfutabile sono le morti riconducibili alla polvere d'amianto e i processi avviati dalla magistratura", precisa Gino Stasi di Medicina Democratica, che ha permesso alla Compagnia "Assemblea Teatro" di Torino di giungere nel capoluogo pugliese. Allo spettacolo seguirà un dibattito che coinvolgerà operai, familiari delle vittime, medici, sindacalisti, avvocati e magistrati, che hanno seguito il processo di cui Medicina Democratica è parte civile. La giornata di domani diventa ancor più significativa dopo la sentenza emessa in uno dei processi in corso, che ha mandato assolti alcuni dirigenti in relazione alla morte di due operai brindisini per mesotelioma. E' proprio da queste ultime morti operaie che nasce la voglia di riscatto di una città che cerca di rivedere l'orizzonte ed i limiti del suo sviluppo industriale e che da lungo tempo registra un continuo attacco alla salute dei suoi cittadini. "Il teatro è allo stesso tempo rappresentazione dell'amore e attaccamento al nostro territorio -dice Gino Stasi- ribellione e lotta per il diritto alla salute, apprendimento e interiorizzazione in particolar modo per le giovani generazioni". Il testo è scritto da Massimo Parlotto, gli attori sono Giovanni Boni, Marco Pejrolo e Laura Fogagnolo, con la regia di Renzo Sicco e Lino Spadaro. Le loro parole abbattono i silenzi e le reticenze del mondo della politica, che ha preferito negli anni voltare pagina di fronte alle tante vite spezzate o piegate dall'amianto, ma anche di un'informazione miope e incapace di raccontare le ragioni e la solitaria lotta di operai e delle loro famiglie contro scelte industriali, che oggi non riescono neanche a riconoscere i loro errori. Dagli ex stabilimenti Eternit di Casale Monferrato ai cantieri Finmeccanica di Monfalcone al petrolchimico di Brindisi è possibile ricostruire volti e storie operaie dimenticate e tranciate dalla malattia. Gli attori di "Assemblea Teatro" riescono a ricostruire queste vicende umane e professionali sofferte, affidandone la rappresentazione sul palco a due dirigenti d'azienda e a un operaio. Ne vien fuori un quadro di vissuti, in cui colpisce

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soprattutto la forza evocativa di un teatro civile capace di abbattere i muri di silenzio e di omertà sull'intera vicenda industriale di Monfalcone, come su quella di Casale Monferrato e Brindisi

Liberazione 18/12/05

Incidenti sul lavoro, un morto e due feriti gravi

Un operaio egiziano di 41 anni è morto ieri mattina nel quartiere Centocelle a Roma, in seguito a una caduta da circa 15 metri. A Palermo, un operaio è in fin di vita perché rimasto folgorato da una scarica elettrica all'interno di una cabina Enel, mentre a Bolzano un operaio è rimasto gravemente ferito perché colpito da una lastra di calcestruzzo che si è sganciata all'improvviso dalla gru.

Liberazione 20/12/05

Valperga . Infortunio sul lavoro

Grave infortunio sul lavoro, ieri mattina nell'azienda meccanica Vittone di località Gallenca. Un operaio di 52 anni, Pasquale Rossi, è stato trasportato al Cto: una pressa gli ha schiacciato quattro dita della mano sinistra. L'uomo è stato sottoposto a una delicata operazione chirurgica.

La Stampa – Torino Cronaca 22/12/05

Sicilia, un morto e un ferito in due incidenti sul lavoro

Un morto e un ferito ieri in seguito a due incidenti sul lavoro in Sicilia. Un operaio di 33 anni che stava lavorando su un traliccio dell'alta tensione è morto folgorato da una scarica elettrica. A Palermo, invece, un operaio di 37 anni è rimasto gravemente ferito dopo essere scivolato sotto le ruote di un autocarro mentre caricava alcune scatole su un cassone.

Liberazione 22/12/05

Morì operaio Imprenditori non colpevoli

ALESSANDRIA . Non c’è prova che Salvatore Falleti, 40 anni, Frugarolo (via Mortaisti Divisione Ravenna) e Luca Robotti di 36, Gamalero (vicolo S.Sebastiano) il primo amministratore unico, il secondo coordinatore per la sicurezza alla Spf Costruzioni Generali di Frugarolo, abbiano cagionato il 23 settembre 2003 con il loro comportamento la morte, per infortunio sul lavoro, del dipendente Patrizio Salvadori, 36 anni, Frugarolo. Il tribunale, presieduto da Antonio Marozzo, li ha assolti perchè il fatto non costituisce reato (8 mesi ciascuno chiesti dal pm). Gli imprenditori, difesi da Mario Boccassi e Giancarlo Triggiani, erano stati incriminati il primo per aver omesso di valutare i rischi cui andava incontro Salvadori al quale fu permesso di procedere alla posa di assi di prima copertura di un tetto in presenza di un sottoponte non idoneo, il secondo per non aver previsto quella fase di lavori nel piano di sicurezza. L'operaio, precipitato da un'impalcatura eretta attorno all'edificio Vecchio Mulino di via Garibaldi in fase di ristrutturazione, morì sul colpo dopo un volo di alcuni metri finendo su una tavola che si spezzò sotto il suo peso (120 chili). In un primo momento si disse che era stato

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colto da malore, ma a conclusione dell'inchiesta, i due imprenditori vennero rinviati a giudizio. e. c.

La Stampa – Sezione Alessandria 23/12/05

Cassine, ferito da una putrella nel cantiere

CASSINE . Grave incidente sul lavoro in un cantiere edile, ieri mattina nell’ex vaseria. Vittima O. S., 34 anni, abitante a Ponzone. Stava rimuovendo alcuni rottami in ferro, pur non facendo parte della ditta impegnata nei lavori di ristrutturazione. Una putrella in ferro è improvvisamente caduta al suolo colpendo l’uomo a un braccio e procurandogli una frattura scomposta. E’ intervenuta un’ambulanza della Cri di Cassine che ha chiesto l’intervento dell’elicottero del 118. L’infortunato è stato trasportato al Cto di Torino, in prognosi riservata. In serata è stato sottoposto a intervento chirurgico. Nel cantiere sono intervenuti gli ispettori della medicina del lavoro dell’Asl 22 che hanno effettuato rilievi per stabilire eventuali responsabilità. g. l. f.

La Stampa – Sezione Alessandria 24/12/05

Matera, operaio agricolo muore la sera della vigilia

Un cittadino albanese, Maxim Velo, di 47 anni è morto la viglia di Natale a Grottole, in provincia di Matera, dopo essere stato travolto dal trattore che stava guidando. L'uomo dopo essere sceso dal mezzo, forse per un controllo, si sarebbe portato davanti al trattore che, muovendosi, lo ha schiacciato.

Liberazione 27/12/05

Secondo una perizia, il semaforo al momento del passaggio del Roma-Campobasso era rosso. Domani i due lavoratori saranno interrogati dal magistratoScontro tra treni, indagati i macchinisti

Saranno interrogati domani, in Procura a Cassino, Mario Venditti e Gabriele Mangano, i due macchinisti che, martedì scorso, erano alla guida del treno interregionale Roma-Campobasso che ha tamponato il treno interregionale Roma-Caserta nella stazione di Roccasecca. Un incidente che ha causato la morte di un emigrante, il ferimento della moglie e della figlia di quest'ultima e di altre sessantotto persone. «L'interrogatorio sarà ufficiale ed alla presenza degli avvocati - chiarisce il procuratore capo Gianfranco Izzo -. I due macchinisti, infatti, fino ad oggi sono stati ascoltati come persone informate sui fatti». I due devono rispondere di disastro colposo ed omicidio colposo. La loro iscrizione nel registro degli indagati è arrivata dopo che i due periti del Politecnico di Milano, il professor Diana e l'ingegner Belforte, incaricati dalla Procura, hanno consegnato al Sostituto Procuratore inquirente, Maria Beatrice Siravo, una dettagliata relazione in cui viene sottolineato un passaggio importante: la strumentazione del treno e l'impianto semaforico della stazione non hanno registrato avarie. Quindi al momento del passaggio del treno "Biferno" il semaforo era rosso. Un'ipotesi questa che, però, per essere avvalorata ha bisogno di una confema. Questa potrà avvenire solo all'apertura della scatola nera. «Un'operazione irripetibile e molto delicata - dice il procuratore Izzo - che dovrà essere fatta alla presenza degli avvocati di

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fiducia degli indagati. Solo a questo punto potremo capire quale sia la verità e che cosa può aver causato il disastro». Al di là delle responsabilità individuali, tutte da accertare, resta il fatto che da un anno i ferrovieri chiedono a suon di scioperi maggiori investimenti sulla sicurezza da parte delle Fs. Il prossimo sciopero è stato indetto per il 12 gennaio dai macchinisti autorganizzati e dal Sult. «Il compito della tecnologia - ricorda Raniero Casini, segretario del Sult tf - è quello di fare in modo di evitare che gli errori umani possano accadere o comunque di ridurne le conseguenze. Invece il gruppo Fs usa la tecnologia nel 90% dei casi per ridurre il personale. Ci si lamenta per il taglio dei trasferimenti alle ferrovie previsto dalla Finanziaria, ma nessuno - sottolinea Casini - dice che due terzi delle risorse previste dall'accordo di programma con il governo sono assorbite dall'alta velocità. L'eventuale errore umano di un ferroviere non scagiona comunque l'azienda, che ha responsabilità oggettive oltre a quelle soggettive per le cose che doveva fare e non ha fatto». Invece di attrezzare i locomotori per la ricezione del segnale in macchina, ricorda Casini «si mette il Vacma che non serve per la sicurezza, anzi è addirittura dannoso, come hanno riconosciuto certe Asl, e questo lo si fa al solo scopo di far condurre i treni da un solo macchinista, risparmiando sul personale».

Liberazione 27/12/05

Salerno, operaio muore folgorato in cabina aziendale

Un operaio di 32 anni è morto in un incidente sul lavoro avvenuto a Bellizzi, in provincia di Salerno. L'uomo, dipendente della Maccafer, era nei pressi della cabina elettrica dell'azienda quando è stato investito da una violenta scarica e sbattuto a terra. Soccorso dai compagni di lavoro, è deceduto per le gravi ustioni riportate sull'80% del corpo.

Liberazione 28/12/05

Morto dopo 13 giorni operaio ferito al petto

VIGEVANO . E' durata tredici giorni l'agonia di Claudio Peraro, l'operaio vigevanese di 39 anni rimasto schiacciato da una pinza traslatrice il 15 dicembre mentre lavorava alla «Record» di Garlasco. Trasportato al policlinico San Matteo di Pavia e ricoverato nel reparto di Rianimazione I con un grave trauma toracico e addominale, non si è più ripreso: il suo cuore ha cessato di battere ieri mattina alle 10. Con questa salgono a cinque le vittime in infortuni sul lavoro registrate nel corso del 2005 in Lomellina, un numero che non si raggiungeva da molti anni. Peraro non era sposato e abitava con la famiglia in via Podgora 16 a Vigevano. Da pochi mesi era operaio alla «Record», leader a livello nazionale nella produzione di masselli in calcestruzzo. Nel pomeriggio del 15 dicembre era in uno dei capannoni di via Pavia 151/1, accanto ad un nastro trasportatore e nel raggio d'azione di una pinza traslatrice. L'incidente non ha avuto testimoni. L'operaio è stato colpito all'addome dal macchinario ed è stato trovato riverso, con gravissime difficoltà respiratorie. I colleghi hanno subito fermato l'impianto e dato l'allarme al 118. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Nei giorni successivi un lieve miglioramento aveva fatto ben sperare i familiari, ma purtroppo il quadro clinico si è poi volto al peggio, fino al decesso. Ora la salma è in attesa dell'autopsia. Gli accertamenti sulla dinamica dell'incidente sono affidati ai tecnici dell'Asl, che avevano effettato immediatamente un accurato sopralluogo in fabbrica

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insieme ai carabinieri, ponendo sotto sequestro l'impianto e l'intero reparto. c. br.

La Stampa – Sezione Novara 29/12/05

Lucca, ferroviere muore schiacciato da treno merci

Sarebbe rimasto agganciato con il giaccone a un gradino mentre scendeva dal locomotore di un treno merci, che subito dopo si è messo in movimento e lo haschiacciato. Così è morto ieri alla stazione di Lucca, un dirigente del settore movimento delle Ferrovie di 50 anni. La Polfer ha aperto un’inchiesta.

Liberazione 29/12705

Messina, Frigogel a fuoco. Intossicati alcuni operai

Un incendio, probabilmente scaturito da un corto circuito, ha quasi distrutto ieri pomeriggio la fabbrica di gelati e alimenti surgelati Frigogel, nella zona industriale di Messina. Una densa colonna di fumo, alta una decina di metri, ha avvolto l’intera zona rendendo irrespirabile l’aria. Alcuni operai, che hanno forse cercato di circoscrivere il focolaio iniziale, sono rimasti intossicati.

Liberazione 30/12/05Ascoli, esclusa presenza di cadmio alla Manuli

L’Università di Perugia ha escluso la presenza di cadmio, un additivo chimico potenzialmente cancerogeno, negli organismi di 30 dipendenti della Manuli, una multinazionale che produce tubi e materiali in gomma e plastica presso Ascoli. Il monitoraggio era stato disposto dalla Procura per stabilire se il cadmio fosse anche in parte responsabile dei tumori di alcuniex dipendenti.

Liberazione 30/12/05

Porto di Taranto, operaio cade da 8 metri

Un operaio di 31 anni è precipitato dal tetto di un capannone nell’area portuale di Taranto, restando gravemente ferito.L’operaio, addetto alla rimozione di lastre metalliche dalla struttura in via di ristrutturazione, stava lavorando nel cantiere da soli due giorni. L’uomo, caduto da circa 8 metri d’altezza, riportando fratture e traumi multipli, è ricoverato nel reparto rianimazione.

Liberazione 31/12/05