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POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 E 3, C/RM/04/2014 ANNO LVII GENNAIO/APRILE 2019 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE MONTINI UN UOMO E UN PAPA DA SCOPRIRE

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POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 E 3, C/RM/04/2014

ANNO LVII ● GENNAIO/APRILE 2019PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM

RIVISTADI SCIENZEDELL’EDUCAZIONE

MONTINIUN UOMO E UN PAPA

DA SCOPRIRE

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ANNO LVII NUMERO 1 • GENNAIO/APRILE 2019Poste Italiane Spa

Sped. in abb. postale d.l. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, C/RM/04/2014

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RIVISTADISCIENZEDELL’EDUCAZIONE

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2 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

MontiniUn UoMo e Un PaPa da scoPrire

editorialeMontini. Una figura che merita di essere conosciuta in profondità Rachele Lanfranchi 6-8

Montini e i giovani universitari: temi dall’epistolarioMontini and university youth: themes from his lettersXenio Toscani 9-30

scienza dei fini e interessi eterni: Montini e la formazione alla «grande politica»Science of endings and eternal interests: Montini and training for the «great politics»Tiziano Torresi 31-46

Paolo Vi giovanePaul VI as a youthRino Fisichella 47-64

G. B. Montini - Paolo Vi e la questione femminileG. B. Montini - Paolo VI and the women’s issuesGiselda Adornato 65-80

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3RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE • ANNO LVII NUMERO 1 GENNAIO/APRILE 2019

«siate felici! felici, perché avete scelto la parte migliore»«Rejoice! rejoice, because you have chosen the better part»Marcella Farina 81-102

Liturgia ed educazione liturgica: la Lettera pastorale all’arcidiocesi di Milano per la quaresima 1958Liturgy and liturgical education: the pastoral letter to the archidiocese of Milan for lent 1958Elena Massimi 103-118

Paolo Vi e la Giornata Mondiale della PacePaul VI and the World Day for PeaceRachele Lanfranchi 119-132

Paolo Vi e la Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione «auxilium»Paul VI and the Pontifical Faculty of Educational Sciences «Auxilium»Hiang-Chu Ausilia Chang 133-152

ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

Recensioni e segnalazioni 154-167

Libri ricevuti 168-170

Norme per i collaboratori della Rivista 174-175

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MontiniUn UoMo e Un PaPa

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PremessaNell’ambito della Riforma Liturgicapost conciliare è ben noto il ruolo im-portante assunto da san Paolo VI; èsufficiente ripercorrere quanto tra-mandato da A. Bugnini ne La riformaliturgica per constatare i numerosi in-terventi diretti del Pontefice su que-stioni e in momenti piuttosto “delicati”,2

e le dure opposizioni subite, in modoparticolare in occasione della pubbli-cazione dell’Ordo Missae.3

L’interesse per la liturgia in Paolo VIovviamente non nasce al Concilio onel post Concilio, ma ha radici lontane.Sin da giovane Montini venne a con-tatto con le istanze del MovimentoLiturgico, grazie a G. Bevilaqua, che«nel lavoro formativo dei giovani chefrequentavano l’Oratorio della Ma-donna della Pace di Brescia - tra iquali vi era anche Montini - aveva as-segnato la priorità alla Scrittura e allaliturgia».4 Oltre a Bevilacqua, anchel’abate Caronti e Mario Bendiscioli(divulgatore delle opere di RomanoGuardini in Italia prima della seconda

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IMIguerra mondiale) contribuirono alla

sensibilità liturgica del futuro PaoloVI.5 È importante inoltre mettere inluce le diverse esperienze celebrativedel giovane Montini, sia nei monasteribenedettini,6 sia parrocchiali.A tal proposito riportiamo una letteradel 30 settembre 1917, che G. B.Montini scrisse a mons. DomenicoMerma, ove descriveva la attività dellaparrocchia di Verolavecchia (BS), pae-se natale di mamma Giuditta. È evi-dente l’impatto (anche a livello emotivo)che la liturgia ha sul futuro Paolo VI. «Se sapessi trascriverle tutta l’inten-sità delle impressioni che mi lasciauna messa parrocchiale in domenicanei nostri paesi avrei da scrivere perun pezzo. Vedere questa pulsazionedi vita cristiana, di vera vita perciò,attraversare con ritmo costante e so-lenne i secoli e le generazioni più di-verse, udire i medesimi canti che ri-suonarono pieni di arcane armonienella corsa sfrenata della storia, os-servare quelle semplici fronti di con-tadini abbruciate dal sole dei campi

LITURGIA ED EDUCAZIONE LITURGICA: LA LETTERA PASTORALEALL’ARCIDIOCESI DI MILANO PER LA QUARESIMA 1958 LITURGY AND LITURGICAL EDUCATION: THE PASTORAL LETTERTO THE ARCHDIOCESE OF MILAN FOR LENT 1958

ELENA MASSIMI1

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RIASSUNTO

Il presente studio prende in esamel’idea di liturgia e di educazione li-turgica nella Lettera pastorale L’edu-cazione liturgica (Quaresima 1958)che G. B. Montini, Arcivescovo diMilano, scrisse per i suoi fedeli. Do-po aver considerate le origini del-l’interesse liturgico da parte del fu-turo Paolo VI, e i percorsi di educa-zione liturgica proposti ai giovanidella Federazione Universitaria Cat-tolica Italiana (FUCI), si evidenziano,nella lettera pastorale citata, le dueanime montiniane: quella che rileggela liturgia e l’educazione liturgicanell’orizzonte della Mediator Dei edel primato della spiegazione, equella che anticipa la riflessione e laprassi contemporanea.Parole chiaveMontini, liturgia, educazione liturgi-ca, partecipazione.

SUMMARY

This study examines the ideas onliturgy and liturgical education pres-ent in the Pastoral Letter on LiturgicalEducation (Lent 1958) which G. B.Montini, Archbishop of Milan, wrotefor his faithful. After considering theorigins of the future Paul VI’s litur-gical interest, as well as the liturgical

education proposed to the youth ofFUCI, the article outlines the twosouls of Montini present in the pas-toral letter being considered: thefirst one reconsiders liturgy andliturgical education in light of Medi-ator Dei and of the primacy he givesto explanation, and the second an-ticipates his reflection and contem-porary praxis.Key words Montini, liturgy, liturgical education,participation.

RESUMEN

El presente estudio examina la ideade liturgia y de educación litúrgicaen la Carta pastoral La Educaciónlitúrgica (Cuaresma de 1958) queG. B. Montini, arzobispo de Milán,escribió para sus fieles. Despuésde considerar los orígenes del inte-rés litúrgico que el futuro Pablo VIdemostraba y los caminos de laeducación litúrgica propuestos aljoven FUCI, se evidencian, en lacarta pastoral citada, las dos almasmontinianas: la que relee la liturgiay la educación litúrgica en el hori-zonte de la Mediator Dei y del pri-mado de la explicación, y la que an-ticipa la reflexión y la praxis con-temporánea.Palabras claveMontini, liturgia, educación litúrgica,participación.

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e non annerite dal fumo dei comignolidi una industria deleteria, piegarsicon istintiva riverenza all’incarnatusest, mentre le più semplici e forse piùstorpiate, ma più vive note d’un cantoliturgico ti fanno scorrere un brividoignoto nell’anima, sentirsi confusi trauna folla immensa e riverente e strettainsieme da soli vincoli cristiani, sottole volte di un tempio che veglia mae-stoso sulle case del paese, vedereancora tra i fumi profumati d’incensouna persona che d’umano non con-serva che la fisionomia, pomposa-mente vestita, invocare con lingua diquindici secoli fa la grazia di Dio echiamare tra la popolazione il suo Revivente e trasfonderlo viva fonte divita nella propria, nell’anima di tutti:tutto questo insomma mi pare unvero spettacolo degno della gran-dezza imperitura della Chiesa, delglorioso regno dei cieli».7

Tale interesse per la liturgia non po-teva essere disgiunto da un’attenzioneall’educazione liturgica; don G. Bat-tista, sin dagli anni 1925-1933, in cuifu Assistente Generale della Federa-zione Universitaria Cattolica Italiana(FUCI),8 si impegnò nella formazione li-turgica dei giovani universitari, prima,e successivamente di tutto il popolo diDio. Era infatti fortemente convinto chela liturgia potesse coinvolgere e raffor-zare il rapporto dei fedeli con la Chiesao avvicinare chi si era allontanato.Anche negli anni in cui fu Arcivesco-vo di Milano stabilì «un rapportomolto stretto tra liturgia e difesa delcristianesimo da quelle condizioni

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concrete della vita moderna e daquelle dottrine erronee (dall’umane-simo profano, all’ateismo, al mate-rialismo e al laicismo), che ritenevafossero all’origine dell’allontanamen-to di molti dalla Chiesa».9

Per Montini, infatti, la liturgia posse-deva una efficacia rigeneratrice; i fe-deli rigenerati dalla liturgia, «alimen-tandosi all’eucarestia, in particolare,vi attingevano quella fede e quellacarità che sole potevano conferirereale efficacia al loro impegno per laricristianizzazione della società».10

Tutto ciò fa da sfondo alla lettera pa-storale L’educazione liturgica (Qua-resima 1958)11 che G. B. Montini, Ar-civescovo di Milano, scrisse per isuoi fedeli e che rappresenta l’oggettodi studio di questo articolo.

1. L’importanza della liturgia per la formazione religiosa degli universitari (FUci)

Prima di prendere in esame la letterapastorale L’educazione liturgica, è op-portuno ripercorre brevemente quantooperato e scritto da G. B. Montini incampo liturgico negli anni in cui fu As-sistente Generale della FUCI.12

Precisiamo che, pur non trovandoopere dedicate interamente alla liturgia,sono però presenti interventi e riferi-menti che ci permettono di ricostruireil pensiero del futuro Pontefice.13

L’interesse di Montini per la liturgia ètestimoniato da diversi interventi, chegli causarono non poche difficoltà,come si evince da alcune lettere didon G. Battista.

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Nel 1932 scriveva ai familiari: «... nonimmaginate forse che una delle ragionidi questo mio silenzio siano state lenoie procurate in questa settimana almio povero lavoro. Esso è stato cen-surato presso i miei Superiori da os-servazioni che m’hanno profonda-mente turbato, senza tuttavia, graziea Dio, produrmi alcun rimorso. Tuttol’indirizzo spirituale e culturale dellamia opera è stato toccato; prima daappunti vaghi, che poi precisati sison ridotti a nulla di sostanziale, poiconsigli che in pratica infirmano l’ef-ficacia che io potevo dare in qualchemodo alla mia povera opera. Ho do-vuto faticare a difendermi contro cosead un tempo gravi e ridicole».14

Tutto ciò ci fa comprendere perchéMontini abbia dovuto dimettersi dal-la carica di Assistente Generale del-la FUCI.15

Molte delle difficoltà nacquero, infatti,quando Montini inviò «alcuni sugge-rimenti per la preparazione della Pa-squa fra gli studenti».16 Lo scrittovenne accusato di liturgismo, quasidi protestantesimo, ritenuto offensivodella pietà cattolica, in modo partico-lare in riferimento alla preghiera delRosario. Montini stesso fu accusatodi arrogarsi compiti e iniziative propridell’episcopato.17

In realtà don G. Battista non era cosìcontrario alla pratica devozionale18 -promosse anche i primi venerdì delmese - ma non si dimostrava favore-vole a pratiche eccessivamente esu-beranti: «qualche diffidenza o cautelaverso una religiosità devozionale

Montini doveva pur esternare. Fap-pani e Molinari, per esempio, ricor-dano che l’Assistente della FUCI nonapprezzava molto la pietà alfonsiana,di cui viveva il sud dell’Italia: quel-l’esteriorità talora goffa e fanciullescadell’esuberanza meridionale non po-teva incontrare un profondo gradi-mento in un intellettuale raffinato espiritualità come Montini».19

Aveva anche scritto su Azione Fucina,nel Corso di religione 1928-1929:«Stupidità e diffusione di certe vaneosservanze, e come divengano lafede degli increduli. Provvidenza delculto liturgico contro meschinità ridi-cole di certe arbitrarie devozioni».20

Sempre nel medesimo orizzonte, im-portante per comprendere l’interessemontiniano per la liturgia, è il suo Edi-toriale sulla rivista Studium dal titoloPer la vita spirituale dell’Università.Scriveva: «Ed infine la terza osserva-zione riguarda l’elemento specifica-mente spirituale […] e qui vediamo lanecessità di risuscitare con piena fi-ducia la preghiera autentica e più tra-dizionale della Chiesa, la liturgia, pre-feribile ad ogni altra forma consuetu-dinaria o novatrice di pietà. Il richiamonon sembra inutile quando si pensida un lato l’impressionante moltepli-cità di forme semiprivate o seminuovedi preghiera che vengono propagan-dosi, e insistendo a qualificarsi persuperlative, lasciano credere che ilcattolicesimo non abbia linguaggiopiù teologico, più umano, più artistico,più ricco con cui esprimersi; e dall’altral’istintiva ripulsa che allontana dalla

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preghiera chi, abituato a pensare, nonla trovi subito, al primo incontro, liberada devozionali e pietose, piuttostoche pie, abitudini, e pervasa inveceda idee religiose alte e grandi, cheaprono le ali da confine a confine ditutta la sapienza divina ed umana».21

Dobbiamo chiederci a questo puntoil motivo di tali critiche, perché talevalorizzazione della liturgia procuròa Montini quelle che lui stesso de-finisce noie?Come ben evidenzia Pontiggia22

l’orizzonte educativo di don G. Bat-tista non era condiviso dai gesuitiromani che, a differenza del futuroPapa, mantenevano una linea edu-cativa piuttosto rigida, e natural-mente tesa a promuovere una pietàfortemente interiore.23

Se entriamo nella formazione reli-giosa proposta da Montini, consta-tiamo come questa fosse compostada tre momenti fondamentali: a) ilcorso di religione, b) la cultura, c)l’attenzione liturgica.24

In Azione Fucina (1931) scriveva: «[Perla formazione religiosa] riteniamo co-me principali queste due attività:l’istruzione religiosa e la Messa do-menicale… La Messa domenicale de-v’essere l’ora migliore della settimana.Tutta l’anima e l’animo di tutti vi siapresente. Superfluo dare norme sucosa così nota. Ma ricordiamo l’im-portanza delle piccole cure perchéquesta assistenza ai santi misteri rie-sca ricca di grazie e di conforto spi-rituale. Che la Chiesa scelta sia riser-

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vata almeno in una parte distinta algruppo degli studenti; l’ora della mes-sa sia fissa; i partecipanti abbiano unlibro, il Messalino preferibilmente, erispondano collettivamente al cele-brante. Questo come minimo. Ove sipotesse, si provveda poi alla bellezzadel luogo, al canto, alla spiegazionedella liturgia, ecc.»25

E ancora nel 1932, con una particolareattenzione al canto, afferma che lamessa festiva doveva diventare pergli studenti «il loro spirituale conve-gno settimanale e sia il modo piùpropizio per educarli alla pietà litur-gica, cercando come meglio sia pos-sibile che nel canto - cominciandocon la messa degli angeli - si esprimala comune preghiera».26

Nonostante il linguaggio utilizzato ri-senta, in alcuni casi, del clima pre-conciliare - parla di assistenza allamessa - e le proposte pastorali insintonia con l’epoca (utilizzo delmessalino per poter rispondere alcelebrante),27 all’interno di questibrevi scritti troviamo una interes-sante attenzione ai linguaggi nonverbali, e alla loro messa in operanell’orizzonte della bellezza.Proprio sul rapporto liturgia e artepossiamo individuare ulteriori pas-saggi degni di interesse. Montini, nellaPasqua del 1929, si chiedeva: «Qualè il principio di questo linguaggio?Qual è il criterio di questa arte spiri-tuale? Il principio ed il criterio è di af-ferrare e di esprimere il contenuto di-vino della rivelazione».28

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Scriverà ancora proprio sull’arte cri-stiana: «Tornerà quindi utile affer-mare il principio fondamentale del-l’arte cristiana, dover cioè questaservire alle necessità del culto. Dalquale essa nasce. Necessità edilizie,rituali, mistiche. Perciò la vera na-scita dell’arte cristiana non può es-sere tanto nel ripensare alle sueproprie tradizioni, quanto nell’avvi-cinare l’artista al vero senso deldogma e della vita cristiana».29

«Non esito a condividere l’idea diquelli che sostengono che la metadell’arte sacra futura sia l’espressionedel realismo, teologico e dogmatico,e perciò ontologico, soprannaturalee mistico, della nostra religione. [Deve]l’arte sacra moderna dirigersi risolu-tamente verso l’essenza del catto-licesimo, e con quella misurarsi,quella tentare di esprimere nel suolinguaggio, poiché anche nella reli-gione oggi si cerca l’essenziale,l’originario; ciò ch’è essenziale; ciòch’è primieramente vitale. E se l’artecamminerà con questa meta davantiagli occhi, andrà diritto e lontano, eavrà folle di spiriti moderni e intelli-genti che la seguiranno».30

È evidente, da tali brevi passaggi, co-me Montini sembra trovarsi a metàstrada tra l’antiquum e il novum; seda una parte, infatti, valorizza i lin-guaggi, e i linguaggi dell’arte nellacelebrazione liturgica, dall’altra sem-bra muoversi ancora in un orizzonteche predilige la comprensione intel-lettuale all’esperienza corporea delmistero. Il lavoro liturgico svolto

negli anni della FUCI prepara e con-tiene in germe, come a breve vedre-mo, quanto il futuro Arcivescovo diMilano farà in ambito liturgico per ifedeli della sua diocesi.

2. La lettera pastorale per la Quaresima 1958. L’educazione liturgica

Prendiamo ora in esame la lettera pa-storale L’educazione liturgica per laQuaresima 1958.31 Evidenziamo nuo-vamente l’importanza dell’esperienzaliturgica per Montini; sottolinea P.Chiaramello come «egli coglieva, in-fatti, la sua presenza in Cattedrale,come momento rilevante dell’azionepastorale. […] L’arcivescovo Montiniviveva le celebrazioni con un’intensitàe una vibrazione tutte particolari,proprio perché ne coglieva la pro-fondità e l’importanza».32

2.1. Il contesto

Quando Montini giunge a Milano, inqualità di Arcivescovo, deve affrontarela crisi religiosa in atto: «l’annunciodel Vangelo per la formazione inte-grale dell’uomo, nel suo costante ri-ferimento all’umanesimo cristiano,diventa il suo assillo e ne fa il cuoredel suo ministero. Rivolgendosi spes-so al mondo dei lavoratori, dispiegatutte le sue forze perché possanoaccogliere la verità liberante del Van-gelo e invita le associazioni cattolichelegate al mondo del lavoro (in parti-colare le ACLI) a non limitarsi ad unasemplice azione di barriera antico-munista, ma a spingersi in una mis-sione apostolica ed educativa».33

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Proprio per rispondere alla venir menodella religiosità Montini lanciò unaMissione, dal 5 al 27 novembre 1957.La Lettera Pastorale per la Quaresimadel 1958 rappresenta appunto l’esitodella Missione, come leggiamo: «Que-sto momento di pienezza apostolicanon è destinato a consumarsi nell’attostesso che lo pone, come un lampoche irradia improvvisa luce e si spe-gne, ma piuttosto a durare, non solonella memoria, ma in quella serie dibuone conseguenze che dovrebberocostituire riforma e rigenerazione per-sonale e collettiva, come una luce,che, allora accesa, rimane a rischia-rare nuovi sentieri di vita cristiana».34

È interessantissimo che Montini tra lenumerose conseguenze rivolga l’at-tenzione proprio alla preghiera, e allapreghiera liturgica,35 definita come«l’arteria centrale, a cui conduconoaltri ruscelli di preghiera privata o po-polare, e da cui altri derivano per lavita spirituale personale; ed è quellache tutti, pastori e fedeli, sono obbli-gati a seguire, non per puro dovere diesteriore osservanza, ma per averneinteriore indispensabile alimento; èquella che deve costituire la correnteprincipale della vita religiosa cattolicanella crescente profanità della societàmoderna, e che deve ridare alla Chie-sa più profonda e genuina coscienzadi sé, e più facile e amabile idoneitàad attrarre le anime all’incanto e allarigenerazione dell’unione con Dio».36

La descrizione montiniana apparedensa e profonda, anticipatrice delleacquisizioni conciliari. L’Arcivescovo

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di Milano riconosce alla liturgia il suoessere centro di tutta la preghiera cri-stiana, l’essere fonte della spiritualitàcristiana, della vita interiore; individuale grandi potenzialità in merito allapastorale, appunto per affrontare unasocietà sempre più secolarizzata. Nel corso della Lettera pastorale, benevidenzia appunto i motivi per cui ènecessario rinnovare la vita religiosadei fedeli: «Indubbiamente la nostravita religiosa ha bisogno d’un rinno-vamento, d’un miglioramento. La decadenza spirituale del nostrotempo lo esige. Lo sviluppo culturaledella nostra gente lo esige. L’interiorevitalità della santa Chiesa lo esige. La parola del magistero ecclesiasticolo esige. Il comando eterno di Cristo:“fate questo in memoria di me” (Lc.22.19) lo esige».37

Montini, però, al termine della stessa,non manca di prendere in esame unaobiezione che paradossalmente an-cora oggi sembra essere molto at-tuale: «Perché parlare di Liturgia,ch’è cosa fuori del mondo, cosa chela gente non comprende più, cosache non ha riferimenti pratici con lavita vissuta, cosa che non risolve igrandi problemi sociali e internazio-nali, cosa, se mai fu, d’altri tempi ed’altri costumi? Non è forse questointeresse per un ritualismo senza im-portanza per l’uomo moderno un’eva-sione dalla realtà?».38

Tutto ciò, però, conduce alla conclu-sione che «L’uomo moderno non hapiù bisogno di pregare; l’uomo mo-derno fonda la sua vita, la sua civiltàsu la propria sufficienza».39

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Invece, ribadisce Montini, «l’uomo habisogno di preghiera: in nessun mo-mento la vita umana si manifesta conpari pienezza, con pari potenza, conpari sincerità, con pari bontà, comenella preghiera. E la preghiera più ec-cellente, per autorità, per forma, perstoria è la Liturgia. E la più potente:perché contiene non soltanto il gemitodell’uomo che implora, ma la Pre-senza operante di Dio. E la sola indi-spensabile, la sola obbligatoria». 40

Già prima della Missione invitava i fe-deli ad una assistenza viva e parteci-pata nella Messa festiva, «dando adessi l’impressione che vogliamo mi-gliorare l’educazione di tutti, sacerdotie fedeli, verso il culto sacro».41

Se da un lato il futuro Paolo VI rico-nosce la fondamentalità e le poten-zialità della liturgia, questo non gliimpedisce di riconoscere come la li-turgia sia problema centrale di vitapastorale, problema affrontato ap-punto dal Movimento Liturgico. Richiamando la Mediator Dei, Mon-tini introduce la necessità di far par-tecipare attivamente il popolo di Dioalla liturgia proprio in virtù delle suepotenzialità e della sua importanzaper la vita della Chiesa nel mondocontemporaneo.42

2.2. La natura della liturgia e l’educazione liturgica: tra antiquum et novum

Scorrendo la lettera pastorale, po-tremmo affermare che vi troviamo in-tuizioni o vie da percorrere che nellariflessione attuale sembrano trovare

spazio. Per Montini la Liturgia «dimo-stra una stupenda capacità formativache fa sua e potenzia l’istruzione re-ligiosa dei piccoli e degli adulti, dellagente semplice e degli uomini di cul-tura».43 Riconosce così la capacitàinclusiva della liturgia, che si componedi gesti elementari, per questo ac-cessibili, ma non per questo banali,ma profondi al punto da essere epi-fania del mistero.Citando J. Jungmann, sottolinea nellaliturgia il primato del Logos - non è in-fatti dominata da sentimenti capric-ciosi - e nell’orizzonte della MediatorDei la definisce «un rinvigorimentodell’esercizio autentico del sacerdoziodi Cristo nella Chiesa, come una ne-cessaria azione, interiore ed esteriore,di autentica spiritualità cristiana, comeil culto, avente «la massima efficaciadi santificazione» (AAS, p. 532) e «unadignità maggiore di quella delle pre-ghiere private» (AAS, p. 537)».44

La rinascita liturgica vuol dire novità,ma Montini precisa subito quali sia-no le derive a cui allora bisognavastare attenti, e a cui porre attenzioneancora oggi: a) la restaurazione puramente arcaica;

b) lo sviluppo arbitrario di nuove for-me di culto.45

Sembra già risuonare il legittimo pro-gresso nella sana tradizione di Sa-crosanctum Concilium.46

Relativamente all’idea di educazioneliturgica, come vedremo, da alcunipassaggi sembra che Montini pensigià ad una iniziazione alla liturgia,seppur non esplicitamente espressa,

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attraverso il rito stesso. L’Arcivescovodi Milano ammette infatti la possibilitàdi azioni sacre preparatorie al rito li-turgico (processioni, lumi, canti, of-ferte…), che preparano (iniziano) allaliturgia, senza però sovrapporsi adessa divenendo delle antiliturgie.Nel medesimo orizzonte, approfon-disce cosa intenda per rinascita litur-gica, mettendo in luce l’importanzadegli elementi estetici. Il dare vita allaliturgia significa comprenderla e par-tecipare (cioè agire), dando bellezzaal culto che la Chiesa ci dona.«La rinascita deve consistere nel darevita, cioè comprensione e partecipa-zione, bellezza, al culto liturgico, qualela Chiesa ci propone, cercando di ca-pire e di vivificare in esso i vari elementigenuini di cui risulta costituito, quellodivino per primo, e poi quelli didatticied estetici,- di cui, la tradizione rico-nosciuta, lo ha rivestito. Bisogna par-tire da un grande rispetto a ciò che e�prescritto, da una grande fiducia cheli� si trovano i tesori spirituali da estrarree da divulgare; da uno sforzo di sco-prire l’intenzionalità immanente, ma(ora tanto spesso) dimenticata e of-fesa, nelle parole e nelle cerimonieprescritte; da un’intelligenza degli ele-menti essenziali della liturgia, perporre sopra di essi l’attenzione e l’os-sequio prevalente. Tutto questo com-porta una progressiva rieducazionealla preghiera pubblica ed ufficialedella Chiesa».47

Il primo passo per compiere ciò, èquello di curare bene l’assemblea li-turgica: «Bisogna che essa assuma,

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quanto meglio è possibile, l’aspettoed abbia il senso di comunità. La li-turgia non è azione dei soli Sacerdoti,ma anche dei fedeli, nelle forme dipartecipazione loro proprie».48

È evidente come per Montini la liturgiaè azione, un’azione e un agire dellacomunità, dell’assemblea. È la co-munità il soggetto della celebrazione.Scorgiamo così l’orizzonte ecclesio-logico in cui colloca la liturgia. Peròpoco più avanti, ma potremmo direche è l’aporia che attraversa inevita-bilmente tutto lo scritto, Montini stes-so, riprendendo la Mediator Dei, sem-bra tornare su posizioni “più arretrate”quando afferma che i fedeli non ce-lebrano ma partecipano alla celebra-zione del culto sacro celebrato dalsolo sacerdote.49

Naturalmente promuovere il sensocomunitario della partecipazione nondeve escludere la religiosità di ognisingolo fedele.Interessanti sono i riferimenti alle cosenon necessarie della celebrazione -apparentemente di semplice valoreorganizzativo -, che invece afferisconoalla natura teologica della Chiesa edella Liturgia: disporre l’assembleasignifica comporre la Chiesa.50 In untale orizzonte anticipa quello che oggisiamo soliti definire arte del celebrare;a suo avviso infatti è necessario porreattenzione all’orario, «bene studiatosecondo l’opportunità dei fedeli, fissoe sobrio; alla luce, ai banchi, alla di-sposizione locale dei fedeli, alla cen-tralità dell’altare. Ma queste premurehanno un riferimento alla natura della

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riunione, che potremmo chiamareteologica: si tratta di comporre quelpopolo di Dio, quella plebs tua sanctache forma l’ecclesia. Non possiamoaccontentarci d’avere il tempio pienodi gente, d’avere una folla amorfa dipresenti, una massa insignificanteche assiste, spiritualmente distratta,o senza interiore unità, al sacro rito.Dobbiamo tendere a dare una com-postezza ai presenti, un ordine, unacoscienza, così da costituire l’at-mosfera sacra nella quale il rito reli-gioso si svolge. Né si tratta di esigereil semplice contegno educato, comesi richiede per uno spettacolo; oc-corre infondere in tutti il sensod’un’azione comune, appunto d’unapartecipazione».51

Di grandissima attualità - vi ravvisiamol’influenza del pensiero di RomanoGuardini ma anche la ripresa del pen-siero di san Tommaso52 - il passaggioin cui Montini mette in luce come lapartecipazione liturgica avvenga at-traverso i sensi; per partecipare, infatti«è necessario vedere ed ascoltare.Cioè l’impiego dei sensi».Tale partecipazione, che coinvolgel’uomo nella molteplicità delle sue di-mensioni, è posta nell’orizzonte del-l’incarnazione, per cui «il mondo ma-teriale diviene epifania, diviene lin-guaggio, mezzo cioè indispensabileper essere introdotti nel mondo invi-sibile e soprannaturale, cosi� che, sipuò dire, anche nell’ordine della grazianiente si trova nell’intelletto che primanon sia passato attraverso i sensi. LaLiturgia, canale insostituibile di grazia,

obbedisce a questo piano naturale».53

Montini non teme di sottolineare l’im-portanza della materialità per l’epifaniadel mistero. È interessante come met-ta in luce che la prima e fatale fratturanella comunità orante la si ebbe quan-do venne meno il far vedere e il farascoltare al popolo durante la liturgia.Quindi, seppur valorizza quantoproposto dalla Mediator Dei, e inun orizzonte di materia e forma,riesce a riconoscere la fondamen-talità della partecipazione esteriore,della materialità della liturgia qualeepifania del mistero. Come Agostino (anche se non lo cita)individua il grande valore dell’arteper la mediazione del mistero, ma ècosciente di come questa, agendosulla sensibilità, possa portare fuoridal mistero stesso. «Poi la Chiesa, con i suoi santi segni,ha messo a disposizione della pietàliturgica un ricchissimo alfabeto sen-sibile, ma lo ha, al tempo stesso,bene determinato; l’arte poi s’è im-padronita di questo criterio, sia quelladell’occhio, la figurativa, sia quelladell’udito, la musicale; e dove essaha obbedito alla sua vocazione me-diatrice, tra il regno dei misteri divinie il mondo delle anime umane, l’unoe l’altro precostituiti e non di liberacomposizione dell’artista, ha subli-mato sè stessa a funzioni sovruma-ne, ed ha reso, agli spiriti, incompa-rabili servizi; non sempre invececosi� dove tale obbedienza non fu, el’arte sacra distrasse, nella ebbrezzadelle sue estasi soggettive, il cam-

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mino degli spiriti dal regno di Dioall’emozione subito sconsolata dellasolitudine umana».54

I fedeli quindi partecipano con lavista, per questo motivo l’aula sacra,l’altare deve essere ben visibile, «illu-minato, in modo da attrarre sopra disé lo sguardo di tutti; senza teatralità,ma con massimo decoro, e ornatocon bellezza, sobria ed elegante, disuppellettili, con varietà di colori se-condo i momenti liturgici».55

Naturalmente, mettendo in luce l’im-portanza della partecipazione con isensi, non poteva mancare un rife-rimento al canto liturgico, del qualeMontini ne raccomanda l’incremen-to, «di quello specialmente che tuttoil popolo può eseguire, e anche diqualche canto popolare bene scelto,per dare al rito significato e virtù dipreghiera collettiva».56

Assieme alla dimensione sensibiledel partecipare, non poteva mancare- forse eccessivamente accentuata -quella intellettuale, che richiede unacomprensione e uno studio del rito:«L’intelligenza del rito è un canone ri-sultante dal rito stesso. Il rito è segno,il rito è linguaggio, il rito è espressioned’una verità divina comunicata agliuomini, e d’una verità umana rivoltaa Dio. L’atmosfera della Liturgia è laluce; la sua voce è sapienza».57

Come negli anni fucini, dal momentoche la liturgia è in lingua latina - questorappresenta sicuramente una difficoltàper i fedeli -, consiglia l’uso del messalebilingue e i foglietti che spiegano il rito. Montini, però, è cosciente di come,

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relativamente alla partecipazione deifedeli, «l’ostacolo nasce principal-mente dal modo con cui la liturgiaesprime la preghiera della Chiesa edi misteri divini».58 Le forme della litur-gia, lo svolgimento drammatico deisuoi riti, lo stile ieratico del linguaggioliturgico, i segni e i simboli, la profon-dità teologica delle parole e dei mistericompiuti, sembrano inaccessibili al-l’uomo moderno, «abituato a ridurreogni sua cosa ad un’estrema intelli-gibilità e credere di capire una veritàquando ha potuto figurarla in un im-magine sensibile, in una figura geo-metrica, o in uno schema intuitivo».59

Tale difficoltà, a giudizio di Montini,può essere superata solo attraversouna educazione liturgica.Se da una parte riconosce come lapartecipazione coinvolga la sensibilità,e come la liturgia sia azione - abbiamointravisto come a ciò corrisponda,seppur in germe, una educazione co-me iniziazione - dall’altra non riescea prendere le distanze da una forma-zione liturgica intesa principalmentecome spiegazione dei riti.Le vie per superare gli ostacoli al par-tecipare sono quelle percorse dallaChiesa del post concilio:a) la spiegazione dei riti; b) la riforma della liturgia.60

Come già negli anni della FUCI, sotto-linea l’importanza della partecipazionealla messa domenicale e alle messefestive per l’educazione liturgica.«La diserzione o la trascuranza pro-gressiva della officiatura festiva è ilsegno precorritore dell’ateismo po-

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polare. L’osservanza, invece, del pre-cetto festivo è la colonna centraledella vita religiosa nella società; manon dev’essere intesa come un’os-servanza importuna e pesante, mapiuttosto come un diritto spirituale dichi lavora, di chi soffre, di chi studiae fatica ad innalzare l’anima a Dio, nelringraziamento, nella preghiera, nelrifacimento dei pensieri direttivi dellavita e delle energie morali necessarieper darle un senso alto - pieno e ve-ramente umano».61

Come accennato, se da una parte in-tende l’educazione liturgica soprat-tutto come spiegazione dei riti, dal-l’altra è già in germe una idea di ini-ziazione alla liturgia. «L’educazioneliturgica reclama l’azione. Parteciparevuol dire anche questo: agire».62

Questo porta Montini a sottolinearela qualità che deve avere la procla-mazione della Parola nella liturgia:«Per le Messe lette: la prima cosa dafare è di disporre di ottimi lettori; unalettura grave e piana, chiara e bencadenzata, tale che attragga l’atten-zione dell’assemblea, non è facile;bisogna preparare chi la sappia so-stenere degnamente: un sacerdote,dove è possibile; altrimenti da unlaico, da una suora, da un fanciulloanche a ciò idoneo».63

Importante è l’apertura alla ministe-rialità laicale, e in modo particolarealla donna (suora), in un contestoecclesiale dove, nella celebrazione,tutto era ancora accentrato nella fi-gura del presbitero, o comunqueesercitato da uomini.64

L’Arcivescovo di Milano evidenzial’importanza della lingua viva per leletture, il ruolo del lettore per indicarei gesti all’assemblea, la possibilitàdella recita a voce alta del Gloria eCredo, di portare pane e vino all’altaredurante l’offertorio, insieme ad altreofferte simboliche per il culto o di de-naro per i poveri. «Se a tutte le Messe non è possibiledare eguale assistenza, si comincicome si può; ma si cominci a far sen-tire al popolo che la Messa è per lui,e che deve non solo assistere, mapartecipare».65

Aggiunge: «Le norme della rigorosapuntualità delle sacre funzioni, la so-brietà della loro durata, l’adattamento,non volubile ma pastoralmente misu-rato degli orari alle esigenze della po-polazione, lo studio costante di farcapire e di far seguire dai fedeli ogniatto del culto, aiuteranno questo pro-gressivo miglioramento».66

Invoca poi il criterio della gradualità,sia per la partecipazione che perl’educazione e rivolge la sua atten-zione anche ai bambini, ai Pueri Cho-rales, e ai chierichetti.

3. conclusione

Il percorso svolto attraverso l’analisidi alcuni scritti di Montini assistentedella FUCI e Arcivescovo di Milano,mostrano come il futuro Pontefice,seppur in un orizzonte preconciliare,riesca a cogliere e ad anticipare al-cune acquisizioni post conciliari econtemporanee.Anche se appare sbilanciato su una

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idea di educazione liturgica comespiegazione, non è assente la dimen-sione iniziatica alla ritualità. Riesceinfatti a cogliere il valore delle cosenon necessarie del rito, uscendo dauna visione di liturgia che la identificacon i soli elementi ad validitatem.Concludiamo citando un ulteriore pas-saggio montiniano, che ricorda lacentralità della preghiera liturgica perla vita e per la vita di fede.«Tutta l’esperienza del nostro vivere,buona o triste che sia, non deve forsecondurci alla preghiera? E la pre-ghiera, quella liturgica specialmente,non ci riconduce nella vita con senti-menti rinnovati, con umanità rifatta?Il vero senso dell’onestà personale, ilvero istinto della socialità rigenerata,il vero scopo superiore dell’agire,dell’amare e del soffrire, il vero supe-ramento della morte nella certezzadella risurrezione, non ci sono forseinsegnati dalla Liturgia, precisamentecome principi fecondi da immetterenel corso del tempo profano?».67

NOTE1 Docente di Teologia sacramentaria presso laPontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione«Auxilium».2 Ad esempio la delicata questione dell’op-portunità dei salmi imprecatori nel Breviario;al Consilium Paolo VI rispondeva: «Sembradoversi preferire la scelta dei salmi più adattialla preghiera cristiana, omettendo quelli im-precatori e quelli storici (salvo, per questi ultimi,l’opportunità di usarli in certe particolari circo-stanze)» (BUGNINI Annibale, La riforma liturgica,Roma, CLV - Edizioni Liturgiche 1997, 500).

Sulle preghiere eucaristiche così si era espres-so il Pontefice: «Si lasci immutata l’anafora at-tuale (cioè il Canone Romano); si compongano

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o si cerchino due o tre anafore da usarsi inparticolari determinati tempi» (BUGNINI, La ri-forma liturgica 444).3 Il testo la Tunica stracciata di Tito Casini, cheportava la prefazione del cardinale A. Bacci,rappresenta una delle espressioni più signifi-cative di tale opposizione. Cf BUGNINI, Lariforma liturgica 281.4 PAIANO Maria, Liturgia e società nel Novecento,Roma, Edizioni Storia e Letteratura 2000, 279.5 Per ulteriori approfondimenti cf PONTIGGIA

Virginio, L’interesse per la liturgia in G. B.Montini: gli anni giovanili e alla FUCI, in BROVELLI

Franco (a cura di), Liturgia: temi e autori. Saggidi studio sul movimento liturgico, Roma, CLV- Edizioni Liturgiche 1990, 35-81; CHIARAMELLO

Pierangelo, Il rinnovamento liturgico cuore delrinnovamento della Chiesa nei Discorsi diPaolo VI (1963-1978), Roma, CLV - EdizioniLiturgiche 2014, in modo particolare le pagine35-66.6 Montini scrive come rimase affascinato dalla«magnifica, austera, melodiosa ufficiatura»benedettina. Cf MONTINI Giovanni Battista,Lettera 328, in VIAN Nello (a cura di), Lettere aifamiliari 1919-1943, I, Brescia - Roma, IstitutoPaolo VI - Edizioni Studium 1986, 320-321.7 Cit. in FAPPANI Antonio - MOLINARI Franco,Montini giovane. Documenti inediti e testimo-nianze, Torino, Marietti 1979, 146. Il corsivo ènostro.8 Montini fu Assistente del circolo romanodella FUCI nel 1923.9 PAIANO, Liturgia e società 280.10 Ivi 284.11 MONTINI Giovanni Battista, L’educazione li-turgica. Lettera pastorale per la Quaresima1958, in Rivista Diocesana Milanese 47(1958).12 Cf PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 35-81.13 Pontiggia parla di tre documenti principali:- relazione al Terzo congresso della FUCI del-l’Italia centrale (Orvieto, 26-27 aprile 1924); -relazione al Convegno di Acireale (1-3 aprile1928); - Editoriale, in Studium (agosto-set-tembre 1929). Cf PONTIGGIA, L’interesse per laliturgia 35-81.14 MONTINI Giovanni Battista, Lettera 799, in

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VIAN, Lettere ai familiari 1919-1943, II, 726.15 Ne dava notizia a mons. Pizzardo il 12marzo 1933.16 PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 39.17 Cf l.cit.18 Scriverà nella Lettera Pastorale L’ducazioneliturgica (Quaresima 1958): «Noi saremo i primia godere della ricchezza delle forme religiosedi cui tuttora si alimentano i buoni fedeli, esempre vogliamo che tali forme, le migliori fraesse soprattutto, come il Santo Rosario, la ViaCrucis, la meditazione specialmente, gli esercizispirituali, la devozione del primo Venerdì delmese, la pietà verso i Defunti, e così via, ab-biano ad essere onorate, coltivate e promosse;come pure ci è sempre motivo di edificazionee di speranza, il vedere che la frequenza delpopolo alla Messa festiva è ancora numerosa,e, fortunatamente, sentita come doverosa os-servanza ad un precetto grave ed esigente,come fedeltà discriminante fra chi vuole con-servarsi cristiano e chi tradisce questo suosacro impegno; ma pur troppo non possiamoessere soddisfatti del modo con cui oggi or-dinariamente si prega e si assiste al santo Sa-crificio e si prega collettivamente» (MONTINI,L’educazione liturgica, n. 13).19 FAPPANI - MOLINARI, Montini giovane. Docu-menti 250.20 Azione Fucina, anno II, 3(10 febbraio 1929)4,cit. in PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 42.21 MONTINI Giovanni Battista, Editoriale, in Stu-dium 25(1929)305-308.22 PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 43.23 Le radici del contrasto tra spiritualità liturgicae spiritualità ignaziana risalgono alla polemicatra il benedettino M. Festugière e il gesuitaJ.J. Navatel. Secondo Festugière Ignazio diLoyola aveva fatto suo l’individualismo checaratterizzava il clima culturale del XVI secoloe, mettendo al centro della vita spirituale lameditazione personale, contribuì alla distru-zione dell’aspetto sociale della liturgia. Cf GI-ROLIMETTO Annalisa, Liturgia e vita spirituale: ildibattito sorto negli anni 1913-1914, in BROVELLI

Franco (a cura di), Ritorno alla liturgia. Saggidi studio sul movimento liturgico, Roma, CVL- Edizione Liturgiche 1989, 211-274; FESTUGIÈRE

Maurice, La liturgie catholique. Essai de syn-

thèse, suivi de quelques développements, Ab-baye de Maredsous, Pierre Desbarax 1913;NAVATEL Joseph, L’apostolat liturgique et lapiété personnelle, in Etudes 137(1913)449-476; CELI Giorgio, Ascetica ignaziana ed esa-gerazioni del “liturgismo”, in La civiltà cattolica65(1914 )34-48. 176-188. 441-460. 471-489.683-697. 24 Nella lezione XI (La vita del cristianesimo pri-mitivo) del Terzo corso di religione, Storiadella nostra religione, Montini parla degli scopidel culto cristiano. Per don G. Battista «la li-turgia è la forma più efficace e completa di ca-techismo, perché sapientemente didascalicae corroborata di segni e di gesti che chiamamoa raccolta e coinvolgono tutto l’uomo, nei suoisentimenti, nella sua psicologia, nel suo corpostesso. Catechismo che si annuncia nel climae nella forma della preghiera; ma insiemeanche preghiera che si celebra nella verità»(PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 54).25 Azione Fucina, anno IV, 23(4 ottobre 1931)4,cit., in PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 46-47.26 Cit., in GIUNTELLA Maria Cristina, Montini as-sistente nazionale degli universitari cattolici, inG. B. Montini e la società italiana 1919-1939,Brescia, CeDoc 1983, 132.27 In questa sede ricordiamo come al Con-gresso di Malines, Dom Beauduin nella suarelazione La vraie prière de l’Eglise, affermasseche la partecipazione attiva dei fedeli alla li-turgia della Chiesa fosse la fonte primaria delvero spirito cristiano. Due erano le modalitàproposte per arrivare ad una partecipazioneattiva: l’intelligenza dei testi liturgici e il cantocollettivo dei fedeli. Per realizzare l’intelligenzadella liturgia proponeva di riprendere il messaletradotto come libro di pietà e di tradurre iltesto integrale della messa e dei vespri di ognidomenica nelle due lingue. Cf La vraie prièrede l’Eglise. Résumé du rapport de Dom Lam-bert Beauduin au Congrés de Malines, inQuestions Liturgiques et Paroissiales40(1959)221.28 Azione fucina, anno III, 10(31 marzo 1929)3,cit., in PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 62.29 Azione fucina, anno III, 11(23 marzo 1930)4,cit., in PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia 63.30 MONTINI Giovanni Battista, Su l’arte sacra fu-tura, in Arte Sacra 1(1931)39-45.

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31 A giudizio di Inos Biffi nella relazione cheMontini tenne al Terzo Congresso della FUCIdell’Italia Centrale a Orvieto (26-27 aprile1924), in sostituzione del prof. Benvenuti, tro-viamo in modo embrionale gli elementi cheMontini svilupperà nella Lettera pastorale sul-l’educazione liturgica (Quaresima 1958). Inquesta lettera si trova l’intervento più organicofatto da Montini in materia liturgica ed è testi-monianza autorevole dell’interesse con cuiseguiva il dibattito riguardante l’enciclica Me-diator Dei e il suo rapporto con le istanze delmovimento liturgico.32 CHIARAMELLO, Il rinnovamento liturgico 67.33 Ivi 69.34 MONTINI, L’educazione liturgica, n. 1.35 «Ad una sola conseguenza, fra le tante pos-sibili, noi rivolgeremo la nostra attenzione inquesta lettera pastorale, come a quella che cisembra la prima e più ovvia risposta alla feli-cissima rivelazione che Dio Si è degnato difarci di Sè, mettendo su le nostre labbra, perl’insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo,il semplicissimo e ineffabile nome di Padre; edè la preghiera. Bisogna che i nostri rapporticon Dio riprendano capacità di colloquio,come si conviene a figli, con una pienezza dispirito e di verità (cf. Gv 4, 23), quale appuntoil Padre Si attende da noi. Bisogna che lanostra religione si riempia d’espressione ade-guata alla sua realtà; bisogna che la nostravita spirituale si arricchisca di nuova interioritàe di nuova conversazione con Dio; bisognache il nostro senso religioso, risvegliato dal ri-chiamo delle verità dell’ordine soprannaturale,ritrovi il suo linguaggio, estremamente limpidoe sincero, valido e autentico, pieno di verità edi poesia, per mettersi in comunicazione conil Dio Presente» (MONTINI, L’educazione liturgica,n. 3).36 Ivi, n. 4.37 Ivi, n. 14.38 Ivi, n. 51.39 L. cit.40 Ivi, n. 53.41 Ivi, n. 5.42 «Oggi gli spiriti vigilanti, siano essi pastoridel popolo di Dio, o studiosi dell’alta culturacattolica o maestri di non artefatta santifica-

117RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE • ANNO LVII NUMERO 1 GENNAIO/APRILE 2019

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zione delle anime, riconoscono l’importanzaindeclinabile della liturgia; sia per una ade-sione contemplativa ed amorosa ai dogmidella fede, sia per una più chiara coscienzadei vincoli e dei rapporti che ci uniscono nelCorpo mistico, che è la Chiesa, sia infineper un accostamento più comprensivo edefficace dei figli del nostro secolo, estrema-mente raffinato nell’uso delle facoltà umaneed insieme paurosamente ottuso nella per-cezione delle cose di Dio» (MONTINI, L’edu-cazione liturgica, n. 9).43 Ivi, n. 10.44 Ivi, n. 16.45 «…la prima sarebbe quella d’uno sforzo direstaurazione puramente arcaica. Il credereche solo le forme antiche del culto sono quellebuone ed autentiche, il negare allo sviluppodel culto legittime trasformazioni storiche, ar-ricchimenti vitali e adattamenti sapienti, il pre-tendere di sostituirci all’autorità esclusiva dellaSanta Sede nella legislazione del culto ufficialedella Chiesa, contrastano con la sapiente di-sciplina della Chiesa stessa e con la cono-scenza intima della Sua preghiera vitale.- La seconda sarebbe invece quella di darearbitrario sviluppo a forme nuove di culto, allecosiddette “paraliturgie”, che introducononella preghiera pubblica elementi artificiali eprivi d’intrinseco valore carismatico, creanodifformità e fantasie che a lungo andare allon-tanano i fedeli da quelle sorgenti a cui si vo-levano invece condurre» (MONTINI, L’educazioneliturgica, n. 17-18).46 Cf Sacrosanctum Concilium 23.47 Ivi, n. 19.48 Ivi, n. 21. Cf Sacrosanctum Concilium 26.49 Cf ivi, n. 21.50 CHIARAMELLO, Il rinnovamento liturgico 75.51 MONTINI, L’educazione liturgica, n. 22.52 S. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae,III pars, q. 61, a. 1.53 MONTINI, L’educazione liturgica, n. 25.54 Ivi, n. 27.55 Ivi, n. 28.56 Ivi, n. 33.57 L. cit.

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58 Ivi, n. 35.59 L. cit.60 «Ma è anche per vincere questo ostacoloche stiamo parlando di educazione liturgica.Siamo persuasi di due necessità a questo ri-guardo: quella di dare ai fedeli la capacità dicapire la preghiera della Chiesa, sotto pena divederli allontanare da essa, come esclusi dalsuo interiore recinto spirituale, e come offesinell’abitudine, ormai connaturata per il pro-gresso della cultura, di tutto comprendere edi tutto sapere circa ogni cosa che li circondae li interessa; e quella di trasformare la difficoltà,opposta dal rito liturgico, in aiuto alla penetra-zione del senso recondito ma meraviglioso,inesauribile e vivo, contenuto nel culto cattolico,la qual cosa si ottiene appunto curando lapartecipazione dei fedeli al culto stesso: ifedeli diventano i promotori del culto quandovi sono associati» (MONTINI, L’educazione li-turgica, n. 36).61 Ivi, n. 42.62 Ivi, n. 44.63 L. cit.64 Per rendere meglio l’idea del contesto in cuiMontini fa tale affermazione, riportiamo unpassaggio di un articolo di G. Dousselin, de-dicato alla ministerialità femminile, scritto perun convegno sugli attori della celebrazione li-turgica nella scuola di Sainte Genevieve aVersailles a cura del CPL di Parigi. Relativa-mente alla possibilità, da parte della donna, disvolgere il ministero del lettore e del commen-tatore l’Autrice si dimostra favorevole al ruolodi educatrice dei giovani a tali ministeri daparte della donna. Riportiamo di seguito unaparte del testo: «La solution? Au lieu de de-mander à la femme de remplir une fonctionpour laquelle elle n’est pas faite, il sembleraitpréférable de la situer dans sa mission essen-tiellement féminine d’éducatrice. Par exemple,former de jeunes lecteurs, leur faire répéterl’épitre du dimanche, voir avec eux les inter-ventions qu’ils pourront faire s’il n’y a pas de«commentateur» adulte, etc. C’est là un rôleoù la femme apportera vraisemblablementbeaucoup plus de patience, et parfois decompétence si elle est enseignante, que lecuré pris et bousculé par de multiples autrestâches, surtout le samedi soir. Mais cela sup-pose le curé veille à la formation liturgique de

celle à qui il va confier ses petits lecteurs; ildevra aussi se réserver de temps à autre letemps de faire lui-même cette formation, neserait-ce que pour avoir l’occasion d’une ren-contre sacerdotale avec l’enfant ou l’adoles-cent; cela éviterait aussi que, dans l’esprit dugarçon, cette fonction de lecteur ne soitrevêtue d’un aspect scolaire qu’il secouerarapidement à quatorze ans, et qu’il ne trouvealors qu’un prétexte de plus à dire avec lesgrands qu’il a hate de rejoindre: la religion,c’est l’affaire des femmes. Difficultés àconnaître, il y en a bien d’autres. Mais, toutbien réfléchi, la solution est valable» (DOUSSELIN

G., Que la femme se taise dans l’Assemblée!,in La Maison Dieu 60(1959)189.65 MONTINI, L’educazione liturgica, n. 45.66 Ivi, n. 48.67 Ivi, n. 56.

118 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

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