montini DpA def -...

10
Troppo spesso il termine sostenibile entra nel progetto come una serie di conoscenze, tecniche o tecnologie volte allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili - risparmio energetico, riciclo acque piovane, utilizzo materiali rinnovabili - che vengono introdotte come valore aggiunto ma non cambiano il modo di pensare l’architettura. L’adesione ai nuovi sistemi integrati per rendere un edificio ecocompatibile porta ad abbracciare una serie di soluzioni, prodotti industriali, tecnologie già confezionate che travalicano i limiti della loro origine trasportati in contesti geografici e culturali com- pletamente diversi. È necessario avviare una riflessione sull’architettura dell’abitare che tenga conto delle diverse tradizioni e realtà socio-economiche e aiuti a riscoprire la pluralità di modi e di culture che caratterizzano il vivere dell’uomo contemporaneo e le diverse forme che lo spazio abitativo assume in relazione al carattere dei luoghi. Coniugare il nuovo modo d’abitare con l’appartenenza all’area geografica e culturale che gravita intorno al bacino del Mediterraneo in cui risultano determinanti la rispo- sta al clima e all’uso delle risorse locali porta a sperimentare soluzioni diverse, anche lontane dagli esempi più radicali di sostenibilità propri dei paesi economicamente più sviluppati. Non possiamo non ricordare insieme a Fathy che una civiltà si misura da come uno contribuisce ad una determinata cultura e non per quello che prende a pre- stito da altre culture ma per come declina e interpreta alcuni motivi rispetto alle sue tradizioni. La specificità climatica indirizza verso la soluzione di alcuni problemi quali il surri- scaldamento che non sono presenti in altre parti d’Europa, le minori risorse disponi- bili portano a declinare il tema della sostenibilità in termini di low technologies, gui- dandoci alla ricerca di soluzioni meno spettacolari ma a basso costo e di scarso impat- to ambientale. D’altra parte è stato proprio l’approccio all’architettura bioclimatica a 289 Patrizia Montini ABITARE IL MEDITERRANEO IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA UTILITÀ E BELLEZZA

Transcript of montini DpA def -...

Troppo spesso il termine sostenibile entra nel progetto come una serie di conoscenze,tecniche o tecnologie volte allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili -risparmio energetico, riciclo acque piovane, utilizzo materiali rinnovabili - che vengonointrodotte come valore aggiunto ma non cambiano il modo di pensare l’architettura.L’adesione ai nuovi sistemi integrati per rendere un edificio ecocompatibile porta adabbracciare una serie di soluzioni, prodotti industriali, tecnologie già confezionate chetravalicano i limiti della loro origine trasportati in contesti geografici e culturali com-pletamente diversi. È necessario avviare una riflessione sull’architettura dell’abitareche tenga conto delle diverse tradizioni e realtà socio-economiche e aiuti a riscoprirela pluralità di modi e di culture che caratterizzano il vivere dell’uomo contemporaneoe le diverse forme che lo spazio abitativo assume in relazione al carattere dei luoghi.Coniugare il nuovo modo d’abitare con l’appartenenza all’area geografica e culturaleche gravita intorno al bacino del Mediterraneo in cui risultano determinanti la rispo-sta al clima e all’uso delle risorse locali porta a sperimentare soluzioni diverse, anchelontane dagli esempi più radicali di sostenibilità propri dei paesi economicamente piùsviluppati. Non possiamo non ricordare insieme a Fathy che una civiltà si misura dacome uno contribuisce ad una determinata cultura e non per quello che prende a pre-stito da altre culture ma per come declina e interpreta alcuni motivi rispetto alle suetradizioni. La specificità climatica indirizza verso la soluzione di alcuni problemi quali il surri-scaldamento che non sono presenti in altre parti d’Europa, le minori risorse disponi-bili portano a declinare il tema della sostenibilità in termini di low technologies, gui-dandoci alla ricerca di soluzioni meno spettacolari ma a basso costo e di scarso impat-to ambientale. D’altra parte è stato proprio l’approccio all’architettura bioclimatica a

289

Patrizia Montini

ABITARE IL MEDITERRANEOIL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA UTILITÀ E BELLEZZA

riaccendere l’interesse per quelle architetture che hanno saputo mettere a punto unacultura architettonica che riconosce l’importanza di rispettare gli equilibri naturali,distorti dal mondo industrializzato dominato da un’assoluta fiducia nel progresso tec-nologico.L’area del Mediterraneo per la corrispondenza latente tra la cultura dell’abitare e lacultura del costruire che ha dato origine ad un linguaggio comune tra i paesi che siaffacciano sulle sue sponde si presenta come il terreno ideale per provare a declina-re con forme proprie la questione della sostenibilità. Scegliere l’area mediterraneasignifica guardare insieme al futuro e al passato. In questi ultimi decenni l’introdu-zione delle moderne tecnologie ha reso superflue soluzioni che oltre ad assolvere unimportante ruolo pratico rivestivano anche un importante ruolo architettonico. Ad esempio il sistema di schermature di listerelle di legno, la mushabeya, che con-sentiva di far entrare l’aria schermando la luce, ripreso su tutta la lunghezza della casadi campagna a Brasilia da H. Meyer o nelle logge e brise soleil di Le Corbusier o anco-ra nelle gelosie dai lunghi listoni di legno di Coderch e Barragan, è stato sacrificatoall’acciaio e al vetro. La torre del vento è sopravvissuta in alcuni edifici del Modernodi H. Fathy come di H. Meyer, trasportata nei moderni blocchi residenziali multipianousando del pozzo delle scale che è aperto al cielo e più alto per ventilare alcune stan-ze ad ogni piano. Il tetto conico in terra cruda o in muratura, la volta catalana o voute plate in lastre dipietra, il tetto a terrazza con la pergola o l’elemento naturale del verde, oltre a esse-re dispositivi in grado di garantire una migliore ventilazione e aerazione degli ambien-ti, hanno costituito nel tempo delle figure che segnano il paesaggio mediterraneo. Tutte soluzioni oggi dimenticate a favore delle nuove e stupafecenti tecnologie deipaesi del nord Europa, che fanno pendere l’ago della bilancia a favore di soluzioni giàconfezionate create per rispondere a problemi climatici del tutto opposti e che hannoportato ad una grave perdita di riconoscibilità di questi luoghi. La necessità di espri-mere la “differenza” della propria storia e cultura non porta necessariamente ad unaricaduta sul regionalismo o folklore in architettura ma si muove in una ricerca dellamodernità che ritorna a quanto c’è di sedimentato in una determinata cultura.Aggiungere nuove parole a quelle più conosciute, arricchendo questo breviario delMediterraneo è una strada che apre nuovi orizzonti, meno omologati e standardizza-ti. L’aggettivo sostenibile dovrebbe poter essere tolto dal progetto e reso riconoscibi-le da una declinazione di nuove o più antiche forme e figure, attraverso la messa apunto di una serie di dispositivi architettonici che entrano nel progetto portando adarricchire il patrimonio di soluzioni già collaudate, un valore aggiunto che cambia ilmodo di fare architettura.

Patrizia Montini290

Abitare il Mediterraneo. Il difficile equilibrio tra utilità e bellezza 291

Progetti degli studenti del Laboratorio Integrato 1, Corso di Laurea Specialistica in Architettura per la

Sostenibilità, a.a. 2007-2008, Progettazione Architettonica Patrizia Montini con: Pietro Tomasi, Flavia

Vaccher; Tecnologia dell’architettura, Valeria Tatano con: Anna Faresin, Antonio Musacchio; Tecnica del

Controllo ambientale Fabio Peron con: Valentina Babolin.

Il tema progettuale propone il completamento della città di Ispica -Siracusa, con l’aggiunta di una nuova

quota di residenza con edifici che non superino i quattro piani di altezza, che disegni questa nuova parte

di città.. L’area scelta è un luogo di confine tra il tessuto urbano e il limite naturale dell’altopiano che dà

sul mare, stretta fra un quartiere - San Giuseppe- , densamente popolato, e una profonda gola. L’edificato

è caratterizzato da una zona prevalentemente residenziale realizzata dagli anni ‘70 alla fine degli anni ‘90,

composta di case “a blocco” da 2 a 4 piani con fronti continui. È stata scartata in partenza la tipologia

della torre, in quanto comporta l’utilizzo di sistemi di bio-tecnologia molto sofisticati, che rende le torri

degli oggetti a sé stanti privi di rapporti col contesto, proponendo una dimensione inusitata per la misura

della cittadina.

Progetto di Andreola, Damian, Fraccaro, Nicolussi, Mozze.

Patrizia Montini292

Progetto di Baldon, Turcato, Visintin.

Abitare il Mediterraneo. Il difficile equilibrio tra utilità e bellezza 293

Progetto di Benedetti, Fochesato, Zenere.

Patrizia Montini294

Abitare il Mediterraneo. Il difficile equilibrio tra utilità e bellezza 295

Progetto di Carraio, Favaro, Stievanin.

Progetto di Bonometti.

Patrizia Montini296

Abitare il Mediterraneo. Il difficile equilibrio tra utilità e bellezza 297

Proviamo a soffermarci su una delle parole che ricorrono più frequentemente in que-sto vocabolario: PATIO. La casa a patio, a corte, la domus, il Khan, la madrasa, è unatestimonianza dell’essenza universale di tutte le differenti tradizioni, uno spazio cheritroviamo in diversissime culture e rimanda ad una forma generale che non ha nulladi particolaristico ma che può essere declinato in infinite forme fino ad essere tra-ghettato con la rilettura del Movimento Moderno nel mondo contemporaneo. Laforma sintetizza in un’aggregazione compositiva niente affatto scontata la parte difunzione, il suo essere un vero e proprio dispositivo climatico, e di rappresentazioneimponendo di volta in volta immagini diversificate a seconda del luogo e della cultu-ra di appartenenza. La corte si comporta come un regolatore della temperatura, fun-gendo da riserva di aria fresca, le logge riparano dal calore e dall’abbagliante luce delsole, un bacino raccoglie l’acqua piovana, gli alberi e il verde contribuiscono a man-tenere una buona umidificazione.Un’area dunque dove le forme, i materiali e le tecniche originali sono state dettatedal microclima - aria, luce, acqua - dall’uso del suolo e dai caratteri delle risorse natu-rali che definiscono il rapporto incondizionato di questi insediamenti abitati con laloro natura, proponendo un’urbanità alternativa più che un anacronismo. Pensare allora l’edificio e il paesaggio come un insieme unitario e interdipendenteporta a sottolineare l’importanza che la progettazione paesistica degli spazi noncostruiti hanno nell’indirizzare il progetto dei nuovi edifici. Che non significa sempli-ce attenzione all’orientamento secondo l’asse eliotermico o il tracciato stradale giàpresente in esperienze antiche o più recenti. Un’attenzione al topos che pone l’ac-cento sulle relazioni e sui rapporti di scala che il progetto instaura con il contesto siache ridisegni un pezzo di città o che costruisca un brano di paesaggio. È difficile por-tare in questa realtà i grandi assi della città contemporanea europea, anche la dimen-sione della strada, più stretta, corta e dall’andamento meno regolare svolge un impor-tante ruolo all’interno della costruzione di queste nuove parti di città. La strada piùstretta dove circola l’aria con la vista chiusa ha la stessa funzione del patio all’inter-no dell’abitazione, un sistema di percorsi più articolato con una certa indetermina-tezza dei luoghi aperti definisce un impianto lontano da ogni caduta nel mimetismoma anche dalla rigidità della griglia a scacchiera. In questa unità tra edificio e natu-ra ritorna vivificata nel presente la memoria di un equilibrio antico proprio del mondoclassico-mediterraneo. L’introduzione delle nuove energie rinnovabili - fotovoltaico, pannelli solari, pompe dicalore geotermiche, pale eoliche - introduce un modo diverso di pensare la città neldisegno di nuove parti del paesaggio urbano in rapporto al consumo di suolo maanche l’introduzione di una nuova filosofia dell’abitare. Ritornano a comparire alcuni

spazi comuni legati alla condivisione degli impianti per l’energia solare, il fotovoltai-co, l’eolico, l’accumulo dei rifiuti, il recupero dell’acqua piovana cui si accompagna ilrecupero all’interno dell’abitazione di materiali, soluzioni e tecnologie legate al pas-sato - legno, pietra, terra cruda, torre del vento, camini d’aria- che contribuisconoinsieme nel proporre nuovi spazi ed ambienti. La possibilità di un mix di soluzioniarchitettoniche ed impiantistiche integrate capace di portare la domanda di energiadel nuovo quartiere a sfiorare lo zero apre ad una vasta e imprevista gamma di solu-zioni formali tese tra innovazione e tradizione, in relazione alle caratteristiche in unpreciso contesto fisico e culturale e diventano il punto di partenza per la composizio-ne di paesaggi o tessuti urbani di nuova qualità.Senza dimenticare che la ricerca sull’”Housing”, deve oggi tentare di agganciare, l’ap-propriatezza della casa alla complessità di un nuovo modo d’abitare, pur tenendoconto delle diverse tradizioni e realtà socio-economiche per riscoprire la pluralità dimodi e di culture che caratterizzano il vivere dell’uomo contemporaneo. Tentare diavere compresente il nostro archivio della memoria abitativa e la necessità di una suarideclinazione attuale, alla luce dei fenomeni attuali di meticciamento e/o scontrometropolitano dei costumi e perciò stesso dell’abitare, nella consapevolezza di un pro-getto d’architettura che deve essere una chiara risposta all’attuale emergenza ambien-tale e energetica. D’altra parte nella tradizione di costruzione dell’area mediterranea è spesso la sem-plice unità abitativa, che è già un’unità volumetrica e spaziale, a svolgere un ruolomolto importante nell’orientare la progettazione dello stesso edificio, dando originea infinite possibilità compositive. La struttura statica della volta e della cupola com-porta un vincolo modulare che ritma la pianta degli edifici d’abitazione. Si tratta diun vincolo che obbliga a progettare in tre dimensioni poiché il modulo con cui si haa che fare non rimanda solo ad un reticolo planare bensì all’unità “stanza” che dà ori-gine ad un’articolazione spaziale e volumetrica, che ritma alcune esperienze signifi-cative dalla casa araba alla casa moderna di Hassan Fathy, a le Roc e Le Rob di LeCorbu, agli alberghi algerini di Pouillon. Progettare un’abitazione sostenibile è dunque ancora e sempre curare gli elementi dicomposizione dello spazio domestico, nelle relazioni tra interno ed esterno, tra climae materiali, tra natura e costruzione alla ricerca di uno spazio aperto e provvisorio maradicato in un luogo.

Patrizia Montini298