MONTE VIGLIO · 3 • Le classi prime sono state accompagnate, il 27 aprile, da Fa io ussi e Mar o...

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1 INDICE INTRODUZIONE Maria Grazia Di Pasquale …………………………………..…………... 2 ESCURSIONI CON LE SCUOLE MEDIE ………………….…………………………….………. 2 ESCURSIONI SEZIONALI …………………………………………………..……………….......... 3 FERRATE AL GRAN SASSO, CORNO PICCOLO E CORNO GRANDE……………….10 SETTIMANA VERDE SULLE DOLOMITI DI BRENTA Sara Lelli …………………..….. 15 INAUGURAZIONE DEL RIFUGIO DI CIVITA D’ANTINO……………….…………….……. 16 ALPINISMO CLASSICO SULLE CRESTE DEL MONTE ROSA Gianluigi Ranieri..... 17 BONIFICA DI COLLE MOZZONE………………………………………………………………….. 20 SPELEOLOGIA: TECNICHE DI RILEVAMENTO IPOGEO Nicholas Novelli…….…22 VISITA ALLA FALESIA DI META Raffaello Colacicchi……………………………….…..... 23 CIME, VALLI E FOSSATI NELLA TOPONOMASTICA ITALIANA Maria Grazia Di Pasquale…………………………………………………………………………………………………….. 24 MONTE VIGLIO PERIODICO on-line della Sezione Valle Roveto del CLUB ALPINO ITALIANO ANNO III – Numero 2 - 2019

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INDICE

• INTRODUZIONE – Maria Grazia Di Pasquale …………………………………..…………... 2

• ESCURSIONI CON LE SCUOLE MEDIE ………………….…………………………….………. 2

• ESCURSIONI SEZIONALI …………………………………………………..……………….......... 3

• FERRATE AL GRAN SASSO, CORNO PICCOLO E CORNO GRANDE……………….… 10

• SETTIMANA VERDE SULLE DOLOMITI DI BRENTA – Sara Lelli …………………..….. 15

• INAUGURAZIONE DEL RIFUGIO DI CIVITA D’ANTINO……………….…………….……. 16

• ALPINISMO CLASSICO SULLE CRESTE DEL MONTE ROSA – Gianluigi Ranieri..... 17

• BONIFICA DI COLLE MOZZONE………………………………………………………………….. 20

• SPELEOLOGIA: TECNICHE DI RILEVAMENTO IPOGEO – Nicholas Novelli…….…22

• VISITA ALLA FALESIA DI META – Raffaello Colacicchi……………………………….…..... 23

• CIME, VALLI E FOSSATI NELLA TOPONOMASTICA ITALIANA – Maria Grazia Di

Pasquale…………………………………………………………………………………………………….. 24

MONTE VIGLIO PERIODICO on-line

della Sezione Valle Roveto del CLUB ALPINO ITALIANO

ANNO III – Numero 2 - 2019

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INTRODUZIONE

Cari amici del CAI Valle Roveto, esce il secondo numero del 2019 (sesto dall’inizio) del nostro Notiziario on-line sulle attività della nostra Sezione. Ognuno si potrà ritrovare, se stato presente, oppure, se assente, potrà in qualche modo partecipare alla conoscenza di quanto il CAI Valle Roveto compie per la conoscenza e la frequentazione della montagna in ogni suo aspetto.

Maria Grazia Di Pasquale

(Vicepresidente)

ESCURSIONI NEL TERRITORIO CON GLI ALUNNI DELLE SCUOLE MEDIE

A completamento degli incontri svolti nelle Scuole medie di Civitella Roveto e di Morino, la nostra

Sezione ha svolto tre escursioni (rispettivamente per le prime, le seconde e le terze medie), nel

territorio della Valle Roveto. Hanno partecipato, oltre ai soci accompagnatori, alcuni insegnanti.

• La prima escursione, per le classi terze, si è svolta il 26 aprile, partendo da località

“Peschiera” fino a Meta e di qui al Parco Sponga, con ritorno al punto di partenza per altro

itinerario. Accompagnatori: Raffaele Allegritti, Maria Grazia Di pasquale, Nicholas Novelli.

Ben allineati e disciplinati Visita al vecchio Molino

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• Le classi prime sono state accompagnate, il 27 aprile, da Fabio Bussi e Marco all’”anello dello

Schioppo”.

• Le classi di seconda media si sono recate il 18 maggio al Santuario di S. Angelo di Balsorano,

accompagnate da Giovanna Dosa, Tonino Casalvieri e Marco Capoccitti.

Grazie agli insegnanti per il sostegno, la fatica e l’entusiasmo nelle escursioni!

ESCURSIONI SEZIONALI

• 7 APRILE 2019 – BORGO VECCHIO DI SPERONE, da Gioia dei Marsi

Escursione al borgo abbandonato di Sperone Vecchio e al monte Serrone, nel Parco Nazionale.

Osservazione della faglia del terremoto del 1915, della torre cilindrica del XIII, della chiesa e dei resti

dell’antico paese. Numerosi partecipanti, una trentina, anche giovanissimi.

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Torre e panorama Borgo vecchio

Il gruppo

• 14 APRILE – COLLE COLUBRICA (Collelongo, Serralunga)

Partenza da Collelongo (Madonna a Monte), per Forca Casale e Valico di S. Elia. 13 partecipanti, di

cui 12 della Sezione Valle Roveto, che nonostante il tempo inclemente hanno portato allegramente

a termine l’escursione.

Forca Casale Nebbia e pioggia

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• 28 APRILE – MONTE MIGLIO PNLAM, Valle Del Giovenco

Partenza da S, Maria Maddalena (Ortona dei Marsi), discesa per Bocca Mezzana Partecipanti 17, di

cui 15 di Valle Roveto.

Gruppo in vetta

• 31 MAGGIO - 2 GIUGNO – CAMMINO DELL’ACCOGLIENZA

• 9 GIUGNO CIMA MACIRENELLE

Dal Fosso La Valle di Palombara, dove era presente ancora parecchia neve.

Ancora neve nel vallone Fosso Valle di Palombara

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• 16 GIUGNO – TRAVERSATA DA MORINO A TRISULTI

Salita nel bosco Verso la certosa

• 30 GIUGNO BRECCIOSO

Riposo in vetta

• 14 LUGLIO MONTE MACELLARO

Escursione sulla Maiella con il Gruppo escursionismo CAI Sora: venticinque soci hanno affrontato

l’impegnativa ascesa del Monte Macellaro (2.646 mt.) nel cuore della "Montagna Madre" che per

gli abruzzesi rappresenta senza dubbio uno dei sistemi naturali più interessanti dell'Appennino.

Partenza

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• 15 SETTEMBRE – PIZZO DETA

Da Rendinara per il Vallone del Rio. Partecipanti 15, di cui 14 valle Roveto.

Gruppo in vetta

• 29 SETTEMBRE – INTERSEZIONALE AL PIZZO DETA

Con le Sezioni di Bari e L’Aquila, coordinatore Mattia Lelli.

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• 29 SETTEMBRE – MORRONE DELLA DUCHESSA

Da Corvaro perla Valle Amara, rifugi forestali, cresta NNW, discesa per facili canalini nel vallone della

fonte e di nuovo ai rifugi forestali e via dell’andata. Partecipanti 14 (tutti del CAI Valle Roveto), di

cui 3 giovani.

Sopra fonte La Vena Gruppo in vetta

Sulla cresta Giovanissimi soci

• 6 OTTOBRE – MONTE AMARO DI OPI

Itinerario: Val Fondillo, Lo Stazzo, vetta.

• 13 OTTOBRE – VAL FONDILLO, TRAVERSATA A FORCA RESUNI E VAL DI ROSE

25 partecipanti. Partenza dalla Vecchia segheria, ora "Centro visite", della Val Fondillo. Preziosa la

collaborazione di Giacomo Continenza e Antonio Massimiani ha consentito a tutti di attraversare la

Valle, tra le più note e belle del PNALM, con l'accompagnamento di notizie sulla morfologia, sulla

fauna e, particolarmente sulla flora che, stante la stagione, presentava colori e toni spettacolari.

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Colori d’autunno

Dopo la salita verso il Passaggio dell'Orso si è svolta la discesa verso i Tre Confini. Dopo una breve

pausa per uno spuntino, è iniziata la bella salita verso il rifugio Forca Resuni. Discesa lungo la Val di

Rose, fino alle bianche case di Civitella Alfedena.

Al rifugio

FERRATE AL GRAN SASSO, CORNO PICCOLO E CORNO GRANDE – 6 e 7 Luglio 2019

Sabato 6: Prati di Tivo, Ferrata Ventricini, Ferrata Danesi, Corno Piccolo e Pernotto al Rifugio Franchetti

(2433 m s.l.m.) Domenica 7: Rifugio Franchetti, Ferrata Ricci, Vetta Orientale, Calderone, Rifugio

Franchetti, Prati di Tivo.

Sulla ferrata Fabio Bussi

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Relax serale al rifugio Franchetti

SETTIMANA VERDE SULLE DOLOMITI DI BRENTA

Meta della nostra ambiziosa settimana verde quest’anno è stata il gruppo delle Dolomiti di Brenta.

La fama di cui godono è ampiamente giustificata: offrono una straordinaria varietà di sentieri e

percorsi attrezzati, rifugi e bivacchi a 5 stelle, il tutto immerso in un paesaggio di roccia dolomitica

mozzafiato: l’aria che si respira e la vista di cui si gode da lassù sono impagabili!

Un breve cenno di geografia è doveroso, anche se tutti sanno di cosa stiamo parlando... Le Dolomiti

di Brenta sono una sottosezione delle Alpi Retiche meridionali, in provincia autonoma di Trento. Si

tratta di un unico gruppo dolomitico ad ovest del fiume Adige, si protende per una lunghezza di oltre

40 km da nord a sud, e circa 12 km in direzione est – ovest. Ha come confini naturali la Val di Sole a

nord, la Val di Non ed il lago di Molveno ad est, le Valli Giudicarie a sud e la Val Rendena ad ovest.

Molte sono le cime che superano i 3000 metri, tra le quali la Cima Tosa, cima Brenta, Torre di

Brenta... tutto il territorio del gruppo di Brenta è inserito nel Parco Naturale Adamello-Brenta.

Il nostro viaggio inizia nel caldo autostradale del 20 luglio, diretti a Madonna di Campiglio, dove

decidiamo di trascorrere la prima notte in albergo. Di lì partiamo all’indomani con zaino in spalla e

lì faremo ritorno soltanto sette giorni dopo... sette giorni di alte vie, pernotti in rifugi attrezzati, buon

cibo (che dico?! Ottimo cibo!!) e ottima compagnia.

La mattina di domenica inizia con una ricca colazione e una simpatica gara al peso dello zaino... il

peggiore con ben 17 kg da caricare sulle spalle è Mattia; dovrebbe imparare da Cosetta (ribattezzata

zia Cosy per l’intero viaggio) in testa alla classifica con appena la metà del peso: 8,5 kg, un talento!

I restanti membri del gruppo sono gli sportivissimi fratelli Colacicchi (Flavia e Raffaello), il buon

Marco, Marcello con il suo zaino di Mary Poppin’s, il nostro presidente Raffaele, il caro amico di

Roma Maurizio, la sottoscritta e Fabio, eccezionale guida in questa avventura.

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Veniamo a noi. Il trekking inizia dal parcheggio di Vallesinella che

ci lasciamo alle spalle per immergerci in un ambiente boschivo

popolato da faggi, abete bianco e rosso e numerosi esemplari di

tasso. Ben presto raggiungiamo le Cascate Alte, i suoni della

natura sono talmente forti da portarci immediatamente lontano

dai rumori della civiltà: questo è il bello della montagna. Il nostro

Fabio ci regala durante il tragitto immagini indelebili di questo

luogo incontaminato.

Procediamo con passo svelto, forse troppo...siamo già fuori dal

sentiero delle cascate e vicini alla prossima, breve sosta al rifugio

Casinei: una bomboniera rivestita in legno, appena fuori dal

bosco sorge a 1850 metri. Ci ha colpito subito, vi faremo ritorno

il giorno seguente, perchè la sosta più lunga per oggi è al

successivo rifugio F.F. Tuckett e Q. Sella (2270 m). Giunti a

destinazione ci dedichiamo subito alla sistemazione dello zaino,

prendiamo posto in camera e finalmente ci concediamo un po’

di riposo, rigorosamente accompagnato da una birra.

Rifugio Casinei Rifugio Tuckett

Il rifugio è abbastanza affollato, nonostante tutto si può apprezzare pienamente la pace d’alta

quota: l’unica cosa da fare è contemplare le bellezze che questa terra ci mette a disposizione... e

scusate se è poco! Concedetemi di citare tra le bellezze di questi luoghi ameni – filosofia a parte –

le delizie culinarie: polenta, salumi e formaggi, hamburger, strangolapreti, strudel... la cena è

squisita e abbondante. Pienamente soddisfatti di questa prima giornata andiamo a letto, l’indomani

ci aspetta la prima escursione in ferrata.

Il nuovo giorno inizia con i ramponi: dobbiamo percorrere un ripido tratto innevato, ‘all’appacimo’

- per citare Fabio - che conduce alla forcella, da dove partiamo per la via Ferrata delle Bocchette

lungo il sentiero Benini, passando per Cima Grostè (2901 m). Giungiamo al rifugio Graffer (2261 m)

Verso Vallesinella

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Neve dura Benini

con breve sosta per consumare il pranzo, e presto si riparte in direzione Tuckett, che vediamo

stavolta solo di passaggio, poiché trascorreremo la notte al rifugio Casinei. La giornata è lunga,

anche se la distanza percorsa è nulla in confronto agli itinerari che siamo abituati a percorrere: sono

14 km. Si tratta pur sempre di vie ferrate e i tempi, si sa, possono esser lunghi. Al Casinei l’ospitalità

della signora Pia, leccese di origine innamorata del Trentino e della sua attività di gestore del rifugio,

ci conquista e decidiamo di tornare a trovarla i giorni seguenti: vi faremo ritorno per l’ultimo

pernotto. Intanto il martedì ripercorriamo a ritroso la salita fino al Tuckett, dove trascorreremo la

notte, per la gioia di Marcello possiamo alleggerirci le spalle: la sua ossessione per lo zaino non lo

ha abbandonato un secondo, è un miracolo che sia riuscito a recuperare tutti i pezzi che ha

disseminato per i rifugi.

Leggeri e riposati lasciamo il rifugio Tuckett

in direzione della galleria Bogani, il sentiero

si apre sulla Valle di Brenta, possiamo

ammirare alle nostre spalle gran parte del

gruppo Adamello. Si arriva al rifugio

Brentei a quota 2182 m. Sullo sfondo

possiamo vedere le Bocchette Centrali, e

procedendo poco più avanti una targa

metallica indica l’inizio della via ferrata: il

sentiero SOSAT, che collega i due rifugi. Ci

si imbraga e via sulla prima scaletta, poi una

seconda, una serie di rocce sempre

attrezzate con fune e poi una comoda

cengia con passaggi non attrezzati. Così si articola il sentiero, raggiungendo la quota di 2450 m,

attraversiamo un caratteristico foro nella roccia e finalmente eccoci su un vasto pianoro detritico,

dove risulta particolarmente evidente il fenomeno dello sgretolamento continuo caratteristico delle

rocce dolomitiche. La via ferrata termina con una scaletta verticale e una targa metallica indicante

l’inizio per chi procede in direzione contraria. Si attraversa il canalone del Tuckett, attraversato da

Bocchette Sosat

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ruscelli di acqua di fusione; qui Raffaello e Flavia si intrattengono per rinfrescarsi. Si procede fino al

rifugio Tuckett, chiudendo il percorso ad anello.

Mercoledì mattina sveglia presto, indossiamo di nuovo i ramponi e percorriamo il nevaio fino alla

forcella, tutto come due giorni fa fino a questo punto. Ora però si cambia: procediamo esattamente

in direzione opposta, attraverso delle scalette brevi, la prima delle quali è abbastanza barcollante.

Ci troviamo subito in quota alla Bocca di Tuckett (2647 m). Da qui la via Ferrata delle Bocchette Alte

inizia subito con una lunga cengia, poi una scala verticale, e di nuovo un lungo tratto su cenge

esposte che in varie occasioni tagliano franosi canalini e dove le attrezzature di sicurezza sono

talvolta fissate in alto: per via della neve, è facile trovarla in questi tratti. Il sentiero passa ai piedi

della parete Sud di Cima Brenta (3150 m): anche se non giungiamo in vetta, tocchiamo il punto più

alto di queste giornate, a ben 3020 m slm.

A questo punto percorriamo le Bocchette dei Massodi, con tranquilli passaggi in arrampicata

sempre assicurati e nei punti più verticali con brevi scalette. Saliamo ora la lunga e verticale "Scala

degli Amici" e giungiamo su un balcone panoramico: la vista sulle Bocchette Alta e Bassa dei Massodi

è davvero appagante. Ci aspetta una divertente discesa su roccette, resa più lenta dall’incontro di

un gruppo di escursionisti che procede in direzione contraria alla nostra. È ora il turno di una lunga

serie di scale metalliche, che percorriamo in parte con la pioggia: la discesa si fa difficile, l’acqua

rende i pioli molto scivolosi. Ciò nonostante giungiamo in poco tempo sul sentiero per il rifugio

Alimonta (quota 2580 m): l’attraversamento di quest’ultimo tratto avviene su neve, per circa un’ora

sempre sotto la pioggia, poi rocce nude

e finalmente intravediamo il rifugio. Al

nostro arrivo la pioggia cessa e ci

consente di godere della bellezza di

questa terrazza rocciosa riparata

tutt’intorno dai massicci dolomitici.

Possiamo apprezzare il panorama fino

a ora di cena, poi di nuovo a stomaco

pieno aspettiamo qui fuori l’imbrunire

che fortunatamente si fa desiderare,

concedendo a noi spettatori una pausa

di riflessione e quiete, prima di andare

a letto.

Il giovedì è l’ultimo giorno in ferrata, è il turno della Via delle Bocchette Centrali: uno dei più

suggestivi itinerari delle Dolomiti, decisamente inadatto se si soffre di vertigini! La ferrata di per sé

non è troppo impegnativa ma generalmente esposta: si viaggia quasi sempre su cenge, molte delle

quali scavate nella roccia. Si percorrono inizialmente diversi passaggi verticali in salita, attrezzati qui

con scalette, lì con staffe metalliche. Procediamo su una cengia che ci concede una vista mozzafiato

in lontananza al Campanile Basso: è solo il primo dei panorami che avremo la fortuna di godere per

tutta la durata della ferrata. Di nuovo saliscendi e di nuovo una cengia attrezzata con corda, fino ad

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arrivare ad un passaggio su cengia

a ferro di cavallo dove

l’esposizione è massima.

Incontriamo diversi gruppi di

escursionisti che procedono in

direzione contraria, obbligandoci

a delle soste e consentendoci al

contempo una più minuziosa

osservazione di questi scorci.

Giungiamo alla base della Torre di

Brenta (3013 m) e della Cima dei

Sfulmini (2910 m), attraversando

diversi passaggi che da queste

cime prendono il nome: Bocca dei

Armi, Bocchetta dei Sfulmini

Bassa e Alta. Proprio tra queste “gole” affrontiamo il punto che ci lascia senza fiato, l’unico in tutta

la traversata: ci ritroviamo esposti spalle al vuoto, sporgendo ben oltre il pendio verticale,

procedendo in discesa su staffe metalliche, ben assicurati con corda, ma pur sempre a centinaia di

metri di altezza! Superato questo ostacolo giungiamo ai piedi del Campanile Alto, poi il Campanile

Basso attraversando facili roccette a volte non attrezzate, di nuovo una cengia aerea che prosegue

poi con delle staffe orizzontali: anch’esse rappresentano una difficoltà, per l’altezza decisamente

eccessiva a cui è collocata la fune d’acciaio, più che per la tecnica di progressione. Ben presto

incontriamo la targa metallica: siamo fuori dalla ferrata, pronti per il prossimo pernotto, stavolta è

il turno del rifugio Pedrotti (2491 m). Per completare in bellezza ci attende una notte tra tuoni e

lampi, e diversi tentativi di immortalarne qualcuno in uno scatto. Tutti sono entusiasti di questa

esperienza, tranne me: ho il terrore dei fulmini!

Il mattino seguente assieme agli zaini ci prepariamo anche gli animi al rientro. Procediamo a ritroso

con un sentiero quasi rettilineo che ci riporta al punto di partenza: il rifugio Casinei. Qui trascorriamo

ancora una notte, concedendoci un po’ di riposo allietati dalla compagnia dei proprietari del rifugio

che ci salutano a suon di chitarra, intonando canzoni d’autore, e al sapor di casa che ci hanno servito

in tavola.

Il bello del viaggio è che lo rivivi anche

ricordandolo. Questa esperienza ci ha

arricchito come persone e unito come amici; ci

ha portato ad un contatto più intimo con la

nostra terra.

Abbiamo visto ed osservato, sentito ed

ascoltato, abbiamo dato noi stessi alla

montagna e ne abbiamo ricevuto anche questa

volta un po’ di insegnamento. Ed alla prossima

ancora di più.

Sara Lelli

Cengia esposta

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INAUGURAZIONE DEL RIFUGIO DI CIVITA D’ANTINO

In località ROCCA DELL’ABATE

Nei giorni 3 e 4 agosto la nostra Sezione è stata impegnata nell’inaugurazione del Rifugio in località

Rocca dell’Abate, di proprietà del Comune di Civita d’Antino, che ce lo ha concesso in gestione. Nelle

settimane precedenti pochi soci volenterosi si erano prodigati nel restauro del tetto, degli infissi e

degli interni, in modo da rendere il rifugio adatto nel prossimo futuro all’ospitalità di soci e di altri

escursionisti.

Tinteggiatura degli interne Laghetto Pratelle

Il 3 agosto un folto gruppo di soci si è recato in zona, terminando i lavori, sistemando con la

segnaletica verticale il tratto che conduce al rifugio dal laghetto “delle Pratelle”, e approntando cena

e pernottamento. Non è mancato il tempo dell’osservazione delle stelle, con l’impagabile Franco

Salvati.

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Fuoco e cena Pronti per la notte Franco Salvati astronomo

Il 4 agosto un altro gruppo di soci si è recato

dapprima in escursione da Civita all’Eremo della

Ritornata, poi, per il sentiero delle Pratelle, al

rifugio, raggiungendo quelli che vi avevano

pernottato. Verso le 12 si è svolta

l’inaugurazione ufficiale, da parte del Sindaco di

Civita e del nostro Presidente Raffaele, alla

presenza di numerosissime persone: soci CAI,

membri della Proloco di Civita, amici e

simpatizzanti. Numerosi i ragazzi.

Il sindaco di Civita col nostro presidente Proloco di Civita

Giovanissimi Arrosticini! Pranzo

Durante il discorso di inaugurazione

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Dopo l’inaugurazione e il pranzo sul prato, nel pomeriggio quasi tutti sono tornati a piedi a Civita

con Maria Grazia, compresi i soci che sono saliti il sabato e hanno pernottato.

ALPINISMO CLASSICO SULLE CRESTE DEL MONTE ROSA

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13/14 Luglio 2019 - Cresta del Soldato, cresta ESE della Piramide Vincent e Traversata dei

Lyskamm (P.ta Giordani m. 4046, Piramide Vincent m. 4215, Lyskamm Orientale m.4527,

Lyskamm Occidentale m.4481) - con Filippo Chierroni

Saliti sabato da Alagna con la prima corsa, traversiamo verso la vecchia Indren e poi sul Ghiacciaio

di Bors. L'idea di salire la Cresta del Soldato integrale fa scopa con il bel sole che scalda la roccia.

Abbiamo solo una cordata davanti e l'arrampicata sulla linea di cresta è decisamente plaisir (un

tratto di IV) fino alla Giordani.

La parte alta dellla Cresta del Soldato, salendo verso Dalla cresta scorci sulle seraccate sud-est sotto la Parrot la Piramide Vincent

Dopo la cima proseguiamo sul filo e la via è più autentica ma su roccia mediocre. Arriviamo alla

Piramide Vincent all'incirca a ora di pranzo e siamo sorprendentemente soli in cima. Scendiamo e

risaliamo il ghiacciaio traversando dal Cristo delle vette fin sotto il colle del Lys, dove montiamo la

tenda (m. 4150).

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Sul ghiacciaio non c'è

un'anima, così ci godiamo la

grandiosità dell'ambiente

fino a ora di cena. Rapido

sonno e sveglia domenica

poco dopo mezzanotte: fa un

freddo raro; accediamo il

Jetboil per far colazione,

smontiamo la tenda e

facciamo un curioso giretto

verso il colle del Lys tanto da

scaldarci e non prendere la

cresta con piedi e mani

congelati. Attacchiamo così

poco prima delle tre.

La linea è battuta da un vento

forte e gelido che ci

accompagna e stordisce fino

alla vetta del Lyskamm

Orientale (in ore 2), poi meno

intensamente fino al

Lyskamm Ovest (ore 3,30) e

per tutta la traversata che

chiudiamo poco prima delle

7,30.

La cresta merita tutta la sua

fama di bellezza e unicità,

abbiamo avuto anche il

privilegio di attraversarla in solitudine assoluta. Lunga 4Km, non è tecnicamente difficile, seppur

costantemente aerea: a tratti è tanto sottile che consente solo di porre un piede davanti all'altro a

tracciare una linea che separa il baratro. Altrove è decisamente più larga. Tra Orientale e

Occidentale c'è qualche passo di misto molto divertente, mentre discendendo dal Lyskamm Ovest

abbiamo trovato del ghiaccio, circa 100mt, dove la seconda picca tecnica torna molto utile. Noi

abbiamo affrontato il tutto in conserva e corda corta a 2,5 mt senza mai allungare.

Scesi al ghiacciaio del Felik abbiamo poi raggiunto il Quintino Sella, quindi proseguito fino al

Bettaforca. Qui è iniziata la lunga e noiosa catena di impianti per arrivare prima a Gressoney, risalire

verso i Salati e discendere nuovamente in Piemonte, dove alle 13 recuperiamo la macchina.

Camera con vista Alta cucina

A lama del Lyskamm Orientale, oramai alle nostre spalle.

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– 2–

16-17/08/2019 Traversata dei BREITHORN - Roccia Nera 4075m – Gemello del BO 4106m –

Breithorn Orientale 4139m - Breithorn Centrale 4159m – Breithorn Occidentale 4164m

Con Filippo Chieroni lungo la cresta integrale che permette di toccare le 5 vette sopra i 4000 metri

della catena dei Breithorn. Le condizioni della via non sono propriamente il massimo, ma con un po’

di attenzione si può ancora affrontare.

Arrivati il 16 agosto nella tarda mattinata al Bivacco Rossi e Volante da Plateau Rosà attraverso un

Ghiacciaio di Verra fortemente segnato – crepi notevoli da saltare e aggirare –, trascorriamo una

notte da tutto esaurito in bivacco: siamo in 12, di 4 nazionalità e con varie destinazioni. Stamattina

raccattiamo i ferri e sbaracchiamo per attaccare la Roccia Nera verso le 6: la parete sud è scura e

ghiacciata e per certo lo sarà sempre più col passare dei giorni.

Ghiaccio vivo sulla Roccia Nera Salendo alla Roccia Nera

Qualche vite, due picche tecniche e ramponi con anteriori verticali velocizzano e ripagano in

sicurezza: tra ieri e oggi diversi alpinisti lungo la catena si sono dovuti girare per tornare indietro a

causa del ghiaccio vivo. Noi siamo saliti pressoché sempre in conserva corta, con qualche tratto di

conserva protetta sulla Roccia Nera e su alcuni tratti della centrale, dove abbiamo fatto un tiro da

10 mt. Una vite in sosta è da mettersi all’arrivo dell’ultima calata dal Gemello.

Dalla prima vetta passando per il Gemello e fino all’Orientale,

il filo di cresta si divide alternando i risalti rocciosi, che

abbiamo arrampicato con i ramponi, e le linee di

collegamento bianche ora quasi completamente secche,

dove affiora ghiaccio: occorre un po’ di piede fermo. Le due

doppie dal Gemello e dall’Orientale sono attrezzate e in

buone condizioni. Tolti i ramponi la lunga cresta rocciosa del

Centrale si protegge bene con fettucce e friend medio piccoli:

la roccia è ottima, ci sono in tutto un paio di passaggi di IV. Lungo la cresta che unisce il Centrale e l'Orientale.

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Lungo tutta la traversata l’esposizione è spesso notevole,

ma è certo tra gli aspetti più appaganti di una via che,

inutile dirlo, è grandiosa.

A pochi metri dalla vetta del Breithorn Orientale Cornici che affacciano sulla parete Nord

Il meteo, che deve essere buono, in questi due giorni è

stato invece spettacolare.

Gianluigi Ranieri

BONIFICA DI COLLE MOZZONE

Cronistoria di una bonifica

Molti mesi fa, il CAI Valle Roveto venne a conoscenza, su segnalazione del socio Enrico Di Cintio, di

accumuli di rifiuti in località Colle Mozzone sopra Capistrello: una quantità enorme di pneumatici e

carcasse di auto in mezzo al bosco a 1600 m circa. Un accumulo talmente importante e talmente

scomodo, in quanto adagiato su un profondo crepaccio, da far desistere qualsiasi buona intenzione

di rimozione. E questo nonostante una denuncia contro ignoti del 2009. Tuttavia, almeno in questo

caso, la testardaggine della nostra Sezione ha avuto la meglio sull'impotenza di amministrazioni ed

Da sinistra Nordend, Dufour, Zumstein, Punta Gnifetti, i due Lyskamm, il Castore. In prima quinta la Roccia Nera appena salita

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enti pubblici. Difatti, il CAI Valle Roveto, in accordo con la forestale, la Segen, il comune di

Capistrello, ma soprattutto con l'aiuto delle associazioni del territorio e con la ditta Paris autogru.

26 Ottobre 2019 - Primo intervento di BONIFICA A COLLE MOZZONE, Grazie alla coesione e

collaborazione tra la nostra sezione, il Comune di Capistrello, la Segen e Paris Autogru, Pro Loco

Capistrello, SCI club Capistrello, Protezione Civile Avezzano, Asd Rifugio Viperella Campo Staffi e

tanta gente di buona volontà.

Treno di pneumatici Carcassa di auto Marco

Da “Il Centro” 29 ottobre

CAPISTRELLO. Centinaia e centinaia di pneumatici, lamiere di auto, guaina e addirittura eternit.

Tutto materiale occultato in un profondo crepaccio a ridosso della strada per Filettino, in prossimità

di Colle Mozzone a Capistrello.

«Uno scempio indescrivibile, tanto per la quantità di rifiuti da recuperare, quanto per la posizione

difficile e impervia nel quale si sono svolte le prime operazioni di bonifica», sottolinea Raffaele

Allegritti, presidente del Cai Valle Roveto, che ha dato il via a un maxi intervento di bonifica.

Operazioni tanto complicate da rendere necessario l’utilizzo di un’autogru della ditta Paris di Celano,

impiegata gratuitamente in località Nido dell’Aquila a 1.600 metri d’altitudine. I rappresentanti del

Cai Valle Roveto, promotore e coordinatore dell’iniziativa, insieme al Comune di Capistrello, alle

associazioni del territorio e ai tanti volontari, con il supporto della Segen, si sono adoperati per

l’ambiente e a rimedio dello scempio fatto da ignoti senza scrupoli che hanno riversato le tonnellate

di materiale in mezzo a un bosco.

«Nonostante l’impegno profuso dai volontari intervenuti da gran parte dei paesi della Valle Roveto,

e qualcuno anche dalla Marsica», conclude Allegritti, «saranno necessarie altre giornate e tanta

manodopera per portare a termine l’intervento. (r.rs.)

9 NOVEMBRE 2019: Nuovamente le associazioni del territorio che avevano partecipato alla prima

bonifica si sono ritrovate a Colle Mozzone per rimuovere dal profondo fossato 250 pneumatici ed

altri ingombranti residui; una vera e propria catena di volontari che, con fatica, hanno fatto risalire

fino alla strada quintali di materiale. Ancora c’è molto da fare, alla prossima e grazie a tutti!

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SPELEOLOGIA: TECNICHE DI RILEVAMENTO IPOGEO

La speleologia non è solamente esplorare il mondo sotterraneo ma anche documentarlo, tutelarlo

e divulgare la sua conoscenza. L’asse intorno al quale ruota il mondo speleologico è lo studio dei

fenomeni carsici e, in quest'ambito, essa si classifica tra le scienze che studiano i fenomeni legati

all'ambiente e alla sua evoluzione, in particolar modo i fenomeni naturali che avvengono nel

sottosuolo come il movimento delle acque sotterranee (idrologia ed idrogeologia) e la biologia del

sottosuolo (biospeleologia). Un ruolo importante è rivestito anche dalla Cartografia Ipogea :

‘’Catastare’’, cioè misurare, analizzare, mappare, descrivere, riprodurre le caratteristiche spaziali e

fisiche di una cavità, può sembrare apparentemente semplice ma in realtà sono necessarie delle

precise conoscenze tecniche che consentono di “schedare” la grotta in modo che essa sia

successivamente “leggibile” e correttamente interpretabile da tutti coloro che nel tempo potranno

essere interessati tanto alla semplice visita esplorativa quanto allo studio scientifico della grotta

stessa. Abbracciando questa filosofia il Gruppo Speleologico Valle Roveto, nei giorni 10-11-12

Maggio 2019, ha deciso di organizzare, in collaborazione con il Gruppo Grotte e Forre ‘’Fratelli De

Marchi" di L’Aquila, il Primo Corso Tematico Sezionale sulle ‘’Tecniche di Rilievo ipogeo’’, diretto

dall’ IS Gian Luca Ricciardulli, con la partecipazione del responsabile del Catasto abruzzese Andrea

Monti, l’Istruttore Nazionale di Speleologia Rosi Merisio e lo speleologo/biologo Mattia Iannella.

Questo corso ha voluto riprendere le cognizioni di base del rilievo classico, che si acquisiscono nei

corsi di introduzione alla speleologia, ai fini di ampliarle e metterle in pratica sia in aula che in grotta.

Le lezioni teoriche tenute in aula presso la sede CAI hanno analizzato i seguenti argomenti:

- il posizionamento dell'ingresso di un ipogeo;

- gli strumenti del rilievo tradizionale;

- la tecnica del rilievo tradizionale;

- le fonti di errore nelle misurazioni;

- la restituzione del rilievo con il programma CSurvey e il

posizionamento dell’ingresso;

- l’introduzione al DistoX2;

- esercitazione con DistoX2 e restituzione del rilievo con DistoX2 su

PC.

Nella lezione pratica in ambiente, tenuta a Grotta Cola (Petrella Liri), mettendo in atto le tecniche

per il rilievo tradizionale apprese in aula e, raccogliendo dati tecnici da esse ottenute, hanno potuto

elaborare una bozza di rilievo della cavità.

Il carico degli argomenti trattati e soprattutto la sua importanza fa di questo solo il primo di

numerosi altri corsi che seguiranno, la specificità dei quali renderà questa interessante disciplina

alla portata di tutti coloro che la sapranno vedere sotto la giusta ‘’luce’’.

Nicholas Novelli

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VISITA ALLA FALESIA DI META

Una giornata da non dimenticare quella di Sabato 12 Ottobre, che ha visto il nostro CAI organizzare

una passeggiata per far conoscere la rinnovata Falesia di Meta a Civitella Roveto. Dobbiamo

ringraziare il chiodatore Fabio Lattavo (La spada nella roccia) che con l’aiuto di Luana Villani ha

richiodato vecchie vie aperte negli anni 90, il tutto reso possibile dal contributo di alcuni soci CAI e

appassionati del luogo.

Ci siamo dati appuntamento alle 9.30 in piazza Giardinetti per poi arrivare con le macchine nel

parcheggio del Campo sportivo di Meta, facilmente raggiungibile con un tratto di strada bianca. Da

lì, zaino in spalla abbiamo preso il sentiero sulla sinistra segnato con bandierine CAI. La falesia resta

sotto il sentiero da poco risegnato Peschie Merundi che porta alla madonnina della Moscosa.

Arrivati ad una radura, ottima per campeggiare con le tende ci voltiamo ad ovest per iniziare a

scorgere questa formazione rocciosa a forma di

triangolo. Una volta in direzione delle rocce

imbocchiamo il sentierino che ci porta ai piedi

della Falesia dopo appena 15 minuti di cammino

dalle auto. È un posto selvaggio, frequentato solo

da climber e da qualche boscaiolo, un posto che

vale la pena visitare anche se non si arrampica

per via di questa parete verticale mastodontica a

tratti strapiombante, caratterizzata da una

bellissima formazione rocciosa che crea una

clessidra nella parte più alta della base. Le vie da

poco riattrezzate sono molto “dure” come si usa

dire nel gergo dell’alpinismo, perché partono da

una difficoltà medio alta non adatta a coloro che

arrampicano da poco. Una volta arrivati sul posto

si poteva osservare, grazie ai ragazzi che stavano

arrampicando, la classica attrezzatura e le

manovre dell’arrampicata sportiva su vie

attrezzate che vede l’utilizzo di: una corda

dinamica dal almeno 50 m, rinvii, assicuratore,

imbrago caschetto e scarpette da arrampicata.

Questo luogo oltre ad essere incontaminato, gode

di ombra in tutto le ore del giorno e lo rende

perfetto nelle giornate estive per gli appassionati

che fuggono dalla calura delle falesie in bassa

quota essendo questa a più di 1000 m slm. Grazie

a questo evento le persone hanno conosciuto i

creatori e i frequentatori di questo ambiente

tutto da scoprire. Arrampicare è uno dei pochi

sport che libera completamente la mente, spazza

via ogni pensiero, ti fa vivere il “qui ed ora”, una

rarità nelle nostre vite frenetiche. La falesia di

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Meta è un paradiso verticale sopra casa nostra, ci rende orgogliosi e apre nuovi scenari a tutti gli

appassionati dell’arrampicata sportiva e non.

Raffaello Colacicchi

CIME, VALLI E FOSSATI NELLA TOPONOMASTICA ITALIANA

Molti sono i nomi per gli aspetti emergenti del paesaggio naturale: monte, colle, cima, poggio sono

comuni a tutto il territorio nazionale, ma serra, corona e cresta sono ad esempio confinate ad alcune

regioni del Piemonte e all’Appennino centro-meridionale. Capo e testa possono designare sia una

cima che una sorgente, mentre timpa, tempa e timpone sono diffusi in tutto l’Appennino

meridionale ad indicare un rilievo particolarmente elevato, ma anche dirupo, salto, burrone (per

es., il toponimo T. Grande, in Calabria). In Basilicata e Puglia tempa/timpa indica i rilievi d’altopiano,

collegati al grande tavolato cretaceo, spesso incisi da profonde e strette forre che hanno il

caratteristico nome di gravine; nella regione etnea indica invece i burroni e i salti, con pareti a picco,

che interessano i pendii di un vulcano, di origine varia (frane, fenomeni esplosivi ed erosivi ecc.).

Tempa ha una radice indoeuropea (*teu / *teua / *tuo / *tu = aumentare, crescere, gonfiarsi) che

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ha prodotto il latino tumere / tumescere = gonfiarsi, tumba = monticello; inoltre il sabino teba =

colle e il latino medievale tempe = gola montana.

Timpa di Acireale Timpa di S. Lorenzo

In Basilicata i rilievi si differenziano addirittura a seconda dell’altezza e della forma: cuzza, toppo,

timpa e poggio. Coppo è invece un invaso o dolina.

Le forme di erosione del suolo generano sasso, pietra e creta,

diffusi in tutto il territorio nazionale, come il termine lama, con i

suoi derivati lavina, lavanca; inoltre calanca, rovina, diroita,

ravina, motta, smotta, sciolle.

Per quanto riguarda il rimodellamento del terreno dovuto

all’azione dei ghiacciai, campo e catino indicano circoli glaciali

non più occupati dal ghiaccio (il nostro Campocatino è presente

anche nelle Alpi Apuane).

Campocatino Apuane Campocatino Monti Ernici

Maria Grazia Di Pasquale

Forcella della Lavina, Alpi Giulie