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Giovedì 09 gennaio 2020
SommarioN. Data Pag Testata Articolo Argomento1 09/01/2020 25, 2 IL GAZZETTINO DI PORDENONE VISITE AL SABATO, IL NODO PERSONALE SANITÀ LOCALE2 09/01/2020 28 IL GAZZETTINO DI UDINE DOPO L'ICTUS SVUOTA ESTINTORI IN CORSIA ASSOLTO, CHIEDE I DANNI ALL'OSPEDALE SANITÀ LOCALE3 09/01/2020 28 IL GAZZETTINO DI UDINE LA LEGA ATTACCA: CHI HA CHIUSO L'OSPEDALE ORA PROTESTA SANITÀ LOCALE4 09/01/2020 28 IL GAZZETTINO DI UDINE L'AZIENDA SANITARIA «VALUTEREMO L'ISTANZA E POI DECIDEREMO» SANITÀ LOCALE5 09/01/2020 29 IL PICCOLO L'INIZIATIVA TABLET E GIOCHI HI-TECH AL BURLO PER I PICCOLI PAZIENTI RICOVERATI SANITÀ LOCALE6 09/01/2020 1, 22 MESSAGGERO VENETO IL NUOVO DIRETTORE: I PICCOLI OSPEDALI SI SPECIALIZZINO SANITÀ LOCALE7 09/01/2020 22 MESSAGGERO VENETO LA CARENZA DI MEDICI SÌ AGLI STUDENTI IN CORSIA DUBBI SUI PENSIONATI SANITÀ LOCALE
8 09/01/2020 22 MESSAGGERO VENETO I TEMPI DEGLI ESAMI TAGLIO ALLE LISTE D'ATTESA «NON È UN TABÙ PENSARE DIRICORRERE AI PRIVATI» SANITÀ LOCALE
9 09/01/2020 21 MESSAGGERO VENETO PORDENONE L'ANALISI «OSPEDALI E CURE, LA PROVINCIA HA DIMEZZATO L'ATTRATTIVITÀ» SANITÀ LOCALE
Esami il sabato, ma manca il personale L'idea è ottima: visite ed esami diagnostici anche il sabato per bloccare la fuga di pazienti che vanno a curarsi fuori provincia dove le liste d'attesa sono meno lunghe. Ma c'è un problema: per ampliare gli orari di utilizzo delle diagnostiche e lavorare il sabato manca personale. E pure i soldi. Lisetto a pagina IV
Visite al sabato, il nodo personale •Per ampliare l'orario degli ambulatori delle radiografie •Sulla fuga di pazienti Pordenone è maglia nera in regione è necessario assumere tecnici e infermieri. Non sarà facile Conficoni: siamo al confine, la Regione investa più risorse
LA SANITÀ DIFFICILE
PORDENONE La proposta contenuta nel Piano attuativo dell'Azien
da sanitaria per il 2020 di ampliare l'orario per l'utenza degli ambulatori della Radiodiagnostica si scontra con la necessità
di ampliare anche l'organico. E inevitabile che un ampliamento del servizio - di esami e visite per radiografie, Tac e Risonanze ma-
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gnetiche in particolare - fino a dodici ore giornaliere e il sabato mattina richiede una diversa organizzazione del personale e anche una diversa turnazione. Una riorganizzazione che dunque richiederà una implementazione sia di personale tecnico che infermieristico. «È chiaro che non si può pensare - sottolinea Pierluigi Benvenuto, della Cgil Sanità - a una riorganizzazione di un servizio così importante per l'utenza senza passare per l'adeguamento dell'organico. Ben-venga la previsione di migliore un servizio per i cittadini, ma è necessario ragionare sulle necessità del personale. Se sarà all'ordine del giorno, di questa questione come delle altre legate sempre al personale, ne discuteremo con la nuova direzione non appena saremo convocati». La misura, assieme a una serie di altre azioni come l'incremento dell'utilizzo delle sale operatorie nei diversi ospedali del territorio, è prevista dal piano aziendale come un'azione per frenare la fuga di pazienti verso altri ospedali.
FUGA FUORI REGIONE Il nodo dei residenti nel Friuli
occidentale che decidono di curarsi in ospedali fuori dal territorio - in particolare in Veneto e soprattutto su alcune specialità - resta uno dei principali che la Regione intende affrontare. Da una serie di dati resionali emer
ge che dal 2013 al 2018 il costo che la Regione deve pagare ad altre Regioni per la fuga di pazienti è incrementato: il saldo è oggi
LA RIORGANIZZAZIONE RICHIEDEREBBE ANCHE UN CAMBIO NELLA TURISTICA INSUFFICIENTI GLI OPERATORI ATTUALI
negativo per circa 18 milioni di euro. Ma quasi la metà è da imputare al peggioramento del saldo che ha registrato l'Azienda di Pordenone. Nel 2013 il Friuli Venezia Giulia incassava 97 milioni da altre Regioni per pazienti provenienti da fuori che decidevano di curarsi negli ospedali friulani. Pagava, invece, 72 milioni ad altre regioni per i costi dei cittadini friulani che uscivano dal proprio territorio per curarsi. Il saldo era positivo per oltre 25 milioni. Nel 2018 i soldi incassati dal Fvg sono stati pari a 91 milioni. Quelli spesi sono aumentati a 84: il saldo è sempre positivo, ma a soli 7 milioni. Anziché gli oltre 25 dei sei anni precedenti. Un saldo che, dunque, è peggiorato per complessivi 18 milioni. Ma per circa 9 milioni il peggioramento del saldo è da imputare alla sanità pordenonese. Essendo la provincia di Por
denone quella di confine con il Veneto il dato è presto spiegato.
AREA DI CONFINE «I numeri - sottolinea il consi
gliere regionale Pd Nicola Confi-coni, che ha preparato il "dossier" sulle fughe di pazienti raccogliendo i dati degli ultimi sei anni - parlano chiaro. Siccome l'Azienda pordenonese è quella di confine è ovviamente più esposta. Per questo se si vuole recuperare terreno e rendere più attrattivi i nostri ospedali, come l'assessore alla Sanità Riccardi ha più volte detto essere un obiettivo primario, è necessario investire più risorse negli ospedali della provincia e nel personale. È positivo che il Piano aziendale abbia dedicato attenzione a questo aspetto. Monitoreremo nei prossimi mesi se le azioni previste vengano messe in campo e con quali risultati. Se non migliora l'attrattività degli ospedali pordenonesi non migliora il dato complessivo regionale. Perciò è su questo territorio che l'attenzione della Regione deve essere massima».
D.L.
UN DOSSIER DEL CONSIGLIERE REGIONALE DENUNCIA IL PEGGIORAMENTO NEGLI ULTIMI SEI ANNI «PIÙ SOLDI E ADDETTI»
Strumenti per il nuovo ospedale
Task-force per l'acquisto della tecnologia PORDENONE II 2020 sarà l'anno in cui l'Azienda sanitaria dovrà stabilire - in collaborazione con Arcs - le procedure per l'acquisizione delle tecnologie e degli arredi per il nuovo ospedale. Nel dicembre scorso la Regione ha stanziato gli oltre cinquanta milioni necessari all'acquisto delle strumentazioni tecnologiche e degli arredi. I tempi per gli acquisti dovranno però essere stabiliti già quest'anno. E per fare questo è stato prevista la costituzione di una task-force tecnica, amministrativa e
sanitaria che si occupi solo di questi aspetti. Il piano aziendale prevede delle assunzioni aggiuntive, rispetto alle risorse umane oggi disponibili, per la costituzione di questo gruppo di lavoro. La previsione è di inserire le nuove figure nelle strutture primariamente coinvolte nel processo di allestimento. In particolare il piano prevede di reperire due amministrativi o a tempo determinato o indeterminato, al fine di costituire una rete di collegamento operativo con la componente amministrativa
dell'Azienda regionale che gestirà le gare per gli acquisti egli allestimenti. Sarà poi assunti un tecnico impiantista a tempo indeterminato. Un medico di direzione sanitaria a tempo determinato, cioè fino all'attivazione del nuovo ospedale. Necessari anche due ingegneri, un clinico e uno Ict. La definizione della "squadra" - si legge ancora nel piano - fa riferimento alla soluzione organizzativa per la fase di approvvigionamento del futuro ospedale e potrà comunque essere oggetto di rivalutazione alla luce del modello organizzativo.
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Dopo l'ictus svuota estintori in corsia Assolto, chiede i danni all'ospedale •Il malato non ricorda nulla di quella notte •La figlia: «Non lo faccio per i soldi, ma per principio Sentenza assolutoria: «Incapace di intendere» Nella struttura sanitaria avrebbero dovuto tutelarlo»
IL CASO
UDINE Quell'ictus, che ha colpito il padre nel 2018, per la figlia è stato l'inizio di «un'odissea» inimmaginabile, prima negli ospedali e quindi anche nelle aule giudiziarie. «Una cosa tragicissima, che non avrei mai pensato potesse accadere», dice la donna ora che il papà, che compirà 78 anni fra pochi giorni, è stato assolto «per difetto assoluto di capacità di intendere e di volere» al momento del fatto, come ha messo per iscritto il giudice, nella sentenza assolutoria pronunciata in autunno (e l'assoluzione perché il reato era stato commesso da un soggetto non punibile, l'aveva chiesta anche il pm, cui si era associata la difesa) che ha chiuso la vicenda nel processo con rito abbreviato condizionato. Nell'aula del Tribunale, il signore era stato chiamato in causa, con l'accusa di aver turbato la regolarità dei servizi pubblici e di imbrattamento, perché il 5 aprile 2018, nell'ospedale di Pal-manova, dove era ricoverato in seguito all'ischemia che lo aveva colpito il 3 aprile nella sua casa della Bassa, aveva preso degli estintori di Medicina nord e li aveva azionati nei corridoi, imbrattando di polvere estinguente, provocando l'inagibilità del reparto per una giornata e costringendo il personale ad evacuare temporaneamente i locali, come si legge nella sentenza. Erano stati chiamati i carabinieri di Ajello. L'anziano, dopo aver
dato in escandescenza, era crollato e aveva perso conoscenza, stremato. Di quella notte, non ricorda nulla. La relazione del perito psichiatra incaricato dal Tribunale ha precisato che, in quell'occasione, a causa dell'ictus, non era in grado di intendere e di volere. Ora, con l'assoluzione, per il malato la pagina giudiziaria si è chiusa. Ma la figlia, assistita dall'Associazione di tutela diritti del malato di Udine, fa sapere che sta valutando di «chiedere un eventuale risarcimento all'ospedale di Palmano-va. Sono determinata ad andare avanti. Non per i soldi, ma per una questione di principio. Dei soldi, non me ne faccio niente, ma lo farei per rispetto non solo di me ma anche di altri che hanno questi problemi. Mio padre avrebbe dovuto essere messo in sicurezza subito. Se mi dovessero dare dei soldi, li darò in beneficenza», dice la figlia. RISARCIMENTO
Secondo la presidente del sodalizio, l'avvocato Anna Agrizzi, che ha seguito la vicenda, «il paziente, affetto da ictus, con un precedente di agitazione motoria notturna, oltre a non essere stato opportunamente seguito dal punto di vista medico - sostiene Agrizzi -, ha dovuto anche subire un processo penale. Stiamo valutando l'opportunità di fare una richiesta risarcitoria per questa brutta situazione in cui si è trovato il signore». Agrizzi cita anche la relazione medico-legale redatta su incarico dell'associazione dall'esperta Antonia Fan-zutto, «da cui risulta che sarebbe
stato onere dell'azienda ospedaliera monitorare il signore». L'episodio per cui la vicenda è finita in tribunale, infatti, si è verificata nella seconda notte di degenza, quando aveva manifestato «un importante episodio di disorientamento e dispercezione, provocando un danneggiamento delle strutture» «e aggredendo il personale che tentava di fermarlo», come scrive il perito di parte. Secondo Fanzutto il quadro del signore, assieme «avrebbe richiesto una sorveglianza stringente del paziente, con una prevenzione del rischio di caduta e una limitazione delle possibili (e prevedibili) reazioni di aggressività e agitazione psico-motoria tramite la contenzione farmacologica o eventualmente anche meccanica». Secondo il medico incaricato dal sodalizio, «i fatti occorsi si sarebbero potuti evitare se vi fosse stata una corretta valutazione delle condizioni del paziente e del rischio di suoi atteggiamenti aggressivi-agitati, dei quali vi era già stato un primo segnale» la notte prima. Conclude Agrizzi: «Stiamo valutando con il medico legale se chiedere il risarcimento all'ospedale di Palmanova».
Camilla De Mori
L'AVVOCATO DEL PAZIENTE: «STIAMO DECIDENDO SE FARE ISTANZA RISARCITORIA CON IL MEDICO LEGALE»
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La Lega attacca: chi ha chiuso l'ospedale ora protesta LA POLEMICA
UDINE "Paradossale che il Partito democratico rinneghi se stesso, quando è stata l'Amministrazione regionale Serrac-chiani a chiudere definitivamente l'ospedale di Cividale. Il Pd ha ribadito il declassamento a presidio ospedaliero di Cividale con la legge 17/2014, sorprende quindi la raccolta firma degli esponenti proprio di quella parte politica". LA NOTA
Lo affermano in una nota i consiglieri regionali della Lega, Ivo Moras ed Elia Miani. "Il concetto di reparto di Medicina - spiegano i due esponenti della Lega - oggi è molto diverso da ciò che troviamo a Cividale, in quanto nella città ducale vengono ospitati pazienti con bassa e media complessità che non necessitano di un ospedale. Nel presidio di Cividale aumenteranno invece i
posti in Hospice, Rsa e nella specialistica ambulatoriale. Il primo intervento passerà alle 24 ore e ci sarà inoltre un accordo con l'Università di Udine per sviluppare a Cividale la Geriatria". "Struttura e personale del day surgery rimarranno invariati", precisa inoltre Miani. I due consiglieri della Lega evidenziano poi "l'incoerenza degli esponenti politici che si mettono in piazz^j^er^ raccogliere firme avverso una decisione che hanno preso loro e i loro alleati di governo. Il Movimento 5 Stelle in piena crisi di consensi, cercando di prendersi meriti che non ha, si inserisce in una sterile polemica pre-elettorale al fine di ottenere qualche voto in più".
LA LEGA
CIVIDALE IL CARROCCIO
DI GOVERNO PUNTA IL DITO CONTRO DEM E CINQUE STELLE
"Questa maggioranza regionale - sottolineano gli esponenti della Lega - ha riordinato le cose aumentando le prestazioni specialistiche ambulatoriali e i posti letto delle degenze intermedie. Inoltre, ha previsto in legge una presenza dell'università per le complessità geriatriche. Dispiace -concludono Moras e Miani -che si faccia campagna elettorale sulla salute dei cittadini, raccontando bugie e falsando la realtà a seconda di un tornaconto politico". Un attacco frontale, dunque al Pd e ai 5Stelle che su questa vicenda stanno raccogliendo le firme in piazza. Ma non solo questo l'unico fronte aperto per la sanità.
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L'azienda sanitaria
«Valuteremo l'istanza e poi decideremo» L'Azienda sanitaria nel cui comprensorio ora ricade il nosocomio palmarino, fa sapere che «quando e se arriverà la richiesta di risarcimento, l'azienda effettuerà tutti i controlli del caso e farà le opportune valutazioni». La procedura di prassi, infatti, prevede che le richieste risarcimento vengano prima affidate agli Affari legali, per la valutazione del caso con il medico legale. Poi, in base all'esito dell'istruttoria, l'ospedale può decidere se dar corso al risarcimento o no. L'associazione di tutela, «se ha la delega del paziente, sarà tempestivamente informata dei passaggi».
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L'INIZIATIVA
Tablet e giochi hi-tech al Burlo per i piccoli pazienti ricoverati Supporti tecnologici in arrivo per lo studio e il divertimento dei bambini che devono affrontare lunghi percorsi di ospedalizzazione
Strumenti tecnologici e supporto qualificato a disposizione per aiutare i bambini ricoverati al Burlo a studiare e giocare. Il progetto "Scuola e giochi in corsia" realizzato in tutta Italia dall'Amgen, società che opera nel campo delle biotecnologie, in collaborazione con l'Aieop, l'Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica, ha come principale obiettivo proprio quello di aiutare i minori con leucemia o altre neoplasie ad affrontare un lungo percorso di ospedalizzazione fornendo supporti come tablet, giochi di realtà virtuale e personale specializzato. Ogni anno in Italia si ammalano di tumore circa 1.500 bambini di età compresa tra gli zero e i 14 anni e circa 800 adolescenti fra i 15 e i 18 anni. I tumori pediatrici più comuni sono ematologici con circa 500 casi di leucemie acute di cui 400 di Leucemia linfoblasti-caacuta (Ila).
Al Burlo, come centro di riferimento del Fvg, viene diagnosticato ogni anno un numero variabile tra i 35 e i 40 nuovi casi oncologici in pazienti con età inferiore ai 18 anni: di questi, 15 nuovi casi
PRONro •
INCORSO. PEOiATRicc
L'esterno dell'istituto materno-infantile Burlo Garofolo
sono rappresentati da leucemie acute e 10 nuovi casi sono leucemie linfatiche acute che rappresentano per l'appunto la neoplasia più frequente in età pediatrica.
"Scuola e giochi in corsia" fornirà così al Burlo supporti tecnologici come Kindle e iPad. Marco Rabusin, direttore della Struttura complessa di Onco-ematologia, spiega che «grazie ai moderni protocolli internazionali, basati su un approccio polichemiotera-pico, attualmente utilizzati al Burlo, più dell'80% dei pazienti affetti da Lia guariscono ma rimane una percentua
le non piccola che risulta resistente ai trattamenti di prima linea o che presenta una recidiva di malattia alla sospensione delle cure». «Programmi come "Scuola e giochi in corsia" - osserva Maria Luce Vegna, direttore medico Am-gen Italia - sono pienamente coerenti con la visione dell'A-mgen, che, a partire dall'attività di Ricerca e Sviluppo di nuove terapie, si impegna a offrire risposte efficaci sia sul profilo strettamente terapeutico sia in termini di qualità di vita dei pazienti».—
An.Pi. IEJRIPRGDUZIONERISERVATA
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IL NUOVO DIRETTORE: I PICCOLI OSPEDALI SI SPECIALIZZINO PERT0LDI/PAG.22
«Udine resta centrale Ma i piccoli ospedali devono specializzarsi» Intervista a Massimo Braganti, neodirettore generale dell'Azienda Friuli Centrale «L'università è una risorsa in più, utile anche per operazioni di raccolta fondi»
Mattia Pertoldi
UDINE. Massimo Braganti si è insediato al Santa Maria della Misericordia da una manciata di giorni. Il nuovo manager chiamato da Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi a guidare la neonata Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale -quella che da Tarvisio va a Li-gnano - sa bene di avere di fronte a sé la sfida più impegnativa dell'intera riforma. Ma, almeno a parole, pare avere la consapevolezza di cosa lo attende e, soprattutto, sembra davvero allineato in tutto e per tutto alle posizioni della giunta e alla "ratio" con cui è stata mandata in archivio la legge Telesca.
Braganti, come si inserisce l'ospedale di Udine in un bacino ampio come quello dell'intera ex provincia?
«È e resterà uno dei nuclei di forza dell'Azienda dal punto di vista dell'assistenza. Uno degli slogan più veritieri della sanità, però, dice che un ospedale funziona se funziona il territo
rio. Parlando di appropriatez-za, infatti, una persona deve andare in ospedale quanto realmente ne ha necessità. E in un livello di maggiore complessità rivolgersi a Udine, nei livelli successivi, invece, l'obiettivo sarà quello di arrivare a una differenziazione specifica dell'offerta».
È qui che entrano in gioco gli altri presidi?
«Sì, da Palmanova a Tolmez-zo passando per San Daniele, Gemona, Latisana e Cividale a seconda del diverso livello di assistenza. Vogliamo cercare di permettere il più possibile la fruizione dei servizi per quello che serve effettivamente alle persone. Non è corretto pensare di svolgere l'attività di base all'ospedale di Udine e allo stesso tempo non si può pretendere di arrivare a quella di terzo livello nei piccoli nosocomi. L'esperienza che stavo coltivando in Umbria, e che conto di riproporre in Friuli, era quella di utilizzare i piccoli ospedali come sponda, da supporto, all'Azienda. Magari facendo anche muo
vere i professionisti». Quale sarebbe il vantaggio
in quest'ultimo caso? «Possono esserci medici
dell'Azienda ospedaliera che hanno interesse ad affrontare una quantità maggiore di casistica territoriale, garantendo allo stesso tempo alcune prestazioni di base che evitino ai cittadini di muoversi per andare in un altro presidio, magari intasando le liste d'attesa».
Quindi lei è favorevole alla specializzazione dei piccoli ospedali come peraltro sostiene la giunta?
«Devo ancora capire dove sono seduto, però l'esperienza di Pitigliano o Castel del Piano (in provincia di Grosseto ndf) mi insegna e conferma che avere l'ospedale generalista si traduce nell'anticamera della chiusura. Non si può pretendere di avere tutto quanto in un piccolo presidio da, magari, poche decine di interventi chirurgici l'anno. Caratterizzare un ospedale secondo un certo tipo di attività funge invece da pun-
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to di riferimento per un territorio e può pure costituire una valida attrazione per i professionisti del settore».
In modo tale da combattere la penuria dei medici?
«Esatto. Specializzare un ospedale consente di aumentare le chance di avere a disposizione più medici. Se invece non si caratterizza il nosocomio tutto diventa più difficile. A Spoleto ho dovuto richiamare in servizio cinque pensionati per evitare di chiudere il punto nascita considerata l'impossibilità di trovare professionisti disponibili a venire a lavorare in un presidio così piccolo».
Avrà letto le resistenze, in questo senso, nate a Palma-novaeCividale...
«Certo, ma penso sia normale. Conosco l'ospedale di Pal-manova perché ci sono stato una decina di anni fa a svolgere formazione. Ho rivisto il presidio in questi giorni e mi ha fatto un'ottima impressione. Ho letto le polemiche sul punto nascita, ma dall'ortopedia alla riabilitazione Palmanova possie
de una serie di attività che consente la caratterizzazione, e quindi il successivo potenziamento, dell'ospedale».
Come prevede la legge approvata in estate?
«Ho intravisto le idee contenute nel Pai e "disegnate" dal mio precedessore. Le condivido anche se magari proporrò
qualche piccola limatura. Civi-dale? Adesso vediamo, sono arrivato da una settimana. Compatibilmente con i calendari andremo a trovare il prima possibile istituzioni e cittadini. A Ci-vidale, come in tutti gli altri territori della provincia».
Come valuta i rapporti con l'università?
«L'Ateneo è una risorsa in più. Non penso soltanto alla medicina, ma anche ad altri rami di interesse. Ricerca, senza dubbio, però l'Ateneo può rappresentare anche un arricchimento e un'ottima sponda per operazioni difund raising».
Un problema non da poco sarà l'assistenza nelle zone montane...
«Vero e su questo mi baserò
sulle esperienze maturate in Umbria e pure in Toscana dove ho dovuto gestire il Mugello. Le nuove tecnologie servono, ma dobbiamo utilizzare ogni risorsa a disposizione. Magari qui ci sono abitudini diverse, ma penso, ad esempio, alle farmacie, cui mi sono appoggiato per lo screening al colon al Mugello, alle associazioni di volontariato e agli enti locali».
Manterrà un presidio sanitario estivo a tignano?
«Ragioniamoci, per quanto mi verrebbe da dire che anche nelle zone turistiche i tempi di risposta devono essere i più ve-locipossibili».
Lei ha un contratto valido fino al 2024: che obiettivo si pone per la sanità del Friuli Venezia Giulia da qui a quella data?
«Non faccio programmi. Se date un'occhiata al mio curriculum noterete come in carriera abbia chiesto di cambiare una volta sola. Nelle altre circostanze c'è sempre stato qualcosa, o qualcuno, che mi ha prelevato e spostato».—
Un passato in Toscana e in Umbria Negli ultimi sei mesi, prima di essere chiamato in Friuli Venezia Giulia da Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi, Massimo Braganti è stato Commissario dell'Usi Umhria 2, mentre prima ha ricoperto il ruolo di Direttore amministrativo dell'Usl2 Toscana Centro e, in precedenza, per tre anni a capo del Consorzio servizio sanitaria della Regione Toscana.
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« LA NUOVA AZII AZIENDA SANITARIA UNIVERSITARIA FRIULI CENTRALE
Oltre
5 3 0 mila cittadini serviti
Più di
w mila operatori
al lavoro
Circa
D mila
chilometri quadrati di territorio
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LA CARENZA DI MEDICI
Sì agli studenti in corsia Dubbi sui pensionati Il manager apre alla possibilità di reclutare specializzandi Perplessità sul tenere a lavoro i camici bianchi fino a 70 anni
> *
Uno dei problemi della sanità regionale è la carenza di medici
Mattia Pertoldi
UDINE. L'occhiolino strizzato - pur con alcuni distinguo -agli specializzandi in corsia, sul modello di quanto aveva proposto il governatore del Veneto Luca Zaia, fa il paio con i forti dubbi sia sui pensionati al lavoro sia sulla possibilità di mantenere in corsia, come promesso dal ministro della Sanità Roberto Speranza, i medici fino al compimento dei 70 anni di età.
È questa, in estrema sintesi, la linea di Massimo Bra-ganti che si basa sia sul suo pregresso professionale sia sulle convinzioni maturate
da manager del settore. «Penso che mettere un 70en-ne in turno in un reparto potrebbe portare a qualche problema - sostiene il nuovo direttore generale dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale -, anche se è vero che esistono professionisti ancora abilissimi a quell'età. È vero che a Spoleto ho salvato il punto nascita richiamando cinque professionisti in pensione in servizio, ma la realtà dice che possiamo pensare di intervenire in questo modo soltanto per un periodo limitato di tempo. Non si può credere di andare avanti mesi con personale in quiescenza. La pianificazione rispetto alle nuove
specializzazioni, inoltre, diventerà determinante, anche se i risultati si vedranno esclusivamente tra qualche anno».
Cambia, invece, la situazione se parliamo degli specializzandi. Zaia in Veneto, a settembre, ha fatto approvare in giunta una delibera che consente il loro utilizzo in corsia già a partire dal secondo anno di specializzazione sfidando il Governo. Bragan-ti non si espone fino a questo punto, ma ricordando quanto realizzato in Toscana promuove, pur con certi limiti, questo tipo di soluzione. «A Firenze ne abbiamo assunti un buon numero - confermato -. Nei pronto soccorso sono stati presi più o meno 130 specializzandi. La strategia, che ho impostato e che poi è stata portata avanti dai colleghi dopo il mio trasferimento in Umbria, è stata quella di ampliare il numero di borse di studio di specializzazione vincolando gli studenti ad almeno tre anni di contratto di lavoro nel sistema sanitario locale. Un po' come avviene per i piloti dell'aeronautica militare che in cambio della loro formazione pagata dallo Stato assicurano un vincolo di, chiamiamolo fedeltà, di alcuni anni prima di passare all'aviazione civile. Questa teoria, però, non può essere valida per ogni
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specializzazione. In pediatria, ad esempio, un medico deve aver completato il suo iter di studi prima di essere
Completata la squadra con le nomine di Regattin, Faldon e Caporale
assunto». Idee chiare in materia,
dunque, da parte di Braganti che nel frattempo ha completato la squadra con cui amministrerà l'Azienda nei prossimi anni. Tra i primi atti del manager, infatti, c'è stata la nomina del team che lo af
fiancherà a Udine con Laura Regattin come direttore sanitario, Alessandro Faldon numero uno amministrativo e Denis Caporale al vertice dei servizi socio-sanitari. A breve, inoltre, andrà recepito il Pai e si comincerà a ragionare sul nuovo schema organizzativo dell'Azienda. —
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I TEMPI DEGLI ESAMI
Taglio alle liste d'attesa «Non è un tabù pensare di ricorrere ai privati» UDINE. Pensare di tagliare le liste d'attesa utilizzando anche i privati convenzionati non è un tabù. Anzi, anche in questo settore Massimo Braganti si dimostra perfettamente allineato al suo assessore di riferimento, Riccardo Riccardi, che nell'ultima parte dello scorso anno ha approvato il ricorso ai privati fino a un massimo del 6%.
Il nuovo numero uno della sanità friulana è consapevole di come una parte rilevante del suo lavoro si giochi sui tempi per gli esami e, da questo punto di vista, punta a muoversi lungo tre assi diversi, ma che si incastrano tra di loro. «Serve ap-propriatezza, prima di tutto nelle prescrizioni dei medici- sostiene Braganti-, e dobbiamo affrontare un ragionamento con i professionisti sulle prese in carico analizzando anche i possibili margini esistenti sul territorio». Come a dire, appunto, guardare senza patemi ai privati. «Esistono istituti già convenzionati che stanno operando bene sul territorio - prosegue -. Per me sono una risorsa, l'importante è che i servizi siano realmente utili al sistema. Non ci servono prestazioni generiche, bensì specifiche in relazione alle nostre esigenze, ai bisogni
del servizio pubblico. Sarebbe però sbagliato pensare a una ricetta univoca perché bisognerà calarsi nelle singole circostanze considerato come ogni area possieda alcune specifiche peculiarità».
Compito di un manager, infine, è anche quello di tenere sotto controllo i costi di una sanità che continuano a crescere - e ormai ai aggirano attorno al 60% dell'intero bilancio regionale - a ritmi che difficilmente potranno essere "sopportati" a lungo grazie all'attuale livello di compartecipazioni erariali garantite al Friuli Venezia Giulia. «Più che contenere i costi - conclude Braganti -, l'ordine di scuderia che mi è sempre stato impartito in carriera è quello di spendere il giusto, cioè utilizzare ciò che serve. Bisogna farsi, ad esempio, alcune domande: la spesa farmaceutica è corretta? Tutte le prescrizioni sono indispensabili alla salute del cittadino? Ci sono specialità in cui va corretta la situazione? Sono ragionamenti che dobbiamo fare, e anche in fretta, considerato come, a ragione, il cittadino chieda risposte veloci ed efficienti dal sistema sanitario, non a distanza dimesi».—
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L'ANALISI
«Ospedali e cure, la provincia ha dimezzato l'attrattività» Nel 2013 le strutture sanitarie che fanno capo all'azienda per l'assistenza sanitaria numero 5 e quindi che ricadono in provincia di Pordenone attraevano prestazioni per 15milioni 987mila euro a fronte di una fuga quantificabile in 26,3 milioni. Quel delta negativo, pari a 10.3 milioni, è quasi raddoppiato in sei anni. Nel 2018 il saldo tra attrazione e fuga di pazienti, infatti, per l'Aas 5 è salito a quota 19,2 milioni. I calcoli, attraverso un accesso agli atti alla Regione, li ha fatti il consigliere regionale del Pd, Nicola Conficoni.
L'altro dato di rilievo, secondo Conficoni, è il fatto che il delta negativo dell'azienda pesa per il 48,4 per cento su quello della Regione che in sei anni ha perso 18.4 milioni di euro. Se l'attrazione della sanità del Friuli Venezia Giulia è passata dai 97,4milioni del 2013 (passaggio tra la giunta Tondo a quella Serracchiani) ai 91,3 del 2018 (passaggio dalla giunta Serracchiani a quella Fedriga), con punta più bassa pari a 8 7,4 milioni di euro del 2015, la fuga nello stesso intervallo di tempo è è aumentata da 72 a 84 mi
lioni di euro (con un balzo tra il 2017 e il 2018 da 78 a 84 milioni). Per quanto riguarda l'Aas 5, il picco della fuga (31 milioni di euro) e il tasso più basso di atrazione (12 milioni) si è registrato nel2018.
«Il tema che abbiamo di fronte come Regione - pungola il consigliere di minoranza - è quello di come poter migliorare la mobilità extraregionale. Da Pordenonese e dopo aver analizzato i dati, mi sento di dire che, se si vuole ridurre la fuga dei pazienti verso il Veneto e altre regioni, bisogna partire proprio dal Friuli occidentale, che è il territorio in cui si registra il saldo negativo peggiore. Questo lo si fa potenziando i servizi anche attraverso il trasferimento di adeguate risorse. Bene che nel Pai (il piano di azione locale) della Asfo sia stata dedicata una sezione alle iniziative da intraprendere per limitare le fughe e favorire l'attrazione. Ne monitoreremo l'attuazione e l'efficacia».
Guardando i dati nel dettaglio o meglio suddivisi per
Conficoni: «Servono più risorse a quest'area per recuperare il terreno perduto»
aree, Conficoni ha poi evidenziato che, se sul fronte dei ricoveri ospedalieri la perdita di attrattività è stata costante, ma con incrementi lenti, è stato il dato della specialistica ambulatoriale a far crollare la capacità attrattiva della provincia di Pordenone. Il saldo tra prestazioni a pazienti da fuori territorio e quelle ai residenti è comunque positivo, ma il margine si è drasticamente ridotto.
Se nel 2016 l'Aas 5 ha garantito più di 163 mila prestazioni a pazienti di fuori provincia, nel 2018 questo numero è sceso a 140mila. Questione dei tempi delle liste d'attesa? Una domanda che sicuramente merita di essere approfondita, così come va compresa meglio la mobilità interna alla regione. Nel dato dell'attrazione e della fuga, infatti, figurano anche pazienti di altre province della regione. —
SANITÀ LOCALE 13