Gearless vs Argano: quale scelta per gli impianti di sollevamento?
Monitoraggio Degli Impianti Di Sollevamento
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IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
Ing.Ibrahim GULESIN I
MONITORAGGIO DEGLIIMPIANTI DI
SOLLEVAMENTOIng.Ibrahim GULESINL’ascensore è un impianto costituito da uncomplesso di componenti meccanici edapparecchi elettrici che devono essereprogettati ed installati secondo puntualistandard tecnici.
Ing.Ibrahim GULESIN
INDICE
INTRODUZIONE III
CAPITOLO 1IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO1.1 L'ascensore 1
1.1.1 La manovra di un impianto ascensore 41.1.2 Quadro di manovra 51.1.3 La cabina e le porte 51.1.4 Il PLC e l'INVERTER 5
1.1.4.1Il PLC 6
1.1.4.2 L'INVERTER 61.1.5 La sensoristica 7
1.1.5.1 I sensori magnetici 71.1.5.2 Le fotocellule 12
1.2 Collegamenti QDM, tetto cabina, pulsantiera di piano 131.3 Il monitoraggio dei sistemi di sollevamento 16
1.3.1 Il sistema di monitoraggio della Del Bo 19
CAPITOLO 2
SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED2.1 Hardware 26
2.1.1 Funzionamento Master/Slave 27
2.2 Architettura del sistema wired 29
2.3 Protocollo Modbus 312.3.1 Formato dei messaggi 32
2.3.1.1 Formato dei caratteri 332.3.1.2 Indirizzo 33
2.3.1.3 Codice funzione 34
2.3.1.4 CRC16 342.3.1.5 Sincronizzazione dei messaggi 35
2.4 Le funzioni Modbus 35Read Outpu Registers(03)Preset Multiple Registers(16)
2.5 Gestione degli errori 372.5.1 Codici di eccezione 38
LA PROPOSTACAPITOLO 3
IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
3.1 La scelta dello standard di comunicazione 393.2 Lo standard IEEE 802.15.4 (Zigbee) 403.3 Caratteristiche tecniche 413.4 Topologia di rete 443.5 Formazione di una rete 46
Ing.Ibrahim GULESIN I
3.5.1 Formazione della rete a stella 463.5.2 Formazione della rete punto a punto 47
3.6 Il dispositivo EZ430-RF2480 473.6.1 CC2480 Target Board Design 483.6.2 eZ430 USB Emulator Board Design 483.6.3 eZ430 Battery Board Design 493.6.4 Le configurazioni 49
CAPITOLO 4SISTEMA DI COMUNICAZIONE ZIGBEE-MODBUS4.1 Architettura della rete WSN (Wireless Sensor Network) 51
4.1.1 Topologia rete WSN 524.2 Descrizione dei dispositivi componenti la rete WSN 55
4.2.1 Nodo End Device (NED) 554.2.2 Nodo Router (NR) 574.2.3 Nodo Coordinatore (NC) 58
4.3 Architettura hardware nodo Zigbee 604.4 Architettura firmware nodo Zigbee 62
4.4.1 Nodo trasduttore 634.4.3 Trasduttore segnali digitali sistema ascensore 634.4.4 Trasduttore segnali analogici sistema ascensore 64
CAPITOLO 5
CONCLUSIONI 66
BIBLIOGRAFIA 68
RINGRAZIAMENTI
Ing.Ibrahim GULESIN 1
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
CAPITOLO 1
IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI
SOLLEVAMENTO
1.1 L'ascensore
L’ascensore è un impianto costituito da un complesso di componenti meccanici ed
apparecchi elettrici che devono essere progettati ed installati secondo puntuali standard
tecnici.
Tale complessità richiede att enti ed accurati studi da parte dei costruttori e dei
progettisti per mantenere gli standard costruttivi, qualitativi e di sicurezza richiesti dalle
norme di legge e di buona tecnica in vigore, quali le norme UNI EN 81/1 ed UNI EN
81/2. [Guerriero G., 2007]
Per proporre delle innovazioni in tale tipologie di impianti, si è reso necessario
un’analisi del loro funzionamento e dei loro singoli componenti.
Per ascensore si intende un apparecchio elevatore con installazione fissa che serve piani
definiti mediante una cabina che si sposta lungo guide rigide.
Gli ascensori o elevatori possono essere:
A fune
Oleodinamici
Ing.Ibrahim GULESIN 2
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
L'ascensore a fune è composto principalmente dai seguenti elementi: (figura 1.1)
1. Macchinario di sollevamento (detto anche argano)
2. Cabina passeggeri
3. Contrappeso (che ha funzioni anche di bilanciamento con conseguente riduzione
della potenza elettrica impegnata e dei consumi energetici)
4. Funi di trazione
5. Quadro elettrico di manovra
6. Dispositivi di sicurezza comprendenti: Limitatore di velocità, Paracadute.
Figura 1.1: Ascensore a fune
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
L'ascensore oleodinamico è composto principalmente dai seguenti elementi (figura 1.2):
1. Centralina idraulica
2. Cilindro e pistone
3. Cabina passeggeri
4. Quadro elettrico di manovra
5. Dispositivi di sicurezza comprendenti: Paracadute, Valvola di blocco.
Figura 1.2: Ascensore oleodinamico
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
I due azionamenti si differenziano nel modo con cui viene imposto il movimento. In un
ascensore a fune il macchinario di sollevamento trasmette il movimento alle funi che
reggono la cabina; il motore elettrico funziona in entrambe le direzioni di marcia: salita
e discesa.
In un ascensore oleodinamico la centralina idraulica aziona una pompa di tipo
volumetrico che immette un fluido (generalmente un olio con speciali additivi) che
muove il pistone permettendogli di fuoriuscire dal cilindro; in questo caso il motore
elettrico della pompa funziona quando la cabina va in salita poiché in discesa è la forza
di gravità a muoverla tramite l’azionamento di opportune valvole.
Una ulteriore definizione riguardo gli impianti destinato al trasporto solamente di
materiali, senza che vi sia la possibilità di accompagnamento umano, che sono definiti
montacarichi, e non sono soggetti alla Direttiva Ascensori 95/16/CE. [Campanella Lift
Service]
1.1.1 La manovra di un impianto ascensore
La manovra degli impianti è realizzata tramite pulsantiere poste in corrispondenza delle
porte ai piani e collocata in cabina.
Vi sono diversi sistemi di manovra con diverse tipologie di realizzazione.
I principali e più comuni tipi di manovra sono:
manovra con un solo pulsante di chiamata ai piani e pulsantiera universale in
cabina: un pulsante per ogni fermata più un pulsante di arresto ed un pulsante
per l'allarme;
manovra con due pulsanti per chiamata e rinvio al piano terra e pulsantiera
universale in cabina: oggi caduta in disuso per economia di esercizio;
manovra universale con pulsanti per tutte le chiamate sia in cabina che ai piani :
usata solo per montacarichi ed ascensori ad uso promiscuo;
manovra collettiva semplice: con pulsante di prenotazione ai piani e pulsantiera
universale di prenotazione in cabina;
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
manovra collettiva selettiva nelle due direzioni: con due pulsanti di prenotazione
ai piani per salire o scendere e pulsantiera universale di prenotazione in cabina;
manovra collettiva selettiva in una sola direzione : con pulsante di prenotazione
ai piani solo per scendere, o raramente solo per salire, e pulsantiera universale in
cabina per salire e scendere.
Tutte le manovre sono comandate dall'utente dell'ascensore premendo semplicemente
un pulsante che comunica al quadro di manovra posto in un vano motore in genere
situato al primo o all’ultimo piano dell’impianto.
1.1.2 Quadro di manovra
I quadri di manovra sono o tutti comandati a bassa tensione (24V) e quindi quasi tutti
azionati con corrente trasformata raddrizzata con trasformatori e raddrizzatori che
hanno un polo a terra
1.1.3 La cabina e le porte
Le porte della cabina possono essere azionate manualmente o elettricamente. La
funzione di messa a piano della cabina ne regola il funzionamento.
Nel caso di porte comandate elettricamente queste sono azionate automaticamente e
pilotate dal quadro di manovra che provvede:
all'apertura delle porte della cabina quando arriva al piano,
alla richiusura prima della partenza.
1.1.4 Il PLC e l'INVERTER
Tra i vari componenti del quadro elettrico di manovra ci sono il PLC e l'INVERTER
che svolgono le principali funzioni dell'intero sistema.
Questi dovranno essere in grado di aggiungere al vantaggio del risparmio d’energia una
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
serie di prestazioni qualitative quali: gradevole comfort nelle fasi di partenza, corsa e
arrivo della cabina anche per velocità elevate, silenziosità assoluta, precisione di arrivo
al piano. Dovranno altresì includere alcune nuove funzionalità firmware ritagliate su
esigenze ormai molto diffuse, quali la gestione del piano corto, il recupero della cabina
in caso di mancanza di tensione, il controllo accurato del freno, ecc.
Il sistema PLC è in realtà una logica programmabile e può essere sempre riprogrammato
ed ottimizzato per ogni tipo di manovra richiesta. Il modello di PLC che si utilizzerà è
espandibile nel numero di punti di ingressi ed uscite.
1.1.4.1 IL PLC
Il PLC è dotato di:
porta seriale per collegarlo direttamente ad un sistema di elaborazione del tipo
PC o per rendere l’impianto autonomo nel segnalare anomalie o dati di
funzionamento, per esempio tramite invio di messaggi SMS su telefoni cellulari,
interfaccia seriale per visualizzatore uomo/macchina che permette di gestire la
diagnostica, di monitorare i parametri fissi e di modificare dei parametri
variabili (temporizzatori, contatori, ecc.).
Grazie ai moduli integrati sulla scheda PLC, è possibile controllare tutti gli input/output
dell’ascensore, dalle chiamate ai piani, ai finecorsa, alle lampade di segnalazione.
La logica programmabile e la memoria del PLC consentono di gestire priorità e
memoria delle chiamate o il riposizionamento della cabina al piano “storicamente” più
conveniente dopo periodo di inutilizzo.
1.1.4.2 L'INVERTER
Ing.Ibrahim GULESIN 7
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
Nello specifico, l’INVERTER è applicato all’argano tradizionale già installato e
generalmente equipaggiato di motore AC per trasformarlo da velocità fissa a velocità
variabile.
1.1.5 LA SENSORISTICA
La sensoristica adottata sugli impianti di sollevamento serve ad acquisire dati sullo stato
della cabina; in particolar modo vengono utilizzati:
i sensori magnetici, che servono a dare una logica di partenza e di fermata a
piano della cabina;
le fotocellule per la gestione delle porte della cabina.
1.1.5.1 I sensori magnetici
I magneti utilizzati in campo ascensoristico sono in plastoferrite e sono utilizzati
dimensioni differenti secondo gli usi e le distanze di attivazione che si vogliono
ottenere.
In particolare sono utilizzati spessori da 6 a 8 mm, larghezze di 15 o 20 mm e lunghezze
variabili da 80 mm a più di 1 m; per il sensore bistabile (sensori che lavorano con
magneti con doppio polo: nord e sud) il discorso è leggermente differente in quanto il
magnete, se in plastoferrite, deve avere sulla stessa faccia le due polarità, mentre se è in
ferrite ha forma di anello e ne servono due posti a circa 5 cm di distanza l’uno dall’altro.
Il bistabile infatti deve solo commutare e non ha bisogno di una plastoferrite
particolarmente lunga; la lunghezza classica è di 80 mm.
Esempi di magneti per sensori monostabili (sensori che lavorano con magneti con unico
polo: nord o sud) in plastoferrite (figura 1.3); per i sensori con contatto reed non è
importante la polarità che viene posta in fronte al sensore. La plastoferrite essendo
flessibile e morbida, si aggancia grazie al suo magnetismo alla guida e non scivola sia
grazie al campo magnetico sia grazie all’attrito tra la plastica e la guida stessa; con il
tempo questo effetto viene aumentato tanto che, dopo alcuni anni, la plastoferrite appare
quasi incollata alla guida stessa (Esempio 1-2). [STEM s.r.l.]
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
Figura 1.3: Due esempi di magneti inplastoferrite
Il sensore N.O. (normalmente aperto)chiude il contatto solo in presenza delmagnete, e continua a mantenere il segnalef ino a qua nd o re s t a in f ron te aquest’ultimo. Prima e dopo il contatto èinvece aperto.
Il sensore N.C.(normalmente chiuso) apreil contatto solo in presenza del magnete, econtinua a restare aperto fino a quandoresta di fronte a quest’ultimo. Prima edopo il contatto è invece chiuso.
Il discorso si ripete nel caso in cui si vogliamo utilizzare i magneti in ferrite (figura 1.4),
materiale con maggior flusso magnetico e quindi con possibilità di avere dimensioni
minori. Il vantaggio di utilizzare questa soluzione risiede nella possibilità di trovare, in
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
corrispondenza del punto in cui è necessario posizionare i magneti del bistabile, dei
bulloni di fissaggio della guida; in questo caso può essere necessario avere due magneti
singoli al posto di un unico magnete in plastoferrite più lungo. La disposizione dei due
magneti in ferrite deve essere compatibile con quella precedentemente illustrata (figura
1.3).
Figura 1.4:Magneti in ferrite
Il sensore BISTABILE chiude il suo contatto solo in presenza della polarità SUD del
magnete, e continua a mantenere il segnale anche in assenza del magnete. Il contatto si
riapre in presenza della polarità NORD del magnete e resta aperto anche in assenza del
magnete. (figura 1.5)
Figura 1.5: Funzionamento magneti in ferrite
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Per la fermata al piano tutti e 3 i sensori monostabili devono essere attivi
contemporaneamente. (figura 1.6)
Figura 1.6: Allineamento sensori per lafermata al piano
La disposizione delle prime due plastoferriti sfalsate tra di loro permette il
riallineamento al piano della cabina quando questa è ferma al piano desiderato. La
figura 1.7 riguarda lo spostamento della cabina verso il basso quando questa ha le porte
aperte: il pavimento della cabina non è più allineato con quello del piano, il primo
sensore esce dal campo magnetico della plastoferrite e si disattiva, il pannello di
controllo farà quindi in modo di riportare la cabina alla giusta posizione aumentando la
potenza al motore. Cosa analoga se la cabina dovesse alzarsi al posto di abbassarsi, il
sensore che si disattiverà sarà questa volta il secondo.
Figura 1.7: Avanzamento versoil basso della cabina
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Questo tipo di fenomeno è molto frequente soprattutto sugli impianti oleodinamici
mentre è meno sentito in quelli a fune. La terza plastoferrite garantisce la sicurezza
fornendo un segnale aggiuntivo ridondante rispetto ai primi due.
Le plastoferriti di dimensioni più contenute tra un piano e l’altro permettono
l’attivazione selettiva di uno dei primi due monostabili quando la cabina è in
movimento di salita (generalmente il primo) o di discesa (generalmente il secondo).
Esse forniscono il comando alla cabina [STEM s.r.l.]:
di accelerare se essa è appena ripartita da un piano
di decelerare in prossimità del piano di arrivo. (figura 1.8)
Figura 1.8: Piste dedicate a 3 monostabili
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Figura 1.9: Esempio di sensori montati
In figura 1.9 sono raffigurati i possibili montaggi dei sensori magnetici sul tetto cabina
che leggono i magneti posti lungo la guida della cabina.
1.1.5.2 Le fotocellule
I sensori sono montati sulle porte di cabina (figura 1.1 0)e rilasciano il consenso al
movimento delle stesse, quando non c’è presenza di persone nella zona di chiusura.
Figura 1.10: Coppia di fotocellule
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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1.2 Collegamenti QDM, tetto cabina, pulsantiera di piano
Per quanto detto in precedenza il quadro di manovra è il cervello dell'intero impianto
dell'ascensore.
Si vedrà come questi due organi principali possono dar vita ad un sistema elettro-
meccanico di un ascensore.
Tutte le segnalazioni che si avvertono dall'utente convergono al PLC il quale, mediante
una sua logica interna, provvede ad eseguire i comandi inviando disposizioni
all'INVERTER oppure ai vari apparati collegati alle uscite del PLC.
Si potrà schematizzare in modo sistemistico (figura 1.11) la funzione del PLC e
dell'INVERTER in base ai parametri di I/O ricevuti dall'impianto.
Figura 1.11: Interconnessioni PLC - INVERTER
Ingressi:
lettura vano (stato posizione cabina),
sicurezze (stato in sicurezza dell'ascensore per poter partire),
chiamate (chiamata utente ad un piano)
SICUREZZE
CHIAMATE
LETTURAVANO
SEGNALAZIONE
MOTOREPORTE
PLC INVERTER
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Uscite:
segnalazione (quelle al display che riportano la visualizzazione del piano),
motore porte (apertura e chiusura porta cabina),
INVERTER che gestisce il motore per la salita e la discesa della cabina.
In eventuali condizioni in cui ci siano bisogno di più ingressi ed uscite al PLC, verranno
adottate delle espansioni di I/O.
Il PLC comunica con i suoi dispositivi di I/O mediante protocollo Modbus e permane
nello stato di interrogazione (figura 1.12) fin quando riceve i dati dall'esterno attraverso
gli input (figura 1.13)
PLC I/O
Figura 1.12: PLC interroga il dispositivo di I/O
Figura 1.13: PLC preleva dal dispositivo di I/O il segnale di input
Nel caso di manovra collettiva selettiva nelle due direzioni , si programma il software
del PLC in modo da contraddistinguere la prenotazione di chiamata al piano se è
relativa alla salita o alla discesa.
In questo caso, ai piani intermedi, tra il primo e l'ultimo, si presentano pulsantiere con
doppio pulsante (la salita o la discesa).
La figura 1.14 mostra le possibili pulsantiere che si possono trovare ai piani.
PLC I/O Segnali diInput
segnalazione,motore porte,
inverter
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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La pulsantiera con questi due pulsanti (che si trova ai vari piani
tranne che al primo ed all'ultimo) permette la prenotazione di
chiamata dell'ascensore per la salita o la discesa e di essere servita
in base al senso di marcia che al momento l'ascensore sta
effettuando
La pulsantiera con questo solo pulsante si trova unicamente al piano
più basso per prenotare la chiamata in salita
La pulsantiera con questo solo pulsante si trova unicamente al piano
più alto per prenotare la chiamata in salita
Figura 1.14: Pulsantiere di piano
Per tale motivo gli ingressi al PLC derivanti dalle chiamate di piano sono suddivisi in
due gruppi: prenotazione di salita e quella di discesa per ogni piano. Per cui si avrà in
linea di principio una situazione come mostrata in figura 1.15
PLC
UP
N. PIANO
DOWN
Figura 1.15: Richiesta di prenotazione chiamata dapulsantiera di piano
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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1 . 3 I L M O N I T O R A G G I O D E I S I S T E M I D I
SOLLEVAMENTO
Il sistema di monitoraggio per gli impianti di sollevamento è un sistema che ha
l’obiettivo di gestire e monitorare a distanza questo servizio attraverso un centro di
controllo, con particolare attenzione, ma non solo, agli aspetti di diagnosi e di sicurezza
degli ascensori e degli impianti di sollevamento attraverso l’utilizzo di software per la
previsione dei livelli di sicurezza e di affidabilità/disponibilità degli impianti. Esso può
inoltre essere considerato come un sistema intelligente da poter utilizzare con successo
come un efficace e robusto strumento decisionale a supporto della gestione delle attività
manutentive. [Magee, G. H., 1998]
Con questa tipologia di sistemi è possibile seguire, anche per quanto riguarda il servizio
degli ascensori, il trend degli ultimi anni che coinvolge sempre più spesso il fornitore
all’interno del processo affidandogli il service globale delle installazioni.
È chiaro, quindi, che la possibilità di verificare il funzionamento di una macchina o di
un impianto rappresenta un problema importante per le imprese che ne sono. A tale
logica sono soggetti non solo gli impianti spesso dedicati ad uso civile come ascensori,
scale mobili ecc, ma tutti gli impianti di sollevamento ad uso industriale.
La necessità di fornire assistenza in remoto ha posto le basi per lo sviluppo di soluzioni
nell’ambito di sistemi telematici per la gestione di questo servizio, a partire dalla
telemanutenzione, per la sua natura di servizio “hard”. Questi sistemi operano attraverso
le stesse attività che sono oggetto della gestione tradizionale, ma con la caratteristica di
poter operare a distanza o, quantomeno, di ricevere assistenza da siti remoti. I nuovi
sistemi di monitoraggio consentono al gestore della macchina di avere le “informazioni
utili”, al momento “giusto”, per una precisa analisi, in tempo reale e senza dover
presidiare costantemente tutti gli impianti distribuiti sul territorio con evidenti risparmi
di risorse e di costi.
Da un punto di vista tecnologico, questi sistemi di monitoraggio, utilizzano sensori di
vario tipo installati sugli impianti; i dati rilevati da questi ultimi vengono inviati tramite
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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opportuni sistemi di trasmissione a delle centrali, che raccolgono e utilizzano questi dati
per effettuare diagnosi circa lo stato del servizio. In particolare, il monitoraggio
permette una manutenzione in una logica di tipo predittivo: consente cioè, di formulare
delle ipotesi sul ciclo di vita di qualsiasi componente e, in un secondo momento, la
pianificazione razionale degli interventi manutentivi, rientrando così in un logica
preventiva, volta a garantire il massimo livello di sicurezza, affidabilità e disponibilità
dell’impianto e quindi del servizio. Questo perché le azioni di pianificazione e,
successivamente, di controllo per la gestione e manutenzione del servizio ascensori
sono rese complicate dal fatto che gli impianti sono spesso dislocati sul territorio
urbano, ove lo spostamento delle squadre di intervento è reso maggiormente difficile
dalle distanze e dal traffico veicolare.
Al fine di rendere più efficaci le azioni gestionali e manutentive, in particolare rendendo
più tempestivi gli interventi, o, addirittura, prevenendo il verificarsi di guasti, un
sistema di gestione a distanza consente la rilevazione, registrazione, analisi ed
elaborazione a distanza di grandezze significative relativamente al funzionamento degli
impianti. [Fedele L., Cuccioletta R., Concetti M., 2005]
Lo sviluppo del sistema intelligente di gestione e l’applicazione dello stesso agli
impianti di sollevamento distribuiti sul territorio, trova la sua origine scientifica nei
concetti elaborati nell’ambito dell’ingegneria dei sistemi complessi. Conseguentemente
l’approccio, che ha determinato i risultati di seguito esposti, ha perseguito il desiderio di
trasformare l’impianto tecnologico ascensore in un impianto in grado di “apprendere” e
di migliorare la propria efficienza funzionale, e quindi dotato di memoria.
Questo sistema intelligente, consente:
di uniformare i giudizi sullo stato degli impianti prescindendo dalle tipologie e
dalla loro locazione,
di massimizzare le prestazioni del servizio ascensori e degli impianti e di
minimizzarne i costi di gestione, di fermo e di manutenzione,
di supportare ed ottimizzare la pianificazione e la programmazione degli
interventi,
di monitorare e migliorare il livello di sicurezza e di affidabilità degli impianti.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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In ultima analisi, questa innovazione consente di migliorare il livello di servizio
diminuendo al contempo i costi di fruizione e di manutenzione.
Inoltre, attraverso il sistema:
l’utente non è mai solo in ascensore, poiché il sistema vigila costantemente sul
funzionamento dell’impianto anche in situazioni di black-out generalizzati,
consentendo in caso di bisogno, una efficace rassicurazione del passeggero ed
un pronto intervento di soccorso, grazie al monitoraggio in tempo reale, o,
addirittura,
il tecnico intervenendo su problemi già ben individuati e segnalati dalla
diagnostica del sistema, è in grado di intervenire in maniera mirata, anche nei
casi di guasti intermittenti e risolve il caso al primo intervento evitando quindi il
ripetersi delle situazioni di guasto,
è possibile rilevare eventuali usi impropri dell’ascensore consentendo, da un
lato, interventi mirati per realizzare economie di gestione e miglioramenti nella
gestione del traffico passeggeri e fornendo, dall’altro, importanti indicazioni al
servizio di sicurezza.
Figura 1.16: Schema del sistema di gestione intelligente del servizioascensori o impianti di sollevamento
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Il sistema di monitoraggio può essere utilizzato:
sia tramite linea telefonica (per la gestione in remoto)
sia tramite rete locale (per la gestione in locale)
Le principali funzioni supportate dal sistema sono:
Gestione database: contenente i dati relativi agli impianti monitorati (indirizzo,
dati tecnici impianto, storico chiamate ...).
Gestione chiamate: il software gestisce tutte le chiamate in arrivo da impianti
guasti in modalità automatica o manuale.
Visualizzazione impianti: visualizzazione sul monitor degli impianti monitorati
in gruppi di n alla volta.
Dettagli impianti: possibilità di effettuare un controllo approfondito sul
funzionamento di ogni impianto visualizzando lo stato di tutti gli ingressi, uscite,
chiamate, parametri di programmazione e lista guasti.
Riporto al piano: possibilità di effettuare a distanza un tentativo di riporto al
piano sottostante per le cabine ferme fuori piano con porte chiuse.
Comando relè: possibilità di abilitare a distanza fino ad n uscite per scopi
generici.
Check impianti: controllo automatico di tutti gli impianti monitorati in giorni
prefissati.
1.3.1 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO DELLA DEL BO
L'azienda Del Bo dispone di un dispositivo di telemonitoraggio per gli impianti di
ascensore denominato Lift Supervisor (LS).
Esso è basato su una rete di concentratori OTB (figura 1.17) che sono dei PLC semi
intelligenti (cioè in assenza di collegamento con il Master non c’è autogestione locale
ma mantiene gli ultimi stati dell’uscita).
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Ogni dispositivo OTB è posto a monte di ogni singolo impianto prelevandone i dati dal
Master ed inviandoli ad un computer di supervisione.
Ogni modulo OTB dispone di:
12 ingressi digitali
6 uscite relé
2 uscite transistor di logico positiva(source)
Un morsetto d’alimentazione a 24VDC
Connettore RJ45 dedicato al bus di comunicazione ethernet.
Visualizzazione con LED di segnalazione dello stato della comunicazione e
dello stato degli input/output
I moduli d'espansione permettono di estendere le funzionalità del modulo OTB nel
limite di restrizioni enunciate qui di seguito:
1. il modulo OTB accetta fino a 7 moduli d'espansione degli I/O digitali:
Ingressi digitali max. (modulo di I/O + espansioni degli I/O) 236 ingressi
Uscite digitali max. (modulo I/O + espansioni degli I/O) 232 Uscite
I/O digitali max(modulo I/O + espansioni degli I/O) 244 I/O
Punti di relè max. (modulo I/O + espansioni degli I/O) 102 relé
Ingressi analogici 24
Uscite analogiche 24
Max. collegamenti alla rete n x 244
Associazione ingressi alle relativi uscita avviene tramite il Software di
supervisione LS
Associazione vari tipi di sensori agli ingressi programmabile (LS)
Comunicazione Ethernet con il cavo RJ45 o tramite Wireless IEEE
802.11 (Wi-Fi)
2. il numero di canali analogici dello stesso tipo
3. il consumo totale dei moduli di espansione deve essere inferiore a 450 mA.
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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Figura 1.17: Rete di concentratori OTB a monte di ogni impianto
Il software di Gestione OTB (presente sul computer supervisore) è specificatamente
destinato all’analisi e memorizzazione di dati provenienti dal campo di acquisizione e
inerenti a sistemi di
automazione,
manutenzione
sistemi di sicurezza.
Le sue caratteristiche funzionali riflettono, quindi, questo genere di compito nella
tipologia di gestione dei segnali acquisiti.
Gli eventi acquisiti dalle interfacce di campo sono letti ed interpretati secondo un ordine
di priorità stabilito come segue:
1. Assenza di collegamento con l’interfaccia.
2. Lettura ingressi digitali On/Off programmabili.
3. Scrittura uscita nel concentratore.
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CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
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4. Lettura ingressi analogici(Corrente, voltaggio, termico, ecc...).
5. Ricezione e trasmissione comandi verso le uscite programmabili.
6. Gestione allarmi in modo locale o tramite comando del master.
L'interfaccia OTB o si inserisce nel quadro elettrico di manovra (figura 1.18) o nella
scatola di derivazione 200x200x100 con alimentatore 24 Vdc da 1,6A.
Figura 1.18: OTB nel QDM
Quando si inserisce un nuovo modulo OTB in rete, viene segnato il suo indirizzo IP
(Internet Protocol) in un file excel "Indirizzi IP.xls" (figura 1.19)
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
23
Esistono tre tipi di dispositivi OTB (figura 1.20) a seconda del tipo di rete realizzato:
CAN Open
Modbus
Ethernet
Figura 1.20: Tipologia di OTB
Figura 1.19: Settaggio IP OTB
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
24
L'azienda Del Bo utilizza OTB Modbus (figura 1.21)
Figura 1.21: OTB Modbus
Il sistema Lift Supervisor si basa su tre sistemi operanti in cascata:
1. Il sistema di Misura: sono utilizzati n sottosistemi che permettono l’acquisizione
dati da semplici sensori analogici o l’interfacciamento con dispositivi più
complessi, come il Modbus.
2. Il sistema di Trasmissione: permette di trasferire in centrale parte dei dati
acquisiti dal sistema di Misura.
3. Il sistema di Gestione e Diagnostica: in base ai dati ricevuti, è in grado di
riscontrare eventuali anomalie. Quest’ultimo crea un database delle anomalie.
Dalla valutazione del database delle anomalie, è possibile effettuare una
diagnosi predittiva dell’eventuale problema, prevedendo un’eventuale guasto o
malfunzionamento futuro.
La comunicazione tra l'OTB con il Centro di Elaborazione Dati (CED) è di tipo
bidirezionale: ogni 72 ore il Modulo invia un SMS oppure uno squillo al CED per la
verifica di un corretto funzionamento e, allo stesso tempo, il CED può richiedere
informazioni che saranno fornite dai dati immagazzinati nel Master.
Le principali funzionalità da monitorare sono:
condizione di porta aperta / chiusa;
allarme;
presenza al piano;
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 1: IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
25
ascensore in movimento;
fotocellula;
fuori servizio;
mancanza di tensione;
extra corsa.
Attualmente l'azienda Del Bo sta sviluppando un sistema di teleallarme per impianti
elevatori.
Tale sistema, in conformità con l'attuale normativa nazionale ed internazionale
(Direttiva Ascensori 95/16/CE e norma UNI EN 81-1, UNI EN 81-2), consente, inoltre,
di effettuare funzioni di telemonitoraggio e diagnostica degli impianti in tempo reale e
da remoto.
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 26
CAPITOLO 2
SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Nel primo capitolo è stato descritto in generale un impianto di sollevamento. In questo
capitolo è descritto il sistema di comunicazione seriale progettato dalla società Del Bo.
L'obiettivo dell'azienda è quello di eliminare la maggior parte dei cavi dell'impianto
adottando un sistema di comunicazione innovativo utilizzando la semplice trasmissione
seriale dai sensori distribuiti sull’impianto (essenzialmente cabina e piani).
2.1 HARDWARE
Il sistema si basa su una scheda elettronica da interfacciare con le diverse tipologie di
quadro elettrico di manovra esistenti nel campo ascensoristico.
A tale scheda saranno connessi tutti i dispositivi dell'ascensore, come descritto nel
paragrafo 2.1.1.
Essa si basa sul microcontrollore PIC16F877A e sul driver MAX485 per la
comunicazione TX/RX a lunga distanza.
Il modulo realizzato si compone di due schede, una mainboard costituita da:
24 I/O, per poter collegare i dispositivi dell'impianto;
connettore per espansione, per poter collegare la scheda di espansione degli I/O;
connettore per nodo Zigbee;
connettore seriale, per interconnettere le altre schede;
connettore per comunicazione con PC a livello TTL, per eventuali controlli;
led per permettere la visualizzazione dei dati che viaggiano sulla seriale
ed una daughter board utile all’espansione di ulteriori 16 I/O.
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 27
Tutti gli I/O sono 0 - 24V.
Figura 2.1: Mainboard Modbus-Zigbee con espansione I/O
Poiché il protocollo Modbus utilizza la modalità Master/Slave per la comunicazione,
questa scheda sarà utilizzata sia come Master (sul quadro di manovra), sia come Slave
(sugli altri apparati dell'impianto dove convergeranno i segnali da acquisire).
2.1.1 FUNZIONAMENTO MASTER/SLAVE
Si analizza nel seguito il funzionamento della scheda in base alla sua configurazione
Master o Slave.
IN
OUTSERIAL OUT
IN
MAX485
TT
PIC
ESPANSION
ESPANSION
LED
IN
ZIGBEE
OUT
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 28
Master
Il Master ha la funzione di acquisire i dati dalla rete interrogando gli Slaves ed inviarli
al PLC.
All’inizio della ricezione il Master:
analizza il pacchetto di dati trasmessi;
se i dati inviati non sono riconosciuti allora vengono scartati;
altrimenti, per essere sicuro che non ci siano errori di trasmissione in linea, viene
effettuato il controllo del CRC-Modbus, se questo CRC non è esatto viene
scartato tutto il pacchetto appena ricevuto e si aspetta che il Master esegua un
secondo tentativo di comunicazione.
Il Master svolge una funzione centrale del sistema di comunicazione in quanto è
collegato da una parte col PLC (parallela) e dall'altra con gli Slaves (seriale RS485).
(figura 2.2)
PLC Master Slave
Figura 2.2: Connessione Master
Slave
Lo Slave ha la funzione di monitorare e acquisire tutti i segnali derivanti dall'impianto
(figura 2.3) ed in particolar modo quelli dal tetto cabina e dalle pulsantiere di piano:
pulsantiera (sia della cabina che quella di piano)
segnalazione
lettura vano
seriale RS485
parallela
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 29
sensori magnetici
motore porte
Acquisiti i dati di campo, lo Slave:
memorizza lo stato ed il tipo di evento letto
esegue localmente un'analisi sulla base delle informazioni ricevute
procede ad una eventuale esecuzione
Infine i dati appena ricevuti sono trasmessi al Master, previa interrogazione da parte del
Master stesso.
2.2 ARCHITETTURA DEL SISTEMA WIRED
La comunicazione Master/Slave avviene in half duplex (figura 2.3) in cui solo il Master
può iniziare il colloquio con gli Slaves e sarà del tipo
domanda/risposta: un solo slave indirizzato
broadcast: indirizzando il messaggio a tutti gli Slaves (indirizzo 0) senza
ottenere alcuna risposta.
È tuttora in corso lo studio per il monitoraggio e l’acquisizione dei segnali provenienti
dai vari dispositivi dell'ascensore (vedi capitolo 1) e da convogliare alla scheda Slave,
che memorizzerà in un suo registro MCU le informazioni successivamente prelevate dal
Master attraverso il protocollo di comunicazione Modbus.
Questo pacchetto dati verrà acquisito dal Master ed inviato al PLC che provvederà o
meno all'esecuzione di un'operazione.
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 30
Figura 2.3: Collegamento seriale QDM, pulsantiere di piano, tetto cabina
In figura 2.3 è illustrato schematicamente il funzionamento nel caso di una
configurazione con un Master e quattro Slaves:
Master collegato al PLC nel QDM;
tre Slaves collegati alle pulsantiere di piano con le segnalazioni;
uno Slave collegato sul tetto cabina.
Il Master, dunque, interrogherà ciclicamente ogni singolo Slave in attesa di un pacchetto
dati, anche se non si sono verificati eventi esterni a modificare lo stato di un dispositivo.
Il Master interrogherà a partire dal primo Slaves collegato sulla prima pulsantiera di
piano continuando poi ad interrogare le successive schede fino a ricominciare dalla
prima installata sulla prima pulsantiera (figura 2.4)
PLC
QDM
Ing.Ibrahim GULESIN 31
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Figura 2.4: Interrogazione ciclica
Nel successivo paragrafo si descrive il protocollo di comunicazione Modbus in modo da
comprendere più adeguatamente il monitoraggio sull'impianto tra Master e Slave.
2.3 PROTOCOLLO MODBUS
Modbus è uno standard industriale per la comunicazione dei dispositivi di automazione
ed è un protocollo di tipo richiesta/risposta che offre dei servizi specificati da function
codes.
Il protocollo Modbus su linea seriale, esiste in due tipologie:
Modbus ASCII
Modbus RTU.
Il modo ASCII prevede che tutti i caratteri che trasportano informazioni tra
un’apparecchiatura e l’altra siano convertiti in caratteri ASCII, in modo da lasciare dei
caratteri di controllo per definire l’inizio e la fine di un frame: questo comporta un
sostanziale incremento della quantità di byte da trasmettere da un’apparecchiatura
all’altra, con conseguente aumento del tempo di comunicazione.
PULSANTIEREDI PIANO2
MASTER
1
3
CAB INA 4
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 32
Per ovviare a ciò è stato introdotto il Modbus RTU [Schiavini M., 2008].
Il Modbus RTU è un protocollo binario nel quale tutti i 256 valori di un byte
trasmettono informazioni. L’inizio e la fine del frame avviene rilevando i tempi di pausa
tra un frame e l’altro e tra un carattere e l’altro.
In questo modo, tutti i dati possono essere trasmessi senza subire conversioni in ASCII:
il numero di byte per ogni frame è notevolmente ridotto quindi ne risulta una
comunicazione più veloce.
II protocollo Modbus definisce il formato e la modalità di comunicazione tra un
"Master" che gestisce il sistema ed uno o più "Slave" che rispondono alle interrogazioni
del Master.
Si possono connettere un Master e fino a 247 Slave su una linea comune (limite logico
del protocollo), l'interfaccia fisica può peraltro limitare ulteriormente il numero di
dispositivi, per esempio l'interfaccia standard RS-485 prevede un massimo di 31 slave
connessi alla linea.
Sostituendo l'ultimo elemento della linea con un apposito "bridge o ripetitore", si
possono connettere altri 31 slave e cosi via, sino al raggiungimento del numero
massimo logico di dispositivi applicati.
Il protocollo Modbus funziona essenzialmente rispettando le seguenti principali regole:
Solo il master può iniziare una transazione;
Una transazione può avere il formato domanda/risposta diretta ad un singolo
slave o broadcast in cui il messaggio viene inviato a tutti i dispositivi sulla linea
che non danno risposta.
Una transazione è composta da una struttura singola domanda/singola risposta o
una struttura singolo messaggio broadcast/nessuna risposta.
2.3.1 FORMATO DEI MESSAGGI
La comunicazione in Modbus avviene tramite un pacchetto dati così composto (figura
2.5):
8 bit di indirizzo del dispositivo con cui il Master ha stabilito la transazione;
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 33
8 bit di codice della funzione che deve essere o è stata eseguita;
Nx8 bit di dati che devono essere scambiati, con N si descrive il numero di byte;
16 bit per il controllo d'errore composto secondo l'algoritmo CRC 16.
Figura 2.5: Messaggio Modbus
Se un dispositivo individua un errore nel messaggio ricevuto (di formato, di parità o nel
CRC16) il messaggio è considerato non valido ed è scartato; uno slave che rileva un
errore nel messaggio quindi non eseguirà l'azione e non risponderà alla richiesta, così
come se l'indirizzo non corrispondesse ad alcun dispositivo in linea.
2.3.1.1 FORMATO DEI CARATTERI
Generalmente i dispositivi che adottano il protocollo Modbus utilizzano il formato 8, N,
1 (8 bit di dati, senza alcun controllo di parità e con 1 bit di stop).
2.3.1.2 INDIRIZZO
Le transazioni Modbus coinvolgono sempre il Master, che gestisce la linea, ed uno
Slave per volta (tranne nel caso di messaggi broadcast).
Per identificare il destinatario del messaggio, viene trasmesso come primo carattere un
byte che contiene l'indirizzo numerico del dispositivo slave con cui comunicare.
Ciascuno degli Slave quindi avrà assegnato un diverso indirizzo che lo identificherà
univocamente: gli indirizzi ammissibili sono da 1 a 247.
L'indirizzo 0, che non può essere assegnato ad uno Slave, posto in testa al messaggio
trasmesso dal Master, indica che questo è "broadcast", cioè diretto a tutti gli Slave
contemporaneamente.
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 34
Possono essere trasmessi come broadcast solo messaggi che non richiedono risposta per
espletare la loro funzione, quindi solo le assegnazioni.
2.3.1.3 CODICE FUNZIONE
II secondo carattere del messaggio identifica la funzione che deve essere eseguita dallo
slave il quale risponde a sua volta con lo stesso codice ad indicare che la funzione è
stata eseguita. [Schiavini M., 2008]
Comunemente le funzioni Modbus più utilizzate sono quelle riportate di seguito in
tabella 2.1
FUNZIONE DESCRIZIONE
01 Read Coil Status
02 Read Input Status
03 Read Holding Registers
04 Read Input Registers
05 Force Single Coil
06 Preset Single Register
07 Read Status
15 Force Multiple Coils
16 Preset Multiple Registers
Tabella 2.1: function codes
2.3.1.4 CRC16
Gli ultimi due caratteri del messaggio contengono il codice di ridondanza ciclica
(Cyclic Redundancy Check) calcolato secondo l'algoritmo CRC16.(figura 2.5)
[Schiavini M., 2008]
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 35
2.3.1.5 SINCRONIZZAZIONE DEI MESSAGGI
La sincronizzazione del messaggio tra trasmettitore e ricevitore è ottenuta interponendo
una pausa tra i messaggi pari ad almeno 3.5 volte il tempo di un carattere.
Se il dispositivo ricevente non riceve per un tempo di 3,5 caratteri, ritiene completato il
messaggio precedente e considera che il successivo byte ricevuto sarà il primo di un
nuovo messaggio e quindi un indirizzo.
2.4 LE FUNZIONI MODBUS
Le funzioni di lettura e scrittura del protocollo Modbus sono state formulate per
adattarsi alle più svariate applicazioni in ambito industriale.
Di seguito saranno riportate le funzioni Modbus implementate nel sistema di
comunicazione adottato dall’azienda.
Read Output Registers (03)
Questa funzione permette di richiedere il valore di registri a 16 bit (word) contenenti
variabili numeriche.
Il modo broadcast non è permesso.
Domanda
Figura 2.6: Tempi di trasmissione RTU
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 36
Oltre all'indirizzo dello slave ed al codice funzione (03) il messaggio contiene
l'indirizzo di partenza (starting Address) espresso su due byte ed il numero di word da
leggere anch'esso su due byte.
Il numero massimo di word che possono essere lette è 125.
La numerazione degli indirizzi parte da zero (word1= 0) per il Modbus.
Esempio: Richiesta di lettura dallo slave 25 dei registri da 069 a 0071.
ADDR FUNC DATAstart
Addr HI
DATAstart
Addr LO
DATAbit #HI
DATAbit #LO
CRCHI
CRCLO
19 03 00 44 00 03 46 06
Tabella 2.2
Risposta
Oltre all'indirizzo dello slave e al codice funzione (03) il messaggio comprende un
carattere che contiene il numero di byte di dati ed i caratteri contenenti i dati.
I registri richiedono due byte ciascuno, il primo dei quali contiene la parte più
significativa.
Esempio: Risposta alla richiesta sopra riportata.
ADDR FUNC DATAbyte
count
DATAbyte
69 HI
DATAbyte
69 LO
DATAbyte
70 HI
DATAbyte
70 LO
DATAbyte
71 HI
DATAbyte
71 LO
CRCHI
CRCLO
19 03 06 02 2B 00 00 00 64 AF 7A
Tabella 2.3
Preset Multiple Registers (16)
Questa funzione permette di impostare il valore di un blocco consecutivo di registri a 16
bit.
Il modo broadcast è permesso.
Domanda
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 37
Oltre all'indirizzo dello slave e al codice funzione (16) il messaggio contiene l'indirizzo
dipartenza (starting Address), il numero di word da scrivere, il numero di byte che
contengono idati e i caratteri di dati. La numerazione degli indirizzi parte da zero
(word1 = 0) per il Modbus.
Esempio: Richiesta di impostare, sullo slave 17, 1 word all'indirizzo 35. con valore 268.
ADDR FUNC DATAstart
Addr HI
DATAstart
Addr LO
DATAWord# HI
DATAWord# LO
DATAbyte
Count
DATAWord35 HI
DATAWord35 LO
CRCHI
CRC
LO
11 10 00 22 00 01 02 01 0C 6C 87
Tabella 2.4
Risposta
Oltre all' indirizzo dello slave e al codice funzione (16) il messaggio comprende
l'indirizzo di partenza (starting Address) e il numero di word scritte.
Esempio: Risposta alla richiesta sopra riportata.
ADDR FUNC DATAstart
Addr HI
DATAstart
Addr LO
DATAbit #HI
DATAbit #LO
CRCHI
CRCLO
11 10 00 22 00 01 A3 53
Tabella 2.5
2.5 GESTIONE DEGLI ERRORI
In Modbus esistono due tipi di errori, gestiti in modo diverso: errori di trasmissione ed
errori operativi. Gli errori di trasmissione sono errori che alterano il messaggio, nel suo
formato, nella parità (se è usata), o nel CRC16. [Schiavini M., 2008]
Il dispositivo che rileva errori di questo tipo nel messaggio lo considera non valido e
non fornisce risposta. Qualora invece il messaggio sia corretto nella sua forma ma la
funzione richiesta, per qualsiasi motivo, non sia eseguibile, si ha un errore operativo. A
questo errore il dispositivo slave risponde con un messaggio di eccezione.
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 38
Questo messaggio è composto dall'indirizzo, dal codice delta funzione richiesta, da un
codice d'errore e dal CRC. Per indicare che la risposta è la notifica di un errore il codice
funzione viene ritornato con il bit più significativo ad "1".
Domanda
Esempio: Richiesta di lettura dallo slave 10 del bit 1185.
ADDR FUNC DATAstart
Addr HI
DATAstart
Addr LO
DATAbit #HI
DATAbit #LO
CRCHI
CRCLO
0A 01 04 A1 00 01 AC 63
Tabella 2.6
Risposta
La richiesta chiede il contenuto del bit 1185. che non esiste nello slave.
Questi risponde con il codice d'errore "02" (ILLEGAL DATA ADDRESS) e ritorna il
codice funzione 81h (129).
Esempio: Eccezione alla richiesta sopra riportata.ADDR FUNC DATA
exept.code
CRCHI
CRCLO
0A 81 02 B0 53
Tabella 2.7
2.5.1 CODICI DI ECCEZIONE
La tabella 2.8 mostra i codici di eccezione più utilizzati
Codice Nome Sign ificato
01 ILLEGAL FUNCTION Il codice di funzione ricevuto noncorrisponde ad una funzione permessa sulloslave indirizzato
02 ILLEGAL DATA ADDRESS L'indirizzo cui fa riferimento il campo datinon è un indirizzo permesso sullo slaveindirizzato
03 ILLEGAL DATA VALUE Il valore da assegnare cui fa riferimento ilcampo dati non è permesso per questo
CAPITOLO 2: SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRED
Ing.Ibrahim GULESIN 39
indirizzo
07 NAK -
NEGATIVEACKNOWLEDGEMENT
La funzione non può essere eseguita nelleattuali condizioni operative o si è tentato discrivere in un ndirizzo a sola lettura
Tabella 2.8
Ing.Ibrahim GULESIN 39
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
CAPITOLO 3
LA PROPOSTA: IMPLEMENTAZIONE DI UN
SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
3 . 1 L A S C E L T A D E L L O S T A N D A R D D I
COMUNICAZIONE
Come descritto nel Capitolo 2, la comunicazione master/slave avviene in modalità
seriale con baud rate di 9600bps. Essendo ogni pacchetto Modbus composto di 6 bytes,
ne risulta un tempo di trasmissione tra un pacchetto e l’altro di circa 10ms. La non
eccessiva velocità di trasmissione richiesta ha pertanto condotto alla scelta di adottare la
tecnologia Zigbee per la comunicazione wireless.
Lo standard ZigBee definisce un meccanismo di comunicazione senza fili operante su
basse distanze e con una banda passante del tutto modesta: 250 Kbps su un raggio
teorico tra i dieci e i settantacinque metri, realizzando reti star o peer-to-peer tra oggetti
mobili dotati di sensori e consente di monitorare e controllare.
ZigBee è un sistema per la trasmissione di dati ed il comando di dispositivi a distanza in
ambiente wireless.
Permette di interconnettere alcune centinaia di nodi ed è caratterizzato da bassa
potenza e basso costo.
I motivi che spingono l’affermarsi di questa nuova tecnologia sono principalmente due:
1. L’esistenza di svariate soluzioni proprietarie, e conseguenti problemi di
interoperabilità;
2. Necessità di avere dispositivi per il monitoraggio e controllo a basso costo e a
basso consumo. [WSN Laboratory]
Ing.Ibrahim GULESIN 40
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
3.2 Lo standard IEEE 802.15.4 (Zigbee)
Lo standard wireless IEEE 802.15.4 è stato approvato nel maggio del 2003, ed
incorpora soluzioni per reti a basso rate di dati, a basso costo e a basso consumo di
potenza, il tutto con una piccola complessità.
Fornisce le specifiche per due livelli:
Physical (PHY)
Medium Access Control (MAC)
Le principali caratteristiche del protocollo IEEE 802.15.4 sono:
1. semplicità e affidabilità
Il canale di accesso è CSMA/CA con time slotting opzionale
Utilizza messaggi di ack e strutture beacon opzionali
La sicurezza è multi-livello
Superframe opzionale
Routing su vari percorsi
2. robustezza
Si accerta che il canale sia libero prima della trasmissione
Conferma ogni pacchetto ricevuto
Ritrasmette se non viene ricevuta conferma
Duty cycle molto basso
Lo standard IEEE 802.15.4 definisce tre tipi di dispositivi al fine di ridurre il costo di
realizzazione della rete:
Ing.Ibrahim GULESIN 41
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
NETWORK COORDINATOR
Mantiene la totale conoscenza della rete
E’ il più sofisticato dei tre tipi
Maggiore memoria e potenza di computazione richiesta
FULL FUNCTION DEVICE (FFD)
Può funzionare in qualsiasi topologia
Capace di essere il coordinatore di rete
Capace di essere un coordinatore
Può parlare a qualche altro dispositivo
E’ possibile aggiungergli memoria
REDUCED FUNCTION DEVICE (RFD)
Limitato a funzionare nella topologia a stella
Non può divenire un coordinatore di rete
Parla solamente ad un coordinatore di rete
Implementazione molto semplice
3.3 CARATTERISTICHE TECNICHE
Come tutti i membri della famiglia IEEE 802, lo standard si occupa di definire
solamente i primi due livelli corrispondenti nel modello ISO/OSI al fisico ed al datalink
(tabella 3.1).
I dispositivi Zigbee possono operare nelle tre bande libere (tabella 3.2):
868-868.6 MHz: questa banda libera è utilizzabile nella maggior parte dei paesi
europei con un ritmo di trasmissione di 20Kbit/s;
902-928 MHz: una grossa porzione di questa banda libera è utilizzabile in
Australia, Nuova Zelanda e nella maggior parte dei paesi del continente
Ing.Ibrahim GULESIN 42
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
americano e presenta un ritmo di comunicazione di 40 Kbit/s;
• 2400-2483.5 MHz: questa banda è utilizzabile nella quasi totalità del globo, con
un bit rate massimo di 250 Kbit/s.
Modello ISO/OSISemplificazione
Modello ISO/OSI IEEE 802.15.4
Applicazione Applicazioni utente
Applicazioneutente
Presentazione
Profilo applicazioniSessione
Trasporto
Livello di rete Livello rete
Livello dati Livello dati
Logical linkcontrol (MAC)
Media accesscontrol (MAC)
Livello Fisico Livello fisicoLivello fisico
(PHY)
Tabella 3.1: Modello ISO/OSI
Lo standard IEEE 802.15.4 definisce un totale di 27 canali numerati dallo zero al
ventisei; un solo canale è allocato nella banda 868 MHz, dieci canali sono allocati nella
banda 915 MHz ed i restanti sedici canali risiedono nella banda 2.4 GHz. [WSN
Laboratory]
PHY
(MHz)
Frequencyband
(MHz)
Spreading parameters Data parameters
Chip rate(kchip/s) Modulation
Bit rate(kb/s)
Symbol rate(ksymbol/s) Symbols
868/915868-868.6 300 BPSK 20 20 binary
902-928 600 BPSK 40 40 binary
2450 2400-2483.5 2000 O-QPSK 250 62.516-ary
Orthogonal
Tabella 3.2: Bande di lavoro dei dispositivi Zigbee
La maggior parte dei dispositivi wireless, dagli impieghi medici agli usi della vita
quotidiana, utilizza la banda ai 2,4 GHz.
Ing.Ibrahim GULESIN 43
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Proprio per la tipologia dei servizi concessi, Zigbee è particolarmente indicato per tutti
gli indirizzi che non richiedono grandi velocità di trasferimento dati, al massimo
250kbit/s. [WSN Laboratory]
Nella tabella 3.3 sono presentate le specifiche tipiche di bit rate e latenze di messaggi
nei vari settori in cui il wireless può essere impiegato.
Sett ore Massimo data rate richiesto(kbit/s)
Latenza massima(ms)
Elettronica di consumo 3 16.7
Periferiche PC 115.2 16.7
Domotica 10 100
Diagnostica 10 30
Giocattoli 115.2 16.7-100
Tabella 3.3: Specifiche tecniche tipiche di bit rate e latenze di messaggi
I benefici di una connessione wireless a basso costo, semplice e di basso consumo quale
Zigbee, portano ad avere numerosi benefici nelle più svariate applicazioni che vanno
dalla domotica all'ambito industriale, includendo anche applicazioni mediche, nel
controllo e nella automazione.
Nel settore industriale il posizionamento di sensori in punti in cui non è possibile
arrivare con reti cablate (parti meccaniche in rotazione o all'interno di ambienti sigillati)
trova in questa tecnologia wireless una sicura e semplice soluzione.
Un esempio di applicazioni possibili è il campo dell'ascensoristica dove i nodi possono
essere applicati a:
i pulsanti di piano e di cabina
lettura vano
fotocellula
operatore
contatto limitatore di velocità
Ing.Ibrahim GULESIN 44
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
pulsantiera di manutenzione
sensori
lettura delle calamite
telecomando
supervisione dell'ascensore
I dati forniti non devono essere continuamente inviati in condizioni di non allarme e la
quantità di dati trasmessi è relativamente bassa.
3.4 TOPOLOGIA DI RETE
Un sistema conforme all’IEEE 802.15.4 è composto da diversi componenti.
Un dispositivo può essere un Reduced Function Device (RFD) o un Full Function
Device (FFD).
I dispositivi FFD hanno al loro interno il livello MAC con il set completo delle
primitive di rete che permette loro di operare come coordinatori della rete, mentre gli
RFD contengono una versione del MAC ridotta, che consente solo la realizzazione di
dispositivi di rete.
Lo standard IEEE 802.15.4 permette la formazione di due topologie di rete. La prima
topologia è la rete a stella (figura 3.1) ed è formata attorno ad un FFD che funziona
come coordinatore principale, fulcro delle connessioni con dispositivi sia FFD sia RFD.
La seconda tipologia di rete permette collegamenti punto a punto senza il diretto
coinvolgimento di un coordinatore per ogni sotto rete, anche se un coordinatore della
rete PAN (Personal Area Network) è in ogni caso prevista.
Ogni dispositivo è in grado di realizzare un collegamento con altri dispositivi adiacenti,
portando alla formazione di reti complesse (figura 3.2).
Una topologia di rete supportabile dallo standard IEEE 802.15.4 è la Cluster-Tree, che
può essere interpretata come un’architettura gerarchica ad albero, nella quale tutti i
dispositivi sono collegati tra loro tramite il minor numero possibile di connessioni.
Ing.Ibrahim GULESIN 45
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Figura 3.1: Rete a stella
In questa architettura i dispositivi che gestiscono i collegamenti di rete devono essere
degli FFD, mentre i dispositivi RFD possono solo operare come utilizzatori.
In figura 3.2 è riportata una rappresentazione di un’architettura Cluster-Tree; come si
può notare è formata da sottoreti (cluster) che vengono ad interagire fra loro creando
una macrostruttura.
In questa topologia, da notare che lo scambio di dati fra i vari cluster viene eseguito da
cluster head (dispositivi FFD); non potranno avvenire connessioni fra due RFD facenti
parte di cluster diversi.
In ogni struttura cluster tree, esiste comunque un unico PAN coordinator.
Figura 3.2: Cluster tree
Ing.Ibrahim GULESIN 46
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
3.5 FORMAZIONE DI UNA RETE
La formazione della rete è gestita dal livello rete dello stack ISO/OSI che non fa parte di
questo standard, dato che il protocollo IEEE 802.15.1 definisce solo gli ultimi due
livelli dello stack; tutt avia è fornita una breve visione su come ogni tipologia
d’architettura possa essere formata.
3.5.1 FORMAZIONE DELLA RETE A STELLA
La struttura base di una star network è quella precedentemente vista nella figura 3.1.
Al momento dell’attivazione i dispositivi FFD si pongono nella modalità di
funzionamento come coordinatori, iniziando una scansione tra i canali in cerca di altri
dispositivi, sia che quest’ultimi siano FFD che RFD; a questo punto ogni dispositivo
FFD attivato potrebbe creare una propria rete e diventare il coordinatore PAN.
Tutte le star networks lavorano indipendentemente da tutte le altre star presenti
nell’area; in ultimo viene scelto il coordinatore PAN tra i dispositivi FFD, dando
priorità ai dispositivi FFD che non siano coordinatori delle reti a stella.
3.5.2 FORMAZIONE DELLA RETE PUNTO A PUNTO
Nella rete peer to peer ogni dispositivo è in grado di comunicare con qualsiasi altro
dispositivo nel raggio d’azione. Un dispositivo potrà essere nominato come
coordinatore PAN, per esempio, in virtù di essere stato il primo dispositivo a
comunicare sul canale, oppure in base alle strutture di rete preimpostate nei dispositivi
FFD, che potrebbero imporre restrizioni tipologiche sulla formazione della rete stessa.
Ing.Ibrahim GULESIN 47
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Figura 3.3: Configurazione peer to peer
3.6 IL DISPOSITIVO EZ430-RF2480
Il kit eZ430-RF2480 [Texas Instruments, 2008], prodotto dalla Texas Intruments, è un
pacchetto hardware e software che nasce per lo sviluppo di applicazioni di reti wireless
ZigBee. Quindi questo kit wireless, grazie al proprio hardware e software, offre la
possibilità di valutare a pieno il microprocessore di rete ZigBee CC2480 a 2.4GHz e il
microcontrollore MSP430F2274. Fondamentalmente questo kit, dal punto di vista
hardware, è formato da tre tipologie di componenti:
3.6.1 CC2480 TARGET BOARD DESIGN
Ing.Ibrahim GULESIN 48
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Il modulo è formato da una board (figura 3.4) su chi sono integrati sia l’acceleratore
ZigBee CC2480 sia il microcontrollore MSP430F2274, connessi tra di loro tramite
interfaccia SPI. Inoltre questa board integra un circuito RF e nel farlo impiega un chip
antenna per limitare il più possibile gli ingombri del modulo.
La board include anche due led indicatori (1 rosso e 1 verde), un interruttore per il
lancio dell’applicazione, 5 pin disponibili per il GPIO per espandere l’interfaccia I/O ed
un ingresso coassiale usato per le connessioni ai sensori o strumenti. [eZ430-RF2480
Demonstration Kit]
Figura 3.4: Modulo CC2480
3.6.2 EZ430 USB EMULATOR BOARD DESIGN
Il modulo (figura 3.5) ha essenzialmente una duplice funzione:
1. permettere di prelevare l’alimentazione per la Target Board da un PC,
tramite interfaccia USB (Caso Nodo Coordinatore);
2. consentire la programmazione e l’invio/ricezione dati dalla USB del PC
verso la UART del MSP430.
Ing.Ibrahim GULESIN 49
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Figura 3.5: Modulo USB emulator board
3.6.3 EZ430 BATTERY BOARD DESIGN
AAA eZ430 Battery Boards. Queste sono le batterie che consentono l’alimentazione
della Target Boards nel caso di soluzioni mobili.
Figura 3.6: Modulo batteria
3.6.4 LE CONFIGURAZIONI
L’integrazione dei componenti descritti può dar vita fondamentalmente a due tipologie
di nodo. La prima è riferita ad un nodo coordinatore (figura 3.7), quindi un nodo FFD
alimentato dalla rete elettrica, dato il maggiore consumo di energia a causa delle
molteplici funzioni che deve espletare.
Ing.Ibrahim GULESIN 50
CAPITOLO 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO WIRELESS
Figura 3.7: Configurazione dei moduli per Nodo Coordinatore
Mentre la seconda tipologia di nodo si riferisce sia ad un nodo router sia ad un end-
device (figura 3.8). Infatti, entrambe queste tipologie di nodi richiedendo una certa
mobilità e avendo dei consumi molto ridotti, rispetto ad un nodo coordinatore, possono
essere alimentati a batteria, anche per lunghissimi periodi.
Figura 3.8: Configurazione dei moduli per Nodo Router e End-Device
Per quanto riguarda la programmazione ed il debug, il kit eZ430-RF2480 utilizza il tool
IAR Embedded Workbench Integrated Development Environment (IDE), che permette
di scrivere, scaricare, e testare le proprie applicazioni. Il debugger permette all'utente di
lanciare l’applicazione alla massima velocità con eventuali punti d'arresto o singoli
avanzamenti non consumando alcuna risorsa extra. Inoltre la TI, a completamento del
kit, fornisce un firmware demo che consente l’invio della temperatura e del livello
batteria dai nodi router/end-device verso il nodo coordinatore. Da tale firmware demo
sarà ricavato il codice per l’implementazione della rete oggetto della tesi.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
51
CAPITOLO 4
SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-
ZIGBEE
4.1 ARCHITETTURA DELLA RETE WSN (WIRELESS
SENSOR NETWORK)
Il sistema che si intende realizzare nell’ambito del progetto prevede lo sviluppo di un
prototipo per:
l’acquisizione da remoto,
la visualizzazione e l’archiviazione dei dati relativi al funzionamento
dell’impianto elevatore,
allo scopo, non solo di monitorarne il corretto funzionamento, ma anche di dotare il
sistema stesso di una diagnostica predittiva, con il quale sia possibile, in tempo reale,
individuarne tempestivamente gli eventuali malfunzionamenti.
In tale contesto, oggetto del presente capitolo, è la definizione dell’architettura base
della rete WSN relativa all’impianto elevatore.
La rete WSN ha la funzione principale di raccogliere, attraverso determinati sensori
localizzati nella cabina ed ai piani, dati sul funzionamento dell’impianto elevatore e
trasmetterli in remoto. Le informazioni raccolte dalla rete saranno utilizzate per ulteriori
funzioni di monitoraggio e diagnostica.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
52
4.1.1 TOPOLOGIA RETE WSN
La comunicazione dei dati raccolti dai sensori installati sull’impianto avverrà in
modalità wireless secondo il protocollo ZigBee – IEEE 802.15.4 (capitolo 3)
L’architettura generale della rete WSN è mostrata in figura 4.1.
Figura 4.1: Architettura della rete wireless WSN (protocollo Zigbee)
In particolare, la rete WSN si compone di tre dispositivi principali:
Nodo End Device (NED): installato sulla cabina dell’impianto elevatore, per
l’interazione con le grandezze presenti in cabina (pulsantiera, fotocellula,
temperatura, sensori magnetici, ecc.);
Nodi Router (NR): installati ad ogni piano, per l’interazione con le grandezze di
piano (display, pulsantiera) e per svolgere funzioni di router nella rete mesh
installata;
Nodo Coordinatore (NC): installato nel quadro di manovra come nodo terminale
della rete che da un lato trasmette/riceve i dati verso/da i vari nodi e dall’altro
comunica con il PLC.
CABINA
SENSORI DI CABINA
NED
QDM
PLC MASTER
NC
NR
SENSORI DI PIANO
PIANO
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CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
53
Come mostrato in figura 4.1, in cabina sono installati i sensori di cabina (pulsantiera,
pulsantiera di manutenzione, fotocellula, ecc). Tutti gli output di tali dispositivi sono
raccolti, in tempo reale, dalla scheda Slave (figura 2.1) su cui è installato il nodo Zigbee
configurato come NED. (figura 4.2)
Figura 4.2: Interfaccia Modbus-Zigbee
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CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
54
I dati raccolti dai dispostivi di cabina sono inviati, dunque, via rete ZigBee, al
Coordinatore collegato alla scheda Master installata all’interno del quadro di manovra.
Tale trasmissione è garantita in particolare dalla dislocazione su ogni piano di nodi
router; tali nodi router, oltre che svolgere funzioni di rete, saranno a loro volta dei
moduli di raccolta dati relativamente ai dispositivi di piano come pulsantiera, allarme,
ecc, ed inviati al nodo coordinatore.
Figura 4.3: Collegamento wireless QDM, pulsantiere di piano, tetto cabina
Infine, il nodo coordinatore, oltre ad avere funzioni di rete, avrà quindi il compito di
raccogliere dati provenienti dagli End-Device di cabina e dai Router di piano e di
trasferirli al PLC installato nel quadro di manovra.
Le caratteristiche principali della rete wireless WSN sono riportate nella seguente
tabella 4.1:
SLAVE
NODO END DEVICE
SLAVE
NODO ROUTER
NODO ROUTER
MASTERNODO COORDINATORE
PLC
QDM
SLAVE
NODO ROUTER
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CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
55
Caratteristiche della rete wireless
Protocollo ZigBee – IEEE 802.15.4
Bandwidth 2.4 Ghz
Max data rate 250 kbps
Topologia Mesh network
# coordnatori 1
# router 1 x piano
# end device 1
Tabella 4.1
Nel paragrafo successivo saranno dettagliati i dispositivi componenti della rete WSN.
4.2 DESCRIZIONE DEI DISPOSITIVI COMPONENTI LA
WSN
Come accennato al paragrafo precedente, la WSN si compone di tre dispositivi
principali:
Nodo End Device (NED);
Nodo Router (NR);
Nodo Coordinatore (NC).
4.2.1 Nodo End Device
Il dispositivo Nodo End Device (NED nel seguito) è collegato alla scheda Slave nella
cabina dell’impianto elevatore. La comunicazione può sinteticamente essere descritta in
quattro step:
1. lo Slave raccoglie le informazioni provenienti da tutti i dispositivi della cabina
2. dallo Slave i dati vengono inviati al NED
3. i dati dal NED vengono inviati in modalità wireless mediante protocollo Zigbee
ai NR
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
56
4. dai NR le informazioni vengono trasmesse in wireless al NC.
La figura 4.4 mostra uno schema a blocchi per il componente NED.
Figura 4.4: Architettura generale del dispositivo NED
Dispositivi di Cabina
Principalmente, sono dispositivi che generano output di tipo 0-24Vdc, ed un sensore
con uscita analogica per rilevare la temperatura ambiente di cabina.
Microcontroller (MSP430)
Riceve in input (in modalità wired) gli output di tutti i dispositivi di cabina e ne
predispone l’invio al transceiver per la comunicazione in wireless ZigBee. L’invio dei
dati dal microcontroller al transceiver avviene in modalità wiredSPI secondo il
protocollo.
Transceiver (CC2480)
Ha la funzione di trasmettere i dati provenienti dal micro ed inviarli in modalità
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CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
57
wireless ZigBee ai vari NR di piano.
4.2.2 Nodo Router
Sono installati ad ogni piano ed hanno una doppia funzione:
raccolgono dati provenienti dai dispositivi di piano e li inviano al nodo
coordinatore (NC);
raccolgono i dati trasferiti dal NED di cabina e li inviano al nodo NC.
La figura 4.5 descrive uno schema a blocchi per il componente NR.
Figura 4.5: Architettura generale del dispositivo NR
Dispositivi di piano
Sono dispositivi che generano output di tipo 0-24Vdc ed eseguono le seguenti funzioni:
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
58
Microcontroller (MSP430)
Riceve in input (in modalità wired) gli output di tutti i dispositivi di cabina e ne
predispone l’invio al transceiver per la comunicazione in wireless ZigBee. L’invio dei
dati dal microcontroller al transceiver dovrà avvenire in modalità wired – SPI.
Transceiver (CC2480)
Ha la funzione di trasmettere i dati provenienti dal micro ed inviarli in modalità
wireless ZigBee ai vari NR di piano.
4.2.3 Nodo Coordinatore
Il nodo NC è installato nel quadro di manovra sulla scheda Master ed ha la funzione di
raccogliere i dati provenienti dal nodo di cabina e dai vari nodi di piano ed inviarli al
PLC o scheda di controllo, in modalità wired parallela;
La figura 4.6 mostra lo schema a blocchi per il componente NC.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
59
Figura 4.6: Architettura generale del dispositivo NC
Microcontroller (MSP430)
Riceve in input (in modalità wired) gli output di tutti i dispositivi di cabina e ne
predispone l’invio al transceiver per la comunicazione in wireless ZigBee. L’invio dei
dati dal microcontroller al transceiver dovrà avvenire in modalità wired – SPI.
Transceiver (CC2480)
Ha la funzione di trasmettere i dati provenienti dal micro ed inviarli in modalità
wireless ZigBee ai vari NR di piano.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
60
4.3 ARCHITETTURA HARDWARE NODO ZIGBEE
La rete è progettata in modo che ogni singolo nodo ZigBee, coordinatore, router o end-
device possegga le medesime caratteristiche HW, mentre la specifica configurazione è
determinata dalle peculiarità FW.
Come descritto nel capitolo 3, il nodo ZigBee è basata sul processore CC2480 della
Texas Instruments. Si tratta di un transceiver con acceleratore ZigBee a basso costo che
fornisce un set di funzionalità completa per l’implementazione di uno stack ZigBee. Ciò
consente di evitare che sul microcontrollore ad esso collegato si debba implementare il
codice per lo stack ZigBee e quindi di riservare le proprie risorse ad altre applicazioni.
Figura 4.7: Comunicazione nodo Zigbee CC2480/microcontroller applicativo
La scelta del microcontrollore (MCU) è stata effettuata considerando le caratteristiche
fondamentali che il nodo trasduttore deve possedere: basso costo, basso consumo per
alimentazione a batteria, ingressi analogici e digitali, interfaccia SPI e UART, nonché
un DMA per i trasferimenti veloci interni ed una memoria non volatile tipo flash: il
microcontrollore utilizzato per l’interfacciamento con il transceiver da un lato e con le
grandezze da monitorare/controllare dall’altro è l’MSP430F2274. Si elencano di seguito
alcune caratteristiche principali:
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
61
Architettura 16-Bit RISC
Frequenze di clock interne fino a 16MHz
2 timer a 16-Bit con registri Capture/Compare
Porta UART ed SPIADC a 10-Bit, 200-kbps con Internal Reference, Sample-
and-Hold, Autoscan, and Data Transfer Controller
Memoria non volatile di tipo flash 32KB + 256B
Memoria RAM 1KB
L’MCU utilizzato è dotato sia di porta seriale SPI sia di UART per la comunicazione
con il Transceiver. Volendo riservare la porta UART alla comunicazione con le schede
Master/Slave, la connessione MCU/Transceiver avviene via bus SPI.
Figura 4.8: Comunicazione MCU/Transceiver via SPI, la porta UART,così come negli altri input (ADC, GPIO, ecc) si riservano alleapplicazioni specifiche del nodo trasduttore
Sezione RF
La sezione RF del nodo utilizza l’antenna integrata Johanson Technology
2450AT18B 100 a 2450MHz. Il relativo circuito di adattamento transceiver/antenna è
quello suggerito dalla casa costruttrice, che è ottimizzato per occupazione di spazio sul
PCB anziché per la distanza di comunicazione. La scelta è dovuta principalmente agli
spazi ridotti in cui devono essere installati i nodi ed alla distanza non proibitiva tra i
nodi stessi (distanze tra i piani di un building).
SPI
ADC
GPIO
UARTMSP430F2274 CC2480
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CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
62
4.4 ARCHITETTURA FIRMWARE NODO ZIGBEE
Il firmware per il nodo ZigBee residente su MCU si fonda essenzialmente
sull’interfaccia Simple API che il transceiver mette a disposizione per lo sviluppo di
un’applicazione ZigBee. Si tratta di un set di 10 semplici comandi che il MCU deve
inviare al transceiver, tramite la porta SPI, grazie ai quali è possibile creare una rete
ZigBee completa.
Il firmware è organizzato in 5 moduli:
1. APP (Application): implementazioni funzionalità specifica del nodo trasduttore
(acquisizione ADC, comunicazione UART, ecc): dipende dal nodo;
2. HAL (Hardware Abstraction Layer): driver di basso livello (UART, SPI, Timer);
3. MT (Monitor Test): astrazione software per il debug su PC;
4. SAPI (Simple API): interfaccia verso i comandi SAPI del transceiver realizzata in
modo da fare apparire come se lo stack ZigBee fosse implementato direttamente
su MCU;
5. ZACCEL: protocollo SPI richiesto dal CC2480.
Nella topologia della rete, a livello applicativo, il nodo configurato come trasduttore è
riferito come Source, mentre il nodo configurato come collettore dei dati provenienti dai
nodi trasduttori è riferito come Sink.
Il livello APP è l’unico responsabile della specifica applicazione destinata al singolo
nodo:
acquisizione ADC per i sensori analogici
acquisizione segnali digitali
comunicazione seriale con le schede Master/Slave,
ecc.,
quindi dell’interazione con il livello SAPI verso l’acceleratore ZigBee.
A tale proposito il MCU si configura come un Host per il transceiver, attraverso il bus
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
63
SPI (MSP430 master – CC240 slave); il livello SAPI implementa i comandi per lo stack
semplificato ZigBee ed utilizzato ZACCEL per il protocollo e HAL per i driver di basso
livello.
Il firmware applicativo è rappresentato da una macchina a stati, le cui transizioni
dipendono dalla configurazione utente e dai feedback provenienti dal CC2480.
4.4.1 Nodo trasduttore
Ogni singolo nodo della rete ZigBee a sua volta funge da trasduttore, sfruttando le
interfacce HW messe a disposizione dall’unità MCU, quali ADC, GPIO, UART, SPI,
I2C, ecc.
I trasduttori si differenziano per la specifica installazione. La tabella 4.2 seguente
elenca i segnali da prelevare per ognuno degli ambienti da considerare.
Dispositivi di cabina Dispositivi di piano Quadro di manovra
TIPO USCITA TIPO USCITA TIPO USCITA
Sensoretemperatura
Analogica Display Digitale PLC UART
Display Digitale Pulsantiera 0-24 Vdc Corrente Analogica
Allarmi (legge13)
0-24 Vdc Indicatori 0-24 Vdc Tensione Analogica
Pulsantiera 0-24 Vdc Temperatura Analogica
Bottoniera dimanutenzione
0-24 Vdc
Fotocellule 0-24 Vdc
Operatore 0-24 Vdc
Tabella 4.2: Segnali di input ai trasduttori
4.4.2 Trasduttore segnali digitali sistema ascensore
I segnali digitali provenienti dal sistema ascensore sono impacchettati tramite il sistema
TIMIOS-TIMIOM in un unico segnale seriale codificato secondo protocollo Modbus.
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
64
Il nodo trasduttore per questo tipo di segnale riserva l’interfaccia UART verso il
dispositivo ed implementa il protocollo Modbus (figura 4.9) per la lettura dei dati
impachettati e poi trasmessi verso il nodo coordinatore.
23 – RX UART
MSP430
24 – TX UART
Figura 4.9: Trasmissione dati con UART
4.4.3 Trasduttore segnali analogici sistema ascensore
Il microcontrollore MSP430 utilizzato per il nodo possiede un convertitore ADC a 10
bit e 16 canali multiplexati di input, due dei quali sono dedicati, uno al segnale di
tensione di alimentazione per la misura del livello di batteria, l’altro al segnale
proveniente dal sensore di temperatura interno per la misura della temperatura
ambiente; i restanti ingressi possono essere dedicati ai sensori per le misure dei
parametri analogici provenienti dal sistema ascensore necessari per i moduli di fault
detection e fault isolation.
In particolare, per le misure di corrente sul motore del sistema di trazione, il segnale
proviene dal trasduttore di corrente della LEM LA55-P che lavora nel range [-40A,
+40A] e fornisce in uscita un segnale nel range [-5V, +5V]; mentre per le misure di
tensione è utilizzato il trasduttore LEM CV3-500 che fornisce in uscita un segnale nel
range [-4.4V, +4.4V] per un ingresso di tensione che può andare da -230V a +230V.
Ognuno dei trasduttori è dunque prima sottoposto a precondizionamento, quindi
applicato all’ingresso analogico ad esso dedicato del MCU.
PROTOCOLLOMODBUS
Convertitore TX UARTparallelo/serialesegnali digitaliascensore RX UART
Ing.Ibrahim GULESIN
CAPITOLO 4: SISTEMA DI COMUNICAZIONE MODBUS-ZIGBEE
65
BloccoTrasduttoridi corrente e
tensione
MotoreTrazion
e
Rete di condizionamentosegnali analogici(convertitorecorrente/tensione,adattamento di impedenza,traslatore di livello)
Ingressi analogiciMSP430:0range 0..3Vsingle ended;Vref = 0V
A2
MSP43A3
A4
Ing.Ibrahim GULESIN 66
CAPITOLO 5: CONCLUSIONI
CAPITOLO 5
CONCLUSIONI
Il presente lavoro è stato finalizzato alla progettazione di un sistema di monitoraggio
remoto e di diagnostica in comunicazione wireless per ascensori.
Sono stati raccolte indicazioni sia sugli studi indirizzati alla progettazione effettuata
dalla stessa azienda (utilizzando la comunicazione seriale RS485), sul protocollo
Modbus, sia sui vari dispositivi wireless commerciali adatti per questo settore.
Per la realizzazione della rete WSN si è proposta la tecnologia Zigbee evidenziandone i
vantaggi (di risparmio energetico, di ingombro e costi contenuti) nel campo di
applicazione.
La rete è progettata in modo che ogni singolo nodo ZigBee, coordinatore, router o end-
device possegga le medesime caratteristiche HW, mentre la specifica configurazione è
determinata dalle peculiarità FW individuando:
Nodo coordinatore (nel quadro elettrico di manovra)
Nodo router (posizionato uno per ogni piano)
Nodo end device (tetto cabina)
I dati raccolti dai dispostivi di cabina sono inviati, dunque, via rete ZigBee, al
Coordinatore collegato alla scheda Master installata all’interno del quadro di manovra.
Tale trasmissione è garantita in particolare dalla dislocazione su ogni piano di nodi
router; tali nodi router, oltre che a svolgere funzioni di rete, saranno a loro volta dei
moduli di raccolta dati relativamente ai dispositivi di piano come pulsantiera, allarme,
ecc, ed inviati al nodo coordinatore.
Ogni modulo Zigbee è composto da un microcontrollore MSP430F2274 (MCU e da un
transceiver CC2480.
Il MCU proposto è dotato sia di porta seriale SPI sia di UART per la comunicazione con
Ing.Ibrahim GULESIN 67
CAPITOLO 5: CONCLUSIONI
il transceiver. Volendo riservare la porta UART alla comunicazione con le schede
Master/Slave, la connessione MCU/transceiver avviene via bus SPI.
Il firmware applicativo è rappresentato da una macchina a stati, le cui transizioni
dipendono dalla configurazione utente e dai feedback provenienti dal transceiver
CC2480.
Ogni singolo nodo della rete ZigBee a sua volta funge da trasduttore, sfruttando le
interfacce HW messe a disposizione dall’unità MCU, quali ADC, GPIO, UART, SPI,
I2C, ecc.
Il nodo coordinatore ha il compito di prelevare i dati provenienti dai nodi dislocati nella
rete installata, di servire eventuali servizi locali e di smistarli via UART al PLC che
controlla l'impianto.