Monete e Zecche Medievali Dal X Al XV Secolo Attestate in Luni

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37 MONETE E ZECCHE MEDIEVALI DAL X AL XV SECOLO ATTESTATE IN LUNI E IN CENTRI LIGURI DELLA SUA DIOCESI di LUCIA MARIA BERTINO* * Soprintendenza Archeologica della Liguria Le monete medievali dal X al XV secolo pervenuteci dagli scavi in Luni e in alcuni centri liguri della sua diocesi sono poche ma esse, unitamente a quelle attestate da atti notarili del tempo e dai rinvenimenti ottocenteschi, posso- no offrirci un quadro approssimativo e frammentario ma interessante della circolazione monetale e delle vicende sto- riche del periodo in questione. I centri archeologici che hanno fornito il materiale di ricerca sono: Luni, Porto Venere, Varignano, Isola del Tino, Sarzana, Migliarina, Vezzano Ligure, Pieve di Zignago ed il castello di Celasco presso Levanto (Tav. 1). Notevole è il numero totale delle zecche sinora attestate, ben venti, che documentano rapporti e scambi marittimi e ter- restri con varie città d’Italia e d’oltr’Alpe: Bologna, Brescia, Brindisi, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova, Lucca, Luni, Mantova, Milano, Nervers, Parma, Pavia, Provins, Salerno, Torino, Verona Villa di Chiesa (Iglesias) e Viterbo. A queste sono da aggiungere la zecca non identificata del massamutino moneta d’oro attestata presso Luni; la zecca di Parigi per un peso monetale di fiorino d’oro di Francia ed infine quella di Napoli, anche se nel primo periodo rinascimentale (1516/1519), per un grano di Giovanna la Pazza e Carlo d’Austria. A Luni, appartenente sin dal tempo di Augusto alla To- scana (Etruria, Regio VII) ai confini orientali della Liguria (Regio IX), con grande porto alla foce del Magra e sulla via Romea, è documentata anzitutto la zecca di Salerno per due follari, uno del X secolo di Mansone III (981/983) (Tav. 2,1) e l’altro del XI/XII secolo di Ruggero Borsa duca di Puglia (1085/1111) (Tav. 2,2). Degno di nota è il follaro di Mansone, duca di Amalfi, signore di Salerno e vicario im- periale, ribattuto su un follaro del Gisulfo I, principe di Sa- lerno (946/977), avente nel R/ una grande torre merlata, la porta marina delle fortificazioni della città. Così sono evidenziati i rapporti fra due città marittime del Tirreno, Salerno e Luni. Esse, già colonie romane all’ini- zio del II secolo a.C. (rispettivamente 194 a.C. e 177 a.C.), poi fiorenti civitates sino alla caduta dell’impero romano d’Occidente, continuarono ad essere operosi centri portuali pur sotto varie dominazioni. Luni poi durò fino al 1204, al- lorché fu trasferita la sua sede vescovile a Sarzana. La città spopolata continuò ancora ad essere frequentata per lunghis- simo tempo per le sue rovine e antichità depredate per secoli. Attestate inoltre a Luni nel X secolo le zecche di Lucca e di Pavia per i denari di Berengario I (888/924), Ugo e Lotario (931/947) e dei tre Ottoni (961/1002). Ed ancora Lucca per un denaro di Ugo e Giuditta duchi della Tuscia (970/1001) ed infine la zecca di Milano per un denaro sco- dellato di Ottone II o III (973/1002) (Tav. 2,3). Secondo A. Longpérier (LONGPÉRIER 1864; SFORZA 1910) è anche presente la zecca di Nervers (città della Francia, di- venuta nel IX secolo capitale della Contea omonima) per due denari trovati in Luni da A. Remedi (REMEDI 1870) e da lui ritenuti del Vescovo Enrico del XIII secolo, appartenenti in- vece al Re francese Raoul (932/936) con la leggenda nel D/ +RODVLFVS attorno a REX e nel R/ NEVERSIS CIVIT. Nell’XI secolo sono attestate le zecche di Pavia, per un denaro d’argento di Ardoino marchese d’Ivrea e re d’Italia (1002/1014) e di Lucca, per denari di Corrado di Franconia (1026/1031) e di Enrico III o IV o V (1039/1125), quest’ultimi emessi quindi fino al primo quarto del secolo XII. (Tav. 2,4) Nel corso del XII secolo Luni, con il suo porto attivo ma sempre più interrato dai depositi alluvionali del Magra, pur spopolato dalla malaria continuava ad avere una ricca ed articolata circolazione monetaria dovuta principalmente ad un notevole volume di transiti di persone e di scambi com- merciali. Infatti vi sono stati rinvenuti un denaro scodellato di Federico I ed Enrico VI (1152/1198) (Tav. 2,5) della zec- ca di Milano e due provisini (Tav. 2,6) di Tebaldo III conte di Champagne (1197/1201), della zecca di Castri Pryyins (Provins, operoso centro della Francia settentrionale) emessi tra la fine del XII e l’inizio del successivo, allorché la città di Luni stava per essere abbandonata. Il provisino, larga- mente circolante anche in Italia ed imitato dal Senato ro- mano dal 1187 alla fine dei XIV secolo, recava nel D/ un pettine orizzontale alludente alla cardatura di panni di lana, attività tipica della città. Nel Medioevo, Provins era, come è noto, un centro considerevole di scambi trovandosi all’in- crocio delle maggiori strade europee che permettevano i transiti dall’Italia alla Fiandra, dalla Francia alla Germa- nia. Ed infine è particolarmente importante il massamutino che è citato in un atto notarile del 12 novembre 1186, redat- to nel palazzo vescovile di Sarzana (riportato dal Codice Pelavicino, n. 541), quale censo annuo al Vescovo lunense Pietro per la concessione all’abate e al capitolo di S. Mi- chele d’ Orticaria della località e dell’eremo benedettino di Santa Croce al Corvo, fondato nel 1176. Tale moneta d’oro, fatta coniare in origine dai Musulmani e poi largamente imitata e circolante anche in Italia nei secoli XII e XIII, era equivalente ad un terzo di fiorino. Il massamutino quale censo fondiario ecclesiastico ci è noto in casi analoghi e coevi a Reggio Calabria e a Trani (MARTINORI 1915). Dopo l’abbandono della città nel 1204, continuavano ad affluire in essa monete anche del XIII secolo come si nota da un denaro terzolo scodellato del 1186/1254 della zecca di Brescia emesso a nome di Federico I (Tav. 2,7), da denari della zecca di Parma di Filippo di Svevia (1207/1208) (Tav. 2,8) e di Ottone IV re d’Italia (1208/1209) (PARODI 2001). (Tav. 2,9) Alquanto più tardi verso il 1260, da atti notarili, ripor- tati nel Codice Pelavicino di Sarzana, risulta la presenza delle monete di Genova (denari ianuini del primo periodo 1139-1339). Dal diploma di privilegio di zecca del 15 maggio 1285 dell’Imperatore Rodolfo I d’Asburgo e dall’atto di notifica vescovile del 13 ottobre 1285 abbiamo notizia dell’emis- sione da parte di Enrico da Fucecchio (1273/1296), Vesco- vo di Luni, di una nuova moneta detta moneta imperialis de Luna (Codice Pelavicino, nn. 23, 18). Tav. 1

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    MONETE E ZECCHE MEDIEVALIDAL X AL XV SECOLO ATTESTATE IN LUNIE IN CENTRI LIGURI DELLA SUA DIOCESI

    diLUCIA MARIA BERTINO*

    * Soprintendenza Archeologica della Liguria

    Le monete medievali dal X al XV secolo pervenutecidagli scavi in Luni e in alcuni centri liguri della sua diocesisono poche ma esse, unitamente a quelle attestate da attinotarili del tempo e dai rinvenimenti ottocenteschi, posso-no offrirci un quadro approssimativo e frammentario mainteressante della circolazione monetale e delle vicende sto-riche del periodo in questione.

    I centri archeologici che hanno fornito il materiale diricerca sono: Luni, Porto Venere, Varignano, Isola del Tino,Sarzana, Migliarina, Vezzano Ligure, Pieve di Zignago edil castello di Celasco presso Levanto (Tav. 1).

    Notevole il numero totale delle zecche sinora attestate,ben venti, che documentano rapporti e scambi marittimi e ter-restri con varie citt dItalia e doltrAlpe: Bologna, Brescia,Brindisi, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova, Lucca, Luni,Mantova, Milano, Nervers, Parma, Pavia, Provins, Salerno,Torino, Verona Villa di Chiesa (Iglesias) e Viterbo. A questesono da aggiungere la zecca non identificata del massamutinomoneta doro attestata presso Luni; la zecca di Parigi per unpeso monetale di fiorino doro di Francia ed infine quella diNapoli, anche se nel primo periodo rinascimentale (1516/1519),per un grano di Giovanna la Pazza e Carlo dAustria.

    A Luni, appartenente sin dal tempo di Augusto alla To-scana (Etruria, Regio VII) ai confini orientali della Liguria(Regio IX), con grande porto alla foce del Magra e sulla viaRomea, documentata anzitutto la zecca di Salerno per duefollari, uno del X secolo di Mansone III (981/983) (Tav. 2,1)e laltro del XI/XII secolo di Ruggero Borsa duca di Puglia(1085/1111) (Tav. 2,2). Degno di nota il follaro diMansone, duca di Amalfi, signore di Salerno e vicario im-periale, ribattuto su un follaro del Gisulfo I, principe di Sa-lerno (946/977), avente nel R/ una grande torre merlata, laporta marina delle fortificazioni della citt.

    Cos sono evidenziati i rapporti fra due citt marittimedel Tirreno, Salerno e Luni. Esse, gi colonie romane allini-zio del II secolo a.C. (rispettivamente 194 a.C. e 177 a.C.),poi fiorenti civitates sino alla caduta dellimpero romanodOccidente, continuarono ad essere operosi centri portualipur sotto varie dominazioni. Luni poi dur fino al 1204, al-lorch fu trasferita la sua sede vescovile a Sarzana. La cittspopolata continu ancora ad essere frequentata per lunghis-simo tempo per le sue rovine e antichit depredate per secoli.

    Attestate inoltre a Luni nel X secolo le zecche di Luccae di Pavia per i denari di Berengario I (888/924), Ugo eLotario (931/947) e dei tre Ottoni (961/1002). Ed ancoraLucca per un denaro di Ugo e Giuditta duchi della Tuscia(970/1001) ed infine la zecca di Milano per un denaro sco-dellato di Ottone II o III (973/1002) (Tav. 2,3).

    Secondo A. Longprier (LONGPRIER 1864; SFORZA 1910) anche presente la zecca di Nervers (citt della Francia, di-venuta nel IX secolo capitale della Contea omonima) per duedenari trovati in Luni da A. Remedi (REMEDI 1870) e da luiritenuti del Vescovo Enrico del XIII secolo, appartenenti in-vece al Re francese Raoul (932/936) con la leggenda nel D/+RODVLFVS attorno a REX e nel R/ NEVERSIS CIVIT.

    NellXI secolo sono attestate le zecche di Pavia, per undenaro dargento di Ardoino marchese dIvrea e re dItalia(1002/1014) e di Lucca, per denari di Corrado di Franconia(1026/1031) e di Enrico III o IV o V (1039/1125), questultimiemessi quindi fino al primo quarto del secolo XII. (Tav. 2,4)

    Nel corso del XII secolo Luni, con il suo porto attivo masempre pi interrato dai depositi alluvionali del Magra, purspopolato dalla malaria continuava ad avere una ricca edarticolata circolazione monetaria dovuta principalmente adun notevole volume di transiti di persone e di scambi com-merciali. Infatti vi sono stati rinvenuti un denaro scodellatodi Federico I ed Enrico VI (1152/1198) (Tav. 2,5) della zec-ca di Milano e due provisini (Tav. 2,6) di Tebaldo III contedi Champagne (1197/1201), della zecca di Castri Pryyins(Provins, operoso centro della Francia settentrionale) emessitra la fine del XII e linizio del successivo, allorch la cittdi Luni stava per essere abbandonata. Il provisino, larga-mente circolante anche in Italia ed imitato dal Senato ro-mano dal 1187 alla fine dei XIV secolo, recava nel D/ unpettine orizzontale alludente alla cardatura di panni di lana,attivit tipica della citt. Nel Medioevo, Provins era, come noto, un centro considerevole di scambi trovandosi allin-crocio delle maggiori strade europee che permettevano itransiti dallItalia alla Fiandra, dalla Francia alla Germa-nia.

    Ed infine particolarmente importante il massamutinoche citato in un atto notarile del 12 novembre 1186, redat-to nel palazzo vescovile di Sarzana (riportato dal CodicePelavicino, n. 541), quale censo annuo al Vescovo lunensePietro per la concessione allabate e al capitolo di S. Mi-chele d Orticaria della localit e delleremo benedettino diSanta Croce al Corvo, fondato nel 1176. Tale moneta doro,fatta coniare in origine dai Musulmani e poi largamenteimitata e circolante anche in Italia nei secoli XII e XIII, eraequivalente ad un terzo di fiorino. Il massamutino qualecenso fondiario ecclesiastico ci noto in casi analoghi ecoevi a Reggio Calabria e a Trani (MARTINORI 1915).

    Dopo labbandono della citt nel 1204, continuavano adaffluire in essa monete anche del XIII secolo come si nota daun denaro terzolo scodellato del 1186/1254 della zecca diBrescia emesso a nome di Federico I (Tav. 2,7), da denaridella zecca di Parma di Filippo di Svevia (1207/1208)(Tav. 2,8) e di Ottone IV re dItalia (1208/1209) (PARODI2001). (Tav. 2,9)

    Alquanto pi tardi verso il 1260, da atti notarili, ripor-tati nel Codice Pelavicino di Sarzana, risulta la presenzadelle monete di Genova (denari ianuini del primo periodo1139-1339).

    Dal diploma di privilegio di zecca del 15 maggio 1285dellImperatore Rodolfo I dAsburgo e dallatto di notificavescovile del 13 ottobre 1285 abbiamo notizia dellemis-sione da parte di Enrico da Fucecchio (1273/1296), Vesco-vo di Luni, di una nuova moneta detta moneta imperialis deLuna (Codice Pelavicino, nn. 23, 18).

    Tav. 1

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    Tav. 2

    Cos dopo cinquecento anni dalla chiusura (785 ca.) dellazecca vescovile lunense che aveva emesso monete in legadi piombo e in argento (BERTINO A. 1995) e dopo ottantan-ni dalla morte e abbandono della citt, fu aperta de novouna seconda zecca di Luni probabilmente con lofficinamonetale nel castello vescovile di Castelnuovo Magra. Sitrattava di una nuova moneta di due specie: una di quasipuro argento (grosso) e laltra di mistura (denaro e mezzodenaro) (GIAMPAOLI 1922). Se ne conoscono i pesi ma non itipi n le leggende. Non se ne trovato sinora alcun esem-plare, ma ne abbiamo testimonianze in atti notarili del 1303e persino in un testamento del 1428. In calce ad un attonotarile del XIV secolo un ragguaglio tra limperialislunensis con tre delle monete allora circolanti, e cio con illombardus, lo ianuinus ed il pisanus (BERTINO A. 1997).

    In base ai documenti notarili e alle attestazioni di scava-tori dell800 sappiamo che a Luni furono rinvenute monetedel Medio Evo, come molte di Milano, Pavia, Lucca, Parma,Firenze, Verona, Cremona, Brescia, ecc. (REMEDI 1860) edanche di Bononia citata in una memoria da C.A. Fabbricottisugli scavi effettuati dal padre Carlo (FABBRICOTTI 1931).

    Nel XIV e XV secolo sono accertate a Luni le zecche diFerrara e di Firenze: la prima per un quattrino di NiccolIII dEste (1393/1441) e la seconda per un quattrino del1448 della Repubblica fiorentina avente nel D/il giglio diFirenze e nel R/il busto nimbato di S. Giovanni con lo stem-ma dello zecchiere Antonio Guidotti.

    Nel Borgo marinaro di Porto Venere, antica statio ro-mana, possesso genovese dal 1113 come baluardo contro iPisani che la assediarono ripetutamente, sono testimoniatiin atti notarili sin dal 1159 denari ianuini, quasi subito dopola loro apparizione (1139), e poi denari di Lucca (1105-1172)ed infine denari veteres mediolanensis (1132/1161) e dena-ri imperiales dal 1170 (BERTINO A. 1986).

    Alle spalle di Porto Venere nella zona antistante linse-natura portuale del Varignano, nel terreno sovrastante i re-sti di una grandiosa villa romana furono rinvenuti denari equartari di Genova del primo periodo ed ancora un pesomonetale bronzeo di scudo doro del regno di Francia (1385/1475) della zecca di Parigi. Ed infine, degno di nota, anchese riferito al periodo immediatamente successivo al Medio-evo, un grano di Giovanna la Pazza e Carlo dAustria (1516/1519) della zecca di Napoli avente nel D/ la leggendaLETICIA POPVLI attorno alle iniziali I-C accostate da gros-si punti e sormontate da corona reale e nel R/IVSTVS REXattorno a croce potenziata accantonata in ogni quarto daglobetto (BERTINO L.M. 1986). Questa moneta pu testimo-niare approdi di navi mercantili di Napoli per scambi com-merciali o pi probabilmente di navi militari per incursioninel territorio di Porto Venere. Infatti, un ventennio prima,come risulta da un privilegio del Senato Genovese del 1494concesso agli abitanti di Porto Venere, il borgo e il suo ter-ritorio erano stati devastati ed incendiati dalla flotta di Al-fonso II dAragona re di Napoli (1494/1495).

    Sullisola del Tino, di fronte a Porto Venere, sono i restidel monastero di Santa Maria e di San Venerio fondato nellaseconda met dellXI secolo e sorto vicino ad una cappellaaltomedievale del VII dedicata al santo eremita Venerio che,secondo la tradizione, qui visse ed ebbe sepoltura. Questocomplesso cultuale, divenuto subito una delle pi note e po-tenti abbazie benedettine della Liguria, fu abbandonato daimonaci che si trasferirono nel vicino monastero delle Graziedel Varignano verso la fine del XIV secolo. Dagli scavi stata accertata unampia frequentazione sin dallet classicae tardo antica ma anche e soprattutto dal secolo XI al XIVattestata dai vari manufatti ed anche dalle monete rinvenute.Infatti, oltre a denari di Genova del I periodo (1139/1339), anche un bolognino grosso della Repubblica di Bologna

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    (Bononia) del 1191/1337 per concessione dellimperatoreEnrico VI di Svevia. (FRONDONI 1995) (Tav. 2,12).

    A Sarzana, dentro la chiesa di S. Andrea, fu rinvenutosporadico nel 1973 presso la fornace di fusione di campana(BONORA 1975) un pcciolo in mistura della Repubblica diLucca (1369/1400) avente nel D/ la leggenda OTTOIMPERATOR attorno a grande L ornata con trifogli e nelR/ il Volto Santo coronato (Tav. 2,13). Sarzana, posta sulpercorso della via Francigena medievale e sede della Dio-cesi lunense dal 1204, fu, come noto, tra i secoli XII e XVoggetto, unitamente al territorio confinante di Luni, centrodi contese fra le maggiori potenze confinanti e sottomessaprima a Pisa, dopo a Lucca, a Milano, a Genova, quindi aFirenze e poi definitivamente a Genova nel 1526.

    A Migliarina, frazione a levante della citt di La Spezia,sorge allinterno di una zona cimiteriale la chiesa medievalededicata a S. Venerio, facente parte dal XII secolo della circo-scrizione diocesana lunense (VECCHI 1998). A NE delledificioecclesiastico, ai piedi del rilievo collinare, stato rinvenuto,sporadico, un raro ambrosino piccolo dargento della primaRepubblica della zecca di Milano del 1250/1310. Questa mo-neta ha nel D/la leggenda MEDIOLANVM attorno a crocecon quattro trifogli e nel R/la leggenda S.AMB ROSIV ai latidi SantAmbrogio, nimbato e mitrato, seduto, benedicente conla d. e con il pastorale nella sin. (Tav. 2,14).

    A Vezzano Ligure (SP) dentro la chiesa di Santa Maria,ubicata presso unantica via di collegamento fra la Liguriadi levante e la pianura padana ed utilizzata anche da pelle-grini provenienti dal Nord per raggiungere Roma, furonorinvenute, in tombe terragne, diverse monete tra le qualitredici medievali. Sono attestate le seguenti zecche: Tori-no, per un viennese o denaro piccolo di Filippo I di Savoia,Principe dAcaia e di Morea (1301/1334); Viterbo, per undenaro paparino del pontefice Benedetto XI (NiccolBoccassini, 1303/1304); Villa di Chiesa (Iglesias) per undenaro o alfonsino minuto di Alfonso IV re di Aragona eSardegna (1327/1336); Genova per due denari di primoperiodo (1139/1339), otto denari minuti, dei quali due deldoge S. Boccanegra (1339-1344), quattro di AntoniottoAdorno governatore della citt di Genova per il re di Fran-cia Carlo VI (1396) e due di Raffaele Adorno (1443/1447)(BERTINO L.M. 2000).

    In un borgo ora abbandonato nel territorio del Comunedi Zignago, presso la frazione di Pieve, la cui cappellettadipendeva dalla Diocesi di Luni, sono stati rinvenuti duedenari della repubblica di Genova di primo periodo (1139/1339) (GAMBARO 1990).

    Nel castello di Celasco, ubicato sul Monte Bardellone,nellentroterra del Comune di Levanto, facente ancora par-te nel XV secolo del territorio della Diocesi di Luni (PISTA-RINO 1961), sono state rinvenute in scavi del 1996/99 tremonete: un denaro scodellato di mistura della zecca di Man-tova del 1150/1256 emessa dai Vescovi per il Comune aventenel D/la leggenda VIRGILIVS e nel R/MANTVE; un raromezzo denaro di mistura della zecca di Brindisi di FedericoII e re di Sicilia ed imperatore del 1221 con nel D/IMPERATOR attorno a F.R. e nel R/REXSICILIE; ed infi-ne un denaro minuto di Raffaele Adorno (1443/1447) (BAL-DASSARRI 2001).

    Per concludere, tutte le monete sopra descritte, poche afronte di quelle in gran numero andate disperse, costituisconoun elemento essenziale per la conoscenza del passato al paridei documenti e degli atti civili ed ecclesiastici del tempo.

    RINGRAZIAMENTI

    Sono grata alla Dott. Eliana Vecchi per le cortesi informazio-ni fornitemi su Migliarina.

    Ringrazio, inoltre, per la cortese collaborazione la Signora LauraTomasi, per lelaborazione della cartina geografica ed il SignorSandro Paba per la composizione delle tavole fotografiche.

    BIBLIOGRAFIA

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