Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

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SPECIALE Febbraio ’10 • N° 1 • Anno XVI • Euro 3,00 www.mondolavoro.eu FLAVIO GUIDI CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI MADE IN ITALY Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona “SALVIAMO LE AZIENDE”

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Mondo Lavoro primo periodico di cultura di impresa di Marche e Abruzzo

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SPECIALE

Febbraio ’10 • N° 1 • Anno XVI • Euro 3,00www.mondolavoro.eu

FLAVIO GUIDI

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“SALVIAmO LE AZIEnDE”

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SOMMARIODirettore responsabilePaolo [email protected]

reDazione [email protected]

eDitrice MonDo lavoro spawww.mondolavoro.eu

Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994

Mondo Lavoro SpaVia I Maggio, 156 – 60131 Ancona (An) – Tel. 071 2133300 – Fax 071 29160022

Chiuso in redazione il 5/03/2010Ideazione e progettazione grafica: M·comwww.m-comunicazione.eu

Stampa: ERREBI Grafiche Ripesi Srl - Via Del Lavoro, 23 - 60015 Falconara M. (AN)

Hanno collaborato al nuMero: Valentina Anderlini, Agnese Ausili, Eleonora Baldi, Nicola Cortucci, Flavio Guidi, Silvio Pandurini, Michele Sasso, Raffaella Scortichini, Alberto Tenan

Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona

Una copia euro 3,00 Arretrati euro 6,00Abbonamento annuale euro 27,50 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°15492606 bonifico bancario presso Banca Popolare di AnconaAgenzia Ancona 1 – C.C. n°11154 – CAB 02684 – ABI 05308 – CIN l

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coMunicazioneLe comunicazioni politiche relative alla campagna elettorale per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, contenute in questo numero della Rivista, sono conformi al dis-posto della Delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione n. 24/10/CSP. In questo numero della Rivista non sono pubblicate le Opinioni dei rappresentati politici, in ottemperanza alla normativa elettorale.

borsa 30 le marchigiane quotate

eDilizia 32 ordine degli architetti avviato il priMo corso Di specializzazione in “arcHi-

tettura sostenibile”

34 Fiap caMbio al vertice Dei proFessionisti Dell’iMMobiliare

36 collegio costruttori la crisi Dell’eDilizia tra creDito e burocrazia

ricerca 38 ipaD, il futuro di casa apple

creDito 39 Fidimpresa nuovi FinanziaMenti reGionali per inDustria e artiGianato

ForMazione

40 unicaM Dal coMitato Dei sostenitori arriva l’oK

41 l’efficacia del connubio “tirocinio formativo formula week-end”

44 il tirocinio formativo primo passo per la propria carriera

risorse uMane 46 la speed search

Direzione azienDale 48 era meglio pensarci prima

DesiGn 51 edilsynergy arreDi sinerGY: arreDiaMo le vostre iDee

Fisco 106 Gli indirizzi operativi del Fisco per il 2010

iMprenDitoria FeMMinile

110 conciliazione? Dalle parole ai fatti: arrivano le tagesmutter

eventi 112 sei artisti per tvs

COMUNICAZIONE D’IMPRESA

FINANZA

CREDITO

RISORSE UMANE

RISORSE UMANE

speciale

il MonDoDel MaDe in italY

l’intervista 4 Flavio Guidi

ristrutturazioniazienDali

elezioni 20 erminio Marinelli 24 Gian Mario spacca 28 Daniele silvetti

MaDe in italY

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L’INTERVISTA

4 MONDO LAVORO

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“salviaMo le azienDe”“i piccoli e medi imprenditori devono saper reagire, ma in fretta” – è il monito di Flavio Guidi, fondatore, vent’anni fa, del Gruppo sida, che oggi rappresenta una delle maggiori società di consulenza e formazione in italia, operando anche in numerose altre regioni

Dottor Guidi, lei è un profondo conoscitore del tessuto economico

marchigiano, delle piccole e medie imprese che lo popola-no. ci fotografa la situazione?“Dire che stiamo attraversando un momento particolarmente dif-ficile penso sia superfluo. E’ sot-to gli occhi di tutti. Basta leggere i dati sui consumi, sugli investi-menti, sulle esportazioni... la do-manda si è fortemente contratta, gli ordini arrivano alle aziende con il contagocce, la produzione stagna... Ma a mio avviso occorre fare un altro tipo di approccio al fenomeno”.vale a dire?“Nello stato d’animo del piccolo imprenditore la crisi economica ha portato ansia, imputabile ad una serie di fattori non sempre ri-conducibili alla contrazione della domanda”.ad esempio?“Pensiamo alle difficoltà che l’im-prenditore incontra nel riscuote-re i propri crediti. Più in generale, diciamo che con la crisi si è ab-battuto sulle nostre teste anche un alone di incertezza e paura. E’ un aspetto di cui pochi parla-no, ma a mio avviso è il punto di partenza per una seria analisi dei rimedi da porre in essere”.tra un po’ ci arriviamo. pero’ non mi pare che l’intero mon-do del lavoro risenta anche dal punto di vista psicologico di questa fase recessiva.

“Se guardiamo i contesti azien-dali, sia piccoli che grandi, è in-dubbio che le angosce vissute dall’imprenditore si riflettano drammaticamente sui propri col-laboratori e sulle loro famiglie. Tutto l’universo del “privato” ne risente. Forse soltanto il settore pubblico dorme sonni tranquil-li...”.allora cosa si fa? aspettiamo che passi la bufera?“No, assolutamente. Mai e poi mai. Gli imprenditori devono da

Flavio Guidi

Fondatore del Gruppo Sida, esper-to di strategia ed organizzazione aziendale, progettista e formatore nell’ambito delle aree della Direzione aziendale, iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti, promotore dell’ISD - Istituto Studi Direzionali, oltre che di significative integrazioni territoriali e di prestigiose joint-venture internazio-nali. Ad oggi ha formato più di 2.500 tra quadri, manager, dirigenti. Autore di numerose pubblicazioni ed articoli per il Sole 24 Ore ed altri prestigiosi editori.

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5MONDO LAVORO

subito, senza tentennamenti, porre in essere quelle attività di analisi e di strategia che rappre-sentano le uniche vie di uscita dalle acque torbide. Per prima cosa è necessario analizzare eco-nomicamente, in termini attuali e prospettici, l’attività economi-ca, verificandone obiettivamente l’economicità. Per economicità

intendo una situazione in cui i ri-cavi superano i costi”.laddove tale economicità non sussista?“Si va a studiare se, attraverso accurate operazioni di revisione e ristrutturazione del business, sia possibile ripristinare l’eco-nomicità aziendale. Ma poi vi è il passo successivo: la verifica di

tutti i fattori aziendali. Occorre cioè capire se essi sono o no ca-paci di sostenere e realizzare il necessario progetto di manteni-mento, ristrutturazione o rilancio economico”. Quali sono questi fattori?“Le varie risorse di cui dispone l’imprenditore: in primis, natu-ralmente, la propria capacità imprenditoriale, manageriale, organizzativa. Poi il mercato e le risorse finanziarie. Nell’ipotesi in cui si dimostrassero insufficienti, si è di fronte a una drastica al-ternativa: adeguarle, implemen-tandole in maniera adeguata, oppure abbandonare il proposi-to di perseguire il progetto con l’attuale configurazione azienda-le. Se le risorse finanziarie sono inadeguate, si dovranno conse-guentemente attivare progetti di rimodulazione del debito, di ristrutturazione o di ricerca di nuovi soci o ricorrere all’apporto di mezzi propri. E’ poi necessa-rio affrontare il ceto creditorio, chiedendo un sostegno, sia sul lato dei termini di riscossione, sia in funzione di una rimodulazione parziale del dovuto”.in caso di esito negativo di questi tentativi?“Se anche i creditori non accet-tano di sedersi a un tavolo e cer-care vie di uscita ragionevoli, si dovrà senza indugio ricorrere a procedure concorsuali. E in que-sta fase l’imprenditore non deve avere nè paura, nè pregiudizi. Non avrebbe senso perseverare ostinatamente, essendo obietti-vamente venuto meno lo scopo sociale”.se ho capito bene, la procedu-ra che ha descritto è racchiusa in una parola: “pianificazione”. “Il processo che ho schematizza-to in estrema sintesi dev’essere raccolto in un piano industriale utilizzabile in sede di simulazio-

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ne, che risulta di estrema im-portanza anche per ipotizzare i risultati che potrebbero essere raggiunti in presenza di scenari differenti. Inoltre, poter disporre di un adeguato piano economi-co-finanziario è molto importan-te per comunicare a banche, for-nitori, creditori e dipendenti le strategie che si intendono adot-tare per uscire dalla crisi”.lei prima parlava di revisione e ristrutturazione del business. cosa intende?“Quando andiamo a toccare aspetti quali la revisione, la ri-strutturazione e il rilancio azien-dale, intendiamo riferirci a tutte quelle attività di riorganizzazione delle vendite, razionalizzazione dei prezzi e dei costi (variabili), per far sì che dalla somma al-gebrica di tali componenti eco-nomiche scaturisca un risultato positivo capace di coprire, possi-bilmente producendo un avanzo (utile) i costi di struttura, cioè i costi fissi. Ristrutturarsi significa spesso ridimensionare la struttu-ra dei costi rispetto a quella dei minori ricavi, e quindi disegnare strutture più snelle e flessibili, più sobrie. In altre parole: occor-re eliminare tutti quei costi non strutturalmente necessari per il funzionamento. Per fare questo si deve necessariamente essere in grado di mettere sotto critica tutto il sistema dei costi”.senza esitare ulteriormente.“Il tutto con prontezza, perchè i costi non funzionali si traducono in perdite economiche, nella ridu-zione di patrimonio e nella con-seguente diminuzione di mezzi finanziari. Sotto quest’ultimo aspetto, si rende necessaria an-che un’opera di ristrutturazione finanziaria, che passa - a seconda dell’entità degli squilibri - attra-verso procedure extragiudiziali o operazioni giudiziali. Anche

L’INTERVISTA

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queste operazioni devono essere fatte con energia, immediatezza e professionalità: dalla presenza di questi fattori dipende spesso il successo del progetto. Se le operazioni sono ben studiate e condotte, e il contesto è favore-volew, l’organismo “azienda” po-trà sopravvivere, altrimenti tutto ciò rappresenta un allungamento dell’agonia verso il decesso”.Quindi un ruolo decisivo lo as-sumono l’imprenditore e i pro-fessionisti che lo coadiuvano?“E’ proprio così”.un nodo cruciale, come lei ha sottolineato, è comunque rap-presentato dalle disponibilità finanziarie.“Nel mondo finanziario si stanno rendendo disponibili risorse da destinare ad investimenti pro-mettenti: basti pensare al settore immobiliare, sempre più sensi-bile alle tematiche energetiche. A ciò si aggiunga che l’ingresso di nuovi soci nella compagine societaria potrebbe giocare un ruolo interessante per il rilancio di business ancora validi e profit-tevoli. Connesso a questo feno-

meno, il discorso aggregazione: tra le soluzioni che possono tal-volta far superare la crisi, attuale e prospettica, vi sono i processi di aggregazione. Con una stessa struttura di costi fissi si può gesti-re il volume d’affari di due o più aziende, con vantaggi in termini di economie di scala”.i processi aggregativi di picco-le realtà, se fortemente incen-tivati fiscalmente, non hanno però sortito gli effetti sperati.“Questo tipo di intervento, teori-camente tra i più interessanti, si scontra tuttavia con una menta-lità imprenditoriale, soprattutto italiana, che soffre tuttora di al-cuni cattivi pregiudizi. Vede, vale l’antico adagio “Mai due galli nel-lo stesso pollaio”. e le banche? a livello politico abbiamo assistito a forti solle-citazioni al mondo creditizio af-finchè sia cambiato l’approccio verso le pmi.“Le aziende di credito devono analizzare con attenzione i piani industriali, coinvolgendo anche esperti aziendali nelle loro valu-tazioni. Mi piacerebbe vedere le

banche guardare anche la serietà dei soggetti proponenti, uscen-do dai canoni comportamentali a volte un po’ stereotipati, se ne-cessario rischiando qualcosa”.torniamo per un attimo alla sventurata ipotesi dell’abban-dono del progetto. “E’ evidentemente una scelta dif-ficile, che va adottata soltanto a seguito di un’analisi accurata, come dicevo. In questa eventuale fase, particolare attenzione dovrà essere riservata alla scelta del li-quidatore, affinchè ottimizzi con lo smobilizzo la massa creditoria e, laddove esista, il patrimonio proprio dell’azienda. In questi casi è poi importante salvaguar-dare il patrimonio personale dei soci: anche su questo aspetto massima attenzione, occorrendo notevoli abilità professionali”.Mi permetta un’ultima doman-da. abbiamo parlato del ruolo delle banche, degli imprendito-ri, dei professionisti. Ma tutto l’universo dell’associazionismo imprenditoriale, il mondo ac-cademico e, ancor più, quello politico, come si stanno muo-vendo?“Bisognerebbe distinguere da caso a caso, senza lasciarsi in-gannare da considerazioni qua-lunquiste o affrettate. Senz’altro, però, penso che su questo fronte i rappresentanti delle associa-zioni imprenditoriali, del mondo politico e culturale potrebbero giocare un ruolo di estremo inte-resse. Purtroppo non sono l’unico a rilevare una scarsa proattività a questo riguardo”. Paolo Duranti

7MONDO LAVORO

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Oggi, invece, il concetto viene ad assumere una connotazione più este-

sa, e sicuramente più preoccu-pante per chi possiede e gesti-sce un’at tività imprenditoriale: quello di “crisi f inanziaria”. In par ticolare, in questi ultimi mesi la concomitanza di feno-meni globali e trasversali r i-spetto ai set tori, ai mercati e alle dimensioni, quali in primis la crisi dei mercati finanziari, ha contribuito ad accrescere le dif ficoltà per le imprese a re-perire, sui canali tradizionali, le risorse finanziarie necessarie allo sviluppo dell’at tività. La maggiore preoccupazione, in questo senso, deriva dal fat-to che un simile scenario im-patta negativamente anche su quelle at tività imprenditoriali che, fino ad oggi, hanno go-duto e beneficiato degli ef fet ti positivi di un business “sano”, ovvero della bontà delle pro-

prie per formance economiche in termini di volumi d’af fari e marginalità.

l’adeguamento della struttu-ra aziendaleE’ chiaro quindi quanto diven-ti vitale adeguare la strut tura aziendale alle nuove esigenze. Gli obiet tivi, i sistemi e i mo-delli di gestione aziendale, gli strumenti di programmazione e controllo, fino anche alla men-talità di chi dirige e di chi ope-ra in azienda, dovranno neces-sariamente evolvere. Cambiare radicalmente e repentinamente prospettiva: il focus dell’ inte-ro sistema di gestione azien-dale dovrà essere spostato da un’ottica tradizionale - preva-lentemente orientata ai risultati economici su orizzonti tempo-rali di breve e brevissimo perio-do - verso un’ottica for temente focalizzata sulla gestione dei f lussi finanziari e su orizzonti

temporali di medio termine, at-traverso un processo di pianifi-cazione finanziaria che verifichi puntualmente se la traiet toria di sviluppo aziendale è coeren-te con il requisito di equilibrio finanziario.Il piano industriale, oggi più di ieri, dev’essere visto non solo come uno strumento straordi-nario ma come uno strumento ordinario di gestione, che con-sidera al suo interno tut ti gli aspetti dell’operatività dell’ im-presa, al fine di rappresenta-re il passato, il presente e il futuro per un sempre migliore confronto con gli stakeholders. Tale esigenza riguarda non solo le grandi imprese ma anche le Pmi. Esso ha l’obiet tivo di co-struire e simulare, in anticipo, il percorso di crescita dell’ im-presa. E’ uno strumento di pro-grammazione che formalizza la strategia che l’azienda intende adottare, gli obiet tivi da perse-

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

il piano inDustriale, struMento per veriFicare e pianiFicare i processi econoMici e Finanziari azienDaliFino a poco tempo fa, con il termine “crisi” si identificavano prevalentemente le difficoltà incontrate dalle nostre imprese nel contrastare fenomeni legati all’incremento del livello competitivo, sia sui mercati globali sia su quello nazionale, e alla raggiunta maturità e/o declino della maggior parte dei settori e dei business tradizionali: in una parola, alla difficoltà di rilancio dell’economia nazionale

8 MONDO LAVORO

CREDITO

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guire e le azioni da intrapren-dere nell’arco di un determina-to orizzonte temporale. E’ un documento di pianificazione che esplicita le traiet torie di sviluppo dell’ impresa. E’ uno strumento di verifica della ef-ficacia e della ef ficienza delle azioni ef fet tuate. E’ uno stru-mento di gestione, e non di pura immaginazione di cosa si verificherà in futuro. Il profilo finanziario del piano industriale è poi di par ticola-re rilievo in quanto permette di comprendere se la formu-la del business sia sostenibile nei rapporti con i finanziatori e suf ficientemente profit tevo-le; costringe inoltre a precisare obiettivi economici e finanziari coerenti con la strategia com-plessiva dell’ impresa.

Gli obiettiviGli obiettivi operativi di un pia-no d’impresa possono essere ricondotti ai seguenti : - forzare ed accelerare un processo rapi-do di sviluppo dell’ impresa; - recuperare un livello soddisfa-cente di redditività; - ristabilire condizioni di ot timale equilibrio finanziario; - sostenere piani di investimento; - rendere possi-bili operazioni di trasferimento di risorse finanziarie ai soci.Un piano industriale, quindi, non dev’essere at tuato unica-mente per verificare con an-ticipo il manifestarsi dei fab-bisogni e, più in generale, dei problemi, ma dev’essere utiliz-zato per raggiungere obiettivi precisi in sintonia con il piano di sviluppo del modello di bu-siness.Il primo obiettivo operativo è dunque quello di sostene-re un processo di sviluppo in termini di volumi per acquisire le dimensioni desiderate o es-

senziali per difendere la pro-pria posizione di mercato o aggredire quelle degli antago-nisti. Le compatibilità finanzia-rie assumono un grande ruolo: si trat ta di controllare la tensio-ne finanziaria, il valore creato, l’espansione del capitale circo-lante e la posizione finanziaria netta. Occorre scegliere uno score card coerente e proietta-re il sistema di pianificazione al fine di migliorare le sole varia-bili comprese nello score card. Il miglioramento di variabili

non comprese nello scorecard assume infat ti rilievo del tut to marginale. Rimane inalterato l’obiettivo finale, che è la crea-zione di valore.Il secondo obiettivo è quel-lo di recuperare redditività. In questo caso il sistema di pia-nificazione deve contribuire fornendo concrete prospettive di abbassamento del costo del capitale; ciò è acquisibile sul-la base di una idonea gestione della tesoreria e, indiret tamen-te, r ivolgendosi ai f inanziator i

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RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

con eccellenti carat teristiche quale prenditore di fondi (mo-nitoraggio del proprio livello di rischio ed ef fet ti conseguenti sulla propria af fidabilità ). Il terzo obiet tivo è quello del recupero delle condizioni di equilibrio finanziario. In questo caso si trat ta di fare una anali-si dettagliata sul tema; il primo problema è acquisire la corret-ta sensibilità per comprendere quale sia il concetto di equili-brio finanziario che risulta cru-ciale in quel momento. Si trat ta, in termini sintetici, di valutare il potenziale di autofinanziamen-to e di contemperare l’obiet-tivo dell’ irrobustimento della strut tura finanziaria con quello del mantenimento in essere di un vantaggioso piano di svilup-po e, quindi, di investimento in capitale fisso e circolante.

Non sempre è facile riposizio-nare una situazione finanziaria verso un punto di equilibrio; in alcuni casi si riscontrano infat-ti obiet tivi incompatibili tra le esigenze di remunerazione dei soci e le esigenze imposte dal piano industriale. In altri casi si riscontra una incongruenza tra livello del debito e mar-gini industriali. Il problema dell’equilibrio finanziario il più delle volte è un problema di li-vello eccessivo del debito che, in modo subdolo, tende quasi sempre a peggiorare nel corso del tempo, autoalimentandosi, a meno di una energica opera-zione di contrasto.Un ulteriore obiet tivo è quello della realizzazione di un pia-no di investimento in capitale fisso. Data per ef fet tuata una buona analisi f inanziaria circa la profit tabilità di tale piano di investimento, si trat ta poi di realizzarlo nel quadro delle compatibilità finanziarie of fer-te sulla base della situazione aziendale. Sostenere un piano di investimento è di regola im-pegnativo in ragione del fat to che una quota importante dei costi è anticipata rispetto al f lusso dei ricavi; ciò ha un ri-lievo abbastanza modesto sul raggiungimento della per for-mance economica ma un rilievo molto importante sulla per for-mance finanziaria. Due aspetti di rilievo che tendono recente-mente ad accentuare l’ impegno finanziario e la dif ficoltà del piano di coper tura dei fabbiso-gni sono la maggiore rilevanza proporzionale dei costi f issi an-ticipati e la maggiore incidenza degli investimenti in capitale immateriale; diversi riscontri empirici dimostrano che tali due aspetti sono sempre più ri-levanti nei piani imprenditoriali

di ef fet tiva ambizione ed at tua-lità.Infine, il piano d’impresa può avere come obiet tivo la verifi-ca della possibilità di liberare dalla gestione risorse finanzia-rie da trasferire ai soci. Anche in questo, il processo di piani-ficazione è essenziale per com-prendere se tale possibilità di gestione è at tuale. La distri-buzione di risorse finanziarie libere rende la gestione mag-giormente soggetta al vincolo degli ef fet ti f inanziari del fab-bisogno; ciò procura l’esigen-za di una maggiore at tenzione per la previsione ed aumenta il costo degli errori di program-mazione. E’ pure evidente che l’ impianto di una valutazione di questo tipo si deve basare sul concetto di costo opportunità del capitale; si trat ta di un con-cetto ben chiaro sotto il profilo di principio ma di applicazio-ne senz’altro complessa e non sempre libera da errori. L’analisi svolta concerne la fo-calizzazione degli obiet tivi da perseguire con la politica finan-ziaria in un contesto di piano orientato ad una complessiva visione strategica d’impresa. E’ stato precisato che tali obiet-tivi frequentemente sono ri-conducibili ad una tipologia ricorrente, legata allo stadio di sviluppo dell’ impresa. Questi obiet tivi condizionano la pre-disposizione di uno scorecard (composto da parametri f inan-ziari ) che concorre a persegui-re le finalità generali del piano industriale, coerentemente con la visione strategica del busi-ness.

Aldo BrunoArea Corporate Finance -

Gruppo [email protected]

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CREDITO

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Ma il credito alle imprese non tornerà ad affluire fino a quando le nuove regole

non riusciranno a colmare l’attuale abisso di convenienza fra l’attività fi-nanziaria sui titoli e la concessione di credito alle imprese e fintanto che le ferite profonde del sistema bancario internazionale non saranno rimargi-nate. Più si aspetta a varare tali nuo-ve regole, più il problema diventa difficile da risolvere perché aumenta la forza contrattuale delle banche ri-spetto alla politica.Invocare, come fa qualcuno, lo svilup-po di nuove forme di finanziamento (normalmente basate sul mercato di borsa) è una fuga in avanti, perché si-mili innovazioni strutturali richiedono tempi che non sono compatibili con l’urgenza dei problemi: non è molto diverso dal suggerimento di Maria Antonietta di dare brioches al popo-lo affamato. Ancora più pericolosa, è la deriva verso forme di controllo am-ministrativo che ci riporterebbero al concetto di “credito come pubblico servizio”, che ha determinato danni incalcolabili in Italia, a cominciare dal dissesto dell’intero sistema bancario meridionale negli anni Novanta.In campo finanziario la ripresa dell’Italia dipende in larga parte da fattori che non vengono decisi all’in-terno dei confini nazionali. Basti pen-sare alla politica monetaria della Bce e soprattutto all’accordo sulle nuove

regole per il sistema finanziario mon-diale. Le riforme in campo finanziario ap-paiono sempre più urgenti non solo per rendere altre crisi meno proba-bili, ma soprattutto per ristabilire il principio che anche le banche, come tutte le altre imprese, possono fal-lire. Altrimenti si continueranno ad alimentare incentivi perversi ad assu-mere rischi finanziari che poi alla fine ricadono sui contribuenti. E questo naturalmente vale anche per l’Italia. Sul piano interno, bisogna pensare a misure che consentano di attenuare la stretta del credito sulle imprese e in particolare su quelle piccole e me-die. Il Governatore della Banca d’Ita-lia ha proposto da qualche mese for-me di cartolarizzazione (questa volta “dal volto umano”), con l’assistenza di forme di garanzia da parte dello Stato. Si tratta di una soluzione mol-to interessante, anche dal punto di vista politico. È possibile pensare a garanzie pub-bliche che servano a far partire una securitisation “virtuosa” a favore del-le Pmi. Le banche dovrebbero ovvia-mente tenere nei loro portafogli una quota mantenendo così l’incentivo a selezionare prenditori meritevoli e fornendo una garanzia implicita al mercato. Se le banche sono in grado di collocare parte dei propri crediti su un mercato secondario attivo e liquido, possono utilizzare la liquidi-

tà ottenuta per riattivare l’offerta di credito.Esiste però una specificità tutta ita-liana: il sistema bancario ha risentito meno degli effetti della crisi perché meglio vigilato e più prudente nel-le politiche di impiego, ma adesso è chiamato ad aprire i cordoni del-la borsa per il disperato bisogno di credito delle imprese. Per riprendere a finanziare, le banche devono fare correttamente il loro mestiere valu-tando il merito dei progetti impren-ditoriali, senza pregiudicare quelle ragioni di stabilità che ci hanno fino-ra garantito un sistema creditizio so-stanzialmente sano.C’è poi il lato oscuro del quale nessu-no parla: le imprese italiane, soprat-tutto quelle di minori dimensioni, non sono adeguatamente traspa-renti. Regole severe con sanzioni ef-fettive per chi nasconde ed occulta i dati contabili consentirebbero alle banche di rischiare di più e chiedere meno garanzie. Mettere queste cose nell’agenda politica contribuirebbe alla maturazione di un virtuoso rap-porto banca-impresa molto più de-gli inutili e roboanti anatemi contro i banchieri cattivi.

Alessandro StecconiDivisione Corporate Finance

Gruppo [email protected]

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RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

rapporto tra bancHe e iMprese, snoDo cruciale Dello sviluppo e Della crescitail credito al settore produttivo è una risorsa assai scarsa in tutti i paesi, ma in italia rischia di creare problemi ancora più gravi per-ché un tessuto di imprese medie e piccole non ha vere alternative ai canali tradizionali

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14 MONDO LAVORO

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

L’attività consulenziale ver-so le aziende è questo e molto altro ancora. In-

tervenire su una sola area, tra l’altro, è spesso poco ef ficace, perché quando in azienda si ma-nifesta una qualche patologia o inef ficienza, la causa e le solu-zioni vanno ricercate dentro ed intorno l’impresa, in modo tra-sversale.

il ruolo del professionistaIn ef fetti è un po’ come il lavoro dei tagliatori di pietre preziose: si devono riconoscere i veri va-lori in questione e si devono ap-plicare competenze altamente qualificate secondo schemi tec-nici e sensibilità professionale. Il tutto non per creare qualcosa dal nulla, ma piuttosto per ricer-care, amplificare ed esprimere le potenzialità di gemme ancora grezze. E così come il tagliato-re deve conoscere la preziosità potenziale delle pietre in base alle loro caratteristiche e alla loro provenienza, il consulente deve saper guardare ai propri clienti e alle peculiarità del ter-ritorio, senza perdere di vista gli andamenti dei mercati inter-nazionali, per comprendere la natura delle aziende, le loro ec-

… un po’ coMe i taGliatori Di DiaMantiristrutturazione aziendale, analisi del portafoglio clienti, sviluppo del business, analisi e gestione del posizionamento strategico, controllo di gestione, rimodulazione del debito, calibratura delle aree strategiche d’affari, gestione dei rapporti con le banche, pianificazione fiscale, strutturazione di reti vendita, redazioni di piani industriali per la ricerca di partnership e finanziamenti e per lo sviluppo di operazioni di finanza straordinaria

CREDITO

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cellenze e le loro criticità, anche quando non sono ancora del tutto manifeste. Spesso il con-fine tra l’insuccesso, la sempli-ce sopravvivenza e il successo è segnato proprio dall’intervento di professionisti qualificati che sappiano analizzare oggettiva-mente ed in modo integrato il business per palesarne le rea-li capacità di af fermazione sul mercato.

un caso aziendaleUn esempio emblematico di tut-to ciò può essere trovato nelle operazioni di revisione del bu-siness - avvenuta di recente - di una importante azienda del territorio che opera nell’ambito del mercato del wellness. Il set-tore in questione, anche prima della crisi, presentava già delle dinamiche del tutto peculiari, per le quali ef ficienza, ef ficacia, redditività ed innovazione sono diventate caratteristiche ne-cessarie (e non semplicemente consigliate) per conquistarne e presidiarne quote in modo inci-

sivo. L’azienda in questione of-fre sul mercato un prodotto di indiscussa eccellenza tecnica, ma presentava una serie di lacu-ne su più funzioni, che dovevano essere corrette tempestivamen-te: organizzazione, produzione, logistica, rete vendita, azione commerciale, gestione ammini-strativa. In pratica, l’intera ca-tena del valore doveva essere riveduta e ottimizzata, per otte-nere maggiore redditività e sta-bilità. In ballo non c’era soltanto la salute economico-finanziaria di un’azienda, ma anche la sal-vaguardia dei posti di lavoro di numerosi addetti, sia diretti che di indotto.

l’intervento consulenzialeL’azione consulenziale, svolta dal Gruppo Sida, è stata incen-trata sull’analisi sistematica di ogni criticità, apportando poi modifiche sostanziali al com-plessivo assetto organizzativo: introduzione di un più completo sistema di controllo di gestione, razionalizzazione degli acquisti,

implementazione di un siste-ma di monitoraggio più attento dei magazzini, bilanciamento della capacità produttiva degli stabilimenti, verifica e ottimiz-zazione del layout e del f lusso di ordini, strutturazione di una più ef ficace rete vendita a li-vello internazionale, ricerca di partner commerciali e produt-tivi, miglioramento del sistema di distribuzione e di erogazione di servizi post vendita. L’essen-za di questo quadro sintetico è rappresentato dal fatto che non si è intervenuto sulla natu-ra dell’of ferta, quindi sul valore intrinseco dell’azienda, ma si è piuttosto cercato di ottimizzar-ne i processi interni e i rapporti con il mercato, per permettere all’azienda di esprimere al me-glio la sua eccellenza, fatta di perfezione tecnica e di radica-mento sul territorio.

Michele BarchiesiDivisione Corporate Finance -

Gruppo Sida [email protected]

Tel. 071.28521

15MONDO LAVORO

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16 MONDO LAVORO

Qualsiasi siano le cause, infat-ti, la risposta alla crisi può essere un risanamento, de-

stinato a modificare più o meno pro-fondamente la natura dell’impresa. Tra le possibili soluzioni da adottare, un ruolo particolarmente importante da evidenziare è quello del “concor-dato preventivo con assuntore”.

Di cosa si trattaIl concordato preventivo è un istitu-to giuridico che permette ad un im-prenditore in crisi di eliminare tutte le posizioni debitorie in capo alla sua impresa, tramite un piano di ristrut-turazione dei debiti e di pagamento di parte di essi tramite qualsiasi mez-zo: l’adempimento degli obblighi del concordato può essere assicurato sia mediante l’apporto di garanzie reali e personali tipiche, sia prestandone altre atipiche, tra le quali l’assunzio-ne da parte di un terzo (assuntore) degli oneri derivanti dal concordato. L’assuntore del concordato pertanto si accolla in via principale - con estro-missione del fallito o congiuntamen-te con questo - tutte le obbligazioni nascenti dal concordato, subentran-done però nella gestione dell’attivi-tà e nel possesso di tutti o parte dei beni dell’impresa. Ecco quindi che un momento di difficoltà può trasfor-

marsi in un’importante occasione per creare nuove sinergie e presen-tarsi sul mercato più competitivi.

il caso aziendaleQuesto è il caso di una delle prin-cipali aziende del settore agroali-mentare delle Marche: uno dei suoi principali competitors, data la con-giuntura economica nazionale ed in-ternazionale, si è ritrovato in difficoltà economica e finanziaria da cui sem-brava impossibile uscire. L’azienda marchigiana, intravista l’opportunità di diventare il player di riferimento del settore ed espandere la propria quota di mercato, ha deciso di crea-re sinergie con l’impresa in difficoltà, evitando a quest’ultima soluzioni che avrebbero potuto avere conseguen-ze ben peggiori, ossia la dispersione di esperienze, di capacità produtti-ve e anche della storia costruita nel tempo. Analizzata la situazione con gli advisor del Gruppo Sida, l’azienda marchigiana ha deciso di assumere il ruolo di assuntore del concordato preventivo presentato dal competi-tor, assumendosi così le obbligazioni nei confronti dei creditori, ma suben-trando nella gestione dell’attività aziendale, in primis come affittuario e dopo l’omologa del concordato come titolare dell’attività stessa.

Il perfezionamento dell’operazione si è concluso dopo circa due anni di lavoro, durante i quali i nuovi titolari hanno ristrutturato l’azienda ripor-tandola in utile operativo da una perdita netta di tre-quattro milioni: sono stati ceduti i marchi e le attivi-tà meno remunerative, focalizzando l’attività solo nei prodotti che garan-tivano maggiore redditività. Grazie alla positiva chiusura dell’operazio-ne, oggi la società marchigiana ha raddoppiato la produzione sul ter-ritorio nazionale, diventando leader incontrastato di settore.

il ruolo dei consulentiSignificativo il ruolo giocato dai con-sulenti di Sida nell’operazione: incari-cati dall’assuntore, gli advisor hanno seguito la parte legale ed assicurato la copertura finanziaria necessaria al buon esito dell’operazione stessa. Questo è dunque l’esempio di come una situazione di difficoltà, analiz-zata per tempo, possa trasformarsi in un’occasione di ristrutturazione aziendale e di rilancio del business.

Enrico PicchioDivisione Corporate Finance -

Gruppo [email protected]

Tel. 071.28521

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

“concorDato con assuntore”: QuanDo la crisi può trasForMarsi in opportunitàla dottrina aziendalistica ha da tempo riconosciuto l’inevitabilità che l’impresa, nel corso della sua esistenza, affronti momenti di crisi, riconducibili a cause di varia natura. la crisi deve essere vista, però, non soltanto come evento traumatico che può causare la fine dell’impresa, ma anche come momento di riflessione e di cam-biamento, fonte di opportunità

CREDITO

Page 18: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

Di fatto, nello svolgimento delle loro funzioni, gli am-ministratori di società assu-

mono una ben precisa responsa-bilità sia nei confronti della società da loro guidata, sia nei confronti dei creditori sociali, sia direttamente nei confronti dei singoli soci. Gli amministratori possono essere chiamati a rispondere dai credito-ri della società per l’inosservanza degli obblighi inerenti la conserva-zione dell’integrità del patrimonio sociale. Possono inoltre essere citati in giudizio da qualsiasi socio o terzo che sia stato danneggiato da un suo atto, anche colposo. Possono infine essere chiamati in causa dalla stes-sa società da loro guidata in caso di negligente gestione della stessa.Per tale ultima responsabilità, fin-ché l’impresa societaria è prospera e non viene rotto il patto fiduciario che lega la maggioranza dei soci agli amministratori, eventuali errori gestionali possono anche rimane-re nell’ombra. Lo stesso vale per la responsabilità nei confronti dei creditori sociali, che se vedono sod-disfatti i lori crediti, non possono accampare alcuna pretesa nei con-fronti nel management societario.Ben diversa è invece la situazione di una società che naviga in catti-ve acque e che quindi stenta o non

paga i creditori (di qualsiasi genere: banche, Fisco, enti previdenziali, fornitori, ecc) o che vede progressi-vamente ridursi il proprio patrimo-nio sociale. In questo caso la situa-zione degli amministratori diventa potenzialmente critica, e fonte di una possibile azione legale dei soci e dei creditori direttamente nei loro confronti.Ad aggravare la situazione degli stessi amministratori vi è poi lo spet-tro dell’insolvenza vera e propria e quindi del possibile e susseguente fallimento. In tal caso infatti l’azione sociale di responsabilità viene ge-stita e promossa direttamente dal curatore fallimentare, il quale deve redigere - entro 60 giorni dall’aper-

tura del fallimento - una relazione particolareggiata sulle cause e cir-costanze del fallimento, sulla dili-genza spiegata dagli amministratori nell’esercizio delle loro funzioni, e su quanto può interessare anche ai fini delle indagini preliminari in sede penale.E nel caso di fallimento la possibilità che si siano commessi degli errori gestionali aumenta sensibilmente visto che di fatto la società non rie-sce più a soddisfare regolarmente le obbligazioni contratte.Nel contesto della procedura falli-mentare vengono inoltre in rilievo alcuni reati tipici delle procedure di insolvenza, quali la bancarotta fraudolenta, la bancarotta sempli-ce, il ricorso abusivo al credito e la denuncia di creditori inesistenti. La contestazione di una responsabilità penale per tali reati colpisce diretta-mente gli amministratori anche con pene notevoli (da tre a dieci anni di reclusione per la bancarotta fraudo-lenta) o per fatti non caratterizzati dal dolo, come ad esempio l’aver fatto spese eccessive rispetto alla propria condizione economica nel caso di bancarotta semplice.

Paolo CerioniArea Legale - Gruppo Sida

[email protected] Tel. 071.28521

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

aMMinistratori e Direttori Generali, attenzione alle responsabilitàsempre più complesse e di difficile gestione si fanno le respon-sabilità degli amministratori e dei direttori generali di società che si trovano quotidianamente a dovere decidere, nell’interesse dell’azienda, operazioni anche difficili, correndo però il rischio di essere loro stessi indicati quali autori di scelte poco felici

17MONDO LAVORO

CREDITO

Page 19: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

Non dobbiamo dimenticarci, però, che le caratteristiche fondamentali delle nostre

imprese sono la creatività, la fles-sibilità e, come dimostrato stori-camente, la capacità di cogliere le opportunità. L’imprenditore marchi-giano è tenace e abituato ai sacrifici. All’interno di questo contesto eco-nomico, caratterizzato da un’elevata volatilità ciclica tra settori trainan-ti sia mondiali che locali, il nostro imprenditore si sta già muovendo per gettare le basi per un futuro che non può essere che diverso da quello attuale, si sta preparando per un passaggio di stato. Da un passa-to dominato dalla capacità di pro-durre, il nostro imprenditore si sta evolvendo verso la capacità di com-prendere le dinamiche economiche, sempre più caratterizzate dalla glo-balizzazione e dalla dinamicità.Da “Sida Energia”, dove vengono valutati economicamente e finanzia-riamente gli investimenti in energia rinnovabile, stiamo osservando un fenomeno particolare. I nostri im-prenditori tanto amanti del “ben fare” si stanno avvicinando sempre più al settore “energia” con l’at-tenzione rivolta ad un settore po-tenzialmente molto importante per i riflessi che avrà sul nostro futuro economico e sociale. L’atteggia-mento prima diffidente, caratteriz-zato dalla volontà di comprendere, si sta trasformando in volontà di

intraprendere. L’obiettivo è diver-sificare e gettare le basi per essere presenti nel futuro in un settore va-lutato come strategico. Nel corso degli ultimi due seco-li i settori trainanti dell’economia si sono susseguiti. La nostra storia recente è caratterizzata a livello nazionale dal succedersi di settori trainanti come quelli dell’industria manifatturiera, di quella automobi-listica, dell’edilizia e - a livello regio-nale - dei distretti industriali del mo-bile, degli elettrodomestici e delle calzature. Nel 2008 l’allora candida-to alla presidenza degli Stati Uniti d’America Barack Obama definiva il settore energetico come il poten-ziale settore trainante dell’econo-mia. Da allora il potenziale del set-tore economico dell’energia si sta concretizzando con una diffusione

esponenziale e capillare di iniziative. Le energie rinnovabili sono una nuova opportunità di cambiamento economico, sociale ed ambientale. Quest’invasione si sta diffondendo a macchia d’olio, permeando un tes-suto aperto alle opportunità come quello marchigiano. Il collasso di un sistema economico, quindi, non è solo un segnale della sua insostenibilità, ma può diventa-re anche un’opportunità di cambia-mento, un punto di svolta nell’ado-zione di nuove vie di produzione e di concezione della ricchezza. Fotovoltaico, eolico, biomasse … diamo spazio alle nuove opportuni-tà!

Rossano MitilloDivisione Energia – Gruppo Sida

[email protected]. 071.28521

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

in cinese “crisi” si scrive coMe “opportunità”l’imprenditoria marchigiana, formata principalmente da artigia-nato, piccoli commercianti e piccole medie imprese, ha subìto un forte colpo dalla crisi economica mondiale. le Marche, infatti, han-no un’economia principalmente produttiva e per questo ancor più esposta ai venti della crisi

18 MONDO LAVORO

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CREDITO

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ELEZIONI

20 Mondo Lavoro

“L’invito che rivolgo ai marchigiani

è di andare a votare”

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

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21Mondo Lavoro

“Diminuire L’irap per Le azienDe

è una DeLLe priorità”e’ l’impegno che si assume il candidato alla presidenza

della regione marche erminio marinelli, sostenuto dal centrodestra

nel quartier generale del Pdl a Civitanova Marche ci accoglie gentilmente la sig.ra Patrizia , moglie di Erminio Marinelli, candidato del centrodestra alla guida della regione. “Quella di mio marito è proprio una passione

– ci spiega entusiasta – che ha coinvolto anche me. Il poter conoscere ogni gior-no tante persone, toccare da vicino certe situazioni, lo viviamo entrambi come un dono”. Ed eccoci con lo sfidante di Spacca, un maceratese di 58 anni che di professione fa il medico, con un lungo passato da amministratore (sindaco di Ci-vitanova Marche ed attualmente vicesindaco ed assessore alla Cultura, nonché consigliere provinciale).Dottor marinelli, si può dire che è in crisi il modello economico marchigiano?“Troppi fattori hanno contribuito a creare una situazione drammatica sia per le aziende, soprattutto quelle piccole, che per i lavoratori. Fenomeni diffusi di de-localizzazione delle attività produttive ci suggeriscono obiettivamente una con-clusione amara: è venuto meno il modello marchigiano, fondato sul manifattu-riero, sull’artigianato, in passato assi portanti del nostro tessuto produttivo. Ma non dobbiamo e non possiamo non intervenire. Lo scopo della politica è proprio questo”.Qual è il ruolo della Regione in campo economico?“ritengo che la Giunta regionale debba farsi carico attivamente di una serie di iniziative e responsabilità “di regia”. E in questo impiegherò le mie energie se le cittadine e i cittadini marchigiani mi daranno la loro fiducia”.In campo economico, in concreto, come si traduce l’idea di una “cabina di regia”?“attivando e promuovendo da subito, senza ulteriori tentennamenti, tavole di lavoro, confronti con tutti gli imprenditori: industriali, commercianti, agricoltori. Un’attività che dev’essere svolta di concerto con le parti sociali e con le eccellenze di cui possiamo usufruire nella nostra regione, che purtroppo sono state finora ingiustamente trascurate”.a cosa si riferisce?alle Università e ad una platea di professionisti seri e preparati che rappresentano l’ossatura culturale della nostra società. Per uscire dalla crisi meglio e prima di altri dobbiamo saper coinvolgere di più queste realtà. E la regione in questo ha una grossa responsabilità”.Come giudica l’operato della Giunta Spacca in questo periodo economica-mente debole?“Penso sia sotto gli occhi di tutti un dato di fatto: la regione ha sottovalutato la crisi, non ha intercettato adeguatamente i bisogni delle persone, delle famiglie, delle piccole aziende. Insomma, non ha compreso la direzione verso la quale sta-vamo paurosamente andando”.

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

Page 23: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

22 Mondo Lavoro

ELEZIONI

Forse le risorse non erano sufficien-ti…“In parte è vero, ma anche quest’alibi, se così lo vogliamo chiamare, è dovuto ad una cattiva gestione dei fondi regio-nali. Basti pensare che ben l’80 per cen-to del bilancio della regione Marche è occupato dalla sanità (percentuale sali-ta di dieci punti in pochi anni). E’ chiaro che il restante 20 per cento dev’essere destinato a tutto il resto. Per tale mo-tivo la sanità è al primo posto nel mio programma”.tagliare la spesa corrente sanitaria – che rappresenta il vero problema - mantenendo servizi ad alto livello è un progetto ambizioso… anche a livello nazionale la sfida è tutt’altro che vinta.“non si tratta di tagliare, ma di “razio-nalizzare”. Innanzitutto bisogna fare di tutto per rendere servizi omogenei, uguali per tutti. Basta servizi sanitari a due velocità, e guardi che lo dico an-che da medico. occorre buon senso nell’adozione di determinate scelte”.Quindi si sbloccherebbero impor-tanti risorse da destinare ad altri fini?“In primis per il lavoro. Le istituzioni non possono abbandonare nessuno: vi è un obbligo morale di salvaguardare stipendi e posti di lavoro”.torniamo alle misure a favore delle pmi. iniziamo con una parola che in campagna elettorale rimbalza sem-

pre con molta frequenza: le “tasse”. “In concreto, l’obiettivo è quello di abbattere l’Irap, tributo odioso, forse incostituzionale, ma sicuramente im-morale, andando a colpire anche le im-prese in perdita. vede, molte regioni a noi vicine l’hanno tolto (ovviamente per la parte di competenza regionale); dobbiamo imitarle. Ma mi permetta di ribadire con forza un concetto: il pic-colo imprenditore marchigiano oggi è vessato da molti problemi, che soltan-to in parte possono addebitarsi ad una pressione fiscale abnorme, purtroppo ancora oggi ingiustificata. Penso alle difficoltà sul versante creditizio, alla crisi della piccola distribuzione, all’immobi-lismo in cui versa il settore edilizio, con tutto l’indotto, alla mancanza di infra-strutture adeguate”.partiamo dal difficile rapporto che le pmi hanno con le banche.“L’attività dei piccoli imprenditori dev’essere sostenuta a livello politico. I motivi di criticità sono evidenti: biso-gna lavorare concretamente sulle ga-ranzie. Ma, ripeto, il ruolo della regio-ne dev’essere di mediazione, di regia, di sollecitazione a trovare soluzioni ed accordi tra le varie istanze, spesso tra loro contrapposte”.Sul versante della distribuzione, i piccoli esercizi stanno scomparen-do, con importanti riflessi anche sul-la vitalità dei centri storici cittadini.“Secondo me si possono creare le con-

dizioni per una proficua coesistenza della grande distribuzione organizzata con quei fenomeni che chiamerei “cen-tri commerciali all’aperto”. Prendiamo ad esempio il corso principale di Civi-tanova Marche: non è un centro com-merciale all’aperto? E’ un modo per ridare vita ai piccoli centri, altrimenti soffocati dalle grandi aree commercia-li. E al contempo risolveremmo un altro grave problema, connesso all’edilizia”.edilizia, appunto: la regione ha va-rato un piano Casa per rilanciare il settore.“Che delusione! Per noi marchigiani, si-curamente un’occasione persa. Il Piano Casa fu una brillante idea del Governo Berlusconi, che fu mortificata dalla no-stra Giunta di centrosinistra. Peccato, anche perché secondo me dobbiamo superare questa logica di contrasto delle idee del partito o del politico av-versario: un’idea è buona o è cattiva, indipendentemente dal colore politico di colui che la sostiene”.Lei ha toccato il tema delle infra-strutture. e quindi è obbligatorio parlare dell’aeroporto “raffaello Sanzio”.“abbiamo un bell’aeroporto – che tra l’altro è l’unico della regione – dotato di belle infrastrutture, in cui ci si arriva agevolmente, con un solo difetto”.e cioè?“Che è gestito male. Come è possibile che un marchigiano debba appoggiar-si a rimini, Forlì o Pescara? Per di più, con un servizio ferroviario inadeguato, visto che praticamente per Trenitalia siamo una regione di passaggio e ba-sta”.e del Quadrilatero cosa ne pensa?“Una bella invenzione del senatore del Pdl Mario Baldassarri, finanziata per tre quarti dal Governo Berlusconi. For-se non tutti sanno che Spacca contro questo progetto fece ricorso presso la Corte Costituzionale, perdendo la ver-tenza. non contento, propose un altro ricorso al Tar, ricevendo una seconda bocciatura. Con il risultato che abbia-mo perso tre anni”. Paolo Duranti

ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

Erminio

MarinelliPRESIDENTE

Insieme a voi per cambiare scena.

www.erminiomarinelli.it

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

Erminio Marinelli, il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Marche che sfiderà il Governatore uscente Gian Mario Spacca, è l’attuale vice-sindaco ed assessore alla Cultura del Comune di Civitanova Marche (dove è stato anche sindaco per dodici anni). E’ anche consigliere provinciale a Ma-cerata e 1° capogruppo Pdl. Macera-tese di Pioraco, 58 anni, Marinelli è un medico di base e medico sportivo (ha seguito le squadre di calcio e basket locali), specializzato in gastroentero-logia. Sposato con Patrizia Ferretti, ha un figlio trentenne, Matteo, analista finanziario che vive e lavora a Ginevra.

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ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

Erminio

MarinelliPRESIDENTE

Insieme a voi per cambiare scena.

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ELEZIONI

24 Mondo Lavoro

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

il presidente Gian mario Spacca

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25Mondo Lavoro

“abbiamo varato una manovra aLL’inSeGna

DeLL’eQuità SoCiaLe”per il presidente Gian mario Spacca – che si candida per un

altro mandato alla guida della regione marche - “anche grazie alle misure anticrisi che abbiamo prontamente messo in cam-

po, il modello di sviluppo economico regionale ha risentito meno degli altri della crisi economica”

presidente, si può dire che è in crisi il modello economico marchigiano?“Siamo la regione più industrializzata d Italia e la culla del Made in Italy, grazie ai 27 distretti produttivi e le oltre 180mila aziende (una ogni nove abitanti). non è

un caso che le altre regioni italiane abbiano attribuito proprio alle Marche il coordina-mento nazionale per le politiche di internazionalizzazione economica e commerciale. Le eccellenti produzioni marchigiane nascono dalla creatività e dall impegno quotidiano dei nostri lavoratori e da una vigorosa e consolidata tradizione che ha, quale elemento di base, la ricerca del gusto e della qualità. La nostra regione, inoltre, si è posta all’attenzione nazionale ed internazionale per la sua capacità di coniugare le esigenze della ricerca e dell’innovazione tecnologica con quelle della conservazione dei valori della tradizione favorendo laffermarsi di una vera e propria civiltà che ha nella coesione sociale uno dei maggiori fattori di successo. La presenza nel mondo delle nostre aziende, divenute le-ader internazionali in molti settori (calzature, abbigliamento, mobile, meccanica, agroa-limentare e nautica) sono sinonimo di alta qualità nelle produzioni del Made in Italy. Per queste ragioni e grazie alle misure anticrisi messe prontamente in campo dalla regione, il modello di sviluppo economico regionale ha risentito meno degli altri della crisi eco-nomica e nonostante l’anno horribilis che abbiamo attraversato, è riuscito a mantenere intatta la sua base occupazionale, come certificano i dati Istat: 648mila erano gli occupati a settembre 2008, 659mila un anno dopo. Un “record” che deteniamo solo noi e il Tren-tino”.un bilancio del lavoro della Giunta in campo economico.“La velocità di risposta alla congiuntura è fondamentale per proteggere il lavoro e rilan-ciare le piccole imprese, per “resistere e attaccare”. Il bilancio regionale 2010 aumenta le risorse disponibili per la comunità marchigiana, riduce ulteriormente tasse e debito, alimenta una rinnovata strategia di protezione del lavoro e sviluppo dell’impresa. La Ma-novra interessa almeno 20.000 lavoratori, mobilitando oltre 400 milioni di finanziamenti e investimenti. Sono confermate una serie di misure di “resistenza” che già nel 2009 hanno ottenuto buoni risultati. Per l’anno appena iniziato abbiamo poi integrato queste misure con nuovi interventi, condividendo e recependo le proposte del sindacato e delle cate-gorie economiche, per realizzare anche una strategia di “attacco” per il sostegno attivo dell’occupazione e delle imprese. Prosegue il trend costante di riduzione della pressione fiscale regionale, che da inizio legislatura ha registrato un -47 per cento. Inoltre, a testi-monianza dell’equità sociale della Manovra finanziaria della regione, il 68 per cento di cittadini marchigiani (le fasce sociali con i redditi più bassi) rimangono esentati dal pa-gamento dell’addizionale regionale Irpef. Sul versante del sostegno ai lavoratori, nella Manovra 2010 è previsto un pacchetto organico di sostegni per le famiglie in difficoltà lavorative per la sanità, gli affitti, la scuola ed altro ancora; vengono integrate le risorse

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

Page 27: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

dei Comuni a fronte dei tagli nazionali del Fondo sociale. Il bilancio di previsione 2010 si propone in sostanza di dare com-pleta attuazione e sbocco conclusivo alla strategia finanziaria definita dalla Giunta regionale all’inizio dell’ottava legislatura. I finanziamenti che prevede suggellano, dando loro senso compiuto, le linee di intervento portate avanti negli ultimi anni, le quali hanno permesso, pur tra momen-ti di forte turbolenza economica a livello nazionale e mondiale, di conseguire ri-sultati significativi. Sono stati messi sotto controllo i conti regionali, sul versante delle entrate abbassando sia il ricorso al credito sia la pressione fiscale, su quello delle spese massimizzando l’efficienza degli stanziamenti di spesa, perseguen-do l’ottimale combinazione delle risorse di diversa provenienza (proprie, statali e comunitarie), azzerando totalmente il di-savanzo della sanità”.

i tributi di competenza regionale, in primis l’addizionale regionale all’irap: qual è il programma?“La Manovra finanziaria 2010 prevede l’az-zeramento dell’addizionale regionale Irap per le imprese che creano nuova occupa-zione e questa è un’ulteriore misura che ridurrà la pressione fiscale sulle imprese per altri 10 milioni di euro. Ma vogliamo fare di più: nel nostro programma di go-verno è dunque previsto un ulteriore con-solidamento del trend di riduzione della pressione fiscale e, sul versante dell’Irap, è prevista l’abolizione progressiva dell’ad-dizionale regionale residua. Purtroppo, però, mentre noi facciamo la nostra parte per alleggerire il carico fiscale, il Governo Berlusconi continua a mantenere intatta la quota Irap di competenza nazionale, che è quella che maggiormente penaliz-za le imprese”.parliamo di credito: nel rapporto tra

pmi e banche, qual è il vostro ruolo?“Pensiamo che in questo difficile mo-mento il comportamento delle banche possa fare la differenza. Per questo ab-biamo voluto gli istituti di credito ai pe-riodici tavoli anticrisi convocati negli ultimi due anni con tutti i soggetti dell’econo-mia, in modo da mettere a confronto le rispettive esigenze e trovare una forma di collaborazione utile al territorio. al siste-ma bancario è stato chiesto un sostegno aggiuntivo oltre a quello già garantito con le misure anticrisi, coordinate dalla regione per agevolare gli investimenti aziendali, sostenere la ristrutturazione delle passività e dei mutui, favorire lo sci-volamento dei bandi regionali, così come deciso dalla Giunta regionale: attraverso la concessione delle fideiussioni è infatti possibile ammettere a finanziamento nuove imprese. altrettanto necessaria è la difesa delle banche locali e dei crediti cooperativi che dalle analisi effettuate dalla Banca d’Italia risultano essere quelle che investono sul territorio con maggiore impegno”.passiamo alle misure per il rilancio dell’edilizia.“Il rilancio dell’edilizia rappresenta un’ul-teriore e immediata misura anti-crisi per difendere il lavoro delle Marche. L’edilizia è un volano fondamentale per l’econo-mia che viene sostenuta anche con il Pia-no casa varato dalla regione, per offrire nuove opportunità di occupazione e svi-luppo alle piccole imprese, rafforzando nel contempo la sostenibilità energetica e antisismica delle tecniche edilizie a van-taggio della sicurezza dei cittadini. Si trat-ta di un piano che mira ad attivare subito lavori e cantieri a vantaggio dell’occupa-zione, delle imprese e dei professionisti. nel contempo, e su questo abbiamo voluto fortemente insistere, salvaguarda la sostenibilità, legando gli incrementi volumetrici all’aumento delle prestazioni energetiche e di sicurezza degli edifici. Le procedure sono snelle e semplificate per-ché la velocità e l’estensione degli inter-venti edilizi attivabili sono fondamentali per stimolare l’economia e tutelare l’oc-cupazione. La proposta di legge regio-

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MESSAGGIOÊ ELETTORALE

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nale si ispira all’edilizia sostenibile, colle-gando l’espansione, la nuova costruzione o la ristrutturazione, alla certificazione di un miglioramento delle prestazioni di ef-ficienza energetica e di rispetto dell’am-biente. Questo testo, in definitiva, coniu-ga l’ecologia con l’economia”.un altro tema “caldo” è legato alla situazione infrastrutturale della regio-ne. Come giudica la situazione dell’ae-roporto di Falconara?“Chiusa la fase del consolidamento si è aperta quella dello sviluppo, anche gra-zie alla concessione 36ennale rilasciata dall’Enac. Il via libera di Bruxelles agli aiu-ti di Stato consente poi un investimento pubblico di oltre 4 milioni di euro, che apriranno la strada a un rilancio decisivo per lo scalo. L’investimento complessi-vo è di 8 milioni e 600mila euro: in parte fondi pubblici della regione, in parte di aerdorica. L’aeroporto è determinante per soste-nere il sistema economico marchigiano e dare impulso al progetto dell’intermo-dalità in collegamento con porto ed ae-roporto. Il potenziamento dell’aeroporto favorirà anche il settore turistico, agevo-lando le politiche di internazionalizzazio-ne. E i risultati di crescita del nostro scalo sono già evidenti: siamo uno degli scali maggiormente in crescita sul versante dei traffici. nel 2009, nonostante la crisi economica internazionale, l’aeroporto delle Marche ha registrato una crescita di passeggeri rispetto all’anno precedente e ciò che più ci inorgoglisce è che si tratta per lo più di passeggeri internazionali, il che evidenzia l’importante ruolo di vola-no per il nostro mercato turistico ricoper-to dallo scalo marchigiano”.e relativamente al Quadrilatero?“L’imperativo categorico che questa Giunta si è imposta in relazione alle in-frastrutture è quello di colmare un gap storico e penalizzante, per una regione ai primi posti in Europa per vivacità produt-tiva. E ci stiamo riuscendo. attualmente, infatti, sono in corso investimenti per cir-ca 5 miliardi. Possiamo dire che in questo momento le Marche sono un cantiere aperto in grado di mobilitare risorse e

dare lavoro. Tra gli interventi più impor-tanti ci sono la terza corsia della a14, la bretella di Urbino, la Mezzina e la Salaria e ovviamente il progetto Quadrilatero, il si-stema viario che interessa Marche e Um-bria. L’idea nacque con il Governo d’ale-ma all’indomani del terremoto del 1997. Quella calamità, infatti, evidenziò l’inade-guatezza dei collegamenti sulla dorsale appenninica. Quando l’opera sarà con-clusa le Marche faranno un passo avanti e potranno raccordarsi con le grandi ar-

terie. In particolare con il Corridoio adria-tico, il Corridoio europeo Berlino–Paler-mo, il Corridoio Tirrenico. Un impianto strategico per i commerci e i poli indu-striali. L’occupazione diretta e indiretta nel periodo di costruzione è pari a circa 90mila unità l’anno. Successivamente la stima è di oltre 8mila unità. Per i due assi Foligno–Civitanova Marche e Perugia–ancona è prevista una spesa di oltre 2 miliardi di euro e il completamento entro il 2013”. di Paolo Duranti

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ELEZIONI

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MESSAGGIOÊ ELETTORALE

Un nuovo orizzonteper le Marche

ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

www.danielesilvetti.it

Daniele

SILVETTIMessaggio elettorale - Il Programma Elettorale è consultabile sul sito www.danielesilvetti.it

“puntare Su turiSmo eD aGriCoLtura”e’ la ricetta del candidato del pdl Daniele Silvetti

Chi è Daniele Silvetti? “Ho 36 anni. Sono avvoca-to, specializzato in diritto

civile e commerciale. Ho sempre avuto una grande passione per la politica. a 23 anni ero consiglie-re comunale di ancona, dove ho preso parte alla Commissione Bi-lancio, Urbanistica, Porto ed affari istituzionali. dal 2006 sono con-sigliere regionale e mi occupo di ambiente, territorio, lavori pubbli-ci e trasporti”. Cosa ha da dire al mondo dell’economia marchigiana?“L’ultima amministrazione è stata protagonista di una politica falli-mentare in economia. dobbiamo assolutamente invertire la rotta. Sino ad ora sono stati utilizza-ti provvedimenti tampone per la disoccupazione, ma è mancato totalmente un progetto alternati-vo e di largo respiro. dobbiamo incentivare e premiare le aziende che non delocalizzano, ma che ri-mangono nel territorio e creano ricchezza qui. Si devono sospen-dere gli studi di settore nelle zone più depresse e colpite dalla crisi. offrire alle aziende del nostro ter-ritorio delle infrastrutture degne del contesto industriale marchi-giano: penso al porto di ancona e alla sua uscita che ancora oggi è una chimera. Poi occorre adottare politiche di rilancio dell’aeropor-to, cedendo il pacchetto di pro-prietà ai privati. Sono un deciso sostenitore dell’istituzione di uno sportello continuativo che aiuti ed informi le imprese nella ricerca e nell’accesso ai bandi e ai finan-

ziamenti comunitari. Questo per quanto riguarda l’economia più prettamente legata al manifattu-riero. Ma ci sono due aspetti fon-damentali per il futuro della nostra economia che sono stati trascurati o gestiti con una politica miope”.procediamo con ordine: il pri-mo.“Il turismo. L’amministrazione re-gionale, sino ad ora, ha basato tutto unicamente sulla bellezza del paesaggio, ma non ha saputo valorizzare, al di fuori dei confini, la cultura, la storia e le tradizio-ni delle Marche. C’è un’evidente assenza di un progetto culturale, tramite il quale veicolare il mar-chio Marche. La legge regionale sullo spettacolo non ha prodotto alcun giovamento e la cultura è letteralmente abbandonata alla buona volontà di pochi addetti ai lavori. Così come gli operatori turistici sono stati lasciati comple-tamente soli. necessitiamo di un nuovo rapporto istituzione-opera-tori turistici”.il secondo aspetto economico che le preme qual è?“Il rilancio dell’agricoltura. anche qui vi è stata un’assenza totale. Il rilancio dell’agricoltura passa at-traverso il recupero delle tante professionalità perdute e della valorizzazione delle innumerevoli possibilità. Si deve far cooperare

“in agricoltura abbiamo la grande opportunità di creare occupazio-ne per chi lavora, profitto per chi investe e tutela dell’ambiente”

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Un nuovo orizzonteper le Marche

ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

www.danielesilvetti.it

Daniele

SILVETTIMessaggio elettorale - Il Programma Elettorale è consultabile sul sito www.danielesilvetti.it

l’Università per svolgere progetti di innovazione insieme ai privati, ai Comuni e con l’apporto decisivo dell’associazionismo. In agricoltu-ra abbiamo la grande opportunità di creare occupazione per chi la-vora, profitto per chi investe e tu-tela dell’ambiente”.

Lo sviluppo sostenibile è un tema a Lei caro.“Si. Mi preme dire due cose in merito: c’è l’urgenza di mettere mano al piano energetico regio-nale. La Provincia di ancona non può essere ulteriormente penaliz-zata: ha già dato il suo contributo.

dovranno essere le altre Province a farsi carico di progetti che oggi sembrano essere stati localizzati a Corinaldo o a Loreto. anche su questo punto sono pron-to a dare battaglia, speriamo final-mente con responsabilità di go-verno”. Alberto Tenan

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BORSA

iL Firmamento DeLLe marChiGiane Quotate

Tendenzialmente stabile il titolo ELI-Ca, che nella rilevazione di fine gen-naio archivia un +0,72%. In termini di performance relativa rispetto all’indi-ce FTSE MIB si registra una variazione positiva dello 0,87% rispetto alla chiu-sura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono ri-sultati pari a 113mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settima-nale. La partecipazione del mercato si sta intensificando. Probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata.Trend di breve al rialzo.

Segmento: StarPerformance 1 anno:

134,98%Performance 1 mese:

0,72%

eLiCa

Mese molto positivo per IndESIT CoMPanY, che ha archiviato un +21,7% sulla rilevazione di un mese fa. Tuttavia, in termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, si registra una variazione negativa del -0,32% rispetto alla chiusura del 22/01, segno che il titolo ha reso meno del mercato. I volumi si attestano sui 600mila pezzi scambiati, in diminuzione rispetto alla media mensile e segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a vola-tilità ridotta. Trend incerto.

Segmento: blue ChipPerformance 1 anno:

179,78%Performance 1 mese:

21,68%

inDeSit ord.

Sale ancora il titolo Tod’S che vede un incremento di prezzo per azione del +0,5 %, Inoltre la Performance sull’indi-ce FTSE MIB è del 0,83 % rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 50 mila pezzi scambiati, un valore superiore sia alla media settima-nale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend al rialzo.

Segmento: blue ChipPerformance 1 anno:

97,44%Performance 1 mese:

0,47%

toD’SSale ancora il titolo Tincremento di prezzo per azione del +0,5 %, Inoltre la Performance sull’indice FTSE MIB è del 0,83 % rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I lue Chip

Rubrica a cura di Michele Sasso - Divisione Strategia e Finanza d’Impresa - Gruppo Sida

Mese in discesa per il titolo PoLTrona FraU, che perde quasi il 7% su base mensile, Tuttavia l’ipotesi di nuovi ap-prezzamenti troverebbe conferma nella performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, dove si registra una varia-zione positiva dell’1,41% rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 42mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. Trend di breve al rialzo.

Segmento: StarPerformance 1 anno:

8,51%Performance 1 mese:

-6,63%

poltrona FrauMese in discesa per il titolo PFmensile, Tuttavia l’ipotesi di nuovi apprezzamenti troverebbe conferma nella performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, dove si registra una varia

rau

Il titolo BIESSE segna un lieve ribasso mensile dell’ordine dell’1%, In termini di performance relativa rispetto all’in-dice FTSE MIB, si registra una varia-zione positiva del 2,84% rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono dell’ordine dei 60mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settima-nale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando. Probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend incerto.

Segmento: StarPerformance 1 anno:

29,92%Performance 1 mese:

-1,18%

bieSSe

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Con la conferenza inaugurale del 20 novembre 2009 - che ha visto la presenza, oltre che

delle autorità di regione, Provincia e Comune – anche di esponenti di rilievo dell’Università Politecnica delle Marche, della Facoltà di ar-chitettura di Ferrara, del mondo della progettazione architettonica e dell’impresa specializzata (Energy resources s.r.l.) si è avviato il primo Corso di Specializzazione di Livello Europeo in “architettura sosteni-bile”. L’organizzazione, curata da-gli architetti anconetani, ha potuto contare sul supporto tecnico-scien-tifico di anab (associazione nazio-nale architettura Bioecologica), del tedesco Ibn (Institut für Baubiologie + oekologie neubeuern), e dell’el-vetico Sib (Schweiz. Interessenge-meinschaft für Baubiologie/Bau-ökologie).Con questa iniziativa l’ordine degli architetti della Provincia di ancona ha voluto portare anche nella no-stra realtà territoriale uno dei corsi didattici per l’aggiornamento e la specializzazione professionale tra i più qualificati a livello nazionale ed europeo. C’è una sempre maggiore consapevolezza da parte dei citta-dini, delle amministrazioni pubbli-che e dei costruttori, che nel realiz-zare nuovi edifici o nel ristrutturare quelli esistenti si debbano sempre più perseguire nuovi standards abi-tativi più compatibili con l’ambien-te che ci circonda. ne consegue la

necessità di approfondire nuove te-matiche del costruire sostenibile da parte dei progettisti.oggi a livello mondiale c’è la con-sapevolezza che non possiamo più come in passato sperperare le ri-sorse naturali; nell’ottica quindi dei principi del risparmio energetico, di un costruire più sano e naturale tramite l’uso di materiali adeguati e con tecniche innovative e/o tradi-zionali rivisitate, il corso vuole for-nire ai professionisti gli strumenti di conoscenza per poter realizzare della “buona architettura” tenendo presente il fine di un sempre mag-giore comfort abitativo e di rispar-mio delle fonti energetiche. Il Corso di architettura Sostenibile Bioecologica anaB IBn SIB preve-

de di sviluppare i seguenti seminari: Il ruolo dell’architettura per lo svi-luppo sostenibile, antropologia e psicologia dell’abitare, Elettrobiolo-gia, Inquinamento indoor e outdoor, Comfort termo-igrometrico, Com-fort acustico, Illuminazione naturale e artificiale, ventilazione naturale e artificiale, architettura bioclimatica e sistemi solari passivi, Energie rin-novabili e sistemi ad alta efficienza per la climatizzazione, Stratigrafie di involucro: isolanti vegetali e bilancio energetico, Materiali per il proget-to sostenibile: standard di qualità e certificazione, Il progetto ecologico degli interni, Il progetto del colore, valutazione della sostenibilità degli organismi edilizi, analisi economica, gestione ed eco bilancio, Workshop conclusivo Materiali e tecniche per il progetto sostenibile.al termine del corso - tenuto da docenti di fama nazionale ed inter-nazionale - verrà rilasciato un atte-stato di partecipazione e, per chi completerà il corso, un diploma di Tecnico Bioedile. E’ inoltre prevista la possibilità di iscriversi nell’Elenco Europeo dei Tecnici Bioedili anaB-IBn-SIB (elenco diffuso tra gli enti pubblici italiani ed europei).

Pianificatori,

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EDILIZIA

“arChitettura SoStenibiLe”, avviato iL primo CorSo Di SpeCiaLizzazioneil corso è organizzato dall’ordine degli architet4ti p.p. e C. della provincia di ancona con il supporto tecnico-scientifico di importanti partner stranieri

Il Consigliere Responsabile della Commissione Aggiornamento e Promozione Professionale

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EDILIZIA

alla carica di Presidente - con delega alla Mediazione Cre-ditizia – è stato eletto Luca

Campugiani di Civitanova Marche; vice Presidente con delega al Set-tore Estero, Massimo Saltari di Mor-rovalle; Segretario-Tesoriere con delega alla Comunicazione ed Edi-toria, Maura Pisanelli di recanati; Consigliere con delega alla Cultura e Formazione, Eleonora Morresi di Macerata; Consigliere con delega al Turismo, daniela Ballarini di Por-to recanati; Consigliere con delega alla Previdenza e Ccnl, Ketti Butteri di Corridonia; Consigliere Letizia Pa-cetti di Cingoli. Composto da una

maggioranza di donne - 5 su 7 - il nuovo Collegio Provinciale si è mes-so subito al lavoro, programmando le prossime attività secondo le linee guida che da sempre ispirano la Fe-derazione Italia agenti Immobiliari Professionali: sinergia, competenza, professionalità, lavoro di squadra. nei prossimi mesi partiranno tutta una serie di attività cui potranno par-tecipare gli iscritti della Provincia e non solo: giornate di studio, eventi, convegni di approfondimento sulle più attuali tematiche; iniziative edito-riali; convenzioni dedicate espressa-mente alle realtà professionali della Provincia; conferenze di servizio con

gli enti e le istituzioni provinciali. E’ inoltre ferma intenzione del nuovo Presidente, Luca Campugiani, far sì che il Collegio divenga uno strumen-to agile e soprattutto utile per cia-scun nuovo iscritto, ricordando che lo stesso è aperto e disponibile alla collaborazione di chiunque decida di dedicare parte del proprio tempo ad affrontare assieme ai colleghi temi che coinvolgono il settore dell’im-mobiliare. Egli è infatti fermamente convinto che soltanto la professiona-lità e la sinergia dell’impegno dei sin-goli può aiutare a superare momen-ti non particolarmente rosei come quelli che si stanno vivendo.

Fiaip, Cambio aL vertiCe Dei proFeSSioniSti DeLL’immobiLiareLo scorso mese di dicembre, presso l’abbadia di San Claudio di Corridonia si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale Fiaip - Collegio di macerata, con la nomina dei sette nuovi Consiglieri

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tutti i requisiti richiesti, diventano FIAIP.

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Fiaip, cambio al vertice dei proFessionisti dell’immobiliare

Fiaip, cambio al vertice dei proFessionisti dell’immobiliare

 

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Recanati --- AAAEEEMMMMMMEEE222 dddiii PPPIIISSSAAANNNEEELLLLLLIII MMMAAAUUURRRAAA Viale Badaloni,13 - Cell: 339/2571440 Tel: 071/9792064 - Codice FIAIP: 20595

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San Severino Marche --- AAAGGGEEENNNZZZIIIAAA IIIMMMMMMOOOBBBIIILLLIIIAAARRREEE dddiii CCCRRRUUUCCCIIIAAANNNIII AAANNNDDDRRREEEAAA Via Gorgonero,32 - Cell.:  338/8983585 Telefono: 0733/634374 - Cod.FIAIP: 19896

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--- CCCEEENNNTTTRRROOO AAAFFFFFFAAARRRIII dddiii DDDIIIGGGNNNAAANNNIII GGGIIIAAANNNNNNIII Viale Mazzini,22 - Cell.: 335/433554 Tel: 0733/645000 - Cod. FIAIP: 12778 [email protected]  

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Page 37: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

Per le costruzioni si profila un 2010 ancora più buio dei mesi trascorsi.Le imprese sono giunte a fine

anno già in forte debito di ossigeno: il portafoglio ordini si è ridotto e gli ap-palti sono aggiudicati a prezzi stracciati; il tutto nel quadro di una stretta crediti-zia senza precedenti.Si attendevano gli esiti delle legge sugli ampliamenti edilizi, che aveva lo sco-po di riavviare le attività economiche, attraverso il volano delle costruzioni, che muove decine di altri settori. Ma al contrario è stata forte la delusione nel constatare che i vincoli preesistenti sul territorio marchigiano insieme a quelli inseriti nella legge, ne hanno pratica-mente bloccato l’applicazione.Come Collegio Costruttori, stiamo lavo-rando per migliorare la legge. Ci atten-diamo che sia reintrodotta la possibilità di edificare nelle zone, originariamente escluse, a minor rischio idrogeologico. Inoltre abbiamo chiesto di modifica-re l’interpretazione sconsiderata della legge, che computa nel volume utile anche gli isolamenti termici, che nella nostra regione saranno naturali e quindi

voluminosi, e così andrebbero a restrin-gere lo spazio vitale. La legge marchigiana impone infatti standards energetico-ambientali stabi-liti dal protocollo Itaca, con parametri molto più alti di quelli nazionali. Questo fatto rende gli interventi molto più co-stosi e complessi.Abbiamo chiesto infine di modificare l’articolo in tema di appalti, contenuto dalla stessa legge, che assoggetta a bando pubblico le gare sotto i 500.000. Gare che nelle altre regioni sono so-stanzialmente appannaggio delle im-prese locali, mentre le imprese mar-chigiane sono costrette a concorrere a prezzi stracciati con imprese sconosciu-te provenienti da ogni parte d’Italia.Riteniamo che, se anche la burocrazia porrà freno all’applicazione della legge e se gli interventi che si attiveranno do-vessero ridursi a poche decine in tutta le regione, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver sostanzialmente boicottato un’importante azione di po-litica industriale, in un momento in cui questa è essenziale per il sistema locale delle imprese. Tale semplice realtà non è percepita con la nostra stessa urgenza da politica e burocrazia.Le banche invece conoscono bene la crisi e possiedono tutti gli strumenti per scaricare il suo peso e il loro risanamen-to sul sistema imprenditoriale. Leggiamo in questi giorni l’annuncio di istituti di credito che dichiarano di ave-re imponenti risorse a disposizione da orientare verso il sistema delle impre-se. Vedremo se queste risorse saran-no orientate con il criterio della qualità dell’impresa e dei suoi progetti oppure con il criterio di chi presta garanzie reali, che equivale a dar soldi a chi li ha già.

EDILIZIA

la crisi dell’edilizia, tra credito e burocraziala legge sugli ampliamenti edilizi è un’occasione mancata

36 Mondo LAVoRo

imprese ance ed organizzazioni professionali della provincia di ancona assieme in consorzio per la ricostruzione in abruzzo

Il Collegio dei Costruttori della provincia di Ancona, gli Ordini professionali degli Ingegneri e degli Architetti, l’Ordine dei Ge-ologi delle Marche ed il Collegio dei Geometri, hanno costituito il consorzio CRAB: Consorzio per la Ricostruzione in Abruzzo. Scopo primario dell’iniziativa è quello di avere una testata che rappresenti, direttamente nel territorio Abruz-zese il nostro sistema imprendito-riale e tecnico-professionale. Solo nel prossimo anno si entrerà nel vivo della cd “ricostruzione pesan-te”, da affidare mediante appalto di progettazione ed esecuzione dei lavori. In ragione della dimen-sione dei lavori, occorrerà puntare sulla massimizzazione della qualifi-cazione delle imprese e dei profes-sionisti. Le imprese interessate ad aderire al Consorzio CRAB possono con-tattare agli Uffici del Collegio al n. 0712861106.

COLLEGIO DEI COSTRUTTORI EDILI DELLA PROVINCIA DI ANCONA-ANCE ANCONA-

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RICERCA

Un ponte a metà tra i telefoni cel-lulari di ultima generazione e il computer, tra l’IPhone e i pc Ma-

cintosh, uno strumento da offrire a chi non impazzisce per i personal compu-ter ma strizza l’occhio a una tecnologia sempre più avanzata e piacevole da fruire. Il tablet IPad può essere definito infatti una terza via dell’informatica, per-ché racchiude alcune funzioni proprie dei telefoni cellulari e dei pc, anche se non tutte perché non è a loro che vuo-le sostituirsi, e ne propone di proprie, perché il posto che vuole ricavarsi tra gli utenti dev’essere ben distinto da altri supporti informatici.L’estetica è la prima cosa che colpisce del nuovo nato in caso Apple, un ap-parecchio a tutto schermo con display touch screen, che punta su lusso ed in-

novazione per attirare non solo chi già vive il mondo della mela morsicata, ma anche chi finora non ci si era mai avvi-cinato.

L’IPad può essere tranquillamente tenu-to nel palmo di una mano, date le sue dimensioni contenute: 680 grammi per 1,27 cm. Un congegno minuto, quindi, che però supporta un potente hardwa-re che promette di creare un’esperien-za di fruizione dei contenuti internet, di gestione di posta elettronica, di visione di film e telefilm, assolutamente miglio-re rispetto al recente passato. Proprio su queste variabili la Apple punta per sbaragliare ancora una volta la concor-renza. Ulteriore possibilità che si avrà acqui-stando l’IPad, sarà di avere un supporto per la lettura degli e-book e di alcuni quotidiani (come il new York Times) che hanno già provveduto a creare una versione fruibile con questa nuova tec-nologia.

ipad, il Futuro in casa applecon il nuovo supporto per la fruizione multimediale, la apple spinge ancora più in là la frontiera delle nuove tecnologie

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ipad, il Futuro in casa apple

CREDITO

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CREDITO

Sviluppo produttivo, gestio-ne finanziaria delle imprese, assistenza tecnica, artigiana-

to artistico e tradizionale. da un lato, una strategia difensiva, per salvaguardare imprese e famiglie, e, dall’altro, una spinta propulsiva, grazie ad incentivi e fondi per ag-ganciare la ripresa.La Manovra programmata dalla Regione per il 2010 interesserà almeno 20.000 lavoratori, mobili-tando oltre 400 milioni di finanzia-menti ed investimenti. Sono pre-visti, in particolare, contributi per la ristrutturazione di fabbricati da destinare ad attività artigiane, per il contenimento dei consumi ener-getici e per il sostegno dell’asso-ciazionismo. In arrivo anche con-tributi per interventi di animazione economica, informazione e mo-nitoraggio, per l’attuazione dei disciplinari di produzione e per il marchio di origine e qualità dei prodotti.In questo campo, Fidimpresa Mar-che svolge da sempre un controllo attivo per indicare agli imprendi-tori associati la strada più oppor-tuna da seguire a seconda delle specificità di ogni singola azienda. Tra i vari interventi a favore del sistema produttivo delle Marche spicca la Legge Regionale n. 20 del 2003, che detta una disciplina delle agevolazioni in materia di so-

stegno all’artigianato, all’industria e ai servizi. La Legge disciplina inoltre l’organizzazione regionale e locale per la rappresentanza e la tutela dell’artigianato. Gli interventi attivati sono rivolti ad incrementare lo sviluppo produtti-vo favorendo la localizzazione del-le imprese, l’utilizzo dell’energia solare, la promozione delle produ-zioni artistiche, tradizionali e tipi-che, nonché lo sviluppo di forme associative e consorzi. Sono inclusi anche interventi volti a migliorare la gestione finanziaria delle im-prese tramite il sostegno ai Fondi di Garanzia ed accesso al credito.

In tal senso, sono previsti contri-buti per l’abbattimento del costo delle operazioni di finanziamento garantite dalle cooperative di ga-ranzia e contributi alle Pmi per la riduzione del tasso di interesse sui finanziamenti erogati dagli Istituti di Credito convenzionati. “In un momento difficile per le imprese – spiega il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fidimpresa Marche, Giuliano dru-di – bisogna scommettere sul futu-ro e investire per far sì che oltre ai contraccolpi negativi derivanti dal-la situazione generale non ci siano anche quelli legati al fatto di non essere attrezzati per agganciare la ripresa”.“Gli interventi a sostegno dell’eco-nomia – precisa inoltre il direttore Generale, Giancarlo Gagliardini - vanno in questa direzione. Innova-zione, nuove tecnologie e rispar-mio energetico: un’occasione che le piccole e piccolissime imprese non possono lasciarsi sfuggire. noi ne siamo consapevoli e siamo attrezzati per far sì che ciò non ac-cada”.

industria e artigianato: arrivano i Finanziamenti regionalitutela dell’occupazione e rilancio delle imprese. Questa la strategia di “resistenza e attacco” della regione marche contenuta nel bilancio di previsione 2010 approvato dal consiglio regionale

www. fidimpresamarche.it

Giuliano Drudi

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FORMAZIONE

Il Prorettore alla didattica di Uni-cam, professor Luciano Misici, infatti, insieme ai direttori delle

Scuole di Ateneo, ha partecipato nei giorni scorsi alla riunione del Comi-tato dei Sostenitori per un confronto sull’offerta formativa dell’Ateneo e per analizzare, in particolare, le pro-poste di modifica, trasformazione o nuova istituzione di Corsi di studio per il prossimo anno accademico. E’ proprio al Comitato dei Sostenitori - presieduto da orietta Maria Varnelli e del quale fanno parte numerosi rappresentanti delle più importan-ti aziende, enti ed associazioni del territorio - che il nuovo Statuto attri-buisce le funzioni precedentemente svolte dai Comitati di indirizzo per quanto concerne la consultazione con gli esponenti delle organizza-zioni rappresentative del mondo della produzione, dei servizi e delle professioni.“I risultati emersi dall’incontro – ha sottolineato orietta Maria Varnelli – sono in linea con il ruolo attribui-to al Comitato e confermano l’im-portanza di promuovere costanti occasioni di confronto tra il mondo accademico e il mondo del lavo-ro; è stato possibile delineare un efficace collegamento tra l’offerta formativa erogata dall’Ateneo e le esigenze espresse dal mondo pro-duttivo, rappresentato dai compo-nenti del Comitato dei Sostenitori, con l’obiettivo di favorire un pronto inserimento dei laureati Unicam nel mercato del lavoro”.nel corso dell’incontro è stata pre-

sentata l’intera proposta formativa dell’Ateneo, ponendo particolare attenzione alle specificità dei per-corsi formativi e alla loro capacità di caratterizzare Unicam nel panorama formativo nazionale ed internazio-nale. “L’incontro – ha sottolineato il pro-fessor Misici – si è dimostrato mol-to positivo poiché i componenti del Comitato hanno espresso un sostanziale accordo con le impo-stazioni dei corsi di studio e con le strategie dell’Ateneo, volte ad una progressiva razionalizzazione dell’offerta formativa. E’ stata inoltre giudicata molto interessante l’aper-tura internazionale dei corsi di lau-rea magistrale realizzati in consorzio con importanti Università europee e la possibilità offerta agli studenti di muoversi e formarsi in ambienti di-versi da quelli di origine”.E’ stata suggerita per il futuro una più accentuata caratterizzazione delle figure professionali, anche vol-ta a sviluppare nei giovani capacità

auto-imprenditoriali e che permet-ta di cogliere in anticipo le nuove esigenze del mondo del lavoro, at-tinenti ad esempio alle energie al-ternative, alle nanotecnologie, alla genetica, alle biotecnologie, alle tecnologie dei materiali. Particolare apprezzamento è stato poi espres-so per l’intenzione prospettata dal-la Scuola di Giurisprudenza, di svi-luppare già a partire dal prossimo anno accademico un progetto di formazione molto caratterizzato e qualificato, anche attraverso attivi-tà pratiche di stage e tirocinio, con il coinvolgimento di competenze esterne.

unicam, dal comitato dei sostenitori arriva l’ok

Per informazioni:Ufficio stampa e ComunicazionePalazzo ducale – Piazza Cavour 62032 Camerino (Mc)

e-mail: [email protected] site www.unicam.info

il comitato dei sostenitori dell’università di camerino ha espresso nei giorni scorsi parere positivo in merito all’offerta formativa di unicam

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FORMAZIONE

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Come si può intuire i primi sono rivolti a chi non ha impegni di lavoro men-

tre i secondi vedono come de-stinatari principalmente coloro che, impegnati nel proprio la-voro, possono sfrut tare solo al-cuni giorni al mese per curare il loro aggiornamento profes-sionale. Ma che of fer ta esiste per tut te quelle persone che, insoddisfat te della loro at tuale situazione lavorativa, intendo-no ricollocarsi “velocemente” in una nuova realtà aziendale?da un’at tenta analisi di ciò che il mercato propone la formula migliore per soddisfare tali ul-time esigenze è rappresenta-ta senza dubbio dalla formula week end, pur troppo ancora poco utilizzata dagli enti di for-mazione. Questa formula per-mette al par tecipante di poter continuare la propria at tività la-vorativa, in quanto la frequenza delle lezioni è nel fine set tima-na (venerdì e sabato oppure sa-bato e domenica) e al contem-po di accelerare il processo di “riqualificazione” necessario ad un proprio ricollocamento nel mercato del lavoro.da sottolineare che di tali be-

nefici può usufruire anche chi, ancora studente, vuole af fian-care al percorso universitario una formazione di più alto livel-lo e di tipo “pratico”, al fine di essere - una volta terminati gli studi - maggiormente spendi-bile nel mercato del lavoro, ac-celerando così il proprio “star t up”. Un ulteriore beneficio che of-fre la formula weekend consi-ste nella possibilità di alternare la formazione in aula del fine set timana ad un periodo “pa-rallelo” di tirocinio formativo

in azienda, che normalmente si svolge dal lunedì al giove-dì o venerdì. Tale alternanza scuola-lavoro of fre un ulteriore valore aggiunto al percorso for-mativo, in quanto permette di “fissare” i contenuti acquisiti in aula e mettere subito in campo le nozioni acquisite e condivi-dere in aula le problematiche riscontrate in set timana duran-te il tirocinio formativo.

Luca MasieriArea Formazione Gruppo Sida

[email protected]. 071.28521

l’eFFicacia del connubio “tirocinio FormativoFormula weekend”come ben noto i master odierni propongono diverse possibilità di frequenza. si va dalla formula “full time”, che impegna i partecipanti alla frequenza d’aula tutti i giorni della settimana, alla frequenza “mensile”, che richiede dai due ai tre giorni al mese. vi è poi la formula “on-line”, che non permette il rapporto diretto con i docenti e con gli altri partecipanti al corso

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Sotto questo aspetto, la scel-ta migliore è necessaria-mente legata a molti fatto-

ri, quali i programmi didattici, il corpo docente, la frequenza del-le lezioni (full-time piuttosto che part-time) e, cosa fondamentale, la possibilità di svolgere, per un periodo di tempo limitato, un ti-rocinio formativo in azienda o in un ente pubblico. Questa oppor-tunità è di grande interesse so-prattutto per i neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro, molto spesso disorientati rispet-to alle prospettive di carriera che potrebbero riguardarli.

Cosa è il tirocinio formativoCon il termine “tirocinio formati-vo” (o più comunemente “stage”) si indica un periodo determinato di tempo dedicato alla formazio-ne “on-the-job” presso un’azien-da o un ente pubblico, che costi-tuisce un’occasione per prendere contatto diretto con il mondo del

lavoro ed iniziare a sviluppare una propria professionalità.

I soggetti coinvoltiIl tirocinio prevede un tipo di rap-porto triangolare:- un soggetto promotore, costitu-ito da agenzie ed altri centri per l’impiego autorizzati, università e altri centri di formazione oppure enti privati; - un soggetto ospitante, che può essere pubblico o privato, e deve rientrare in una delle categorie descritte dalla normativa;

- un soggetto ospitato (studente, neodiplomato, neolaureato, maste-rista, inoccupato o disoccupato).Sia il soggetto ospitante, sia l’en-te promotore hanno l’obbligo di nominare un tutor, responsabile nei confronti delle istituzioni del corretto svolgimento del tiroci-nio. La relazione tra i soggetti viene esplicitata attraverso la pre-disposizione di una Convenzione di Tirocinio Formativo e di un Pro-getto Formativo.

Letizia CiaccafavaArea Risorse Umane e Formazione

Gruppo [email protected]

Tel. 071.28521

FORMAZIONE

il tirocinio Formativo, primo passo per la propria carrierala valutazione di un percorso formativo post-laurea, come ad esempio un master, rappresenta un passo molto importante in prospettiva di un percorso di crescita professionale

44 Mondo LAVoRo

PerÊ ilÊ soggettoÊ ospitante PerÊ ilÊ soggettoÊ ospitato

un’occasione per:- selezionare accuratamente e professionalmente una nuova risorsa motivata, che risponda alle esigenze aziendali- entrare in contatto con nuove idee, nuovi stimoli e nuovi modi di operare- formare il tirocinante in affiancamento a figure senior - monitorare l’andamento del tirocinio in azienda- ottimizzare i costi di inserimento di una nuova risorsa

il miglior modo per mettere in pratica ciò che si è studiato durante l’università o nella formazione post-laurea al fine di tradurre in esperienza le proprie conoscenze

un’occasione per: - fare esperienza professionale e misurare le proprie attitudini relativamente ad un ruolo aziendale specifico- aumentare la consapevolezza dell’organismo azienda e dei meccanismi che lo regolano - arricchire il proprio curriculum vitae di una valida esperienza aziendale- mettere in gioco sè stessi misurandosi con realtà complesse sviluppando le proprie capacità relazionali

obiettivo del tirocinio Formativo

“realizzare momenti di alternanza tra stu-dio e lavoro nell’am-bito dei processi for-mativi e agevolare le scelte professionali mediante la conoscen-za diretta del mondo del lavoro” (decreto-legge n. 142 del 1998)

il tirocinio non costitui-sce rapporto di lavoro ma è comunque discipli-nato (art. 18 della leg-ge n. 196 del 1997, nota come legge treu)

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nuovi approcci alla ricerca e selezione del personale: la speed searchvelocità, professionalità, attenzione e competenza sono le chiavi per attuare una efficace ricerca e selezione del personale

L’attività di ricerca e selezio-ne del personale è senza dubbio un processo che ri-

chiede professionalità, attenzio-ne e competenza. oggi ancora di più. In un momento di profon-do rinnovamento del mercato, di evidenti difficoltà economiche a livello nazionale ed internaziona-le, di instabilità ed incertezza è necessario un approccio all’atti-vità accurato ma allo stesso tem-po molto più snello. In questo anno di trasformazione tornano in auge parole-chiave del mana-gement che sembravano dimen-ticate: dopo innovazione, intelli-genza collettiva e responsabilità sociale, assume una nuova im-portanza la questione strategica del reclutamento e della selezio-ne del personale.Essere eccellenti nella gestione di questo processo - in un mo-mento di crisi come quello at-tuale - è cruciale per emergere in modo vincente. Ma cosa significa rispondere in modo eccellente ad un’esigenza come la ricerca e la selezione del personale? oggi è ritenuto sempre più importan-te saper afferrare con precisione il bisogno del proprio cliente/interlocutore ma soprattutto è diventato “primario” essere in grado di rispondere con velocità e prontezza alle sue richieste.dalla pluriennale esperienza del

Gruppo Sida e da un contesto di forte fermento come quello attuale, sorge, in affiancamen-to ai metodi classici di ricerca e selezione del personale, un nuo-vo servizio: la Speed Search. La Speed Search nasce dal tenta-tivo di consentire a tutti coloro che hanno la necessità di trova-re dei collaboratori, di gestire le proprie selezioni avvalendosi dell’aiuto di professionisti del re-cruitment ad un costo contenuto. L’obiettivo è quello di fornire alle aziende Curriculum Vitae selezio-nati e in linea con le richieste, in grado di soddisfare le esigenze di recruitment attraverso un’at-tenta attività di screaning e di pre-selezione.Il Gruppo Sida dispone di un team di consulenti che costante-mente si avvalgono di strumenti efficaci ed avanzati per il reperi-mento dei Curriculum in qualsiasi zona d’Italia. La mission del servi-zio si evince dal suo stesso nome: da un lato la “ricerca”, dall’altro la “velocità”. Per quanto riguarda il lato “ricerca”, il principio è che tutte le aziende, prima o dopo, avvertono il bisogno di inserire all’interno del proprio organico figure professionali che ampli-no, sostituiscano o suppliscano alle esigenze che un mercato in continuo mutamento pone loro. La “velocità” è l’elemento che fa

la differenza. di fronte a richieste immediate, pressanti e di qualità occorrono soluzioni e strumenti adeguati. La Speed Search è uno strumento in grado di garantire un servizio con tutte queste ca-ratteristiche.

Paolo GiacomettiArea Risorse Umane

Gruppo [email protected]

Tel. 071.28521

RISORSE UMANE

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47Mondo LAVoRo

come Funziona

il contrattoL’azienda, tramite una semplice ed immediata pagina on line sul sito Sida, potrà acquistare in qualsiasi luogo e ora il servizio di Speed Search.

l’analisiAlla sottoscrizione dell’accordo l’azienda ci fornirà, inoltre, tutte le informa-zioni necessarie per implementare un corretto processo di ricerca e sele-zione.

il reclutamentoSida attiverà i molteplici canali di reclutamento di cui dispone e sarà in gra-do di individuare in tempi molto veloci Curriculum in linea con la posizione oggetto della ricerca. lo screeningSida valuterà quindi ogni singolo CV a disposizione e li selezionerà sulla base delle indicazioni fornite dall’azienda.

la trasmissione dei cvTutti i CV rientranti nei parametri condivisi nella fase di analisi verranno consegnati al cliente, completi di autorizzazione al trattamento dei dati. i tempiSida garantisce l’invio, tramite posta elettronica, dei CV entro una settima-na lavorativa dalla sottoscrizione del contratto.

i colloquiGrazie alla Speed Search, nel giro di una settimana l’azienda potrà disporre di CV di persone interessate e rispondenti alle proprie esigenze. Da questo momento sarà pronta a convocare i candidati e a valutarli secondo tempi e modalità propri.

Tutto questo con tempi, costi e standard qualitativi concorrenziali con qualsiasi altro sito on line o società di selezione.

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48 Mondo LAVoRo

COMUNICAZIONE D’IMPRESA

era meglio pensarci primatroppo spesso la leadership aziendale pone scarsa considerazione all’attività di controllo di gestione. insufficiente misurazione dei processi, scarsa attenzione alle strategie e scoperte tardive di problemi o di opportunità: ecco il profilo di tante (troppe) aziende marchigiane

L’obiettivo dei consulenti di direzione aziendale, in par ticolare nelle piccole e

medie imprese, è pragmatico e chiaro: valorizzare i punti for ti dell’azienda e minimizzare gli aspetti deboli.Tuttavia, l’ inadeguata conside-

razione di troppi imprenditori verso l’ indispensabile at tivi-tà di pianificazione aziendale, sommata ad at teggiamenti in-coerenti ed inef ficaci, sta met-tendo a dura prova la vita di molte realtà economiche che non riescono più a risollevarsi

dalle generali dif ficoltà di que-sti ultimi due anni, gettando al vento le conquiste e i for ti progressi ot tenuti con anni di duro lavoro ed impegno, qua-lità (almeno queste) , che con-traddistinguono positivamente la generalità degli imprenditori

DIREZIONE AZIENDALE

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49Mondo LAVoRo

marchigiani.Bisogna prendere at to che sono finiti i bei tempi in cui il merca-to comprava “spontaneamente” e l’aumento delle materie pri-me non era un grande proble-ma perché “bastava aumentare i prezzi” e addirit tura si rif iuta-

vano commesse perché reputa-te “poco remunerative”…Purtroppo, alcune debolez-ze erano invece già latenti in azienda:- in primis, una direzione azien-dale insicura, dotata di molta buona volontà, ma con tanti rinvii delle decisioni e soprat-tut to… navigazione a vista!- assenza di informazioni at-tendibili ed af fidabili e conse-guente totale mancanza di pia-nificazione strategica;- presenza dif fusa di costi oc-culti e diseconomie latenti.Come reagire, oggi, in un mer-cato inferocito anche dai con-correnti in dif ficoltà?Se il bilancio piange, nono-stante una robusta riduzione di personale e l’azienda ha poche risorse e poco tempo a disposi-zione, che fare?ovviamente, il consulente non è un mago, magari era meglio pensarci prima, però proba-bilmente si è ancora in tempo per porre rimedio e rilanciare l’azienda.Gli imprenditori delle Pmi, ac-canto alla loro passione, de-vono aggiungere strumenti di governance adeguati alle in-cer tezze del mercato at tuale e per questo le buone pratiche dei consulenti di management sono spesso preziose. Anche senza utilizzare cer te “raf finatezze” tecniche che a volte noi consulenti proponia-mo o sofisticati sistemi di con-tabilità analitica ed imputazio-ne di costi, è possibile - con pochi ma rigorosi strumenti di analisi - riuscire a tornare ad avere la situazione sotto con-trollo ed allentare il tasso di ansietà.Come per i medici, i professio-nisti d’impresa vedono tanti casi, in più sono abituati a vive-

re parallelamente sia i successi che le grandi dif ficoltà e perciò sanno come rassicurare il team aziendale, magari svolgendo di fat to anche qualche at tività di temporary management, af fian-cando l’azienda pure nelle at ti-vità operative, ma soprattut to par tecipando periodicamente alle riunioni del board direzio-nale per evitare che le decisioni restino solo sulla car ta.E’ fondamentale comunque at-tivare un operativo processo di controllo di gestione basato semplicemente sulla rigorosa at tività di consuntivazione pe-riodica e il suo costante raf fron-to con gli obiet tivi pianificati nel business plan (piano di mar-keting + piano organizzativo + piano economico-finanziario). operando così, si lavora me-glio, il futuro è meno ansioge-no e si acquisiranno suf ficienti informazioni utili per prendere tempestivamente le giuste de-cisioni o at tivare eventualmen-te le necessarie azioni corret ti-ve.Meglio farlo quando si è ancora in tempo.

Fabrizio PassamontiArea Controllo di Gestione

Gruppo [email protected]

Tel. 071.28521

i piccoli imprenditori, accanto alla loro passione, devono aggiungere strumenti di governance adeguati alle incertezze del mercato attuale

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51Mondo Lavoro

RISORSE UMANEDESIGN

Sinergia: una parola che sempre di più viene usata come la chiave risolutiva dei problemi, ma che

spesso non si traduce in azioni reali che tendano a fare di questo concetto un principio orientativo della propria professione. Quello che invece hanno voluto fare i soci della arredy Synergy, nata nel 2009 dal restyling della For-nari arredi Sas, è stato proprio dare attuazione pratica a questa “filosofia aziendale”, per fornire ai propri clienti un servizio ottimale, curato nei minimi dettagli, che permetta una persona-lizzazione completa. L’arredy Synergy ha reinterpretato il core-business della Fornari arredi, facendo proprie le tecniche di lavo-razione artigianale della falegnameria e riportandole su logiche diverse, più moderne e all’avanguardia. La caratte-ristica che più delle altre le ha permes-so di divenire leader nel settore della progettazione ed arredo di esercizi commerciali quali bar, negozi, gelate-rie, alberghi, ristoranti e show room, è stata la capacità di studiare, creare e realizzare soluzioni di arredamento su misura, cucite addosso alle esigenze dei clienti. Scelta di materiali di qua-lità assoluta, cura dei dettagli - che comporta una serie di controlli nelle varie fasi del processo che precedono la consegna dell’arredo - abilità crea-tiva, uso di tecniche artigianali e allo stesso tempo di programmi di grafica 3d all’avanguardia. L’obiettivo di ot-tenere valore aggiunto è supportato anche dal Gruppo a cui arredy Syner-gy appartiene, strutturato in differenti realtà, ciascuna delle quali si occupa

nello specifico di un singolo processo. La Synergy Group è l’azienda centra-le che si occupa del coordinamento finanziario, gestionale, amministrativo e del marketing delle società. Quando un cliente si rivolge al Gruppo, spes-so ha bisogno che le sue idee siano trasformate in progetti che prendano forma attraverso il lavoro di professio-nisti che sappiano suggerire le solu-zioni giuste da adottare. a svolgere questa fondamentale fun-zione è la Project Synergy, project & building management, che gestisce la realizzazione e tutti gli aspetti tecnici. ad eseguire invece le lavorazioni edi-li è l’impresa Edil Synergy. Le finiture interne ed esterne, lo stile e la scelta dei colori, sono invece particolari dei quali si occupa la decor Synergy, che realizza anche opere in cartongesso. dedicata interamente all’arredamen-to, alla progettazione e alla produ-zione su misura di mobilio è appunto la arredy Synergy. dietro la forza e la professionalità del Gruppo, l’intuito imprenditoriale del team di arredy: il Presidente Paolo Felicioli, il respon-sabile della progettazione Massimo Fornari, il responsabile della produ-

zione alket Sotiri, Giacomo Monte-verde, responsabile della laccatura e verniciatura, e Gianluca Brunetti, che svolge un ruolo di supporto all’area progettazione e alla produzione. Un team composto da un giusto mix di professionisti esperti e giovani, che puntano al futuro tenendo però salde le proprie basi sull’artigianalità propria della falegnameria tradizionale.

Arredy Synergy: ArrediAmo le voStre ideel’arte di plasmare le forme, di creare un arredo che sia perfettamente funzionale alle esigenze e alle richieste del cliente, fatto ad hoc su misura: questa è la vocazione della Arredy Synergy

PROJECT SYNERGY SRLVia G. Falcone, n. 20 - MacerataTel/Fax 0733.240120 [email protected]

SYNERGY GROUP SRLSede legale:via G. Falcone 2062100 Maceratatel/fax 0733240120Sede amministrativa:via Umbria 4962014 Corridonia (MC)tel 0733 201524 - fax 0733 206455

DECOR SYNERGY SRLVia Umbria, n. 49 - Corridonia (MC)Tel. 0733.201524 - Fax 0733.206455 [email protected]

EDIL SYNERGY SRLVia G. Falcone, n. 20 - MacerataTel/Fax 0733.240120 [email protected]

ARREDY SYNERGYVia Umbria, n. 45 - Corridonia (MC)Tel 0733.201282 - Fax 0733.206455 [email protected]

Page 53: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

decidere di produrre interamente in Italia, affidan-

dosi per l’intero ciclo di creazione del prodotto a

competenze formatisi alla scuola della tradizione ita-

liana e arricchitesi dall’attenzione a nuove tecnologie

e nuove procedure, significa proporre qualcosa che

sposa perfettamente qualità, originalità, innovazione.

Questa forza da spendere sul mercato è stata suffi-

ciente per attutire gli effetti della crisi? Come ha ri-

sposto il nostro export a questo momento difficile?

Quanto conta il radicamento sul territorio per mante-

nere la propria fetta di mercato anche quando i con-

sumi registrano una flessione?

Tutelare il Made in Italy deve comunque essere un

principio imprescindibile per fare sì che la ricono-

scibilità e la tracciabilità dei prodotti permettano al

consumatore di avere sempre chiaro che cosa si sta

acquistando e ai produttori di poter spendere come

variabile strategica grazie alla quale collocare la pro-

pria merce su un livello di percezione qualitativa più

elevato.

Cerchiamo di capire allora che cosa è stato fatto a

livello normativo in tutela del Made in Italy e qua-

li sono le attenzioni che i consumatori devono por-

re nel verificare che il prodotto marchiato “made in

Italy” lo sia effettivamente.

Un ruolo fondamentale nella lotta alla contraffazio-

ne è anche quello svolto dalle forze della Guardia di

Finanza che sul territorio marchigiano hanno fatto

registrare nell’ultimo anno risultati molto positivi, dei

quali diamo conto ai nostri Lettori.

Per ripartire dopo un momento complicato come

quello appena passato, affidarsi a qualità, creatività,

ed eleganza: puntare ancora sul Made in Italy sembra

in ogni settore la strada giusta.

CONTROVOCE

52 Mondo Lavoro

SPeCiAle

il mondo del mAdein itAly:

un ConCetto Che rACChiude in Sè elegAnzA, ProfeSSionAlità, intuito, CreAtività, CAPACità imPrenditoriAli. unA levA Che dA SemPre hA elevAto il noStro PAeSe e fAtto ConoSCere le eCCellenze di CASA noStrA in tutti i merCAti internAzionAli.

Page 54: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

53Mondo Lavoro

SPeCiAle

mAde in itAly

Page 55: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

54 Mondo Lavoro

Made in Italy: per difenderlo riscoprire l’”italianità”

Lo sviluppo tecnologico ed economico e la globalizzazione hanno ac-

celerato i processi di progressivo ridimensionamento ed annullamen-

to delle “identità”, in tutte le loro dimensioni: nazionale e locale, ma

non solo. anche la “identità” individuale ne risulta intaccata. Questa forma

di degenerazione, già evidente, sarà con tutta probabilità accentuata dalla

crescente diffusione di Internet e dal forte sviluppo delle telecomunicazioni

in atto su scala mondiale.

Le barriere cadono.

a subirne i contraccolpi – come sempre accade di fronte a cambiamenti epo-

cali – vi sono innanzitutto i rapporti economici. In quest’ambito il contesto

si farà senz’altro più libero, ma più violento, la lotta per la conservazione più

spietata. La competitività economica si andrà sempre più diffondendo, ma-

nifestandosi anche in altre dimensioni: sociale, religiosa e razziale. Forse è il

caso di chiedersi se l’economia, la politica, la religione, le diversità di cultura

e di razza rappresenteranno (forse lo sono già?) i fattori-chiave in grado di

determinare il futuro ordine economico. E in rapporto ad essi quale ruolo

gioca un processo culturale evolutivo sempre più diffuso?

Bisognerà sempre più difendersi, erigere barriere, anche forse soprattutto

virtuali. Ed è in questo contesto che si potrà parlare ancora di Made in Italy:

gli italiani possiedono doti, valori, capacità, abilità, genialità. Patrimonio,

questo, che va riscoperto, ricercato, identificato, catalogato e valorizzato. La

cultura del Made in Italy - sia nel breve-medio che nel lungo periodo - dovrà

costituire il punto di riferimento e di orientamento strategico di ogni proces-

so dell’attività umana: da quello economico a quello politico, dall’ambito

sociale a quello culturale.

Le attività educative e formative dovranno trarre dalle peculiarità e dai ca-

ratteri del nostro patrimonio genetico, economico, culturale e geografico i

fondamenti per il suo insegnamento. La ricerca, ad ogni grado, contesto e

livello, dovrà concentrarsi anch’essa sulla “italianità”. Soltanto così l’econo-

mia nel suo complesso - agricoltura, industria, commercio e servizi – sarà in

grado di restituirci orgoglio, motivazione, successo e difesa.

Flavio Guidi

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55Mondo Lavoro

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da quanti anni è nato l’isti-tuto per la tutela dei Pro-duttori italiani e soprat-

tutto da quali esigenze siete stati e siete tuttora mossi?“L’Istituto è nato oltre 15 anni fa. La prima battaglia è stata fatta per far togliere la scritta “suole Made in Italy” sulle suole ... senza le scarpe. Le fabbriche italiane di semilavora-ti erano riuscite a far inserire all’in-terno di una legge la possibilità di scrivere Made in Italy anche sui se-milavorati. ai loro clienti esteri inte-ressava prima comperare la scritta e poi la suola. dopo anni, nel 2001 siamo riusciti a far cambiare la leg-ge. Tutti oggi possono fregiarsi della scritta Made in Italy anche producen-do il 49 per cento all’estero. E’ come dire: bevo del vino con il 49 per cento di acqua, tanto è lo stesso vino. Per noi estimatori del vino e del Made in Italy, tutto ciò è come uno scherzo di cattivo gusto; che però è un’amara realtà. Sarebbe un paradosso, se non ragionassimo nel linguaggio degli affari gestiti dai più forti e dai lobbi-sti. Poi ci sono i furbi: fabbriche che continuano a dire che producono in Italia, ma poi si scopre che non è vero. Il consumatore vorrebbe comprare Made in Italy vero, ma ha sempre il dubbio di essere fregato. E purtrop-po spesso ci indovina”.

nella pratica, che cosa fa il vostro istituto? Quali progetti o iniziative avete realizzato? e per il futuro?“L’istituto sta mettendo in campo una serie di iniziative tese a tutelare, valorizzare e promuovere le impre-se che ancora producono in Italia. Per tutelare e valorizzare il vero ori-ginale 100 per cento Made in Italy, dieci anni fa abbiamo creato la cer-tificazione grazie alla quale l’istituto cerca di “scovare” qualche residuo produttore onesto, che è rimasto a produrre in Italia, affinché possa procedere alla certificazione dei propri prodotti consentendo così al consumatore di avere la garanzia di aver acquistato vero ed originale prodotto di qualità italiana. Per la promozione, attraverso il sito www.produttori.net comunichiamo a tut-ti i distributori internazionali la lista

delle ditte certificate, in modo che i clienti esteri possano trovare più rapidamente e con maggiore cer-tezza i prodotti italiani. Per il pros-simo futuro, dovremo seguire con estrema attenzione l’iter della legge sul Made in Italy per evitare interes-sati inquinamenti nella rilevazione e marchiatura dei prodotti”.Secondo la Sua opinione, il made in italy è un punto a favore solo delle grandi aziende o anche del-le Pmi?“Il Made in Italy è un punto di favore solo delle piccole imprese, mentre le grandi ne abusano. Se le picco-le aziende se ne rendessero conto, potrebbero fare del marchio Made in Italy un vero valore aggiunto. Pec-cato che chi li rappresenta va avanti troppo spesso con i se e i ma”.dalla legislazione nazionale, viene

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SPECIALE

Serietà, trASPArenzA e SemPliCità Per inCentivAre il vero mAde in itAlyQuesto dovrebbe essere l’impegno da portare avanti secondo nazzareno vita, direttore dell’istituto per la tutela dei Produttori italiani. Così - insieme alla creatività, alle capacità e alla determi-nazione dei nostri imprenditori - si potrà veramente proteggere e tutelare prodotti 100% a qualità italiana

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effettivamente tutelato il made in italy? Si potrebbe fare di più?“Con la legislazione non si può fare niente. La legge doganale inter-nazionale ha dettato le condizioni: “E’ “made in” il prodotto realizzato prevalentemente e finito nel Pae-se”. Questo è. Tutto il resto è falsa rappresentazione della realtà. Basta rendersene conto ed agire di con-seguenza: le ditte, se vogliono ve-ramente utilizzare il valore aggiunto dell’origine dei prodotti, debbono adottare il marchio collettivo 100% Made in Italy. null’altro da dire e nul-la di diverso da fare”.e per tutte quelle piccole impre-se che sono terziste delle grandi aziende conosciute nel mondo, sono previste delle tutele impor-tanti?“vi è già da tempo una legge per la loro tutela. Ma anche in questo caso vale il principio che se vogliono ve-ramente utilizzare il valore aggiunto dell’origine, debbono certificare il loro lavoro, altrimenti si presuppone che fanno un prodotto, se non total-mente, anche solo parzialmente la-vorato all’estero”.Se dovesse dare voce ai produt-tori, quelli che rappresenta, quale sarebbe il giudizio della maggio-ranza sul made in italy? viene solo usato come vetrina o effet-tivamente si vuole incentivare quell’imprenditoria che in italia vuole continuare a porre le sue basi?“Il giudizio che più spesso viene espresso coincide con queste paro-le: “è uno scherzo di cattivo gusto”, perpetrato ai danni di chi ha fatto grande l’Italia: il sistema produttivo delle piccole imprese. Per incentiva-re la produzione in Italia abbiamo bi-sogno di serietà, trasparenza e sem-plicità. Le capacità, la creatività e la determinazione saranno senza om-bra di dubbio messe dalle imprese, come d’altronde è sempre stato”. Eleonora Baldi

mAde in itAly

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Come è vista la produzione ita-liana all’estero? Che cosa ha il made in italy in più rispetto a

prodotti di altri Paesi?“E’ sotto gli occhi di tutti: i nostri mar-chi, le nostre griffes conquistano. Mi capita spesso di parlarne all’estero e non credo di esagerare nel dirle che ogniqualvolta se ne parla nel mondo, sul viso delle persone compare un sor-riso, gli occhi si spalancano. Cosa ha il Made in Italy in più rispetto agli altri? E’ il simbolo dell’eleganza, dello stile, ma non solo. Già nel Settecento i rampol-li delle famiglie aristocratiche di tutta Europa venivano in Italia per il Grand Tour, per concludere il proprio cursus studiorum. Il nostro Paese non ha mai smesso di essere meta di stilisti, artisti e uomini di cultura e i suoi prodot-ti hanno ricevuto attenzione e plausi come in nessun altro posto in Europa”.Per quanto riguarda il volume de-gli scambi commerciali, nel periodo che ha visto la crisi delle economie mondiali, quali sono stati i settori dell’export che comunque hanno continuato a far registrare buoni li-

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SPECIALE

lA SPeCiAlizzAzione del Settore mAnifAtturiero è un SAlvAgenteumberto vattani, Presidente dell’ice (istituto per il Commercio estero), sottolinea il positivo trend dell’export italiano che dopo un iniziale calo ha fatto registrare buoni numeri, ancora una volta grazie alla qualità dei nostri prodotti

“Nel periodo ottobre 2008-set-tembre 2009, nonostante la gravis-sima crisi mondiale, il surplus com-merciale manifatturiero dell’Italia con l’estero è stato attivo per 52,3 miliardi di euro”

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velli di scambio? e quali invece sono maggiormente calati?“Guardi, la crisi ha colpito un po’ tutti. Ma l’export italiano, insieme a quello te-desco, ha fatto registrare, dopo un ini-ziale calo dovuto alla forte diminuzione della domanda estera, una sostanziale tenuta. Questo perché abbiamo un va-lore aggiunto da offrire: la qualità che conta nel momento in cui le disponibili-tà finanziarie del consumatore si assot-tigliano. E poi l’Italia è risultata meno esposta alle tempeste internazionali perché più radicata di altri Paesi su una solida economia manifatturiera. Le ulti-me rilevazioni segnalano che nel perio-do ottobre 2008-settembre 2009, no-nostante la gravissima crisi mondiale, il surplus commerciale manifatturiero dell’Italia con l’estero è stato attivo per 52,3 miliardi di euro. E’ un dato di poco inferiore - solo un miliardo di euro - a quello del 2007, che è stato il secondo nostro miglior anno dopo il 2008 quan-to a successi sui mercati internazionali. Sono dati assolutamente straordinari di cui la meccanica e l’agroalimentare rappresentano una forte componente. Ma se aggiungiamo il comparto dell’hi-tech - in forte espansione come quello dei prodotti per il settore delle teleco-municazioni - questi numeri dimostra-no inequivocabilmente la grande com-petitività dei settori di specializzazione del manifatturiero italiano”. e per l’immediato futuro, crede che questi trend continueranno o pre-vede qualche cambiamento dovuto principalmente all’espandersi delle economie emergenti?“Le imprese italiane hanno saputo razionalizzare le proprie attività, intro-ducendo innovazioni e contenendo i costi, senza mai rinunciare alla qualità. Se questa resta la strada maestra per difendere le nostre posizioni, bisogna anche essere pronti ad espandersi nei mercati emergenti. La crisi di fatto non ha colpito molti Paesi emergenti – Bra-sile, India, la stessa Cina - e la capacità di acquisto del consumatore medio, specialmente nelle classi più giovani,

è in crescita. non è un caso che l’Ice abbia posto particolare attenzione proprio a queste aree, concentrandovi risorse e privilegiando i settori promet-tenti per allargare le quote di mercato conquistate dalle nostre imprese”.Parliamo in modo specifico di made in italy: secondo lei viene abbastan-za protetta la nostra unicità? o sa-rebbe da introdurre qualche ulterio-re norma che possa garantire non solo il riconoscimento dei prodotti ma anche il loro valore commercia-le?“Ci sono momenti nei quali occorre in-tervenire per proteggere e salvaguar-

dare ma non si tratta solo di stare sulla difensiva. L’errore più grande sarebbe quello di chiudersi in un angolo dopo aver alzato dei muri. E’ importantissimo evitare che le no-stre imprese siano penalizzate da for-me di concorrenza sleale e per questo l’Ice svolge un’azione di contrasto alla contraffazione. Ma dobbiamo anche aiutare le aziende a trovare nuovi spazi, ad affacciarsi in settori innovativi, a guadagnare quote di mercato. La normativa, certo, serve a proteggere ma dobbiamo puntare anche su una politica di promozione forte, su una immagine assertiva di un sistema Paese in grado di imporsi all’estero”. voi come ice che cosa propone-te per incentivare la conoscenza e l’apprezzamento del made in italy nel mondo? Quali progetti portate avanti o sponsorizzate?“L’Ice accompagna giorno dopo gior-no le imprese all’estero, promuove i

“La crisi di fatto non ha colpito molti Paesi emergenti – Brasile, In-dia, la stessa Cina - e la capacità di acquisto del consumatore medio, specialmente nelle classi più giova-ni, è in crescita”

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loro prodotti e programma incontri con imprenditori stranieri. Tutto que-sto serve a sottolineare la capacità di innovazione e di proposta del Made in Italy. In quanto braccio operativo del Ministero dello Sviluppo Economico, ogni anno realizziamo 700 iniziative, distinguiamo i Paesi per settori e per aree geografiche, siamo gli unici in Ita-lia ad operare secondo un sistema di griglie. Elaboriamo ogni anno rapporti e studi sui mercati per gli operatori e per importanti comitati ed associa-zioni, come il Comitato Leonardo che ogni anno, alla presenza del Presiden-te della repubblica, premia gli impren-ditori che si sono distinti quali amba-sciatori del Made in Italy”.Avete una stretta collaborazione

con le aziende che commercializ-zano i loro prodotti fuori dal suolo italiano? Quali sono le esigenze sen-tite con maggiore sensibilità?“Le aziende sono i nostri compagni di viaggio. raccogliamo le loro pro-poste e quelle delle associazioni di categoria e lavoriamo in raccordo con il Ministero dello Sviluppo Economico e le regioni. Curiamo particolarmente la customer satisfaction attraverso un sistema di rilevamento delle esigenze delle imprese e una dettagliata analisi del grado di soddisfazione dei nostri servizi al termine di ogni iniziativa. E non le nascondo che fa piacere poter affermare che tale variabile è in costan-te crescita da qualche anno a questa parte. Tra le tante novità che il Mini-stro Scajola ha introdotto per facilitare il processo di internazionalizzazione, alcune hanno già generato effetti po-sitivi: non solo la Cabina di regia, ma anche la tutela della proprietà intellet-tuale, la promozione dei settori innova-tivi e delle nuove tecnologie e il Piano Straordinario per l’Immagine del Made in Italy hanno raccolto un vivo apprez-zamento da parte delle imprese, che hanno percepito una rinnovata atten-zione verso le loro istanze in questa particolare fase della congiuntura”. Eleonora Baldi

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SPECIALE

Dottor Mauriello, secondo Lei quale sarà il ruolo dei distretti, in una fase sto-

rica in cui il Legislatore sembra puntare molto sulle aggregazioni tra Pmi (vedi premio di concentra-zione, neutralità del disavanzo di fusione)?“Il rapporto tra distretti e reti va vi-sto in termini di assoluta coerenza. In un certo senso, lo sviluppo degli uni è complementare a quello delle altre, e viceversa. I distretti possono essere considerati dei “nodi” della rete. non possiamo infatti immagi-nare delle reti “aterritorializzate”, senza alcun aggancio al territorio. Si tratta invece di formalizzazioni di rapporti, che possono svilupparsi su vari versanti, in primis quello pro-duttivo, ma non solo”.E cioè?“Sul versante delle tecnologie e dell’internazionalizzazione, aspetti, questi, di estrema importanza. Ma per raggiungere questi obiettivi le reti hanno bisogno dei distretti”.L’attuale situazione dei distretti italiani sembra un po’ a macchia di leopardo. Condivide?“In parte è vero, però dobbiamo fare attenzione. Il successo di un distret-to non dipende soltanto dall’azione di chi lo guida. La verità è che alcuni settori mer-ceologici hanno risentito della crisi molto meno rispetto ad altri. Pen-siamo ad esempio all’agroalimenta-re, che ha subito i contraccolpi che hanno riguardato la moda o il tessi-le. Però il 2010 si prospetta come un anno di ripresa”.In futuro quali distretti, in termini merceologici, territoriali, organiz-

zativi, avranno maggiori opportu-nità di sviluppo?“Per i distretti delle tre “a” – abbi-gliamento, arredamento ed alimen-tare – si intravedono prospettive di sviluppo, che – non dimentichia-molo – dipendono dallo stato in cui versa l’economia dei Paesi nostri im-portatori. Sotto un profilo dimensio-nale, la media impresa è quella che sta tenendo meglio, sia dentro che fuori i distretti. Questo grazie ad un buon rapporto con la subfornitura e la filiera”.In particolare, per il settore dell’arredamento cosa si preve-de?“Il settore ha bisogno di intercettare nuovi mercati. Il mercato Usa ormai

stenta: essendo strettamente lega-to allo sviluppo immobiliare, è chia-ro che ha risentito fortemente del crollo causato dalla bolla americana. Prima o poi si riprenderà, ma non più ai ritmi del passato. occorre pensare a nuovi mercati, posti lon-tani, inesplorati, che potranno rap-presentare nicchie di mercato mol-to importanti. E in tale contesto la rete potrà fornire un supporto fon-damentale, soprattutto a benefi-cio delle piccole imprese: penso a taluni servizi come la logistica o la concessione di marchi. Soltanto at-traverso le reti, le realtà più piccole potranno superare i vincoli che at-tualmente impediscono lo sviluppo in certi mercati”. Paolo Duranti

“l’ArredAmento dovrà CerCAre nuovi merCAti”intervista a domenico mauriello, del Centro Studi unioncamere

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SPECIALE

Quello dei latticini e formag-gi rappresenta il settore trainante nel bilancio del-

le esportazioni fatte registrare nel 2009, in aumento di mezzo punto percentuale rispetto all’anno prece-dente.nella classifica dei settori di punta della produzione alimentare italiana, al primo posto si trovano i prodotti derivati dal latte, con oltre il 12 per cento del fatturato totale e circa 25.000 addetti. E anche le esporta-zioni vanno molto bene: a tale riguar-do é sufficiente ricordare che il set-tore dei formaggi ha chiuso il 2009 con un saldo positivo tra import ed export di 120 milioni di euro. E ciò nonostante il fatto che i prodotti stranieri vengano immessi sul mer-cato a prezzi mediamente più bassi (a dicembre il Parmigiano-reggiano costava mediamente 8 euro e mezzo al chilo). Ma quello dei prezzi é sol-tanto uno dei problemi dell’industria italiana dei formaggi: gli obblighi normativi in materia di etichettatura e di confezionamento dei prodotti, i limiti comunitari alla produzione del latte, le difficoltà sul versante credi-

tizio, sono soltanto alcuni dei nodi che le associazioni del settore inten-dono porre sul tavolo delle trattative con Governo, Parlamento e Bruxel-les. altri beni graditi ai consumatori stranieri sono gli ortaggi trasformati (le cui esportazioni nel 2009 sono in-crementate dell’11,3 per cento), gli oli (+ 8,8 per cento), la birra e i dol-ci (entrambi con un + 3 per cento). I maggiori Paesi importatori sono Usa,

Germania, Francia e Gran Bretagna). Ma nelle Marche é battuta d’arrestoSecondo recenti stime di Federali-mentare, l’export alimentare mar-chigiano nel 2009 é sceso a 150 mi-lioni di euro: il calo rispetto all’anno precedente é del 16,3 per cento, il peggiore in assoluto tra le regioni italiane. Una certa flessione si é regi-strata un po’ ovunque, portando ad un dato complessivo negativo pari al – 4 per cento. non tutte le regioni piangono, però: i prodotti alimen-tari campani e pugliesi sono andati meglio in raffronto al 2008. Ma chi esporta di più? Piemonte, Lombar-dia, veneto ed Emilia romagna as-sieme hanno fatto registrare 12.500 milioni di euro, cioé due terzi del to-tale nazionale (18.790 milioni).

exPort AlimentAre Alle Stelle grAzie Al lAttiero

L’industria alimentare italiana

Fatturato: 120 miliardi di euroAddetti: 400.000

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SPECIALE

BENIÊ CONÊ RECORDÊ MONDIALEÊ DIÊ VENDI-TEÊ ALL'ESTERO

Quantitˆ

Cuoi a pieno fiore

ACCESSORIÊ MODA

MATERIALIÊ EÊ PRODOTTIÊ MECCANICIÊ PERÊL'EDILIZIAÊ EÊ ILÊ SOLLEVAMENTO

METALLURGIA

Tubi e profilati di ferro

Barre e profilati non legati

PAESI N¡ Ê beniÊ alÊ 1¡ Êposto

N¡ Ê beniÊ alÊ 2¡ Êposto

N¡ Ê beniÊ alÊ 3¡ Êposto

Totale

mAde in itAly, 1000 volte Sul Podiol’italia è uno dei maggiori Paesi esportatori, assieme a germania, usa e Cina. non soltanto per mobili, calzature ed alimentari...

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Secondo uno studio Istat pubblicato alla fine dell’an-no che si è appena chiuso,

paragonando i primi nove mesi del 2009 con lo stesso periodo dell’anno precedente, si è regi-strata una flessione del 23,1 per cento in termini di esportazioni, dovuta in maggior percentua-le alla riduzione di domanda da parte dei Paesi dell’Unione Euro-pea e in parte residuale a quella dei Paesi extra Ue.

le aree del PaesePer meglio interpretare i valori - in aumento o in diminuzione - delle esportazioni, l’Istat ha ope-

rato una divisione territoriale del Paese, prendendo in esame cin-que differenti zone: nord ovest, nord Est, Centro, Meridione ed Isole. In questo modo è possibile avere dei dati molto più precisi e comparare le situazioni aven-do così un quadro più puntuale e specifico.In tutte le ripartizioni territoria-li si rileva un generalizzato calo nelle esportazioni. riduzioni su-periori alla media nazionale ven-gono fatte registrare nelle isole, con una percentuale pari al 44 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno prece-dente, da imputare soprattutto

al calo della domanda di prodot-ti petroliferi raffinati. Situazio-ne leggermente migliore, sep-pure sempre in forte flessione, è quella avvertita dalle regioni meridionali, che si sono attestate attorno al – 27,2 per cento. Fles-sioni invece minori rispetto alla media nazionale sono state regi-strate nell’area nord-occidentale (con un -22,5 per cento), in quel-la nord-orientale, dove il calo è stato del 22,4 per cento e infine nelle regioni centrali del Paese, dove i valori hanno registrato un calo del 18 per cento.Tuttavia, ad un’analisi più atten-

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SPECIALE

le eSPortAzioni itAliAne: AlCuni dAtiuna dettagliata indagine istat mostra come il made in italy abbia risentito della crisi che ha causato una flessione delle esportazioni. ma una prima ripresa si comincia già ad intuire

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ta, se si prende in esame la dina-mica congiunturale e la si valuta in base ai dati trimestrali depura-ti dalla media stagionale, si può evidenziare un’apprezzabile va-riazione positiva delle esporta-zioni in tutte le cinque zone prese in esame, e in particolare al nord, sia ovest che Est.

Bene la liguriaSe si scende poi ad analizzare la specifica situazione di alcune re-gioni che più di altre hanno con-tribuito negli anni ad aumentare il volume delle esportazioni ita-liane, possiamo vedere che l’uni-ca a far registrare un incremento rispetto allo stesso periodo pre-so in esame nel 2008 è la Liguria, che segna un confortante + 8.8 per cento, grazie soprattutto alla richiesta estera di mezzi di tra-

sporto.al contrario, le flessioni mag-giori vengono fatte registrare dalle isole - Sardegna a -50 per cento e Sicilia a -40 per cento -, dall’abruzzo, con una percentua-le negativa del 35,7 per cento, dalle Marche con un decremento del 28,4 per cento, dalla Puglia

con un calo del 27,8 per cento e poi da Piemonte, Emilia roma-gna, Lombardia e veneto, tutti con percentuali comprese tra il 20 e il 26 per cento.

la situazione del Centro italiaIn base ai dati analizzati, risul-ta che la maggior parte del calo è da attribuirsi alla mancanza di domanda da parte dei Paesi del-la Unione Europea e in particolar modo da parte di Spagna e Ger-mania. Guardando invece alle nazioni extra-europee, le variazioni in negativo più significative si regi-strano verso Messico, russia, In-dia, Stati Uniti, Sudafrica, Paesi dell’asean e Turchia. all’interno di un trend comunque negati-vo, vanno comunque sottolineati elementi in controtendenza, che testimoniano una maggiore ri-chiesta di prodotti provenien-ti dall’Italia centrale da parte di Cina, Svizzera e Corea del Sud.

le categorie merceologicheL’ultima lente di ingrandimento utilizzata dall’Istat per capire me-glio la situazione legata al calo delle esportazioni, è quella che si fonda sulla categoria merceo-logica. andando infatti a studiare i valori di esportazione dei vari settori, notiamo come le flessioni più significative riguardino il coke e i prodotti petroliferi raffinati (- 44,4 per cento), i metalli di base e i prodotti in metallo esclusi mac-chine ed impianti (- 31,8 per cen-to), i mezzi di trasporto (-29,3 per cento), i prodotti tessili (-25,3 per cento) e sostanze e prodotti chi-mici (-29,3 per cento). Scorrendo l’elenco delle regioni maggiormente colpite dal calo dell’export in ciascuno di questi settori, si nota che le Marche non compaiono mai tra le quelle mag-giormente in sofferenza.

 

 

fonte: iStAt

fonte: iStAt

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Presidente, qual è il ruolo dei distretti, in una fase storica in cui il legislatore sembra

puntare molto sulle aggregazioni tra Pmi (vedi premio di concentra-zione, neutralità del disavanzo di fusione, ecc.)?“I distretti negli ultimi anni hanno cambiato pelle, diventando luoghi di addensamento e di intreccio di fi-liere multilocalizzate, cioè non più e non solo espressione di un territorio con un’identità localizzata in un uni-co, grande sito e focalizzata su un comparto produttivo. assurgendo a modello: il modello italiano”. in che senso si può parlare di mo-dello italiano di distretto?“Un modello che non è solo og-getto di studi scientifici, ma sta diventando un esempio da copia-re per importanti realtà mondiali e per mettere ad hoc politiche e strumenti efficaci di internazionaliz-zazione. Il distretto rappresenta la realtà economica e sociale dell’Ita-lia, quindi si adegua alle situazioni. E questa è un’altra delle sue forze, che corrisponde a quella del siste-ma economico e produttivo del no-stro Paese. L’essere camaleontico, il sapersi adattare a tutte le situazioni, l’escogitare in tempi rapidi soluzio-ni e dinamiche ad hoc. reazioni che sono constatabili soprattutto oggi, in tempi non facili per aziende e di-stretti”. in tale contesto, la federazione dei distretti italiani che ruolo avrà?“La Federazione nell’immediato fu-turo sarà impegnata a far crescere ulteriormente il sistema dei distretti.

Perché è doveroso un altro balzo in avanti. Per sviluppare la rete, infatti, è necessario che i distretti diventino anche centri di servizio al territorio, in sinergia con tutti gli altri attori, con l’obiettivo di dare valore ag-giunto alle imprese. In poche paro-le, fare rete nel distretto. Sta già av-venendo, ad esempio, nel distretto meccanico di Lecco. Lì 25 imprese del distretto si sono aggregate per dare vita a un filiera chiusa in grado di dare al cliente tutto ciò che serve. Inoltre terremo sotto osservazione il fenomeno dei distretti con il nostro osservatorio che abbiamo appena attivato.”in futuro quali distretti, in termini merceologici, territoriali, organiz-zativi, avranno maggiori possibili-tà di sviluppo?“Tutti quelli che hanno investito in innovazione e ricerca e tutti quelli che sono riusciti a fare aggregazio-ne tra loro, al di là del settore mer-ceologico. In tal senso vedo bene, a

livello di distretti, quello della moda e della meccanica che stanno attra-versando un momento di grave sof-ferenza, ma stanno anche trovando dentro di loro le risorse per uscirne bene”.Come vede i distretti marchigia-ni?“rappresentano molti settori: dall’agroalimentare alla moda, dal mobile agli strumenti musicali, dagli elettrodomestici al tessile. a secon-da del comparto c’è chi soffre e chi soffre meno. Quello che noto, da osservatore esterno, è che fanno poco “gruppo” con i distretti di per-tinenza nel resto dell’Italia. Poche si-nergie. E non è un buon segnale”.relativamente alle potenzialità in relazione all’export cosa ci può dire?“I distretti rappresentano spesso e volentieri il Made in Italy, quindi sono un fulcro dell’export naziona-le. anche in questo caso non si può generalizzare, ma la globalizzazione richiede sempre di più aziende in-novative e capaci di adeguarsi alle esigenze dei vari Paesi. Le aziende che si stanno strutturando in questo senso avranno un futuro anche al di fuori dei propri confini, le altre temo di no. o meglio, assisteremo sem-pre di più al fenomeno delle con-centrazioni. Le aziende piccole che non riescono o non possono rispon-dere adeguatamente al cambio di passo si metteranno al servizio delle aziende del distretto più struttura-te sia in termini dimensionali, sia in termini di sviluppo, dando vita a una sorta di filiera della subfornitura”. Paolo Duranti

“i diStretti mArChigiAni? non fAnno gruPPo”“e non è certo un buon segnale”, dichiara a mondo lavoro valter taranzano, Presidente della federazione dei distretti italiani

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Le ”zone grigie” sono infatti an-cora troppe, ed in esse sono bravi ad inserirsi contraffattori

vari che appongono diciture “Made in Italy”, “100% italiano” e simili, su prodotti che invece in realtà di na-zionale hanno ben poco. E’ per que-sto che la normativa in tema di Made in Italy è continuamente sottoposta a revisione, proprio nel tentativo di difendere il più possibile produttori e consumatori.In tale contesto si inserisce la Leg-ge n. 166 del 20 novembre 2009, che ha provveduto a colmare alcune delle lacune prima sprovviste di una chiara regolamentazione. L’articolo 16 del provvedimento – rubricato “Made in Italy e prodotti interamen-te italiani” – ad esempio, ha intro-dotto alcune importanti modifiche a quanto contenuto nel decreto-Legge n. 135 del 25 settembre dello scorso anno. La prima puntualizzazione che si ef-fettua con il citato art. 16 riguarda la classificazione del prodotto: si dice infatti che “si intende realizzato inte-ramente in Italia il prodotto o merce classificabile come Made in Italy ai sensi della normativa vigente, e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamen-to sono compiuti esclusivamente su territorio italiano”. Si comprende quindi la volontà del Legislatore di sottolineare che per essere consi-derato italiano al 100 per cento e potersi così fregiare del marchio “Made in Italy”, il prodotto deb-ba essere concepito e realizzato in

tutte le sue fasi, nessuna esclusa, su territorio italiano. In questo modo quindi si impedisce ad aziende che si limitano a progettare in Italia e poi lavorano tutto all’estero o a quelle che effettuano solo le rifiniture finali nel nostro Paese, di usare il marchio di originalità italiana.Molto importante è anche il sesto comma della disposizione in com-mento, laddove si afferma che deve intendersi come “fallace indica-zione” l’uso del marchio “Made in

Italy” con modalità tali da indurre il consumatore in errore, facendo in modo che quest’ultimo ritenga il prodotto o la merce di origine italia-na, senza che venga fatta espressa indicazione della sua origine o pro-venienza estera. a una violazione di questo tipo cor-risponde una sanzione amministra-tiva pecuniaria che varia dai 10.000 ai 250.000 euro, alla quale si aggiun-ge la confisca amministrativa delle merci contraffatte.

Cosa diCe la legge: le ultime modifiChe alla 166sul versante della tutela dei produttori che investono in made in italy e dei consumatori, tanto si è fatto ma ancora diversi problemi rimangono sul tappeto

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L’origine doganale delle merci ha sempre rappre-sentato un elemento fon-

damentale nel commercio inter-nazionale: infatti, dall’origine doganale del bene oggetto di importazione si determina l’im-posizione fiscale che deve subire all’entrata nel nostro territorio nazionale, si fissano le eventua-li limitazioni quantitative o le eventuali licenze necessarie, si delineano precise prescrizioni informative del prodotto la cui inadempienza provoca rilevan-ti conseguenze quali il seque-stro della merce e sanzioni di natura penale in capo al rap-presentante legale dell’azienda importatrice. ogni azienda che commercia con Paesi extra-Ue e che soprattutto importa da tali mercati dovrebbe essere con-sapevole dell’origine doganale del bene acquistato o prodotto, considerate le conseguenze che determina questo dato in capo all’azienda italiana. L’origine doganale di un prodot-to è un concetto che non coinci-de con l’origine geografica: un bene può essere importato (e quindi provenire) dall’India ma avere origine doganale cinese. a definire l’origine doganale è

la tipologia della lavorazione e dove essa è stata realizzata. al riguardo, non esiste una ti-pologia di lavorazione minima uguale per tutti i prodotti: per ciascuna categoria di merce, in-fatti, la normativa doganale co-munitaria e gli accordi interna-zionali conclusi tra la Comunità europea e Paesi terzi definisco-no le fasi di lavorazione che un prodotto deve subire nel Paese extra-Ue per ottenerne l’origine doganale.nel caso in cui sussistano dub-bi sull’attribuzione dell’origine a un prodotto in vir tù delle tra-sformazioni subite in Italia o in un Paese comunitario oppure, infine, in un Paese extra-Ue, la normativa comunitaria doga-nale prevede la possibilità per gli interessati di richiedere una Informativa vincolante sull’ori-gine ( Ivo) agli Uf fici doganali competenti. Quando l’azienda conosce l’origine doganale del bene che importa, è in grado di conoscere anche il dazio che deve applicarsi sul proprio pro-dotto.Una medesima calzatura con origine doganale “Malesia” su-bisce all’entrata in Italia un’im-posizione daziaria ben inferiore

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tutela del “made in” e dei marChi aziendali, tra origine delle merCi e lotta alla Contraffazionele polemiche seguite all’emanazione della legge n. 99 del 2009 – successivamente abrogata - hanno riportato alla ribalta la rilevanza dell’origine doganale dei prodotti importati e/o esportati

mariaester Venturini, doganalista e amministratore Csd

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se avesse invece origine doga-nale “Cina”. L’impresa importa-trice dovrà assolvere il 4,5 per cento sul valore della calzatura malese mentre l’8 per cento, ol-tre al 16,50 per cento, se fosse di origine cinese. L’elemento “origine” diventa così anche un dato di programmazione econo-mica aziendale: diventa un ele-mento essenziale per pianificare un investimento commerciale o produttivo all’estero. Se l’origine doganale assume importanza soprattutto per i prodotti finali diretti al consu-

matore, non è del tutto irrile-vante per i semilavorati. L’ori-gine doganale del semilavorato importato per realizzare la fab-bricazione in Italia di un prodot-to è determinante per conferire l’origine del prodotto finale. Se la lavorazione in Italia non è suf-ficiente, ai sensi della normati-va doganale, per l’acquisizione dell’origine, il prodotto finale avrà l’origine del semilavorato e tale origine rileverà per l’appo-sizione del corretto “made in..” e per l’imposizione fiscale in caso di successiva esportazione del bene ed entrata in un Paese extra-Ue.oltre all’evidente impatto fisca-le, l’origine doganale è divenuta sempre più rilevante anche per le sue connotazioni in ambito penale. Già con l’accordo inter-nazionale di Madrid del 1891, l’origine doganale è stata po-sta al centro dell’attenzione al momento dell’importazione per la verifica delle esatte informa-zioni fornite in merito. L’accor-do, tuttora in vigore, conferisce alle autorità doganali il potere di disporre il sequestro della merce in importazione quando essa rechi una falsa dichiarazio-ne dell’origine. Con la Legge n. 350 del 2003 (Finanziaria 2004), la tutela del Made in Italy è sta-ta ulteriormente potenziata dal-la previsione di cui all’ar ticolo 4, comma 49, in base alla quale si applica l’ar t. 517 del Codice Penale se i prodotti importati, esportati o commercializzati re-cano false o fallaci indicazioni sull’origine. ai fini della norma sopra indi-cata, con falsa dichiarazione di origine si intende l’apposizio-ne di un errato “made in …”, mentre con fallaci indicazioni si comprendono tutte quelle espressioni o segni o figure che

possano comunque indurre in confusione sull’esatta origine del prodotto.Sono stati così oggetto di se-questro e notizia di reato le im-portazioni di beni che, sebbene non recassero un erroneo “made in…”, presentavano etichette con il termine “Italy” ovvero con il disegno della bandiera trico-lore italiana, in quanto ritenute idonee ad ingannare il consu-matore sull’esatta origine della merce. Tuttavia, la norma non imponeva l’obbligo di etichet-tare il prodotto o l’imballaggio con l’indicazione del Paese di origine, obbligo peraltro inesi-stente nella Comunità Europea. La citata Legge n. 99 del 2009, invece, ha ampliato l’ambito delle condotte integranti la fal-lace indicazione, colpendo tutti i prodotti di origine non italia-na sui quali fosse apposto un marchio italiano, che dovevano essere obbligatoriamente eti-chettati in modo tale da rende-re evidente la loro origine non italiana. a seguito dell’abroga-zione di tale norma ad opera del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito nella Legge n. 166 del 2009, se da un lato si è ulte-riormente ampliata la tutela del “made in”, estendendo tale ob-bligo ai titolari e ai licenziatari di marchio aziendale, dall’altro si è fortemente attenuata la ri-gidità di tale onere, spostando la sanzionabilità della fattispe-cie dal momento dell’importa-zione a quello della successiva commercializzazione, grazie alla possibilità concessa agli impor-tatori di presentare in dogana un’attestazione con la quale ci si impegna a rendere le informa-zioni richieste dalla normativa nella fase della commercializza-zione del prodotto.L’ar t. 16 della Legge n. 135 del

mariaester Venturini, doganalista e amministratore Csd

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2009, inoltre, introduce il con-cetto del “vero made in Italy”, attribuibile solo a quei prodotti classificabili come Made in Italy ai sensi della normativa vigente e per i quali il disegno, la pro-gettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio ita-liano: una indicazione abbastan-za ermetica che ha dato adito a ulteriori dubbi interpretativi e che attende istruzioni ministe-riali per potersi applicare.occorre evidenziare che le aziende italiane, oltre a poter certificare il Made in Italy, pos-sono altresì tutelare l’origine commerciale dei propri prodot-ti. L’origine doganale, infatti, va altresì distinta dall’origine aziendale, o commerciale, tu-telata dal marchio registrato e messa in pericolo dai tentativi di contraf fazione.La tutela avverso la contraf-fazione è estesa al momento dell’importazione tramite l’azio-ne dell’agenzia delle dogane, in base a quanto stabilito dai regolamenti CE n. 1383/2003 e n. 1891/2004: “Le merci, com-

preso il loro imballaggio, su cui sia stato apposto senza au-torizzazione un marchio di fab-brica o di commercio identico a quello validamente registrato per gli stessi tipi di merci, o che non possa essere distinto nei suoi aspetti essenziali da tale marchio di fabbrica o di com-mercio e che pertanto violi i di-rit ti del titolare del marchio in questione ai sensi della norma-tiva comunitaria, quali previsti dal regolamento (CE) n. 40/94 del Consiglio, del 20 dicembre 1993, sul marchio comunitario o ai sensi della legislazione dello Stato membro su cui è presen-tata la domanda per l’interven-to delle autorità doganali”. La procedura di tutela può es-sere attivata a seguito di do-manda di intervento da parte del titolare o licenziatario del marchio registrato, oppure può attivarsi d’uf ficio, nel caso di un controllo doganale. In tale seconda ipotesi, i funziona-ri doganali chiedono la verifi-ca della titolarità del marchio o sua licenza d’uso e bloccano la merce per tre giorni, sino al

recepimento di una risposta da parte del titolare del marchio. Se dai controlli doganali emer-gono ipotesi di contraf fazione, si procede alla notizia di reato alla Procura ex art. 347 del Co-dice Penale nonché al sequestro della merce. Se dai controlli doganali non emergono ipotesi di contraf-fazione, avviene la liberazione della merce. nel primo caso, invece, il tito-lare o il licenziatario del mar-chio chiedono un provvedimen-to che ha vigenza per non più di un anno, durante il quale gli uf fici doganali ef fettuano con-trolli alle importazioni e, in caso di sospetti di contraf fazione, bloccano le merci per 10 giorni, entro i quali si informa il titola-re del dirit to ed entro i quali la dogana deve ricevere comuni-cazione di inizio procedura di violazione, altrimenti segue la liberazione della merce. Qualora le merci contraf fatte sfuggano al controllo doganale, il titolare o il licenziatario del marchio avranno dirit to al risar-cimento del danno.

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SPECIALE

Parlare di “made in italy” senza alcuna altra specifi-cazione a volte può essere

fuorviante, specie quando sotto tale etichetta vengono ricompre-si anche prodotti che non sono interamente ideati e realizzati in italia. a suo avviso, la legislazio-ne attuale tutela abbastanza il consumatore?“La normativa non soltanto non tu-tela il consumatore, ma è fuorvian-te, in quanto l’acquisto del Made in Italy fa supporre che l’articolo sia realizzato in Italia, quando spesso la maggior parte delle fasi di pro-duzione avvengono oltre confine e nei Paesi asiatici, e in Italia ci si limita ad un mero assemblaggio. La pro-duzione è delocalizzata, ma al con-sumatore viene negata questa in-formazione con una pubblicità che conferma un messaggio o l’illusione che il prodotto sia italiano”.e la legge 166 del 2009?“La consideriamo un primo pas-so verso una maggiore tutela, poi-ché prevede l’utilizzo delle diciture “100% Made in Italy”, “100% Italia” “tutto Italia” soltanto se il bene è interamente prodotto da noi, con la previsione di sanzioni nel caso ven-gano utilizzati marchi, segni od altre indicazioni che possano indurre il consumatore a ritenere erroneamen-te che il prodotto sia di origine ita-liana. al vaglio del Parlamento vi è

inoltre un disegno di legge su tessi-le, pelletteria e calzature, che preve-de norme più rigide e soprattutto la tracciabilità delle fasi di lavorazione, certificazione di igiene e sicurezza dei prodotti. ne auspichiamo l’ap-provazione, che rappresentereb-be una garanzia non soltanto per il consumatore finale - posto in grado di verificare nell’etichetta la traccia-bilità e quindi di procedere ad una scelta consapevole -, ma anche per l’impresa che punta all’italianità, per la difesa delle proprietà intellettuali, per il lavoratore, l’artigiano e il com-merciante. E’ comunque necessa-rio che un input decisivo in questo senso venga anche dalla legisla-zione comunitaria, affinché “Made in”, provenienza, tracciabilità, siano informazioni obbligatorie e non fa-coltative”.a quali marchi distintivi si deve fare attenzione quando si vuole acquistare merce made in italy? “Esistono marchi e loghi regola-mentati dalla legge ed altri gestiti direttamente da associazioni, con-sorzi di produttori, categorie pro-fessionali o enti certificatori, oltre a quelli regolati dall’Unione europea. Importante è dunque il marchio CE (Conformità Europea), il classico Made in Italy, o per il settore abbi-gliamento-pelletteria “vero Cuoio Italiano”, ad esempio. Per i giocat-toli il logo CE, nonché altri accorda-

ti da enti privati come “Giocattoli Sicuri” e “Sicurezza Controllata”, o indicanti la fascia d’età dei bambi-ni a cui sono destinati. nel settore agroalimentare l’etichetta deve in-dicare la provenienza del prodotto: d.o.P. (denominazione di origine Protetta), I.G.P. (Indicazione Geo-

“i Prezzi dei Prodotti di marCa strozzano la Produzione”di questo preoccupante fenomeno abbiamo parlato con silvana santinelli, segretario generale adiconsum marche, per capire a che punto è la tutela del made in italy e che cosa c’è ancora da fare

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grafica Protetta), S.T.G. (Specialità Tradizionale Garantita), agricoltura Biologica. Per i vini d.o.C., d.o.C.G., I.G.T. a salvaguardia della produzio-ne marchigiana il marchio QM della regione Marche”.anche se la vostra mission è pre-valentemente orientata alla salva-guardia del consumatore finale, nei confronti del problema della contraffazione si è mostrato sem-pre più sensibile anche il piccolo imprenditore. Vi è sufficiente at-tenzione nei loro confronti?“La contraffazione è un fenomeno in continua ascesa e un grave dan-no per le aziende che investono in ricerca e design, un fenomeno che tra l’altro sta andando oltre i settori storici, estendendosi a campi peri-colosi, come ricambi per autoveicoli e medicinali. La delocalizzazione, che ha creato grandi opportunità

per le imprese, è però fonte di rischi, soprattutto quando coinvolge Pae-si come la Cina, dove l’imitazione e la falsificazione non sono ancora regolate o disciplinate in maniera troppo blanda, con distorsioni della concorrenza internazionale. Tuttavia va rilevato che i prezzi dei prodotti di “marca”, spesso dovuti ai margi-ni dei canali di distribuzione, e alla pubblicità accattivante e costosa, “strozzano” la produzione, tipica-mente affidata a terzisti. Un fenome-no che mette in crisi i piccoli e medi produttori che puntano sulla qualità e sul Made in Italy. va dunque in pri-mo luogo rivalutato un messaggio culturale legato al fair-trade, alla necessità di adeguati controlli e san-zioni proporzionate al business spe-culativo, e/o alla truffa realizzata”.Qual è il comportamento del con-sumatore di fronte a un possibile acquisto di merce contraffatta, e quali le eventuali conseguenze a suo carico?“dobbiamo distinguere tra l’articolo offerto come contraffatto da canali alternativi, come il classico extraco-munitario, e l’articolo offerto come originale, anche da canali “regolari”. nel primo caso il consumatore sa di acquistare un articolo contraffatto e che sta commettendo un illecito di cui deve assumersi la responsabilità. nel secondo caso si configura una truffa, se il prezzo pagato è quello dell’originale, oltre alla non confor-mità del bene, che può comportare un rischio per la salute. nei falsi del Mady in Italy vengono spesso usati prodotti tossici: le ammine odorose, altamente tossiche e vietate in Euro-pa, sono usate nei manufatti extra europei ma non risultano sulle eti-chette, così come le tomaie di pes-sima plastica venduta come pelle, o i materiali usati per gli occhiali. Il consumatore dev’essere “educato” a controllare le etichette e a boicot-tare i prodotti privi di informazioni e ad essere parte attiva nel segnalare

nelle sedi competenti prodotti che sono ritenuti o risultati contraffatti”.Quali sono i settori merceologici nei quali più di altri il made in italy è più esposto a tentativi di con-traffazione?“La lista è molto lunga e non esau-stiva; prodotti agroalimentari con l’applicazione di marchi d.o.P. o I.G.P. contraffatti (pensiamo a sim-boli come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano), abbigliamento, pelletteria, calzature, occhiali, elet-tronica, software e pirateria, cosme-si e profumeria, sigarette, giocattoli, ricambi per auto, moto ed aerei, me-dicinali. E’ evidente come in questi casi la contraffazione attiene imme-diatamente e direttamente alla salu-te del consumatore, che va tutelata attraverso un intervento preventivo delle autorità di controllo e repres-sivo, attraverso il sequestro e la di-struzione delle merci contraffatte”.Eleonora Baldi

“Farmaci Contraffatti: evitarli è facile”

Va accolta positivamente l’ini-ziativa dell’Istituto superiore di Sanità, che in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Far-maco e il Comando Carabinie-ri per la tutela della Salute, ha lanciato la campagna “Farmaci Contraffatti: evitarli è facile”. A tal fine è stato infatti creato il sito www.impactitalia.gov.it, attraverso il quale si fornisco-no informazioni sulla contraf-fazione dei farmaci e sui rischi dell’acquisto online o da canali di vendita non autorizzati. L’ini-ziativa è promossa da Impact (International Medical Products Anti-Counterfeiting Taskforce), una task force nazionale contro la contraffazione dei medicina-li costituta dall’Italia (prima in Europa) in riferimento a quella creata dall’Oms.

73Mondo Lavoro

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74 Mondo Lavoro

SPECIALE

nonostante l’approvazione in Italia della Legge 166/2009, le difficoltà per i nostri pic-

coli imprenditori ed i nostri operai non sono risolte. oltre ad alcuni limiti propri dell’anzidetta legge, i proble-mi derivano anche dalle normative europee attualmente in vigore. Mi ri-ferisco in particolare al regolamento CEE n. 2913/92 del 12 ottobre 1992 che all’art. 24 recita: “Una merce alla cui produzione hanno contribuito due o più Paesi è originaria del Paese in cui è avvenuta l’ultima trasformazio-ne o lavorazione sostanziale, econo-micamente giustificata ed effettuata in un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappre-sentato una fase importante del pro-cesso di fabbricazione”. In parole po-vere, ciò significa che un prodotto, la cui fase produttiva sia avvenuta nella quasi totalità all’estero, a prescindere dalla manodopera e dalle materie pri-me utilizzate, potrà fregiarsi dell’eti-chetta “Italia” qualora una fase termi-nale della lavorazione sia avvenuta nel nostro Paese!a ciò si aggiunga che detti prodot-ti vengono commercializzati a prezzi realmente “italiani”, con enormi gua-dagni da parte dei suddetti produt-tori, molti ormai trasformatisi in grandi commercianti/importatori, senza più attività produttiva propria. detta nor-mativa determina serie conseguenze in quanto:- gli alti margini di utili di questo tipo di prodotti, di fatto, sono per le imprese più grandi un forte stimolo alla delo-calizzazione produttiva di molte fasi di lavorazione, con conseguente perdita di occupazione nazionale;

- il decentramento all’estero di impor-tanti fasi produttive fa sì che vengano meno, e via via si perdano, profes-sionalità italiane, producendo inoltre gravi crisi per le imprese artigiane del conto–terzi che si vedono costrette, per mancanza di commesse ormai in gran parte inviate all’estero, dapprima a licenziare i propri dipendenti e suc-cessivamente magari a chiudere, con un evidente impoverimento dei nostri territori;- viene infine a determinarsi una vera e propria “truffa per il consumatore”, sottoponendolo altresì a rischi con-nessi al mancato rispetto, da parte dei produttori, delle più basilari regole sanitarie (ad esempio attraverso l’uti-lizzo di componenti chimiche vietate o con l’uso di pelli non adeguatamente trattate), con possibili gravi pregiudizi per la salute. né vale, a mio avviso, il primato assoluto del principio “dell’in-teresse superiore del consumatore” di

poter disporre di prezzi concorrenziali, principio che i grandi Paesi del nord-Europa sembrano voler difendere. In-fatti, se il fattore prezzo fosse la sola discriminante, tutto allora sarebbe, per assurdo, consentito è cioè lo sfrut-tamento del lavoro minorile, gli orari di lavoro interminabili, il superamento delle normative sanitarie e di tutela ambientale, la non attenzione alla sa-lute dei consumatori, l’evasione fisca-le, il non rispetto delle regole di tutela degli addetti nei luoghi di lavoro. Chiarito che siamo per rispettare la li-bera circolazione delle merci e la libera concorrenza, purchè sia nota l’origine del prodotto e il consumatore sia chia-ramente informato, il nostro auspicio è molto semplice: arrivare ad ottenere quello che è di tutta evidenza e cioè che “made in Italy” significa “fatto in Italia”, tutto fatto in Italia e non solo una parte. L’introduzione del Paese d’origine (Made in ……) e l’esatta rispondenza del marchio d’origine con la reale ori-gine complessiva del prodotto stesso non solo renderebbe ancora credibile il marchio “Made in Italy”, elemen-to immateriale ancora fondamentale per vendere i nostri prodotti a prezzi italiani, ma anche, e soprattutto, ren-derebbe ancora difendibili il lavoro italiano e le nostre imprese, artigiane e non, che ancora lavorano in Italia, tu-telerebbe tutti i consumatori europei ai quali spetta comunque la decisione finale di acquistare consapevolmente il prodotto che preferiscono, combat-terebbe infine la concorrenza sleale. Solo con un reale “Made in Italy” le aziende italiane possono continuare a garantire lavoro e ricchezza, così come hanno fatto per molti decenni.

BellaBarBa: sul made in italyoCCorre CorrisPondenzatra marChio e Paese d’origine

Se si vuole davvero difendere il la-voro italiano, salvaguardare le no-stre imprese, tutelare realmente i consumatori, è necessario modifi-care il Regolamento Cee sull’origi-ne dei prodotti

folco BellabarbaPresidente Provinciale Confartigianato imprese macerata

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75Mondo Lavoro

“ La recente normativa con-tiene infat ti importanti novità – prosegue Mazza-

rella - e molte di queste novità sono il frut to dell’ incessante “pressing” che la nostra asso-ciazione ha fat to (e sta ancora facendo) a tut ti i livelli a dife-sa del “made in Italy”. novità che hanno trovato la con-divisione delle più

rappresentative associazioni di categoria che hanno visto re-cepire molti dei loro “deside-rata”. L’obiet tivo della norma è duplice: da un lato si punta a far sì che i prodotti di origine italiana siano veramente tali e non solo etichettati in questo modo entrando in un por to o varcando le frontiere; dall’altro lato si vuol evitare che prodot-ti realizzati anche parzialmente all’estero da aziende italiane siano poi messi in circolazione con l’ indicazione “100% made

in Italy” o con altre indicazioni che tendano ad accreditare

un’origine interamente italiana della merce. Il dettato della norma è chiaro: il made in Italy, per poter esser defini-

to tale, dovrà avere tut ta la produzione in Italia e laddove questo non avvenga dovrà esserci una cer tificazione diver-sa.

L’apposizione del marchio è facoltativa,

ma quando si decide di metterlo lo si potrà fare sol-

tanto a determinate condizioni: verrà infat ti considerato made in Italy il prodotto “per il qua-le il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confeziona-mento sono compiuti esclusiva-

mente sul territorio italiano…”. Tutto ciò garantirà cer tezze ed una corret ta informazione a quei consumatori disposti a pagare per acquistare il valore aggiunto del made in Italy.

la legge 166/2009Va nella giusta direzione“nelle nuove misure approvate dal Parlamento sul “made in italy” – dichiara giuseppe mazzarella, Presidente nazionale moda di Confartigianato - vediamo una posizione più chiara e più efficace in difesa della qualità della produzione italiana”

giuseppe mazzarella

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da alcuni anni il porto di ancona rappresenta una delle principali vie di accesso nel nostro Pae-

se e in genere nell’Unione europea di merci contraffatte. E’ pertanto evidente l’importanza dell’azione di contrasto a tali fenomeni, che la direzione regio-nale delle dogane (competente anche per abruzzo e Molise) mette in campo quotidianamente. Siamo andati in via Palestro a sentire l’opinione del direttore, Lucia Spano, funzionario che vanta una lunghissima esperienza in seno all’amministrazione statale, avendo ricoperto ruoli di primo piano ai vertici delle dogane.Contraffazioni e tutela del made in italy. dottoressa, qual è il ruolo dell’agenzia delle dogane?“Innanzitutto si devono distinguere i due aspetti, anche se sono strettamen-te connessi tra loro: una cosa è la con-traffazione, un’altra la violazione della normativa sul “made in”. vede, quando parliamo di “made in” ci riferiamo in particolare alle frodi al consumo, all’ac-cordo di Madrid tanto per intenderci,

mentre nella contraffazione è insita, ol-tre alla truffa ai consumatori, anche una frode alle aziende che legittimamente detengono i marchi di cui si è fatto abu-so. La contraffazione deprime le nostre peculiarità”.Parliamo di contraffazione. in cosa si sostanzia la vostra attività?“Per contrastare efficacemente il fe-nomeno occorre innanzitutto che i funzionari incaricati delle verifiche pos-siedano tutte le conoscenze tecniche idonee. Per questo siamo molto sensi-bili alla formazione. E’ in tale contesto che abbiamo organizzato recente-mente due seminari, e ne abbiamo un altro in programma. Si tratta di eventi che hanno esclusivamente contenuto tecnico, per permettere appunto ai ve-

rificatori di accertare con precisione le ipotesi in cui si è concretizzata una con-traffazione. vorrei aggiungere a questo proposi-to che anche in ambito formativo si è resa possibile una stretta collaborazio-

76 Mondo Lavoro

SPECIALE

tutela del made in italy e lotta alle frodi, al Centro l’agenzia delle doganeChi sta quotidianamente sul territorio a tutela della sicurezza dei prodotti che acquistiamo oppure dei marchi delle nostre aziende? ne parliamo con il direttore della direzione regionale dell’agenzia delle dogane, lucia spano

VIOLAZIONI SULL’ORIGINE DELLE MERCI

GASOLIO (lt)

RIFIUTI SPECIALI (kg)

LIQUORE (lt)

BOMBOLE A METANO

FUOCHI PIROTECNICI (kg)

MOTORI ELETTRICI

RIFIUTI VARI (pz)

ROSARI

BIRRA (lt)

LAMPADINE RISP. ENER.

SCALDABAGNI ELETTR.

LANTERNE ANTI ZANZARE

CAPPELLI

PORTACHIAVI

PNEUMATICI USATI (kg)

SPIRALI ANTI ZANZARE

SCIARPE ACRILICHE

AMMORTIZZATORI

BORSE DI PLASTICA

SCARPE

BORSE

GENERATORI DI CORRENTEfonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

MERCI SENSIBILI

DROGA (gr)

ARMI E MUNIZIONI

TABACCHI (kg)

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

Nei prospetti riportati in questa pagina e nella seguente sono sin-tetizzati i risultati dell’attività ac-certativa raggiunti dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Do-gane nonchè in dettaglio i beni se-questrati

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ne tra gli uffici centrali e quelli periferici dell’agenzia delle dogane”. e se vi è il sospetto che il prodotto sia stato contraffatto?“La prima cosa da fare - oltre natural-mente agli adempimenti di rito, pre-scritti dalla legge - è avvertire immedia-tamente l’azienda titolare del marchio, affinché ci aiuti nella verifica dell’illecito. Quest’attività è resa molto più agevole per quelle aziende che hanno aderito al progetto “Falstaff” (si veda a pag. se-guente ndr). L’azienda contattata può allora decide-re di inviarci un perito affinché esamini la merce, oppure ci chiede di visio-nare presso la sua sede un campione estratto tra quelli sequestrati (che noi gli spediamo addebitandogli le spese). L’importante è intervenire immediata-mente”. ma i controlli avvengono a campio-ne?“noi ci muoviamo sulla base di un’ac-curata analisi dei rischi, che viaggia su un doppio binario: a livello nazionale e locale”.Ci può fare un esempio?“La direzione Centrale, a roma, ha di-sposto parametri di rischio sulla base di diversi elementi , tra cui in particolare origine,provenienza, tipologia merceo-logica, in conseguenza dei quali il Cir-cuito doganale di Controllo dispone in automatico il controllo documentale e/o fisico di alcune spedizioni. La strut-tura periferica inoltre sulla base di altri indicatori, derivati dall’analisi dei rischi

locale, può disporre verifiche docu-mentali/fisiche di iniziativa anche su spedizioni non selezionate dal Circuito di Controllo.” Come avviene un controllo?“In sede di ispezione é fondamentale l’utilizzo dello scanner, che permette di intercettare fisicamente le differenze di carico all’interno dei camion ed indiriz-zare meglio la successiva attività di veri-fica fisica. Si tratta di uno strumento che, in poco tempo e senza alcun rischio per la salute né del camionista, né di altre persone, permette di “fotografare” le tipologie di beni contenute nel mezzo”.Quindi se un mezzo, oltre a beni re-golarmente denunciati, contenesse, supponiamo, armi, lo scanner vi per-mette di individuarle?“Le rispondo ricordando che tempo

fa, durante un’ispezione, i nostri uomini grazie allo scanner hanno individuato dei clandestini a bordo. Un’altra volta nel carico di un Tir si trovava … un carro armato”.secondo lei, i beni che eventualmen-te dovessero sfuggire ai controlli, restano nel mercato interno oppure sono destinati ad altri Paesi?“Penso che una buona parte di merce contraffatta sia destinata al mercato ita-liano.

Inoltre sottolineo il pericolo costituito dai traffici di tali prodotti dalla Grecia, attesi i numerosi sequestri operati su camion provenienti da tale paese pres-so il Porto dorico”.e i beni sequestrati?“dipende. Se si tratta, ad esempio, di capi di abbigliamento o di calzature, vengono utilizzati su autorizzazione dell’aG per finalità umanitarie, previa asportazione dei marchi contraffatti al-trimenti vengono distrutti. attenzione, però: se la violazione riguar-da la normativa sul “made in”, senza alcuna contraffazione, pur fatte salve le norme penali a carico dell’autore del fatto, solitamente l’autorità giudiziaria rilascia i beni sequestrati, a condizione che si inserisca l’apposizione corretta”.

Paolo Duranti

VALUTA

IMPORTO INFRAZIONE

VALUTA SEQUESTRATA

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IVA maggiore imponibile

IVA maggiore imposta dovuta

IVA CAROSELLO magg.impon.

IVA CAROSELLO magg.imp.dov.

IVA INTRACOMUNITARIA (MDA)

ACCISE (MDA)

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

CONTRAFFAZIONI

ABBIGLIAMENTO

PROFUMI

CALZATURE

OGGETTISTICA

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

Page 79: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

78 Mondo Lavoro

Con il progetto Falstaff l’agenzia delle dogane ha costituito una banca

dati multimediale dei prodot-ti autentici inserita nel sistema informativo aida (automazio-ne Integrata dogane e accise) dell’agenzia. attraverso questa banca dati i titolari del diritto, cioè in massima parte aziende, possono confrontare le caratte-ristiche dei prodotti “sospetti” con le caratteristiche dei pro-

dotti originali. In questo archi-vio, pertanto, gli interessati in-seriscono una scheda-prodotto, contenente tutte le informazioni, i dati tecnici, nonché le immagi-

ni, che lo contraddistinguono. Consultando la banca dati, i fun-zionari dell’agenzia delle doga-ne possono ottenere risposte in tempo reale. Un’efficace azione di contrasto alle contraffazioni è determinato da una sinergia tra la banca dati Falstaff e il Circuito doganale di Controllo, con il quale è possibi-le analizzare in tempo reale tut-te le dichiarazioni di importazio-ne ed esportazione presentante in dogana. Le predette dichiara-zioni vengono successivamente indirizzate automaticamente ai canali di controllo abbinati ai profili di rischio elaborati anche in base ai parametri che sono stati indicati dalle aziende nelle schede.

SPECIALE

falstaff, uno strumento doganale Per la lotta alla Contraffazioneil progetto, avviato nel 2004, nell’anno successivo ricevette la menzione d’onore negli europe awards, oscar europeo 2005 per le migliori iniziative di e-government

interventi rapidi sono possibili soltanto at-traverso l’utilizzo di strumenti telematici

Per saperne di più:www.agenziadogane.it

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Page 80: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

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a lavorare in sempre più stretto collegamento con il territorio, nel tentativo di arginare fe-

nomeni che in diversi modi vanno a discapito della qualità della vita dei cittadini e della competitività delle imprese che fanno del rispetto del-le regole il loro principio guida, è la Guardia di Finanza che nell’anno appena concluso ha portato a com-pimento una serie di importanti ope-razioni di controllo sul suolo marchi-giano.a rendere conto dei positivi risultati raggiunti è stato il Comandante re-gionale Generale Petraroli, coadiuva-to nell’esposizione di dati e fatti dal Comandante Provinciale di ancona Urso e dal Comandante roan Furia. nell’illustrare il lavoro svolto nell’anno appena conclusosi, traspare da parte del Generale Petraroli un condivisibile orgoglio. Il raggiungimento di impor-tanti obiettivi è il frutto di una serie di strategie di intervento mirate, anche alla luce degli indirizzi stabiliti a livello nazionale ed attuate sul territorio in collaborazione con i vari reparti della Guardia di Finanza marchigiana. nel-la classifica delle regioni nelle quali le Fiamme Gialle hanno ottenuto i risul-tati migliori, le Marche si posizionano al decimo posto: un ottimo risultato, quindi, tanto più se si considera il nu-mero di forze impiegate: 1.500 unità.Ma veniamo ai numeri: i controlli effet-tuati nel corso del 2009 dalla Guardia di Finanza nella nostra regione sono

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SPECIALE

fiamme gialle, una forte Presenza a tutela delle aziende CorretteQuesto il dato positivo che scaturisce dal rapporto di fine anno della guardia di finanza, illustrato dal Comandante regionale francesco Petraroli

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stati circa 5mila tra verifiche sostanzia-li, controlli “obiettivizzati” e controlli per la lotta al caro vita. Tra le maggiori soddisfazioni che vengono elencate dal Comandante vi è senza dubbio la scoperta di ben 307 evasori totali, i più difficili da ritracciare perché comple-tamente sconosciuti al Fisco. riuscire a scovare tali situazioni significa svol-gere un attento lavoro di intelligence sul territorio, attuare un cambiamento nella stessa filosofia operativa del fi-nanziere, che vuole sempre di più es-

sere presente, conoscere le situazioni contingenti, diventare un vero e pro-prio poliziotto economico-finanziario. La nostra regione poi è dotata di al-cune particolarità che la rendono par-ticolarmente vulnerabile nei confronti di talune violazioni: il contrabbando o l’immigrazione irregolare, data l’im-portanza strategica del porto di an-cona, o il trasferimento degli introiti in paradisi fiscali, considerando l’estre-ma vicinanza con San Marino.Per quanto riguarda la situazione del porto dorico, il Comandante Provin-ciale Urso ha sottolineato come esso sia uno dei più “blindati” d’Italia, gra-zie alla previsione di controlli in tre fasi: al momento dello sbarco, nel pe-riodo di circolazione delle merci all’in-terno del porto e infine al momento dell’uscita delle stesse.Il messaggio forte che è uscito da que-sto incontro con i vertici della Guardia di Finanza regionale, riguarda la vo-lontà di attuare un controllo preven-

tivo sempre maggiore sul territorio. Questo ovviamente non per incidere in maniera negativa sulle risorse eco-nomiche della nostra regione, quanto al contrario per tutelarle, andando ad incentivare così la lotta alla contraf-fazione e al riciclaggio, così come la trasparenza finanziaria. Questi sono infatti fenomeno che creano distor-sioni e che sovente vanno a discapito delle Pmi di settori-cardine per la no-stra regione quale il manifatturiero o il meccanico.La Guardia di Finanza agisce poi an-che a tutela dei marchi e dei brevetti industriali e di tutte le opere di inge-gno. Ciò è chiaramente confermato da tutta una serie di attività investigati-ve e preventive attraverso le quali si è incrementata la lotta alla contraffa-zione, in tutela proprio di tutte quel-le aziende locali che fanno del Made in Italy la loro forza, che puntano su qualità italiana, sulla cura dei detta-gli, sull’impiego di materiali di prima qualità e che spesso vengono messi in difficoltà dalla concorrenza sleale.nell’ultimo anno, i finanzieri marchi-giani hanno provveduto al sequestro di più di un milione di capi contraffat-ti, soprattutto abbigliamento e profu-meria. Si capisce come numeri di que-sto genere possano mettere in crisi un’economia come la nostra che vive di Made in Italy, in particolar modo in province quali quella di Macerata e di ascoli Piceno. a preoccupare partico-larmente le autorità, che dichiarano di voler puntare forte anche nel prossi-mo anno sulla scoperta di quante più irregolarità possibili, il fatto che que-sta tipologia di fenomeni sia spesso legata alla criminalità organizzata, che negli ultimi periodi è anche riuscita a dotarsi di alcune basi d’appoggio nel-la nostra regione.Per il 2010 le priorità saranno orienta-te soprattutto a due direttive: la lotta alla contraffazione, appunto, e il dirot-tamento dei patrimoni tassabili verso paradisi fiscali.

I DATI DELL’ATTIVITA’ OPERATI-VA DELLA GUARDIA DI FINANZA NELLE MARCHE - 2009

Totale accessi ispettivi eseguiti: 4.831di cui:- 1.568 verifiche sostanziali- 2.301 controlli “obiettivizzati”- 962 controlli lotta al caro vita

Scoperti 307 evasori totali e 69 pa-ratotali

Nell’ambito dell’economia som-mersa individuati:- 527 lavoratori irregolari- 624 lavoratori in nero

In tema di contrabbando e contraf-fazione:- sequestrate oltre 35 tonnellate di sigarette, con conseguente denun-cia di 94 persone- sequestrati circa 900.000 prodotti con marchio contraffatto e denun-ciate 280 persone

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SPECIALE

i seQuestri di Prodotti Contraffatti regione Per regionenel 2009 in italia sono stati sequestrati in media 233mila oggetti contraffatti al giorno, cioè 85 milioni di pezzi in tutto l’anno. il fenomeno, quindi, è vastissimo. ma vediamo in dettaglio i numeri forniti recentemente dalla guardia di finanza

REGIONE NUMEROÊ DIÊ BENIÊSEQUESTRATIÊ (inÊ

migliaiaÊ diÊ unitˆ )

PERCENTUALEÊ SULÊTOTALE

NORD

Emilia Romagna

Friuli Venezia Giulia

Trentino Alto Adige

Valle d’Aosta

Liguria

Lombardia

Piemonte

TOTALE NORD

CENTRO

Abruzzo

Toscana

Umbria

Lazio

Marche

TOTALE CENTRO

SUD E ISOLE

Basilicata

Puglia

Sardegna

Calabria

Campania

Molise

TOTALE SUD E ISOLE

TOTALE ITALIA

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Dottor Costa, che cosa pen-sa della normativa in tute-la del Made in Italy a livel-

lo nazionale?“La normativa è stata recentemente rafforzata, raccogliendo molte delle indicazioni avanzate dalle Regioni. La tutela del Made in Italy è stata af-frontata con la legge n. 99 del 2009, che ha introdotto misure volte a raf-forzare la difesa della proprietà in-dustriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale. Inoltre è importante ricor-dare anche il decreto-legge n. 135 del 2009. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stato poi isti-tuito il Consiglio Nazionale Anticon-traffazione, con funzioni di indiriz-zo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese da ogni ammini-strazione, al fine di migliorare l’in-sieme dell’azione di contrasto della contraffazione a livello nazionale. La Camera ha poi recentemente ap-provato un disegno di legge (DDL A C. 2624), recante disposizioni per la riconoscibilità e tutela dei prodotti italiani, che è incentrato sulla com-mercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri ed è volto ad assicurare la tracciabilità dei prodotti di tali settori, introdu-cendo un sistema di etichettatura obbligatoria che evidenzi il luo-go di origine di ciascuna delle fasi di lavorazione. Inoltre si consente

l’uso della denominazione “Made in Italy” esclusivamente per i prodot-ti dei suindicati settori, le cui fasi di lavorazione - come individuate dal-lo stesso provvedimento - abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano. Infine, si prevedo-no sanzioni amministrative pecunia-rie e il sequestro e la confisca delle merci nel caso di violazione delle di-sposizioni del provvedimento, che se reiterata è soggetta a sanzione penale. Anche sul piano comunita-rio la normativa è in movimento. Il Parlamento Europeo ha approvato nelle settimane scorse una risolu-zione, votata a larghissima maggio-ranza, che è una ulteriore spinta per raggiungere a breve l’obiettivo del regolamento che rende obbligato-

ria l’etichettatura sulle merci in in-gresso nel mercato comunitario”.Ritiene che sarebbe necessario modificare o integrare qualche aspetto della normativa vigente?“La nuova legislazione è molto am-pia ed articolata: direi che conviene aspettare per vedere gli effetti della concreta applicazione prima di pen-sare ad ulteriori interventi correttivi o integrativi”.Sul territorio marchigiano, la pro-blematica della tutela del Made in Italy è sentita?“Moltissimo e la Regione Marche è sicuramente tra quelle in prima li-nea per la difesa attiva del Made in Italy, in quanto il vero Made in Italy fa crescere le imprese e la nostra re-gione, oltre che il Paese, ed aiuta a

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SPECIALE

Il veRo MaDe In Italy fa CReSCeRe le IMpReSe e la noStRa RegIonee’ questo il forte messaggio di fabrizio Costa, Direttore Servizio Industria artigianato energia Ricerca Innovazione della Regione Marche. Una grande opportunità, quindi, per la quale ci si sta muovendo soprattutto nell’ambito del credito alle imprese

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migliorare le prospettive di crescita economica e di lavoro stabile”.In quali settori siamo maggior-mente conosciuti all’estero?“Sicuramente in moltissimi segmen-ti del Made in Italy. Dalla filiera della moda-calzatura a quella dell’arreda-mento-mobile, dall’elettromeccani-ca all’agroalimentare, i prodotti del-le Marche, nonostante la durissima crisi finanziaria che si è abbattuta sui mercati internazionali, continuano ad essere molto apprezzati. E’ ovvia-mente molto duro mantenere le po-sizioni acquisite ed è per questo che la Regione continua a spingere sulla leva dell’innovazione e della ricerca per favorire una maggiore competi-tività delle nostre produzioni”.Quali sono le richieste che vengo-no avanzate al Servizio Industria artigianato energia Ricerca Inno-

vazione della Regione?“In questi mesi il tema dell’acces-so al credito è sicuramente stato al centro delle preoccupazioni delle imprese. Molto apprezzata è stata la risposta che la Regione ha dato, isti-tuendo un fondo di garanzia di II li-vello che a tuttoggi ha consentito di garantire 224 milioni di finanziamenti erogati a 5.500 imprese. Il fondo è stato rifinanziato anche per il 2010, per garantire un livello analogo di operazioni”.e gli strumenti che potete met-tere in campo? avete progetti in corso d’opera o per il futuro?“Nelle prossime settimane diven-terà operativa la linea di credito di 100 milioni di raccolta effettuata tramite la BEI, destinata al finanzia-mento delle Pmi marchigiane. Inol-tre abbiamo individuato il gestore

per il fondo di ingegneria finanzia-ria che rilancerà, tra l’altro, anche il sostegno alla capitalizzazione delle imprese e un fondo di garanzia per interventi di green economy”.Quali prospettive secondo lei si possono aprire per le aziende che sono portatrici del Made in Italy dopo questo periodo di crisi?“Le imprese delle Marche conti-nuano ad essere apprezzate per la qualità, il design, il contenuto tecno-logico e l’ingegno che mettono nei propri prodotti: credo che dobbia-mo continuare su questa strada sen-za trascurare che il mondo nel frat-tempo è cambiato. La crisi finanziaria e la recessione (da cui forse stiamo iniziando ad uscire) hanno compor-tato una drastica riduzione del Pil del nostro Paese come di quello di molti altri mercati in cui esportiamo i nostri prodotti, che sarà recupera-ta in molti anni. E’ cambiata anche la modalità di produrre, il rapporto con il sistema finanziario e la cultu-ra di “fare impresa”. Sono tutti ele-menti che ci inducono a ritenere che cambieranno le prospettive delle nostre imprese, che le spingeranno ad aprirsi maggiormente alle diver-se opportunità di mercato e ad usci-re di più dai confini del nostro Paese per raggiungere le realtà emergenti che rappresentano già da ora un in-teressantissimo sbocco per le nostre produzioni”. Eleonora Baldi

per il fondo di ingegneria finanzia

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Questi alcuni dei punti sa-lienti evidenziati nel bilan-cio di cinque anni di lavo-

ro. pil: il primato delle MarcheIl Prodotto interno lordo ha regi-strato, negli ultimi dieci anni, la crescita più elevata (+18,2 per cen-to) tra tutte le regioni italiane, con un aumento del 5,4 rispetto alla media nazionale.

occupazione in crescitaNel periodo giugno 2009 - giu-gno 2008 (il periodo peggiore per l’economia nazionale), le Marche

hanno avuto un incremento di 1.000 unità del numero degli occu-pati, passati da 656mila a 657mila: un risultato lusinghiero conseguito soltanto da tre regioni.

Calano gli infortuni sul lavoroTra il 2005 e il 2008 il numero de-gli infortuni sul lavoro ha registrato una diminuzione di quasi il 12 per cento: cinque punti in più rispetto al dato medio nazionale, che è di circa il 7 per cento (fonte Inail). Un dato incoraggiante, se si conside-ra che appena qualche anno fa, le Marche erano in fondo alla classi-fica.

Infrastrutture, una pioggia di in-vestimentiIn arrivo 4,8 miliardi di euro per la realizzazione di nove importanti opere infrastrutturali: terza corsia A-14 (2.000 meuro), progetto Qua-drilatero (1.950 meuro), Fano-Gros-seto, per la quale è stata raggiun-ta un’intesa di project-financing), Mezzina e Salaria (106 meuro), uscita Porto di Ancona (480 meu-ro), concessione trentaseiennale Aeroporto delle Marche, Gallerie Castellano e Cattolica (50 meuro), complanare Pesaro-Fano (proget-tazione), Trasporto pubblico locale (300 meuro).

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eConoMIa e pIl, I ReCoRD Delle MaRChe la nostra regione - in testa a tutte le rilevazioni nazionali per livello di qualità della vita, benessere, longevità e “produttività” – presenta indici di sviluppo che, nonostante le note difficoltà di natura congiunturale, lasciano ben sperare per una prossima ripresa

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Ricerca, tecnologia ed innovazio-ne: mille milioni di euroGli investimenti per agevolazioni ammontano a 178 milioni di euro. Attivati altri 928 milioni di euro di in-vestimenti per progetti di ricerca e sviluppo, trasferimento tecnologico ed innovazione.

Banda larga: completata la coper-turaLe Marche - altro primato - sono sta-te la prima regione italiana a com-pletare la copertura della banda lar-ga di seconda generazione (velocità 20 megabit) sull’intero territorio. In

totale 75 milioni di euro di investi-menti per realizzare reti telematiche, di cui 45 per la banda larga.

Scende la pressione fiscaleTra il 2004 e il 2009, la pressione fi-scale (addizionali Irap e Irpef) ha fatto registrare un calo del 47 per cento, passando da 169 a 90 milioni di euro.

politica fiscale più equaDue marchigiani su tre, pari al 68 per cento della popolazione, non hanno mai pagato l’addizionale regionale Irpef. Un dato che testimonia l’effi-cacia delle politiche di equità fiscale, di solidarietà verso i più deboli e di progressività nella tassazione, che sono alla base del moderno sistema del Welfare.

Ridotto l’indebitamento regiona-leL’indebitamento regionale si è ri-dotto considerevolmente, passando nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010 da 1.070 a 767 milioni di euro.

aumenta la lotta all’evasioneNel periodo 2005-2008 la politica di contrasto all’evasione ha consentito il recupero di 70 milioni di euro.

più risorse dai fondi europeiNel periodo 2007-2013 c’è stata una significativa variazione (+ 6.735.762) dei fondi Ue assegnati alle Marche. Un dato che ci pone al primo posto nella classifica delle regioni.

lavoro ed occupazione: il pac-chetto di interventi a sostegno del settoreIl pacchetto di proposte approvato dalla Giunta prevede una serie di interventi di “resistenza”, tra cui contratti di solidarietà, ammor-tizzatori sociali in deroga a favore delle piccole imprese, agevolazioni sanitarie per lavoratori colpiti dalla crisi, buoni studio per le famiglie di lavoratori in difficoltà, integrazione ai Comuni per il Fondo sociale. Previsti anche interventi a so-stegno della scuola, blocco e ri-duzione dei canoni Erap per le fasce deboli, interventi di sempli-ficazione e velocità della Pubbli-ca Amministrazione, istituzione di un osservatorio permanente sull’economia e gestione diretta delle vertenze aziendali. Tra gli in-terventi di “attacco”, da segnalare l’azzeramento dell’Irap regionale, la concessione di fondi di garanzia per l’accesso al credito delle pic-cole e medie imprese, accordi di programma, incentivi per assun-zioni e stabilizzazione di contrat-ti a termine. In programma anche progetti di reimpiego di lavoratori svantaggiati, prestiti d’onore per la nascita di nuove imprese, incen-tivazione della nuova imprendito-rialità cooperativa dei lavoratori in difficoltà, realizzazione delle reti di distretto per l’occupazio-ne, assegnazione di 100 milioni di euro per il sostegno della piccola e media impresa.

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SPECIALE

I l bilancio regionale 2010 aumenta le r isorse disponi-bili per la comunità marchi-

giana, r iduce ulteriormente le tasse e debito, alimenta una r innovata strategia di prote-zione del lavoro e di sviluppo dell ’ impresa.La Manovra interesserà almeno 20.000 lavoratori, mobilitando oltre 400 milioni di f inanzia-menti ed investimenti. Sono confermate una serie di misu-re di “resistenza” che già nel corso dell ’anno passato hanno ot tenuto buoni r isultati. Sono state integrate con nuovi inter-venti, condividendo e recepen-

do le proposte del sindacato e delle categorie economiche, per realizzare anche una stra-tegia di “at tacco” per il soste-gno at tivo dell ’occupazione e delle imprese.Prosegue così i l trend costante di r iduzione della pressione f i-

scale regionale, che dall ’ inizio della Legislatura ha registrato un -47 per cento. Inoltre, a te-stimonianza dell ’equità socia-le della Manovra Finanziaria della Regione, il 68 per cento dei cit tadini marchigiani ( le fasce sociali con i redditi più bassi ) r imangono esentati dal pagamento dell ’addizionale regionale Irpef; è previsto un pacchet to organico di soste-gni per le famiglie in dif f icoltà lavorative per la sanità, gli af-f it t i, la scuola ed altr i ancora; vengono integrate le r isorse dei Comuni a fronte dei tagli nazionali del fondo sociale.

pRotezIone Del lavoRo, SvIlUppo Dell’eConoMIaIl governo regionale delle Marche ha varato la Manovra finanziaria per il 2010. la velocità di risposta alla congiuntura è fondamentale per proteggere il lavoro e rilanciare le piccole imprese, per “resistere ed attaccare”

Dall’inizio della legi-slatura la pressione fiscale regionale ha registrato un calo del 47 per cento

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Grazie al riconoscimento da parte del Governo del valore strategi-co del progetto, che si propone di porre in atto azioni concrete per rendere operativo l’accordo di col-laborazione tra la Regione Marche

e la Provincia dello Jiangsu – realtà produttiva molto importante in Cina -, arriveranno altri 224mila euro di finanziamento per sostenere la pe-netrazione delle Pmi marchigiane appunto in questo territorio. Il pro-getto, denominato Icona – Istitu-tional and industrial Cooperations Actions between Marche Region and Jiangsu – avrà durata triennale e punterà al raggiungimento di tre obiettivi: attivare rapporti di colla-borazione tra i Centri di innovazione tecnologica dei due soggetti coin-volti; sviluppare azioni congiunte in tema di innovazioni di processo e di prodotto, controllo della qualità e lotta alla contraffazione; definire un piano per la realizzazione di collabo-razioni industriali e trasferimento di know-how tecnologico.

appRovato Dal MInISteRo Il pRogetto MaRChe-JIangSU

SPECIALE BEvI TErrITorIo

Gian Mario Spacca , governatore uscente della Regione Marche, si fa portavoce di un atteggia-mento negativo nei confronti del nucleare, soprattutto per quanto riguarda le modalità di realizza-zione dei programmi, previste dal Parlamento con l’approvazione della legge 99 del 2009 voluta dal Governo Berlusconi. Spacca sot-tolinea come le modalità previste nella legge, creino i presupposti per scavalcare le scelte e le deci-sioni prese dalle Regioni e dagli Enti Locali. Questa problematica era già stata portata all’attenzione della Corte Costituzionale lo scor-so settembre, quando la Giunta Regionale aveva fatto ricorso con-tro la legge.

feRMa pReSa DI poSIzIone DI SpaCCa SUl nUCleaRe

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SPECIALE

Quanto è importante il Made in Italy per l’economia ita-liana? Quali i settori che

maggiormente ne sono portaban-diera nel mondo e nei quali le Mar-che danno il loro contributo?“Con la dizione Made In Italy si indica il processo di rivalutazione della produ-zione artigianale ed industriale italia-na, che ha portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commer-ciale internazionale. All’estero, infatti, i prodotti del Bel Paese hanno nel tem-po guadagnato una fama tale da co-stituire una categoria a sé all’interno di ciascun settore produttivo. Ai prodotti contraddistinti da tale denominazione vengono riconosciute notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fan-tasia del disegno e delle forme, dure-volezza. Il prodotto italiano si apprezza per l’approfondimento che reca in sé, come espressione di un gusto raffi-nato, sia che si tratti di cibo, di abbi-gliamento oppure di arredamento. La voglia di far bene, di trovare una con-notazione unica, una risposta originale alle esigenze del cliente, rappresen-tano il modo di lavorare e di pensare all’italiana. Perché “pensare italiano” significa attingere a una cultura che è dentro di noi, nei pregi, nei difetti, nel-la sua originalità e nella sua storia, che dovremmo imparare a saper meglio valorizzare anche nella competizione globale. Il metodo di pensare e pro-gettare è identico per qualsiasi tipolo-

gia di prodotto, dalla moda alle calza-ture, dall’arredamento all’alimentare, non importa quale sia l’oggetto, quan-to sia grande oppure piccolo. Una vol-ta elaborate le doti di funzionalità e originalità, il voler rendere il prodotto diverso è l’aspetto importante: l’ap-proccio è animato dallo stesso spirito, di riuscire cioè a realizzare qualcosa di unico e mai visto. Il Made in Italy, quin-di, da sempre ci distingue nel mondo e le Marche rappresentano proprio una delle regioni maggiormente caratte-rizzate da produzioni manifatturiere di qualità, note sul mercato nazionale ed internazionale nei settori dove il nostro

Paese è tradizionalmente più forte: nel settore della moda (in particolare per le calzature, la pelle e cuoio, l’abbiglia-mento, i cappelli…), nell’arredamento, nella meccanica, nell’elettrodomesti-co, nell’illuminotecnica ed oggetti-stica, nell’agroindustria. Ma ci siamo saputi distinguere anche nella nautica, nella produzione ed ideazione dell’ani-mazione e cinematografia, mostrando delle connotazioni e capacità produt-tive che comunque possono essere ricondotte ad una nozione di “made in Italy”.la crisi dalla quale stiamo uscendo, ha colpito anche i settori del Made in Italy?“Anche la capacità produttiva di que-sti particolari settori è stata messa a dura prova dalla competizione inter-nazionale molto più aggressiva, resa ancor più difficile dalla crisi scoppiata nel 2008, che ha portato ad una for-tissima contrazione della domanda mondiale, dove anche i nostri prodotti hanno subìto una nuova concorrenza, che richiederà una nuova capacità di produrre, vendere ed approcciare i mercati emergenti, che traineranno la ripresa”.Quali prospettive si sente di ipotiz-zare?“Ritengo che le nostre imprese deb-bano ricercare sempre più la “qualità” delle loro produzioni, una qualità in grado di rendere unici i nostri prodotti a confronto con quelli realizzati nel re-

“oRa oCCoRRe aCCoMpagnaRe I noStRI pRoDottI Con SeRvIzI aDegUatI”Il quadro disegnato dalle parole del presidente di Confindustria Marche paolo andreani è senza dubbio positivo quando si parla di imprese che come quelle marchigiane hanno fatto del “bello e ben fatto” il loro aspetto di riconoscibilità

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sto del mondo. Si richiede ora anche una nuova capacità delle imprese di ac-compagnare i nostri prodotti con servi-zi a monte e a valle delle produzioni, di essere dinamiche e rapide sui mercati internazionali, creando relazioni e rap-porti efficaci e duraturi. Le strategie delle imprese per conquistare nuovi mercati devono partire dalla consa-pevolezza di quello che è stata fino ad oggi la loro forza, considerando anche che le loro possibilità di sopravvivenza e sviluppo sono legate sempre più alla loro capacità di cambiare e di adattar-si ai mercati. Le imprese delle Marche sono state sempre grandi esportatrici: devono continuare a farlo anche ora, che gradualmente sta riprendendo la domanda mondiale”.analizziamo in maniera specifica la posizione delle imprese marchi-giane: quanto sono conosciute per il Made in Italy? Quali settori sono più forti? “L’industria marchigiana, come noto, presenta un grado di specializzazione elevato e superiore alla media nazio-nale nei settori tradizionali del Made in Italy. Le produzioni di beni di consumo del sistema casa e del sistema moda hanno infatti un peso assai rilevan-te per l’economia regionale. Attorno a questi settori si è poi sviluppato un indotto sempre più importante, attivo nella produzione di macchinari, parti e componenti, che è riuscito in molti casi a garantirsi spazi di mercato autonomi e a competere con successo sui mer-cati internazionali. Le Marche sono sempre state terra di talento e conoscenze tramandate da genitore a figlio, protese ad innovare la tradizione, a perfezionare e rifinire la qualità di ogni prodotto sfidando la concorrenza, anche mondiale. Le no-stre calzature, i cappelli, le confezioni, i prodotti enogastronomici, i nostri arti-coli per la casa, gli elettrodomestici, gli apparecchi di illuminazione, le nostre cucine, le poltrone, la nostra cantieri-stica da diporto, solo per citare alcuni settori, sono conosciuti in tutto il mon-

do e contribuiscono alla eccellente re-putazione del marchio “Made in Italy”. Alcune delle nostre produzioni, anche nel settore agroalimentare, hanno inol-tre ottenuto la certificazione della loro qualità: penso ad esempio alla recente iscrizione del “Ciauscolo” marchigiano tra le Indicazioni Geografiche Protet-te (I.G.P.), per la quale si era attivata la Consulta regionale delle imprese agro-alimentari di Confindustria Marche, in collaborazione con 41 salumifici locali. È un ambizioso obiettivo che si aggiun-ge, dopo vent’anni, a quello ottenuto per i prodotti a base di carne (stagio-nati) con il Prosciutto di Carpegna. An-che di fronte alla crisi, le imprese hanno saputo reagire, cercando di mantenere la produzione e l’occupazione, anche se con cali palesi di ordini e fatturati, aumentando ulteriormente – laddove possibile - il valore e la qualità delle loro produzioni. Questa credo sia an-cora la ricetta per il futuro, anche se gli effetti della crisi sono tuttora presenti ed incombono sulle nostre imprese”.parliamo proprio del futuro: come dovrebbero muoversi il sistema nel suo complesso e tutti gli attori che vi operano per tutelare e valorizza-re il Made in Italy?“Probabilmente le nostre aziende do-vranno subire ulteriori processi di ri-organizzazione, ma deve rimanere - a mio avviso - ferma la strategia di va-lorizzazione del “Made in Italy” come marchio di garanzia per il consumato-re finale, riscoprendo la centralità del prodotto nel senso più ampio del ter-mine, puntando come sempre abbia-mo fatto sulla qualità, sullo stile e sulla ricerca. Realizzando quel “bello e ben fatto” che ci ha caratterizzato per anni, avremo ancora tutte le carte in regola per eccellere nel mercato mondiale. Più innovazione e ricerca, più rappor-ti con le Università, più interazione tra imprese, più valore ad un modo di produrre e di vendere. Recentemente si è acquisita la consapevolezza della necessità di avere delle normative ed accordi internazionali di tutela e difesa

delle produzioni, di lotta alla contraffa-zione, con carattere di reciprocità, tra Paesi evoluti e Paesi emergenti, che si traducano in una difesa attiva dei no-stri prodotti e non viceversa in regole che mortifichino le nostre peculiarità, o limitino a nostro danno le scelte im-prenditoriali, alterando ulteriormente la competitività. Le imprese italiane e quelle marchigiane hanno dimostra-to negli ultimi anni di muoversi con grande velocità sia nell’orientare le esportazioni verso i mercati più dina-mici, sia nel mutare la composizione delle produzioni. Per cogliere al meglio le nuove opportunità ed agganciare la ripresa della domanda mondiale, tuttavia, le nostre imprese dovranno sciogliere alcuni nodi che riguardano anche la dimensione, la managerialità e la struttura finanziaria, con particola-re attenzione alla patrimonializzazione. Fondamentale sarà anche il ruolo delle banche e la loro capacità di accom-pagnare le aziende nelle nuove sfide dell’innovazione e dell’internazionaliz-zazione”.e le istituzioni?“Possono anch’esse contribuire in modo significativo al rafforzamento e al rinnovamento del “Made in Italy” con politiche di sostegno all’innovazio-ne e alla ricerca, alla qualità dei prodot-ti e delle produzioni, alla valorizzazione delle risorse umane, all’internazionaliz-zazione, riducendo i gap delle nostre imprese nella competizione internazio-nale, anche con politiche di contesto efficaci e con il varo di riforme signifi-cative per il nostro Paese”.

“Per cogliere al meglio le nuo-ve opportunità ed agganciare la ripresa della domanda mondia-le, le nostre imprese dovranno sciogliere alcuni nodi che ri-guardano anche la dimensione, la managerialità e la struttura fi-nanziaria, con particolare atten-zione alla patrimonializzazione”.

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93MoNDo LAvoRo

SPECIALE

La struttura economica della regione resta particolarmente legata alle manifatture e non

sembra manifestare l’intenzione di intraprendere percorsi di terziariz-zazione orientati a servizi avanzati. Se è vero che la media e la grande industria delle Marche hanno per-so occupazione più rapidamente rispetto al totale manifatturiero, è altrettanto innegabile che l’occu-pazione nelle microimprese ha te-nuto, almeno sino alla fine del 2009. A dimostrazione che le imprese più piccole reagiscono, non si perdono d’animo, puntano sulle risorse uma-ne.La dinamica delle imprese nei primi undici mesi dell’anno appena chiuso vedono le Marche “perdere” in ter-mini di saldo tra imprese iscritte e cessate, 826 unità. I saldi per forma giuridica confermano come la crisi stimoli il mutamento ed operi nella direzione di un consolidamento del tessuto imprenditoriale. Crescono infatti le società di capitale mentre calano sia le società di persone sia l’imprese individuali. “Le analisi congiunturali del 2009” - secondo il presidente regionale Cna Renato Picciaiola - “hanno con-fermato l’ampiezza della crisi per le nostre imprese: deciso abbassa-mento del fatturato, della domanda estera e dell’attività per conto terzi, crollo degli investimenti. Flette la spesa per retribuzioni ma meno di

quanto avviene per il fatturato, per-ché le nostre imprese mantengono fin che possono i livelli occupazio-nali, sapendo quanto è importan-te la risorsa umana. Hanno agito a supporto i sostegni al credito e gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione in deroga, che nel ter-ritorio regionale sono stati dispie-gati con efficacia, grazie anche alla lungimiranza della Cna nel riorga-nizzare i propri strumenti di accesso al credito”.Insomma, il sistema produttivo mar-chigiano resiste e tiene duro ma la Cna Marche sa che questo non ba-sta e istituendo, grazie a Cna Inno-

vazione Marche, un repertorio delle imprese con prassi eccellenti, ha avviato un processo di sensibilizza-zione e di promozione tra le piccole imprese per intraprendere attività di ricerca e sviluppo meno informali e spontanee di quanto già avvenga, in modo da sostenere la diffusa ca-pacità innovativa e, soprattutto, di qualificarla e renderla più efficace.

2010, Un anno CRUCIale peR le IMpReSe MaRChIgIaneIl 2010 sarà l’anno della ripresa? Difficile fare un pronostico. nelle Marche soffrono la crisi non soltanto le attività del made in Italy tradizionale ma anche settori manifatturieri particolarmente avanzati, che negli anni scorsi si sono esposti investendo decisamente in tecnologia ed innovazione

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Cosa si intende per “design”?“La parola “design” è uno dei vocaboli più usati, più abusati

dai media, ma soprattutto più fraintesi. Provate a chiedere a buona parte dei manager delle imprese italiane, che cos’è, secondo loro, il Design Manage-ment, e ne sentire veramente di belle! Perché, ed è ovvio, finché si parla di Product Manager, si intuisce che dietro ci sta il prodotto! Ma se malaugurata-mente si venga a sostituire Product con Design, allora sì che iniziano le divaga-zioni… vi sentirete raccontare che il design è il prodotto di alta qualità, stra-no, bizzarro, unico, estetico, ricercato… o ancora quello firmato dall’azienda storica X…, confondendolo addirittura con la brand identity, che è certamen-te un’implicazione dei processi di de-sign.”perché questa percezione è così dif-fusa?La causa di questi fraintendimen-ti credo sia ricercabile nell’iden-tità “design=prodotto”, anzichè “design=processo”, ma anche nella scarsa interdisciplinarità dei sistemi di istruzione, di cui vorrei parlare in segui-to. Nel linguaggio comune, con una sorta semplificazione, quando si parla di design ci si riferisce ai prodotti, spe-cie quelli di arredamento, piuttosto che ai servizi, ai materiali od ai sistemi. Que-sto è giustificato dall’evoluzione storica del product design nel tempo, indivi-duandone gli esordi con la scuola Bau-haus di Weimar che intendeva il design come il prodotto consapevole e stan-dard: le macchine dovevano produrre consapevolmente per i bisogni di un

pubblico che ne potesse comprendere i valori (prodotti di onesta intelligenza, non certo puramente estetici).Eppure la definizione di design abbrac-cia molti più campi di applicazione (non solo il product design), e non è poi così incomprensibile. Dall’inglese, to de-sign letteralmente vuol dire “progetta-re”, cioè ideare qualcosa, studiando le possibilità e i modi di attuarlo. Il design è un processo olistico del “fare le cose consapevolmente”, in modo conscio, …e non perché sono sempre state fat-te in un certo modo: è l’arte di creare nuove connessioni, sfidando continua-mente lo status-quo, senza cambiare le cose solo per il gusto di cambiarle. E’ il fare, confrontando le alternative per scegliere la migliore soluzione possibi-le. Si tratta di esplorare, di sperimen-tare... Il fare consciamente; il processo che scaturisce poi in un prodotto o in un servizio. In sintesi: ”Il design è il pro-cesso consapevole di prendere le deci-sioni, mediante il quale le informazioni (cioè le idee) si trasformano in un risul-tato, sia esso tangibile (cioè un prodot-to) o intangibile (quindi un servizio).” E per consapevole si intende”: la con-sapevolezza dell’impatto socio-econo-mico del prodotto o servizio; dell’uti-lizzo appropriato dei materiali e delle loro ripercussioni ambientali; della ne-cessità di fare funzionare un’impresa; dei bisogni dei propri clienti, del pro-prio mercato di riferimento! Quali sono i campi di applicazione del design?Sono molteplici: dal packaging per gli alimenti, ai pannelli fotovoltaici inseri-ti nell’ abbigliamento; dall’ecopittura

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SPECIALE

“l’InnovazIone paRte Dalle peRSone, non Dalle CapaCItà teCnologIChe”

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che assorbe ossido di azoto e smog, utilizzata come rivestimento degli edi-fici o addirittura applicata sull’asfalto delle strade milanesi per ridurre fino al 60 per cento l’inquinamento, agli aqui-loni giganti impiantati sulle navi da cari-co che si stima, possano ridurre il con-sumo di carburante di circa un terzo.Ma tantissimi altri possono essere gli ambiti di applicazione del design, che sarebbe impossibile tabellarli. Per sem-plicità riporto gli aggregati individuati dall’ADI (si veda riquadro a lato)”:verrebbe da chiedersi se il design c’en-tri qualcosa con l’innovazione.È risaputo che l’innovazione crei valore. In questo contesto economico-sociale che cambia così velocemente, l’ in-novazione è considerata il cuore dell’ aggiungere valore ai prodotti e servizi, stimolando la crescita delle vendite, e sfruttando nuovi mercati. Tant’è che l’innovazione viene comunemente de-scritta come “lo sfruttamento commer-

Intervista a alceo Serafini, referente organizzativo nelle Marche dell’osservatorio permanente del design aDI (associazione per il Disegno Industriale)

alceo Serafini

Di estrazione economica, da più di 15 anni lavora come Design Ma-nager nel settore arredo e luxury goods. Nel 1991 ha fondato Ze-ritalia, piccolo marchio di design di cui è amministratore unico fino al 1997. In seguito ha ricoperto il ruolo Marketing & Comunicazione della Curvet Group Holding, occu-pandosi della promozione di tutti i settori, dai prodotti finiti in vetro curvo ai semilavorati industriali per box doccia, lavabi, e mosaico in cri-stallo, fino ai pannelli fotovoltaici. Dal 2004 si occupa anche dei mar-chi SIMON, ARTE&CUOIO, TRIAN-GOLO e RSVP. Ha collaborato con importanti esponenti dell’architet-tura e del design, come Jean Nou-vel, Renzo e Matteo Piano, Ettore Sottsass, Konstantin Grcic, James Irvine, Satyenda Pakhalè, Gabriele Pezzini, Karim Rashid, e tanti altri. Numerosi i riconoscimenti per i progetti gestiti.

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ciale di idee di successo“. E si innova sia migliorando prodotti esistenti, processi o servizi (l’innovazio-ne incrementale), oppure sviluppando nuovi prodotti, processi o servizi che non esistevano in precedenza (innova-zione radicale). Cosa è necessario per innovare?“Primo, sfidare gli status quo. Secon-do, si devono riuscire a comprendere, intravedere, intuire le esigenze dei con-sumatori, quindi non prescinde dalla conoscenza del mercato di riferimento. Terzo, si devono sviluppare soluzioni nuove, fantasiose, piene di immagina-zione.Inoltre, l’innovazione generalmente si associa con determinati fattori: la disponibilità ad assumersi dei rischi; l’accettazione di un elevato livello di ambiguità e di incertezza; il pensiero originale; una passione, il pathos nel guidare e spingere l’idea fino alle sue logiche conclusioni; la capacità, l’abilità di ispirare la passione negli altri com-ponenti del team. D’altro canto, ai desi-gner e ai design manager sono spesso ricondotte le seguenti caratteristiche: l’essere tolleranti alle ambiguità; il per-cepire il mondo in modo diverso; l’ in-travedere nuove possibilità; l’essere co-loro che si pongono domande; l’essere pensatori divergenti; l’essere appagati dall’assumersi dei rischi. In definitiva, i requisiti dell’innovazione sono perfet-tamente e fortemente intersecati con le caratteristiche e il modo di pensare dei design. Quindi i designer possono portare un importante contributo al processo di innovazione (ma ciò non significa che l’innovazione è solo affare del desi-gner, che deve essere lasciata dominio esclusivo ai designer o ai design mana-ger). Tuttavia, anche se il collegamento, cioè il legame tra le competenze e le abilità dei designer e quelle necessarie per fare l’innovazione sembrano abba-stanza ovvie, molte organizzazioni non vogliono o non sanno che potrebbero sfruttare le capacità di progettisti o processi di design management al fine

di innovare. Chissà come mai? Eppure la maggior parte degli sforzi per pro-muovere il design e il suo contributo all’innovazione sono provenienti dalla comunità del design, piuttosto che da quella del business!Il problema è probabilmente quello culturale-formativo dei manager e di chi guida le imprese: sia l’innovazione che il design richiedono un coordina-mento incrociato, di contaminazione interdisciplinare, ma le università e le scuole di business tendono ad opera-re rigorosamente entro i propri confini dipartimentali. Pochissime business school d’Europa hanno un reparto di innovazione o di design incluso nel modulo di Strategia d’impresa e di conseguenza entrambe le discipline sono trattate ed insegnate in modo molto frammentato a quelli che poi di-verranno uomini d’affari. La sfida dell’impresa è quella di crea-re la consapevolezza che è necessario un linguaggio comune tra progettisti e manager, per superare alcuni degli attuali problemi di comprensione e per colmare le differenze nei sistemi di istruzione: creare una mentalità innova-tiva che possa migliorare e cambiare - al fine di incrementare il valore - sia che si tratti di un processo, di un prodotto o di un modello di business. Solo così, l’innovazione non sarà il dominio di un solo reparto o di un gruppo ristretto di persone, ma la responsabilità di tutti, e il design sarà un elemento chiave, un facilitatore che va inserito, impiantato nella cultura dell’organizzazione. Se oggi viene chiesto ai manager di effettuare un investimento in de-sign, la prima domanda tende ad essere: “allora, quale sarà l’impatto sul risultato di bilancio?”Non è che sia così scontato individuare come il design influisca sulle perfor-mance di bilancio: come si potrà dimo-strare coi numeri, che il successo di un prodotto è dovuto, o è stato rafforzato mediante l’utilizzo del design piuttosto che dai benefici del prodotto stesso o della campagna di pubblicitaria?

Ciò nonostante esistono degli indi-catori di bilancio, utilizzati purtroppo ancora da pochissime aziende: il più noto è l’indice RoDI (Return on Design Investment): è una specie di RoI, che isolando alcune voci di spesa, indica il ritorno sugli investimenti in design…Ma anche senza ricorrere necessaria-mente agli indici di bilancio, esistono degli algoritmi elaborati sulla base di sondaggi e ricerche, condotte da istituzioni pubbliche o da università inglesi, come l’”International Design Scoreboard: initial indicators of inter-

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SPECIALE

Gli aggregati individuati dall’Adi

1. Design per la persona (abbiglia-mento, attrezzature per lo sport, igiene personale, telefonia mobile, palmari, lettori MP3, elettronica per la persona, giochi e articoli per l’infanzia, protesi e strumenti per anziani, food design)2. Design per il lavoro e i servizi (mezzi di trasporto per il lavoro, macchine e componenti per l’indu-stria, software, strumenti e attrezzi di lavoro, attrezzature per comuni-tà, medicali e ospedaliere, servizi pubblici)3. Design per l’abitare (arredi e complementi per la casa e per l’uf-ficio, apparecchi di illuminazione, sanitari e accessori bagni, arredi ed elettrodomestici per la cucina, televisione, hi-fi, telefonia fissa, computer, sistemi di controllo do-motico e di sicurezza, semilavorati e componenti per gli interni)4. Design per l’ambiente (arredi per esterni, arredo urbano, illuminazio-ne pubblica, automobili, motoci-clette, biciclette, mezzi di traspor-to collettivi, imbarcazioni, sistemi di condizionamento e trattamento aria-acqua, sistemi espositivi e alle-stitivi pubblici, semilavorati e com-ponenti per esterno)5. Visual design (grafica, multime-dialità, exhibition design, web de-sign, grafica editoriale)6. Ricerca e formazione7. Ricerca teorica, storica, critica

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national design capabilities” dell’Uni-versità di Cambrige, oppure il “value Design Factfinder” del Design Council, che possono fornire delle prove dei be-nefici portati dall’attivazione di processi di design”. e per le imprese italiane? “Non mi risulta esista nulla di simile, (istituzioni pubbliche o private incarica-te di verificare l’impatto del design sul consumo, sull’occupazione e sulle per-formance di impresa). L’unica organiz-zazione a livello nazionale che, in totale autonomia e senza scopo di lucro, si preoccupa di individuare le eccellenze nell’ambito del design, è l’osservatorio Permanente dell’ADI. È una commissio-ne composta da esperti di settore, che operano attraverso le delegazioni ADI disseminate sul territorio, con lo scopo di selezionare i progetti più indicativi realizzati durante ogni anno solare, per dare loro visibilità pubblicandoli sul vo-lume ADI-INDEX, base di candidature per il premio Compasso d’oro.L’Italia tra l’altro non è stata inclusa tra le nazioni oggetto di indagine dell’Inter-national Design Scorebord (sono inclu-si invece Canada, Danimarca, Finlandia, Hong Kong, Islanda, Giappone, Corea, Norvegia, Singapore, Svezia, Regno Unito, USA, Belgio, Cina, Francia, Ger-mania, Spagna, Taiwan).Da questi documenti sembra eviden-te che il design può direttamente e in modo significativo migliorare le vendi-te, i profitti, il fatturato e la crescita, e che chi ha utilizzato il design e valoriz-zato col design negli ultimi dieci anni ha ottenuto un vantaggio competitivo sul resto delle imprese che non hanno messo in atto questi processi”.Ci può fare degli esempi?“La probabilità di trovare imprese in crescita o che siano riuscite a contene-re le perdite, è statisticamente quasi sei volte maggiore in quelle che utilizzano il design come parte integrante della propria attività. Negli ultimi dieci anni le azioni delle aziende con forte orien-tamento al design hanno una rendita migliore, battono gli indici di mercato

azionario, il FTSE100, del 200 per cen-to. In media, ci vogliono 20 mesi per i progetti di design per ripagare l’inve-stimento iniziale. Per ogni 100 euro di spesa in design, il fatturato aumenta in media di 225 euro. Le imprese che han-no posto il design al primo posto nel-la scala dei propri valori, hanno minor bisogno di competere sul prezzo. Le Imprese pensano che l’81 per cento dei loro clienti del settore privato e il 74 per cento dei clienti del settore pubblico basino la loro decisione di acquisto sul valore aggiunto dei prodotti o servizi. Il rapporto tra fatturato ed investimenti è di tre volte maggiore nelle imprese che hanno effettuato nuovi investimenti in design, rispetto a quelle che hanno operato dei tagli. Le imprese che ve-dono il design come parte integrante dell’organizzazione hanno il doppio delle probabilità, rispetto alle altre che non lo applicano, di vedere una cre-scita rapida. Saranno pure sondaggi e statistiche, ma lasciano sperare che il design possa veramente avere una chance per migliorare anche tante del-

le nostre imprese italiane.Insomma, la prima sfida è di come in-crementare la consapevolezza dei be-nefici nel portare design e business più vicini l’un l’altro; e quella successiva, di portarsi in casa le persone che abbiano il giusto set di abilità, perché, “Innova-zione parte dalle persone, non dalle ca-pacità tecnologiche”.Del resto, in questo contesto di ag-guerrita concorrenza economica, e di così veloci e radicali cambiamenti, ci si può davvero permettere di fare affi-damento sul business come è sempre stato fatto in passato?Qual è il ruolo dell’osservatorio per-manente del design. e dell’adi De-sign Index.“L’osservatorio permanente del De-sign è una commissione scientifica composta da critici, storici del design, progettisti, giornalisti specializzati, design manager, responsabili di R&S, ecc., (soci o non dell’ADI), impegnati con continuità nel raccogliere infor-mazioni, individuare i migliori prodotti realizzati nel corso di ogni anno solare. L’osservatorio permanente si avvale di commissioni tematiche che operano a Milano e di commissioni territoriali cre-ate da ogni delegazione ADI, perché queste siano espressione del patrimo-nio delle diverse regioni e componenti di una rete nazionale davvero rappre-sentativa della globalità del “sistema design Italia”. L’attività dell’osserva-torio non dovrà limitarsi alla segnala-zione dei prodotti per il Design Index, ma svolgere un ruolo di monitoraggio permanente su quanto la nostra area offre per lo sviluppo della cultura del progetto. Per fare ciò, ogni membro dell’osservatorio, insignito di una pro-pria autorevolezza, sviluppa relazioni in base alla propria competenza con le università ed altri apparati dell’istru-zione, con le associazioni di categoria come associazioni industriali ed arti-giane, con gli assessorati alla cultura delle regioni, province e comuni, con le camere di commercio, ecc. Agnese Ausili

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SPECIALE

Si può parlare di Made in Italy nel settore assicura-tivo?

“Direi proprio di sì. Basti pensare che la più grande impresa assicu-rativa del nostro Paese è ormai presente come seconda forza in Cina e ha un fortissimo indice di penetrazione anche in India. Ciò significa che i nostri assicuratori sanno stare al passo con i grandi colossi internazionali. In verità, la tradizione assicurativa italiana ha una forte vocazione internaziona-le in quanto parte delle sue radici risalgono all’Impero Asburgico. ovviamente riveste grande im-portanza la possibilità di essere così presenti nei Paesi emergenti, quelli che rappresenteranno pro-babilmente potenze economiche forti nel futuro”.Un altro aspetto riguarda il so-stegno che le nostre compagnie assicurative danno alle aziende produttrici di Made in Italy. “E’ un tema estremamente impor-tante. Quando infatti tali imprese si trovano ad operare all’estero, le compagnie assicurative nazio-nali provvedono a supportarle nel loro sviluppo, mettendo a di-sposizione vari servizi. In questo modo si crea quindi una sorta di partnership, attuata attraverso una gestione dei rischi centraliz-zata e più facile da controllare”.

Quali sono i maggiori problemi del settore assicurativo?“Devo dire che il settore ha assor-bito molto bene la crisi. Questo probabilmente perché con mag-giore oculatezza rispetto a quan-to accaduto in altri comparti e in altri stati si è fatta maggiormen-te attenzione a quei titoli che poi hanno causato i recenti gravi pro-blemi finanziari.ora come ora, le problematiche maggiori derivano da alcuni inter-venti legislativi a mio parere non corretti, come quelli in materia di RC auto, che hanno contribuito ad appesantire i rapporti tecnici, tor-nati a livello di parecchi anni fa”.e la concorrenza all’interno del

settore?“Sicuramente stiamo assistendo ad un acuirsi in Italia dei fenome-ni di concorrenza. Come tipico in ogni settore, la concorrenza oltre che sul prezzo, avviene però an-che sul servizio. Infatti l’assicurato spesso non fa una scelta in ter-mini di minore costo, ma di mag-giore capacità della compagnia di essere presente e vicina alle proprie esigenze. L’orientamento quindi che dovrebbero avere le compagnie italiane per vincere la concorrenza è quello di fornire un servizio sempre più ricco e affida-bile e questo può solo portare be-nefici al cliente”.Di che cosa si occupa l’Irsa?“L’Irsa è l’Istituto di ricerca e svi-luppo che opera all’interno del settore assicurativo e fa parte del sistema associativo. Partendo dal principio che ogni settore ha una propria cultura e delle necessi-tà globali che travalicano quelle della singola impresa, il compito dell’Irsa è proprio quello di pro-muovere delle iniziative atte a salvaguardare questi interessi ge-nerali di carattere tanto culturale quanto pratico e di sviluppare dei progetti che abbiano un’utilità per tutto il sistema. Quello at-tuale è un periodo di grande tra-sformazione per le imprese. Ciò soprattutto in nome della vicina

expoRt, QUanDo la CoMpagnIa aSSICURatIva tUtela l’azIenDaSecondo angelo pasquarella – Direttore generale dell’Irsa (Istituto per la Ricerca e lo Sviluppo delle assicurazioni) – è fondamentale il ruolo svolto dalle compagnie assicurative nel supportare le aziende che esportano

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scadenza, fissata nel 2012, della totale applicazione della norma-tiva europea “Solvency II”. Essa ha come scopo quello di orien-tare le imprese ad usare criteri di valutazioni basati sulla rilevanza dei problemi attinenti il rischio. In poche parole, quello la Direttiva vuole introdurre è un differente modo di “pensare” delle imprese, che dovranno prendere decisioni aziendali basandosi sul rischio in-sito nelle varie operazioni. Questo principio avrà l’effetto di ampliare l’orizzonte temporale delle impre-se, che saranno costrette a valu-tare sempre di più con riguardo al lungo periodo, cosa particolar-mente congeniale al settore assi-curativo”.E sotto l’aspetto occupaziona-le quali opportunità vi sono nel settore?“Il settore cresce con un ritmo superiore all’inflazione, quindi si sviluppa. Opportunità di impiego derivano anche proprio dall’im-plementazione delle nuove regole di cui accennavo che prevedono l’istituzione di nuove figure profes-sionali. Prima tra tutte quella del Risk Manager, che ha il compito di esaminare i processi dal punto di vista del rischio finanziario, della volatilità dei prodotti finanziari, del rischio di sottoscrizione,ecc. Altra nuova professionalità è quel-la del Compliance Manager, che valuta i rischi correlati al rispetto delle norme, come i danni reputa-zionali o l’apertura di class action. Infine, l’Internal Auditor, che con-trolla i processi interni. Vi sono poi altre possibilità occupazionali, so-prattutto però per i candidati do-tati di una buona preparazione”.Qual è il ruolo dell’Irsa in que-sto momento di cambiamenti? “Quello che facciamo è fornire strumenti, progetti, cultura che possano favorire l’implementazio-ne della normativa da parte delle

imprese. Mettiamo a disposizione una serie di servizi che tendono a far diminuire il costo dei servi-zi fruiti dall’esterno, permettendo così all’impresa di ottenere un ef-fettivo risparmio.Inoltre, lavoriamo anche sul fron-te della divulgazione della cono-scenza per creare e aumentare la cultura di settore, organizzando convegni, provvedendo all’istitu-zione di corsi di formazione, alla stampa di libri. Il nostro sforzo in-somma è di affermare una cultura fondata sulla concretezza dei pro-getti piuttosto che sull’astrattezza dei concetti”.Quali sono i progetti sui quali avete lavorato e state lavoran-do? “Da sempre siamo leader nel-lo studio e nell’utilizzo di sistemi standard di simulazione, grazie ai quali valutare l’impatto pensioni-stico di ciascuno dei differenti 45 fondi pensioni obbligatori tra un determinato periodo di tempo. E’ infatti importante per il lavorato-re avere una quadro di quella che sarà la pensione a sua disposizio-ne nel momento in cui uscirà dal mercato del lavoro, per poter così programmare un intervento inte-grativo. Su questa strada è in corso di rea-lizzazione uno strumento software di analisi di tutti i rischi della fa-miglia per aumentare il servizio consulenziale al cliente. Altra area di sviluppo, riguarda l’aiuto alle imprese nella fruizione dei fondi interprofessionali. Questi ultimi sono dei finanziamenti messi a disposizione delle aziende per ef-fettuare interventi di formazione continua sui lavoratori. A differen-za di altri settori nei quali parte del capitale è rimasto inutilizzato, quello assicurativo è sicuramente all’avanguardia. Ovvio chiedersi perché. La risposta risiede nella difficoltà delle imprese di ottem-

perare a tutti gli obblighi e norme di carattere burocratico ed orga-nizzativo che si devono rispettare per poter godere del finanziamen-to. Quello che noi dell’Irsa fac-ciamo è sostituirci alle imprese, provvedendo a consegnare loro soluzioni chiavi in mano, espletan-do tutte le formalità che scorag-giano le aziende ancora prima di presentare la richiesta. Forniamo assistenza nella compilazione del-le domande per ottenere il finan-ziamento, teniamo sotto controllo tutte le varie disposizioni che de-vono essere rispettate, provve-diamo al monitoraggio in itinere e alla rendicontazione finale. Po-ter attingere a questi fondi è una grande opportunità per le impre-se che migliorano la loro competi-tività e per i lavoratori che così ve-dono salire le loro professionalità e dunque le loro chance di trovare un nuovo lavoro se ce ne fosse bi-sogno. E l’Irsa si pone come part-ner affidabile. Un recente servizio riguarda la classificazione e l’analisi di tutti gli adempimenti giuridici a cui il settore è sottoposto e la distribu-zione di tale ricerca alle imprese in modo che ciascuna possa ave-re una base certa cui riferirsi con-sentendo, oltre che risparmi per la ricerca e classificazione delle nor-me, una maggiore comodità per la propria organizzazione interna. Sono in fase di analisi progetti che, come quelli sopra enunciati, sono volti a realizzare strumen-ti che riguardano l’intero settore e che possano portare allo stes-so o razionalizzazione dei costi o l’accesso a nuove opportunità”. Agnese Ausili

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L’adesione a normative comuni-tarie permetterà l’istituzione di nuove figure professionali

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Messaggio promosso dal Presidente della Re-pubblica Giorgio na-

politano intervenendo al Qui-rinale in occasione della terza edizione del Premio Leonardo 2009. Italiani sinonimo di lusso, di stile e di classe, popolo di la-voratori e di sognatori che sa di-stinguersi e farsi riconoscere in tutto il mondo. Come? Parlando del settore impresa, napolitano ha fatto sapere quanto sia im-portante e necessario sostenere e promuovere il Made in Italy in tutto il mondo e soprattutto in quei mercati emergenti, come l’India la Cina, i Paesi del Golfo e la Russia. L’Italia in particolare è il primo esportatore al mondo di prodotti per l’arredo: questo settore ha registrato negli ultimi anni significativi incrementi nel-

le vendite in tutta Europa, negli Emirati Arabi (+40 per cento) e in Russia (+23,3 per cento). E’ presente anche uno specifi-co “codice tecnico-finanziario” per attribuire i diversi livelli di prezzo e di valore degli edifici che per le realizzazioni definite di lusso impone specificamen-te l’allestimento con materiali e arredamenti italiani. In Cina invece si fa gara per avere la di-stribuzione di prodotti italiani, con una specifica, particolare richiesta: catalogo, packaging, istruzioni d’uso devono esse-re anche in lingua italiana per rendere ancora più evidente la provenienza e specificità dei prodotti. Tre sono gli aspetti fondamentali del made in Italy:

1) IL SAPER FARE: la specializ-zazione f lessibile è un elemento costitutivo del modello indu-striale italiano. In più, per man-tenere la propria capacità di reazione al mercato, l’impresa italiana cerca di migliorare sem-pre di più il contatto con la pra-tica ar tigianale.2)L’IMPREnDITORIALITA’: la media impresa è lo strumento vincente per praticare l’impren-ditorialità. Equilibrio tra tensio-ne creativa e azione gestionale. Dall’osservatorio TeDis emerge che il recupero della compe-titività del made in Italy passa

attraverso la media impresa. “Il talento imprenditoriale non è al servizio del management: è il management che serve la visio-ne dell’imprenditore” ( IVU). 3 ) IL VALORE: l’azione impren-ditoriale promuove i valori del vissuto di intere comunità.

In rapporto alla tipologia di prodotto, il successo del “made in Italy” si af ferma soprattutto nei settori della meccanica, au-tomotive (auto e, in particolare, i segmenti di lusso dei mega-yacht e della nautica da dipor-to), nel settore della moda (con marchi del lusso come Armani, Gucci, Bulgari, Tod’s, Prada, in grado di rappresentare e di-stinguere il “made in Italy” nel mondo), nel settore dell’arredo e dei complementi di arredo (compresi i sistemi di illumina-

Il lusso chIamato “madE In Italy”“siamo un Paese vivo, che si batte con tutte le sue energie, che ha tante risorse da spendere e che si merita di vedere pienamente sostenute queste risorse dall’azione pubblica e pienamente valorizzate nel confronto con il resto del mondo”

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SPECIALE

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zione e gli elettrodomestici ) , nonché nel settore alimentare ed agroalimentare, ovvero in tutti quei comparti economici per i quali si contraddistinguo-no il gusto e l’Italian style, ap-prezzato e riconosciuto in tutto il mondo. Questi settori sono quelli che meglio esprimono la cultura italiana, che contraddi-stinguono il gusto e l’Italian Sty-le valorizzando le eccellenze, e facendoci distinguere nel com-mercio internazionale. Forti di queste convinzioni il 20 gennaio 2010 il Comitato Le-onardo ha assegnato premi a personalità imprenditoriali che si sono distinte nel mondo per la valorizzazione delle eccel-lenze del made in Italy. Il Pre-mio Leonardo 2009 quest’anno é stato assegnato al Presidente

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del Gruppo Techint, Gianfeli-ce Rocca, tra i leader mondia-li nei settori della siderurgia, dell’energia e delle infrastrut-ture. Tra gli altri premiati ricor-diamo Anna Maria Artoni (vice presidente Artoni Group), Gian Domenico Auricchio (a.d. Gen-naro Auricchio S.p.a.) , Brunello Cucinelli (Presidente Gruppo Brunello Cucinelli ) e Davide Tre-visani (Presidente Gruppo Tre-vi) , che hanno ricevuto il Premio Leonardo Qualità Italia. Mikhail Kusnirovich, proprietario dei Magazzini Gum e della Società Bosco dei Ciliegi e Katsuhiko Machida, Chairman e Ceo Sharp Corporation, hanno invece rice-vuto i Premi Leonardo Interna-tional 2009 per l’attenzione che da sempre rivolgono all’Italia tramite la propria azienda. Pre-mio alla Carriera per Rita Levi Montalcini, esemplare protago-nista dell’eccellenza italiana.

In questi anni importanti tra-guardi sono stati raggiunti, come l’approvazione del primo decreto-legge sul made in Italy (n. 166 del 20 novembre 2009). L’obiettivo del provvedimento è quello di istituire un sistema di etichettatura obbligatoria

nell’abbigliamento, nella pellet-teria, nel calzaturiero ed infine nell’arredo casa. Il secondo tra-guardo è tutto marchigiano, con la nascita del primo marchio di garanzia del vero originale pro-dotto italiano, nato negli anni novanta e coniato dall’Istituto

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Figura 1.1 saldo commerciale con l’estero dei prodotti del made in Italy

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per la Certificazione del 100% Made in Italy a Fermo nelle Mar-che, da imprenditori ed analisti marchigiani del mercato euro-peo. non vi é da stupirsi se il marchio è stato realizzato pro-prio in questa regione, la qua-le vanta un modello di sviluppo economico studiato e conosciu-to nel mondo, capace di coniu-gare alla crescita economica la valorizzazione del territorio e la salvaguardia dell’ambiente, e alla ricerca tecnologica il rispet-to delle tradizioni culturali. non a caso il made in Italy si com-pone di molte eccellenze mar-chigiane: parliamo di imprese famose come la Raimbow S.p.a. di Loreto, maestri di progetta-zione a livello mondiale nella creazione di cartoni animati e produzioni multimediali, meglio

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104 MOnDO LAVORO

SPECIALE

conosciuti come i creatori del-le Winx. Iguizzini illuminazioni - famosi per l’ingegno prestato all’illuminotecnica -, il distretto di Castelfidardo per la creazio-ne di fisarmoniche. Eccellenza è anche l’ateneo universitario di Ancona, che risulta al decimo posto tra le migliori università per accedere ad una occupazio-ne stabile. Ma non solo: le Marche sono anche la patria del “saper fare” e dell’Italian Style grazie ai nu-merosi distretti tessili, dove si ricordano imprese del calibro di nero Giardini, Tod’s di Diego Della valle, Siviglia, Pollini, re-altà marchigiane ben af fermate sia in Italia che all’estero. Altra grande eccellenza è costituita dalla grande f lessibilità produt-tiva e specializzazione tecnica, con più di 27 distretti industriali riconosciuti a livello nazionale. Ma questa regione ha obietti-vi molto più ambiziosi perché punta a farsi conoscere a livello europeo e mondiale. Sono 173 i Paesi che hanno visto lo sbarco di un qualche prodotto realiz-zato dalle imprese regionali nel primo trimestre del 2007. Buoni risultati si ottengono in Russia, nell’est europeo e negli Stati Uniti, ma i prodotti marchigiani sono arrivati anche in piccole nazioni come Antigua e Barbu-da, Guam o le isole Marshall, fino alle misteriose Mayotte e Melil-la, Saint Kitte e Santa Lucia. Dati che per la Confartigianato, pur essendo marginali, denotano la presenza capillare del prodotto regionale in tutto il mondo.Analogamente per le Marche, da qualche anno a questa parte si è costituito il Premio “Valore Lavoro”, per la Buona Imprendi-toria Marchigiana. Promosso dal Servizio Istruzione Formazione e Lavoro della Regione Marche,

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questo premio ha l’obiettivo di far conoscere al grande pubbli-co quei casi di eccellenza, quel-le imprese che abbiano saputo coniugare innovazione e qualità del lavoro facendosi conoscere e distinguere. Così chiamato per la sua funzionalità di riconosce-re tra le imprese del territorio coloro che si dif ferenziano per innovazione, competitività, qua-lità, il Premio “Valore Lavoro” è così intitolato poiché viene rico-nosciuta all’azienda la principa-le funzione di creare “valore” in termini di innovazione, compe-titività, qualità, ma anche e so-prattutto di creare “valore” nel lavoro, nella capacità quindi di coniugare sviluppo ed integra-zione sociale. Queste eccellenze marchigiane,

che riescono a competere con le altre realtà europee, nascono da una economia solida e ar ticola-ta, che sa legarsi alle esigenze sociali del territorio, creando benessere e marchi prestigiosi conosciuti in tutto il mondo per la loro qualità. Grandi imprese si af fiancano a piccole realtà produttive, manifatturiere ed artigianali basate su distretti di piccole e medie dimensioni al-tamente f lessibili e specializza-ti, evoluti ora in “sistemi locali aperti al globale”, l’arma vincen-te per una eccellenza tutta mar-chigiana.

Fabio Di GiulioCall World Srl

Divisione Marketing e ricerche di mercato

[email protected]

 

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FISCO

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L ’Amministrazione finanzia-ria con la Circolare n. 13/E del 2009, attraverso una ri-

organizzazione degli uf fici e un raf forzamento dell’organico, ha presentato quelli che sono gli indirizzi operativi per l’attività di contrasto all’evasione. In so-stanza, i punti principali sono:la focalizzazione dell’attività specifica sulle diverse tipologie dimensionali dei contribuenti;attraverso la suddivisione di queste tipologie, l’attuazione di un piano di contrasto specifico;l’impiego di forze per scovare gli evasori totali (cioè i soggetti completamente estranei al Fi-sco).

Persone fisicheData la numerosità delle po-sizioni l’Agenzia delle Entrate dovrà adottare una strategia principalmente “dissuasiva”, da ef fettuarsi anche attraverso una strategia di controllo. In parti-colare:controlli formali delle dichiara-zioni dei redditi, con verifiche riguardanti le deduzioni e le de-trazioni di imposta;accertamenti con il metodo “sintetico”, ossia, attraverso le più diverse banche dati a cui possono accedere gli ispetto-ri del Fisco, evidenziando tutti quei beni e servizi che manife-

stino uno stile di vita non coe-rente con i redditi dichiarati dal contribuente;controlli sistematici dei fit tizi trasferimenti all’estero della re-sidenza a fini prevalentemente evasivi.

Imprese di piccole dimensioni e lavoratori autonomiSi tratta di quei contribuenti con un fatturato annuo che non supera 5,16 milioni di euro (cir-ca cinque milioni di posizioni). Per questa tipologia verrà ef fet-tuata una mappatura che tenga conto della tipologia, variabilità delle attività e diversificazione territoriale, evidenziando i se-guenti fattori di rischio:· presenza di crediti Iva costanti nel tempo e non ordinari per le tipologie di attività;· presenza costante di perdite, ritenute anomale rispetto ad al-tri parametri;· incoerenza di indicatori eco-nomici (magazzino, lavoro, ac-quisti ).Per questi contribuenti im-portanti indicazioni verranno dall’analisi degli “studi di setto-re” per:· soggetti non congrui e, tra essi, quelli che presentano ele-vati scostamenti tra i ricavi di-chiarati e gli standard di riferi-mento per gli studi di settore;

· soggetti che non presentano gli studi di settori in quanto di-chiarano di trovarsi in una del-le condizioni di esclusione o di inapplicabilità;· soggetti congrui ma che pre-sentano anomalie rispetto alla coerenza economica evidenzia-ta dagli studi di settore;· soggetti non tenuti agli studi di settore quando altri indicato-ri rilevano dei rischi di evasione.

Imprese di medie dimensioniContribuenti con un fatturato annuo compreso tra i 5,16 e i

accErtamEntI, glI IndIrIzzI oPEratIvI dEl FIsco PEr Il 2010In attuazione delle linee guida emanate dal ministero dell’Economia e delle Finanze per gli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2009-2011, l’agenzia delle Entrate ha fornito gli indirizzi operativi per l’attività di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale

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107MOnDO LAVORO

100 milioni di euro (circa 58.000 posizioni). Per essi la numerosi-tà delle posizioni dovrà portare ad evidenziare quei contribuen-ti che avranno dei parametri tali da apparire come campanelli di allarme:· crediti Iva anomali per le di-mensioni e il settore di appar-tenenza;· ingenti oneri finanziari e stra-ordinari;· ammontare ingente per spese per servizi.

grandi contribuentiSono ritenuti tali dall’Ammi-nistrazione finanziaria quelle aziende con un fatturato annuo di almeno 100 milioni di euro. Per queste aziende (circa 4.100 posizioni) viene attribuita com-petenza esclusiva alle Direzioni Regionali che monitoreranno tutte queste aziende e porran-no un interesse particolare di fronte alle seguenti condizioni:· rapporti con soggetti non re-sidenti;dinamiche infragruppo interna-

zionali;· presenza di royalties corrispo-sti a società dello stesso gruppo residenti in altri Stati dell’Unio-ne europea;· ingenti crediti Iva e non ordi-nari per la tipologia di attività svolta;· operazioni straordinarie;realizzo di plusvalenze esenti. Per le imprese di rilevanti di-mensioni (fatturato annuo di al-meno 300 milioni di euro) verrà svolta un’attività di “tutorag-gio” attraverso un monitorag-gio continuo dei comportamen-ti e delle operazioni poste in essere da questi contribuenti, con approcci dif ferenti a secon-da delle attività svolte.

Enti non commercialiUn controllo più accurato del cosiddetto “Terzo Settore” ri-spetto al passato è uno degli obiettivi dell’Amministrazione finanziaria, al fine di individuare gli abusi dei regimi agevolativi concessi agli enti non commer-ciali.

Intanto lo scudo fiscale è stato prorogato al 30 aprileIl decreto legge 194 del 2009 (cosiddetto “Milleproroghe”), recentemente convertito in leg-ge, dispone la riapertura dei termini di diversi provvedimen-ti fiscali e in taluni casi entra anche nel merito di alcune di-sposizioni. Di seguito ci occu-peremo delle principali novità contenute nel provvedimento.

scudo fiscaleI contribuenti hanno la possi-bilità di aderire alle norme che consentono il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività detenute all’estero fino al 30 aprile 2010. Il ritardo avrà però un costo. L’imposta straordina-ria, passata infatti dal 5 al 6 per cento per le operazioni perfe-zionate entro il 28 febbraio, è del 7 per cento per chi invece prenderà tempo fino al 30 apri-le. La proroga interessa anche la disposizione che riguarda l’esonero dalla compilazione

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del quadro RW del modello Uni-co. Pertanto chi presenterà la dichiarazione riservata nel 2010 è esonerato dal compilare i l predet to quadro RW per i pe-r iodi di imposta 20 09 e 2010 relat ivamente alle at t iv i tà scu-date.

lavoratori t ransfrontal ieriI lavorator i dipendenti che hanno violato le norme sul monitoraggio f iscale relat iva-mente a disponibil i tà f inanzia-r ie detenute all ’estero e r i fer i -bil i esclusivamente all ’at t iv i tà lavorat iva prestata in ter r i to-r io s traniero hanno tempo f ino al 30 apr i le 2010 per regolar iz-zare la dichiarazione relat iva al 20 08 versando una somma par i a 21 euro.

termini di accertamento rad-doppiat iPassano da 4 a 8 anni i termini di accer tamento per gli inve-s t imenti ef fet tuati in paradisi f iscali e per le v iolazioni sul

monitoraggio f iscale. È chiaro come la norma intenda rap-presentare un for te incentivo all ’ut i l iz zo dello scudo f isca-le e rappresenti un deterren-te per i contr ibuenti che de-tengono i l legalmente at t iv i tà al l ’estero.

studi di settoreL’approvazione degli s tudi di set tore relat iv i agli anni di imposta 20 09 e 2010 è s tata dif fer i ta r ispet t ivamente al 31 marzo 2010 e al 31 marzo 2011, per tener conto in maniera adeguata degli ef fet t i della cr is i economica.

dichiarazioni telematiche dei sost itut i d’impostaL’obbligo per i sost i tut i di im-posta di comunicare mensil -mente i dati retr ibutiv i e con-tr ibutiv i dei dipendenti v iene dif fer i to al 1° gennaio 2011. nel 2010 c i potrà essere sol-tanto un av vio sper imentale.

abruzzoI contribuenti colpiti dal ter-remoto dello scorso anno ot-tengono una nuova proroga, in vir tù della quale è sospeso il versamento di imposte e con-tributi. Un’ordinanza della Pre-sidenza del Consiglio stabilirà tempi e modalità.

BenzinaiProrogate ai periodi di imposta 2009 e 2010 le deduzioni for fet-tarie dal reddito di impresa per gli esercenti impianti di distri-buzione del carburante.

cinque per milleLe risorse non utilizzate nel 2009 potranno essere ripartite per il periodo di imposta 2010.

regime speciale delle siiqLe società di investimento im-mobiliare quotate hanno tempo per optare per il regime fiscale speciale sino al 30 aprile 2010.

tarsuIl passaggio definitivo dalla Tarsu alla Tia (Tarif fa integrata ambientale) viene per l’ennesi-ma volta prorogato al 30 giugno 2010.

zone franche urbaneIl “Milleproroghe” cancella le agevolazioni previste dalla di-sciplina sulle zone franche ur-bane relativamente alle imposte dirette. Le agevolazioni riguar-deranno quindi soprattutto l’Ici e i contributi per i lavoratori di-pendenti.

Roberto AntonellaRaffaele Sansone

Area Fisco – Gruppo Sida [email protected]

[email protected]. 07128521

FISCO

108 MOnDO LAVORO

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109MOnDO LAVORO 109MOnDO LAVORO

BREVI TERRITORIO

Docenti, ricercatori ed esperti si sono ritrovati presso l’aula del Con-siglio della Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” di Ancona per illu-strare lo studio, effettuato in colla-borazione con la Regione Marche, riguardante le “Tariffe e prezzi nelle Marche” ed iniziato nel 2005 grazie al patrocinio prima del ministero dello Sviluppo economico e succes-sivamente della Regione Marche. Grazie ai fondi messi a disposizione da queste Istituzioni, è stato possi-bile creare l’Osservatorio prezzi e tariffe e stipulare una convenzione

di ricerca con l’Università Politec-nica delle Marche. Attraverso un questionario diffuso a tutti i Comuni marchigiani si sono rilevati i servizi all’infanzia, quali asili nido, mense scolastiche, trasporti scolastici e servizi rivolti agli anziani: assistenza domiciliare e case di riposo. Inoltre, si è rilevato il servizio idrico con l’of-ferta dell’acqua potabile.Dai dati emerge che i Comuni più grandi applicano, per questi servi-zi, tariffe più basse alle famiglie che hanno un reddito basso rispetto ai Comuni più piccoli. Per quanto ri-

guarda il servizio idrico la frammen-tazione degli affidamenti del servi-zio genera tariffe molto diversificate all’interno della regione.

nel corso del Salone della mobilità sostenibile tenutosi al MotechEco di Roma e conclusosi il 14 Febbraio, la Energy Resources ha presentato una nuova concezione di mobilità soste-nibile: veicoli elettrici ed alimentazio-ne totalmente green. Grazie a questo sistema di nuova concezione qualsia-si mezzo di trasporto - sia esso auto-mobile, autobus, scooter, ecc.. – po-trà essere alimentato attraverso una pensilina con pannelli fotovoltaici applicati e una colonnina di ricarica,

al posto del classico distributore di carburante. Questa potrebbe essere una nuova frontiera, applicabile sia per il trasporto privato che su quel-lo pubblico che eliminerebbe i costi per i carburanti e permetterebbe di migliorare effettivamente il rispetto dell’ambiente. Ovviamente perché un progetto come questo possa di-ventare percorribile, sarebbe neces-sario dotarsi di infrastrutture di rica-rica presenti in modo massiccio sul territorio.

ancona: PrEsEntato lo studIo su ‘tarIFFE E PrEzzI nEllE marchE’

EnErgy rEsourcEs PrEsEnta Il KIt a zEro ImPatto amBIEntalE

accordo dI Programma PEr la antonIo mErlonI

Il ministero dello Sviluppo economico sta utilizzando le proprie risorse per studiare la strada migliore per rendere applicabile e utile nella pratica l’Accordo di programma per la Antonio Merloni, da più di un anno in commissariamento straordinario. Secondo il coordinatore nazionale della Fiom Evaristo Agnelli, i punti principali attorno ai quali lavorare sono tre: una struttura pubblica che rilevi alcuni immobi-li dell’azienda, fondi a Investitalia per attrarre investimenti stanziati dal Ministero e un impegno della Regione per la riqualificazione dei lavoratori. Il progetto mira a riqualificare e re-industrializzare l’area in maniera tale da attirare nuovi investitori. Il momento è assolutamente cruciale per l’azien-da, dato il fallimento delle gare nei mesi scorsi.

Page 111: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

lei ha studiato e sta mettendo le radici ad un progetto unico per le marche: le tagesmutter o

“mamme di giorno”. come mai?“ In questo progetto c’è tutto: la passione che porta a costruire un progetto met-tendoci professionalità ed anima; la sfida perché occorre coraggio, forza, determi-nazione, capacità organizzative per tenere tutto insieme e farlo decollare; la parita’ di genere che passa attraverso la promozio-ne sociale e professionale. Si incrociano le richieste di chi cerca lavoro e la necessità di flessibilità per chi è occupato: una vera occasione di conciliazione diffusa sul terri-torio regionale.”chi è la tagesmutter?“La Tagesmutter è una persona, adegua-tamente formata, che offre educazione e cura a bambini di altri presso il proprio domicilio. In Italia di fatto queste forme di assistenza sono diffuse ma in modo “sommerso” perchè anche oggi l’insuf-ficienza dei servizi per la prima infanzia e la minor disponibilità di sostegno pa-rentale per l’accudimento dei propri figli impongono a molte donne una scelta: o il lavoro o la famiglia. La maggior parte delle persone che si occupa di bambini in ambito domiciliare lavora “in nero” e questo fenomeno ha indotto l’idea che questo sia un lavoro che chiunque può svolgere,contrariamente alle conoscenze in campo pedagogico che sottolineano l’importanza dell’ambiente, delle relazioni e delle attività proposte al bambino per un armonico sviluppo della personalità. La Tagesmutter offre il proprio servizio in casa propria e anche laddove il servizio si svolge

in ambienti extradomiciliari mantiene i re-quisiti e l’organizzazione di un servizio do-miciliare; è in stabile collegamento con un ente non profit che la sostiene e la suppor-ta nel lavoro e garantisce il mantenimento degli standard qualitativi previsti, sia dal punto di vista ambientale che educativo. Per diventare Tagesmutter è necessario un percorso di formazione ma soprattutto un lavoro in rete e una formazione perma-nente.”

come opera la struttura di coordina-mento?“La “tagesmutter” attiva un rapporto associativo e di lavoro con la società che sarà costituita a livello regionale che ga-rantisce il coordinamento delle attività, la formazione iniziale e continua, la diffusione del servizio sul territorio attraverso i vari responsabili territoriali. Inoltre la società certifica la regolarità delle abitazioni delle tagesmutter, garantisce il coordinamento pedagogico ed organizzativo, le assicura-zioni e la tutela legale, attiva regolari con-tratti di lavoro e di co-imprenditorialità con la struttura societaria di coordinamento.”Quali fasi prevede il suo progetto?“Stiamo strutturando il Seminario di 3 giorni che sarà realizzato a marzo per in-dividuare i referenti territoriali. Sempre a marzo dovremmo avviare un corso di for-mazione di 400 ore di cui 250 di teoria e 150 di stage - previsto rilascio di qualifica - uno per provincia mettendo in forma-zione 75 persone .nello stesso periodo andremo a costituire l’impresa , certifica-re le abitazioni ed attivare tutte le azioni promozionali per intercettare le richieste da canalizzare in servizi operativi. Ritengo che si possa partire con un servizio strut-turato sul territorio regionale dopo l’estate . Una volta a sistema, i corsi si ripeteranno e le potenziali tagesmutter potranno atti-varsi appena completato il corso.”

concIlIazIonE? dallE ParolE aI FattI: arrIvano lE tagEsmuttErPer passione, per sfida e in nome della parità parte grazie a adele maria Pia Pirro - consigliera di Parità per la Provincia di macerata - un progetto unico nelle marche

Adele Maria Pia Pirro Titolare d’impresa (Formazione-Comuni-cazione-Consulenza), è laureata in Scienze della Formazione-Giorna-lista. E’ stata componente sup-plente del Comitato Legge 125, Ministero del Lavoro, componente della Commissione Pari Opportu-nità della Provincia, del Comitato legge 215 Camera di Commercio, della Commissione Pari Oppor-tunità della Provincia di Macera-ta, Presidente del Centro Italiano Femminile di Montecassiano e at-tualmente vice presidente regio-nale. Attualmente è Consigliera di Parità per la Provincia di Macerata.

Nel sito www.youtube.com digitan-do “Info@Lavoro” o “futureconsul-ting1” è possibile visionare i video delle puntate di “Info@Lavoro” condotto dalla Dott.ssa Pirro.

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oPEratorE PEr l’InFanzIa (tagEsmuttEr-I)codIcE QualIFIca rEgIonalE tE10.11

ore 400 di cui 250 teoria e 150 stageall. 15

modulI dIdattIcI:ORIENTAMENTO INIZIALESALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVOROPSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA E RUOLO DEL-LE TAGESMUTTERELEMENTI PEDAGOGICI DELLA TAGESMUTTERLEGISLAZIONE E SERVIZI PER L’INFANZIAALIMENTAZIONE DEL BAMBINOPRIMO SOCCORSO-IGIENE AMBIENTALE E SICU-REZZA NELL’AMBIENTE DOMESTICOSTESURA PERCORSO INDIVIDUALIZZATOPROGRAMMAZIONE INTERVENTI

PIANO INTERVENTO GIORNALIEROORGANIZZAZIONE AMBIENTE DI LAVORO E MATERIALICREARE LABORATORI DI RETERISORSE ED EMPOWERMENTCOMUNICARE AI DIVERSI TARGETSAPER LAVORARE E VALUTARE IN TEAMBUSINESS PLANORIENTAMENTO FINALESTAGEESAME FINALE

oBIEttIvI: Acquisire la formazione di base sul “Mo-dello Tagesmutter”- Acquisire conoscenze sul PRO-GETTO TAGESMUTTER REGIONE MARCHE- Verifica delle competenze e conoscenze individuali rispetto alla figura di coordinatore a livello provinciale.

rIsultato: SELEZIONARE I COORDINATORI PROVIN-CIALI PER L’AVVIO D’IMPRESA A LIVELLO REGIONALE.rEQuIsItI dI accEsso: maggiore etàorarI lEzIonI: n. 3 giornisede lezioni: CIVITANOVA MARCHE

oBIEttIvI: Acquisire la formazione finalizzata all’avvio di un PROGETTO D’IMPRESA TAGESMUTTER O MICRO ASILI DOMICILIARI nella Regione Marche.rEQuIsItI dI accEsso: maggiore etàorarI lEzIonI: da concordare con il gruppo classe

IscrIzIonI:FuturE consultIng

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codIcE QualIFIca rEgIonalE tE10.11rilascio cErtIFIcazIonE FInalE

Page 113: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

112 MOnDO LAVORO

EVENTI

La mostra, curata nella campa-gna di comunicazione e public relations dall’Agenzia di Mar-

keting e Pubblicità Columbus/Italia, fa seguito alla precedente presen-za ad Arte Fiera 2009 a Bologna. In questa seconda edizione sono intervenuti sei artisti italiani di due differenti generazioni, che attra-verso le proprie esperienze hanno costruito una campionatura di ricer-che e sensibilità diverse ma com-plementari. Stefano Arienti, nunzio e Alfredo Pirri per la generazione emersa negli anni Ottanta; Botto & Bruno, Flavio Favelli e Pietro Ruffo per gli anni novanta. Questi hanno saputo avvicinare ed integrare per-fettamente l’arte contemporanea

italiana all’eccellenza della cucina in una regione come le Marche da sempre attente alla tradizione della cucina e del Made in Italy. “Una divergenza di linguaggi – scri-ve Pratesi - riscontrabile attraverso l’analisi delle opere realizzate dai sei artisti invitati, dove i primi hanno in-terpretato la padella come oggetto fisico da manipolare e trasformare, mentre gli altri l’hanno utilizzata in qualità di mera superficie dove de-positare delle immagini”.Sono dunque stati esposti e presen-tati prodotti TVS con immagini ela-borate attraverso fori, ripiegati su sé stessi per assumere specifiche for-me, verniciati con differenti tonalità di colore o impreziositi con immagi-

ni dipinte e raffigurazioni.La mostra si è rivelata come un’in-teressante occasione per leggere messaggi su più livelli, “che vanno dal ludico al politico e che ci ricor-dano come l’arte sia in grado di af-frontare argomenti complessi in ma-niera leggera ma mai banale”. Tutto ciò in linea con lo spirito di ricerca TVS, un brand rappresentativo del Made in Italy e nello specifico delle Marche, sinonimo di qualità dei ma-teriali, metodologia di produzione e design.Un’affascinante analisi parallela di come lo scenario attuale influenzi tanto la capacità espressiva degli artisti, quanto la capacità di prodot-to dell’Azienda. Che sembra aver scoperto l’(eco)sostenibile legge-rezza dell’essere: antiaderente, in alluminio.

Il 5 febbraio 2010 presso il centro arti visive Pescheria di Pesaro, si è svolta la seconda edizione di “arte in padella”, evento culturale realizzato da giuseppe Bertozzini di tvs con la collaborazione di ludovico Pratesi

sEI artIstI PEr tvs al cEntro artI vIsIvE PEschErIa dI PEsaro

Page 114: Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

OFFERTE DI LAVORO

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio • 60131 Ancona - Fax 071/2852245 • [email protected] • www.sidasrl.itConsenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).

Gruppo Industriale di grandi dimen-sioni, appartenente ad una multinazio-nale americana e con diversi stabilimenti produttivi sia in Italia che all’estero ricer-ca:

rIF: Buy/01 BuyEr – componenti-stica (elettronica / meccanica) Il nuovo collaboratore sarà inserito nell’area acquisti con l’obiettivo di assi-curare la disponibilità di materie prime, materiali sussidiari e capacità produttive di terzi, nel rispetto degli standard, dei tempi e dei costi. nello specifico a lui verranno assegnate categorie merceologiche quali compo-nentistica meccanica e/o elettronica. Le sue attività saranno: tenere i contatti e trattare le condizioni di acquisto con fornitori; valutarne l’affidabilità in termini di capacità produttive, rispetto dei ter-mini di consegna, costanza della qualità. Il candidato ideale è un professionista di 30 – 35 anni, preferibilmente laureato in scienze economiche e/o tecniche che ha maturato esperienza in ruoli similari (almeno 2-3 anni) all’interno di aziende metalmeccaniche. L’azienda opera in un contesto world wil-de e richiede quindi la conoscenza della lingua inglese e la disponibilità a trasfer-te sul territorio internazionale.La sede di lavoro è nell’interno della pro-vincia di Ancona.

Azienda di grande notorietà, leader di mercato nel settore moda / fashion, ricerca per il nuovo punto vendita delle Marche:

rIF: Pg/04 storE managEr

La nuova risorsa sarà inserita nel Punto Vendita e sarà responsabile di tutta la gestione del negozio in conformità con la filosofia e le politiche aziendali. In par-ticolare dovrà garantire:• la gestione, la motivazione, la forma-zione e l’organizzazione del team di la-voro;• il monitoraggio del conto economico, della rotazione dei prodotti, della ge-stione delle scorte di magazzino e il rag-giungimento degli obiettivi economici mantenendo una reportistica aggiornata alla sede centrale;• l’eccellenza del servizio di accoglien-za, la supervisione delle vendite e delle attività di visual merchandising al fine di

garantire la soddisfazione del cliente ed il mantenimento degli standard qualita-tivi del Brand.Il candidato ideale, di circa 35 – 40 anni, proviene dal settore moda lusso ed ha maturato un’esperienza significativa nel ruolo richiesto. Ha doti organizzative ed esperienza consolidata nella gestione e motivazione dei propri collaboratori. Buono standing e la conoscenza della lingua inglese completano il profilo.L’azienda è in grado di valorizzare figure di elevato spessore professionale.

Call World è un’azienda leader spe-cializzata in servizi di Direct Marketing e Customer Care. Per ampliamento della propria Divisione Customer Service ri-cerca:

rIF: ot/01 4 oPEratorI tElEFo-nIcI per servizi InBound

I nuovi collaboratori saranno inseriti in un gruppo di lavoro e dipenderanno gerarchicamente dal Team Leader e dal Supervisor della “Divisione Custumer Service”. In questa divisione il servizio consiste nel gestire attività di customer care e di supporto help desk tecnico per conto di primarie aziende a livello nazionale ed internazionale. I principali settori cui questo servizio si rivolge sono: Turismo – Elettrodomestici – Elettronica di con-sumo – Alimentare – Bancario. Ciascun operatore verrà formato in fun-zione delle esigenze specifiche di cia-scun servizio (es. numero Verde, ecc) e si occuperà di: - Ricevere chiamate ed e-mail da clienti o prospect ai quali erogare informazioni circa prodotti o servizi - Gestire l’attività di assistenza pre e post-vendita in termini di reclami;- Fornire supporto tecnico telefonico sul prodotto/servizio;- Inviare materiale tecnico/informativo tramite mail/fax. I candidati ideali sono giovani diplomati e/o laureati e data la natura internazio-nale di alcuni clienti risulta preferibile la conoscenza di una lingua straniera.Sono richieste inoltre: doti comunicati-ve, utilizzo del pc, orientamento al clien-te e precisione.PERCORSO DI InSERIMEnTO: - I FASE Colloqui Selettivi (di Gruppo e Individuale)- II FASE: Corso di Formazione / Selezio-

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rIF: acl\01 avvocato – consu-lEntE lEgalE

Il candidato sarà inserito nel gruppo di lavoro che si occupa di assistere l’im-presa a gestire problematiche e criticità legate ad aspetti legislativi, procedurali e negoziali in materia legale e contrat-tualistica.Il candidato ideale è un avvocato di età compresa tra i 30 e 35 anni che abbia maturato un’esperienza nel ruolo di 3-4 anni. Forti doti relazionali, organizzative, dinamismo e motivazione ad operare in contesto di tipo consulenziale completa-no il profilo della persona ricercata.Costituisce titolo di preferenza la resi-denza/domicilio ad Ancona o zone limi-trofe.La sede di lavoro è Ancona

Gruppo Cerioni (Insegna Euronics) è leader nella distribuzione dell’elet-tronica di consumo con ad oggi 15 negozi.L’evoluzione dei mercati, la cre-scita dinamica che il gruppo sta attraver-sando rendono necessario l’inserimento di figure qualificate:

rIF: ErK/01 dIrEttorI Punto vEndIta (Emilia romagna - marche) Il ruolo prevede la responsabilità del punto vendita assegnato in termini di raggiungimento dei risultati economici, commerciali, di gestione e organizzazio-ne delle risorse umane interne. I candidati ideali hanno un’età compre-sa tra i 30 e 40 anni ed hanno maturato un’esperienza significativa in ruoli ana-loghi, preferibilmente nei settori GDS, GDO, e CATEnE operanti nel retail. Spiccate doti organizzative e leadership completano il profilo.I punti vendita sono nelle Marche ed in Emilia Romagna.

113MOnDO LAVORO

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Azienda di primaria importanza nel settore comunicazione - grafica - pubbli-cità ricerca per ampliamento del proprio organico:

rIF: ad/04 rEsPonsaBIlE Produ-zIonE - sEttorE stamPa

che avrà il compito di controllare e co-ordinare le risorse impiegate, verificando l’avanzamento della produzione e ge-stendo l’attività ordinaria.Il candidato ideale ha un’età indicativa-mente compresa tra 30 e 40 anni, possie-de un diploma e/o laurea di tipo tecnico, ed ha maturato un’esperienza professio-nale di almeno 5 anni come Capo Repar-to, Responsabile Produzione o Pianifica-tore / Programmatore della produzione in aziende modernamente organizzate, preferibilmente dal settore stampa, rile-gatura e/o packaging.Completano il profilo metodo, doti orga-nizzative, leadership, capacità di lavoro per obiettivi, buona conoscenza della lingua Inglese e conoscenza dei principali strumenti informatici. La residenza dovrà essere compresa tra le province di Rimini, Pesaro, Forlì - Cese-na, Ravenna. La sede di lavoro è in provincia di Rimini.

Il nostro clientee’ leader a livello in-ternazionale nel settore dei mobili per ufficio. L ‘ azienda sta affrontando un mo-mento di forte sviluppo e ci ha incaricato di ricercare:

rIF: amE/01 arEa managEr Ita-lIa

Il nuovo collaboratore, in accordo con la Direzione Commerciale, dovrà svilup-pare e supportare le vendite nell’area a lui assegnata, consolidare il business e coordinare la rete di vendita costituita da agenti rivenditori e distributori, seguen-do i potenziali clienti dal contatto inizia-le alla chiusura del contratto. E’ richiesta esperienza di almeno 2/3 anni in ruoli si-milari e costituisce requisiti preferenziale la conoscenza della lingua inglese.La sede di lavoro è nella provincia di (PU)

Importante Gruppo del Centro Italia operante nel settore della Distribuzione Alimentare, ci ha incaricato di ricercare:

rIF: Pg/02 dIrEttorE gEnEralE

Il candidato prescelto sarà incaricato di coordinare tutte le funzioni aziendali af-finchè vengano realizzati gli obiettivi di posizionamento e redditività, nel rispetto della strategia aziendale concordata con il Consiglio d’Amministrazione.Si occuperà dunque di predisporre piani aziendali e di farli rispettare in un’ottica

di sviluppo competitivo dell’azienda e di gestire anche direttamente i rapporti con i principali stakeholders.Il candidato ideale è un manager di età compresa tra i 38 a i 45 anni, è in posses-so di un’adeguata formazione culturale e manageriale (laurea e/o master MBA) ed ha preferibilmente maturato espe-rienza nell’area marketing - commerciale di aziende di distribuzione operanti nel settore alimentare, ricoprendo ruoli di responsabilità e/o coordinamento gene-rale. Saranno valutate positivamente an-che candidature di manager provenienti da altri settori, purchè abbiamo matura-to esperienza in aziende modernamente organizzate e di dimensioni significative. Spiccate competenze relazionali e lea-dership, problem solving e attitudine a la-vorare per obiettivi completano il profilo.Sede di lavoro: Centro Italia (Zona Adria-tica).

Il nostro cliente e’ un’importante mar-chio della moda internazionale. Per il pro-prio punto vendita dell’ Emilia Romagna ci ha incaricato di selezionare uno/a

rIF: Fs/12 storE managEr Emilia romagna Il candidato, riportando direttamente all’Area Manager ed in accordo con le politiche aziendali, sarà responsabile di assicurare il buon andamento del nego-zio, coordinando il team di collaboratori interno e coadiuvando il loro percorso di crescita.Sarà inoltre incaricato di raggiungere, attraverso la corretta gestione e motiva-zione del personale, gli obiettivi qualita-tivi e quantitativi di fatturato prestabiliti con l’Azienda e di applicare gli standard aziendali al fine di garantire la qualità del servizio al consumatore.Siamo alla ricerca di candidati che abbia-no maturato una pregressa esperienza nel ruolo presso Store di moda di grandi dimensioni appartenenti a marchi presti-giosi. Completano il profilo buone doti comunicative e organizzative.

Azienda di primaria importanza nel settore comunicazione - grafica - pubbli-cita’ ricerca per ampliamento del proprio organico:

rIF: ad/03 WEB marKEtEr

Il nuovo collaboratore si occuperà dello studio, della valutazione e dell’attuazione dei progetti innovativi legati allo svilup-po commerciale sul canale web; ogget-to delle sue attività saranno la gestione di campagne di comunicazione on - line (mailing, forum, siti web, strategie di so-cial networking, content management, web advertising, non conventional mar-

keting ecc.) e di trade marketing tramite creazione di materiale above & below the line (prodotti pop, advertising, affissioni ecc).Il candidato ideale ha un’età indicativa-mente compresa tra 30 e 35 anni, possie-de una laurea preferibilmente in scienza della comunicazione ed ha maturato un’esperienza professionale di almeno 3 anni nel ruolo in oggetto in aziende mo-dernamente strutturate, agenzie pubbli-citarie e/o aziende di consulenza marke-ting con specifico focus sul canale web.Costituirà requisito fondamentale un’otti-ma conoscenza della lingua Inglese.Completano il profilo creatività, precisio-ne, ottima padronanza della lingua italia-na e capacità di lavorare per obiettivi.La residenza dovrà essere compresa tra le provincie di Rimini, Pesaro e Forlì - Ce-sena. La sede di lavoro è in provincia di Rimini..

Gruppo Industriale di Grandi dimen-sioni, appartenente ad una multinazio-nale americana e con diversi stabilimenti produttivi sia in Italia che all’estero ricerca:

rIF: BK/01 KEy account - mercati Esteri Il nuovo collaboratore, riportando diret-tamente all’EXPORT MAnAGER sarà in-caricato di gestire alcuni ClientiSarà quindi chiamato a:- Contribuire alla definizione degli obiet-tivi e dei budget commerciali in supporto all’E.M.- Promuovere la conclusione di contrat-ti in una zona determinata per conto dell’azienda.- Effettuare visite periodiche ai clienti fi-delizzati al fine di instaurare con loro un rapporto di fiducia e collaborazione così da comprenderne al meglio le esigenze ed i problemi.- Riferire periodicamente all’Area Mana-ger del suo operato e sulle condizioni del mercato nella sua zona di competenza.- Raccogliere informazioni sui prodot-ti, sulle attività promozionali e su quelle di prezzo della concorrenza.Il candidato ideale è un giovane di età compresa tra i 25 e i 32 anni, che ha ma-turato esperienza di almeno 1-2 anni all’interno della funzione commerciale e/o marketing, preferibilmente in aziende modernamente strutturate e o nell’ambi-to della GDO.

E’ richiesta la perfetta conoscenza della lingua inglese; sono invece preferenzia-li la conoscenza di altre lingue stranie-re e/o aver gestito rapporti con i Paesi dell’estremo Oriente (Cina, India ecc).La sede di lavoro (quando in Italia), è nell’interno della Provincia di Ancona.

OFFERTE DI LAVORO

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“SALVIAmO LE AZIEnDE”