Modulo1 documentazione iconografica

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26 ildentistamoderno giugno 2016 D a oltre trent’anni la tecnologia digitale si è imposta progressivamente anche nel campo medico, ma ne- gli ultimi anni si è notevolmente implementata, rivo- luzionando lo studio medico nelle sue funzioni cli- niche e gestionali. Ormai quasi tutte le attrezzature che utiliz- ziamo sono dotate di processori, memorie, dischi di archiviazio- ne digitali 10,13-15 . Uno studio moderno non può più farne a me- no, poiché tutti i sistemi si stanno adeguando a un modo nuo- vo di gestire, programmare, affrontare e archiviare tutti gli ele- menti riguardanti il paziente e il nostro lavoro. Gli argomenti che verranno trattati in questi Moduli vogliono dare la possibi- lità a chiunque di comprendere l’importanza dell’utilizzo del- le attrezzature che saranno prese in esame, e di far scegliere, nel migliore dei modi, gli strumenti più idonei a questo scopo. Partiremo dallo strumento che ci permette di ottenere la do- cumentazione di base, che è poi quella che ha sempre inte- ressato maggiormente i medici: «la macchina fotografica me- dicale». Quest’ultima è comparsa sul mercato negli anni 60 con macchine fotografiche analogiche (a pellicola), afferman- dosi in quasi tutti gli studi come lo strumento principe per la documentazione e l’archiviazione del piano di trattamento 1-3 . Ogni azienda produttrice di macchine fotografiche aveva in catalogo uno strumento che spesso veniva definito con il ter- mine «Medical» 5 . Era una combinazione di obiettivo, flash e macchina fotogra- fica, in alcuni casi assemblata, mentre in altri era un tutt’u- no, inscindibile, con il quale l’operatore doveva solo mettere a fuoco e scattare 5 . I risultati erano sicuri al 100% (se aveva- mo inserito e agganciato correttamente la pellicola!) 5 . Questi strumenti erano semplici da utilizzare e qua- si tutti i medici relatori a congressi o conferen- ze degli anni 80-90 ne erano dotati 5 . Dagli anni 90 in poi, come accennato precedentemente, la tecnologia digitale si è fatta strada e, un po’ al- la volta, ha sostituito le macchine fotografiche analogiche: possiamo affermare che ormai qua- si più nessuno utilizza le attrezzature analogi- che a pellicola. La tecnologia digitale non potrà mai arrestar- si: è in evoluzione continua; pertanto, è possibile che ogni tre o quattro mesi, pur avendo acquista- to l’ultima tecnologia di una macchina fotografica, computer, monitor, videocamera, riunito, radiografi- co ecc., ne compaia sul mercato una nuova versione aggiorna- ta o sostituita completamente 5 . Quindi, per quanto riguarda le Fotografia digitale Digital photography CORSO ECM A DISTANZA MODULO DIDATTICO 1 Carlo Alberto Piacquadio Alessandro Piacquadio Rolando Crippa* *Direttore Scientifico Fondazione ISI, Milano Direttore Reparto di Patologia Orale e Laserterapia, Istituto Stomatologico, Milano Professore a contratto, Università degli Studi di Genova 1. Macchine fotografiche compatte 2. Macchine fotografiche bridge 3. Macchine fotografiche reflex z PAROLE CHIAVE fotografia digitale, macchine fotografiche medicali, obiettivi macro z KEY WORDS digital photography, medical camera, macro lens Corrispondenza Rolando Crippa www.crippadottrolandog.it 1. Macchina fotografica compatta 1

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Da oltre trent’anni la tecnologia digitale si è imposta progressivamente anche nel campo medico, ma ne-gli ultimi anni si è notevolmente implementata, rivo-luzionando lo studio medico nelle sue funzioni cli-

niche e gestionali. Ormai quasi tutte le attrezzature che utiliz-ziamo sono dotate di processori, memorie, dischi di archiviazio-ne digitali10,13-15. Uno studio moderno non può più farne a me-no, poiché tutti i sistemi si stanno adeguando a un modo nuo-vo di gestire, programmare, affrontare e archiviare tutti gli ele-menti riguardanti il paziente e il nostro lavoro. Gli argomenti che verranno trattati in questi Moduli vogliono dare la possibi-lità a chiunque di comprendere l’importanza dell’utilizzo del-le attrezzature che saranno prese in esame, e di far scegliere, nel migliore dei modi, gli strumenti più idonei a questo scopo.Partiremo dallo strumento che ci permette di ottenere la do-cumentazione di base, che è poi quella che ha sempre inte-ressato maggiormente i medici: «la macchina fotografi ca me-dicale». Quest’ultima è comparsa sul mercato negli anni 60 con macchine fotografi che analogiche (a pellicola), afferman-dosi in quasi tutti gli studi come lo strumento principe per la documentazione e l’archiviazione del piano di trattamento1-3. Ogni azienda produttrice di macchine fotografi che aveva in catalogo uno strumento che spesso veniva defi nito con il ter-mine «Medical»5. Era una combinazione di obiettivo, fl ash e macchina fotogra-fi ca, in alcuni casi assemblata, mentre in altri era un tutt’u-no, inscindibile, con il quale l’operatore doveva solo mettere a fuoco e scattare5. I risultati erano sicuri al 100% (se aveva-

mo inserito e agganciato correttamente la pellicola!)5. Questi strumenti erano semplici da utilizzare e qua-

si tutti i medici relatori a congressi o conferen-ze degli anni 80-90 ne erano dotati5. Dagli anni 90 in poi, come accennato precedentemente, la tecnologia digitale si è fatta strada e, un po’ al-la volta, ha sostituito le macchine fotografi che analogiche: possiamo affermare che ormai qua-si più nessuno utilizza le attrezzature analogi-che a pellicola. La tecnologia digitale non potrà mai arrestar-

si: è in evoluzione continua; pertanto, è possibile che ogni tre o quattro mesi, pur avendo acquista-

to l’ultima tecnologia di una macchina fotografi ca, computer, monitor, videocamera, riunito, radiografi -

co ecc., ne compaia sul mercato una nuova versione aggiorna-ta o sostituita completamente5. Quindi, per quanto riguarda le

Fotografi a digitaleDigital photography

CORSO ECM A DISTANZAMODULO DIDATTICO 1

■ Carlo Alberto Piacquadio ■ Alessandro Piacquadio■ Rolando Crippa* *Direttore Scienti� co Fondazione ISI, MilanoDirettore Reparto di Patologia Orale e Laserterapia, Istituto Stomatologico, MilanoProfessore a contratto, Università degli Studi di Genova

1. Macchine fotografi che compatte

2. Macchine fotografi che bridge

3. Macchine fotografi che refl ex

z PAROLE CHIAVE fotogra� a digitale, macchine fotogra� che medicali, obiettivi macro

z KEY WORDS digital photography, medical camera, macro lens

◆ Corrispondenza Rolando Crippawww.crippadottrolandog.it

1. Macchina fotografi ca compatta

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macchine che prenderemo in esame, è possibile che, rispetto a ciò che viene attualmente consigliato come migliore tecno-logia, al momento della lettura dell’articolo (cioè tra pochissi-mo tempo), possano essere stati immessi sul mercato una nuo-va macchina, un nuovo obiettivo, un nuovo fl ash ecc. Tenendo conto di una valutazione acquisita come esperienza negli an-ni6-9, si può affermare che una qualsiasi tecnologia acquista-ta oggi, salvo casi rari, può essere utilizzata per almeno cin-que o sei anni prima di essere sostituita completamente: alcu-ni utilizzano ancora oggi macchine acquistate nel 1994-1995; soprattutto da chi non svolge corsi e relazioni l’attrezzatura può es-sere utilizzata quasi fi no alla fi ne della carriera professionale. Prenderemo in esame tre tipi di macchine, una compatta, una bridge e una refl ex1,11-14,22,27-29. Per non essere troppo dispersivi, trattando le varie macchine fotografi che verranno analizzate le attrezzature più utilizzate negli studi e nei laboratori odon-totecnici, nelle cliniche e negli ospedali odontoiatrici.

1. Macchine fotografi che compatteIl termine stesso di «compatta» indica una macchina di picco-le dimensioni (Figura 1)27-29. Vi sono anche modelli ancora più compatti defi niti «tascabili» (Figura 2). Delle tascabili, nessu-na è utile per la documentazione medica. A partire dagli an-ni 70, un’azienda giapponese produttrice di macchine fotogra-fi che, immetteva sul mercato una macchina elettronica. Con questa macchina era impossibile sbagliare le foto, metteva a fuoco automaticamente; ruotando la ghiera, tempi e diafram-mi si accoppiavano fi no a far apparire nel mirino il simbolo di un pallino verde, che indicava che l’esposizione e il diafram-ma erano corretti: bastava fare click e il risultato era sicuro. Da quel momento in poi le compatte hanno avuto un successo enorme; si sono poi evolute, per esempio con l’aggiunta di un motore integrato, che trascinava automaticamente la pellicola,

e del fl ash integrato, che si poteva utilizzare o pigiando un ap-posito pulsante, oppure in completo automatismo con una cel-lula interna che valutava se era necessario oppure no far inter-venire il fl ash quando lo riteneva opportuno. Con queste mac-chine tutti erano contenti perché non si sprecavano i rullini e soprattutto perché c’era la certezza del risultato. A tutt’oggi le compatte ricalcano queste caratteristiche con i maggiori van-taggi della tecnologia digitale: esse hanno svariati programmi facilitati per ogni tipo di fotografi a. Per questa funzione basta solo selezionare l’icona all’interno del menù della macchina: sport, ripresa notturna, ritratto, spiaggia, viso, panorama, pri-mo piano, bambini ecc. La macchina compatta presa in esa-me è la Coolpix P7800 (Figura 3)27-29. Questa compatta è la migliore in assoluto tra le compatte non solo per la qualità, ma soprattutto per la possibilità di utilizza-re anche i due fl ash satelliti SB-R20027-29. Nessuna compatta at-tualmente è in grado di scattare foto come le refl ex utilizzan-do la luce laterale con l’apposita staffa (Figura 4).

4. Macchina compatta Coolpix P7800 con i due fl ash satelliti SB-R200

2. Macchina fotografi ca tascabile 3. Macchina compatta Coolpix P7800

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Questa macchina è ottima per chi lavora per consu-lenza in diversi studi odontoiatrici, che ha l’esigenza di avere una macchina compatta di ingombro molto ridotto e con prestazioni quasi da reflex. Come le mac-chine professionali, la compatta ha la ghiera dei program-mi principali, indicati con «A», «M», «S», «P» (Figura 5). Il programma «A» indica il diaframma che decidiamo di impo-stare: la macchina automaticamente sceglie il tempo giusto. La lettera «M» indica che possiamo decidere sia il tempo che il dia-framma a nostro piacimento, ma se non siamo abbastanza pre-parati per fotografare professionalmente difficilmente otterremo buoni risultati. La lettera «S» indica la priorità dei tempi: noi deci-diamo il tempo di scatto e la macchina adegua il diaframma cor-retto. La lettera «P» indica il programma automatico: mettendo la macchina in questa posizione, la stessa decide sia il tempo cor-retto che il diaframma giusto, in qualsiasi condizione di luce. Di questi programmi, l’unico che ci è utile è il programma «A» (Fi-gura 6): cioè priorità dei diaframmi. L’operatore sceglie il diaframma e la macchina adegua il tempo

corretto per ottenere un’espo-sizione corretta1-10. Nelle fotografie

mediche, il tempo è sempre uguale, perché si utilizza il flash: all’accensione del flash, il tempo di sin-

cronizzazione è sempre uguale a 1/60 e avviene automaticamen-te, pertanto non dobbiamo preoccuparci assolutamente del tem-po di scatto. Tra le caratteristiche importanti troviamo, a destra, la ghiera per la regolazione della sovra- e della sottoesposizione (Fi-gura 7). Questa si ottiene ruotando la ghiera verso i numeri con il simbolo del più (+), utile per far emettere più luce al flash ot-tenendo foto più chiare (sovraesposte), oppure, ruotando la ghie-ra verso i numeri con il simbolo meno (–), per ottenere foto meno chiare (sottoesposte). Con le foto leggermente più scure vediamo le trasparenze e dei particolari che non vediamo con l’esposizio-ne corretta, con la sovraesposizione mettiamo in risalto altri par-ticolari. Con un po’ di pratica si riesce a utilizzare questa ghie-ra con facilità e, rivedendo le foto, ci si rende conto immediata-mente se l’immagine va bene oppure se la desideriamo più chia-ra o più scura: basta ruotare la ghiera nel senso desiderato e poi

5. Ghiera con i principali programmi

6. Ghiera con evidenziato il programma «A»

7. Ghiera per la regola-zione della sovra- e della sottoesposizione

8. Coolpix con monitor

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riscattare una seconda foto9. Non è possibile, come in molte altre macchine, lasciare inserita la funzione della sovra- o sottoesposi-zione: un’apposita luce rossa ben visibile si accende appena ruotia-mo la ghiera in un senso o nell’altro, pertanto non è possibile di-menticare la ghiera in una posizione di sovra- o sottoesposizione. La Coolpix P7800 ha un monitor molto grande e di buona defini-zione che può ruotare se lo si stacca dal corpo macchina (Figura 8): questo permette di tenere la macchina in qualsiasi posizione sia in piedi che seduti. Tra gli altri pulsanti importanti per settare o cambiare immediatamente alcune funzioni, alcuni comandi sono posti su un’apposita ghiera (Figura 9). Questa ghiera ci permette di cambiare gli «ISO» (cioè la sensibilità del sensore della macchi-na) e il bilanciamento del bianco, senza ricorrere ai menù inter-ni del software, facilitando così il nostro compito. Per settare com-pletamente la macchina utilizzeremo il classico pulsante «menù», presente su tutte le macchine digitali (Figura 10). Riassumendo, i vantaggi di questa macchina sono: la compattezza e la possibili-

9. Ghiera con evidenziato il pulsante ISO

11. a, b, c, d Settaggi utili per la

documentazione medica

10. Pulsante menù

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tà di aggiungere i due fl ash satelliti SB-R200 con lettura TTL-Fla-sh. Questi fl ash ci permettono di ottenere le foto con tutti i parti-colari dei denti, e di spostarli di foto in foto emettendo la luce do-ve meglio ci aggrada, per ottenere il massimo delle informazioni e delle caratteristiche sia della bocca sia dei denti e delle gengive. Per poter fare una buona macrofotografi a dobbiamo aggiungere un apposito dispositivo macro sull’obiettivo. La focale dell’obiet-tivo zoom è da 28 mm fi no a 135 mm: essa non è una focale trop-po spinta, come in ormai quasi tutte le compatte di questa fascia di prezzo, pertanto garantisce una buona qualità ottica fi nale.La macchina compatta può fare anche riprese video selezionan-do l’icona della videocamera dalla ghiera dei programmi. Sen-za paragonarla a una videocamera, i video sono più che soddi-sfacenti sia per lo studio (soprattutto i visi dei pazienti) sia per riprese amatoriali. Di seguito inseriamo alcuni settaggi impor-tanti e ideali per la documentazione medica (Figura 11 a-d). Su questa macchina possiamo modifi care anche il settaggio dei co-

lori, in modo da cambiare le eventuali dominanti, o personaliz-zarli per il proprio monitor. Sui prossimi moduli sarà descritta in modo comprensibile questa funzione che ci permetterà di ot-tenere risultati straordinari. Una volta settata completamente la macchina, si passa alla fase operativa. Il diaframma va chiuso il più possibile a F8.0 (Figura 12) e non dovrà essere più toccato: si otterrà in questo modo la massima profondità di campo20. Do-po questa manovra, dobbiamo accendere il fl ash con l’apposito pulsante (Figura 13), portare l’obiettivo con il tele-wide (Figura 14) in posizione «tele» 135 mm (massima estensione dell’obietti-vo), dopo di che ci basterà allontanarci o avvicinarci per inqua-drare due denti o quattro denti o tutta la bocca. Prima di scat-tare, bisogna tenere premuto leggermente il pulsante di scatto (metà corsa) senza rilasciarlo fi no a quando appare sul monitor un quadratino di colore verde (indica l’avvenuta messa a fuoco). A questo punto si pigia il pulsante fi no in fondo e la foto è fatta. Per le foto del viso, dobbiamo abbassare lo zoom da 135 mm a focali più basse, intorno ai 70 mm, e ognuno di noi lo può perso-nalizzare per le proprie esigenze o per la porzione del viso che vuole vedere rappresentata. Consigliamo le prime volte di anno-tare tutti i valori impostati, in modo che, ogni qualvolta scatte-remo le foto, basterà portare lo zoom in quella precisa focale uti-lizzata per ottenere tutte le foto della stessa grandezza14-18.

2. Macchine fotografi che bridgeLe macchine bridge (Figura 15) sono una via di mezzo tra le compatte, sopra descritte, e una macchina refl ex classica che sarà argomento del paragrafo successivo22. A nostro giudizio la macchina migliore per prezzo e qualità che prenderemo in esa-me è la FZ-200. Inizialmente l’azienda produttrice di questa mac-china aveva lanciato la FZ-28, poi evolutasi in FZ-38, FZ- 45, FZ-62, FZ-72, FZ-15019-22. Quella che consigliamo ora è la FZ-200. Esi-ste anche una versione più completa della macchina (FZ-1000) (Figura 16) nella quale viene aumentata la qualità passando dai

13. Pulsante di accensione del fl ash

14. Tele-wide12. Diaframma chiuso F8.0

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12 MP della FZ-200 a 20 MP, e dalla sensibilità ÷ da 6400 ISO fi no a 12.800. Il vantaggio delle bridge è la componentistica: le sue di-mensioni rispetto alle compatte, è sicuramente più duratura, ha l’obiettivo più grande rispetto alle compatte e offre risultati mi-gliori. Su tutte le macchine bridge di questa azienda produttrice è montato un obiettivo prodotto da un’azienda tra le migliori sul mercato, che sicuramente offre una qualità ottica superiore al-

la media delle altre macchine, se non quasi la migliore in senso assoluto. La lunghezza focale va da 25 mm fi no a 600 mm, eccezionale per tutti tipi di foto che vogliamo eseguire e, utilizzando la macchina in modalità digi-

tale, aumenta la focale del doppio (va impostata nel menù della macchina). Anche tutte le bridge posso-no fare riprese video e questa macchina è decisa-mente superiore alle altre, ma sempre limitata per

le riprese odontoiatriche. Ha un ottimo sensore, inol-tre è maneggevole grazie alla posizione ergonomica della presa, e va bene anche per professionisti dalle mani grandi! Il monitor

15. Macchina fotografi ca bridge

17. Macchina bridge FZ-1000 con monitor

orientabile

16. Macchina bridge FZ-1000

18. Ghiera dei programmi con evidenziato il programma «M»

19. Ghiera dei programmi con evidenziato il programma «A»

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è esteso, di buona qualità e anche orientabile (Figura 17), in mo-do da annullare i riflessi di luce sul monitor e di permettere di ri-prendere le foto sia seduti che in piedi. Sul monitor possiamo ri-vedere le foto e, con l’apposito pulsante, ingrandirle per rivede-

re se i particolari dello scatto sono di nostro gradimento o i par-ticolari che ci interessano sono stati messi a fuoco correttamen-te. Queste prime considerazioni ci fanno capire che con macchi-ne di dimensioni maggiori tutto migliora23,30-31.Come sulle compatte, la ghiera dei programmi ci permette di sce-gliere tra i quattro programmi principali che sono: «A», «M», «P», «S» (Figura 18). Quello che ci interessa maggiormente, come per tutte le macchine che utilizzeremo per le foto odontoiatriche, è il programma ideale che riguarda la priorità dei diaframmi, cioè il programma «A» (Figura 19). Vengono di seguito descritte le fasi operative.Dopo aver settato la macchina (Figura 20 a-c), sposteremo il cur-sore della messa a fuoco in posizione macro (Figura 21); succes-sivamente alzeremo il flash con l’apposito pulsante (Figura 22) e chiuderemo il diaframma a F8.0 (Figura 23), aggiungendo l’appo-sita lente macro. Utilizzeremo poi il pulsante tele-wide per lo zo-om dell’obiettivo (Figura 24), oppure quello vicino al pulsante di

21. Posizione MACRO

20. Menu settaggi

22. Apertura del flash

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scatto (Figura 25) che è più comodo rispetto a quello sull’obietti-vo. Il pulsante va utilizzato spostandolo verso la posizione «tele» fino a far apparire sul monitor i vari ingrandimenti che vengo-no descritti con 1x, 2x, 3x, 4x, eccetera fino a 24x in funzionalità ottica. Utilizzato in modalità digitale, il «tele» arriva fino a 96x, ben sapendo che può essere utile solo in foto esterne amatoriali, ma non in fotografia odontoiatrica. Con i vari ingrandimenti potremo scattare tutte le foto che vo-gliamo, ricordando che maggiore è l’ingrandimento che impo-stiamo meno denti possiamo vedere. Per fare una fotografia an-teriore partiamo con ingrandimento da 4x per bocca frontale fi-no a 18x per due soli denti. Dobbiamo allontanarci o avvicinar-ci in base all’ingrandimento. Maggiore è l’ingrandimento (18x) più lontano dovremo stare dai denti e ne vedremo solo due; mi-nore è l’ingrandimento (4x) più vicini saremo alla bocca e la ve-

dremo tutta. Con questa macchina possiamo ottenere la messa a fuoco sia dal monitor sia dal mirino digitale. Per le nostre fo-to professionali la messa fuoco dal monitor è corretta, mentre il monitor digitale viene usato, per le foto amatoriali. Come già an-ticipato, se necessitiamo di fare delle registrazioni video basterà posizionare sulla ghiera dei programmi la funzione telecamera (Figura 26). Per la documentazione medica, alla voce «linee gui-da» (Figura 27) sceglieremo la funzione «reticolato» (Figura 28). Dopo la scelta, sul monitor apparirà un insieme di linee (Figura 29) che ci aiuteranno a mettere sempre la macchina in posizione orizzontale, guardando i denti e dividendo bene sia il piano della linea occlusale che il piano verticale, per dividere a metà la boc-ca da destra a sinistra. Con un po’ di pratica, difficilmente avre-mo foto oblique sul piano occlusale e potremo realizzare così ot-time istantanee24.

24. Pulsante tele-wide per lo zoom dell’obiettivo 26. Ghiera dei programmi con evidenziata la funzione telecamera

23. Chiusura del diaframma a F8.0 25. Pulsante per lo zoom dell’obiettivo vicino al pulsante di scatto

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3. Macchine fotografiche reflexDa ormai molti anni le macchine fotografiche che primeggiano nel settore odontoiatrico e odontotecnico sono prettamente lega-te a due marchi storici. A nostro giudizio e in base all’esperien-za accumulata in tanti anni nel settore, abbiamo constatato che, per qualità dell’obiettivo macro e per il tipo di illuminazione per utilizzo dei due flash satelliti, SB R-200 sia decisamente superio-re a tutta la gamma delle altre macchine, ottenendo risultati ec-cellenti. Prendiamo in esame in questa trattazione la macchina reflex che per prezzo e qualità ci sembra la migliore.

Parleremo quindi della D720031. Potremmo definirla una mac-china semiprofessionale, che non ha certamente la qualità del-le macchine full-frame (alle quali dedicheremo comunque alcu-ni accenni), ma offre risultati sovrapponibili alle macchine pro-fessionali. Come molte aziende produttrici di macchine fotografiche, i pul-santi e il menù del software spesso si ripetono su più modelli, fa-cilitando il passaggio da un corpo macchina a un altro nel caso si decidesse di upgradare il sistema. È una filosofia che alla lun-ga ripaga e fidelizza l’utilizzatore nei confronti sia del prodotto che della casa madre. Osservando la macchina dall’alto troveremo sulla destra il pul-sante di accensione (Figura 30).Guardando invece la macchina dall’alto a sinistra, troveremo la ghiera dei programmi (Figura 31). Vi sono riportati i program-mi principali quelli facilitati; il programma più indicato per la documentazione medica e odontotecnica è il programma a

27. Linee guida per la documentazione medica

28. Funzione «reticolato»

29. Linee che aiutano a mettere la macchina in posizione orizzontale

30. Pulsante di accensione della macchina reflex D7200

31. Ghiera dei programmi

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priorità di diaframmi, indicato con la lettera «A» (Figura 32). Sotto questa ghiera troviamo una seconda ghiera che permet-te l’utilizzo della macchina a scatto singolo (Figura 33): que-sta è la posizione che utilizzeremo sempre in studio o in labo-ratorio. Vista sempre dall’alto, ma centralmente, troviamo la slitta porta flash e il microfono stereo (Figura 34). Questa macchina si trasforma all’occorrenza anche in un’otti-ma videocamera: basta portare il selettore sulla funzione vi-deocamera (Figura 35) e pigiare il pulsante di «Avvio ripre-sa» posto in alto a destra della macchina fotografica, vicino al pulsante di scatto (Figura 36): sul monitor apparirà un pal-lino rosso a indicare l’inizio della registrazione. Il microfono di ascolto è posto in basso a destra del monitor (Figura 37). Nell’ascoltare la registrazione bisogna far attenzione a non te-nere la mano sopra il microfono poiché si attenuerebbe molto l’ascolto della conversazione. All’interno della funzione «Menù» del corpo macchina trovia-

mo l’icona della videocamera (Figura 38) dove sono indicati tutti settaggi per la registrazione, che ognuno sceglierà a se-conda delle proprie esigenze. È consigliabile comunque sce-gliere la funzione che fornisce la massima qualità di immagi-ne e, prima della registrazione, fare una prova microfono per individuare il livello sonoro di registrazione più indicato. Co-me accessorio è possibile installare anche un microfono pro-fessionale per i professionisti più esigenti. Posteriormente sul corpo macchina troviamo il grande mo-nitor con una qualità ottica che ci permette di rivedere bene le immagini appena scattate o i filmati appena prodotti. Sul-la sinistra del monitor sono situati i pulsanti principali che sa-

32. Programma a priorità di diaframmi, indicato con la lettera «A»

33. Ghiera che permette l’utilizzo della macchina a scatto singolo

34. Slitta porta flash e microfono stereo

35. Selettore sulla funzione videocamera

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ranno i più utilizzati quotidianamente. Partendo dall’alto tro-viamo il classico pulsante «play» e di fianco il pulsante «ce-stino» (Figura 39). Il primo è utile per rivedere le foto imme-diatamente dopo lo scatto, mentre il pulsante cestino è utile per cancellare o eliminare la foto nel caso non fosse di nostro gradi-mento, per poterla poi ripetere correttamente. Dopo aver scattato la fotografia, se vogliamo rivedere l’immagine scattata ingrandi-ta, utilizzeremo il pulsante con il simbolo «+» (più) (Figura 40): basta pigiare più volte consecutivamente e sul monitor apparirà immediatamente un riquadro che ha le funzioni di un navigato-re, facile e intuitivo. Se invece vogliamo ridurre di un po’ la foto ingrandita, pigiamo il pulsante con il simbolo «–» (meno) (Figura 41), fino ad arrivare a dimensioni più accettabili. Se invece pigia-mo il simbolo play, e immediatamente il simbolo «–» (meno), sul monitor ci appariranno le ultime quattro fotografie. Ripetendo

l’operazione, pigiando nuovamente il pulsante meno, appariran-no nove foto. Ripetendo l’operazione, potremo visualizzare fino a 72 fotografie e, continuando l’operazione, arriveremo a visua-lizzare il calendario delle foto effettuate, in modo da poter sce-gliere immagini scattate nella data prescelta (Figura 42).In alto a sinistra del monitor troviamo il pulsante menù (Figura 43). Nel menù della macchina troviamo le varie icone con le im-postazioni di tutti i settaggi da effettuarsi prima di iniziare a uti-lizzare la macchina. Ci sono parametri che una volta impostati non andranno variati, mentre per ottimizzare i risultati, la qua-lità fotografica, la sensibilità ISO e il bilanciamento dei bianchi potranno variare. Sempre guardando dall’alto la macchina, ver-so destra visualizzeremo il pulsante con il simbolo del più e del meno (Figura 44): tenendolo premuto, sul display ci appaiono due numeri «00». Tenendo il pulsante premuto senza rilasciarlo

36. Pulsante avvio ripresa

37. Microfono di ascolto

38. Menù di ripresa filmato

39. Pulsante play per rivedere le foto immediatamente dopo lo scatto e pulsante cestino per eliminare la foto non ben riuscita

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e ruotando contemporaneamente in un senso o nell’altro la ghie-ra zigrinata posta sul dorso della macchina in alto a destra (Fi-gura 45), ci appariranno dei numeri con il simbolo + (più) e – (meno), che ci permetteranno di ottenere foto più chiare, salen-do con i numeri fino a +5, o meno chiare, decrementando il va-lore. Normalmente utilizziamo il valore +0,3 per evidenziare al-cuni particolari soprattutto nelle foto dei denti anteriori; nelle fo-to estetiche il valore –0,7 evidenzia le trasparenze. Sulla parte anteriore del corpo macchina troviamo la ghiera più utile nel nostro lavoro: la ghiera per l’apertura e la chiusura dei diaframmi (Figura 46).Questa ghiera se girata in senso orario chiude i diaframmi all’in-terno dell’obiettivo, se girata nel senso contrario apre i diafram-mi. In macrofotografia si utilizzano sempre i diaframmi più chiu-si possibile perché ci permettono di avere una maggiore nitidez-za e una maggiore messa a fuoco. Per effettuare una fotografia il più nitida possibile, è necessario conoscere il concetto di «pro-fondità di campo». Facciamo un esempio per comprendere me-glio. Se scattiamo una foto del viso del paziente in visione fron-tale a un metro e mezzo di distanza, metteremo a fuoco gli oc-chi che sono il punto intermedio di ciò che noi guardiamo e ve-diamo frontalmente, impostando un diaframma a valore F11 («F» in fotografia indica il diaframma). Guardando la fotografia dopo

40. Pulsante per rivedere l’immagine scattata ingrandita

41. Pulsante per rivedere l’immagine scattata ridotta

42. Calendario delle foto effettuate

43. Pulsante menù

44. Pulsante del più e del meno utilizzabile per ottimizzare i risultati

45. Ghiera per ottenere foto più chiare o meno chiare

46. Ghiera per l’apertura e la chiusura del diaframma

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lo scatto, avendo messo a fuoco gli occhi, vedremo a fuoco sia il naso che le orecchie. In qualsiasi foto che scatteremo cerchere-mo sempre il punto ideale di messa a fuoco in modo da ottenere sempre uno spazio prima della messa a fuoco e uno spazio dopo il punto di messa a fuoco: tutto ciò che vedremo nitido nella foto scattata si definisce «profondità di campo». Nelle foto della bocca, per evitare con le macchine di dover cambiare il valore del diaframma (lo cambieremo solo per le

foto del viso), basta portare l’obiettivo alla minima distanza di messa a fuoco (0,314 cm), chiudere il valore dei diafram-mi al massimo che corrisponde al valore di F57; dopo aver ese-guito questa operazione, basta scegliere la distanza di messa a fuoco, tipo bocca frontale, che normalmente corrisponde a cir-ca 45-50 cm. In questo modo il valore del diaframma passa automaticamen-te da F57 a circa F40-38. Se non oltrepassiamo i 60 cm, il dia-

47. Pulsante per sollevare il flash

48. Flash sollevato con filtro IR

49. Pulsante per rimuovere l’obiettivo dal corpo macchina

50. Sportellini per le entrate di connessione elettroniche

51. Doppio slot per le card SD

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framma risulterà sempre corretto e scelto dalla macchina: ol-tre questa misura bisognerà fare delle prove, per poi annotare il valore ideale e ripeterlo all’occorrenza. Questo argomento, che è poi il fulcro della fotografia medica, sarà trattato in modo più approfondito nei prossimi Moduli.Guardando la fotocamere lateralmente, dal lato sinistro troviamo il pulsante per sollevare il flash (Figura 47). Nelle macchine che hanno il commander incorporato (la D7200 lo ha), basta utilizzare solo l’accessorio SG.3IR (Figura 48) per so-stituire il «commander», il flash deve rimanere sollevato per tut-te le foto come nella figura 48. Sotto il pulsante appena descrit-to, troviamo il pulsante per rimuovere l’obiettivo dal corpo mac-china (Figura 49). Nella fase di rimozione, basta tenere premu-to il tasto per estrarre l’obiettivo; l’inserimento invece sarà auto-matico: basta far combinare i due punti bianchi sia dell’obiettivo che del corpo macchina. Continuando nella descrizione, ancora più sotto al pulsante che

regola le manovre per l’obiettivo, troviamo il pulsante per l’auto-focus o manuale focus. Quest’ultimo può esser lasciato sempre in modalità «AF», ma per le nostre foto intraorali utilizzeremo sempre la messa a fuoco manuale, che imposteremo direttamen-te dall’obiettivo. In caso contrario, se volessimo utilizzare per al-cune foto l’autofocus, basterà inserirlo dall’obiettivo. Ancora sul fianco sinistro troviamo gli sportellini per le varie en-trate di connessione elettroniche (Figura 50). La macchina è già dotata del WiFi incorporato, con il quale pos-siamo mandare direttamente su uno smarthone o su un tablet le nostre immagini. La macchina è inoltre dotata di doppio slot per le card SD (Figura 51). Il vantaggio di quest’ultima soluzione è che possiamo inserire due card e utilizzare uno slot per le foto e l’altro per i video, oppure fare direttamente da una card a un’al-tra il «back-up» delle immagini, oppure salvare i file Raw su una card e i file JPG sull’altra16,17. Questa scelta la faremo direttamen-te dal menù alla voce “ruolo dello slot”.A destra del monitor posto sul dorso della macchina troviamo il pulsante per la scelta di video oppure di foto (Figura 52). Il pul-sante ha anche la funzione di «live-view»; questo termine indica che possiamo guardare e mettere a fuoco direttamente dal mo-nitor e non dal mirino classico, utile soprattutto per le riprese vi-deo. Altro pulsante utile è quello della protezione delle foto con il simbolo della chiavetta (Figura 53). Se dopo la fotografia vogliamo proteggere le foto scattate, basta per ogni foto pigiare sopra il pulsante con il simbolo della chia-vetta: le foto non saranno più cancellabili dalla macchina foto-

52. Pulsante per la scelta di video o di foto

53. Pulsante con il simbolo della chiavetta utile per la protezione delle foto

54. Pulsante «info» per controllare che tutte le funzioni impostate siano sem-pre uguali

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grafica. Questa funzione è utile negli studi odontoiatrici dove la macchina viene utilizzata da più persone in modo che nessuno involontariamente possa cancellare le foto protette. In basso a sinistra del monitor troviamo il pulsante «info» (Figu-ra 54) utile per accertarci e controllare che tutte le funzioni im-postate siano sempre uguali, in modo che se qualcuno avesse modificato qualche impostazione potremmo notarlo direttamen-te dal monitor (Figura 55). Ultima ghiera, forse la più importante, ma spesso sottovalutata da molti, è la ghiera delle diottrie (Figura 56). In tutte le foto che scatteremo in bocca o al viso utilizzeremo la messa a fuoco ma-nuale per essere più veloci e, per utilizzare la profondità di cam-po con la massima efficacia, faremo sempre la messa a fuoco manuale. Per rendere questa manovra più semplice e allenarci all’uopo, dobbiamo prima mettere a fuoco alla minima distanza un soggetto o meglio una scritta su un foglio, dopo di che, ruo-tando immediatamente la ghiera in un senso o nell’altro, trove-remo probabilmente una posizione della ghiera dalla quale ve-dremo più nitidamente le lettere del foglio. A questo punto siamo pronti per scattare correttamente la nostra immagine. Abbiamo così descritto una macchina fotografica reflex e, come accennato inizialmente, conosciuto bene il corpo macchina; se ci serviremo della stessa marca, ci sarà facile utilizzarne una suc-cessiva per la continuità della disposizione ergonomica di tutti i comandi. Conosciuti i pulsanti e le funzioni, non cambierà molto nei vari settaggi. Quello che potrà cambiare sarà la qualità otti-ca o il sistema di funzionamento dei flash anulari o dei punti lu-ce: questi particolari potrebbero cambiare la resa dei risultati so-prattutto nei colori; per i denti e il cavo orale a nostro giudizio la D7200 ha ottenuto i risultati migliori tra le macchine da noi uti-lizzate25,26,30,31.

Glossario fotograficoAnello adattatore. L’anello adattatore è un accessorio che ser-ve ad adattare un filtro su una macchina fotografica reflex o su una compatta, purché abbia il filetto di un diametro compatibi-le con i filtri in commercio. Nelle compatte serve per poter met-tere aggiuntivi ottici macro per poter fotografare il cavo orale.Angolo di campo. È l’angolo formato da due linee che parto-no dal centro dell’obiettivo e serve a indicare quanto campo può inquadrare un obiettivo. Questo angolo varia da obiettivo a obiettivo: minore è la focale maggiore è l’angolo di campo. L’an-golo di campo diminuisce utilizzando obiettivi con focali mag-giori e diminuisce drasticamente con i potenti teleobiettivi. Si può passare da un angolo di campo di circa 180° di un obiettivo supergrandangolare di focale 8 mm, definito «fisheye» (occhio di pesce), ai 27°-30° di un obiettivo di focale 1000 mm.Autofocus. In fotografia, l’autofocus, indicato con la sigla AF, è la messa a fuoco automatica. In alcune macchine si può decide-re un punto prestabilito scegliendolo dal corpo macchina, indi-cato da un piccolo rettangolo e consigliato, o preimpostato, dal fabbricante quasi sempre al centro del mirino. In alcune mac-chine di ultima generazione si possono preimpostare quattro punti: 9, 12, 36, 51. Sicuramente in futuro alcune supereranno questo limite.Autoscatto. Sistema, presente in quasi tutte le macchine, con il quale si possono scattare fotografie senza tenere in mano fi-sicamente la macchina. In campo medico si utilizza per docu-mentare le radiografie o la riproduzione fotografica di immagi-ni per evitare che la nitidezza della fotografia venga vanificata dal micromovimento dell’operatore. Naturalmente la macchi-na deve stare quasi sempre su un cavalletto o appoggiata su un piano stabile.

55. Monitor per il controllo delle impostazioni 56. Ghiera delle diottrie

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Batteria. Ormai quasi tutte le macchine di ultima generazione utilizzano batterie ricaricabili al litio. Le batterie sono degli ac-cumulatori di corrente: maggiore è l’amperaggio di una batteria e maggiore sarà l’autonomia della macchina fotografica.Bilanciamento del bianco. In quasi tutte le macchine digitali, tranne che in alcune compatte completamente automatiche, c’è la possibilità di scegliere il bilanciamento del bianco. Nel menù della macchina si trova un’apposita voce con tutti i tipi di luce che possono illuminare il soggetto da fotografare: sole, luce in-candescente, luce al neon, condizione di tempo nuvoloso, nuvo-la con sole, ombra ecc. Basta scegliere l’illuminazione che stia-mo utilizzando per fotografare e quasi sempre i colori saranno uguali a quelli del soggetto fotografato. In alcune macchine, sia reflex che compatte che bridge, esiste anche la possibilità di in-tervenire su ogni singola condizione luminosa, per cercare di trovare la dominante perfetta per quella foto. Bridge. Macchina fotografica «ponte» tra la compatta e la reflex.Card e card WI-FI. Tutte le macchine fotografiche necessitano di un supporto per poter vedere le foto. Come per la documen-tazione analogica bisognava mettere nella macchina fotografi-ca il rullino, anche le macchine digitali richiedono un analogo sistema che, data la diversità di costruzione, sarà compatibi-le con i circuiti elettronici. Si definiscono con il termine «card» questi supporti che sostituiscono il classico rullino. Essi sono di vario tipo: quello più utilizzato è il sistema con le card SD, che è l’acronimo di Security Digital. Alcune macchine usano la «compact flash» di dimensioni quattro volte più grandi rispetto alle SD, e sono le macchine reflex professionali che, essendo di grandi dimensioni, hanno lo spazio per alloggiare lo slot rice-vente della compact flash. Molte aziende che producono mac-chine fotografiche si costruiscono la propria card.Caricabatteria. Apparecchio, presente ormai in tutte le mac-chine digitali, che serve a ricaricare la batteria data in dotazio-ne con la macchina. Normalmente il caricabatteria è dotato della funzione di auto-spegnimento a fine carica, per evitare un even-tuale sovraccarico che potrebbe danneggiare le batterie. Di soli-to la presenza di un «led» che si illumina indica la fine della ca-rica. Anche se quasi tutti hanno la protezione nel caso lo si lasci sotto carica per un tempo maggiore, è consigliabile staccarlo dal-la corrente a fine carica.Cavetti di connessione. Gran parte delle macchine hanno dei cavi di connessione tra la macchina e il computer o un moni-tor, quali: cavi USB 2.0, USB 3.0, cavi video, porte veloci come la Thunderbolt, cavi per le cuffie ecc. Compatta. Questo termine indica macchine fotografiche di pic-cole dimensioni con obiettivo fisso. Per dimensioni più piccole, internamente tutto è ridotto, anche le dimensioni del sensore, per

cui la qualità nei confronti di un sensore più grande è minore.Diaframma. Questo termine, rappresentato con la lettera «F», indica la quantità di luce che passa attraverso l’obiettivo e che raggiunge il sensore. La scala dei diaframmi varia da obietti-vo a obiettivo e spesso è indicata dal diaframma più aperto ti-po «F1.4» oppure «F2.8», fino ad arrivare alla massima chiusura del diaframma. Tra la massima apertura e la massima chiusura vi sono tutti gli altri diaframmi che si indicano come di seguito partendo dalla massima apertura (maggiore entrata di luce), ti-po F2.8, fino a F3.5, F4.5, F5.6, F8, F11, F16, F22, F32 ecc. In al-cune macchine abbiamo anche i diaframmi intermedi tipo tra F16 ed F22 (per esempio F19). Con la chiusura dei diaframmi, aumenta la «profondità di campo» (vedi Profondità di campo).Display. Presente su quasi tutte le reflex e in alcune compatte, assente in quasi tutte le bridge, è un piccolo monitor o schermo che serve per visualizzare molte informazioni che impostia-mo nella macchina in modo da tenere sempre sotto controllo le funzioni impostate. È utile per visualizzare lo stato di carica delle batterie, il numero di foto rimanenti, il diaframma utiliz-zato, il tempo di scatto e altre funzioni importanti. Dorso. Sul dorso macchina è presente quasi sempre il monitor, che in alcune compatte prive di mirino è l’unico modo per po-ter mettere a fuoco. Serve per rivedere le foto dopo lo scatto in tutti i tipi di macchine fotografiche, oltre a essere utile per vi-sualizzare le funzioni di settaggio. Sul dorso, inoltre, sono po-sizionati vari pulsanti per permettere tutte le operazioni che si possono svolgere quando guardiamo dal monitor. File Raw e file JPEG. In tutte le macchine fotografiche si può scegliere di scattare foto di vari formati e si può velocemente cambiare il formato da una foto all’altra. Normalmente il for-mato Raw si utilizza per avere il massimo della qualità e, per coloro che vogliono stampare o modificare le foto, è il formato consigliato. Il formato JPEG è un formato compresso nei con-fronti del formato Raw e occupa meno spazio nell’hard disk. Le fotografie sono più veloci da visionare soprattutto se ne dobbia-mo vedere molte contemporaneamente. Quasi tutte le macchi-ne fotografiche possono utilizzare questi due formati, la scel-ta tra i quali è personale, in base a ciò che si pensa di fare del proprio archivio. Flash. Sistema di illuminazione dedicato. Vi sono vari tipi di flash per ogni esigenza. Ogni flash ha una sua potenza, espres-sa con il termine «numero guida» (vedi Numero guida). Nella macrofotografia si utilizzano: • flash anulari (la luce viene emessa da un anello circolare); • flash con due parabole posizionati verticalmente, detti «a due

punti luce»; • flash satelliti montati su apposite staffe.

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una sua composizione cromatica (vedi Gradi Kelvin).Luminosità. In tutti gli obiettivi si fa riferimento alla massima apertura del diaframma, indicando la sua luminosità massima. Si intuisce da sé che se prendiamo due obiettivi di focale 100 mm, uno con una luminosità massima di F2.8 e l’altro di F3.5, sicuramente l’obiettivo con luminosità F2.8 avrà più nitidezza o qualità.Lunghezza focale. Indica la differenza tra gli obiettivi, per esem-pio: 28 mm, 50 mm, 135 mm, 300 mm ecc. La lunghezza focale è la distanza di un obiettivo o meglio delle lenti alla quale met-tono a fuoco un soggetto posto all’infinito; questa misurazione parte dal centro delle lenti o dal punto nodale posteriore al grup-po delle lenti dell’obiettivo.Macrofotografia. Il termine corretto sarebbe: fotografia a distan-za ravvicinata. Vi sono varie scuole di pensiero per indicare da quale rapporto di ingrandimento una foto è definita microfoto-grafia oppure macrofotografia. Diciamo solo che la documen-tazione medica rientra nella microfotografia perché eseguiamo anche foto del singolo dente. Gli obiettivi utilizzati per le foto me-diche devono poter ingrandire il soggetto almeno al rapporto di ingrandimento 1:1 (vedi Rapporto di ingrandimento). Vi sono va-ri modi per eseguire foto macro: ci limitiamo a consigliare obiet-tivi macro e di focale maggiore agli 85 mm, ma quella più utiliz-zata è di almeno di 100 mm. Menù. Il pulsante menù è previsto in tutte le macchine fotogra-fiche digitali. Pigiando questo pulsante, sul monitor appaiono le icone dei vari settaggi che si possono modificare a piacimento nella macchina fotografica. Messa a fuoco. Quasi tutte le compatte e le bridge si utilizzano con la messa a fuoco automatica «autofocus», mentre nelle mac-chine reflex è consigliabile una messa a fuoco manuale. Per tro-vare il punto ideale di messa a fuoco e con l’utilizzo dei dia-frammi più chiusi tipo F32, otterremo la maggiore nitidezza del nostro obiettivo. Il termine «messa a fuoco» indica il punto con-vergente dei raggi della luce che passando attraverso l’obiettivo si riconvertono tramite lo schema ottico in modo da rendere sul sensore un’immagine nitida. Mirino reflex e mirino galileiano. Questi due mirini sono i più utilizzati per la messa a fuoco. Nelle macchine fotografiche reflex troviamo sempre il mirino cosiddetto «reflex», che permet-te di mettere a fuoco o comunque di vedere l’inquadratura che più ci aggrada nella foto. Il termine «reflex» indica «riflessione». La luce che entra nell’obiettivo viene riflessa da uno specchiet-to posto dietro l’obiettivo a 45° nella parte superiore della mac-china dove è posizionato un prisma a cinque facce, detto «penta-prisma». Quando la luce entra nell’obiettivo, viene deviata dallo specchietto a 45° verso l’alto; la luce colpisce il prisma che, con

Quest’ultimo sistema permette all’operatore di posizionare il flash in maniera ottimale. Gradi Kelvin. Il grado Kelvin misura la «temperatura di colo-re». In fotografia digitale internamente ai settaggi della mac-china uno dei più importanti è il bilanciamento del bianco. Se guardiamo nella lista del bilanciamento del bianco spesso so-no raffigurati il sole, il neon, la lampadina di casa, una nuvola, una casa con una nuvola sopra ecc. Kelvin ha stabilito che ogni fonte di illuminazione può variare il colore di un soggetto e, per renderlo il più vicino possibile al colore naturale, dobbiamo uti-lizzare la luce che illumini il soggetto a circa 5500 gradi Kelvin. Nella fotografia analogica si utilizzavano dei filtri per corregge-re questi errori, mentre nelle macchine digitali basta conosce-re la luce che stiamo utilizzando, impostarla nel bilanciamento del bianco e quasi sempre otterremo delle foto con i colori giusti. ISO. Nella fotografia analogica esistevano due misurazioni defi-nite ASA e DIN, una era americana e l’altra era tedesca, ma i ri-sultati erano uguali. Con il tempo, le due tabelle di misurazioni si sono unificate e attualmente si utilizza solo il termine ISO (In-ternational Standard Organization) che definisce un insieme di normative in fotografia. Nella macchine reflex, compatte e brid-ge possiamo aumentare o diminuire gli ISO. La base di partenza della sensibilità nelle reflex di ultima generazione è da 100 ISO e può arrivare a simulare una sensibilità di 12.000 ISO. Aumentan-do gli ISO, decade la qualità. Pertanto nella fotografia medicale è consigliabile utilizzare la sensibilità più bassa, 100 ISO o, in alcu-ne macchine non proprio recenti, la 200 ISO. Utilizzando sempre il flash, nella macrofotografia non serve aumentare la sensibilità, al contrario se fotografiamo senza l’ausilio del flash o in giornate con scarsa luce (nelle foto amatoriali), è bene scegliere eventualmente la sensibilità adeguata all’obiettivo e alla scarsa luce. Live view. In alcune macchine reflex, c’è la possibilità di mette-re a fuoco anche attraverso il monitor e per alcuni è più facile, per questione di abitudine. Nelle compatte, sicuramente è con-sigliato mettere a fuoco dal monitor (il mirino galileano è poco utile). Il mirino live view viene utilizzato prettamente per le ri-prese video. Luce. Tutto ciò che noi possiamo vedere lo dobbiamo alla lu-ce che varia dai 450 ai 700 nanometri nello spettro del visibile. In fotografia medicale, per non incorrere in colori diversi, si uti-lizza la luce dei lampeggiatori che emette luce pari a 5500 gra-di Kelvin. È l’unico modo per avere il massimo dei colori rea-li che comunque dobbiamo modulare facendo il «bilanciamento dei bianchi». Luce artificiale. Con questo termine si intende tutto ciò che vie-ne illuminato non dalla luce del sole, per esempio lampadina di casa, lampade al neon, candele, pila ecc. Ogni fonte artificiale ha

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il suo gioco di luce, capovolge l’immagine che arriva all’oculare del corpo macchina consentendo all’operatore di vedere l’imma-gine dritta come l’ha inquadrata, a differenza di come viene regi-strata dal sensore capovolto sotto sopra.Il mirino galileiano, utilizzato da molte compatte, è formato da due mirini posti spesso a lato del corpo macchina, uno più pic-colo, dove noi guardiamo, e uno più grande sulla parte anteriore. Nitidezza. Ogni azienda produttrice di obiettivi crea più linee di obiettivi dal più nitido e costoso, linea normalmente dedicata ai professionisti o a fotografi più esigenti, a una serie identica ma meno costosa per uso amatoriale. Questo termine indica la pos-sibilità di vedere meglio, anche il più piccolo dettaglio, a forti in-grandimenti, con prove fatte su strumenti specifici, dove vengo-no definiti alcuni parametri tra cui il contrasto, le aberrazioni, le distorsioni ecc.Numero guida (NG). Questo termine indica la potenza del flash; nella vecchia fotografia analogica era utile sapere il numero gui-da del proprio flash, per scegliere il diaframma utile da utilizzare per una scatto. I lampeggiatori di ultima generazione collabora-no direttamente con la macchina con un sistema definito lettura «TTL-flash». Tutti i flash costruiti dai produttori delle macchine fotografiche utilizzano questo tipo di lettura del flash. È il siste-ma più sicuro e in alcune macchine il proprio flash incorporato utilizza solo questo tipo di lettura, pertanto è facile avere sem-pre delle belle foto. Obiettivo. Vi sono vari tipi di obiettivo e in ogni obiettivo vi sono più lenti che possono essere semplicemente una, per le compatte super economiche, e fino a 16, 18, 20 o 30 lenti, per obiettivi più sofisticati. Dentro ogni obiettivo ci sono delle lenti spesso divise a gruppi e tutto questo è per permettere all’obiettivo di conver-gere il più possibile la luce che entra al fine di limitare al me-no possibile le distorsioni (come accennato alla voce Nitidezza). Naturalmente gli obiettivi a bassa focale da 18 a 80 mm spesso hanno più nitidezza di obiettivi di grossa focale 400-500 mm e di focali maggiori.Obiettivo macro. Ha le stesse caratteristiche esterne degli obiet-tivi normali, ma lo schema ottico è studiato per dare maggio-re nitidezza ai particolari. Nella documentazione medica, do-ve siamo sempre a distanza ravvicinata dal soggetto, dobbiamo utilizzare sempre obiettivi macro.Profondità di campo. In ogni foto che noi scattiamo, sia che utilizziamo la messa a fuoco manuale che l’autofocus, dobbia-mo scegliere sempre un punto di messa a fuoco. Tutto ciò che comunque è a fuoco in fotografia viene definito con il termine di «profondità di campo». Programmi «A», «M», «S», «P», «auto». Molte macchine compat-te, bridge, e reflex hanno vari tipi di programmi e i più impor-

tanti sono i programmi «A», «M», «S», «P». Il programma mag-giormente utile è il programma «A». Nella maggior parte delle macchine questa lettera indica il programma a priorità dei dia-frammi, cioè l’operatore sceglie il diaframma che più gli aggra-da ed è la macchina che decide qual è il tempo giusto per una corretta esposizione. Il programma «M» permette all’operato-re di decidere sia il tempo che il diaframma: la macchina scat-ta anche se la scelta fatta è completamente sbagliata, lascia deci-dere all’operatore, non interviene mai. Questo programma viene usato dai fotografi provetti che vogliono imparare o sperimenta-re tempi e diaframmi nelle varie condizioni di luce, oppure con utilizzo di obiettivi più datati. Il programma «S» permette all’o-peratore di scegliere un tempo che ritiene opportuno, normal-mente in funzione del tipo di foto che sta scattando: per lo sport utilizzerà un tempo veloce tipo 1/250 di secondo, o tempi mag-giori 1/500, 1/1000 ecc., e la macchina adeguerà il diaframma per il tempo scelto. Questo programma non si utilizza per foto mediche. Il programma «P» permette a chiunque di ottenere otti-mi risultati, anche a chi non ha nessuna nozione della fotografia; l’unico accorgimento per l’operatore è che se necessita del flash deve farlo intervenire manualmente. Questo programma non si utilizza per le foto mediche. Il programma «auto» è il più utilizzato dagli amatori che voglio-no la qualità di una macchina reflex, la certezza del risultato sempre e, soprattutto, non vogliono imparare nulla di fotografia e non hanno comunque nessuna nozione di fotografia. Con que-sto programma è impossibile sbagliare foto. Reflex. Con questo termine si definiscono tutte quelle macchine fotografiche che hanno la visione reflex attraverso l’obiettivo e il mirino di messa a fuoco (vedi Mirino reflex e mirino galileano). Alcuni pensano che solo le macchine che possono cambiare l’o-biettivo sono delle reflex; è quasi sempre così, ma anche alcune compatte e bridge hanno la visione diretta dall’obiettivo: pertan-to sono anch’esse delle reflex, come visione naturalmente.Schermo di messa a fuoco. In alcune macchine reflex, com-patte e bridge c’è la possibilità di cambiare il mirino interno da quello standard ad altri. Quello che ci è utile è quello a li-nee orizzontali e verticali, presente in moltissime reflex. Que-sto mirino ci facilita il compito in modo da ottenere delle foto sempre dimensionate sul piano occlusale. Le linee orizzonta-li ci aiuteranno a dividere il piano occlusale del paziente, quel-le verticali ci aiutano a dividere perfettamente la bocca tanto a destra che a sinistra.Sensore. È l’elemento base di tutta la macchina fotografica. Vi sono sensori di vari format: in alcune macchine professionali il sensore raggiunge la grandezza della pellicola fotografica, cioè le dimensioni sono di 24x36 mm. Nelle macchine compatte e brid-

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non ha più segreti. Doctor OS 2007;5. 13. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Macchina Fotografi-

ca. II Parte. Doctor OS 2007;9:798-9.14. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Macchina Fotografi-

ca reflex. Doctor OS 2007;10:941-2. 15. Piacquadio CA, Piacquadio A. Novità per la documen-

tazione medica. Doctor OS 2008;2:156-7. 16. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Macchina Fotografi-

ca. I Parte. Doctor OS 2008;6:561-2. 17. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Macchina Fotografi-

ca. II Parte. Doctor OS 2008;7:678-9.18. Rossi M. Consigli di fotografia clinica per l’ortodonti-

sta. In: Rossi M (ed). L’ortognatodonzia nella pratica clinica. Carimate (CO): Ariesdue, 2009: 323-33.

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27. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Compatta Nikon P7700. I Parte. Doctor OS 2013;3:228-9.

28. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Compatta Nikon P7700. II Parte. Doctor OS 2013;4:347-8.

29. Piacquadio CA, Piacquadio A. La Compatta Nikon P7700. III Parte. Doctor OS 2013;5:472-3.

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31. Piacquadio CA, Piacquadio A. Novità Reflex D7100. Doctor OS 2013;9:668-9.

RiassuntoLa tecnologia digitale applicata alla fotografia si è lentamente imposta anche in ambito medico rivoluzionando di fatto il modo di documentare la casistica clinica. Scopo del nostro lavoro è quello di documentare e comprendere l’utilizzo della strumentazione digitale (macchine fotografiche e successivamente telecamere intra- ed extraorali), per orientare il medico odontoiatra sulla

scelta dei componenti digitali più utili e più affidabili per eseguire una documentazione qualitativamente valida e per archiviare nel miglior modo possibile le immagini acquisite. Si esaminano in particolare i due gruppi di macchine fotografiche che oggi coprono la quasi totalità del mercato fotografico digitale professionale: le macchine fotografiche compatte e quelle reflex.

SummaryDigital technology applied to photography has slowly imposed even in medical revolutionizing the de facto way to document clinical cases. The aim of our work is to document and understand the use of digital equipment (cameras and cameras then intra and extra-oral) to guide the medical practitioner on the

choice of digital components most useful and reliable documentation to run a high quality, and to store the best possible scanned images. They will examine in particular the two groups of cameras that today cover almost all of the professional digital photography market: compact cameras and the SLR.

ge il sensore è di dimensioni anche da tre a sei volte più piccolo, con numero minore di pixel. A discapito della qualità, le macchi-ne con il sensore 24x36 mm sono definite con il termine «full-fra-me», cioè formato pieno. In gran parte delle reflex il formato è leggermente più piccolo, ma comunque superiore alle compatte.Smartphone. Telefono di ultima generazione che ha la possibili-tà di ricevere le foto dalle macchine fotografiche.Sovraesposizione. In uno scatto fotografico quando l’esposizio-ne è corretta non notiamo colori troppo chiari (sovraesposizione) o troppo scuri (sottoesposizione). Se invece una foto risulta molto chiara, il termine corretto per definirla è «sovraesposta»: in questi casi dobbiamo ripetere la foto o diminuendo la potenza del flash, se scattiamo in bocca, o con l’apposito pulsante di sovra- e sottoe-sposizione che è presente in quasi tutte le macchine. Basta tenere premuto il pulsante e ruotare contemporaneamente con l’apposita ghiera (leggere il manuale di istruzioni della propria macchina) e poi decidere di quanto diminuire la sovraesposizione. Sottoesposizione. È il contrario della sovraesposizione: se le foto risulteranno scure (sottoesposte) faremo il contrario della sovra-esposizione. Leggere sempre il manuale di istruzioni.Tablet. Stesse caratteristiche di uno smartphone, dallo schermo di dimensioni più grandi. È utile soprattutto per la comunicazio-ne diretta con il paziente: possiamo far vedere su uno schermo

da 8-10-12 pollici i risultati, dando eventualmente il tablet in ma-no al paziente. Questo tipo di comunicazione è un ottimo stru-mento innovativo per uno studio moderno. TTL e TTL-flash. Questo termine, che è l’acronimo dell’inglese Through The Lens (attraverso l’obiettivo), indica in pratica una cellula posta internamente alla macchina fotografica che è in grado di leggere la quantità di luce necessaria a far impressiona-re la foto sempre con la corretta esposizione con qualsiasi dia-framma o tempo che decidiamo di utilizzare. Questo sistema è quello più idoneo da utilizzare nella fotografia medicale. Wi-Fi. Alcune reflex, compatte e bridge hanno l’Wi-Fi incorpora-to. Queste macchine possono inviare le foto dopo lo scatto diret-tamente su uno smartphone o su un tablet. È un ottimo sistema nella comunicazione immediata con il paziente e un ottimo siste-ma di archiviazione automatica. Zoom. Nella documentazione analogica gli obiettivi zoom erano poco diffusi, ma da qualche decennio ogni apparecchio venduto nelle reflex è quasi sempre accompagnato da un obiettivo di base zoom che è di focale normalmente 18-55 mm. Questa focale in-dica che l’obiettivo si basa su un sistema di ottiche che avanzano o arretrano, permettendo all’operatore di avere un obiettivo con più focali. Vi sono svariati tipi di zoom per ogni esigenza: alcuni hanno focali da 17 a 500 mm.

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giugno 2016

Test di verifica dell’apprendimento ECM

1 Le macchine fotografiche compatte tascabili sono utili alla documentazione medica?

nessuna delle macchine fotografiche compatte è utile per la documentazione medica

sono le più indicate per la loro piccola dimensione, possiamo tenerle in tasca; hanno solo programmi automatici, pertanto non possiamo sbagliare foto, dobbiamo solo impostare il programma «auto»

è solo una convinzione dei fotografi professionisti che le compatte tascabili siano poco utili alla documentazione medica

sono le più consigliate per dimensioni e costi: tutti possono documentare senza grossi investimenti

2 La Coolpix P7800: è una macchina fotografica compatta è una macchina fotografica reflex permette l’utilizzo di un solo flash satellite è la migliore in assoluto tra le macchine fotografiche reflex

3 Il programma «S» indica: il diaframma che decidiamo di impostare che possiamo decidere sia il tempo che il diaframma a nostro piacimento

la priorità dei tempi il programma automatico

4 Nelle macchine fotografiche compatte il diaframma va chiuso il più possibile a:

F8.0 F11 F34 F150

5 Le macchine fotografiche bridge sono: un’evoluzione delle reflex una via di mezzo tra le compatte e una macchina reflex classica reflex in miniatura compatte di dimensioni mini

6 Le macchine fotografiche compatte bridge rispetto alle macchine fotografiche compatte hanno:

dimensioni inferiori una durata inferiore un obiettivo più grande risultati peggiori

7 La lunghezza focale nelle macchine fotografiche bridge va: da 25 mm fino a 600 mm da 28 mm fino a 135 mm da 18 mm fino a 35 mm da 78 mm fino a 1350 mm

8 Nelle macchine bridge lo zoom in modalità digitale: permette di scattare foto digitali, altrimenti otterremmo foto analogiche non è contemplato nelle macchine bridge, lo hanno solo le compatte può essere utile solo in foto esterne amatoriali ma non in fotografia odontoiatrica

può essere utile solo in fotografia odontoiatrica

9 Qual è il programma più indicato per la documentazione medica e odontotecnica?

il programma manuale «M» il programma «S» il programma «A», a priorità di diaframmi il programma «P»

10 Le macchine fotografiche reflex possono fare anche videoregistrazioni?

no, solo le macchine fotografiche compatte hanno questa possibilità

no, questa è una prerogativa delle videocamere sì, ma senza audio si, basta portare il selettore sulla funzione videocamera

11 Con le macchine con il Wi-Fi incorporato possiamo inviare direttamente la foto scattata al tablet o allo smartphone?

assolutamente no, dobbiamo trovarci in zone con il Wi-Fi possiamo inviare le foto sia su tablet o sullo smatphone, direttamente con le macchine con l’Wi-Fi incorporato

le macchine compatte possono inviare inviare in Wi-Fi solo sullo smartphone

le macchine compatte e bridge possono inviare solo sullo smartphone, non sul tablet; le reflex possono inviare solo dove c’è il Wi-Fi

12 In tutte le foto che si scattano in bocca o al viso si utilizza: la messa a fuoco manuale la messa a fuoco automatica la stessa distanza di messa a fuoco non si utilizza la messa a fuoco

13 La funzione “live-view” indica: che possiamo guardare e mettere a fuoco direttamente dal monitor

che possiamo guardare e mettere a fuoco direttamente dal mirino che non possiamo fare video che non possiamo cancellare le foto

14 I diaframmi più chiusi possibile in macrofotografia: sono da evitare permettono di avere una minor nitidezza hanno una minor messa a fuoco permettono di avere una maggior nitidezza e una maggior messa a fuoco