Modulo 2.5 Il sistema di acquisizione dati e controllo ... · L’elemento di conversione della...
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Modulo 2.5
Il sistema di acquisizione dati e controllo industriale
Prof. Ing. Cesare Saccani
Dott. Ing. Marco Pellegrini
Ing. Alessandro Guzzini
Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna
Viale del Risorgimento 2, 40136, Bologna – Italy
Corso di Strumentazione e Automazione Industriale
Versione 06
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
2
Il Manufacturing Execution System
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Generalità
Le informazioni o i dati generati da un sistema di misura richiedono uno o più
livelli di condizionamento per essere presentati all’osservatore esterno sotto
forma di indicazione o registrazione.
Pertanto, il compito primario di un sistema di acquisizione dati è quello di
ottenere, in una forma consona e appropriata, dal sistema di misura le
informazioni relative alle grandezze fisiche che descrivono il comportamento del
processo oggetto del sistema.
I dati provenienti dal sistema di misura vengono opportunamente codificati e
memorizzati, per essere poi rielaborati.
In campo
Flusso di dati
(bidirezionale se
strumento digitale)
3
FENOMENO
FISICO
(Ad esempio la temperatura)
Il fenomeno fisico è una grandezza caratteristica del processo oggetto del
sistema di misura.
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
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FENOMENO
FISICO
(Ad esempio una termocoppia)
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
L’elemento sensibile primario, che riceve energia dall’ambiente, produce un
segnale in uscita che è dipendente dal valore della grandezza fisica misurata.
Un buon elemento sensibile deve ridurre al minimo l’inevitabile effetto intrusivo
e di disturbo dell’ambiente perché lo strumento interagisce energeticamente
con il fenomeno che misura.
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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(Ad esempio conversione analogico-digitale)
L’elemento di conversione della variabile converte il segnale di uscita
dall’elemento sensibile primario in un’altra variabile più adatta a preservare il
contenuto di informazioni del segnale originario.
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
FENOMENO
FISICO
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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(Ad esempio amplificazione, filtraggio, isolamento del segnale)
L’elemento di manipolazione della variabile condiziona il segnale attraverso un
cambiamento del valore numerico secondo una regola prestabilita. Nel
passaggio si conserva la natura fisica della variabile.
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
FENOMENO
FISICO
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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L’elemento di manipolazione può precederne uno di conversione oppure
ripetersi più volte oppure non essere presente se la sua funzione non è
richiesta.
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
FENOMENO
FISICO
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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(Ad esempio un cavo elettrico)
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
FENOMENO
FISICO
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSIONE
DEI DATI
L’elemento di trasmissione dati assolve la
funzione di trasmettere le informazioni ai vari
elementi funzionali quando questi sono
fisicamente separati.
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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(Ad esempio rappresentazione grafica su display)
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
FENOMENO
FISICO
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSION
E DEI DATI
L’elemento di elaborazione dei dati comunica con l’osservatore traducendo
l’informazione in una forma facilmente comprensibile. Si compone di un sistema
di indicazione e di un sistema di registrazione.
ELEMENTO DI
ELABORAZIONE
DEI DATI
Cos’è un sistema di acquisizione dati e controllo?
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
10/102
La fase di elaborazione dei dati può presentare diversi gradi di complessità.
Nel caso più semplice, l’elaborazione consiste unicamente nella
documentazione dell’evoluzione del fenomeno ad esempio attraverso la
visualizzazione su display della variazione di una certa grandezza nel tempo.
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Fase di elaborazione dati
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Esempio 1: termometro a pressione (tubo di Bourdon)
V=V0(1+ α ΔT)
V: volume finale
V0: volume iniziale alla temperatura T0
ΔT: differenza tra temperatura finale T e iniziale T0
α: coefficiente di dilatazione cubica
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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Esempio 2: indicatore di pressione (a pistone)
F=pA=kx
F: forza
p: pressione
A: superficie pistone
k: costante elastica della molla
x: spostamento
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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Fase di elaborazione dati
Nei casi più complessi, l’elaborazione conduce invece ad azioni specifiche di
controllo e regolazione che intervengono sulla dinamica del processo e ne
alterano l’evoluzione (come, ad esempio, in un sistema di controllo industriale).
Lo strumento impiegato a tale scopo in ambito industriale è il PLC
(Programmable Logic Controller).
Il PLC è un dispositivo o sistema digitale
elettronico che utilizza una memoria
programmabile per memorizzare delle
istruzioni atte ad implementare funzioni
specifiche con una logica di controllo
sequenziale.
Tra le funzioni vi sono: temporizzazioni,
conteggi, calcoli aritmetici, ...
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
CONDIZIONAMENTO
DELLA VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSIONE
DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONE
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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Il Programmable Logic Controller (PLC)
Il PLC opera secondo una logica di
controllo sequenziale, ovvero:
1. Acquisisce tutti i segnali provenienti
dagli strumenti presenti;
2. Salva le informazioni in ingresso in
memoria (immagine);
3. Definisce, in base alla logica di
programmazione (software), quali
sono i valori in uscita;
4. Salva i valori in uscita in memoria;
5. Mette in opera le azioni derivanti dai
valori salvati nella memoria in uscita.
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
2. SALVATAGGIO IN INGRESSO
3. DEFINIZIONE USCITE
4. SALVATAGGIO USCITA
5. RETROAZIONE
1. ACQUISIZIONE DATI
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Il PLC: controllo e regolazione del processo
In base ai dati rilevati dal sistema di controllo e regolazione ed alle logiche di
regolazione prestabilite, il regolatore elabora un segnale (sotto forma di
tensione, corrente, pressione, …) da applicare ad un attuatore.
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
CONDIZIONAMENTO
DELLA VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSIONE
DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
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Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
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Il Manufacturing Execution System
Natura del segnale: analogica e digitale
Il segnale proveniente da un sensore può essere di due tipi:
1. Segnale discreto (cioè sotto forma di impulsi), con frequenza del segnale
proporzionale alla grandezza in misura (ad esempio, contatore a paletta);
2. Segnale continuo o analogico, ovvero variabile in analogia con l’andamento
della grandezza fisica rilevata.
Nel caso di segnale discreto, è possibile impiegare dei contatori elettronici per
la conversione del segnale in un numero (forma digitale). I contatori si possono
realizzare secondo due diversi schemi (e logiche):
• EPUT (Events Per Unit Time meter): il dispositivo rileva il numero di impulsi
che giungono al contatore in un intervallo di tempo prefissato;
• TIM (Time Interval Measurement meter): il dispositivo rileva il tempo
intercorso tra due impulsi successivi provenienti dallo strumento.
La conversione analogico-digitale
SENSOREFENOMENO
FISICO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA VARIABILE
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Convertitori analogico – digitali
Nel caso in cui si debba convertire una segnale dalla forma analogica a quella
digitale, vengono impiegati i cosiddetti convertitori analogico-digitali (ADC,
Analog to Digital Converter).
Segnale analogico: successione continua di valori numerici rappresentativa
delle grandezze fisiche misurate.
Segnale digitale: successione discreta di valori numerici.
Il segnale analogico in ingresso al convertitore attraversa dapprima un
dispositivo di campionamento che legge il valore della tensione negli istanti
corrispondenti all’inizio del periodo di campionamento, conservandone il valore
per tutto il periodo di campionamento.
La conversione analogico-digitale
ingresso analogico
DISPOSITIVO DI
CAMPIONAMENTO
segnale a gradini 19/102
Il processo di campionamento del segnale: importanza del tempo di campionamento
All’istante t=0 la funzione a gradini assume il valore della variabile analogica misurata (ipotizziamo
un segnale in tensione). Tale valore rimane costante per il tempo di campionamento. Al termine del
tempo di campionamento, la funzione a gradini assume il nuovo valore corrente della variabile
analogica, che rimane costante per il successivo tempo di campionamento, e così via.
La conversione analogico-digitale
Segnale analogico
Segnale a gradiniTempo di campionamento
Tempo
Ten
sio
ne
t=0
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Il processo di campionamento del segnale
Il segnale a gradini all’uscita del dispositivo di campionamento viene
confrontato con una tensione ottenuta da un generatore di segnale a dente di
sega: il segnale varia con una rampa lineare da zero al massimo valore rilevabile
Vmax nel periodo di campionamento.
La conversione analogico-digitale
GENERATORE DI
SEGNALE A DENTE
DI SEGA
massima tensione da misurare Vmax
tempo di campionamento
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La conversione analogico-digitale
DISPOSITIVO DI
CAMPIONAMENTO
GENERATORE DI
SEGNALE A DENTE
DI SEGA
CONFRONTO
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La conversione analogico-digitaleIn figura sono mostrati segnale analogico (rosso), segnale a gradini (blu) e segnale a
dente di sega (verde) sovrapposti: nel periodo che intercorre tra un campionamento e
l’altro, il valore costante attribuito alla funzione a gradino viene confrontato con il
segnale a dente di sega.
Segnale dente di segaSegnale analogico
Segnale a gradini tempo di campionamento
Tempo
Ten
sio
ne
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Quando il valore di tensione misurato sulla rampa del segnale a dente di sega
eguaglia il valore di tensione generato dal dispositivo di campionamento stesso
(e che rimane costante per tutto l’intervallo di campionamento), viene fermato il
conteggio di un contatore che è stato avviato contemporaneamente all’inizio del
periodo di campionamento.
La conversione analogico-digitale
stop al contatore
Segnale dente di sega
Segnale a gradini
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La conversione analogico-digitale
DISPOSITIVO DI
CAMPIONAMENTO +
GENERATORE DI
SEGNALE A DENTE DI
SEGA
-
= STOP CONTATORE
GENERATORE DI
IMPULSI
TEMPORIZZATO
STOP
START
Pertanto nel convertitore sono altresì presenti:
• Generatore di impulsi temporizzato, che comanda accensione e spegnimento
del generatore a dente di sega, e che aziona l’accensione di un contatore;
• Contatore, che misura il tempo che intercorre tra la generazione del segnale a
dente di sega e il momento in cui l’impulso prodotto dal dispositivo di
campionamento eguaglia la funzione a dente di sega.
Se = 0
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La conversione analogico-digitale
t1
V1Segnale dente di sega Segnale analogico Segnale a gradini
tempo di campionamento
Tempo
Ten
sio
ne
Tempo contatore 26/102
Il contatore emette un segnale proporzionale al tempo t1 (e dunque a V1) sulla
base di un impulso codificato, il quale è scelto in base al numero massimo di bit
con cui si vuole rappresentare il dato digitale.
Alla fine del periodo di campionamento il contatore torna a zero.
La conversione analogico-digitale
Impulso codificatoΔt
t1Tempo contatore
Tempo
Ten
sio
ne
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La conversione analogico-digitale
DISPOSITIVO DI
CAMPIONAMENTO +
GENERATORE DI
SEGNALE A DENTE DI
SEGA
-
= STOP CONTATORE
GENERATORE DI
IMPULSI
TEMPORIZZATO
STOP
STARTIM
PU
LS
I
Segnale digitale
Quando il segnale a gradini incontra il segnale a dente di sega, viene dato lo
stop al contatore, che fornisce in uscita un segnale digitale.
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Nota bene: base binaria e numero di bit
Solitamente il segnale analogico viene convertito in un segnale digitale
rappresentato da un numero binario (scelta naturale per applicazioni con
calcolatori elettronici)
2692 = 28 + 23 + 22 + 20
2692 = 1000011012
In questo caso il numero binario è formato da 9 bit. Pertanto, il bit rappresenta
l’informazione 0/1 espressa in codice binario.
La conversione analogico-digitale
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Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
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Il Manufacturing Execution System
La maggioranza dei segnali analogici in uscita dai trasduttori necessita di un
adattamento prima di essere trasferito al convertitore analogico-digitale (ADC).
Le operazioni che preparano il segnale alla conversione sono dette “di
condizionamento” o “di manipolazione” del segnale.
Il condizionamento del segnale
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
CONDIZIONAMENTO
DELLA VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSIONE
DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
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Amplificazione del segnale
Un amplificatore è un dispositivo che modifica l'ampiezza del segnale che lo
attraversa di un certo fattore moltiplicativo, detto guadagno (gain): in alcuni casi
il guadagno è regolabile.
Ad esempio, il segnale in tensione in uscita dalle termocoppie è troppo basso e
va amplificato per aumentare la capacità di lettura e ridurre l’influenza del
rumore.
Il condizionamento del segnale
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Multiplexing
E’ una tecnica comunemente usata per misurare molti segnali con una singola
apparecchiatura di misura.
Il dispositivo campiona un canale, quindi passa al successivo, lo campiona e
passa al seguente, e così via.
Poiché lo stesso dispositivo campiona molti canali invece di uno solo, l’effettiva
velocità di campionamento per ciascun canale è inversamente proporzionale al
numero dei canali campionati.
Il condizionamento del segnale
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Multiplexing: esempio applicativo
Il condizionamento del segnale
Il multiplexer in figura è in grado di commutare il segnale di pressione differenziale proveniente da
un trasduttore ad un altro trasduttore secondo una successione temporale predefinita. Ogni
multiplexer è composta da 8 elettrovalvole: aprendo alternativamente una coppia di elettrovalvole è
possibile avere una mappatura completa delle perdite di carico lungo una tubazione. Ad esempio,
aprendo V1 e V2, è possibile leggere la caduta di pressione tra i punti 0 e 1 del circuito. Dopo che
V1-V2 sono chiuse, V3 e V4 si apriranno per misurare la caduta di pressione tra i punti 1 e 2. In
questo modo, con un unico strumento, è possibile misurare 4 perdite di carico (1 strumento al posto
di 4).
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Filtraggio
Il filtro rimuove i segnali non desiderati dal segnale che si intende misurare.
Nei segnali di tipo continuo, il filtro viene impiegato per attenuare la frequenza
più alta del segnale che può ridurre l’accuratezza della misura. Ad esempio,
molti moduli di condizionamento presentano un filtro passa basso da 4 Hz a 10
kHz per eliminare il rumore prima che il segnale sia digitalizzato.
I segnali alternati (ad esempio, una vibrazione) spesso richiedono un tipo
diverso di filtro (anti-aliasing). Esso ha una altissima velocità di cut-off, così da
rimuovere quasi completamente tutte le frequenze del segnale che siano più alte
dell’ampiezza di banda (bandwidth) d’ingresso della scheda.
Il condizionamento del segnale
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Linearizzazione
Molti trasduttori, come le termocoppie, non hanno risposta lineare alle
variazioni del fenomeno misurato. Pertanto, può essere necessario intervenire
sul segnale in uscita per linearizzarlo.
Il condizionamento del segnale
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Occorre porre attenzione anche al dimensionamento degli elementi di
trasmissione dei dati.
Il condizionamento del segnale
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
CONDIZIONAMENTO
DELLA VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSIONE
DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
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Isolamento e schermatura
I cavi per la trasmissione del segnale sono
solitamente isolati e schermati in maniera
da evitare fenomeni di interferenza
elettrica, con conseguente modifiche del
segnale.
Solitamente si parla erroneamente di
isolamento. In realtà per isolamento di un
cavo si intende la protezione del cavo da
rischi di rottura causati da abrasione,
frizione, penetrazione agenti atmosferici.
L’isolamento è in genere ottenuto con
rivestimenti che non offrono, tuttavia,
nessuna protezione rispetto alla radiazione
elettromagnetica. Il cavo deve dunque
essere schermato (shielding) con una
soluzione dedicata.
Il condizionamento del segnale
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Schermatura: caratteristiche principali
La schermatura garantisce protezione contro i disturbi elettromagnetici in due modi:
• Riflessione dell’energia proveniente dall’esterno,
• Trasferimento del rumore elettrico verso massa; in particolare, il cammino elettrico
verso massa deve essere a bassissima impedenza. Per questo motivo anche la scelta
del connettore terminale deve essere effettuata con grandissima cura al fine di evitare
che un connettore di bassa qualità possa ridurre l’efficacia del cavo schermato. Infatti
la schermatura complessiva del segnale è legata al componente meno prestazionale
del sistema trasmissione dati (cavo, connettore).
Nella realtà una parte dell’energia passa attraverso lo schermo protettivo, ma è talmente
attenuata che non causa effetti indesiderati.
Sul mercato sono disponibili cavi con vari livelli di schermatura e conseguenti diversi
livelli di efficacia contro il rumore elettrico. L’efficacia dello shielding dipende da
numerosi fattori:
• La lunghezza e il diametro del cavo;
• Frequenza del rumore e del segnale utile;
La scelta del livello di shielding del cavo deriva, comunque, da valutazioni di tipo
costo/beneficio.
Il condizionamento del segnale
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Schermatura: tipologie
Esistono due tipologie di schermature sul mercato:
• Foil: questa tipologia di schermatura consiste
nell’avvolgere i conduttori e la guaina mediante un foglio di
alluminio laminato su un nastro di poliestere. Il poliestere
garantisce la robustezza meccanica mentre l’alluminio la
copertura da interferenze elettromagnetiche. Al sistema si
aggiunge un filo di rame (di drenaggio) che consente la
messa a massa dell’intera schermatura. Solitamente è
utilizzata per i doppini ed è particolarmente efficace contro
le interferenze a radiofrequenza
• Braid: questa tipologia è costituita da gruppi di fili
solitamente di rame nudo o stagnato, tra loro intrecciati in
modo da formare un maglia metallica (woven mesh) che
avvolge il cavo, offrendo una minore resistenza verso
massa rispetto alla soluzione foil, risultando così più
efficace nel rispetto dei disturbi elettromagnetici. Nel caso
di ripetute flessioni, tuttavia, la schermatura braid può
danneggiarsi.
Il condizionamento del segnale
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Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
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Il Manufacturing Execution System
Il sistema di controllo industriale
Comunicazione analogica vs. digitale
Nella strumentazione di tipo più semplice, il sensore risulta collegato
direttamente al regolatore, che spesso ingloba lo strumento di misura.
Attualmente, le misure vengono effettuate in campo e poi trasmesse ai
regolatori sotto forma di segnali unificati. La trasmissione delle informazioni
può avvenire con segnale analogico (in corrente o in tensione) ovvero con
segnale digitale discreto. I range più comuni del segnale analogico e digitale
sono riportati nella tabella.
Nel caso 4-20 mA è possibile alimentare il sensore utilizzando i fili di misura (0-4
mA per alimentazione, 4-20 mA per comunicazione). Nel caso in cui
l’assorbimento del sensore risultasse troppo elevato si realizzano sensori a 4 fili
e non a 2 (2 cavi sono utilizzati per l’alimentazione del sensore e 2 per la
comunicazione dati).
Tipologia segnale Range
Segnale analogico in corrente 4-20 mA (0-20 mA)
Segnale analogico in tensione 0-10 V
Segnale digitale in tensione 0-5 V (discreto)
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Processo
Industriale
T1
T2
T3
T4
4-20 mA
0-10 V
mV
0-5 V (digitale)
I/V0-10 V
A/D0-5 V (dig)
A/D0-5 V (dig)
Amp.0-10 V
A/D0-5 V (dig)
Profibus
0-5 V (dig)
PCDAQ
Board
Attuatore
digitale
Trasduttore Std elettrico Condizionamento segnale Comunicazione e acquisizione dati
Strumento di misura
Campo/processo Sala controllo /DCS
0-5 V
(dig)
DCS: Distributed Control System
DAQ: Data Acquisition
Il sistema di controllo industriale: acquisizione in digitale
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Processo
Industriale
T1
T2
T3
T4
4-20 mA
0-10 V
mV
0-5 V (digitale)
Amp.0-10 V CPU
I/V + A/D
A/D
Contatto
elettrico
Attuatore
analogico
Trasduttore Std elettrico Condizionamento segnale Acquisizione dati
Testa dello strumento di misura
Campo/processo Sala controllo /DCS
0-5 V
(dig)
DCS: Distributed Control System
Schede di input
CPU: Central
Processing Unit
Memoria
ROM + RAM
Alimentazione
D/A
Scheda di output
0-10 V (o 4-20 mA)
Il sistema di controllo industriale: acquisizione in analogico
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Digitale vs. Analogico
I vantaggi della comunicazione digitale rispetto a quella analogica sono:
1. Più informazioni sullo stesso cavo: il doppino analogico è in grado di trasferire solo
il segnale della variabile misurata, mentre con la comunicazione digitale possono
essere trasferite più informazioni;
2. Comunicazione bidirezionale: attraverso la comunicazione digitale si possono
ricevere informazioni e anche inviarne dalla sala controllo al campo;
3. Riduzione del rumore elettrico: essendo il segnale discretizzato e non continuo è
possibile ridurre l’impatto del rumore elettrico andando a confrontare i livelli di
tensione sui due cavi;
4. Riduzione cablaggi: nella comunicazione analogica è necessario stendere un
doppino elettrico per ogni strumento, mentre nella digitale con un solo doppino si
riescono a mettere in comunicazione più dispositivi;
5. Maggiore isolamento: dovendo stendere un solo doppino è possibile prevedere un
isolamento maggiore in termini di rumore elettrico e agenti atmosferici;
6. Minori ingombri: la minor quantità di cavi incide anche sugli ingombri soprattutto in
sala comando dove convergono tutti i cavi;
7. Minore manutenzione: a causa della minore numerosità e maggiore robustezza,
azioni di manutenzioni sono molto meno frequenti e anche molto più facili da
effettuare;
Il sistema di controllo industriale
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Il sistema di controllo industriale
Come visto in precedenza, il sistema di controllo industriale è costituito da una
catena di regolazione la cui più semplice configurazione è costituita
dall’elemento sensibile primario (rilevatore o sensore), dal regolatore e
dall’elemento finale di regolazione (attuatore).
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSION
E DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
Il sistema di controllo industriale
INTERVENTO
SUL
PROCESSO
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La fase di regolazione
Il regolatore confronta il valore del segnale proveniente dal processo e misurato
dal sensore dopo averlo opportunamente convertito e manipolato con un valore
desiderato, detto valore di set point, ossia quel valore che si vorrebbe
mantenere nel processo per la variabile controllata.
Il sistema di controllo industriale
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSION
E DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
INTERVENTO
SUL
PROCESSO
47/102
Funzioni di un regolatore di tipo industriale
E’ possibile riconoscere alcune funzioni principali di un regolatore di tipo
industriale:
• Funzione di controllo (regolazione e autotaratura);
• Interfaccia verso il processo;
• Interfaccia verso l’operatore;
• Allarmi.
Ulteriori funzioni ausiliarie (come la funzione di programmazione, autodiagnosi,
back-up) sono presenti in prodotti di classe più elevata.
Il sistema di controllo industriale
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Comando all’attuatore: ultimo step dell’anello di regolazione
In base al risultato del confronto fra variabile misurata e valore di set point, e in
funzione alle logiche di regolazione prestabilite, il regolatore elabora un segnale
(sotto forma di tensione, corrente, pressione, …) da applicare all’attuatore al fine
di inseguire, con la variabile controllata, il valore di set point.
Il sistema di controllo industriale
ELEMENTO
SENSIBILE
PRIMARIO
ELEMENTO DI
CONVERSIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
MANIPOLAZIONE
DELLA
VARIABILE
ELEMENTO DI
TRASMISSION
E DEI DATI
ELABORAZIONE
DEI DATI
CONTROLLO E
REGOLAZIONEATTUATORE
INTERVENTO
SUL
PROCESSO
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Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
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Il Manufacturing Execution System
Il Programmable Logic Controller (PLC)
Nel controllore logico programmabile (PLC, Programmable Logic Controller) lo
schema di controllo è definito tramite un programma memorizzato.
Esso non è altro che un elaboratore di tipo industriale concepito per risolvere
problemi di controllo ed automazione. Le principali caratteristiche sono:
• Affidabilità;
• Espandibilità;
• Semplicità di programmazione;
• Semplicità di integrazione con dispositivi commerciali differenti.
Il controllore logico programmabile
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Il controllore logico programmabile
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Architettura di un PLC
L’architettura di un PLC non si differenzia molto da quella classica di un
calcolatore elettronico.
Funzionamento del PLC
Durante il funzionamento del PLC sono possibili due tipologie di operazioni che
si differenziano per il livello di accessibilità all’utente.
1. Operazioni automatiche: sono gestite da programmi che fanno capo al
sistema operativo, non sono gestibili o accessibili dall’utente, si avviano e
terminano in modo automatico (ad esempio, a seguito di riavvii o ripristini);
2. Operazioni programmabili: sono le operazioni connesse al funzionamento a
regime e dipendono dalla programmazione stabilita dall’utente.
Il controllore logico programmabile
53/102
Funzionamento del PLC
Il PLC esegue le istruzioni racchiuse nel programma in maniera ciclica.
LETTURA DEGLI
INGRESSI
All’inizio del ciclo di esecuzione del programma il
sistema operativo legge gli ingressi.
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
Il sistema operativo carica i dati in ingresso in una
specifica sezione della memoria, creando una immagine
del processo in quel dato istante.
Si ha una acquisizione sincrona degli ingressi, poiché il
PLC può modificare lo stato logico delle uscite solo al
termine di ogni ciclo di lettura ed esecuzione dell’intero
programma (questo tempo viene definito “ciclo
operativo”).
Il controllore logico programmabile
54/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
Vengono calcolati i valori delle uscite in base a quanto
stabilito dal programma.
ELABORAZIONE
DEL
PROGRAMMA
I valori delle uscite sono caricati in un’apposita sezione
della memoria.
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
Il controllore logico programmabile
55/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE
DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
L’attuazione delle uscite avviene
in modo sincrono
(contemporaneamente al ciclo di
lettura degli ingressi).
Il controllore logico programmabile
56/102
Evoluzione del PLC e ulteriori funzionalità
La maggior parte dei PLC sono in grado eseguire, oltre che funzioni logiche, anche
funzioni di calcolo e regolazione.
Per questo motivo la definizione PLC sta perdendo significato nell’uso della “L” (Logic) a
vantaggio della definizione PC (Programmable Controller); tuttavia, al fine di evitare
confusioni con la sigla PC intesa come Personal Computer, resiste a tutt’oggi la
denominazione originaria.
Un’ulteriore implementazione del PLC si è avuta con l’inserimento delle subroutines,
ovvero blocchi funzionali che realizzano una funzione logica e che possono essere
richiamati ovunque serva nel programma, e della istruzione di salto, che consente
l’attivazione o meno di alcune funzioni del programma solo in determinate condizioni.
L’evoluzione del linguaggio ha incrementato il numero di istruzioni gravanti sul PLC,
portando ad un sovraccarico del processore. Per questo motivo spesso sono presenti
CPU specializzate in determinate attività (logica, regolazione, comunicazione, …).
L’utente può così “costruire” l’architettura del proprio PLC risolvendo al meglio le
problematiche di controllo senza impattare eccessivamente sui costi complessivi. Difatti,
usualmente il costo del PLC è più condizionato dal numero di I/O piuttosto che dal
numero dei CPU.
Il controllore logico programmabile
57/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
L’esecuzione del ciclo da parte del PLC richiede un
certo tempo, che dipende da:
• Numero e tipo di istruzioni presenti nel programma,
complessità della struttura software;
• Capacità di elaborazione della/e CPU e dei circuiti ad
essa/e collegate.
Il controllore logico programmabile
58/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
Occorre cautela nell’utilizzo del PLC per la
gestione di interventi di sicurezza.
Infatti, occorre stabilire se il ritardo massimo Δt
con cui il PLC è in grado di intervenire non risulti
eccessivo ai fini della sicurezza!!!
Δt
Il controllore logico programmabile
59/102
Funzione di sicurezza: un esempio
Si prenda in considerazione il PLC a controllo di una macchina punzonatrice.
Supponiamo sia presente un sensore il cui scopo è quello di fermare la
macchina qualora l’operatore si avvicini con la mano all’utensile.
Se il segnale proveniente dal sensore venisse acquisito all’interno del normale
ciclo di acquisizione dati, e quindi il PLC intervenisse solo al termine del ciclo,
sicuramente sarebbe troppo tardi per l’incolumità dell’operatore.
Ecco perché alcune funzioni, come quelle di sicurezza, vanno gestite con
logiche differenti da quelle tipiche del PLC.
Il controllore logico programmabile
60/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
Il ritardo massimo Δt con cui il PLC è in grado di
intervenire si può diminuire impiegando un PLC
più veloce.
Δt↓
La scelta non è ottima dal punto di vista
economico: si pensi al caso di un particolare
segnale di allarme, quasi mai attivo, che richieda
una pronta risposta: la potenzialità del PLC
sarebbe fortemente sottoutilizzata tutte le volte
che l’allarme non è attivo (cioè quasi sempre).
Il controllore logico programmabile
61/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
Come risolvere questa criticità?
Per ovviare a questo problema sono previste
esplicite istruzioni di input e output per mezzo
delle quali è possibile leggere il valore attuale in
ingresso senza riferirsi a quello campionato ad
inizio ciclo e attuare immediatamente l’uscita
desiderata senza dover aspettare la fine del ciclo
stesso.
Esempio:
Δt ciclo = 50 ms vs Δt allarme = 10 ms
Il programma legge l’ingresso riferito all’allarme
almeno 5 volte nello stesso ciclo.
Δt ↓
Il controllore logico programmabile
62/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
E nel caso di segnali che richiedono una risposta
immediata?
L’uso di esplicite funzioni di input e output non consente
la gestione di segnali che richiedono una risposta
immediata, poiché il programma di controllo dovrebbe
dedicarsi esclusivamente a tale attività.
Per questo motivo il PLC prevede una serie di istruzione
dette “interrupt”, in grado di interrompere la normale
elaborazione conseguente ad una precisa richiesta
esterna o interna al dispositivo terminando l’istruzione
corrente.
I dati elaborati in precedenza al comando di interrupt
vengono indirizzati ed allocati in un apposita area di
memoria.
Il microprocessore gestisce l’interrupt (risolve
l’emergenza agendo come da programma).
Risolta l’emergenza, il microprocessore riprende l’attività
da dove era stata interrotta.
Δt ↓
Il controllore logico programmabile
63/102
LETTURA DEGLI
INGRESSI
CARICAMENTO
INGRESSI IN
MEMORIA
ELABORAZIONE DEL
PROGRAMMA
CARICAMENTO
USCITE IN
MEMORIA
ATTUAZIONE
DELLE USCITE
Perché l’immagine in memoria?
Se gli ingressi non venissero campionati ad inizio ciclo
ma letti al momento dell’utilizzo (rete asincrona), la
correttezza del controllo potrebbe dipendere dall’ordine
con cui vengono eseguite le istruzioni del programma.
Difatti, in tempi diversi dall’avviamento del ciclo di
istruzioni, uno stesso ingresso potrebbe assumere
valori differenti. Questo fatto renderebbe piuttosto
complicata l’attività di programmazione, rendendo
altresì molto difficile modificare correttamente il
programma.
Il controllore logico programmabile
64/102
Acquisizione dati su piattaforma PC: architettura
Acquisizione dati su piattaforma PC
65/X
Personal Computer
Il computer impiegato nella catena
d’acquisizione dati può influire in maniera
rilevante sulla velocità alla quale si può
effettuare la detta acquisizione in maniera
corretta. L’odierna tecnologia utilizza
prevalentemente microprocessori collegati ad
un’architettura di bus molto efficiente.
Per effettuare una acquisizione dati remota i vari elementi della catena di acquisizione vanno collegati alla scheda
installata sul computer, attraverso sistemi di comunicazione seriali tipo RS-232 e RS-485 o USB.
La velocità di trasferimento dei dati è limitata da questi sistemi seriali di comunicazione.
La corretta scelta del bus I/O (Input/Output) e della parte di comunicazione seriale rivestono notevole importanza.
Acquisizione dati su piattaforma PC
66/X
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
67/102
Il Manufacturing Execution System
Protocolli di comunicazione industriale
Il bus di campo
All’aumentare dei dispositivi presenti, i collegamenti e dunque le attività di
cablaggio possono diventare estremamente complesse. Difatti, tutti i
collegamenti elettrici arrivano al PLC e ai moduli dal campo.
Nel caso non sia possibile o vantaggioso effettuare un collegamento diretto tra
PLC e dispositivi in ingresso ed uscita (periferica centralizzata) si realizza un
bus di campo (fieldbus), ovvero un collegamento fisico che permette la
comunicazione in digitale tra unità di controllo e periferiche.
68/102
VS.
Protocolli di comunicazione industriale
Il bus di campo
Con l’utilizzo del bus di campo si limitano i collegamenti tra singolo dispositivo
e PLC.
Il bus di campo deve garantire per poter essere applicato a livello industriale:
1. Determinismo (ossia, della comunicazione entro il tempo previsto);
2. Elevata velocità di comunicazione;
3. Immunità ai disturbi di natura elettromagnetica.
Dal punto di vista normativo, i bus di campo devono (dovrebbero) soddisfare i
requisiti della IEC 61158.
69/102
Protocolli di comunicazione industriale
Il bus di campo
Sul mercato sono presenti numerosi bus di campo fra cui:
• Profibus
• Modbus
• Fieldbus Foundation
• HART protocol
• CANopen
• Ethernet / IP
• Profinet
• ……….
La comunicazione segue le regole identificate nel protocollo che è tipico di
ciascun bus di campo.
70/102
Protocolli di comunicazione industriale
Il bus di campo
Il mercato (anche se i dati non sono aggiornatissimi…)
71/102
Per la comunicazione fra dispositivi in campo e sistema centrale le modalità di comunicazione
sono definite a priori e sono le stesse per i dispositivi collegati allo stesso bus di rete: è il
protocollo di comunicazione.
I protocolli di comunicazione digitale
Con il termine protocollo infatti si indica «l’insieme di
regole di comunicazione che debbono essere seguite
da due o più interlocutori affinché siano in grado di
capirsi»; in particolare affinché due dispositivi possano
comunicare correttamente fra di loro è necessario che
questi concordino sulla sintassi (formato dei
messaggi/dati), sulla semantica (significato della
sequenza di bit) e sulla sincronizzazione tra invio e
ricezione dei dati.
Mediante la definizione del protocollo di rete utilizzato
risulta quindi identificato il linguaggio utilizzato nelle
comunicazioni. Software o dispositivi in esecuzione su
diverse macchine possono dunque comunicare
nonostante siano stati realizzati indipendentemente l’uno
dall’altro: è questo il concetto di interoperabilità.
Protocolli di comunicazione industriale
72/102
1979 – Nasce «Modbus»
Il protocollo MODBUS è stato creato dall’azienda Modicon (oggi
parte del gruppo Schneider Electric).
Il protocollo MODBUS è un protocollo aperto che prevede una
logica di tipo «Master–Slave», in cui la comunicazione è iniziata
da un comando del Master.
Inizialmente il protocollo era stato definito come protocollo di
comunicazione seriale (in cui è presente un solo Master che
comunica con i dispositivi Slaves presenti), ma nel corso del
tempo è stato modificato per adattarsi alle specifiche
Transmission Control Protocol (TCP) e Internet Protocol (IP), in
cui possono essere presenti più dispositivi Master.
Protocolli di comunicazione industriale
73/102https://www.youtube.com/watch?v=txi2p5_OjKU
Protocolli di comunicazione industriale
MODBUS: il sistema di comunicazione
Unicast
Il Master invia la richiesta allo Slave
singolarmente che risponde
Broadcast
Il Master invia la richiesta (un commando)
a tutti gli Slave collegati (max 247) che
eseguono, ma non rispondono.
Comunicazione Unicast: Solamente il dispositivo Master può iniziare la trasmissione
inviando un comando al cui interno è presente l’indirizzo dello Slave con cui vuole
comunicare (compreso fra 1 – 247), dopodiché attende la risposta.
Baud rate (velocità di
trasmissione):
9,6 kbps e 19,2 kbps
74/102
Protocolli di comunicazione industriale
MODBUS: il cablaggio
La velocità di trasmissione (baud rate) dipende dalla lunghezza della rete, dalle
caratteristiche del cavo, dal numero di dispositivi e dalla configurazione della
rete (2 o 4 cavi).
AWG = American
Wire Gage
75/102
Protocolli di comunicazione industriale
American Wire Gage (AWG)
L’American Wire Gage (AWG) è il sistema americano utilizzato per identificare la
sezione dei cavi elettrici di potenza o di comunicazione.
76/102
Il protocollo HART (High Addressable Remote Transducer) nasce grazie
al contributo della Rosemount Inc (oggi parte dell’Emerson) a metà degli
anni ‘80 come protocollo proprietario ad uso esclusivo dei dispositivi
prodotti dall’azienda.
1986 – Nasce «HART»
Dal 1993 i diritti di sfruttamento del protocollo sono passati alla Hart Communication
Foundation (HCF) gruppo nel quale sono presenti più di 100 aziende che sono
identificate univocamente da un numero fra cui Endress Hauser (= 17), Honeywell (= 23),
Rosemount (= 34), Siemens (= 42), risultando un sistema di comunicazione aperto.
Il protocollo HART può essere definito ibrido in quanto consente di trasmettere:
• Un segnale in 4-20 mA - analogico;
• Segnali digitali sovraimposti al segnale in 4-20 mA: si tratta di una comunicazione di
tipo bidirezionale e dunque con la possibilità non solo di ricevere, ma anche di inviare
comandi da remoto (per esempio, la variazione di valori settati nel dispositivo).
Protocolli di comunicazione industriale
77/102https://www.youtube.com/watch?v=pXkun-PEiY0
HART: trasmissione del segnale
La comunicazione HART è basata sullo standard telefonico Bell 202 e sfrutta il principio
del Frequency Shift Keying (FSK). Il segnale digitale, sovraimposto a quello analogico, è
realizzato da due funzioni sinusoidali di frequenza pari rispettivamente a 1200 Hz e 2200
Hz e ampiezza 0.4 mA che rappresentano il bit 1 e 0.
Poiché il valore medio dell’onda sinusoidale è
sempre nullo, la contemporanea
comunicazione analogica e digitale può
avvenire senza che vi siano alterazioni dei
due segnali durante la trasmissione.
Dal punto di vista delle modalità operative, il
protocollo HART si basa sul meccanismo di
tipo domanda e risposta fra Master (DCS,
PLC o PC o palmari hand held terminal) e
Slave (dispositivi in campo). In particolare è il
Master che inizia la sequenza trasmettendo
un comando allo Slave.
Protocolli di comunicazione industriale
78/102
HART: sistema di comunicazione
• Primary Master: il dispositivo che fornisce il comando iniziale
ad un dispositivo Slave solitamente in campo
• Secondary Master: come il Primary ma rispetto a questo non
permanente (potrebbe essere un PC o un palmare utilizzato
per le attività di setup o manutenzione)
• Host application: un software utilizzato per tradurre le
informazioni arrivate dal campo in un formato che ne consente
la rielaborazione
• HART Interface: dispositivo che permette l’interfaccia fra i
dispositivi HART sul campo e il master primario e dunque ne
consente la trasmissione dei dati
Il Master trasmette un comando allo
Slave
Azioni dello Slave:
1. Legge il valore del parametro
(al massimo 256 parametri per dispositivo)
2. Scrive il nuovo valore del parametro;
3. Esegue l’operazione
Lo Slave risponde al Master
Cycle time: 500 ms
Protocolli di comunicazione industriale
79/102
Alcuni dispositivi possono implementare la modalità di comunicazione burst communication mode che consente
cicli di lettura più veloci (3-4 letture al secondo).
Protocolli di comunicazione industrialeHART: possibili configurazioni
Sono possibili due possibili configurazioni:
1. Point to Point: in questa configurazione si ha un
solo dispositivo in campo collegato con il Master. La
trasmissione dati avviene in 4-20 mA per comunicare
una variabile di processo mentre le altre variabili di
interesse vengono trasmesse in digitale e
solitamente sono usate per scopi di monitoraggio,
commissioning, manutenzione, e diagnostica. È
comunque possibile prevedere anche solo la
comunicazione digitale.
2. Multidrop: in questo caso si usa un solo doppino per
la connessione di più dispositivi al Master fino ad un
massimo di 15 dispositivi. In questo caso i dati sono
trasmessi in digitale. Considerando un cycle time di
0.5 s per dispositivo, nel caso di una rete di 15
dispositivi, sono richiesti 7.5 s per chiudere un ciclo
(richiesta Master – risposta Slave).
80/102
Protocolli di comunicazione industrialeHART: cablatura dei cavi
La cablatura utilizzata per collegare i dispositivi HART è simile a quella utilizzata per quelli che
trasmettono in 4-20 mA.
Tipo di cavo: si devono utilizzare cavi schermati twistati. Si possono usare anche cavi non
schermati, ma solo per distanze ridotte e solo se si ritiene che non ci siano fenomeni di disturbo
nella comunicazione. I conduttori utilizzabili sono al minimo di 0.51 mm di diametro (#24 AWG)
per distanze inferiori a 1524 m e 0.81 mm (#20 AWG) per distanze maggiori.
Distanze: oltre i 3000 m teoricamente questo protocollo non dovrebbe essere utilizzato; la
valutazione deve essere sviluppata caso per caso considerando le caratteristiche elettriche del
cavo e il numero di dispositivi collegati.
pf = pico farad
AWG = American Wire Gauge
81/102
Il protocollo CAN è un protocollo seriale di tipo broadcast, multimaster
introdotto all’inizio degli ‘80 da Bosch e inizialmente dedicato all’industria
automobilistica; nel corso degli anni, tuttavia, il protocollo è stato
utilizzato anche in altri settori fra cui, nell’Oil&Gas, quello dell’estrazione
sottomarina.
Protocolli di comunicazione digitale1986 – Nasce «CAN (Controller Area Network)»
Il successo di questo protocollo è da attribuire ad alcune caratteristiche intrinseche fra cui:
• Rispetto dei tempi di risposta anche nel caso di numerosi dispositivi in rete;
• Semplicità e flessibilità nel cablaggio: doppino twistato a seconda dell’applicazione;
• Elevata immunità ai disturbi;
• Elevata affidabilità ed identificazione delle anomalie sul dispositivo: in particolare,
al rilevamento dell’anomalia il nodo si autoesclude dalla rete garantendo che la
comunicazione complessiva non venga alterata dalla sua presenza;
• Maturità tecnologica a livello industriale.
82/102https://www.youtube.com/watch?v=UnOrMCg6lqM
Protocolli di comunicazione digitale
CAN: la disponibilità
È stato calcolato che una rete basata su CAN bus a 1 Mbit/s, con:
• un’utilizzazione media del bus del 50%;
• una lunghezza media dei messaggi di 80 bit;
• un tempo di lavorazione di 8 ore al giorno per 365 giorni l’anno.
avrà un errore non rilevato ogni 1000 anni.
Praticamente la rete non è soggetta ad errori per tutta la durata della sua vita. Il
protocollo CAN è dunque da utilizzarsi laddove si hanno richieste di disponibilità
elevate del processo.
83/102
1989 – Nasce «Profibus»
Profibus è l'acronimo di «Process Field Bus».
Si tratta di un protocollo di comunicazione aperto messo a punto da un consorzio di
diverse aziende fra cui Siemens. Profibus è una rete di comunicazione utilizzata per
connettere uno o più «master» (come PLC o PC) a più «slaves» (ad esempio, strumenti
e/o attuatori remoti).
Sono presenti:
Profibus DP (Decentralized Peripherals): il suo impiego è per lo scambio dati tra
periferiche remote di campo, per questo viene anche indicato come device bus.
Profibus PA (Process Automation), sviluppato appositamente per l’automazione di
processo, è identico al protocollo DP, ma con i dati e l'alimentazione che vengono
trasportati sugli stessi due fili e con opzione di protezione dalle esplosioni (area ATEX).
Protocolli di comunicazione industriale
84/102
Profibus DP: la comunicazione
La comunicazione avviene con un cavo schermato di
colore viola a due conduttori di colore rosso e verde.
In particolare il protocollo Profibus permette:
• Velocità massima di trasmissione dati fino a 12
Mbit/sec ;
• Lunghezza massima del cablaggio: fino a 1200 m;
• Fino a 127 dispositivi collegabili su un unico cavo;
• Massimo 32 dispositivi attivi contemporaneamente.
Protocolli di comunicazione industriale
Velocità del
bus, (bit/s)
Max
distanza, (m)
9,6 K 1200
19,2 K 1200
45,5 K 1200
93,8 K 1200
187,5 K 1000
500 K 400
1,5 M 200
3 M 100
6 M 100
12 M 100
85/102
Profibus DP: la comunicazione
La rete Profibus permette uno scambio ciclico di messaggi tra i dispositivi di
campo e l'unità centrale di controllo. Il sistema include stazioni attive e passive.
Stazioni attive: controllano l’accesso
al bus di campo. Il passaggio da una
stazione attiva all’altra viene gestita
con il passaggio del «token», cioè del
permesso per l’accesso al bus.
Stazioni passive: sono neutrali e
trasmettono dati solo quando
interrogati da una stazione attiva.
Protocolli di comunicazione industriale
86/102https://www.youtube.com/watch?v=jLBOHipBy64
1996 – Nasce «Foundation Fieldbus»
Il protocollo Foundation Fieldbus (FF) è un protocollo di comunicazione digitale e seriale
di tipo aperto. All’interno della fondazione Fieldbus sono presenti 185 membri che
complessivamente realizzano e distribuiscono il 90% della strumentazione a livello
mondiale.
Il protocollo Fieldbus presenta due possibili configurazioni che si differenziano per il
mezzo fisico attraverso cui viaggia l’informazione e per la velocità di trasmissione dati:
Configurazione H1:
• Caratterizzata da velocità di trasmissione dati pari a 31,25 kbit/s;
• Utilizzata per interconnettere gli strumenti sul campo come sensori, attuatori;
• Doppini twistati (per ridurre il rumore);
Configurazione HSE (High Speed Ethernet):
• Per l’integrazione fra dispositivi di controllo ad alta velocità (PLCs), sottostistemi H1,
data server e workstation (velocità da 100 Mbit/s fino a 1Gbit/s);
• Cavi Ethernet: non possono essere usati dove è richiesta sicurezza intrinseca e non
permettono l’alimentazione del dispositivo con lo stesso cavo.
Protocolli di comunicazione industriale
87/102
Protocolli di comunicazione industriale
Foundation Fieldbus: architettura
88/102https://www.youtube.com/watch?v=95hIMjxwy8o
Protocolli di comunicazione industriale
Foundation Fieldbus: velocità di trasmissione
Multidrop: linee in cui coesistono più ricevitori e trasmettitori sulla stessa linea
89/102
Aumento delle informazioni disponibili per
effettuare attività di ottimizzazione,
manutenzione predittiva, trend.
Protocolli di comunicazione industriale
Foundation Fieldbus: H1 VS 4-20 mA
Miglioramento della sicurezza e riduzione
dei fermi impianto grazie ai sistemi di
autodiagnosi che consentono di
individuare la presenza di condizioni
anomale.
90/102
Riduzione del wiring e dunque del costo e
dei tempi di cablaggio.
Protocolli di comunicazione industriale
Foundation Fieldbus: H1 VS 4-20 mA
Riduzione dell’Hardware di sistema:
implementazione di alcune funzioni di
controllo (input analogici, output
analogici, PID) direttamente sui
dispositivi in campo.
91/102
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: la trasmissione del segnale
= 1 = 0
= 1
= 0
= 1 = 1
= 0 = 0
92/102
I segnali trasmessi con il protocollo FF sono
cifrati mediante il metodo «Manchester
Biphase L-technique», una tecnica che
consente la sincronizzazione fra i dispositivi
che trasmettono i dati e quelli che li
ricevono.
In particolare, il trasmettitore invia
un’informazione mediante la quale il
ricevente può sincronizzarsi con l’elemento
che sta trasmettendo i dati senza la
necessità di inviare separatamente dati e
informazioni di sincronizzazione.
Il segnale è suddivisibile temporalmente in
periodi definiti «bit time»: le variazioni che si
verificano a metà di tale intervallo sono
identificate come 0 se positive, oppure,
come 1 se negative.
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: la trasmissione del segnale in configurazione H1
La lunghezza massima del bus dipende
principalmente dal numero di dispositivi
collegati, dalla velocità di comunicazione, dalle
sezioni del cavo e dalla sicurezza intrinseca.
93/102
Il dispositivo che trasmette fornisce una corrente di
ampiezza pari a 10 mA a 31,25 kbit/s su un’impedenza
pari a 100 Ohm per creare una caduta di tensione pari
a circa 1,0 V.
La tensione di alimentazione del dispositivo è
continua di ampiezza compresa fra 9 e 32 V;
comunque per le applicazioni in cui è richiesta
sicurezza intrinseca è possibile una tensione
inferiore.
Si consideri un sistema di recupero della condensa di vapore in un impianto di cui si
riporta lo schema semplificato.
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: esempio
Il sistema di recupero riceve la condensa e
la invia al sistema di trattamento delle
acqua. Il processo presenta due serbatoi:
uno in cui si verifica una vaporizzazione
della condensa a seguito del fenomeno di
flash (flash tank) da 320 litri ed uno di
raccolta delle condense da 75 litri.
La condensa, dunque, entra nel primo
serbatoio dove si verifica una parziale
vaporizzazione del fluido. La frazione
liquida continua nel serbatoio inferiore da
cui, mediante una pompa posta sotto
battente, è pompata nell’impianto
successivo.
94/102
Nell’impianto sono installati diversi strumenti
e attuatori che utilizzano il protocollo FF; in
particolare sono presenti:
• Un trasmettitore di livello in ciascun
serbatoio (LT 203 e LT 101);
• Un trasmettitore di pressione (PT 105) e
temperatura nel serbatoio di flash (TT
104);
• Un trasmettitore di portata nel circuito di
ricircolo (FT 201);
• Un trasmettitore di portata alla mandata
della pompa (FT 204);
• Un trasmettitore di temperatura in uscita
dal sistema (TT 104);
• Una valvola di controllo (CV 103).
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: esempio
95/102
La strumentazione è connessa al sistema
DCS (Distributed Control System) che si
trova nel control room.
Il livello totale di condensato del sistema è
controllato dal livello del serbatoio del
condensato rispetto a cui viene regolata la
valvola di alimentazione CV-103
dell’impianto attraverso una regolazione di
tipo PID.
Viceversa, la portata ricircolata è
controllata da un altro anello di regolazione
PID che agisce sulla valvola di regolazione
CV-202 attraverso il segnale che arriva dal
FT-201
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: esempio
96/102
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: esempio
L’anello di regolazione PID è implementato direttamente nei
trasmettitori e nelle valvole in campo e non nel DCS centrale
con riduzione del carico di calcolo.
97/102
Confronto con strumentazione 4-20 mA.
Protocolli di comunicazione industrialeFoundation Fieldbus: esempio
Riduzione del costo di
installazione pari al 46%.
Riduzione delle attività di
commissioning pari al 25%.
98/102
Protocolli di comunicazione industrialeConfronto tra protocolli di campo
99/102
Sistema di acquisizione dati e controllo: generalità
Agenda
Il sistema di controllo industriale
La conversione del segnale
Il condizionamento del segnale
Protocolli di comunicazione industriale
Il controllore logico programmabile e la piattaforma PC
Il Manufacturing Execution System
100/102
Manufacturing Execution SystemApplicazione del concetto di Industria 4.0 nell’intero ciclo vita dell’impianto
Industria 4.0 ha come obiettivo il miglioramento della gestione dell’impianto per l’intero ciclo di
vita dello stesso dalla progettazione, al controllo e alla pianificazione delle attività.
A supporto di questa affermazione si consideri la fase di controllo di un impianto di processo:
per evidenziare il possibile impatto di Industria 4.0 si riporta una breve analisi dei possibili
sistemi di controllo e regolazione in funzione della complessità del sistema.
I tipologia: modello storico/classico del controllo
manuale di un processo produttivo
In questo modello le uscite del processo costituiscono gli
input per l’operatore umano che deve chiudere in tempo reale
tutti i loop di controllo fronteggiando gli eventi e i disturbi
introdotti dalle variabili esogene non controllabili che
influenzano il processo.
Questa tipologia di controllo presenta dei limiti
essenzialmente legati alle ridotte prestazioni dell’operatore in
termini di tempi di risposta, alla capacità elaborativa limitata a
fronte di numerosi ingressi in parallelo, al degrado in
presenza di stress, etc.
È applicabile per processi estremamente semplici
101/102
Manufacturing Execution SystemApplicazione del concetto di Industria 4.0 nell’intero ciclo vita dell’impianto
II tipologia: modello del controllo totalmente
automatico di un processo produttivo
In questo modello le uscite del processo sono gli input
per il controllore a cui è demandato il compito di chiudere
in tempo reale tutti i loop di controllo, fronteggiando gli
eventi ed i disturbi introdotti dalle variabili esogene non
controllabili che possono influenzare il processo. Alcuni
esempi sono le macchine a controllo numerico, alcuni tipi
di robot, i pallettizzatori in cui l’effetto delle variabili
esogene è limitato.
La presenza di un automa programmabile consente di
superare le criticità presenti nella tipologia proposta
precedentemente a costi più che accettabili. Tuttavia il
modello può presentare criticità per gli impianti
caratterizzati da processi complessi (energia, chimica,
trasporti) in cui la varietà e l’imprevedibilità delle variabili
esogene non è dominabile con procedure programmate.
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Manufacturing Execution SystemApplicazione del concetto di Industria 4.0 nell’intero ciclo vita dell’impianto
III tipologia: modello tendenziale del controllo di un
processo produttivo
Per superare le criticità del modello precedente, questa
tipologia di controllo prevede che le uscite siano ancora
input per il controllore (che deve chiudere in tempo reale
tutti i loop di controllo), fronteggiando gli eventi ed i
disturbi statisticamente noti, introdotti dalle variabili
esogene non controllabili che possono influenzare il
processo.
In questo modello il sistema di automazione, oltre che
provvedere alla richiusura dei loop principali, deve fornire
all’operatore umano non più dati grezzi, ma informazioni
correttamente elaborate che gli consentano di intervenire
con le risorse cognitive di cui è unico titolare elaborando
strategie mirate all’ottimizzazione continua del processo
ed alla mitigazione delle conseguenze degli eventi
imprevedibili.
Occorre che le informazioni date all’operatore siano un
VALORE AGGIUNTO all’esercizio del sistema
Contributo di
industria 4.0
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Manufacturing Execution SystemIl Manufacturing Execution System (MES)
Per utilizzare e gestire opportunamente le informazioni
provenienti dal campo ed inviarle ai sistemi decisionali
dell’azienda è presente il Manufacturing Execution System
(MES) o sistema informatico di fabbrica. Il MES è il sistema
di interconnessione che consente la trasmissione
bidirezionale, la gestione e l’elaborazione delle
informazioni in tempo reale fra impianti e sistema
decisionale al fine ottimizzare le operations dell’azienda:
produzione, qualità, materiali e manutenzione.
Le piattaforme MES consentono di gestire e monitorare
l’intero stabilimento produttivo in tempo reale attraverso
postazioni operatore web based dislocate all’interno
dell’impianto. Infatti, grazie all’interconnessione con le
macchine, gli impianti, le linee produttive è possibile
acquisire e inviare dati in automatico necessari per il
controllo real time e la verifica delle prestazioni.
Business and Decision Applications
Manufacturing Execution System
(MES)
Plants and Devices
Info
rmati
on
flu
xes
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Manufacturing Execution SystemIl Manufacturing Execution System (MES): gli obiettivi in sintesi
Per meglio comprendere il ruolo del MES all’interno di Industria 4.0 si riportano gli obiettivi
principali ottenibili con l’implementazione della piattaforma MES. Per meglio comprenderli,
occorre ricordare il ruolo di interfaccia fra dispositivi sul campo e livello decisionale da parte del
MES.
• Aumento dell’automatizzazione del processo ed interconnessione fra le varie parti che
interagiscono e che sono necessarie alla produzione sia all’interno che all’esterno del
perimetro aziendale;
• Aumento della produttività aziendale mediante riduzione degli errori, delle inefficienze e
degli scarti: identificazione di indici di produzione da mostrare al livello decisionale;
• Aumento della qualità della produzione;
• Controllo real time dei dati provenienti dalla produzione;
• Miglioramento continuo del processo produttivo;
• Alta configurabilità in funzione delle specifiche richieste da parte del committente;
• Implementazione semplice per le esigenze aziendali;
• Aumento della produttività aziendale.
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Manufacturing Execution SystemIl Manufacturing Execution System (MES)
Come riportato, le piattaforme MES permettono di gestire ed
ottimizzare differenti aree che si presentano all’interno di un
sistema produttivo aziendale.
1. Produzione. Il MES permette la gestione, la tracciabilità
e il monitoraggio di tutte le attività di produzione svolte
all’interno dell’azienda per consentirne la supervisione
real time;
2. Materiali. Il MES assicura la gestione completa del
flusso dei materiali in entrata ed in uscita dal magazzino,
permettendo di avere accesso a informazioni up-to-date
sulla disponibilità di materiale da utilizzare in produzione;
3. Qualità. Il MES permette la gestione, la rilevazione ed il
monitoraggio dei parametri di controllo qualità durante il
processo produttivo;
4. Manutenzione. Il MES consente la gestione, la
tracciabilità e il monitoraggio di tutte le attività di
manutenzione al fine di minimizzare i costi, i guasti e
dunque migliorare l’utilizzo delle risorse a disposizione.
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Manufacturing Execution System
(MES)
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