Modulo 1 - Università degli Studi della Basilicatalunghezze d’onda tra 0.1 e 100 Å. Le...

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Chimica fisica superiore Modulo 1 Introduzione alla diffrazione Sergio Brutti

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  • Chimica fisica superiore

    Modulo 1

    Introduzione alla

    diffrazione

    Sergio Brutti

  • Determinazione di strutture cristalline

    Come è possibile determinare sperimentalmente l’arrangiamento

    strutturale di un cristallo?

    Mediante l’interazione della struttura cristallina con una radiazione

    Essa sfrutta fasci di onde (radiazione) elettromagnetiche,

    elettroniche o neutroniche.

    Esistono alcuni requisiti che un fascio di onde deve soddisfare

    affinchè possa essere utile per determinare una struttura:

    1. La lunghezza d’onda della radiazione deve essere minore

    della distanza interatomica tipica

    2. La radiazione non deve essere assorbita in modo significativo

    dal materiale in modo da non alterare/danneggiare il cristallo

  • Lunghezze d’onda della radiazione incidente

    Fenomeni di interazione di una radiazione con la struttura

    cristallina di un materiale solido sono ottenuti se la lunghezza

    d’onda della radiazione è simile o minore della distanza

    interatomica

    Esistono diversi possibili fasci di onde utili:

    1. Radiazione elettromagnetica nello spettro dei raggi X

    2. Fasci di elettroni monocromatici con λ≈0.1-2 Å

    3. Fasci di neutroni monocromatici on λ≈0.1-2 Å

    In tutti i casi (fotoni, elettroni, neutroni) i fasci sono trattati come

    onde secondo le relazioni tipiche tra il momento p, il vettore

    d’onda k, la velocità e la lunghezza d’onda.

    hmvpkkkp

    2

  • E’ importante sottolineare che l’interazione dei fasci con la struttura

    cristallina avviene mediante un fenomeno di

    SCATTERING

    Questo fenomeno consente di ricostruire dalla deviazione delle

    traiettorie delle radiazioni incidenti l’ordinamento delle strutture

    Rilevazione della radiazione

    I fasci una volta che hanno interagito con la struttura del materiale

    solido debbono essere raccolti. La rivelazione della radiazione

    post-interazione avviene sfruttando le sue caratteristiche

    corpuscolari (rilevazione di particelle singole)

    I detector quindi rileveranno:

    1. Fotoni singoli monocromatici

    2. Elettroni singoli monocromatici

    3. Neutroni singoli monocromatici

  • Coerenza ed elasticità dello scattering Scattering coerente:

    Tutti gli atomi identici interagiranno con i fasci incidenti

    monocromatici (scattering) in modo identico. Questo assunto

    è sempre vero per lo scattering di raggi X ed elettroni mentre

    ci sono vaste eccezioni per lo scattering di Neutroni.

    Scattering elastico:

    Processi di scattering della radiazione (fasci) in cui la lunghezza

    d’onda (e quindi l’energia) è inalterata durante l’interazione con la

    struttura cristallina.

    Se chiamiamo E(i) l’energia del fascio incidente e E(s) l’energia del

    fascio dopo lo scattering avremo 2 possibili fenomeni:

    EDIFFRAZION

    0 iEsEE PIASPETTROSCO

    0 iEsEE

  • Diffrazione e legge di Bragg La diffrazione è il processo di scattering elastico e coerente di un

    fascio incidente di opportuna lunghezza d’onda da parte

    dell’ordine a lungo raggio in una struttura.

    Per un cristallo significa

    diffrazione dalla struttura

    periodica dovuto

    all’arrangiamento ordinato degli

    atomi nello spazio.

    Come viene riflesso un fascio

    incidente da parte di un reticolo

    (scattering elastico)?

    adistruttivndn

    acostruttivndn

    hklhkl

    hklhkl

    2sin2

    sin2

    Dato un insieme di n piani bidimensionali paralleli: lo scattering

    coerente ed elastico di radiazione da parte di 2 piani qualunque

    darà riflessione o meno a seconda dell’interferenza:

  • Visione semplificata di un esperimento

    Un esperimento di diffrazione si realizza facendo incidere un

    fascio di radiazione opportuna su un campione.

    La radiazione sarà

    parzialmente riflessa

    dai piani reticolari dei

    cristalli.

    Le riflessioni giacciono

    su dei CONOIDI.

    La deflessione

    (deviazione) sarà legata

    alle corrispondenti

    distanze interplanari

    secondo la legge di

    Bragg

    acostruttivzainterferenBRAGGDILEGGEdhklhkl 2sin

  • Radiazione X

    I raggi X sono una parte dello spettro elettromagnetico con

    lunghezze d’onda tra 0.1 e 100 Å. Le corrispondenti energia

    cadono nell’intervallo 102-105 eV.

    In laboratorio i raggi X sono ottenuti

    facendo incidere un fascio di

    elettroni su un target di metallo.

    Questo fenomeno produce 2

    emissioni:

    1. Gli elettroni sono velocemente

    decelerati quando entrano nel

    metallo: Questo produce

    un’emissione elettromagnetica

    detta BREMSSTRAHLUNG

    Questa emissione è aspecifica rispetto al target metallico e si

    spalma in un ampio intervallo di lunghezze d’onda in funzione

    dell’energia degli elettroni incidenti.

  • Radiazione X

    2. La seconda emissione è data da una serie di righe altamente

    monocromatiche (picchi).

    Gli elettroni incidenti possono a volte

    rimuovere alcuni degli elettroni interni.

    Le emissioni

    monocromatiche

    sono dovute ai

    fenomeni di

    rilassamento di

    elettroni esterni verso i livelli interni

    vacanti.

    Negli esperimenti di diffrazione viene

    usata una radiazione monocromatica

    della Ka che proviene dal rilassamento

    degli elettroni del livello L (2s2p) verso i

    livelli vuoti K (1s).

  • Emissione Kα

    Le emissioni Kα sono in realtà 2: Kα(1) e Kα(2)

    In termini di intensità la (1) è il doppio della (2)

    e in termini di lunghezza d’onda esse

    differiscono di millesimi di angstrom.

    Lo sdoppiamento dell’emissione si origina da

    fatto che i livelli L hanno energie diverse a

    seconda del momento angolare mentre il

    livello K è rigidamente monoenergetico.

    Negli esperimenti di

    diffrazione la radiazione

    incidente deve essere

    monocromatica e quindi

    è necessario rimuovere

    la componente

    Bremsstrahlung e le

    emissioni non Ka.

  • Filtri per la monocromatizzazione

    La monocromatizzazione della radiazione X emessa può essere

    ottenuta attraverso filtri o monocromatori.

  • Monocromatori L’eliminazione di tutti le componenti non Kα(1) può essere

    ottenuta mediante un monocromatore curvo a scapito

    dell’intensità.

  • Rilevazione: camera di Debye-Scherrer Il metodo tradizionale con cui si fanno esperimenti di diffrazione

    richiede la rilevazione mediante pellicola fotografica cilindrica dei

    riflessi di diffrazione in funzione del’angolo della radiazione

    diffratta rispetto a quella incidente.

    DETECTOR

    Pellicola

    fotografica

    sensibile ai RX

    CAMPIONE

    Posto nel

    centro del

    cilindro

    all’interno di un

    capillare

  • Diffrattometri piani tetha-2 theta Nel nostro dipartimento abbiamo in dotazione un diffrattometro

    piano Philips X’Pert Plus in geometria tetha-2 theta.

    DETECTOR

    Scintillatore

    accoppiato ad un

    PC

    CAMPIONE

    Posto sul piano 0 al

    centro del doppio

    goniometro

  • Pattern di diffrazione o diffrattogramma Il risultato di un esperimento di diffrazione è un diffrattogramma

    (che non è uno spettro) in cui viene riportato l’andamento

    dell’intensità della radiazione diffratta in funzione di 2θ, l’angolo

    di diffrazione

    I raggi X sono

    riflessi dalle nubi

    elettroniche e

    quindi l’intensità

    delle radiazioni

    diffratte dipendono

    da quando sono

    densamente

    popolati da atomi

    ricchi di elettroni i

    piani cristallini su

    cui avviene la

    diffrazione.

  • La posizione dei picchi di diffrazione Ricordiamo la relazione di Bragg

    E’ possibile convertire quindi gli

    angoli di deflessione in distanze

    interplanari

    hkl

    hkld2

    sin

    hkl

    hkld

    sin2

    Se si conoscono gli indici di

    Miller e il reticolo è possibile

    ricavare i parametri di cella.

  • Come interpretare un diffrattogramma? Quali informazioni possono essere tratte da un diffrattogramma?

    1. La posizione angolare in cui cadono

    i riflessi di diffrazione

    2. L’intensità dei riflessi di diffrazione

    3. La forma dei picchi.

    La posizione dei

    picchi è legata alle

    distanze interplanari che

    sono legate a loro volta

    agli assi cristallografici!

    Informazioni sulla cella

    elementare e sulle

    operazioni di simmetria

    L’intensità dei picchi è

    legata a quanta radiazione

    viene riflessa con la

    struttura atomica

    (coordinamento locale)

    Informazioni sulle

    posizioni atomiche nella

    cella elementare!

    La forma dei picchi è

    legata alla morfologia

    dei cristalli e alla loro

    difettività estesa (strain,

    texture).

    Informazioni sulla

    morfologia e difettività

    del materiale

  • Analisi dei dati di diffrazione Che informazioni si possono trarre da un pattern di diffrazione?

    Sperimentalmente quello che

    viene raccolto è l’andamento

    della radiazione diffratta

    (intensità) rispetto all’angolo di

    diffrazione (2θ).

    Ciascun picco, ovvero ogni

    terna (2θ,intensità, ampiezza dei

    picchi), corrisponde ad uno

    specifico riflesso di diffrazione.

    Lo spettro può essere analizzato mediante:

    1. Studio dell’elenco delle terne (2θ,intensità, ampiezza dei picchi)

    2. Analisi dello spettro complessivo mediante metodo Rietveld.

  • Studio delle liste di picchi di diffrazione. Che informazioni si possono trarre da una lista di picchi di

    diffrazione?

    1. Distanze interplanari a cui cadono i picchi di diffrazione

    2. Intensità dei picchi di diffrazione.

    3. Larghezza a mezza altezza dei picchi di diffrazione.

    Operativamente?

    • Si individuano i picchi di diffrazione del diffrattogramma e si raccolgono

    le triplette (2θ,intensità, 2Q).

    • Si convertono gli angoli di diffrazione in distanze interplanari mediante la

    relazione di Bragg

    • Si normalizzano le intensità dei riflessi di diffrazione a 100.

    • Si trasformano in radianti le ampiezze a mezza altezza (2QFWHM).

    • Si ottiene un listato a 4 colonne (2θ,d,intensità relativa,2Q)

    hklhkl d2sin

  • Studio delle liste di picchi di diffrazione. Cosa fare del listato a 4 colonne (2θ,d,intensità relativa,FWHM)?

    Riconoscimento delle fasi

    Confronto con i

    pattern di

    diffrazione nei

    database

    1.Identificare i materiali

    presenti;

    2.Identificare la presenza

    di contaminanti o

    impurezze;

    Metodo delle tavole di

    Fich (o dei 3 riflessi

    più intensi). Si cerca

    la fase che ha in

    comune con il

    campione reale le 3

    distanze interplanari

    corrispondenti ai

    picchi più intensi.

    Indicizzazione

    completa dei

    picchi di

    diffrazione

    Identificazione

    delle fasi

    presenti

    mediante

    processing

    automatico

    (scoring) su

    databases.

  • Studio delle liste di picchi di diffrazione.

    La natura chimica del

    campione è nota?

    La fase è stata identificata?

    Analisi della struttura

    Necessarie misure

    preliminari di

    composizione (EDX,

    XRF, analisi

    elementare, AA, ICP)

    Calcolo dei

    parametri di

    cella e della

    dimensione

    media dei

    cristalliti

    Identificazione delle simmetrie

    cristalline (reticolo e cella

    elementare) dalle assenze

    sistematiche potenziali mediante

    metodi iterativi

  • La posizione dei picchi di diffrazione Ricordiamo la relazione di Bragg

    E’ possibile convertire quindi gli

    angoli di deflessione in distanze

    interplanari

    hkl

    hkld2

    sin

    hkl

    hkld

    sin2

    Se si conoscono gli indici di

    Miller e il reticolo è possibile

    ricavare i parametri di cella.

  • Esempio concreto: il rame Consideriamo il diffrattogramma del rame.

    L’obiettivo è individuare i parametri utili al riconoscimento della

    fase.

  • Esempio concreto: il rame Come prima cosa è necessario individuare i 3 picchi più intensi:

    I picchi cadono a valori di 2 tetha pari a: 43.51°, 50.67° e 74.49° con

    corrispondenti intensità pari a 30822, 14058 e 5155 conteggi.

    E’ necessario convertirli in distanze interplanari e intensità relative.

  • Esempio concreto: il rame Lo spettro è stato ottenuto con una

    radiazione incidente di lunghezza d’onda

    λ=1.54178°.

    Non è quindi difficile ricavare dalle posizioni angolari dei 3 picchi

    più intensi le corrispondenti distanze interplanari e le intensità

    relative dei picchi stessi:

    hkl

    hkld

    sin2

    Picco 2Θ/gradi Θ/rad d/A I/a.u. Irel

    (1) 43.51 0.3797 2.078 30822 1

    (2) 50.67 0.4422 1.800 14058 0.45

    (3) 74.49 0.6500 1.273 5155 0.17

  • Picco d/A Irel

    (1) 2.078 1

    (2) 1.800 0.45

    (3) 1.273 0.17

    Esempio concreto: il rame

    La presenza di una fase deve tuttavia essere SEMPRE confermata

    verificando la presenza di TUTTI i picchi di diffrazione dovuti ad

    essa e anche il rispetto delle corrispondenti intensità relative.

    La tripletta più intesa è caratteristica di ogni fase cristallina.

    I database di riconoscimento delle fasi catalogano i riflessi di

    diffrazione più intensi e consentono quindi l’identificazione

    univoca.

  • Esempio concreto: il rame

    Una volta identificato la presenza del Cu

    con il metodo delle triplette (o mediante

    riconoscimento con database) si procede

    all’identificazione di tutti il diffrattogramma.

    Picco 2Θ/gradi

    sperimentale

    d/A

    sperimentale

    d/A

    atteso

    checked Irel exp

    Irel atteso

    (1) 43.51 2.078 2.078 Ok 1 1

    (2) 50.67 1.800 1.800 Ok 0.45 0.46

    (3) 74.49 1.273 1.273 Ok 0.17 0.23

    (4) 90.42 1.085 1.085 Ok 0.16 0.24

    (5) 95.67 1.039 1.039 Ok 0.04 0.07

    (6) 117.72 0.900 0.900 Ok 0.02 0.04

  • Esempio concreto: una miscela Lo spettro rappresentato è una

    miscela di 2 metalli.

    Picco 2Θ/gradi

    intensità

    (1) 38.44 2955

    (2) 43.52 27948

    (3) 44.00 1827

    (4) 50.68 12066

    (5) 64.94 378

    (6) 74.5 4858

    (7) 78.06 378

    (8) 81.34 164

    (9) 90.38 4479

    (10) 95.56 1023

    (11) 97.76 80

    (12) 111.92 224

    (13) 117.48 313

    (14) 117.70 581

    Picco 2Θ/gradi d/A

    (2) 43.52 2.078

    (4) 50.68 1.800

    (6) 74.50 1.273

    La tripletta identifica il rame (di nuovo!)

  • Esempio concreto: una miscela E’ necessario quindi identificare tutti i picchi del

    rame tra quelli presenti per individuare i picchi della

    seconda fase.

    Picco 2Θ/gradi

    d/A exp d/A Cu checked

    (1) 38.44 2.342

    (2) 43.52 2.079 2.078 Ok

    (3) 44.00 2.058

    (4) 50.68 1.801 1.800 Ok

    (5) 64.94 1.436

    (6) 74.5 1.274 1.273 Ok

    (7) 78.06 1.224

    (8) 81.34 1.183

    (9) 90.38 1.087 1.085 Ok

    (10) 95.56 1.041 1.039 Ok

    (11) 97.76 1.023

    (12) 111.92 0.930

    (13) 117.48 0.902 0.900 Ok

    (14) 117.70 0.901

    I picchi (1) (3)

    (5) (7) (8) (11)

    (12) (14) sono

    appartengono

    allo spettro del

    rame.

    Applichiamo il

    metodo delle

    triplette ai

    picchi restanti.

  • Esempio concreto: una miscela Lo spettro rappresentato è una

    miscela di 2 metalli.

    Picco 2Θ/gradi

    intensità checked

    (1) 38.44 2955

    (2) 43.52 27948 Cu

    (3) 44.00 1827

    (4) 50.68 12066 Cu

    (5) 64.94 378

    (6) 74.5 4858 Cu

    (7) 78.06 378

    (8) 81.34 164

    (9) 90.38 4479 Cu

    (10) 95.56 1023 Cu

    (11) 97.76 80

    (12) 111.92 224

    (13) 117.48 313 Cu

    (14) 117.70 581

    Picco 2Θ/gradi d/A

    (1) 38.44 2.342

    (3) 44.00 2.058

    (5) opp.

    (7)

    64.94

    78.06

    1.436

    1.224 La tripletta identifica l’alluminio

  • Esempio concreto: una miscela E’ necessario quindi identificare tutti i picchi

    dell’alluminio tra quelli restanti esclusi quelli del

    rame.

    Picco 2Θ/gradi

    d/A exp d/A Cu checked

    (1) 38.44 2.342 2.338 Al

    (2) 43.52 2.079 2.078 Cu

    (3) 44.00 2.058 2.025 Al

    (4) 50.68 1.801 1.800 Cu

    (5) 64.94 1.436 1.432 Al

    (6) 74.5 1.274 1.273 Cu

    (7) 78.06 1.224 1.221 Al

    (8) 81.34 1.183 1.169 Al (??)

    (9) 90.38 1.087 1.085 Cu

    (10) 95.56 1.041 1.039 Cu

    (11) 97.76 1.023 1.013 Al

    (12) 111.92 0.930 0.929 Al

    (13) 117.48 0.902 0.900 Cu

    (14) 117.70 0.901 0.906 Al

    Tutti i picchi sono

    stati identificati

    (con qualche

    incertezza) e non

    sono presenti

    altre fasi oltre a

    Cu e Al.

  • Esempio concreto: una miscela Graficamente l’identificazione dello spettro viene riportata sullo spettro

    attribuendo ogni riflesso di diffrazione ad una specifica fase.

    Cu

    Cu

    Cu Cu

    Cu

    Cu

    Al Al

    Al

    Al Al

  • Distanze interplanari e struttura Conoscendo gli indici di Miller corrispondenti a ciascun riflesso è

    possibile ricavare la costante di cella.

    Se ne deduce che per poter

    interpretare correttamente le

    posizioni dei picchi di

    diffrazione è necessario

    conoscere la simmetria della

    cella elementare ovvero gli

    indici di Miller di ciascun

    riflesso

    Tuttavia nel caso di campioni incogniti è possibile effettuare

    analisi a tentativi che consentono di ricavare la simmetria della

    cella elementare a partire dal modello che meglio descrive il

    diffrattogramma.

    222 lkh

    acellcubicdhkl

  • La posizione dei picchi di diffrazione Ricordiamo che per tutte le celle elementari è sempre possibile

    avere la relazione tra distanza interplanare ed indici di Miller.

    222 lkh

    acubicdhkl

    222

    1icorthorhomb

    c

    l

    b

    k

    a

    hdhkl

    2

    22

    tetragonal

    c

    alkh

    adhkl

    2

    22

    3

    4hexagonal

    c

    alkhkh

    adhkl

    ac

    hl

    c

    l

    b

    k

    a

    h

    dhkl

    cos2sin

    sinmonoclinic

    2222

    aaaaa

    32

    22222

    cos2cos31

    coscos2sinalrhombohedr

    hlklhklkh

    adhkl

  • Esempio concreto: il rame Consideriamo in questo caso l’intero listato

    dei picchi di diffrazione.

    hkl

    hkld

    sin2

    Picco 2Θ/gradi Θ/rad d/A I/a.u. Irel

    (1) 43.51 0.3797 2.078 30822 1

    (2) 50.67 0.4422 1.800 14058 0.45

    (3) 74.49 0.6500 1.273 5155 0.17

    (4) 90.42 0.7891 1.085 4911 0.16

    (5) 95.67 0.8349 1.039 1258 0.04

    (6) 117.72 1.027 0.900 611 0.02

  • Esempio concreto: il rame Avendo riconosciuto la fase (rame) è a questo

    punto noto che si tratti di un reticolo fcc.

    Picco (hkl) d/A

    (1) (111) 2.078

    (2) (200) 1.800

    (3) (220) 1.273

    (4) (311) 1.085

    (5) (222) 1.039

    (6) (400) 0.900

    Essendo un reticolo non primitivo non tutte le terne di indici di Miller

    corrispondono ad un vero punto nel reticolo reciproco.

    222 lkh

    acubicdhkl

    La regola generale per un reticolo

    fcc (analoga ad una regola di

    selezione) è che gli indici hkl

    devono essere o tutti pari o tutti

    dispari

  • Esempio concreto: il rame L’operazione di associazione di un picco ad

    una terna (hkl) si definisce INDICIZZAZIONE

    Picco (hkl) h2+k2+l2 d/A a/A

    (1) (111) 3 2.078 3.6025

    (2) (200) 4 1.800 3.6030

    (3) (220) 8 1.273 3.6026

    (4) (311) 11 1.085 3.6026

    (5) (222) 12 1.039 3.6028

    (6) (400) 16 0.900 3.6027

    Avendo indicizzato tutti i riflessi di diffrazione dello spettro possiamo

    ricavare i valori dei parametro di cella:

    222 lkh

    acubicdhkl

  • Esempio concreto: il rame L’operazione di associazione di un picco ad

    una terna (hkl) si definisce INDICIZZAZIONE

    Picco (hkl) h2+k2+l2 d/A a/A

    (1) (111) 3 2.078 3.6025

    (2) (200) 4 1.800 3.6030

    (3) (220) 8 1.273 3.6026

    (4) (311) 11 1.085 3.6026

    (5) (222) 12 1.039 3.6028

    (6) (400) 16 0.900 3.6027

    Avendo indicizzato tutti i riflessi di diffrazione dello spettro possiamo

    ricavare i valori dei parametro di cella:

    222 lkh

    acubicdhkl

  • Misure accurate di parametri reticolari L’accuratezza nella determinazione dei parametri reticolari

    dipende in modo diretto dall’angolo a cui cadono i picchi di

    diffrazione:

    Differenziando entrambi i termini rispetto alle 2 variabili d e si ha:

    δd/d è la risoluzione spaziale in termini di distanza interplanare.

    Essa dipende:

    1. Dalla risoluzione angolare (tanto più δ è piccola tanto più δd/d è piccola)

    2. Dall’angolo θ (cot θ tende a diminuire per θ crescente!!!)

    sin2 d

    dd sin2cos20

    cotd

    d

  • Misure accurate di parametri reticolari Infatti lo spettro del rame precedente ha una particolarità:

    Il doppio picco a 117° è dovuto

    alle 2 componenti dei raggi X

    incidenti Ka1 e Ka2 che hanno

    lunghezza d’onda lievemente

    diversa.

    (Ka1=1.5406A e Ka2=1.5444A)

    Le due componenti non sono

    risolte invece per il picco a 43°!

    NB i rapporti di intensità

    Ka1/Ka2 sono sempre 1:½

  • Dimensione dei cristalliti L’ampiezza a mezza altezza dei picchi di diffrazione è legata alla

    dimensione fisica dei domini cristallini che diffrangono.

    Tralasciando la dimostrazione (che vedremo più avanti) si ha:

    In cui Δ(2θ) è FWHM ovvero l’ampiezza di un dato picco a mezza

    altezza e θ è metà dell’angolo 2θ a cui cade il picco di diffrazione

    stesso. La lunghezza d’onda λ è ovviamente quella della radiazione

    incidente.

    In prima approssimazione è corretto stimare quindi la dimensione

    dei domini cristallini dall’allargamento del picco di diffrazione.

    Tuttavia altri 2 fattori possono giocare un ruolo: 1. L’allargamento strumentale di banda;

    2. Lo strain.

    cos2

  • Esempio concreto Consideriamo il solito spettro del rame.

    Consideriamo il solo picco (111) ma è

    un’approssimazione non necessaria.

    Picco 2Θ/gradi Θ/rad d/A I/a.u. Irel FWHM

    gradi

    FWHM

    rad

    (1) 43.51 0.3797 2.078 30822 1 0.32 0.00559

    Irel=0.5

    nmA 7.29297

    3797.0cos00559.0

    5418.1

    cos2