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Master di Primo Livello in
“ Posturologia: percezione e movimento”
Anno Accademico 2014-2015
Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie
Direttore Prof. Stefano Zaffagnini
MODIFICAZIONI TONICHE E POSTURALI
NEL SOGGETTO AMPUTATO LEGATE AD
INTERFERENZE DEL TESSUTO
CICATRIZIALE
NOME DISCENTE Giovanna Rumbolo
Tecnico Ortopedico
RELATORE Dr Mario Morsoletto1
INDICE
PARTE I : POSTUROLOGIA
1. INTRODUZIONE
pag. 32. SISTEMA POSTURALE FINE
pag. 43. LA POSTURA
pag. 54. INFORMAZIONI SENSO-RECETTORIALI
pag.85. LA PROPRIOCEZIONE
pag. 106. LA STABILOMETRIA
pag. 117. INFORMAZIONI SENSORIALI MUSCOLO-PELLE
pag. 138. IL TESSUTO CICATRIZIALE
pag. 159. PEDANA BAROPODOMETRICA
pag. 17 10. TEST DI POSTURODINAMICA
pag. 1811. TEST DI BASSANI
pag. 19
PARTE II : PROJECT WORK
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1. STIMOLAZIONE SENSORIALE DELLE CICATRICI TRAMITE LA
VIBRAZIONE pag. 20 2. CASI CLINICI
pag. 213. CONCLUSIONI
pag. 304. BIBLIOGRAFIA
pag. 31
INTRODUZIONE: la Posturologia
Il termine Posturologia fu coniato da Pierre-Marie Gagey, medico del lavoro
nella regione Parigina. A lui va il grande merito di aver compreso che la
posturologia è una scienza dell’osservazione, attenta e mai banale; ne segue
che la postura richiede osservazione. Colui il quale, invece, ne pose le basi vere
e proprie con i propri studi è il Dr J. B. Baron. Ma vari decenni prima di Gagey
diversi specialisti si posero l’importante quesito riguardo quale organo ed in
che modo l’uomo riuscisse a gestire la postura e l’equilibrio.
Uno fra tutti, Charles Bell nel 1837 si interrogò nel seguente modo:
“Come fa un uomo a mantenere una postura diritta od inclinata contro il vento
che soffia contro di lui? E’ evidente che possiede un senso attraverso il quale
conosce l’inclinazione del proprio corpo e che possiede la capacità di
riaggiustare e correggere tutti gli scarti in rapporto alla verticale.
Qual è questo SENSO?”.
Tale domanda porterà alla nascita del concetto di SISTEMA POSTURALE.
“L’uomo possiede un senso grazie al quale conosce l’inclinazione del suo corpo
ed altresì possiede anche l’attitudine a riaggiustare e correggere tutte le
imperfezioni rispetto alla verticale di gravità” (cit. P.M. GAGEY).
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Ma gli studiosi di quel secolo non riunirono le loro scoperte, bensì cercarono
ciascuno individualmente un particolare senso.
Alcuni esempi: il Dr. Romberg si occupò della PROPRIOCEZIONE podalica e
visiva; il Dr. Flourens del vestibolo; il Dr. Longet della propriocezione dei
muscoli paravertebrali; il Dr. De Cyon della propriocezione oculomotoria; il Dr.
Heyd della propriocezione relativamente all’ appoggio plantare ecc.
Successivamente le ricerche della scuola di Posturografia, cui apparteneva il Dr.
Gagey, hanno sviluppato il concetto secondo cui l’uomo rimane eretto non
grazie ad un senso specifico ma all’organizzazione di tutti i SENSI di un unico
SISTEMA.
Pertanto lo STUDIO INTERDISCIPLINARE delle diverse INFORMAZIONI
SENSORIALI, che andranno poi INTEGRATE tra loro per il raggiungimento di
un EQUILIBRIO FISIOLOGICO (controllo motorio fisiologico), risulta essere la
definizione più appropriata di POSTUROLOGIA.
SISTEMA POSTURALE FINE
Essa è rivolta all’uomo che fa fatica a stare in piedi, l’uomo instabile che
barcolla, che presenta vertigini, bruxismo, disturbi cognitivi, che durante
l’ortostatismo lamenta dolori agli arti inferiori, al rachide e così via ( Sindrome
da Deficit Posturale). Il mantenimento della posizione ortostatica entro certi
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limiti di stabilizzazione è regolata da una funzione particolare, specifica: il
SISTEMA POSTURALE FINE (SPF).
Tale funzione segue i principi di minimizzazione della forza, della velocità e
della precisione del movimento ed è finalizzata alla realizzazione di azioni
efficaci. Il SPF è così chiamato perché diverse registrazioni stabilometriche
hanno dimostrato quanto il fenomeno dell’equilibrio sia preciso e sottile, ‘fine’
appunto; ogni individuo fisiologicamente mantiene la sua verticale di gravità
all’interno di un cilindro, la cui estensione non raggiunge neanche il cm (circa
92mm2), che si trova all’interno del poligono di sostentamento formato dall’
appoggio plantare. Sotto il profilo funzionale tale sistema può essere
comparato ad un sistema di regolazione, pertanto possiede un’ENTRATA,
un’UNITA’ CENTRALE (SCATOLA NERA), un’USCITA. Le entrate o afferenze
recettoriali provenienti dalla periferia convogliano verso la scatola nera o
blocco centrale o associativo, (ossia il SNC), da qui partono le uscite, ossia delle
variazioni toniche muscolari. Fisiologicamente il SNC è suddiviso in: sensitivo,
limbico, motorio.
Il primo trasduce, codifica, trasporta ed elabora le sensazioni attraverso
recettori specifici in energia elettrica. Il sistema limbico è un sistema
integrativo addetto alla percezione ed al riconoscimento della sensazione o di
un oggetto, grazie alla memoria. Infine il sistemo motorio, è l’effettore del
nostro organismo mediante i muscoli.
LA POSTURA
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Il termine POSTURA spesso impropriamente sovrapposto a quello di
posturologia, è un atto biomeccanico risultante dalla percezione di noi stessi
rispetto al mondo esterno attraverso cui gestiamo le nostre posizioni corporee
secondo le percezioni ed è il risultato degli aggiustamenti messi in atto dai vari
muscoli scheletrici contro la forza di gravità per garantirci una condizione di
equilibrio in tutte le posizioni. E’ pertanto statico (relativo al controllo del tono
muscolare del corpo) e dinamico (relativo all’esecuzione del movimento), esso
rappresenta l’effetto USCITA del sistema posturale. Le anomalie o
disfunzioni del sistema di controllo sono affrontate dalla Posturologia.
Il Posturologo agisce direttamente sulla CAUSA/ENTRATA, manipolando il
sistema mediante l’utilizzo di vari test: tonici e di localizzazione spaziale. Per
farlo non ci si può rifare al modello biomeccanico in quanto inadatto ed
incapace di andare oltre la morfologia, ma si dovranno analizzare le anomalie
posturali alla ricerca delle perturbazioni che interessano le informazioni senso-
recettoriali annesse al sistema.
INFORMAZIONI SENSO-RECETTORIALI
Quali sono queste INFORMAZIONI?
Sono quelle: VISIVE (apparato visivo); VESTIBOLARI (apparato vestibolare);
PROPRIOCETTIVE (fusi neuromuscolari, recettori tendinei ed articolari);
ENTEROCETTIVE (sistema neurovegetativo);
PSICOCETTIVE (relative alla psiche del soggetto). I recettori sensoriali,
vengono classificati in base alla loro localizzazione sui vari apparati dove
possiamo trovarli (estero/enterocettori), possono essere a rapido od a lento
adattamento. Vi sono vari tipi di recettori: MECCANOCETTORI, devoluti alla
sensibilità tattile ; TERMOCETTORI, riferiti alla temperatura; NOCICETTORI,
devoluti al dolore; CHEMIOCETTORI, riferiti al gusto; OSMIOCETTORI, riferiti
all’olfatto; FOTOCETTORI, riferiti all’apparato vestibolare ed alla vista;
PROPRIOCETTORI, propri del nostro organismo, sensori associati ad
articolazioni, tendini, legamenti; ENTEROCETTORI, situati all’interno del
nostro organismo, trasducono l’energia proveniente dai nostri visceri;
ESTEROCETTORI, rispondono alle stimolazioni di forze esterne.
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La TRASDUZIONE SENSORIALE si esplica mediante quattro passaggi:
ENERGIA DELLO STIMOLO APERTURA/CHIUSURA CANALI IONICI POTENZIALE RECETTORIALE POTENZIALE D’AZIONE
Le entrate del sistema si distinguono in ESO/ENDO ENTRATE (esorecettori) ed
(endorecettori).
ESORECETTORI: l’ orecchio interno, la retina, la superficie cutanea plantare.
ENDORECETTORI: propriocezione, viscerocezione.
I primi sono recettori sensoriali che ci posizionano direttamente in relazione con
il mondo esterno (tatto, visione, udito) captando le informazioni che vi
provengono. Grazie a queste informazioni siamo in grado di adattare
continuamente la nostra posizione. I recettori dell’orecchio interno sono degli
accelerometri, essi informano su movimento e posizione della testa in rapporto
alla verticale gravitaria (vettore gravità cui siamo continuamente sottoposti).
Quelli situati nei canali semicircolari percepiscono le accelerazioni angolari
(rotazione della testa), mentre il sistema utricolo/sacculo percepisce le
accelerazioni retto-lineari. Affinché le informazioni provenienti dall'orecchio
interno possano essere interpretate dal Sistema Posturale, esse vanno
comparate alle informazioni propriocettive che permettono di conoscere la
posizione della testa in relazione al tronco, quelle del tronco in relazione alle
caviglie ed alle informazioni relative alla pressione podalica. I recettori
dell’occhio permettono la stabilità posturale per i movimenti antero-posteriori,
grazie alla visione periferica. Per contro, per i movimenti destra-sinistra, la
visione centrale diviene preponderante. L'entrata visiva è attiva quando
l'ambiente visivo è vicino. Infine è necessario che le informazioni visive siano
comparate a quelle provenienti dall'orecchio interno e dall'appoggio plantare. I
recettori plantari permettono di situare l'insieme della massa corporea in
rapporto all'ambiente, grazie a delle misure di pressione a livello della
superficie cutanea plantare. Essa è ricca in recettori, che forniscono delle
informazioni sulle oscillazioni dell'insieme della massa corporea e si
comportano dunque come una “piattaforma stabilometrica”. Le informazioni
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plantari sono le uniche a derivare da un recettore fisso, direttamente a contatto
con un ambiente immobile rappresentato dal suolo. A livello del piede si
raccolgono, tuttavia, anche informazioni relative alla propriocezione muscolare
ed articolare; propriocettori: come detto precedentemente, questi recettori
sensitivi informano il Sistema Tonico Posturale su quello che succede all'interno
dell'individuo. Essi permettono ai sistema di riconoscere la posizione e lo stato
di ogni osso, muscolo, legamento, od organo in rapporto con l'equilibrio. Essi
informano in particolar modo sulla posizione degli esocettori cefalici
(orecchio interno e retina) in rapporto all'esocettore podalico. L’entrata
oculo-motrice permette di comparare le informazioni a disposizione fornite
dalla visione a quelle fornite dall'orecchio interno grazie ai sei muscoli oculo-
motori, che assicurano la motricità del globo oculare. L’entrata rachidea ha per
scopo di informare il sistema posturale sulla posizione di ogni vertebra, quindi
sulla tensione di ogni muscolo.
L’entrata propriocettiva podalica grazie al controllo dello stiramento dei
muscoli del piede e della gamba, situa il corpo in rapporto ai piedi. L'entrata
rachidea e l'entrata propriocettiva podalica formano una continuità funzionale,
un'estesa catena propriocettiva che riunisce i recettori cefalici ai recettori
podalici, dunque permette di situare l'orecchio interno e gli occhi in rapporto ad
un recettore fisso costituito dai piedi. Ciò consente una codificazione delle
informazioni cefaliche spazio-temporali.
I centri superiori integrano i selettori di strategia, i processi cognitivi e
rielaborano i dati ricevuti dalle due fonti precedenti. Il controllo motorio e
posturale è organizzato secondo meccanismi di feedback (retroazione,
riadattamento automatico, costante e circolare ad ogni modificazione
endogena) e di feedforward (adattamento di base ai modelli comportamentali e
previsione dell'azione). Gli endorecettori sono i recettori connessi al nostro
interno, consentono al sistema di conoscere la posizione e lo stato di ogni osso,
muscolo, legamento od organo, sono i recettori propriocettivi e viscerocettivi.
LA PROPRIOCEZIONE
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SHERRINGTON definisce la PROPRIOCEZIONE quale la percezione che
abbiamo delle differenti parti del nostro corpo, le une in rapporto alle
altre senza l’intervento del sistema sensoriale. E’ l’insieme dei messaggi
sensoriali inviati al SNC da terminazioni specializzate: i propriocettori
(rappresentati dai recettori articolari, tendinei, legamentosi, muscolari e
vestibolari).
I coniugi ROLL la definiscono quale ‘ il SENSO che dà senso agli altri
SENSI ’.
E’ la rappresentazione interna relativa alla disposizione spaziale (senso di
posizione) ed al movimento (CINESTESIA) dei segmenti corporei nello
SPAZIO.
La funzione recettoriale degli ESORECETTORI e degli ENDORECETTORI è
sempre combinata e mai disgiunta, in quanto in ogni momento ogni
informazione disponibile viene utilizzata congiuntamente, sebbene esse non
abbiano ugual peso in tutti i soggetti; si parla quindi di INTERAZIONE
SENSORIALE, (e quindi studio interdisciplinare in Posturologia).
I vari feedback in ingresso arrivano ad’ una struttura ben precisa: l’area che
comprende l’insieme delle strutture neurologiche (corteccia, talamo,
formazione reticolare, cervelletto) che ricevono e codificano le informazioni
dalla periferia in modo autonomo.
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La scatola
nera registra,
modula,
integra,
coordina e
dirige le
funzioni
motorie
attraverso le
variazioni del
tono. L’uscita
posturale è il mantenimento della posizione eretta attraverso minime
oscillazioni fisiologiche a livello della caviglia, comprese fra 0° e 4°, motivo per
cui l’uomo viene paragonato ad un pendolo inverso.
Il metodo più semplice ed economico per valutare questo ‘sbandamento’
corporeo è attraverso lo stabilogramma, che visualizza la posizione del centro
di pressione sulla base di appoggio.
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LA STABILOMETRIA
La stabilometria ha introdotto la misurazione nell’osservazione dei fenomeni di
controllo della postura ortostatica. Questo permette di fornire delle cifre, per
stabilire categorie inconfutabili, in quanto statisticamente confermate.
Cosa viene misurato con la stabilometria?
Si misura la posizione media del centro di gravità del corpo e dei suoi piccoli
movimenti attorno tale posizione. Ciò non vuol dire misurare l’equilibrio, ma la
stabilità in quanto essa è la proprietà di un corpo perturbato nel suo
equilibrio, di tornare al suo stato. L’equilibrio, in senso fisico, non si misura;
può soltanto definirsi come lo stato limite ideale verso il quale tende
l’uomo in posizione eretta. Il SNC, affidandosi agli Esorecettori ed
Endorecettori, è in grado di mettere a punto, istante dopo istante, posizione
dopo posizione, le migliori strategie posturali, adeguandole alla situazione
contingente.
Relativamente alla stazione eretta si è potuto osservare che tale efficienza si
manifesta con la distribuzione del peso corporeo sui due piedi. Pertanto il
piede assume un ruolo fondamentale per le funzioni dinamiche e posturali
così come anche la muscolatura tutta in generale, intesa come organo di
senso tramite la propriocezione.
La PROPRIOCEZIONE sarà quello che maggiormente ci interesserà in questa
tesina e con essa l’aspetto propriocettivo volendo trattare il tessuto cicatriziale
nel soggetto amputato mediante stimolazione vibratoria, allo scopo di valutare
possibili variazioni tonico-posturali.
La propriocezione e quindi la percezione, non è per tutti uguale.
La percezione è un processo costruttivo che non solo dipende dallo stimolo ma
anche dall’apparato che lo riceve, percepisce. (E. Kandel).
La propriocezione “è la sorgente maggiore della conoscenza del corpo, della
sua postura e delle sue azioni”, (def. DR e Dssa ROLL).
E’ quindi un senso primario, con un’attività primaria perché la sensibilità
inclusa nel sistema motorio stesso, sensibilità del movimento, dell’azione, di
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quello che caratterizza la vita; senza questo senso nessun altro senso potrebbe
funzionare. Tutti i nostri organi di senso possono funzionare mediante l’azione,
il movimento. Pertanto i muscoli oltre ad essere il motore del corpo sono degli
organi di senso.
INFORMAZIONE SENSORIALE MUSCOLO-PELLE
I recettori più importanti per quanto riguarda la propriocezione sono quelli
relativi al muscolo ed alla cute: i meccanocettori, in quanto quando noi
compiamo un’azione deformiamo l’involucro cutaneo. La pelle svolge una
funzione epicritica e aptica, esterocettiva e propriocettiva.
Pertanto includiamo l’informazione sensoriale proveniente dai muscoli a quella
proveniente dalla cute. Riconosciamo nella muscolatura due componenti
fondamentali:
1. COMPONENTE MOTORIA, fibre muscolari fasiche e toniche, rispettivamente a
rapido e lento adattamento;2. COMPONENTE SENSORIALE riferita all’interno della cellula muscolare.
I fusi neuromuscolari (FNM), recettori posti nei muscoli, forniscono messaggi
riguardo lo stiramento del muscolo durante i movimenti in quanto posti in
parallelo con le fibre muscolari sono in grado di percepirne l’allungamento.
Gli organi tendinei del Golgi (OTG), situati nella giunzione tra muscolo e
tendine, sono sensibili indicatori della forza contrattile, in quanto in grado di
percepire lo stato di tensione muscolare. I meccanocettori più importanti sono:
Meissner, Merkel, Pacini, Ruffini.
I primi sono più numerosi sul palmo della mano e sulla pianta del piede. I
corpuscoli di Merkel sono recettori sensoriali tattili fini della sottomucosa orale
e linguale formati dalle espansioni distali delle terminazioni nervose.
I corpuscoli di Pacini sono devoluti al rilevamento degli stimoli pressori e
vibratori.
I corpuscoli di Ruffini sono recettori a lento adattamento localizzati negli strati
più profondi del tessuto sottocutaneo.
Essi continuano ad inviare impulsi per tutto il tempo in cui sono stimolati.
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Nel lobo parietale, nella circonvoluzione ascendente parietale, nel giro post-
centrale si trova la corteccia somatosensoriale primaria o area S1.
Caratteristica di quest’area è l’organizzazione somatotopica delle afferenze
somatosensitive cutanee dei distretti corporei. L’ homunculus sensitivo è la
rappresentazione della suddivisione anatomica dell’area somestesica primaria.
Il termine homunculus è riferito al fatto che la rappresentazione del corpo
umano appare deforme e sproporzionata. Alcune regioni, quali la mano, il piede
e la bocca sono ingrandite perché la grandezza di una regione è proporzionale
al numero di recettori presenti in essa.
Allo stesso modo esiste la rappresentazione somatotopica dell’estensione
dell’area motoria primaria, area M1 o area 4 secondo Brodmann (giro
precentrale del telencefalo).
Anche l’homunculus motorio presenta mani e volto ingranditi
proporzionalmente al numero di placche motorie, che permettono un
movimento più fino.
Questa rappresentazione mette in evidenza quanto sia importante
l’informazione che giunge al SNC dalla periferia in termini di perturbazione del
sistema stesso, sia si tratti di una cicatrice cutanea o di una cicatrice a seguito
di interventi nel cavo orale o mucosa (estrazioni dentarie, episiotomia ecc..).
La corteccia motoria è aggiornata costantemente sui segnali provenienti dai
recettori tattili e soprattutto dai propriocettori; ogni punto della corteccia la cui
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stimolazione provoca la contrazione di un determinato muscolo, riceve
informazioni dai recettori intrinseci di quel muscolo e dagli esterocettori della
cute che lo ricopre.
Questa rappresentazione evidenzia quanto peso abbia l’informazione periferica
a livello centrale, è più probabile quindi che l’influenza posturale di una
cicatrice a livello di una mano sia maggiore di quella a livello del tronco.
Una proprietà importante dei meccanocettori propriocettivi è che questi sono
molto sensibili alla vibrazione dei fusi neuromuscolari e quindi del tendine che
lo ricopre.
Il messaggio artificiale generato dalla vibrazione è proporzionale al segnale
della vibrazione.
Il SNC attua una lettura contestuale dei messaggi propriocettivi indotti
artificialmente con la vibrazione, ne segue una risposta motoria e/o la
percezione del movimento.
L’applicazione di un’informazione sensoriale quale una vibrazione a livello di un
tendine è in grado di manipolare la propriocezione muscolare (muscolo-cute),
questo permette di modificare l’uscita del sistema ossia l’atteggiamento
posturale del soggetto.
In funzione del livello corporeo cui provengono, i messaggi propriocettivi
posturali intervengono selettivamente nella regolazione dell’equilibrio e/o
nell’orientamento del corpo.
I coniugi ROLL durante le loro sperimentazioni hanno rilevato quanto segue:
con la stimolazione vibratoria a livello di un’intersezione tendinea è possibile
manipolare/ingannare la propriocezione muscolare. Pertanto la vibrazione è
un’informazione sensoriale in grado di modificare l’uscita del sistema, in questo
caso l’atteggiamento posturale del soggetto.
La scatola nera riceve un’afferenza o crede di riceverla, elabora e produce una
variazione tonico-muscolare mediante attività riflessa.
L’amputazione è la perdita totale di continuità di un segmento d’arto rispetto al
corpo, a seguito di un trauma fisico o di un intervento chirurgico in caso di
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malattia es. il diabete. Il moncone è la parte restante del segmento dell’arto tra
la cicatrice ed il giunto sovrastante.
La riorganizzazione corticale dopo l’amputazione implica un’espansione degli
input sensoriali delle zone limitrofi entro regioni cerebrali originariamente
rappresentanti l’arto fantasma.
IL TESSUTO CICATRIZIALE
La cicatrice è il prodotto finale di una fase di riorganizzazione di un tessuto
leso; è costituita da tessuto connettivo che si forma per riparare una lesione,
traumatica o patologica, della cute o di altri tessuti. La lesione cicatriziale può
interessare anche i piani più profondi incluso il tessuto muscolare ed il
peritoneo. Il tessuto connettivo cicatriziale è più resistente del tessuto
originario ma anche meno elastico. Le cicatrici sono sempre associate ad
aderenze in grado di preservare focolai di infiammazione, per l’impedimento
fisico all’irrorazione sanguinea risultante dall’aderenza tessutale, e problemi
funzionali limitando la libertà di movimento ed interferendo con le strutture dei
piani sottostanti (fascia connettivale, fibra muscolare, vasi, nervi)
intrappolandole. Queste disfunzioni possono manifestarsi anche in distretti
lontani dal focolaio di origine per il coinvolgimento del sistema miofasciale e
nervoso. Le cicatrici possono presentare una tossicità, una reattività, il cui
valore dipende dalla loro caratteristica importanza e collocazione. Il
trattamento delle cicatrici reattive deve rientrare in un programma di
rieducazione posturale. Come detto, la pelle è un elemento fondamentale
dell’esterocezione e le cicatrici cutanee possono diventare fonte di alterazioni
posturali, di dolori, di disagi organici o respiratori e dunque fonte di patologie.
La loro tossicità deriva da un’interferenza neurologica ( poiché a livello
embrionale la pelle ed il sistema nervoso derivano dall’ectoderma, fra i due si
instaura per tutta la vita una fisiologica correlazione in cui la cicatrice influenza
negativamente il sistema nervoso ), per azione sugli esterocettori cutanei, la
cicatrice stira i recettori cutanei provocando un’informazione errata diretta al
SNC, provocando afferenze propriocettive ed esterocettive alterate, un blocco
ed un aggiustamento scorretto del muscolo corrispondente con conseguente
aumento del tono muscolare.
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Tale risposta anomala è in grado di generare delle dismetrie funzionali (le
aderenze sottocutanee diffondono attraverso la pelle, anaelastica e più dura
una sorta di trazione in tutte le direzioni che disturberà l’intero sistema: con il
passare del tempo questa continua informazione di trazione modificherà la
postura del soggetto) od addirittura generare una falsa curva scoliotica
(deviazione del corpo dal proprio asse). Neutralizzando la cicatrice patologica,
si ottiene la scomparsa della dismetria e della curvatura scoliotica adattativa,
valutabile radiologicamente e clinicamente. Inoltre c’è anche un’interfenza
meccanica del tessuto cicatriziale, il quale spesso crea aderenze sottocutanee,
oppure perdendo elasticità (cheloide), esercita trazioni meccaniche sulla pelle
circostante o sui gruppi muscolari di cui fa parte. Le più importanti cicatrici che
possono determinare un disordine posturale sono quelle derivanti da:
appendicectomia, taglio cesareo, tiroidectomia, laparoscopia, meniscectomia,
discectomia, laminectomia, interventi chirurgici al cuore, estrazioni dentarie
ecc.
Normalmente una cicatrice patologica determina uno spostamento in avanti del
cingolo Scapolare rispetto al bacino, una riduzione della lordosi lombare ed un
dorso piatto.
Tutto ciò che altera lo stato della pelle e la sua integrità può essere causa di
disordini posturali, e questo avviene, come detto, a causa di una errata
informazione e della resistenza meccanica.
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In questo project work sono stati presi in osservazione 5 soggetti amputati, 4
maschi ed 1 femmina e sottoposti a 3 test prima e dopo la vibrazione ed il
massaggio della cicatrice.
I test utilizzati sono:
1- Rilevazione dell’appoggio plantare mediante esame baropodometrico
statico;2- Test Posturodinamico;3- Test di Bassani.
PEDANA BAROPOMETRICA
La pedana baropodometrica è uno strumento di misura dell’appoggio
plantare che ci dà la possibilità di valutare i soggetti in linea con l’asse
bipupillare (orizzonte ottico). Questi tipi di pedane sono nate come naturale
evoluzione del podoscopio, essendo molto sottili hanno aperto la strada alla
valutazione dell’appoggio plantare dinamico o gait analysis.
Il baropodometro è un dispositivo costituito da una pedana con applicati dei
sensori collegati ad un sistema informatico. Ciò che il sistema misura sono le
reazioni a terra, in stazione eretta e in deambulazione. In questo modo, tramite
un esame baropodometrico, vengono individuati vari parametri, la cui corretta
interpretazione consente di valutare, con alta precisione, il comportamento
generale del sistema tonico posturale del soggetto rispetto agli indici di
normalità. Le acquisizioni sono precise, istantanee, ripetibili, non invasive e
consentono di ridurre i controlli radiografici.
Possono essere calpestate in sequenza senza modificare il naturale movimento
del soggetto in esame (Baropodometria Dinamica).
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Analisi statica
Per esame baropodometrico in statica si intende una rilevazione delle pressioni
effettuata su soggetti in stazione eretta, in appoggio bipodalico senza
sostegno, con o senza calzature, con i talloni allineati ed i piedi divaricati a 30°
in modo da configurare un ideale poligono di sostegno poiché in questa
posizione viene ben assicurata la stabilità in senso sagittale e latero-mediale.
Tale analisi, che ha un timing di acquisizione di 1mm/s, permette di valutare: il
baricentro corporeo, i centri di pressione monopodalici, parametri numerici
suddivisi tra avampiede e retropiede e relativi ad ogni singolo piede quali: la
superficie d’appoggio, i carichi di appoggio in percentuale del peso del
paziente, la pressione massima (M) e la pressione media (rapporto tra carico e
superficie).
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Le aree di maggiore e minore carico sul monitor appaiono come variazione tra
il colore rosso ed il blu. Particolare rilievo assumeranno le variazioni di carico
laterali dx o sn, date dalle influenze cicatriziali, appunto.
TEST DI POSTURODINAMICA
Questo test permette di verificare con il soggetto in ortostatismo che il
funzionamento biomeccanico del rachide e del quadrilatero podopelvico siano
conformi alle leggi fisiologiche.
In caso contrario permette di localizzare eventuali disfunzioni propriocettive.
Quando il soggetto è ben equilibrato, il suo tono è ripartito tra i diversi gruppi
muscolari, questo permette all’insieme corporeo la massima ampiezza in
termini di movimento in flessione laterale ed in rotazione.
Si basa sulle leggi del medico fisiatra FRYETTE il quale studiò il movimento
biomeccanico delle vertebre, secondo cui ad un movimento di inclinazione
laterale del soggetto dovrebbe avvenire quanto segue:
rachide cervicale: flessione pura del capo senza rotazione;
rachide dorso-lombare: flessione delle vertebre con rotazione
controlaterale.
La PD è da farsi seguendo criteri fissi cui il soggetto dovrà attenersi: testa
dritta, sguardo fisso all’orizzonte, piedi ben appoggiati al suolo e ginocchia ben
estese.
Si otterrà una tabella cui segnare le varie disfunzioni.
PROJECT WORK: modificazioni toniche e posturali nel soggetto amputato legate ad interferenze del tessuto cicatriziale.
L’ amputazione è di per sé un evento drammatico, in quanto menoma il corpo
di una persona nonché la sua immagine.
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Tale perdita comporta una profonda alterazione dello schema corporeo e dei
meccanismi riflessi che regolano la stazione eretta e la deambulazione, questo
porta a reazioni differenti a seconda della sua personalità, ma anche di fattori
esterni. L’alterazione dello schema corporeo instauratasi con l’amputazione
genererà una sensazione di incompletezza anatomica. Solo successivamente
alla protesizzazione, il paziente arriverà a quello che si potrebbe definire
l’assimilazione somatognosica della protesi stessa.
I soggetti che prenderemo in considerazione sono stati sottoposti ad
amputazione di diverso livello a carico dell’arto inferiore.
Pertanto presentano tutti la perdita parziale o totale di un fondamentale organo
di senso: il PIEDE.
Poiché questo rappresenta un’entrata del sistema (eso/endo entrata) e poiché il
SNC è dotato di plasticità esso è in grado di modificarsi in base alle diverse
informazioni che riceve, la perdita anatomica di un arto non distrugge
completamente la funzionalità dell’arto stesso.
Le cause dell’amputazione possono essere suddivise in tre gruppi:
Processi patologici; Eventi traumatici; Malformazioni.
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Tra i processi patologici annoveriamo: insufficienza arteriosa grave con necrosi
estesa di un arto o parte di esso; setticemia diffusa non trattabile; dolore
ischemico con e senza ulcerazioni; tumori maligni.
Degli eventi traumatici fanno parte: ustioni, folgorazioni, congelamenti,
radiazioni; incidenti stradali e sul lavoro; cause belliche, sportive, domestiche,
calamità naturali.
Le deformità, infine, possono essere suddivise in congenite (farmacologiche,
infettive, tossiche, fisiche), od acquisite (arti paralitici, pseudoartrosi grave,
anchilosi non funzionale).
Qualunque sia la causa all’origine dell’amputazione, il chirurgo deve conoscere
il grado di vitalità dei tessuti ed in particolare della cute, ritardi nella
cicatrizzazione od la presenza di abbondanti masse cutanee renderanno
difficoltosa la stessa fase di protesizzazione.
Per quanto riguarda la stazione eretta, l’amputazione di arto inferiore comporta
nel soggetto amputato la risalita verso l’alto e lo spostamento laterale (verso
l’arto controlaterale) del centro di gravità corporeo (che normalmente è situato
tra S1ed S2 ma nell’amputato si colloca tra L4 ed L5). Questo comporta una
minore stabilità con conseguente allargamento della base di appoggio,
caratteristica questa che ho potuto ben osservare nei soggetti presi in esame.
TEST DI BASSANI o MANOVRA DEI POLLICI.
Con il paziente in posizione ortostatica e con le gambe divaricate si chiede al
soggetto di piegarsi in avanti flettendo il capo e portando le braccia verso il
basso come se volesse toccarsi i piedi con le mani, facendo attenzione a non
piegare le ginocchia. Si appoggiano i pollici ai lati del processo spinoso delle
vertebre e se la risalita delle stesse non è fisiologica e quindi simmetrica si
avrà una disfunzione. Il lato in cui il pollice non risale come il controlaterale ma
resta più in basso verrà sottoposto a manipolazione specifica tramite la
vibrazione.
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PROJECT WORK: STIMOLAZIONE SENSORIALE DELLE CICATRICI
TRAMITE LA VIBRAZIONE.
Per la vibrazione delle cicatrici corporee è stato utilizzato un mini vibratore
modello NC70209 dell’azienda Norco, indicato per la stimolazione
sensomotoria.
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Trattandosi di cicatrici piuttosto grandi ed estese ho applicato la vibrazione per
circa 60 secondi, suddividendo l’area da trattare in sezioni.
In questo modo, ho cercato di ricreare un’informazione sensoriale nella zona
trattata, sfruttando la propriocezione delle aree sottostanti la cicatrice. Poiché i
soggetti presi in esame presentavano molteplici cicatrici distribuite su tutto il
corpo ho ritenuto opportuno sottoporle tutte alla vibrazione, prima di effettuare
il test di Bassani e la seconda analisi statica su pedana.
CASI CLINICI .
In questo project work ho sottoposto a stimolazione vibratoria delle cicatrici
corporee 4 soggetti: quattro uomini ed’ una donna. Purtroppo l’amputazione
più recente risaliva a tre anni fa e solo per un soggetto, tutti gli altri
presentavano amputazioni di vecchia data.
Non occupandomi principalmente di amputati, non è stato facile reperire un più
ampio campione da inserire in questo lavoro, ma ugualmente i risultati ottenuti
mi offrono numerosi spunti e riflessioni da dover approfondire in un futuro non
troppo distante.
Non è stato semplice neanche ottenere una compliance ottimale dai soggetti.
Ho svolto il mio lavoro nel seguente modo: dapprima ho effettuato una
rilevazione statica su pedana baropodometrica, successivamente
Posturodinamica, test di Bassani ed infine un’ultima analisi statica su pedana
baropodometrica. Durante quest’ultimo esame viene chiesto al soggetto in
ortostatismo, di guardare davanti a sé mantendo le punte dei piedi in leggera
divergenza, le braccia distese lungo i fianchi, respirando in maniera rilassata.
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Dopo il trattamento ho riportato le variazioni di carico prima e dopo la
vibrazione.
Ovviamente per questo breve trattamento, non vengono presi in
considerazione oltre alle cicatrici, altri elementi perturbanti il sistema di
controllo posturale, tra cui: W.P., disfunzioni articolari, deglutizione atipica ecc.
Paziente n°1: amputazione transfemorale, ( insufficienza venosa), arto
inferiore dx.
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La percentuale di carico a sn e dx prima della vibrazione è: 62%-38%
La percentuale di carico a sn e dx dopo la vibrazione è: 65%-35%
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Paziente n° 2: amputazione trans-tibiale, (da complicanze vascolari) arto inferiore dx.
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La percentuale di carico a sn e dx prima della vibrazione è: 39%-61%
La percentuale di carico a sn e dx dopo la vibrazione è: 51%-49 %
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Paziente n°3: amputazione di Syme, (diabete),arto inferiore sn
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La percentuale di carico a sn e dx prima della vibrazione è: 40%-60%
La percentuale di carico a sn e dx dopo la vibrazione è: 41%-59%
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Paziente n°4: amputazione trans-tibiale post-traumatica, arto inferioresn
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La percentuale di carico a sn e dx prima della vibrazione è: 18%-82%
La percentuale di carico a sn e dx dopo la vibrazione è: 41%-59%
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CONCLUSIONI
Solo in quest’ultimo caso è stato possibile prestare al soggetto il mini vibratore per un periodo di
tempo di circa due mesi e la compliance è risultata buona, soprattutto nel primo periodo.
Era stato consigliato almeno un trattamento osteopatico, quest’ ultimo suggerimento non ha
trovato riscontro positivo.
Per quanto riguarda la Posturodinamica tutti e quattro i soggetti sono risultati dei generalizzati
localizzati, e dopo il trattamento il risultato è rimasto pressoché invariato, riporto una lieve
diminuzione del deficit del rachide, più evidente per quanto riguarda il tratto dorsale.
Pur trattandosi di solo 4 soggetti, solo in un caso non vi è stata una variazione importante dei
carichi di appoggio. Ma trattandosi di persone estremamente fragili, soprattutto dal punto di vista
del controllo posturale posso ritenermi soddisfatta, piacevolmente sorpresa e certamente
incuriosita da questi piccoli, nuovi ed inaspettati risultati.
Da qui, la nascita in me di una chiara consapevolezza: anche una lieve disfunzione recettoriale
porta con sé una serie di variazioni toniche, modificazioni strutturali e morfologiche, anomale
ripartizioni dei carichi. Si generano così reazioni di compenso; pertanto il Posturologo dovrà
ricercare sempre tutti gli elementi che creano Perturbazioni al Sistema, ed agire selettivamente su
ognuna di esse.
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BIBLIOGRAFIA
- POSTUROLOGIAA cura del Dr P.M.Gagey e del Dr B. Weber MARRAPESE EDITORE-ROMA
- LEZIONI MASTER POSTUROLOGIA; PERCEZIONE E MOVIMENTO BOLOGNAA cura del DR MARINO, DRSSA FATTORI; DR E DRSSA ROLL
- LEZIONI LAUREA TRIENNALE TECNICHE ORTOPEDICHE, ROMA
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