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Modello di coltivazione della patata in Emilia-Romagna - Rev. 0.0 del 24/01/2014

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Indice

Pagina Capitoli Premessa 3

1 Scelte dell’appezzamento 4

1.1 Tipologia del terreno 4

1.2 Disponibilità idrica 5

1.3 Rotazione 5

2 Gestione del terreno 7

2.1

2.2

Sistemazione del terreno

Sostanza organica

7

8

3 Fertilizzazione 9

3.1 Concimazione con Fosforo e Potassio 10

3.2 Concimazione Azotata 11

3.3 Fertilizzazione con mesoelementi 12

3.4 Fertilizzazione Organica 12

4 Scelte varietali 13

5 Piantagione 13

5.1 Ricevimento varietale 13

5.2 Preparazione del seme 14

5.3 Taglio dei tuberi 14

6 Cure culturali 15

6.1 Rincalzatura 15

6.2 Difesa 15

7 Irrigazione 15

8 Raccolta 22

8.1 Disseccamento Chimico 23

8.2 Temperature ed orari di scavatura 24

Ringraziamenti 25

Bibliografica 26

Parte Speciale

� Modulo 1: Schede varietali e indicazioni di coltivazione

� Modulo 2: I sovesci

� Modulo 3: microirrigazione e fertilizzazione della patata

� Modulo 4: Schede insetti

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Premessa

Questo manuale vuole essere un’utile guida alla produzione e si basata sull’esperienza dei tecnici operanti nel settore da svariati anni e facenti parti delle strutture firmatarie del “Contratto Quadro delle patate” per le patate da consumo dell’Emilia-Romagna. Lo scopo è di migliorare sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo le produzioni di patata nella nostra regione, uniformando le conoscenze e rendendo preziose informazioni a tutte le aziende agricole produttrici. Il manuale non ha pertanto la presunzione di sostituirsi al lavoro del consulente agronomico, il cui contributo resta fondamentale per supportare l’azienda in tutte le sue scelte ed esigenze specifiche. Le informazioni raccolte in questo modello sono pertanto il frutto di esperienze fatte sul campo, di conoscenze assodate e di studi riguardanti il settore patata che si ritiene utile divulgare attraverso questo contributo delle due Organizzazioni Produttori, Assopa e Appe, il Consorzio Patata Italiana di Qualità (Selenella®) e del Consorzio Patata di Bologna D.O.P.. La coltivazione della patata deve tenere conto di molti fattori che vanno dalla scelta dell’appezzamento, alla selezione della varietà, alla corretta gestione colturale durante tutto il ciclo biologico (dalla semina alla raccolta). Nei vari capitoli saranno affrontati, in maniera semplice e pratica, tutti i punti fondamentali che riguardano la coltivazione e concorrono a determinare quelli che sono i parametri qualitativi quantitativi. Nel primo capitolo è affrontato il tema della scelta dell’appezzamento che rappresenta la base di partenza (condicio sine qua non) per la produzione e i requisiti che l’azienda dovrà possedere per assicurarsi una buona riuscita della coltivazione. In seguito saranno affrontati i capitoli riguardanti la fertilizzazione, irrigazione, cure colturali, ecc; a parte saranno, invece, affrontate la tecnica dei sovesci e la fertirrigazione. Il modello contiene inoltre, per le varietà principalmente coltivate, una scheda specifica di coltivazione in cui sono indicate le principali caratteristiche e le tecniche di coltivazione specifiche per ciascuna varietà, quali ad esempio: adattabilità, fertilizzazione, sesto d’impianto, ecc. Nella parte speciale sono contenuti, infine, alcuni approfondimenti sulle principali avversità della patata.

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CAP 1.

CELTA DELL’APPEZZAMENTO

1.1 TIPOLOGIA DEL TERRENO

La scelta dell’appezzamento è fondamentale per la coltivazione della patata. La tipologia di terreno migliore è quella di medio impasto e franco-argilloso. E’ possibile scegliere anche terreni franco-sabbiosi o sabbiosi, ma solo con determinate varietà (vedi schede varietali – Allegato 1) e franco-limosi o argillosi facendo però maggiormente attenzione al periodo e alle lavorazioni del terreno. Le ANALISI DEL TERRENO sono fondamentali e obbligatorie (hanno validità di 5 anni) per elaborare un corretto piano di concimazione; qual’ora non siano disponibili, si potranno utilizzare quelle inserite nella carta dei suoli dell’Emilia-Romagna (www.suolo.it). Le analisi del terreno permettono di: orientare la scelta delle varietà, individuare gli elementi nutritivi da apportare, individuare eventuali carenze o squilibri, influenzare le lavorazioni e le irrigazioni. Le analisi devono comprendere le seguenti informazioni di base:

1) Tessitura: influenza le modalità di preparazione e lavorabilità del terreno. La patata predilige terreni sciolti con tessitura franco-sabbiosa;

2) Sostanza organica: la sostanza organica esplica una serie di azioni chimico-fisiche che influenzano molte proprietà del suolo e la fertilità;

3) pH: quello ottimale è di 5,5-6,5 la patata predilige terreni leggermente acidi e rifugge i terreni alcalini (>pH 8,5). Nei leggermente alcalini è consigliato utilizzare concimi chimici come il solfato ammonico, perfosfato minerale e solfato potassico;

4) Calcare totale e calcare attivo: il calcare interferisce con la solubilità dei fosfati, favorendo la formazione di composti meno assimilabili e riduce l’assimilabilità dei micronutrienti.

5) Conducibilità elettrica: permette di valutare la salinità del terreno. Per la patata le condizioni di crescita ideali si ottengono con una salinità del terreno non superiore a 1,7 dS/ m-1;

6) Azoto totale; 7) Fosforo assimilabile; 8) Capacità di scambio Cationico (CSC): è di notevole importanza per tutti i suoli, poiché

fornisce indicazioni sulla disponibilità (fertilità potenziale) degli elementi utili immagazzinati nel terreno (Ca2+, Mg2+, K+, Na+) ed è correlata al contenuto di sostanza organica;

9) Basi di Scambio: Calcio, Magnesio, Potassio, (vedere anche rapporto Mg/K), Sodio scambiabili rappresentano le forme prontamente disponibili per la pianta e strettamente legati alla CSC.

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Tabella 1: triangolo per la determinazione della tessitura

1.2 DISPONIBILITÀ IDRICA

L’irrigazione è la parte di tecnica colturale che influenza maggiormente il risultato produttivo e qualitativo. L’acqua per l’irrigazione deve essere sempre disponibile, nei volumi richiesti da ogni tipologia d’impianto, dal momento della piantagione fino alla raccolta. L’azienda deve essere in grado di intervenire tempestivamente con la propria organizzazione, diversamente non può coltivare la patata. Allo stesso modo, per chi si avvale dell’irrigazione per infiltrazione laterale, deve essere in grado di modificare tempestivamente la quota dell’acqua nei fossi adduttori; è comunque sconsigliato coltivare patate a ridosso degli stessi. L’azienda agricola deve essere organizzata per intervenire con dei turni minimi che variano da 4 giorni nei terreni sabbiosi a 6 giorni nei terreni argillosi (per impianti irrigui da aspersione come, ad esempio, il rotolone o la barra). Per la gestione idrica si rimanda al capitolo specifico sull’irrigazione.

1.3. ROTAZIONE

La lunghezza delle rotazioni ha importanti effetti positivi sulla produzione e sulla qualità dei tuberi, sulla pressione delle malattie fungine e sulla popolazione d’insetti dannosi. In genere si rileva che rotazioni di 6 anni, rispetto a quelle di 3 anni, influiscono sulle rese (5-15% in più) con benefici effetti anche sulla qualità dei tuberi (pezzatura più omogenea, meno deformi). Un ritorno frequente della patata nello stesso appezzamento comporta un aumento di fitopatie (rizottoniosi, scabbie varie, tignola, nematodi ecc.). Tale problema è accentuato anche dai residui colturali lasciati in campo; per tale motivo sarebbe opportuno raccogliere tutto il prodotto.

La rotazione deve essere almeno di 3-4 anni

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È assodato che l’effetto dei microrganismi e le loro interazioni nel suolo, possono avere una maggiore influenza sulla necessità di scegliere una lunghezza di rotazione rispetto ad un’altra. Di seguito sono elencate le malattie maggiormente frequenti nel nostro suolo e la durata minima tra due coltivazioni di patate per ridurre la loro sopravvivenza nel suolo (evitando la rotazione con altre solanacee).

Agente Avversità Numero di anni tra due colture di

patata

Rhizoctonia solani Rizottoniosi, scorze nere 3

Helminthosporium solani Scabbia argentea 3

Colletotrichum coccodes Dartrosi 4

Fusarium spp Marciume secco 4

Streptomyces spp. Scabbia comune 3

Spongospora subterranea Scabbia polverulenta 5

Sclerotinia sclerotioum Sclerotinia

3

(evitando piante ospiti nella rotazione: patata, colza,

proteaginose, lattuga, carota, barbabietola,ecc;)

Tabella 2. Avversità e durata minima della rotazione.

Riassumendo, prima della piantagione è fondamentale accertarsi che:

� Siano soddisfatti i requisiti della rotazione (cap. 1. paragrafo 1.3); � Il terreno sia stato ben preparato (cap. 2); � L’appezzamento di terreno permetta un buon sgrondo delle acque; � L’appezzamento di terreno è servito da un impianto d’irrigazione efficiente; � L’organizzazione aziendale permetta di effettuare turni minimi irrigui in rapporto alla

superficie coltivata e alla tipologia di terreno (cap. 7 irrigazione).

LA ROTAZIONE DEVE PREVEDERE NELL’ANNO PRECEDENTE LA COLTIVAZIONE DI UN CEREALE AUTUNNO-VERNINO

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CAP. 2

ESTIONE DEL TERRENO

2.1 SISTEMAZIONE DEL TERRENO, PREPARAZIONE E SCELTA DELLA DISTANZA INTERFILARE

Il terreno deve essere assolutamente ben sistemato e permettere un adeguato sgrondo delle acque in eccesso, poiché la patata è una coltura molto sensibile ai ristagni idrici. Ristagni per un periodo di 24-30 ore portano a morte le piante. È necessaria, inoltre, un’adeguata sistemazione della rete scolante secondaria e principale. L’obiettivo di tutte le operazioni fino al momento dell’impianto è di ottenere un terreno ben strutturato. Il terreno non sabbioso deve essere stato ben preparato attraverso un’aratura estiva e le successive lavorazioni, con preparazione dei solchi in autunno (per semine con attrezzature agevolatrici o con macchine semoventi taglia-pianta) o leggera pre-assolcatura (nei casi in cui la semina avvenga con macchine automatiche trainate), avendo il comune obiettivo di esporre il terreno all’azione del clima invernale per meglio strutturarlo. Nei terreni con contenuto d’argilla piuttosto altro (oltre 20%) è utile aumentare l’esposizione del terreno al gelo attraverso una pre-assolcatura autunnale.

Se non si è riusciti ad effettuare l’aratura estiva non è consigliabile seminare. L’azienda

agricola deve essere in grado di eseguire la piantagione tempestivamente, quando le

condizioni di tempra del terreno lo permettano. Non è ammissibile una semina tardiva,

dovuta a un ritardo nella preparazione dei terreni; l’azienda agricola si troverebbe esposta a

un sicuro peggioramento qualitativo – quantitativo: un rischio che è meglio non correre.

OPERAZIONE EPOCA NOTE

ARATURA Luglio/settembre Profondità 40-50 cm

ESTIRPATURA Settembre/ottobre 30-35 cm

ERPICATURA LIVELLAMENTO DEL TERRENO

Settembre/ottobre Se necessario

FORMAZIONE DEI SOLCHI Settembre/ottobre Tabella 3. Calendario di preparazione del terreno.

Nel nostro territorio sono disponibili principalmente due modalità di piantagione interfilare:

� 0,75 – 0,80 m; � 0,90 m.

Nel caso di distanza interfilare a 0,75 – 0,80 m si devono preparare i fossetti in autunno, mentre con modalità a 0,90 m, si deve ottenere una superficie ben lavorata nel tardo autunno. L’obiettivo è comune: esporre il terreno all’azione invernale del clima (alternanza gelo, acqua, sole, vento) per strutturare il terreno. La scelta dipende dall’organizzazione aziendale e da altri fattori che possono avvantaggiare una tecnica piuttosto che un’altra.

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Questo comporta nel mantenere sempre una buona umidità nella zona del terreno dove sono presenti i tuberi (soprattutto nelle annate più calde). 2.2 SOSTANZA ORGANICA

La sostanza organica è fondamentale poiché gioca un ruolo fondamentale sulla fertilità del terreno. La dotazione di S.O. ottimale per la coltivazione della patata è di almeno il 2% (dotazione normale).

Dotazione di Sostanza organica (%)

Giudizio Terreni sabbiosi

(S-Sf-FS)

Terreni medio impasto (F-FL-FA-

FSA)

Terreni argillosi e limosi (A-AL-FLA-

AS-L)

Classe di dotazione per

schede standard

Molto basso <0,8 <1,0 <1,2 Scarsa

Basso 0,8-1,4 1,0-1,8 1,2-2,2

Medio 1,5-2,0 1,9-2,5 2,3-3,0 Normale

Elevato >2,0 >2,5 >3,0 elevata Tabella 4: valutazione agronomica della dotazione di S.O. in funzione del tipo di terreno.

Quando la dotazione della S.O. risulta essere bassa bisogna prevedere un piano di arricchimento pluriennale aziendale. Alla sostanza organica si attribuiscono varie funzioni che contribuiscono, in generale, a migliorare la fertilità di un terreno attraverso effetti: fisico-meccaniche, chimiche, biologiche. Fra le funzioni fisico-meccaniche si segnalano effetti benefici sulla struttura e l'attenuazione dei difetti derivanti da una tessitura non equilibrata. La sostanza organica umificata consente di:

� migliorare la struttura del terreno grazie alla formazione dei complessi argillo-umici, attraverso la formazione di aggregati di dimensioni ottimali e di tipo grumoso;

� aumenta la quota di acqua disponibile per le piante; � nei terreni sciolti, migliora la capacità di ritenzione idrica. L'humus ha, infatti, una capacità

di assorbire e trattenere quantitativi d'acqua elevati; � nei terreni argillosi migliora la permeabilità e riduce la tenacità. Questi effetti derivano per

lo più dal passaggio da una struttura di particelle fini disaggregate a una struttura grumosa;

� in generale, riduce la predisposizione all'erosione superficiale grazie alla formazione di aggregati strutturali più stabili;

� aumenta la capacità portante del terreno, riducendo i danni dovuti alla compressione esercitata dalle macchine agricole e dal calpestamento.

Fra le funzioni chimiche e fisico-chimiche si segnala in particolare il ruolo svolto nelle dinamiche che regolano la disponibilità e l'assorbimento degli elementi nutritivi, in gran parte dovuto all'aumento del tenore in colloidi:

� aumento della capacità di scambio cationico (potassio, calcio, magnesio);

E’ DA TENERE IN CONSIDERAZIONE CHE LA SEMINA A 0,90 M ESPONE LA PIANTA E QUINDI IL

TERRENO A UN MAGGIORE RISCALDAMENTO, E A UNA PIÙ VELOCE ASCIUGATURA DELLA PORCA

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� aumento della capacità di ritenzione del fosforo; � aumento della capacità di ritenzione degli elementi nutritivi, importante soprattutto per

il trattenimento degli elementi molto mobili (azoto e zolfo), ma in generale interessa anche gli altri elementi nutritivi, soprattutto quando il terreno ha una bassa capacità di scambio.

� protezione dei microelementi dall'insolubilizzazione grazie alla chelazione. � aumento del potere tampone.

Fra le funzioni biologiche si segnala il ruolo fondamentale per lo sviluppo della pedofauna e dei microrganismi, ma anche un'azione di stimolazione dell'attività delle radici, che si espleta con meccanismi ancora poco noti e che fanno parte delle dinamiche d'interazione fra radice e rizosfera. Fra le funzioni ecologiche, a quelle già citate, quali la protezione dall'erosione.

CAP. 3

ERTILIZZAZIONE

Per una buona concimazione sono fondamentali sia la quantità che la qualità del concime. Per determinare la quantità da apportare, bisogna elaborare un piano di concimazione che

tenga in considerazione dei parametri indicati nelle analisi del terreno, del tipo di varietà (vedi schede), dei valori di asportazione della coltura, l’avvicendamento colturale, l’andamento pluviometrico e previsione di produzione. Altresì importante è il tipo di concime utilizzato (titolo, solubilità, pH, ecc.) e la modalità di distribuzione che ne influenzeranno l’assorbimento. Di seguito è riportata la tabella dei valori di asportazione della patata e le indicazioni degli apporti di concimazione per una produzione teorica di 500 qli. I quantitativi di macroelementi (N, P, K) da apportare devono essere calcolati utilizzando uno dei seguenti sistemi:

� metodo del bilancio previsionale adottando le indicazioni riportate nei DPI norme generali oppure avvalendosi del software specifico scaricabile dal sito www.ermesagricoltura.it;

� metodo delle schede a dose standard riportato nelle norme tecniche di coltura dei DPI. Per semplicità e rapidità si consiglia di utilizzare il sistema a schede.

Valori di asportazione della pianta Elemento Valori di asportazione

(Kg/t di prodotto t.q.) Azoto (N) 4,0 Fosforo (P2 O5) 1,5 Potassio (K2O) 6,0 Calcio (CaO) 1,67-2,23 Magnesio (MgO) 1,65 Zolfo (SO3) 2,49

Tabella 5. Fonte: Bryan G. Hopkins, Jeffrey C. Stark, Dale T. Westermann, and Jason W. Ellsworth, Univerty of

Idaho.

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Figura 1: curva di assorbimento dei nutrienti nei diversi stati di sviluppo della pianta.

Per quanto riguarda la distribuzione dei concimi, bisogna porre attenzione a due fattori:

� il dosaggio, definito e prefissato in base a fattori agronomici; uniformità di distribuzione; tale fattore è fondamentale ed è raggiungibile attraverso l’esecuzione della taratura dello spandiconcime. 3.1 CONCIMAZIONE CON FOSFORO E POTASSIO

Potassio

Rispetto agli apporti massimi che di solito sono ammessi nella patata ed anche in caso di dotazione

elevata si consiglia di apportare almeno 190 kg/ha; nel caso di dotazione normale o bassa è utile non scendere al di sotto di 250 -300 kg/ha. L’applicazione del potassio, potrebbe essere eseguita in due modalità: - frazionata: una prima distribuzione in autunno in concomitanza con l’assolcatura o l’ultima lavorazione distribuendo 100-150 kg/ha e i rimanenti in primavera prima della semina, nel caso di bassa o media dotazione di potassio nel terreno; - un’unica distribuzione nel caso di una buona dotazione di potassio da eseguire alla semina/presemina. E’ consigliato utilizzare concimi potassici a base solfatica, con eventualmente aggiunta di magnesio (secondo la dotazione del terreno). Non è ammesso l’utilizzo di concimi complessi con potassio solo a base di cloruro. Se non si riesce a somministrare il potassio in pre-semina, è possibile utilizzare concimi potassici alla rincalzatura, oppure, nitrato potassico in copertura (con piante altezza massima 20 cm).

Accrescimento tuberi

E’ da ricordare che il potassio ha una notevole influenza sulla qualità finale dei tuberi e soprattutto può contribuire a limitare la formazione delle

ammaccature cutanee sottopelle durante la raccolta meccanica e la lavorazione dei tuberi.

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Nei terreni sabbiosi il potassio può essere perso per lisciviazione, per cui è consigliato distribuirlo in due tempi (metà alla semina e l’altra metà dopo circa 40 giorni).

Fosforo

La pianta di patata si avvantaggia di una fertilizzazione con fosforo soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo. E’ consigliato, nei casi di bassa dotazione di fosforo, una concimazione sia in autunno (in forma organica) che in pre-semina. La fertilizzazione organica facilita la biodisponibilità di questo macroelemento, pertanto è consigliato utilizzare quei fertilizzanti organici o organo-minerali che possiedono una quantità discreta di questo macroelemento. Sono da preferire i concimi complessi con una quota importante di P solubile in acqua. Rispetto agli apporti massimi ammessi nella patata, in caso di dotazione elevata si consiglia di apportare almeno 80 kg/ha; nel caso di dotazione normale o bassa, non scendere sotto a 130 o 180 kg/ha. In caso di bassa o media dotazione il fosforo, potrebbe essere distribuito in:

� in presemina come complesso; � distribuito alla semina localizzato (vivamente consigliato con pH>7,5).

3.2 CONCIMAZIONE AZOTATA

E’ la parte della fertilizzazione che influenza di più il risultato quantitativo e qualitativo. La dose di concime azotato da distribuire è determinata dal piano di concimazione e alla varietà coltivata. Tuttavia la quantità stabilita potrà essere distribuita a seconda delle scelte aziendali secondo il seguente schema: Pre-semina: si utilizza un concime complesso per evitare perdite per lisciviazione, e non si devono superare le 60 unità; Semina: chi localizza il concime complesso può distribuirne al massimo 100 unità; Le restanti quote potranno essere distribuite in rincalzatura o sotto forma di nitrato ammonico o solfato ammonico; quest’ultimo è preferibile nei terreni con pH superiore a 7,2. Copertura: in questa fase si possono utilizzare oltre al nitrato ammonico il nitrato di calcio o nitrato potassico. L’utilizzo del nitrato potassico è comunque consigliato nella fase di tuberificazione della patata per migliorare la qualità dei tuberi. E’ ammesso utilizzare fertilizzanti azotati in copertura in epoca tardiva (durante l’ingrossamento dei tuberi), così come fertilizzanti fogliari a base azotata solo per alcune varietà tardive (vedi schede varietali). L’utilizzo di concimi azotati a lenta cessione e sotto forma ureica sono molto sconsigliati.

Porre attenzione alla distribuzione di azoto in copertura poiché ritardando o eccedendo con tal elemento si può provocare un eccesso del rigoglio vegetativo con allungamento del ciclo e conseguenze sulla produzione e la qualità dei tuberi.

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3.3 FERTILIZZAZIONE CON MESOELEMENTI ED ALTRI PRODOTTI

Il Calcio è il mesoelemento importante per la patata poiché influenza positivamente la qualità dei tuberi, intesa come estetica della buccia, fisiopatie interne (maculatura ferruginea e cuore cavo) che come conservabilità. Dal punto di vista fisiologico è ormai ben conosciuto il fatto che il calcio è accumulato nella parte aerea e pochissimo rimane ai tuberi. Il calcio segue la via della traspirazione e quindi si accumula nelle parti vegetali attive. L’applicazione di calcio fogliare è inutile, perché non è traslocato ai tuberi. Lo stolone assorbe calcio durante le primissime fasi d’ingrossamento dei tuberi; poiché è stato accertato che lo stolone può assorbirne una quantità importante in questa fase, il calcio deve essere già disponibile nel terreno ed è importante che esso sia umido per favorirne la disponibilità. Il Magnesio è un mesoelemento importante per la patata perché gioca un ruolo primario nella fotosintesi e consente una migliore efficienza dell’azoto. La patata è sensibile alla carenza di magnesio che può manifestarsi in caso di abbassamento della temperatura, siccità e/o antagonismo tra cationi che ne limitano l’assorbimento radicale. La carenza determina uno sviluppo ridotto della pianta resa e qualità peggiori. Il Magnesio è assorbito per circa 1,32 kg/t (MgO); è comunque consigliato apportare non meno di 40 kg/ha. È bene accertarsi, tramite analisi del terreno, della dotazione dell’elemento per evitare squilibri che possono portare al non assorbimento del potassio. La concimazione di tal elemento si esegue in combinazione a quella potassica. Lo Zolfo conferisce alla pianta maggiore resistenza contro Rhizoctonia e Scabbie. Nel terreno aiuta a rendere disponibili microelementi grazie alla sua azione di abbassamento del pH. E’ un elemento fondamentale per processi metabolici nella pianta.

3.4 FERTILIZZAZIONE ORGANICA

Vista la bassa dotazione dei nostri terreni è utile apportare sempre una quota di sostanza organica. La fertilizzazione organica è fondamentale per incrementare il tenore in sostanza organica. Le fertilizzazioni possono essere: solo organiche, mistorganiche o ammendanti. Gli ammendanti sono sostanze capaci di migliorare le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del terreno, mentre i concimi organici, apportano elementi nutritivi al terreno e quindi migliorano le caratteristiche chimiche del terreno. Gli ammendanti sono da preferire nelle condizioni di dotazione sostanza organica scarsa. L'efficacia della fertilizzazione è strettamente associata alla natura dei materiali apportati, in particolare, ha un ruolo fondamentale il rapporto C/N che influenza il coefficiente isoumico. Materiali con basso rapporto C/N, come ad esempio la pollina, hanno un basso tenore di umificazione ma alti livelli di fertilità chimica; per questo è più considerato come concime organico. Altre matrici organiche come il letame e il compost, che hanno una composizione mista di origine animale e in parte di origine vegetale, hanno un rapporto C/N equilibrato. Questa condizione favorisce una buona umificazione e quindi un maggior contenuto di Humus nel terreno. L’assenza di apporti di sostanza organica porta a un impoverimento biologico del suolo e una maggiore stanchezza del suolo. Si consiglia di utilizzare preferibilmente letame bovino maturo e/o ammendanti che abbiano > 20% di sostanza secca e rapporto C/N > 12. Nell’anno di coltivazione della patata non è consentito l’utilizzo di liquami zootecnici, fanghi di depurazione, ammendanti non compostati, pollina non stabilizzata e comunque tutti i materiali organici non stabilizzati, sia nello spandimento autunnale (comunque non consigliato nella parte generale) che soprattutto in quello di fine inverno. Inoltre, è da evitare l’utilizzo di sovesci a elevato livello di materia organica verde, se non a scopi di controllo biocida (es. per il controllo di

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nematodi), prima della semina della patata, per il possibile effetto negativo dell’aumento di alcune malattie fungine (es. rizottoniosi).

CAP.4

CELTA DELLA VARIETA’

La scelta di una varietà è tutt’altro che casuale. La scelta della varietà va fatta tenendo conto di alcuni importanti fattori: il primo riguarda l’adattabilità pedologica (riferita alla

classificazione triangolo USDA) e climatica della varietà (zone precoci, fascia costiera, ecc.); l’altro, è dato dalla propria organizzazione aziendale (superficie coltivata, attrezzature, ecc). Poiché ogni varietà ha le sue peculiarità, si rimanda alle descrizioni riportate nelle schede varietali (all. 1) in cui sono indicate le esigenze colturali e caratteristiche delle cultivar.

CAP. 5

IANTAGIONE

5.1 RICEVIMENTO DELLA SEMENTE

È obbligatorio utilizzare seme certificato. Al momento dello scarico, bisogna identificare i diversi lotti presenti nel documento di trasporto e verificare che i sacchetti siano integri e accompagnati dal cartellino e passaporto verde, il quale andrà conservato per almeno 2 anni. Quando si scarica il seme e durante la movimentazione dello stesso, è opportuno prestare attenzione al fine di evitare lesioni o ammaccature dei tuberi. Al momento dello scarico è fondamentale tenere ben suddivisi i lotti, soprattutto per una questione legata a motivi fitosanitari (es. malattie da quarantena). Oltre a eventuali problemi fitosanitari ci possono essere anche questioni legate a diversa omogeneità di sviluppo nei diversi lotti. Quando il seme è ricevuto direttamente presso l’azienda agricola attraverso la ditta sementiera, si consigliano alcune procedure riportate qui di seguito; quando invece il seme è fornito dalle strutture di riferimento tali operazioni sono svolte come consuetudine dai soggetti preposti. Subito dopo lo scarico è buona pratica prelevare per ogni lotto una quantità di 50-100 tuberi seme ed esaminarli. Lo scopo è di verificarne la qualità per eventuali contestazioni. Nel commercio della semente sono valide le condizioni riportate nel regolamento RUCIP; pertanto ai fini del rispetto dei parametri qualitativi del seme, fare riferimento a tali indicazioni. I tuberi, prima del controllo, devono essere lavati per verificare la presenza di eventuali sclerozi neri dovuti a rizoctonia (Rhizoctonia solani), scabbia argentea (Helminthosporium solani), dartosi (Colletotrichum coccodes). Se presenti in grande quantità, devono allertare il produttore. Questa è anche l’occasione per verificare la presenza di malattie da quarantena come il marciume bruno e avvizzimento batterico. I primi sintomi compaiono all’interno con un lieve imbrunimento o una leggera vitrescenza dell’anello vascolare (da non confondere con disordini fisiologici o effetto del

S

P

I lotti non vanno mai mischiati né prima né durante la semina, anche quando si tratta della stessa varietà

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disseccante). In genere, questi indici sono più evidenti a livello del punto d’inserzione dello stolone sul tubero. I marciumi, invece, si sviluppano in uno stato più avanzato. In caso di dubbi, eseguire delle specifiche analisi di laboratorio.

5.2 PREPARAZIONE DELLA SEMENTE

Nel caso in cui si debba conservare i tuberi-seme in celle frigorifere assicurarsi che queste non siano state in precedenza impegnate per lo stoccaggio di tuberi da consumo trattati con CIPC e mantenere una temperatura di 5°C. Se, invece, occorre seminarli in tempi brevi portare la temperatura a + 10-15 °C (senza superarle) per una settimana e condizionare i tuberi a temperatura ambiente almeno 3-4 gg prima della semina. E’ necessario ridurre il periodo di pregermogliazione a +10-15°C per i calibri più grossi. E’ possibile seminare tuberi con germogli più lunghi di 1 cm (max 1,5 cm) solo con piantatrici automatiche a nastri e non a tazze. I germogli, ad ogni modo, devono essere verdi (grazie all’esposizione alla luce) poiché quelli bianchi sono più deboli e si perdono facilmente.

5.3 TAGLIO DEI TUBERI SEME ED EPOCA DI PIANTAGIONE

Per quanto riguarda l’epoca di semina e la gestione del seme si rimanda alle schede varietali; tuttavia di seguito sono riportate alcune importanti considerazioni.

E’ sempre meglio utilizzare tuberi seme interi; il taglio annulla completamente le garanzie offerte dalla produzione certificata e si riducono, inoltre: la produzione, l’omogeneità dello sviluppo vegetativo e del calibro, si ha una minore resistenza ai ritorni di freddo, ecc. Nel caso si adotti ancora la tecnica del taglio, lo si può effettuare solo alle seguenti condizioni:

� seme non danneggiato, senza traccia di marciume; � tagliare i tuberi seme almeno due settimane prima della semina; � ottenimento di porzioni di tubero con almeno 2 occhi, oppure del peso di almeno 35-40 g; � tagliare i tuberi con una temperatura > 10°c; � dopo il taglio posizionare le porzioni in cassette abbastanza basse (con 4-5 strati massimo)

e collocarle in un locale con umidità elevata (>85%) e temperatura di circa 10-15°c per favorire la cicatrizzazione;

� controllare continuamente le porzioni di tubero seme durante la cicatrizzazione per evitare marciumi e avvizzimenti.

Si consiglia di non utilizzare macchine “taglia e pianta" per i seguenti motivi: � il taglio in terreno umido e freddo può bloccare la germogliazione, aumentare il rischio di

marcescenza e ritardare l’emergenza; � il taglio in terreno secco per tempi prolungati, favorisce la cicatrizzazione, ma aumenta

l’avvizzimento e la mancata nascita di pezzi di patata; � il taglio in terreno umido e temperature abbastanza elevate favorisce la marcescenza dei

pezzi; � la deposizione dei tuberi all’interno della porca assolutamente variabile con l’incremento

della difformità di forma e di calibro.

E’ assolutamente sconsigliato piantare i tuberi direttamente dall’uscita del frigorifero, occorrono almeno 7 giorni a temperatura ambiente. Per ottenere una pronta emergenza,

piantare i tuberi-seme con pregermogliazione allo stadio di “punto bianco”.

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CAP. 6 URE COLTURALI

6.1. Rincalzatura

La rincalzatura è un’operazione fondamentale nella coltivazione della patata e deve essere eseguita almeno una volta, prima o in concomitanza dell’emergenza. Si deve evitare di rincalzare terreno troppo umido o troppo secco. La formazione di una buona rincalzatura dipende maggiormente dal tipo di attrezzatura utilizzata e dall’esperienza del produttore; è pertanto difficile dare dei consigli efficaci. Lo scopo della rincalzatura è di apportare più terra possibile e formare una porca stabile, non troppo compatta, ma sufficientemente soffice e con una struttura non troppo grossolana. Con piante già nate è possibile effettuare la rincalzatura, è necessario però evitare di stringere eccessivamente il terreno attorno alla base dello stelo, questo per evitare di provocare un rallentamento dello sviluppo della pianta.

6.2. Difesa

Per quanto riguarda l’utilizzo dei principi attivi per la difesa e il controllo delle erbe infestanti si rimanda al Disciplinare di Produzione Integrata dell’Emilia-Romagna per la patata, il quale è aggiornato annualmente in conformità a nuovi formulati registrati o revocati, eventuali modifiche di etichetta. Tuttavia, è opportuno seguire queste semplici regole: Utilizzo prodotti fitosanitari:

� utilizzare le dosi a ettaro e non a ettolitro d’acqua; � per la scelta dei formulati, a parità di efficacia e di principio attivo, scegliere quelli di classe tossicologica inferiore e preferire la formulazione liquida; � acidificare l’acqua per l’utilizzo degli insetticidi; � utilizzare ugelli doppio ventaglio per migliorare la distribuzione e quindi l’efficacia; � a prescindere dalla taratura (obbligatoria), verificare la corretta pressione di applicazione; � diserbo: è importante farlo in pre-emergenza; in post è permesso ma da effettuare sotto controllo e ricetta del consulente aziendale.

Gestione insetti:

� Tignola: Istallare le trappole dalla rincalzatura alla raccolta; eliminare i residui in campo, come ad esempio il tondello (vedi scheda insetti – parte speciale); � Nottue: istallare le trappole per verificare la presenza (vedi scheda insetti – parte speciale); � Dorifora: monitorare la presenza di uova in campo.

CAP. 7

RRIGAZIONE

7.1 QUANDO, QUANTO E COME IRRIGARE?

L’irrigazione è la parte di tecnica colturale che influenza maggiormente il risultato produttivo e qualitativo. L’acqua interviene in tutti i processi di costruzione della pianta, per cui un deficit idrico avrà conseguenze immediate su tutta l’attività fisiologica della pianta. È importante evitare stress idrici intervenendo al momento opportuno con l’irrigazione, in modo da far fronte ai fabbisogni e alle perdite per evapotraspirazione e in modo che nel terreno ci sia l’ottimo di umidità:

C

I

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La patata è caratterizzata da un apparato radicale sviluppato ma con scarso potere di penetrazione nel suolo. In condizioni di terreno con ottimale contenuto d’acqua, la patata assorbe il 70% dell’acqua necessaria dai primi 30 cm di terreno e la parte restante a maggiore profondità. La patata soffre di un’accentuata sensibilità alla carenza idrica a cui reagisce con vistosi cali produttivi, soprattutto quando essi capitano durante la fase di stolonizzazione e tuberizzazione e in maniera più contenuta durante l’ingrossamento del tubero. È stato dimostrato che gli stress idrici, sia causati da carenza che da una cattiva gestione idrica, sono causa di forti sbalzi termici e di umidità nel terreno provocando la comparsa di maggior incidenza di scabbia, numerose fisiopatie (maculatura ferruginea, suberosi ecc.) e maggiore percentuale di tuberi deformi e spaccati. Il primo effetto positivo della gestione irrigua consiste nel ridurre la quota di produzione di scarto. In numerosi anni di sperimentazione l’irrigazione ha sempre aumentato le rese dei tuberi commerciali, anche in annate piovose. Le piogge, infatti, anche se copiose difficilmente sono ben distribuite.

Quando irrigare?

Nella gestione delle irrigazioni è estremamente importante l’esatta conoscenza delle fasi fenologiche più sensibili, nonché la stima del fabbisogno idrico e irriguo della coltura. Di seguito è riportato un grafico in cui sono indicate le fasi più critiche, in cui è fondamentale prestare una maggiore attenzione nella gestione degli interventi irrigui poiché si potrebbero avere importanti effetti negativi sulla produzione nel caso di carenza idrica.

MAX SENSIBILITÀ

ALLA CARENZA D’ACQUA

Germogliamento Emergenza Inizio stolonizzazione/

tuberificazione Sviluppo

Ingrossamento e maturazione

Decremento in caso di siccità

30% 40% 40-60% 40% 20%

Tabella 6. Sviluppo fenologico e decrementi produttivi in caso di stress idrico. Fonte: schede irrigue; Consorzio di

Bonifica Emilia-Romagna

Come si evidenzia nella figura, le fasi di stolonizzazione e di tuberizzazione sono le più critiche; se in corrispondenza di questo delicato momento non c’è un’umidità ottimale, il numero di tuberi che si formerà sarà ridotto. La pianta avrà, quindi, la tendenza a differenziare pochi tuberi se in quel momento non viene soddisfatto il suo fabbisogno idrico. È importante evidenziare che una coltura con un ridotto numero di tuberi in questa fase, anche se razionalmente irrigata in seguito, non potrà più raggiungere alte rese. La mancanza d’interventi irrigui nella fase di massima sensibilità, potrebbe provocare decrementi produttivi anche del 40-60%, sino ad arrivare a situazioni estreme dell’80%.

Pertanto, dall’emergenza fino al momento del disseccamento della coltura, è necessario eseguire interventi sull’effettivo consumo della coltura senza eccedere nel quantitativo apportato, in modo da evitare pericolosi ristagni d’acqua o carenze idriche.

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Durante la successiva fase d’ingrossamento dei tuberi, ogni deficit idrico causa una diminuzione della fotosintesi e quindi un minor riempimento dei tuberi, ma, è soprattutto da evitare l'alternanza di periodi secchi e umidi che darebbe luogo ad arresti e riprese di accrescimento con conseguenti fenomeni di ricaccio e/o di deformazione dei tuberi. Nella fase in cui compaiono i segni di decadimento dell'apparato fogliare, l'irrigazione non è più utile, ma anzi, comporterebbe ritardo della maturazione, diminuzione del contenuto di sostanza secca dei tuberi e difficoltà di raccolta. La realizzazione della prima irrigazione nei tempi e quantità richieste dalla coltura è fondamentale. Nel caso si verificassero condizioni di siccità primaverile è importante adottare alcuni accorgimenti:

� se non piove dopo la semina, per favorire l’emergenza è consigliato effettuare un’irrigazione

di emergenza (8-10mm); � per attivare i diserbanti in pre-emergenza, intervenire con un irrigazione a basso volume; � anticipare il primo intervento irriguo distribuendo bassi volumi irrigui.

Per quanto riguarda l’Irrigazione pre-raccolta, fare riferimento al capitolo dedicato.

Quanto irrigare?

Per stabilire l’entità degli apporti irrigui bisogna fare un bilancio idrico della coltura che tiene conto della quantità d’acqua presente nel terreno, la misurazione di eventuali piogge, la necessità della coltura in una data fase. Il tipo di terreno influenza la disponibilità idrica e quindi il volume da apportare. Si riporta di seguito un esempio di bilancio semplificato. Nella tabella sono riportate le necessità irrigue. Il bilancio è calcolato in base alla quantità d’acqua consumata dalla coltura (diversa per ogni stadio fenologico) e dall’eventuale quantità di pioggia. I dati riportati si riferiscono a medie stagionali.

Consumi medi giornalieri in m3/ha della coltura in funzione della fase vegetativa:

MAX SENSIBILITÀ ALLA CARENZA D’ACQUA

Germogliamento Emergenza Inizio stolonizzazione/

tuberificazione Sviluppo

Ingrossamento e maturazione

Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio

Decremento in caso di siccità

30% 40% 40-60% 40% 20%

Consumi giornalieri

(mm/giorno) 0,9 1,7 4,1 5,5 4,2

Consumi mensili (m

3/ha)

270 510 1.270 1.650 1.300

Precipitazioni medie mensili

(m3/ha)

500 650 500 570 270

Necessità irrigue (Ipotizzate)

-230 -140 +770 +1.180 +1.030

La regola fondamentale è: non basarsi su una valutazione visiva della vegetazione e quindi apportare acqua prima che la vegetazione appassisca, quando l'umidità del terreno è ancora lontana dal punto di appassimento.

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Tabella 7. Consumi mensili d’acqua e necessità irrigue in Emilia-Romagna. Fonte: elaborazione Assopa su dati meteo

medie 1991- 2010 forniti da Arpa servizio Meteo Clima Emilia-Romagna.

Esempio, nel periodo di stolonizzazione-tuberificazione, in base alla perdita d’acqua per evapotraspirazione e alla sensibilità della fase, si stima una necessità idrica di 3,8 mm, perciò circa 115 mm al mese (1.150 m3/ha). Se si considerano però le piogge, stimate in media 55 mm (550 m3/ha), il fabbisogno irriguo risulterà di circa 60 mm (600m3/ha), che dovranno essere restituiti alla coltura in due adacquate di 300 m3/ha ciascuna. Per stabilire il volume più appropriato in base al tipo di terreno, ci si può avvalere della tabella sottostante.

Tabella 8. Volumi massimi ammissibili per turno irriguo e tipologia di terreno

Il volume massimo da distribuire è ottenuto dall’incrocio dei valori riferiti alle percentuali di sabbia e argilla che sono indicate nelle analisi del terreno. Ad esempio, in un terreno di medio impasto con il 45% di sabbia e il 35% di argilla, non si dovranno superare (volume massimo) i 34 mm d’acqua (340 m3). Per contro, è molto importante non eccedere con i volumi apportati perché possono verificarsi altri problemi, legati alla sanità e qualità. Un eccesso di umidità per lunghi periodi aumenta il rischio d’infezioni e sviluppo di malattie quali: peronospora, alternaria, erwinia, rizoctonia, verticillosi, ecc. Le problematiche di una non corretta gestione dell’acqua si riflettono anche sulla fase post-raccolta. Troppa acqua a fine ciclo può portare, invece, a problemi di:

� lenticellosi; � ritardo nella maturazione (sbucciatura del tubero); � malformazione dei tuberi; � germogliamento dei tuberi.

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Turno irriguo:

A questo punto bisogna stabile il turno, inteso come il tempo che intercorre tra due adacquamenti successivi. Considerando ancora l’esempio precedente, poiché il volume massimo da apportare per ogni intervento è di 340 m3 e il fabbisogno (volume) totale mensile è 1150m3, fare 4 turni da 7 giorni ciascuno, ovviamente salvo piogge; in quest’ultimo caso la quantità da distribuire sarà variata. Ad ogni modo, per una buona gestione idrica si dovrà tenere conto di:

� organizzazione aziendale: l’azienda agricola dovrà programmare di riuscire a rispettare i turni minimi che sono mediamente di 4 giorni nei terreni sabbiosi 6 giorni nei terreni argillosi;

� impianto irriguo: istallare e verificare la funzionalità dell’impianto già subito dopo la rincalzatura;

� funzionamento attrezzatura: controllare che tale attrezzatura sia perfettamente funzionante;

� inizio irrigazioni: non ritardare mai la prima irrigazione;

� quantitativo apportato: verificare il volume effettivamente distribuito durante l’irrigazione posizionando in campo uno o più pluviometri;

� necessità: non farsi influenzare dalle previsioni meteo e anche nel caso di pioggia verificare la quantità d’acqua effettivamente caduta.

Se si volessero avere, invece, indicazioni più esatte, bisognerebbe fare un bilancio idrico, che tiene conto di vari fattori, quali: evapotraspirazione, il tipo di terreno e la sua umidità, l’attrezzatura

Figura 2: Elaborazione su dati meteo Arpa-Meteo Emilia Romagna - medie 1991-2010

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irrigua, sviluppo della coltura, ecc. Per tale scopo si può ricorrere al servizio di irrigazione informatizzato “IRRIFRAME”, il quale permette di gestire le irrigazioni anche per varie colture oltre la patata; per avere il proprio consiglio irriguo personalizzato e in via automatica, è possibile attivare il servizio sms.

Come irrigare? Metodi irrigui:

I metodi d’irrigazione utilizzabili sono per: � Aspersione con rotolone accoppiato alla barra d’irrigazione � Aspersione con rotolone accoppiata all’irrigatore; � Aspersione tramite pivot o ranger; � Aspersione con sprinkler o microsprinkler; � Manichetta.

Rotolone: Per ottenere le migliori performance di risparmio idrico e uniformità distributiva, il rotolone deve essere dotato di centralina di programmazione e di irrigatori di nuova generazione, cioè a “rotazione variabile”, oppure, utilizzare la barra irrigatrice. La presenza della centralina comporta un esatto controllo sui mm di acqua distribuita. La combinazione del rotolone con barra irrigatrice è da preferire in quanto si elimina l’effetto battente (1,5 atm in uscita dagli ugelli), l’irrigazione risulta omogenea su tutto il campo, si riducono notevolmente i costi di energia. L’impiego del rotolone comporta sempre l’acquisto di una pompa appropriata e proporzionata al modello di rotolone prescelto, in quanto, i consumi energetici sono ottimizzati. Quando il rotolone utilizza l’irrigatore, per ottenere la migliore uniformità ed eliminare l’effetto battente, è necessario che la pressione idrica all’irrigatore sia mantenuta sempre a 5 atm, in modo da nebulizzare efficacemente l’acqua del getto. Caratteristiche:

� Il rotolone con centralina è fondamentale poiché permette il controllo continuo dei mm di acqua distribuiti;

� Basso costo dell’apparecchiatura rispetto alla superficie irrigata; � Consumi energetici sono contenuti con l’impiego con la barra irrigatrice e con l’utilizzo di

rotoloni a maggiore diametro. � Ideale per irrigazioni di soccorso (in annate particolari); � Semplicità di gestione e versatilità dell’impianto.

Ranger o pivot: � uniformità distributiva su tutta la superficie; � modesto costo energetico; � elevata automazione e controllo dell’acqua distribuita; � scarsa versatilità dell’impianto nelle rotazioni con cereali.

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Microsprinkler: Sistemi per aspersione che operano alla pressione di 2.0-4.5 bar con una portata di 100-450 l h-1

� Buona uniformità nella distribuzione dell’acqua. � Irrigazione ostacolata dalla presenza di forte

vento. � Possibilità di automazione dell’impianto. � Discreto risparmio energetico date le basse

pressioni richieste. � Assenza di effetto battente � Effetto climatizzante (su suolo e copertura

vegetale) � Notevole costo d’impianto

Goccia:

� Irrigazione localizzata con manichette o ali gocciolanti in superficie;

� Mantenere il profilo di umidità su livelli prossimi alle esigenze della coltura;

� Uniformità nella distribuzione dell’acqua; � Possibilità di irrigare anche in presenza di forte

vento; � Risparmio energetico date le basse pressioni

richieste; � Riduzione di patologie fungine a carico

dell’apparato fogliare poiché il sistema a goccia non bagna l’apparato fogliare;

� Fertirrigazione e automazione dell’impianto; � Valutazione idoneità del tipo di terreno poiché si può verificare il così detto evitare effetto

chiodo, con percolazione e perdite di acqua e fertilizzanti; � Elevato costo d’impianto, gestione e smaltimento del materiale utilizzato;

� Il corretto uso del sistema richiede una notevole attenzione nella gestione per quanto riguarda i turni, le quantità da distribuire e la pulizia dei filtri per evitare l’intasamento delle manichette

Il posizionamento della manichetta non può essere realizzato sul fondo della porca, ma, solo in cima. Non è permesso ridurre la quantità di acqua complessiva da fornire alla coltura. La fertirrigazione è una tecnica in via di sviluppo, che sarà affrontata nella parte speciale in allegato.

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CAP. 8

ACCOLTA

La raccolta è il momento più delicato della produzione, in quanto, in questo momento possono verificarsi danneggiamenti sui tuberi (ammaccature, spellature). Per tale motivo è

opportuno seguire alcuni importanti accorgimenti, riguardanti: 1) la maturazione dei tuberi; 2) disseccamento della vegetazione; 3) irrigazioni pre-raccolta; 4) velocità di raccolta e dei nastri; 5) temperature e orari di scavatura; 6) altezze cadute dei tuberi;

I tre fattori che influenzano maggiormente il buon esito delle operazioni di scavo sono: la maturità dei tuberi, le condizioni del terreno, le macchine impiegate e la loro regolazione. Primo punto fondamentale è la maturità dei tuberi: una volta che il prodotto ha raggiunto il calibro desiderato si procede al disseccamento. Per accertare la maturità del prodotto è necessario verificare la consistenza del periderma allo sfregamento, esercitando con il pollice una pressione tangenziale nella zona del tubero denominata “corona” (punto che raccoglie la maggior parte degli occhi): la buccia deve essere ben formata e consistente. Nel momento in cui le patate sono prossime a essere “pronte”, si deve valutare lo stato del terreno. La raccolta non può iniziare senza che il terreno sia nella giusta “tempera”, ossia il grado di umidità che si può definire ottimale per le operazioni meccaniche. Tale condizione si ottiene tramite il ricorso all’irrigazione pre-raccolta. È difficile stabilire in modo generico la quantità di mm di acqua da apportare, perché le variabili in gioco sono molteplici:

� la tessitura (% di sabbia, limo ed argilla); � il sesto d’impianto (75-80-90 cm tra le file); � sistema irriguo a disposizione; � profondità di tuberificazione (dipende dalla varietà); � grado di umidità presente nel terreno; � andamento climatico previsto nei giorni seguenti.

Interazione tra fattori e qualche considerazione: � un terreno tendenzialmente sabbioso raggiunge lo stato di tempera con un quantitativo

inferiore di acqua rispetto ad un terreno argilloso; � le patate seminate a 90 cm tra le file richiedono un quantitativo superiore di acqua rispetto

a quelle a sesto di impianto a 75 cm; � per le varietà a tuberificazione più superficiale (Agata, Primura) tendenzialmente servono

quantità inferiori, tenendo presente che è assolutamente necessario che lo strato bagnato coinvolga almeno 4-5 cm di terreno sotto il piano dei tuberi.

R

E’ difficile stabilire in modo generico la quantità di mm di acqua da apportare, perché le variabili in gioco sono molteplici:

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� importante, per decidere la quantità da apportare, è valutare lo stato di umidità residua nel terreno e dell’andamento climatico previsto per evitare eccessive bagnature o terreni troppo secchi.

� All’atto pratico la quantità di acqua impiegata nelle irrigazioni preraccolta va dai 15-20 mm a oltre i 35 mm.

8.1 DISSECCAMENTO CHIMICO DELLA VEGETAZIONE/ TRINCIATURA

Il disseccamento della vegetazione è un’operazione molto consigliata. Gli obiettivi sono:

� interrompere la vegetazione quando gli obiettivi di produzione (calibri e qualità) sono raggiunti;

� velocizzare la maturazione; � aumentare la formazione della buccia e migliorare quindi la raccolta e la conservabilità.

Il disseccamento chimico e/o la trinciatura della parte aerea, sono tecniche che consentono di uniformare la maturità del prodotto all’interno dell’appezzamento, tenendo ben presente che tale operazione va eseguita solamente, quando l’apparato vegetativo mostra i primi sintomi di senescenza. Si pone l’accento su quest’aspetto, in quanto, è un errore cercare di anticipare troppo tale intervento, poiché si potrebbero ottenere tuberi dalle caratteristiche di serbevolezza e conservabilità alquanto alterate. Per evitare eventuali attacchi da Tignola e problemi qualitativi post-raccolta è consigliabile eseguire un disseccamento a scalare, evitando di lasciare il prodotto in campo per troppo tempo. Per questo motivo il disseccamento va programmato in base alla capacità di raccolta aziendale. Nel caso di presenza di tignola, è obbligatorio aggiungere un insetticida nella fase del disseccamento. Per il disseccamento chimico utilizzare prodotti previsti dal Disciplinare di Produzione Integrata. Poiché si tratta di prodotti di contatto, è opportuna una distribuzione uniforme del prodotto su tutta la pianta: meglio utilizzare ugelli a doppio ventaglio e con quantità di acqua abbondante (4-6 qli di acqua/ha). Si consiglia di applicare il disseccante preferibilmente il mattino. Qualora le piante presentino un apparato vegetativo particolarmente rigoglioso e sviluppato, è consigliato ricorrere alla trinciatura, lasciando gli steli in lunghezza di 10-15 cm, attendere 2 giorni e poi disseccare. Per chi fa la trinciatura, ma anche come buona prassi in generale, è vivamente consigliabile eseguire una rullatura per chiudere le crepe prima di fare il disseccamento. La trinciatura va eseguita con attrezzature specifiche sagomate. I momenti critici della raccolta meccanica sono: nei cambi di quota, di direzione e ripetuti rotolamenti. Nel primo caso intendiamo quando il prodotto è in caduta libera passando da un nastro all’altro oppure durante lo scarico nella tramoggia e/o nei bins. Per limitare i danni, l’intervento più semplice è applicare tutti i dispositivi possibili per rallentare la velocità di caduta e diminuire l’altezza del salto (impiego di stop-shock). Per i cambi di direzione occorre porre attenzione affinché il flusso dei tuberi avvenga senza urti troppo violenti contro pareti o utensili immobili. Mantenere i fianchi dei nastri sempre puliti dalle incrostazioni di terra che causano abrasioni al prodotto anche all’interno della tramoggia o bunker. In ultimo, ma non per importanza, attenzione ai tuberi sul nastro elevatore-setacciatore (il primo nastro dopo il pickup) il loro eccessivo rotolamento è da evitare; regolare velocità e intensità di vibrazione del nastro affinché permanga nel primo metro e mezzo dello stesso una buona quantità di terreno utile ad accompagnare la salita dei tuberi. Anche la temperatura dei tuberi al momento della raccolta ha un’incidenza sulla percentuale di danni meccanici a carico del prodotto.

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8.2 TEMPERATURE E ORARI DI SCAVATURA:

Poiché le alte temperature costituiscono un fattore di sensibilizzazione alle ammaccature, raccogliere nelle ore più fresche, anticipando l’inizio di qualche ora al mattino per interrompere gli scavi nelle ore più calde pomeridiane. Accelerare il ritiro dei bins dalla campagna ed evitare soste prolungate sotto il sole per limitare l’avvizzimento dei tuberi. Il primo pomeriggio potrebbe essere impiegato per la movimentazione e consegna dei bins in magazzino. Raccolte effettuate nelle ore più calde determinano un consistente aumento delle percentuali di danno sui tuberi. Per questo motivo s’invitano caldamente le aziende a organizzare il cantiere in modo da eseguire gli scavi nelle ore più fresche. L’ultimo consiglio, è quello di verificare su un piccolo campione lavato, a distanza di 24-36 h dallo scavo, se si evidenziano ammaccature o imbrunimenti sottocutanei, è un metodo molto semplice per controllare la qualità del proprio scavo. Queste indicazioni possono sembrare scontate, soprattutto per gli operatori più esperti, ma purtroppo i dettagli in questa fase delicata possono incidere sul lavoro di un intero anno. CONCLUSIONI

Le abitudini a volte sono difficili da cambiare; come cita Grace Hopper, matematica dei nostri giorni, la frase più pericolosa in assoluto è: “Abbiamo fatto sempre così”. Ci auguriamo che questa guida sia utile e di supporto per tutte le aziende agricole, vecchie e nuove nel settore, che vorranno migliorarsi percorrendo la strada dell’innovazione. Fondamentale resta il supporto del proprio consulente agronomico appartenente alla struttura cui si conferisce il prodotto.

La difficoltà sta, infatti, non tanto nel credere alle nuove idee, ma nello sfuggire dalle vecchie

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ingraziamenti

Si ringrazia della collaborazione il Comitato tecnico agronomico dei firmatari del “Contratto Quadro Regionale” che hanno contribuito attivamente alla stesura di questo manuale:

Struttura di appartenenza:

Consulente di riferimento:

Apofruit Franco Girotti, Riccardo Galletti

Baschieri Marianna Pirazzini

Cometa Daniele Salmi

Fuitem Orsini Marianna Pirazzini

Leonesi Marianna Pirazzini

Lesi Giorgio Soverini

Marmocchi Ilaria Piani

Orsini Ercole Giorgio Soverini

Ortofrutticola Moderna Giorgio Soverini

Ortofrutticola Parma Paola Filippini

Tre Spighe Silvia Sermasi

Patfrut Stefano Campagna

Pizzoli Giuseppe Volta, Mirko Mezzetti e Pietro Rimondi

Romagnoli Paolo Bai, Stefano Periani

Appe Carlo Mazzanti

Assopa Sole Paradisi

Consorzio Patata Italiana di Qualità Giacomo Accinelli

R

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Bibliografia

� AIAB – ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L’AGRICOLTURA BIOLOGICA, “La concimazione verde

(sovescio)”, http://www.aiablombardia.it/index.php/coltivareterra/74-sovescio

� ARVALIS, FNPPPT, GNIS, “Maladies, ravageurs et désordres de la pomme de terre”, Azur Multimedia, Paris, 2008

� BATILANI A., SOLIMANDO D., ‘’Fertirrigazione della patata con ala gocciolante interrata a

bassa portata. Relazione tecnica anno 2009’’, Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo – CER, 2009

� CRPV, “Disciplinare di produzione integrata – Norme Generali”, Regione Emilia-Romagna,

2012

� CONSORZIO DI BONIFICA DI SECONDO GRADO PER CANALE EMILIANO ROMAGNOLO,

“Schede irrigue”, Edagricole, Bologna 1986

� GENOVESI R., MANNINI P, “Coltivare risparmiando acqua”, Il Divulgatore n° 7/2004, 2004, Pagg. 49-54

� GIANQUINTO PROSDOCIMI G., “L’innovazione delle tecniche agronomiche per una patata di

qualità”, atti del convegno XVI Incontro Nazionale sulla Patata – Bologna 8-9 Novembre 2012

� GUET G., “Agricoltura biologica mediterranea”, Edagricole, Bologna, 1993

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ARTE SPECIALE

P

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Modulo 1

ELENCO SCHEDE VARIETALI

� Scheda varietà Agata

� Scheda varietà Ambra

� Scheda varietà Arizona

� Scheda varietà Chopin

� Scheda varietà Primura

� Scheda varietà Vivaldi

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Agata

CARATTERISTICHE Maturazione Precoce

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Ovale

Calibro Medio

Potenziale produttivo Elevato

Conservazione Adatta per la conservazione medio - lunga

Contenuto sostanza secca Medio

Tipologia Culinaria Pasta semi-soda (tipo AB): adatto per tutti gli usi (insalata, forno, gratinato); no fritto.

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Resistente al biotipo ro1, ro4

Virus y Elevata resistenza

Virus accartocciamento Media resistenza

Scabbia comune Media- alta resistenza

Peronospora su pianta Media- bassa resistenza

Peronospora sul tubero Media - alta resistenza

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO ADATTO A QUALUNQUE TIPO

FERTILIZZAZIONE Distribuire 200-240 unità di Azoto, frazionandolo alla semina (50%), alla rincalzatura (25%) e in copertura (25%). P2O5: 150; K2O: 230

SEMINA Consigliato l’utilizzo del seme intero. Epoca ottimale: seconda settimana di marzo, poiché sensibile ai ritorni di freddo.

DISERBO Può dare una resa più bassa se trattata con prodotti a base di Metribuzin in post-emergenza.

RACCOLTA Maturazione precoce; non ritardare la raccolta poiché è molto sensibile al germogliamento.

CONSIGLI Fare attenzione con le irrigazioni cercando di tenere turni stretti senza eccedere nelle quantità distribuite;

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha

Q.li seme / Ettaro

(ipotetico)

90 20 28/35 55.560 12,5

90 27 35/45 41.150 20,5

90 29 45/50 38.310 29,5

90 30 50/55 37.040 39

75/80 22 28/35 60.610 13,5

75/80 28 35/45 47.620 24

75/80 30 45/50 44.440 34

Semina: 2° settimana di Marzo

100N 50N 50N 150P2O5

K2O230 1 – 10 luglio

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Ambra

CARATTERISTICHE Maturazione Semi-precoce

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Ovale –tondo

Calibro Grosso

Potenziale produttivo Medio

Conservazione Lungo periodo

Contenuto sostanza secca 18-20%

Tipologia Culinaria Pasta semi-soda (tipo AB): adatto per tutti gli usi (insalata, forno, gratinato); no fritto

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Resistente al biotipo ro1, ro4

Virus y Media resistenza

Virus accartocciamento -

Scabbia comune Sensibile

Peronospora su pianta Bassa resistenza

Peronospora sul tubero Media resistenza

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO Adatto a qualunque tipo FERTILIZZAZIONE Distribuire 160-180 unità di Azoto, frazionandolo alla semina

(60%) e alla rincalzatura (40%). P2O5, K2O: dosi standard. SEMINA Utilizzare solo seme intero; il periodo ottimale per la semina è

fine febbraio, con tubero a “punto bianco”.

DISERBO Può dare una resa più bassa se trattata con prodotti a base di Metribuzin in post-emergenza.

RACCOLTA Media-precoce (subito dopo Agata); essendo una varietà vigorosa è necessaria la trinciatura e il disseccante.

CONSIGLI Fare attenzione nella fase finale poiché si ha un forte e rapido accrescimento dei tuberi.

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha

Q.li seme / Ettaro

(ipotetico)

90 18 28/35 61.730 17

90 23 35/45 48.310 25

90 28 45/55 39.680 37

75/80 20 28/35 66.670 18,5

75/80 24 35/45 55.560 28

Semina: fine Febbraio

90N 70N

P2O5 d.s.

K2O 230 d.s. 15 luglio

Legenda: d.s. = dose standard

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Arizona

CARATTERISTICHE Maturazione Semi-tardiva

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Ovale

Calibro Medio-grosso

Potenziale produttivo Medio

Dormienza tuberi Media

Contenuto sostanza secca 17,5-18,5%

Tipologia Culinaria Pasta semi-soda (tipo AB): adatto per tutti gli usi (insalata, forno, gratinato);

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Resistente al biotipo ro1, ro4

Virus y Molto resistente

Virus accartocciamento Molto resistente

Scabbia comune Sensibile

Peronospora su pianta Sensibile

Peronospora sul tubero Molto resistente

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO adatto a qualunque tipo FERTILIZZAZIONE distribuire 150-160 unità di Azoto, frazionandolo alla semina

(60%), alla rincalzatura (40%); P2O5, K2O: dosaggi standard

SEMINA consigliato l’utilizzo del seme intero; epoca ottimale seconda settimana di marzo, poiché sensibile ai ritorni di freddo.

DISERBO Sensibile al Metribuzin; evitare diserbi in pre e post-emergenza con formulati a base di Metribuzin.

RACCOLTA Maturazione medio - tardiva; non ritardare la raccolta poiché è molto sensibile al germogliamento

CONSIGLI Fare attenzione con le irrigazioni cercando di tenere turni stretti senza eccedere nelle quantità distribuite;

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha

Q.li seme / Ettaro

(ipotetico)

90 18 28/35 61.730 20

90 23 35/45 48.310 27

90 28 45/50 39.680 36

90 20 50/55 66.670 22

75/80 24 28/35 55.560 31

75/80 30 35/45 44.440 41

Semina: 2° settimana di Marzo

90N 70N

P2O5 d.s.

K2O 230 d.s. 20 luglio

Legenda: d.s. = dose standard

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Chopin

CARATTERISTICHE Maturazione Semi-tardiva

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Tonda-ovale

Calibro Medio

Potenziale produttivo Medio-elevato

Conservazione Adatta per la conservazione medio-lunga

Contenuto sostanza secca 20%

Tipologia Culinaria AB adatto per tutti gli usi

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Resistente al biotipo ro1, ro4

Virus y Media resistenza

Virus accartocciamento -

Scabbia comune Media resistenza

Peronospora su pianta Sensibile

Peronospora sul tubero Media resistenza

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO adatto a qualunque tipo

FERTILIZZAZIONE distribuire 160 unità di Azoto, frazionandolo alla semina (50%), alla rincalzatura (25%) e copertura (25%); P2o5, K2o: dosaggi standard

SEMINA consigliato l’utilizzo del seme intero; condizionare il seme e piantare a “punto bianco”.

DISERBO Abbastanza sensibile al Metribuzin; può dare una resa più bassa se trattata con prodotti a base di Metribuzin in post-emergenza

RACCOLTA maturazione semi tardiva (dopo Vivaldi)

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha

Q.li seme / Ettaro

(ipotetico)

90 20 28/35 55.560 12,5

90 28 35/45 39.680 18

90 30 45/55 37.040 31

75/80 22 28/35 60.600 13,5

75/80 28 35/45 47.620 21,5

75/80 30 45/55 44.440 37

Semina: 2° decade di Marzo

80N 40N 40N

P2O5 d.s.

K2O d.s. 1 agosto

Legenda: d.s. = dose standard

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Primura

CARATTERISTICHE

Maturazione Semi-precoce

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Ovale

Calibro Medio

Potenziale produttivo Medio

Conservazione Lungo periodo

Contenuto sostanza secca 18-20%

Tipologia Culinaria Tipologia AB: adatto per tutti gli usi (insalata, forno, gratinato, fritto)

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Sensibile

Virus y Sensibile

Virus accartocciamento Sensibile

Scabbia comune Sensibile

Peronospora su pianta Media resistenza

Peronospora sul tubero Media resistenza

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO Evitare terreni sabbiosi. Risente la stanchezza del terreno per cui sono da predilige terreni vergini e con buona dotazione di S.O.

FERTILIZZAZIONE Distribuire 160-190 unità di Azoto, frazionandolo alla semina (60%) e alla rincalzatura (40%). Non eccedere mai con l’azoto per evitare deformità dei tuberi e cuore cavo. P2O5: 110 unità; K2O: 260 unità frazionandolo alla semina (60%) e alla rincalzatura (40%).

SEMINA È consigliato seme intero; il periodo ottimale per la semina è da fine febbraio alla prima decade di marzo, con tubero a “punto bianco” e condizionato.

DISERBO Può dare una resa più bassa se trattata con prodotti a base di Metribuzin in post-emergenza.

RACCOLTA Semi-precoce. Molto sensibile agli urti meccanici. Non raccogliere tardivamente per evitare uno scurimento della buccia.

CONSIGLI Essendo sensibile alla stanchezza del terreno si consiglia di apportare S.O. al terreno

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha Q.li seme /

Ettaro (ipotetico)

90 22 28/35 50.500 12,5

90 25 35/45 44.440 23

90 29 45/55 38.310 35,5

75/80 22 28/35 60.600 15

75/80 26 35/45 51.280 26,5

75/80 30 45/55 44.440 41

Semina: fine Febbraio – inizio Marzo

90N 70N

P2O5 110

K2O 150 Primi di luglio

K2O 110

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Vivaldi

CARATTERISTICHE

Maturazione Medio - tardiva

Colore polpa Gialla

Colore della buccia Gialla

Forma tubero Ovale

Calibro Grosso

Potenziale produttivo Elevato

Conservazione Breve periodo

Contenuto sostanza secca 17-19%

Tipologia Culinaria Tipologia AB: adatto per tutti gli usi

RESISTENZE A MALATTIE

Nematodi Resistente al biotipo ro1 , ro4

Virus y Buona resistenza

Virus accartocciamento Buona resistenza

Scabbia comune Media resistenza

Peronospora su pianta Sensibile

Peronospora sul tubero Media resistenza

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FERTILIZZAZIONE

RACCOLTA

COLTIVAZIONE

TERRENO Evitare terreni sabbiosi.

FERTILIZZAZIONE Distribuire circa 180-200 unità di Azoto, frazionandolo alla semina (75%) e alla rincalzatura (25%). P2O5: 230 unità; K2O: 230 unità alla semina. E’ sensibile alla carenza di magnesio e boro, è consigliato distribuire concime con questi elementi (minimo 30 kg/ha di magnesio)

SEMINA È consigliato seme intero; il periodo ottimale per la semina è da fine febbraio ai primi di marzo, con tubero a “punto bianco” e condizionato.

DISERBO può dare una resa più bassa se trattata con prodotti a base di Metribuzin in post-emergenza.

RACCOLTA Semi-tardiva . Poiché è una varietà che tuberifica in profondità aumentare il volume della irrigazione pre-raccolta.

CONSIGLI Data la sensibilità alla lenticellosi porre molta attenzione ai turni e volumi d’acqua.

TIPOLOGIA DI SEMINA (dati variabili a seconda del numero di tuberi/ q.li seme)

Distanza tra le file cm.

Distanza sulla fila cm.

Calibro Piante Ha Q.li seme /

Ettaro (ipotetico)

90 18 28/35 61.730 16

90 28 35/45 39.680 21,5

90 30 45/55 37.040 32

75/80 20 28/35 66.670 17

75/80 28 35/45 47.620 26

Semina: 2° settimana di Marzo

135N 45N

P2O5 230

K2O 230 Fine luglio – inizio agosto

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Modulo 2

COLTURE DI COPERTURA E TECNICA DI SOVESCIO

Le colture di copertura (cover-crops) sono quelle specie erbacee inserite negli ordinamenti produttivi con lo scopo principale di mantenere il terreno coperto da vegetazione in quei periodi dell’anno durante i quali, in relazione all’avvicendamento praticato, il terreno rimarrebbe privo di ogni coltivazione. Generalmente si tratta di specie da erbaio a ciclo invernale utilizzate come intercalari in precessione ad una coltura a ciclo estivo per garantire un’adeguata copertura del terreno dalla fine dell’estate fino all’impianto della coltura principale in primavera. Nel lungo periodo la coltivazione delle cover-crops condiziona positivamente la fertilità del suolo, aumentando la sostanza organica presente, inoltre, incrementano l’attività dei microrganismi benefici del terreno (riduzione della così detta “stanchezza del terreno”) e contribuisce all’arricchimento di azoto del terreno per fissazione di quello atmosferico (nel caso di leguminose) oppure per il trattenimento, sotto forma organica, di quello nitrico altrimenti perso per lisciviazione (nel caso di graminacee e crucifere). Oltre alle funzioni finora elencate, il ricorso ai sovesci delle colture di copertura possono svolgere numerose altre funzioni, in misura più o meno efficace a seconda della specie utilizzata: ad esempio, il contenimento diretto delle erbe infestanti (effetto allelopatico) e di parassiti/patogeni (effetto biocida). Alcune Brassicacee hanno effetto soppressivo su alcuni patogeni del terreno (funghi, nematodi, elateridi) attraverso la liberazione di isotiocianati derivati dall’idrolisi dei glucosinolati. La scelta della specie dipende dall’obiettivo finale. Tali benefici si estrinsecano pienamente però solo nel caso in cui la cover crop realizzi una buona massa vegetale, quando cioè il loro sviluppo risulti sufficientemente omogeneo. Le leguminose possono integrare buona parte i fertilizzanti a base di azoto. Per esempio, la veccia può sostituire più di 150 unità di azoto per ettaro. Le crucifere hanno una gran capacità di assimilare i minerali fosfati più insolubili. Inoltre, incorporando la colza o l’erba falcona è possibile produrre quantità significative di fosforo disponibili per le colture successive. Le graminacee hanno una struttura forte, una azione di soppressione delle infestanti e possono assorbire l’azoto solubile (evitando le perdite per lisciviazione). Certamente, quando si selezionano le specie, è anche necessario tenere in considerazione le caratteristiche del suolo e le condizioni climatiche dell’azienda. La selezione delle specie botaniche deve inoltre permettere una diversificazione delle colture di copertura durante la rotazione. La scelta della famiglia botanica deve essere tale da consentire una diversificazione in base alla rotazione. Bisognerà quindi evitare soltanto delle specie appartenenti alla stessa famiglia nello stesso appezzamento, per limitare l’attacco dei parassiti ospiti di una data famiglia ed evitare

Per la scelta delle specie da utilizzare è necessario tenere in considerazione alcuni fattori: � epoca di raccolta della coltura precedente ed epoca di piantagione di quella successiva; � fabbisogno di acqua; � epoca di semina migliore per la coltura intercalare; � resistenza al freddo; � problemi alle specie in rotazione; � produzione di sostanza secca.

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fenomeni di stanchezza. Per prevenire tali problemi l’agricoltore deve utilizzare un misto di colture di copertura che a volte può offrire benefici agronomici che superano la coltura stessa. Un esempio tipico è la semina di un misto di veccia e avena: la pianta graminacea cresce più velocemente, spinge le sue radici in profondità nel terreno, offre alla veccia protezione per il freddo dell’inverno e provvede a supportare la sua crescita. Da parte sua, la veccia fissa l’azoto atmosferico e, crescendo l’avena, assicura la copertura del suolo durante i mesi primaverili. Recenti studi sulle pratiche di sovescio hanno definito meglio le tecniche di preparazione del terreno per le colture di copertura e quelle di successione. svincolando l’agricoltore dal rischio di ritardare la messa a dimora della prima a causa della avverse condizioni metereologiche e soprattutto permettendogli di operare su terreno asciutto. In alcuni casi, per facilitare l’emergenza ed il rapido sviluppo iniziale, è necessaria un’irrigazione di soccorso e la distribuzione di 30 unità di azoto (per le specie non leguminose), con concimi azotati semplici. Il momento migliore per far assorbire la biomassa nel suolo è quando la cover crop è nello stadio di pre-fioritura. In quel momento le piante sono pienamente cresciute e la percentuale di fibre dei loro tessuti inizia a crescere, cresce anche il rapporto C/N, insieme al trasferimento dei nutrienti. Si consiglia di trinciare la vegetazione, prima dell’interramento, se la massa vegetativa è troppo sviluppata, così si facilita l’interramento e comunque prima della messa a seme. La tecnica per incorporare la biomassa nel suolo è di primaria importanza per un buon risultato agronomico. La massa vegetale non deve marcire, ma decomporsi in contatto con l’aria. Un concime verde fresco incorporato troppo profondamente in un suolo compatto o povero di drenaggio può causare la fermentazione anaerobica dannosa per le colture seguenti. A titolo di esempio si riporta una tabella con i sovesci più interessanti che si possono utilizzare nella rotazione. In generale, se il sovescio è autunno-primaverile inserire nella rotazione leguminose, crucifere e cerealicole; grano saraceno, sorgo sudanese o panico se il sovescio è estivo.

Si è dimostrato opportuno anticipare la lavorazione principale previste per la coltura da reddito alla preparazione del letto di

semina della cover-crop

È preferibile trinciare la massa vegetale, prima di interrarla, e lasciarla qualche giorno ad essiccarla all’aria. L’interramento deve essere effettuato almeno 2-3 settimane prima della semina della cultura che succede piuttosto superficialmente (10-15 cm) con erpici rotanti, specialmente nei terreni più pesanti.

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Cultura da Sovescio Dosi di Seme (kg/ha)*

Periodo di coltivazione (Italia

Settentrionale)

Effetti

Senape bianca + Pisello da foraggio

12 + 100

marzo/aprile – maggio/giugno

Azotofissazione (pisello), conversione in humus ed effetto biocida ** (senape)

Segale (oppure orzo) + Veccia vellutata

130 + 30 settembre/ottobre – aprile/maggio

Azotofissazione (veccia), blocco della lisciviazione dell’azoto (segale), conversione in humus (segale), controllo delle maler-be invernali, contenimento erosione

Avena + Favino

100 + 50 marzo/aprile – maggio/giugno

Concimazione (favino), conversione in humus (avena)

Vigna (Vigna sinensis)

50 maggio/giugno– settembre/ottobre

Azotofissazione, controllo delle malerbe estive (rapida emergenza)

Sorgo da foraggio (sudan grass)

30 giugno/luglio – settembre/ottobre

Conversone in humus, controllo delle malerbe estive (rapida emergenza)

Senape bianca

30 marzo/aprile – maggio/giugno

Effetto biocida, conversione in humus, controllo delle malerbe primaverili (rapida emergenza + effetto biocida)

Cavolo rapa (Brassica juncea)

8 marzo/aprile- maggio/giugno sett./ottobre – fine inverno

Effetto biocida, conversione in humus, controllo delle malerbe (rapida emergenza + effetto biocida)

Senape bianca + Favino

12 + 100 marzo/aprile – maggio/giugno

Azotofissazione (favino), conversione in humus ed effetto biocida (senape)

Loiessa (Lolium multiflorum)

50 settembre/ottobre – aprile /maggio

Blocco della lisciviazione dell’azoto, conversione in humus, controllo delle malerbe invernali, contenimento dell’erosione

(*) Trattasi di valori indicativi che vanno rielaborati in funzione delle caratteristiche locali del clima

e del terreno.

(**) Piante biocide: piante efficaci nel controllo di alcuni parassiti presenti nel terreno (funghi e

nematodi)Tabella tratta da: Supplemento Vita in Campagna n° 3/2003

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Modulo 3

Microirrigazione e Fertirrigazione della patata Le colture agrarie per esprimere al massimo le loro potenzialità produttive necessitano di una corretta disponibilità, nell’ambiente in cui si sviluppano, di determinati fattori produttivi. Ricordiamo tra questi luce, calore, acqua, carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, fosforo, potassio, ma anche molti altri che pur essendo necessari in ridotti quantitativi, sono tuttavia essenziali per il raggiungimento delle rese potenziali, come ad esempio i microelementi. La microirrigazione delle colture, abbinata alla tecnica della fertirrigazione, se utilizzate correttamente, possono consentire di raggiungere buoni livelli produttivi e qualitativi ma, soprattutto, di gestire con maggiore flessibilità la coltura in funzione del clima e della dotazione naturale del suolo. L’utilizzo di impianti di irrigazione a basso volume e la distribuzione dei fertilizzanti attraverso la fertirrigazione rappresentano su patata un binomio interessante per massimizzare l’efficienza irrigua e la disponibilità degli elementi nutritivi che apportiamo alla coltura. Una gestione appropriata della fertirrigazione può ridurre notevolmente il rischio di dilavamento e trasporto di nutrienti, ridurre l’apporto di fertilizzanti aumentandone l’efficienza e incrementare la redditività della coltura; per contro, se mal gestita può aumentare grandemente il rischio di perdite di elementi nutritivi dalla zona esplorata dalle radici proprio a causa della grande mobilità dei nutrienti distribuiti. La patata risponde molto bene ad una corretta gestione fertirrigua specialmente nel periodo di rapida crescita vegetativa. Interventi posteriori alla fase di rapido accrescimento non hanno generalmente grande influenza, non potendo modificare sostanzialmente l’equilibrio che si è definito tra parte vegetativa ed organi di riserva (tuberi). La durata della fase di rapido accrescimento varia da 30-40 giorni sino a soli 15-20 giorni per alcune varietà particolarmente vigorose e di rapido sviluppo. In Emilia-Romagna, la maggior parte di questa fase di crescita si svolge nel mese di maggio. Il periodo primaverile, caratterizzato da precipitazioni e temperature altamente variabili può talvolta rendere inefficace l’applicazione della fertirrigazione, specie su terreni dotati di elevata fertilità naturale e/o residua e di buona capacità di immagazzinamento idrico. La coltivazione della patata prevede necessariamente la distribuzione di acqua, ovvero l’irrigazione, poiché essa ha luogo in periodo primaverile estivo, caratterizzato da elevatissime temperature e scarsa o comunque non ben distribuita piovosità. La patata è una coltura sensibile agli stress idrici, e il periodo più critico è quello della formazione dei tuberi, da 35 a 90 giorni dopo la semina. La maggior parte dell’apparato radicale sta nei primi 40 cm.

Uno stress idrico dovuto a bassa disponibilità di acqua causa allungamento degli stoloni, riduzione del numero di tuberi, tuberi piccoli, sviluppo di Streptomyces scabies; mentre eccessi di acqua nel suolo favoriscono malattie come Erwinia carotovora, e Spongospora subterranea. Una copertura vegetale bagnata inoltre favorisce gli attacchi di Phytophtora infestans.

Quando le temperature del suolo sono alte durante la germinazione o la raccolta l’irrigazione rende possibile un effetto climatizzante, che ad esempio migliora la resa produttiva e limita la comparsa di problemi di conservazione, come le macchie nere del tubero. Per tutte queste ragioni, a inizio crescita l’umidità del suolo andrebbe controllata e mantenuta alla capacità di campo fino a 1 metro di profondità. Poi, impiegando tensiometri per il controllo dell’umidità del suolo, uno a 20 e uno a 45 cm di profondità, la lettura del tensiometro più superficiale non dovrebbe mai superare i 35 centibar in suoli a medio impasto, e i 15 centibar in suoli sciolti. In generale non deve essere mai consumata

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più del 40-45 % dell’acqua disponibile. Dopo la morte della copertura servono solo leggere irrigazioni per mantenere umidità fino a 20 cm di profondità. La tecnica di coltivazione tradizionale della patata prevede l’irrigazione per aspersione con rotoloni. Poiché il costo energetico (gasolio) e il costo di manodopera per ogni irrigazione sono assai elevati, si tende normalmente a ridurre il più possibile il numero di interventi, compatibilmente con il rischio di penalizzare troppo le produzioni. Con un apparato radicale espanso ma poco profondo, la patata necessita invece di irrigazioni modeste e frequenti. Stress idrici anche di breve durata nelle fasi critiche di tuberizzazione e ingrossamento tuberi hanno effetti diretti sul numero di tuberi prodotti e sul loro peso con ovvi riflessi negativi sulla produzione. Pertanto la normale gestione dell’acqua è molto lontana dalla tecnica di gestione ‘’fine” indicata; si passa continuamente come evidenziato nel grafico da una situazione di carenza idrica ad una di eccesso di acqua, tra una irrigazione e la successiva. Con la tecnica dell’irrigazione a goccia si riesce invece a sincronizzare le esigenze idriche con le irrigazioni, senza sprechi e senza eccessi, e con un molto minore uso di energia e di acqua (uso più efficiente) Venendo alla concimazione, va considerato che per ogni tonnellata di tuberi prodotti si asportano dal terreno da 3 a 4 kg di azoto, da 1 a 1,5 kg di fosforo espresso come P2O5, da 4 a 6 Kg di potassio espresso come K2O, 200 grammi di ossido di calcio, 300 grammi di ossido di magnesio, zolfo e diversi grammi di microelementi, tutti di fondamentale importanza per la riuscita della coltura anche se assorbiti in piccole quantità. Pertanto, se ci si aspetta una resa di almeno 50 tonnellate di patate per ettaro, occorrerà che durante la coltivazione siano presenti e disponibili a livello degli apparati radicali, facilmente assorbibili, circa 200 kg di azoto, 75 kg di P2O5, 300 Kg di K2O, 10 Kg di CaO e 15 Kg di MgO oltre ai microelementi. La dotazione dei terreni, analizzata grazie alle analisi del suolo anche in termini di disponibilità, non è sufficiente e va integrata con la concimazione; la tecnica tradizionale di concimazione prevede , poiché ogni intervento successivo è oneroso in termini economici e scarsamente efficace con molti fertilizzanti tradizionalmente impiegati, la distribuzione di questi elementi nutritivi con molto anticipo rispetto al loro normale utilizzo. In linea generale l’assorbimento di nutrienti inizia circa 20 giorni dopo l’emergenza, e il massimo ritmo si registra nel periodo compreso tra 90 e 120 giorni dopo la semina; il ritmo con cui vengono assorbiti i singoli elementi varia nel corso della coltura, con punte di assorbimento giornaliero che arrivano a 3-4 kg per ettaro di azoto e fino a 5-6 kg per ettaro di potassio, espresso come K2O. E’ evidente che 200 unità di azoto, se distribuite con largo anticipo sulla semina, saranno in buona parte già perdute per la coltura, soprattutto con primavere piovose, quando la patata raggiungerà

0

20

40

60

mm

data

esigenze idriche e irrigazione

esigenza goccia pioggia

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il picco di massimo assorbimento, che si rileva 100 giorni dopo la semina. Un eccesso di disponibilità azotata nelle prime fasi di sviluppo provoca un ritardo dell’inizio della tuberizzazione, mentre un eccesso nelle fasi finali del ciclo colturale porta ad un ritardo della maturazione ed a una minore conservabilità dei tuberi. Una corretta gestione dell’azoto con apporti frazionati è fondamentale per ottenere una buona resa produttiva. Lo stesso dicasi per il potassio, soprattutto in terreni sciolti e irrigui. Una buona disponibilità di potassio è importante per raccogliere tuberi di ottima qualità e ridurre l’incidenza di fisiopatie da conservazione come le macchie nere. La curva di assorbimento del fosforo mostra un andamento più lineare, ma per via della scarsa mobilità di questo elemento e della sua fissazione nei nostri tipici terreni a pH alcalino, è evidente che solubilità del fosforo nel concime, e la riduzione del pH della soluzione circolante esaltano l’efficacia delle unità distribuite. I microelementi, poi, che sono necessari in virtù di qualche decina o centinaio di grammi per ettaro durante la stagione, sono estremamente difficili da gestire con la concimazione tradizionale, poiché la loro distribuzione mediante spandiconcime non sarebbe certo possibile o efficace. Per queste ragioni la tecnica della fertirrigazione, che prevede di distribuire nel tempo, insieme all’acqua irrigua e dunque con la massima efficacia in termini di assorbimento, e a basse concentrazioni e dunque con la massima tranquillità di non creare accumuli di sali nel terreno o di danneggiare il delicato capillizio assorbente, tutte le unità fertilizzanti necessarie di tutti gli elementi nutritivi, sia macroelementi che microelementi, è certamente la tecnica più adatta a conseguire elevate rese produttive con il minimo costo, evitando sprechi e riducendo il costo di energia e manodopera. Per effettuarla è necessario disporre di un impianto di microirrigazione, che può essere del tipo a microsprinkler, oppure a goccia. Entrambi questi sistemi sono adatti, e la scelta dell’uno o dell’altro viene fatta in base a esigenze personali, tipo di suolo, disponibilità idrica, ecc.

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In entrambi i casi caratteristica comune e saliente è che l’acqua viene distribuita con una elevatissima uniformità, nel senso che ogni singola pianta del campo irrigato in pratica riceve la stessa quantità di acqua nell’unità di tempo. Altra caratteristica propria del sistema microirriguo è la bassa portata oraria per ogni intervento, che si misura in pochi mm. orari di pioggia, da 1 a 3 normalmente, ovvero da 10 a 30 metri cubi di acqua per ettaro all’ora, contro valori che sono a volte di oltre 10 volte superiori nella irrigazione a pioggia. La pressione di esercizio dell’impianto è di 2 o 3 atmosfere per l’irrigazione a goccia e può arrivare a 5 nell’irrigazione con microsprinkler, ma non raggiunge mai le pressioni di 10 bar e oltre dei rotoloni; da qui deriva il notevole risparmio energetico. Ogni irrigazione può durare da una a 3 ore, ma in una normale stagione il numero di irrigazioni per campo può essere di 20/25; infatti il turno irriguo è di 2 o 3 giorni e dunque questa tecnica non si adatta a aziende con turni irrigui più lunghi, a meno che non si disponga di bacini di accumulo. In compenso è molto facile l’automazione parziale o totale dell’impianto, sia per quanto riguarda l’irrigazione che la concimazione. Da qui deriva il notevole risparmio dei costi di manodopera, che diventano tanto più evidenti quanto più estesa è l’azienda. Il sistema a goccia e quello a microsprinkler permettono una grandissima flessibilità di utilizzo nel corso degli anni, poiché possono essere facilmente utilizzati su terreni diversi anno dopo anno, lasciando liberi i produttori di eseguire rotazioni colturali, e su colture diverse; oggi soprattutto la tecnica della goccia, su molte colture estensive in pieno campo, dal pomodoro da industria al tabacco, al mais, ha dimostrato i grandi benefici che promette. La fertirrigazione permette di gestire la nutrizione in modo da soddisfare in ogni momento le diverse esigenze nutrizionali della coltura nelle varie fasi fenologiche e di correggere in maniera rapida ed efficace eventuali carenze nutrizionali che dovessero manifestarsi. Con la fertirrigazione l’efficienza della concimazione azotata è molto aumentata e, grazie in particolare al maggiore frazionamento, ci permette di ridurre la quantità di azoto distribuito, con minori rischi di dilavamento dei nitrati e d’inquinamento delle falde.

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Modulo 4

SCHEDE INSETTI

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