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GUIDA PER L’APPLICAZIONE NEL SETTORE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI MODELLI ORGANIZZATIVI E SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE alla luce dell’estensione del D.Lgs. n. 231/2001 ai reati contro l’ambiente In collaborazione con:

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GUIDA PER L’APPLICAZIONE NEL SETTORE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

MODELLI ORGANIZZATIVIE SISTEMI DI

GESTIONE AMBIENTALEalla luce dell’estensionedel D.Lgs. n. 231/2001

ai reati contro l’ambiente

In collaborazione con:

In collaborazione con:

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Il presente documento rappresentail risultato delle attività di un Gruppo di Lavoropromosso da FISE Assoambiente eCertiquality al quale hanno partecipato:

Capo Progetto: Elisabetta Perrotta - FISE Assoambiente

Coordinatori: Chiara Leboffe - FISE Assoambiente Luca Tosto - FISE Assoambiente Armando Romaniello - Certiquality Federica Bonucchi - FISE Servizi S.r.l.

Gruppo di Lavoro: Stefano Aldini - Certiquality Gabriele Canè - Unieco Gianni Cramarossa - Certiquality Andrea De Poli - A2A Ambiente S.r.l. Nicola Gatta - Certiquality Francesco Grasso - A2A S.p.A. Elisabetta Piantoni - A2A S.p.A. Marco Rambaldi - HERAMBIENTE S.p.A.

Immagine ed Editing: Teresa Colin - FISE Servizi S.r.l.

GUIDA PER L’APPLICAZIONE NEL SETTORE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

MODELLI ORGANIZZATIVIE SISTEMI DI

GESTIONE AMBIENTALEalla luce dell’estensionedel D.Lgs. n. 231/2001

ai reati contro l’ambiente

In collaborazione con:

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INDICE

PRESENTAZIONE Pag. 4

INTRODUZIONE Pag. 5

CAPITOLO I Inquadramento normativo Pag. 6

CAPITOLO II I Modelli organizzativi Pag. 20

CAPITOLO III Criteri di analisi dei processi di un’azienda che effettua la gestione dei rifiuti, rilevanti ai fini del D.Lgs. 231/2001 Pag. 28

CAPITOLO IV I Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS Pag. 36

CAPITOLO V Conclusioni Pag. 44

APPENDICE Pag. 46 Check list e Schema “Processo-Reato”

BIBLIOGRAFIA Pag. 66

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PRESENTAZIONE

Con il D.Lgs. n. 231/2001 viene introdotta per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano la “responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti conseguenti alla commissione di un reato”: una responsabilità che, sebbene il legislatore qualifichi come amministrativa, si configura di fatto come una responsabilità di natura penale.

Se l’ambito originale del D.Lgs. n. 231/2001, relativo ai reati societari e ai reati nei confronti della pubblica amministrazione riguardava già potenzialmente molte aziende, l’estensione negli anni alle tematiche della sicurezza sul lavoro e della gestione ambiente ha allargato enormemente il numero di imprese potenzialmente coinvolte.

FISE Assoambiente e Certiquality, proseguendo la collaborazione avviata con la precedente pubblicazione “Linee guida per l’applicazione integrata delle norme ISO 9001 - ISO 14001 - BS OHSAS 18002 per le attività del ciclo dei rifiuti”, hanno promosso la realizzazione della presente Guida proprio per sensibilizzare e supportare il management delle aziende ed i loro collaboratori su queste importanti tematiche, fornendo, al tempo stesso, uno strumento pratico di lavoro.

In questo nuovo quadro normativo assumono infatti particolare importanza i Modelli organizzativi indicati dal D.Lgs. n. 231/2001: un sistema di controllo preventivo, che parte da un’analisi dei rischi, individua le fattispecie di reato cui è potenzialmente sottoposta l’organizzazione e prevede la definizione di un adeguato sistema di prevenzione e controllo. Le Linee Guida realizzate hanno proprio il ruolo chiave di offrire agli imprenditori una maggiore consapevolezza di quali, nell’ambito dei processi aziendali, possono costituire le attività “sensibili” potenzialmente in grado di condurre i soggetti apicali, responsabili di una specifica procedura, ad assumere una condotta colposa.

Nel documento è perciò possibile trovare, per le imprese che abbiano scelto di adottare un modello di organizzazione e gestione, una serie di indicazioni e misure, essenzialmente tratte dalla pratica aziendale, ritenute idonee a rispondere alle esigenze delineate dal D.Lgs. n. 231/2001.

Il Modello di gestione non dovrà però rappresentare un mero adempimento burocratico ma dovrà “vivere” con l’impresa, aderire alle sue caratteristiche ed alla sua organizzazione ed evolversi e cambiare con essa nell’auspicio che tale condotta valorizzi gli sforzi organizzativi sostenuti dalle imprese per allinearsi alle prescrizione normative.

Un vivo ringraziamento va a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione delle Linea Guida.

Elisabetta Perrotta Umberto Chiminazzo Direttore FISE ASSOAMBIENTE Direttore Generale CERTIqUALITy

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INTRODUZIONE

Le presenti Linee Guida intendono offrire uno strumento di lavoro per l’adozione e l’efficace attuazione dei Modelli organizzativi atti a prevenire i reati ambientali che rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 e che possono comportare la responsabilità amministrativa (penale) delle imprese.è necessario sottolineare che, per quanto attiene l’analisi e la disamina dei presupposti generali della responsabilità degli Enti, il presente documento fa espresso richiamo alle Linee Guida di Confindustria approvate dal Ministero della Giustizia; già complete nei riferimenti normativi, nonché nella rappresentazione della giurisprudenza intervenuta, a garanzia di indicazioni alle aziende, per l’elaborazione di un adeguato modello organizzativo (il documento è scaricabile dal sito www.confindustria.it).

Le Linee Guida di Assoambiente, pertanto, costituiscono un approfondimento rispetto alle Linee Guida di Confindustria sulla base delle peculiarità delle attività poste in essere dagli associati, applicabili direttamente allo specifico settore.

Nel primo capitolo viene richiamato il contesto normativo che ha introdotto tale nuova forma di responsabilità e si descrive il sistema sanzionatorio previsto dalla legge. Il secondo capitolo descrive le principali caratteristiche dei Modelli organizzativi, il “meccanismo esimente” ed il sistema di controllo.

Vengono, quindi, analizzati i processi rilevanti ai fini del D.Lgs. n. 231/2001 per un’Azienda che effettua la gestione dei rifiuti. Il terzo capitolo introduce, con numerosi esempi applicativi, l’analisi dei processi sensibili e l’identificazione dei rischi, passando poi a trattare la definizione del piano dei controlli.

Le relazioni che intercorrono tra i Sistemi di Gestione Ambientale (ISO 14001 ed EMAS) ed i Modelli organizzativi per la prevenzione dei reati ambientali introdotti nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 sono l’oggetto del quarto capitolo. Si mostrerà come gli standard ISO 14001 ed EMAS possono contribuire a tenere sotto controllo i rischi ambientali.

Dopo le conclusioni del quinto capitolo in appendice sono riportate:

• una traccia di Check list per la verifica della capacità di gestione della conformità legislativa; • alcune Matrici di correlazione Processo-reato in relazione alle diverse funzioni/attività aziendali.

Come previsto dal D.Lgs. n. 231/2001 (art. 6, comma 3), il documento è stato sottoposto al vaglio del Ministero della Giustizia che lo ha approvato nel dicembre 2015.

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CAPITOLO I Inquadramento normativo

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Introduzione

Il D.Lgs. n. 121/2011 ha introdotto nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 alcune fattispecie di reati contro l’ambiente, recependo così la direttive 2008/99/CE (sulla tutela penale dell’ambiente) e la direttiva 2009/123/CE (relativa all’inquinamento provocato dalle navi e all’introduzione di sanzioni, anche penali, per i reati di inquinamento).

Un’analoga estensione del campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 ai reati in materia di sicurezza sul lavoro era stata introdotta dalla Legge n. 123/2007. Più precisamente, l’art. 25 septies ha ricompreso nel D.Lgs. n. 231/2001 alcuni reati previsti dal codice penale (di seguito c.p.), tra i quali, i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, gravi o gravissime, commesse in violazione delle norme antinfortunistiche, dell’igiene e della salute sul lavoro.

Il D.Lgs. n. 231/2001 prevede la responsabilità delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. La responsabilità - definita dal legislatore amministrativa - deriva dalla commissione di determinati reati da parte di soggetti che si trovano in un rapporto funzionale con l’Ente, sempre che il reato sia stato commesso “nell’interesse dell’Ente o a suo vantaggio”.

Con il D.Lgs. n. 121/2011 vengono ora sanzionate penalmente le condotte illecite individuate dalle direttive e vengono introdotte nuove responsabilità per le imprese, prima non previste per i reati ambientali quali, ad esempio: lo scarico, l’emissione o l’immissione illeciti di un quantitativo di sostanze o radiazioni ionizzanti nell’aria, nel suolo o nelle acque; illeciti nella raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento di rifiuti, comprese la sorveglianza di tali operazioni e il controllo dei siti di smaltimento successivo alla loro chiusura, nonché l’attività di commercio o intermediazione nella gestione dei rifiuti; l’esercizio di un impianto in cui sono svolte attività pericolose o nelle quali siano depositate o utilizzate sostanze o preparazioni pericolose; la produzione, la lavorazione, il trattamento, l’uso, la conservazione, il deposito, il trasporto, l’importazione, l’esportazione e lo smaltimento di materiali nucleari o di altre sostanze radioattive pericolose. questo comporta la necessità di contemplare le nuove fattispecie nell’ambito del Modello organizzativo aziendale, la valutazione del rischio di accadimento e la definizione di adeguate procedure di prevenzione e controllo.

CAPITOLO I - Inquadramento normativo

1.1 - Il D.Lgs. n. 231/2001

Le imprese e le associazioni sono i principali destinatari della disciplina contenuta nel D.Lgs. n. 231/2001. La redazione delle presenti Linee Guida rappresenta un punto di riferimento per le imprese del settore della gestione dei rifiuti ma non esaurisce gli adempimenti richiesti dal D.Lgs. n. 231/2001 ai fini dell’operatività dell’esimente per l’Azienda.

Pertanto è necessario che la redazione di un Modello tenga conto di tutte le fattispecie di reato presenti nel decreto stesso e che affronti la specificità dei singoli reati per i diversi settori merceologici.In linea con le Linee Guida di Confindustria, di riferimento generale, riportiamo di seguito un elenco esemplificativo relativo alle principali fattispecie di reato presupposto che interessano le imprese del settore:

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1.1.1 - Art. 24 D.Lgs. n. 231/2001

Malversazione a danno dello Stato art. 316 bis c.p.; Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato art. 316 ter c.p.; Truffa aggravata a danno dello Stato art. 640 c.p.; Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche art. 640 bis c.p.

Il reato di truffa aggravata in danno dello Stato è possibile in tutti gli ambiti aziendali che prevedono rapporti o contatti con la Pubblica Amministrazione.

Le fattispecie che riguardano gli artt. 316 bis, 316 ter e 640 tutelano l’erogazione di finanziamenti pubblici sia nel momento di erogazione sia al momento dell’utilizzazione dei finanziamenti.

Le condotte punite, con riferimento al primo dei due momenti, sono modellate sullo schema della truffa in cui assume rilevanza determinante l’immutazione del vero in ordine ad aspetti essenziali ai fini dell’erogazione. Nella malversazione, invece, assume rilievo la mancata destinazione del finanziamento ricevuto per le finalità di interesse pubblico che ne abbiano giustificato l’erogazione.

I reati puniti in riferimento al momento dell’erogazione si basano sullo schema della truffa, dove determinante è l’immutazione del vero, mentre nella malversazione rilevante è la mancata destinazione del finanziamento erogato con finalità di interesse pubblico.

Pertanto, le principali aree di rischio per le aziende del settore ambientale risultano essere:

• partecipazione a gare indette da un soggetto pubblico (presentazione di istanze alla P.A. al fine del rilascio di atti o provvedimenti amministrativi di interesse aziendale mediante la produzione di documenti falsi attestanti l’esistenza di condizioni o requisiti essenziali);

• partecipazione a procedure per l’ottenimento di erogazioni da parte di organismi pubblici italiani o comunitari.

1.1.2 - Art. 24 bis D.Lgs. n. 231/2001

Falsità riguardanti un documento informatico art. 491 bis c.p.; Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica art. 640 quinquies c.p.

Nello specifico:

• falsificazione di documenti informatici da parte di Enti che procedono a rendicontazione elettronica di attività;

• cancellazione o alterazione di informazioni a valenza probatoria presenti sui propri sistemi, allo scopo di eliminare le prove di un altro reato (es. l’Ente ha ricevuto un avviso di garanzia per un reato e procede ad eliminare le tracce elettroniche del reato stesso);

• falsificazione di documenti informatici contenenti gli importi dovuti dall’Ente alla P.A. nel caso di flussi informatizzati dei pagamenti tra privati e P.A. (es. riduzione degli importi) o alterazione dei documenti in transito nell’ambito del SIPA (Sistema Informatizzato pagamenti della P.A.) al fine di aumentare gli importi dovuti dalla P.A. all’Ente;

• falsificazione di documenti informatici compiuta nell’ambito dei servizi di Certification Authority da parte di un soggetto che rilasci certificati informatici, aventi valenza probatoria, corrispondenti

9CAPITOLO I - Inquadramento normativo

a false identità o attestanti falsi titoli professionali;• falsificazione di documenti informatici correlata all’utilizzo illecito di dati identificativi altrui

nell’esecuzione di determinate operazioni informatiche o telematiche in modo che queste risultino eseguite dai soggetti legittimi titolari dei dati (es. attivazione di servizi non richiesti);

• rilascio di certificati digitali da parte di un Ente certificatore senza che siano soddisfatti gli obblighi previsti dalla legge per il rilascio di certificati qualificati (es. identificabilità univoca del titolare, titolarità certificata), con lo scopo di mantenere un alto numero di certificati attivi;

• aggiramento dei vincoli imposti dal sistema per la verifica dei requisiti necessari al rilascio dei certificati da parte dell’amministratore di sistema allo scopo di concedere un certificato e produrre così un guadagno all’Ente.

1.1.3 - Art. 24 D.Lgs. n. 231/2001

Associazione a delinquere art. 416 c.p.

L’art. 416 c.p. punisce coloro che promuovono, costituiscono o organizzano l’associazione allo scopo di commettere più delitti. La rilevanza penale delle condotte descritte dalla norma appare condizionata all’effettiva costituzione dell’associazione criminosa. Infatti, prima ancora di richiamare le singole condotte di promozione, costituzione, direzione, organizzazione ovvero di semplice partecipazione, la norma ne subordina la punibilità al momento in cui “tre o più persone” si siano effettivamente associate per commettere più delitti. Il delitto di associazione per delinquere si caratterizza quindi per l’autonomia dell’incriminazione rispetto agli eventuali reati successivamente commessi in attuazione del pactum sceleris. Tali eventuali delitti, infatti, concorrono con quello di associazione per delinquere e, se non perpetrati, lasciano sussistere il delitto previsto dall’art. 416 c.p.

L’associazione per delinquere, ad esempio, potrebbe venire in rilievo in collegamento con il reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 260 del Codice dell’ambiente). Ciò impone all’impresa di prestare particolare attenzione alla selezione dei soggetti preposti alla gestione dei propri rifiuti.

1.1.4 - Art. 25 D.Lgs. n. 231/2001

Concussione art. 317 c.p.; Corruzione per l’esercizio della funzione art. 318 c.p.; Corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio art. 319; Corruzione in atti giudiziari art. 319 c.p. ter; Induzione indebita a dare o promettere utilità art. 319 quater; Istigazione alla corruzione art. 322 c.p.

Anche queste tipologie rientrano nell’ambito dei reati contro la Pubblica Amministrazione e presuppongono l’instaurazione di rapporti con soggetti pubblici e con un rappresentante della pubblica funzione o di un pubblico servizio.

Il soggetto attivo è di regola il pubblico funzionario ma la legge punisce - in presenza di determinate circostanze – anche il privato che concorre con il soggetto pubblico nella realizzazione del reato, come nel caso di induzione indebita a dare o promettere utilità o della corruzione attiva.

L’ordinamento italiano, non di rado, prevede l’estensione della qualità di soggetto pubblico (pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio) nei confronti di soggetti privati; di conseguenza tale qualifica può essere attribuita ad esponenti di realtà societarie a carattere privato, investite dello svolgimento di pubblici servizi o di pubbliche funzioni.

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Nell’ambito di questi reati è intervenuta la Legge n. 190/2012 contenente nuove “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”; oltre a determinare importanti effetti nel più ampio contesto normativo, anche mediante un inasprimento del trattamento sanzionatorio e a favorire la maggiore trasparenza nell’azione amministrativa, ha introdotto importanti novità:

• la concussione (art. 317 c.p.) è ora riferibile soltanto alla figura del pubblico ufficiale e circoscritta alle sole ipotesi in cui vi sia la costrizione del privato;

• la distinta ipotesi di concussione per induzione ha acquisito rilievo di fattispecie autonoma mediante l’introduzione del nuovo reato di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319-quater c.p.). L’aspetto più significativo della modifica normativa è che soggetto attivo del reato in esame è anche il soggetto privato che partecipa al reato corrispondendo o impegnandosi a dare l’utilità;

• il legislatore ha provveduto a rimodulare il reato di corruzione con l’inserimento della corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318 c.p.) in luogo del precedente reato di corruzione per un atto d’ufficio. Il nuovo reato risulta configurabile laddove vi sia un flusso illecito di denaro (o altra utilità) tra esponenti aziendali e un soggetto pubblico, nell’esercizio delle proprie funzioni o dei suoi poteri, senza la necessità che tale attività attenga ad un singolo e specifico provvedimento o atto della P.A.

La differenza tra il reato di concussione (art. 317 c.p.) e quello di induzione indebita a dare o promettere utilità (319 quater c.p.) riguarda i soggetti attivi e le modalità di perseguimento del risultato o della promessa di utilità.

Esempi di aree di rischio per le aziende del comparto ambientale:

• partecipazione a procedure di gara o di negoziazione diretta per la vendita di beni e servizi o finalizzate alla realizzazione di opere a favore della P.A., nonché la successiva attività di erogazione del servizio e/o della prevista prestazione contrattuale;

• realizzazione di accordi di partnership con terzi soggetti per collaborazioni commerciali e, in generale, il ricorso ad attività di intermediazione finalizzate alla vendita di prodotti e/o servizi nei confronti di soggetti pubblici nazionali;

• partecipazione a procedure per l’ottenimento di licenze, provvedimenti amministrativi ed autorizzazioni da parte della P.A.;

• partecipazione a procedure per l’ottenimento di erogazioni, contributi o finanziamenti da parte di organismi pubblici italiani o comunitari e il loro concreto utilizzo;

• partecipazione a procedure di gara o negoziazione diretta, indette da organismi pubblici dell’Unione Europea o stranieri o a similari procedure svolte in un contesto di carattere internazionale;

• partecipazione a procedure di evidenza pubblica in associazione con altri partner (RTI, ATI, join venture, consorzi, ecc.).

1.1.5 - Art. 25 octies D.Lgs. n. 231/2001

Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché autoriciclaggio

Nel nostro ordinamento è presente una disciplina, di derivazione Europea, con la quale sono previsti una serie di adempimenti antiriciclaggio allo scopo di proteggere la stabilità e l’integrità del sistema economico e finanziario.

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L’azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio di denaro, beni o altre utilità, diretta tradizionalmente alle banche ed agli intermediari finanziari, è stata progressivamente estesa ad altri soggetti che svolgono attività ritenute particolarmente esposte al rischio di riciclaggio.La lotta al riciclaggio assume infatti una particolare valenza in Italia a causa della presenza della criminalità organizzata che si traduce in mancato sviluppo economico.Il riciclaggio di beni e capitali illeciti genera gravi distorsioni nell’economia legale, alterando le condizioni di concorrenza, il corretto funzionamento dei mercati e i meccanismi fisiologici di allocazione delle risorse con riflessi in definitiva sulla stessa stabilità ed efficienza del sistema economico.In tale contesto, rileva la riconducibilità delle attività economiche che governano i servizi ambientali a quelle tipologie che per loro natura presentano particolari rischi di riciclaggio e che, per questo, impongono specifiche cautele (ad esempio, attività economiche caratterizzate dalla movimentazione di elevati flussi finanziari). Rileva inoltre l’importanza di tale normativa in quanto attinente a settori economici interessati dall’erogazione di fondi pubblici, anche di fonte comunitaria (quali appunto, appalti di servizi, raccolta e smaltimento dei rifiuti, produzione di energie rinnovabili).L’azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio si esplica, quindi, attraverso l’introduzione di presidi volti a garantire la piena conoscenza del cliente, la tracciabilità delle transazioni finanziarie e l’individuazione delle operazioni sospette. Il D.Lgs. n. 231/2007, in questi termini, non ha solo creato nuove fattispecie penali, ma si è anche mosso per dare corpo a specifiche metodologie di approccio alla valutazione del rischio di riciclaggio nelle attività economiche e finanziarie, estendendo la rete delle misure amministrative per rafforzare la collaborazione nell’attività di contrasto al riciclaggio, passando dai vincoli sull’identificazione della clientela alla segnalazione delle operazioni sospette che spettano a soggetti che esercitano attività finanziaria ed esperti contabili.Considerato che le fattispecie delittuose in questione possono essere realizzate da chiunque, trattandosi di reati comuni, si dovrebbe ritenere che la ricorrenza del requisito oggettivo dell’interesse o vantaggio vada esclusa ogni qualvolta non vi sia attinenza tra la condotta incriminata e l’attività d’impresa esercitata dall’Ente.Tale attinenza, ad esempio, potrebbe ravvisarsi nell’ipotesi di acquisto di beni produttivi provenienti da un delitto di furto, ovvero nel caso di utilizzazione di capitali illeciti per l’aggiudicazione di un appalto, ecc. Viceversa, non è ravvisabile l’interesse o il vantaggio per l’Ente nell’ipotesi in cui l’apicale o il dipendente acquistino beni che non abbiano alcun legame con l’esercizio dell’impresa in cui operano. Altra considerazione merita attenzione. In questo campo, specifico interesse ricopre l’area della gestione finanziaria, dove il controllo procedurale si deve avvalere di strumenti consolidati nella pratica amministrativa, quali per esempio abbinamento di firme, supervisione, separazione di compiti con la contrapposizione di funzioni (ad esempio fra la funzione acquisti e quella finanziaria).Particolare attenzione deve essere riposta sui flussi finanziari, soprattutto se si tratta di ambiti non adeguatamente proceduralizzati e con caratteri di estemporaneità e discrezionalità. In ogni caso è necessario che siano sempre salvaguardati i principi di trasparenza, verificabilità, inerenza all’attività aziendale.Per quanto attiene ai profili ulteriori inerenti alla tracciabilità delle operazioni, ed al limite all’utilizzo del contante, si richiamano integralmente le Linee Guida di Confindustria ampiamente descrittive ed esaustive. Di seguito, i reati presupposto previsti dall’art. 25 octies del D.Lgs. n. 231/2001.

Ricettazione art. 648 c.p.

Lo scopo dell’incriminazione della ricettazione è quello di impedire il perpetrarsi della lesione di interessi patrimoniali iniziata con la consumazione del reato principale. Ulteriore obiettivo

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della incriminazione consiste nell’evitare la commissione dei reati presupposti, come deterrente alla circolazione dei beni provenienti dai reati medesimi.L’art. 648 c.p. incrimina chi “fuori dei casi di concorso nel reato, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare”.Per acquisto dovrebbe intendersi l’effetto di un’attività negoziale, a titolo gratuito od oneroso, mediante la quale l’agente consegue il possesso del bene.Il termine ricevere starebbe invece ad indicare ogni forma di conseguimento del possesso del bene proveniente dal delitto, anche se solo temporaneamente o per mera compiacenza.Per occultamento dovrebbe altresì intendersi il nascondimento del bene, dopo averlo ricevuto, proveniente dal delitto.La ricettazione può realizzarsi anche mediante l’intromissione nell’acquisto, nella ricezione o nell’occultamento della cosa. Tale condotta si esteriorizza in ogni attività di mediazione, da non intendersi in senso civilistico (come precisato dalla giurisprudenza), tra l’autore del reato principale e il terzo acquirente.Il reato in questione può essere realizzato in molte aree aziendali e a più livelli organizzativi, tuttavia vi sono alcune funzioni/aree/processi esposti maggiormente a rischio, come il settore acquisti o quello commerciale.L’ultimo comma dell’art. 648 c.p. estende la punibilità “anche quando l’autore del delitto, da cui il denaro o le cose provengono, non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una condizione di procedibilità riferita a tale delitto”.

Riciclaggio art. 648 bis c.p.

Lo scopo dell’incriminazione del reato di riciclaggio è quello di impedire che gli autori dei reati possano far fruttare i capitali illegalmente acquisiti, rimettendoli in circolazione come capitali ormai “depurati” e perciò investibili anche in attività economiche produttive lecite. In tal modo, la norma incriminatrice persegue anche un ulteriore obiettivo-finale, vale a dire scoraggiare la stessa commissione dei reati principali, mediante le barriere frapposte alla possibilità di sfruttarne i proventi.L’art. 648-bis c.p. incrimina chiunque “fuori dei casi di concorso nel reato, sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”.Per sostituzione si intende la condotta consistente nel rimpiazzare il denaro, i beni o le altre utilità di provenienza illecita con valori diversi.Il trasferimento consiste nella condotta tendente a ripulire il denaro, i beni o le altre utilità mediante il compimento di atti negoziali.Le operazioni idonee ad ostacolare l’identificazione dell’illecita provenienza potrebbero essere considerate quelle in grado di intralciare l’accertamento da parte della autorità giudiziaria della provenienza delittuosa dei valori provenienti dal reato.Le attività aziendali esposte a rischio anche per questa tipologia di reato sono diverse, anche se maggiore attenzione dovrà essere rivolta ai settori commerciale e amministrativo-finanziario.Il terzo comma dell’articolo in esame richiama l’ultimo comma dell’art. 648 c.p. già esaminato.

Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita art. 648 ter c.p.

Il delitto in esame risponde ad una duplice finalità: mentre in un primo momento occorre impedire

13CAPITOLO I - Inquadramento normativo

che il cd. “denaro sporco”, frutto dell’illecita accumulazione, venga trasformato in denaro pulito, in una seconda fase è necessario fare in modo che il capitale, pur così emendato dal vizio di origine, non possa trovare un legittimo impiego.La clausola di riserva contenuta nel comma 1 della disposizione prevede la punibilità solamente di chi non sia già compartecipe del reato principale ovvero non sia imputabile a titolo di ricettazione o riciclaggio. Da ciò deriva che per la realizzazione della fattispecie in esame occorre la presenza, quale elemento qualificante rispetto alle altre figure criminose citate, di una condotta di impiego dei capitali di provenienza illecita in attività economiche o finanziarie.La condotta incriminata consiste nell’impiego dei capitali di provenienza illecita in attività economiche o finanziarie.Impiegare è sinonimo di usare comunque, ossia un utilizzo per qualsiasi scopo. Tuttavia, considerato che il fine ultimo perseguito dal legislatore consiste nell’impedire il turbamento del sistema economico e dell’equilibrio concorrenziale attraverso l’utilizzo di capitali illeciti reperibili a costi inferiori rispetto a quelli leciti, si ritiene che per “impiegare” debba intendersi in realtà “investire”. Dovrebbe, quindi, ritenersi rilevante un utilizzo a fini di profitto.I settori aziendali maggiormente esposti e a rischio per questa tipologia di reato sono quelli commerciale e amministrativo-finanziario.Anche nell’art. 648-ter si rinvia all’ultimo comma dell’art. 648 c.p.

Autoriciclaggio art. 648 ter 1 c.p.

Dal 1° gennaio 2015 è entrata in vigore la Legge n. 186/2014, che ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico il reato di autoriciclaggio di cui al nuovo art. 648 ter 1 c.p. In base alla nuova norma, commette autoriciclaggio chiunque, dopo aver commesso o concorso nella commissione di un delitto non colposo da cui derivano denari, beni o altre utilità, provvede al loro impiego, sostituzione, trasferimento in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

1.1.6 - Art. 25-sexies D.Lgs. n. 231/2001 e art. 187 quinquies TUF (Abusi di mercato)

Gli artt. 184 e 185 del D.Lgs n. 58/1998 (TUF) disciplinano, rispettivamente, il reato di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato, mentre gli artt. 187 bis e 187 ter, sempre del TUF (introdotti dalla Legge Comunitaria), tipizzano, rispettivamente, gli illeciti amministrativi di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato. questi ultimi illeciti sono puniti - salve le relative sanzioni penali applicabili quando il fatto integra un reato - con sanzioni amministrative pecuniarie. Trattandosi di illeciti amministrativi, le sanzioni previste dal TUF si applicano anche quando le condotte richiamate sono poste in essere a titolo di mera colpa. Pertanto, se la fattispecie di illecito presupposto assume rilevanza penale, l’eventuale responsabilità dell’ente sarà accertata in sede giudiziaria; se invece si tratta di un illecito amministrativo - posto in essere comunque nell’interesse o a vantaggio dell’Ente - l’accertamento e l’applicazione delle relative sanzioni spetterà alla Consob: si tratta del sistema del c.d. “doppio binario”, rispetto al quale per una medesima condotta è possibile procedere con due procedimenti paralleli (penale e amministrativo).Di seguito una descrizione delle fattispecie contemplate dall’art. 25 sexies, fatto salvo un rinvio generalizzato alle linee guida di Confindustria che comprende le specifiche misure preventive in materia di abusi di mercato.

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Abuso di informazioni privilegiate: art.184 e art 187 bis del D.Lgs n. 58/1998

Le norme puniscono tre condotte criminose, riferibili ai soggetti che abbiano accesso alle informazioni privilegiate a motivo della propria professione, della partecipazione al capitale dell’emittente, ovvero della partecipazione ad organi di amministrazione, direzione o controllo dello stesso e compiano una delle seguenti operazioni: acquisto, vendita o altre operazioni, direttamente o indirettamente, su strumenti finanziari emessi dalla società o da società del gruppo; comunicazione delle informazioni ad altri soggetti al di fuori dell’ordinario esercizio dell’attività lavorativa; raccomandazione ad altri o induzione di altri soggetti ad acquistare, vendere o compiere altre operazioni su strumenti finanziari emessi dalla società o da società del gruppo.Le condotte rilevanti ai fini della commissione dell’illecito penale e di quello amministrativo di abuso di informazione privilegiata coincidono in larga parte, tranne che con riferimento alla sola ipotesi di illecito amministrativo; il tentativo è equiparato alla consumazione e la condotta è sanzionata anche a titolo di mera colpa. Con riferimento inoltre al solo illecito amministrativo, le stesse condotte rilevano anche qualora commesse dai soggetti di cui all’art. 187 bis comma 4 TUF ovvero da chiunque, in possesso di informazioni privilegiate, conoscendo o potendo conoscere in base ad ordinaria diligenza il carattere privilegiato delle stesse, compie taluno dei fatti ivi descritti. quest’ultima ipotesi è particolarmente sensibile dato che attiene ai c.d. insiders “secondari” ovvero coloro che entrano in possesso di informazioni privilegiate non in ragione dell’esercizio di un’attività lavorativa, di una professione o di una funzione anche pubblica o di un ufficio ma indipendentemente dalla propria qualifica (tipico il caso di chi ha conosciuto in via indiretta determinate informazioni e, conoscendo o potendo conoscere il loro carattere privilegiato in base all’ordinaria diligenza, abbia delle stesse abusato ponendo in essere una delle condotte vietate all’insider primario). In via generale, le aree di rischio risultano essere: 1) tutte quelle dove sia possibile accedere ad informazioni privilegiate cioè informazioni sia di pertinenza dell’Ente (interne) e sia di pertinenza di soggetti terzi (esterne) con cui il soggetto, per qualsiasi motivo, sia entrato in contatto; 2) quelle dove si effettuano operazioni sui mercati finanziari.

Tali aree risultano essere a titolo esemplificativo:

• organi sociali• area finanza• area tesoreria• area legale e societario• area comunicazione e ufficio stampa• investor relations

Manipolazione del mercato: art. 185 e art. 187 ter del D.Lgs n. 58/1998

Le norme puniscono chiunque, tramite mezzi di informazione, compreso internet o ogni altro mezzo, diffonde informazioni, voci o notizie false o fuorvianti che forniscano o siano suscettibili di fornire indicazioni false ovvero fuorvianti in merito agli strumenti finanziari. La manipolazione del mercato può consistere nella diffusione di notizie false (c.d. “Manipolazione Informativa”) ovvero nel

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compimento di operazioni simulate o di altri artifici (c.d. “Manipolazione Operativa”), con la finalità, in entrambi i casi, di produrre una distorsione del mercato. Le fattispecie mirano pertanto a reprimere condotte poste in essere al fine di arrecare turbamento al valore di mercato di strumenti finanziari quotati o per i quali sia stata richiesta la quotazione.

Le aree di rischio risultano essere pertanto:

• Finanza• Tesoreria• Componenti organi sociali• Legale, societario• Comunicazione, Ufficio stampa• Investor relations

1.1.7 - Art. 25 duodecies D.Lgs. n. 231/2001

Impiego di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare

Impiego di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare aggravato da:

• numero di lavoratori irregolari superiore a tre;• impiego di minori in età non lavorativa;• sottoposizione a condizioni lavorative di particolare sfruttamento, quali l’esposizione a situazioni di grave

pericolo, avuto riguardo alle caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro.

Le aree aziendali di rischio sono:Risorse umane/vertici aziendali, in particolare:

• Stipulazione di contratti di lavoro subordinato (a tempo indeterminato o determinato), parasubordinato ed autonomo;

• distacco di lavoratori.

Acquisti con particolare riferimento a:

• contratti di somministrazione di lavoro;• contratti di appalto;• contratti d’opera.

Nei casi previsti, l’Azienda risponde se il reato è stato commesso dai seguenti soggetti:

• soggetti “Apicali”: persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’Ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale ovvero persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dell’Ente;

• soggetti “Subordinati”: persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti “apicali”.

CAPITOLO I - Inquadramento normativo

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In generale, si presume la colpevolezza del soggetto apicale, sul quale grava l’onere di dimostrare la mancanza di colpa (inversione dell’onere della prova) ed anche questo è motivo di forte preoccupazione. Tuttavia, ai sensi dell’art. 6 del D.Lgs. n. 231/2001, l’Azienda può esimersi dalla responsabilità se dimostra che:

- l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, Modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;

- il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei Modelli e di aggiornarli è stato affidato ad un Organismo dell’Azienda dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo (Organismo di Vigilanza); - gli autori del reato lo hanno commesso eludendo fraudolentemente i Modelli di organizzazione e di gestione; - non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’Organismo.

1.2 - Legge n. 68/2015 sui c.d. “Eco - reati”

A seguito della recente entrata in vigore della legge n. 68/2015 recante “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente”, nel codice penale è stato inserito un nuovo titolo che introduce nel nostro ordinamento ulteriori fattispecie di c.d. “ecoreati”. Le presenti Linee Guida contemplano, pertanto, tali principali fattispecie in quanto la legge interviene in materia di responsabilità amministrativa degli Enti, inserendo nel catalogo dei reati presupposto in materia ambientale (v. art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001) anche le nuove fattispecie di illecito introdotte nel Codice penale.Sulla base di tali riferimenti, sarà dunque necessaria una attività di modifica/integrazione dei Modelli organizzativi che i vari Enti ed imprese hanno adottato o che inizieranno ad adottare.

Le principali fattispecie di reato contenuti nella legge sono: inquinamento ambientale, disastro ambientale e relative forme colpose, traffico o abbandono di materiale ad alta radioattività e impedimento del controllo.

La prima conseguenza per le imprese dell’inclusione di “nuovi” reati ambientali tra quelli presupposto della responsabilità amministrativa dell’Ente, disciplinata dal D.Lgs. n. 231/2001, è costituita dalla esigenza di verificare la necessità di aggiornamento del “modello organizzativo esimente” (eventualmente) adottato, attuato e vigilato al fine di essere strumento che tuteli le imprese in caso di commissione dei reati da parte di propri dirigenti o dipendenti.

Il modello organizzativo, se adottato dall’impresa, è infatti uno strumento di prevenzione dalla commissione dei reati e, come tale, di esenzione da responsabilità ove detti reati venissero non di meno commessi.

Come per qualsiasi strumento organizzativo, la “manutenzione” del modello esimente deve essere costante e continua, seguendo i mutamenti sia dell’impresa che normativi.

L’inserimento dei reati nel modello organizzativo si risolve in un’operazione meramente documentale, mirata alla completezza redazionale del modello per la parte speciale specifica dei reati ambientali. Più complessa è la rivisitazione dei presidi di prevenzione dei reati e l’eventuale adeguamento degli stessi al fine di renderli idonei a prevenire la commissione anche dei reati di recente inclusione tra

17CAPITOLO I - Inquadramento normativo

quelli previsti dal D.Lgs. n. 231/2001.

A tal fine è da valutarsi se i presidi già attuati e predisposti, a seguito dell’adozione del modello organizzativo, già ricomprendano tutte le immissioni che potenzialmente derivano dalle attività produttive dell’impresa.

In sintesi, essendo i nuovi delitti ambientali dei reati quantomeno di pericolo - reati cioè finalizzati a punire la messa in pericolo di compromissione dell’ambiente a maggior tutela dell’ambiente stesso - se la misura di prevenzione adottata ha già ricompreso controlli e monitoraggi su tutti gli aspetti ambientali coinvolti, la misura di prevenzione può considerarsi sufficiente, mentre se si è limitato il controllo solo su determinate sostanze o matrici ambientali questo andrà esteso, ricomprendendovi tutte le attività e tutte le immissioni potenzialmente presenti.

Va da sé che un approccio siffatto appare idoneo non solo per i delitti di inquinamento e di disastro ambientale, ma anche per quello di traffico ed abbandono di materiale ad alta radioattività.

1.2.1 - Articolo 452 bis c.p.: Inquinamento ambientale

Viene punito chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili:

• delle acque o dell’aria o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;• di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

La pena è aumentata quando il delitto sia commesso in un’area naturale protetta o sottoposta a vincoli, ovvero in danno a specie animali o vegetali protette. La prescrizione ex articolo 157, c.p. è raddoppiata. Alla condanna segue l’incapacità di contrarre con la P.A.

In caso di condotta colposa la pena è diminuita da un terzo a due terzi. Ulteriore diminuzione di un terzo della pena se dalla condotta colposa deriva un pericolo di inquinamento ambientale.

1.2.2 - Articolo 452 quater c.p.: Disastro ambientale

Fuori dai casi già puniti dall’articolo 434, Codice penale (disastro doloso) è punito chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale. Per disastro ambientale si intende, alternativamente:

• un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema,• un’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali,• l’offesa all’incolumità pubblica in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della sua compromissione o dei suoi effetti lesivi o per il numero delle persone offese o esposte a pericolo.

La pena è aumentata se il disastro ambientale è commesso in un’area naturale protetta o sottoposta a vincoli, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette.

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La prescrizione ex articolo 157, c.p. è raddoppiata. Alla condanna segue l’incapacità di contrarre con la P.A.

In caso di condotta colposa la pena è diminuita da un terzo a due terzi. Ulteriore diminuzione di un terzo della pena può essere concessa se dalla condotta colposa derivi un pericolo di disastro ambientale.

1.2.3 - Articolo 452 sexies c.p.: Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività

Introduce il reato di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito chiunque abusivamente cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene o trasferisce materiale ad alta radioattività. Punito anche il detentore che abbandona tale materiale o se ne disfa illegittimamente.

Si tratta di un reato di pericolo che prevede due aggravanti: la pena è aumentata quando si verifica l’evento della compromissione o del deterioramento dell’ambiente; se dal fatto deriva un pericolo per la vita o l’incolumità delle persone, la pena è aumentata fino alla metà. Necessario il dolo, il delitto non viene punito per colpa.

La prescrizione ex articolo 157, c.p. è raddoppiata.

Alla condanna segue l’incapacità di contrarre con la P.A.

1.2.4 - Articolo 452 septies c.p.: Impedimento del controllo

Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, la norma punisce chiunque impedisce, intralcia o elude l’attività di vigilanza e controllo ambientale e in materia di sicurezza e igiene del lavoro o ne compromette gli esiti ponendo in essere una condotta che neghi l’accesso, predisponga ostacoli o muti artificiosamente lo stato dei luoghi.

Necessario il dolo, il delitto non viene punito per colpa.

La prescrizione ex articolo 157, c.p. è raddoppiata.

Alla condanna segue l’incapacità di contrarre con la P.A.

19CAPITOLO I - Inquadramento normativo

1.3 - Il Sistema sanzionatorio

Il sistema sanzionatorio introdotto dal D.Lgs. n. 231/2001 prevede le seguenti tipologie di sanzioni:

• sanzioni pecuniarie;• sanzioni interdittive;• confisca del prezzo o del profitto del reato;• pubblicazione della sentenza.

In caso di accertamento della responsabilità, le sanzioni pecuniarie si applicano sempre, attraverso un sistema per quote. L’importo di una quota può variare da un minimo di 250 euro ad un massimo di 1.549 euro, mentre il numero di quote su cui si calcola la sanzione può variare da un minimo di cento quote ad un massimo di mille quote.

Il numero delle quote viene determinato tenendo conto della gravità dell’illecito, del grado di responsabilità dell’Ente e delle attività svolte per eliminare o mitigare le conseguenze del fatto, ovvero per prevenire la commissione di ulteriori illeciti.

In aggiunta alle sanzioni pecuniarie, sono previste sanzioni interdittive, di una durata che va da un minimo di tre mesi ad un massimo di due anni. Le sanzioni interdittive si applicano quando l’Ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità e se il reato è stato commesso da soggetti apicali o, nel caso in cui il reato sia stato commesso da soggetti sottoposti, se la commissione del reato sia stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative, ovvero in caso di reiterazione degli illeciti. Le sanzioni interdittive comprendono: l’interdizione dall’esercizio dell’attività, la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, delle licenze o delle concessioni funzionali alla commissione dell’illecito, il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi e sussidi e la revoca di quelli eventualmente già concessi, il divieto di pubblicizzare beni e servizi. Nei casi più gravi, può essere anche disposta l’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività.

Infine, può essere disposta la pubblicazione della sentenza di condanna quando nei confronti dell’Ente viene applicata una sanzione interdittiva. Risulta evidente come la normativa configura un sistema sanzionatorio che espone l’Ente a conseguenze potenzialmente gravi, potendo giungere fino alla cessazione dell’attività (si pensi, a titolo di esempio, alle ditte appaltatrici che operano esclusivamente per la Pubblica Amministrazione).

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CAPITOLO III Modelli Organizzativi

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Introduzione

Sebbene i Modelli di Organizzazione e Gestione (Modelli organizzativi) siano previsti dal D.Lgs. n. 231/2001 e pur svolgendo un ruolo determinante nella possibilità di esimere le imprese dalle pesanti forme di responsabilità, il legislatore non ha dato indicazioni su come debbano essere predisposti detti Modelli. Diverse associazioni di imprese hanno avvertito pertanto l’esigenza di predisporre delle linee guida che rappresentino un riferimento molto importante per la predisposizione di un Modello organizzativo. A tal fine, per la completa ed efficace costruzione di un modello organizzativo si richiamano Linee Guida di Confindustria a completamento del presente documento.

In generale i Modelli di organizzazione e gestione devono rispondere alle esigenze di:

• individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati;• prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’Azienda in relazione ai reati da prevenire;• individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati;• prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei Modelli (Organismo di Vigilanza);• introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello.

Il Modello, inoltre, deve prevedere un sistema di controllo preventivo, le cui componenti sono:

• un Codice Etico;• un sistema organizzativo formalizzato e chiaro (responsabilità, linee di dipendenza gerarchica, ecc.);• procedure manuali ed informatiche dotate degli opportuni punti di controllo (es. separazione dei compiti);• poteri autorizzativi e di firma coerenti con le responsabilità organizzative e gestionali con puntuale indicazione di soglie di approvazione delle spese;• un sistema di controllo di gestione che segnali tempestivamente situazioni di criticità;• la Comunicazione al personale e sua formazione.

questo è necessario al fine di esonerare l’Azienda da responsabilità per reati commessi dai suoi amministratori e/o dipendenti: il cosiddetto “meccanismo esimente” di cui all’art. 6 del D.Lgs. n. 231/2001.

Il Modello organizzativo deve dunque essere elaborato sulla base di un processo, articolato in diverse fasi, mirato alla realizzazione di un sistema di controllo idoneo a prevenire e a contrastare la commissione dei reati previsti dal D.Lgs. n. 231/2001.

Per la costruzione del Modello è di fondamentale importanza individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati (art. 6, co. 2, lett. a). Tale attività si concretizza in un’analisi puntuale del contesto aziendale, volta ad evidenziare dove (in quale area e/o settore di attività) si possono concretamente verificare le fattispecie di reato previste dal D.Lgs. n. 231/2001 e ad identificare i soggetti da sottoporre all’attività di monitoraggio contestualmente interessati in ciascun ambito.L’analisi del contesto operativo interno ed esterno può essere condotta secondo approcci diversi (per aree operative, per attività, per funzioni, per processi) e deve essere oggetto di una revisione periodica, mirata a confermare la validità della stessa nel tempo, ovvero condotta ogniqualvolta

CAPITOLO II - I Modelli Organizzativi

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l’Azienda subisca vicende modificative della propria operatività (quali acquisizioni, fusioni, scissioni, ecc.) o ancora in presenza di particolari circostanze (quali mutamenti della legislazione di riferimento).Una volta identificate le aree aziendali a potenziale rischio di commissione dei reati, è necessario effettuare un’analisi delle possibili modalità attuative in ciascuno degli ambiti identificati, che sfoci in una rappresentazione esaustiva e documentata delle potenziali modalità attuative degli illeciti rispetto al contesto operativo in cui opera l’Azienda, sulla base di dati e informazioni relativi ad aspetti interni (quali ad es. la storia e le vicende passate dell’Azienda, la struttura organizzativa e l’articolazione territoriale, le caratteristiche dell’attività svolta) ed esterni (quali ad es. le caratteristiche degli altri soggetti del settore, eventuali illeciti da questi commessi nello stesso ramo di attività). Ai fini dell’applicabilità dell’esimente della responsabilità dell’Ente, è opportuno che siano documentate tutte le diverse fasi seguite per la predisposizione del Modello e quelle successive della sua revisione sistematica e delle eventuali modifiche al Modello stesso. è quindi fondamentale stabilire una mappatura documentata delle aree aziendali a potenziale rischio di commissione dei reati, propedeutica alla successiva fase di identificazione delle possibili modalità attuative degli stessi (vedi capitolo 3).

2.1 - Sistema di controllo e sistema disciplinare

Premesso che il sistema dei controlli deve essere cioè ragionevolmente idoneo ad individuare e a prevenire le condotte penalmente rilevanti poste in essere dall’Ente stesso o dai soggetti sottoposti alla sua direzione e/o vigilanza, il dettato legislativo prevede il concetto di “elusione fraudolenta” del Modello ai fini dell’esclusione della responsabilità dell’Ente. Pertanto, la soglia di accettabilità del sistema di controllo preventivo del rischio di commissione dei reati ex D.Lgs. n. 231/2001 può essere identificata, nel caso di reati dolosi, in un sistema di prevenzione tale da non poter essere aggirato se non in modo fraudolento. La “colpa di organizzazione” potrà quindi non configurarsi nei casi in cui il reato sia frutto di un’elusione volontaria del Modello da parte del soggetto responsabile, non prevenibile né prevedibile da parte dell’Ente, attraverso l’impiego di criteri di diligenza appropriati rispetto alle dimensioni, alla struttura organizzativa ed alla natura dell’attività dell’Ente stesso. Un ulteriore approfondimento è riportato nelle Linee Guida di Confindustria (cap. II, paragrafi 2 e 3).

Il D.Lgs. n. 231/2001 richiede che il sistema di controllo preventivo adottato dall’organo dirigente debba articolarsi in una serie di protocolli, ovvero in un complesso di regole aventi la finalità di disciplinare le attività aziendali definendo ruoli, responsabilità e principi di controllo,tali da garantire che i rischi di commissione dei reati, individuati e documentati nelle fasi precedenti, non oltrepassino la “soglia di accettabilità”. L’Azienda deve dunque procedere alla costruzione di un sistema di controllo preventivo (ovvero alla valutazione e all’eventuale adeguamento del sistema esistente, nell’ipotesi che ne sia già dotata); allo stesso tempo deve provvedere a destinare al sistema risorse finanziarie di entità sufficiente a garantirne funzionalità ed efficacia. Le componenti di un sistema di controllo preventivo possono essere molteplici e variare in relazione alla natura ed alle finalità specifiche del sistema all’interno dell’Azienda. Con riferimento al controllo preventivo dei reati previsti dal D.Lgs. n. 231/2001, le principali componenti del sistema possono essere individuate nei seguenti elementi:

- Codice etico; - Struttura organizzativa;- Gestione operativa e monitoraggio del sistema;- Comunicazione e coinvolgimento del personale;

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- Formazione e addestramento del personale.

L’adozione di principi etici in relazione ai comportamenti da tenere circa le fattispecie di reato previste dal D.Lgs. n. 231/2001 costituisce la base su cui fondare il sistema di controllo preventivo. Tali principi possono essere integrati all’interno del Codice etico o di condotta aziendale nel caso in cui l’Ente sia già dotato di tale strumento, ovvero essere oggetto di autonoma previsione. Il Codice etico è un documento ufficiale, adottato e approvato dal vertice aziendale, contenente l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità dell’Ente nei confronti dei suoi “portatori di interesse” (dipendenti, fornitori, clienti, Pubblica Amministrazione, azionisti, ecc.), ai quali devono adeguarsi tutti i collaboratori dell’Ente e più in generale tutti i soggetti che agiscono per conto dello stesso.

Si possono identificare alcuni elementi che devono costituire i contenuti minimi del Codice etico in relazione ai reati ex D.Lgs. n. 231/2001:

• Legalità - implica da un lato il rispetto della normativa vigente in tutti i Paesi in cui l’Ente opera da parte dei dipendenti e di tutti i soggetti che intrattengono relazioni con esso, dall’altro l’impegno dell’Ente stesso a sensibilizzare, informare e formare adeguatamente tutti i soggetti interessati;

• Trasparenza,correttezzaetracciabilitàdelleazioni/operazioni - tutte le azioni e le operazioni poste in essere dall’Ente devono essere legittime, correttamente autorizzate, registrate e documentate, al fine di garantire la verificabilità e la tracciabilità del processo di decisione, autorizzazione e svolgimento delle stesse;

• Rapporticongliinterlocutori - il Codice etico deve contenere i principi base di comportamento nei confronti degli interlocutori interni ed esterni dell’Ente, vietando espressamente tutti quei comportamenti che potrebbero configurare tali ipotesi di illeciti (quali ad es. l’offerta di denaro o di doni a dirigenti, funzionari o dipendenti della Pubblica Amministrazione, o l’accettazione degli stessi da parte dei dipendenti dell’Ente).

A fronte dell’insieme di prescrizioni contenute nel documento, il Codice etico contiene in genere una sezione dedicata al sistema di sanzioni adottabili in caso di violazione delle norme in esso contenute ed una sezione relativa alle forme e alle modalità di divulgazione del Codice stesso, diversamente articolate a seconda dei soggetti destinatari e compatibili con la legislazione e con la contrattualistica in vigore. La previsione di un adeguato sistema disciplinare per la violazione delle norme del Codice etico e in generale di un “sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello” è oggetto di specifica previsione normativa all’interno del D.Lgs. n. 231/2001 e costituisce condizione imprescindibile ai fini dell’efficace attuazione del Modello stesso.

2.2 - L’organizzazione e le procedure aziendali

Ai fini della costruzione del Modello, la struttura organizzativa aziendale deve articolarsi in un sistema sufficientemente formalizzato e chiaro in termini di attribuzione di ruoli e di responsabilità, di linee di dipendenza gerarchica e di descrizione dei compiti. L’organizzazione aziendale deve essere improntata in modo tale da assicurare il rispetto di una serie di principi di controllo, mirati ad assicurare l’efficacia del sistema di controllo preventivo e a garantire così la capacità del Modello di contrastare i rischi identificati:

- il principio della documentabilità delle operazioni, volto a dare evidenza documentale delle modalità di autorizzazione, esecuzione, registrazione e verifica di ogni operazione aziendale e i rispettivi soggetti coinvolti;

CAPITOLO II - I Modelli Organizzativi

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- il principio di separazione delle funzioni, finalizzato ad evitare che un singolo processo/attività possa essere gestito in autonomia da un solo soggetto all’interno dell’Azienda;

- il principio di documentazione dei controlli, in base al quale deve essere garantita adeguata evidenza documentale dell’effettuazione di tutti i controlli presenti nel sistema, inclusi quelli di supervisione.

Con riferimento agli ambiti della gestione ambientale, l’assetto organizzativo aziendale deve prevedere compiti e responsabilità definiti ed attribuiti in coerenza con la struttura organizzativa complessiva dell’Azienda. La definizione chiara e formalizzata dei compiti e delle responsabilità che devono essere sistematicamente documentati. Per ogni area di attività/processo avente un’esposizione diretta o indiretta verso il D.Lgs. n. 231/2001 devono essere predisposti (o adeguati) specifici protocolli di controllo (sotto forma di procedure, regole, disposizioni, comunicazioni) diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’Azienda in relazione ai reati da prevenire. Particolare attenzione va dedicata alle modalità di gestione dei flussi finanziari, in cui il controllo procedurale si può avvalere di strumenti consolidati nella pratica amministrativa aziendale (quali abbinamento firme, riconciliazioni frequenti, ecc.). Altrettanta attenzione va posta nella definizione delle modalità di gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, prevedendo una procedura che identifichi chiaramente le responsabilità e le modalità operative per richieste di autorizzazioni/notifiche, di esportazione/iscrizioni e di un sistema di controlli che assicuri il rispetto di tale procedura.I protocolli di controllo hanno lo scopo di monitorare continuativamente la gestione operativa dell’Azienda e di fornire tempestiva segnalazione dell’esistenza e/o dell’insorgere di situazioni di potenziale criticità, anche attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori relativi alle diverse tipologie di rischio rilevato.Esempi di protocolli di controllo possono essere:

• programmi di controllo sui processi di mappatura delle aree di rischio e dei segnali premonitori di potenziali irregolarità;• programmi di revisione operativa interna o esterna: - su segnalazione o su segnali premonitori; - sulle aree/processi a rischio; - di “compliance” al Modello organizzativo.• programmi per la gestione ed il controllo delle variazioni del ciclo produttivo che siano trasversali sia

alla gestione ambientale (nuovi scarichi, nuovi rifiuti, nuove emissioni), sia alla gestione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (aggiornamento della valutazione dei rischi in caso di ricezione di nuovi rifiuti/utilizzo di nuove sostanze chimiche, reagenti, ecc.).

La gestione operativa in relazione al controllo dei rischi per la commissione di reati contro l’ambiente deve integrarsi nel sistema di protocolli e nella gestione complessiva aziendale. L’identificazione dei pericoli presenti in aree/processi e la valutazione dei rischi associati, effettuate nelle fasi precedenti, costituiscono il punto di partenza per la definizione delle procedure e delle modalità per la regolazione della gestione operativa in sicurezza delle attività aziendali.

Particolare attenzione in questo ambito rivestono l’acquisizione di beni e servizi da parte dell’Azienda e la comunicazione delle opportune informazioni a fornitori ed appaltatori;

- la manutenzione normale e straordinaria degli impianti e dei mezzi; - la qualificazione e la selezione di fornitori ed appaltatori;

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- la gestione delle emergenze; - la gestione delle difformità rispetto agli obiettivi stabiliti e alle regole del sistema di controllo; - l’organizzazione del lavoro e delle postazioni di lavoro; - l’assunzione e la qualificazione del personale.

2.3 - Informazione e Formazione del personale

L’informazione e la formazione rappresentano un aspetto di fondamentale importanza. La finalità preventiva del Modello organizzativo del D.Lgs. n. 231/2001 trova piena espressione nell’esigenza di assicurare la formazione di tutte le componenti aziendali che devono concorrere all’efficace attuazione dello stesso. L’Azienda deve quindi sviluppare un adeguato programma di formazione, diversificato - per frequenza e contenuti - in funzione dei destinatari (soggetti apicali, soggetti sottoposti, membri dell’Organismo di Vigilanza) e dei differenti livelli di responsabilità e di rischio propri delle attività di ciascuno. La formazione deve illustrare le ragioni di opportunità e quelle giuridiche alla base dell’adozione del Modello ed avere ad oggetto tutte le sue componenti (Codice etico, struttura, organizzazione e funzionamento aziendale, protocolli di controllo, Organismo di Vigilanza, sistema disciplinare). In relazione alla gestione ambientale, l’attività può interessare un elevato numero di lavoratori, che devono ricevere una formazione sufficiente ed adeguata con riferimento in particolare ai pericoli per l’ambiente connessi con il proprio posto di lavoro e le proprie mansioni. La formazione deve essere effettuata in occasione dell’assunzione, del trasferimento o del cambiamento di mansioni del lavoratore, ovvero ogniqualvolta vengano introdotte in Azienda nuove attrezzature, tecnologie, sostanze e/o preparati pericolosi.

Al fine di assicurare l’effettività del Modello, l’Azienda deve prevedere controlli sulla frequenza e sulla qualità dei contenuti del programma di formazione e valutazioni sulla loro efficacia, e provvedono anche a registrare e produrre un’adeguata evidenza documentale dello svolgimento del programma stesso.

La comunicazione è un’ulteriore importante requisito ai fini dell’efficacia del Modello e, come per la formazione, deve riguardare tutte le sue componenti. La comunicazione deve essere capillare,efficace,autorevole - ovvero emessa da un livello adeguato - chiara,dettagliataeperiodicamenteripetuta. All’interno dell’Azienda, l’informazione e la comunicazione in relazione all’adozione del Modello, alle sue finalità e al suo funzionamento devono mirare a favorire il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, promuovendone la consapevolezza e l’impegno al rispetto dello stesso.

Altrettanto importante è la comunicazione esterna da parte dell’Azienda dell’avvenuta adozione del Modello ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001, rivolta in particolare a tutti quegli interlocutori coinvolti nelle aree di attività e nei processi identificati come sensibili ai fini della commissione dei reati (ad es. fornitori critici). è necessario, dunque, adottare strumenti e modalità di comunicazione specificamente rivolti a tali interlocutori, con l’obiettivo di informarli sul Modello e su tutte le sue componenti, ovvero di coinvolgerli nell’impegno al rispetto del Modello stesso (ad es. attraverso l’introduzione di specifiche clausole all’interno dei contratti). Ai fini dell’evidenza documentale è importante altresì che l’Ente preveda meccanismi atti a garantire un’informativa di ritorno sull’avvenuta conoscenza e accettazione da parte dei soggetti esterni del Modello.

CAPITOLO II - I Modelli Organizzativi

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2.4 - Il sistema di controllo e l’Organismo di Vigilanza

La gestione operativa del sistema deve essere oggetto di una periodica attività di controllo e monitoraggio, mirata a verificare la funzionalità e l’efficienza del sistema e il permanere della sua validità nel tempo. L’impostazione di un piano di monitoraggio deve svilupparsi attraverso: - la pianificazione e la programmazione temporale delle attività; - l’attribuzione di compiti e le responsabilità esecutive; - la descrizione delle metodologie da seguire; - le modalità di segnalazione delle eventuali situazioni difformi.. Nel loro complesso le attività sopra descritte costituiscono un primo livello di monitoraggio sul funzionamento del Modello: queste vengono svolte generalmente dalle risorse interne dell’Azienda, sia in termini di autocontrollo da parte del singolo lavoratore nello svolgimento del proprio lavoro, sia in termini di verifica della applicazione delle misure di natura organizzativa e procedurale previste da parte di soggetti identificati in sede di attribuzione delle responsabilità. A tale attività di verifica va ad aggiungersi un secondo livello di monitoraggio sulla funzionalità del sistema adottato. Ulteriore livello di monitoraggio per le Organizzazioni più strutturate e di dimensioni medio-grandi è effettuato dall’Internal audit che fornisce assurance, ovvero valutazioni indipendenti sul disegno e sul funzionamento del complessivo sistema di controllo interno, accompagnato da piani di miglioramento definiti in accordo con il management (Cfr. Linee Guida di Confindustria cap. II par. 3).Come accennato, l’Azienda può beneficiare del meccanismo esimente della responsabilità qualora l’organo dirigente, oltre ad aver adottato il Modello conformemente agli elementi sopra esposti, abbia “affidato il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del Modello e di curarne l’aggiornamento ad un organismo dell’Ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo”. La normativa non contiene riferimenti in merito alla composizione dell’Organismo di Vigilanza, che può dunque essere sia mono che plurisoggettiva. Pur in assenza di tali indicazioni esplicite, l’individuazione di tale Organismo all’interno dell’Azienda non può però prescindere dalle finalità alla base dell’impianto normativo del D.Lgs. n. 231/2001; deve quindi essere tale da assicurare anzitutto l’effettivitàdeicontrolli, in relazione alla dimensione ed alla complessità organizzativa dell’Ente. L’unica previsione specifica della disciplina riguarda la possibilità che, negli Enti di piccole dimensioni, il ruolo e i compiti propri dell’Organismo di Vigilanza vengano assolti dall’organo dirigente. Tale impostazione riflette la posizione espressa dalla giurisprudenza, che ha ribadito l’esigenza di definire la composizione dell’ODV anche in relazione alle dimensioni aziendali. Pertanto, mentre negli Enti di piccole dimensioni (che non si avvalgano della facoltà sopracitata) una composizione monocratica dell’Organismo può ritenersi conforme ai requisiti del D.Lgs. n. 231/2001, in quelli di medie e grandi dimensioni appare preferibile una composizione di tipo collegiale.

Le principali attività che l’Organismo di Vigilanza è chiamato ad assolvere possono sintetizzarsi nei seguenti compiti: - vigilanza sull’osservanza e sull’effettività del Modello; - raccolta e accertamento di tutte le informazioni necessarie in merito ad eventuali condotte illecite e proposizione delle conseguenti sanzioni; - disamina in merito all’adeguatezza del Modello, ovvero alla sua effettiva capacità di prevenire le violazioni rispetto al Modello stesso; - analisi circa il mantenimento nel tempo dei requisiti del Modello; - cura del necessario aggiornamento del Modello, attraverso proposte di adeguamento dello

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stesso agli organi e alle funzioni aziendali responsabili dell’accoglimento e dell’attuazione e verifica dell’effettivo recepimento delle soluzioni proposte.

Le attività descritte presuppongono competenze, tecniche, strumenti specifici ed una elevata continuità di azione. L’insieme di tali attività configura quello che, a completamento di quanto espresso nella sezione dedicata alla gestione e al controllo operativo, è possibile definire come monitoraggio di secondo livello del sistema, in quanto deve vigilare anche sulle decisioni adottate dall’organo dirigente, sull’assegnazione delle risorse e sull’applicazione delle procedure di controllo dell’Ente.In relazione alla possibile identificazione dell’Organismo di Vigilanza con altri organi e strutture dell’Ente (Consiglio di Amministrazione, Collegio sindacale, strutture aziendali di controllo preesistenti), va osservato che la Relazione di accompagnamento al D.Lgs. n. 231/2001 si riferisce all’ODV quale “struttura che deve essere costituita al suo (dell’Ente) interno”, portando così ad escludere il riferimento al Consiglio di Amministrazione. In materia, ulteriori approfondimenti sono riportati nelle Linee Guida di Confindustria (cap. IV, par. 2).

Le principali caratteristiche dell’ODV sono:• Autonomiae indipendenza - i requisiti di autonomia e di indipendenza dell’ODV si riferiscono alla

funzionalità dell’Organismo e allo svolgimento dei compiti attribuitigli dalla normativa. Si richiede quindi anzitutto l’autonomia dell’iniziativa di controllo da qualsiasi forma di interferenza e/o di condizionamento da parte di qualunque soggetto dell’Ente, e in particolare dell’organo dirigente. è essenziale inoltre che all’ODV non siano attribuiti compiti operativi all’interno dell’Azienda, che potrebbero minarne l’obiettività in sede di verifica del Modello. Nel caso di organismi composti da soggetti sia esterni sia interni all’Ente, poiché questi ultimi, come tali, non sono totalmente indipendenti da esso, hanno un grado di indipendenza dall’Ente che dovrà essere valutato nella sua globalità.

• Professionalità - il requisito della professionalità attiene il complesso delle conoscenze, delle competenze e degli strumenti che l’ODV deve possedere per svolgere efficacemente i suoi compiti, ricomprendendo metodologie e tecniche specifiche proprie sia dell’attività ispettiva che dell’attività di analisi dei sistemi di controllo, oltreché competenze giuridiche e in particolare penalistiche. Per l’acquisizione di tali conoscenze e strumenti, l’ODV può e deve avvalersi di tutte le risorse aziendali competenti nei diversi ambiti, ovvero può decidere di avvalersi di risorse esterne all’Ente.

• Continuitàdiazione - La continuità di azione dell’ODV si pone come requisito necessario al fine di poter garantire il corretto svolgimento dei suoi compiti e, quindi dell’idoneità e dell’efficacia del Modello. Per le aziende di medie e grandi dimensioni ciò comporta la previsione dell’ODV in termini di struttura dedicata a tempo pieno all’attività di vigilanza del Modello.

L’art. 6 del D.Lgs. n. 231/2001 prevede “obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza del Modello”. Tale previsione legislativa mira a facilitare lo svolgimento dei compiti di vigilanza propri dell’ODV, ovvero di verifica a posteriori da parte dell’Organismo delle cause che hanno reso possibile il verificarsi di un reato. In quest’ottica è importante che l’Organismo fruisca di un efficiente sistema di reporting, che garantisca un’informazione costante in merito alle risultanze periodiche delle attività di controllo e alle anomalie ed atipicità riscontrate. Il Modello, inoltre, deve prevedere il dovere, per ciascun dipendente, di dare all’Organismo tutte le informazioni che esso richieda nell’esercizio delle sue funzioni, con particolare riferimento alla commissione di reati o comunque a comportamenti non in linea con le regole di condotta adottate dall’Ente. Allo stesso tempo è fondamentale il riconoscimento, a tutto il personale dell’Ente e ai suoi collaboratori, della piena libertà di rivolgersi direttamente all’Organismo per segnalare violazioni del Modello, ovvero altre eventuali irregolarità in forma anonima e senza ritorsioni.

CAPITOLO II - I Modelli Organizzativi

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CAPITOLO IIICriteri di analisi dei processi

di un’Azienda che effettua la gestionedei rifiuti, rilevanti ai fini

del D.Lgs. 231/2001

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Introduzione

L’identificazione dei rischi e dei controlli/protocolli per la prevenzione degli illeciti ambientali relativi al D.Lgs. n. 231/2001 (art. 25 undecies del decreto) e l’adeguamento del Modello di organizzazione e gestione possono avvenire coerentemente con le “Linee guida per la costruzione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231” di Confindustria (di seguito “L.G. Confindustria”).Le modalità descritte in tale documento sono applicabili anche a questa tipologia di reati.Nel presente capitolo, coerentemente con le L.G. Confindustria, verranno fornite indicazioni specifiche ed esempi di applicazione per l’adeguamento del Modello di organizzazione e gestione agli illeciti ambientali nelle società che gestiscono servizi ambientali.

In particolare le fasi principali in cui deve articolarsi l’attività di individuazione dei rischi e protocolli (cfr. art. 6, co. 2, del D.Lgs. n. 231/2001) sono:

• l’identificazione dei rischi, ovvero l’analisi ed identificazione dei processi sensibili (cap 3.1);• la progettazione del sistema di controllo, ovvero la definizione dei controlli e dell’action plan (cap 3.2).

3.1 - Analisi ed identificazione dei processi sensibili

L’art. 6, co. 2, lett. a del decreto indica, come uno degli elementi essenziali dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo previsti dal decreto, l’individuazione delle cosiddette attività “sensibili”, ossia di quelle attività aziendali nel cui ambito potrebbe presentarsi il rischio di commissione di uno dei reati espressamente previsti dallo stesso decreto.

Mentre per quanto riguarda le società che operano in business diversi da quelli ambientali l’identificazione puntuale delle attività sensibili per i reati ambientali potrebbe risultare difficoltosa o non opportuna, per le società in oggetto a questo documento può risultare una semplificazione per i successivi passaggi.Infatti le attività di gestione rifiuti e monitoraggio dell’impatto ambientale costituiscono, generalmente, l’oggetto centrale del business per le società di servizi ambientali.

è necessario quindi individuare, con riferimento al rischio di commissione dei reati di cui all’art. 25 undecies del decreto, le ”attività sensibili”, tra quelle svolte dall’Azienda (di seguito “processi sensibili”), sia tra i processi di supporto (ad es. Formazione), sia tra quelli di Business (ad es. Esercizio Impianti, Trasporto, ecc.).L’attività di individuazione dei processi sensibili può avvenire secondo quanto indicato dalle L.G. Confindustria.questa valutazione può essere effettuata, coerentemente con quanto indicato nelle L.G. Confindustria, sia con il supporto di un organismo aziendale dedicato, sia come autovalutazione del management.Le aree di business che possono essere identificate sono:

- trattamento rifiuti (incluse attività commerciale e organizzazione dei trasporti);- intermediazione;- trasporto;- bonifiche.

CAPITOLO III - Criteri di analisi dei processi di un’Azienda che effettua la gestione dei rifiuti, rilevanti ai fini del D.Lgs. 231/2001

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Riportiamo come esempio un elenco di processi “di business sensibili” per l’area trattamento rifiuti (in neretto sono riportati i processi di Business preliminarmente considerati sensibili):

Di seguito inoltre alcuni processi “di supporto” potenzialmente sensibili, validi per tutte le aree di business:

Area di Business

Macro-processo Processo

Trat

tam

ento

rifi

uti (

smal

timen

to e

rec

uper

o)

Gestione clienti Fatturazione

Gestione informazioni e reclami

Pianificazione dei conferimenti/trasporti

Supporto post vendita

Gestione impianti Gestione flussi in ingresso

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti

Gestione flussi in uscita

Manutenzione Impianti

Monitoraggi ambientali (suolo, acque, aria)

Pronto intervento e gestione dell’emergenza

Commerciale Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Macro-processo Processo

Approvvigionamenti Acquisti

Gestione fornitori (qualifica, …)

Ambiente e Sicurezza Audit Ambiente e Sicurezza

Personale Addestramento e Formazione

Servizi generalie gestione immobiliare

Gestione immobiliare

Servizi generali

Proc

essi

di s

uppo

rto

Per ciascun processo sensibile è necessario identificare i responsabili del processo, risorse con una conoscenza approfondita di tali processi/attività e dei meccanismi di controllo attualmente in essere (Process Owner), in grado di fornire il supporto operativo necessario a dettagliare le attività / processi sensibili identificati e i relativi meccanismi di controllo.

31CAPITOLO III - Criteri di analisi dei processi di un’Azienda che effettua la gestione dei rifiuti, rilevanti ai fini del D.Lgs. 231/2001

è opportuno successivamente condurre un’analisi dettagliata per i processi considerati preliminarmente sensibili dell’attività e della fattispecie di reato, per verificare se durante l’esecuzione dei processi sensibili possono verificarsi reati e quali si riscontrino.

quindi per ciascuno di questi processi aziendali è necessario indicare se qualcuno dei reati dell’art. 25 undecies del decreto sia applicabile. questo tipo di analisi conduce ad un output che è possibile sintetizzare con una matrice che riporta in riga e colonna rispettivamente i processi sensibili e le fattispecie di reato. Negli allegati sono riportati i possibili output dell’analisi riferita rispettivamente alle attività di intermediazione senza detenzione, di logistica/trasporto e di gestione impianto.

Per quanto concerne le attività di bonifica di siti inquinati va rimarcato che, oltre alla macro voce “gestione commessa”, l’attività specifica va analizzata di volta in volta ai fini della identificazione dei processi sensibili.

L’attività di bonifica si presenta sempre in modo peculiare. Già a livello di progettazione dell’intervento di bonifica si potrebbe incorrere in qualche problematica inerente ai reati ambientali: si pensi alle attività preliminari e all’elaborazione del progetto che prevedono caratterizzazioni da eseguire in campo e che possono consistere sia in carotaggi, sia in prove di emungimento, sia in realizzazione di trincee, laddove la disomogeneità dell’inquinamento lasci pensare che il solo carotaggio sia insufficiente ad evidenziare i livelli di contaminazione del suolo. Successivamente il procedimento di bonifica può prevedere, in funzione del Modello concettuale adottato, diverse modalità di intervento: messa in sicurezza di emergenza, messa in sicurezza permanente, bonifica della falda, asportazione degli strati contaminati e trattamenti on site.

è evidente che ognuno di questi approcci dovrà essere specificamente analizzato al fine di stabilire, in funzione delle tipologie di reato presupposto, i processi sensibili.Se dovessimo produrre una tabella, analoga a quella allegate, per una attività generica di bonifica, con tutta probabilità, non avremmo nessun incrocio privo di evidenza.

Nel capitolo successivo, a ciascuna di queste coppie reato/processo verranno associati uno o più controlli per prevenire la commissione dei reati.

3.2 - Definizione dei controlli e dell’action plan

Per ciascun processo dovranno essere indicati quali controlli sono necessari all’Azienda per prevenire il verificarsi degli illeciti che potenzialmente impattano su quel processo, come emersi dall’analisi del cap 3.1. In particolare è opportuno effettuare inizialmente un’analisi del sistema di controllo esistente (as-is) per ogni processo. questa analisi può essere svolta sulla base di documenti interni aziendali (ad es. procedure), oppure sulla base di interviste per far emergere prassi anche non formalizzate. In seguito è opportuno rilevare la differenza (aree di miglioramento) tra i controlli attualmente in essere ed i controlli ritenuti idonei a ridurre il rischio di commissione dei reati ad un livello accettabile secondo la definizione delle L.G. Confindustria e identificare azioni di miglioramento, che consentano di allineare l’attuale sistema di controllo interno (ad es. procedure, deleghe e/o procure) ai requisiti imposti dalla normativa.

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queste azioni di miglioramento daranno quindi origine a specifici piani di azione comprensivi di azione, responsabilità e scadenza, che contribuiranno a rafforzare il sistema di controllo interno. I piani di azione così definiti possono essere integrati negli “argomenti da migliorare” del Sistema di Gestione Ambientale, qualora ve ne sia uno all’interno dell’Azienda (vedi capitolo 4).

questo tipo di analisi conduce ad un output che è possibile sintetizzare con una matrice che riporta i processi sensibili, i controlli per ciascun processo, e gli owner dei controlli come quella riportata nella Tabella 2.

I controlli possono poi essere formalizzati:

• direttamente nel Modello di organizzazione e gestione o in un suo allegato;• nelle procedure operative aziendali (anche quelle relative al Sistema di Gestione Ambientale), opportunamente richiamate nel Modello. I controlli dovranno essere coerenti con i “principi” delle L.G. Confindustria (documentazione dei controlli, separazione di funzioni, tracciabilità) e potranno essere:

a) trasversali a tutti i processi/reati; b) specifici e applicabili solo a determinati processi/reati.

Nel seguito del capitolo vengono presentati alcuni esempi di controlli per i reati ambientali.

3.2.1 - Esempi di controlli trasversali a tutti i processi/reati

Controlli trasversali a tutti i processi/reati possono includere:

• politica: esistenza di una politica ambientale formalizzata che definisca il quadro di riferimento per stabilire e riesaminare gli obiettivi e i traguardi in materia ambientale;

• identificazione e valutazione degli aspetti ambientali: esistenza di una procedura aziendale che definisca ruoli, responsabilità e metodologie da adottarsi per l’identificazione, la valutazione e la tracciabilità degli aspetti ambientali delle proprie attività (valutazione dei rischi ambientali);

• obiettivi e traguardi: esistenza di obiettivi e traguardi di miglioramento delle prestazioni ambientali e programmazione formalizzata degli stessi. Sono stabilite, inoltre, modalità e responsabilità circa il controllo dello stato di avanzamento dei programmi e sono previste responsabilità in materia d’approvazione, effettuazione e rendicontazione delle spese in tema di ambiente;

• sistema di procure/ deleghe: esistenza di un sistema formalizzato di deleghe di funzioni in materia ambientale;

• ruoli e Responsabilità: esistenza di documentazione che definisca ruoli e responsabilità sul Sistema di Gestione Ambientale e sulla gestione delle tematiche ambientali;

• documentazione: esistenza, nelle procedure aziendali, di specifici riferimenti che disciplinino ruoli, responsabilità e modalità relative alla gestione, all’archiviazione e al controllo della documentazione rilevante in materia ambientale.

33CAPITOLO III - Criteri di analisi dei processi di un’Azienda che effettua la gestione dei rifiuti, rilevanti ai fini del D.Lgs. 231/2001

In particolare dovranno essere esplicitate le modalità di gestione degli atti autorizzativi, delle comunicazioni da/per gli Enti di controllo e delle registrazioni obbligatorie:

• reporting: esistenza, nelle procedure aziendali di specifici riferimenti che disciplinino ruoli, responsabilità e modalità operative delle attività di reporting verso l’Organismo di Vigilanza. Tale reporting deve garantire la tracciabilità e la disponibilità dei dati relativi alle attività inerenti al Sistema di Gestione Ambientale (ad es. scostamenti tra i risultati ottenuti e gli obiettivi programmati, risultati degli audit, ecc.) e modifiche che possano comportare la necessità di aggiornare il Modello;

• riesame - esistenza di una procedura aziendale che definisca ruoli, responsabilità e modalità di conduzione del processo di riesame effettuato dall’Alta Direzione aziendale in relazione alla gestione delle tematiche ambientali da parte dell’Azienda.

I controlli precedentemente illustrati possono essere integrati da attività e documenti definiti nel Sistema di Gestione Ambientale (vedi capitolo 4).

3.2.2 - Esempi di controlli specifici sul processo

Altri controlli invece devono essere disegnati per il presidio di uno specifico processo aziendale e atti a prevenire uno o più illeciti.

Tali controlli generalmente sono riconducibili alle seguenti macro-categorie:

- controlli informatici;- controlli manuali;- esistenza di procedure che attribuiscano ruoli e responsabilità nello svolgimento del processo.

Controlli specifici processo: Esercizio Impianti Procedure informatiche - esistenza di sistemi informativi dotati di opportuni controlli (ad es. sulle autorizzazioni previste dalla normativa) per l’esercizio degli impianti di trattamento /recupero/ smaltimento dei rifiuti e la tracciabilità di tutte le attività relative:

• Procedura interna - Esistenza di una procedura aziendale che disciplini le attività di trattamento/recupero/smaltimento dei rifiuti, affinché le stesse siano svolte in conformità ai requisiti normativi e autorizzativi vigenti.

• Procedura interna - Gestione (Stoccaggio/movimentazione/uso) di sostanze chimiche e carburanti che potrebbe comportare la contaminazione di suolo, sottosuolo e acque superficiali o sotterranee - Esistenza di una procedura aziendale che definisca ruoli, responsabilità e modalità operative per l’identificazione e la gestione di tutte le attività svolte dall’organizzazione che possano comportare l’accadimento di un evento potenzialmente contaminante del suolo, sottosuolo e delle acque sotterranee e superficiali affinché sia prevenuto o comunque ridotto il rischio di accadimento di tali eventi.

• Controllo manuale - Controlli manuali a campione, in riferimento alle sostanze lesive per l’ozono, sulla corretta esecuzione di:

- censimento di tutti gli impianti/macchinari/attrezzature/dispositivi potenzialmente contenenti sostanze lesive dell’ozono (ad es. impianti di condizionamento e refrigerazione, pompe di

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calore, sistemi antincendio); - aggiornamento periodico del censimento dei suddetti asset; - esistenza e rispetto di piani di manutenzione programmata (ad es. verifica delle fughe di gas)

dei suddetti asset nel rispetto della normativa vigente (verifiche semestrali/annuali in funzione dei quantitativi di gas contenuti, utilizzo di strumenti di gas leak detection conformi ai requisiti).

Controlli specifici processo: Manutenzione Impianti

• Procedura interna - Realizzazione di nuove opere/manutenzioni straordinarie in prossimità di aree naturali - Esistenza di una procedura aziendale che disciplini la realizzazione di nuove opere in prossimità di aree naturali al fine di garantire la tutela delle specie vegetali e animali selvatiche protette eventualmente presenti e degli habitat protetti. In particolare tale procedura aziendale definisce ruoli, responsabilità e modalità operative.

Controllo Processo: Gestione flussi in Uscita

• Procedure informatiche - esistenza di sistemi informativi dotati di opportuni controlli sulla predisposizione della documentazione amministrativa sui rifiuti, la tracciabilità di tutte le attività relative alla gestione dei rifiuti, la verifica iniziale e periodica del possesso delle iscrizioni/comunicazioni/autorizzazioni previste dalla normativa per la gestione dei rifiuti da parte dei soggetti terzi a cui vengono conferiti i rifiuti prodotti (inclusa la verifica delle targhe dei mezzi).

• Procedura interna - esistenza di una procedura aziendale che disciplini le attività di gestione dei rifiuti prodotti dall’organizzazione affinché le stesse siano svolte in conformità ai requisiti normativi e autorizzativi vigenti.

Controlli specifici processo: Monitoraggi Ambientali

• Procedura interna - Gestione degli impianti che generano emissioni in atmosfera, adempimenti autorizzativi e monitoraggio delle emissioni, esistenza di una procedura aziendale che disciplini la gestione degli impianti e delle attività che generano emissioni in atmosfera al fine di garantire il rispetto dei limiti di emissione applicabili.

• Controllo manuale - esecuzione di controlli, relativamente alle emissioni, per: - verifica periodica delle prescrizioni previste dagli atti autorizzativi applicabili, con particolare

riguardo a periodicità e modalità del monitoraggio delle emissioni e verifica periodica del rispetto delle prescrizioni stesse;

- verifica dei risultati del monitoraggio delle emissioni in atmosfera, confronto con i limiti di emissione applicabili e archiviazione della documentazione interna dei risultati;

- verifiche puntuali su eventuali reclami da parte del vicinato in relazione alla qualità dell’aria; - verifica periodica della taratura e manutenzione degli strumenti di misura.• Procedura interna - Gestione degli impianti che generano acque reflue, adempimenti autorizzativi

e monitoraggio degli scarichi (Std 10e): esistenza di una procedura aziendale che disciplini la gestione degli impianti e delle attività che generano acque reflue al fine di garantire che lo scarico delle acque avvenga in conformità ai requisiti normativi e autorizzativi applicabili.

• Controllo manuale: - verifica periodica delle scadenze delle autorizzazioni allo scarico;

35CAPITOLO III - Criteri di analisi dei processi di un’Azienda che effettua la gestione dei rifiuti, rilevanti ai fini del D.Lgs. 231/2001

- verifica periodica delle prescrizioni previste dagli atti autorizzativi applicabili, con particolare riguardo a periodicità e modalità del monitoraggio della qualità delle acque industriali scaricate (sostanze pericolose) e verifica periodica del rispetto delle prescrizioni stesse;

- verifica dei risultati del monitoraggio delle acque reflue scaricate (sostanze pericolose), confronto con i limiti applicabili, archiviazione della documentazione e comunicazione interna dei risultati;

- verifica della taratura e manutenzione degli strumenti di misura.

3.3 - Opzioni alternative di implementazione

Le indicazioni e l’approccio descritti nei paragrafi precedenti (opzione “base”) possono essere semplificati o arricchiti in funzione della tipologia di azienda (ad es. dimensioni, complessità) e del livello di maturità del sistema di controllo interno. Di seguito sono riportati alcuni esempi di opzione semplificata ed evoluta.

Identificazione e analisi dei processi sensibili (par. 3.1)

Opzione semplificata: l’approccio proposto prevede di indicare l’applicabilità di ogni reato ad ogni processo di business. Alternativamente è possibile indicare l’applicabilità di ogni reato all’intera società, senza specificare il processo in cui si può verificare.

Esempio:

Opzione base -> Il reato c.1 lett a) si applica/non si applica al processo Esercizio Impianti, Monitoraggi ambientali, ecc, nella società.Opzione semplificata -> Il reato c.1 lett a) si applica/non si applica alla società.

Opzione evoluta: oltre ad indicare l’applicabilità dei reati per ogni specifico processo è possibile indicare un livello di rischio per ciascuna coppia reato/processo, utilizzando una metodologia di valutazione che porti ad una classificazione (ad es. Alto, Medio, Basso) in base alla probabilità di accadimento (anche con riferimento a consuntivi storici disponibili) ed entità del danno potenziale (ad es. rilevanza della sanzione e/o dell’azione amministrativa nei confronti della società).

Definizione dei controlli e dell’action plan (par. 3.1)

Opzione evoluta: in coerenza con quanto previsto dal codice di autodisciplina delle società quotate è possibile indicare nel Modello, a quale/i strutture organizzative è assegnata la responsabilità di effettuare il monitoraggio di 2° livello (come definito dalle Linee Guida di Confindustria).

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CAPITOLO IVI Sistemi di Gestione Ambientale

ISO 14001 ed EMAS

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Introduzione

Con l’estensione del D.Lgs. n. 231/2001 ai reati ambientali, i Sistemi di Gestione Ambientale conformi allo Standard internazionale ISO 14001 o al Regolamento comunitario 1221/2009-EMAS possono certamente rappresentare degli utili strumenti per le imprese. Attraverso l’efficace attuazione di un Sistema di Gestione Ambientale secondo i requisiti della ISO 14001 l’impresa, mantenendo l’efficienza dei processi produttivi e preservando il valore aziendale, è in grado di tenere sotto controllo i rischi ambientali, in ottemperanza alla legge e di pianificare ed attuare in modo coerente politiche orientate alla sostenibilità, con benefici diffusi in termini di coinvolgimento del personale, di miglioramento dei rapporti con terze parti interessate, di risparmio di risorse e riduzione dei costi.

La norma UNI EN ISO 14001 è uno standard volontario riconosciuto e condiviso a livello internazionale, che prevede i requisiti per l’attuazione e la verifica di un Sistema di Gestione Ambientale applicabile da organizzazioni di tutte le dimensioni e settori merceologici; allineata nei principi e nei contenuti ad altre norme volontarie a larghissima diffusione internazionale quali la ISO 9001, relativa ai sistemi di gestione della qualità, e alla BS OHSAS 18001 per quelli di gestione della salute e sicurezza, e pertanto particolarmente indicata per l’attuazione di sistemi aziendali integrati (sicurezza, qualità, ambiente).La norma ISO 14001, analogamente a quelle sopra citate, prevede un percorso articolato in quattro fasi: pianificazione, attuazione dei processi identificati e degli obiettivi; monitoraggio e misurazione dei processi e delle prestazioni in materia ambientale; riesame periodico da parte della direzione aziendale dello stato di attuazione del sistema al fine di prendere le decisioni necessarie ad assicurare il miglioramento continuo.La conformità allo standard ISO 14001 può essere certificata da un organismo di parte terza indipendente e accreditato attraverso un sistema riconosciuto a livello internazionale. Per ottenere la Registrazione EMAS l’Azienda, in aggiunta ai requisiti dello standard ISO 14001, deve elaborare una Dichiarazione Ambientale, specificando i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi ambientali prefissati ed indicando in che modo prevede di migliorare in continuazione le proprie prestazioni in campo ambientale. La Dichiarazione Ambientale dovrà essere sottoposta alla verifica ed alla convalida da parte di un ente terzo indipendente e specificatamente accreditato.

L’andamento delle certificazioni ISO 14001 in Italia ha registrato un incremento nel corso degli ultimi anni dopo un triennio sostanzialmente stabile. è ragionevole ritenere che il recepimento dei reati ambientali nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 abbia indotto diverse aziende a dotarsi di un Sistema di Gestione Ambientale certificato.

Di seguito sono riportate alcune indicazioni di carattere pratico-applicativo per l’integrazione dei Modelli organizzativi di gestione e controllo già esistenti o in corso di implementazione, attraverso il riferimento alle best practice più diffuse attualmente a disposizione: i sistemi di gestione ambientale (SGA) conformi allo standard ISO 14001 o al regolamento europeo n. 1221/2009 (EMAS).I Modelli organizzativi per la prevenzione dei reati ambientali e i sistemi di gestione volontari conformi agli standard ISO 14001/EMAS hanno natura, caratteristiche e finalità diverse, tali da escludere che possano essere acriticamente sovrapposti. è possibile, tuttavia, individuare alcuni elementi comuni;

CAPITOLO IV - I Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS

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entrambi, infatti, presuppongono una politica aziendale finalizzata al rispetto degli obblighi normativi applicabili (e, quindi, alla prevenzione dei reati) e richiedono:

• un assetto organizzativo e risorse adeguati a questo scopo;• modalità operative ben definite e condotte in modo controllato;• una verifica e un riesame sulla loro efficacia e adeguatezza rispetto agli obiettivi prefissati.

Vi sono criteri e requisiti previsti dalle norme volontarie ambientali che possono essere efficacemente applicati, con i dovuti adattamenti, nella realizzazione (o nell’integrazione) di un Modello organizzativo e che forniscono indicazioni di tipo operativo particolarmente utili alla luce degli scarni riferimenti di legge disponibili (artt. 6 e 7, D.Lgs. n. 231/2001) e della peculiarità “tecnica” di questa tipologia di reati.

L’integrazione tra il Modello organizzativo per la prevenzione dei reati ambientali e il Sistema di Gestione Ambientale ISO 14001/EMAS richiede un’analisi comparativa preliminare tra i due strumenti, allo scopo di individuare quali concrete soluzioni operative possano applicarsi ai fini dell’esimente della responsabilità amministrativa ex D.Lgs. n. 231/2001.

Ai fini di questa analisi è importante sottolineare infine che il “campo di applicazione” della responsabilità amministrativa dell’art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001, non si estende a tutti gli aspetti ambientali che possono interessare l’organizzazione, ma solo a quelli previsti in modo specifico dalla norma di legge.

Ad esempio:

1) scarichi di acque reflue industriali (contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 alla parte III, D.Lgs. n. 152/2006 - art. 137, commi 2 e 3);

2) raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti (art. 256, co. 1);

3) inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio (art. 257, co. 1 e 2);

4) emissioni in atmosfera, con violazione dei valori limite o delle prescrizioni stabilite dall’autorizzazione, dagli Allegati I, II, III o V alla Parte V, D.Lgs. n. 152/2006, dai piani e dai programmi o dalla normativa di cui all’articolo 271 o delle prescrizioni altrimenti imposte dall’autorità competente, con superamento anche dei valori limite di qualità dell’aria previsti dalla vigente normativa (art. 279, co. 5).

39CAPITOLO IV - I Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS

4.1 - Elementi del Sistema di Gestione Ambientale secondo i requisiti ISO 14001/EMAS che richiedono attenzione ai fini dell’integrazione con il Modello organizzativo

ll Sistema di Gestione Ambientale, conforme ai requisiti ISO 14001/EMAS, rappresenta la concreta attuazione della politica (ambientale), approvata e sottoscritta dal vertice aziendale. La politica:

• deve riportare espressamente l’impegno al miglioramento continuo, alla prevenzione dell’inquinamento e, particolarmente importante a questi fini, al rispetto delle prescrizioni di legge (e di altro tipo) applicabili alle attività aziendali;

• comprende, inoltre, il quadro di riferimento per gli obiettivi di miglioramento (cioè, deve esplicitare in quali ambiti l’organizzazione intenda intervenire).

Esempi applicativi: Politica aziendale e Codice Etico.Nella politica ambientale potrebbe essere opportuno riportare:

1) l’impegno «alla prevenzione dei reati ex art. undecies del D.Lgs. n. 231/2001»;2) una sintetica descrizione delle aree o attività ove siano stati individuati rischi di reati ex art. 25 undecies e degli impegni (di prevenzione) previsti al riguardo;3) l’impegno a diffondere e a far rispettare principi e azioni contenuti nella politica ambientale anche ai fornitori/appaltatori dell’organizzazione, “rilevanti” ai fini della commissione dei reati in oggetto.

- Analisi ambientale, conformità normativa, mappatura dei rischi e pianificazione

La pianificazione del Modello organizzativo e quella del Sistema di Gestione Ambientale condividono la medesima impostazione, pur con caratteristiche e finalità diverse. Per il Modello organizzativo occorre effettuare un’analisi preliminare delle aree, delle attività e dei processi aziendali nell’ambito dei quali potrebbero essere commessi i reati “presupposto” della responsabilità ex D.Lgs. n. 231/2001 (in questo caso, le fattispecie penali ambientali introdotte con il D.Lgs. n. 121/2011) e dei sistemi di prevenzione e di controllo applicati. Dalla combinazione di queste informazioni viene definita una “mappatura” dei rischi aziendali e vengono individuate le conseguenti priorità di intervento da considerare nell’adeguamento del Modello; secondo le norme ISO 14001/EMAS l’organizzazione deve identificare preliminarmente le prescrizioni legali (e di altro tipo) applicabili e gli aspetti ambientali connessi alle proprie attività, ai prodotti e ai servizi (ad es. emissioni in atmosfera, scarichi idrici, produzione di rifiuti, rilasci sul suolo, ecc.). A differenza di quanto accade per il Modello organizzativo, l’obiettivo non è quello di individuare rischi di commissione di reato, ma di identificare gli aspetti ambientali con impatti significativi e di stabilire gli interventi da attuare e la loro priorità (obiettivi di miglioramento, regole per il controllo, monitoraggio, ecc.).

Nell’ambito di questo processo, la non conformità rispetto a un requisito di legge applicabile determina una priorità rispetto alla quale l’organizzazione deve, comunque, attivarsi per l’adeguamento; la stessa organizzazione deve, inoltre, stabilire le misure necessarie ad assicurare il rispetto nel tempo di questi obblighi.

Tra questi requisiti di legge rientrano evidentemente (quando applicabili) anche quelli la cui inosservanza può determinare la responsabilità amministrativa dell’Ente, come previsto dall’art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001.

40

Esempi applicativi: Mappatura dei Rischi e Pianificazione

1) Potrebbe essere opportuno prevedere un criterio di valutazione che attribuisca, comunque, un certo livello di significatività agli aspetti ambientali che presentano anche rischi di commissione di reato ex art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001; in questo modo, si avrebbe la garanzia, sul piano formale e sostanziale, che il Sistema di Gestione Ambientale prenda in considerazione questi aspetti sin dalla fase di pianificazione.

2) Negli strumenti definiti per l’identificazione e l’aggiornamento della normativa ambientale applicabile all’organizzazione dovrebbero essere chiaramente identificate le prescrizioni di legge dalla cui inosservanza discende la responsabilità amministrativa ex D.Lgs. n. 231/2001.

3) Nei programmi ambientali dovrebbero essere evidenziati gli interventi destinati a prevenire o a risolvere le situazioni di rischio rilevanti anche ai fini dei reati ambientali, con l’indicazione delle risorse finanziarie effettivamente a disposizione (ad es., il potenziamento dell’impianto di trattamento reflui a seguito di una modifica che introduce sostanze pericolose nel ciclo produttivo).

4) Nei programmi ambientali dovrebbero essere riportati anche budget e piani finanziari connessi a eventuali funzioni delegate alla gestione ambientale, in modo che risulti chiaramente la coerenza tra le risorse assegnate e i compiti attribuiti *.

*In analogia a quanto previsto dall’art. 16, co. 3, D.Lgs. n. 81/2008, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, si potrebbe ritenere che il delegante possa dimostrare l’assolvimento dei propri compiti di vigilanza nei confronti del delegato ambientale attraverso il Modello organizzativo, efficacemente attuato e debitamente integrato all’interno del Sistema di Gestione Ambientale ISO 14001/EMAS.

- Attuazione e funzionamento

Si rileva un’impostazione analoga tra Modello organizzativo e sistemi di gestione ambientale ISO 14001/EMAS anche per quanto riguarda la loro attuazione e l’effettiva operatività degli interventi e degli strumenti definiti nella fase di pianificazione sopra descritta.

Entrambi presuppongono una struttura organizzativa ben definita, nell’ambito della quale siano chiaramente stabiliti e comunicati i ruoli e le responsabilità per le attività e per i processi coinvolti, ferme restando le diverse finalità proprie di ciascuno:

- quella della prevenzione dei reati in oggetto per il Modello organizzativo;- quella del controllo degli impatti ambientali per i sistemi di gestione ambientale.

In entrambi i casi, si richiede che queste figure siano messe in condizione di svolgere effettivamente i compiti loro assegnati, assicurando le competenze, la formazione e l’addestramento necessari, particolarmente importanti, considerata la complessità tecnica di alcune tematiche relative alla gestione ambientale.

Sia per il Modello organizzativo sia per il Sistema di Gestione Ambientale devono essere stabilite, documentate e applicate regole e istruzioni che definiscano le modalità di conduzione e controllo

41

delle attività e dei processi ambientali individuati nella fase di pianificazione.Vi sono alcune procedure (“di controllo operativo”), previste dalle norme ISO 14001/EMAS, in grado di assolvere anche alle finalità di prevenzione proprie del Modello organizzativo ex D.lgs. n. 231/2001; proprio nelle ipotesi in cui il precetto legislativo preveda delle modalità gestionali “obbligatorie”, si comprende più facilmente come il contenuto della procedura del Sistema di Gestione Ambientale soddisfi contemporaneamente gli obiettivi di prevenzione del Modello organizzativo.

Si pensi all’art. 256, co. 1, in forza del quale tutte le fasi di gestione dei rifiuti debbono essere autorizzate. Se l’organizzazione gestisce una data sostanza come “sottoprodotto” dovrà assicurarsi che siano presenti le condizioni previste dall’art. 184 bis, D.Lgs. n. 152/2006, che escludono la sussistenza di un rifiuto. A questo fine, dovranno essere stabiliti i criteri operativi e le conseguenti responsabilità perché queste condizioni siano verificate ogniqualvolta sia necessario. Diversamente, oltre alle carenze nel controllo di aspetti ambientali significativi (ISO 14001/EMAS), potrebbero emergere “rischi di reato” derivanti dall’esercizio di attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

Le medesime considerazioni valgono, ad esempio, per le attività di identificazione e classificazione dei rifiuti, qualora si tratti di stabilire se un rifiuto sia pericoloso o meno, o ancora per il deposito temporaneo dei rifiuti, laddove non siano rispettate le condizioni gestionali ex. art. 183, co. 1, lettera b).Un ulteriore esempio si può avere qualora un’organizzazione applichi i criteri stabiliti per la conduzione di un impianto di trattamento reflui con sostanze pericolose, compresi i controlli, le modalità di taratura degli strumenti di monitoraggio e le attività di manutenzione prescritte; attuando così, nel contempo, la propria politica di prevenzione dell’inquinamento come richiesto dalle norme ISO 14001/EMAS e le misure idonee «a garantire lo svolgimento della attività nel rispetto della legge».Le medesime considerazioni valgono, infine, rispetto a cambiamenti e modifiche di vario tipo che possono riguardare l’organizzazione. Si tratta di eventi che richiedono una particolare attenzione in quanto causa frequente di lacune e anomalie sul piano sia della gestione ambientale che del rispetto delle norme di legge.

Si pensi, a questo proposito, alle procedure di acquisto del Sistema di Gestione che includono una preventiva valutazione degli effetti dell’introduzione di una nuova materia prima nel ciclo produttivo rispetto allo scarico di acque reflue industriali con sostanze pericolose (comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 alla Parte III, D.Lgs. n. 152/2006 art. 137, commi 2, 3 e 5).

CAPITOLO IV - I Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS

42

Esempi applicativi: Attuazione 1) I ruoli e le responsabilità rilevanti anche ai fini della prevenzione e del controllo dei rischi di commissione

dei reati ex art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001, dovrebbero essere definiti e formalizzati in organigrammi, mansionari e procedure del Sistema di Gestione applicabili a queste fattispecie.

2) Nell’ambito delle attività di formazione previste dal Sistema di Gestione Ambientale ISO 14001/EMAS dovrebbe essere evidenziata anche quella riguardante la prevenzione dei reati ex D.Lgs. n. 231/2001, associati ad aspetti ambientali propri dell’organizzazione; questa attività di formazione dovrebbe essere registrata e ne dovrebbe essere valutata l’efficacia.

3) Dovrebbero essere identificati i documenti (ad es., procedure e istruzioni operative) del Sistema di Gestione Ambientale che regolano lo svolgimento di attività rilevanti anche ai fini del Modello organizzativo ex D.Lgs. n. 231/2001, per la prevenzione dei reati in oggetto.

4) Le procedure di comunicazione interna ed esterna del Sistema di Gestione Ambientale dovrebbero identificare anche quelle che interessano il funzionamento e la vigilanza del Modello organizzativo, comprese le modalità di analisi, trattamento e risposta (ad esempio modalità e tempistiche per le segnalazioni all’Organismo di Vigilanza).

- Sorveglianza, verifica periodica e riesame

Si è accennato come sia il Modello organizzativo sia il Sistema di Gestione Ambientale condividano un approccio “dinamico” per cui il processo di risk assestment (aspetti ambientali/reati ambientali) deve essere attuato in modo continuativo e, comunque, in occasione di violazioni/non conformità o di modifiche significative di tipo organizzativo, impiantistico, produttivo, ecc.L’organizzazione deve prevedere un sistema di sorveglianza e di verifica sull’efficacia e adeguatezza del Sistema di Gestione/Modello organizzativo e deve intervenire tempestivamente allo scopo di predisporre o ripristinare le condizioni gestionali, impiantistiche, organizzative necessarie a garantire, prioritariamente, la conformità alle prescrizioni di legge.

Ci si riferisce espressamente alle «attività di verifica periodica sull’attuazione del Modello» di cui all’art. 7, co. 4, lettera a), D.Lgs. n. 231/2001, che si pongono su un livello diverso rispetto al controllo che deve essere attuato dall’Organismo di Vigilanza sull’applicazione dei protocolli che riguardano la programmazione, la formazione e l’attuazione delle decisioni della direzione aziendale.Le norme ISO 14001/EMAS prevedono strumenti di sorveglianza del Sistema di Gestione Ambientale (monitoraggio delle prestazioni ambientali, verifica periodica del rispetto delle prescrizioni di legge, registrazioni, audit interni e gestione delle non conformità riscontrate) che possono risultare utili anche per la “verifica” del Modello organizzativo, pur con gli adattamenti resi necessari dalle differenti finalità delle due figure.In questa prospettiva risulta particolarmente importante il “riesame” periodico dell’alta direzione, contemplato dalle norme di gestione ambientale, chiamata a prendere le decisioni necessarie e opportune per assicurare nel tempo l’efficacia e l’adeguatezza del Sistema di Gestione Ambientale, sulla base delle informazioni e dei dati che sono emersi dalla sorveglianza e dal monitoraggio. Posto che la responsabilità dell’Ente deriva dall’inosservanza di obblighi di direzione e vigilanza che abbiano consentito la commissione del reato (art. 7, co. 1, D.Lgs. n. 231/2001), ben si comprende la rilevanza del riesame del Sistema di Gestione Ambientale anche ai fini del Modello organizzativo. In questa sede dovranno pertanto essere evidenziati e registrati tutti gli elementi in ingresso (monitoraggio) e in uscita (decisioni) rilevanti ai fini

43

del Modello di organizzazione, gestione e controllo per la prevenzione dei reati ambientali in oggetto.Esempi applicativi: Sorveglianza e verifiche

1) Dovrebbero essere previsti specifici indicatori che forniscano informazioni sulle prestazioni dell’Azienda rispetto a parametri di legge rilevanti anche ai fini della responsabilità ex D.Lgs. n. 231/2001 (ad es., per gli scarichi idrici, sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 alla parte III, D.Lgs. n. 152/2006) o indicatori di tipo gestionale che consentano di monitorare l’andamento, elementi significativi ai fini della prevenzione dei reati in oggetto, quali ad esempio: incidenti ambientali, attività di manutenzione di impianti, numero e tipologia di non conformità ai requisiti, qualificazione di fornitori (ad es. laboratori per la classificazione dei rifiuti).

2) Gli audit interni (e i relativi piani) dovrebbero prevedere un punto specifico dedicato alla valutazione del rispetto delle prescrizioni di legge ambientali, la cui inosservanza determina anche la responsabilità amministrativa ex D.Lgs. n. 231/2001.

3) Nel corso delle verifiche periodiche della conformità normativa, dovrebbe essere data adeguata evidenza alle registrazioni che attestano lo svolgimento delle attività per l’adempimento delle prescrizioni di cui al punto precedente.

4) Nel caso in cui siano rilevati scostamenti rispetto ai requisiti e alle procedure del Sistema di Gestione Ambientale rilevanti anche ai fini del D.Lgs. n. 231/2001, la gestione e risoluzione delle relative non conformità dovrebbero essere chiaramente identificate quali violazioni del Modello organizzativo per attivare le azioni conseguenti (ad es., segnalazioni all’Organismo di Vigilanza).

5) Dovrebbe essere inserito uno specifico punto all’ordine del giorno del riesame dell’alta direzione per la valutazione dell’efficacia del Sistema di Gestione Ambientale al fine della prevenzione dei reati ex art. 25 undecies, D.Lgs. n. 231/2001; dovrebbero, inoltre, essere chiaramente identificate le decisioni prese e le azioni stabilite che riguardano il Modello organizzativo.

4.2 - Modelli organizzativi e Sistemi di Gestione Ambientale certificati

Per le ragioni esposte nel paragrafo precedente, un importante aiuto, con riferimento all’estensione del D.Lgs. n. 231/2001 ai reati ambientali, può essere certamente identificato nell’applicazione di un Sistema di Gestione Ambientale conforme allo standard internazionale ISO 14001 o al regolamento comunitario n. 1221/2009 (cosiddetto EMAS). Attraverso l’efficace attuazione di un Sistema di Gestione Ambientale secondo i requisiti della ISO 14001, l’impresa, mantenendo l’efficienza dei processi produttivi e preservando il valore aziendale, è in grado di tenere sotto controllo i rischi ambientali in ottemperanza alla legge e di pianificare e attuare in modo coerente politiche orientate alla sostenibilità, con benefici diffusi in termini di:

- coinvolgimento del personale;- miglioramento dei rapporti con terze parti interessate;- di risparmio di risorse e riduzione dei costi.

La conformità allo standard ISO 14001 può essere certificata da un organismo di parte terza indipendente e accreditato attraverso un sistema riconosciuto a livello internazionale. Per ottenere la registrazione EMAS, l’Azienda, in aggiunta ai requisiti dello standard ISO 14001, deve elaborare una dichiarazione ambientale specificando i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi ambientali prefissati e indicando in che modo prevede di migliorare in continuazione le proprie prestazioni in campo ambientale. questo documento dovrà essere sottoposto alla verifica e alla convalida da parte di un Ente terzo indipendente specificatamente accreditato.

CAPITOLO IV - I Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS

44

CAPITOLO VConclusioni

45

Attuare un Sistema di Gestione Ambientale secondo la norma ISO 14001 o secondo il Regolamento EMAS, ad oggi gli strumenti volontari di gestione maggiormente riconosciuti a livello europeo ed internazionale, significa prima di tutto investire in modo consapevole nella gestione ambientale, valutandone e controllandone i rischi, sino a ridurli e eliminarli, assicurando così un migliore posizionamento sul mercato e creando i presupposti per la creazione di maggior valore per l’impresa.

L’applicazione di questi strumenti determina infatti un sensibile miglioramento della consapevolezza e della conoscenza aziendale sui rischi connessi alla gestione ambientale, eliminando l’eventualità di sottovalutazione della dimensione di tali rischi o/e di sopravvalutazione dell’efficacia degli interventi intrapresi per migliorare i livelli di sicurezza.

In questo modo gli aspetti della gestione ambientale possono divenire parte integrante e “senza costi aggiuntivi” delle politiche e delle strategia d’impresa, facilitando la loro diffusione a partire dai vertici aziendali, in vista del coinvolgimento di tutto il personale e di tutti i soggetti “esterni” che a vario titolo si trovano ad operare nell’ambito organizzativo dell’impresa stessa (appaltatori, collaboratori, consulenti, ecc.); coinvolgimento che costituisce il presupposto per l’efficace applicazione di un sistema di gestione nel tempo.

Tuttavia, l’adozione di un sistema certificato di gestione aziendale non mette l’Ente al riparo da una valutazione di inidoneità del modello ai fini della responsabilità da reato. Di conseguenza, le Organizzazioni che abbiano già attivato processi di autovalutazione interna, anche certificati, dovranno focalizzarne l’applicazione - qualora così già non fosse - su tutte le tipologie e con tutte le modalità contemplate dal D.lgs 231/2001 (Cfr. Linee Guida di Confindustria cap. II par. 3).

Il decreto di recepimento dei reati ambientali nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 non ha previsto espressamente una simile presunzione di conformità. L’analogia è tuttavia evidente e certamente i Sistemi di Gestione Ambientale ISO 14001 ed EMAS rappresentano un valido strumento a supporto dell’adozione e dell’efficace attuazione di un Modello organizzativo per la prevenzione dei reati ambientali.

CAPITOLO V - Conclusioni

APPENDICE

47APPENDICE

Nella presente Appendice vengono riportati, nell’ordine:

Check list

La linea guida per la verifica della conformità legislativa secondo la norma UNI EN ISO 14001:04, richiamata al capitolo 4 del presente documento. Tale linea guida (check list) è un estratto predisposto da Certiquality ai fini della valutazione per il rilascio ed il mantenimento delle certificazioni ISO 14001 e/o delle registrazioni EMAS, requisiti che richiedono attenzione anche ai fini dell’integrazione con il MOG.

Schema “PROCESSO-REATO”

Schema “PROCESSO-REATO” che riepiloga sinteticamente i reati con le specifiche aree di rischio, nonché i controlli da mettere in atto.

A tale schema seguono le tabelle che descrivono le diverse fattispecie (FAUNA, SCARICHI IDRICI, RIFIUTI, SITI-EMISSIONI-NAVI-OZONO ed ECOREATI) in cui sono riportati:

• le tematiche di riferimento per le diverse tipologie dei reati;• il riferimento normativo, con specifico richiamo alle disposizioni del D.Lgs 152/2006 e s.m.i. (ad eccezione della tabella sugli ecoreati);• il riferimento al D.lgs 231/2001(ad eccezione della tabella sugli ecoreati);• la descrizione della fattispecie di reato; • la possibile area/attività aziendale di rischio sensibile sia nel D.Lgs 231/01, sia nella normativa

ambientale – con riferimento ai diversi testi di legge - ove porre in atto controlli preventivi (marcati con la x). Le aree/attività aziendali in grigio sono relative al settore finanziario (non riguardano la normativa ambientale);

quanto riportato in Appendice integra l’intero documento al fine di:

- consentire alle imprese di individuare le procedure aziendali inerenti alle aree di rischio;- intensificare l’efficacia dei controlli in essere;- adeguare i sistemi di controllo ed il piano di azione (action plan).

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co

n il

su

pe

ram

en

to d

elle

“co

nce

ntr

azi

on

i so

glia

di

risch

io”

è p

un

ito c

on

la

pe

na

….a

me

no

ch

e n

on

pro

vve

de

alla

bo

nifi

ca i

n c

on

form

ità a

l p

rog

ett

o a

pp

rova

to d

all’

au

tori

tà…

)

b)

Ve

rific

are

co

n i

l p

rep

ost

o r

esp

on

sab

ile,

con

osc

en

za d

el

dis

po

sto

de

ll'a

rt.

24

2 c

o.1

e d

ell’

art

. 3

04

co

.2

D.L

gs 1

52/0

6 :

• “im

med

iata

com

unic

azio

ne”

ad

Au

tori

tà (

Co

mu

ne,

Pro

vin

cia

, R

eg

ion

e,

Pre

fett

o),

se

con

do

le m

od

alit

à

pre

vist

e,

al v

eri

fica

rsi d

i un

eve

nto

di “

pote

nzia

le c

onta

min

azio

ne”

del s

ito

• “im

med

iata

com

unic

azio

ne”

a C

omun

e, P

rovi

ncia

, R

egio

ne,

Pre

fetto

) e

altr

e A

utor

ità i

nter

essa

te i

n ca

so d

i ve

rific

ato

da

nn

o a

mb

ien

tale

e in

vio

, e

ntr

o m

ax

30

gio

rni d

all’

eve

nto

,al M

inis

tero

de

ll’A

mb

ien

te

de

lle p

oss

ibili

mis

ure

per

il rip

ristin

o am

bien

tale

(ar

t. 3

06

co

.1 D

.Lg

s 1

52

/06

)

c)

• V

eri

fica

re s

e le

pre

visi

on

i di l

eg

ge

pre

ced

en

ti so

no

co

nsi

de

rate

ne

lle p

roce

du

re

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

3/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

zio

ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

6

AU

TO

RIZ

ZA

ZIO

NE

UN

ICA

AM

BIE

NT

AL

E (

A.U

.A.)

D

EC

RE

TO

DE

L P

RE

SID

EN

TE

DE

LLA

RE

PU

BB

LIC

A 1

3 m

arzo

201

3, n

. 59

-

Reg

olam

ento

rec

ante

la

dis

cipl

ina

dell'

auto

rizza

zion

e un

ica

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enta

le e

la

sem

plifi

cazi

one

di a

dem

pim

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amm

inis

tra

tivi

in

ma

teri

a a

mb

ien

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gra

van

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lle p

icco

le e

me

die

imp

rese

e s

ug

li im

pia

nti

no

n s

og

ge

tti a

d a

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rizz

azi

on

e in

teg

rata

am

bie

nta

le,

a n

orm

a d

ell'

art

ico

lo 2

3 d

el d

ecr

eto

-legg

e 9

febb

raio

201

2, n

. 5,

con

vert

ito,

con

mo

difi

cazi

on

i, d

alla

legg

e 4

april

e 2

01

2,

n.

35

. (G

U n

.124

del

29

-5-2

01

3 -

Su

pp

l. O

rdin

ari

o n

. 4

2 –

IN

VIG

OR

E D

AL

13

/6/2

01

3).

Circ

olar

e M

inA

mbi

ente

7 n

ovem

bre

2013

, n. 4

9801

- P

rim

i ch

iari

me

nti

sulla

dis

cip

lina

de

ll'a

uto

rizz

azi

on

e u

nic

a a

mb

ien

tale

(A

ua

) •

Le

gg

e p

rovi

nci

a d

i Tre

nto

17

se

tte

mb

re 2

01

3 n

. 1

9 -

Dis

cipl

ina

della

val

utaz

ione

di i

mpa

tto a

mbi

enta

le e

altr

e no

rme

in m

ater

ia a

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enta

le -

Ist

ituzi

on

e d

ell'

au

tori

zza

zio

ne

un

ica

terr

itori

ale

(A

ut)

Circ

olar

e R

egio

ne L

omba

rdia

5 a

gost

o 20

13,

n. 1

9 -

Pri

mi i

nd

iriz

zi r

eg

ion

ali

in m

ate

ria

di a

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rizz

azi

on

e u

nic

a a

mb

ien

tale

(A

ua

) •

Dgr

Ven

eto

3 o

ttobr

e 20

13, n

. 177

5 R

egio

ne V

enet

o -

Pri

mi i

nd

iriz

zi r

eg

ion

ali

in m

ate

ri d

i au

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zza

zio

ne

un

ica

am

bie

nta

le (

Au

a)

• C

ircol

are

Pre

side

nte

della

Giu

nta

regi

onal

e P

iem

onte

28

genn

aio

2014

, n. 1

/AM

B -

Chi

arim

enti

sulla

aut

oriz

zazi

one

unic

a am

bien

tale

reg

iona

le

a)

Ve

rific

are

ap

plic

ab

ilità

A.U

.A (

art

. 1

, D

PR

59

/20

13

).

N.B

: Il r

ego

lam

ento

SI A

PP

LIC

A:

- a

lle P

.M.I

. (A

rt.

2, c

omm

a 1,

del

D.M

. 18

apr

ile 2

005:

impr

ese

che

hann

o m

eno

di 2

50 o

ccup

ati e

un

fattu

rato

a

nn

uo

no

n s

up

eri

ore

a 5

0 m

ilio

ni d

i eu

ro,

op

pu

re u

n t

ota

le d

i bila

nci

o a

nn

uo

no

n s

up

eri

ore

a 4

3 m

ilio

ni d

i eu

ro)

- a

gli

imp

ian

ti n

on

so

gg

ett

i alle

dis

po

sizi

on

i in

m

ate

ria

d

i a

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azi

on

e

inte

gra

ta a

mb

ien

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. N

ON

SI A

PP

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A a

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getti

sot

topo

sti a

lla v

alut

azio

ne d

i im

patto

am

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(V

IA)

ladd

ove

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orm

ativ

a st

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re

gio

na

le d

isp

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ga

ch

e i

l p

rovv

ed

ime

nto

fin

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VIA

co

mp

ren

de

e s

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ituis

ce t

utt

i g

li a

ltri

att

i d

i a

sse

nso

, co

mu

nq

ue

de

no

min

ati,

in m

ate

ria a

mb

ien

tale

, a

i se

nsi

de

ll'a

rtic

olo

26

, co

mm

a 4

, d

el d

ecr

eto

leg

isla

tivo

3 a

pril

e

20

06

, n

. 1

52

. N

ei c

asi

in c

ui s

i pr

oced

e al

la v

erifi

ca d

i cu

i al

l'art

icol

o 20

del

dec

reto

leg

isla

tivo

3 ap

rile

2006

, n.

152

, l'a

utor

izza

zion

e un

ica

ambi

enta

le p

uò e

sser

e ric

hies

ta s

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dopo

che

l'au

torit

à co

mpe

tent

e a

ta

le v

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ab

bia

va

luta

to d

i no

n a

sso

gg

etta

re a

lla V

IA i

rela

tivi p

rog

etti

(a

rt. 3

, co

mm

a 4

, DP

R 5

9/2

01

3).

b)

Nel

cas

o in

cui

gli

impi

anti

rient

rino

nel

cam

po d

i ap

plic

azio

ne d

el r

egol

amen

to,

verif

icar

e la

pre

sent

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ne a

S

UA

P d

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do

ma

nd

a d

i a

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rizz

azi

on

e u

nic

a a

mb

ien

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ne

l ca

so i

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ui

sia

no

ass

og

ge

tta

ti, a

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nsi

de

lla

no

rma

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vig

en

te,

al

rila

scio

, a

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orm

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on

e,

al

rin

no

vo o

all'

ag

gio

rna

me

nto

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alm

en

o u

no

de

i se

gu

en

ti tit

oli

ab

ilita

tivi (

art

. 3

, co

mm

a 1

, D

PR

59

/20

13

):

a)

au

tori

zza

zio

ne

ag

li sc

ari

chi

di

cui

al

cap

o I

I d

el

tito

lo I

V d

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se

zio

ne

II

de

lla P

art

e t

erz

a d

el

de

cre

to

legi

slat

ivo

3 ap

rile

2006

, n. 1

52;

b)

com

un

ica

zio

ne

p

reve

ntiv

a

di

cui

all'

art

ico

lo

11

2

de

l d

ecr

eto

le

gis

lativ

o

3

ap

rile

2

00

6,

n.

15

2,

pe

r l'u

tiliz

zazi

one

agro

nom

ica

degl

i effl

uent

i di a

lleva

men

to,

delle

acq

ue d

i veg

etaz

ione

dei

fra

ntoi

ole

ari e

del

le

acq

ue

re

flue

pro

ven

ien

ti d

alle

azi

en

de

ivi p

revi

ste

; c)

a

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rizz

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on

e a

lle e

mis

sio

ni i

n a

tmo

sfe

ra p

er

gli

sta

bili

me

nti

di c

ui a

ll' a

rtic

olo

26

9 d

el d

ecr

eto

leg

isla

tivo

3

ap

rile

20

06

, n

. 1

52

; d

) a

uto

rizz

azi

on

e g

en

era

le d

i cu

i all'

art

ico

lo 2

72

de

l de

cre

to le

gis

lativ

o 3

ap

rile

20

06

, n

. 1

52

; e

) co

mu

nic

azi

on

e o

nu

lla o

sta

di c

ui a

ll'a

rtic

olo

8, c

om

mi 4

e 6

, de

lla le

gg

e 2

6 o

tto

bre

19

95

, n

. 4

47

; f)

a

uto

rizz

azi

on

e a

ll'u

tiliz

zo d

ei f

an

gh

i de

riva

nti

da

l pro

cess

o d

i de

pu

razi

on

e in

ag

rico

ltura

di c

ui a

ll'a

rtic

olo

9

de

l de

cre

to le

gis

lativ

o 2

7 g

en

na

io 1

99

2,

n.

99

; g

) co

mu

nic

azi

on

i in

ma

teria

di r

ifiu

ti d

i cu

i ag

li a

rtic

oli

21

5 e

21

6 d

el d

ecr

eto

leg

isla

tivo

3 a

pri

le 2

00

6.

n.1

52

. N

.B.

– N

el c

aso

in c

ui s

i tr

atti

di a

ttivi

ta’

sogg

ette

sol

o a

com

unic

azio

ne o

ad

auto

rizza

zion

e di

car

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re

ge

ne

rale

e' f

att

a c

om

un

qu

e s

alv

a l

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aco

ltà d

ei

ge

sto

ri d

eg

li im

pia

nti

di

no

n a

vva

lers

i d

ell'

au

tori

zza

zion

e u

nic

a

am

bie

nta

le (

ferm

a r

est

an

do

la p

rese

nta

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ne

de

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om

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ica

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ne

o d

ell'

ista

nza

pe

r il

tra

mite

de

l SU

AP

).

c)

Ve

rific

are

le

co

nd

izio

ni

ge

stio

na

li p

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il ri

spe

tto

d

elle

p

resc

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on

i e

le

m

od

alit

à

di

au

toco

ntr

ollo

st

ab

ilite

n

ell’

au

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zza

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ne

un

ica

am

bie

nta

le (

AU

A)

d)

In c

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di s

cari

chi

con

ten

en

ti s

ost

an

ze p

eri

colo

se,

di c

ui a

ll'a

rtic

olo

10

8 d

el d

ecr

eto

legi

sla

tivo

3 a

prile

200

6,

n.

15

2,

veri

fica

re e

vid

en

za d

ella

co

mu

nic

azi

on

e (

og

ni

qu

att

ro a

nn

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eg

li e

siti

de

lle a

ttiv

ita'

di

au

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ntr

ollo

a

ll'a

uto

rita

' co

mp

ete

nte

(art

. 3, c

omm

a 5,

DP

R 5

9/20

13).

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

4/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

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ne

sen

za p

reve

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va a

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azio

ne

e)

a)

Ve

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are

ch

e

il g

est

ore

, p

rim

a

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eff

ett

ua

re

un

a

mo

difi

ca

de

ll'a

ttiv

ita'

o

d

ell'

imp

ian

to,

ne

a

bb

ia

da

to

com

un

ica

zio

ne

all'

au

torit

a' c

om

pe

ten

te (

art

. 6, c

om

ma

1, D

PR

59

/20

13

).

N.B

. N

el c

aso

in

cui

l’a

utor

ità c

ompe

tent

e no

n s

i es

prim

a en

tro

sess

anta

gio

rni

dal

la

com

unic

azio

ne,

il

ge

sto

re p

uo

' p

roce

de

re a

ll'e

secu

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ne

de

lla m

od

ifica

(l’a

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iorn

am

en

to d

ell’

au

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zza

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ne

no

n i

nci

de

su

lla

du

rata

de

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ed

esi

ma

, p

ari

ad

an

ni q

uin

dic

i).

b)

In

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d

i m

od

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so

sta

nzi

ale

, a

nch

e

qu

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do

ri

tenu

ta

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d

all’

au

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com

pe

ten

te

a

seg

uito

d

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co

mu

nic

azi

on

e d

i cu

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pra

, ve

rica

re e

vid

en

za d

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pre

sen

tazi

on

e d

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ma

nd

a d

i au

toriz

zazi

on

e,

ai s

en

si e

p

er

gli

eff

ett

i de

ll’a

rt.

4 d

el D

.P.R

. 5

9/2

(a

rt.

6,

com

mi 2

e 3

, D

PR

59

/20

13

).

c) v

erif

ica

re c

on

diz

ion

i ge

stio

na

li p

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il ri

spe

tto

de

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resc

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on

i re

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e a

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od

ifich

e.

N.B

. Le

Re

gio

ni

e l

e P

rovi

nce

Au

ton

om

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oss

on

o,

ne

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spe

tto

de

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orm

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i se

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ige

nti,

de

finir

e u

lteri

ori

cr

iteri

pe

r la

qu

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ica

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ne

de

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od

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e s

ost

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zia

li e

in

dic

are

mo

difi

che

no

n s

ost

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zia

li p

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le q

ua

li n

on

vi

è

l'obb

ligo

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ffettu

are

la c

omun

icaz

ione

di c

ui s

opra

(ar

t. 6,

com

ma

4, D

PR

59/

2013

).

f)

Ve

rific

are

l’i

nvi

o,

sei

me

si

pri

ma

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sc

ad

en

za

de

ll’a

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rizz

azi

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e,

di

un

’ista

nza

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rinno

vo

all’a

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ità,

com

pe

ten

te (

tra

mite

SU

AP

), c

orr

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ata

da

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me

nta

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ne

ag

gio

rna

ta d

i cu

i a

ll'a

rtic

olo

4,

com

ma

1 (

art

. 5

, co

mm

a 1

, DP

R 5

9/2

01

3).

7

Im

pia

nti

e a

ttiv

ità

so

gg

ett

e a

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tro

llo d

el V

VF

ai

fin

i d

ell

a p

rev

en

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ne

in

ce

nd

i •

DE

CR

ET

O D

EL

PR

ES

IDE

NT

E D

EL

LA R

EP

UB

BLI

CA

agos

to 2

01

1,

n.

15

1. “

Reg

olam

ento

rec

ante

sem

plifi

cazi

one

della

dis

cipl

ina

dei

proc

edim

enti

rela

tivi

alla

pre

venz

ione

deg

li in

cend

i, a

norm

a d

ell’

art

ico

lo 4

9,

com

ma

4 -

qu

ate

r ,

de

l de

cre

to-le

gge

31 m

aggi

o 20

10, n

. 78,

con

vert

ito, c

on m

odifi

cazi

oni,

dalla

legg

e 30

lug

lio 2

01

0,

n.

12

2.”

DE

CR

ET

O 7

ago

sto

2012

. D

isp

osiz

ioni

rel

ativ

e al

le m

odal

ità d

i pr

esen

tazi

one

delle

ist

anze

con

cern

enti

i pr

oced

imen

ti di

pre

ven

zio

ne

in

cen

di

e a

lla d

ocu

me

nta

zio

ne

da

alle

ga

re,

ai

sen

si d

ell'

art

ico

lo 2

, co

mm

a 7

, de

l de

cre

to d

el P

resi

de

nte

de

lla R

ep

ub

blic

a 1

° a

go

sto

20

11

, n

. 1

51

. •

DE

CR

ET

O-L

EG

GE

21

giu

gn

o 2

01

3,

n.

69

, co

nve

rtito

co

n m

od

ifica

zio

ni d

alla

L.

9 a

go

sto

20

13

, n

. 9

8 (

art

. 3

• L

EG

GE

30

ott

ob

re 2

01

3,

n.

12

5,

co

nve

rsio

ne

in le

gg

e,

con

mo

difi

cazi

on

i, d

el d

ecr

eto

-legg

e 31

ago

sto

2013

, n.

10

1,

reca

nte

dis

po

sizi

on

i urg

en

ti p

er

il p

ers

eg

uim

en

to d

i ob

iett

ivi d

i ra

zio

na

lizza

zio

ne

ne

lle

pu

bb

lich

e a

mm

inis

tra

zio

ni

(art

. 8

, c.

7:

a d

eco

rre

re d

al

ge

nn

aio

2

014

, le

dis

po

sizi

on

i d

i cu

i a

l d

ecr

eto

de

l P

resi

de

nte

de

lla R

ep

ub

blic

a 1

° a

go

sto

20

11

, n

.151

, si

ap

plic

an

o a

nch

e a

gli

sta

bili

me

nti

so

gg

etti

a

lla

pre

sen

tazi

on

e

de

l ra

pp

ort

o d

i sic

ure

zza

di c

ui a

ll'a

rtic

olo

8 d

el

de

cre

to

leg

isla

tivo

17

ag

ost

o 1

99

9,

n.

33

4.

En

tro

se

ssa

nta

gio

rni d

alla

da

ta

di

en

tra

ta in

vi

go

re

de

l p

rese

nte

d

ecr

eto,

so

no

ad

eg

ua

te le

pro

ced

ure

se

mp

lific

ate

di p

reve

nzio

ne in

cend

i di c

ui a

l dec

reto

del

Min

istr

o d

ell'

inte

rno

19

ma

rzo

20

01

).

Not

a 1

: p

roce

dim

en

ti n

el p

eri

od

o t

ran

sito

rio

(a

rt.

11

– D

PR

151

/20

11;

Cir

cola

re d

el 6

/10

/20

11

):

a)

Att

ività

pe

r cu

i alla

da

ta d

el 7

/10

/20

11

il t

itola

re a

bb

ia p

rese

nta

to is

tan

za d

i pa

rere

di c

on

form

ità a

i se

nsi

de

ll’a

rt.

2 d

el D

PR

37

/98

e il

Co

ma

nd

o n

on

ab

bia

anc

ora

em

ess

o p

are

re.

Il p

roce

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en

to d

i co

ncl

ud

e c

om

un

qu

e c

on

l’e

mis

sio

ne

de

l pa

rere

ch

e a

vrà

gli

ste

ssi e

ffetti

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ue

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ilasc

iato

, p

er

le a

ttiv

ità in

ca

teg

ori

a B

e C

, a

i se

nsi

de

ll’a

rt.

3 (

valu

tazi

on

e p

rog

ett

i) d

el D

PR

15

1/2

01

1.

b)

Att

ività

pe

r cu

i il

tito

lare

ha

acq

uis

ito i

l p

are

re d

i co

nfo

rmità

(e

x a

rt.

2 D

PR

37

/98

) e

alla

da

ta d

el

7/1

0/2

01

1 n

on

ab

bia

an

cora

co

mp

leta

to l

’op

era

: g

li in

tere

ssat

i de

bbon

o p

rese

nta

re l

a S

CIA

(a

rt.

4,

com

ma

1 d

el D

PR

15

1/2

01

1)

e il

pa

rere

di c

on

form

ità ti

en

e lu

og

o a

lla v

alu

tazi

on

e d

el p

rog

etto

ai s

en

si d

ell’

art

. 3, D

PR

15

1/2

01

1 (

per

le a

ttivi

tà in

cat

egor

ia B

e C

).

c)

Att

ività

pe

r cu

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itola

re h

a in

oltr

ato

la r

ichi

esta

di C

PI (

ex a

rt. 3

DP

R 3

7/98

) e

alla

dat

a de

l 7/1

0/2

01

1

il C

om

an

do

no

n a

bb

ia a

nco

ra c

on

clu

so il

pro

ced

ime

nto

. S

e il

tito

lare

ha

pre

sen

tato

la D

IA a

i se

nsi

de

l co

mm

a 5

de

ll’a

rt.

3 d

el D

PR

37

/98

all’

att

o d

ella

ric

hie

sta

de

l CP

I, la

pre

sen

tazi

on

e d

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DIA

ass

olv

e l’

ob

blig

o d

i pre

sen

tazi

on

e d

ella

SC

IA e

x co

mm

a 1

d

ell’

art

. 4

de

l D

PR

15

1/2

01

1;

Co

ma

nd

o p

rovv

ed

e a

ric

ata

log

are

la

pra

tica

in

fu

nzi

on

e d

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nu

ova

de

cla

rato

ria

di

att

ività

; n

el

caso

di

att

ività

in

ca

teg

ori

a C

do

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ess

ere

eff

ett

ua

to i

l so

pra

lluo

go

ai

sen

si d

el c

om

ma

3 d

ell’

art

. 4 d

el D

PR

15

1/2

01

1.

Se

il t

itola

re n

on

ha

pre

sen

tato

la D

IA,

il C

om

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do

pro

vve

de a

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ata

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are

la p

ratic

a e

co

mu

nic

a a

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lare

de

lle a

ttiv

ità A

e B

la

po

ssib

ilità

di a

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lers

i de

lla p

rese

nta

zio

ne

de

lla S

CIA

(l’u

ten

te d

eve

d

ich

iara

re d

i a

vva

lers

i d

i ta

le p

oss

ibili

tà e

ntr

o 3

0 g

iorn

i d

alla

co

mu

nic

azi

on

e d

el

Co

ma

nd

o).

Se

no

n i

nte

nd

e a

vva

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i d

i ta

le p

oss

ibili

tà o

vve

ro l

’att

ività

ric

ad

e i

l ca

teg

ori

a C

, il

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ced

ime

nto

ve

rrà

co

ncl

uso

co

n l’

effe

ttua

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ne

de

lla v

isita

te

cnic

a a

i se

nsi

de

ll’a

rt.

4 d

el D

PR

15

1/2

01

1 (

rite

ne

nd

osi

co

sì v

alid

a l’

ista

nza

pre

sen

tata

ai s

en

si d

ell’

art

. 3

de

l DP

R

37

/98

).

d)

Att

ività

esi

ste

nti,

in p

rece

de

nza

no

n a

sso

gg

ett

ate

ai c

on

tro

lli,

che

ora

ris

ulta

no

co

mp

rese

ne

ll’A

lleg

ato

I d

el D

PR

15

1/2

01

1: i

tito

lari

di ta

li at

tività

dov

rann

o co

mpl

etar

e gl

i ade

mpi

men

ti pr

escr

itti e

ntr

o il

7

/10

/20

14 (

cfr.

art

. 3

8,

DL

21

giu

gn

o 2

01

3,

n.

69

, co

nve

rtito

co

n m

od

ifica

zio

ni d

alla

L.

9 a

go

sto

20

13

, n

. 9

8).

Not

a 2:

Il

Co

ma

nd

o e

sam

ina

i p

rog

ett

i ed

en

tro

tre

nta

gio

rni p

uò r

ichi

eder

e do

cum

enta

zion

e in

tegr

ativ

a. I

l Com

ando

si p

ronu

ncia

sul

la c

onfo

rmità

deg

li st

essi

alla

nor

mat

iva

ed a

i cri

teri

te

cnic

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reve

nzi

on

e

ince

ndi e

ntro

ses

sant

a gi

orni

dal

la d

ata

di p

rese

ntaz

ione

del

la d

ocum

enta

zion

e co

mpl

eta

(art

. 3, c

omm

a 3

, D

PR

15

1/2

01

1).

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

5/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

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ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

Im

pia

nti

e a

ttiv

ità

so

gg

ett

e a

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on

tro

llo d

el V

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ai

fin

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ell

a p

rev

en

zio

ne

in

ce

nd

i

a)

Ve

rific

are

evi

de

nza

va

luta

tiva

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chio

ince

nd

io

b)

Ve

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are

e

vid

en

za

de

ll’a

vve

nu

to

acc

ert

am

en

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tutt

e

le

att

ività

ch

e

rie

ntr

an

o

ne

l ca

mp

o

di

ap

plic

azi

on

e d

el

DP

R 1

51

/20

11

, co

n

l’in

div

idu

azi

on

e

de

l p

roce

dim

en

to a

pp

lica

bile

in

fu

nzi

on

e d

ella

“c

ateg

oria

” di

app

arte

nenz

a (c

fr N

ota

1)

c)

Ve

rific

are

evi

de

nza

de

ll’a

ttiv

azi

on

e d

ei

pe

rtin

en

ti pr

oced

imen

ti am

min

istr

ativ

i ne

l ris

petto

dei

req

uisi

ti e

de

i te

mp

i pre

vist

i da

lla le

gg

e

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Pe

r tu

tte

le

att

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(ca

teg

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e A

, B

, C

), v

eri

fica

re e

vid

en

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ell’

avv

en

uta

pre

sen

tazi

on

e d

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SC

IA n

el

rispe

tto d

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equi

siti

e de

i tem

pi d

etta

ti da

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gge.

e)

Pe

r le

so

le a

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ità a

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art

en

en

ti a

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ate

go

rie

B e

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lad

do

ve n

on

sia

sta

ta a

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ra p

rese

nta

ta l

a S

CIA

n

el r

isp

ett

o d

ei r

eq

uis

iti d

i le

gg

e,

veri

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re e

vid

en

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i qu

an

to s

eg

ue

: •

pa

rere

di c

on

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ità d

ei V

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su

l pro

ge

tto

che

i

lavo

ri d

i a

de

gu

am

en

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no

in

co

rso

d

i e

secu

zio

ne

se

con

do

q

ua

nto

st

ab

ilito

n

el

pro

ge

tto

ap

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vato

da

l Co

ma

nd

o d

ei V

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, in

co

nfo

rmità

ad

eve

ntu

ali

sca

de

nze

pre

sta

bili

te o

p

resc

rizi

on

i de

i VV

F,

con

te

mp

est

ività

e c

om

ple

tezz

a;

• ch

e,

in r

ela

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ne

ai

lavo

ri a

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ra d

a c

om

ple

tare

o a

i d

isp

osi

tivi

di

sicu

rezz

a n

on

an

cora

a

ttu

ati,

sia

no

in e

sse

re m

isu

re d

i sic

ure

zza

co

mp

en

sativ

e t

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da

re

nd

ere

il r

isch

io a

cce

ttab

ile;

• ch

e s

ia d

efin

ito u

n p

rog

ram

ma

di

me

ssa

a n

orm

a a

de

gu

ato

ai

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i p

rese

nti,

co

mp

ren

de

nte

fa

si

e

tem

pi

pe

r il

com

ple

tam

en

to

de

i la

vori

p

revi

sti

e

pe

r il

pe

rfe

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na

me

nto

si

a

de

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roce

dim

en

to a

mm

inis

tra

tivo

ch

e d

ei l

avo

ri d

i me

ssa

a n

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a.

f)

Pe

r ri

nn

ovi

, ve

rific

are

evi

de

nza

: •

de

ll’in

vio

de

lla r

ich

iest

a a

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en

tro

i t

erm

ini

(pe

r le

att

ività

in

po

sse

sso

di

CP

I e

x a

rt 3

de

l D

PR

37/

1998

in

scad

enza

dop

o il

7/10

/201

1; 5

an

ni

a d

eco

rre

re d

alla

da

ta d

i p

rese

nta

zio

ne

d

ella

pri

ma

SC

IA e

leva

ta a

1

0 a

nn

i pe

r le

att

ività

6,

7,

8,

64

, 7

1,

72

e 7

7 d

ell’

Alle

ga

to I

)

• d

ella

ric

evu

ta d

i p

rese

nta

zio

ne

al

Co

ma

nd

o d

ei

VV

F a

tte

sta

nte

l’a

sse

nza

di

vari

azi

on

i a

lle

con

diz

ion

i di s

icu

rezz

a a

ntin

cen

dio

. [N

.B.:

6.

Gli

en

ti e

i p

riva

ti re

spo

nsa

bili

de

lle a

ttiv

ità d

i cu

i 6

, 7

, 8

, 6

4,

71

, 7

2 e

77

de

ll’A

lleg

ato

I,

pre

sen

tan

o la

pri

ma

att

est

azi

on

e d

i rin

no

vo p

eri

od

ico

, e

ntr

o i

seg

ue

nti

term

ini:

a)

en

tro

il

6/1

0/2

01

7 p

er

le a

ttiv

ità c

on

CP

I u

na

ta

ntu

m

rila

scia

to a

nte

ced

en

tem

en

te a

l 1

° g

en

na

io

19

88

; b

) e

ntr

o il

6/1

0/2

01

9 p

er

le a

ttiv

ità c

on

CP

I u

na

ta

ntu

m r

ilasc

iato

ne

l pe

rio

do

co

mp

reso

tra

il 1

° g

en

na

io

19

88

ed

il 3

1 d

ice

mb

re 1

99

9;

c) e

ntr

o il

6/1

0/2

02

1 p

er

le a

ttivi

tà c

on

CP

I u

na

ta

ntu

m r

ilasc

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ne

l pe

riod

o c

om

pre

so t

ra il

ge

nn

aio

2

00

0 e

il 7

/10

/20

11

.]

g)

Ve

rific

are

evi

de

nza

pe

r:

• in

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azio

ne r

isch

i di i

ncen

dio

e ad

dest

ram

ento

per

sona

le

• p

rova

di e

vacu

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on

e

h)

• co

ntr

olli

, ve

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he

e m

an

ute

nzi

on

e a

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ara

ti a

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cen

dio

[r

eg

istr

o a

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cen

dio

, ch

e d

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ess

ere

ma

nte

nu

to a

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iorn

ato

e r

eso

dis

po

nib

ile a

i fin

i d

ei

con

tro

lli d

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VV

F]

• N

.B.:

pe

r le

Azi

en

de

so

gg

ett

e a

l D

.Lg

s. n

. 3

34

/19

99

com

e m

od

ifica

to d

a D

.Lg

s 2

38

/05

verif

ica

re

coo

rdin

ata

me

nte

co

n il

pu

nto

n.

17

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

6/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

zio

ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

11

Im

pia

nti

ch

e g

en

era

no

sc

ari

ch

i id

ric

i •

D.L

gs 3

/4/2

006

n.15

2 (N

orm

e in

mat

eria

am

bien

tale

: pa

rte

III –

Se

zio

ne

II:

Tu

tela

de

lle a

cqu

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all’

inq

uin

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en

to)

a

) S

pe

cific

are

i tip

i e n

um

ero

di s

cari

chi p

rese

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e lo

ro r

eca

pito

b)

Ve

rific

are

se

è s

tato

dis

po

sto

ed

è a

gg

iorn

ato

l'e

len

co c

on

i d

ati

sulle

ca

ratt

eri

stic

he

de

gli

sca

rich

i de

lle

acq

ue

re

flue

e d

eg

li e

ven

tua

li im

pia

nti

di t

ratt

am

en

to

c)

Chi

eder

e ev

iden

za d

ella

doc

umen

tazi

one

rela

tiva

alla

ric

hies

ta d

i a

uto

rizz

azi

on

e a

llo s

cari

co e

/o a

q

ua

lsia

si v

ari

azi

on

e s

ucc

ess

iva

me

nte

ap

po

rta

ta

d)

Ve

rific

are

, in

co

nfo

rmità

ag

li o

bb

ligh

i d

ett

ati

pe

r il

"tito

lare

de

ll'a

ttiv

ità d

a c

ui

ori

gin

a l

o s

cari

co"

(art

t. 1

24

,12

5.

D.L

gs.

15

2/0

6),

lo s

tato

au

tori

zza

tori

o, in

pa

rtic

olar

e pe

r qu

anto

atti

ene

a: c

on

diz

ion

i ge

stio

na

li a

pp

lica

te,

sca

de

nza

, rin

no

vo d

ell'

au

toriz

zazi

on

e (

un

an

no

prim

a d

ella

sca

de

nza

)

e)

Ve

rific

are

se

so

no

pre

sen

ti sc

aric

hi d

i so

sta

nze

di c

ui a

lla t

ab

ella

3/A

de

ll'A

lleg

ato

5 a

lla p

art

e t

erz

a d

el

D.L

gs. 1

52/0

6 s.

m.i.

(N

B:

Art

. 1

08

- s

caric

hi d

i so

sta

nze

pe

rico

lose

de

l D.L

gs.

15

2/0

6 s

.m.i.

)

f)

Acc

ert

are

co

no

sce

nza

de

l d

ivie

to d

i d

iluiz

ion

e c

on

“a

cqu

e p

rele

vate

esc

lusi

vam

en

te a

llo s

cop

o”

(il

div

ieto

su

ssis

te a

l fin

e d

el c

on

seg

uim

en

to d

ei v

alo

ri li

mite

di e

mis

sio

ne

: a

rt.

10

1,

co.

5,

D.L

gs.

15

2/0

6)

g)

Ve

rific

are

co

nd

izio

ni

ge

stio

na

li p

er

il ri

spe

tto

de

i “li

miti

di

emis

sion

e” s

tab

iliti

(art

. 10

1 e

All.

5 a

lla p

arte

II

I d

el D

.Lg

s. 1

52

/06

) a

nch

e c

on

rife

rim

en

to a

eve

ntu

ali

pre

scri

zio

ni r

ipo

rta

te n

ell'

au

tori

zza

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ne

h)

Ve

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are

il

divi

eto

di s

caric

o su

l su

olo

delle

sos

tanz

e di

cui

al

punt

o 2.

1 de

ll'A

ll. 5

alla

par

te I

II de

l D

.Lgs

. 152

/06)

i)

Nel

cas

o di

sca

richi

sul

suo

lo e

sist

enti

verif

icar

e l’o

bblig

o di

con

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iam

ento

in c

orpi

idric

i sup

erfic

iali,

in

reti

fogn

arie

ovv

ero

di d

estin

azio

ne a

riu

tiliz

zo,

con

escl

usio

ne d

ei c

asi

indi

cati

all'a

rt.

103,

co.

1 de

l D

.Lgs

. 152

/06

N

.B.

- In

ca

so d

i m

an

cata

ott

em

pe

ran

za,

l'au

tori

zza

zio

ne

allo

sca

rico

è c

on

sid

era

ta r

evo

cata

(a

rt.

10

3,

co

. 2, D

.Lg

s. 1

52

/06

)

l)

Mo

da

lità

se

mp

lific

ate

di r

inn

ovo

de

lle a

uto

rizz

azi

on

i pe

r le

ca

teg

ori

e d

i im

pre

se

di c

ui

all'

art

ico

lo

2

de

l d

ecr

eto

d

el

Min

istr

o

de

lle

att

ività

pro

du

ttiv

e

in

da

ta

18

a

pri

le

20

05

(pic

cole

e m

edie

impr

ese)

:

Ve

rific

are

e

vid

en

za

de

lla

pre

sen

tazi

on

e

all’

au

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com

pe

ten

te,

alm

en

o

sei

me

si

p

rim

a

de

lla

sca

de

nza

, q

ua

lora

n

on

si

si

an

o

verif

ica

te

mo

difi

cazi

on

i ris

pe

tto a

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sup

po

sti d

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au

toriz

zazi

on

e

già

co

nce

ssa

, d

i u

n'is

tan

za

corr

ed

ata

d

i

dic

hia

razi

on

e s

ost

itutiv

a a

i se

nsi

de

ll'a

rtic

olo

4

7

de

l d

ecr

eto

d

el

Pre

sid

en

te d

ella

Re

pu

bb

lica

28

dic

em

bre

20

00

, n

. 4

45

, c

he

a

tte

sti

ch

e

son

o r

ima

ste

im

mut

ate

le c

ondi

zion

i pre

vist

e da

ll’ar

t. 3,

com

ma

1, d

el D

PR

19

otto

bre

201

1, n

. 227

. N

.B.

La m

odal

ità

sem

plifi

cata

di r

inno

vo d

ell'a

utor

izza

zion

e di

cu

i al c

omm

a 1

non

si

appl

ica

per

gl

i sc

aric

hi

con

ten

en

ti s

ost

an

ze p

eric

olo

se d

i cu

i all'

art

ico

lo 1

08

de

l de

cre

to le

gis

lativ

o

3

ap

rile

20

06

, n

. 1

52

.

m)

Ve

rific

are

pre

scri

zio

ni d

eri

van

ti d

a n

orm

ativ

e r

eg

ion

ali

in m

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to a

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est

ion

e d

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acq

ue

me

teo

rich

e d

i d

ilava

me

nto

e a

cqu

e d

i pri

ma

pio

gg

ia.

(NB

: Art

. 113

del

D.L

gs. 1

52/0

6 s.

m.i.

- a

cqu

e m

ete

ori

che

di d

ilava

me

nto

e a

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e d

i pri

ma

pio

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ia)

n)

In

pre

sen

za

di

sca

rich

i d

i a

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e

reflu

e

cla

ssifi

cate

co

me

a

ssim

ilate

a

lle

do

me

stic

he

, ve

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are

l’a

pp

lica

zio

ne

de

i cr

iteri

di

ass

imila

zion

e pr

evis

ti da

lla d

isci

plin

a re

gion

ale

(art

. 10

1, c

omm

a 7,

D.L

gs

15

2/2

00

6),

ovv

ero

, in

ass

en

za d

i ta

le d

isci

plin

a,

de

i cr

iteri

pre

vist

i d

all’

art

. 3

, co

mm

a 1

, d

el

DP

R

22

7/2

01

1.

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

7/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

zio

ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

1

5

Att

ivit

à d

i g

es

tio

ne

de

i ri

fiu

ti e

d i

mp

ian

ti d

i re

cu

pe

ro (

op

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ni

di

cu

i in

All

. C

) d

i ri

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ti,

e d

i s

ma

ltim

en

to (

op

era

zio

ni

di

cu

i in

All

. B

) d

i ri

fiu

ti

• D

.Lgs

3/4

/200

6 n.

152

e s

.m.i.

, art

t. 2

08

e s

s.

• D

M 5

/02/

1998

(re

cupe

ro r

ifiut

i non

per

icol

osi c

on p

roc.

se

mp

lific

ata

) co

me

mo

difi

cato

da

DM

5/0

4/2

00

6 n

.18

6

• D

M 1

2/06

/200

2 n.

161

(re

cupe

ro d

i rifi

uti p

eric

olos

i con

pro

cedu

ra s

empl

ifica

ta)

• D

elib

eraz

ione

n. 2

del

15/

12/2

010,

com

e m

odifi

cata

e in

tegr

ata

dalla

del

iber

azio

ne

n. 1

del

19/

01/2

011,

rec

ante

crit

eri

pe

r l’i

scri

zio

ne

all’

Alb

o d

eg

li in

term

ed

iari

e d

ei c

om

me

rcia

nti

di r

ifiu

ti se

nza

de

ten

zio

ne

d

ei r

ifiu

ti st

ess

i (is

criz

ion

e c

at.

8).

Min

iste

ro d

ell'

am

bie

nte

e d

ella

tu

tela

de

l te

rrito

rio

e d

el

ma

re -

Dec

reto

14

feb

bra

io 2

01

3,

n.

22 -

Reg

olam

ento

rec

ante

dis

cip

lina

de

lla c

ess

azi

on

e d

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qu

alif

ica

di

rifiu

to d

i d

ete

rmin

ate

tip

olo

gie

di

com

bu

stib

ili s

olid

i se

con

da

ri (C

ss),

ai s

en

si d

ell'

art

ico

lo 1

84

-te

r, c

om

ma

2,

de

l de

cre

to le

gis

lativ

o 3

ap

rile

20

06

, n

. 1

52

, e

su

cce

ssiv

e m

od

ifica

zio

ni

• M

inis

tero

de

ll'a

mb

ient

e e

de

lla t

ute

la d

el t

err

itori

o e

del

mar

e -

Dec

reto

20

mar

zo 2

013

- M

od

ifica

de

ll'a

lleg

ato

X d

ella

Pa

rte

qu

inta

de

l de

cre

to le

gis

lativ

o 3

ap

rile

20

06

, n

. 1

52

e s

ucc

ess

ive

mo

difi

cazi

on

i e

inte

graz

ioni

, in

mat

eria

di u

tiliz

zo d

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ombu

stib

ile s

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o se

cond

ari

o (

Css

) •

Com

mis

sio

ne e

urop

ea

- R

egol

amen

to 2

5 gi

ugno

201

3, n

. 71

5/20

13/U

e -

Reg

olam

ento

rec

ante

i cr

iteri

che

dete

rmin

ano

qua

ndo

i rot

tam

i di r

ame

cess

ano

di e

sser

e co

nsid

erat

i rifi

uti a

i sen

si d

ella

dire

ttiva

2

00

8/9

8/C

e d

el P

arl

am

en

to e

uro

pe

o e

de

l Co

nsig

lio

• C

ircol

are

Alb

o na

zion

ale

gest

ori a

mbi

enta

li 4

nove

mbr

e 20

13, n

. 119

0 -

Iscr

izio

ne

ne

lla c

ate

go

ria

8 (

inte

rme

dia

ri e

co

mm

erc

ian

ti se

nza

de

ten

zio

ne

) -

Rid

uzio

ne g

aran

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per

impr

ese

regi

stra

te E

mas

N

.B.

- V

ed

i an

che

: ü

p

un

to n

. 2

6,

pe

r sm

alti

me

nto

rifi

uti

in "

dis

cari

ca"

ü

pu

nto

n.

27

, p

er

"in

cen

eri

me

nto

" e

rifi

uti

da

"in

cen

eri

me

nto

" ü

p

un

to n

. 2

8,

pe

r re

cup

ero

di "

sost

an

ze le

sive

" d

ello

"st

rato

di o

zon

o"

a

) V

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fica

re s

e l

'att

ività

pre

scri

ve l

'iscr

izio

ne

all'

Alb

o G

est

ori

(a

rt.

21

2 e

art

. 1

94

, c.

3 -

pe

r tr

aspo

rto

tra

nsf

ron

talie

ro d

i rifi

uti

ne

l te

rrito

rio

ita

lian

o –

D.L

gs 1

52/2

006

e s.

m.i.

) P

er

esc

lusi

on

i v.

art

. 2

12

, c.

5.

b)

Ve

rific

are

: •

se l'

ese

rciz

io d

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op

era

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ni d

i re

cup

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e/o

sm

alti

me

nto

è a

uto

rizz

ato

(ar

t. 2

08

, D.L

gs 1

52/0

6)

• d

om

an

da

di a

uto

rizz

azi

on

e u

nic

a a

i se

nsi

de

ll’a

rt.

20

8 d

el D

:lgs.

15

2/0

6 s

.m.i.

pe

r la

re

aliz

zazi

on

e

di v

aria

nti

sost

an

zia

li in

cor

so d

'ope

ra o

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serc

izio

che

com

port

ino

mod

ifich

e a

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ito d

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qua

li g

li im

pian

ti no

n so

no p

iù c

onfo

rmi a

ll'au

toriz

zazi

one

rilas

ciat

a.

c)

Ve

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are

rin

no

vo d

ell’

au

tori

zza

zio

ne

ai s

en

si d

ell’

art

. 2

09

de

l D.L

gs.

15

2/2

00

6 s

.m.i.

N

B:

art.

209,

c.1

: in

se

de

di p

roce

dure

p

revi

ste

pe

r il

rin

novo

de

lle a

utor

izza

zion

i al

l'ese

rciz

io

di

un

im

pia

nto

ovv

ero

pe

r il

rin

no

vo d

ell'

iscr

izio

ne

a

ll'A

lbo

d

i c

ui

all'

art

ico

lo

21

2,

le i

mp

rese

ch

e

risul

tino

reg

istr

ate

ai

sens

i de

l re

gola

men

to (

CE

) n.

122

1/20

09 d

el P

arla

men

to

eur

opeo

e

d

el

Con

sigl

io,

de

l 25

no

vem

bre

200

9, s

ull'a

desi

one

vo

lont

aria

d

elle

o

rgan

izza

zion

i a

u

n s

iste

ma

com

un

itario

d

i e

cog

est

ion

e e

au

dit

, ch

e a

bro

ga

il

reg

ola

me

nto

(C

E)

n.

7

61

/20

01

e

l

e

de

cisi

on

i d

ella

C

om

mis

sio

ne

2

00

1/6

81

/CE

e

20

06

/19

3/C

E

o

cert

ifica

ti U

ni

En

Iso

14

00

1,

po

sso

no

so

stitu

ire

tali

au

tori

zza

zio

ni

con

au

toce

rtifi

cazi

on

e r

esa

alle

au

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ta'

com

pe

ten

ti, a

i

sen

si

de

l

test

o

un

ico

d

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isp

osi

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ni

le

gis

lativ

e e

re

go

lam

en

tari

in

ma

teri

a d

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ocu

me

nta

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ne

am

min

istr

ativ

a,

di

cui

al

de

cre

to d

el P

resi

de

nte

de

lla R

epub

blic

a 28

dic

embr

e 20

00, n

. 445

.

d)

Ve

rific

are

co

nd

izio

ni

ge

stio

na

li p

er

il ri

spe

tto

de

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resc

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on

i e

co

nd

izio

ni

op

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tive

(e

s. l

imiti

di

em

issi

on

e in

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., p

reca

uzi

on

i, e

cc.)

de

ll'a

uto

rizz

azi

on

e.

N.B

.: de

scriv

ere

sint

etic

amen

te le

prin

cipa

li pr

escr

izio

ni.

e)

Ve

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se

l'e

serc

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de

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pe

razi

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i d

i re

cup

ero

, q

ua

nd

o e

ffe

ttu

ato

se

con

do

le

co

nd

izio

ni

e n

orm

e

tecn

ich

e d

i cu

i all'

art

. 2

14

D.L

gs.

15

2/0

6 è

svo

lto s

ulla

ba

se d

i "co

mu

nic

azi

on

e d

i in

izio

atti

vità

" (

art.2

16

co.1

D.L

gs

15

2/0

6)

e "

iscr

izio

ne

" S

ez.

Re

g.A

lbo.

(a

rt.

21

6 c

o.3

D

.Lg

s 1

52

/06

)

f)

Ve

rific

are

ch

e l

a "

com

un

ica

zio

ne

di

iniz

io a

ttiv

ità"

sia

rin

no

vata

og

ni

5 a

nn

i e

co

mu

nq

ue

in

ca

so d

i m

od

ifica

so

sta

nzi

ale

de

lle o

pe

razi

on

i di r

ecu

pe

ro (

art

. 2

16

co

.5

D.L

gs

15

2/0

6)

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

8/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

zio

ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

g)

Pe

r e

nti

o

imp

rese

ch

e n

on

ad

eri

sco

no

a S

IST

RI

N.B

. D

EC

RE

TO

-LE

GG

E 3

1 a

go

sto

20

13

, n

. 1

01

, co

nve

rtito

co

n m

od

ifica

zio

ni

da

lla L

. 3

0 o

tto

bre

20

13

, n

. 1

25

, a

rt.

11

, co

mm

a 3

-bis

: a

nch

e p

er

i so

gg

ett

i ob

blig

ati

ad

ad

eri

re a

SIS

TR

I, f

ino

al 3

1 di

cem

bre

2014

, co

ntin

ua

no

ad

ap

plic

ars

i g

li a

de

mp

ime

nti

e g

li ob

blig

hi d

i cu

i a

gli

art

ico

li 1

88

, 1

89

, 1

90

e 1

93

de

l d

ecr

eto

le

gis

lativ

o 3

ap

rile

20

06

, n

.15

2,

ne

l te

sto

pre

vig

en

te a

lle m

od

ifich

e a

pp

ort

ate

da

l d

ecr

eto

le

gisl

ativ

o 3

dice

mbr

e 20

10,

n. 2

05, n

onch

e' le

rel

ativ

e sa

nzio

ni.

D

uran

te d

etto

per

iodo

, le

sa

nzi

on

i re

lativ

e a

l S

IST

RI

di

cui

ag

li a

rtic

oli

26

0-b

is e

26

0-t

er

de

l d

ecr

eto

le

gisl

ativ

o 3

april

e 20

06, n

. 152

, e s

ucce

ssiv

e m

odifi

cazi

oni,

non

si a

pplic

ano.

-

verif

icar

e se

esi

ste

il r

egis

tro

di c

aric

o e

scar

ico

co

n in

dic

azi

on

e d

i qu

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tità

e q

ua

lità

de

i rifi

uti,

con

fog

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um

era

ti, v

idim

ati

e ge

stiti

con

le

proc

edur

e e

le m

odal

ità f

issa

te d

alla

nor

mat

iva

sui

regi

stri

IVA

(a

rt.

19

0 D

.Lg

s 1

52

/06

).

h)

Ve

rific

are

ad

em

pim

en

to d

i p

rese

nta

zio

ne

an

nu

ale

de

l M

UD

alle

Ca

me

re d

i C

omm

erci

o (v

. ar

t. 18

9 D

.Lgs

152

/200

6 vi

gent

e an

tece

dent

emen

te a

ll'en

trat

a in

vig

ore

del

decr

eto

legi

slat

ivo

del

3 d

icem

bre

20

10

, n

. 2

05

).

V.

DE

CR

ET

O D

EL

PR

ES

IDE

NT

E D

EL

CO

NS

IGLI

O D

EI

MIN

IST

RI

21 d

icem

bre

2015

- A

pp

rova

zio

ne

d

el m

od

ello

un

ico

di d

ich

iara

zio

ne

am

bie

nta

le (

Mu

d)

pe

r l'a

nn

o 2

016

i)

Pe

r il

recu

pe

ro d

i ri

fiuti

no

n p

eri

colo

si a

mm

ess

i a

pro

ced

ura

se

mp

lific

ata

ai

sen

si d

ell’

art

.21

4 D

.Lg

s 1

52

/07

ve

rific

are

evi

de

nza

do

cum

en

tale

di

eff

ett

ua

zio

ne

di

cara

tte

rizz

azi

on

e c

him

ico-

fisic

a d

ei

rifiu

ti o

gn

i 2

4 m

esi

e c

om

un

qu

e a

d o

gn

i m

od

ifica

so

sta

nzi

ale

de

l p

roce

sso

(ca

mp

ion

am

en

to e

an

alis

i co

me

d

a a

rt.

8 D

M 5

/02

/19

98

) N

B. S

i app

lican

o le

dis

posi

zion

i del

DM

5/0

2/19

98 n

elle

con

dizi

oni i

ndic

ate

in c

o.5

art.2

14 D

.Lgs

152

/06

l)

Pe

r la

"m

ess

a i

n r

ise

rva

" d

i ri

fiuti

no

n p

eri

colo

si s

og

ge

tti a

pro

ced

ura

se

mp

lific

ata

ai

sen

si d

ell’

art

.21

4

D.L

gs

152/

07,

ve

rific

are

evid

enza

de

lle

cond

izio

ni

gest

iona

li (s

tocc

aggi

se

para

ti/pr

otez

ione

de

i cu

mu

li/b

aci

no

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on

ten

ime

nto

pe

r liq

uid

i, e

cc.)

pre

vist

e a

ll'a

rt. 6

DM

5/0

2/1

99

8

NB

. Si a

pplic

ano

le d

ispo

sizi

oni d

el D

M 5

/02/

1998

nel

le c

ondi

zion

i ind

icat

e in

co.

5 ar

t.214

D.L

gs 1

52/0

6

m)

Ve

rific

are

ch

e la

"m

ess

a in

ris

erv

a"

di r

ifiu

ti in

fiam

ma

bili

o p

utr

esc

ibili

pre

sso

imp

ian

ti d

i ric

up

ero

R 1

3 è

so

gg

etta

a "

pro

ced

ura

se

mp

lific

ata

" a

i se

nsi

de

l D.L

gs

15

2/0

6 s

olo

se

no

n s

up

eri

60

0 m

3 e

il d

ep

osi

to

no

n s

i pro

tra

gg

a p

er

un

pe

riod

o s

up

eri

ore

all'

an

no

(a

rt.

7,

co.

3 D

M 0

5/0

2/1

99

8)

NB

. Si a

pplic

ano

le d

ispo

sizi

oni d

el D

M 5

/02/

1998

nel

le c

ondi

zion

i ind

icat

e in

co.

5 ar

t.214

D.L

gs 1

52/0

6

n)

Pe

r il

recu

pe

ro

di

rifiu

ti p

eri

colo

si

am

me

ssi

a

pro

ced

ura

se

mp

lific

ata

a

i se

nsi

d

el

D.L

gs

15

2/0

6,

verif

icar

e ev

iden

za d

ocum

enta

le d

i: •

eff

ett

ua

zio

ne

d

i ca

ratt

eri

zza

zio

ne

ch

imic

o-fis

ica

d

ei

rifiu

ti o

gn

i 1

2

me

si

e

com

un

qu

e

ad

o

gn

i m

od

ifica

so

sta

nzi

ale

de

l pro

cess

o (

cam

pio

na

me

nto

se

con

do

No

rma

UN

I 1

08

02

ed

an

alis

i co

me

da

a

rt.

7 D

M 1

61

/20

02

)

NB

. S

i ap

plic

ano

le d

ispo

sizi

oni

del

DM

12.

06.2

006

nelle

con

dizi

oni

indi

cate

in

co.5

art

.214

D.L

gs

15

2/0

6

o)

no

nch

é v

eri

fica

re e

vid

en

za d

ocu

me

nta

le c

he

: •

"la

qu

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tità

im

pie

ga

bile

" p

er

le d

ive

rse

op

era

zio

ni

di

recu

pe

ro è

co

nfo

rme

ai

de

tta

mi

de

ll'a

rt.

5 d

el

DM

161

/200

2

NB

. S

i ap

plic

ano

le d

ispo

sizi

oni

del

DM

12.

06.2

006

nelle

con

dizi

oni

indi

cate

in

co.5

art

.214

D.L

gs

15

2/0

6

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

9/1

2

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

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ne

sen

za p

reve

nti

va a

uto

rizz

azio

ne

per

la "

mes

sa in

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erva

" di

rifi

uti p

eric

olos

i sog

getti

a p

roce

dura

sem

plifi

cata

ai s

ensi

del

DM

161

/200

2,

verif

ica

re e

vide

nza

docu

men

tale

di:

cond

izio

ni q

uant

itativ

e e

tem

pora

li di

mes

sa in

ris

erva

com

e da

art

. 4 D

M 1

61/2

002

N

B.

Si

appl

ican

o le

dis

posi

zion

i de

l D

M 1

2.06

.200

6 ne

lle c

ondi

zion

i in

dica

te i

n co

.5 a

rt.2

14 D

.Lgs

15

2/06

p)

• co

nfor

mità

a n

orm

e te

cnic

he d

i cui

all'

All.

III D

M 1

61/2

002

N

B.

Si

appl

ican

o le

dis

posi

zion

i de

l D

M 1

2.06

.200

6 ne

lle c

ondi

zion

i in

dica

te i

n co

.5 a

rt.2

14 D

.Lgs

15

2/06

Per

gli

impi

anti

di t

ratta

men

to d

ei r

ifiut

i el

ettr

ici

ed e

lettr

onic

i –

RA

EE

(d

i cu

i al

D.L

gs. n

. 49/

2014

),

ver

ifica

re:

• Il

poss

esso

di q

uant

o pr

evis

to a

ll’ar

t. 1

8 “T

ratt

amen

to a

degu

ato”

.

26

D

isca

rich

e

• D

.Lgs

.13/

01/2

003

n. 3

6 e

s.m

.i. (

attu

az. D

ir .1

999/

31/

CE

cla

ssif.

dis

caric

he d

ei r

ifiut

i)

• R

EG

OLA

ME

NT

O (

CE

) N

. 85

0/20

04 D

EL

PA

RLA

ME

NT

O E

UR

OP

EO

E D

EL

CO

NS

IGLI

O d

el 2

9 ap

rile

2004

rel

ativ

o ag

li in

quin

anti

orga

nici

per

sist

enti

e ch

e m

odifi

ca l

a di

retti

va 7

9/11

7/C

EE

e

succ

essi

ve m

odifi

cazi

oni.

• D

.M.

27 s

ette

mbr

e 20

10

- D

efin

izio

ne d

ei c

riter

i di a

mm

issi

bilit

a' d

ei r

ifiut

i in

disc

aric

a, in

sos

tituz

ione

di q

uelli

con

tenu

ti ne

l dec

reto

del

Min

istr

o de

ll'am

bien

te e

del

la tu

tela

del

terr

itorio

3 a

gost

o 20

05.

• D

.M.

24 g

iugn

o 20

15 -

Mod

ifica

del

dec

reto

27

sette

mbr

e 20

10,

rela

tivo

alla

def

iniz

ione

dei

crit

eri d

i am

mis

sibi

lità

dei

rifi

uti i

n di

scar

ica

a)

Chi

eder

e ev

iden

za d

ocum

enta

le d

ello

sta

to d

ell'A

utor

izza

zion

e al

la c

ostr

uzio

ne e

all'

eser

cizi

o de

lla

disc

aric

a

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

10/

12

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

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ne

sen

za p

reve

nti

va a

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rizz

azio

ne

b)

Ve

rific

are

evi

de

nza

do

cum

en

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de

lla "

cara

tte

rizz

azi

on

e d

i b

ase

di

cia

scu

na

tip

olo

gia

di

rifiu

ti" d

a

eff

ett

ua

rsi a

ca

rico

de

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du

ttore

in c

orr

isp

on

de

nza

de

l prim

o c

on

ferim

en

to in

dis

caric

a e

da

rip

ete

re in

co

rris

po

nd

en

za d

i o

gn

i va

riazi

on

e s

ign

ifica

tiva

de

l p

roce

sso

ch

e o

rigin

a i

rifi

uti

(DM

27/

09/2

010

, a

rt.

2

co. 1

-2-3

,

e A

ll. 1

-

“car

atte

rizza

zion

e di

bas

e” ,

e A

ll. 3

- “

cam

pion

amen

to e

ana

lisi d

ei r

ifiut

i”)

Il g

est

ore

è t

en

uto

a c

on

serv

are

"i d

ati"

per

un

pe

rio

do

di 5

an

ni (

DM

27/

09/2

010

, a

rt.

2 c

o.

6)

c)

Ve

rific

are

se

le

co

nd

izio

ni

ge

stio

na

li e

le

pro

ced

ure

di

acc

ett

azi

on

e d

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rifiu

ti d

a c

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feri

re i

n d

isca

rica

a

ssic

ura

no

: •

il ris

petto

del

div

ieto

di s

mal

timen

to d

ei r

ifiut

i allo

sta

to li

quid

o, d

i rifi

uti c

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ifica

ti co

mb

ure

nti

(H2

),

esp

losi

vi (

H1

) e

infia

mm

ab

ili (

H3

A-H

3B),

e d

egli

altr

i rifi

uti d

i cu

i all'

art

. 6

de

l D.L

gs.

36

/20

03

d)

• il

rispe

tto d

ei "

crite

ri d

i a

mm

issi

bili

tà"

di

cui

al D

M 2

7/09

/201

0 c

om

e m

od

ifica

to d

al

DM

24

/6/2

01

5,

p

er

le d

ive

rse

tip

olo

gie

di r

ifiu

to a

mm

ess

e d

isca

rica

ine

rti,

no

n p

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colo

si e

pe

rico

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e p

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i rifi

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i a

mia

nto

o c

on

ten

en

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nto

il ris

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de

l di

viet

o di

"d

iluire

/mis

cela

re

rifiu

ti"

al

solo

fin

e di

re

nder

li co

nfor

mi

ai

"crit

eri

di

am

mis

sib

ilità

" (a

rt.

6,

co.

2,

D.L

gs.

36

/20

03

)

il ris

petto

dei

"d

isci

plin

ari

tecn

ici"

pe

r il

tra

tta

me

nto

, im

ba

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gio

, ri

cop

ert

ura

de

i ri

fiuti

di

am

ian

to i

n

dis

cari

ca,

di

cui

all'

All.

A a

l D

M n

. 2

48

de

l 2

9/0

7/2

00

4 (

de

stin

azi

on

e d

ei

rifiu

ti co

nte

ne

nti

am

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to,

"in

dic

e d

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scio

", r

ico

pe

rtu

ra d

ei r

ifiu

ti "i

n g

iorn

ata

" co

n s

trat

o di

20

cm s

pess

ore,

etc

.) –

(v.

anch

e D

M 2

7/09

/201

0, a

rt.6

co

.6 le

tte

ra c

e A

ll. 2

)

e)

• N

el c

aso

di d

epos

ito d

i rifi

uti p

eric

olos

i, ve

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are

che

il re

gist

ro d

i car

ico/

scar

ico

cont

enga

app

osita

m

ap

pa

tura

att

a a

d i

nd

ivid

ua

re i

l se

tto

re d

ella

dis

cari

ca d

ove

è s

ma

ltito

il

rifiu

to (

art

. 1

1,

co.

3d

, D

.Lgs

. 36/

200

3)

f)

Ve

rific

are

evi

de

nza

do

cum

en

tale

de

lla "

pre

sen

tazi

on

e a

ll'A

uto

rità

co

mp

ete

nte

" (e

ntro

27/

09/2

003)

del

"p

ian

o d

i a

de

gu

am

en

to d

ella

dis

cari

ca"

alle

pre

visi

oni

di

cui

al D

.Lgs

. 13

/01/

2003

n.

36

(a

rt.

17

, co

. 3

, D

.Lgs

. 3

6/2

00

3)

2

7

Imp

ian

ti d

i in

ce

ne

rim

en

to e

di

co

inc

en

eri

me

nto

de

i ri

fiu

ti

• D

.Lgs

.11/

05/2

005

n.13

3 (a

ttuaz

ione

dire

ttiva

200

0/76

/CE

ince

nerim

ento

rifi

uti)

D.L

gs

4 m

arzo

201

4, n

. 46

Att

uaz

ion

e d

ella

dir

etti

va

2010

/75/

UE

rel

ativ

a al

le e

mis

sio

ni i

nd

ust

rial

i (p

rev

enzi

on

e e

rid

uzi

on

e i

nte

gra

te i

nte

gra

te d

ell

'inq

uin

am

ento

), i

n v

igo

re d

all

’11

/04

/20

14

.

a)

Ve

rific

are

ch

e l

'imp

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i in

cen

eri

me

nto

/co

ince

ne

rim

en

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> 3

t/h

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a i

n po

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so d

i au

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zazi

one

inte

grat

a am

bien

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(ve

di p

unto

5)

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Ve

rific

are

ch

e l

'imp

ian

to d

i in

cen

eri

me

nto

/co

ince

ne

rim

en

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ia g

est

ito s

eco

nd

o l

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orm

e t

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ich

e,

le

con

diz

ion

i d

i e

serc

izio

e l

e c

ara

tteris

tich

e s

tab

ilite

, in

re

lazi

on

e a

lla s

pe

cific

a t

ipo

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ia d

ei

rifiu

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lime

nta

zio

ne,

e c

he

ris

ulti

evi

de

nza

de

lle n

ece

ssa

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uto

rizz

azi

on

i.

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

11/

12

D

ocu

men

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i pro

pri

età

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erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

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ne

sen

za p

reve

nti

va a

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rizz

azio

ne

c)

• C

hied

ere

evid

enza

in p

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olar

e di

: •

mis

ure

ge

stio

na

li p

er

il ri

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tto

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i "v

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ri l

imite

di

em

issi

one"

fis

sati

per

legg

e e

nelle

pre

scriz

ioni

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post

e da

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utor

ità n

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ne

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po

nib

ile

• im

pieg

o de

i m

etod

i st

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ti di

ca

mpi

onam

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, di

an

alis

i e

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valu

tazi

one

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em

issi

oni

in

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osf

era

ge

stio

ne

sis

tem

a S

ME

: a

cqu

isiz

ion

e e

tra

tta

me

nto

dat

i, ca

lco

lo m

ed

ie s

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iora

rie

e g

iorn

alie

re,

verif

ica

rispe

tto d

ei li

miti

, ind

ice

di d

ispo

nibi

lità

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sile

del

le m

isur

e, IA

R

• fr

eq

ue

nza

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isu

razi

on

e d

elle

so

sta

nze

inq

uin

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ti •

sist

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a d

i co

ntr

ollo

de

ll'a

lime

nta

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ne

rifi

uti

• co

nd

izio

ni

ge

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na

li d

ello

sca

rico

de

lle a

cqu

e r

eflu

e p

rove

nie

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da

lla d

ep

ura

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ne

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ue

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ga

sso

si

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Ve

rific

are

tra

smis

sio

ne

all'

au

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ta' c

om

pe

ten

te d

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rel

azio

ne a

nnua

le r

elat

iva

al fu

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nam

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ed

alla

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glia

nza

de

ll'im

pia

nto

e)

Chi

eder

e ev

iden

za d

i ris

petto

del

le m

iglio

ri t

ecn

ich

e d

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on

ibili

f)

In c

aso

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imp

iant

i d

i in

cen

eri

me

nto

/co

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ne

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en

to d

i so

tto

pro

do

tti d

i o

rig

ine

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ima

le,

veri

fica

re

evi

de

nza

do

cum

en

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de

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con

osc

ime

nto

" d

a p

art

e d

ella

Au

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tà a

i se

nsi

de

l Re

g.

CE

10

69

/20

09.

g)

Ve

rific

are

p

er

gli

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ian

ti d

i in

cen

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me

nto

d

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rifiu

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an

i a

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rizz

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com

e

op

era

zio

ne

d

i re

cupe

ro e

nerg

etic

o R

1 il

rispe

tto d

el v

alor

e m

inim

o di

effi

cien

za e

nerg

etic

a (a

lleg

ato

C a

lla p

art

e I

V d

el

D.L

gs. 1

52/0

6 s.

m.i)

(N

B: e

ffici

enza

ene

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ica

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le o

su

pe

riore

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- 0

,60

pe

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li im

pia

nti

fun

zio

na

nti

e a

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rizz

ati

in c

on

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ita'

de

lla n

orm

ativ

a c

om

un

itari

a a

pp

lica

bile

a

nte

rio

rme

nte

al 1

° g

en

na

io 2

00

9,

- 0

,65

pe

r g

li im

pia

nti

au

tori

zza

ti d

op

o il

31

dic

em

bre

20

08

, ca

lco

lata

co

n la

se

gu

en

te f

orm

ula:

E

ffic

ien

za e

ne

rge

tica

= [

Ep

- (

Ef +

Ei)]

/[0,9

7 ×

(E

w +

Ef)

])

D

AT

A

NO

ME

E C

OG

NO

ME

DE

L F

UN

ZIO

NA

RIO

DE

LL’O

RG

AN

IZZ

AZ

ION

E R

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ILE

DE

LLA

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ILA

ZIO

NE

FIR

MA

D

EL

CO

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ILA

TO

RE

D

AT

A

NO

ME

E C

OG

NO

ME

DE

L V

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TA

TO

RE

CH

E H

A V

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IFIC

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O L

’AD

EG

UA

TE

ZZ

A D

EL

DO

CU

ME

NT

O

FIR

MA

D

EL

VA

LU

TA

TO

RE

L 0

9

ED

13

1905

14 P

AG

12/

12

D

ocu

men

to d

i pro

pri

età

di C

erti

qu

alit

y n

e è

viet

ata

la r

ipro

du

zio

ne

sen

za p

reve

nti

va a

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rizz

azio

ne

LE

GIS

LA

ZIO

NE

RE

GIO

NA

LE

/LO

CA

LE

AP

PL

ICA

BIL

E

SI

NO

N

A

AN

NO

TA

ZIO

NI

D

AT

A

NO

ME

E C

OG

NO

ME

DE

L F

UN

ZIO

NA

RIO

DE

LL’O

RG

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IZZ

AZ

ION

E R

ES

PO

NS

AB

ILE

DE

LLA

CO

MP

ILA

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NE

F

IRM

A

DE

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PIL

AT

OR

E

D

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A

NO

ME

E C

OG

NO

ME

DE

L V

ALU

TA

TO

RE

CH

E H

A V

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IFIC

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O L

’AD

EG

UA

TE

ZZ

A D

EL

DO

CU

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NT

O

FIR

MA

D

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VA

LU

TA

TO

RE

PR

OC

ES

SO

SE

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IBIL

EP

RO

CE

SS

O

WN

ER

C

ON

TR

OL

LI S

PE

CIF

ICI

DA

P

RE

VE

DE

RE

R

EA

TI P

OT

EN

ZIA

LI

D

.Lg

s 1

52/0

6

RE

AT

I PO

TE

NZ

IAL

I

Co

dic

e P

enal

e

RE

AT

I PO

TE

NZ

IAL

I

D.L

gs

231

/01

Ese

rciz

io im

pian

ti R

esp

. im

pian

to

Esi

sten

za s

iste

ma

info

rmat

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che

cont

rolli

le a

utor

izza

zion

i e in

gen

eral

e la

con

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ità d

el r

ifiut

o in

ingr

esso

(ad

es

. sul

le a

utor

izza

zion

i pre

vist

e

dalla

nor

mat

iva)

art.

137

c. 2

(i

n ri

feri

men

to a

i rea

ti di

cui

al c

.1);

art.

137

c.5

prim

o pe

riod

o;

art.

137

c.5

sec

ondo

per

iodo

;

art.

137

c.1

1;

art.

256

c. 3

pri

mo

peri

odo;

art.

256

c. 3

sec

ondo

per

iodo

;

art.

257

c.1

, 2; a

rt. 3

c.6

art.

727

-bis

;

art.

733

-bis

;

art.

25 u

ndec

ies

c.1

lett

a;

c.1

let

t b;

c

.2 le

tt a

pun

to 1

; c

.2 le

tt a

pun

to 2

;

c

.2 le

tt b

pun

to 2

;

c

.2 le

tt b

pun

to 3

;

c

.2 le

tt c

pun

ti 1,

2;

c.2

lett

h;

c.4

Esi

sten

za d

i una

pro

cedu

ra a

zien

dale

ch

e di

scip

lini l

e at

tività

di t

ratta

men

to/

recu

pero

/sm

altim

ento

de

i rifi

uti

Esi

sten

za d

i una

pro

cedu

ra a

zien

dale

ch

e di

scip

lini l

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tività

di s

tocc

aggi

o,

mov

imen

tazi

one

ed u

so d

i sos

tanz

e ch

imic

he e

car

bura

nti

Man

uten

zion

e im

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ti R

esp

. im

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to

Esi

sten

za d

i una

pro

cedu

ra a

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dale

ch

e di

scip

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a re

aliz

zazi

one

di n

uove

op

ere

in p

ross

imità

di

aree

nat

ural

i

PR

OC

ES

SO

-RE

AT

O

FAU

NA

Rife

rimen

to

D.L

gs. 2

31 a

rt.

25-u

ndec

ies

Des

criz

ione

reat

o

Fatturazione

Pianificazione dei conferimenti/ trasporti

Supporto post vendita

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti/discariche

Esercizio discariche

Esercizio impianti di trattamento rifiuti

Esercizio stazioni di trasferimento e centri di R.D.

Esercizio termovalorizzatori

Manutenzione impianti/discariche

Gestione flussi in ingresso

Stoccaggio/movimentazione materiali o rifiuti

Gestione flussi in uscita

Monitoraggio ambientale

Pronto intervento e gestione dell'emergenza

Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Acquisti

Gestione fornitori

Addestramento e Formazione

Servizi generali

Ucc

isio

ne, c

attu

ra, d

eten

zion

e di

ese

mpl

ari a

ppar

tene

nti a

d un

a sp

ecie

ani

mal

e se

lvat

ica

prot

etta

.

XX

XX

X

Dis

truzi

one,

pre

lievo

, de

tenz

ione

di e

sem

plar

i ap

parte

nent

i ad

una

spec

ie

vege

tale

sel

vatic

a pr

otet

ta.

XX

XX

X

art.

733-

bis

c.1

lett

b)D

istru

zion

e, d

eter

iora

men

to

sign

ifica

tivo

di u

n ha

bita

t al

l'inte

rno

di u

n si

to p

rote

tto.

XX

XX

X

Com

mer

cio

inte

rnaz

iona

le d

i sp

ecie

ani

mal

i e

vege

tali

in v

ia d

i es

tinzi

one/

D

eten

zion

e di

es

empl

ari v

ivi d

i m

amm

iferi

e re

ttili

peric

olos

i

Legge n. 150/92

art.

1 c.

1 e

2,

art.

2 c.

1 e

2,

art.

6 c.

4c.

3 le

tt a)

e b

)

Impo

rtazi

one,

ven

dita

, de

tenz

ione

di e

sem

plar

i di

spec

ie in

via

di e

stin

zion

e.Im

porta

zion

e di

ogg

etti

ad u

so

pers

onal

e o

dom

estic

o re

lativ

i a

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ie p

rote

tte s

enza

au

toriz

zazi

one

CIT

ES

em

essa

da

llo s

tato

ove

l'og

getto

è

stat

o ac

quis

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(se

prev

ista

).D

eten

zion

e di

mam

mife

ri e

retti

li ch

e ra

ppre

sent

ano

un

peric

olo

per l

'inco

lum

ità

pubb

lica.

Alte

razi

one

dei

cert

ifica

ti pe

r l'i

ntro

duzi

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di

spec

ie p

rote

tte

nella

Com

unità

eu

rope

a

Codice Penale

art.

3-bi

s c.

1 (r

if. a

cod

ice

pena

le)

c. 3

lett

c)

Fals

ifica

zion

e o

alte

razi

one

di

certi

ficat

i, lic

enze

, not

ifich

e di

im

porta

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e, d

ichi

araz

ioni

, al

fine

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cqui

sire

una

lice

nza

o un

cer

tific

ato

fals

i in

rela

zion

e a

spec

ie p

rote

tte.

Rife

rimen

to

norm

ativ

a am

bien

tale

Spec

ie p

rote

tte

art.

727-

bis

Codice Penale

c.1

lett

a)

FAU

NA

SC

AR

ICH

I ID

RIC

I

Rif

erim

ento

D

.Lg

s. 2

31 a

rt.

25-u

nd

ecie

sD

escr

izio

ne

reat

o

Fatturazione

Pianificazione dei conferimenti/ trasporti

Supporto post vendita

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti/discariche

Esercizio discariche

Esercizio impianti di trattamento rifiuti

Esercizio stazioni di trasferimento e centri di R.D.

Esercizio termovalorizzatori

Manutenzione impianti/discariche

Gestione flussi in ingresso

Stoccaggio/movimentazione materiali o rifiuti

Gestione flussi in uscita

Monitoraggio ambientale

Pronto intervento e gestione dell'emergenza

Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Acquisti

Gestione fornitori

Addestramento e Formazione

Servizi generali

Effe

ttuaz

ione

di n

uovi

sca

richi

di

acqu

e re

flue

indu

stria

li se

nza

auto

rizza

zion

e (s

olo

sost

anze

pe

ricol

ose

tab

5 e

3/A

).

XX

X

Man

teni

men

to d

i sca

richi

di a

cque

re

flue

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stria

li do

po s

ospe

nsio

ne o

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voca

del

l'aut

oriz

zazi

one

(sol

o so

stan

ze p

eric

olos

e ta

b 5

e 3/

A).

XX

art.

137

c.3

c.2

lett

a)

punt

o 1

Man

cato

ris

petto

del

le p

resc

rizio

ni

auto

rizza

tive

o de

lle p

resc

rizon

i de

ll'au

torit

à co

mpe

tent

e ne

ll'ef

fettu

azio

ne d

i uno

sca

rico

di

acqu

e re

flue

indu

stria

li co

nten

enti

sost

anze

per

icol

ose

(tab

elle

5 e

3/A

de

ll'A

llega

to 5

alla

par

te II

I D.L

gs.

152/

06).

XX

art.

137

c.5

prim

o pe

riodo

c.2

lett

a)

punt

o 1

Sup

eram

ento

dei

lim

iti

nell'

effe

ttuaz

ione

di u

no s

caric

o in

dust

riale

(so

stan

ze ta

b. 5

).X

XX

art.

137

c.5

seco

ndo

perio

do

c.2

lett

a)

punt

o 2

Sup

eram

ento

dei

lim

iti

nell'

effe

ttuaz

ione

di u

no s

caric

o in

dust

riale

(so

stan

ze ta

b. 5

e 3

/A).

XX

XX

art.

137

c.11

c.2

lett

a)

punt

o 2

Sca

rico

sul s

uolo

, neg

li st

rati

supe

rfic

iali

del s

otto

suol

o,ne

l so

ttosu

olo

e ne

lle a

cque

sot

terr

anee

al

di f

uori

dei c

asi c

onse

ntiti

(ar

t. 10

3 e

104)

.

XX

XX

art.

137,

c.1

3c.

2 le

tt a)

pu

nto

1

Sca

rico

nelle

acq

ue d

el m

are

da p

arte

di

nav

i od

aero

mob

ili d

i sos

tanz

e o

mat

eria

li pe

r i q

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è im

post

o il

divi

eto

asso

luto

di s

vers

amen

to (

salv

o ch

e si

ano

in q

uant

ità ta

li da

ess

ere

resi

ra

pida

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te in

nocu

i dai

pro

cess

i fis

ici,

chim

ici e

bio

logi

ci, c

he s

i ve

rific

ano

natu

ralm

ente

in m

are

e pu

rchè

in p

rese

nza

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reve

ntiv

a au

toriz

zazi

one

da p

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del

l'aut

orità

co

mpe

tent

e).

Rif

erim

ento

no

rmat

iva

amb

ien

tale

Sca

rich

i Id

rici

D.Lgs. 152/06

art.

137

c. 2

(in

rife

rimen

to

ai r

eati

di c

ui

al c

.1)

c.2

lett

a)

punt

o 2

SCAR

ICHI

IDRI

CI

RIF

IUT

I

Rif

erim

ento

D

.Lg

s. 2

31

art.

25-

un

dec

ies

Des

criz

ion

e re

ato

Fatturazione

Pianificazione dei conferimenti/ trasporti

Supporto post vendita

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti

Manutenzione impianti

Gestione flussi in ingresso

Stoccaggio/movimentazione materiali o rifiuti

Gestione flussi in uscita

Monitoraggio ambientale

Pronto intervento e gestione dell'emergenza

Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Acquisti

Gestione fornitori

Addestramento e Formazione

Servizi generali

Servizi generali

art.

256

c.1

a)c.

2 le

tt b)

pu

nto

1R

acco

lta, t

rasp

orto

, rec

uper

o, s

mal

timen

to, c

omm

erci

o ed

inte

rmed

iazi

one

dei

rifiu

ti no

n pe

ricol

osi

senz

a au

toriz

zazi

one,

iscr

izio

ne o

com

unic

azio

ne.

XX

X

art.

256

c.1

b)c.

2 le

tt b)

pu

nto

2R

acco

lta, t

rasp

orto

, rec

uper

o, s

mal

timen

to, c

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erci

o ed

inte

rmed

iazi

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dei

rifiu

ti pe

ricol

osi s

enza

aut

oriz

zazi

one,

iscr

izio

ne o

com

unic

azio

ne.

XX

X

art.

256

c. 3

pr

imo

perio

doc.

2 le

tt b)

pu

nto

2R

ealiz

zazi

one

o ge

stio

ne d

i dis

caric

a no

n au

toriz

zata

di r

ifiut

i no

n pe

ricol

osi.

XX

XX

XX

art.

256

c. 3

se

cond

o pe

riodo

c.2

lett

b)

punt

o 3

Rea

lizza

zion

e o

gest

ione

di d

isca

rica

non

auto

rizza

ta d

i rifi

uti p

eric

olos

i.X

XX

XX

X

art.

256

c. 5

c.2

lett

b)

punt

o 2

Mis

cela

zion

e di

rifi

uti p

eric

olos

i ave

nti d

iffer

enti

cara

tteris

tiche

di p

eric

olos

ità

ovve

ro r

ifiut

i per

icol

osi c

on r

ifiut

i non

per

icol

osi.

La m

isce

lazi

one

com

pren

de

la d

iluiz

ione

di s

osta

nze

peric

olos

e.X

X

art.

256

c. 6

pr

imo

perio

doc.

2 le

tt b)

pu

nto

1

Man

cato

ris

petto

dei

req

uisi

ti pr

evis

ti da

ll'ar

t.8 d

el D

PR

n. 2

54/2

003

nel

depo

sito

tem

pora

neo

pres

so il

luog

o di

pro

duzi

one

di r

ifiut

i san

itari

peric

olos

i (e

tiche

ttatu

ra, t

ipol

ogia

di c

onte

nito

re, t

empi

di a

vvio

a s

mal

timen

to, t

empi

di

regi

stra

zion

e) c

on q

uant

itativ

i sup

erio

ri a

duec

ento

litr

i o q

uant

ità e

quiv

alen

ti.

XX

XX

art.

259

c.1

c.2

lett

e)

Spe

dizi

one

tran

sfro

ntal

iera

di r

ifiut

i in

diffo

rmità

dal

le n

orm

e vi

gent

i (R

eg. C

E

1013

/06)

- s

pedi

zion

e ill

egal

e (e

s. s

enza

not

ifica

a tu

tte le

aut

orità

com

pete

nti

inte

ress

ate,

sen

za l'

auto

rizza

zion

e de

lle a

utor

ità c

ompe

tent

i int

eres

sate

, con

l'a

utor

izza

zion

e de

lle a

utor

ità c

ompe

tent

i int

eres

sate

otte

nuto

med

iant

e fa

lsifi

cazi

oni,

fals

e di

chia

razi

oni o

frod

i, in

un

mod

o ch

e no

n è

mat

eria

lmen

te

spec

ifica

to n

ella

not

ifica

o n

ei d

ocum

enti

di m

ovim

ento

).

XX

XX

X

art.

260

c.1

e 2

c.2

lett

f)

Ces

sion

e, r

icez

ione

, tra

spor

to, e

spor

tazi

one,

impo

rtaz

ione

, ges

tione

abu

siva

di

inge

nti q

uant

itativ

i di r

ifiut

i al f

ine

di c

onse

guire

un

ingi

usto

pro

fitto

- a

ttivi

orga

nizz

ata

per

il tr

affic

o ill

ecito

di r

ifiut

iN

B: q

uote

mag

gior

i nel

cas

o si

trat

ti di

rifi

uti a

d al

ta r

adio

attiv

ità

XX

XX

X

art.

258

c. 4

se

cond

o pe

riodo

c.2

lett

d)F

orni

tura

di f

alse

indi

cazi

oni

sulla

nat

ura,

com

posi

zion

e, e

car

atte

ristic

he

chim

ico-

fisic

he d

ei r

ifiut

i nel

l'am

bito

del

la p

redi

spos

izio

ne d

i un

cert

ifica

to d

i an

alis

i e u

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i un

cert

ifica

to fa

lso

dura

nte

il tr

aspo

rto.

XX

XX

XX

art.

260-

bis

c. 6

For

nitu

ra d

i fal

se in

dica

zion

i su

lla n

atur

a, c

ompo

sizi

one,

e c

arat

teris

tiche

ch

imic

o-fis

iche

dei

rifi

uti n

ell'a

mbi

to d

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pre

disp

osiz

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di u

n ce

rtifi

cato

di

anal

isi u

tiliz

zato

nel

sis

tem

a di

con

trol

lo d

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trac

ciab

ilita

' dei

rifi

uti e

in

serim

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di u

n ce

rtifi

cato

fals

o ne

i dat

i da

forn

ire a

i fin

i del

la tr

acci

abili

ta' d

ei

rifiu

ti.

XX

XX

XX

art.

260-

bis

c. 7

se

cond

o e

terz

o pe

riodo

Tra

spor

to d

ei r

ifiut

i per

icol

osi s

enza

la c

opia

car

tace

a de

lla s

ched

a S

IST

RI -

A

rea

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imen

tazi

one

e, o

ve n

eces

sario

sul

la b

ase

della

nor

mat

iva

vige

nte,

se

nza

la c

opia

del

cer

tific

ato

anal

itico

che

iden

tific

a le

car

atte

ristic

he d

ei r

ifiut

i.U

so d

uran

te il

tras

port

o di

un

cert

ifica

to d

i ana

lisi d

i rifi

uti c

onte

nent

e fa

lse

indi

cazi

oni s

ulla

nat

ura,

sul

la c

ompo

sizi

one

e su

lle c

arat

teris

tiche

chi

mic

o-fis

iche

dei

rifi

uti t

rasp

orta

ti.

XX

XX

art.

260-

bis

c. 8

Tra

spor

to r

ifiut

i (si

a pe

ricol

osi c

he n

on p

eric

olos

i) co

n co

pia

cart

acea

del

la

Sch

eda

SIS

TR

I - A

rea

mov

imen

tazi

one

alte

rata

frau

dole

ntem

ente

XX

X

Rif

erim

ento

no

rmat

iva

amb

ien

tale

Rif

iuti

c.2

lett

g)

D.Lgs. 152/06

RIFI

UTI

SIT

I CO

NTA

MIN

AT

I

EM

ISS

ION

I

NA

VI

O

ZO

NO

Rif

erim

ento

D

.Lg

s. 2

31 a

rt.

25-u

nd

ecie

sD

escr

izio

ne

reat

o

Fatturazione

Pianificazione dei conferimenti/ trasporti

Supporto post vendita

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti/discariche

Esercizio discariche

Esercizio impianti di trattamento rifiuti

Esercizio stazioni di trasferimento e centri di R.D.

Esercizio termovalorizzatori

Manutenzione impianti/discariche

Gestione flussi in ingresso

Stoccaggio/movimentazione materiali o rifiuti

Gestione flussi in uscita

Monitoraggio ambientale

Pronto intervento e gestione dell'emergenza

Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Acquisti

Gestione fornitori

Addestramento e Formazione

Servizi generali

art.

257

c.1,

2

Man

cata

bon

ifica

in c

onfo

rmità

al p

roge

tto a

ppro

vato

dal

l'aut

orità

co

mpe

tent

e a

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ito d

i inq

uina

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to d

el s

uolo

, del

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tosu

olo,

de

lle a

cque

sup

erfic

iali

o de

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terr

anee

con

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supe

ram

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del

le c

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ntra

zion

i sog

lia d

i ris

chio

con

su

pera

men

to C

SR

(C

once

ntra

zion

e S

oglia

di R

isch

io).

XX

XX

art.

257

c.1,

2

Man

cata

effe

ttuaz

ione

del

la c

omun

icaz

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agl

i Ent

i in

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di u

n ev

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che

sia

pot

enzi

alm

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in g

rado

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onta

min

are

il si

to o

al

l'atto

di i

ndiv

idua

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con

tam

inaz

ioni

sto

riche

che

pos

sano

an

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com

port

are

risch

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ggra

vam

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del

la s

ituaz

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di

cont

amin

azio

ne.

XX

XX

Em

issi

on

i in

at

mo

sfer

aar

t. 27

9 c.

5c.

2 le

tt h)

Sup

eram

ento

lim

iti q

ualit

à de

ll'ar

ia d

eter

min

ato

dal s

uper

amen

to

dei v

alor

i lim

iti d

i em

issi

one.

XX

XX

art.

9 c.

1c.

5 le

tt a)

V

ersa

men

to c

olpo

so in

mar

e, d

a un

a na

ve, d

i idr

ocar

buri

e so

stan

ze li

quid

e no

cive

tras

port

ate

alla

rin

fusa

.

art.

9 c.

1c.

5 le

tt b)

Eve

ntua

le c

ausa

di d

anni

per

man

enti

o, c

omun

que,

di p

artic

olar

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avità

, alla

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lità

delle

acq

ue, a

spe

cie

anim

ali o

veg

etal

i o a

pa

rti d

i que

ste

a s

egui

to d

i ver

sam

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col

poso

in m

are,

da

una

nave

, di i

droc

arbu

ri e

sost

anze

liqu

ide

noci

ve tr

aspo

rtat

e al

la

rinfu

sa.

art.

8 c.

1,2

c. 5

lett

b)

Ver

sam

ento

dol

oso

in m

are

di id

roca

rbur

i e s

osta

nze

liqui

de

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ve tr

aspo

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la r

infu

sa e

eve

ntua

le c

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pe

rman

enti

o, c

omun

que,

di p

artic

olar

e gr

avità

, alla

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lità

delle

ac

que,

a s

peci

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imal

i o v

eget

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a p

arti

di q

uest

e.

Uti

lizzo

di s

ost

anze

le

sive

del

l'ozo

no

st

rato

sfer

ico

Legge n. 549/93

art.

3 c.

6c.

4V

iola

zion

e de

lle d

ispo

sizi

oni d

i cui

alla

Leg

ge 2

8/12

/199

3 n°

549

, A

rt. 3

in m

erito

alla

ces

sazi

one

e rid

uzio

ne d

ell’i

mpi

ego

delle

so

stan

ze le

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del

l’ozo

no (

CF

C, H

alon

, HC

FC

, HB

FC

, etc

.).

XX

D.Lgs. 152/06

Rif

erim

ento

no

rmat

iva

amb

ien

tale

Sit

i co

nta

min

ati

c.2

lett

c) p

unti

1 e

2

Inq

uin

amen

to

pro

voca

to d

alle

nav

i

D.Lgs. 202/07

SITI

-EM

ISSI

ON

I-NAV

I-OZO

NO

EC

OR

EA

TI

Des

criz

ion

e re

ato

Fatturazione

Pianificazione dei conferimenti/ trasporti

Supporto post vendita

Analisi di laboratorio

Esercizio impianti

Manutenzione impianti

Gestione flussi in ingresso

Stoccaggio/movimentazione materiali o rifiuti

Gestione flussi in uscita

Monitoraggio ambientale

Pronto intervento e gestione dell'emergenza

Gestione gare

Marketing e scouting nuove opportunità

Negoziazione diretta

Omologa rifiuti

Acquisti

Gestione fornitori

Addestramento e Formazione

Servizi generali

Art

. 452

bis

c.p

.

Inq

uin

amen

to a

mb

ien

tale

Vie

ne p

unito

chi

unqu

e ab

usiv

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te

cagi

ona

una

com

prom

issi

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o un

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erio

ram

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sig

nific

ativ

i e

mis

urab

ili:

- de

lle a

cque

o d

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ria o

di p

orzi

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stes

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sign

ifica

tive

del s

uolo

o d

el

sotto

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di u

n ec

osis

tem

a, d

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bio

dive

rsità

, anc

he a

grar

ia, d

ella

flor

a o

della

fa

una.

XX

XX

XX

XX

XX

XX

Art

. 452

qua

ter

c.p.

Dis

astr

o a

mb

ien

tale

Fuo

ri da

i cas

i già

pun

iti d

all'a

rtic

olo

434,

Cod

ice

pena

le (

disa

stro

dol

oso)

è p

unito

chi

unqu

e ab

usiv

amen

te c

agio

na u

n di

sast

ro a

mbi

enta

le. P

er d

isas

tro

ambi

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le s

i int

ende

, al

tern

ativ

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te:

dell'

equi

librio

di u

n ec

osis

tem

a o,

- un

'alte

razi

one

dell'

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osis

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a la

cui

elim

inaz

ione

ris

ulti

part

icol

arm

ente

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rosa

e c

onse

guib

ile s

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con

prov

vedi

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ti ec

cezi

onal

i, o

del f

atto

per

l'es

tens

ione

del

la s

ua c

ompr

omis

sion

e o

dei s

uoi e

ffetti

le

sivi

o p

er il

num

ero

delle

per

sone

offe

se o

esp

oste

a p

eric

olo.

XX

XX

XX

XX

XX

XX

Art

. 452

sex

ies

c.p.

Traf

fico

e a

bb

and

on

o d

i mat

eria

le a

d a

lta

rad

ioat

tivi

tà S

alvo

che

il

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cos

titui

sca

più

grav

e re

ato,

è p

unito

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unqu

e ab

usiv

amen

te c

ede,

ac

quis

ta, r

icev

e, tr

aspo

rta,

impo

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esp

orta

, pro

cura

ad

altr

i, de

tiene

o

tras

feris

ce m

ater

iale

di a

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adio

attiv

ità. P

unito

anc

he il

det

ento

re c

he

abba

ndon

a ta

le m

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iale

o s

e ne

dis

fa il

legi

ttim

amen

te.

Si t

ratta

di u

n re

ato

di p

eric

olo

che

prev

ede

due

aggr

avan

ti: la

pen

a è

aum

enta

ta q

uand

o si

ver

ifica

l'ev

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del

la c

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omis

sion

e o

del

dete

riora

men

to d

ell'a

mbi

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;se

dal f

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der

iva

un p

eric

olo

per

la v

ita o

l'i

ncol

umità

del

le p

erso

ne, l

a pe

na è

aum

enta

ta fi

no a

lla m

età.

N

eces

sario

il d

olo,

il d

elitt

o no

n vi

ene

puni

to p

er c

olpa

. Alla

con

dann

a se

gue

l'inc

apac

ità d

i con

trar

re c

on la

P.A

.

XX

XX

XX

XX

XX

Art

. 452

sep

ties

c.p.

Imp

edim

ento

del

co

ntr

ollo

Sal

vo c

he il

fatto

non

cos

titui

sca

più

grav

e re

ato,

la n

orm

a pu

nisc

e ch

iunq

ue im

pedi

sce,

intr

alci

a o

elud

e l'a

ttivi

tà d

i vi

gila

nza

e co

ntro

llo a

mbi

enta

le e

in m

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ia d

i sic

urez

za e

igie

ne d

el

lavo

ro, o

ne

com

prom

ette

gli

esiti

pon

endo

in e

sser

e un

a co

ndot

ta c

he

negh

i l'a

cces

so, p

redi

spon

ga o

stac

oli o

mut

i art

ifici

osam

ente

lo s

tato

dei

lu

oghi

. Alla

con

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a se

gue

l'inc

apac

ità d

i con

trar

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on la

P.A

.

XX

XX

XX

XX

XX

X

Rif

erim

ento

no

rmat

iva

Eco

reat

i

L.68/2015

ECO

REAT

I

- un

'alte

razi

one

irrev

ersi

bile

- l'o

ffesa

all'

inco

lum

ità p

ubbl

ica

in r

agio

ne d

ella

rile

vanz

a

66

BIBLIOGRAFIA

LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N. 231 (A CURA DI CONFINDUSTRIA, MARZO 2014)

CONTRIBUTI DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA PER L’ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO D.LGS. 231/2001 (A CURA DI CERTIqUALITy, FEDERCHIMICA, ASSOLOMBARDA ASSIMPEDIL, SCUOLA SUPERIORE SANT’ANNA, ASSOCIAZIONE AMBIENTE LAVORO, EHS GESTIONE, GIUGNO 2008)

GUIDA INTRODUTTIVA AI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE PREVISTI DAL D.LGS. n. 231/2001 PER I REATI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA (A CURA DEL COMITATO AFFARI LEGALI DI FEDERCHIMICA, DICEMBRE 2008)

LINEE GUIDA PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME ISO 9001 - ISO 14001 - BS OHSAS 18001 PER LE ATTIVITà DEL CICLO DEI RIFIUTI (A CURA DI FISE ASSOAMBIENTE, FEDERAMBIENTE, CERTIqUALITy GIUGNO 2009)

LA RESPONSABILITà AMMINISTRATIVA DELLE PERSONE GIURIDICHE - ORIENTAMENTI DELLA GIURISPRUDENZA SUL D.LGS. 213/2001 (A CURA DI AFI, CERTIqUALITy, LUGLIO 2014)

“MODELLI ORGANIZZATIVI E SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE”é disponibile sul sito: www.assoambiente.org

Progetto editoriale realizzato su carta CyclusPrint 100% riciclata,FSC® Recycled Certified, senza azzuranti ottici

e fabbricata nel rispetto delle più esigenti certificazioni ambientali.

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Certiquality è un Organismo di certificazione al servizio delle imprese accreditato per la certificazione dei sistemi di gestione aziendale per la qualità, l'ambiente, la sicurezza e per la certificazione di prodotto. Certiquality svolge inoltre attività di ispezione e realizza una importante attività di formazione. Le aree di intervento comprendono: Qualità Ambiente e energia Salute e sicurezza Gestione del Rischio Responsabilità sociale Tutela e sicurezza delle informazioni Marcatura CE Sicurezza Alimentare GMP Audit dei Modelli Organizzativi previsti dal D.Lgs. 231/2001 e Compliance Certiquality è presente su tutto il territorio nazionale con uffici e rappresentanze, con oltre 500 addetti fra personale interno ed ispettori, ed occupa una posizione di assoluto rilievo nel contesto della certificazione, con più di 19.000 siti aziendali certificati. A livello internazionale, Certiquality aderisce con Cisq al circuito IQNet (International Certification Network) che riunisce i 38 più prestigiosi organismi di certificazione di 32 Paesi del mondo. L'accreditamento da parte di Accredia e degli altri organismi preposti assicura il rispetto delle Norme europee EN 45011 e ISO 17021 per gli Istituti di Certificazione che ne garantiscono l'imparzialità e la competenza.

www.certiquality.it

Il presente documento rappresentail risultato delle attività di un Gruppo di Lavoropromosso da FISE Assoambiente eCertiquality al quale hanno partecipato:

Capo Progetto: Elisabetta Perrotta - FISE Assoambiente

Coordinatori: Chiara Leboffe - FISE Assoambiente Luca Tosto - FISE Assoambiente Armando Romaniello - Certiquality Federica Bonucchi - FISE Servizi S.r.l.

Gruppo di Lavoro: Stefano Aldini - Certiquality Gabriele Canè - Unieco Gianni Cramarossa - Certiquality Andrea De Poli - A2A Ambiente S.r.l. Nicola Gatta - Certiquality Francesco Grasso - A2A S.p.A. Elisabetta Piantoni - A2A S.p.A. Marco Rambaldi - HERAMBIENTE S.p.A.

Immagine ed Editing: Teresa Colin - FISE Servizi S.r.l.

GUIDA PER L’APPLICAZIONE NEL SETTORE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

MODELLI ORGANIZZATIVIE SISTEMI DI

GESTIONE AMBIENTALEalla luce dell’estensionedel D.Lgs. n. 231/2001

ai reati contro l’ambiente

In collaborazione con:

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