Mobilità: equità e innovazione per un futuro sostenibile ... · andranno valutate in base alla...
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Mobilità:equità e innovazioneper un futuro sostenibile
Audizione Unione PetroliferaClaudio Spinaci
(Atto n. 1015)SenatoCommissioni congiunte 8^ e 13^
Roma, 24 luglio 2017
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L’Unione Petrolifera riunisce tutte le principali aziende petrolifere che operano in Italia nell’ambito della raffinazione del petrolio, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi (il cosiddetto downstream petrolifero).
Con 39 aziende associate e 11 soci aggregati rappresenta il settore nelle sedi istituzionali e costituisce il fulcro delle iniziative di analisi e studio del comparto sui temi tecnici, economici e ambientali.
La tutela dell’ambiente, l’attenzione per la sicurezza, l’impegno nella ricerca e nell’innovazione sono i valori che l’Associazione ritiene fondamentali e irrinunciabili per una industria petrolifera nazionale moderna e vitale.
Il downstream petrolifero
Stoccaggio e distribuzione
Raffinazione
Chi Siamo
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▪ 11 raffinerie distribuite sull’intero territorio nazionale
▪ una logistica ed una distribuzione con infrastrutture capillarmente
diffuse sul territorio, con 20.750 punti vendita, oltre 100 depositi di
capacità superiore a 3.000 mc e centinaia di depositi di piccole
dimensione, di cui circa 300 fiscali, nonché oltre 2.700 km di oleodotti
▪ 20.000 occupati diretti con elevata scolarizzazione (il 20% è laureato)
oltre ad un indotto di altri 130.000, con l’ausilio di mano d’opera di
alta specializzazione
▪ un altissimo contributo tecnologico, con oltre 1.000 brevetti
registrati
Sotto il profilo economico il settore produce:
· 90 miliardi di euro di fatturato annuo
· 40 miliardi di euro tra accise e IVA
· 13 miliardi di euro dall’esportazione di prodotti raffinati
Il Downstream Petrolifero in cifre
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Premessa
Una efficace politica per la mobilità sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale, non può prescindere dai 3 obiettivi principali previsti dalla Energy Union ossia:
garantire la sicurezza negli approvvigionamenti; un costo complessivo sostenibile per i consumatori; il raggiungimento degli obiettivi ambientali.
Obiettivi che vanno conseguiti contemporaneamente perché perseguirne uno solo, a scapito degli altri, non sarebbe sostenibile oltre che dal punto di vista economico, anche da quello sociale, e renderebbe qualsiasi progetto difficilmente realizzabile.
Pertanto le politiche ambientali e quelle in materia di mobilità debbono essere coniugate nell’ambito di una strategia finalizzata al raggiungimento dei traguardi ambientali, promuovendo al contempo la crescita e la competitività del sistema economico italiano.
La durata della transizione dipenderà fortemente dallo sviluppo tecnologico delle diverse alternative in campo, che andranno valutate in base alla loro efficacia e reale maturità (analisi costi-benefici), tenendo conto del tipo di mobilità che si vuole soddisfare e delle specifiche realtà territoriali in cui si interviene.
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(*) Dati provvisori MiSE.
Domanda di energia primaria (peso %)
Consumi petroliferi
(gen-giu 2017, peso %)
Italia: domanda di energia e ruolo del petrolio
Nel 2016 domanda di energia primaria italiana si è attestata a 169
MTep (-0,5%), un livello sostanzialmente analogo a quello del 2015.
Il gas naturale nel 2016, per la prima volta, sebbene di pochi decimali, ha
superato il petrolio quale prima fonte di energia italiana.
Nei trasporti la domanda è soddisfatta per il 92% dal petrolio, mentre
le altre fonti (energia elettrica, rinnovabili e gas) contribuiscono con il 2-3%.
Nello specifico, i prodotti petroliferi soddisfano il 93% dei consumi del
trasporto su strada, il 99,5% del trasporto aereo, il 98,6% del
trasporto via mare e il 2,9% del trasporto su rotaia.
In Italia circolano oltre 50 milioni di veicoli (fra autovetture, autobus, veicoli
a 2 ruote , camion, trattori stradali, ecc.), di cui circa 26 milioni sono
alimentati a benzina; circa 21 milioni sono alimentati a gasolio; 2,2
milioni a Gpl, mentre elettricità e metano insieme superano di poco
1 milione.
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Mobilità e implicazioni sociali
Affinché un piano per la mobilità abbia successo occorre un forte coinvolgimento dei consumatori perché è centrale
il comportamento individuale, in quanto si va ad intervenire sulla libertà del singolo e ciò può rappresentare un elemento
di inclusione o di esclusione dalla vita sociale.
È pertanto essenziale operare scelte razionali, realmente partecipate e non elitarie, che siano quanto più eque
possibili, con una giusta ripartizione dei costi e dei benefici tra i cittadini.
Nell’ambito degli stili di vita è crescente l’esigenza di autonomia.
Le scelte in tema di mobilità sono sempre più “pragmatiche” e combinano, senza preconcetti, trasporto collettivo o
individuale, pubblico o privato, secondo modalità che soddisfano al meglio i propri bisogni di volta in volta
prevalenti (tempi di spostamento, comfort, costi).
Il ruolo delle istituzioni e degli operatori economici dovrebbe essere quello di garantire la mobilità di merci e persone
in modo efficace e in linea con i bisogni della persone, secondo modelli che permettano di utilizzare al meglio le
risorse disponibili in funzione degli obiettivi.
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La riduzione della CO2 (accordi di Parigi)
Direttiva Qualità dell’Aria ambiente
Procedure di infrazione per i superamenti
dei limiti ai PM e agli NOx in 12 zone
d’Italia, in particolare in alcune grandi città
È un problema che va risolto localmente e che richiede iniziative nelle specifiche aree interessate, che siano immediatamente applicabili, con benefici certi e con il
coinvolgimento coordinato delle Amministrazioni locali.
L’obiettivo degli accordi di Parigi (COP21) è quello di contrastare i cambiamenti climatici nel
lungo termine e richiede interventi a livello globale, con il coinvolgimento dei Governi
mondiali.
Pacchetto Clima Energia UE
Strategia EU «Low Carbon Mobility»
Il miglioramento della qualità dell’aria nei centri urbani
Obiettivi ambientali diversi richiedono approcci e tempi di realizzazione diversi
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Gli Accordi di Parigi per il settore dei trasporti prevedono obiettivi al 2050, con step intermedi al 2030.
Al momento è stato definito un criterio di ripartizione del target europeo dei settori non-ETS al 2030 (-
30%), che con la proposta di “Effort Sharing” per i trasporti assegna all’Italia una riduzione del 33%
rispetto al 2005 (valore massimo non ancora definitivo).
Le normative esistenti già impongono riduzioni alle emissioni di CO2 dei veicoli di nuova
immatricolazione che dal 2020 dovranno rispettare il limite dei 95 g/km.
Con il ricambio del parco auto i nuovi limiti consentiranno di raggiungere gli obiettivi del 2030.
La lotta ai cambiamenti climatici e la riduzione della CO2
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▪ Oltre il 45% del parco auto italiano, pari a 17 milioni di unità, è
costituito da veicoli ante Euro 4, immatricolati prima del 2005 e con
emissioni medie pari a 170 g/km
▪ Le emissioni dei nuovi modelli Euro 6 presentano valori intorno ai 120
gr/km e in prospettiva 2020, grazie agli ulteriori sviluppi tecnologici,
scenderanno a 94,2 g/km
▪ Tenendo conto di questa evoluzione, il progressivo ricambio di circa 2
milioni di auto all’anno (in linea con il valore medio di sostituzione degli
ultimi 10 anni) con i nuovi modelli Euro 6 (benzina, gasolio, ibride, gas),
farebbe scendere le emissioni medie dell’intero parco a 106,9
g/km
Il Parco auto italiano, il più vecchio d’Europa
Parco circolante 2015 (33,7 milioni di auto)
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Con il ricambio del parco auto al 2030 le emissioni medie di CO2 si riducono del 37%
Sfruttando al meglio la tecnologia esistente si va oltre gli obiettivi degli Accordi di Parigi
Con il ricambio del parco auto
circolante più vecchio con veicoli
euro 6, siano essi diesel, benzina, gpl o
metano, anche nelle versioni ibride, si
ottiene una riduzione della CO2 del
37% rispetto al 2005, al di sopra dei
target previsti a livello europeo.
Un processo peraltro in corso,
disciplinato, per le alimentazioni
alternative, dal Decreto Legislativo di
recepimento della direttiva DAFI.
Rappresenta perciò una soluzione
immediatamente disponibile,
economicamente sostenibile, quindi
molto efficace, e preserva solide filiere
industriali nazionali garantendo elevati
livelli occupazionali in Italia.
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La qualità dell’aria nei centri urbani negli ultimi 25 anni
Nel miglioramento della qualità dell’aria non siamo all’anno zero. L’incidenza delle emissioni da traffico sulla
qualità dell’aria si è progressivamente ridotta negli anni.
Dal 1990 ad oggi i limiti di omologazione sono stati drasticamente ridotti per tutti i principali
inquinanti. Anche considerando i limiti dei test su banco, che non rappresentano le emissioni reali su strada,
per gli NOx si sono avute sensibili riduzioni.
Con l’euro 6, a partire da settembre 2017 verranno introdotti nuovi test in condizioni reali di guida
su strada, inizialmente con un fattore di conformità pari a 2,1 che dal 2020 scenderà a 1,5.
Quanto alle emissioni di PM (primario), già oggi il trasporto contribuisce in misura minoritaria e in
prospettiva sarà prevalente quello derivante dalle cosiddette “emissioni non esauste”, che
riguardano tutti i tipi di motorizzazioni, inclusa quella elettrica, in funzione della massa del veicolo, della
dinamica del traffico, della qualità delle strade e della loro pulizia.
Permangono delle criticità, soprattutto a livello locale, che vanno affrontate e risolte
Fattore di conformità:2,1 (2017); 1,5 (2020)
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Il miglioramento della qualità dell’aria richiede interventi immediati
con benefici certi
Il problema della qualità dell’aria non riguarda tutto il territorio nazionale ma 12 zone specifiche, tra
cui alcune grandi città come Roma, Milano e Torino.
Servono misure efficaci a breve termine, che siano basate su un approccio multidisciplinare (urbanistico,
comportamentale, ambientale, ecc.), identificando le reali fonti emissive e non limitando l’analisi al solo
trasporto che è una parte del problema.
Necessario un approccio maggiormente coordinato tra l’Amministrazione pubblica centrale, che
individua gli strumenti più idonei, e le Amministrazioni locali, che scelgono quali adottare in base alle proprie
specifiche criticità dettate dalle tipologie di inquinanti presenti a livello locale, dalle fonti emissive (industria, civile,
trasporti), dalle condizioni climatiche, dalle caratteristiche del territorio e dalla mobilità urbana.
Per i trasporti nei grandi centri urbani il ricambio del parco auto da solo non è sufficiente o almeno
richiederebbe tempi troppo lunghi rispetto ai problemi specifici.
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Essenziale il potenziamento e rinnovo dei mezzi pubblici (treno, metropolitana, tram, autobus
e filobus) per diminuire la congestione del traffico, contribuendo alla riduzione delle emissioni
inquinanti con minore impiego di energia.
Favorire la fluidificazione del traffico e l’info-mobilità, sfruttando le potenzialità offerte dagli
enormi progressi tecnologici nella digitalizzazione delle informazioni e nel loro uso (big data),
minimizzando le congestioni e migliorando la sicurezza stradale.
Mobilita condivisa e intermodalità offrono la forma di trasporto più efficiente per ciascuna
esigenza nei diversi contesti urbani ed extraurbani (car e bike sharing, trasporto pubblico), facendo
diminuire il numero di auto pro-capite e lo spazio necessario per la loro sosta.
Divieto di circolazione nei centri storici per le auto pre euro 6, facendo salve le alimentazioni
alternative.
Manutenzione, lavaggio e pulizia delle strade.
Il ruolo del trasporto pubblico locale e i big data
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Conclusioni
Gli obiettivi ambientali sono di diversa natura e per il loro raggiungimento sono necessarie strategie specifiche che tengano insieme i capisaldi
dell’Energy Union, evitando piani irrealizzabili perché non sostenibili.
Per fare ciò occorre utilizzare al meglio le risorse disponibili, valutando il reale apporto delle singole tecnologie sulla base di una accurata analisi
costi-benefici.
Non sarebbero efficaci misure tendenti a distorcere il mercato con meccanismi incentivanti o disincentivanti che, penalizzando le fasce meno
abbienti della popolazione a vantaggio di chi ha maggiori disponibilità economiche, sarebbero rifiutate.
Misure che peraltro metterebbero a rischio solide filiere industriali che oggi garantiscono capillarmente l’approvvigionamento energetico del Paese.
Sarà l’evoluzione tecnologica a determinare i tempi e modi per la sostituzione dei motori endotermici con le nuove motorizzazioni e a tale scopo è
essenziale incentivare la ricerca piuttosto che tecnologie non ancora mature.
Il ricambio del parco auto consentirà di traguardare gli impegni COP21 sulla CO2, ed associato al rafforzamento del trasporto pubblico, alla
fluidificazione del traffico e a un diverso uso della città, permette anche di migliorare la qualità dell’aria nei grandi centri urbani in tempi brevi.
La mobilità ibrida ed elettrica potrà dare un contributo nei centri urbani più inquinati soprattutto per le flotte pubbliche o private dedicate a
impieghi specifici.
Le sfide ambientali possono essere vinte con la tecnologia esistente e con il concorso di tutte le opzioni disponibili, ivi compresi i possibili sviluppi
tecnologici sulla qualità dei carburanti, sia tradizionali che biofuel avanzati, che offrono prospettive di miglioramento.