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Apis Editoriale Aurelius Giochi iniziatici: il Gioco dell’Oca Maathor Nei segreti irrisolti del SATOR (I parte) Aspasia Effetti delle personalità nell’aprirsi all’assoluto e nel percorso trasmutatorio Ta-Seshat L’intelligenza del cuore Hathor Go-Rex La preghiera e il simbolismo del “Padre Nostro”, ponte tra uomo e Dio ADM Lucifero: il portatore della Luce massonica Antares Vuoi attendere? Calendario Operativo 2016 Pag. 1 Pag. 5 Pag. 18 Pag. 33 Pag. 43 Pag. 50 Pag. 59 Pag. 69 Pag. 72 Anno 2 - n. 6 - aprile 2016 Direttore responsabile: Mauro Cerulli Comitato scientifico: Fabrizio Fiorini Luizio Capraro Arrigo Gareffi Antonino Bonanno www.mizr.eu MIZR é uno strumento di divulgazione interna che presenta studi sul Martinismo, la Libera Muratoria e lo Gnosticismo. La raccolta (che non ha periodicità ed é riservata ai soli membri della Associazione Culturale MIZR) non é in vendita e può essere stampata in proprio scaricandola gratuitamente. Pertanto non può essere considerata una testata giornalistica o un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.

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Apis Editoriale

Aurelius Giochi iniziatici:il Gioco dell’Oca

Maathor Nei segreti irrisoltidel SATOR (I parte)

Aspasia Effetti delle personalitànell’aprirsi all’assoluto e nel percorso trasmutatorio

Ta-Seshat L’intelligenza del cuore

Hathor Go-Rex La preghiera e il simbolismo del “Padre Nostro”, ponte tra uomo e Dio

ADM Lucifero: il portatoredella Luce massonica

Antares Vuoi attendere?

Calendario Operativo 2016

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Pag. 72

Anno 2 - n. 6 - aprile 2016

Direttore responsabile: Mauro Cerulli

Comitato scientifico: Fabrizio FioriniLuizio CapraroArrigo Gareffi

Antonino Bonanno

www.mizr.eu

MIZR é uno strumento di divulgazione interna che presenta studi sul Martinismo, la Libera Muratoria e lo Gnosticismo.

La raccolta (che non ha periodicità ed é riservata ai soli membri della Associazione Culturale MIZR) non é in vendita e può essere stampata in proprio scaricandola gratuitamente.

Pertanto non può essere considerata una testata giornalistica o un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.

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“Finalmente ho raggiunto il MIO traguardoe risolto il segreto della MIA anima:

io sono QUELLO a cui rivolgevo le preghiere, QUELLO a cui chiedevo aiuto.Sono QUELLO che ho cercato.

Sono la stessa vetta della MIA montagna.Guardo la creazione come una pagina del MIO stesso libro.

Sono infatti l’UNICO che produce i molti,della stessa sostanza che prendo da ME.

Poichè TUTTO è ME, non vi sono due, la creazione è ME STESSO, dappertutto.Quello che concedo a ME stesso,

lo prendo da ME stesso e lo do a ME stesso,l’UNICO, poichè sono il Padre ed il Figlio.

Quanto a quello che voglio, non vedo altro che i MIEI desideri, che sgorgano da ME.

Sono infatti il conoscitore, il conosciuto, il soggetto, il governante ed il trono.Tre in UNO è quello che sono

e l’inferno è solo un argine che ho messo al MIO stesso fiume,allorchè sognavo durante un incubo.

Sognai che non ero il SOLO unico e così IO stesso iniziai il dubbio,che fece il suo corso, finchè non mi svegliai.

Trovai così che IO avevo scherzato con ME stesso.Ora che sono sveglio, riprendo di sicuro il MIO trono

e governo il MIO regno che è ME stesso,il signore per l’eternità”.

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EDITORIALEApis

Per Tradizione (con la T maiuscola) si intende l’insieme di dottrine, riti, costumi, “moduspensandi” e “modus agendi” che, originando dagli albori della civiltà, sono stati trasmessi finoai nostri giorni (“tradere”=”tramandare” è vocabolo che possiede la stessa radice appunto diTraditio=Tradizione) da alcuni Individui qualificati che sono riusciti a preservare l’insieme ditali antichi valori nonostante il grave declino della civiltà moderna.

Pur avendo avuto modo di rielaborare ampiamente e, per certi versi, anche prenden-done le distanze, l’opera di Guenon e di Evola, indubbiamente i massimi esponenti modernidel pensiero Tradizionale, ritengo che l’essermi formato, negli anni della mia adolescenza,nello studio di tali autori mi abbia consentito di giungere alle successive esperienze Iniziatiche,cominciate subito dopo il compimento della maggiore età, già forte nei principi, nelle idee enei valori.La rottura, totale ed incondizionata, che il pensiero di Evola e Guenon producononei confronti di chi veramente ne assimili gli insegnamenti, con il mondo borghese e con isuoi effimeri valori, è stata certamente fondamentale nel consentirmi un immediata com-prensione dei principi profondi, atemporali, immutabili sui quali sono fondati i Sistemi Ini-ziatici a cui ho aderito. In quell’ambiente metapolitico (e nel quale, è bene ricordarlo, SIRISCHIAVA OGNI GIORNO LA PELLE, altro che certi “evoliani da salotto”che dispensanolezioncine in giro ma che frequentavano l’asilo o non erano neppure nati durante gli “anni dipiombo”) frequentato in gioventù ebbi la fortuna di incontrare persone come Roberto, Giorgio,Sandro, più vecchi di me di alcuni anni e con i quali nulla è mutato quanto ad affetto, intesa,intimità interiore, in una parola “idem sentire”: il primo ha seguito una Via Tradizionale speci-fica, totalmente relata alla nobile Via del Sublime, gli altri due, come me, hanno conosciuto

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l’iniziazione Libero-Muratoria e quella Martinista; nessuno di loro è arretrato di un centimetrorispetto al rifiuto del mondo borghese, nessuno di loro ha smesso, neppure per un attimo, divivere nella e per la Tradizione: adesso siamo tutti vecchi ma sono certo che, SE NE VALESSEANCORA LA PENA (e ahimè ,non ne vale) rischieremmo ancora la pelle come facevamo dagiovani, senza pensarci su.

Ma coloro che non hanno avuto tale fortuna (cioè che non avevano un buon karma,come direbbe Roberto), che hanno attraversato certe esperienze iniziatiche oramai corrottiinteriormente dal mondo del contingente e del finito, magari pensando in cuor loro di averequalche vantaggio esteriore, ovvero profano, da tali loro esperienze, nulla hanno compreso,nel profondo del loro essere, delle iniziazioni, delle dottrine o dei rituali. Nessuna autenticatrasformazione è avvenuta in loro, essi sono rimasti dei profani, con qualche sciarpa, cordoneo collare in più, l’iniziazione virtuale non è dunque divenuta Iniziazione reale e basta guardarsiun poco attorno per capirlo. La loro totale incapacità di adesione ai principi della Tradizione,l’assenza in loro di quei valori fondanti, quali l’autentico spirito fraterno, il coraggio interiore(che inevitabilmente è sempre collegato anche con il coraggio fisico), il disinteresse materiale,la lealtà, il rispetto della parola data, la nobiltà d’animo, la generosità, li porta ad agire, sulpiano iniziatico, nel medesimo meschino modo con cui si rapportano con il proprio piano

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profano: fregando il prossimo, mentendo, pensando unicamente ai propri personali interessie tornaconti, o davvero qualcuno di voi è portato a pensare che un tale che si comporta me-schinamente nella vita di ogni giorno possa, miracolosamente, assumere comportamenti no-bili, altruistici, luminosi, in ambito martinista o libero-muratorio? Costoro mentiranno sempreben sapendo di mentire e si impegneranno in “alleanze variabili” unicamente finalizzate aipropri interessi contingenti e momentanei, perciò il nemico di ieri diventerà l’amico di oggie poi ancora il nemico di domani, a seconda degli interessi del momento, ne più e nè menodi quanto,ad esempio,accade in politica! Costoro, comicamente, accuseranno sempre gli altridei crimini e delle ciurmerie da essi commessi; è questa una tecnica tipica della controinizia-zione e coloro che possono, a ben diritto, definirsi “Uomini della Tradizione” ben conosconotale tecnica e gli agenti che di essa si servono e a ben vedere, quando si va ad approfondirecomportamenti, genesi e finalità di certi personaggi si finisce spesso per giungere a quellache Reghini definiva “quell’oscura potenza straniera installata sull’altra sponda del Tevere”.

Ma esistono, per fortuna, persone che, avendo REALMENTE aderito a certi principi,agiscono non per interesse, nè per calcolo, ma UNICAMENTE perchè animati da autentichemotivazioni spirituali: Costoro si incontreranno tra Loro e si riconosceranno per ciò che sono,in un autentico e fraterno connubio, in modo naturale e facile, poichè condividono i medesimivalori ed il medesimo orrore nei confronti di certi “mestieranti esoterici”. Come tutti gli “Uominidella Tradizione”, Essi saranno forniti di una buona dose di ingenuità, poichè non possiedonola malizia e la furbizia dei mercanti, perciò potranno anche essere “fregati” una volta o due,ma poi non più. Esisteranno alcuni elementi di apparentemente strana similitudine tra diLoro, magari legati alle Loro vite, alle Loro esperienze giovanili, o ai Loro Nomi Iniziatici. IlLoro legame non sarà mai temporaneo, ma eterno e la Loro fraternità non muterà con il ritmodelle stagioni poichè Essi hanno il medesimo nobile scopo: quello di difendere la Tradizionee i Suoi valori, ma sarebbe pretendere troppo se ci illudessimo che ciò possa essere compresodai più.

Ebbene, oggi di “Tradizionale” nel c.d. “mondo iniziatico occidentale” c’è molto poco, ve-nendo quotidianamente stravolte le più elementari regole che da sempre contraddistinguonole Organizzazioni Iniziatiche Tradizionali. Così, a titolo di esempio, crediamo opportuno for-nire alcune chiarificazioni sulle corrette procedure da seguire nel caso della costituzione diLogge Martiniste.

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É innanzitutto il caso di precisare che tali procedure sono state abbozzate inizialmenteda Papus nei c.d.”Quaderni dell’Ordine” e successivamente ribadite e perfezionate dai SuoiLeggittimi Successori Francesi (Tèder - Bricaud - Chevillon - P. Encausse, etc.) ed Italiani. Valbene ribadire che, nel caso di specie nasce prima l’uovo della gallina ovvero, una Loggia Mar-tinista viene ritualmente costituita quando essendo stato creato un nuovo Iniziatore (S:::I::::I:::)secondo le previste e REGOLARI modalità, ad Egli viene affidata una nuova Loggia (Collina),possibilmente nel luogo ove Egli risiede. A tale Iniziatore viene dato il nome di “Filosofo Inco-gnito” della Loggia X, sita nella Collina di Y, all’Obbedienza dell’Ordine Martinista Z.

Può viceversa accadere che la morte terrena o l’impedimento di un Filosofo Incognitoinducano il Collegio dei S:::I:::I::: a nominare un nuovo Filosofo Incognito per dirigere i Lavorimartinisti della Loggia rimasta priva della sua guida. Una Loggia Martinista non può, se sivuole rimanere fedeli alle Nostre Tradizioni, essere affidata ad altri se non ad un SuperioreIncognito Iniziatore e qualunque deroga a tali principi, utilizzando Superiori Incogniti, IniziatiIncogniti o, addirittura, Associati Incogniti,(che Dio solo sa cosa potrebbero essere in gradodi insegnare ad altri) per dirigere i Lavori di una Loggia Martinista equivale, ipso facto, a porsifuori da ogni regolarità martinista! A meno che, invece che di Martinismo, non si stia parlandodel gioco del Risiko, ovvero di una sorta di virtuale “controllo strategico” del territorio nazionale(o magari estero), della serie: metto tre persone lì, altre tre qui, tre ancora qua e poi dico diavere tot Logge! Analogo procedimento da Risiko viene seguito da alcuni Massonici Consessi(specie “egizi”) con “Logge”, “Capitoli”, “Collegi di Formazione” ubicati nel luoghi più disparati(talvolta anche esotici) ma che alla prova dei fatti risultano essere null’altro che “entità vir-tuali”, i cui componenti sovente neppure sanno di appartenere alla tale o all’altra “Obbe-dienza” o sono convinti di fare parte di una determinata Obbedienza DELLA QUALEVICEVERSA NON FANNO ASSOLUTAMENTE PARTE e se si guardassero attorno solo unpochino magari se ne accorgerebbero valutando un po’ meglio le cose e rendendosi conto aquale ridicolo li espongano i loro ineffabili “conducatores”!

Dunque ricordiamo a questi inneffabili “controllori del virtuale” che l’UNICA cosa cheessi dovrebbero imparare a controllare è la loro mente è che, se amano il gioco del Risiko(che noi pratichiamo con grande abilità da prima che la maggior parte di loro venisse almondo o comunque da prima che apprendesse l’uso del linguaggio ed il controllo degli sfin-teri), siamo certamente disponibili a fare, in loro compagnia, una bella partita, all’unica con-dizione che ci consentano di utilizzare i carri armati che, sin dal lontanissimo 1978, anno dellanostra prima partita a Risiko, siamo abituati ad usare: i neri!

Non si equivochi! Nessun riferimento politico! Il nero è il colore del cordone dell’Associato Incognito, e anche quello del gabinetto

di riflessione; il nero è il colore di una certa camera rituale del Rito Egizio alla quale siamoparticolarmente legati, il nero indica la morte dell’Iniziato ad ogni singulto della vita profana,il nero è il colore del lutto e per tale motivo i Catari indossavano abiti di colore nero, a volertestimoniare il lutto per l’essere rinati in questa valle di lacrime, dominio del “princeps eiusmundi”.

Ecco, mettiamola così: a noi piace ricordare le nostre origini anche quando giochiamo!!!

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GIOCHI INIZIATICI:IL GIOCO DELL’OCA

Aurelius

“L’oca, nelle tradizioni nordiche, è un animale totemico,a dorso del quale viaggiano sciamani, fanciulli predestinati alla gloria,

e talvolta anche streghe (…) Letto in controluce il Gioco dell’Oca può insegnare cose profonde,

segreti dell’arte del viaggio,quello grande che porta fin nelle valli oscure della morte

senza smarrire la luce del ritorno – anch’esso grande ritorno –all’Uno”

R. Borsani

Il ruolo del gioco

Per definizione viene inteso come gioco: “qualsiasi attività liberamente scelta a cui si de-dicano, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti, senza altri fini immediati che la ricreazione e losvago; sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive” (Dizio-nario Treccani)

Nella sua estensione in etologia, il gioco è l’insieme di azioni istintive e apprese, con cui alcunespecie di mammiferi e di uccelli sviluppano forme attive di apprendimento per lo più attraverso combi-nazioni di movimenti che simulano situazioni (caccia, lotta, ecc.) di importanza vitale per l’animale.

Il gioco è per l’animale il primo contatto attivo con la realtà. E così anche per il cucciolod’uomo, Il gioco, non è solo “rappresentazione” ma è la vera e primigenia realtà, il primo piano del-l’esistenza, è l’ambiente di vita reale in cui inizia a sviluppare le proprie facoltà fisiche e men-tali; per il bambino è prima creazione e poi ri-creazione.

Nell’iniziare a ragionare sul gioco troviamo che il comune senso di tutti i giochi è iltentare di raggiungere qualcosa, e questo qualcosa, la vittoria, il successo, viene raggiunto at-traverso l’abile applicazione delle regole che strutturano il gioco stesso, lasciando alla coor-dinazione motoria, all’immaginazione e al pensiero astratto la capacità di gestire le difficoltàinsite nel gioco. Pedagogicamente il bambino impara meglio se stimolata dal gioco.Se il gioco fisico, da cortile, è il terreno per lo sviluppo di capacità motorio-coordinative, e lavittoria è la conquista di un’abilità fisica, nella versione “di gioco da tavolo”diventa esercizioper collaudare e sviluppare facoltà intellettive, dove logica, calcolo e capacità di pensieroastratto diventano gli elementi di sviluppo e fi-nalità del gioco.

Dobbiamo quindi intendere il gioco noncome attività secondaria ma attività primaria eoriginaria presente in ogni forma di vita!

J. Huizinga: Homo ludens, Einaudi: “Il giocoè più antico della cultura, perché il concetto di cul-tura, per quanto possa essere definito insufficiente-mente, presuppone in ogni modo convivenza umana,e gli animali non hanno aspettato che gli uomini in-segnassero loro a giocare!”

La sostanziale differenza del gioco del-l’adulto e quello del bambino è proprio nell’at-

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teggiamento con cui si gioca, mentre un bambino si diverte a fare sul serio e impegna il suotempo con grande coinvolgimento nel gioco, un adulto declassa il gioco a divertimento o pas-satempo.

Un adulto si diverte giocando. Un bambino vive giocando! “L’universo del gioco…possiede caratteristiche magiche naturali dove… esiste una ritualità

di passaggi che potremmo definire ermetiche”.Il Lanzi fa notare come nel gioco diventa possibile ciò che nella vita ordinaria del-

l’adulto è improbabile o assurdo, si esce cioè dal mondo logico-razionale per entrare in quelloanalogico–simbolico, via di accesso ad uno stato di coscienza superiore che è il mondo spiri-tuale. È proprio questo aspetto di spiazzamento della gabbia ermeneutica della ragione chedà al gioco adulto una versione ri-creativa.

Ma è possibile che ci siano giochi in cui si possono trovare elementi di sviluppo ini-ziatico?

Stando al parere di autorevoli studiosi in molti giochi amati dai bambini si celerebberotutta una serie di significati esoterici, in modo particolare il gioco della campana secondo Pa-trick Rivière in “Alchimia e Spagiria” lo ricondurrebbe all’albero sefirotico cabalistico, e secondoMircea Eliade il gioco dell’oca farebbe rivivere ai bambini l’emozione degli antichi viaggi deicavalieri erranti, dei pellegrinaggi iniziatici (pellegrino= estraneo, colui che è fuori dalla suaterra, e la terra è rappresentativa dagli schemi mentali ordinari).

Le affascinanti ipotesi di molti autori fanno intendere la possibilità dell’uso intenzio-nale dei giochi come veicoli culturali alchemici ed esoterici, come accaduto nel Rinascimentocon i Tarocchi e i giochi delle carte, che nella loro apparente ludicità trasmettono simboli e si-gnificati superiori per chi li sappia intendere.

L’uomo adulto nella via iniziatica altro non è che un bambino.

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Il gioco dell’oca che prenderemo in esame, ha sicuramente presente questo spirito di-dattico-iniziatico, ed una eredità esoterica: una mappa simbolica del viaggio spirituale da se-guire come simbolo dell’esistenza dell’uomo che attraversa la propria vita (rappresentata daltavoliere con le figure) tra avventure e sventure fino ad arrivare, dopo la morte, al seno dellaMagna Mater, rappresentando un cammino iniziatico, in cui il complesso intreccio dei caratterisimbolici che lo compongono sembrano nascondere un messaggio da scoprire, da svelare.

Il Gioco dell’Oca

Il gioco dell’Oca è uno dei più famosi passatempi per l’infanzia e la sua popolarità sibasa sulle poche regole presenti, dove non sono richieste abilità fisiche o intellettuali per in-terpretarle. In esso la sorte sembra essere l’elemento chiave, e i dadi, gli aiuti esterni occasio-nali rappresentati dalle oche e le caselle trabocchetto nefanno un imprevedibile ed interessante mezzo di intratteni-mento.

La vera essenza e attrattiva del gioco è proprio questasorta di progressione per accidenti, governata dall’apparentecapriccio del caso o della fortuna, lasciando spazio alle piùsuggestive interpretazioni.

Anticamente si chiamava anche Giardino dell’Ocaperché la méta da raggiungere è lo spazio centrale che raffi-gura un giardino ove l’animale passeggia beatamente, e giàil termine “giardino” evoca immagini d’immediata compren-sione.

Gli Egizi, avevano un gioco analogo chiamato del“Serpente”. Scrive, a tale proposito, Marina Cepeda Fuentes:“il percorso sotterraneo del viaggio che deve essere compiuto se sivuole raggiungere il Centro di tutte le cose, la lenta marcia del de-stino (i dadi NdR) si accelera con l’intervento divino quando il caso vuole che si trovi l’animalesacro, l’oca. Allora il giocatore salta sulle sue miserie quotidiane e riprova la sorte. Il gioco finisce nelRegno dei Beati, dove si arriva dopo la morte”.

Si racconta che Palamede, re d’Eubea, abbia inventato molti giochi per intrattenere isoldati greci durante l’assedio di Troia e tra questi uno molto simile al gioco dell’Oca. A Cretanel 1908 viene scoperto “il Disco di Phaites” datato presumibilmente intorno 2000 A.C. , sitratta di un disco piatto di argilla cotta di circa 20 centimetri di diametro in cui sono incise 61caselle distribuite a spirale con 242 segni. É certamente la rappresentazione di un viaggio fan-

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tastico, perché vi appare una figura umana intenta a cammi-nare, mentre in altre caselle sono raffigurate grandi uccelli similia oche e cigni in volo.

Si fa risalire al 1640 la più antica stampa pubblicata aVenezia, nella versione del gioco come oggi tutti conosciamo.

Struttura ed Elementi Simbolici �

Nel mondo antico tradizionale, spesso i termini fonda-mentali della vita culturale, sociale e politica si rivestivano divalori metafisici, sacri e venivano insegnati e trasmessi al volgoattraverso modalità affini al gioco o giochi veri e propri.

Il gioco dell’Oca, come tutti gli altri giochi che affon-dano le radici nel passato come scacchi, dama, Tarocchi ecc, rac-chiude delle segrete valenze simboliche e aspetti del pensieroimmaginativo dell’attività umana.

É evidente come il gioco dell’Oca prenda il nome dainoti volatili che vi appaiono nelle caselle del percorso. Loschema più antico e diffuso è quello del percorso a spirale, chepuò essere circolare, diviso in tre cerchi e in 63 caselle numerate(in alcune versioni anche 90) che contengono figure simbolichee allegoriche.

Il numero dei partecipanti può essere vario, e ognuno deve avere una pedina che simuoverà a seconda dei punti sommati dai due dadi.

Le caselle che contengono il disegno dell’oca sono considerate favorevoli, perché chiarriva salta alla seguente casella con l’oca e inoltre rilancia i dadi facendo un altro balzo inavanti. Il giocatore inizia una specie di viaggio, lungo il percorso a spirale, pieno di avventuretra caselle raffiguranti simboli fausti e altri nefasti dove ci sono ostacoli e trabocchetti che ral-lentano il percorso potendo porre anticipatamente fine al gioco stesso. Il gioco prosegue finoa raggiungere il centro che è il traguardo: uno spazio più grande che è la Porta del Giardinodell’Oca.

“Per il giocatore superficiale e poco attento varrà, con molta probabilità, il consiglio di rivol-gere la propria attenzione a qualcosa di più “moderno”; la ricchezza dell’Oca è tesoro per pochi, perquei pochi che, avendo occhi attenti non per guardare, ma per investigare, rimangono colpiti dalleimplicazioni simboliche, dai continui rimandi al pensiero alchemico, della struttura sapienziale chepervade il tutto”.

Gli elementi che caratterizzano il gioco dell’oca e che ne rappresen-tano le colonne portanti per un’interpretazione “sottile” sono: i dadi, il la-birinto, le caselle e la successione delle immagini delle caselle, le oche.

I dadiCon la sua forma il cubo è la rappresentazione di tutto ciò

che è saldo, stabile e durevole. Platone assegna al cubo l’elementoTerra. Il cloruro di sodio, il comune sale da cucina, a cui l’alchimiafa riferimento riferendosi all’elemento fisico dell’uomo, ha esatta-mente una struttura cubica ai cui vertici si alternano ioni di sodio ecloro. Fulcanelli nelle Dimore Filosofale sottolinea come la somma dellefacce opposte dei dadi sia sette, e la somma delle sei facce 21 (il numero

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delle Lame dei Tarocchi escluso il Matto)Il dado nell’utilizzo del gioco è considerato strumento del destino nel quale si mani-

festa la decisione di una volontà superiore. È l’emblema della fatalità, il lancio dei dadi si rifà agesti propiziatori utilizzati dagli sciamani e dai sacerdoti per interrogare gli dei (astragalo-manzia, ulrim e thurim, rune, ossa, pietre, ecc)).

Il labirintoSempre secondo Fulcanelli, il Gioco dell’Oca è “un labirinto popolare dell’Arte sacra e

una raccolta dei principali geroglifici della Grande Opera”.La sua struttura a spirale è ripartita in 63 tappe in cui si conduce verso il raggiungi-

mento del centro, meta di un cammino sapienziale iniziatico, il “giardino dell’oca”, esternazionedella nostalgia del Paradiso perduto?

É interessante notare innanzitutto che la spirale del gioco si svolge sempre in sensosinistrorso, come ad indicare che il raggiungimento del centro va inteso nel senso di una “viadel ritorno”, di una risalita verso l’origine, ancora la nostalgia del Paradiso perduto!

La spirale rappresenta quindi simbolicamente l’eternità. Ci troviamo di fronte a un’en-trata che conduce verso un’uscita situata al centro della spirale (il volo della grande oca) mache fa intuire possa essere la soglia verso un altro gioco, una specie di salto dimensionale;d’altronde una regola del gioco prevede che chi supera l’ultima casella debba tornare indietrocome a significare che debba esistere una ferma intenzione nell’occupare questa casella, equesto non deve essere frutto del caso o succedere per fortuna, ma deve essere voluto conprecisione, volontà e determinazione.

Il Gioco dell’Oca, nel suo svolgimento spiraliforme, ci rivela quindi l’archetipo del per-corso della vita, o meglio “delle vite”, del ciclo delle incarnazioni successive, del Samsara, dalquale si otterrà la liberazione definitiva solo con il ritorno all’Uno, al Centro.

L’OcaIdentifica il gioco e merita qualche approfondimento maggiore per il suo significato

simbolico-iniziatico presente in molte culture tradizionali ed epoche.Il suo bianco piumaggio e il fatto di vivere in terra, acqua e aria ha sicuramente con-

tribuito alla sua leggenda mitica.Tenuto in grande considerazione da molti popoli antichi, a partire dagli Egizi per giun-

gere ai Greci, e ai Romani che avevano affidato alle oche il compito di vegliare sul tempio diGiunone, nel Campidoglio.

Per i Celti, il palmipede era simbolo dell’aldilà e guida dei pellegrini, ma anche simbolodella Grande Madre dell’Universo. Le regole del gioco si conformano a questa valenza sacra,al suo ruolo di “guida provvidenziale”, è anche un simbolo d’uccello solare, associato alla vita,alla creazione e alla rinascita. Capitare su una casella contrassegnata da un’oca permette infattidi abbreviare il percorso, una accelerazione al normale percorrere del labirinto, accelerazioneche porta l’oca a simboleggiare l’iniziazione e le sue potenzialità.

Fu considerato l’uccello che intermediava tra gli uomini e il mondo superiore.I gaelici della Spagna settentrionale chiamavano “oca” il maestro, poiché quest’animale

simboleggiava il portatore di sapienza e la guida inviata dagli dei.�Infine, anche i maestri co-struttori delle cattedrali medievali adottarono l’oca come simbolo della capacità operativadello spirito sulla materia.

L’Oca, simbolo solare e femminile, era un attributo di Apollo, Afrodite ed Hermes.Eros, Dio dell’amore, era in sella a un’oca volante, e Priapo era costantemente accompagnatodalle oche sacre. �Un’oca era anche la compagna di Ares, considerato non solo il dio dellaguerra, ma anche dell’amore appassionato e della fertilità.

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Nell’antica Roma, l’oca era considerata l’uccello sacro della dea Giunone, e queste vi-vevano sul Campidoglio, là dove sorgeva il tempio dedicato alla dea.

Gli Egizi adoravano l’oca come un uccello sacro solare, che aveva partecipato alla crea-zione di tutte le cose. �L’oca fece l’uovo cosmico dal quale nacque il dio del sole Ra; in un’altraversione, quando Ra nacque da un enorme uovo d’oca, il sole creò l’Universo. �Questa rap-presentava anche l’anima del faraone, e quando un nuovo sovrano saliva al trono, liberavanoquattro oche ai lati opposti del mondo, per introdurre l’evento in questo mondo.� In EgittoIside era figlia di Geb, il dio della terra, il cui emblema era un’oca. Per tal motivo, la dea fudetta anche “uovo dell’oca”. Inoltre, l’oca era associata anche ad Amon-Ra, nella sua funzionedi dio creatore dell’Uovo cosmico.�

L’oca, col suo piumaggio bianco e il lungo collo, ricorda i cigni con i quali condivide lafama di “messaggera degli dei”.�Si favoleggia che questi uccelli sapessero prevedere le sventureche stavano per colpire la casa e quando starnazzavano senza un motivo apparente, segna-lassero un pericolo mortale.� Ma talora le si associava anche a Proserpina e ad Era, richia-mando l’universo simbolico della Grande Madre.

L’oca è un’immagine della materia materna e nei Misteri bacchici svolgeva un ruoloerotico, legato alla maternità. Nell’uovo, punto focale dei misteri, vede la luce la creazione.�Se-condo alcune novelle russe, le oche selvatiche colpite dai fucili dei cacciatori, si trasformanoin bellissime donne: le fate.�

Sacre ai Celti, che le consideravano “messaggere dell’Aldilà”, le oche venivano addo-mesticate perché accompagnassero i pellegrini ai santuari. La conchiglia dei pellegrini di San-tiago de Compostela, in origine santuario celtico, richiama la stilizzazione della palmadell’oca.�

Nella cultura indiana, l’oca si chiamava hamsa e venne associata al solee al principio maschile della fertilità. Divenne il veicolo che Brahma e la suaconsorte Sarasvati cavalcavano. Sarasvati, Madre dei Veda, era considerata lacreatrice della parola e della lingua scritta.�

L’oca simboleggiò anche la conoscenza e la forza vitale (prana):“ham” indica l’espirazione, “sa” l’aspirazione, il ritorno della forza vitalealla sorgente cosmica.�Nella Hamsa Upanisad, l’anima individuale ha ilnome dell’oca, migra di esistenza in esistenza fino a quando non raggiungela liberazione e non abbandona la ninfea del cuore dove risiedono le passionie i condizionamenti. Anche un potente amuleto contro la negatività, comunea ebrei e musulmani si chiama hamsa, e la sua forma, oltre ad una mano, ri-chiama la palma o un’ala di un’oca .�

Nella cristianità l’oca rappresentava l’Immacolata Concezione e l’Incarnazione, poichési riteneva nascesse dai frutti di alberi che si trovavano in riva al mare. Evocava inoltre la com-passione, in quanto l’oca non abbandona mai un suo simile ferito, fino alla morte. Secondoalcune leggende è legata a S. Martino.�

Le caselleCerchiamo ora di comprendere la struttura simbolica del Gioco, analizzando le sue

regole e le caselle significative che danno a questo gioco una particolare valenza iniziatica. Le fortunate caselle con l’immagine dell’Oca sono disposte sul tavoliere a partire dalla

numero cinque con ritmo regolare; le Oche sono il tutto tredici oltre alla grande Oca dellameta da raggiungere che porta il conto a 14, come le tappe della Via Crucis. Le caselle con l’Ocahanno la peculiarità che il giocatore non può fermarsi, esse sono dei trampolini da cui rilan-ciarsi quasi a marcare la loro caratteristica volatile mercuriale, inafferrabile.

Aggiungiamo tra le caselle favorevoli le due caselle, la 26 e la 53, con l’immagine dei

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dadi, in cui è dato al giocatore la possibilità dirilanciare i dadi ed accelerare il cammino. Aqueste caselle viene attribuito un significatoparticolare non solo nel significato dato ai dadima in quanto esse dividono l’intero camminoin tre parti che vedremo lascia libere e interes-santi interpretazioni di carattere alchemico: ilmovimento che il giocatore fa è paragonatoalle fasi del progressivo sviluppo del Mercurioin cui il raggiungimento della casella finale 64altro non sarebbe che l’ottenimento della Pie-tra Filosofale.

Su queste argomentazioni, per miaignoranza nella materia, non potrei fare altroche ricopiare passivamente quanto scritto, epertanto ritengo più conveniente, per chi interessato, rimandare direttamente alla fonte: DanieleFerrero (www.labirintoermetico.com), confidando unicamente nella genuinità (nel senso di “nonalterato”) di chi propone questo tipo di analisi.

Degno di nota il numero totale delle caselle significative: 14 Oche + 2 caselle dei dadi+ 6 caselle speciali = 22. É un numero che ci riporta immediatamente agli Arcani Maggioridel Tarocco e, ancor di più, alle lettere dell’alfabeto sacro per eccellenza: l’alfabeto ebraico.

Le caselle nefaste sono 6: la prima è il Ponte, n° 6, dove si deve pagare una posta con-venuta per poter passare. Nella numero 19 c’è una locanda dove chi arriva paga l’ospitalità esi ferma per tre giri. Peggiore è la casella 31, il Pozzo, perché oltre a pagare la posta il giocatorenon potrà muoversi finché non arriva un altro giocatore a salvarlo prendendo il suo posto(vedi il racconto “Apocalisse Ermetica” dal Gran Libro della Natura di V. Soro).�

La casella 42 è il Labirinto, qui si perde e torna alla 39. Quando ormai si ha la sensa-zione di essere arrivati alla fine del viaggio, appare la casella 58, la morte, l’immagine con lesembianze di un teschio e di uno scheletro (5+8=13, la morte nei Tarocchi); paga la posta e ri-comincia il gioco da capo.

Interessante, anche se di oscura interpretazione, è come la distanza tra ogni casellanefasta e la successiva vada diminuendo di una unità. Ad eccezione dell’ultima dove la di-stanza è di 6!

Ma se si attraversa indenne la morte ecco che si potrà giocare con un solo dado persuperare la casella 63 ed entrare con un tiro giusto nel giardino dell’oca.

Da sottolineare il numero delle caselle: 63. Questo numero è come prodotto di 9 x 7 epermette di intendere il percorso come successione di 7 cicli di 9 anni. Questi numeri si col-legano direttamente alla teoria degli “anni climaterici”, tenuti in grande considerazione dal-l’astrologia classica: i cicli settenari e novenari segnano infatti gli anni fondamentali della vitaumana che, in questo caso, si concluderebbe col 63° anno, chiamato “il grande climaterio”. Inquesto senso il gioco rinforza la sua rappresentazione simbolica del percorso stesso della vita. La casella 63 è quella che permette di accedere al centro della spirale, al “Castello o Giardinodell’Oca” che non è numerato. Considerando quindi anche il centro, avremmo in tutto 64 ca-selle e questo è il numero del quadrato magico di Mercurio, oltre ad essere simbolo dell’Unitàessendo la sua riduzione teosofica = 1.

Facilmente associabile per analogia con quello degli scacchi che, a sua volta, ha la suamatrice simbolica nei 64 esagrammi dell’I Ching o “Libro dei Mutamenti”, i cui simboli descri-vono appunto tutti gli stadi possibili dell’esistenza umana.

“In tutto, il gioco comprende 14 Oche, le tappe disposte secondo distanze regolari che eviden-

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ziano l’importanza del 7 e del 9 nella costruzione della struttura. Se infatti dividiamo il percorso in7 cicli consecutivi di 9 caselle ciascuno ritroveremo sempre un’Oca alla quinta casella e un’Oca al-l’ultima, la nona. Ogni ciclo di 9 caselle ha sempre la stessa struttura: 4 caselle - un’Oca - 3 caselle- un’Oca” (Michel Armengaud), come riportato dal seguente schema:

Ogni ciclo ha come governatore un pianeta che ne determina gli attributi, partendo dall’astropiù rapido fino a giungere al più lento, secondo l’ordine caldeo-tolemaico: Luna - Mercurio- Venere - Sole - Marte - Giove - Saturno

• La Luna governa da 1 a 9 anni;• Mercurio governa da 10 a 18 anni;• Venere governa da 19 a 27 anni;• Sole governa da 28 a 36 anni;• Marte governa da 37 a 45 anni;• Giove governa da 46 a 54 anni;• Saturno governa da 55 a 63 anni.Ma all’interno di ciascun ciclo novenario è possibile articolare ulteriormente il governo

dei pianeti, sempre seguendo lo stesso ordine, dove a ciascuna pianeta sarà attribuito ad unanno, ossia una casella, saltando però le caselle delle Oche dove non è possibile fermarsi eche quindi sembrano estranee alle influenze celesti.

Questa ipotesi interpretativa, proposta da Robert-Jacques Thibaud (“Le jeu de l’Oie”,ed. Dervy, Paris 1995), si rivela particolarmente adatta a render ragione dei simboli che appa-iono nelle caselle speciali del gioco, pur riconoscendo che in molte versioni del gioco questisono stati cambiati e quindi spesso fuorvianti da interpretazioni tradizionali.

Suggestive sono anche le ipotesi di un “disegno alchemico” nel percorso dell’oca dovesarebbero rappresentate in successione le tre fasi dell’Opera, in cui le due caselle con i dadisarebbero degli spartiacque tra una fase e l’altra.

Le pedineDa ultimo e non meno interessante di analisi è il concetto simbolico che possiamo

trasmettere nell’utilizzo delle pedine come rappresentazione del giocatore. È chiaro che non si tratta del valore dell’oggetto in se stesso o nelle sue caratteristiche

“artistiche” che viene, nella sua scelta, lasciata libera ai piaceri del giocatore, ma del senso chequesta assume nel contesto iniziatico del gioco, dove la pedina altro non è che la trasposizionedello stesso giocatore.

Il giocatore quindi si trova “rappresentato” nel gioco da un qualcosa di esterno a lui,anche se scelto da lui, e che “subisce” gli effetti delle “azioni” prese dal giocatore stesso.

La pedina, elemento passivo, è l’elemento che collega il gioco, con il suo significatoermetico, e il giocatore, elemento attivo, che pur rimanendo “fisicamente” esterno al gioco par-tecipa analogicamente allo sviluppo ed evoluzione dello stesso.

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Non voglio qui inoltrarmi in ragionamenti che porterebbero su terreni lontani dalloscopo delle presenti riflessioni, e lascio quindi ad ognuno cercare e trovare tutte le intrigantiimplicazioni possibili

Concludo queste annotazioni riportando come “Il gioco è una potenza archetipa, che sinutre di contrapposizioni e ambivalenze, è una dimensione complessa e articolata che può essere av-vicinata seriamente solo con un approccio e linguaggio simbolico”, e come in genere sia capace dinascondere, dietro le apparenti semplicità di esecuzione, moventi, finalità e realtà che lo por-tano di diritto agli insegnamenti ermetici, dove lo spaesamento delle normali griglie erme-neutiche logico-razionali ottenute attraverso lo stupore e coinvolgimento del giocatore, aprela possibilità di sperimentare mondi coscienziali superiori, in cui lavora una Coscienza ana-logica-simbolica tipica dell’ermetismo e presupposto per la realizzazione della Coscienza As-soluta di tipo sintetico. n

BibliografiaFulcanelli: “Le dimore Filosofali”; Ed. MediterraneeM. Cepeda Fuentes, “Il gioco dell’oca o guida per il viandante” in “Abstracta” 35, marzo 1999Pino Iannello: “Il dilettevole gioco dell’oca”; Ed. Associazione Culturale MemesisC. Lanzi: “Iniziazione e magia nei giochi dell’infanzia”, Simmetria Edizioni 2012Luca Buffoni: www spuntieappunti.itN. Valentini, “Il molto dilettevole giuoco dell’oca. Storia, Simbolismo e Tradizione di un celebre gioco.”,Sometti, 2006.

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,NEI SEGRETI IRRISOLTI DEL SATOR(1° PARTE)

Maathor

Si definisce palindroma una sequenza di caratteri che, letta nel verso contrario, rimaneinvariata. Oltre ad esempi curiosi come “I magi bigami”, “Ai lati d’Italia”, “I topi non avevano ni-poti” o “E poi morirò miope”, esistono palindromi che entrano più nel profondo, come “Ora, perpoi, io preparo”, che chiarisce il senso della nostra vita, della Via che abbiamo scelto. Spiega, inuna doppia direzione, perchè la percorriamo: dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso.Altrettanto illuminante è la latina “In girum imus nocte, et consumimur igni”, di Publio VirgilioMarone (“Andiamo in giro di notte e ci lasciamo consumare dal fuoco”), che potrebbe non si riferirsisolo alle falene: se da una parte accenna alla nostra inconcludente e arrogante ottusità, dall’altrariconosce il ricercare febbrile e crudele nella nostra officina interiore.

Quando, alcuni anni fa, mi fu chiesto di scegliere uno pseudonimo per degli scritti dicarattere spirituale, la mia scelta era stata, d’istinto, SATOR. Poi mi sono spesso interrogatose questa mia risposta fosse dovuta a una sorta di ipocrita, boriosa illusione, un presuntuosocompiacimento o cosa, e solo molto dopo credo di averne intuito la ragione. Penso che chiun-que viva una Via tradizionale sia, in definitiva, il frutto di un desiderio iniziato da un seme cheha ricevuto in dono e che ha saputo trattenere facendolo germoliare dentro di sè. Per forza dicose diventa allora inevitabile che, crescendo la conoscenza, si moltiplichi una speciale re-sponsabilità per cui, ad un certo punto, ognuno diventa anche - esso stesso - un seme (o al-meno il suo veicolo neutro), sentendo necessario e vitale trasmettere la Tradizione in modoche la Catena Perenne non si interrompa mai.

Per me, dunque, il quadrato magico SATOR/ROTAS mi indica cosa e come devo essere:“Colui che semina (Sator) nel luogo più sacro (Arepo, Areopago) le meraviglie divine (Opera)della Tradizione (Rotas). E le offre agendo coscientemente ancorato al centro della croce (Tenet)”.

Con tutta probabilità questo non sarà esattamente il misterioso significato su cui dasecoli si disquisisce. D’altronde, è innegabile che la sua interpretazione appaia un vero rom-

picapo per archeologi, filologie paleografi, oltre che per glistudiosi della Scienza Sacra.

Che cosa si nasconde die-tro questo Quadrato Magico?Quale valore arcano si può na-scondere in una scritta tantosingolare? Vale davvero la penarisolvere questo enigma, sem-pre che esso sia tale? È notoche sull’argomento simbolisti,occultisti, esoteristi, crittogra-fisti e perfino enigmisti hannoscritto tutto e il contrario di

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tutto. Vediamo alcune delle prospettive che ci hanno suggerito vari ricercatori fino ad oggi.

I Quadrati Magici

Innanzitutto, un quadrato magico è una matrice quadrata di numeri che possiede unaproprietà sorprendente: un quadrato magico di n caselle per lato contiene i primi numeri na-turali positivi da 1 ad n2, disposti in modo tale che la somma dei numeri su ogni riga, su ognicolonna e su ognuna delle due diagonali è sempre la stessa. Tale intero, risultante della somma,è denominato C, “costante di magia” o” costante magica” o” somma magica” del quadrato. Oltreai quadrati semplicemente magici, ne esistono di altre categorie e varietà: per esempio vengonochiamati diabolici i quadrati che mantengono le loro proprietà rispetto a quattro diverse tra-sformazioni (rotazione, riflessione, traslazione da bordo a bordo di una riga o di una colonna);satanici, o doppiamente magici, se i numeri che li compongono vengono elevati a potenza; e pan-diagonali o Nasik quando la costante C si ottiene anche in altri modi regolari (es. un quadratodi ordine 4 fornisce la costante anche con le quattro caselle d’angolo, con quattro quadranti

2x2, con il piccolo quadrato centrale, sulle diagonali spezzate, ecc.).I quadrati magici erano noti già in Cina nei primi secoli dopo

Cristo, e forse addirittura nel IV secolo a.C.; nel X secolo i cinesi co-noscevano quadrati fino all’ordine 10, oltre a catene di cerchi e cubimagici non perfetti. Se disponiamo i numeri in una griglia di 3x3 ca-selle (4,9,2-3,5,7-8,1,6 = 15), otteniamo il più antico quadrato ma-gico di cui si abbia notizia.: risale probabilmente al III millennio a.C.ed è noto col nome di Lo Shu, che significa “Lo scritto del fiume Lo”.La leggenda dice che fu copiato dall’imperatore cinese Yu dal disegnoche vide sul dorso di una tartaruga sacra trovata nel Lo, un affluentedel Fiume Giallo. Per gli antichi cinesi il Lo Shu era un simbolo po-tentissimo di cui si diceva: “É questo ciò che compie le alterazioni e le tra-sformazioni e mette in moto demoni e dèi”.

Queste strutture matematiche giunsero in Europa relativamentetardi: il bizantino Manuel Moschopulos (circa 1265 – 1316) fu tra i primi a scrivere su di essi.Uno dei primi matematici ad approfondire l’argomento fu Cornelio Agrippa (1486 – 1535) ilquale, nella sua opera DE OCCULTA PHILOSOPHIA SIVE DE MAGIA, li definì: “tavole sacredei pianeti e dotate di grandi virtù, poiché rappresentano la ragione divina, o forma dei numeri cele-sti”. Questa opera parlava dei quadrati magici numerici, realizzati con i 7 numeri, dal 3 al 9,che sono analogicamente legati ai 7 pianeti del sistema solare visibili ad occhio nudo (l’ordinedei quadrati, cioè il n° di righe e colonne, connetteva strettamente il quadrato al Pianeta cheoccupava tale posizione,3°, 4°, 5° e cosi via…) ad esempio il quadrato del 3 è relativo a Saturno,il 4 a Giove, il 6 al Sole e cosi via. Il grande occultista sostiene che questi quadrati magici sianodotati di particolari virtù magiche. Per questa ragione erano utilizzati per costruire dei tali-smani: ad es. le loro incisioni su placche d’oro o d’argento venivano impiegate come rimedi amolti i tipi di mali, dalla peste al mal d’amore. Uno tra più noti quadrati magici è sicuramentequello che compare qui a sinistra: Melancholia I. (Malinconia): questo quadrato di ordine 4 èil quadrato di Giove, e dunque esprime “giovialità”, ma il Dürer, trascrivendo i numeri al con-trario, ottenne appunto il contrario di giovialità, ossia la Melancholia).

Frenicle de Bessy (1605-1665), matematico francese amico di Cartesio e di Pierre deFermat, nel 1663 calcolò il numero dei quadrati magici perfetti del quarto ordine: 880, consomma costante 34, su righe, colonne e diagonali. Solo grazie al computer si riuscì ad estendere

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il risultato, nel 1973, agli ordini superiori: i quadrati magici di ordine 5 sono 275.305.224. Nonè noto il numero preciso dei quadrati magici di ordine 6, anche se molti sono impegnati nellasua determinazione. Secondo alcune indagini, il loro numero è nell’ordine di 1.7754 × 1019.Resta comunque insoluto il problema più generale: trovare la regola che permetta di determi-nare il numero di quadrati magici di ordine n.

Parente stretto del quadrato è il cubo magico, costruito in Europa per la prima voltasolo nel 1866. Il primo cubo perfetto, di ordine 7 e quindi contenente i primi 73 = 343 interipositivi fu ottenuto da un missionario appassionato di matematica. In seguito si estese la ri-cerca a ipercubi di dimensione m ed ordine n, ognuno composto da nm numeri interi.

Ma il Quadrato del SATOR, pur appartenendo alla categoria dei quadrati magici , nonè un quadrato numerico ma un quadrato magico alfabetico di ordine 5 (se fosse numerico, sa-rebbe legato dunque al pianeta Marte secondo la filosofia occulta, contenente i numeri da 1 a25, con costante magica 65 e sarebbe un potente amuleto: se inciso su ferro, per diventare in-vincibile; su rame, per far danno ai nemici, e cosi via…). Nei ritrovamenti più antichi, il Qua-drato inizia sempre con la parola ROTAS mentre, dall’Alto Medio Evo in poi, appare prima laparola SATOR.

Alcune Località dove si trovano i Quadrati del SATOR

Compare scolpito sul fondo di un�antica coppa d’argento trovata sull’isola scandinavadi Gothand, è� conosciuto nell’Egitto del IV e del V secolo d.C., in graffiti rupestri nella Cap-padocia del IX secolo d.C, e in Mesopotamia (a Dura Europos sull’Eufrate, antica colonia ro-mana tra 300 e il 256 a.C., ne furono trovati quattro esemplari anch’essi nella versionespeculare che inizia con ROTAS, databili attorno al 200-220 d.C.).

É presente in un manoscritto latino dell’882 conservato presso la Biblioteca NazionaleFrancese e stampato su una Bibbia carolingia, oltre che dipinto in una cappella dell’Inquisi-zione in Spagna.

Il quadrato magico SATOR è stato rinvenuto su un numero sorprendentemente vastodi reperti archeologici, sparsi un po’ ovunque in Europa. Ne sono stati rinvenuti nel castello diRochemaure (Rhône-Alpes), a Oppède in Vaucluse in Francia, a Santiago di Compostela inSpagna, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, solo per citarne alcuni. UnSATOR è �stato inciso su una pietra esterna della chiesa di San Lorenzo a Rochemaure inFrancia dall’eretico cataro albigese Qiroi. Nel 1868 uno scavo archeologico tra le rovine del-l’antica città romana di Corinium (oggi Cirencester, nel Gloucestershire, in Inghilterra) rivelòl’iscrizione sull’intonaco di una casa databile al III sec. d.C.. Anche su tale frammento, oggiconservato al museo archeologico della stessa città, il Quadrato appare nella sua versione spe-culare iniziante con la parola ROTAS. Manca invece la parola ROTAS sulla pietra runica NäFv1979; 234 a Närke, Svezia, risalente al 14 ° secolo.

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In molte chiese medioevali, in Italia, è presente la frase palindroma (in forma di qua-drato magico, oppure in forma radiale o circolare). Ne sono stati rinvenuti esempi in Roma,nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore (dove è possibile vedere anche un altropalindromo: “Roma summus amor”), alla Pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima, nellachiesa di San Potito ad Ascoli Satriano (Foggia), nella chiesa di San Pietro ad Oratorium a Ca-pestrano, nella Chiesa di San Michele ad Arcè (frazione di Pescantina, Verona), nella Chiesadi Santa Maria Ester ad Acquavivia Collecroce (CB), a Siena sulla parete del Duomo, nellaCertosa di Trisulti a Collepardo (FR), nel monastero francescano di Ficarra (Messina) ed inmolti altri siti ancora.

A volte le cinque parole si trovano disposte in forma radiale, come nell’abbazia di Val-visciolo a Sermoneta (Latina), oppure in forma circolare, come nella Collegiata di Sant’Orsodi Aosta. Un’altra forma si trova in un manoscritto della Bi-blioteca capitolare di Vercelli, in cui le parole sono scritte l’unadietro l’altra fino a formare il perfetto palindromo SATORA-REPOTENETOPERAROTAS.

Ne sono stati rinvenuti anche il luoghi non legati alculto cristiano, come nel Castel Mareccio a Bolzano, al Pa-lazzo Berciolini a Verona o sul muro di via Castello a Brusa-porto, in provincia di Bergamo.

In Italia gli esempi più antichi e facilmente databili,almeno per quanto concerne il periodo, sono i due ritrovatia Pompei (sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e chequindi devono appartenere sicuramente a un periodo ante-riore all’eruzione): nella casa di Paquio Proculo duumviro,datato intorno al 74 d.C., e nella Palestra Grande, cioè in unluogo pubblico. Quest’ultimo (riportato qui a fianco e certa-mente inciso prima dell’eruzione del Vesuvio) ha avutogrande importanza negli studi storici relativi alla frase palin-droma, poiché esso è completo e arricchito da altri segni in-teressanti che non si sono trovati altrove.

A partire da questi ritrovamenti, il quadrato delSATOR viene anche detto “latercolo pompeiano”.

Le parole

Per il carattere palindromo della frase, la parola centrale TENET è palindroma; le paroleSATOR e AREPO sono invece bifronti, cioè se sono lette nei due sensi hanno significanti e si-gnificati diversi; le parole corrispondenti ai bifronti sono rispettivamente ROTAS e OPERA.

Nella “Preghiera della Vergine in Bartos” di tradizione copta, Maria afferma che Cristo èstato crocifisso con cinque chiodi, che chiama Sator, Arepo, Tenet, Opera e Rotas. [James DeQuincey Donehoo (1903). The Apocryphal and legendary life of Christ: being the whole body of theApocryphal gospels and other extra canonical literature which pretends to tell of the life and words ofJesus Christ, including much matter which has not before appeared in English. In continuous narrativeform, with notes, Scriptural references, prolegomena, and indices. Macmillan, pp. 350, Estratto 22 di-cembre 2011]. La cosa pare confermata dal Kircher che, nella sua Arithmologia (Roma, 1665)riferisce che in un viaggio in Abissinia aveva scoperto che gli etiopi invocavano il loro Salvatoreenumerando i cinque chiodi della croce con i nomi di Sador, Alador, Danet, Adera, Rodas, chia-

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L'esemplare più antico che inizi con SATOR compare in un manoscritto di epoca Carolingia(IX secolo d.C.), copia di un più antico manoscritto del IV -V secolo, redatto da san Gero-

lamo. Prima di questo, il Quadrato Magico iniziava sempre con la parola ROTAS.

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ramente le cinque parole del Quadrato Magico in una forma più o meno corrotta.In Cappadocia, al tempo di Costantino VII Porfirogenito (913-959), i pastori della storia

della Natività sono chiamati SATOR, AREPON, e TENETON, mentre una bibbia bizantina di unperiodo precedente evoca, come nomi di battesimo dei tre Magi, ATOR, SATOR e PERATORAS.

SATOR, da serere=seminare. Indica il seminatore. In senso figurato significa “genera-tore”, “padre” ed era un epiteto di Giove, il padre degli dei e degli uomini. Se è tradotto come“il Seminatore”, rappresenta il Creatore che pone il seme, che semina l’umanità, così comedescritto anche nel Timeo di Platone. Poco nota, ma illuminante, la definizione di Saturno come“Sator hominum deorunque” (Eneide, Virgilio), ovvero padre “inseminatore” degli uomini e deglidèi. Padre primogenio dell’umanità e della stessa stirpe divina: “caelestum sator” (Cicerone nelleTuscolanae e nel De Natura Deorum). É da approfondire, inoltre, la correlazione tra satis (a suf-ficienza, appagamento, sazietà) e sator…

L’appellativo “Seminatore” troverebbe una sua giustificazione anche nella parabolaevangelica in cui “una sola parte del seme su quattro riesce a dare frutto” (Matteo XIII,3, MarcoIV,2 e Luca VIII,4). Inoltre SATOR potrebbe anche essere una contrazione di SAlvaTOR, av-valorando sostanzialmente il senso complessivo della frase in senso cristico.

AREPO: il problema principale del Quadrato è spiegare la parolaAREPO, inesistente nel vocabolario latino e che molti critici si rifiutavano diaccettare come nome proprio di persona (Arepo,-onis, Arepone). Questo osta-colo si superò in parte quando venne scoperto che nell’antica Gallia,al tempo della dominazione romana, una certa misura di superficieveniva chiamata semiiugerum nella lingua latina, e arepennis, inquella celtica. In particolare quest’ultimo vocabolo derivava daltermine celtico àrepos, che significava “aratro”. Sembra plausi-bile, quindi, che questo termine venisse poi traslitterato nel la-tino arepus ad indicare appunto, il carro agricolo. Il significatoletterale della frase, adesso, può assumere un qualche senso logico: «Il seminatore, con il carro,tiene con maestria le ruote». Tuttavia è innegabile che questa frase resta debolissima di significato,e quindi dovrebbe possedere la sola funzione di nascondere, mascherare.

Arepo potrebbe anche essere forma contratta di Aeropago, la collina sacra al dio grecoAres (Marte) e ciò farebbe supporre un riferimento all’arte della guerra (forse interiore?) ed alcoraggio dei combattenti. Curioso il tentativo dello studioso Ludwig Diehl, il quale ipotizzò chela frase doveva essere letta in maniera bustrofedica (cioè in un modo che richiama il movimentodel bue che traccia i solchi nel campo con l’aratro, vale a dire da sinistra a destra e da destra asinistra e così via). In questo caso la frase del Quadrato si leggerebbe “SATOR OPERA TENET- TENET OPERA SATOR”, il cui significato più attendibile dovrebbe essere: «Il seminatore pos-siede le opere», ovvero, interpretando ancora in chiave cristiana: «Dio è il Signore del Creato».

J. Gwyn Griffiths ha invece sostenuto che si tratta - attraverso Alessandria - del nomeegiziano HR-HP, che significa “il volto di Apis”. L’origine egizio-greco-romana è stata appog-giata anche da Miroslav Marcovich, il quale asserisce che Arepo potrebbe essere un’abbrevia-zione latinizzata di Arpocrate, dio del Sole che Sorge in alcuni luoghi chiamati Gewr Uόj

`Arpon, che lo studioso suggerisce corrispondere a Sator Arepo. Se AREPO fosse un acrostico, un’interpretazione cristiana potrebbe essere: Aeternus

Rex Excelsus Pater Omnipotens ed in tal caso la scritta assumerebbe un senso compiuto. Sce-gliendo la via dell’acrostico, altri hanno proposto invece l’interessante versione “A Rex Et Pon-

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tifex O” oppure “A Rex Et Pater O”, in cui gli appellativi divini “Re e Pontefice” oppure “Re ePadre” sono inscritti fra “A” e “O”, cioè fra Alfa e Omega, la prima e l’ultima lettera dell’alfabetogreco, il Principio e la Fine. Con un significato molto simile, AREPO potrebbe essere anche lacontrazione di “A RErum PrincipiO”, cioè “dal principio delle cose”.

TENET, la sola parola palindroma presente nel Quadrato, è la terza persona singolaredel presente indicativo del verbo latino teneo-es e significa “tiene”. Pertanto esiste un soggettoal singolare che compie l’azione espressa da questa voce verbale. Significa anche “mantiene”,“sostiene”, “regge”, “protegge” e, per estensione, “conserva” e “tramanda”.

L’unione delle due parole centrali TENET forma una croce con la N centrale perno ditutto, punto di incontro degli OPPOSTI, simbolo della Quintissenza, origine dei quattro prin-cìpi e dell’Universo. Ogni parola TENET ha un valore numerico 61, cioè 7. Il 7 è un numerospirituale molto forte, rappresenta un ciclo completo e quindi il raggiungimento di un equili-brio come sintesi tra il quartenario terrestre ed umano ed il ternario divino. Sette sono anchele qualità di comportamento dell’iniziato: le tre virtù teologali (fede, carità e speranza) più lequattro virtù cardinali (coraggio, giustizia, prudenza e temperanza). La croce per intero, ovverol’unione di tutte le lettere delle due parole TENET, ha un valore numerico di 109, la cui sommaè 1: il fatto che la parola TENET risulta uguale a se stessa nei due sensi di lettura, ci guidaverso i concetti di equilibrio, di immobilità, di immutabilità propri dell’Uno e ci porta al Prin-cipio Primo dell’Universo, a cui il significato intrinseco del verbo latino teneo aggiunge la forzadella Potenza.

La lettera “N” al centro rappresenta il Principio Divino Maschile o Intellettivo (Nousper i Greci, Numen per i Latini), la lettera “E” rappresenta la sua emanazione, cioè il PrincipioDivino Femminile o Plasmante (Natura Essenziale) e la lettera “T” rappresenta la MateriaSpessa, creata con un’equilibrata combinazione degli elementi primordiali (Natura Terrestre).

Se consideriamo l’acrostico della parola TENET, possiamo ben considerarne alcuni chericonducono all’occulto: “Tota Essentia Numero Est Tracta” (L’intera Essenza è ottenuta con ilNumero) della dottrina aritmosofica. Oppure “Tecta Erat Nocte Exordio Terra” (In principio laTerra era ricoperta dalle tenebre), l’iniziale emanazione dell’universo, con la Terra ancora in-forme immersa nel buio primordiale, nel Nun degli antichi Egizi. La Notte biblica e il Nun er-metico sono altre denominazioni del Caos, e contengono in potenza tutti gli elementi nascostinelle tenebre, ed è nelle tenebre del Caos che “lo Spirito di Dio aleggia sulle acque” del Genesi,cosa che si può paragonare ad “Atum, Essere unico in Nun” del Libro dei Morti, ovvero lo Spiritoche prende coscienza di se stesso. Ancora: “Tellurem Effecit Numen Elementorum Temperatione”(La Volontà Divina creò la Terra con un’equilibrata combinazione deglielementi), fase successiva in cui dal Caos primordiale viene generatoil Cosmo, in cui la parola di Atum genera Ra. Infine, “Terra EffigiemNaturæ Essentialis Tenet” (La Terra conserva l’immagine della NaturaEssenziale), che sottolinea la specularità della Natura Terrestre ri-spetto alla Natura Spirituale, cosa che coincide con “Ciò che è in bassoè come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”,dove “l’alto ed il basso” costituiscono le due parti separate di un’unicacosa.

OPERA è il nominativo o l’ablativo singolare di opera-ae, chein latino significa “opera”, “attività”.

Quindi, se il soggetto della frase è SATOR, allora OPERA è

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un ablativo che esprime figurativamente il modo con cui le Rotas sono tenute dal Sator, cioè“in attività”, “in funzione”, “in movimento”. Potrebbe anche significare “con cura”, oppure “confatica”. Forse “con ingegno”.

ROTAS è l’accusativo plurale di rota-ae che in latino significa “ruota”. Il movimentociclico circolare dà l’idea del trascorrere del tempo, concetto strettamente legato ai fenomeninaturali e al destino dei mortali, da cui discende l’accezione latina “ruota delle vicende umane”relativo alla Fortuna e al Destino. I Veda distinguono, esotericamente, i due piani di realtàdell’Universo, la Natura Celeste e la Natura Terrestre e li rappresentano con due ruote che gi-rano attorno a un asse comune di rotazione. Pertanto, il plurale ROTAS potrebbe indicare insenso figurato l’Universo, ovvero il Creato.Queste “Ruote” potrebbero alludere anche aipianeti rotanti, cioè all’intero universo. Dunqueè possibile interpretare questa parola comeuna allegoria del divenire, dell’eterna trasfor-mazione della materia, delle stesse attivitàumane, forse dello stesso destino, inteso come“Ruota del Karma”. Inoltre non sarebbero daescludere anche riferimenti concettuali cosmo-logici determinanti nelle tradizioni sacre codi-ficate ai tempi di Platone: “… (il Creatore)seminò alcuni di essi sulla terra, altri sulla luna,altri su tutti gli altri strumenti del tempo (i pia-neti)” (Timeo, 42D).

É anche interessante constatare che laparola bifronte SATOR (il Creatore) risulta con-trapposta alla sua inversa ROTAS (il Creato) siacome significante, sia come significato: “Il Crea-tore tiene in movimento il Creato”.

Da notare che ogni T (lettera Tau, simbolo della Croce) nel quadrato è compresa frauna A=Alfa e una O=Omega; che il quadrato contiene le lettere sacre I (la tenet intera vista inverticale), H (Rotas-Sator congiunte dalla tenet orizzontale); contiene una TAU espressa daROTAS e la verticale TENET; la lettera N al centro del Quadrato, che nell’alfabero greco è po-sizionata al centro, risale alla lettera Fenicia NUN rappresentata da un PESCE, simbolo delCristo perché il termine greco ICHTHUS veniva scomposto per formare Jesus Christus TehouUios Soter (Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore). Il Quadrato Magico, oltre al croce formatadalle parole TENET, contiene anche altre Croci e triangoli formati dalle varie lettere.

IL QUADRATO E IL CERCHIO. Brevemente, il quadrato, simbolo del mondo terre-stre, soprattutto nel Medioevo venne utilizzato per esprimere il concetto di solidità e stabilità:grazie alla sua forma ben definita da sempre simboleggia la necessità per l’uomo di orientarsinel caos del mondo. É per questo la sua forza che questa figura viene utilizzata per i “quadratimagici”, matrici composte da numeri o da palindromi. Il simbolo del quadrato è strettamenteconnesso a quello del cerchio, legato al mondo celeste. Insieme, rappresentano rispettivamentelo spazio - materiale, tangibile - e il tempo, che attraverso la “quadratura del cerchio” raggiun-gono una perfetta armonia: l’armonia delle leggi universali.

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Interpretazione cristiana

Se si può affermare che la scritta sia conosciuta indipendentemente dagli scavi e dairitrovamenti archeologici recenti (e questo solo fatto è indicativo della forte volontà impiegataper trasmettere una iscrizione magica rimasta costantemente inalterata nel tempo), tornandoa Pompei una corrente di pensiero ha considerato i due Quadrati come documenti riferiti allacristianità delle origini:”…interpretazione alla quale giunsero, nel 1925, due studiosi a Pompei, chevi scorsero la prima documentazione della preghiera del “Pater Noster” in lingua latina, resa in formacriptica volta a diffondere in modo capillare la conoscenza della nuova religione, scoperta nella qualesi vide la prova ormai certa della presenza dei Cristiani in Pompei”. Questa ipotesi si rafforzòquando Felix Grossner, pastore evangelista di Chemnitz, scoprì che le 25 lettere del quadratopotevano essere disposte in modo da formare le parole PATERNOSTER incrociate e poste trale lettere A ed O, le quali corrispondono, in questa interpretazione, alle lettere Alfa ed Omegadell’alfabeto greco, il principio e la fine di tutte le cose (infatti, la a e la W rimaste ai lati dellacroce possono plausibilmente riferirsi al punto dell’Apocalisse in cui San Giovanni scrive: «Iosono l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine, colui che è, che è stato e che sarà».). Si tratta dunque di unanagramma del Quadrato del SATOR. É ben noto come, a partire da un certo numero di lettere,sia possibile ottenere un gran numero di frasi completamente diverse, anche se non palindromee, tra i tanti esempi possibili in campo religioso, si possono citare: O PATER, ORES PRO AE-TATE NOSTRA (O Padre, prega per la nostra età); ORA, OPERARE, OSTENTA TE, PASTOR(Prega, opera e mostrati, o Pastore). E non mancano neppure invocazioni diaboliche: SATAN,TER ORO TE, REPARATO OPES! (Satana, ti prego per tre volte, restituiscimi le mie fortune).

Tornando a Pompei, è ragionevole pensare che i primi cristiani, per non essere scopertied identificati (erano stati messi fuorilegge nel 64 e il solo nome di cristiano equivaleva allacondanna a morte), avessero codificato un messaggio mirato, rendendolo comprensibile soloda quei pochi cripto-cristiani che, in questo travagliato momento storico, erano sottoposti ad

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una feroce repressione. In sostanza i più noti simboli del pesce eucaristico, ICHTHÝS (ICQUS),o la PX (R e C intrecciate insieme) sono nati come segni cristiani, criptogrammi rivoluzionaridella nuova setta. Vista l’estrema cautela utilizzata, si può presumere quanto il vero contenutoda trasmettere fosse importante, di una tale portata che si cercò di mimetizzarne l’essenzasintetizzandola in un’artefatta scritta palindroma. Sdrammatizzato in questo modo, il Qua-drato sarebbe stato recepito dalla società pagana dominante, estranea alla nuova idea religiosadel cristianesimo, come un banale ed innocuo gioco linguistico. Probabilmente, questo eral’unico mezzo che s’era giudicato efficace per trasmettere senza la paura d’essere identificati.Dunque, può rappresentare un modo adottato dai primi Cristiani per adorare la croce in formamascherata: le due parole TENET, come abbiamo visto, disegnano al centro del quadrato uncroce perfetta, centrata sull’unica lettera N.

L’interpretazione del palindromo nell’ambito della cultura cristiana è coerente con lagrande quantità di ritrovamenti in luoghi medioevali di culto. Il ritrovamento del “latercolopompeiano” ha tuttavia sollevato numerose controversie sull’origine cristiana delquadrato in quanto, pur essendo un fatto documentato la presenza di co-munità cristiane a Pompei ed Ercolano e in Campania, la A e la Oposte ai lati della croce sono un riferimento alla simbologia dell’Alfae l’Omega la cui prima comparsa è attestata nell’Apocalisse di Gio-vanni, redatta, secondo qualcuno, in data più tarda. L’interpre-tazione paleo-cristiana verrebbe comunque a cadereconsiderando che la diffusione dell’Apocalisse nell’Italia centralepare sia avvenuta intorno agli anni 120-150 d.C. ed era quindidavvero improbabile che tale concetto fosse presente già primadel 79 d.C.. Tuttavia, l’obiezione secondo cui l’Apocalisse di Gio-vanni sia stata redatta successivamente non toglie valore all’ipo-tesi, se si considera che per usare la A e la O come Alfa e Omeganon c’è affatto bisogno di aver letto l’Apocalisse, perché questostesso libro si rifà all’Antico Testamento e alle immagini del profetaIsaia (41,4; 44,6; 48,12)”.

Il quadrato sarebbe dunque una crux dissimulata, un sigillo nascosto in usotra i primi cristiani ai tempi delle persecuzioni. Anche lo stesso carattere T era utilizzato daiprimi cristiani per indicare la croce, così come usavano altre strutture che potevano richiamarnela forma, quali l’albero della nave o il timone.

Una spiegazione più semplice rispetto a quella della crux dissimulata, ma decisamentemeno plausibile (dato che i più antichi di questi quadrati risalgono al I secolo della nostra era),sostiene che, coerentemente con abitudini diffuse nel Medioevo, l’impiego in ambiente cri-stiano del quadrato del Sator doveva corrispondere a finalità apotropaiche, come avvenne permolte altre iscrizioni occulte, come “Abracadabra” o “Abraxas”.

Usi magici

Nel Medio Evo la composizione SATOR venne utilizzata, appunto, con intento apo-tropaico in esorcismi ed in altre pratiche magiche, considerandolo una delle più ampie formulemagiche in Occidente. Paracelso lo considerava un talismano erotico; Girolamo Gordano nelsuo De rerum variegate (1559) lo esaltò come un ottimo rimedio contro la rabbia.

Il The Saint Louis Medical and Surgical Journal, vol. 76, riferisce che i palindromi sonovisti come immuni da manomissioni operate dal diavolo, il quale entra in confusione a causa

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della ripetizione delle lettere. Lo stesso principio visto nel “Paternoster a croce” è presente anchenel palindromo magico greco ABLANAQANALBA, che probabilmente deriva dal ebraico oaramaico àb l w àt , e che significa “Tu sei nostro padre”.

Il Quadrato Magico è stato usato come un incantesimo di protezione contro incendi,furti, fulmini, malattie, emorragie, morsi di animali e dolori aidenti; talvolta come una benedizione e un portafortuna.anche allo scopo di spegnere gli incendi (l’incantesimo è “Perlo spegnimento dell’incendio senza acqua” di John George Hoh-man), per la rimozione di incantesimi e febbri, per proteggereil bestiame da stregoneria, oppure dai lupi - come docu-menta il SATOR a fianco (Archivio Borromeo, Isola Bella,Verbania: Culto – Preghiere). Nel caso del foglietto qui ripro-dotto, la reiterata invocazione per la protezione dai lupi for-mulata nei confronti della Trinità viene infatti direttamenteassociata al magico quadrato del SATOR. É possibile chequesto servisse per aggiungere una maggior aura di forza,mistero e sacralità, dove anche i gesti suggeriti al malcapi-tato oggetto dell’attacco da parte della belva avrebbero con-tribuito a mantenere e aumentare: «sopra una crosta di panoscriva le litere quali sono nel ditto quadro». Il tutto, precedutoda croci e invocazioni: «+ Christus Vincit + Christus Regnat +Christus ab omni malo me defendat + O Theos a furore tuo meliberet + O Adonay + O Thethagramaton». Comunque, l’ano-nimo estensore della ricetta suggeriva, per liberarsi della be-stia nemica (ma anche di coloro che «cascavano del malebrutto», cioè l’epilessia, temutissima perché considerata pu-nizione divina per preesistenti terribili peccati), di tirar unapietra o un bastone contro il lupo.

A volte, per raggiungere il suo effetto magico, si pre-scrive anche che la formula ed il SATOR debbano esserescritti su di un certo materiale (come il pane, appunto), op-pure riprodotti sull’oggetto stesso, o utilizzando un certotipo di inchiostro. Riportiamo di seguito alcune antichemagie rituali legate al SATOR.

Un’antica preghiera di guarigione da ogni malanno deriva dall’anagramma ORO TE,PATER, ORO TE, PATER, SANAS (Ti prego, Padre, ti prego, Padre, guariscimi): colui che reciteràl’invocazione, dopo aver realizzato l’anagramma, deve anche muovere idealmente un cavallosulla scacchiera del Quadrato con la caratteristica mossa di tre passi a L.

Uno scongiuro del 1265, scritto accanto al Quadrato Magico SATOR, è conservatonell’Archivio di Stato di Genova. Esso è stato elaborato per garantire un parto senza problemi: “Se vuoi che la donnapartorisca senza indugio, scrivi queste lettere con questiversetti circoscritti, e lega sulla coscia destra della sposa,e subito, se Dio vuole, partorirà”.

Si usarono anagrammi, che sfruttavano i po-teri magici dell’amuleto SATOR contro il diavolo,come esorcismo: RETRO SATANA, TOTO OPERE

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ASPER (Arretra, Satana, crudele in tutte le tue opere).Contro la pazzia un manoscritto del cinquecento prescrive di mangiare tre croste di

pane con sopra inciso il Quadrato SATOR, recitando ad ogni crosta cinque Pater Noster. Piut-tosto comune era anche l’uso di scrivere insieme alle parole SATOR AREPO TENET OPERAROTAS un Salmo biblico, scelto secondo l’obiettivo desiderato, e recitarne i versetti come unapreghiera. n (segue)

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EFFETTI DELLE PERSONALITÀNELL’APRIRSI ALL’ASSOLUTO

E NEL PERCORSO TRASMUTATORIO Aspasia

In ogni essere umano esistono facoltà latenti

attraverso le quali egli può giungerealla conoscenza

del Mondo dello Spirito(R. Steiner)1

La ricerca spirituale è essenzialmente autoconoscenza ed è proprio per questo che nonserve cercare all’esterno quel che abbiamo già all’interno.

La grande scoperta trasmessa da J. Boehme a Louis-Claude de Saint-Martin è che solonel cuore - con l’immedesimazione al Cristo - può avvenire il contatto tra il puro e l’impuro,tra il divino e l’umano.

La ricerca e l’indagine esteriori nulla possono. Dio non è in alto, ma nel profondo.L’anima, senza la rinascita nella Luce e nell’Amore è destinata a dibattersi nell’inganno pro-dotto dai sensi, nei sensi2.

L-C. de S-M. afferma che nell’essere umano esistono facoltà su-periori a quelle degli organi di senso, ed è da queste che nascerebberole nozioni di Legge, Ordine, Unità, Saggezza e Giustizia3.

Sta all’uomo, dunque, svilupparle.

Per conoscere se stessi - ci ricorda Socrate - non c’è bisognodi alcuna istruzione: il maestro può indicarci la strada, ma non puòdirci quello che sappiamo già. É proprio per questa tendenza a rivol-gerci verso l’esterno che non siamo più in grado di pensare, sentire, volere- come sostiene M. Scaligero, interpretando R. Steiner4-.

Tutto dev’essere tempestivo, delegato, accelerato; anche le questioni dello spirito sonosoggette a mercificazione: siamo riusciti a commercializzare persino l’anima.

Per questo sentiamo il bisogno di un aiuto, per lo meno un esempio, un gesto di sim-patia e di amore, che ci incoraggino verso la meta.

Nell’esperienza di Associata, mi è parso, da subito, che poco appariva sul piano del-l’insegnamento formale, ed ho avuto l’impressione che, solo la consapevolezza di un rapportointimo coll’Assoluto, avrebbe potuto acquietare la mia ricerca interiore.

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1 R. Steiner: “La libera conoscenza”2 J. Boehme: “Dialogo tra un'anima illuminata ed una priva di Luce”3 L.C. de Saint-Martin: “Quadro naturale dei rapporti che esistono tra Dio, l'Uomo e l'Universo”4 R. Steiner: “Il pensiero Vivente nella «Filosofia della Libertà»”

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Spinoza Boehme

Hegel Guenon

Steiner Scaligero

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Nello stesso tempo, il desiderio di avvicinarmi al maestro mi stimolava, ma in modosilenzioso, rivolto all’osservazione, alla mimica, alle azioni compiute, al calore recepito.

Mi sono ritrovata più volte a fantasticare sulle sue competenze, sui suoi nascosti poteri.E più fantasticavo, più lo stimolo a procedere nel mio percorso si fortificava, in attesa che ilrisveglio interiore potesse manifestarsi spontaneamente: era in atto un vero e proprio transfert spi-rituale. Tutto avviene inconsapevolmente, senza pensarci, aspettando l’effetto dell’impegno,nello stesso luogo e nello stesso tempo dei miei fratelli, vivendo situazioni comuni come il RitoGiornaliero. Non ci sono insegnamenti diretti, poiché l’imago dello Spirito è dentro di noi, ma-gari il maestro ne diventa solo il rappresentante.

La spiritualità non è il risultato di un conformarsi passivamente a delle norme scritteda qualcuno5: è semplicemente cogliere quello che si è6.

Tale autoconoscenza non è da riferirsi alla consapevolezza che l’uomo ha dei propriatti, delle proprie manifestazioni o percezioni - pur sempre importante - (ente), ma si trattadi essere partecipi di un Principio infinito, assoluto, condizione di ogni realtà (essenza).

Tale distinzione è d’obbligo per non creare confusione tra psichico e spirituale. Il ter-mine spirito spesso viene attribuito volgarmente a entità psichiche che non hanno certamentenulla di spirituale, per non parlare di quell’altro errore che fa chiamare spirito quel che in realtànon è altro che mentale7.

Nell’autoconoscenza - come sostiene Hegel - l’io guarda se stesso nell’Infinito8.

Anche se il processo verso l’autoconoscenza avviene in prima persona, è pur vero che

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5 Ossia: morale comune o insegnamento religioso.6 Ossia: la propria essenza è altro dell'essere ente (fondamentalmente in Spinoza, Hegel e Idealismo tedesco).7 R. Guénon: “Il regno della quantità e il segno dei tempi”8 Hegel: “Propedeutica Filosofica”

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il maestro ha una sua funzione nel condurre il ricercatore durante tale cammino.É nel momento dell’Iniziazione che l’allievo spirituale avvia il ri-orientamento verso

se stesso, e le risposte alle domande che gli vengono poste in quel momento, lo indirizzanonella ricerca del Sé.

Il maestro ha il compito di stimolare il processo di conoscenza - pur non decidendonulla - semplicemente dando la sua presenza. In lui non c’è nessuna intenzione, perché tuttociò che fa o non fa è espressione naturale della sua esistenza: non ci sono tecniche, né dogmi.

Penso che, se la natura del maestro è tale - quindi libera -, in noi si crea in modo spon-taneo quella vibrazione spirituale capace di portarci all’eliminazione di emozioni e pensieri su-perflui, canalizzando la mente verso la graduale coordinazione di restanti emozioni e pensieri.

Naturalmente, nel ricercatore spirituale possono avvenire cambiamenti di superficie,come la sensazione di pace e armonia, ma questo - a mio giudizio - è meno importante: siamoancora nel mentale.

Si tratta di prendere coscienza del peso della responsabilità verso noi stessi nel processodi purificazione: il maestro ci aiuta a tenere la mente quieta e ad usarla in modo consapevole.

L’utilizzo esagerato della mente nel definire o puntare tutto sulla ricerca del maestroperfetto non ci aiuta.

Finché ci soffermiamo sulle qualità del maestro, produciamo solo proiezioni, ed inoltreè superfluo, perché i processi si svolgono dentro di noi - quando questo non sia addiritturadannoso, bloccando il cammino -.

Osserviamo che pochi argomenti nel campo della spiritualità contemporanea suscitanotante difficoltà, controversie e dispute, come il ruolo della guida spirituale. Grazie a carismaticiciarlatani che scorrazzano nel mondo spirituale - entrando in tutte le case attraverso libri, riviste,spettacoli televisivi, il web - termini come guru o maestro di vita sono ormai svalutati.

Tutto ciò necessita una riflessione, perché è inevitabile che nella relazione maestro-ri-cercatore, aspetti psicologici e comportamentali si uniscano a quelli di natura prettamente spi-rituale: transfert e controtransfert segnano anche questa relazione.

Per lungo tempo, e soprattutto nella cultura orientale, l’unico esem-pio di questa relazione era codificata nella regola inespressa, ma evi-dente, che l’iniziando si affidasse al maestro o alla guida, come attodi resa della propria persona. La guida era considerata come un geni-tore massimamente esperto nel relativo campo di competenza, creandosi così una dinamicadi vincolo sostanzialmente solo positiva.

Vincolo, questo, che pur nutrendo il discepolo, non lo eleva. Il Kela affida la propriapersona a qualcuno che viene vissuto come fonte di esperienze straordinarie, calmanti, dol-cissime, ineffabili. E basta.

Così, quando arriva il momento della separazione, tutto diventa molto difficile e,spesso, conflittuale.

Ecco che la capacità di muoversi attraverso il processo di un Io consapevole, integrato,armonico, permette di districarsi dalla relazione, senza necessariamente cadere nella negatività.

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Con la premessa che non esiste un ideale di modello relazionale tra guida e ricercatoremetafisico - e che ogni risvolto di natura psicologica dovrebbe essere trasmutato, per non per-dere di vista lo spirituale - vorrei elencare alcune implicazioni tratte dalla mia esperienza psi-canalitica (extra iniziatica) e personale (iniziatica).

a) Relazione basata sul desiderio-dono

L’iniziato si appresta a ricevere qualcosa che desidera ardentemente e profondamente. Questo aspetto è importante, e non va trascurato: la relazione è basata sul desiderio

del ricercatore e sul dono del maestro. Il transfert diventa un canale di trasmissione, attraverso il quale veicolare materiale pre-

zioso, vitale, importantissimo. In un ambito spirituale, si tratta di esperienze legate ad energie sottili, non verbali, e

vibranti.Nell’allievo deve esserci il desiderio9 e, siccome ritengo che ciò sia di primaria impor-

tanza, mi soffermerò sull’analisi di tale concetto, provando a tracciare quello che mi piace de-finire il ritratto del desiderio.

C’è qualcosa nella parola desiderio, elemento-chiavedella ricerca spirituale, che si emancipa da una serie di matriciche il senso comune vuole darne.

Innanzitutto esso non ha a che vedere con l’istintuale,ma è qualcosa che caratterizza, in modo prettamente specificol’essere umano, e che vive di una dialettica soggettiva10.

Il desiderio è una “Berefung-Vocazione”, non un ele-mento caotico, instabile, capriccioso; al contrario, esso guida,dà orientamento.

Così considerato il nostro desiderio, il passo verso laresponsabilità è breve e sapere che siamo noi a governarlo, cirende attivi nei suoi confronti. Sappiamo che non dobbiamotradirlo e, quando è puro, questo non avviene.

L’assunzione del desiderio in prima persona ci impegna a non disattenderlo, a rinno-varlo costantemente, a non spegnerlo. Dunque, è compito del ricercatore non cadere nell’er-rore di considerare il proprio desiderio come un capriccio, perché proprio nella spiritualitàquesto è un lusso che non ci si può permettere.

b) Pericolo di idealizzazione

Nella relazione iniziatore-iniziato non è permessa alcuna negatività. Qualche volta èuna regola non detta, a volte, invece, è espressa.

L’aspettativa che la dinamica positiva duri per sempre è problematica, in quanto causadi violazione della regola; ecco perché questa relazione si spezza con grande dolore e soffe-renza regressiva.

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9 Desiderio, secondo gli insegnamenti di Louis-Claude de Saint Martin10 In accordo con il processo di manifestazione dello spirito chiarito da Hegel nella sua “Fenomenologia”

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Siamo nel campo dell’idealizzazione, dove il maestro è posto sul piedistallo. Non com-prendiamo invece che - per le leggi della reincarnazione - tutti gli esseri sono questo: semplice-mente umani, non liberi da aberrazioni psicologiche.

c) Regressione

Talora, nella relazione si mantengono rigide ed impermeabili le due posizioni: il mae-stro è chi sa e il ricercatore è chi non sa.

Questo cliché è vissuto in modo forte, gli allievi sembrano veramente dei bambini, siidentificano profondamente con coloro che non sanno nulla. Si ha una sorta di innocenza in-fantile da cui non ci si vuole distaccare.

In pratica, i discepoli sono mantenuti in questo stato dall’abbraccio del maestro. Ri-cercatori di questo genere daranno sempre un senso a tutto ciò che il maestro fa o dice, senzaminimamente metterne in discussione alcun aspetto.

Potrebbe accadere che, se un discepolo mette in discussione il maestro, il gruppo tentidi creare un’alleanza privilegiata con questi, e ogni possibilità di critica - anche se costruttivaper la guida - rischi di morire sul nascere. Riprenderò in seguito l’argomento.

I ricercatori faticano a vedere in lui una persona che ha dei sé rinnegati,ma questo è un modo infantile di pensare.

Tutti abbiamo delle fragilità e, riconoscerle nel maestro, ne esalta il ruolo erende meno doloroso il distacco, annullando ogni tipo di idealizzazione.

Il modo di uscire da quest’empasse è pensare che la conoscenza è in noied è qualcosa su cui lavorare tutta la vita. Siamo sempre in cammino, anche ilmaestro - certo, egli ha percorso più strada -, ma solo noi possiamo conoscerela nostra, di vita, e diventare consapevoli dell’energia delle parole con cui ci rac-contiamo la vita stessa e la vita si racconta a noi11.

d) Trappola del successo

Un altro aspetto legato al contro-transfert del maestro spirituale è la trappola del successo.Quando si diventa molto famosi ed esperti, si può anche giungere a pensare di essere

un “dio”. In questo caso i ricercatori corrono il rischio di perdere le loro qualità umane, per di-ventare dei numeri di cui la loro guida si vanterà.

Ma, a volte, il mercato dei guru cresce perché ci sono dei falsi discepoli12, i quali, a lorovolta, creano dei maestri del nulla.

e) Conflittualità tra gli allievi

La conflittualità, a volte, ha origini molto subdole. Essa si verifica quando il maestro,in modo segreto, molto, molto, avvincente, intenso, seduttivo - come se stesse ricevendo unavisione - rivela, ad ogni discepolo di aver percepito in lui enormi qualità e la possibilità di unrapido cammino di illuminazione, e di vedere in lui chi potrebbe prendere il suo testimone.

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11“Delle lingue e delle arti” di L.C. de S-M, in “Degli errori e delle Verità”12 Cfr. anche Sédir: Consigli per gli Amici Spirituali, conferenza del 25 settembre 1921

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Questo determina le inevitabili frammentazioni e competitività nel discepolato.

f) Conflittualità tra ricercatore e maestro

Mi piace pensare che il compito di ricerca spirituale debba essere distribuito e assoltoda ogni discepolo a seconda della sua natura e della sua inclinazione.

Il maestro attento si accorgerà delle risorse individuali di ciascun allievo e cercherà diesaltarle, affinché - come ogni petalo della rosa si schiude nella forma propria, ma in manieraarmonica, per garantirne l’effetto finale - il singolo - riconosciuto nella propria individualità- possa fattivamente contribuisca all’armonia generale.

A volte accade che il discepolo non si senta valorizzato in quello che fa e a cui si dedica.É come se non si sentisse visibile, pur non essendo, nella realtà, davvero sminuito. Tale vissutocompromette il suo desiderio, perché ha bisogno di poter riporre la fiducia nella propria guida,e di riconoscerne la credibilità anche per le sue modalità di ascolto.

L’allievo sente di voler occupare un posto, di trovare una collocazione ben definita nellarelazione, soprattutto nei momenti di difficoltà e di disorientamento.

In quei momenti - a volte originati proprio dalle incoerenze nella relazione col maestro- si sente più urgente l’esigenza di essere visibili, per produrre quello scatto idoneo a trasfor-mare i propri limiti in opportunità.

Queste modalità relazionali evidenziano che la vita spirituale procede anche da un di-venire psicologico, variabilmente complesso, e che, inevitabilmente, ha degli effetti nell’aprirsiall’Assoluto.

Il percorso iniziatico ha lo scopo di riattivare correttamente le gerarchie interiori. Noi,esseri umani, non siamo fatti solo di corpo fisico, denso, ma siamo esseri energetici multidi-mensionali, composti da diversi corpi sottili: fisico, eterico, astrale e spirituale.

“Abitualmente, negli esseri umani, la gerarchia tra tali Arti Costitutivi risulta totalmente in-vertita, onde è il fisico, con le sue elementari pulsioni, a dominare l’eterico, questo a sua volta governal’astrale; infine l’astrale medesimo estende il suo dominiosull’Io, ovvero sullo Spirito.13”

Tutto questo prevede una trasmuta-zione che procede dal basso verso l’alto e unserio impegno volto a riscoprire la propriaessenza. Il mondo in cui viviamo ostacolail lavoro dell’iniziato, sappiamo quantofrenetica sia la vita odierna e quanto imomenti dedicati alla ricerca del Sé sianodivenuti sempre più rari14.

É necessario assicurarsi deglispazi dove riconquistare le nostre solitu-dini e le capacità di distacco di distacco dalle

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13 Dalle “Pratiche accessorie” dell'O.M.E.I.O14 Idea originata da una chiacchierata informale con un Fratello 15 R. Assagioli “Sviluppo spirituale e disturbi neuropsichici”, 1933

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Nell’uomo profano la scintilla è nascosta

L’uomo che ha iniziato un vero percorso spirituale tradizionaleha un lavoro quotidiano che il suo maestro gli ha suggerito

Più quest’uomo progredisce,più sente l’esigenza di dedicare maggior tempoalla propria vita spirituale...

... finchè la maggior parte del suo temposarà dedicata a Dio. Il resto serve per lapura sopravvivenza (e questo tempoe queste attività diventano un rito quotidianoriconoscente verso il Creatore).

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proprie abituali occupazioni; da qui l’importanza di seguire un percorso ordinato di allena-mento e sviluppo spiritale, al fine di ottenere la rettificazione.

Sento di ringraziare i Maestri come Steiner e Scaligero, i quali - attraverso l’attualitàdel loro linguaggio - mi hanno trasmesso le tecniche interiori capaci di dare inizio a quellatrasmutazione di cui parlavo e di portare ai piani alti le cieche forze istintive, elevandole alrango di energie, prima emozionali, poi spirituali.

I “14 pensieri-seme di Sédir” hanno rappresentato un’ulteriore spinta ad elevarmi, per-mettendomi di guardare dentro gli aspetti della mia personalità al fine di purificarli.

Nella psiche non risiedono soltanto conflitti e complessi, ma anche le potenzialità crea-tive e sane, come stati superiori di coscienza, nelle esperienze di tipo intuitivo o spirituale,così importanti dal punto di vista evolutivo. Questa scoperta mi ha accompagnato e confortatoin questo breve percorso.

Il connubio tra psicologia e spiritualità lo ritroviamo realizzato nella Psicosintesi di Ro-berto Assagioli. Il termine sintesi viene inteso in senso alchemico, come processo di trasfor-mazione e armonizzazione dei vari elementi e aspetti dell’esistenza.

Nulla è possibile senza purificazione e trasmutazione autentiche, che richiedono l’at-traversamento di stadi, a volte anche critici15.

Queste crisi si presentano, inevitabilmente, quando ci si accorge che la vita ordinariaci ha deluso, quando ci prende un senso di indefinibile insoddisfazione, o quando sorge innoi una vaga inquietudine.

Accade allora che, quello che prima ci poteva appagare, non ci soddisfa più, e i nostriinteressi scoloriscono, perdendo d’importanza e valore.

Si affacciano nuovi pensieri, ci si chiede il senso della vita, ilsignificato della sofferenza - propria e altrui - connessi alla non ac-cettazione di ciò che prima si presentava come naturale.

Questa esperienza è stata vissuta in prima persona, comeprimaria nella ricerca di un percorso, che definirei verticale, accom-pagnandosi allo svanire di importanza di ciò che ornava la mia vita,nell’orizzontale, nell’attesa che il nuovo si facesse avanti.

In questi momenti si prende coscienza che le crisi non sonodovute a mancanze materiali, affettive, o a patologie neuropsichia-triche, ma sono conseguenti ad un autentico travaglio dell’anima, di cui il risveglio spiritualecostituisce la cura.

Quando il richiamo è troppo debole e non si è ancora preparati a sopportare la luce, oquando vi è tendenza alla presunzione e all’egocentrismo, l’evento interiore si presta ad in-terpretazioni equivoche.

Avviene, per così dire, una confusione di piani, la distinzione tra assoluto e relativo, traspirito e personalità non è riconosciuta, e la vis spirituale può determinare un’esaltazione, unagonfiatura dell’ego.

Si capisce, dunque, perché la trasformazione della psiche e la trasmutazione del Sédebbano procedere in maniera armonica.

Può accadere che nasca un coinvolgente ed oceanico senso di sicurezza interiore, ac-

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compagnato da un vivido senso di unità cosmica con la bellezza, l’amore universale, la santitàdella vita; tutti stati, questi, destinati ad una esistenza effimera16.

Dobbiamo, dunque, essere fermamente consapevoli che la personalità ordinaria, coni suoi elementi inferiori, è solo temporaneamente sopraffatta e addormentata, non è uccisa.Inoltre, l’afflusso di Luce e di Amore spirituale è ritmico e ciclico, come qualsiasi altro eventodell’Universo.

Il rischio del ricercatore spirituale che non comprende questa dinamica è quello di es-sere giudice troppo severo con se stesso, sorgono in lui dubbi e critiche e il pensiero di abban-donare tutto si presenta sempre più subdolamente17.

Io stessa mi sono trovata, e non una volta sola, a dover affrontare queste forze avverse.La mia arma è stata una sorta di divina nostalgia18 è l’aver capito che lo stato di grazia ad ognipasso compiuto si presenta con caratteristiche ed intensità diverse.

Le nuove energie spirituali debbono integrarsi con gli elementi normali e fare leva sullenostre forze di mutamento, quali: volontà, attenzione, concentrazione, consapevolezza, equanimità,spregiudicatezza, positività. n

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16“Vuoi attendere?... Vuoi veramente attendere?”17“E tu, solo, cosa farai tra Scilla e Cariddi?”18 Dal greco nostos: ritorno.

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L’INTELLIGENZA DEL CUORETa-Seshat

Il cuore ha un sistema nervoso indipendente, neurotrasmettitori e cellule di sostegnopropri. Attraverso questi circuiti il cuore agisce da se , puo apprendere, ricordare e percepire(nel feto il cuore inizia a battere prima che il cervello si sia formato). Funzionamento quantico,intuizione, conoscenza diretta, emozioni e pensieri positivi. Amore, saggezza, padronanza echiarezza emozionale e mentale.

Gli scienziati dell’Istituto HeartMath hanno condotto inten-sive ricerche sul potere del cuore, sulla connessione cuore/cervello,sull’intelligenza del cuore e l’intuizione.

Il Cuore non è solo una pompa meccanica. Gli studi sopra-citati hanno dimostrato che il cuore fisico comunica con il cervelloin modi sorprendentemente costruttivi, che possono portare ad unamaggiore chiarezza mentale e all'Intuizione.

Il Cuore spirituale, o energetico, si interfaccia con il cuore fi-sico attraverso l'intelligenza che ne caratterizza il campo. Ogni bat-tito cardiaco genera un campo elettromagnetico che è direttamente in contatto con un Campodi informazioni più vasto non vincolato dalle normali leggi di spazio-tempo; è ciò che vienechiamato Sorgente, Fonte Universale, Sé Superiore, Tutto, ecc; il fisico David Bohm lo chiamaOrdine Implicito.

Il Cuore energetico funziona come una stazione ricevente attraverso la quale le infor-mazioni appartenenti a questo Campo più vasto vengono trasmesse al nostro essere, mani-festandosi il più delle volte sotto forma di Intuizione, che nella maggior parte dei casi nonriconosciamo perché la mente tende ad ignorarne la frequenza.

Quando viene generato uno stato di Coerenza Psicofisiologica, ci apriamo invece aduna comunicazione più elevata, permettendo all'Intuizione di arrivare al cervello e di esserericonosciuta. L'accesso all'Intelligenza Intuitiva del Cuore varia da persona a persona, tuttavia

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è in ognuno di noi. Appena impariamo a rallentare la nostra mente e a sintonizzarci con isentimenti più profondi del cuore, la nostra naturale connessione intuitiva può manifestarsi,aumentando la comprensione di noi stessi, degli altri e della realtà.

Dal cuore partono connessioni con il cervello, una vera e propria comunicazionecuore-cervello:

• Connessione neurologica (impulsi nervosi): le cellule nervose del cuore registranoinformazioni dal sistema ormonale e da altri sistemi elaborandole e inviandole al cervello at-traverso impulsi nervosi.

• Connessione biochimica (ormoni e neurotrasmettitori): il cuore produce alcuni or-moni, tra cui l’ANF (ormone coinvolto nell’omeostasi del sistema circolatorio), che assicuraun equilibrio generale, riduce la produzione di ormoni dello stress. Il cuore secerne anche lapropria adrenalina quando ne ha bisogno, produce l’ossitocina.

• Connessione biofisica (onde pressorie): esiste una relazione diretta tra le onde dipressione sanguigna provenienti dal cuore e l’attivita delle onde cerebrali. Esiste una relazionetra la pressione sanguigna, la respirazione e alcuni ritmi del sistema nervoso autonomo. Ilritmo cardiaco e le sue variazioni, sono il mezzo privilegiato dal cuore per inviare messaggi alcervello e al resto del corpo senza la mediazione del cervello.

• Connessione energetica (interazioni elettromagnetiche): il cuore possiede un campoelettromagnetico 5000 volte piu potente di quello del cervello che parte dal centro del petto eche si espande fino a 3 metri di ampiezza, e forse anche oltre, ed è di fatto piu potente di quellodi tutti gli altri organi del corpo. Il cuore produce da 40 a 60 volte piu bioelettricita del cervello.

Il cuore possiede un campo elettromagnetico, è interessante sottolineare che ciò è ilpotere di trasmissione tipico del cuore. Questa energia elettrica pervade tutte le cellule delcorpo fisico, creando un legame tra esse. La ricerca ha confermato che quando un individuoè in Coerenza Cardiaca, il cuore irradia un campo di energia elettromagnetica più armonico,di cui possono beneficiare le persone, gli animali e l'ambiente.

É interessante notare che questo campo reagisce agli stati emozionali: quando siamoturbati il campo diventa caotico e disordinato, si parla (in termini scientifici) di spettro incoe-rente; invece quando si provano emozioni positive come la gratitudine o la compassione, ilcampo assume un aspetto piu ordinato e si ottiene il cosiddetto spettro coerente.

Il campo elettromagnetico del cuore si estende tutt’intorno al corpo fino ad una di-stanza di 2-4 metri, dunque l’informazione energetica contenuta nel cuore viene ricevuta da

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tutte le persone e le forme di vita che ci circondano da vicino. Esperimenti scientifici hannoprovato che il suo campo elettromagnetico arriva ad influenzare il DNA anche delle altre per-sone, addirittura a distanza.

Il cuore è l’oscillatore principale del nostro organismo. Secondo il principio di riso-nanza, quando tutto il nostro organismo è in “risonanza sincrona” con l’oscillatore piu potente(cioè il cuore) all’interno del nostro organismo creiamo in maniera naturale uno stato di coe-renza biologica perfetta che ottimizza il nostro funzionamento ad ogni livello, psico-fisico-spirituale. Quando il cuore è in grado di imporre il suo ritmo, tutti gli altri sistemi oscillatoridel corpo, a tutti i livelli, sono automaticamente armonizzati fra loro dal ritmo principale. Ven-gono allora ottimizzate tutte le loro funzioni specifiche.

Esaminando i tracciati della Variabilita della Frequenza Cardiaca (VFC) sono state os-servate 2 forme:

- Un tracciato armonioso con onde ampie e regolari, forma che compare sistematica-mente quando la persona sperimenta emozioni e pensieri elevati, generosi e benevoli e sitrova in uno stato interiore di calma, di centratura, di presenza mentale e di vigilanza notevole,ma rilassata.

- Un tracciato disordinato con onde serrate e molto incoerenti, quando la persona spe-rimenta emozioni o pensieri negativi come paura,collera e si trova in uno stato interiore di stress eagitazione.

La variabilita della frequenza cardiaca è, quindi,indicatore diretto dello stato interiore nel quale citroviamo. Non solo: le onde cerebrali, se il tracciatoVFC è armonioso, si sincronizzano naturalmentesulle variazioni del ritmo cardiaco, diventando piularghe e piu regolari. I due oscillatori entrano na-turalmente in uno stato di sincronicita .Uno stato di incoerenza continuo (bassa co-

scienza) indica che la nostra fisiologia perde progressivamente elasticità e che stenta sempredi piu ad adattarsi alle variazioni imposte dall’ambiente fisico ed emotivo e stenta ad elevarsispiritualmente.

I pensieri e le emozioni di unione, amore (alta coscienza), creano uno stato di coerenzabiologica che determina il funzionamento ottimale dell’essere umano a tutti i livelli.

Evidenze scientifiche suggeriscono che quando c'è un gruppo coerente, attraverso lacooperazione avviene un incremento del flusso energetico, aumentando l'efficacia e ottenendorisultati sempre più elevati. Dagli esperimenti risulta che i componenti non sono solo in sin-cronia, ma comunicano tra loro ad un livello energetico invisibile.

Se è vero che per esistere occorre amarsi, che amare vuol dire essere presenti a se stessie di conseguenza anche agli altri esseri viventi, allora l’intelligenza non potrà mai sostituirela vera saggezza che è riposta nel cuore, da quell’esperienza “centrale” che ha vissuto e me-morizzato a livello energetico, ancor prima che strutturale, proprio grazie all’impatto del-l’anima rispetto alla materia; una lotta antica che riporta il potere alla coscienza, non piùsuccube dell’istinto di sopravvivenza, della potentissima energia “sessuale” prepotente, se-

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duttiva e aggressiva che spinge l’uomo verso il classico modello, definiamolo “animale”.Non a caso il cuore si trova al centro tra “cielo” e “terra”; quindi qual è il vero intelletto,

se non l’intelligenza in senso spirituale e quindi in forma d’essenza? Se andassimo nel settorementale qual è la vera porta d’accesso all’intelletto superiore se non quella posta al centrodel cervello, ovvero nella ghiandola pineale?

Allora è proprio vero che la verità sta sempre e comunque nel mezzo.

L’efficacia del risveglio alchemico consiste soprattutto nell’aver raccolto tutte quelleesperienze che hanno, di vita in vita, raffinato la violenza in tutti i suoisettori, fino alla sua totale dissoluzione a favore di nuovi principi legati

più a quel contesto che qualcuno ha definito “Dharma”. In termini semplicistici il Dharma rappresenterebbe ciò che sta subito

dopo il “Karma”, ovvero nella trasmutazione dell’anima da un contesto reale, le-gato ad esperienze dolorose, sia inferte che subite, ad un contesto esistenziale im-prontato sulla ricerca del sè rispetto al mondo circostante e ai veri valori dellacoscienza, quei valori che hanno il potere di disperdere le asperità della vita tramu-tandole in spunti creativi fondati su un principio universale di compassione e quindidi compartecipazione o “presenza” rispetto al tutto.

Questa apertura, questo amore per se stessi, se così vogliamodefinirlo, di tipo superiore, che affaccia le sue vedute versoun promontorio nuovo e ricco di “rivelazioni” ance-

strali… logoiche, che riportano l’anima verso un “tunnel” checonsente una passaggio o se vogliamo, una comunicazione, piùefficace e forse, anche ad un rilascio di questo dominiofisico/astrale a favore di un nuovo dominio dimensionale, deltutto diverso come quello relativo all’ascensione dell’anima, [che

in un contesto scienti-fico come quello del car-bonio 7, parrebbe consisteresemplicemente nella trasmutazionedell’anima rispetto all’elemento Carbonio 12 (6neutroni, 6 protoni, 6 elettroni= 666), verso la for-mula atomica 166].

Il cuore come ogni altro aspetto “centrale” ha insè la forma d’equilibrio in cui l’energia animica at-tinge a piene mani, forte di essere risanata e nonpiù divisa né trattenuta da “principi” pesanti comequelli della materialità e dell’egoismo.

Così come per il livello psichico che vuole la pi-neale come centro dell’intelligenza mentale, in unpiano più basso come quello sessuale, la riunifica-zione delle parti in gioco, come per il sesso alche-mico, può tendere ancor di più l’anima verso quellaporta che conduce ad un’esperienza di tipo superiore.

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Il “Centro Cardiaco” può essere considerato il luogo di incontro con il divino.

Già gli antichi Egizi davano una notevole importanza al cuore e alle sue proprietà; in-fatti per questo glorioso popolo, che per oltre 2000 anni ebbe un ruolo di primaria importanzaculturale, religiosa, economica e militare tra le civiltà del mondo passato, l’intelligenza nonrisiedeva nel cervello ma nel cuore.

- Nella cabala egiziana l’intelligenza del cuore è S I A:S= energia, I = l’Io, A = il non Io, cioè il Sé,l'universale. I A = capacità di distinguere l’Io dal Sé, cioèla saggezza S A A, dove I (principio dell’IO) è diventato A: la ca-pacità di fare tacere la dialettica per trovare la

conoscenza che dorme nel profondo di ciascuno di noi e che è l'appannaggio delle intelligenzeguidate dalla luce…

L’opposto (geroglifico rovesciato) è A I S:l'intelligenza cerebrale, dunque limitata. L'Egi-ziano diceva: “H O U è nella bocca, S I A nelcuore„, (Hou è il principio del gusto, dunqueun discernimento dei sapori, una facoltà ma-teriale), ma la conoscenza è nel cuore. Attraverso l'inversione delle lettere sacre, viene

più facile percepire le relazioni fra le nostre capacità (qui psichiche/spirituali) ed il nostrocorpo, il crogiolo dell'anima.

“Quello che sa ascoltare diventerà quello che si ascolta.„ (Visir Ptahhotep)

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- A N A H A T A è il nome sanscrito del centro energetico del cuore: il NON COLPITO;non colpito perché la posizione che occupa, in relazione agli altri sei centri principali, è il pernodella bilancia, il fulcro della leva, l’occhio del ciclone intorno l’uragano, il centro, la pace.

Un centro che si intuisce corrispondente all’Universo: un vuoto pieno di energie. Cen-tro e punto di incontro tra la Terra e il Cielo in noi, con tutti i binomi riconducibili a questaunione, ad es. materia/spirito; pensiero/emozioni; con le sue note caratteristiche, l’integra-zione, l’equilibrio, la mediazione, la ricerca della relazione; l’essere ponte, la saggezza, la com-passione, il perdono.

L’intelligenza del cuore è una conoscenza trasformatrice, diretta e intimista della realtà,quella che ci mette in contatto immediato con l’essenza di qualsiasi cosa .

- Nel “Libro dei Re”, quando Dio apparve a Salomone disse: “Chiedimi qualunque cosavuoi che io ti dia” – Salomone rispose: “Dà al tuo servo un cuore pieno di discernimento, capace diascoltare, per giudicare e distinguere tra quello che è conforme alla giustizia e ciò che non è”….

Se il nostro pensiero viene diretto con la forza della volontà su questo punto sottile, ilCentro Cardiaco, si opera nella costituzione un cambiamento: se la volontà viene animata dauna precisa intenzione, l’impossibile diventa possibile e possono avvenire la fusione, la dis-sociazione, l’unificazione, la trasmutazione della materia prima.

L’Umanità, perdendo la familiarità con Dio, si è dimenticata del modo di accostarsi erimanere con Lui può imparare nuovamente come rapportarsi con la divinità, innanzi tuttotramite la conoscenza del proprio cuore per liberarlo dal così detto gioco degli “Opposti” chedistrae dal punto Centrale:

Chi è abitato dall’intelligenza del cuore, penetra al di là della superficie delle cose, ascolta le motivazioni profonde, e può attuare una mente che ama il cuore e un cuore che comprende la mente.n

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Padre Nostro, Sagrada Familia, Barcellona

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LA PREGHIERAE IL SIMBOLISMO DEL “PADRE NOSTRO”,

PONTE TRA UOMO E DIOHathor Go-Rex

Mentre pregava, il Cielo si aprì…(Luca III, 31)

La Preghiera è il nutrimento dell’anima, non vi è religione o culto, in nessuna parte delpianeta, in alcuna epoca, la cui dottrina ne sia priva, è uno strumento potente in grado di ele-vare lo spirito, avvicinarlo a Dio e richiamare l’altissimo su di noi, un vero e proprio ponte tral’uomo e il mondo Divino. Oltre all’individuo che la esercita, la preghiera è in grado di appor-tare beneficio in tutti i piani di manifestazione, è un contributo prezioso e indispensabile perun corretto riequilibrio spirituale personale quanto generale. L’atto di orazione, oltre alla forzainteriore, implica lo sviluppo di qualità come volontà, dedizione,amore ed inoltre, imparare a dominare la mente, disciplinandolaal fine di mantenerla direzionata sul significato delle parole pro-nunciate, la indurrà in uno stato di quieta concentrazione, dive-nuta silenziosa, e quindi ricettiva, i messaggi dei mondi spiritualipotranno arrivare a noi chiari, privi della distorsione meccanicache il pensiero associativo attua continuamente in ogni individuo.L’impulso originario delle idee ha matrice divina ma, afferrato edistorto dalle potenze dell’ego viene da esse falsato con lo scopodi mantenerci legati alla corporeità attraverso le illusioni dei sensi,l’ignoranza e l’individualismo, è perciò fondamentale imparare aliberare il pensiero e riscoprirne la purezza, che altro non è se non la voce della nostra co-scienza, il tramite della Divinità.

“Il diavolo, visto che l’anima pregava Dio desiderosa di penitenza, insinuò nella preghiera lapropensione alle qualità terrestri e confuse i buoni pensieri che si volgevano solleciti a Dio, affinchéessi non andassero a Lui ma tornassero verso le cose terrene. La volontà dell’anima gemeva per Dio,ma i pensieri che da essa nascevano per penetrare in Lui erano distrutti senza giungere alla potenzadivina” [Jaconb Bhome - Dialogo tra un’anima illuminata e una priva di luce]

L’intenzione è l’anima dell’orazione e la direzione dell’intenzione, nonché forza e sin-

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cerità da cui viene mossa, ne determineranno l’efficacia. La preghiera, il desiderio di rettifica-zione, lo studio e la dedita osservanza delle leggi del Creatore, costituiranno i gradini della scaladi ascesa spirituale su cui man mano, modificando il nostro essere, saliremo fino a raggiungerela completa comunione con Dio Onnipotente in cui la sua Volontà sarà anche la nostra.

“Domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” Giacomo 4:3La preghiera, solo vivificata da un desiderio scevro di qualsiasi forma di egoismo e so-

stenuta da una fede salda e profonda, potrà dare i suoi frutti per-chè, pur mossi dalle intenzioni migliori, se non crediamofermamente nell’Altissimo e che ci sia una dimensione spiritualeche interagisce con noi, ascoltandoci, guidandoci, aiutandoci nellareintegrazione con la Divinità le nostre saranno solo parole vuote.

“Il diavolo toglie la parola dai loro cuori, perché non credanoe non divengano beati” (Luca 8, 12) La supplica va perciò eseguitacon coscienza e sincera devozione, deve essere priva di qualsiasiforma di automatismo, colma di amore disinteressato e del desi-derio di elevarci diverrà una richiesta che non rimarrà inascoltata.

“La preghiera è il vero nutrimento dell’anima, è là ch’essamette principalmente in azione tutte le sue facoltà, è da là pure ch’essatrae le sue più grandi forze, e tutta l’evidenza della luce. Lo stato del-l’anima nella preghiera è un combattimento nel quale essa si spoglia di tutto ciò che le è estraneo, perrinnovarsi in tutta la sua purezza, lo splendore e la sublimità della sua natura” [Louis Claude deSaint Martin-Istruzioni sulla saggezza]

Per quanto riguarda il mondo occidentale di cui facciamo parte, in prevalenza cattolicoe quindi cristiano, l’invocazione più conosciuta nonché maggiormente ricca di profondo signi-ficato esoterico è il Padre Nostro.

Insegnataci dal Cristo stesso e intrisa di elevato potere simbolico è un prezioso donodel Redentore all’umanità e condensa in poche frasi di enorme potenza l’intera sapienza ini-ziatica del Salvatore; come un seme che in sé cela tutte le qualità per svilupparsi e divenire unalbero, il Padre Nostro racchiude le chiavi per l’umana reintegrazione, forze che potranno di-schiudersi solo a coloro che ne comprenderanno e abbracceranno il profondo significato; questa

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Gerusalemme, Eleona, o Pater Noster, è la grotta nella quale Gesù insegnò la preghiera del Padre Nostro.Ora è iscritto in tutte le lingue sui muri del chiostro, come evidenziato sulla pagina di sinistra.

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preghiera è una vera e propria lode, una supplica, composta di sette richieste, nelle prime tredomandiamo di elevarci affinché Dio ci porti verso di Lui, nelle altre quattro la Sua misericordiae che ci aiuti a superare la nostra meschina condizione umana.

Inizia con l’invocazione “Padre nostro, che sei nei cieli” per rivolgerci e all’unisonorichiamare il Creatore su di noi. Nell’appellarci a Lui come Padre, ed essendo quindi suoi figli,non possiamo che essere costituiti della medesima sostanza e avere ugual provenienza poichéda Dio generati. I cieli si riferiscono ai mondi spirituali e la pluralità stessa della pa-rola conferma la presenza del Santissimo in ogni piano di manifestazione.

“Sia santificato il Tuo Nome”- La conoscenza dei nomi di Dio è fonda-mentale per comprenderne le potenze. Il Creatore nell’antico Testamento vienechiamato in vari modi ma quello più ricorrente e importante è Yahvé, o Jéhova, com-posto da quattro lettere, Iod Hè Vau He, detto anche Tetragramma; mentre neglialtri (Elohim, Adonai, Shaddaj…) si rappresentano solo alcune qualità di Dio, il Te-tragramma le contiene nella loro totalità esprimendoNe quindi l’Essenza nel modopiù completo.

Il nome è l’espressione di colui che lo porta e Santificare il nome di Dio si-gnifica benedirlo, onorarlo, lodarlo avendone riconosciuto, compreso, abbracciato e infine ac-quisito le qualità. “Santificherò il mio nome in mezzo alle genti” Ezechiele 36,23 ed è proprio questolo scopo dell’uomo sulla terra, riavvicinarsi a Dio, purificarsi, elevarsi affinché i propri desiderisiano in comunione con quelli della Volontà Suprema, santificandola così che la benedizionedi Dio possa discendere su di noi.

“Venga il tuo regno” - Il Regno di Dio è più vicino di quanto pensiamo, esso non è unluogo ma uno stato dell’animo che, una volta acquisito, ci farà rendere conto che Egli è in noi,

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come in ogni cosa, sempre. “Un uomo va nel campo, dice la sua preghiera e conosce Dio; oppure èin chiesa e conosce Dio: se conosce meglio Dio per il fatto di trovarsi in un luogo tranquillo, ciò dipendedalla sua insufficienza, non da Dio; perché Dio è nello stesso modo in tutte le cose ed in tutti i luoghi”[Meister Eckart]

Le scorie di cui dobbiamo liberarci sono il guscio che ci impedisce di sentire nell’intimola Parola di Dio, al di là di ogni orpello, rituale o simbolo, strumenti indispensabili all’inizio diun cammino spirituale per ritrovare pian piano il vero significato delle cose e il contatto con imondi sottili, comprenderemo man mano che nulla è necessario per avere un dialogo direttocon il Santo Padre oltre che aprire a lui il nostro cuore con sincerità e profonda devozione.In questo verso chiediamo e acconsentiamo alla sua venuta perché l’unico modo per entrarenel Regno dei Cieli è aderirvi, sottostare alle sue Sante leggi liberandoci dalle catene dei sensie dell’ego, correggere in nostri desideri, elevandoli a un piano superiore di quello terreno:

“Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra” - Se nel Regno dei Cieli nulla èin disaccordo con il Volere del Creatore, ciò non accade nel piano di manifestazione in cui vi-viamo dove forze opposte agiscono per contrastarlo stimolando e manipolando l’umana naturaegoistica per conseguire i loro scopi; se aspiriamo con sincerità ad una riconciliazione con ilPadre dobbiamo essere disposti ad abbandonare completamente il nostro individualismo, tra-scendendo pian piano il mondo materiale attraverso gli insegnamenti preziosi della Provvi-denza, lo studio, la preghiera, la sofferenza e la rettitudine. Solo dopo aver dominato, penetrato,spiritualizzato il mondo sensibile potremo accogliere la Volontà di Dio con quiete fermezza eprofonda fede. Servire il Creatore è la più reale forma di libertà a cui possiamo aspirare poichésaremo padroni assoluti di noi stessi e di tale scelta, non più schiavi del corpo, né dell’ego, nédelle entità che li governano e alle quali siamo inconsciamente assoggettati

Nel verso successivo “Dacci il nostro pane quotidiano” chiediamo al Padre di occu-parsi di noi nutrendoci sia nel corpo fisico che in quello spirituale. Il pane è un simbolo ambi-

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valente che rappresenta il cibo come fonte naturale di sostentamento , e il corpo di Cristo nellatransustanziazione come fonte trascendente. L’uomo privato dell’alimento muore, lo stessoaccade per il suo essere immateriale, tuttavia, pur nel nutrire il corpo fisico, il cibo non puòpreservarlo dalla morte, a differenza del cibo eucaristico che rappresenta la comunione conDio e quindi la vita Eterna.

Lo studio, gli insegnamenti delle sacre scritture, la preghiera e la meditazione sono al-cuni degli strumenti atti a ricevere il nutrimento spirituale per cui dobbiamo lavorare se vo-gliamo perseguire un cammino di reintegrazione.

“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” - Il rancoreè un sentimento che dobbiamo abbandonare, imparare a perdonare i torti subiti equilibrandoil giudizio con la clemenza è di grande importanza perché è solo in tal modo che il Creatorefarà lo stesso con noi.

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra” diceva il Cristo nel Vangelo di Giovanni ed èproprio acquisendo consapevolezza della nostra imperfezione che impareremo a perdonare,solo attraverso la clemenza potremo conoscere la misericordia di Dio. Sacrificando il nostroegoismo, il nostro orgoglio, aprendoci alla comprensione ci libereremo da mali come rancoree vendetta, li priveremo del loro potere, affamandoli dei sentimenti che li nutrono quali odioe collera fino a farli morire. Il perdono consentirà non solo di liberare noi stessi ma sarà ancheun dono per colui da cui abbiamo subito un torto perché, esaurendo il debito nei nostri con-fronti, muteremo il destino di due anime che avrebbero finito con il respingersi invece di amarsiper colpa di un’azione che solo attraverso i secoli e la provvidenza si sarebbe potuta risanare,questo ci fa capire l’estrema importanza di questo semplice gesto d’amore che racchiude in séla forza di cambiare il destino degli uomini.

“Non c’indurre in tentazione” è una richiesta diretta al mondo del desiderio e ciò chemuove le nostre azioni. La tentazione è una prova fondamentale cui l’uomo viene chiamato asuperare proprio per innalzare il suo essere a uno stato superiore. Una vita priva seduzioni sa-

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rebbe anche priva di insegnamenti, sta a noi superare l’allettante moina data dall’aver soddi-sfatto il nostro piacere personale dirigendo invece le forze verso un piano più elevato in cui inostri movimenti siano tali da appagare il volere di Dio, conformare a lui la nostra Volontà è unsacrificio indispensabile nel cammino di rettificazione, duro, doloroso, che ci metterà in con-trasto con la nostra stessa natura individualistica. Della frase “non c’indurre in tentazione” erratoè pensare si tratti di una richiesta fatta per met-terci al sicuro dalle lusinghe del mondo sensibileperché in tal modo non potremmo trarre da essei giusti insegnamenti, ma è un appello affinchél’Altissimo ci sostenga nel duro compito di resi-stervi ed elevare le nostre aspirazioni.

Importante è ricordare che le influenze lu-ciferiche e arimaniche non possono in nessunmodo costringere un uomo al loro volere ma solotentare di convincerlo quindi in noi vige semprela possibilità di scelta se assecondarle o respin-gerle, rafforzare la nostra volontà nonché la ca-pacità di discernimento saranno un valido aiutoper non sottostare a tali lusinghe, che non vannoeluse perché nel fuggire le tentazioni rimar-remmo nell’incapacità di dominarci.

“Liberaci dal male” è una richiesta cheprevede la capacità di discernere il male dal benedono che tra tutte le creature è stato dato soloall’uomo, l’unico a possedere l’intelletto, un pri-vilegio che tuttavia ne prevede l’adeguata re-sponsabilità. Commettere un’azione deplorevolein totale incoscienza e, al contrario, con totaleconsapevolezza produrrà un ritorno di pena bendiverso nell’uno o nell’altro caso. Il peso delleazioni crea anche gli oneri del destino e la situa-zione in cui viviamo ora non è altro che il riflessodelle nostre scelte passate. La frase “Liberaci da male” è un grido d’aiuto affinchè il Creatore cidia la forza di cacciare i sentimenti e i pensieri impuri dal nostro intimo e dalla nostra mente.Avere un cuore nobile, privo di odio, collera, gelosia, invidia porterà in noi serenità e da unamente quieta germoglieranno solo pensieri amorevoli, al contrario essi saranno assillanti, os-sessivi e distruttivi.

Pregate per liberarvi dal male, pregate per liberarvi dalla vostra condizione di miseria,pregate perché sia fatta la Sua Volontà, perché nessuno più di Lui ci ama e sa cosa sia meglioper noi.

«Poiché è a Teche appartengono il Regno,

la Potenza e la Glorianei secoli dei secoli.» n

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LUCIFERO: IL PORTATORE DELLA LUCE MASSONICA

ADM

“De’ re pontefici,De’ re cruenti;E come fulmineScuoti le menti.”

(Tratto da “Inno a Satana” del Fr. Giosuè Carducci)

Nel 1863 (un anno dopo la sua iniziazione) il Fr. Giosuè Carducci compone il poema“Inno a Satana” che pubblicherà due anni più tardi.

Un’opera in cui Satana viene descritto come principio dell’esistenza, ciò rispecchiabene l’antico Dionisio, dio della vita infinita e indistruttibile che equilibra gli opposti nel ciclodella natura.

Con quest’opera Carducci cantò “la forza vindice (vendicatrice) della ragione”, e quindidel Libero Pensiero.

Carducci ha scritto l’Inno a Satana perché la Chiesa demonizza la natura e la ragionesotto forma di satanismo che il Carducci ritiene, invece, parti nobili della anima, e perciò ma-gnifica Satana, per magnificare la ragione e la natura.

Posto che satanismo e luciferismo non si oppongono l’uno all’altro, il culto di Lucifero

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Diana Lucifera… La dea dei boschi e dei segreti della terra, delle nascite e della Morte, della sessualità e della la-scivia, brandiva in mano una torcia, come Lucifero portava nel mondo la luce della conoscenza. Era la dea Lunare,sorella e amante di Apollo, il dio del Sole. Era l’aspetto oscuro della Luce, l’ombra dei sogni.

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come entità spirituale (oppure, più semplicemente, come simbolo ideale) ha come presuppostiteologico-filosofici l’identità fra Dio e Conoscenza e dunque la divinità della luce di cono-scenza nell’uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore diluce, cioè portatore di conoscenza.

In quest’opera Carducciana Satana è Lucifero che significa letteralmente “Portatore diluce”, in quanto tale denominazione deriva dal Latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre(portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare), essoindica la “stella del mattino”, cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all’Aurora, è anche iden-tificato con questo nome.

Non a caso nel Libro dell’Apocalisse (Ap 22, 16), Gesù è chiamato «la stella radiosa delmattino», e in Isaia Lucifero viene definito “figlio dell’aurora”. Come appena detto la stella delmattino è Venere che, negli insegnamenti delle varie scuole occulte, rappresenta simbolica-mente Lucifero. E nei culti solari, la stella del mattino viene frequentemente identificata conil Sole, o “figlio” del mattino, e “figlio di dio”.

In ambienti gnostici (influenzati anche dalla Teosofia di Madame Blavatsky), Luciferoè considerato “Angelo” di luce, dualità di bene-male, spirito divino benefico e malefico (unionedegli opposti) il cui fuoco infernale in realtà rigenera. Lucifero è il Logos nel suo aspetto piùelevato, ma è anche il suo Avversario (Satana) nell’aspetto più infimo (Dio-Satana=Lucifero-Satana). Il Lucifero, il Portatore della Luce: la Stella del Mattino che annuncia la fine delle te-nebre e la venuta dell’Impero del Sole, il regno della luce. Lucifero, Prometeo, colui che fecescaturire dal nulla il divino fuoco della sapienza, il potere e la luce e la consegnò agli uomini.Con Lucifero è redenta l’oscura materia.

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Guillaume Geefs (1805-1883), statua di Lucifero nella cattedrale di Saint-Paul di Liegi (Belgio).

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E ancora: Luce ed ombra, misteriosa simbiosi del Logos Solare, unità molteplice per-fetta, “Lucifer” (associato al Serpente della Genesi) come essere di luce che vuole aiutare gliuomini a scoprire la loro divinità interiore.

É semplice, ad una lettura attenta, interpretare il Satana descritto nel poema comel’intelligenza demiurgica che ha creato ed unito gli opposti: cielo e terra, sole-luna, maschile-femminile, superiore-inferiore… questo Satana è simbolo della Natura e della Ragione, op-posto ai dogmi della Chiesa Cattolica: retrograda e oppressiva della coscienza umana.

Questa è la Legge dell’Equilibrio Universale che permette di risolvere-fondere-unirequalsiasi opposizione o contraddizione; ogni termine può rovesciarsi nel suo opposto.

La dottrina-legge dell’Armonia-Equilibrio degli Opposti (rappresentata da simbolimassonici, quali la Bilancia, il Triangolo, Squadra e Compasso...) è chiaramente illustrata an-zitutto da Albert Pike 33° RSAA ed anche da altri autorevoli massoni. Essi spiegano che questadottrina (ispirata alla Cabala ebraica) costituisce il Segreto Reale a cui perviene il Fratello aglialti gradi di perfezionamento: bene-male (Cielo-Inferi, Dio-Diavolo), luce-tenebre, attivo-passivo, maschile-femminile, amore-odio, verità-errore, giustizia-misericordia... costituisconogli aspetti inscindibili dell’unica Legge di Equilibrio che è in Dio, nell’Universo e nell’Uomo,per cui entrambi gli opposti sono necessari.

Noi dobbiamo apprendere la congiunzione degli opposti (anche Luce-Tenebre). Lapsicologia di Carl Gustav Jung (impregnata di alchimia esoterica) ci permette di interpretarela “morte simbolica” come una necessaria e benefica discesa nel buio degli ìnferi, nell’Inferno(alchemico), nell’Ombra (che per Jung è il Diavolo), una discesa necessaria per la ricongiun-zione di tutti gli opposti e per la scoperta di Dio. Jung insegna la necessità e bontà del Diavoloquale principio immanente al divino (sia esso inteso come personale o archetipo impersonale).

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Per Jung è chiaro che nel Divino vi sono tutti gli opposti, anche Cristo-Diavolo. Jung sa beneche la Stella del Mattino è Lucifero-Cristo ed elogia la ribellione di Lucifero come principiodi libertà per l’uomo.

“Gittò la tonaca Martin Lutero;

Gitta i tuoi vincoli,Uman Pensiero”

Non c’è nulla di più bello che avere una mente libera, perché è così che noi possiamoveramente avanzare e conoscere noi stessi per quello che siamo non per quello che ci vienedetto dovremmo essere.

La massoneria non è una religione, non ammette dogmi, ma rispetta tutte le fedi ra-gionevolmente sentite e sinceramente professate. Dio come fonte d’amore, non d’odio; Sa-tana, come genio del bene, non del male.

Satana non è il demonio tenebroso che immagina il popolo “ignorante” ma è “il liberopensiero”, la “Ragione” e la “Natura” demonizzate dalla Fede cattolica e dalla Chiesa Romana. Noidobbiamo perseguire il concetto gnostico di ricerca interiore del giusto e del vero. L’uomo devetendere, anzi deve arrivare alla massima liberalizzazione mentale e spirituale, al di là dei dogmi.

In Morals and Dogma è facile capire chi è colui che è “il Portatore di luce o Fosforo,cioè il Lucifero della Leggenda”. “«La Stella del Mattino, alzandosi dall’Est» rappresenta un’em-blema dell’alba della perfezione e della Luce Massonica, che sempre si avvicina”. Ancora a propositodi “Lucifero, il Portatore di Luce, Lucifero, il figlio del Mattino”, Albert Pike insegna a non dubitareche è proprio lui colui “che porta la Luce” (ovviamente quella libero-muratoria).

Dunque, se interpretiamo Lucifero come Libero Pensiero, Ragione e Natura, allora sipuò parlare di Luciferismo massonico, all’inizio l’uomo non era schiavo poiché seguiva la “re-ligione naturale” con i ritmi della natura, adorando anche il sole e la luna. Poi sopraggiunse la“religione rivelata”, che impose condizionamenti all’uomo con i suoi precetti. Noi dobbiamocercare di non essere più schiavi della religione rivelata.

Esistono vari tipi di Satanismo, di cui le principali sono:- 1) il satanismo razionalista, che esalta il Diavolo biblico, soprattutto come simbolo

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razionalista, anticattolico, antidogmatico, trasgressivo, libertinoe goliardico;

- 2) il satanismo occultista che, in uno sfondo magico-occulto, si riferisce a Satana come potenza tenebrosa, accet-tando in sostanza la demonologia biblica;

- 3) il luciferismo o satanismo gnostico-manicheo, se-condo il quale il Diavolo (o, per meglio dire Lucifero) non èmalvagio (secondo il giudizio che ne danno la Bibbia e laChiesa Cattolica), ma è in realtà un principio (personale o im-personale) luminoso, buono e necessario del sacro e del di-vino, per cui egli è davvero portatore di conoscenza e di luce(Lucifero). Ed è in questo ultimo punto dove noi ci dobbiamoriconoscere.

Altrettanto interessante è citare la creazione secondola Teosofia: «E quando disse Dio: “Sia la luce”, l’Intelligenza fucreata e la luce apparve. Poi, l’Intelligenza che Dio aveva alitato,come un pianeta liberato dal Sole, prese la forma di uno splendidoAngelo, e i cieli lo salutarono con il nome “Lucifero”. L’Intelligenzasi risvegliò e penetrò nelle proprie profondità appena sentì questoapostrofo della Parola divina: “Sia la luce”. Egli percepì di essere libero, poiché Dio aveva comandatoche fosse così, e rispose, alzando la testa e aprendo le ali: “Io non sarò Schiavitù”. Quindi Dio sciolsedal suo petto il filo di splendore che tratteneva lo spirito superbo, e mentre lo guardava tuffarsi nellanotte, segnando in lui un cammino di gloria, amò il figlio del suo pensiero, e sorridendo con un sorrisoineffabile, gli mormorò: “Era una cosa buona questa Luce”! Forse che Lucifero, nell’immergersi nellanotte, disegnò con lui una pioggia di Stelle e di Soli per mezzo dell’attrazione della sua gloria»?

Anton Szandor La Vey (fondatore della Chiesa di Sa-tana, nel 1966) contesta al Cristianesimo di aver demonizzatoe colpevolizzato Lucifero, il portatore della luce. La Vey affermache solo il DUBBIO può provocare l’emancipazione mentale,ossia il dubbio nei dogmi cristiani permetterà la resurrezionedi Lucifero.

Lucifero può essere non solo il simbolo della Luce mas-sonica, della ribellione ai dogmi cattolici, ma anche lo Spiritodi Luce, di vita, di libertà quasi demiurgo o creatore del mondo,il “Portatore di Luce” (essere personale o energia impersonalee cosmica, stato mentale illuminato a cui giungono gli Iniziati),lo Spirito divino della Gnosi e della Luce che (volontariamenteo costretto dal Destino oppure dal malvagio Demiurgo Adonai,ossia il Dio Creatore venerato dai Cattolici…) scende nelle Te-nebre della Materia terrestre (l’Inferno, l’ADE), alla manieradel Lucifero dantesco, e con il quale il Fratello Iniziato deveconfrontarsi, incontrarsi nella ricerca/trasmissione della LuceMassonica e nella discesa agli inferi (morte mistica, morte ini-

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ziatica), tappa necessaria per risalire alla Luce.É il Serpente della Genesi che assurge al ruolo di “liberatore” degli uomini dalle leggi

“materiali” del malvagio Demiurgo… rappresenta l’agente o il principio (personale o imper-sonale) che porta all’uomo (Adamo ed Eva) la Conoscenza-Libertà-Luce-Progresso. Esoteri-camente parlando, Eva sarebbe stata illuminata dalla luce di Lucifero e, a partire da quelmomento, avrebbe avuto la capacità di divenire il proprio Cristo. Di conseguenza, l’umanità,attraverso la disubbidienza di Eva, avrebbe potuto spezzare i vincoli del Creatore, e riacquistarela natura divina.

Secondo la concezione Gnostica il mondo materiale è interamente corrotto e dominatodal male, e venne creato da un Dio malvagio e inferiore che convinse l’umanità attraverso isuoi testi sacri di essere il vero Dio, mentendo. Il Serpente della Genesi, ossia l’”eroe” Luciferointeso quale “padre” della Tradizione Primordiale o Tradizione Ermetica o Ermetismo, e addi-rittura padre della Tradizione Romana, quest’ultima intesa ovviamente in senso pagano edermetistico. Lucifero, caduto dal Cielo ha donato all’uomo il suo smeraldo, ossia il Graal,Pietra di conoscenza e redenzione.

Lucifero viene interpretato anche come un Principio magico necessario per conosceree per arrivare a Dio, alla Luce, o come una forza magica che può contribuire ad aiutare l’ini-ziato nel suo processo di perfezionamento (Grande Opera) alchemico, oppure simbolo del-l’uomo (l’Iniziato) che giunge a compimento dell’opera di Alchimia esoterica e, illuminato,penetra e conquista le tenebre.

Anche mediante la scienza esoterica dell’Alchimia (la quale cerca la rigenerazione spi-rituale dell’adepto), è possibile pervenire ad una valorizzazione positiva di Lucifero-Satana.In Alchimia, la Pietra, o Lapis è il Mercurio, l’Agente Universale che rende possibile la GrandeOpera ossia la Palingenesi spirituale dell’alchimista (processo di morte-rinascita). La PietraFilosofale è denominata Mercurio Universale, Drago che si morde la coda, Venere nuda (Ve-nere=Stella del Mattino), Cristo, Lucifero... Il Mercurio alchemico, Pietra e Materia Prima dellaGrande Opera alchemica, è unità di tutti i contrasti: bene-male, divino-demoniaco, cielo-in-ferno, Dio-Diavolo... Il Mercurio alchemico, nell’Opera al Bianco (dopo la fase della Putrefa-

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Dante è giunto davanti a “lo ‘mperador del doloroso regno”: Lucifero, fedelmente al testo poetico, è rappresentato con tre facce di diverso colore

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zione) è chiamato anche Lucifero-Stella del Mattino. Nel suo celebre libro Il Mistero delle Cat-tedrali, l’esoterista ed alchimista Fulcanelli insegna che il «diavolo» rappresenta la MateriaPrima dell’opera alchemica, ossia la Pietra Grezza da purificare e su cui innalzare l’opera al-chemica, la pietra su cui i muratori medievali costruivano gli edifici. Questa Pietra, umanizzatasotto le spoglie di Lucifero (che porta la luce la stella del mattino) è il simbolo della pietraangolare, dunque della Prima pietra, la pietra angolare della Grande Opera filosofale. Cosìanche in Le Dimore Filosofali, Fulcanelli insegna le seguenti corrispondenze: la Parola “perdutadei massoni = Parola di Dio = Segreto dell’Opera alchemica = Pietra Filosofale = Caos deisaggi = Materia Prima = Spirito Universale o Anima del Mondo = Madonna Nera = Diavoloo Satana o Drago = Pietra angolare dell’Opera alchemica. Fulcanelli insegna che il Diavolo,o Drago alchemico, per quanto orrido e fetido, nasconde in realtà i tesori celesti cercati dal-l’alchimista. Ricordiamo uno dei princìpi alchemici in base al quale la fase della putrefazione(Opera al Nero o Nigredo), la discesa negli ìnferi, nella morte iniziatica ecc., nel nero più nero,è tappa necessaria per salire verso la Luce e la Perfezione (Opera al Bianco e al Rosso) .

Altri studi di alchimia sottolineano che il Drago che si mangia la coda (Ouroboros) è ilsimbolo dell’Assoluto auto-creantesi ed auto-divorantesi, simbolo dell’Unità degli opposti edella Materia Prima alchemica. Nell’Ouroboros vi è lo Zolfo Rosso e tale Zolfo è associato ancheal «diavolo» e per gli alchimisti esso ha una «funzione illuminatrice», dunque è un «Lucifer».

L’Apprendista è posto in Loggia a Nord-Est (Nord=Tenebre; Est=Luce). L’atmosferaculturale e rituale della Loggia è intrinsecamente permeata dall’illuminismo filosofico-inizia-tico-esoterico. Elementi inscindibili sono: soggettivismo religioso, illuminismo, mètadogma-tismo (oltrepassamento di dogmi e autorità religiose), ed esoterismo (magia rituale“muratoria” ispirata all’alchimia, alla Cabala ebraica…). Attraverso i suoi riti e simboli iniziatici,la Loggia Massonica eleva i suoi adepti (uomini di qualsiasi credo religioso) al di là di ognidifferenza dogmatica e al di là di qualsiasi autorità religiosa. Il Rito Massonico avvia gli uominiin un cammino di perfezione, e li pone in contatto con il Sacro.

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La Loggia è in una condizione di semi-oscurità, soltanto la “candela” o “luce” del Mae-stro Venerabile resta accesa… Il Maestro Venerabile siede in Loggia tra il simbolo del Sole equello della Luna. Ciò ricorda il Mercurio alchemico figlio del Sole e della Luna. La Loggia ècome un corpo umano e il trono del Maestro Venerabile corrisponde alla testa. Il Sole e laLuna sono gli occhi e il Maestro Venerabile, al centro (nel suo ruolo di Astro dispensatore diLuce Massonica e di conciliatore di tutti gli opposti), può corrispondere al 3° occhio di Shiva,il dio induista (o manifestazione di Brahma), che unisce in sè gli opposti.

La Loggia si estende da Est a Ovest, da Nord a Sud, dalla superficie al più alto dei cielie, in profondità, dalla superficie fino al Centro della Terra…. Dunque l’unione degli opposti:Alto-Basso, Cielo-Inferi… Nella teologia cattolica, gli ìnferi, o profondità (centro) della terra,rappresentano la sede del Diavolo, l’Inferno.... Nella ritualità, nel simbolismo e nella culturadella Loggia troviamo indizi oggettivi (esoterismo, magia massonica, omicidio-morte-sepolcrosimbolici, trasmissione di Luce o Alba iniziatica, il Maestro Venerabile quale Portatore di Luce-Lucifer, la Stella del Mattino-Lucifer, la coniunctio oppositorum…)

“Salute o SatanaO ribellione

O forza vindiceDe la ragione!

Sacri a te salganoGl’incensi e i voti!Hai vinto il GeovaDe i sacerdoti”... n

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“VUOI ATTENDERE”?OSSIA, “IL TEMPO NON HA RIGUARDI

VERSO CIÒ CHE SI COMPIE SENZA DI LUI”1

Antares

“Vuoi attendere?”Non è una vuota domanda, quella che l’Iniziatore Martinista pone al Recipiendario ...

... e con un ritmo incalzante viene ulteriormente rinforzata, dopo qualche momento, perchéquest’ultimo - preso alla sprovvista - esita a rispondere:

“Vuoi veramente attendere?”.

L’Immaginifico Fratello ARIEL S:::I:::I::: (iniziato da Papus) non perde l’occasione - conla sua sottilissima ironia - di offrire, abbinati, i temi dell’attesa e della maschera, come mes-saggio al profano che ha varcato la soglia della Prioria.

Nella Stanza del Mascheraio, così denominata dall’iscrizione in-corniciata sopra lo specchio dell’anticamera del Vittoriale, egli rivolgeall’ospite, nel silenzio dell’attesa, queste parole:

“Al visitatore:teco porti lo specchio di Narciso? Questo è piombato vetro, o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso,ma pensa che sei vetro contro acciaio”.

Un monito, questo, per tutti i visitatori, oscuri ed illustri.

L’attesa richiama il Dono della Prudenza.

L’Uomo, infatti, è mediatore tra il bene e il male e, anche, ilcampo di battaglia per entrambi.

La storia ci insegna come un prode generale, responsabile dei suoi uomini, sia deciso,ma non imprudente!

Le azioni devono lievitare, come la pasta del pane, che, per crescere, impiega ore2. Illievito è l’analogo del Soffio divino.

Non si può negare che l’attendere con giudizio e prudenza sia strettamente collegatoal completamento e al perfezionamento di qualunque opera iniziata.

Sédir (al secolo Yve Le-Loup) spiega, molto bene, come la febbrilità e la fretta siano

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1 Per Scoto Eriugena, Dio non è né spazio né tempo, e tuttavia si dice in senso metaforico che tra questi dueelementi si colloca tutto il mondo che ora esiste e che senza di essi non può esistere"12Vedi il significato Cabbalistico di Fegato, Lievito e Soffio, di cui si è già detto in altre occasioni.

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aspetti da tenere rigorosamente sotto controllo nel cammino spirituale dell’uomo e, a maggiorragione, nell’Uomo Martinista.

Ispirandosi alla frase del Vangelo (Matteo V, 18): “In verità vi dico: finché non siano pas-sati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno dalla legge, senza che tutto siacompiuto”, Sédir, nelle sue “Meditazione per ogni settimana3” , offre profondi spunti di riflessionesulla “Febbrilità”4 :

“Una cosa fatta male, quasi sempre deve essere ricominciata daccapo, perché la fretta portaad uno spreco di tempo ed energie. La gente pretende sempre la buona riuscita di un compito, ma ilPadre non richiede altro che la buona volontà, la migliore, ed uno sforzo sincero. Un lavoro eseguitoin perfetta coscienza, soddisfa la Legge.

Chiunque lavori, che sia operaio, artista, impiegato o intellettuale, dedicherà il tempo che gliè necessario per portare a termine, fino in fondo, il proprio compito, mettendovi il massimo di abilità,entusiasmo e chiarezza; se lesinerà sul minimo colpo di lima, o su una ricerca più approfondita, nonpotrà evitare che, un giorno, un inesorabile destino l’obbligherà a riprendere in mano, sin dall’inizio,il suo lavoro. Perché un’opera sia il più possibile colma di energia, bellezza, verità, è necessario con-fezionarle un corpo perfetto, in cui insufflare la vitalità dell’anima. E’ retorico chiedersi se questo noncomporti anche un lavoro di giorni, carichi di fatica, o di notti piene d’ambasce e di preghiere.

Il frettoloso si agita, per soddisfare un insano bisogno di novità, o per sfuggire alla noia, op-pure per una bramosia che lo brucia dentro; ma dovrà mettere un freno alla propria esuberanza, nonfosse altro per avere più chiarezza; dovrà acquietarsi, soprattutto perché i sussulti dell’Ego sono sem-pre agenti di discordia, dal di dentro e dal di fuori di sé.

Così val la pena, di tanto in tanto, fare un po’ d’anticamera, davanti a se stessi.

“Il tempo non ha riguardi verso ciò che si compie senza di lui”.

Poiché Dio ci ha fatto dono del Giudizio, non siformalizzerà se si ritarderanno un po’ - perché maturinocon chiarezza, una volta venuti alla luce - i Progetti chehanno origine nell’Alto.

Insomma, è giusto credersi puri a sufficienza eretti quanto basta per ricevere - senza deformarle inalcun modo - le sollecitazioni della Provvidenza?

Come sempre, Sédir conclude con la relativaPrescrizione/Esortazione (altrove indicata come “Os-servanza”):

Non abbandonare, mai, alcun lavoro, senzaaverlo prima completato.

Sia così anche per noi. n

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3 L'autore dell'articolo metterà, in breve tempo, a disposizione di tutti i Fratelli Martinisti, la nuova traduzione“Meditazioni per ogni settimana”.4 XX Meditazione - La Fébrilité

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