Miti di ieri, miti di oggi · Gianna Nannini di Emilia Dal Maso pag. 14 Wiz Khalifa di Riccardo La...
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Scuola Secondaria di I grado
“Augusto Caperle”
“Miti” di ieri, “miti” di oggi
Lettere,
pagine di diario,
racconti autobiografici
A cura degli alunni della classe II B
Anno scolastico 2014 -2015
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Presentazione
Chi è un “mito” oggi? Nel parlare comune si indica con questo
termine un personaggio del presente (cantante, attore, campione
sportivo) o del passato (della storia, dell’arte, della musica, delle
scienze o della letteratura) che è oggetto della nostra particolare
ammirazione, ad esempio perché è stato in grado di raggiungere uno
scopo, un obiettivo che tanti possono solo sognare.
Ognuno di noi ha un “mito” ed il sogno di molti è quello di potergli
parlare per esprimergli la propria ammirazione, conoscerlo meglio o,
semplicemente, per soddisfare qualche curiosità.
Solo raramente ciò è possibile, ma perché non immaginare che
questo desiderio si realizzi? È quello che, sulle ali della fantasia, hanno
fatto i ragazzi della II B, che ai propri personali “miti” (del presente e
del passato) hanno scritto lettere, dedicato pagine di diario; qualcuno
ha provato anche ad immedesimarsi in un “mito”, scrivendo qualche
pagina della sua autobiografia.
Ecco i risultati del loro lavoro. Buona lettura!
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Indice
Presentazione pag. 2
Lettera ad un mito
Michael Jordan di Giovanni Benedetti pag. 4
Attila di Edoardo Bissoli pag. 6
Gianna Nannini di Emilia Dal Maso pag. 14
Wiz Khalifa di Riccardo La Manna pag. 16
Mister Bean di Maddalena Mandola pag. 18
Laura Pausini di Alessia Mannino pag. 20
Cristiano Ronaldo di Leonardo Negrini pag. 26
Dante Alighieri di Tommaso Passarella pag. 29
Diego Alberto Milito di Andrea Tezza pag. 33
Salmo di Desiré Tommasi pag. 37
Michael Jordan di Matteo Verdari pag. 41
Caro diario, ho incontrato un mito
Michael Jackson di Alessio Corbellari pag. 12
Thomas Sangster di Matilde Pedrinzani pag. 31
Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Shrek di Umberto Briani pag. 8
Louisa May Alcott di Laura Ceschi pag. 10
Manuel Neuer di Pietro Mannino pag. 22
Andrea Pirlo di Silvio Martini pag. 24
Massimo Troisi di Aurora Tinazzi pag. 37
Federica Pellegrini di Chiara Todeschini pag. 39
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Lettera ad un mito
Michael Jordan
Grezzana, 20 Marzo 2015
Carissimo Michael Jordan,
io sono un tuo gran fan, e da grande vorrei imitarti, però ho già provato a
giocare a basket: ero una schiappa.
Ah scusami, non mi sono ancora presentato. Io mi chiamo Giovanni e ho
tredici anni, vado alle scuole medie, per essere più precisi sono in seconda
media. Come dicevo, avevo cominciato a dedicarmi alla pallacanestro
perché avevo deciso di diventare come te, Jordan.
All’inizio pensavo che sarei diventato bravo però dopo un anno ho smesso:
vedendo giocare gli altri mi sono buttato giù di morale. Così adesso sono
entrato nella compagnia della società “Guarino”, dove pratico Atletica.
Rimarrò comunque per sempre un tuo fan, ma se non altro ho la possibilità
di diventare un campione di atletica, anzi esagero: potrei persino andare
alle Olimpiadi!
Adesso parliamo di te, di quanto ti sei allenato per diventare il numero uno
nel basket, di quante volte sei caduto e ti sei rialzato. Tu, per me, sei una
leggenda, pensa che una notte ho sognato perfino che stavo giocando
contro di te a pallacanestro. Quando guardo dei video delle tue partite mi
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commuovo anche perché non so come fai a resistere agli avversari, a
sopportare i tifosi.
Non so se tu avrai tempo di rispondermi con tutti gli impegni che hai, però io
vorrei tanto diventare tuo amico.
Va be’, adesso è meglio che ti rivolga delle domande. Eccole. Per
diventare un professionista a quanti anni hai iniziato a giocare a basket?
Non vorresti essere una persona comune? Ti piace essere al centro
dell’attenzione? A me di certo piacerebbe, perché è bello sentirsi amati
dalle persone.
Sai, ogni volta che vedo una tua foto mi viene il sorriso sulle labbra, quando
sono triste penso a quello che faresti tu in quel momento. Quando sono
arrabbiato, invece, faccio finta di essere te e gioco a basket.
Tu per me sei un idolo.
Sei un grande e davvero forte!
Be’, ora ti saluto. Ciao dal tuo più grande fan,
Giovanni Benedetti
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Lettera ad un mito Attila
Verona, 20/03/2015
Egregio signor Attila, capo dell’Impero Unno,
Le scrivo questa lettera per esprimere la mia ammirazione nei suoi
confronti e rivolgerle un sacco di domande.
Molto probabilmente lei non avrà avuto modo di conoscermi,
considerando che tra la mia e la sua nascita sono passati solo 1500
anni. Colgo, allora, l'occasione per presentarmi: sono Edoardo, un
ragazzo di dodici anni e vivo a Verona (una città dell’Impero
romano d'Occidente).
Come tanti miei coetanei, ho avuto modo di conoscere la sua storia
dai libri (dei voluminosi insiemi di “pergamene”) di storia, di
letteratura, e dal cinema (nella busta troverà due biglietti per la
proiezione del film Attila flagello di Dio, si rechi 1000 trotti di cavallo
a nord est del fiume Adige e scoprirà il significato di questa parola.
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Qualora soffrisse di problemi cardiaci, però, la invito vivamente a
sedersi in ultima fila).
La sua storia mi ha molto colpito e vorrei tanto essere il suo più fidato
consigliere, quello che la accompagna a cavallo per il regno. Ho
però anche alcuni dubbi su di lei. Alcuni storici sostengono che lei
fosse molto crudele, distruggesse ogni cosa in maniera insensata e
avesse persino mangiato i suoi figli, dopo averli arrostiti nel miele.
Altre fonti, provenienti da autori del suo impero, la descrivono,
invece, come un uomo coraggioso e molto buono. A questo punto
la domanda viene spontanea: chi ha ragione?
Avrei anche delle curiosità un po' più frivole alle quali sarei grato
rispondesse per avere un'immagine di lei più realistica: in tutti quegli
anni passati a cavallo non è mai caduto? E che cosa fa durante il
tempo libero?
Vorrei sapere ancora molte cose su di lei, ma gliele scriverò la
prossima volta. Sono sicuro, infatti, che avrò modo di mandarle altre
lettere grazie al mio amico, il Dottor Emmett Lathrop Brown che io
chiamo affettuosamente Doc; è lui che con la sua macchina del
tempo ci tiene in comunicazione.
Spero di ricevere la sua risposta prima del prossimo anno, nel
frattempo la saluto,
Edoardo Bissoli
P.S. Se si creasse un indirizzo e-mail, la nostra comunicazione
potrebbe essere molto più veloce! Se vuole, la prossima volta le
spiego come fare.
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Shrek
Io sono “nato” dalla penna di William Steig nel 1990, anche se il mondo si è
accorto di me nel 2001, grazie ad un film di animazione al quale è stato
assegnato il prestigioso premio Oscar nel 2002.
Sono un bel giovanotto scapolo e verde, vivo da solo in una casa di legno
vicina a una palude. Faccio il contadino e il mio passatempo preferito è
fare lunghi bagni nel fango profumato (di fogna).
Il mio hobby è spaventare le persone che mi capitano a tiro. Purtroppo,
qualche tempo fa, nella mia bella casa piena di ragnatele sono arrivati
tanti personaggi delle fiabe e la situazione è diventata insopportabile:
Pinocchio tirava la coda al lupo di Cappuccetto Rosso, i tre porcellini
facevano un gran baccano e Ciuchino non mi mollava mai.
Mi sono messo in viaggio con Ciuchino per risolvere la situazione: Lord
Farquaad mi avrebbe liberato la casa se io avessi liberato dalla torre Fiona,
principessa non tanto carina ma simpatica.
Vinta l’impresa combattendo con la draghessa, la principessa era pronta a
sposare il lord ma Ciuchino mi ha svelato un bellissimo segreto.
La simpatica principessa Fiona che di giorno aveva una pelle incolore
(rosea), occhi inespressivi (dolci), capelli strani (ondulati), troppo magra
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(linea perfetta) e di bassa statura (altezza proporzionata), al tramonto si
trasformava: carnagione verde, occhi sporgenti, capelli ispidi, alta e
grassa … insomma diventava bellissima!
Quando l’ho finalmente vista mi sono perdutamente innamorato e ho
combattuto per lei con il perfido lord!
Con un bacio è stato rotto l’incantesimo e Fiona è diventata per sempre
un’orchessa.
Ci siamo sposati e vivremo per sempre “Orrendi e contenti”.
…. dimenticavo … sono un orco.
(Pagina autobiografica scritta da Umberto Briani)
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Louisa May Alcott
Mi chiamo Louisa May Alcott e sono una famosa scrittrice. Dopo molte
difficoltà, il mio sogno è diventato realtà.
Sono nata a Germantown, in Pennsylvania, il 29 novembre 1832. Mio padre
si chiamava Amon Bronson e mia madre Abigail May. Avevo anche tre
sorelle: Anna, Elizabeth, May ed eravamo molto legate tra noi. Mio padre
ha sempre vissuto seguendo grandi ideali “filosofici” e “trascendalistici”,
parole il cui significato ancora oggi non so ben comprendere. Ciò che
invece ho capito molto bene è che tutta la famiglia ha dovuto adottare
uno stile di vita che rispettasse i dettami di questa ideologia e cioè vivere in
povertà. Ma nonostante questo, direi che la nostra è stata una famiglia
abbastanza unita e felice.
Avevo sei anni quando ci siamo trasferiti a Concord, nel Massachusetts.
Abbiamo abitato per un anno in una comunità chiamata “Utopiah
Fruitlands”, poi in un cottage con annessi due acri di terreno al numero 399
di Lexington Road.
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Non sono mai potuta andare a scuola, ricevevo lezioni private a casa da
mio padre e da alcuni amici di famiglia. A causa della nostra difficile
condizione economica, ho dovuto iniziare a lavorare molto presto come
governante, insegnante occasionale e sarta. Intanto sognavo una vita
diversa, leggevo i libri dei miei scrittori preferiti: Goethe e le sorelle Brönte e
da essi traevo spunto per scrivere pagine di racconti, esprimendo così la
mia creatività. Riuscii anche a pubblicare una mia novella con il titolo di
“Flower Fables”. Avevo, allora, ventidue anni.
Ma la felicità di quel momento durò poco perché fui toccata da un dolore
immenso: la morte, a causa della scarlattina, di mia sorella Elizabeth. A
questo si aggiunse la tristezza per l’allontanamento da casa di mia sorella
Anna dopo il suo matrimonio. Iniziò così un periodo di sconforto e
scoraggiamento a cui reagii dedicandomi a diverse attività: prestai servizio
come infermiera volontaria presso l’ospedale di Georgetown durante la
guerra di secessione, sostenni il movimento a favore dell’abolizione della
schiavitù, collaborai come giornalista al settimanale “The Woman’s Journal”,
che divulgava articoli sui diritti delle donne.
In quegli anni ripresi a scrivere riscuotendo anche, con alcune delle mie
opere, il giudizio positivo della critica e un buon successo letterario. Poi, un
giorno di maggio del 1868, nella tranquillità della “Orchard House” iniziai a
scrivere un racconto traendo ispirazione da vicende realmente vissute: le
mie. Terminai la storia a luglio dello stesso anno. Fu subito pubblicata con il
nome di Piccole Donne e fu per me la gloria, il mio più grande successo,
l’opera che rese il mio nome celebre e immortale. E lo è ancora oggi.
(Pagina autobiografica scritta da Laura Ceschi)
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Caro diario, ho incontrato un mito
Michael Jackson
20 Marzo 2015
Caro diario,
oggi sono felicissimo perché sono riuscito finalmente ad incontrare la
persona che, fin da quando ero piccolo è stata il mio idolo, il “re” dell’Hip
Hop, Michael Jackson.
Sì, è vero, tutti sanno che (purtroppo) lui è morto ma un gruppo di scienziati
è riuscito a mettere a punto una vera macchina del tempo! Non so ancora
bene il perché, ma l’hanno fatta provare a me; mi hanno chiesto in che
epoca volevo trasportarmi. Io, senza esitare un attimo, ho detto nel 2000.
Gli scienziati hanno premuto una miriade di tasti sulla macchina la quale ha
cominciato a emettere rumori strani, ed in un attimo io mi sono ritrovato
nello studio di Michael Jackson!
Lui era lì, e mi ha chiesto come avessi fatto ad arrivare fin lì. Io gli ho risposto
che era una lunga storia, ma che comunque sono un suo grandissimo fan,
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contemporaneamente ho allungato verso di lui un pezzo di carta ed una
penna per chiedergli un autografo.
Dopo che me ne ha fatto uno abbiamo iniziato a parlare; Michael mi ha
chiesto perché lui mi piacesse così tanto. Ero molto emozionato, ma gli ho
risposto che è per diversi motivi: il modo in cui balla, il fantastico ritmo delle
sue canzoni, i meravigliosi testi …
Gli ho espresso tutta l’ammirazione che provo verso di lui, fin da quando
avevo cinque anni e l’ho visto per la prima volta in tv. Da allora ho atteso
ogni suo CD, ascoltato ogni sua canzone, seguito persino ogni suo film. Gli
ho detto che, quando non potevo comprare un suo CD, andavo su You
Tube e ascoltavo tutte le canzoni di quel disco finché non le imparavo
praticamente a memoria.
In quel momento, per qualche strana ragione, mi è venuto in mente che
prima di teletrasportarmi, uno degli scienziati mi aveva detto che sarei
potuto restare in un’altra epoca solo per un’ora. Allora ho salutato Michael
e dopo pochi secondi sono scomparso dal suo studio, ritrovandomi l’attimo
dopo nella macchina del tempo circondato dagli scienziati che volevano
conoscere i dettagli del mio viaggio.
Io, però, sono subito corso a casa e mi sono messo a scrivere qui la mia
fantastica avventura, per ricordarla per sempre.
Alessio Corbellari
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Lettera ad un mito
Gianna Nannini
Verona, 20 marzo 2015
Cara Gianna Nannini,
sono Emilia, ho dodici anni e abito a Verona, più precisamente in una
piccola contrada chiamata Vendri.
Ti adoro e sono una tua fan: le canzoni che scrivi sono le più belle che io
abbia mai sentito, molte sono ritmate mentre altre sono armoniose e
tranquille.
Quando le sento sogno di essere lì con te, dietro le quinte mentre tu provi;
mi emoziono ogni volta.
Secondo me sei molto coraggiosa perché affronti tutti i tuoi problemi senza
dover chiedere aiuto alle persone, neppure a quelle più care. Vorrei avere
anch’io la tua stessa forza! Sai, io sono paurosa e, spesso, non so affrontare
le situazioni difficili da sola, quindi devo chiedere aiuto.
Cara Gianna, se avessi la possibilità di incontrarti e stare con te una
settimana intera vorrei vedere come lavori. Mi piacerebbe vedere di
persona come si incide un disco, come nasce una tua canzone o capire
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cosa si prova ad essere presenti ad un tuo concerto. Non l’ho mai detto a
nessuno, ma il mio sogno più grande sarebbe che tu salissi sul palco e,
davanti a migliaia di persone, mi dedicassi una tua canzone.
Visto che ti sto scrivendo, mi piacerebbe rivolgerti un paio di domande su
cose che mi hanno sempre incuriosito. Quali emozioni hai provato la prima
volta che hai cantato una canzone? Quanto è difficile scrivere una
canzone? Vorrei anche sapere da quanti anni canti e se i tuoi amici o i tuoi
genitori ti hanno mai dato un soprannome; ovviamente se è così mi
piacerebbe conoscerlo!
Mi è capitato di vedere un tuo concerto alla televisione e osservando tutte
quelle persone mi sono chiesta come hai fatto ad affrontarle. Anch’io
facendo il saggio di danza mi sono trovata nella stessa situazione ed ero
bloccata dalla paura, ma poi mi sono fatta coraggio anche pensando a
come ti comportavi tu ed è andato tutto bene.
Un giorno spero proprio di incontrarti di persona e, magari, di poter cantare
una canzone insieme a te. Per ora spero che risponderai alla mia lettera.
Tanti saluti,
Emilia Dal Maso
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Lettera ad un mito
Wiz Khalifa
Verona, 20 marzo 2015
Ciao Wiz Khalifa,
sono Riccardo e spero che risponderai a questa lettera.
Io so che sei un rapper americano, ascolto molto spesso la tua musica il
pomeriggio e perfino la sera.
Sono un tuo grande fan da quando un mio amico mi fece sentire una tua
canzone.
Io ti ammiro molto perché la tua musica mi piace ed hai scritto delle
canzoni con cantanti molto famosi, come Snoop dogg oppure Tyga.
Ho visto molte tue foto e in particolare mi piace quando hai quell’aria
rilassata che ti rende molto interessante.
Adesso, però, vorrei rivolgerti alcune domande. Ad esempio: a quanti anni
hai incominciato a cantare? A cosa ti sei ispirato per scrivere le tue canzoni?
Spero che continuerai a produrre canzoni nuove e più belle.
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Se ora ti sto scrivendo, è solo merito di un amico che mi ha spiegato come
raggiungerti con questa lettera.
La canzone che mi è più piaciuta tra le tue si intitola On my level. Mi piace
molto la base ma anche le parole di quel pezzo sono belle.
Ok Wiz, è ora di salutarci. Spero di ricevere una tua risposta alle domande
che ti ho posto. Ciao,
Riccardo La Manna
P.S. Se passi da Verona fatti sentire,così ti invito a casa mia . (:
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Lettera ad un mito
Mr. Bean
Verona, 20/3/2015
Caro Mr. Bean,
mi chiamo Maddalena e da quando ero piccola guardo la tua serie in
televisione; mi sono sempre piaciute le serie TV comiche. Ho sempre odiato,
invece, le telenovele, soprattutto se diventano troppo complicate con le
mogli che si scambiano i mariti l’una con l’altra. Spero che tu non sia una di
quelle persone che guarda queste smancerie seduta sul divano, con in
mano una scatola di fazzoletti a doppio velo!
Le tue commedie mi hanno sempre divertito molto ma ora ho dodici anni e
non le trasmettono più, almeno per quello che so io. Ricordo quanto mi
piaceva guardare tutte le cose buffe che facevi, anche se sapevo che era
una finzione. Ciò che mi faceva più ridere era il tuo legame con “Teddy”,
l’orsetto di peluche che portavi sempre con te.
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Tra tutte le puntate, quella che mi è piaciuta di più è stata quella in cui sei
andato in un hotel e nella camera hai cambiato le tende perché non ti
piacevano. Facendolo, ti sei accorto che la visuale della finestra mostrava
soltanto un muro che, successivamente, hai dipinto a fiori. Dopo aver
riarredato la camera e aver cambiato anche le lampadine, sei sceso in sala
da pranzo, dove hai cominciato a fare a gara con un signore a chi
mangiava più ostriche. Il signore si è accorto però che erano scadute e tu,
credendo di essere spacciato, hai buttato le ostriche che rimanevano nella
borsa della signora accanto. Quando lei, frugando nella borsa, si è accorta
del fatto, si è messa a correre urlando.
In seguito sei tornato in camera per dormire ma non ci riuscivi per la paura
che avevi preso, così hai tirato fuori dalla valigia un quadro con dipinte
delle pecore. Visto che perdevi il conto e poi dovevi ricominciare da capo,
hai preso la calcolatrice e, dopo aver schiacciato pochi tasti, ti sei
addormentato.
Oltre a raccontarti l’episodio in cui mi sei piaciuto di più, vorrei farti alcune
domande. Perché durante gli episodi non parli mai? È perché non ti ricordi
le battute, forse? Inoltre, perché porti sempre con te “Teddy”?
Probabilmente ci hai nascosto dei soldi, oppure sei solo fissato con i peluche?
Per ultimo ti vorrei chiedere come fai a sopportare la vecchia signora che
abita nell’appartamento sotto il tuo. Io, se fossi in te, le darei una bastonata!
Sei un personaggio davvero speciale. Spero che tu risponda presto!
Arrivederci da
Maddalena Mandola
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Lettera ad un mito
Laura Pausini
20 Marzo 2015
Cara Laura Pausini,
è un sacco di tempo che voglio scriverti, ma non ne ho mai avuto la
possibilità. Oggi, invece, mi hanno fatto una proposta formidabile, che non
potevo non accettare. Posso mandare una lettera ad un personaggio che
ammiro molto, e allora ho pensato: “Questo è il momento giusto”! Così
eccomi qui che ti scrivo. Sono molto felice di avere avuto questa possibilità,
così finalmente potrò chiedere a qualcuno di esperto un consiglio e capire
se anche tu hai vissuto le mie stesse difficoltà.
Sono Alessia, ho tredici anni, vivo a Verona in un paese che si chiama
Quinto. So che a te piace molto Verona ed io sono molto fiera di questo. Un
paio di anni fa sono venuta ad un tuo concerto in Arena, sei stata
FANTASTICA! Con la tua voce mi hai incantata: anche io da grande vorrei
fare la cantante. Se mi risponderai, mi puoi spiegare come hai fatto a
diventare così amata in tutto il mondo? Io ti ammiro molto anche perché un
sacco di gente ti adora, non solo per la tua voce ma anche per il tuo modo
di fare.
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Spero che le domande che ti farò non ti sembreranno troppo banali o che
non ti infastidiscano. Io interpreto musical e mi devo dividere tra danza,
teatro, canto corale e canto individuale. Per diventare brava come sei
adesso, seguivi tante lezioni private? Quando hai cominciato a cantare eri
sicura di quello che avresti voluto fare quando saresti stata più grande?
Non capisco perché certi cantanti sono molto bravi e anche simpatici,
invece altri si comportano in modo molto antipatico con il loro pubblico.
Secondo me dovrebbero essere contenti visto che hanno un sacco di
gente che vuole loro molto bene, anche se non sono conosciuti davvero
per il loro carattere ma solo per quello che vediamo scritto sui giornali e che
capiamo dalle canzoni. Da come cantano e da quanto ci piace il loro
timbro di voce, certe volte anche sbagliando, noi decidiamo subito se uno
di loro ci sta simpatico oppure no.
So bene che le persone non bisogna giudicarle per il loro aspetto esteriore
ma bisogna conoscerle bene prima di giudicarle, sia in positivo che in
negativo, ma credo che tu sia una persona molto buona e generosa,
simpatica e che ci tiene tanto alla sua vita privata. Io ti stimo molto, e per
questo spero di poterti incontrare presto. Ti saluto con molto affetto,
Alessia Mannino
P.S. Spero che leggerai la mia lettera e anche che mi risponderai!
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Manuel Neuer
Mi chiamo Manuel Neuer e il momento più bello della mia vita l’ho vissuto a
sei anni quando sono stato scelto per giocare nello Schalke 04, dopo ben
due anni di provini. Quella scelta della società mi ha cambiato la vita.
Mi sono dovuto impegnare sempre al massimo, ho creduto fortemente in
me stesso e i miei sforzi hanno dato i loro frutti: mi sono guadagnato la
possibilità di giocare quasi tutte le partite dal 1992 al 2005. Dopodiché sono
stato notato dall’allenatore della prima squadra dello stesso club. Nel 2005
ho firmato il contratto e ho giocato per lo stesso club fino al 2011 un totale
di 156 partite, diventando titolare e persino capitano.
Poi sono successi altri fatti bellissimi: sono stato chiamato a giocare nella
nazionale tedesca e acquistato dal Bayern Munchen per 18 milioni; lì, per
mia fortuna, sono stato da subito la prima scelta dell’allenatore. Nel 2012
sono diventato addirittura capitano del Bayern e da quel momento, senza
contare gli infortuni, non ho saltato una sola partita. Da allora sono
felicissimo.
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L’anno più bello, per me, è stato però il 2014 durante il quale con la mia
nazionale ho vinto i mondiali in Brasile senza mai essere sostituito, subendo
solamente sette goal e segnandone ben ventitré. Insomma: una differenza
reti da record! Ho vinto anche il premio per la miglior difesa con un solo
pareggio e otto vittorie. Infine sono stato candidato per il pallone d’oro e
sono giunto fra i tre finalisti assieme a Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.
Purtroppo sono arrivato secondo (ha avuto la meglio Ronaldo) però sono
comunque soddisfatto del risultato. Spero quindi di continuare a giocare
ancora a lungo a questi livelli, facendo bene ed ottenendo altre
soddisfazioni.
(Pagina autobiografica scritta da Pietro Mannino)
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Andrea Pirlo
Sono Andrea Pirlo, gioco nella Juventus e nella Nazionale Italiana; il mio
ruolo è il centrocampista. Durante la mia carriera ho più volte pensato di
ritirarmi, ma la passione e i compagni mi hanno sempre fatto cambiare idea.
Mi chiamano il Metronomo bresciano e sono stato quattro volte candidato
al Pallone d’oro. Ho totalizzato 113 presenze con la Nazionale Italiana,
partecipando a tre Mondiali e tre Europei.
Sono nato a Flero, in provincia di Brescia, nel 1979. Ho iniziato la mia
avventura calcistica nelle giovanili del Brescia e a 19 anni sono stato
acquistato dall’Inter. Ho giocato anche nel Milan e adesso sono nella
Juventus. Nel 2005, dopo la finale di Milan - Liverpool a Istanbul, per la prima
volta ho pensato di abbandonare la carriera da calciatore professionista. Il
Milan stava vincendo l’incontro 3-0, ma in quarto d’ora gli inglesi ci hanno
raggiunto. La partita finì in parità e quindi si andò prima ai supplementari
senza nessun risultato e dopo ai rigori. Gli inglesi vinsero. Anch’io sbagliai un
rigore, me lo parò il mitico portiere polacco Dudek. Dopo quella partita è
“nata” una nuova malattia dai molteplici sintomi chiamata "sindrome di
Istanbul"; questo può farvi capire la sensazione di fallimento che provammo
in quel momento.
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Nel 2006 mi presi una grossa rivincita con la Nazionale in quanto riuscimmo
a vincere il 4° titolo mondiale della storia italiana; la finale fu
all’Olympiastadion di Berlino contro la Nazionale francese. Ho battuto il
calcio d’angolo al 19° minuto che il mio compagno Materazzi ha insaccato,
portando in pareggio il risultato. Alla roulette dei rigori, io ho battuto il primo
dei cinque con tanta emozione, mettendolo alle spalle del portiere. Il quinto,
poi, è stato battuto da Grosso che ci ha regalato la coppa del mondo.
Ricordo ancora la meravigliosa accoglienza che abbiamo ricevuto al
nostro ritorno! Abbiamo sfilato per le vie di Roma su un bus scoperto,
circondati dalla folla urlante dei tifosi.
Nel 2014 avevo deciso di abbandonare la Nazionale, solo però dopo i
mondiali in Brasile, per lasciare posto a giocatori più giovani: giocare “un
mondiale in Brasile” era stato sempre il mio sogno fin da bambino e ci
tenevo molto. Per fortuna il nuovo commissario tecnico della Nazionale
Italiana mi ha convocato. Anche se non abbiamo portato a casa la vittoria,
sono contento di aver dato la mia esperienza alla squadra.
Non ho ancora preso decisioni definitive riguardo al mio futuro. Spero
comunque di avere l’occasione di rimanere nel mondo del calcio come
allenatore o come scopritore di nuovi talenti, perché credo di avere molto
da insegnare alle nuove generazioni.
(Pagina autobiografica scritta da Silvio Martini)
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Lettera ad un mito
Cristiano Ronaldo
Verona, 20 marzo 2015
Caro Cristiano Ronaldo,
sono Leonardo Negrini, un ragazzo di dodici anni che ti ammira molto e che,
come te, gioca a calcio. Ti scrivo questa lettera perché ti voglio parlare di
me e, visto che sei un campione, per avere da te dei consigli.
Ho iniziato a giocare a calcio già in prima elementare, quando avevo sei
anni e, fino ad ora, non ho mai pensato di fermarmi, o addirittura di
cambiare sport. Ho voluto provare perché mi piaceva il pallone e sognavo
in futuro di poter giocare in una squadra forte come la tua. Anche a tutti gli
altri miei amici piaceva il calcio, così ci siamo iscritti nella squadra del paese.
Mi ricordo che, da piccolo, io e la mia favolosa squadra vincevamo tutte le
partite, tranne contro le due squadre più forti che erano sempre in lotta fra
loro per il primo posto. Io giocavo come punta, quando mi arrivava il
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pallone mi ritrovavo sempre davanti alla porta e tiravo più forte che potevo
per essere sicuro che la palla entrasse in rete.
Dopo qualche anno, però, la maggior parte dei componenti della mia
squadra decise di cambiare sport e siamo rimasti solo in tre. Ci siamo chiesti
se mollare tutto oppure se proseguire con la squadra della quale facevano
parte altri nostri amici che avevano un anno in più di noi. Abbiamo infine
deciso di continuare affrontando questa nuova avventura.
Passarono alcuni anni, quando l’anno scorso la nostra società si unì a quella
del paese vicino ci ritrovammo a giocare in tantissimi. Per fortuna io ero uno
tra quelli bravi, così il mister mi faceva giocare più tempo. Mi sono divertito
perché nel campionato invernale ci siamo classificati tra gli ultimi, mentre in
quello primaverile, dopo tanta fatica e impegno, siamo arrivati addirittura
primi. Quest’anno, invece, ho iniziato gli allenamenti a novembre perché mi
ero rotto il braccio e ho dovuto rimandare la ripresa; quando sono ritornato
in squadra avevo meno fiato di tutti e i primi mesi per recuperare sono stati
veramente molto impegnativi.
Questa è tutta la mia storia. Ti ho voluto raccontare le vicende che ho
vissuto in questi magnifici anni di calcio perché tu possa conoscermi un po’.
Il mio obiettivo praticando questo sport è divertirmi e imparare bene una
disciplina che sono contento di praticare. Il tuo modo di giocare mi aiuta a
capire tante cose importanti del calcio, come il valore dell’impegno e della
costanza necessari per migliorare sempre di più. Da te, ho anche imparato
quanto è importante costruire con i compagni una squadra unita che
insieme cerca la vittoria; ho imparato anche a saper perdere senza
arrendermi, ma imparando dagli sbagli.
Spero questo racconto ti abbia interessato. Ora vorrei conoscere anche la
tua storia calcistica, scoprire cosa facevi alla mia età. Vorrei rivolgerti anche
qualche domanda. Tu, da piccolo, in che squadra hai iniziato a giocare? A
che età hai iniziato con il calcio?A quanti anni hai cominciato la tua
carriera da giocatore professionista? È stata difficile, per te, la scelta di
allontanarti fin da giovane dalla famiglia per proseguire il tuo percorso di
calciatore?
Ora ti saluto e mi raccomando: continua sempre a giocare con la passione
e la bravura di oggi.
Leonardo Negrini
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P.S. Ricordati che sono un tuo ammiratore. Ti chiedo di non perdere questa
lettera, ma di tenerla per potermi rispondere. Ci conto!
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Lettera ad un mito
Dante Alighieri
Verona, 20 marzo 2015
Caro Dante,
che emozione poterti scrivere! Sei un idolo per me: oltre ad aver vissuto una
vita dedicata alla tua passione, la poesia, hai sempre cercato di non
abbandonare i tuoi ideali. Hai preferito l’esilio piuttosto che arrenderti o
rinunciare a quello in cui credevi. Hai mostrato coraggio, forza e coerenza.
Io, sinceramente, non so se sarei riuscito ad essere così audace: non sarei
stato in grado di abbandonare la mia città, la mia famiglia, i miei beni,
girovagando per l’Italia senza una meta. Dove hai trovato questa forza
d’animo? Come hai fatto a sopportare l’umiliazione dovuta al mendicare
ospitalità, tu che sei nato nobile?
Nella tua vita hai sofferto molto: hai amato tanto una donna che non ti ha
ricambiato. Le hai dedicato versi meravigliosi, descrivendola come un
angelo che “par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol
mostrare”, ma lei non ti ha mai notato. Non ho capito se tu fossi troppo
timido per farti avanti o se lei ti abbia rifiutato in partenza, tuttavia deve
essere stato terribile quando, a soli ventiquattro anni, Beatrice è morta,
lasciandoti disperato. Ti sei comunque sposato con Gemma, ma non credo
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tu l’abbia davvero amata. Penso, però, che da tutta questa pena sia nata
la tua magnifica poesia. Se tu non avessi mai incontrato Beatrice, non
avessi sofferto per lei, avresti vissuto una vita come tanti. Il dolore ti ha
fortificato. Ciò che non uccide ti rende più forte. Per te Beatrice era
talmente importante che l’hai eletta a tua guida spirituale. È stata lei, o è
solo una leggenda, che ti ha ispirato i versi della Divina Commedia?
In ogni caso ciò che hai scritto è grandioso. Se non ti è giunta notizia, sei
considerato il padre non solo della poesia, a cui si sono ispirati tutti i letterati
e poeti successivi come Boccaccio e Petrarca, che ho recentemente
studiato, ma anche della lingua italiana, con cui ti sto scrivendo in questo
momento. Mi capisci? Io ammetto di non comprenderti completamente.
Ma tu riesci a intendere l’italiano con cui oggi scrivo? Non sono al tuo livello
e mai lo sarò, ma mi sto impegnando molto.
Sinceramente l’unica cosa che di te non mi piace è quel ridicolo mantello
rosso con cappuccio con cui ti vesti! E quanto fastidio possono darti quelle
orribili foglie d’alloro in testa?! Sei sicuro di non essere stato antiquato anche
per i tuoi tempi?
In ogni caso non prendertela: le mie volevano essere solo critiche costruttive.
Aspetto con ansia una tua risposta, magari in rima, perché, diciamolo, tanto
a te le rime vengono facili.
Ti saluto con affetto,
Tommaso Passarella
P.S. Colgo l’occasione per augurarti buon settecentocinquantesimo
compleanno!
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Caro diario, ho incontrato un mito
Thomas Sangster
Verona, 20 marzo 2015
Caro diario,
non ci crederai mai ma oggi, esattamente alle 10.15, ho incontrato un
attore che adoro.
Stavo camminando lungo le strade di Verona quando ad un certo punto
una limousine bianca si fermò davanti a me.
Il finestrino nero si abbassò e un uomo mi chiese l’ora; aveva una voce
profonda, quasi inquietante ed io gli dissi l’orario.
Mi sporsi leggermente per osservare attraverso il finestrino, volevo vedere
chi ci fosse dietro: c’era proprio lui in carne e ossa. Thomas Sangster era
davanti a me!
Non ci potevo credere. A quel punto mi feci coraggio, dissi che sapevo chi
fosse e gli chiesi se potesse farmi un autografo; lui acconsentì, tirò fuori dalla
tasca una penna, una sua foto e me lo fece.
Poi gli chiesi dove stava andando e lui rispose che era diretto all’agriturismo
di Novaglie, mi domandò anche se abitassi lì vicino e se volevo un
passaggio.
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Gli risposi che vivevo nelle case a fianco e, se acconsentiva, il passaggio lo
avrei accettato molto volentieri.
Aprì la portiera ed io mi sedetti vicino a lui; in quel momento mi sentivo
come se fosse venuto dio in terra, ero in paradiso. Non potevo credere che,
fra tutte le persone, solo io avevo avuto questa IRRIPETIBILE opportunità; che
non avrei mai potuto rifiutare.
So già che il ricordo di questa miracolosa esperienza resterà sempre con me:
non lo dimenticherò mai. Tra l’altro come si fa a dimenticare l’incontro con il
tuo idolo, mi chiedo. Caro diario, sarebbe davvero impossibile!
Arrivati a casa mia, gli dissi che era stato un piacere incontrarlo e lui mi disse
la stessa cosa; prima che entrassi in casa mi diede anche il suo numero di
telefono, poi la limousine ripartì.
Entrai in casa. Per qualche istante pensai che tutto questo fosse stato solo
frutto della mia fantasia, ma quando tirai fuori dalle tasche la foto
autografata ed il numero mi resi conto che tutto, di quella memorabile
giornata, era stato reale.
Caro diario sono davvero molto contenta di aver vissuto questa esperienza
indimenticabile; spero con tutto il cuore che in futuro mi capiti di incontrarlo
di nuovo.
Matilde Pedrinzani
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Lettera ad un mito
Diego Alberto Milito
Verona, 20/3/2015
Caro Diego Alberto Milito,
mi chiamo Andrea Tezza e abito a Poiano. Frequento la scuola “A. Caperle”
di Marzana, ho dodici anni e sono in una classe fantastica, la 2a B. Sono di
statura normale per la mia età, un po’ sovrappeso e di carattere, gentile,
affidabile e premuroso.
La mia passione per te è iniziata nel 2009, quando giocavi nell’Inter e ad
allenarti c’era ancora Mourinho. Ricordo che ti ho visto segnare un goal
favoloso, praticamente hai preso palla da centrocampo, hai dribblato un
avversario e da 35 metri hai tirato una pallonata così forte che il portiere
non riuscì a trattenerla. A quel punto la palla entrò in porta. Quello che mi è
piaciuto di quel goal, oltre alla tua abilità, è stata l’esultanza che hai
dimostrato quando ti battevi il petto con due pugni.
Grazie a te ho iniziato a tifare per l’Inter e da quel momento in poi la mia
passione non cessa. La mia ammirazione per te è giunta al massimo nel
2010, quando la squadra guidata da Mourinho vinse tutto: il campionato, la
Coppa Italia e la mitica Coppa dei Campioni, la “CHAMPIONS LEAGUE”. La
mia ammirazione è cresciuta anche perché in quell’anno hai segnato ben
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45 reti, dimostrando in occasione di ognuna la stessa esultanza straordinaria.
I goal che mi hanno emozionato di più sono quei due che hai realizzato
durante la finale della “CHAMPIONS LEAGUE” contro il Bayer Monaco.
Ancora adesso io ti considero un mito, anche se ti hanno venduto ad
un’altra squadra. Mi dispiace che tu non sia più all’Inter perché, secondo
me, anche se hai la tua età avresti sicuramente potuto mettere a segno
ancora molti goal splendidi, che avrebbero emozionato me e tutti i tifosi
nero-azzurri. Di certo avresti fatto vincere questa squadra fantastica.
Adesso però avrei alcune domande da rivolgerti: quando tu segnavi che
cosa provavi? A chi pensavi? Avresti ancora voglia di tornare a giocare
nell’Inter? Se no, vorresti far ritorno all’Inter non da giocatore ma come
secondo allenatore? Ti trovi bene nella tua nuova squadra o stavi meglio
all’Inter? Sei ancora in contatto con i tuoi vecchi compagni?
Mi auguro che tu stia bene e che soprattutto mi possa rispondere presto.
Non vedo l’ora di leggerti. Ciao,
Andrea Tezza
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Massimo Troisi
Io devo tutto al paese in cui sono nato. Lì ho imparato a fare o’ teatro.
Come ho cominciato a recitare? Ecco … io ero ‘nu guaglione … andai a
vedere un grande film. Uscii dal cinema con tutte quelle immagini nella
testa e tutte quante le emozioni dentro. Mi sono fermato un momento e mi
sono detto: - Massimo ma che fai? L’attore? Tu da grande devi fare il
geometra non l’attore. Come vuole tuo padre.
Recitare mi piace, mi piace la gente che applaude, amo comunicare
emozioni.
Ma più di tutto mi piace inventare. Quando mi viene l’ispirazione devo
scrivere subito, dove mi trovo e dove posso, anche su un pacchetto di
fiammiferi o su un conto del ristorante.
Fin dall’inizio mi sono sempre posto il problema di spettacolarizzare le cose
che sentivo dentro. Io non parto mai con il proposito di far ridere ma,
piuttosto, con l’intenzione di raccontare agli altri la mia intimità.
E non è che, all’inizio, sentissi una vocazione speciale per fare l’attore o
l’autore: era un modo come un altro per esprimere quello che sentivo. Mi
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sono trovato quasi per caso su una pedana in un teatro del mio paese, San
Giorgio, ho visto che ciò che facevo mi piaceva e all’improvviso ho
cominciato a sentirmi forte.
Ho incontrato amici che recitavano delle farse e ho tentato. La prima volta
che sono salito sul palcoscenico ho sentito che là sopra stavo meglio che a
casa mia, che per la strada, che dappertutto.
Ero introverso e timido, ma a quella gente parlavo per ore. Ecco come è
nata la mia passione.
(Pagina autobiografica scritta da Aurora Tinazzi)
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Pagine autobiografiche: nei panni di un mito
Federica Pellegrini
Mi chiamo Federica, ho ventisei anni e sono veneziana. A soli sette anni ho
iniziato a nuotare e proprio da bambina ho scoperto la mia passione per
questo sport. Le mie compagne di scuola praticavano danza, pallavolo ed
io, da sola, sono andata avanti. Nel duemilaquattro ho lasciato la mia città
e mi sono trasferita a Milano, per allenarmi con la squadra milanese. Da qui
è iniziata la mia carriera e a soli sedici anni sono stata la più giovane atleta
italiana a salire su un podio individuale: duecento metri stile libero ad Atene.
Lo stile libero è, infatti, la mia specialità.
Altre gare, altre medaglie fino agli europei di Budapest dove ho vinto l’oro
nei duecento metri stile libero. Poi un problema alla spalla mi ha costretto al
riposo assoluto. La ripresa è avvenuta con un cambio di allenatore; il
grande amico Alberto Castagnetti mi ha portato all’apice del successo.
Purtroppo Alberto mi ha lasciato quasi subito e per me è iniziato un
momento molto triste, buio: non è stato facile andare avanti. Mi sono presa
un bel periodo di riflessione e poi, improvvisamente, mi sono detta che era
arrivata l’ora di riprendere l’allenamento.
Successivamente i miei risultati non sono stati molto brillanti; durante una
gara sono stata persino costretta a ritirarmi per una forte crisi d’ansia. Da
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allora ho cambiato più di un allenatore, nessuno però è mai riuscito a
rimpiazzare il carissimo Alberto.
Mi sono sempre impegnata per dare il meglio di me stessa e, devo dire, ci
sono riuscita.
Purtroppo in questo periodo anche la mia vita affettiva ha subito un forte
cambiamento: ho lasciato il mio storico fidanzato e collega Luca Marin e ho
iniziato una nuova storia con Filippo Magnini, sempre mio collega. Il gossip si
è scatenato: sono finita sulle prime pagine di tutti i giornali per questo
triangolo amoroso. Per fortuna tutto ha una fine e ora vivo a Verona, felice,
sempre con Filippo.
Ho vinto la medaglia d’oro nel duemilatredici, in Danimarca. Anche nel
duemilaquattordici ho gareggiato a Berlino e ho portato l’Italia a vincere
l’oro nello stile libero, nel dorso e nella staffetta.
Durante la mia carriera ho cercato di impegnarmi anche nel sociale
donando fondi all’associazione ADMO. Il mio midollo osseo è nella lista, in
modo che qualcuno possa tornare a casa e stare meglio. Ho fatto questo
perché la vita è un bene prezioso che ognuno di noi ha diritto a vivere
dignitosamente ed anche perché qualche giovane prenda esempio e dia
la propria disponibilità alla donazione del midollo osseo.
(Pagina autobiografica a cura di Chiara Todeschini)
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Lettera ad un mito
Salmo
Verona, 20 marzo 2015
Ciao Salmo,
mi chiamo Desiré Tommasi, vengo da Verona ed avrò presto tredici anni. Mi
reputo una ragazza solare ma, come tutti, quando sono a terra divento un
po' intrattabile e irritabile.
Ricordo ancora la prima volta che ho avuto modo di sentirti, è stato a
scuola. I miei amici mi dicevano che sei un bravo rapper e che scrivi belle
canzoni. Penso che tu sia un cantante eccezionale ed i video che fai
richiamano molto le tue canzoni. A un ascoltatore distratto può sembrare
che i tuoi testi non abbiano molto senso, ma di certo sono stra-divertenti da
cantare. Da quando ascolto le tue canzoni (pressappoco dallo scorso
settembre) sono cresciuta moltissimo e cambiata, non nel carattere ma nel
look. L'anno scorso mi vestivo in un modo e ora l'ho cambiato
completamente. Sono diversa, mi sento diversa, e non ne so spiegare il
reale motivo.
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Nelle interviste che ho avuto modo di vedere ti chiedono molte cose di
carattere personale e, spesso, anche di descrivere il tuo ultimo disco. Per
questo so che alla domanda: ”Come nascono i testi delle tue canzoni?” di
solito non sai mai cosa rispondere di preciso e ti innervosisci. Sembra quasi
che cerchi di trovare la prima risposta che ti viene in mente e te ne esci
che i tuoi testi non hanno un significato preciso ma li scrivi così, di getto,
come ti vengono.
Dici anche che nei testi esprimi le tue teorie su argomenti per te importanti;
mi confermi che è proprio così?
Ti faccio un'ultima domanda: verrai mai a fare un concerto qui da noi a
Verona?
Mi piacerebbe tanto vederti dal vivo e non vedo l'ora che esca il tuo
prossimo disco per ascoltarlo con piacere.
Ti auguro, inoltre, un grande successo per il futuro.
Infine, avrei molto piacere se tu fossi così gentile da rispondere a questa mia
lettera.
Un caro saluto da una delle tue più grandi fan,
Desirè Tommasi
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Lettera ad un mito
Michael Jordan
Verona, 20/03/2015
Carissimo Michael,
ti scrivo semplicemente perché, per me, tu sei “Dio travestito da Jordan”.
Che dire? Ti stimo moltissimo.
Sei il mio mito, ho visto tutte le tue partite e ti scrivo questa lettera per avere
alcuni consigli da te. Dato che sei stato sei volte campione nell’NBA, vorrei
che mi spiegassi alcune delle tue strategie.
Quando ho dovuto decidere se continuare a sciare o giocare a
pallacanestro tu sei stato la mia fonte d’ispirazione; anche per questo vorrei
rivolgerti qualche domanda. Mi piacerebbe che tu mi dicessi quanti anni
avevi quando hai preso in mano il primo pallone e se giocavi in una
palestra vera e propria oppure, come si vede spesso nei film americani, in
strada, nei campetti dei quartieri. E poi: avevi un canestro a casa tua?
Sarei curioso di sapere se la tua abilità nella pallacanestro è una dote
naturale oppure ti sei allenato duramente per arrivare al tuo traguardo.
Riguardando le registrazioni delle tue partite sono veramente sbalordito
dalla facilità con la quale il pallone entra nel canestro. Quando corri sembri
una pantera che guizza tra gli avversari: nessuno riesce a fermarti.
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Sai Michael, io vorrei tanto le scarpe Jordan: forse indossate mi
trasmetterebbero un po’ della tua magia.
Prima di concludere devo ringraziare tanto il mio coach: sarà lui che ti
porterà questa lettera quando, a breve, ti raggiungerà. Spero di vederti
presto in azione negli Stati Uniti e spero anche che tu riuscirai a rispondere
alla mia lettera.
Il tuo grande tifoso,
Matteo Verdari