Microscopio_settembre_2010

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1 visitaci su www.microscopionline.it Mensile Medico Scientifico - Settembre 2010 M croScopio Candida infezioni da Centenari si nasce Adolescenza come comprenderne le ragioni Mar Rosso le cimici del Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. VI - Settembre 2010

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Microscopio rivista medico scientifica - Mese di Settembre 2010. www.microscopionline.it

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Mensile Medico Scientifico - Settembre 2010

M croScopio

Candidainfezioni da

Centenarisi nasce

Adolescenzacome comprenderne le ragioni

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Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. VI - Settembre 2010

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notizieFLASH

PRESENTATO A ROMA IL FESTIVAL DELLA SALUTE 2010 21-26 settembre 2010. 21 Pietrasanta. 22 Lido di Camaiore. 23-26 Viareggio“Vi porto i saluti del Governo e apprezzo molto si faccia un festival sulla salute che è un bene di tutti e deve essere gestito in modo trasversale”. Il ministro della Salute, onorevole Ferruccio Fazio, è intervenuto alla presentazione della terza edizione che si terrà non solo a Viareggio ma anche in altre località della Versilia dal 21 al 26 settembre. Il ministro ha osservato che informare e contattare le persone direttamente, come avviene ad una manifestazione popolare, può diventare uno strumento utile per la prevenzione. Fazio ha ricordato che il suo Ministero è molto attento alla prevenzione, agli stili di vita, all’alimentazione corretta e che è grato ad iniziative come quella del Festival della salute perché contribuisce ad informare correttamente. In apertura l’amministratore unico di Goodlink, Paolo Amabile, ha illustrato per sommi capi il programma del Festival che quest’anno ha un titolo particolare declinabile in molteplici aspetti: “La salute un equilibrio tra mente e corpo” . Ha ricordato le novità salienti di questa terza edizione: per prima cosa la delocalizzazione, ovvero lo svolgimento del festival in altre sedi come Pietrasanta e Camaiore oltre al “corpo centrale” della manifestazione che si svolgerà come di consueto a Viareggio. Ha poi aggiunto che un’altra iniziativa incorporata nel programma del festival, “La voce dell’artista” si estenderà anche a Forte dei Marmi e Torre del Lago. Un’altra novità sono i talk show condotti da Fabrizio Diolaiuti e Patrizio Roversi sulla follia e il suo contrario. Come di consueto si terranno gli screening gratuiti, i convegni specialistici, gli incontri. Due i work shop con crediti ECM, uno sui test genetici e l’altro sull’alimentazione. Un convegno internazionale sul disagio mentale al quale interverrà un noto psichiatra ungherese che ha vissuto sulla propria pelle la coercizione in un ospedale psichiatrico, Gabor Gombos. Ci sarà una tombola della salute condotta da Patrizio Roversi coadiuvato da due medici. In totale 50 convegni, 300 relatori, 200 attività collaterali. E un pubblico preferito, quello dei bambini e dei ragazzi. Il senatore Ignazio Marino, che ha contribuito alle prime due edizioni della manifestazione, ha sottolineato come un momento di incontro tra gli esperti di medicina e di scienza possa diventare un contatto diretto con le persone comuni, le famiglie e i ragazzi che frequentano Viareggio in quei giorni. Anche il dottor Carlo Gargiulo, coordinatore scientifico, ha ricordato la funzione divulgativa del festival. Infine, l’intervento del ministro Fazio che ha rimarcato il valore della manifestazione. Per altre informazioni www.festivaldellasalute.com.Andrea GuermandiUfficio Stampa Goodlink

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SOMMARIOM croScopio

mensile medico scientifico

Pubblicazione Mensile in abbonamento Anno I - Num. VI - Settembre 2010

Direttore EditorialeAntonio Guerrieri

Direttore ResponsabileCaterina Guerrieri

Capo redattore e coordinatriceCinzia Mortolini

RedazioneStefania Legumi, Caterina Guerrieri, Francesco Fiumarella

CollaboratoriPaolo Nicoletti, Marco Nicoletti

Le opinioni espresse impegnano solo la responsabilità dei singoli autori. Tutto il materiale inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito e resterà di proprietà dell’editore.

PediatriaCome comprendere le ragioni dell’adolescenzapag. 6

Echinacea e bisabololo: un binomio ideale per creme utilizzabili in pediatriapag. 8

Salute&BenessereInfezioni da Candida: un approccio olistico omeopatico e naturalepag. 10

OdontoiatriaVacanze Romane: ovvero pronto soccorso odontoiatrico pag. 14

InSaluteLe cimici del Mar Rossopag. 28

Si ringraziaDott.ssa Maria Giuliano, Dott. Tancredi Ascani, Capo Ufficio Stampa CNR Marco Ferrazzoli, Ufficio Stampa Istituto Scientifico Universitario San Raffaele Milano, Ufficio Stampa Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Responsabile Ufficio Stampa Università Cattolica sede di Roma e Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” Dr. Nicola Cerbino, Ufficio Stampa Goodlink

Progetto GraficoMarco Brugnoni - [email protected]

StampaProperzio s.r.l - PerugiaEditore

E.G.I s.r.l.Reg. Tribunale di PerugiaN. 12/2010 del 10/02/2010Direzione e AmministrazioneE.G.I. s.r.l. Via Hanoi, 2 • 06023 Bastia Umbra (PG) Tel. 075.800.66.05 - Fax 075.800.42.70 [email protected]

Marketing & PubblicitàGuerrieri Antonio, Altea NatalinoTel. 075.800.53.89

Tumori solidi, un nuovo gene protagonistapag. 18

Posti di blocco contro i virus pag. 19

Il Rizzoli di Bologna premiato a Washingtonpag. 20

Scoperto un interruttore molecolare per spegnere il diabetepag. 21

Centenari si nascepag. 25

Ricerca

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Come

U n questionario per ascoltare i bisogni fisici e psicologici degli ado-

lescenti, per capire per capirli, una chat con dei Medici Pediatri per avvicinarsi a loro e rispon-dere a quelle domande che fino adesso sono rimaste nella solitudine di se stessi, sono i progetti della dottoressa Ma-ria Giuliano, Pediatra, Respon-sabile del Settore Adolescenza FIMP di Napoli.In molti convegni dove lei ha partecipato è stata messa in evidenza la figura del Pedia-tra non solo nel trattamento tempestivo delle patologie ma anche come supporto emoti-vo nella transizione bambino-adulto proprio per quanto ri-guarda l’adolescenza, Dotto-

ressa possiamo affermare che la figura del Pediatra si è mol-to evoluta?La laurea e la specializzazio-ne in pediatria non fornisce un adeguato supporto culturale nei riguardi dell’adolescenza. L’adolescente in particolare è una persona molto complicata che ha bisogno di un approccio qualificato, e il pediatra ha do-vuto acquisirlo sul campo. Men-tre in passato erano pochissimi gli adolescenti che si rivolgeva-no al pediatra, negli ultimi anni il numero è notevolmente au-mentato. Da un po’ di tempo a questa parte il Pediatra ha capi-to che le problematiche legate all’adolescenza, molte di origi-ne psicologica, devono essere affrontate da lui altrimenti le

sue “crisi evolutive” diventano terra di nessuno. Come respon-sabile del settore adolescenza della FIMP Napoli spero di po-ter pubblicare questo autunno un questionario rivolto a dei ragazzi della terza media e dei primi due anni delle scuole su-periori di eterogenei ambiti ter-ritoriali della Campania. E’ stato somministrato un questionario relativo alle varie problemati-che legate, alla salute del ra-gazzo e al suo approccio con il medico (Pediatra e/o Medico generico). Nonostante il fatto che i ragazzi abbiano risposto che vanno poco dal medico hanno un buon ricordo e un’ot-tima impressione del pediatra perché lo ritengono professio-nalmente valido ma qualche

dell’adolescenzacomprendere le “ragioni”

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Pediatria

volta troppo “distante”. Da que-sto studio, che sarà pubblicato a breve è emerso che gli adole-scenti, pur recandosi raramente dal medico, instaurano un rap-porto maggiormente confiden-ziale con il pediatra; da qui l’i-dea del progetto “una chat line come modello di comunicazio-ne nell’adolescenza” che è stato premiato al Congresso Nazio-nale FIMP di Napoli dell’ottobre 2009. Spero che al più presto questo progetto si concretizzi con la realizzazione della chat inserita nel sito FIMP Napo-li dove alcuni pediatri, su base volontaria, una volta a settima-na si renderanno disponibili per chattare con gli adolescenti. En-trando nel sito in forma anoni-ma i ragazzi potranno avere in-formazioni e spiegazioni anche su argomenti che non riescono ad esprimere in ambulatorio, certi della garanzia dell’anoni-mato e della sicurezza che un professionista qualificato potrà dare risposte ai loro problemi.Queste iniziative sono molto importanti, dovrebbero essere divulgate in tutta Italia anche perché Dottoressa a volte si parla in questa fascia d’età di valori deboli, forse, sono dati da quel detto che privilegia la qualità e non la quantità del tempo da dedicare ai propri figli?Sembra una cosa detta e ridet-ta, quasi banale, al di là della qualità credo che si abbia biso-gno della quantità. Mi spiego, non si deve annullare se stessi per darsi ai figli ma c’è biso-gno di una qualità legata alla quantità sia da parte dei geni-tori, sia da parte dei medici. Ci siamo resi conto che per pren-derci cura di questa fascia d’e-tà molto delicata c’è bisogno di uno spazio dedicato e di un tempo dedicato. Noi non pos-siamo far venire dei ragazzi di

12-13 anni con delle peculiarità proprie dell’età, in ambulatori con neonati e bambini. Il ra-gazzo si rifiuta di venire in uno studio medico, non collabo-ra e si chiude ancora di più in se stesso. Noi possiamo avere una speranza con l’ adolescen-te se gli dedichiamo del tempo e dello spazio. Questa è anche la conclusione alla quale sia-mo arrivati in esito al questio-nario somministrato. Il ragazzo oggi non ha riferimenti certi, la famiglia non è più quella di una volta, è una famiglia molto spesso allargata, se non sono separati lavorano molto spesso tutti e due i genitori, anche la scuola e la società stanno attra-versando un periodo di difficile cambiamento. Gli adolescenti si sentono soli e trovano forza nel gruppo e difficilmente parlano agli adulti dei loro problemi. Dottoressa Giuliano che cosa si intende per percorso dia-gnostico-terapeutico ragio-nato è una frase che si legge molto…Significa che non bisogna fare dei percorsi diagnostico-tera-peutici “protocollati” perché adesso si usa molto il protocol-lo terapeutico e diagnostico ma spesso si tende ad essere molto settoriali. Percorso terapeutico ragionato significa che bisogna sempre seguire una linea, un’in-dicazione protocollare sia nella diagnosi che nella terapia ma bisogna sempre personalizzare il percorso in base alle peculia-rità del paziente.Tornando all’età adolescenzia-le c’è proprio un cambiamento anche dal punto di vista fisio-logico oltre che psicologico ci sono anche patologie, dalle allergie alle infezioni respira-torie… è sempre giusto curare con antibiotici o usare anche sostanze come la Propoli, l’E-chinacea, polivitaminici, so-

stanze che possono aiutare…Quello che sto per dire non ri-guarda solo l’adolescenza ma la pediatria in generale, è una mia opinione personale ma penso che sia condivisa da gran par-te dei miei colleghi. Nell’ambu-latorio di Pediatria generalista nell’80% dei casi ci imbattia-mo in patologie che io defini-sco ‘non patologie’. Si possono risolvere ansie dei genitori o piccoli problemi di salute pro-curando il minor danno possi-bile con sostanze naturali o con medicinali non allopatici. Mi ri-ferisco alle forme di raucedine o forme di tosse che non deri-vano da bronchiti ma da bana-li faringiti, allora è bene usare Propoli, Echinacea, Resveratrolo…Dottoressa la FIMP organizze-rà dal 30 settembre al 2 otto-bre 2010 una “Scuola di nutri-zione” per i Medici Pediatri...Questo è importante, fonda-mentale, noi dobbiamo fare la nostra parte di aggiornamen-to per l’approccio al bambino obeso. I dati sono allarmanti, c’è un incremento dell’obesità infantile spaventoso legato non solo alla cattiva alimentazione ma ad uno stile di vita sedenta-rio, completamente diverso dal nostro, da quello delle nostre mamme e delle nostre nonne. I tagli governativi poi non in-centivano l’attività sportiva che dovrebbe partire dalle scuole primarie. Tra le altre cose io ho una specializzazione in Medici-na dello Sport, per cui ripeto è basilare e costituisce la prima prevenzione incentivare l’attivi-tà sportiva e divulgare un cor-retto stile alimentare.

Dott.ssa Maria Giuliano Pediatra, Responsabile del Settore Adolescenza FIMP - (NA)

Intervista a cura di Cinzia Mortolini

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Pediatria

U tilizzando nei topici degli anti-infiammatori non steroidei, si po-

tranno evitare anche in pedia-tria gli eventuali effetti nega-tivi del cortisone. Questi ultimi possono consistere in assotti-gliamento più o meno marcato della cute e degli annessi cu-tanei, trasparenza più o meno accentuata della cute, imbibi-zione più o meno marcata, con la comparsa di edemi, specie a livello degli arti inferiori.L’eccessiva assunzione di cor-tisone per uso orale può addi-rittura iniziare, in alcuni casi, un processo di osteoporosi allor-quando l’assunzione medesi-ma viene protratta per pe-riodi troppo lunghi. Tutto ciò può suggerire, in taluni casi, l’impiego di preparati anti-in-fiammatori non steroidei per uso topico.Pertanto sembra auspicabile, in siffatte eventualità, l’impie-go di creme ed unguenti con-tenenti l’associazione di echi-nacina e bisabololo. Vediamo ora di sottolineare le note ca-ratteristiche essenziali dell’e-

Echinacea e bisabololo: un binomio ideale per creme utilizzabili in pediatriaL’echinacea è una pianta da cui si estrae un princi-pio attivo, l’echinacina, che ha una valida azione anti-infiammatoria. Il bisabo-lolo ha anch’esso un’azio-ne analoga, tale da poter lavorare in cooperazione con l’echinacina

chinacea, nonché alcuni aspetti particolari del bisabololo.L’echinacea è una pianta che venne impiegata dai nativi americani per curare gli effetti delle morsicature dei serpen-ti. Essi presero poi a farne uso anche per la cura delle febbri e delle ferite difficili da guari-re. La pianta deve il suo nome a una parte di essa piuttosto dura, rigida ed acuminata, di colore verde, la quale serve a proteggere, essendo al di sot-to di essi, i suoi splendidi fio-ri di colore rosa. Queste parti verdi ed acuminate, poste nella pianta a protezione dei fiori si chiamano “brattee”. Siccome esse hanno l’aspetto di un ric-cio, in greco “echinos”,che ap-punto vuol dire “riccio”. In que-sta pianta erbacea, che cresce spontanea nei prati e sotto-boschi, c’è un fusto che può essere di lunghezza variabile, ma in genere è di trenta-tren-tacinque centimetri, paragona-

bile all’altezza delle margherite bianche.I petali sono di un bellissimo colore roseo e, subito al di sot-to di essi, si erge una sorta di capsula rigida piena di aculei che funge da scudo per i petali rosa. Tali aculei rigidi si chia-mano brattee.Dal punto di vista della bota-nica, le tre specie che hanno maggiormente interesse per la dermatologia sono l ‘Echinacea Angustifolia, l’Echinacea Pur-purea e l’Echinacea Pallida.Questa pianta è coltivata nelle zone temperate a scopo me-dicinale oltre che ornamentale.I Sioux di’America ed altre tribù americane considerava-no l’Echinacea una delle piante medicinali più importanti.Icoloni bianchi d’ America la usarono come sintomatico o palliativo contro il raffreddore nonché contro le sindromi in-fluenzali.In breve, la fama dell’Echinacea

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Pediatria

raggiunse l’Europa, e si verificò un evento singolare.Mentre nel Vecchio Continen-te le proprietà farmacologiche dell’Echinacea furono ogget-to di studi dettagliatissimi, in America esse vennero presto dimenticate e caddero quasi nell’oblio.I principi attivi dell’Echinacea, intendendo come tali le so-stanze fondamentali responsa-bili della sua attività terapeuti-ca, sono contenute soprattutto nella radice.Tali sostanze comprendono oli essenziali, flavonoidi, po-lisaccaridi, alcaloidi ed acido caffeico. L’Echinacea sembra aumentare le resistenze na-turali dell’organismo alle infe-zioni, con un ‘attività antivira-le ed immunostimolante (tra i tanti, vedasi: Skin improve-ment and stability of Echina-cea purpurea dermatological formulations.Yotsawimonwat S, Rattanadechsakul J, Ratta-nadechsakul P, Okonogi S. Int J Cosmet Sci. 2010 Apr 1. [Epub ahead of print]PMID: 20384903 [PubMed - as supplied by publisher];Echinacea purpu-rea aerial extract alters course of influenza infection in mice. Fusco D, Liu X, Savage C, Taur Y, Xiao W, Kennelly E, Yuan J, Cassileth B, Salvatore M, Papa-nicolaou GA. Vaccine. 2010 Apr 9. [Epub ahead of print]PMID: 20382242 [PubMed - as sup-plied by publisher]).La pianta sembra quindi pos-sedere un attività antinfiam-matoria, che possiamo defi-nire “similcortisonica” ed an-tibatterica, e sembra svolgere un’azione locale che ritarda la diffusione delle infezioni attra-verso i tessuti. Dal punto di vi-sta dermatologico, l’echinacea produce un benefico effetto curativo su una cute prurigino-sa come quella di un soggetto

orticarioso.Una volta eseguita la manovra del dermografismo e constatato che nel soggetto compare prima il dermografi-smo bianco di tipo immediato e poi il dermografismo rosso di tipo ritardato, non ci potrà essere più alcun dubbio sul-la diagnosi di orticaria. In tale caso, una crema a base di echi-nacea e di bisabololo costitui-rà un vero sollievo per questo tipo di prurito. Riservandoci di suggerire una ricetta standard di tale crema, e suggerendo di includere nel preparato an-che una crema base alla pecti-na, possiamo riferire pareri ed esperienze anche sulla cute di tipo acneico. Anche in tali casi, l’echinacea potrebbe giovare, sempre in proposito ad ipotiz-zabile azione similcortisonica, e senza i tipici eventuali effetti collaterali già segnalati e con-nessi ad impiego protratto o a dosi eccessive di prepara-ti cortisonici per uso topico, vale a dire quindi che l’impie-go delle suddette creme non provocherebbe o provoche-rebbe in misura assai minore) l’assottigliamento della cute o l’aspetto traslucido della cute stessa e non determinerebbe nemmeno lesioni ragadiformi, cioè a guisa di piccoli spacchi.C’è da mettere in rilievo uno studio importante che è sta-to compiuto recentemente sull’attività antiossidante del bisabololo. Antecedentemente a questo studio, si sapeva che il bisobololo è una molecola di derivazione vegetale, la qua-le però non era stata ancora investigata per una possibile azione sui radicali ossidanti. Pertanto lo scopo dello studio, effettuato dal dipartimento di Farmacologia della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano, è stato quel-lo di valutare se il bisabololo

possedesse un’attività antios-sidante. L’argomento è stato ampiamente dimostrato dagli esperimenti effettuati dall’uni-versità di Milano (atti della So-cietà Italiana di Ginecologia e Ostetricia. Vol. LXXXIII).Lo studio è stato eseguito uti-lizzando la metodologia della chemioluminescenza, amplifi-cata con il luminolo (LACL).Ad una sospensione di 1x10^6 leucociti polimor-fonucleati neutrofili (PMN)/ml,isolati da sangue di volon-tari, è stato applicato un com-posto Polymorphprep. Questo composto ha permesso di ot-tenere un gradiente di concen-trazione che in parole povere ha consentito l’isolamento di questi leucociti sfruttando la forza dell’osmosi. Un fenome-no tra i tanti di osmosi inver-tita. A questi leucociti, poi, si è aggiunto un 2x10^-5 mol/l di luminolo. In seguito si aggiun-to un 5x10^-7 mol/l di FMLP. Questo composto ha funzio-nato come uno stimolo per il rilascio di radicali ossidanti così da generare un “loop” flogo-geno autoalimentante. L’FMLP è il Formyl-Methionyl-Leucyl-Fenylalanina, che è un potente chemoattraente, che ha fun-zionato come uno stimolo ul-teriore per il rilascio di radicali ossidanti. Il “loop” flogogeno autoalimentante veniva misu-rato mediante un luminometer 1250 (Bio-Orbit). Dai risulta-ti ottenuti appare innegabile come il bisabololo sia dotato di una attività antiossidante, utile a contrastare la componente radicalica dei fenomeni infiam-matori.

Dottor Marco NicolettiDermatologoUniversità di Tor Vergata - Roma

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un approccio olistico omeopatico e naturaleLe infezioni da candida (candidiasi) stanno diventando un problema sempre

più frequente ai giorni nostri e comportano spesso la presenza di sintomi ricorrenti ed estremamente fastidiosi, sia locali che sistemici

a fondo del problema e per la prevenzione di eventuali ricadu-te), questa dovrà essere sempre individualizzata secondo la Leg-ge dei Simili e consigliata quindi da un medico omeopata esper-to che abbia visitato il paziente.

La dietaE’ stato osservato da numerosi autori che le infezioni da candi-da si vanno sempre più diffon-dendo in concomitanza con la crescita dell’acidosi degli orga-nismi. Un disequilibrio acido-

Infezioni da

CANDIDASalute&Benessere

R icordiamo che la Candi-da albicans è un fungo normalmente presente

nell’organismo anche in perso-ne sane e che assume caratte-re patogeno soltanto quando le difese della persona si inde-boliscono o esiste un ambiente favorevole alla proliferazione del microrganismo.E’ per questi motivi che la nostra attenzione non dev’essere foca-lizzata sul fungo in sé, come se fosse un nemico da distrugge-re (ad esempio con antimicotici che, oltre a non essere esenti da effetti collaterali non risolvono il problema alla radice ma posso-no facilitare l’insorgere di resi-stenze), bensì dev’essere rivolta alla “persona” in toto, al ristabi-limento di un equilibrio psico-fisico generale in primis, uniti ad una corretta igiene intima e comportamentale alimentare (è stato più volte evidenziato il legame tra infezioni da candida e alterazioni della flora batterica intestinale).Qui di seguito verranno propo-sti alcuni consigli di carattere generale per il trattamento del-la candida vaginale ricordando che, per quanto riguarda la cura omeopatica (cura quasi sempre fondamentale per la risoluzione

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Salute&Benessere

basico intestinale che favorisca l’acidità e un eccesso di zuccheri e amidi, possono costituire un terreno fertile per la prolifera-zione dei funghi. E’ importante quindi intervenire sull’alimenta-zione preferendo cibi basici ed eliminando alimenti acidi e ricchi di zuccheri.

Cibi basiciAcqua, anguria, broccoli, can-nella, castagne, cavolo, fagioli-ni, indivia, lamponi, lenticchie, mandarini, mango, melassa, melone, more, papaia, pata-te dolci, peperoni, pomodoro, pompelmo, prezzemolo, radic-chio, sale marino, salsa di soia, semi di papavero, senape, verza, yogurt bianco, zucchine

Cibi neutriAnanas, arance, banane, carote, cavolfiore, ciliege, cipolle, fagio-li, fave, fichi, formaggio di capra, fragole, grano, latte intero, lat-tuga, limoni, melanzane, mele, miele, mirtilli, olio d’oliva, pane integrale, patate, pere, pesce, pesche, riso integrale, tacchino, uova (tuorlo) uva, zucca, zucche-ro di canna

Cibi acidiAlcool, aragosta (crostacei), ave-na, birra, burro, cacao, ciocco-lato, confetture, crusca d’avena, dolcificanti, formaggi, cibi frit-ti, gelati, liquori, maiale, mais, manzo, nocciole, noci, pistacchi, polenta, pollo, porri, prugne, se-gale, soia, uovo (albume), vino, vitello, vongole, zucchero bianco

Cibi da evitare: latte, latticini, zuccheri, farine bianche, grano, frumento, mais, segale, orzo (so-stituirli con riso integrale e pane azzimo integrale), arachidi, lieviti di ogni genere, carni di grossa taglia (preferire carni bianche), carni e pesci stagionati, affumi-cati o in scatola, wurstel, burro,

margarina, pomodoro, cioccola-to, vino, superalcolici e birra.

In abbondanza: verdure (soprat-tutto crude), yogurt biologico (non zuccherato), legumi, caro-te, kiwi, pere, mele verdi, arance, mandarini, ananas, pompelmo, noci, semi di papaia, liquirizia, aglio, cumino, zenzero, timo, origano, pepe di cayenna, olio di lino, olio d’oliva, olio di pesce e olio di semi di girasole.Può essere utile eseguire, alme-no una volta nella vita, un test d’intolleranze alimentari (io con-siglio il Vega test, praticato da professionisti competenti) eli-minando gli alimenti che risulta-no essere controindicati. Tenere sempre a mente che tali test non sono infallibili e che, seguendo una terapia omeopatica, le intol-leranze alimentari con il tempo possono risolversi.

IntegratoriL’integrazione può essere di va-lido supporto alla dieta nell’otti-mizzazione dei risultati. Consul-tare sempre un medico affinché non vi siano controindicazioni all’assunzione di alcuni integra-tori.

Vit C: 1-3gr al dì fino anche a 10gr al dì nei casi acuti. Assume-re mezza puntina di cucchiaino (circa 0,5gr), con acqua, più volte al giorno.

Probiotici: nella dose di una capsula 3 volte al giorno, prima o durante i pasti, per 2-3 mesi.

Pseudowintera: da assumere nella dose di una capsula 2 volte al giorno, subito dopo colazione e dopo cena, da deglutire con acqua, per almeno due mesi.

Tea tree oil (olio essenziale di melaleuca alternifolia): 2-3 goc-ce tutte le mattine. Versare su

un pezzetto di cibo e inghiottire con l’aiuto di un bicchiere d’ac-qua.

Estratto di semi di pomplemo (secco o liquido): 120-250mg al dì, secondo le necessità.

Bicarbonato di sodio: una pun-ta di coltello in mezzo bicchiere d’acqua al mattino a digiuno, per un mese.

Tè al neem: mattina e sera la-sciato in infusione per 15 minuti o masticare 5-20 foglie al neem la mattina a digiuno, tutti i giorni per almeno un mese.

L’Approccio omeopaticoCome già menzionato l’omeo-patia unicista dispone di molti rimedi potenzialmente efficaci nel trattamento della candidia-si (sia in fase acuta che croni-ca) che non sarebbe utile stare qui a elencare. Le cure omeo-patiche devono essere sempre strettamente individualizzate sul paziente, sui suoi sintomi fisici, mentali, costituzionali e sulla sua storia biopatologica. E’ quindi fondamentale rivolgersi sempre ad un medico omeopata unicista esperto ed evitare il fai-da-te o il ricorrere a preparati omeopati-ci preconfezionati (“complessi”) che vengono prescritti indistin-tamente senza quasi alcuna in-dividualizzazione sulla persona. La somministrazione dell’ap-propriata cura omeopatica per “quel” paziente, unita ai consigli igienici e dietetici sopra indicati, offrono notevoli prospettive di successo nella cura di questo di-sturbo nel tempo e senza effetti collaterali indesiderati.

Dott. Tancredi AscaniIscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica

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Tanto che in tempi recenti un’im-pressionante inchiesta della testa-ta RAI “Report” ha fatto emergere da numerose interviste ed indagi-ni una generalizzata mancanza di entusiasmo e soddisfazione degli italiani quando si riferiscono al Ser-vizio Sanitario Nazionale parlando in modo specifico di Odontoiatria e servizi odontoiatrici. Le già ci-tate Statistiche, secondo le quali l’87%degli Italiani si rivolgono a dentisti privati, hanno infatti tro-vato conferma nel servizio di “Re-port”, nel quale gli Italiani si sono lamentati del fatto che, a fronte delle tasse ed imposte pagate, i servizi di odontoiatria erano tali da costringerli spesso, se non sempre, a rivolgersi a privati .Non a caso, nel novembre 2009, ha destato molta impressione l’inau-gurazione a Roma di un servizio di pronto soccorso odontoiatrico gratuito per i senzatetto, realizzato in Via degli Apuli 41 (San Lorenzo, dal lunedì al sabato, Tel. 06491434), che però sarà attivo anche per tutti i cittadini a pagamento con tariffe ed onorari scontati anche del 10% e perfino del 40% rispetto ai nor-mali standards, grazie alla collabo-razione tra l’Esercito della Salvezza e la III Circoscrizione. Nell’interessante opuscolo della Comunità di Sant’Egidio, intitolato ”Mangiare, dormire, lavarsi 2010 “, il telefono di questa utile struttura

figura essere il 06-4451351. L’ opu-scolo della comunità cita anche un altro Centro Odontoiatrico che si trova in via del Buon Consiglio n.19. Strutture siffatte possono aiutare anche noi, scriventi e let-tori ( facendo i debiti scongiuri ) in momenti di bisogno, restituendoci la nostra dignità e donando nuova speranza ai pazienti. In grazia e ra-gione della equipe di valenti pro-fessionisti, si può parlare, per tale tipo di pronto soccorso, di struttu-ra di eccellenza, anche se sappia-mo che per parlare di eccellenza in genere ci si riferisce a ben deter-minati canoni e criteri, nazionali ed internazionali .Comunque, ritornando a noi, in questi ultimi anni i servizi di Pron-to Soccorso Odontoiatrico stan-no per fortuna aumentando. Ad esempio, le nuove Università Ita-liane spesso e volentieri prevedo-no tra le nuove strutture anche questo tipo di servizi. Vediamo, infatti, che anche nella Seconda Università di Roma “Tor Vergata” risulta attivo un servizio di Pronto Soccorso di emergenza 24 ore su 24, accessibile in teoria attraverso il 118 delle autoambulanze. Tuttavia, il Pronto Soccorso di Tor Vergata risulta limitato alle patologie acute odontostomatologiche. Per le mo-dalità e priorità di accesso ai servizi di Pronto Soccorso Odontoiatrico bisogna rifarsi al sistema del “tria-

I n tempi recenti, sin dal-la legge regionale n.7 del 2008, la Regione Umbria

si è lanciata all’avanguardia, rispet-to alle altre regioni Italiane, finan-ziando un servizio odontoiatrico in assistenza pubblica e mettendosi, almeno negli intenti, in vantaggio rispetto alle altre realtà regionali. La predetta legge ha infatti este-so a tutti gli Umbri l’opportunità di accedere a cure odontoiatriche, mediante gabinetti odontoiatrici che accettano il nomenclatore ta-riffario approvato dalla Regione. Tali prestazioni vengono effettua-te anche fuori “LEA”( livelli essen-ziali di assistenza previsti dal servi-zio sanitario nazionale per le cure odontoiatriche ). Nel maggio 2010 tale nomenclatore è stato proro-gato fino al settembre del mede-simo anno, con alcune modifiche che vedono il costo delle visite odontoiatriche passare da 43 a 17 euro, e con molte polemiche non ancora risolte tra le parti . Nelle altre regioni italiane, la situa-zione sembra essere meno rosea. Le statistiche dicono infatti che una minima parte degli Italiani, e precisamente il 15% , ha la pos-sibilità di beneficiare di servizi di odontoiatria in Pronto Soccorso o comunque in strutture pubbliche, mentre l ‘ 85% circa sostengono interamente le spese per le cure odontoiatriche .

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odontoiatrico

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ge”, valido per gli altri servizi di Pronto soccorso . Ad ogni urgenza e gravità di ma-lattia corrisponde un “codice co-lore”, che sarebbe “codice rosso “ per gravità tendenti all’ imminen-te pericolo di vita, “codice giallo “ per i casi gravi ma senza perico-lo di vita e “codice verde” per le condizioni non critiche. Il “codice bianco” sarebbe invece collegato a situazioni di non reale urgenza riferibili al trattamento di medici di base, ovverosia situazioni ac-cessibili attraverso la richiesta del medico curante ( o specialista, o di base ; ovviamente servirà anche un documento valido, la tessera sanitaria regionale ed il codice fi-scale ), con programmazione degli accessi ed apposite liste di attesa. Anche in caso di codice bianco, i pazienti così classificati vengono inviati ad un Ambulatorio di Cure Primarie, situato al Piano Terra del Policlinico ( di Tor Vergata ) e funzionante dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20.00, attivato grazie a convenzione con cooperative di medici di base, al fine di ridurre i tempi di attesa. Ovviamente, anche in questi casi varranno le esenzioni dal ticket previste per specifiche categorie di cittadini, vale a dire gli assistiti sotto i sei anni o so-pra i 65, comunque con reddi-to inferiore ai 31.152 euro di-chiarati nell‘ anno precedente, i di-soccupati e coloro che hanno un reddito inferio-re ad 8.264 euro ( aumen-tabili a 11.362 euro in pre-senza di coniuge e di altri 517 euro per ogni figlio a carico ), titolari di pensio-ni sociali e di assegno so-ciale e loro familiari a carico,

titolari di pensioni al minimo oltre i 60 anni e facenti parte di nuclei familiari con reddito complessivo non superiore ad una determinata aliquota .Solitamente, l ‘altro famoso ser-vizio di Pronto Soccorso Odon-toiatrico di Roma risulta attivo 24 ore su 24 ed è localizzato presso l ‘ Ospedale Odontoiatrico G. East-man in viale Regina Elena 278/b .Voci ricorrenti ci hanno resi edotti di una nuova struttura odonto-iatrica di eccellenza sita in Roma presso la ASL RM E in Via Torna-buoni n. 50, e ci spingono ad ul-teriori indagini, su cui speriamo di informare presto i nostri lettori .Pur vantando tali lodevoli struttu-re, tuttavia una megalopoli come Roma, probabilmente, dovrebbe avere qualcosa in più, tanto da fronteggiare inaspettati afflussi di migliaia di persone,soprattutto nel periodo estivo e in chiusura de-gli studi privati. I casi più gravi, a cominciare da carie ed ascessi, capitano infat-ti in estate, che è la stagione in

cui gli italiani consumano più zuc-cheri, stante l’aumentato consu-mo di gelati e sorbetti, che spesso non sono seguiti da un‘immediata pulizia dei denti. Eminenti medici e scienziati collegano l’aumento estivo dei casi di carie con una ac-cresciuta fermentazione, connessa al predetto consumo di zuccheri, e propongono, in proposito, di ag-giungere xilitolo ai gelati ed alle al-tre preparazioni estive, sostituen-do in tutto o in parte gli zuccheri o dolcificanti normalmente usati, o di fare maggior uso di zuccheri di canna o meglio ancora di panela, la quale sembra provocare ben ra-ramente fenomeni di carie. Come è noto, lo xilitolo è uno zucchero estratto dalla betulla, purtroppo dal costo assai elevato, il quale potrebbe anch’esso prevenire o ridurre le carie, secondo almeno le

ricerche più recenti .

di Paolo Nicoletti

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L o studio di malattie genetiche rare può portare a chiarire meccanismi molecolari alla base di numerose pa-

tologie, tra cui l’insorgenza di tumori e di in-fertilità. Lo conferma una ricerca sull’anemia del Fanconi, condotta dai ricercatori dell’I-stituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Igb-Cnr) e pubblicata sulla prestigiosa rivista Mole-cular Cell, chiarendo la funzione di un gene (il gene FANCD2), che risulta mutato in que-sta patologia. Lo studio ha evidenziato come, in caso di danneggiamento del DNA, la scelta del cor-retto meccanismo di riparazione giochi un ruolo chiave nel determinare il destino di una cellula. “FANCD2 è un gene che risulta mutato nell’anemia del Fanconi, una com-plessa e rara malattia genetica che presenta una varietà di sintomi, tra cui la predispo-sizione a sviluppare tumori solidi, anemia ed infertilità: tutti aspetti ascrivibili a difetti nella riparazione dei danni al DNA”, spiega Antonio Baldini, direttore dell’Igb-Cnr. “Con questo studio abbiamo evidenziato che la funzione primaria del gene FANCD2 nelle cellule del corpo è soprattutto quella di tenere inattiva la ‘giunzione non omolo-ga delle estremità dei cromosomi’, un mec-canismo di riparazione molto efficiente ma poco accurato”, prosegue il ricercatore. “In caso contrario, cioè se il gene non funziona e la cellula adotta il meccanismo di repli-

Tumori solidi, un nuovo gene protagonistaUno studio dell’Istituto di genetica e biofisica del Cnr di Napoli sulla anemia del Fanconi ha individuato la funzione di FANCD2, coinvolto nella riparazione del DNA, la cui mutazione è responsabile della tu-morigenesi. Lo studio è stato pub-blicato su Molecular Cell

cazione ‘sbagliato’, si ottengono anomalie cromosomiche e ipersensibilità ad agenti genotossici che sono la causa della predi-sposizione allo sviluppo di tumori solidi”.Questa scoperta riguardante l'azione del gene FANCD2 non è però rilevante solo per i malati di anemia del Fanconi, che presen-ta frequenza di 1–5 casi ogni 1.000.000 di nati e che in Italia con il 50% dei casi è con-centrata in Campania, ma per lo studio dei tumori solidi in generale. “Nella trasforma-zione neoplastica si accumulano un alto nu-mero di mutazioni in numerosi geni, alcune delle quali sono causa, altre conseguenza della malattia”, sottolinea Adriana La Vol-pe, coordinatrice dello studio. “Le sindromi ereditarie di predisposizione al cancro come l’anemia del Fanconi, sono molto importanti per noi ricercatori per capirne le cause, per-mettendoci di discriminare tra mutazioni in geni ‘piloti’ del tumore e in geni ‘passegge-ri’, le prime causa e le seconde conseguenza dell’insorgenza”.

Istituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Igb-Cnr).Studio sulle cause genetiche dei tumori solidi; pubblicazione su Molecular Cell: ‘Preventing Nonhomologous End Joining Suppresses DNA Repair Defects of Fanconi Anemia’

Capo Ufficio Stampa CnrMarco Ferrazzoli - [email protected]

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S embra un film poliziesco, una specie di caccia al ladro. Il ladro in questo caso è il virus, i poliziotti sono Mat-

teo Iannacone e i suoi collaboratori del la-boratorio del Prof. Ulrich von Andrian alla Harvard Medical School e del Prof. Luca Guidotti al San Raffaele di Milano. I virus che stanno pedinando sono quelli neuro-tropici che hanno la capacità di raggiungere il cervello e causare encefaliti o meningiti. Iannacone vuole capire come que-sti virus raggiungano il sistema ner-voso centrale e quali sono i “posti di blocco” messi in atto dal nostro orga-nismo per prevenire che ciò avvenga. Normalmente i virus penetrano nell’or-ganismo attraverso la cute o le membra-ne mucose e possono invadere l’intero organismo. Prima di raggiungere la cir-colazione sistemica devono però passare attraverso i linfonodi, piccoli aggregati di linfociti e altre cellule del sistema immu-nitario disposti a intervalli lungo il decor-so dei vasi linfatici. Questi organi hanno l’importante funzione di prevenire la dif-fusione sistemica dei microorganismi e di creare il microambiente necessario per lo sviluppo di risposte immunitarie specifi-che per combattere un’infezione in atto. Utilizzando tecnologie d’avanguardia come la microscopia intravitale multifoto-ne, Iannacone e i suoi collaboratori sono riusciti a ricostruire tutti i passaggi dall’in-gresso del virus nell’organismo all’inva-sione del sistema nervoso centrale. Il virus utilizzato per questo studio - il virus della stomatite vescicolare - non infetta l’uomo se non in circostanze eccezionali, tuttavia gli scienziati ritengono che meccanismi analoghi possano essere utilizzati da al-tri virus neurotropici umani, quali il virus della rabbia o il virus del Nilo occidentale. I virus neurotropici, di solito trasmessi da insetti che depositano i virioni sottocu-te, entrano nei vasi linfatici locali e sono

Posti di blocco contro i virusUna nuova scoperta di Matteo Iannacone, premio Career Development del-la Fondazione Armenise-Harvard

trasportati ai linfonodi drenanti: qui ven-gono catturati da una popolazione spe-cializzata di cellule, i macrofagi del seno sottocapsulare, che ne impedisce la diffu-sione al resto dell’organismo. La cattura da parte dei macrofagi non è, però, pri-va di conseguenze: i macrofagi vengono infettati, utilizzati dal virus per riprodur-si ed infine uccisi. Prima di morire, però, queste cellule secernono interferone alfa, una citochina dotata di attività antivirale, che agisce a livello locale, impedendo ai nervi presenti nel linfonodo di venire in-fettati. Se il virus riesce a eliminare questa popolazione di macrofagi, o a neutraliz-zare l’interferone alfa, infatti, riesce an-che a invadere il sistema nervoso centrale con conseguenze devastanti per l’ospite. L’importanza di questo studio, pubblica-to sulla prestigiosa rivista Nature, risiede nella dimostrazione che i linfonodi sono riccamente innervati, che alcuni virus pos-sono usare questa caratteristica anato-mica a loro vantaggio (utilizzandoli per raggiungere il sistema nervoso centrale) e che una popolazione di cellule linfonodali (i macrofagi del seno sottocapsulare) nor-malmente impedisce che questo avvenga grazie alla produzione d’interferone alfa.Matteo Iannacone ([email protected]), dopo aver frequentato il Liceo Classi-co di Ricerca San Raffaele ed essersi specia-lizzato in Medicina Interna presso l’Univer-sità Vita-Salute San Raffaele, ha vinto nu-merosi premi per le sue ricerche. E’ attual-mente Senior Research Associate presso il Laboratorio del Prof. Ulrich von Andrian alla Harvard Medical School. Fra pochi mesi Iannacone coronerà il suo sogno di aprire un proprio laboratorio in Italia, all’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Mi-lano, grazie al programma Armenise-Har-vard Career Development, ma non solo. Il San Raffaele di Milano infatti, grazie all’importante investimento che sta facen-

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do in questa area di ricerca con la creazio-ne di un centro di Imaging Sperimentale e l’allestimento di una struttura di avanguar-dia, consentirà a Luca Guidotti e a Matteo Iannacone di continuare a Milano gli studi sui virus utilizzando l’Imaging intravitale. Il finanziamento dell’Armenise-Harvard Career Development Award ammonta adesso a $ 200.000 annui, per un periodo da tre a cinque anni, e comprende il com-penso commisurato alla posizione occu-pata presso l’istituto ospitante, gli stipendi per gli altri membri coinvolti nel program-ma di ricerca e i fondi annuali per le appa-recchiature/infrastrutture.

Scadenza Armenise-Harvard Career Development Award: 15 luglio 2010Matteo Iannacone, M.D., Harvard Medical School and San Raffaele Scientific InstituteFondazione Giovanni Armenise-Harvard http.//www.hms.harvard.edu/armeniseAlexa MasonUfficio Stampa - Daniela Daverihttp//www.hms.harvard.edu/armeniseIstituto Scientifico Universitario San Raffaele, MilanoUfficio Stampa e-mail: [email protected]

www.sanraffaele.orgSTUDIO PUBBLICATO SU NATURE, 24 GIUGNO 2010Lymph Node Subcapsular Sinus Macrophages Prevent CNSInvasion Upon Peripheral Infection With a Neurotropic VirusMatteo Iannacone1,4,5, E. Ashley Moseman1, Elena Tonti1, Lidia Bosurgi1, Tobias Junt2, Sarah E. Henrickson1, Sean P. Whelan3, Luca G. Guidotti4 and Ulrich H. von Andrian1,51.Immune Disease Institute and Department of Pathology, Harvard Medical School, 77 Ave Louis Pasteur, Boston, MA 02115, USA2.Novartis Institutes for BioMedical Research, 4002 Basel, Switzerland3.Department of Microbiology and Molecular Genetics, Harvard Medical School,_200 Longwood Avenue, Boston, MA 02115, USA4.Department of Immunology, Infectious Diseases and Transplantation, San Raffaele Scientific Institute, Via Olgettina 58, Milan, 20132 Italy5.To whom correspondence should be addressed ([email protected] or [email protected])

B ioMIMs è un sistema informatico che riuscendo a gestire e “intrec-ciare” dati clinici complessi e diversi

tra loro - dalla risonanza magnetica ai dati genetici, dalle radiografie all’albero gene-alogico - consente di selezionare pazienti “omogenei” tra quelli colpiti da malattie genetiche dell’apparato muscolo-schele-trico e di individuare fattori prognostici, alla base della ricerca per le cure del fu-turo. Per lo sviluppo di BioMIMs l’Istitu-to Ortopedico Rizzoli di Bologna è stato premiato dal Computerworld Honour Pro-gram, istituzione formata da tutte le prin-cipali aziende del settore informatico, tra cui Microsoft e Apple, che ogni anno attri-buisce riconoscimenti a chi, nel panorama

Il Rizzoli di Bologna premiato a Washington

foto: Luca Sangiorgi (a destra), responsabile Genetica Medica del Rizzoli, alla cerimonia di premiazione del Computerworld Honour Program.

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internazionale, si è distinto per l’impiego dell’informatica per il progresso sociale. Il Rizzoli è l’unica realtà italiana premiata per la categoria “Salute”.Luca Sangiorgi, responsabile del Labora-torio CLIBI (BioInformatica Clinica) e della Genetica Medica del Rizzoli, le strutture che hanno sviluppato BioMIMs in colla-borazione con IBM Israele, ha ricevuto il premio durante la cerimonia tenutasi nella sede del Ministero dell’Industria degli Stati Uniti, a Washington.Il prototipo di BioMIMs apre la strada a una nuova generazione di software: first of a kind, cioè “primo nel suo genere”, è l’etichetta con cui IMB identifica la ricerca altamente innovativa che caratterizza un percorso di questo tipo e il prodotto a cui conduce. Oltre alla capacità di “tenere insieme” in un’analisi coerente tutte le informazioni

disponibili sul paziente e di confrontarle con i set di altri pazienti, il sistema Bio-MIMs può anche consentire un lavoro in rete agli specialisti, con l’obiettivo di evi-tare ai pazienti di spostarsi fisicamente: il programma è testato e utilizzato nella rete Hub and Spoke della Regione Emilia-Ro-magna per le malattie rare scheletriche.

Il progetto BioMIMs sviluppato dai ricer-catori della Genetica Medica e del Labo-ratorio CLIBI del Rizzoli e dal Research Lab di IBM è nato nell’ambito di un Protocollo di Intesa tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero per l’Innovazione e lo Sviluppo di Israele.

Istituto Ortopedico Rizzoli di BolognaIRCCS www.ior.it - [email protected]

R icercatori dell’Università Cattolica di Roma hanno individuato in vivo un importante interruttore molecolare

per impedire la comparsa del diabete: grazie a esperimenti su topolini hanno visto che è sufficiente spegnerlo per prevenire questa grave malattia indotta sempre più spesso da eccessi calorici e sedentarietà. Si tratta di un gene dell’invecchiamento, ovvero il gene che “codifica” per la proteina p66, scoperto alcu-ni anni fa da altri ricercatori italiani; mettendo “KO” questo gene si impedisce la comparsa del diabete nei topi anche quando si condu-ce una alimentazione squilibrata ed eccessiva che porta a sovrappeso o obesità e che con-duce quasi sempre allo sviluppo del diabete. Se gli stessi risultati saranno riprodotti sull’uo-

Scoperto un interruttore molecolare per spegnere il diabeteSi chiama p66 e disattivandolo si previene la malattia anche quando indulgiamo in eccessi calorici e chili di troppo. Il risultato, frutto di uno studio in vivo di ricercatori della Cattolica di Roma potrebbe aprire la strada all’utilizzo di inibitori della proteina per prevenire/curare il diabete. La ricerca pubblicata sul numero in uscita della prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences USA (PNAS)

mo, forse p66 potrebbe divenire un’arma po-tentissima contro una delle epidemie del XXI secolo. È questa la scoperta frutto del lavoro scientifico condotto dall’equipe di guidata dai ricercatori Giovambattista Pani e Tommaso Galeotti dell’Istituto di Patologia Generale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Uni-versità Cattolica di Roma. Il lavoro, cui hanno contribuito anche l’Istituto di Fisica e l’Istituto di Biochimica della Cattolica di Roma ha visto impegnati per diversi anni anche due giovani dottorandi di ricerca presso l’istituto di pato-logia generale dell’Ateneo del Sacro Cuore, Sofia Chiatamone Ranieri e Salvatore Fusco. La ricerca, che oggi viene pubblicata sulla prestigiosa rivista “Proceedings of the Na-tional Academy of Sciences USA (PNAS)” ed

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è stata sostenuta da un finanziamento della European Association for the Study of Dia-betes (EASD), contribuisce a decodificare il misterioso filo rosso che lega alimentazione, metabolismo e invecchiamento. La dieta iper-calorica e iperlipidica tipica della società occi-dentale favorisce l’insorgenza di obesità e del diabete. Questa malattia, caratterizzata dalla incapacità dell’organismo di utilizzare e smal-tire l’eccesso di zuccheri e nutrienti assorbiti mangiando, accelera il processo di invecchia-mento colpendo tessuti come l’occhio, il rene e i vasi sanguigni, con danni molto simili a quelli osservati nelle persone molto anziane. “L’obesità e la sindrome metabolica sono frutto di un eccesso calorico e in parte di una predisposizione genetica e sono legate al diabete ‘alimentare’ e all’invecchiamento accelerato – ha spiegato il prof. Tommaso Galeotti, direttore dell’Istituto di Patologia Generale della Cattolica ed esperto di bioe-nergetica – anche se i meccanismi molecolari che partecipano a questo processo patolo-gico, non sono completamente compresi”. È noto però che la riduzione dell’apporto calo-rico - metodo tecnicamente detto di restri-zione calorica che consiste in una moderata diminuzione dell’introito di calorie (-30%) – è efficace nel ritardare l’invecchiamento e la comparsa di patologie ad esso correlate come il diabete e il morbo di Alzheimer come dimostrato su numerosi organismi, dagli ani-mali più semplici agli esseri umani. Rinunciare al cibo, però, è difficile ed espone a pericolose carenze nutrizionali; la soluzione a invecchia-mento, obesità e diabete va dunque cercata nei meccanismi molecolari di controllo del metabolismo e dell’assorbimento dei grassi da parte del tessuto adiposo. Una possibile soluzione in tal senso arriva dallo studio degli scienziati dell’Università Cattolica. I ricercatori hanno scoperto, infatti, uno degli interruttori chiave alla base del metabolismo dei grassi da parte del sistema adiposo e hanno visto che mettendo “KO” questo interruttore, cioè spegnendo il gene corrispondente nel Dna dei topolini, questi ultimi possono mangiare a piacimento ma restano protetti dal diabete.L’interruttore p66shcA è una molecola già resa famosa da un altro gruppo di ricerca ita-liano, quello del professor Piergiuseppe Pe-

licci dell’IEO di Milano, che qualche anno fa ha dimostrato come tale proteina limitasse la durata della vita e favorisse l’invecchiamento degli animali attraverso la produzione di un eccesso di radicali dell’ossigeno. “Partendo da questa osservazione, il nostro studio arriva ad una conclusione diversa”, ha spiegato il ricer-catore della Cattolica Giovambattista Pani: “p66shc agirebbe da ‘sensore’ dei nutrienti, favorendo non solo l’accumulo di grasso nel-le cavie, ma anche e soprattutto l’insorgenza di iperglicemia e diabete. Infatti, topi obesi in cui questa proteina viene messa “KO” sono molto meno suscettibili allo sviluppo della malattia rispetto a topi obesi che però hanno p66shcA funzionante”. Inoltre i topolini senza p66, benché obesi, vivono anche più a lungo, a conferma del ruolo già noto di p66 nell’in-vecchiamento. “Dunque”, ha continuato il ri-cercatore Pani, “p66shcA accorcia la vita, non solo attraverso il meccanismo dello stress ossidativo (come scoperto in precedenza all’IEO), ma anche informando le cellule, so-prattutto quelle adipose, della presenza di un eccesso di cibo da assimilare”. “L’eliminazione di p66shc ricrea una situazione simile alla ca-renza di cibo o alla restrizione calorica, anche se gli animali continuano a mangiare a vo-lontà”, ha precisato Pani. “Bloccando p66”, ha sottolineato Pani, “si possano quindi ‘ingan-nare’ le cellule facendo loro percepire meno cibo di quello che si è realmente mangiato”. Ma attenzione, perché il blocco di p66 non preverrebbe tanto l'accumulo di grasso, ma solo le sue conseguenze negative sulla salute e la longevità. Le osservazioni dei ricercatori della Cattolica aprono alla possibilità di utiliz-zare p66shc come bersaglio molecolare per nuove terapie contro il diabete. “L'obiettivo finale è quello di bloccare p66 per prevenire/curare la malattia”, ha concluso Pani. “Si tratta di una applicazione futuribile ma non imme-diata. Nondimeno esistono già degli inibitori di p66 al momento in corso di valutazione pre-clinica e il nostro studio continuerà anche in quella direzione”.

Dr. Nicola Cerbino - responsabile Ufficio stampaUniversità Cattolica sede di Roma e Policlinico universitario "Agostino Gemelli"www.rm.unicatt.it - www.policlinicogemelli.it

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Che il destino fosse in parte scrit-to nel DNA era noto. Ora però sappiamo quali sono i profili ge-

netici delle persone predisposte a rag-giungere e superare la soglia dei cento. A rivelarlo, uno studio pubblicato oggi su Science e realizzato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Itb-Cnr), nell’ambito di una collaborazione con la Boston University e con il con-tributo finanziario del Polo scientifico del gruppo MultiMedica. I risultati sono stati pubblicati dopo oltre dieci anni di analisi e l’équipe è stata coordinata da Thomas Perls della Boston University. “Paola Sebastiani della Boston Univer-sity ha analizzato le variazioni geni-che di circa mille individui americani tra i 95 e 119 anni”, spiega Annibale Puca, autore delle studio e ricercatore dell’Itb-Cnr e di MultiMedica, “identi-ficando 150 varianti che, se analizza-te simultaneamente con un modello di calcolo innovativo, possono predi-re se un individuo raggiungerà i cento anni con una precisione dell’80% circa”. Quali sono dunque le caratteristiche genetiche del centenario?“Per un vero e proprio vantaggio ge-nico nell’invecchiamento di successo, è necessaria la somma di diverse mo-dificazioni del patrimonio genetico”, prosegue il ricercatore del Cnr. “In altre parole, non si è identificata, almeno per ora, un’unica variante che, se ereditata, porti con buona probabilità l’individuo a diventare centenario, ma combina-zioni di varianti geniche che influen-zano sia la malattia, sia la resistenza a contrarle. Analizzando in dettaglio i profili genetici dei centenari, altrimenti detti ‘firme genetiche’, si è visto che ve

Centenari si nasceUn gruppo di ricerca internazionale Cnr-Boston University ha identificato le varianti genetiche della longevità. Lo studio è stato pubblicato su Science e permetterà di rivelare se un individuo è predisposto a raggiungere i cento anni, aprendo la strada verso una genomica personalizzata

ne sono ben 19 condivise da persone con caratteristiche similari, quali l’età di sopravvivenza ed il ritardo a con-trarre la malattia di Alzheimer, le ma-lattie cardiovascolari e l’ipertensione”. Queste firme genetiche “rappresen-tano un passo ulteriore verso una ge-nomica personalizzata e la medicina predittiva”, afferma Thomas Perls, “poi-ché il metodo analitico impiegato po-trebbe essere utile per lo screening di numerose malattie e per la personaliz-zazione dei trattamenti farmacologici”. Il team ha inoltre scoperto alcune diffe-renze nei profili genetici dei centenari esaminati.“Sorprendentemente un gruppo pre-senta un profilo diverso che può es-sere spiegato con un forte contributo da parte dei fattori ambientali, oppu-re da varianti geniche che, se presenti, determinano fortemente la longevità; quest’ultima ipotesi è più probabile, vi-sto l’alto tasso di familiarità per longe-vità di questi centenari. Sarà di estremo interesse studiare ulteriormente il ge-noma di questi centenari con un profilo genetico ‘normale’ per valutare l’even-tuale presenza di ulteriori varianti con un forte impatto sulla longevità”, con-clude Puca. Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di MilanoStudio internazionale sulla longevitàPubblicazione su Science Genetic signatures of exceptional longevity in HumansUfficio Stampa Cnr: Cecilia Migali e-mail: [email protected] Ufficio Stampa Cnr: Marco Ferrazzoli, e-mail: [email protected]

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P uò capitare in questi pe-riodi, nella corrente estate del 2010, di intraprende-

re un bel viaggio nei bellissimi paradisi esotici che circondano il Mar Rosso. Parliamo, natural-mente, di quella zona del Mar Rosso che ad esempio è sotto la competenza territoriale egi-ziana. In questa zona, diventa-ta proverbialmente famosa per Sharm el-Sheikh e per i corsi di diving, ricca tuttavia di deliziose e meno conosciute località come El-Quseir e Ras Mohammed, parco nazionale sin dal 1983. At-tratti quindi dalle bellezze che presentano le foto delle agen-zie turistiche, come gli stupendi fondali e le acque limpide, non-ché le bellissime creature marine dai multiformi colori, i turisti non si informeranno mai abbastanza sulle piccole piaghe che affliggo-no queste località. Da includersi in questo argomento, metterem-mo anche le cimici del Mar Ros-so, permettendoci di rivolgerci a quei colleghi della classe medica che avessero deciso di passare le

le cimici del

MAR ROSSO

loro meritate ferie sul Mar Rosso. Precisiamo subito come è fatto questo parassita. Poi accennere-mo alla prevenzione, nonché alle cure ed ai lenitivi per le punture del parassita medesimo, ed infi-ne alla certificazione. La cimice dei letti, o Cimex Lectularia, può infestare anche i turisti che abbia-no a recarsi in alberghi a molte stelle. Questo parassita infatti si nasconde dietro la carta da pa-rati, ed anche nei tendaggi degli alberghi, nelle fessure dei muri e dei pavimenti, nel mobilio e die-tro i quadri. Le cimici tendono a rifugiarsi anche nei materassi. Purtroppo per il turista, le cimici, a meno che non siano affette da una grave carenza del loro nutri-mento, che è costituito dal san-gue umano, si muovono soltanto durante la notte. Durante le ore notturne, le cimici vanno in cerca del loro ospite, e lo pungono per suggere il sangue che costituisce il loro quasi unico nutrimento. Come riconoscere questo insetto ? La cimice dei letti, che i Greci chiamavano koris , è un insetto

di colore rosso mattone, scuro e ferrugineo. Le femmine sono più grandi dei maschi. Se l’insetto è femmina, può misurare come lunghezza totale dai sei agli otto millimetri. Quando l’insetto è a digiuno ha il corpo molto depres-so, dalla forma ovale ed assai ap-piattito. La sua testa è breve, ed è dilatata in senso trasversale, con occhi composti, piccoli ma parec-chio sporgenti. Ha due antenne composte da quattro articoli. L ‘ insetto punge tramite un rostro. Quest‘ ultimo strumento non è molto lungo, e durante il riposo rimane adagiato e quasi invisibile in un‘ apposita scanalatura. Inte-ressante notare che sulla parte dorsale di quest’insetto si rile-vano dei residui di quelle che, in epoche anteriori, erano delle vere e proprie elitre. Nell’epoca attua-le, però, le elitre con funzioni di volo sono ridotte a delle piccole squame ovali, situate sulla parte dorsale anteriore dell ‘ insetto. Il torace dell‘ insetto è diviso in anelli. Il primo anello del torace prende il nome di protorace. In

Cimex lectularia. Vedremo qui brevemente sia la prevenzione, sia le possibili terapie contro questo spiacevole ma piuttosto comune parassita

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InSalute

pratica la testa va ad incassarsi nel primo anello del torace. Le piccolissime ali rudimentali sono a livello del secondo anello del torace, che prende il nome di mesotorace. Il terzo anello del torace, che viene chiamato in en-tomologia metatorace, non ha né vere ali né ali rudimentali. Segue poi il largo addome che ha una forma quasi rotonda. Le zampe sono munite di tarsi composti da tre articoli. Alla base delle anche del terzo paio di zampe le cimici lectularie hanno tre paia di zam-pe si aprono due orifizi attraverso i quali fluisce all’esterno il prodot-to delle ghiandole metatoraciche, cui si deve il disgustoso odore che ammorba sia gli ambienti in cui questi Emitteri vivono sia tut-to ciò che essi toccano. La prima raccomandazione, quando si arri-va in un albergo e ovunque esso sia, ma soprattutto in località eso-tiche e tropicali, è di stare attenti a questo particolare odore che è assai sgradevole per l’ olfatto ed è dovuto alle ghiandole appena menzionate. Le cimici praticano le loro punture nelle ore notturne, mentre, con il rostro, compiono la loro puntura e iniettano la loro saliva che funge da anestetico. Possono così suggere il sangue, che costituisce il loro quasi esclu-sivo nutrimento. Siccome la saliva ha un’ azione anestetica, che dura parecchi minuti, la vittima non si accorge delle punture. La cimice, che nel frattempo ha perso la sua forma appiattita ed ha assunto una forma globosa, con un addo-me dalla forma ancora più ovale, sfila il rostro. Quindi, essa si dirige velocemente verso il suo nascon-diglio. Come risultato della pun-tura abbiamo delle papule pruri-ginose e dei noduli inizialmente dolorosi che durano comunque molte settimane.La prima considerazione da far-si, in ordine alla prevenzione, è che questi insetti detestano forti

odori per loro sgradevoli, uno dei quali è quello del Tea Tree Oil. Se il turista diretto verso il Mar Ros-so avrà l’accortezza di recare con sé un flacone di Tea Tree Oil, olio essenziale di Melaleuca Alternifo-lia, ben difficilmente verrà punto da questi sgradevolissimi insetti. Questa pianta, infatti, è un vero e proprio ospedale vivente per tutte le sostanze chimiche che contiene e produce. Essa, in na-tura, allontana gli insetti con que-sto odore per loro sgradevolissi-mo. Tra i metodi di prevenzione, una volta che si abbia sentore di un’infestazione di cimici, è con-sigliabile trattare la stanza con un’insetticida emulsionabile addi-zionato con lo 0,1 – 0,2% di pire-trine. Queste ultime, grazie al loro effetto irritante, spingono le ci-mici ad uscire fuori dalla carta da parati o dai tendaggi o dal mo-bilio, costringendole a prendersi una maggior quantità dei principi attivi contenuti nell ‘ insetticida. Se però tale insetticida non fosse stato addizionato alle piretrine, esso non avrebbe sortito quasi nessun effetto, perché le cimici sarebbero riuscite a raggiungere i loro nascondigli. Abbiamo visto casi in cui gli insetti avevano fu-nestato le proprie vittime lascian-do molte decine di noduli sugli arti superiori, sugli arti inferiori, sulle pieghe inguinali, sulle cavi-glie, sul collo e sulla parte alta del torace, quella che in genere viene raggiunta dal sole. Disgraziata-mente, questi noduli lasciati dal-le cimici vengono spesso lasciati anche sulle guance. Tali noduli hanno un diametro medio che è poco meno di un centimetro, ed hanno un’altezza media di tre quarti circa di centimetro. Se non si utilizzano delle cure adeguate, cioè delle infiltrazioni cortisoni-che entro sei mesi dalla puntura, alcuni di questi noduli possono avere anche esiti permanen-ti. Posto che la vittima di questi

spiacevoli insetti torni a casa con tali noduli, si consiglia di usare per le infiltrazioni degli aghi da insulina, e si consiglia di far prece-dere l’infiltrazione di cortisone da una precedente iniezione aneste-tica, impiegando prodotti come la lidocaina, avendo controllato in precedenza che non sussistano allergie od intolleranze all’ ane-stetico prescelto.Infatti le iniezioni di cortisone, di per sé stesse sono dolorose, ed è comunque una buona regola far-le precedere da un anestetico. Si consigliano tali infiltrazioni a non più di cinque o sei noduli per vol-ta. Considerando che la malcapi-tata vittima può presentare de-cine di noduli sugli arti superiori ed inferiori, sulle aree foto espo-ste, ed anche in corrispondenza delle pieghe inguinali, occorrerà quindi, per infiltrare il cortisone in modo corretto, almeno una quindicina di sedute distanziate tra di loro da almeno sette giorni di pausa. Eviteremo così che alcu-ni di quei noduli possano avere degli esiti permanenti. Tra una seduta e l’altra di infiltrazioni cor-tisoniche è bene che il soggetto, coperto dalla miriade di noduli, applichi degli estratti colloidali di avena tramite dell’acqua tiepida e con l’ausilio di spugne marine. Inoltre è opportuno che applichi sia in corrispondenza dei noduli che all’intorno di essi una crema che includa tra i suoi principi attivi l’echinacina-B. Per le certificazioni è consigliabile rivolgersi ad am-bulatori di Medicina Tropicale o dei Viaggi (INMI, IRCCS, CESMET etc).

Dottor Marco NicolettiDermatologo Università di Tor Vergata - Roma

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