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1 Mensile Medico Scientifico - Ottobre 2010 M croScopio ACUFENE sentire rumori sgradevoli INTEGRATORI cambio di stagione con gli COLLAGENE per ridurre l’invecchiamento visitaci su www.microscopionline.it TUNNEL CARPALE sindrome del Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. VII - Ottobre 2010

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Microscopio mensile medico scientifico - ottobre 2010. www.microscopionline.it

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Mensile Medico Scientifico - Ottobre 2010

M croScopio

ACUFENEsentire rumori sgradevoli

INTEGRATORIcambio di stagione con gli

COLLAGENEper ridurre l’invecchiamento

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TUNNEL CARPALEsindrome del

Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. VII - Ottobre 2010

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FLASHNovoselov e Geim? Un Nobel con divertimento I due Nobel nel racconto dei fisici dell’Istituto Nanoscienze del CNR

I fisici dell’Istituto di Nanoscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche e i due studiosi dell’Università di Manchester oggi insigniti del Premio Nobel 2010 per la Fisica, Konstantin Novoselov e Andre Geim, hanno condiviso un’intensa attività di ricerca sul grafene. “Un campo aperto nel 2004 grazie all’intuizione di pionieri come Novoselov e Geim, che ora coinvolge numerosi gruppi a livello internazionale tra cui il nostro dell’Istituto Nanoscienze”, come ricorda Marco Polini del polo di Pisa. “Con il team dei due Nobel condividiamo gli stessi obiettivi, ci confrontiamo spesso nelle conferenze internazionali e abbiamo gettato le basi di progetti comuni”. Il grafene è infatti tra i temi di punta delle ricerche condotte dall’Istituto Nanoscienze del Cnr, che proprio in questi giorni è stato inaugurato. Le ricerche condotte, pubblicate sulle principali riviste internazionali, riguardano studi sia di tipo teorico che di tipo sperimentale per comprendere a fondo le proprietà del grafene, ma anche ricerche applicate: dallo sviluppo di memorie magnetiche basate sul grafene, ai nuovi sensori ottici per l’ambiente fino a sistemi per immagazzinare l’idrogeno. “Konstantin Novoselov in particolare”, ricorda Vittorio Pellegrini, ricercatore presso il polo pisano dell’Istituto Nanoscienze, “è un amico, oltre che un collega. Nel 2007 lo invitammo a Genova al convegno Nanotech EP2DS che lo vide premiato con un altro importante riconoscimento, il Nicolas Kurti European Science Prize. Di lui ci colpì l’approccio di autentico divertimento con cui affrontava il suo lavoro, un approccio informale ma cruciale per concepire con Geim l’idea rivoluzionaria del grafene”.

Ufficio Comunicazione Istituto Nanoscienze del Cnr Maddalena Standola Dr. Marco Ferrazzoli

Capo Ufficio Stampa CNRwww.stampa.cnr.it www.almanacco.rm.cnr.it

notizia

Konstantin Novoselov

Andre Geim

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SOMMARIO

Direttore EditorialeAntonio Guerrieri

Direttore ResponsabileCaterina Guerrieri

Capo redattore e coordinatriceCinzia Mortolini

RedazioneStefania Legumi, Caterina Guerrieri, Francesco Fiumarella

CollaboratoriPaolo Nicoletti, Marco Nicoletti

Le opinioni espresse impegnano solo la responsabilità dei singoli autori. Tutto il materiale inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito e resterà di proprietà dell’editore.

GinecologiaIntervista al Professor Nicola Gasbarropag. 6

OdontoiatriaPremio di eccellenza regionale per il distretto 18 della asl rmepag. 10

OrtopediaSindrome del Tunnel Carpale pag. 14

FlebologiaLe varici degli arti inferiori pag. 16 OtorinolaringoiatriaAcufene pag. 18

Si ringraziaProfessor Nicola Gasbarro, Dottor Ennio Flores, Dottor Ernesto Farina, Dottor Generoso Riccardi, Ufficio stampa Istituto Scientifico Universitario San Raffaele, Ufficio stampa Istituto Mario Negri di Milano, Dottor Nicola Cerbino responsabile Ufficio Stampa Università Cattolica sede di Roma e Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”

Progetto GraficoMarco Brugnoni - [email protected]

StampaProperzio s.r.l - Perugia

EditoreE.G.I s.r.l.Reg. Tribunale di PerugiaN. 12/2010 del 10/02/2010Direzione e AmministrazioneE.G.I. s.r.l. Via Hanoi, 2 • 06023 Bastia Umbra (PG) Tel. 075.800.66.05 - Fax 075.800.42.70 [email protected]

Marketing & PubblicitàGuerrieri Antonio, Altea NatalinoTel. 075.800.53.89

Epilessia: il Mario Negri in prima lineapag. 19

Distrofia di Duchenne pag. 20

Allattamento al seno, i galattogoghi sono i farmaci più efficaci in caso di scarsa produ-zione di latte maternopag. 23

Ricerca

Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. VII - Ottobre 2010M croScopio

InSaluteUna dieta contro l’invecchiamento cutaneopag. 26

Integratori per il cambio di stagionepag. 28

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M croScopio INTERVISTE

PROFESSOR NICOLA GASBARRO PRIMARIO DI GINECOLOGIA DELL’OSPEDALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE DI POZZUOLI (NA)

Artefice di una iniziativa che non ha riscontri al mondo: “il Labo-ratorio chirurgico permanente, il Laboratorio di anatomia 3D, il Laboratorio ostetrico”. Direttore di questi corsi che si svolgono a Torino e Napoli è il Professore Nicola Gasbarro Direttore dell’U-nità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospe-dale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (NA), figura d’eccel-lenza nella chirurgia ginecologica meno invasiva, con tecniche innovative da lui ideate e messe a punto in anni di ricerche; dalla laparoscopia Gas-Less, alle tecniche T.I.C.T. e T.U.S., nonché alla chirurgia vaginale in cui maggiormente si evidenziano le capacità di innovazione e di affidabilità delle tecniche, senza dimenticare i vari approcci minilaparotomici. Una chirurgia ginecologica, quin-di, realmente all’avanguardia che non trascura neppure gli aspetti di confort per le pazienti, vedi appunto l’adozione degli occhiali 3D, per distrarle e rasserenarle durante gli interventi eseguiti in spinale ovviamente a paziente sveglia. Professore Nicola Gasbarro

Professor Gasbarro lei è un insigne chirurgo, vorrei ripercorrere lo

studio, la ricerca e l’appli-cazione delle tecniche chi-rurgiche da lei ideate e pra-ticate fino alla divulgazione attraverso i laboratori gra-zie proprio ai corsi che lei dirige…Noi proponiamo da anni una chirurgia innovativa che tende ad essere sempre meno inva-siva, i filoni di questa chirur-gia sono la Minilaparotomia, cioè tutti gli interventi che in chirurgia tradizionale vengo-no eseguiti in Laparatomia è possibile eseguirli in Mini-laparotomia riducendo l’in-cisione cutanea che diventa minore di 9 centimetri. Que-sta tecnica comporta, a pari-tà di patologie, una riduzione del dolore post operatorio, una dimissione più precoce e

quindi un miglior utilizzo dei posti letto. Altra tipologia di intervento è la chirurgia va-ginale, la chirurgia da privile-giare in molte patologie se si hanno delle tecniche affidabili perché la vera mini invasività, minore invasività, è proprio della chirurgia vaginale. An-che rispetto alla Laparoscopia è meno invasiva perché non ci sono i fori cutanei, i pa-zienti hanno sicuramente una ripresa post- operatoria più precoce, un dolore post ope-ratorio nettamente inferiore. Da questo punto di vista per quanto riguarda la Minilapa-rotomia noi abbiamo messo a punto tecniche nostre, origi-nali, vedi per esempio quella ideata con il dott. Pietro Lupo a Torino che concerne l’aspor-tazione di uteri di enormi di-mensioni con tale tecnica(con incisione di 5-6 cm si posso-

no asportare, previo morcel-lement uteri che occupano l’intera cavità addominale. Al-tra tecnica da noi ampiamen-te testata è l’asportazione di cistomi giganti attraverso un’unica incisione periombe-licale di 1,5 cm. In chirurgia vaginale applichiamo delle nostre tecniche per isolare il tratto comune dell’arteria uterina. Si possono asportare per via vaginale anche uteri di notevolissime dimensioni perché si va a clampare bene l’arteria uterina. Tale tecni-ca di isolamento del tratto comune dell’arteria uterina si espleta con una manovra che insegniamo anche ai nostri corsisti. Per quanto riguarda la Laparoscopia, dal 1996 ab-biamo abbandonato il pneu-moperitoneo ritenendo che l’anidride carbonica usata per gonfiare l’addome, per visua-

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lizzare gli organi intra-addo-minali non è scevra da rischi e può dare complicanze anche gravi. Con l’obiettivo di elimi-nare, questo rischio aggiunti-vo dovuto all’anidride carbo-nica abbiamo sperimentato prima alcune tecniche Gas-Less con dello strumentario dell’Origin: Laparofan e Air-Lift. Insoddisfatti dai limiti di visibilità intra-addominale di tali tecniche, abbiamo ideato un nostro sistema: Gas-Lup (proprio da Gasbarro-Lupo) brevettato il 10-09-99, che consiste in un sospensore meccanico dell’addome plu-riuso non monouso, steriliz-zabile, riutilizzabile. Da tale data sia a Chivasso che a Pozzuoli tutti gli interventi di Laparoscopia vengono effet-tuati senza pneumoperitoneo con il vantaggio di poterli eseguire in anestesia spinale

come per altri interventi ese-guiti in minilaparotomia ed in vaginale.Considerando che la pazien-te resta sveglia ed immobile, abbiamo sfruttato l’utilizzo degli occhiali 3D collegati ad un lettore DVD per ridurre i li-velli di tensione delle pazienti sottoposte ad intervento chi-rurgico.Tale innovazione ha suscitato notevole interesse tra i mass-media, oltre ad essere stata presentata, in prima serata, al telegiornale di RAI uno, ha avuto importanti spazi in va-rie testate nazionali. Altra tecnica che diffondia-mo anche durante i corsi è quella relativa alla correzio-ne dell’incontinenza urinaria molto meno lesiva di quelle messe in atto dal ’97 da Ulm-sten. Tali tecniche meno inva-sive e meno costose: T.U.S e

T.I.C.T (Tension-Free Inconti-nence Cystocele Treatment) sono state elaborate unita-mente al Professore Vito Le-anza dell’Ostetricia e Gineco-logia dell’Università di Cata-nia e pubblicate in due libri.

Professor Gasbarro come è nata in lei l’idea del “Labo-ratorio”?Nel 2000, ancora primario a Chivasso (TO) venni a cono-scenza di uno stabulario a Napoli, gestito dal Cardarelli e proposi l’allestimento di un centro di chirurgia sperimen-tale su maiali da operare in anestesia generale su tre ta-voli, sia in Laparoscopia che in Laparotomia. I corsi, indiriz-zati a ginecologi provenienti da tutta Italia, riguardavano le riparazioni delle lesioni ia-trogene che si possono ve-rificare in corso di interventi

Sospensore Gas-Lup

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ginecologici:lesioni intesti-nali, urologiche e soprattut-to vascolari. A mio giudizio, chiunque operi in ginecolo-gia, specialmente in oncolo-gia, ha l’obbligo di acquisire tali conoscenze dal momento che complicanze ed emer-genze vascolari sono le più ri-schiose per la paziente ed oc-corre saperle dominare (vedi lesioni accidentali in corso di linfoadenectomie). Questa esperienza è durata due anni. Con sommo rammarico posso dire che per motivi di politi-ca sanitaria questa iniziativa venne boicottata per cui fui costretto a trasferire questi corsi in Romania, all’Universi-tà di Oradea. Successivamen-te sono stato contattato dal professore Massimo Moscari-ni dell’Università di Roma che mi ha affidato i corsi di chi-rurgia sui maiali in anestesia nello stabulario di Pomezia. Il laboratorio chirurgico na-sce come alternativa didattica

allo stabulario allo scopo di ridurre il sacrificio di animali riservandone il loro utilizzo esclusivamente per tecniche chirurgiche eseguibili solo in vivo.In questo Laboratorio chirur-gico eseguiamo interventi su pezzi anatomici animali non destinati al consumo ripro-ducendo le stesse situazioni che si presentano in sala ope-ratoria (chirurgia intestinale, urologica, vascolare, etc…) e su simulatori laparoscopi-ci ed isteroscopici, offrendo l’opportunità a molti giovani medici di acquisire tecniche e competenze propedeutiche alla loro attività clinica.L’iniziativa, oltre che ai gine-cologi è rivolta anche a Medi-ci di altre specialità (chirurghi generali, vascolari, ortopedici endoscopisti e chirurghi pla-stici).Alcune università hanno ade-rito a questa iniziativa.La nostra attenzione si è an-

Professor Nicola Gasbarro Primario di Ginecologia dell’ospedale La Schiana di PozzuoliRicerca&Formazione: [email protected] Intervista a cura di Cinzia Mortolini

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gia

che rivolta all’acquisizione di programmi 3D di anatomia umana per facilitarne l’ap-prendimento. Il semplice acquisto di un ma-nichino ostetrico negli Stati Uniti ci ha permesso di atti-vare dei corsi pratici sull’as-sistenza al parto spontaneo, al parto podalico, di vertice, applicazione di ventosa e di forcipe, riproducendo tutte le manovre ostetriche ed anche le manovre di rianimazione neonatale e puerperale.Dal prossimo anno partiran-no anche i master di chirurgia per coloro interessati ad ac-quisire esperienza chirurgica diretta.

Occhiali 3D

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M croScopio Odontoiatria

Nell’ambito di una serie di articoli su un pro-blema sanitario estivo

pressante, vale a dire le cure odontoiatriche, ci siamo im-battuti in un poliambulatorio che merita di essere segna-lato al pubblico. Anche in un quartiere non esattamente tranquillo e certamente non di lusso, questo poliambula-torio si distingue come una sorgente nel deserto, offren-do servizi la cui qualità è pa-ragonabile talvolta a quanto possiamo trovare in grandi policlinici o in strutture ben più famose. Consci dei note-voli problemi strutturali ed organizzativi che affliggono l’odontoiatria pubblica in Ita-lia, che notoriamente assicura i suoi servizi ad una minima parte dei cittadini, ci siamo quindi apprestati a visitare il Poliambulatorio del Distretto 18 della ASL RME, ove insie-me a ben 17 specializzazioni vengono assicurate agli utenti anche prestazioni di Odonto-iatria. La nostra visita si è po-tuta svolgere il 5 agosto del corrente 2010, e ci ha permes-so di intervistare dirigenti e

PREMIO DI ECCELLENZA REGIONALE PER IL DISTRETTO 18 DELLA ASL RME

Una struttura decentrata, non elefantiaca e in una zona periferica nel Distretto 18 della ASL RME, riesce ad offrire servizi poliambulatoriali, efficaci e ben coordinati. Buoni servizi informativi ed efficienti banche dati riescono a rendere edotti i pazienti su quale potrà essere il proprio percorso terapeutico. L’ambulatorio odontoiatrico costituisce un esempio di impegno lavorativo non comune

funzionari. La nostra speranza era quella di avere una rassi-curante prova di come, invece, l’odontoiatria pubblica possa funzionare bene ed assicurare un ampio ventaglio di servizi a varie fasce di utenti, purché i dirigenti e tutti coloro che la-vorano a contatto con il pub-blico siano veramente motiva-ti. Ci è sembrato di trovare ciò che cercavamo, insieme alla constatazione che talvolta una struttura di dimensioni non faraoniche può essere molto utile alla collettività, proprio a cagione della sua agilità ed efficienza. I Distretti della ASL RME hanno un sistema di Ambulatori Odontoiatrici di primo livello, in totale otto, di cui quattro, uno per ciascun Distretto, sono di riferimento per l’attuazione del progetto regionale di odontoiatria, che prevede, tra l’altro l’effettua-zione di visite gratuite ai bam-bini della terza elementare e l’esecuzione, sempre gratuita di fluoroprofilassi e/o sigilla-tura dei solchi, per la preven-zione della malattia cariosa. L’ambulatorio odontoiatrico di riferimento del Distretto

18 è appunto nel Presidio di Montespaccato. Nel Presidio, come in tutto il Distretto 18, la politica sanitaria è quella della presa in carico del citta-dino, che intende essere un modo di seguire il paziente dall’ inizio alla fine e possibil-mente nello stesso giorno od in successioni temporali adia-centi e brevissime. Di parti-colare rilevanza è il Percorso Senologico, che sarà attivato a breve e che, con il suo iter diagnostico e terapeutico, ad integrazione con il servi-zio di senologia dell’ospeda-le S.Spirito, offre alle pazienti un percorso agile e dinami-co. Il Presidio ambulatoriale di Montespaccato è una mo-derna e praticamente nuova struttura, nata nel 2000, in cui lavorano diversi specialisti, e dove vengono assicurate mi-gliaia di prestazioni, tanto da fornire una valida assistenza in molti settori, odontoiatria compresa, e ad un tale livel-lo che non sarebbe ecces-sivo definire di “eccellenza”. Sia l’Ufficio URP che L’Uf-ficio Stampa della ASL RME ci sono poi sembrati cordia-

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Od

onto

iatria

li quanto prudenti ed ocu-lati (Tel. 0676835.2590, Fax 06/6835.2589), facilitando il nostro lavoro di procurare in-formazioni ai lettori. Abbia-mo avuto, nella nostra visita, l’assistenza della Dott.sa Anna Roberti, Direttore dei Servi-zi Territoriali del Distretto 18, del Responsabile sanitario del Presidio Dott. Danilo Rinaldi, e della Dott.sa Daniela Biol-ghini, Odontoiatra e speciali-sta strutturata presso l’Ambu-latorio di Odontoiatria, in cui lavora assistita da valide infer-miere ed infermieri. Abbiamo così potuto rivolgere alcune domande sulla struttura de qua, e dalle risposte ricevute abbiamo potuto tracciare il quadro che segue.Il Poliambulatorio di Via Tor-nabuoni 50, con le sue nume-rose branche specialistiche e

l’ambulatorio infermieristico, cerca di rispondere quanto più possibile ai bisogni della Comunità. Esso ospita anche un Centro per le Cefalee, un Centro Prelievi, un Consulto-rio, nonché servizi di Cardio-logia, Diabetologia e numero-se altre prestazioni specialisti-che, tra cui Odontoiatria.I funzionari responsabili del Distretto credono nella pe-riferizzazione dei servizi e nell’utilizzo capillare del com-puter per “far girare le infor-mazioni, non i cittadini“ (frase citata dalla Dott.sa Roberti). I pazienti arrivano in questa struttura e trovano un desk che funge da vera e propria banca dati, nell‘ambito della quale il paziente può rapida-mente scegliere il medico di base che gli occorre oppure lo specialista che gli necessita

oppure ancora il tipo di pre-stazioni che devono essere erogate. Queste operazioni di approccio vengono condot-te con rapidità ed efficienza, che poi è un esplicazione del ben riuscito e premiatissimo “Progetto Accoglienza “, che prevede l’uso di un data-base per venire incontro in una ma-niera più ordinata e raziona-le alle esigenze dei pazienti. Nel servizio di Odontoiatria, come anche nelle altre bran-che specialistiche del Presi-dio, vengono adottate efficaci procedure di sterilità. La ste-rilizzazione dei ferri chirurgici avviene con scrupolosa at-tenzione in conformità delle normative europee vigenti, con costanti test di controllo (test Bowie-Dick, indicatori biologici, indicatori chimici). Tra i sistemi di sterilizzazione

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possibili vi è anche quello in cui lo strumentario chirurgico che viene a contatto con san-gue o mucose lesionate viene anche accuratamente steriliz-zato in autoclave e nell’inter-vallo termico che vira tra 121° e 134°, per opera di personale che utilizza guanti spessi con-formi alle norme EN 374 ed EN 388, e pone uno schermo facciale conforme alla norma-tiva EN 166 durante le ope-razioni di decontaminazione e lavaggio dei materiali. Nel Servizio di Odontoiatria viene offerta una serie di prestazio-ni: carie, estrazioni dentarie (che rientrano nei LEA, o Li-velli Essenziali di Assistenza), terapie conservative, terapie parodontali di base (gengive, igiene orale etc. etc.), e pre-sto verranno attivati servizi relativi alle protesi ed all’orto-donzia. L’Ambulatorio rispon-de al suaccennato progetto di odontoiatria regionale inter-ASL, che prevede tra l’altro in-terventi di prevenzione in età evolutiva gratuiti sul territorio, articolati in una campagna in-formativa per la prevenzione della carie con interventi pre-so le scuole e screenings gra- di Paolo Nicoletti

M croScopioO

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ntoiatria

tuiti per gli scolari della terza elementare con visita, presta-zioni di fluoroprofilassi e si-gillatura dei solchi, e fornitura di protesi gratuita nelle gravi malocclusioni. Tale progetto è triennale e regionale. Per gli interventi nelle terze elemen-tari è anche prevista la viva-cizzazione delle campagne di prevenzione con strumen-ti culturali agili ed innovativi, elaborati dalle AA.SS.LL. re-gionali ( capofila la ASL RMA ) come gli ormai famosi cartoni animati di “Mister Dentone”, un personaggio di animazio-ne appositamente creato per spiegare con facilità ed imme-diatezza ai bambini la proble-matica della prevenzione del-le carie.Le prestazioni erogate sono disponibili a tutti i cittadini, cercando di dare priorità alle prestazioni più urgenti ed a tutti coloro che appartengo-no alle categorie sociali “pro-tette”, vuoi per reddito vuoi per motivi sanitari. Le preno-tazioni avvengono anche tele-fonicamente attraverso il CUP della Regione Lazio, che noto-riamente funziona con il nu-mero telefonico 80.33.33 ed è

un servizio attivo tutti i giorni compresa la mattina del sa-bato (tuttavia, è noto che per prenotare al telefono sono necessari il codice fiscale ed il modulo di richiesta medica, quello consueto di colore rosa e debitamente compilato da un medico del SSN). Dopo le prenotazioni, il paziente viene letteralmente preso in carico dall’ambulatorio del Distretto 18, ove si cerca di effettuare tutte le operazioni necessarie al paziente entro un mese dal primo accesso. Le prestazio-ni di “urgenza“ odontoiatri-ca vengono effettuate anche nella stessa giornata, dopo un primo filtro di valutazione di priorità effettuato dalla spe-cialista sui pazienti, in base ad attente valutazioni di ciò che potrebbe costituire “urgen-za” anche in base all’età ed alle patologie pregresse del paziente. Ovviamente un pa-ziente con un terribile ascesso dentario avrà la priorità su chi ad esempio deve effettuare l’igiene orale. Le prestazio-ni di routine sono prenota-bili in registrazione diretta. I pazienti che pagano il ticket possono usufruire delle stesse prestazioni odontoiatriche già sopra accennate. L’ambulatorio di Via Torna-buoni 50 consente anche la crescita professionale di fre-quentatori volontari e di spe-cializzandi, ed ospita inoltre lo svolgimento dei corsi di formazione per tutti gli ope-ratori del Distretto 18, nonché i periodici incontri con i me-dici di Medicina Generale.

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M croScopio Ortopedia

sindrome del

Intervista al Dottor Ennio Flores specializzato in Ortopedia e Traumatologia, dirigente Medico 1°Livello presso l’Ospedale di Solofra reparto Ortopedia e Traumatologia, Perfezionamento in Chirurgia della mano

Dottor Flores parliamo della sindrome del Tunnel Carpale, quali

sono i sintomi? È sempre ne-cessario intervenire chirurgi-camente?I sintomi del Tunnel Carpale sono caratterizzati da dolore e pare-stesie, specialmente durante le ore notturne alle prime tre dita, della mano, difficoltà nella pre-sa, il dolore spesso si irradia lun-go l’avambraccio fino al gomito. Colpisce specialmente il sesso femminile. La patologia è carat-terizzata da una compressione del nervo mediano al polso da parte del legamento trasverso del carpo. L’intervento chirurgico può essere evitato solo in caso di gravidanza e allattamento. La diagnosi viene confermata da un esame elettromiograficoQuanto dura l’intervento Dot-tore?L’intervento dura dieci, quindici minuti. Viene praticato in regime di day-surgery in anestesia loca-le.E i tempi di recupero?Il tempo di recupero ottimale è di un mese per quanto riguar-da l’attività lavorativa manuale. Nella prima settimana però bi-sogna essere particolarmente cauti muovendo solamente le dita, dall’ottavo, decimo giorno in poi si può riprendere una vita normale.Dottor Flores l’acido Alfa Li-poico per quanto riguarda le neuropatie ha un effetto be-nefico?L’acido Alfa Lipoico lo prescrivo spesso nelle forme iniziali della

Dottor Ennio FloresOspedale Landolfi Solofra (AV)Reparto di ortopedia e traumatologiaSessione autonoma CHIRURGIA DELLA MANO

Intervista a cura di Cinzia Mortolini

patologia chiaramente avremo maggiori possibilità di miglio-ramento se i sintomi non sono iniziati da tanto tempo, inoltre è molto utile nel periodo post gravidanza dove quasi sempre si ottiene una regressione della patologia. Nelle forme funzionali con una patologia sfumata con un grado di compressione lieve. Inoltre è molto utile e lo uso per

circa un mese nel post-operato-rio ottenendo una ripresa fun-zionale più rapida. Sicuramente in un lavoratore manuale dove spesso avremo una compres-sione da ipertrofia sinoviale dei flessori o una compressione con-clamata con richieste funzionale importanti diventa poco utile la sua somministrazioneLei si è perfezionato in chirur-

TUNNEL CARPALE

gia della mano, nella rizoartro-si lei pratica l’impianto di pro-tesi in ceramica…Sì, sono stato a Lodi (MI) dove un Medico di Berlino venne ad impiantare queste protesi in ce-ramica per il trattamento delle degenerazioni artrosiche della Trapezio-Metacarpale. Ho visto questo intervento e l’ho messo in pratica presso il nostro Ospe-dale. Nelle persone che svol-gono un lavoro manuale sono sempre propenso per l’artrodesi o l’intervento di trapeziectomia in sospensione. Però credo che con le dovute indicazioni cliniche la protesi in ceramica è una va-lida alternativa chirurgica essen-do un intervento relativamente semplice con una buona tollera-bilità da parte del Paziente. I casi in cui ho impiantato la protesi in ceramica sono pochi , non pos-so essere un promoter di questa metodica protesica anche se ho potuto constatare, anche dalle esperienze di altri Colleghi, l’affi-dabilità e la bontà dei risultati a più lungo termine dell’impianto protesico.

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M croScopio Flebologia

Dottore le varici degli arti inferiori che cosa sono? Oltre al danno

estetico la loro comparsa a quali patologie può portare?Le varici degli arti inferiori sono legate ad una incontinenza val-volare. Nelle vene ci sono delle valvole che quando non chiudo-no (si rompono) generano dei reflussi, dando origine alle vari-ci. Questi reflussi determinano ristagno di sangue venoso negli arti inferiori, che, nelle forme peggiori, possono portare alle ulcere venose, alle flebiti super-ficiali o profonde, e, alle relati-ve complicanze, purtroppo, in alcuni casi possono diventare anche mortali, come la temuta embolia polmonare.Dottore ci sono delle “regole d’oro” per prevenire le vene varicose, i capillari…Sì, la regola principale è l’atti-vità fisica; avere un buon tono muscolare rappresenta una condizione indispensabile per una efficiente pompa musco-lare, poiché essa rappresenta il rimedio più importante per la prevenzione delle patologie vascolari. La pompa muscolare degli arti inferiori, gioca un ruo-lo insostituibile nel contrastare la tendenza fisiologica al rista-gno, (i muscoli sono il motore della circolazione venosa), essi contrastano la forza di gravità che riporta inesorabilmente il

LE VARICI DEGLI ARTI INFERIORIIntervista al Dottor Ernesto Farina esperto in problematiche vascolari, medico di base, specializzato in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso, ideatore di un progetto iniziato nel 1995, “una particolare biciletta in grado di generare un particolare gesto atletico nel quale le resistenze sul circolo venoso fossero le più basse possibili…”

sangue verso il basso soprattut-to quando siamo in piedi. Vitamine C - E, principi attivi come la Diosmina, la Rutina, il Mirtillo, possono essere an-tiossidanti o coadiuvanti nel trattamento delle varici?Sì, hanno un ruolo importante per quanto riguarda l’effetto to-

nico a livello della parete e per quanto riguarda la resistenza dei tessuti ad un eventuale sta-to temporaneo di stasi (aumen-to di pressione venosa). Quindi queste sostanze preservando l’integrità valvolare, riducono il rischio di formazione di varici, ulcere e lesioni cutanee.

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Quali terapie complementari possono apportare benefici, lei ha parlato di sport, ma si parla anche di calze, di cal-zature… poi vorrei parlare di una sua particolare invenzio-ne, una bicicletta…L’attività fisica in generale por-ta benefici, quindi, mantenere efficiente il sistema muscolo scheletrico rappresenta il mi-glior rimedio per una efficiente attività di pompa muscolare e in particolare, la mia invenzione, consentendo un gesto atletico in una posizione vantaggiosa per il circolo venoso degli arti inferiori, permette, utilizzan-do le maggiori masse muscolari del corpo umano, la massima attività di pompa muscolare e il migliore effetto emodinamico

Dottor Ernesto Farina Comune di Sora - Frosinone Intervista a cura della Redazione

M croScopiosul circolo venoso. Per quanto riguarda l’attività sportiva, tut-te le attività motorie e relati-vi gesti atletici danno un utile contributo alla circolazione ma, ovviamente, ce ne sono alcuni che proprio in virtù di una po-sizione vantaggiosa, generano un circolo virtuoso che porta benessere alle gambe.Dottore credo che l’esperien-za medica l’abbia portato ad ideare questa bicicletta, que-sto strumento in grado di mi-gliorare l’attività di pompa muscolare…Mi sono trovato spesso a dover curare delle persone con pro-blematiche vascolari e l’obietti-vo che mi sono posto è stato quello di studiare una posizione con relativa attività muscolare

(gesto atletico) nel quale le resi-stenze sul circolo venoso fosse-ro le più basse possibili. Ho fat-to uno studio sul alcuni pazienti al Policlinico di Roma Umberto I nel quale abbiamo confermato che in alcune posizioni l’attività di pompa muscolare era tanto efficace, che le pressioni veno-se misurate subito dopo alcuni minuti di attività motoria, risul-tavano alla flussimetria doppler molto basse, questo gesto at-letico, che poi è una pedalata innovativa, consente, infatti alle gambe di lavorare a pressio-ni venose di 5-10 millimetri di Mercurio; pressioni veramente basse, basti pensare, che a pari-tà di condizioni, pedalando sul-la cyclette tradizionale la pres-sione venosa non è mai scesa sotto i 30 millimetri di mercurio. Confortato da questo studio, e successivamente visti i risultati, ho brevettato una bicicletta. Attualmente ne sono state pro-dotte circa duemila, e alcune di esse vengono utilizzate anche a livello agonistico, partecipando a diverse manifestazioni sporti-ve di interesse nazionale (Nove-colli, Gran Fondo del Conero ecc...). In queste manifestazioni la bicicletta ha ottenuto subito prestazioni molto interessanti, basti pensare che a concluso la Gran Fondo del Conero (90 Km in due ore e 10 minuti) alla me-dia di circa 40 Km. Questi fatti, non considerazioni persona-li, dimostrano il grande valore di questo gesto atletico. Sono 120 anni che esiste la bicicletta con una sua posizione tradizio-nale, da oggi, è possibile anda-re in bici anche in una nuova posizione di massima efficienza biomeccanica.

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Dottor Generoso RiccardiMedico Chirurgo Specialista in OtorinoLaringoiatria

Specialista ambulatoriale nel distretto di Nola, San Pietro a Patierno (NA) e Capua Consulente tecnico di ufficio del tribunale di S. Maria. C.V. Già commissario otorino nella Commissione medica periferica di Napoli del Ministero del tesoro per le pensioni di guerra e d’invalidità, dal 1989 a DIC 1998 Idonietà ad aiuto ORL:Ospedale di Avellino concorso pubblico Dic 1988

C apita spesso che n e l l ’ a m b u l a t o r i o dell’otorino, l’assistito

riferisca la percezione per lo più sgradevole di un rumore, non riferibile ad un orecchio in particolare, in assenza di una stimolazione sonora. Tale percezione che prende il nome di “acufene” non ha predilezione di sesso ed è più frequente dopo i 60 anni.La descrizione dettagliata del sintomo è legata sia alle caratteristiche fisiche ed og-gettive del rumore, sia alla condizione sociale della per-sona. Non è raro sentire va-rie e pittoresche espressio-ni: “avverto l’acqua bollire”; “ho dimenticato il gas aper-to”; ”sento il fruscio d’inset-ti”; “ascolto il frastuono di un’orchestra stonata”; “odo lo scoppiettio delle bollicine come una bottiglia di coca-cola aperta”. È nella quiete, quando i ru-mori dell’ambiente si affievo-liscono, e quindi più spesso di sera che l’acufene non più mascherato si rende più evi-dente e fastidioso.Se si escludono i rari casi di

M croScopio Otorinolaringoiatria

aspetti dell’ ACUFENEEsperienze di un otorino ambulatoriale

acufene organici, più spesso l’acufene è funzionale. Esisto-no cioè un insieme di cause capaci da sole e/o in conco-mitanza di alterare il giusto meccanismo neuronale della via acustica: dalle cellule del Corti a quelle dell’area del-la corteccia temporale 46 di Brodmann.L’area acustica, attraverso relè neuronali a partenza soprattutto dell’ippocampo e dall’amigdala risente delle variazioni comportamentali del soggetto. Pertanto perturbamenti intensi, negativi o positivi (gioie e/o dolori) della sfera emotiva possono influenzare note-volmente l’acufene.Nell’attesa che si possa me-glio conoscere il meccanismo eziopatogenetico che altera il giusto funzionamento della via e dei centri acustici ven-gono utilizzati una serie di farmaci che modificano: la qualità del circolo vascolare, l’attività neuronale, la sfera emotiva e meno frequente-mente la terapia fisica in di-verse applicazioni (masche-ramento, sorgenti di rumore

con opposti elettrodi cranici).La terapia fisica utilizza un rumore con caratteristiche opposte a quelle dell’acufe-ne in maniera tale che le due sorgenti di energia mecca-nica vibratoria incontrandosi possono annullarsi.La giusta conoscenza della persona e l’appropriata scel-ta della terapia, spesso più principi attivi, ha permesso di ottenere in una buona per-centuale di soggetti trattati risultati più che lusinghieri.

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D a anni l'Istituto Mario Negri di Milano conduce importanti ricerche sulle cau-se dell'epilessia e su possibili nuove ed

efficaci terapie per curare questa patologia, soprattutto nei casi cosiddetti farmaco-resi-stenti, cioè quei pazienti che non rispondono al trattamento con i farmaci antiepilettici at-tualmente disponibili.In particolare i ricercatori del Mario Negri han-no svolto ricerche sperimentali sul ruolo dei processi infiammatori nell'epilessia, scopren-do che l'infiammazione è uno dei meccanismi che predispone alla comparsa e ricorrenza di crisi epilettiche.Nel marzo 2010 è uscito un importante lavoro sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Me-dicine, dove i ricercatori del Mario Negri de-scrivono la scoperta di una molecola che fa in-sorgere le crisi epilettiche. Gli studiosi - guidati da Annamaria Vezzani, capo del Laboratorio di Neurologia Sperimentale dell'istituto Mario Negri e con la collaborazione di Marco Bian-chi dell'Ospedale San Raffaele di Milano -hanno scoperto un nuovo meccanismo infiamma-torio che contribuisce in modo determinante alla comparsa e alla ricorrenza delle crisi epi-lettiche. I ricercatori del San Raffaele nel corso degli anni hanno dimostrato che molecole ri-lasciate da tessuti danneggiati, e in particolare una proteina chiamata HMGB1, sono respon-sabili dell'infiammazione associata a traumi o stress biologici.Il nuovo studio ha dimostrato che i neuroni e le cellule della glia, sottoposti a uno stimolo che causa l'epilessia, rilasciano HMGB1, che a sua volta stimola i recettori Toll-like. Questi re-cettori di norma rilevano la presenza di batteri o virus: lo studio dimostra un loro importante ruolo nella regolazione dell'eccitabilità delle cellule nervose in risposta all'infiammazione. Il trattamento con farmaci che bloccano gli ef-fetti della molecola HMGB1, oppure dei recet-tori Toll-like, ha mostrato potenti effetti anti-convulsivanti anche su animali con crisi resi-stenti ai farmaci oggi utilizzati. E - cosa ancora più rilevante - il coinvolgimento di HMGB1 e

Epilessia: il Mario Negri in prima lineaIndividuata una molecola che fa insorgere le crisi epilettiche

dei recettori Toll-like è stato evidenziato anche nel tessuto cerebrale ottenuto da pazienti sot-toposti a chirurgia perché affetti da crisi epi-lettiche insensibili ai farmaci.La Dottoressa Annamaria Vezzani, coordinatri-ce dello studio ha commentato “Questa sco-perta, oltre a mostrare un nuovo meccanismo alla base delle crisi epilettiche, apre la strada al futuro di nuove terapie anticonvulsivanti, uti-lizzando particolari farmaci anti-infiammatori per curare l'epilessia. Speriamo sia possibile usarli anche in altre patologie neurologiche associate a processi infiammatori. HMGB1 è coinvolta nelle patologie in cui vi è uno stress biologico e quindi in quasi tutte le malattie”.Allo studio una nuova terapia genica per cura-re i casi di epilessia resistente ai farmaciNegli ultimi anni i ricercatori dell'Istituto Mario Negri, sempre coordinati da Annamaria Vez-zani, hanno anche sviluppato una terapia ge-nica per curare l'epilessia farmaco resistente. E' questo il caso del 30% dei pazienti affetti da epilessia, che purtroppo è resistente ai farmaci abitualmente usati per curare le crisi epilet-tiche. Proprio per questo motivo i ricercatori del Mario negri hanno sviluppato una nuova terapia genica ora in fase di sperimentazione clinica e già approvata dall'FDA, l'organo di controllo statunitense sui farmaci.Come funziona? Innanzitutto occorre indivi-duare l'area del cervello in cui sorge l'epilessia e da cui partono gli attacchi. Questo si può fare con delle tecniche di imaging e con elet-

M croScopio ricerca

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trodi particolari inseriti nel cervello. I pazienti farmaco resistenti fino ad oggi dovevano es-sere operati, per asportare (laddove possibile) l'area epilettogena. Al di là dei rischi di questo intervento, comunque, non sempre è possibi-le farlo. In molti casi infatti si tratta di un'area molto importante, senza la quale il paziente non può continuare a condurre una vita “nor-male”. Si tende quindi a evitare di operare questi pazienti. Una volta individuata l'area “incriminata” vi si inietta un gene terapeutico, che codifica per una proteina che ha proprietà anticonvulsi-vante. Basta iniettarlo una sola volta e poi il gene entra a fare parte del patrimonio geneti-co della cellula in cui è stato iniettato. “Non è detto comunque che la terapia genica funzioni su tutti” osserva Annamaria Vezzani” anche se

il suo utilizzo su modelli animali ha funzionato molto bene”. Annamaria Vezzani è nota per aver ricevu-to nel dicembre scorso il prestigioso premio internazionale dell'American Epilepsy Society, conferito per la prima volta a una ricercatrice italiana.

Isabella Bordogna, responsabile dell’ufficio stampa dell'Istituto Mario Negri di Milano

[email protected]

A l via uno studio che interessa anche le mutazioni meno comuni della patolo-gia, condotto dal team di Giulio Cossu,

finanziato da Parent Project Onlus attraverso il Fondo Daniele Amanti.Sarà un cromosoma à la carte il prossimo pas-so per avvicinarsi alla terapiadella distrofia muscolare di Duchenne. I ricer-catori del team di Giulio Cossu, della Divisione di Medicina Rigenerativa del San Raffaele di Milano, hanno avviato uno studio di ricerca per correggere geneticamente le cellule mu-scolari distrofiche di topo mediante un cromo-soma artificialeumano e procedere al trapianto autologo, cioè senza donatore. Finanziato da Parent Project Onlus, attraverso il Fondo Daniele Amanti, la prima fase del progetto durerà tre anni.La distrofia muscolare di Duchenne, rara pato-logia che porta alla degenerazione muscolare in un bambino maschio su 3.500, è dovuta a una mutazione nel gene della distrofina, pro-teina con ruolo strutturale e regolatorio nella cellula muscolare. I vari approcci terapeutici per correggere geneticamente le cellule difet-tose di chi ne è affetto, incontrano degli osta-coli a causa della complessità di questo gene,

Distrofia di DuchenneUn cromosoma artificiale per aprire la strada al trapianto di staminali autologhe

come ad esempio la sua grande dimensione. Con il cromosoma artificiale il gruppo mila-nese, in collaborazione con i ricercatori giap-ponesi della Tottori University, intende creare uno strumento ad hoc per affrontare queste difficoltà: da una sorta di 'menù genetico' i ricercatori potranno scegliere sequenze codi-ficanti per la distrofina, sequenze regolatorie, fattori didifferenziamento e proliferazione per inge-gnerizzare il cromosoma in laboratorio e in-

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serirlo poi in mesoangioblasti, le cellule sta-minali muscolari che servono al trapianto. Con questo approccio, si dàla possibilità di correggere geneticamente i mesoangioblasti difettosi estratti dallo stes-so paziente affetto da distrofia e procedere al trapianto autologo, evitando le complicanze del trapiantocellulare da donatore eterologo ed eliminan-do così il problema della compatibilità e le problematiche legate alla necessaria immuno-soppressione. Il progetto di ricerca si affianca agli studi internazionali più promettenti per individuare una terapia.“La terapia con cromosoma artificiale potreb-be essere applicata a qualsiasi paziente ma è lunga, complessa e molto costosa”, spiega Giulio Cossu. “Noi tutti ci auguriamo che nel frattempo altre terapie geniche più imme-diate funzionino e, in questo caso, i pazienti che sono eleggibili dovrebbero iniziare il trat-tamento. Tuttavia questo approccio terapeu-tico dà sicuramente speranza a quel 20-25% di pazienti che hanno delle mutazioni meno comuni che rischiano di restare escluse dalle tecnichegenetiche oggi in fase di studio.” Il progetto è alla sua prima fase di sperimentazione sui topi. “Alla fine di questi tre anni vorremmo poter di-mostrare che cellule umane corrette in questo modo sono ingrado di formare distrofina in topi distrofici immunodeficienti. Non è pensabile in tre anni andare più lontano di così. Se tutto va bene, ci vorrà almeno il doppio degli anni prima di provare queste cellule sull'uomo”.Il lavoro di Giulio Cossu riceverà, in tre anni, un finanziamento di 280 mila euro da Parent Project Onlus attraverso il Fondo Daniele Amanti nato nel 2009 per individuare e soste-nere progetti di ricerca per le mutazioni meno frequenti tra quelle che causano la patologia. Un traguardo importante per l'associazione e, soprattutto, per Fabio Amanti, ideatore del Fondo e padre di Daniele, un bambino di tre anni e mezzo a cui è stata diagnosticata una mutazione molto rara nel gene delladistrofina a soli sei mesi d'età. “Quando è stato istituito il Fondo Daniele Amanti, c'era la speranza che si riuscisse a fare qualche cosa per far partire uno studio per

queste forme più rare della malattia. Ma c'era anche la paura di non farcela.” Commenta Fa-bio Amanti, che, partito da un semplice appel-lo su Facebook per aiutare suo figlio - subito raccolto e rilanciato da Cinzia Lacalamita con il suo libro “Daniele. Storia di un bambino che spera” - ha raggiunto, in un anno e mezzo, ol-tre 20.000 sostenitori e raccolto più di 450.000 euro da destinare alla ricerca. “Oggi, grazie all’aiuto di tutte quelle persone che sono state e continuano ad essere vicine a mio figlio Da-niele, questa speranza si è concretizzata con l’avvio del primo progetto. Naturalmente que-sto è il primo passo per dare una possibilità in più non solo a Daniele ma anche a tutti i bambini che, come lui, presentano mutazioni molto rare.”La Distrofia Muscolare di Duchenne e Becker (DMD e DMB) è una malattia genetica causa-ta da un’alterazione del gene della distrofina localizzato sul cromosoma X. Nell’età adulta, la degenerazione muscolare determina una grave compromissione del muscolo cardiaco, del diaframma e dei muscoli intercostali fino a rendere necessaria l'assistenza respiratoria. Attualmente, non esiste una cura specifica ma un trattamento multidisciplinare che ha con-sentito di raddoppiare le aspettative di vita. Sistima che in Italia siano circa 5.000 le persone affette dalla patologia.Parent Project Onlus, l’associazione di genitori fondata nel 1996, è impegnata nel finanzia-mento diretto della ricerca scientifica e rive-ste un ruolo fondamentale nello studio di in-terventi mirati a sostenere le persone affette dalla distrofia di Duchenne e Becker e le loro famiglie.

Per ricevere maggiori informazioni sulle attività del Fondo Daniele Amanti e sugli altri progetti di Parent Project Onlus si può telefonare al numero 06 66182811 o visitare il sito www.parentproject.itComunicazione Scientifica Parent Project OnlusCinzia Pozzi - email [email protected] stampa Parent Project OnlusStefania Collet - email [email protected] Bottello - email [email protected] stampa Istituto Scientifico Universitario San Raffaele - e-mail: [email protected]

M croScopio ricerca

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U na scarsa produzione di latte della mamma è la causa più frequente del fallimento dell’allattamento al seno del

neonato e le condizioni in cui più comunemen-te si verifica sono: parto pretermine, malattie della madre e del bambino, separazione della madre dal figlio, riavvio della lattazione dopo un periodo di sospensione e allattamento in-diretto. Nelle donne in cui si verificano condi-zioni di scarsa produzione di latte, nelle quali non sono risultati efficaci adeguati interventi educativi nella fase di avvio dell’allattamento, andrebbero utilizzati i farmaci galattogoghi. Tali farmaci stimolano e mantengono la lat-tazione in quanto, con diversi meccanismi di azione, determinano un aumento della produ-zione della prolattina, ormone della lattazione, da parte dalla ghiandola ipofisaria. I principa-li meccanismi di azione sono la stimolazione diretta sull'adenoipofisi, la soppressione del-la secrezione ipotalamica del fattore inibente la prolattina, la stimolazione della secrezione ipotalamica del prolactin releasing hormon, l’azione antagonista sulla liberazione di do-pamina che blocca la secrezione di prolattina. In particolare il domperidone, usato comune-mente come procinetico (farmaco in grado di stimolare la motilità intestinale), è il galattago-go di prima scelta, essendo di provata effica-cia e con effetti collaterali scarsi nella madre e assenti nel neonato. Il domperidone stimola la lattazione in quanto antagonista della dopa-mina (antidopaminergico).È quanto emerge da una revisione sistematica della letteratura sui galattogoghi, ovvero su quei farmaci in grado di stimolare e mante-nere la lattazione, condotta dal Prof. Antonio

Allattamento al seno, i galattogoghi sono i farmaci più efficaci in caso di scarsa produzione di latte maternoÈ quanto emerge da uno studio condotto nell’ambito del Dipartimento di Scienze Pediatriche medico-chirurgiche e Neuroscienze dello Sviluppo del Policlinico Gemelli pubblicato sul “Journal of pharmacy and pharmaceutical sciences”

Alberto Zuppa, associato di Pediatria Generale e Specialistica all’Università Cattolica di Roma, e dalla sua èquipe nell’ambito del Dipartimen-to di Scienze Pediatriche medico-chirurgiche e Neuroscienze dello Sviluppo del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, diretto dal Prof. Costantino Romagnoli. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista canade-se “Journal of pharmacy and pharmaceutical sciences”, organo ufficiale della Canadian So-ciety for Pharmaceutical Sciences. “Nei Paesi in cui il domperidone non è disponi-bile, come gli Stati Uniti, può essere sostituito dalla metoclopramide, usata in genere come antiemetico”, afferma il pediatra della Cattolica Zuppa, che da anni si occupa dell’allattamento al seno. Gli autori sconsigliano l’uso di alcuni farmaci neurolettici, come la clorpromazina, per i possibili effetti a breve e lungo termine sullo sviluppo del sistema nervoso centrale del neonato.Nell’articolo appena pubblicato, infine, il grup-po di ricerca pediatrico della Cattolica di Roma sottolinea la “necessità di attivare studi accu-rati che possano dimostrare l’efficacia e la si-curezza delle erbe e dei rimedi naturali, che tradizionalmente vengono usati come galatta-goghi quali il fieno greco, la silimarina, la ga-lega”.

Dr. Nicola Cerbinoresponsabile Ufficio stampaUniversità Cattolica sede di Romae Policlinico universitario "Agostino Gemelli"

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L a nostra pelle, come è noto, subisce quotidianamente l’aggressione di agenti ester-

ni (vento, aria fredda, smog, sole) che causano una perdita di elasti-cità e di tono ed un aumento della disidratazione. Il risultato è la com-parsa di rughe sul viso e sul collo. Una dieta adeguata, indirizzata contro l’invecchiamento cutaneo, può contribuire a minimizzare pro-prio questo tipo di lesioni, insieme all’ausilio di un medico.Tale tipo di dieta non prevede sol-tanto alimenti, ma anche integrato-ri, e precisamente degli integratori che contengano nel loro interno acido ialuronico, collagene idroliz-zato di tipo II, e condroitin-solfato depolimerizzato .Nella matrice dermica della nostra pelle è naturalmente presente una certa quantità di acido ialuronico. Quest’ultimo è uno dei componen-ti fondamentali dei tessuti connet-tivi umani ed è presente in partico-lare a livello della cute, del liquido sinoviale delle articolazioni, come le caviglie, le spalle e le ginocchia, e si trova perfino nell’umor vitreo dell’occhio. Risulta immediatamen-te evidente, quindi, l’importanza dell’acido ialuronico.La capacità dell’acido ialuronico più caratteristica è quella di com-plessarsi con un numero elevato di molecole d’acqua. In tal modo, esso dà origine a dei gel protettivi particolarmente utili per mantene-re l’idratazione nonché l’elasticità della nostra cute, per sostenere la funzionalità delle nostre articola-zioni. Per non invecchiare, la nostra cute, deve avere delle capacità di man-

UNA DIETA CONTRO L’INVECCHIAMENTO CUTANEO

tenimento della forma ed anche di resistenza. Queste capacità sono collegate alla presenza di acido ialuronico nell’ambito dei tessuti cutanei. Purtroppo, con il passare del tempo, la sua concentrazione diminuisce e quindi la cute perde quell’aspetto caratteristico così tipi-co della giovinezza. Nel contempo, la cute perde anche l’idratazione. La scarsità, oppure la mancanza, di acido ialuronico determina la formazione di inestetismi cutanei, peggiora le “linee di espressione “ed è all’origine della formazione delle rughe.La molecola dell‘acido ialuronico è molto idrofila, cioè trattiene i li-quidi, ed è per questo motivo che la concentrazione di tale acido è proporzionale in modo diretto all’i-dratazione cutanea e quindi, stric-tu sensu, all’aspetto giovanile della nostra pelle .L’acido ialuronico, inoltre, contrasta la produzione di enzimi che hanno

la finalità di degradarlo ed incenti-va invece la proliferazione di cellule del tessuto connettivo che produ-cono a loro volta il collagene. Que-sta molecola complessa e delicata, costituita dal collagene, supporta il mantenimento della forma fisiolo-gica e dell’elasticità dei tessuti cuta-nei. Intimamente commiste alle fi-bre collagene vi sono infatti le fibre elastiche, che con particolari colora-zioni come il Weighert possono es-sere evidenziate, costituiscono uno degli elementi più interessanti per il microscopio polarizzatore. Ma tor-nando al collagene, esso esplica le sue funzioni non solo al livello del derma, ma anche al livello del tes-suto connettivo articolare. Sembra evidente quindi che la dieta contro l’invecchiamento cutaneo debba includere anche integratori a base di collagene, ed a questo punto è opportuno rilevare che la molecola del collagene, così come essa si tro-va in natura, arriva ad un peso mo-

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Dottor Marco Nicoletti Dermatologo-Tor Vergata

lecolare medio di 200.000 daltons. Questo peso molecolare elevato fa sì che di per sé stesso e senza particolari procedimenti, abbia un assorbimento piuttosto lento e fati-coso sia a livello percutaneo (som-ministrato sotto forma di creme e pomate) che a livello intestinale, se noi lo somministriamo oralmente. Se però sottoponiamo il collage-ne al procedimento dell’idrolisi, l’assorbimento da parte del no-stro sistema digerente sarà molto più semplice. Infatti la molecola di peso molecolare elevato si ridurrà in piccoli peptidi, scendendo quindi dai 200.000 daltons iniziali a 2000 daltons. Pertanto è chiaro che l’as-sunzione di collagene idrolizzato può concorrere ad ostacolare l’in-vecchiamento della pelle. Va anche sottolineato che esistono vari tipi di collagene, ed è opportuno rilevare che molti integratori a base di col-lagene idrolizzato utilizzano il collagene di tipo II, il quale si trova esclusivamente nel tessuto cartilagineo. Tutta-via, tale tipo di collagene, una volta somministrato come integratore alimenta-re, conferisce al nostro organi-smo un beneficio a livello cutaneo, oltre che a livello articolare. Il classi-co collagene di tipo I si trova nella pelle e nelle ossa, viene maggior-mente usato per produrre le gela-tine, notoriamente molto usate nel-le industrie alimentari, ma tuttavia meno importanti agli effetti delle finalità qui esaminate. Esaminiamo ora il collagene di tipo III e di tipo IV .Il collagene di tipo III è presente nella pelle assieme al collagene di tipo I, mentre il collagene di tipo IV è un costituente delle membrane. Anche se noi assumiamo integra-tori alimentari che contengono col-lagene di tipo II, avremo un bene-ficio pure a livello cutaneo. Infatti è vero che il collagene di tipo II si trova esclusivamente nel tessuto cartilagineo, ma i benefici che da

esso conseguono sono anche di tipo cutaneo, se il collagene assun-to è stato in precedenza idrolizzato. L’idrolizzato di collagene è un col-lagene (ottenuto dal tessuto os-seo, cartilagineo, oppure cutaneo) frammentato con un processo na-turale (idrolisi) per facilitarne l’assor-bimento nel torrente sanguigno. L’idrolizzato di collagene stimola la sintesi di collagene, come è stato brillantemente evidenziato da studi di laboratorio compiuti da Oesser e allievi (Cell e Tissue, Research 311: 393.9; March 2003) .Alcune importanti ditte, nei loro integratori, hanno unito al collage-ne idrolizzato e all’acido ialuronico anche la vitamina C, la quale ha un’azione antiossidante, contra-sta la formazione di radicali liberi coinvolti nei processi di invecchia-mento, e coadiuva la sintesi del collagene. Per quello che riguarda

invece gli alimenti che rientrano in possibili diete di supporto inseri-te in trattamenti e terapie contro l’invecchiamento cutaneo, aven-do esaminato brevemente alcuni possibili integratori, esamineremo ora a volo d’uccello l’opportunità di un uso più frequente ed accorto di arance, carote, uva nera e rossa, rosa canina (da inserire in tisane), ananas, limone, insalate di verdure verdi, germe di grano, ortica ed in-fine il melograno. Quest’ultimo è ancora più ricco, di antiossidanti e di resveratrolo, che non il vino. In una dieta che contrasti la sene-scenza cutanea deve essere inserito anche il prezzemolo, il finocchio, il cetriolo, il melone ed i pomodo-ri maturi. Essi infatti contengono quantità significative di licopene. Tale molecola ha finalità di pre-

venzione in numerose neoplasie, e la sua biodisponibilità aumenta cuocendo brevemente i pomodori a fuoco lento oppure condendoli con olio di oliva. Per rallentare la senescenza della nostra pelle, dob-biamo anche inserire, nell’ambito di cinque moderati pasti giornalieri alla maniera inglese, delle porzioni di zucca, spinaci, broccoli, mango, papaia, albicocche e mirtillo. Ma variando le componenti di questi piccoli cinque pasti, è giusto che vi inseriamo anche fragole in dosi as-sai contenute per evitare eventuali allergie, pompelmo dopo aver con-sultato il nostro medico ( perché può interferire con l’assorbimento di numerosi farmaci, in quanto può influire con il metabolismo del co-enzima Q10 a livello mitocondriale), cavolfiore e the verde (si consiglia-no dosi moderate di tale tipo di the, non più di una tazza al giorno ).

Una ricerca condotta dell’Istituto Superiore di Sanità (sviluppata in collabo-razione con

l’Università di Perugia) ha confer-mato che i vegetali crudi sono mol-to ricchi di antiossidanti che aiuta-no le cellule a contrastare gli effetti dell’invecchiamento. Ciò conforta ulteriormente coloro che rimango-no affezionati al cosiddetto pinzi-monio. Quest’ultimo è il modo più classico ed estivo per servire verdu-re crude (possibilmente inserite in una ciotola piena di ghiaccio tritato o in cubetti) come la costola di se-dano, i peperoni gialli e rossi, le ca-rote, i cetrioli ed i ravanelli, accom-pagnate da ciotoline individuali di olio e sale, con eventuali erbe aro-matiche, di cui un buon esempio è costituito dall’erba cipollina.

inSalute

Scegliere alcuni tipi di alimenti appropriati può influire in modo positivo sul processo di invecchiamento della nostra cute. Possono aiutare anche gli integratori nei quali sia incluso il collagene idrolizzato

M croScopio

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M croScopio InSalute

M ille volte si è detto che responsabile dello stress per il cambio di

stagione tra la primavera e l’estate può essere il cambiamento di livel-lo, o meglio la diminuzione, della melatonina.Infatti l’incremento progressivo delle ore di luce comporta una di-minuzione progressiva e gradua-le di tale ormone che ha bisogno dell’oscurità per essere prodotto. Le giornate tendono a concludersi sempre più tardi, fino alle ore 20.00, con l’ ora legale, addirittura fino alle 21.00, con conseguenti aumenti dello stress. Anche psicologica-mente, tendiamo a non staccare più la spina. Al contrario, nel cambio di stagione autunnale, il progressivo abbassa-mento delle temperature può fa-cilmente portare ad un incremento delle funzioni tiroidee. L’individuo, la cui tiroide sia sollecitata dal freddo che sopraggiunge, diventa facil-mente un ipercinetico, vale a dire che si muove in continuazione, si muove troppo, non trova pace. Al-tra forma di stress. Con l’arrivo della stagione fredda, dunque, ci sarà un maggiore bisogno della vitamina B5 che cerca di controllare a livello biochimico, questo stress agendo a livello delle ghiandole surrenali. Ribadita, tuttavia, la provenienza del danno dalla tiroide. Anche la vitamina C viene coinvolta in que-

INTEGRATORI PER IL CAMBIO DI STAGIONE

I cambi di stagione comportano, per la maggior parte degli individui, uno stress significativo. Alcune vitamine vengono “ bruciate “ con maggiore velocità. In particolare la vitamina B5, o acido pantotenico, svolge un ruolo importante nei meccanismi biochimici che controllano lo stress a livello delle ghiandole surrenali

sti stessi meccanismi biochimici. Inoltre lo stress tende ad abbassare comunque le difese immunitarie. Perciò è necessario fare una buona scorta di vitamina C che, come è ben noto ai vitaminologi, è fonda-mentale per il funzionamento del sistema immunitario. Premesso che l’ uso degli integratori alimentari è sempre consigliabile se sottoposto al vaglio di un medico, e che il fai da te è sempre sconsigliabile ed in particolare è sconsigliato dall’au-tore di quest’articolo, è opportu-no mettere in luce le molte doti dell‘Acerola, o “ciliegia delle Indie Occidentali“, nome scientifico “ Malpighia Punicifolia”. Dell’Acerola vengono usati i frutti maturi, senza il nocciolo. L’impiego dell’Acero-la può comportare effetti positivi

anche per la fragilità capillare e per gli stati febbrili (essendo assai ricca di vitamina C). Essa può essere di qualche utilità nelle malattie da raf-freddamento e può contribuire ad una maggiore stabilità delle difese immunitarie. Pianta arbustiva, ori-ginaria dell’ America Centrale, dalla lenta crescita e dalle medie dimen-sioni. L’ Acerola predilige i terreni argillosi, ricchi di humus, che con-tiene molte sostanze organiche, di grande importanza per la crescita e la vita delle piante. Le foglie giova-ni hanno un colorito rossiccio, che con il tempo si trasforma gradual-mente in verde scuro. Produce dei frutti che per dimensione, colore e forma sono simili alle ciliegie. Il sa-pore è lievemente dolciastro, ma tende poi all’acidulo. All’interno del

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Dottor Marco Nicoletti Dermatologo-Tor Vergata

inSalute

frutto è contenuto un grosso seme. Dai frutti maturi viene ricavato un succo che attraverso varie fasi di lavorazione viene trasformato in un estratto a contenuto altissimo di vi-tamina C. Ma anche la Rosa Canina è un ottimo integratore naturale di vitamina C. Questo tipo di rosa è di piccole dimensioni. Quando il fiore si trasforma nel frutto, se ne ottiene una bacca di colorito variabile dal rosso mattone al marrone con sfu-mature di porpora. Si consiglia il di-stillato di Rosa Canina con la tecnica del cestello separato. Concisamen-te, sul fondo del distillatore si pone una miscela in cui vi sia una parte di alcool a 90° e due parti di acqua di rubinetto. Dalla sommità del distil-latore viene fatto scendere, grazie a due fili sottili di materia inossidabile (potrebbe essere perfino del nailon di buona tessitura), un cestello di alluminio del fondo forato. La som-mità del distillatore viene chiusa da un tappo in cui si inserisce una serpentina, la quale poi termina in un recipiente di raccolta più piccolo del distillatore. I vapori della miscela idroalcoolica attraversano il cestello sospeso a metà del distillatore e poi passano nella serpentina. Un altro valido integratore per il cambio di stagione può essere a base di uva nera e zinco, valido soprattutto per l’autunno. Inutile ricordare la diffu-sione e popolarità di cure a base di uva. Tipico frutto settembrino, l’uva è un prezioso ricostituente naturale, che contiene sali minerali depurati-vi ed energizzanti. Tra questi, tro-viamo potassio, magnesio, fosforo, calcio e ferro. Gli zuccheri in essa contenuti, inoltre, sono di rapida assimilazione ed in altri tempi si è ritenuto fossero utili per la prontez-za mentale. Tra gli zuccheri vi sono il glucosio ed il fruttosio. Nel succo di uva sono contenute le vitamine del gruppo B, indispensabili per la salu-te dei tessuti. Ciò potrebbe essere di qualche importanza nei confron-ti dei pazienti diabetici, essendo tristemente nota la necrobiosi lipoi-

dica diabeticorum, nonché le der-matiti che tanto spesso affliggono il piede del soggetto diabetico. Per tutti questi pazienti è sicuramen-te utile sapere che le vitamine del gruppo B contenute nell’uva nera sono indispensabili per la salute del loro tessuto cutaneo. L’uva nera, in particolare, è molto ricca di resvera-trolo. Tale molecola, alla base della fama del vino “nero d’ Avola” per l’alta quantità di antiossidante in esso contenuta, combatte i radicali liberi e rinforza il sistema immunita-rio. L’azione dell’uva nera come inte-gratore è amplificata dalla presenza dello zinco. Possiamo definire que-sto minerale come il minerale anti-stanchezza per eccellenza. Esso infatti combatte lo stress, così tipico in coloro che rientrano dalle vacan-ze tanto da ispirare alcune note re-clames (“sono appena tornato”). Lo zinco aiuta anche chi soffre di cali di vista, e rallenta i processi di invec-chiamento. Un integratore naturale, costituito da uva nera e zinco può essere utile anche ai fini di fronteg-giare eventuali situazioni influenzali. Il resveratrolo dell’uva nera, infatti, agisce in cooperazione con lo zin-co migliorando la risposta immuni-taria e rendendo più difficoltosa la replicazione virale. La preparazione di tale integratore, che non andrà mai assunto senza il controllo ed il parere del medico, è relativamente semplice. L’uva nera, intuitivamen-te, è facile da acquistare. Anche un robot multifunzioni, dotato di voce “centrifugazione” è similmente fa-cile da acquisire. Possiamo quindi agevolmente preparare il succo di uva nera, con grappoli di origi-ne biologica ed eliminando i semi prima di centrifugare gli acini. Tale succo “casalingo“, come tutte le sostanze genuine, sarà meno gra-devole del succo che possiamo trovare già pronto e confezionato. A questo punto sarà anche agevole miscelare un bicchiere (solitamente 2 dl o circa 240 ml) di succo di uva nera con una fiala di zinco. All’uopo

chiederemo al nostro farmacista una fiala di “zinco oligoelemento”. Misceliamo quindi i due ingredienti, cioè il succo di uva nera e la fiala di zinco oligoelemento (solitamente in fiale da due ml, contenenti acqua ultrapura, zinco gluconato e frut-tosio), impiegando un cucchiaio di legno (per evitare ioni metallici) che ruoteremo lentamente. Berremo il preparato alla mattina, a digiuno, per almeno un mese. Ultimo, ma non ultimo, ecco un altro integra-tore adatto per i cambi di stagione, l’acido lipoico (in passato conosciu-to come vitamina N). Ciò che rende unico l’acido lipoico è che questa molecola esercita la sua azione sia in fase acquosa che in fase lipidica. Nella fase acquosa, esso contrasta i radicali liberi all’interno della cellula, in particolar modo a livello dei neu-roni. In fase lipidica, esso agisce in modo profondo sulle membrane cellulari, e contrasta l’ingresso dei radicali liberi che si trovano all‘e-sterno della cellula. Ma le sue azio-ni non finiscono qui, perché sono diversi anni che gli sportivi predili-gono tale integratore, avendo intra-preso diete dimagranti e cercando di favorire la formazione di nuovo tessuto muscolare. Infatti una delle funzioni dell’acido lipoico è quella di favorire la formazione dell’ener-gia all’interno dei mitocondri cellu-lari, a partire dai grassi e dagli zuc-cheri. Nel contempo, esso indirizza in modo selettivo la molecola del glucosio verso l’interno delle cel-lule muscolari. Solitamente, l’acido lipoico viene prodotto dall’organi-smo umano, ma purtroppo a par-tire dai cinquanta anni la capacità di produrlo si riduce drasticamente fino a sparire. Molto accortamente, alcune ditte hanno cominciato ad abbinarlo alla cannella, spesso in compresse.

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