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Mezzoeuro Mezzoeuro settimanale d’informazione regionale Sedotta e abbandonata la chiesa di San Demetrio Corone numero 16 - Anno 12 Sabato 20 Aprile 2013 www. mezzoeuro.it www. mezzoeuro.it 0,50 + 0,50 Voce ai giovani euro 1,00 Voce ai giovani Inviato di guerra: paura e passione

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Sabato 20 aprile 2013

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MezzoeuroMezzoeurosettimanale d’informazione regionale

Sedotta e abbandonata la chiesa di San Demetrio Corone

numero 16 - Anno 12Sabato 20 Aprile 2013

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0,50 + 0,50 Voce ai giovanieuro 1,00

Voceai giovaniInviatodi guerra:paurae passione

di Franco Crispini

Essere costretto a rinunciarvi per i diktat rancorosi dichi vive il terrore di un settennato guidato da un uomoinflessibile, che gli ha inferto già due solenni sconfitteelettorali, significava per Bersani piegarsi ad una as-surda, irrazionale condotta funzionale soltanto ai dia-bolici piani del Cavaliere. Nel corso degli eventi finoall’esito finale, il veto fatto pesare su Prodi da unBerlusconi inferocito contro questo avversario politico,è stato un aspetto orrendo in tutti i tentativi di arrivarealla elezione del Presidente della Repubblica sulla basedi larghe intese. Ma anche su altri, tranne Marini, un po-co Amato e D’Alema, il Cavaliere ha fatto il bello ed ilcattivo tempo, e Bersani gli ha tenuto bordone. Uno die-tro l’altro, Rodotà, Cassese, e figuriamoci Prodi, face-vano storcere il muso all’unico decisore per il Pdl chefaceva i suoi calcoli su chi evidentemente avrebbe po-tuto contare di più per le sue “faccende” : ma chi tra tut-ti quelli (escluso Prodi) avrebbe potuto fargli intrave-dere qualche spiraglio di “favori speciali”? Oppure ilCavaliere è andato alla ricerca di un personaggio sem-plicemente più arrendevole per un settennato che anco-ra dovrebbe vederlo protagonista della vita politica ita-liana?Come che sia, i veti hanno trovato ascolto, alla fine hafatto comodo al Cavaliere un candidato come Marini:può dire di avere accettato la scelta di Bersani (ma è sta-to una scelta del PD?, non sembra vista una vera rivol-ta che si è scatenata dentro il Partito) e può far ricaderesui diessini la responsabilità della bocciatura di Marini:Il Cavaliere dopo le prime votazioni può essere soddi-sfatto: un PD lacerato, altre carte da giocare fino a de-bellare i candidati ostili, sempre in nome della sua aper-tura a scelte condivise la quale è pi che altro una trap-pola in cui far cadere Bersani. Riusciranno i piani ber-lusconiani a mettere in subbuglio il PD, spezzettarlo nel-le sue anime interne, e, dalla quarta votazione in poi (sul cui svolgimento possiamo ora fare solo qualche sup-posizione), paralizzarne quel blocco di voti (406) chebasterebbe assieme a qual altro apporto, (si tratterà diarrivare alla metà più uno dei voti, e cioè 505), a deter-minare la vittoria del candidato? L’astuzia e l’abilità delCavaliere, la quasi inettitudine di Bersani che esce bat-tuto da inconcludenti trattative, dovranno misurarsi nel-le prove finali con un PD scosso e inferocito in moltesue componenti, con la vasta popolarità di cui godonotanto Prodi che Rodotà, con una domanda di cambia-mento che si è fatta incalzante nel Paese, con un Grillodalla indubbia intelligenza politica e strategica. Ancheper il Cavaliere potrebbe essersi aperta una fase in cuinon c’è da cantare vittoria, aiutato in ciò da un PD fal-limentare: con Prodi o Rodotà, caduti miseramente i ve-ti del Cavaliere, il quadro politico italiano comincerà adavere un pò di respiro.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 20132

Per il Quirinalequanto hanno pesato

i veti del Cavaliere?

Per il Quirinalequanto hanno pesato

i veti del Cavaliere?

Il legno storto

Nelle manifestazioni di piazza (Roma, Bari) tutti, attraversola ripresa televisiva, hanno potuto sentire il Cavaliere incitarela folla (triste ricordo della piazza Venezia della buonanima!)

ad urlare contro Prodi: sono stati pronunciamentiper esercitare pressione e ricatto. Quando uscirà questa

nostra “nota” (sabato), è probabile che l’elezione del Capodello Stato sarà avvenuta (dalla quarta votazione in poi),

ed allora verificheremo se le minacce del Cavaliere (guerracivile, emigrazione all’estero) su di una scelta di Prodi,

avranno ricevuto ascolto, e Prodi, che per tanti giorni è statotra i papabili, sarà stato messo da parte Il Cavaliere non ha

digerito molti nomi tra quelli venuti alla ribalta, su ciascunoha fatto pesare i suoi sospetti di persona a lui avversa,

sulla quale non poter contare (per i suoi problemi personali,soprattutto): ma su Prodi ha scaraventato un rifiuto velenoso,

un “vade retro Satana” che ha bloccato ogni possibile“condivisione” di scelta. La trattativa di Bersani, moltotentennante, ha tuttavia dovuto accusare tale assoluta

contrarietà del Cavaliere, al punto che i nominativi trattabilisi riducevano sempre a pochi. ma escluso Prodi.

Anche la buona volontà di trovare un accordo è finitaper apparire esagerata di fronte a quell’odio viscerale verso

un candidato che ha un valore politico assai significativoper il PD : se il PDL ha un unico emblema e la sua memoria

si ferma lì, essendo il solo Berlusconi il suo passato, il suopresente, il suo futuro,non così stanno le cose per il PD

che attraverso personaggi come Prodi può vantare una grandee variegata ricchezza di esperienze culturali e politiche

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Forse finirà come in un romanzo, o come in tri-bunale col curatore fallimentare. Chi apre la par-tita iva, chi firma il primo assegno, è poi quelloche lascia le chiavi della ditta in aula. Se va cosìtoccherà a Valter Veltroni chiudere il sipario, è sual'iscrizione camerale del Pd. A due passi dal ver-detto tutto lascia pensare che non sia stata la suauna grande idea. Ma Valter sognava questa con-taminazione impastata sulla stessa bandiera e orapotrebbe toccare a lui sbrigare le ultime pratiche.Poi un giorno il Kennedy di Roma ci spiegheràcome ha fatto a immaginare che sotto lo stesso tet-to potessero convivere, e fallire tutte insieme, co-sì tante e variegate razze mediterranee da sem-brare un circo. Ma onesto com'è non mancherà difarlo, ne siamo certi.

La notte del Pd paradossalmente è il bagnodi sangue che finirà per unire più di ogni altro

la politica italiana. Chi si immagina, in scala ov-viamente, da Berlusconi a Tonino Gentile brin-dare con champagne per la liquefazione dell'av-versario probabilmente ha visto un altro film. Ingioco non c'è uno schieramento contro l'altro mauna politica contro un'altra. Un sistema contro unaltro. Un Paese contro un altro. In gioco non c'èun presidente o un governo contro un altro, un co-lore o una bandiera contro un'altra. In gioco c'èuna rivoluzione che va governata e che se sfuggedi mano diventa un mostro. Il Pd ha avuto il ma-ledetto torto di prendere centomila voti più del-l'avversario nel posto sbagliato e nel momentosbagliato intestandosi la difesa di un sistema chenon è in grado di difendere. Quando si finisce conla gente che circonda il Palazzo, storia che ormaisi ripete ogni giorno, chi ne paga il prezzo più al-to è inevitabilmente quello che s'è dato più arie,più pretese, più fumo dell'arrosto che ha in frigo.

Chi s'è ammantato di superiorità morale(senza averla sul campo). Chi s'è creduto sta-

tista senza pensare allo Stato. Il Pd questo appareoggi agli occhi degli italiani e questo prezzo pa-ga alla piazza. La Jugoslavia delle aspirazioni edelle presunzioni (il Pd appunto) non sa venire acapo di se stessa e il guaio vero è che per comes'è messa la faccenda gli altri non possono che sta-re a guardare. Senza gioire però, perché non ridenessuno se crolla il grattacielo. Con Grillo che nonne sbaglia una e Berlusconi che la sua griffe la cu-ra come nessuno il partito del bene comune, quel-lo dell'Italia unita e colorata, s'è infilato in un tun-nel senza via d'uscita. Sarebbe capace il Pd di con-tinuare a votare presunti capi di Stato impallinan-do progressivamente tutti. Il prossimo domattinae poi la domenica se necessario.

Ormai è partita la guerra perfetta, l'ultima, quellafinale. Quella della croce democristiana e dellafalce e del martello. Ma anche quella degli affari

sfumati, delle vendette mai consumate, dei tra-sversalismi. Dello Stato e dell'antistato, della lot-ta al crimine del crimine. Di tutto e il contrario ditutto. Il Pd s'è creduto partito ma non lo è mai sta-to, né poteva esserlo. La malefica intuizione diVeltroni non poteva riuscire meglio e oggi, sul ca-davere del Paese, il Pd gioca il suo ultimo con-gresso di sangue. Poi non ve ne saranno più, nonve ne sarà alcun bisogno.

L'immagine surreale della "ditta" fuori controlloè che nel giorno di Prodi che prende 100 voti

in meno del previsto un comitato catanzarese delpartito chiede conto a D'Attorre dei congressi.D'Attorre? I congressi? I circoli? Ma su quale pia-neta vivono? Sarebbe come chiederlo al soldati-no del Vietnam che ha combattuto per 20 anni dasolo una guerra che era già finita. La sensazioneche se ne trae va dalla pena allo sconcerto. Renzi a differenza di Bersani non ha avuto un ri-gore a porta vuota, ma un tiro senza portiere sì.Non doveva fare nomi probabilmente, se Prodi hapagato tanto dazio è anche, indirettamente, colpasua. Ma la scalata al Pd, che oggi è anche scala-ta al nulla, pure di queste leggerezze si alimenta. Ora nella sua notte che è poi anche la notte degliitaliani il Pd, prima della liquefazione, deve soloscegliere se consegnarsi a Berlusconi, o provarea farlo, o a Grillo. Nel primo caso per salvare ilsistema c'è D'Alema da far votare domattina. Nonè detto che ce la faccia, potrebbe essere impalli-nato pure lui. Nel secondo caso non può fare al-tro che convergere su Rodotà. Il calabrese Rodotà.Se lo fa Grillo diventa un gigante e non si sa co-me va a finire ma forse il Pd salva la bandiera.Non è detto che salva il Paese ma questo sarebbetroppo da chiedere a un partito che sembra crea-to dal diavolo tanto è capace di far male.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 3Avanti popolo, dov’è la riscossa

Uniti dal diavoloUniti dal diavoloLa liquefazione del Pdnella notte degli italianie dell'Italia. Tra D'Alemae Rodotà il futuronelle mani di Grilloo BerlusconiNon resta che sceglieredi che morte morire

Da sinistraWalter VeltroniRomano Prodi

Massimo D’Alema

Ma vediamo chi è Stefano RodotàNato nel 1933 a Cosenza da una famiglia picco-lo borghese di San Benedetto Ullano comune del-la minoranza arbëreshë della Calabria, discendeda una famiglia che ha annoverato, fra il XVII eil XVIII secolo, intellettuali e religiosi.Ha frequentato il liceo classico Bernardino Telesionella città natale e successivamente l'università LaSapienza a Roma, presso la quale si è laureato nel1955 in giurisprudenza, discutendo una tesi conil docente Emilio Betti, allievo di Rosario Nicolò.È fratello dell'ingegnere Antonio Rodotà ed è ilpadre della giornalista Maria Laura Rodotà, edi-torialista del Corriere della Sera.

Attività politicaPR e PDSDopo essere stato iscritto al Partito Radicale diMario Pannunzio, rifiuta nel 1976 e nel 1979 lacandidatura nel Partito Radicale di Marco Pannella.È eletto deputato nel 1979 come indipendente nel-le liste del Partito comunista italiano, diventandomembro della Commissione Affari costituziona-li. Nel 1983 viene rieletto e diventa presidente delgruppo parlamentare della Sinistra indipendente.Deputato per la terza volta nel 1987, viene con-fermato nella commissione Affari Costituzionalie fa parte della prima Commissione bicameraleper le riforme istituzionali. Nel 1989 è nominatoMinistro della Giustizia nel governo ombra crea-to dal PCI di Achille Occhetto e successivamen-te aderisce al Partito Democratico della Sinistra,del quale sarà il primo presidente.Nell'aprile del 1992 torna alla Camera dei Deputatitra le file del PDS, viene eletto Vicepresidente efa parte della nuova Commissione Bicamerale.Nel maggio del 1992 presiede, in sostituzione diOscar Luigi Scalfaro, l'ultima seduta delParlamento convocato per l'elezione del Capo del-lo Stato. Scalfaro, in qualità di Presidente dellaCamera e candidato al Quirinale, in quell'occa-sione aveva preferito lasciare a Rodotà la presi-denza, in vista della sua elezione. Al termine del-la legislatura, durata solo due anni, Rodotà deci-de però di non ricandidarsi, preferendo tornare al-l'insegnamento universitario.

Parlamento europeoDal 1983 al 1994 è stato membro dell'AssembleaParlamentare del Consiglio d'Europa, ma è solonel 1989 che viene eletto al parlamento europeo.In tale sede partecipa alla scrittura della Carta deidiritti fondamentali dell'Unione europea.Dal 1997 al 2005 è stato il primo Presidente delGarante per la protezione dei dati personali, men-tre dal 1998 al 2002 ha presieduto il gruppo di

coordinamento dei Garanti per il diritto alla riser-vatezza dell'Unione Europea. È stato inoltre com-ponente del gruppo europeo per l'etica delle scien-ze e delle nuove tecnologie e presidente della com-missione scientifica dell'Agenzia europea dei di-ritti fondamentali.Il 29 novembre 2010 ha presentato all'Internet go-vernance forum una proposta per portare inCommissione Affari costituzionali l'adozione del-l'articolo 21bis. L'articolo in questione è il se-guente: "Tutti hanno eguale diritto di accedere al-la rete internet, in condizione di parità, con mo-dalità tecnologicamente adeguate e che rimuova-no ogni ostacolo di ordine economico e sociale".

Candidatura al QuirinaleNel 2013 si fa il nome di Rodotà quale possibilecandidato alla Presidenza della Repubblica, pro-posto dal Movimento 5 Stelle e da vari appelli del-la società civile, raccolti anche da diversi espo-nenti del Partito democratico.

Attività universitariaHa insegnato nelle università di Macerata, Genovae Roma, dove è stato professore ordinario di di-ritto civile e dove gli è stato conferito il titolo diprofessore emerito.Ha insegnato in molte università europee, negliStati Uniti d'America, in America Latina, Canada,Australia e India. È stato professore invitato pres-so l'All Souls College di Oxford e la StanfordSchool of Law. Ha insegnato presso la facoltà digiurisprudenza dell'Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne e ha collaborato con il Collège deFrance. Ha ricevuto la laurea honoris causadall'Università Michel de Montaigne Bordeaux 3e dall'Università degli Studi di Macerata.È presidente del consiglio d'amministrazionedell'International University college of Turin.Fa parte del comitato dei garanti di BiennaleDemocrazia e del Centro Nexa su Internet eSocietà del Politecnico di Torino.

Altri incarichi e collaborazioniÈ socio onorario dell'associazione Libera Uscita,che si occupa della depenalizzazione dell'eutana-sia. È stato Presidente della Fondazione Lisli eLelio Basso e dal 2008 dirige il Festival del dirit-to di Piacenza.In campo editoriale ha diretto 'Il diritto dell'agri-coltura' e dirige attualmente le riviste 'Politica deldiritto' e 'Rivista critica del diritto privato'. Ha col-laborato a diversi giornali e riviste, tra i quali IlMondo, Nord e Sud, Il Giorno, Panorama, IlManifesto, L'Unità. Collabora dalla fondazionecon il quotidiano La Repubblica.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 5Un Colle di speranza

La lunga nottedi Stefano RodotàLa lunga nottedi Stefano Rodotà

Sembrava la solitaben riuscita provocazionedi Grillo e invece dopol'ennesima fumata neraa Bersani non rimaneche "piegarsi" al voleredel Movimento 5 Stelleo proporre D'Alemae confidare quindi nei votidel centrodestra. Insommain qualunque modo si girila frittata, il segretariodel Pd ha perso e dopola bocciatura a Prodiprobabilmente mettea rischio definitivamenteanche il rapportocon Renzi. Bene ha fattoGrillo a rimanere fermosulla sua posizione conla proposta di candidaturadi Rodotà montandoun grande entusiasmosoprattutto da partedei giovani. Una lunganotte insommaper Rodotà, ma ancheper Bersani che dovràdecidere se fare finta dimantenere un pattocon Pdl o ammettere cheGrillo e i grillini esistonoper davvero. Il consiglioè di guardare il cieloed esprimere un desiderioguardando le stelletutt'altro che cadenti...

«Il guaio è che non sono più convinto che lo fac-ciano apposta, forse davvero non se ne rendonoconto. Forse davvero non hanno orecchie per sen-tire che rumori arrivano da fuori la finestra. Certola sensazione è raggelante. La nave imbarca ac-qua da tutte le parti ma la musica non smette disuonare. E loro suonano, e ballano. Proprio comesul Titanic...».“Loro” sono i musicisti della banda della politicacontemporanea, nostrana e non. Il Titanic, ovvia-mente, è il vivere quotidiano, la barca del Paese,gli affanni di tutti. Per usare due immagini assaidi moda di questi tempi fino al limite dell'abuso,di qua il Paese reale, di là quello di cristallo, quel-lo virtuale delle segreterie di partito che si spec-chiano e si masturbano attorno al vuoto.

Andrea Guccione, la metafora della mitica naveaffondata nell'Oceano è sua, è imprenditore cala-brese di successo ma non di “agio”, come si dicein questi casi. Non vive di riporto diretto dalla po-litica. Tutt'altro. La sua è un'azienda importantenel campo dei servizi e il rapporto quotidiano cheha con i giovani lo nutre di un polso molto ag-giornato sugli umori del momento. Che non sonobuoni... «Viaggio, viaggio molto tutte le settima-ne. È una battaglia quotidiana chiudere il cerchiodelle aspettative, delle speranze. Dietro i numerici sono anime che fanno affidamento su di te, ognigiorno. E che non puoi deludere. Fare impresa og-gi, e farla bene, è una missione anche e soprattut-to sociale».Si riferisce alla crisi?«Morde, morde assai. Certo che mi riferisco allacrisi e come non potrei. C'è smarrimento, c'è con-fusione, in molti casi disperazione. Bisogna farequalcosa, subito. Il Sud e la Calabria rischiano diesplodere all'interno di una bomba sociale che èsolo all'inizio».Perché dice Sud e Calabria? Perché più qui e nonaltrove?«Per noi paghiamo molto di più questa crisi in ter-mini di ricaduta sociale. È vero che subiamo me-no il crollo delle produzioni industriali per il sem-plice motivo che non ne abbiamo mai avute gran-ché ma la nostra è un'economia gambizzata in par-tenza dall'assistenzialismo. Sulla spesa diretta del-lo Stato sono cresciute generazioni e questo nonlo si può considerare ora un costo. Ci sono vitedentro quei numeri. Gli inevitabili e progressivitagli di spesa centrali colpiscono colpiranno sem-pre di più quelle aree e quelle economie fragili co-me la nostra che di assistenza statale hanno vis-suto. Non la sto difendendo la spesa, ci manche-rebbe altro. Ma occorre procedere gradatamente,con molta cautela quando si incide così pesante-mente su di un tessuto sociale. I rischi sono tanti,esplosivi. Un tentativo va fatto, una soluzione vatrovata».Lei da dove comincerebbe?«C'è poco da girare attorno, manca liquidità e que-sta non può arrivare solo dalle casse centrali del-lo Stato. I famigerati crediti alle imprese, che pri-ma o poi arriveranno, non bastano, non prendia-moci in giro. Chi vuole che avrà tenuto in por-tafoglio fatture del 2008 o del 2009? Come mini-mo le imprese le avranno cedute alle banche, ri-mettendoci, e quindi quei soldi che arriverannoalle banche in gran parte andranno a finire e co-munque non si rilancia un'economia solo saldan-do i debiti del passato. Occorre una spinta mag-giore e più incisiva».Già, ma quale?

«Una task force, un gabinetto di guerra per sbloc-care subito la parte di fondi comunitari utilizzabi-li per progetti del Mezzogiorno . Occorrono pro-cedure straordinarie per l'utilizzo dei fondi comu-nitari, procedure che vedano le Regioni al centrodel sistema. Solo così si potrebbe mettere in cam-po un'operazione mastodontica di liquidità euro-pea che risolleverebbe questa terra in pochi mesi.Il mio appello va alle Regioni, ai consigli regio-nali, ai parlamentari europei di diretta pertinenza.Bisogna abbattere le lungaggini, snellire le proce-

dure, intercedere immediatamente tra il soggettoattuatore e il beneficiario che può essere privato opubblico. Non serve molto tempo, i fondi ci sonoe sono pure tanti. Individuiamo i progetti, portia-moli all'attenzione Ue con l'interesse delle Regionie dei consigli regionali. La politica ne faccia unapartita propria adoperandosi per rendere imme-diatamente fruibili quelle somme di denaro chesono lì, aspettano ma non ancora per molto. È ap-pena il caso di ricordare che il prossimo anno en-treranno altre realtà nell'area euro, realtà vivaci chesi piazzeranno nel cosiddetto Obiettivo uno doveancora ci troviamo noi. Di questo passo finirà chefaranno prima loro, i Paesi dell'Est, a utilizzarequelle risorse che invece ancora sono a nostra di-sposizione. Mi creda, non c'è altra via d'uscita chesbloccare immediatamente i fondi Ue».L'Europa quindi come via d'uscita, la principale.Altre scorciatoie?«Quella dei fondi Ue è la via maestra, quella del-l'unica ripresa possibile in un momento di gravecarenza politica. È appena il caso di ricordare chemanca un governo c entrale e proprio in questomomento un ruolo più incisivo e propositivo del-le Regioni, in relazione ai fondi Ue, sarebbe un'ot-tima cosa per compensare questa grave carenza.Stiamo perdendo tempo, questo è il punto. Poi cer-to, collateralmente e contemporaneamente si pos-sono mettere in campo altre importanti iniziativeche sempre però hanno a che fare con i fondi Ue.Penso per esempio alla detassazione dell'Irap o alrimborso per le realtà imprenditoriali delMezzogiorno, se lo Stato non ce la fa perché man-ca in questo momento di guida politica si potreb-be procedere con i fondi Ue mettendo le Regioniin campo. Penso al credito d'imposta per chi in-veste e dà lavoro. Penso anche alla restituzionedel costo del denaro che, come è noto, è altissimoal Sud rispetto al Nord».Ci spiega meglio quest'ultimo punto?«Ci sono imprese che pagano centinaia di migliaiadi euro al'anno di interessi rispetto alle esposizio-ni che sono necessarie per lavorare. Un costo mag-giore rispetto alle altre zone del Paese natural-mente generatosi da un maggior rischio a cui siespongono le banche dalle nostre parti conside-rato il numero di sofferenze. È arrivato il momentosecondo me di mettere un punto a questa storia.Noi non possiamo pagare il doppio del costo deldenaro rispetto al Nord, non è ammissibile. Il ri-schio d'esposizione le banche lo risolvano diver-samente oppure intervenga lo Stato centrale re-stituendo all'imprenditore quella parte di maggiorcosto che ingiustamente paga».E come?«Ci sono mille modi, mi creda. Spalmandoli sul-le detrazioni o semplicemente restituendoli per gliinvestimenti. Non è questo il punto. Il punto è so-lo fintamente di natura economica e contabile. Ilpunto è politico».Cosa vuole dire?«Che manca la volontà di chi ci governa e di chiricopre ruoli di responsabilità, nazionali e locali.E se non manca la volontà allora mancano le ca-pacità e a questo punto davvero non saprei qualedei due mali augurarmi. Di una cosa sono certo elo vediamo in queste ore a tutti i livelli. La politi-ca continua a chiudersi su se stessa, continua a pri-vilegiare logiche di conservazione. Viene primala carriera dei singoli, o della corrente, o del par-tito. Il resto conta poco. E il resto siamo tutti noi».La vede un po' di luce in fondo al tunnel?«Sono ottimista per natura, ma faccio fatica inquesti giorni a intravedere una luce. C'è bisognodi recuperare le migliori energie, i migliori talen-ti, le forze più sane. Occorre uno scatto d'orgoglio,di generosità, di altruismo, di buon senso collet-tivo. Chiedo a tutti gli uomini che occupano ruo-li di responsabilità di accantonare carrierismi e in-dividualismi. Il nostro Paese, che è un Paese me-raviglioso, merita una rivincita. Dobbiamo ripro-varci tutti insieme perché tutti insieme ce la pos-siamo fare ancora una volta».

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 7Fate presto

Suonano mentrela nave affonda

Suonano mentrela nave affonda

Come sul TitanicL'imprenditore AndreaGuccione così inquadra la"banda" dei musicisti dellapolitica contemporanea,meridionale e nazionale«La realtà quotidiana èmiserevole e drammaticae loro ancora giocanocol risiko delle carrierepersonali - dice. Mail tempo è scaduto, se neaccorgeranno e ce neaccorgeremo presto tuttiquanti. Una immediata viad'uscita? Una task force,un consiglio di guerraper sbloccare e utilizzaresubito la quota partedei fondi Ue che spettanoalla Calabriae al Mezzogiorno»

Il braccio di ferro sui congressi regionale e pro-vinciale. Nonostante siano stati emanati i regola-menti che stabiliscono regole e procedure, nelPartito democratico non si prende pace: i renzianivogliono prima il congresso regionale, poi voglio-no rinviare tutto, litigano con i bersaniani, poi avan-zano candidature. Un giro di valzer senza sosta chelascia tutti senza fiato. Tutti contro il commissarioregionale Alfredo D'Attorre che deve incassare an-che la posizione del gruppo regionale che il con-gresso regionale lo vorrebbe prima di subito, co-me si evince dal documento ufficiale firmato daPrincipe e compagni, e non senza distinguo (leggiPierino Amato che questa volta si avvicina più al-le posizioni del compagno commissario).

"Ho letto in questi giorni varie opinioni aproposito della celebrazione dei congressi.

Opinioni naturalmente tutte rispettabili e degne diconsiderazione ma faccio osservare che ormai ledecisioni sono assunte in maniere formale e nonsono più nella disponibilità di nessuno di noi es-sendo stati formalmente emanati i regolamenticon le relative date".È quanto ha sostenuto il commissario regionaledel Pd Alfredo D'Attorre in merito alle richieste,giunte da più parti, nel partito, di modificare il ca-lendario dei congressi. "Ragione per cui - ha pro-seguito - ribadisco che si svolgeranno sia i con-gressi provinciali sia quello regionale nelle sca-denze previste. Il 27 aprile rimane ferma la sca-denza per la presentazione delle candidature allasegreterie provinciali ed il 25 maggio la scaden-za per le candidature a segretario regionale. Questescadenze ormai non sono più affidate alla nostradiscrezionalità. Faccio osservare che, se e quan-do, come credo, nelle federazioni, il 27 si presen-teranno i candidati con le relative firme è eviden-te che i congressi saranno celebrati. Ciascuno na-turalmente, poi, avrà la libertà di parteciparvi omeno e lo stesso vale naturalmente per il congressoregionale. L'invito che rivolgo a tutti è lasciarcialle spalle una discussione ormai superata su da-te e procedure che sono ormai stabilite, che nonsaranno modificate e che rispondono, tra l'altro,alle disposizioni dello statuto nazionale. Concentriamoci, invece, sui contenuti da dare aicongressi, che sono chiamati a svolgere un deli-cato ed importante ruolo di rilancio del partito inquesta fase così delicata della vita politica nazio-nale e regionale"."Faccio inoltre osservare - ha concluso D'Attorre- che la mia funzione di garanzia rispetto al con-gresso si è esaurita al momento dell'emanazione

dei regolamenti. A regolamenti emanati e con lecommissioni congressuali operanti, sia a livelloprovinciale che regionale, è evidente che le fun-zioni di garanzia spettano a questi organismi. Iorispetto naturalmente tutte le opinioni ma voglioanche rassicurare i tanti dirigenti, i tanti circoli, itanti amministratori che ho sentito e mi hanno con-tatto in questi giorni chiedendomi conferma del-le scadenze congressuale. Ribadisco: le scadenzesono confermate sia per i congressi provincialiche per quello regionale".

E a Catanzaro il congresso si prepara come senulla fosse. I democrat catanzaresi discuteran-

no - sabato a partire dalle 16.30 e domenica a par-tire dalle 9.30 - di lavoro, ambiente, sanità e rifor-ma della politica anticipando la discussione con-gressuale con il lavoro programmatico che con-segnerà una piattaforma ben definita da cui parti-re anche nel futuro prossimo venturo. L'iniziativaè stata presentata, questo pomeriggio, nella sededel Pd di via San Nicola alla presenza del gruppodi lavoro delegato dal commissario regionale, e

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A colpidi congressiA colpidi congressi

Il gioco virtuale dei partiti

In un'atmosfera surrealec'è ancora chi nel Pddi casa nostra trovail tempo per litigaresui congressi. Prima quelloregionale o prima quelliprovinciali? Probabilmente,nessuno dei due

Da sinistraPierino Amato, Mario Pirillo, Alfredo D’Attorre, Salvatore Scalzo

deputato di Catanzaro, Alfredo D'Attorre, vale adire il capogruppo provinciale Enzo Bruno, il ca-pogruppo comunale Salvatore Scalzo, il segreta-rio provinciale dei Giovani democratici DomenicoGiampà e Anna Pittelli dell'esecutivo regionale,presenti anche i consiglieri regionali Pierino Amatoed Enzo Ciconte e Mario Paraboschi, dirigente re-gionale e tesoriere provinciale del partito.Nonostante le polemiche di questi giorni, ali-mentate soprattutto da agguerritissimi renziani, efiancheggiati dalla posizione ufficiale del gruppo

regionale guidato da Sandro Principe, a Catanzarosi viaggia spediti verso la celebrazione del con-gresso provinciale che vede proprio Enzo Brunotra i papabili candidati.Ma come dice il diretto interessato "non è una que-stione di nomi, quando si costruisce una piat-taforma programmatica capace di coinvolgere lacollettività e si viaggia nella stessa direzione, ilnome non conta".Una due giorni, quindi, che punta all'elaborazio-ne di un documento programmatico sui temi pre-scelti da affidare alla riflessione della platea con-gressuale partendo dal coinvolgimento degli iscrit-ti. La parola torna alla base che deve essere capa-ce di andare oltre, guardare alla realtà e alle istan-ze della collettività. A portare il proprio contribu-to sui singoli temi scelti per sviluppare l'assem-blea programmatica anche Lino Puzzonia,Salvatore Bullotta e Italo Reale.

"Il Pd vuole un congresso che consenta di parlare alla gente, facendo in modo che possa ricono-

scersi in noi - ha esordito Bruno -. L'approfondimento di questi temi ci consente diavere una base programmatica ben definita, an-che per questo abbiamo voluto un'assemblea aper-ta, per spiegare ai cittadini che il Pd è davveroun'alternativa al centrodestra in Calabria. I temiindicati, lavoro, sanità, ambiente e riforma dellapolitica, sono sotto gli occhi di tutti".

Dal disagio sociale all'emergenza rifiuti, a Catanzaro città dei call center, senza dimenticare la ne-

cessaria riforma della politica. "Il territorio nonsta percependo un investimento adeguato, la sa-nità continua ad essere terreno di ricerca del con-senso, insomma - dice ancora Bruno - deve esse-re impostato un nuovo ragionamento politico, par-tendo da una sana autocritica".Il nuovo gruppo dirigente, insomma, dovrà darevoce e cuore al lavoro programmatico che cam-minerà di organismi provinciali democraticamenteeletti. L'aspirazione è di avere un partito pluraleche, però, sappia costruire un percorso condivisocon conflittualità attenuate. A partire da quelle -come dimostra lo scambio dialettico tra Cicontee Scalzo - dell'opportunità di celebrare prima ilcongresso regionale e poi quello provinciale, quan-do i regolamenti emanati prevedono il contrario.L'iter è stato avviato, le date restano ferme, que-sto D'Attorre lo ripete come un mantra. Un di-battito per "risintonizzare la gente sul Pd", inse-rendo il ragionamento programmatico provincia-

le nel dibattito e nel contributo regionale, ribadi-sce Scalzo che si è occupato soprattutto della que-stione lavoro. L'importante è "garantire un con-fronto concreto e non perdersi dietro le tessere. Ciproponiamo una questione di merito e metodo,cercando l'unità sui temi per rapportarci con la ba-se, ricostruendo il tessuto di un partito che vuolevivere", chiude il capogruppo democrat.Un partito che ha capito che "deve confrontarsi",chiosa Anna Pittelli. "È importante che nel con-gresso si parli di politica - aggiunge - mi auguroche la discussione continui anche nei circoli".Pronti a dare il proprio contributo anche i Giovanidemocratici, assicura il segretario provincialeGiampà.

Con Ciconte la riflessione scivola prima sui temi nazionali - "i dirigenti non ne stanno azzec-

cando una" - per poi ribadire la validità della po-sizione del gruppo regionale sul congresso regio-nale che andrebbe celebrato subito, prima dei con-gressi provinciali. "Mi auguro che si ripristini unminimo di vivibilità - afferma ancora Ciconte - eche comunque si parli di inclusione e soprattuttodi temi concreti: diciamo la verità sulla sanità, suquel decreto 136 che avrebbe dovuto essere an-nullato e che, invece, peggiora ulteriormente larealtà dei posti letto al Pugliese-Ciaccio". È il mo-mento di dare una speranza ai calabresi, questo ilPd se lo pone come obiettivo. E l'unico modo ètornare un partito normale, con dirigenti eletti: letappe naturali restano prima il congresso provin-ciale e poi quello regionale, Scalzo lo ribadiscecon fermezza. "Partire dall'alto rimarca - signifi-ca accordi e cordate che noi non vogliamo".

Catanzaro avràla sua assiseLa fase congressuale in cui il Pd calabrese è im-pegnato per tornare alla "ordinarietà" della suavita interna prevederà anche le assise cittadine diCatanzaro. È questo il risultato della riunione delcoordinamento cittadino con i rappresentanti deicircoli svoltasi ieri sera nella sede del partito divia San Nicola e alla quale ha partecipato per ilregionale Giovanni Puccio.I dirigenti del Pd catanzarese guardano con par-tecipazione e preoccupazione alle asprezze delladiscussione apertasi a livello nazionale per la for-mazione del Governo e l'elezione del Presidentedella Repubblica e sono consapevoli della deli-catezza della fase politica. Hanno però comun-que deciso di confermare il loro itinerario con-gressuale nella convinzione che il dibattito poli-tico leale e la ripresa organizzativa possano co-stituire, a tutti i livelli, le premesse di una ricercaunitaria.Pertanto i circa 680 iscritti al Pd di Catanzaroparteciperanno il 23 e 24 aprile ai congressi dicircolo che rinnoveranno i segretari e gli organi-smi di base.Sabato 18 maggio, poi, per l'intera giornata, sisvolgerà il congresso cittadino aperto a tutti gliiscritti ed al contributo delle forze politiche, so-ciali ed imprenditoriali , al termine del quale sa-ranno eletti il segretario cittadino ed il direttivo.Le candidature a segretario devono essere depo-sitate, presso la sede Pd via San Nicola accom-pagnate da un documento politico, entro le ore20.00 del 14 maggio.L'ambizione dichiarata del congresso è quella didare vita ad un partito capace di mettere in cam-po tutte le sue forze, di dibattere al suo interno fa-cendo fruttare le differenze di posizioni, di ri-prendere un rapporto forte con i cittadini ed i lo-ro bisogni, d'interpretare le istanze di nuova po-litica che emergono con forza dirompente dallasocietà.

coordinamento cittadino Pd

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 9Il gioco virtuale dei partiti

Ora che la Cassazione ha rigettato il ricorso dellaDirezione distrettuale antimafia di Catanzaro con-tro la mancata applicazione dell’aggravante ma-fiosa all’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudoe all’ex assessore Pietro Ruffolo, amministratoridel Comune di Rende sembra che a Rende tornafinalmente il sereno. Non c’è dubbio che i parla-mentari Pdl calabresi anche nella richiesta dellaCommissione d’accesso - paragonando Rende aReggio Calabria - hanno usato una forzatura edagito da principianti. Ritornando alla politica, nella riunione di martedì16 aprile Sandro Principe ha rassegnato al grup-po consiliare del Pd di Rende le sue dimissioni dacapogruppo. Ha fatto un passo indietro, comepreannunciato in altri incontri precedenti, per fa-vorire il rinnovamento della classe politica ren-dese. Al suo posto, nella prossima assise diConsiglio Comunale, dovrebbe essere indicatoClelio Gelsomino mentre Francesco Mirabelli, ilconsigliere più votato della lista Pd dopo lo stes-

so Sandro Principe dovrebbe guidare il Pd citta-dino.. Ancora una volta Principe, che ha semprelavorato per il bene del territorio e dei propri cit-tadini, ha mantenuto fede ai suoi impegni invi-tando altri a mantenere gli obblighi assunti ed ilsindaco e la giunta ad uscire dagli attuali schemichiusi e stantii per iniziare un nuovo dialogo conla cittadinanza per poter affrontare e programma-re, nei tempi ragionevoli, la risoluzione dei pro-blemi della città. C’è però chi legge nelle dimis-sioni di Principe una presa di distanza dall’ope-rato del sindaco Cavalcanti che in più occasioniha disatteso le indicazioni del Pd rendese. Secondole diverse notizie Cavalcanti ha indicato dirigen-ti e assessori in contrasto con il Pd, alcuni dirigentipare senza i requisiti necessari a svolgere le pro-prie mansioni, mentre le perplessità sugli asses-sori riguardano l’azione e la produttività della giun-ta. Con la grande tradizione socialista di Rendeche ha annoverato e annovera personalità ed esper-ti con professionalità variegate che vivono quoti-

dianamente i problemi del territorio c’era proprioil bisogno di ricorrere a personalità esterne chenon conoscono e vivono i problemi della città ? Icittadini osservano con riserve e disorientamentol’operato dell’amministrazione comunale che di-mostra lentezza, staticità, superficialità e ritardinell’affrontare i problemi della comunità rende-se. I contrasti tra sindaco e Pd che, al momentosembrano composti, sono apparsi chiari e alti an-che sugli organi di stampa delle recenti settima-ne e restano incerti. Così come restano aperte ledivergente nel gruppo Pd con un nutrito numerodi consiglieri che vigila ed incalza il sindaco peravere disatteso più volte le diverse e legittimeaspettative senza, naturalmente, nessuna certezzaper il futuro.Cavalcanti che ha il privilegio di poter continua-re a fare le proprie scelte assumendosi natural-mente tutti i rischi per le decisioni operate, devemettere in agenda che anche a lui verrà presen-tato il conto.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201310Rogne, un po’ smorzate, oltre il Campagnano

Principefa un passo indietroPrincipefa un passo indietro

SandroPrincipe

Il consigliere regionale del Pdsi dimette da capogruppoin consiglio comunaleIl clima in ogni caso, dopola sentenza della Cassazionesu Bernaudo e Ruffolo,s'è fatto più sereno

STUDIO MEDICO FAVIN POSTURALPostura valutazione e trattamento delle malattie cronico degenerative

La posturologia, scienza innovativa, inquadra le sindromi algiche, come espressione di uno stress meccanico sulle articolazioni, spesso dovutoa disturbi della mandibola, dei muscoli dell’occhio, del cattivo appoggio dei piedi, stress e cattiva alimentazione

La ricerca della causa che genera un dolore necessita della valutazione di questi recettori, che quando si mettono in funzione spostanoil nostro equilibrio dandoci la sensazione di essere imperfetti o “storti”;

la ricerca attraverso esami di laboratorio e utilizzo di questionario clinico valutativo, che ci indirizzano verso cofattori carenti responsabilidi stress biometabolico ne completano l`indagine

Le cause si ricercano con l’aiuto di strumenti come:

1) l’esame baropodometrico meccanico e statico2) la valutazione posturale della colonna vertebrale, delle spalle e del bacino

3) esame baropodometrico dinamico su tapis roulan4) esame spinometrico 4D x la valutazione della colonna senza raggi x

5) esame della forza muscolare6) esame impedenziometrico-plicometrico7) valutazione della composizione corporea

La cura del dolore e’ complessa, perche’ bisogna tenere conto anche della componente psicologica. L’utilizzo del plantare neurobiomeccanico, la corretta nutrizione, l’agopuntura, il massaggio, la coppettaazione e moxa delle strutture muscolare,il training autogeno e altro, rappresentano, oggi un valido aiuto nel trattamento di tutte quelle patologie stress correlate, che con il solo intervento

delle cure farmacologiche, non migliorano... anzi si crea una dipendenza a circuito chiuso, difficilmente riequilibrabile. Nello studio medico Favin Postural Center e’ possibile effettuare gran parte degli esami strumentali e dei trattamenti menzionati.

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Individuata e congelata la soluzione per la ver-tenza Parco Romani. Non è bastato il lavoro deltavolo tecnico composto dal sindaco SergioAbramo e dal consigliere Tommaso Brutto per lamaggioranza di centrodestra, dal capogruppo delPd Salvatore Scalzo e dal vice presidente del con-siglio comunale, il capogruppo dei Socialisti-Ecologisti, Roberto Guerriero, alla presenza de-gli imprenditori Giuseppe Gatto e GiuseppeSpeziali (affiancati dagli avvocati Valerio Donatoe Francesco Pallone, presente anche l’avvocatoRaffaele Mirigliani) che dall’amministrazione co-munale - tramite la società partecipata “Catanzaroservizi” - vantano un consistente credito (circa tremilioni di euro) per i locali di Parco Romani. Locali che avrebbero dovuto ospitare l’ente Fierae salvare, quindi, il costruendo centro direziona-le e commerciale dal fallimento. Incassata la mas-sima disponibilità degli imprenditori a individua-re e sposare una soluzione condivisa che consen-ta di salvare il centro direzionale, l’obiettivo restavenire incontro alle decine di famiglie - oggi rap-presentate da Gianni Costa - che attendono da qua-si un decennio di vedere materializzare risparmie sacrifici investiti in quei locali sorti ai piedi del-la funicolare. Il che significa verificare la sussi-stenza del piano di risanamento che sarà redattocon la collaborazione dei commercialisti indicatidal tavolo (l’assessore Filippo Mancuso e il con-sigliere Rosario Mancuso, entrambi autorevoliprofessionisti del settore, indicati dal Comune eil dottor Umberto Conforto indicato dagli acqui-renti) che sarebbe dovuto approdare all’attenzio-ne degli inquilini dell’aula rossa entro il 10 mag-gio. Un piano di risanamento che porta i rapportitra Comune e imprenditori al punto di partenza -che significa circa 3 milioni e mezzo di euro dicui l’amministrazione comunale dovrebbe entra-re in possesso per l’area di proprietà su cui è sta-to costruito parte del Parco - e soprattutto l’an-nullamento dell’atto a seguito del quale l’ammi-nistrazione entrò in possesso degli immobili di viaArgento e viale de Filippis a scomputo del dovu-to dalla ditta Romani, tramite gli imprenditori in-tervenuti a supporto del Parco con l’acquisizionedi una percentuale di quote.Ma l’entusiasmo di qualche giorno fa si frena. Unatto dovuto nei confronti dell’operato della ma-gistratura e dei creditori che, davanti al Comune,sono tutti uguali. Lo stabilisce il codice civile. E

così il primo atto dei componenti della specialecommissione istituita per studiare la migliore so-luzione possibile per la vertenza Parco Romani èquella di aspettare il prossimo 3 giugno, quandoil giudice deciderà se omologare o rigettare l’i-stanza di concordato preventivo presentata dallasocietà Parco Romani Srl. L’assessore al BilancioFilippo Mancuso (in quota alla maggioranza), ilconsigliere comunale Rosario Mancuso (in quo-ta opposizione) e Umberto Conforto si sono riu-niti ieri mattina per valutare le ipotesi al vaglio deltavolo tecnico dopo la riunione dei giorni scorsicon gli imprenditori Gatto e Speziali e i loro le-gali, oltre che la parte politica. Ma hanno decisodi valutare eventuali soluzioni, nell’interesse del-la città, soltanto dopo il pronunciamentodell’Autorità giudiziaria. Il rapporto tra Palazzode Nobili e Parco Romani, quindi, potrà tornare“alle origini” e cancellare le controverse e alternevicende di questi anni - permettendo agli im-prenditori Gatto e Speziali di tornare nella pro-prietà degli immobili di viale De Filippis e viaArgento ceduti al Comune tramite la società Parco

Romani - solo se il giudice competente decides-se di dare il via libera al concordato preventivo.Altrimenti non resta che parlare di fallimento.Proprio perché i creditori hanno uguale diritto diessere soddisfatti sui beni del debitore salve lecause legittime di prelazione, e quindi deve esse-re assicurata la parità di trattamento, dal giornodella dichiarazione di fallimento nessuna azioneindividuale o esecutiva può essere iniziata o pro-seguita da questo o quel creditore. È quanto san-cito dal codice civile all’articolo 2741: «I credi-tori hanno eguale diritto di essere soddisfatti suibeni del debitore, salve le cause legittime di pre-lazione. Sono cause legittime di prelazione i pri-vilegi, il pegno e le ipoteche». La ripartizione do-vrà tenere in considerazione anche i debiti il cuitermine di scadenza non sia ancora giunto, questisi considerano come scaduti alla data di dichiara-zione del fallimento, in considerazione della re-gola della decadenza del beneficio del termine.Un principio, insomma, a cui Palazzo de Nobilinon può venir meno. Su proposta di UmbertoConforto, quindi, la commissione ha deciso di at-tendere il pronunciamento del tribunale diCatanzaro, che il 3 giugno prossimo valuterà seomologare o rigettare l’istanza di concordato pre-ventivo presentata dalla società Parco Romani Srl.E se il concordato preventivo andasse a buon fi-ne la trattativa potrebbe riprendere dal punto incui è stata interrotta: riportare il rapporto nella po-sizione originaria in cui il Comune entrò nella pro-prietà di una parte del Parco (immobili per am-montare di 3,5 milioni di euro), annullare dell’at-to a seguito del quale l’amministrazione entrò inpossesso degli immobili di via Argento e viale deFilippis a scomputo del dovuto dalla ditta Romani,tramite gli imprenditori intervenuti a supporto delParco con l’acquisizione di una percentuale diquote. E soprattutto redigere e rimandare al con-siglio comunale la valutazione del piano di risa-namento, cosa che il consesso avrebbe dovuto fa-re entro il 10 maggio.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 11

L’inciuciodel Parco RomaniL’inciuciodel Parco Romani

Aria di treguanella vicenda controversadella costruzione dei localiche avrebbero dovutoospitare l'ente fieraGli imprenditori Gattoe Speziali vengono a patticon l'amministrazionecomunale di Catanzaro

Sui Tre colli tutto può accadere

di Oreste Parise

Fino a qualche decennio fa, la Calabria era unasocietà contadina. Ogni più remota contrada eracaratterizzato dalla presenza degli asini, che co-stituivano una caratteristica del panorama, comeè evidente da qualsiasi documento fotografico del-l’epoca. Le famiglie contadine non potevano fare a menodi quel prezioso animale, ora quasi completamentescomparso, così come trovavano conforto nellapresenza delle vecchie Casse e Rurali e Artigiane,che avevano “umanizzato” le banche, istituzionisacrali che incutevano timore e rispetto. Il diret-tore di banca era un’autorità sul territorio, al paridel sindaco, del parroco, del farmacista e qualchealtro professionista.Quando ci si recava in campagna incontrando unasorgente o un torrentello, si invitava l’asino, l’im-mancabile compagno di quelle faticose giornate,a bere. Fischiando, secondo un uso secolare. Macapitava spesso, che questi, caparbio come i suoipadroni, si rifiutasse nonostante le bastonate sulgroppone. “Quannu lu ciuccu nu vvo’, hai vogliaca fischi!” era la saggia conclusione popolare.Può sembrare irriverente iniziare un discorso suun momento così delicato come il commissaria-mento di una banca, che rappresenta una realtàterritorialmente importante che può provocare unserio sconvolgimento degli equilibri economici.

Il commissariamento della Bcc dei Due Mariè stato già digerito dal mostro mediatico che

ha rivolto altrove il suo interesse. Le notizie cer-to non mancano, tra le bombe di Boston, l’esplo-sione di una fabbrica nel Texas, l’elezione delPresidente della Repubblica e via rimestando nel-la spazzatura mediatica. Restano solo alcune an-tenne più sensibili del territorio che mantengonoaccesa la fiammella dell’interesse su questo pro-blema. Una questione che riappare costantemente ad ognicrisi di una Bcc è quello del ruolo dell’Assemblea,o meglio dei soci che sono stati sollecitati a sot-toscrivere un capitale, piccolo nella sua entità uni-taria, ma che per molti di loro rappresenta un sa-crificio reale, ma soprattutto la speranza di poterpartecipare con il proprio sacrificio al migliora-mento della realtà. La sottoscrizione di quella quo-ta è una scommessa sulla capacità di farcela, disuperare le difficoltà contingenti.

La crisi di una Bcc rappresenta un traumasul territorio, non tanto e non solo per le im-

mediate ricadute sul piano del credito, ma perchéin quel momento si spezza quel filo di speranzadi poter contribuire, anche se in maniera margi-nale, alla costruzione del pezzetto di futuro. Eppure nel momento della crisi, nessuno si pren-de la briga di interessare costoro. Come hanno di-mostrato i numerosi casi di crisi, essi perdono illoro investimento senza un lamento, senza alcu-na protesta. La maggioranza sembra al contrariodisponibile a rinnovare la sua scommessa. Dura lex, sed lex, dicevano i latini. Non vi è al-cuna norma che imponga di coinvolgere i soci diuna Bcc nella fase del commissariamento e que-sto non è stato mai fatto.Un gruppo di essi, vorrebbe oggi, ad esempio, chefosse convocata una assemblea per poter almeno

avere qualche informazione su quello che po-trebbero essere le possibili evoluzioni di questoprocesso. Proprio in questa fase il rapporto con lamassa dei soci è molto problematico, perché nes-suno può indovinare cosa succederà. Non è maisuccesso neanche nei numerosi casi precedentiche questo sia avvenuto anche in seguito. I soci sisono ritrovati ex, il loro piccolo risparmio azze-rato, la loro banca scomparsa senza che la mag-

gioranza di essi abbia mai saputo dare una spie-gazione a quanto accaduto.Si potrebbe dire che con la partecipazione alle as-semblee annuali essi avrebbero lo strumento ne-cessario per potersi informare sulla gestione del-la banca, capire l’evoluzione degli eventi, ma so-prattutto partecipare attivamente alla scelta dei re-sponsabili cui affidare le sorti. Il ruolo che oggi reclamano, avrebbero potutoesercitarlo annualmente con un controllo più pe-netrante e con la richiesta di chiarimenti dalla go-vernance che avrebbe dovuto garantire loro il buonandamento della gestione e fornire i necessari chia-rimenti sul loro operato.Ma la scelta e il rinnovo quasi automatico dellecariche, sono atti con i quali è anche rinnovato ilpatto di fiducia, un mandato che incorpora quel-la politica di gestione che oggi molti si affannanoa criticare. Il punto debole di molte banche loca-li è proprio nella qualità del personale chiamato agovernarlo e gestirlo che risponde a logiche loca-li.Il processo di selezione non ha le limitazioni ideo-logiche dettate da principi etici o religiosi, non viè alcuna disputa sui diritti degli embrioni, ma è unpuro risultato di una legislazione carente che la-scia tutto il procedimento nella nebbia normativa,e consente che il governo delle banche locali (manon solo per la verità) possa essere tranquillamenteaffidato senza alcun criterio, anche a un bravo chi-rurgo che pretende di affrontare le morosità conl’antibiotico.Chi ha un minimo di esperienza, è perfettamenteconsapevole che nella realtà, è sempre un ristret-to numero di soci che influenza tutto il processodecisorio, com’è inevitabile nella democrazia as-sembleare. Questo sistema provoca la conseguenzache gli organi della banca non sono scelti per laloro professionalità, competenza ed esperienza nelsettore, ma per il ruolo svolto sul territorio, per lacapacità di influenza. Questo ha un immediato ri-flesso sulla gestione che assume un carattere fa-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201312

Sportellinelle mani sbagliateSportellinelle mani sbagliate

Un disastro che si poteva evitare

Il commissariamentodella Bcc dei Due Mariha ancora una voltaevidenziato che unadelle principali debolezzedelle piccole bancheè l'inadeguatezzadegli amministratori,che si improvvisano talisenza competenzaed esperienza. La Bancad'Italia cerca di apportarequalche correttivo,ma è necessariointervenire con unanormativa più rigorosa...

milistico, clientelare, politico con una inadegua-ta considerazione degli aspetti più prettamente tec-nici dell’attività bancaria.

La Banca d’Italia, nella sua funzione di vigilanza, ha sempre tentato di correggere questo difetto

congenito, ma si deve dire che la politica della“moral suasion” non ha funzionato molto bene,per usare un eufemismo. Nonostante i richiami, isolleciti, le raccomandazioni che si ripetono inmaniera quasi ossessiva in tutte le relazioni ispet-tive, la situazione stenta a migliorare e si può bendire che nel complesso non si è ancora riusciti aselezionare una classe dirigente bancaria in gra-do di imporsi sul territorio con il carisma dellapropria figura professionale. Questa è una delleprincipali cause del sottosviluppo meridionale,poiché senza una classe dirigente adeguata non siprogramma, non si progetta, non si riesce a se-guire alcun modello di società.Questo costituisce nello stesso tempo dei mag-giori punti di debolezza e un fattore importanteche impedisce una adeguata politica di sviluppodel territorio. È sufficiente ricordare le enormi ri-sorse destinate dalla Unione Europea che vengo-no sistematicamente sprecate perché affidate esclu-sivamente all’arbitrio di una classe politica inca-pace persino di attuare una adeguata politica dispesa. Il ruolo delle banche locali potrebbe esse-re essenziale per poter gestire questo imponenteflusso di risorse finanziarie. Una opportunità spre-cata, certamente per la netta opposizione dellaclasse politica che difende le proprie prerogativeanche a prezzo di un fallimento assoluto, ma an-che della classe dirigente bancaria che non sa pro-porsi come una reale e valida alternativa.

Vi è un altro appuntamento annuale che assume un significato particolare per le Bcc, la valuta-

zione dell’Icaap, un ennesimo acronimo che na-sce dalla denominazione inglese Internal capitaladequacy assessment process, Processo di deter-

minazione dell’adeguatezza del Patrimonio. Inquesto sistema vigente di controllo prudenzialecostituisce il momento più significativo per unabanca poiché è sulla base di questo indice che sideterminano le sue concrete capacità operative. Per una concreta valutazione dell’Icaap, si defi-nisce la mappa complessiva dei rischi più rilevantiche la banca deve affrontare nella concreta atti-vità di gestione (rischio di concentrazione; rischiodi mercato; rischio operativo; rischio di tasso diinteresse; rischio di liquidità; rischio strategico;rischio di credito e di controparte, rischio di re-putazione) seguendo le vari fasi di misurazionedell’indice, la sua collocazione nel sistema com-parando con gli altri il comportamento, e la pre-disposizione di azioni idonee a mitigare il livellodel rischio, con l’individuazione dei responsabilidi gestione cui viene demandato il compito di se-guire la procedura e procedere ai necessari cor-rettivi nel corso dell’anno.

Il Governatore della Banca d’Italia con una lettera dell’11 gennaio 2012 ha tentato di imporre una

sorta di autodafè alle banche (o per dir meglio airesponsabili della loro gestione), aggiungendo alprocesso di valutazione dell’organizzazione e go-verno societario, uno specifico processo di auto-valutazione dei componenti della governanceaziendale. In pratica i componenti del Consiglio di ammini-strazione devono riempire un formulario peresprimere le proprie valutazioni sulle effettive mo-dalità adottate nella gestione, tenuto conto del pe-culiare contesto statutario-regolamentare e am-bientale di riferimento. La Vigilanza ha inteso ini-ziare a dare attuazione pratica al controllo del go-verno societario, trasformando il processo tecni-co affidato alla pura logica dei numeri espressi dairatios, a un processo personale di valutazione del-la qualità professionale degli organismi e dei suoicomponenti. La verifica della congruità del patrimonio dellebanche si trasforma così in una occasione per laVigilanza di costringere la governance a una sor-ta di esame di coscienza. Non vi è nulla della terribile sacralità dell’orda-lia, non vi sono prove divine da superare, il tap-peto di braci ardenti è sostituito dallo sguardo se-vero di mamma Banca d’Italia che sovraintendeal processo con malcelato scetticismo, ma con larassegnata pazienza di chi è consapevole che i fi-gli sono quelli che ti capitano, non quelli che avre-sti voluto scegliere.Tutto il processo è soggetto a una regolamenta-zione “in house”, casareccia, in cui sono gli stes-si personaggi che pirandellianamente scelgono laparte da svolgere sulla scena: protagonisti dellagestione, normatori, inflessibili censori, imparzialivalutatori e dispensatori di pacche sulle spalle percomplimentarsi dello scampato pericolo. Un al-tro anno e via a vele spiegate. La Banca d’Italia tenta di farli bere alla fonte del-la saggezza, ma “quannu lu ciucciu…!”, direbbeil vecchio saggio, e senza offesa per l’incolpevo-le somaro.

Nessuno si è dichiarato inadeguato né sidichiarerà mai tale; al contrario avrà fatto il

diavolo a quattro per trovarsi in quel posto, fa-cendo ricorso a tutte le sua armi persuasive peracquistare consensi proprio tra i soci perché benconvinto del suo innato carisma e delle sue capa-cità, sicuro di essere in grado di superare agevol-mente le carenze formative, professionali e di espe-rienza.La normativa appare troppo blanda; andrebbe re-sa molto più rigorosa e applicata soprattutto al-l’atto della nomina, usando un setaccio a magliamolto fine per tener fuori quegli elementi che finqui hanno prodotto grandi guasti nel sistema del-le banche locali.

Il caso della Bcc dei Due Mari non sfugge alla re-gola generale di una scelta molto approssimativadella governance che neanche gli innesti esternisono riusciti a superare. Oggi il sistema del credito locale assume un va-lore strategico nello sviluppo e su questo tasto bi-sognerebbe insistere molto, perché non vi è unachiara percezione del ruolo che le banche hannonel governo dell’economia.L’assurdità del modello tedesco di “banca uni-versale” imposto a tutti, dalle più piccole Bcc al-le grandi banche d’affari ha imposto ai governi diintervenire in loro favore con mostruose iniezio-ni di liquidità provocando la formazione di unaopinione pubblica fortemente ostile. L’impressioneè che si continui a voler riempire il pozzo di SanPatrizio, di cui non si vede il fondo.Nessuno sembra accorgersi che le difficoltà del-le grandi banche, provocate da operazioni specu-lative, sono abissalmente diverse dalle difficoltàdelle piccole, che si sono svenute nel tentare di ar-ginare questa disastrosa crisi economica.

È oggi indispensabile una riforma del sistemabancario. Non si tratta di ritornare alla situa-

zione precedente al Tub (Testo unico bancario),quando vi è una forte specializzazione tra banchepiccole e grandi, pubbliche e private, a breve ter-mine e a medio e lungo, e poi istituti specializza-ti in varie forme (gli istituti di credito speciale,fondiario, agrario, industriale, cinematografico evia discorrendo). Più pragmaticamente oggi si trat-ta di operare una distinzione netta tra banche com-merciali comunque le si voglia denominare (di ri-sparmio, di credito ordinario, di intermediazionecreditizia, ecc.) e banche di affari, speculative, cheoperano nei mercati finanziari.Alle prime non deve essere consentito di operaresui mercati borsistici, ma devono limitare la pro-pria attività al finanziamento dell’economia (pub-blica e privata). Per questa loro funzione socialedevono essere blindate con con una proceduracontrollato delle crisi, un sistema di protezione deidepositanti-risparmiatori che affidano il loro de-naro per poter gestire la loro posizione finanzia-ria e non certo per alimentare la speculazione, esostenute con interventi pubblici in caso di ne-cessità. Le banche di affari, al contrario, possono esseresottoposte alle procedure fallimentari ordinarie,sottoposte a un regime di bailing in, addossandoanche ai depositanti-speculatori il rischio di de-fault e sottoposte a un severo regime di dimagri-mento.La politica, lo Stato, deve riappropiarsi del ruolodi regolamentatore e regolatore del processo eco-nomico e finanziario e non subire il ricatto dellaspeculazione.Va sottolineato con molta evidenza che fin qui ilsistema di credito cooperativo ha risolto al pro-prio interno le difficoltà delle banche aderenti sen-za pesare sul bilancio pubblico.Anche a livello europeo si inizia a discutere del-la necessità di intervenire nella legislazione ban-caria, sarebbe un grave errore se ancora una vol-ta si producesse una normativa uniforme da ap-plicare a tutti gli istituti.L’illusione che l’Occidente potesse continuare lasua lunga fase di colonizzazione specializzando-si nella rapina finanziaria deve considerarsi con-clusa. L’euro non può rappresentare lo strumentoper finanziare il nostro benessere perché ben pre-sto sarà il renmimbi cinese a prendere il suo po-sto quale moneta internazionale accanto al dolla-ro.Abbiamo bisogno di ricostruire la nostra econo-mia reale: il credito deve ritornare ad essere unostrumento di sviluppo, non una occasione di ar-ricchimento attraverso la speculazione; per que-sto abbiamo un disperato bisogno di un efficien-te sistema di banche locale.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 13Un disastro che si poteva evitare

di Francesco Cirillo

Continuano le proteste pacifiche da parte dei de-tenuti del carcere di Paola, guidati dal detenuto“speciale” Emilio Quintieri. Proteste che conti-nuano con il silenzio da parte degli organi di stam-pa che come al solito si occupano di carcere soloquando vi finisce qualche politico eccellente e an-che per pochi giorni. La lettera che pubblichiamoper intero è drammatica e fa capire che le diffi-coltà che un detenuto rinchiuso nella sua piccolacella 20 ore su 24, vive giorno dopo giorno.Dall’ultima visita fatta dall’onorevole Magorno,nessun altro si è premunito di visitare i detenutiper rendersi conto di persona delle cose scritte edette.Ecco l’appello che speriamo venga ripreso da tut-ti gli altri organi di stampa.

“Comunico che in data odierna tutta la popolazio-ne detenuta nella casa circondariale di Paola (250persone) ha sottoscritto un reclamo di cui sonoprimo firmatario, rivolto al direttore dell’istituto,al provveditore regionale dell’amministrazionepenitenziaria della Calabria ed al magistrato disorveglianza di Cosenza.Questa volta tutti i detenuti con la loro adesionehanno voluto rafforzare la mia precedente istan-za inoltrata alle predette autorità per chiedere l’ag-giornamento del modello 72 con il contestuale in-serimento dei generi alimentari di consumo co-mune nonchè di conforto finalizzati alla cura del-la persona ed all’espletamento delle attività trat-tamentali, culturali, ricreative e sportive, tenendoconto delle nuove strumentazioni tecnologichecosì come prevede l’Ordinamento penitenziario.In pratica, i ristretti, chiedono parità di condizio-ni di vita e di diritti senza alcuna disparità di trat-tamento rispetto agli altri detenuti che sono rin-chiusi negli altri istituti penitenziari della Calabriache, contrariamente a quello paolano, possono re-golarmente acquistare al sopravvitto tutto quelloche è consentito nella tabella approvata dal prov-veditore regionale di Catanzaro.

Infatti in questo istituto non è possibile acquista-re neanche alimenti di prima necessità come la ri-cotta, lo yogurt, la pasta integrale, frutta e verdu-ra di stagione, latte, etc. nonchè altri prodotti co-me il rasoio per il taglio dei capelli, il lettore cd,il tappeto ginnico, qualche profumo o un detersi-vo per la pulizia della camera, etc. che, tra l’altro,come dicevo prima, nelle altre carceri calabresipossono essere acquistati in quanto presenti nelmodello 72 (listino spesa).Qui non viene consentito l’acquisto e l’uso del ra-soio per il taglio dei capelli e l’unico rasoio esi-stente nell’istituto si è nuovamente rotto creandodisagi a tutta la comunità penitenziaria che, tral’altro, è costretta a tagliarsi i capelli solo una vol-ta al mese con lo stesso apparecchio utilizzato daoltre 250 persone senza alcuna precauzione perevitare la trasmissione di eventuali infezioni e ma-lattie.Molti detenuti per tale motivo preferiscono rasarsii capelli con una comune lametta da barba con tut-ti i rischi che possono verificarsi per la propria in-columità fisica.

Pensate che non è permesso l’acquisto e il suc-cessivo utilizzo di un innocuo lettore cd impe-dendo, di fatto, ai reclusi di poter ascoltare la mu-sica di proprio gradimento anche per passare unpo’ del tempo che si è costretti a restare chiusi incella (20 ore al giorno su 24).Viene consentito il possesso o l’acquisto di un let-tore di musicassette che, com’è noto, è bandito damolti anni dal commercio (13 anni) unitamentealle cassette. E se qualche detenuto ha la fortunadi trovarlo poi subentrano ulteriori problemi per-ché deve essere piombato ed a molti apparecchinon si riesce ad effettuare la piombatura... (anchetale pratica non si effettua in altre carceri!) per cuivengono trattenuti nel magazzino dalla polizia pe-nitenziaria.

Ma non è tutto: in molte celle non c’è la copertu-ra radiofonica, ne consegue che è impossibileascoltare la radio e guardare la tv poiché manca-no tantissimi canali nonostante il programma deicanali consentiti sia nazionale ed approvato dalMinistero della Giustizia.Come potete ben capire qui si è sottoposti ad untrattamento inumano e degradante che il diritto in-ternazionale qualifica come tortura... neanche nel-le carceri di massima sicurezza esistono le restri-zioni e le limitazioni vigenti in questo istituto no-nostante tutti i detenuti qui ristretti appartenganoal circuito della Media sicurezza.Mi auguro che la direzione tenga conto delle no-stre proteste provvedendo con sollecitudine a ri-solvere le problematiche che abbiamo sollevatopoichè, in difetto, saremo costretti ad organizza-re ulteriori proteste collettive astenendoci anchedall’acquistare al sopravvitto qualunque prodot-to anche perchè alcuni prezzi sono eccessivi e nonadeguati a quelli che vengono venduti all’ester-no.

Carcere di Paola lì 15/04/2013.

” Emilio Quintieriportavoce detenuti C.c. Paola

Ancora protestedal carcere di Paolaguidati dal detenutoEmilio Quintieri. La letterache pubblichiamoper intero è drammaticae fa capire che le difficoltàche un detenutorinchiuso nella suapiccola cella 20 ore su 24vive giorno dopo giorno

Letteradalle sbarreLetteradalle sbarre

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201314A pane (forse) e solitudine

MezzoeuroMezzoeuro 15

«Permette di trattare in modo preciso e non inva-sivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e uti-lizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti con-sente di ottenere dei risultati terapeutici migliori».È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà del-la Body Radiosurgery (radiochirurgia o radiote-rapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecnichepiù evolute di radioterapia oncologica. Il MalzoniRadiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attual-mente il centro con la più alta casistica di tratta-menti e ri-trattamenti radiochirugici e di radiote-rapia stereotassica.

Fondato nel 2004all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e con-venzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgeryvanta la più alta casistica europea per il trattamentoradioterapico stereotassico delle patologie onco-logiche epatiche e polmonari «ma questa terapia- precisa il dottor Scotti, direttore del servizio diradioterapia-radiochirurgia stereotassica - può es-sere applicata anche a lesioni che interessano al-tri distretti corporei come il mediastino, il pan-creas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago,i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto,prostata». La Body Radiosurgery si pone ormaicome valida alternativa alla chirurgia tradiziona-le soprattutto quando questa non possa essere ef-fettuata; trova indicazione per quei pazienti in cuii tumori sono diventati resistenti alla chemiotera-pia o che hanno già effettuato una radioterapiaconvenzionale.«Controllando i movimenti dovuti alla respira-zione - spiega il dottor Scotti -, individuando inmaniera precisa il bersaglio da colpire ed effet-tuando un controllo costante della terapia, il ri-sparmio dei tessuti sani è massimo, evitando glieffetti collaterali della radioterapia convenziona-le. Il trattamento radioterapico stereotassico ha di-mostrato una tollerabilità elevatissima ed essen-

do effettuato in regime di “day hospital”, ossiasenza la necessità di un ricovero, permette al pa-ziente di riprendere subito le proprie attività quo-tidiane». A conferma della validità di questa ri-sorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono infase di pubblicazione studi che vedono nella BodyRadiosurgery risultati pari e sembra addirittura su-periori in termini di sopravvivenza globale e con-trollo locale di malattia. Solitamente, invece, èusata come un’alternativa alla chirurgia tradizio-nale «costosa, difficile e che richiede un lungo pe-riodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tec-nologia, insieme alla grande e pionieristica espe-rienza degli operatori, consente una precisione ditrattamento millimetrica, valutando durante l’ir-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201316Speciale sanità

La lotta ai tumoriha un’arma in piùLa lotta ai tumoriha un’arma in più

Il Dott. Valerio Scotti descrivevantaggi e possibilitàdella Body Radiosurgeryuna nuova opzioneterapeutica per la curadel cancro :«La precisionemillimetrica consentenuovi trattamenti»

radiazione il movimento interno degli organi e deltumore dovuti alla respirazione».

La Malzoni Radiosurgery di Agropoli hadue acceleratori lineari di ultima generazione

che permettono si eseguire anche una radiotera-pia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Addel Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa an-che alle terapie tradizionali. I due acceleratori li-neari, così come i bunker, sono due macchinarigemelli. Tale caratteristica consente di affrontarel’eventuale blocco di una delle due sorgenti, sem-plicemente trasferendo i piani terapeutici da unacceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poinel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobio-

logico (cellkilling) superiore delle singole sedute(radioterapia ipofrazionata) associata al risparmiodei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotas-sici) ci consente di trattare lesioni anche in distrettidelicati come fegato, vie biliari, pancreas e di ef-fettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesio-ni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica ste-reotassica che con tecnica convenzionale. Sonostati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tut-te le zone corporee (testa-collo, torace, addome,pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fega-to, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiegail dottor Scotti, responsabile del servizio di radio-terapia-radiochirurgia stereotassica del MalzoniRadiosurgery Center.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 17Speciale sanità

Acceleratori lineariIn basso, un telaio stereotassicoNel box in alto, Paola Belfioreamministratore delegato del Radiosurgery center

MezzoeuroMezzoeuro18

Iniziamo con le notizie positive. Per fortuna le tro-viamo anche in Calabria e dovremmo subito ap-profittarne per farle diventare un esempio conta-gioso.

Qual è il comune più virtuoso d’Italia nella raccolta differenziata? Senza ricorrere alle statistiche

Ancitel possiamo azzardare una ipotesi. CasoleBruzio è un antico casale di Cosenza, dove al-l’improvviso un sindaco si è inventato un meto-do. Lo chiamano l’effetto Iazzolino e si spera chevenga subito annoverato tra le “best practices”.Forse lo stesso sindaco Salvatore stenta a creder-ci, ma in un solo mese è riuscito a portare la per-centuale della raccolta differenziata dallo zero alnovanta per cento! Un miracolo ottenuto senza fa-re ricorso alla camera delle torture, ma ricorren-do alla persuasione, al coinvolgimento dei citta-dini, e anche alla dissuasione con la minaccia diqualche salata multa.Resta solo da verificare che non sia “fava di nuvullu”, o per meglio dire “struscio di scupa no-va”. Ma il buon esempio provoca sempre un ef-fetto di imitazione, e una volta compiuto un pas-so di civiltà e progresso, si consolida, diventa abi-tudine difesa dagli stessi cittadini. Si racconta chelo sceriffo “De Luca” di Salerno per quasi un me-se se ne andava in giro con i camion della spaz-zatura per verificare il comportamento dei citta-dini e multare gli indisciplinati che non applica-vano le norme di differenziazione. Poi è diventa-to un mito, e come i fantasmi è dappertutto, per-ché è entrato nella fantasia popolare, anche men-tre si gode il meritato riposo nel suo lettone.

Vi è poi il caso di Rende, che non arriva a queste vette, la differenziata si ferma al 50%, una ci-

fra sicuramente migliorabile, ma molto ragguar-devole soprattutto considerato che è l’unica realtàurbana di una certa rilevanza in Calabria che haimboccato decisamente questa strada ed è in co-stante miglioramento. In termini assoluti ottieneun risparmio enorme, che ha alleggerito il confe-rimento in discarica e consentito di arrivare finqui.Perché oggi la crisi è solo la conseguenza dei tan-ti ritardi nel settore, di cui Cosenza costituisce ilcaso più eclatante ed evidente. Perché oggi la cri-si è solo la conseguenza dei tanti ritardi nel setto-re, di cui Cosenza costituisce il caso più eclatan-te ed evidente, ma è un problema presente in tut-ta la provincia. Da lunedì la discarica di SanGiovanni in Fiore, l’unica finora attiva, ha chiu-so i battenti avendo raggiunto la saturazione e nonè più possibile conferire altro materiale, per cui laraccolta non viene più effettuata poiché non si hala possibilità di smaltimento.

«Si tratta di un problema strutturale che va af-frontato alla radice, perché altrimenti non vi è al-cuna soluzione», dice Crescenzo Pellegrino il ti-tolare di Calabria Maceri.La società è proprietaria dell’unico impianto ditrattamento dei rifiuti presente nell’area urbana edetiene una sorta di monopolio, perché è stata l’u-nica ad aver investito nel settore.

«Provvediamo direttamente alla raccolta in dodicicomuni della provincia e al trattamento di quasitutto quello che produce l’intero territorio pro-vinciale, fatta eccezione per l’area rossanese cheancora si avvale di un vecchio impianto», prose-gue Crescenzo Pellegrino. «Per il 90% si tratta diRsu, rifiuto urbano indistinto dal quale non si puòrecuperare materia prima per la successiva lavo-razione, ma può essere utilizzata solo per la pro-duzione di energia o mandata in discarica. In que-sto modo nessuna discarica può reggere a lungo,poiché quasi tutti i rifiuti finiscono in discarica esi arriva rapidamente ad un livello di saturazio-ne».

«Vi sono dei casi virtuosi, ma devono diventare laregola, se vogliamo uscire dall’emergenza. ARende su ventimila tonnellate di rifiuti, la metàsono interessate dalla raccolta differenziata. Laparte organica viene spedita a S. Pietro Lametinodove dovrebbe essere trasformata in compost».«Dico dovrebbe, perché nella emergenza tuttol’impianto è utilizzato per l’indifferenziato che viaffluisce da tutta la provincia di Catanzaro».«Noi siamo diventati una realtà tanto che espor-tiamo circa il 90% della nostra produzione. Ogni

giorno spediamo in Cina un container di prodot-to semilavorato dal porto di Gioia Tauro e siamopronti per incrementare significativamente que-sto business», prosegue Crescenzo Pellegrino.

L’impianto ha questa capacità di ampliamento? «Abbiamo già proposto alla regione di poter co-struire un impianto di compostaggio. Sono pas-sati già due anni e non abbiamo avuto risposta.Abbiamo una nuova conferenza di servizi il 29 diquesto mese e speriamo di poter finalmente ave-re il via libera. Siamo in grado di entrare in pro-duzione in meno di sei mesi con un notevole be-neficio per tutti quei cittadini che otterranno dairifiuti organici ammendante per le piante».Nel piano regionale è però previsto un solo im-pianto per l’intera Calabria del Nord.«Sulla base di una valutazione razionale, ogni im-pianto dovrebbe occupare una posizione baricen-trica nella sua area, che dovrebbe avere un raggionon superiore a 40 chilometri. Nella nostra pro-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201320

Ma i rifiutisono un affareMa i rifiutisono un affareEmergenza a Cosenza,se la risposta è solola differenziataIntervista a CrescenzoPellegrino, titolaredella Calabria Maceri,criticato per la situazionedi emergenza creatasi«Ma quello dei rifiutiè il business del futuro»dice Pellegrino, «già oraspediamo un containeral giorno in Cina...»

Il sacchetto dove lo metto

vincia sarebbe necessario averne tre, uno nell’a-rea urbana, l’altro a Cammarata vicino aCastrovillari e il terzo sul Tirreno. Ritengo che visiano ancora margini per poter arrivare a una so-luzione logica e concordata».La sua azienda viene accusata di essere all’originedi questo disagio, per aver opposto un rifiuto a ri-cevere la spazzatura. «Siamo un impianto di trattamento dei rifiuti epossiamo lavorarne una certa quantità a condi-zione che riusciamo a spedire altrove il materialelavorato. Quando la maggior parte dei rifiuti chearrivano è indifferenziato, come nel nostro caso,abbiamo assoluta necessità di disporre di una di-scarica, altrimenti il processo si blocca. Lasciarei rifiuti sulle strade è certamente un problema edobbiamo tutti, gli operatori del settore pubblicie privati, concorrere a trovare una soluzione rapi-da perché è un problema che interessa tutti, ma lasoluzione non può certo essere quella di trasfor-mare in discarica il piazzale della società, che fi-

nirebbe per bloccare in pochi giorni anche l’im-pianto con conseguenze ancora più disastrose pertutto il territorio».Cosa si può fare allora?«Intanto bisogna affrontare l’emergenza. È statagià chiesta alla regione l’autorizzazione a opera-re in savrabanco a San Giovanni in Fiore, e vi so-no a disposizione altre discariche private a Celico,Scala Coeli e Castrolibero. Ma stiamo parlandodi una soluzione per qualche decina di giorni, for-se un mese, ma nel frattempo bisogna subito par-tire con la differenziata. Dobbiamo partire subitocon il metodo Iazzolino, un esempio che non vie-ne dalla Padania, ma sta davanti i nostri occhi».«In quanto all’accusa di essere i responsabili diquesta stato di crisi, vorrei far notare che il ciclodei rifiuti è il nostro business e noi abbiamo tuttol’interesse a funzionare il sistema. Dobbiamo sot-tolineare che stiamo in una fase di costruzione delsistema e non possiamo desiderare un collassoproprio ora, non abbiamo raggiunto una posizio-ne matura, consolidata sulla quale poterci ada-giare. Abbiamo bisogno della collaborazione ditutti, istituzioni e cittadini per poter completare ilprogetto e dare risposte certe ai cittadini».Nessuna polemica con il sindaco di Cosenza MarioOcchiuto?«Il sindaco di Cosenza è una persona seria a com-petente che si trova a fronteggiare una emergen-za dalla quale sono convinto che ne uscirà raffor-zato perché ha una particolare sensibilità nei con-fronti di queste tematiche, anche per la sua espe-rienza professionale. Credo che Cosenza sia pron-ta per diventare un altro esempio di buona orga-nizzazione della raccolta dei rifiuti. Come CalabriaMaceri siamo disponibili a collaborare non soloper uscire dall’emergenza, ma per costruire un si-stema economico ed efficiente».

o.p.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 21Il sacchetto dove lo metto

Mario Occhiuto

Nelle altre fotol’impianto di differenziazione

della Calabra Maceri

di Francesco Cirillo

Se c’è un paese dove trascorrere una lieta giorna-ta questo è San Demetrio Corone o Shën Mitri inlingua arbëreshë. Non bisogna aver fretta a rag-giungere questo paesino arberesh, perché la stra-da è stretta e abbastanza tortuosa, ma molto pa-noramica e ricca di aree dove è possibile sostareal fresco e in tranquillità. Come al solito faccionotare nel descrivere i miei viaggi in Calabria,manca un’adeguata segnaletica ed a ogni bivio bi-sogna stare attenti sulla strada da percorrere pernon perdersi ed andare dalla parte opposta. La par-te ghiotta di San Demetrio Corone, provenendoda un altro paesino arberesh che è Santa Sofiad’Epiro, si trova proprio al suo ingresso.

Si tratta del complesso basiliano della chiesadi Sant’Adriano. Un sindaco della Toscana met-

terebbe qui un enorme cartellone pubblicitario in-dicandovi quanto tesoro si trova dentro questachiesa, ed invece per chi non lo sa può passarvioltre pensando ad una solita chiesa abbandonatadella nostra regione. E invece, quest’abbazia co-stituisce uno dei pochi esempi di chiese norman-no-basiliane risalenti l’XI secolo. Questa chiesasorse nel 955 per opera di San Nilo da Rossano,una delle figure più prestigiose del monachesimobasiliano.

Si conosce poco questo monachesimo basiliano,tanto che, in un cartello stradale fatto dall’Anasin prossimità di san Nicola Arcella si trova scrit-to “grotta brasiliana”, facendo immaginare unagrotta piena di belle donne brasiliane che ballanoal ritmo di qualche samba.Invece i monaci basiliani sono stati tutt’altro.

Seguaci di san Basilio, predicavano la povertàestrema, vivendo coperti solo da una pelle di

capra e in grotte. Spinti dall’avanzata turca neipaesi orientali, vennero a sistemarsi in Calabriadove trovarono un ambiente naturale simile a quel-lo lasciato in Oriente, fatto di grotte e anfratti so-litari. San Nilo fu uno dei massimi esponenti diquesto ordine che in seguito venne osteggiato dal-la Chiesa cattolica romana che di povertà non nevoleva sapere. Si racconta che la grotta ove SanNilo visse è collegata alla chiesa attraverso un cu-nicolo che fu murato per non permettere agli stu-denti del vicino collegio di nascondervisi nei lo-ro giochi dopo la scuola. Oggi dell’eremo di SanNilo rimane ben poco, lo straordinario affresco,attribuito a un allievo del Dominichino, che ri-traeva il santo sotto un enorme olmo è stato to-talmente danneggiato e l’intera struttura è caden-te.

All’interno della chiesa di sant’Adriano si trovano dei mosaici e degli affreschi stupendi. Uno dei

più belli, che vale la pena spostarsi da qualsiasiparte d’Italia, per ammirarlo si trova sotto la ter-za arcata della chiesa tra due pilastri. Su un pianodi marmo circolare, con tessere triangolari bian-che, rosse e verdi è rappresentato un serpente chesi avvolge in tre spire strette verso il centro dovetermina con la testa nera e la bocca spalancata. Adammirare ultimamente queste bellezze è giuntofinanche lo studioso d’arte Vittorio Sgarbi attor-niato però, solo da qualche politico locale e qual-che curioso.

Il personaggio centrale della vicenda è peròil custode volontario di tutta l’abbazia, Gennaro

Sposato che non riuscendo a trovare una chiaveper aprire una delle tante porte del complesso mo-nastico ha fatto aspettare Sgarbi sotto un freddo

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201322

Quello chela Calabria non merita Quello chela Calabria non merita

Viaggi che lasciano l’amaro in bocca

È la chiesa di sant'Adrianoa San Demetrio Coroneuno dei pochi esempi dichiese normanno-basilianerisalenti all'XI secoloUn tesoro ingiustamentenascosto e reso famososolo dalla notizia cheil custode volontariodi tutta l'abbazia, GennaroSposato, non riuscendoa trovare una chiaveper aprire una delle tanteporte del complessomonastico ha fattoaspettare Sgarbi sotto unfreddo vento di montagna

vento di montagna. La notizia giornalistica è que-sta. Non Sgarbi che visita l’abbazia ma un umilepensionato che lo fa aspettare perché non trovauna chiave. E qui ci troviamo di fronte al solito etipico arcano calabro.

È possibile che un’opera così importante, cosìcentrale e rilevante di tutta la storia dell’arte

calabrese, non abbia trovato negli anni un qual-cosa d’istituzionale che fosse un’associazione, unacooperativa, un custode vero e proprio, che pos-sa gestire il tutto? Il custode che oggi ha tutte lechiavi è un volontario, che fa questo per passionee amore della sua terra. Ma non è sempre lì.Bisogna chiamarlo e attendere il suo arrivo. Nonesiste nei pressi dell’abbazia un chiosco informa-tivo, un qualcosa dove sia possibile acquistare de-pliants, cartoline, souvenir, e soprattutto avereinformazioni. Tutto questo senza nulla togliere al-l’encomiabile lavoro che svolge il signor Sposato.Il pensionato Gennaro Sposato è un personaggiounico e vale la pena andare fino a San Demetrio,non solo per visitare la chiesa, ma anche per co-noscere lui. Gennaro ti accoglie con un sorriso, èfelice di guidarti e di ospitarti nel suo ufficio, pie-no di santini e croci, e dove prima si fa fotografa-re con tutte le chiavi della chiesa, inscenando unrito scaramantico sconosciuto e poi ti offre un li-quorino al piretto (una qualità di cedro provenientedalla Sicilia poco coltivato in Calabria) fatto dalui stesso.Il “mantra” di Gennaro è «bravo, bravo» appenaindovini un qualcosa che riguarda la storia dellachiesa. Se dici di conoscere San Nilo, ti dice su-bito «bravo, bravo», se dici di sapere del mona-chesimo basiliano ti meriti un altro «bravo, bra-vo». Gennaro sa tutto e ci mette quella passione,nel guidarti, che meriterebbe un vero riconosci-mento del tipo di “cavaliere del lavoro”. Eh sì,perché di lavoro, Gennaro, ne ha fatto in quel luo-go.

Di fianco alla chiesa è esistito un enorme collegio, adesso in restauro, che ha accolto fino a 300

studenti provenienti da tutta l’Italia, e da moltipaesi del Mediterraneo, Grecia ed Albania com-presi. Era il collegio di Sant’Adriano: chiamatoin origine collegio Corsini, fu istituito da PapaClemente XII, nel 1732 a San Benedetto Ullanoallo scopo di preparare il clero alla conservazio-ne del rito greco; fu trasferito, poi, a San DemetrioCorone nel 1794 a sèguito di richiesta del vesco-vo Francesco Bugliari.Dal 1794 la storia del territorio è profondamentelegata a quella del collegio Corsini, poi collegiodi Sant’Adriano, fondato da Ferdinando IV diBorbone al posto del soppresso monastero. E di-venne un importante organismo culturale nonché

il primo istituto di formazione culturale in Calabria,dalle cui mura uscirono luminose figure delRisorgimento italiano, come Agesilao Milano(1830-1856) e Domenico Mauro (1812-1873), eletterati e giuristi come Girolamo De Rada (1814-1903) e Cesare Marini (1792-1865).

Gennaro Sposato, la nostra guida, fu il cuoco diquesto collegio; è per questo che oggi ne rappre-senta la memoria storica. Conosce ogni anfratto,ogni porta e ne ha conservate tutte le chiavi, cir-ca cento.

Delle bellezze di San Demetrio Corone se ne può leggere anche su Vecchia Calabria del viag-

giatore inglese Norman Douglas, il quale ne trac-cia un ritratto suggestivo. A proposito del colle-gio, Douglas scrive, che questo è un luogo per fi-losofi e non per ragazzi.Ma un’altra chicca di questa abbazia è la biblio-teca. Una biblioteca che risale al XVI e XVII se-colo e che conserva migliaia di testi fra i quali mol-ti unici, rari e di grande valore. Ne cito uno di que-sti libri, uno scritto di geografia astronomica risa-lente al 1499. Ma anche questa biblioteca è chiu-sa nonostante sia stata fatta una Fondazione pergestirla.

Finita la visita del collegio e della chiesa ciaddentriamo nel centro storico di San Demetrio

Corone. In parte risulta abbandonato, in parte ri-strutturato. Qualche abitazione è stata ristruttura-ta dal comune, altre da privati. Ma altre opere at-torno a questo paesino lasciano alquanto perples-si. Per esempio vediamo un enorme bocciodro-mo, poco frequentato. Ed in lontananza una strut-tura dell’Asl destinata ai disabili mai aperta. Poiun enorme teatro del folcklore. Dedicato al folck-lore e alla lingua arberesh ogni anno, dal 1980, sisvolge un importante festival dedicato alla can-zone in lingua albanese che richiama albanesi datutt’Italia. È forse l’unica nota positiva di quantosi organizza di vivo in questo paese.

A pochi chilometri dal paese ecco lo scempioambientale che lascia senza fiato. Sembra es-

sere in val di Susa con la costruzione dell’inutileTav. Colline e montagne sventrate, viadotti su cam-pi che una volta erano agricoli, tutto per una stra-da della quale non si capisce l’utilità. È la stradaSibari-Sila che, appunto dalla Sibaritide, spaccamontagne e colline per giungere chissà quando inSila. Da qualche tempo, considerato che i lavorivanno a rilento e che pare stiano terminando i fon-di, qualche buontempone l’ha soprannominata“Mormorico-Calamia”, per indicare le due zonedel paese che metterà in collegamento. Un megaappalto di circa trenta milioni di euro che dovrebbefavorire non si sa cosa. Ma è facile pensare al-l’indotto che ha creato e creerà fra i proprietari ter-rieri, pronti ad investire in stazioni di servizio ben-zina, in locande e alberghi e chiaramente villaggituristici. I proprietari sono già in fila al Comune.

Come al solito avviene nelle mie visite nei paesidella Calabria, come moderno Norman Douglas,me ne torno con l’amaro in bocca, pensando alletante potenzialità che abbiamo da trasformare inricchezza e che invece, usate in modo stupido etruffaldino, producono solo nuove povertà e scem-pi ambientali.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 23Viaggi che lasciano l’amaro in bocca

L’abbazia di Sant’Adriano, a San Demetrio Coronee il suo custode volontario, Gennaro Sposato

Sotto, l’interno della chiesacon le sue navate e i suoi mosaici

In basso, i cantieri della superstrada Sibari-Sila

di Francesco Cirillo

Cosenza è una città che vale la pena di visitarla tutta. È piena di monumentie soprattutto ogni monumento ha una sua storia che attraversa tutta la storiadell’Italia. Uno di questi monumenti preziosi per tutti, è il complesso con-vento-chiesa, detto della “Riforma”, che fu monastero fuori le mura fondatodalle Benedettine nell’anno 863. Terremotato nel 1184, venne riedificato daFederico II che lo cedette ai frati Francescani nel 1224. Nel 1276 se lo ac-quistarono le Clarisse le quali però, trasferitesi in città per vivere indisturba-te, ciò che non avveniva nel monastero rurale, lo fittarono ai frati Osservantinel 1412. Questi, a loro volta, lo lasciarono nell’anno 1436. Rimasto in pro-prietà delle Clarisse, abbandonato per circa 170 anni, divenne un rudere.

Così lo comprò il barone Antonino Firrao nel 1607. Ricostruì convento echiesa, nella quale per sua devozione installò la statua del Ss. Crocifisso,pregiata opera della cerchia di frate Umile da Petralia, quindi di tutto fe-ce dono ai frati Riformati nel 1628. Questi vi restarono circa 240 anni(da ciò il toponimo della zona), favorendo la devozione al SS.Crocifisso, che sin dal suo compimento si mostrò miracoloso. Anchedopo la soppressione imposta con la legge Crispi nell’anno 1866 lachiesa fu sempre aperta al culto e i devoti cosentini, specialmentela popolazione contadina, sperimentarono spesso tale miracolo-sità.

Tale devozione fu incrementata dai frati Cappuccini, iniziando dal1915 quando, ottenuta la cessione della chiesa, vi esercitarono illoro apostolato. E fu proprio un cappuccino, P. Daniele Gil che,salvando dall’incendio causato dai bombardamenti aerei del 3 set-tembre 1943 il SS. Crocifisso, ha dato maggiore impulso alla devozionedei buoni cosentini. Fino al punto che la chiesa ricostruita, pur essendo tito-lata alla Madonna di Costantinopoli, ha per pala dell’altare maggiore il san-to Simulacro.

Sì perché ormai quella della “Riforma” per i cosentini è “La chiesa del Ss.Crocifisso”. A questo miracoloso crocifisso è quindi dedicata ogni anno unafesta, che è forse una delle più antiche della Calabria.

La presentazione della festa è stata fatta con tutti glionori che si vuole nella sala del Comune e si scopreche la vecchia tradizione della festa che voleva fos-se un momento di riflessione rivolto alle sofferenzeumane è diventata un momento di divertimento e dispreco di danaro che si allontana sempre di più daidettami del nuovo papa Francesco che vorrebbe unachiesa dedicata ai poveri ed alla soluzione dei loroproblemi.

È passata solo qualche settimana dalla morte dei po-veri tre immigrati bruciati in un rudere al centro di Cosenza, quando tutti siinginocchiarono davanti a quei corpi straziati, e tutto si è già dimenticato. Ipoveri restano poveri ed i cristiani continuano a battersi il petto cantando emangiando. Nel programma, benedetto da mons. Bertucci vicariogenerale della diocesi e dai frati cappuccini leggiamo balli edanze a non finire ogni sera. Singolare la collaborazione conla Cgil che celebra all’interno del programma ecclesia-stico il suo centenario con i Dedalus e con EugenioBennato. Cosa c’entri la Cgil e la sua tradizione di lottae di laicità con i miracoli del crocifisso non ci è dato sa-pere. Ma immaginiamo che se Eugenio Bennato fos-se vissuto duemila anni fa, sarebbe stato contatta-to da qualche impresario ed avrebbe senz’altrotenuto un concerto a Gerusalemme, sul Golgotatrasformato in anfiteatro, proprio il venerdìSanto mentre Gesù pendeva dalla Croce sot-to lo sguardo di sua madre (questo po-trebbe diventare una sceneggiatura per iMonty Pyton).

Sono parecchi, oggi, i fedeli a Cosenza, che pensanoche la festa sia stata del tutto stravolta e profanata.Una volta, un tempo comunque non tanto lontano,si andava a piedi nudi al santuario, alcuni in ginoc-chio o addirittura strisciando la lingua sul sacrato epavimento della chiesa. Non che questi riti siano pia-cevoli, ma oggi siamo all’esatto opposto.Oggi, ci si va cantando con tutto il codazzo dellaamministrazione comunale e della curia. E basta leg-

gere la presentazione del programma fatta nel salone di rappresentanza delComune! È simile al Sinedrio... Così si legge in sovraimpressione su una fo-to del Cristo Crocifisso: “Manifestazioni ricreative e di piazza”. Papa Francesco,

ed un vero fedele qualsiasi si metteranno di sicuro a piangere. In un mo-mento drammatico della nostra vita sociale, in cui cresce la disoccupazio-ne e la fame, gli organizzatori della Festa del Crocifisso trovano il modo

di ingannare ed addormentare. È inutile che il papa Francesco inneggialla povertà, alla sobrietà, alla vera adorazione della Croce. Qui a

Cosenza si trova il modo per addormentare ed ahimè, per pro-fanare.

Forse di tutta la festa e della devozione si è salvato so-lo il programma religioso in chiesa ma tutto sembraun ossimoro fra sacro e profano, fra i frati cappucci-ni e la Cgil, il Comune ed il suo sindaco festaiolo ela gente umile e semplice, fra passato umile e sem-plice e presente consumistico e festaiolo. Le tre F, fe-ste-farina-forche, di borbonica memoria, qui aCosenza così come in tutto il Sud, a quanto pare, fun-zionano sempre.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 25

Come tutte le cose nostreanche la Festadel Crocifisso a Cosenzafinisce a taralluzzi e vino

Battersi il pettocantandoe mangiando

Battersi il pettocantandoe mangiando

Le vie del Signore...

di Giuseppe Aprile

Al Consiglio regionale della Calabria una cosa ap-pare evidentissima: il caos dei finanziamenti aigruppi e le presunte responsabilità per spese, tal-volta assurde o non motivate, di cui pare non cisia spesso traccia e rendiconto, che dimostrano si-curamente equivoci circa l’uso del denaro dei con-tribuenti calabresi per i quali, ancora una volta, lacattiva amministrazione regionale è finita dram-maticamente su tutti i giornali nazionali. Siamoin una fase delicatissima che sta impegnando for-temente gli organi inquirenti che, però, tardano afornire nomi , indicare responsabilità precise, ci-fre esatte, entità dei danni. Diciamo, comunque,senza voler fare fretta ad alcuno, che non c’è sta-ta concorde esecuzione di tempi tra la conoscen-za dello scandalo e la individuazione dei nomi delresponsabili anche se, di fatto, si possono già ave-re indicazioni circa i luoghi dove si sono consu-mati i gravi sperperi. Ma con una modalità per cui,per ora, a nessuno è stato negato il solito poter di-re: “da noi i conti sono in ordine”. E la posizioneemersa nel consiglio regionale, anche per via del-la relazione ad hoc del presidente Talarico, sem-bra che nulla sia accaduto anche se le telecameredella Gabanelli e l’inviato della sua trasmissionehanno stazionato in tutti i punti nevralgici dove sipotevano incontrare persone per chiarimenti, po-litici per interviste, tutto quanto serviva per capi-re e fare chiarezza e tutta la stampa era all’erta,proprio perché questa regione è diventata, anco-ra una volta, centro dell’attenzione nazionale perbrutture che non avremmo mai voluto che succe-dessero.

Il giustificazionismo esasperato ha portato a un manifesto contrasto tra l’aula del consi-

glio e l’esterno. Nella prima sembrava tutto nor-male, tranne la solita “fiducia” nella magistraturache comunque avrebbe fatto il suo corso (cosa chesembrava una concessione politica e non una nor-malità) ma di fatto minimizzando scandali veri epresunti; e l’esterno dove addirittura si sono or-ganizzati balletti ed altre forme di protesta popo-lare, ironizzando su quanto si sa del comporta-mento dei responsabili amministrativi dei gruppie dei loro dirigenti che chiaramente spendono espandono a proprio piacimento i finanziamentienormi che stranamente vengono elargiti senzal’impegno di rendicontazione per via di una leg-ge del consiglio, promossa al tempo di Bova e diFedele, secondo cui basta un nulla per giustifica-re le spese; unico caso dove vi sono spese di de-naro pubblico da sostenere.

Le gravi inadempienze del Consiglio regionalehanno raggiunto vette davvero intollerabili.

Fuori si piangono le disgrazie di una economia alcrollo e senza prospettive, del costo nel settore sa-nitario che continua ad essere malamente ammi-nistrato e utilizzato; si continua a vivere senza pro-spettive turistiche, senza la soluzione dei proble-mi nel settore trasporti, viabilità, ambiente, scuo-la. Non si tocca neppure la questione della vivi-bilità in regione, nel mentre la politica ha trasfor-mato le amministrazioni in clientele e gestione difinanziamenti e di usi di posti e di ruoli ai fini diparte. All’interno del Palazzo, invece, sembra chenulla succeda e si continua a vivere come se nul-la fosse delle tragedie di questo nostro popolo.Non si dimostra coscienza dei drammi di una re-

gione dove domina l’incoscienza e un tira a cam-pare dove anche politici che hanno ricevuto av-visi di garanzia e rinvii a giudizio, per presuntireati gravi e vergognosi, ostentano tranquillità esorrisi “amari” che non si possono nascondere agliosservatori e all’ironia dei presenti in sede di stam-pa e di pubblico.

La politica calabrese è percorsa da fattori davvero strani dove si fa passare per trionfo della fem-

minilità l’entrata in consiglio di una Tilde Minasi,fedele scopellitiana, consigliera e assessore a vi-ta e di tutto, assessore della Giunta comunale cheda qualche mese è stata sciolta per mafia e dovela mancata dichiarazione di dissesto comunale ècolta come tentativo politico di evitare un ulte-riore dramma sociale nella grande città di ReggioCalabria, dominata da gravi problemi di malgo-verno e penetrazioni di interessi terzi in settoripubblici. Non si capisce più cosa sia il reato veroe proprio e quale la disattenzione, il fare incorre-re in errore un amministratore che avrebbe il com-pito di difendere la legalità e la corretta ammini-strazione.

Ora siamo ad arresti di massa di dipendenticomunali, comunicazioni giudiziarie per am-

ministratori, opinione pubblica devastata dalle no-tizie che corrono in città e sui giornali che mai co-me oggi sono carichi di note che indicano fatti giu-diziari, questioni di criminalità, pentiti che parla-no e svelano, attività di polizia e carabinieri in mo-

do tale che niente più può sorprendere per quan-to avviene e quanto potrà avvenire.Sono diciassette i dipendenti comunali tratti in ar-resto per assenze arbitrarie e oltre novanta gli in-dagati su cui la magistratura ha messo, o sta met-tendo, le mani. Per i quali, presso la pubblica opi-nione, sono diffuse due tendenze. Una del dire chesui dipendenti comunali sono scattate le manettedegli arresti nel mentre per i politici, responsabi-li di mille sfasci ma ritenuti potenti e salvaguar-dati, arrivano avvisi di garanzia ma gli arresti qua-si mai. La pubblica opinione aspetta, quindi, pa-rità di diritti di fronte alla legge; non accetta unalegge forte con i deboli e debole con i forti. Noiinvece continuiamo a credere che le discrimina-zioni non debbano avere luogo.

A Reggio è di pochi giorni fa la notizia chel’ex assessore Raso, della giunta Scopelliti di

Reggio Cal, è stato condannato a due anni di re-clusione (pena sospesa) per abuso e falso. Casoper il quale Scopelliti, allora sindaco della città,“sarebbe stato indotto in errore”: avrebbe firma-to una falsa attestazione che, ci sembra di capire,se avesse rifiutato, come sarebbe stato giusto, l’as-segnazione della casa popolare alla congiunta diRaso non sarebbe avvenuta e il reato non sareb-be stato commesso. Non sarebbe avvenuto un ca-so per il quale può dispiacere tanto, ma è avve-nuto. Ed ora si può sperare, se ci sono le condi-zioni, in un chiarimento a favore dei condannatiin secondo grado di giudizio. La logica, a Reggio,è che pagano i deboli e usufruiscono i forti. Paganogli impiegati e usufruiscono certi politici che conpromozioni, protezione anche di assenze arbitra-rie e continuate, lasciando inefficienti gli uffici efavorendo i protetti, a discapito degli aventi dirit-to, creano e mantengono sacche elettorali decisi-ve. Questo dicono gli impiegati colpiti duramen-te dai provvedimenti di questi giorni. «Il disser-vizio, le assenze, il vuoto degli uffici per cui do-vrebbero rispondere i capi e tanti amministratori,lo paghiamo solo noi!» è la voce che gira in città.Mentre, circa le colpevolezze che tutti individua-no alla quasi generalità di impiegati e cattivi am-ministratori, si dice. «Si spiega che non puoi ave-re un certificato se non dopo lunga attesa, pressoil comune giacciono documenti che mai vengo-no definiti, soprattutto negli uffici dell’urbanisti-ca in modo particolare, dove vai e non trovi cosacerchi». La cosa più corrente è la seguente: «Senon ci sono vocazioni al lavoro e specializzazio-ni e spesso tavoli di ufficio vengono assegnati adamici e parenti, diventa logico che la macchinaburocratica è alla deriva, il cittadino non è mai ser-vito e le pratiche giacciono nella polvere e nei ti-retti per tanto tempo». In questa situazione ci vie-ne da dire che le colpe non stanno da una sola par-te. In una sana amministrazione, dove gli impie-gati sono qualificati e addetti in modo funzionaleall’efficienza ed alla competenza, i problemi si ri-solvono in tempi adeguati e senza che si arrivi cheognuno debba comportarsi a suo modo, senza gui-da, al servizio di un lavoro non programmato emai piacevole e di soddisfazione. Se gli impiega-ti e gli uffici avessero avuto una buona guida eduna buona amministrazione, e tanta politica nonavesse fatto il suo indegno corso di utilizzazionedi tutto e per tutto con formule funzionali a vi-cende e usi elettorali, e non venissero utilizzatepersone, parenti e amici di politici, da proteggereevitando loro lavori di un certo tipo, sicuramentenon si sarebbe arrivati a quanto è avvenuto in que-sti giorni.

Il clima in città ed in regione è dei peggioripossibili. Non è più procrastinabile nel tempo

la situazione di oggi. Il ricambio immediato del-la classe dirigente, magari per come la proponeBeppe Grillo,è essenziale e richiede tempi deci-samente brevi.

Uno scandalo senza fineOccorre cambiarerotta urgentementeLe gravi inadempienzedel consiglio regionalehanno raggiunto vettedavvero intollerabiliFuori si piangonole disgrazie di unaeconomia al crolloe senza prospettiva

Un “Consiglio”alla RegioneUn “Consiglio”alla Regione

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 27In mancanza di un governo, la Calabria si “arrangia”

di Giovanni Perri *

In Calabria diventa sempre più impellente attua-re politiche che possano puntare su progetti fina-lizzati a potenziare l’offerta turistica per valoriz-zare il patrimonio promozionale, storico cultura-le, favorire l’accoglienza e creare vantaggi socio-economici a tutto il territorio calabrese.Le finalità progettuali riguardano essenzialmenteil potenziamento dell’offerta culturale e turistica,imperniate sulla tutela e valorizzazione delle strut-ture ricettive: edifici storici di notevole pregiomorfologico e tipologico, ubicati per lo più, nel-l’altopiano silano, nelle aree costiere ed appeni-niche ed in alcuni contesti rurali della Calabria,suscettibili di essere inseriti in mete turistiche eculturali da ottimizzare e potenziare.Tutto ciò si inserisce felicemente con il cambia-mento del ruolo dell’agricoltura incentrata, se-condo la filosofia della sostenibilità ambientaledell’Ue, sulla multifunzionalità, un aspetto inno-vativo del settore primario che opportunamenteintrecciato con l’attività agrituristica, sta contri-buendo a riammodernare la vita nelle campagne,riscontrando in provincia di Cosenza ed in Calabriasignificative evoluzioni.Negli ultimi decenni, nei processi di pianifica-zione urbanistica, il territorio extraurbano ed inmodo particolare quello agricolo-forestale, che inCalabria rappresenta ancora un fetta considere-vole, è stato sovente trascurato, privilegiando spes-so gli aspetti urbanistici sotto l’ottica costruttiva-architettonica.In questo modo, si sono perse grandi opportunitàed occasioni per non aver valorizzato le risorsedelle aree agricole con opportune politiche di svi-luppo rurale per il mantenimento della diversitàdei territori rurali, per la capacità di attivare la vi-ta economica e sociale locale, nonché per la pro-tezione e la salvaguardia ambientale e paesaggi-sticaLa politica dello sviluppo rurale, nell’ottica dellamultifunzionalià e dell’eco-condizionalità, può edeve puntare oltre che sul settore primario, so-prattutto in direzione dei servizi, della qualità del-la vita e generare così effetti positivi anche sulleattività economiche connesse sia a monte che avalle del settore agricolo, creando in definitiva uninsieme di opportunità di sviluppo generale sulterritorio.L’agriturismo consente all’imprenditore agricolodi generare nuove ed aggiuntive forme di redditoe di occupazione rispetto a quelli ottenibili dal nor-male esercizio delle attività agricole ordinarie, co-sì come avveniva in passato nelle aree rurali in ge-nerale.

Dal punto di vista concettuale i tre termini “agri-turismo, territorio e ambiente” chiariscono benel’intreccio positivo nell’immaginario collettivodella “multifunzionalità in agricoltura” che assu-me sempre più il significato di un nuovo model-lo di sviluppo rurale che sempre più gradualmen-te si manifesta a livello europeo, soprattutto dopola riforma della Pac (Politica agricola comunita-ria) e della politica di coesione dell’Unione euro-pea.Gli aspetti più importanti della “multifunzionalitàin agricoltura” sono infatti essenzialmente quellidi legare l’attività agricola alla tutela, salvaguar-dia e valorizzazione di tutte le risorse naturali eterritoriali, in un approccio di tipo integrato, ov-

verosia un tipo di agricoltura non più solo e sol-tanto rivolta verso l’ottenimento delle produzio-ni agricole ed a particolari aspetti produttivi chepuntassero alla quantità e non alla qualità, bensìin un’ottica nuova, innovativa con funzioni e com-piti di più largo respiro e grande attenzione per lerisorse naturali ed ambientali.

Con tale nuova impostazione si è imposta con laglobalizzazione, una politica di sviluppo rurale,da parte di tutti i partner europei, per il manteni-mento della diversità dei territori rurali di sup-portare ed attivare, favorire e privilegiare la vitaeconomica e sociale dei territori interessati, non-ché di favorire le produzioni di qualità, la salva-guardia ambientale e paesaggistica.In sostanza si è voltata pagina, nel senso che l’at-tività del settore primario non deve essere più fi-nalizzate al solo ottenimento della produzione ve-getale agraria, bensì orientare a valorizzare ini-ziative progettuali connesse ed integrate con il ter-ritorio in un contesto di sostenibilità ambientale,tutela del paesaggio e della conservazione del pa-trimonio storico, culturale e naturalistico.Un tipo di agricoltura che non produce solo ali-menti, materie prime e derrate, ma anche servizidi interesse collettivi, quali l’ambiente ed il pae-saggio, che non hanno mercato e che perciò ri-spondono a soddisfare esigenze collettive quali latutela dell’ambiente e del paesaggio. Questa nuo-va concezione, nell’ambito della politica di svi-

luppo rurale, il concetto della multifunzionalitàrappresenta una buona opportunità che dovrà es-sere tradotta in azioni concrete per favorire la cre-scita e lo sviluppo socio-economico delle areeagricole in forte ritardo di sviluppo rispetto a quel-le più valide e competitive sul piano dell’efficienzae delle economia di mercato.

Necessita evitare, così come avveniva nel passato,che i vecchi ed ormai superati Prg venivano im-postati ed elaborati con procedure piuttosto ge-neriche per quanto attiene lo studio, l’individua-zione e la definizione del contesto extraurbano,soprattutto delle zone “E” che non sono state maiclassificate e quindi di non aver messo in risaltole specifiche realtà produttive per programmare illoro utilizzo ai fini agricoli, forestali, ambientalied urbanistici.L’elaborazione degli strumenti urbanistici primavigenti, dedicavano grande attenzione al contestourbano, tant’è che si è dovuti aspettare l’inizio de-gli anni settanta allorquando con la legge ponte n.765/67 e successivamente con la politica dell’Uesi avvertiva l’esigenza di attuare nuove norme eregole finalizzate alla tutela e valorizzazione del-le zone agricole garantendo, nel contempo, la tu-tela del suolo e le caratteristiche ambientali di pre-gio.Molto spesso, infatti, nelle “aree rurali”, gli ela-borati progettuali contenevano, in modo generi-co, vincoli e indici fondiari tipici dei centri urba-ni e per nulla rispondenti alle esigenze dello svi-luppo socio-economico delle popolazioni inte-ressate, ignorando di fatto gli ambiti extraurbanie quelli agro-forestali in modo particolare.Successivamente alla legge ponte e con il trasfe-rimento della potestà legislativa che lo Stato de-mandava alle Regioni in materia di pianificazio-ne ed in parallelo alle nuove politiche ambientalidell’Ue, si è di fatto rafforzata l’idea e l’opportu-nità di prevedere ed attuare norme specifiche ditutela e di salvaguardia ambientale Con questa nuova visione vanno giustamente in-dividuate e classificate le “aree rurali”, in base al-le loro tipicità capacità produttive, caratterizzateda diverse specificità, mediante la classificazionein ben cinque diverse sottozone con precise ca-ratteristiche produttive e vocazionali.Da ciò derivano i nuovi indirizzi, le direttive fon-damentali che costituiscono punti di partenza enon di arrivo per guidare ed orientare i processipianificatori verso gli ambiti extraurbani in gene-rale ed in modo particolare per le aree rurali, pre-vedendo finalmente la tutela e la salvaguardia del-le risorse umane, storiche, naturali ed ambientali.

Purtroppo, ancora oggi, detti aspetti non vengonorecepiti da diversi enti ed istituzioni regionali ecomunali. Ci si attarda in maniera non semprechiaramente motivata per non affrontare in modoorganico le problematiche delle aree rurali che,invece, devono essere attentamente programma-te e coniugate con gli interessi generali della col-lettività, incoraggiando la permanenza dell’uomonelle aree svantaggiate di collina e di montagna,spendendo più risorse con interventi mirati in di-rezione dello sviluppo e la competitività del set-tore agro-forestale.La nuova filosofia programmatoria porta inevita-bilmente ad ampliare notevolmente il significatodei nuovi strumenti urbanistici e contestualmen-te ad affrontare le diverse problematiche connes-se alla tutela delle risorse agro-forestali e dei be-ni storici ed ambientali, coinvolgendo conse-guentemente tutti i canali istituzionali e legislati-vi con il supporto delle figure professionali nel-l’ambito della multidisciplinarietà.

* già presidenteOrdine Agronomi e Forestali Cosenza

Potenziare l’offerta culturale e turistica,magari valorizzando gliedifici storici di notevolepregio e coniugare tuttociò con l’agricolturaAllo stato però tutto tace

Una regione sempreai box di partenzaUna regione sempreai box di partenza

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 29Turismo, continua la fumata nera

MezzoeuroMezzoeuroSabato 20 Aprile 201330Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

Il Centro Servizi della FNA (FederazioneNazionale Agricoltura) zonale di Altomonte, gui-dato da Franco Pignataro, annuncia che, per farfronte alla ulteriore difficoltà apportata dall’Inpscon la decisione di non inviare ai lavoratori e aipensionati il modello CUD che carica sulle lorospalle spesa e fastidio, il ritiro telematico dellostesso modello sarà completamente gratis. Inoltre, tenuto conto della crisi fortissima che vi-vono le famiglie dei lavoratori e dei pensionatidel Paese intero e della zona in cui opera ilPatronato e il Centro Servizi (Caf - UfficioVertenze - Assistenza produttori agricoli) la FNAdecide la gratuità anche nella compilazione deimodelli 730, a differenza di quasi tutti gli altri Cafe sedi sindacali operanti nel territorio di Altomonte.Pertanto, i lavoratori agricoli e forestali, i pensio-nati, i lavoratori dipendenti dei settori pubblici eprivati, i lavoratori in disoccupazione e mobilità,i lavoratori precari possono recarsi nella sede diContrada Pantaleo 7/A ad Altomonte per riceve-re un servizio di qualità, dal personale competentee qualificato, completamente gratuito.Questa decisione va nella direzione di marcia cheha voluto imprimere la sede zonale dell’Epas -Fna con l’obiettivo, in questa fase difficile per lefamiglie, le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati,

di garantire un sostegno altamente professiona-lizzato per far fronte alle tantissime disposizioniche scaturiscono da una miriade di leggi e rego-lamenti che impongono un aggiornamento conti-nuo. Per questo, attraverso un progetto di forma-zione dei propri quadri, funzionari e corrispon-denti, si vuole dotare tutte le strutture collegatedelle conoscenze atte a un servizio efficiente chesoddisfi pienamente l’utenza. Il riscontro ad og-gi è fortemente positivo e gli uffici ricadenti nel-la zona hanno contribuito fortemente alla cresci-ta delle attività di patronato che hanno consenti-to all’EPAS di diventare il secondo a livello pro-vinciale; i tanti uffici che sono in procinto di apri-re sul territorio provinciale stanno a dimostraredell’attenzione che c’è verso l’Epas e della do-manda di tutela individuale e collettiva in gran-dissimo aumento.Nella stessa direzione, di non far pesare sugli iscrit-ti costi ulteriori in questa fase difficile, va intesala decisione di stampare il modello CUD 2013 edi compilare il modello 730 senza chiedere un so-lo euro ai propri assistiti.Insomma, la qualità e la gratuità sono la linea diun’organizzazione che nel territorio si candidasempre di più ad essere un punto di riferimentoimportante dei lavoratori e dei pensionati.L’afflusso enorme di questi primi giorni di cam-pagna di denuncia dei redditi testimonia l’ap-prezzamento per la sensibilità di un ente di pa-tronato che rinuncia a qualche maggiore guada-gno per offrire un aiuto in più alla propria utenzain un periodo così sentito di crisi.

Fna nazionale di Altomonte

Lo annuncia il CentroServizi della Fna, guidatada Franco Pignataro

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 20 Aprile 2013 31Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

In questo mese si terrà un corso di formazione sull'argomento INVALIDITA' CIVILEorganizzato dal Patronato EPAS di Altomonte e Praia.

Il corso si terrà presso la FNA di Terranova da Sibari - Ufficio con Responsabile l'Avv. ANGELA DIODATI

Tutto gratis per ladenuncia dei redditiTutto gratis per ladenuncia dei redditi Un miliardo di euro. Come minimo. Ma con

ogni probabilità questa cifra, ritenuta da mol-ti esperti iperbolica, fuori portata attualmenteper le casse dello Stato, non sarà sufficiente perfronteggiare le spese destinate alla cassa inte-grazione e a quella in deroga. Le recenti parole del Ministro del Lavoro, ElsaFornero, rendono quanto mai tangibile un pro-blema che assomiglia ad un autentico rompi-capo e per il quale si fa una tremenda fatica aimmaginare una via d’uscita efficace in tempibrevi. In sostanza i dati allarmanti snocciolatida studi e ricerche di ogni genere sull’attualesituazione del mondo del lavoro sono resi an-cor più preoccupanti dalla carenza di risorsecon cui provvedere alla tutela di migliaia e mi-gliaia di cittadini; è stata appunto Elsa Forneroad affermare che sarebbe opportuno destinarealmeno un altro miliardo di euro al finanzia-mento della cassa integrazione e che, ad ognimodo, c’è il rischio che tale somma possa es-sere insufficiente allo scopo.«Siamo davanti ad una situazione drammati-ca e paradossale -osserva Denis Nesci,Presidente Nazionale del Patronato Epas- checome sempre grava su pensionati, lavoratori,giovani e famiglie, continuamente tartassati dauna paralisi che da tempo blocca il mondo dellavoro e piano piano sta colpendo ogni formadi tutela. Occorre trovare soluzioni utili allasvelta -aggiunge ancora Nesci- e mettere al pri-mo posto, ma in maniera concreta, le esigen-ze delle persone. La situazione attuale deve es-sere al più presto sbloccata».Il quadro che va delineandosi è completato dal-l’escalation senza fine relativa ai sussidi: l’au-mento di queste forme di tutela è stato im-pressionante per costanza e intensità, se si con-sidera che negli ultimi 5 anni esso si è presso-ché triplicato, passando dai 770 milioni di eu-ro erogati nel 2009 ai probabili 2 miliardi e 750milioni di euro per il 2013. Il problema è chele risorse per soddisfare le richieste per l’annoin corso non bastano, come si evince dal fattoche già 7 regioni (Piemonte, Veneto, EmiliaRomagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania)si sono viste costrette a bloccare le autorizza-zioni, altre due (Liguria e Abruzzo) lo farannoa breve e altre ancora (come ad esempioCalabria e Sardegna) devono esaminare le ri-chieste ricevute. Insomma, la situazione è cri-tica e davanti alle enormi difficoltà nel ricor-rere ai sussidi per tamponare la mancanza dilavoro, è sempre più evidente la necessità difar ripartire la crescita e di incentivare occu-pazione e consumi.«Il panorama sociale ed economico è chiaroin tutta la sua drammaticità -afferma DenisNesci- per cui le soluzioni appaiono più chemai obbligate. L’Italia non può più permetter-si di attendere passivamente gli eventi o ac-contentarsi di operare ulteriori tagli colpendoaziende e lavoratori: adesso serve investire,puntare sul lavoro, aiutare le imprese e reperi-re le risorse necessarie -conclude il PresidenteEpas- attraverso la lotta agli sprechi e all’eva-sione».

Allarme risorseCgil, lavoro e sussidi