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Mezzoeuro Mezzoeuro settimanale d’informazione regionale Associazionismo “buono”, il miracolo Cleto numero 18 - Anno 12 Sabato 4 Maggio 2013 www. mezzoeuro.it www. mezzoeuro.it 0,50 + 0,50 Voce ai giovani euro 1,00 Voce ai giovani Sotto la lente del National Geographic

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Sabato 4 Maggio 2013

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MezzoeuroMezzoeurosettimanale d’informazione regionale

Associazionismo “buono”, il miracolo Cleto

numero 18 - Anno 12Sabato 4 Maggio 2013

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di Franco Crispini

Non vi è dubbio che in un Paese uscito dal voto elettorale peg-gio di come era, il corso politico cui si vuole dare l’avvio nonpuò non avere tutti segni dell’incertezza e della precarietà: senon bastasse altro, le dichiarazioni che fa ad esempio, subitodopo del governo dei “riconciliati”, il capo gruppo alla came-ra del Pdl ne danno conferma: ma non ne mancano altre chepossono documentare quanti dubbi e riserve vi sono nel Pd.Ci si muove tra odi sopiti, promesse irenetiche, paure di im-plosioni, intenti di cambiamento, parabole bibliche: tra questiscogli navigherà il governo Letta e sarà una navigazione pernulla tranquilla. La differenza sostanziale tra i due che inau-gurerebbero una fase di “riappacificazione”, un Partito artifi-ciale non emancipato dai voleri e disegni del suo padre fon-datore, ed un Partito di tradizione storica, rimesso a nuovo macarico sempre di vizi di origine, si sono create in forma cre-scente nel tempo insanabili contrapposizioni. Come e perchési è resa sempre più profonda la frattura che ha creato comedue Italie, due popoli divisi su quasi tutto? Chi e come ha pe-sato più fortemente ed incisivamente su tutto quanto il siste-ma politico ed istituzionale del nostro Paese,stravolgendonegli assetti, rovinandone i principi reggenti? Quello che è capi-tato, lo è stato per le ferite che venivano inferte alla democra-zia ed alla moralità pubblica, ed ora di colpo si dovrebbe su-perare il trauma subito in circa venti anni di governo del Paeseche ha scavato un solco tra una parte che ha difeso e difendedei valori (culturali, etici, civili) ai quali è legato lo sviluppodi una società, e l’altra parte facile a lasciarsi ingannare, piùdisposta a cedere a disegni mirabolanti, più incline a lasciarfare riguardo alla convinta osservanza della Carta costituzio-naleSi deve comunque credere che i giorni dal 18 aprile ad oggi,durante i quali il quadro politico del nostro Paese ha vissutodi sussulti e grida, per ricomporsi e quietarsi, non sappiamofino a quando,sulle sue stesse fragilità, devono ritenersi, nel-la nostra storia più recente, di quelli che segnano e lascianotante significative tracce assieme a cumuli di macerie. Si so-no potute vedere meglio tante cose: le immagini di Italie di-verse radiografate dal voto elettorale recente, proiettate sugliscranni del Parlamento; uno scenario solcato dalle insufficienzedi una rappresentanza politica in larga parte improvvisata, to-talmente dipendente da padrini che ne tirano le fila; la regianon tanto occulta di un “sovrintendente” elettrizzato dai suc-cessi avuti, che dal voto di fine febbraio alla elezione del Capodello Stato alla formazione del Governo, fa valere i suoi indi-rizzi ed i suoi diktat; lo sfacelo, la disintegrazione di una for-mazione politica, il Pd, che non sa usare i vantaggi di una mag-gioranza parlamentare, pur ottenuta per l’assurdo Porcellum,e divora con rappresaglie e tradimenti le sue figure rappre-sentative (Prodi soprattutto), non sa intravedere soluzioni nuo-ve, è costretta a prendere le strade più impervie ed insicure,ri-piomba nelle sue guerre intestine. Con un padre-padone rin-galluzzito, con in mano i fili con i quali muove sul palcosce-nico del governo i suoi ministri portavoce, con un Pd diso-rientato e indebolito, in ogni momento, su ogni decisione ( spe-cie se dovrà evitare il voto di fiducia) una litigiosità paraliz-zante si scatenerà fino all’inverosimile; è facile immaginareda quale parte si comincerà ad aprire il fuoco se le cose nonfileranno come vuole il Cavaliere. Che avverrà allorchè si trat-terà di far partire, dandole una guida, la Convenzione per leRiforme: chi ritiene di essere stato privato di incarichi istitu-zionali di vertice, tollererà che si vada avanti? Lo spauracchiosarà dato dal ricorso al voto elettorale dove il Cavaliere sa diandare favorito dopo l’ulteriore logoramento cui avrà sotto-posto i poveri “sodali”, il povero Pd messo sotto sorveglian-za speciale.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 20132

Avere ottimismoin un clima di pace armata

Avere ottimismoin un clima di pace armata

Il legno storto

È proprio così, dopo gli ultimissimi attacchi di fuoco, è scoppiatauna pace che solo in apparenza può annunciare la fine di uno

stato di lunga belligeranza. I due avversari sembrano voler deporrele armi, anche se in realtà l’hanno solamente accantonateper tornare ad imbracciarle ai primi degnali che verranno

dal comando supremo, dal massimo direttore di gara. Su che cosail Cavaliere ispiratore dello stato inedito di concordia

e pacificazione misurerà l’adeguatezza delle azionidel governo Letta a quelli che riterrà siano interessi

del Paese di cui si ritiene il vero interprete, lo si vedràquando verranno i veri nodi al pettine, al di là di quello

che è il programma governativo. Si dovranno aspettarealcuni passaggi nodali: la convenzione per le Riforme,

i temi della Giustizia etc, dove il Canaliere è difficile che mollerà di una virgola in quelli che sono i suoi più

diretti interessi.Un vero supplizio essere legati ad unostesso palo: così rischia di trasformarsi ogni coabitazione

innaturale. Ma vi sono in politica di tali inconciliabilidiversità, quasi ontologiche? Evidentemente nel caso

di cui parliamo, la storia, cioè il modo in cui sono natee sono venute configurandosi, ha potuto e può piùdi ogni status di "datità" naturale. In questo modo

si potrebbe pensare e commentare la vicendadell’avvicinamento, del sodalizio, in un’unica coalizione

di governo, di due forze politiche, Pd e Pdl (meglio,Berlusconi) inconfrontabili, fino ad attimi prima

totalmente distanti. Abbattere le distanze (a volte anchesiderali) tra due modi di servirsi degli strumenti

della politica, tra due concezioni etiche, tra due ideee pratica della democrazia costituzionale,

tra due concezioni del rapporto con l’Europa, è potutoavvenire solo a prezzo di un compromesso pesanteche toglierà via via respiro ad una azione comune

per il bene del Paese

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di Francesco Cirillo

Lo s/governatore Scopelliti lo deve ringraziarequesto popolo calabrese, supino e pauroso, con-trollato dai preti, dai vescovi, dai partiti, dai sin-dacati, dalla massoneria, e infine dalla ‘ndran-gheta, che non si ribella a niente. Che accetta tut-to e che preferisce andarsene dalla sua ter-ra, emigrando, piuttosto che lottare e scon-trarsi con i poteri. Eppure i motivi della ri-bellione totale, sarebbero tanti, anzi tantis-simi.Niente funziona in Calabria. Qualsiasi set-tore, qualsiasi provincia, qualsiasi comune,qualsiasi ufficio, presenta problemi, man-canza di qualcosa, assenza di qualcuno, chespingono a cercare un favore, una racco-mandazione al solito politico di turno, chepoi “se la vedrà lui”.La Regione Calabria, l’ente centrale a tut-to, è del tutto inesistente e lo si vede e per-cepisce dal problema rifiuti, esploso negliultimi mesi dopo decenni di commissaria-mento che ha solo rappresentato una mi-niera di danaro pubblico sprecato e sottrat-to alla comunità calabrese, senza il minimoritegno. Gli unici a dirlo da quindici anni aquesta parte, sono stati i soliti ambientali-sti. Le solite cassandre che da sempre ripe-tono che l’unica via per risolvere il proble-ma dei rifiuti è quello di limitare lo sprecoe provvedere alla raccolta differenziata por-ta a porta.Sono decine le manifestazioni organizzatedalle associazioni ambientaliste in tutta laCalabria, da decenni, davanti le discariche,davanti l’ufficio del commissariato, (quan-do esisteva). Manifestazioni viste con suf-ficienza da tanti, che adesso si lamentano.I sindaci sono stati succubi di questa politi-ca commissariale e hanno sottaciuto a quan-to avveniva nei loro territori, sotto gli occhidi tutti. Anche la magistratura, che adessodice di aver aperto diverse inchieste sull’u-so dei fondi destinati alla raccolta differenziata edalle discariche, ha mostrato debolezza e spesso haguardato dall’altra parte, spesso mettendo sottoinchiesta quei cittadini che facevano i blocchi da-vanti le discariche.Ora siamo arrivati al limite assoluto. Le discari-che sono strapiene, come era prevedibile, le ditteche avevano preso l’impegno ed i soldi per farela raccolta sono sparite, e l’inceneritore di GioiaTauro che doveva essere la panacea sulla risolu-zione del problema rifiuti in Calabria, non fun-ziona come dovrebbe. Spesso i rifiuti non vengo-no trasformati in cdr (combustibile da rifiuto) edarrivano tal quali, non trattati né differenziati, percui si brucia tutto così com’è, creando inquina-mento e diossina per tutta l’area della Piana congravi rischi per la salute delle popolazioni che viabitano. Ed a proposito della fine del commissariamento imilitanti della “Rete per la difesa del territorio-Franco Nisticò” scrivono che «il passaggiodall’Ufficio del commissario alla Regione Calabriarappresenta l’occasione per creare finalmente unciclo dei rifiuti virtuoso, che non è né teorico néfilosofico, ma è semplice ed economico. Graziealla raccolta differenziata spinta, quindi mono-materiale senza cassonetti, è dimostrato che nelgiro di sei mesi anche città di media grandezza (laCalabria è per il 90% composta da piccoli paesi eda una densità abitativa bassissima) possono ar-rivare al 60% di differenziata, che sarebbe anco-ra inferiore a quanto imposto per legge nel 2012.Significa diminuire costantemente e progressiva-mente già a partire da giugno, i rifiuti da conferi-re in discarica, ed in questi sei mesi è necessarioprovvedere alla creazione di ambiti di raccolta ot-timali (gruppi di comuni in base alla orografia ed

alle infrastrutture) per gestire il riciclo ed il riuti-lizzo dei materiali, nonché la creazione di picco-li impianti di compostaggio per l’umido. Significanon solo risolvere il problema, ma creare econo-mia, azzerare il trasporto dei rifiuti, aiutare l’a-gricoltura, salvaguardare il territorio». Pensieriforse difficili per chi è abituato al politichese ed èincompetente sulle questioni ambientali. E difat-ti in direzione totalmente opposta vanno le lineeguida dell’assessore Pugliano che insiste ancora

sulla costruzione di inceneritori e su megaimpianti oltre che a volere sempre nuovediscariche. Le sue dichiarazioni a proposi-to fanno rabbrividire e palesano un futurocalabrese ancora pieno di immondizie. Ecco la sua ricetta: «Stiamo aspettando ladisponibilità di altre Regioni - ha dettoPugliano - per ripulire la Calabria. Oggipotrebbero esserci novità per la Sicilia peruscire da una situazione drammatica».L’obiettivo, spiega l’assessore, è quello diraggiungere un accordo con la struttura diCatania, che può accogliere 1.200 tonnel-late al giorno «tal quale» di rifiuti; maun’altra ipotesi è quella della Toscana. Allostudio anche la possibilità di imbarcare irifiuti per portarli all’estero. I costi sonoesorbitanti, ma molto meno di quanto sispende oggi per andare in Puglia.«Parliamo di poco più di cento euro a ton-nellate - rassicura l’assessore - contro i tre-cento euro attuali».Rincara la dose un altro inesperto del set-tore rifiuti che è il direttore generale delDipartimento, Bruno Gualtieri, che ha sot-tolineato che «in Calabria produciamo2.400 tonnellate di rifiuti al giorno, ai qua-li si aggiungono 300 tonnellate di raccol-ta differenziata, ma abbiamo impianti chepossono accogliere al massimo 1.600 ton-nellate. Il sistema è stato stracaricato e i co-sti sono insostenibili». E solo oggi ci si ac-corge di queste situazioni? Per 15 anni dicosa hanno parlato chiusi nei loro uffici?«Gli impianti - dice Gualtieri - non hanno

nemmeno le autorizzazioni Aia. Da oggi in poi ilrifiuto dovrà essere lavorato secondo contratto -ha aggiunto - altrimenti scatteranno le penali. Ogginon viene prodotto nemmeno il cdr che ci per-metterebbe un grosso risparmio e questo perchédovevamo arricchire TecVeolia e nessuno ha con-trollato». Ecco quindi l’annuncio del direttore ge-nerale: «Stiamo facendo la rescissione in dannonei confronti della società che ha lasciato laCalabria e nessuno lo aveva fatto prima». Comeun fiume in piena, Gualtieri ha anche denunciatoche «nei capannoni dove si doveva lavorare l’u-mido sono state ammassate, da parte dell’Ufficiodel commissario, tonnellate di rifiuti tolti dallestrade negli ultimi sei mesi». Ed ancora: «LaDaneco chiede 20 milioni di euro ed ha chiusol’impianto di Pianopoli dall’oggi e domani, ep-pure non ha nemmeno l’autorizzazione Aia».Insomma sia Pugliano che Gualtieri, che adessofanno i duri e puri, vorrebbero far uscire indennida questo disastro sia la Regione Calabria che los/governatore Scopelliti, promettendo nuovi fi-nanziamenti fino a 100 milioni di euro.Alla fine non si parla di raccolta differenziata madi nuovi impianti e specialmente di un nuovo in-ceneritore nella provincia di Cosenza, che nessu-no vuole. Ma, che si sa, con l’odore di soldi, ap-palti, subappalti, assunzioni, uno scemo di sinda-co che offre il suo territorio lo si trova sempre. Intanto i comuni soffrono questa situazione. Il 25aprile i pochi turisti giunti in Calabria nei paesi dimare si sono visti catapultati nelle solite immagi-ni che si vedono a Napoli ed in Campania in ge-nere. Cassonetti stracolmi di rifiuti raccolti ognidue o tre giorni. E il popolo guarda e passa tu-randosi il naso.

Qualcosapuzza nell’aria...Qualcosapuzza nell’aria...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 3Il sacchetto dove lo butto

La Regione Calabriaè del tutto inesistentee lo si vede dopo decennidi commissariamentoche ha solo rappresentatouna miniera di denaropubblico sprecatoe sottratto alla comunitàsenza il minimo ritegnoGli unici a dirloda quindici anni a questaparte sono stati i soliti"ripetitivi" ambientalisti

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Non ci puoi fare niente se c’è sempre qualcunoche si trova l’amico giusto nel momento giusto,col clima giusto e nel posto giusto. In altri conte-sti lo chiameremmo puro e semplice fattore “C”ma dal momento che parliamo di una lady dellapolitica dobbiamo portare il giusto rispetto ese-getico che si presta all’occasione.

Certo a Jole Santelli, di lei stiamo parlando,conviene di questi tempi giocare qualche nu-

mero al Lotto. Potrebbe essere un investimento.In piena catarsi berlusconiana s’è trovata (ancheper meriti e ostinazione sua) ancora deputata nel-l’era di Enrico Letta al governo, con le larghe in-tese “bianche” (e della massoneria bianca) sullosfondo. Come d’incanto poi, inevitabilmente, ec-co il suo fidatissimo amico Angelino Alfano nien-te di meno che ministro degli Interni cosa che dif-ficilmente avrebbe ottenuto se pure avesse vintodirettamente il Pdl alle elezioni.

Uno più uno non fa due per lei ma fa addirittura tre perché poi è anche il momento che deve ti-

rare il vento “rosa”, quello dei tagli alle poltrone(diminuite a 40 da 65 che dovevano essere) deiquarantenni e quello dei nuovi equilibri nei parti-ti. Miscelato il tutto viene fuori solo lei al gover-no tra i tanti aspiranti di Calabria. Non c’è tracciadi uno del Pd, tanto per intenderci, con buona pa-ce di D’Attorre che in serata si affretta a precisa-re che potrebbe essere molto presto per tracciaregiudizi definitivi. Anzi D’Attorre nel suo non det-to lascia intendere di più e che cioè Letta potreb-be nominare un altro calabrese nelle prossime ore,certamente del Pd. Poi D’Attorre, prima di tuttoa se stesso, spiegherà come farà il premier a pas-sare da 40 a 41 sottosegretari solo per la causa ca-

labrese ma se a lui, al commissario vagante, laprospettiva lo fa dormire più sereno ben venga.La sensazione è invece che il deputato lucano tra-piantato a Catanzaro con la scusa di dover fare ilcommissario sente crescere attorno a lui un sen-timento dilagante e contrario. Doveva venire amettere ordine, a celebrare i congressi e poi andarvia e invece s’è trovato “solo” parlamentare conil marchio calabrese.

Morale della favola ha probabilmente solo fottuto il posto a qualcun altro senza produrre gran-

ché e questo finirà per pesare e non poco nel giu-dizio finale. Comunque se ci crede lui che faran-no un altro sottosegretario va bene, vuol dire chetorneranno a sperare Marco Minniti o magari Nico

Stumpo ma è difficile che gli diano retta. Il datoagghiacciante è che il Pd del nuovo corso, il cor-so della pace finta e miserevole porta in aula chinon doveva andarci e nessuno al governo. Se nonabbiamo capito bene si tratta di una specie di re-cord e stavolta nemmeno Veltroni riuscirà a spie-gare a Marco Minniti (capolista al Senato) che de-ve rimanere fuori.

C’è un nuovo “alleato” che è chiamato arappresentare tutti e poco importa se viene da

un altro partito, Minniti se ne deve fare una ra-gione. Come del resto se ne deve fare una ragio-ne Tonino Gentile. Se vogliamo, se vogliamo cioèrestare nell’alveo del Pdl, è a lui che va gran par-te della sberla in “rosa” che rappresenta Santelli.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 20134Sotto(e sopra)segretari si nasce

Cazzottoin rosaCazzottoin rosa

Gli aspiranti non stavanoin una mano ma alla fine,se si fa eccezioneper la calabresità algidadi Catricalà, c'è solo lei algoverno tra i conterranei.Jole Santelli farà di tuttoper non rappresentareun problema ma di fattoè uno schiaffo in pienoviso alle nomenclatureconsolidate del Pde del Pdl. Vediamo chi,probabilmente,c'è rimasto più male

Dal governo e dai vertici nazionali dei partiti insieme nell'esecutivo, la Calabria si attendeva onesta-mente una maggiore rappresentanza politica, in particolare democratica.La scelta di nominare soli due sottosegretari non risponde appieno alle ettese ed alle esigenge di una re-gione che avrebbe bisogno di ben altra attenzione in ordine alle tante emergenze, in primis la forte di-soccupazione, il grave disagio sociale e l'asfissiante prensenza della 'ndrangheta. Con ciò non voglio ri-dimensionare le figure del dott. Catricalà, di origine calabrese, e dell'onorevole Santelli che, sono cer-to, faranno di tutto per onorare al meglio il loro mandato, ma penso che la nostra regione meritasse unapresenza più significativa in termini numerici e, se mi è consentito, più rappresentativa di un partito co-me il Pd che ha al suo interno donne e uomini di elevato spessore politico e culturale per rappresentaredegnamente gli interessi della Calabria e del Mezzogiorno.Non auspicavo certo si ripetesse il copione della scorsa legislatura dove la Calabria venne liquidata conqualche sottosegretariato mentre la vicina Sicilia annoverava ben sette esponenti nel governo Berlusconi,tra ministri, viceministri e sottosegretari, oltre al presidente del Senato. Non vorrei apparire campanili-sta ma registro purtroppo lo stesso modus operandi: la Calabria è come se fosse una regione di serie B,sia con governi di destra che di larghe intese. Spero che il presidente del Consiglio Enrico Letta possarivisitare questa impostazione discriminatoria dettata evidentemente dai tempi stretti ma che non coin-cidono con gli equilibri e gli interessi di un territorio delicato come il nostro.

* eurodepoutato Pd

Uno sgarro alla CalabriaMario Pirillo

Jole Santelli con Silvio Berlusconi e con Pino Galati (più a destra)Nel montaggio a margineMarco Minniti, Alfredo D’Attorre e Tonino Gentile

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Trasversalmente (e probabilmente non a torto) vamontando il diffuso malcontento per una scarsarappresentanza calabrese al governo ma poi è chia-ro che ognuno dalle nostre parti parla per sé, peri fatti propri.E Tonino Gentile il giorno dopo la nomina diSantelli, preferisce il silenzio perché sa bene cheogni parola sarebbe inutile. Il suo legame fortecon Quagliariello e la militanza antecedente a quel-la di Santelli in materia di Forza Italia lo avrannofatto incazzare ma è un tipo troppo svelto per ab-battersi. Di suo ha già incassato la nomine di vi-cequestore del Senato ma lui più degli altri sa be-ne cosa poteva significare la poltrona di sottose-gretario. Se il potere non ha cambiato del tuttoconnotati negli ultimi tempi è dove c’è la cassa

che si fanno i destini e non ci risulta che sedutocon responsabilità al Senato (ma senza portafo-glio) gentile si senta soddisfatto. Specie ora chec’è la vecchia cara amica-nemica Jole che nientedi meno dovrà occuparsi di lavoro e welfare. Perqualche notte masticherà amaro Tonino. C’è dagiurarci.

Così come non dormirà Pino Galati. Che hasempre avuto un rapporto a fasi alterne con

Santelli e che mai come in questa occasione s’a-spettava un riconoscimento in più dal Cavalierevisto e considerato che nei momenti più bui la te-la ha continuato a tesserla. Ma evidentemente lasua non presenza in Forza Italia e il suo profiloche appartiene ad una regnanza consolidata del

passato (con tutto quello che questo significa) han-no fatto di Galati una candidatura a perdere. Nonfattibile.

Ma i mugugni, anche pericolosi per gli equilibri regionali, restano. Perché ora il quadro va cam-

biando nel senso che se questo governo ci pren-de gusto col clima nuovo e buonista, trasversal-mente e demo cristianamente inteso, l’immaginedella selezione dei sottosegretari potrebbe essereindicativa. Diciamo espositiva. Se il modello chepassa è che nessuno del Pd è degno di stare al go-verno e che per il Pdl ci sta solo la Santelli saràpure un modello che fa trasversalmente incazza-re ma è, a suo modo, rivoluzionario. Una docciagelata. Un modello che in ogni caso privilegia chiin questo momento un partito e un amico buonoalle spalle ce l’ha (Santelli appunto) ed emarginainvece chi il partito ce l’ha ma sparso nel fiumedell’anarchia (tutti i democrat calabresi). Per nonparlare di chi ce l’ha, il partito, ma sarebbe statomeglio se non l’avesse avuto del tutto (Occhiuto).Meglio sarebbe stato, per Occhiuto, avere ventianni di più che Cesa dietro il collo. Dopo averglifottuto il posto alla Camera sarebbe proprio inte-ressante sapere quante lacrime ha versato per lamancata nomina di sottosegretario per l’ex ono-revole cosentino. Se abbiamo capito bene non glisaranno serviti fazzoletti. Né a lui né a Casini...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 5Sotto(e sopra)segretari si nasce

Esprimo gli auguri per un proficuo lavoro a Iole Santelli, neo Sottosegretario di Stato al Welfare, e adAntonio Catricalà, nominato viceministro allo Sviluppo. Si tratta di due personalità del mondo politico-istituzionale di comprovata esperienza e conoscitori profondi della situazione di crisi in cui versa laCalabria con tutte le sue mille emergenze.Parliamo di due dicasteri importanti per una regione come la nostra in cui l’assenza di opportunità dilavoro per il mancato sviluppo segna in maniera preoccupante la quotidianità di migliaia di persone.Qualche dubbio però rimane sulle valutazioni politiche che hanno ristretto la presenza nel Governo Lettaa due soli nostri rappresentanti, a fronte di una conclamata emergenza criminale che si fonde in un tutt’u-no con la crisi sociale che viviamo. Credo che la Calabria avrebbe meritato una maggiore considera-zione sotto il profilo della rappresentanza nel Governo proprio per infondere fiducia nella popolazione,al mondo produttivo, per innalzare maggiormente il livello dell’attenzione nazionale sulla nostra terra.Da parte nostra lavoreremo con l’impegno di sempre per favorire un’efficace politica di confronto coni tavoli romani, convinti come siamo che senza forti politiche economiche pubbliche, la Calabria ed ilMezzogiorno saranno costretti, ancora una volta, a rimanere nel sottosviluppo e senza lavoro.

* vicepresidente del Consiglio regionale

Auguri, ma ci aspettavamo di piùAlessandro Nicolò

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La notizia, quella vera, è che nel primo giorno difesta con l’estate esplosa improvvisamente tra lemani si riempie una sala e un parterre a Luzzi pertrattare di sviluppo, lavoro, rivincite possibili. Dalcuore dell’entroterra al cuore del problema, dellaferita, che è ferita di tutti. La seconda, di notizia,è che ad organizzare il “conclave” è il Pd del po-sto e che solo fatalmente poi (ma fino ad un cer-to punto) diventa il Pd “renziano”. Non è una pre-senza ad escludendum, egemone, quella del par-tito con la parlata fiorentina. Lo è nelle cose e cisarà pure un perché.

“Lavoro, Sviluppo, Innovazione: un pianostrategico per il Sud”, recita il movente della

riunione e onore al merito alla rigogliosa Luzziche “sacrifica” una scampagnata al mare o in Silaper trattare di cose che scottano più del primo so-le di maggio (peraltro cocente di suo). Gli onoridi casa, come detto, li fa il Pd di Luzzi e AndreaGuccione che introduce la discussione. A lui toc-ca spargere il primo clima, le prime sollecitazio-ni. La seriosità e gravità della materia ma anchele speranze possibili, l’incoraggiamento. È capo-gruppo di minoranza in consiglio comunale ma èsoprattutto imprenditore che vive sulla propriapressione arteriosa la delicatezza delle faccendedi cui si andrà a discutere di lì a poco. Idee, pro-poste, punti fermi. Il parterre, senza per forza uti-lizzare scale verticali di potere piccolo o grandeche sia, è di quelli buoni, forniti. C’è ErnestoMagorno, il “deputato” se ve n’è uno del nuovocorso del Pd che prova a smarcarsi dal vecchio.A lui, ad ogni buon conto, va la destinazione d’u-so e finale delle istanze per il ruolo che ricopre inParlamento e per il piglio determinato che ha mo-strato in queste prime settimane di legislatura. C’èLuigi Gagliardi, coordinatore regionale dei co-mitati “Matteo Renzi in Calabria”. C’è Leo FrancoRizzuto, sindaco di Pedace. C’è Arturo Pantisano,presidente del consiglio comunale di Crotone ecoordinatore del comitato Matteo Renzi della pro-vincia pitagorica. Ci sono Umile Federico e LucaFerraro, consiglieri comunali di Luzzi. E poi an-cora Giuseppe Ceravolo, comitato Matteo Renzidi Torano così come Davide Lauria, coordinato-re del comitato renziano di Montalto Uffugo eAntonio Modaffari, coordinatore invece del co-mitato di San Marco Argentano. Francesco Longo,del direttivo del Pd di Luzzi e GianvincenzoPetrassi della Uil di Cosenza.

La sala consiliare “A. Gardi” del Comune di Luzzi è piena anche se il caldo si fa sentire. Più o me-

no tutti, con la prosa che ognuno si porta da casa,hanno focalizzato l’attenzione sulla delicatezzadella posta in gioco. Economica certo, ma imme-diatamente appresso sociale, emergenziale, epo-cale nella sua drammaticità. Il Sud, questo Sud, ilSud orgoglioso dell’entroterra che vuole lavora-re, rischia e paga il prezzo più alto della crisi. Iperché sono tanti ma ce n’è uno che si erge suglialtri. Lo Stato indietreggia, sta progressivamentetirando i remi in barca. Non è detto che questo siasbagliato, magari tempi e modi sì ma non è piùquesto il punto. Il punto è il piano “B” che man-ca per quelle aree del Paese che non hanno svi-

luppato luce propria da cui riflettere. IlMezzogiorno appunto. E dentro il Sud c’è poi piùSud ancora come l’orgoglioso e rigoglioso entro-terra luzzese che nel giorno della prima festa (quel-la del Lavoro e del primo caldo) si dà appunta-mento per guardare meglio in faccia questa crisi. Le idee, le “luci” per uscire dal tunnel, sul tavoloarrivano. A memoria dev’essere un fatto ineditoper una kermesse a metà tra il partito e l’istitu-zionale. Più che altro in passato si finiva con l’ar-rostire ottime salsicce e poco più ma stavolta, que-sta la novità, si fa sul serio. Il lavoro, il lavoro chenon c’è e che viene beffardamente celebrato nelgiorno della festa più paradossale. È qui che bi-sogna aggredire.

Dal “tavolo” un bel po’ di ricette arrivano.Non si può che passare dalla defiscalizzazione

delle imprese, intanto. È lo snodo cruciale. Nonper frodare ovviamente. Ma per produrre quindidefiscalizzazione cosiddetta indiretta e cioè ap-prendistato, aiuto alle giovani imprese che assu-mono sul campo minato del fisco e della contri-buzione. Le imprese che si sforzano di mantene-re il livello di assunzioni pur in un contesto chegli consentirebbe di arretrare devono avere un ca-nale privilegiato di aiuti altrimenti non si capi-rebbe dov’è il rischio e dov’è la “candela”.

Altro punto cruciale, perché di soldi stiamoparlando, l’abbattimento del costo del denaro. IlMezzogiorno paga il capitale di rischio delle ban-che più del doppio del Nord. Che le banche pren-dano altrove le sicurezze che cercano e che lemancano, il Sud e le imprese del Sud non posso-no pagare i tassi dei prestiti e delle esposizioni ildoppio dei colleghi del Nord. Questo vuol dire an-che, allargando lo sguardo a 360 gradi, più rego-le e soprattutto regole condivise nel mercato cheè di tutti nell’era della globalizzazione. Tradottoin sintesi vuol dire più controlli e più equità nelmercato-giungla delle produzioni senza quartieredove c’è chi paga il costo del lavoro a prezzi risi-bili e poi, grazie a questo, può consentirsi prezzidi ingresso molto inferiori a quelli delle impreseitaliane e meridionali che mantengono la produ-zione sul posto. Chi sta al gioco, e alle regole, nonpuò uscirne sempre con le ossa rotte.

E poi i fondi comunitari. La partita delle partite èqui. La grande cassa che nessuno per volontà onegligenza riesce a “scassinare”. La Calabria co-me le altre regioni del Mezzogiorno sta ancora perpoco nel cosiddetto Obiettivo 1 ma bisogna farein fretta, il treno sta passando per sempre.Occorrono, questa l’opinione largamente diffusatra i relatori, procedure d’urgenza e straordinarie

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 20136La rivincita parte da lontano

Quandola “periferia”fa centro

Quandola “periferia”fa centro

Dal cuore del Sud,dalle sponde del Crati,il cuore del problema:un piano strategicoper il MezzogiornoA Luzzi in un giornodi festa e lontano dairiflettori il Pd (fatalmenterenziano ma nonad escludendum) mettesul tavolo idee concreteda portare avantinell'interesse di tuttiA memoria pare proprioche sia un ineditodalle nostre parti

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per lo smobilizzo di quei fondi. Quindi meno bu-rocrazia, meno lacci al collo, meno “politica” di-screzionale, meno passaggi dove si perde tempoe spesso anche la voglia. Meno rischi e meno espo-sizioni per chi, enti o imprese, presenta i proget-ti. E soprattutto un canale diretto, quanto più di-retto possibile, tra chi ha un’idea progettuale e chieroga, l’Europa appunto. Già, il progetto. L’altra“mano” della partita è questa. I soldi ci sono e van-no resi utilizzabili ma poi bisogna capire per farecosa. L’unica via sostenibile pare essere quella difinanziare le peculiarità del territorio. Quello chesappiamo e possiamo fare meglio senza stravol-gere niente. Quello che è giusto che faccia un ca-labrese piuttosto che un moldavo. La mente cor-re al turismo, al circuito enogastronomico, all’a-gricoltura, ai servizi. Alle nostre identità che pos-sono trasformarsi in ricchezze. Debbono trasfor-marsi in ricchezze. I fondi Ue, finalmente sma-griti dalla burocrazia e dal potere dominante del-la politica egemone, a questo servono del resto. In un giorno di festa che non si trasforma in scam-pagnata il Pd di Luzzi (ma sarebbe meglio dire lagente di Luzzi) preferisce parlare di cose serie. Sebastasse per dire che la strada buona è questa, ilcambio di mentalità e la presa di coscienza deiproblemi, allora “l’entroterra” è già a buon pun-to. Sta già scaldando i suoi motori...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 7La rivincita parte da lontano

Ernesto Magorno e Andrea GuccioneNelle altre foto, i lavori del convegno

Esprimiamo soddisfazione e ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito al buon esito dell'ini-ziativa che si è svolta il 1 maggio a Luzzi dal titolo "Lavoro, sviluppo, innovazione: un piano strategicoper il Sud". I lavori hanno visto il saluto iniziale di Andrea Guccione e successivamente gli interventi dirappresentati dei comitati pro Renzi, di Dirigenti del Circolo del Pd di Luzzi e di numerosi Sindaci edamministratori del territorio. La grande partecipazione e i contenuti che hanno animato il dibattito, rap-presentano un segnale forte che dimostra che al sud c'è voglia, soprattutto da parte dei giovani, di dareun contributo che unisce la concretezza delle proposte all'entusiasmo delle spinte ideali. Fino ad ora inCalabria è mancata una classe dirigente capace di interpretare le esigenze dei territori e dei cittadini. ALuzzi, invece, si è scritta una bella pagina dalla quale è emersa la necessità di procedere ad un forte ri-cambio generazionale nella vita politica ed amministrativa del Paese e del Mezzogiorno in particolare.E' necessario che, oltre a questo, il nuovo Governo ponga proprio il Sud al centro della sua azione poli-tica e faccia emergere quelle potenzialità e quelle energie che proprio nell'incontro di Luzzi hanno avu-to modo di esprimersi. Un primo maggio che fa sperare e ci dicono che se si punta sul Sud, soprattuttoda parte di chi governa, l'Italia può finalmente uscire dal tunnel.

Luigi Gagliardi Ernesto MagornoCoordinatore Comitati Renzi Calabria Deputato Partito Democratico

Il governo ci dia ascoltoSoddisfazione per l’iniziativa

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È finita un’epoca. L’amministrazione provincia-le chiude i battenti: dal 1 maggio la Provincia ècommissariata, ma la guida resta salda in testa alpresidente Wanda Ferro. A fare il punto sull’atti-vità svolta in questi cinque anni ma, soprattutto,a ribadire che difendere le Province non significadifendere la “casta dei consiglieri provinciali”, ilcapogruppo del Pd Enzo Bruno, i consiglieri de-mocrat Pierino Amato, Riccardo Bruno, CosimoFemia e Pino Maida, e il socialista MarioDeonofrio.

«Gli amministratori provinciali che a casa portano circa 30 euro netti per gestione di presenza -

esordisce Bruno -. Difficile leggerla come ‘posi-zione di potere’ o un’indennità che diventa spre-co». E, comunque, il sistema delle autonomie lo-cali non può essere cancellato con il comma di undecreto omnibus. La difesa d’ufficio operata dalPd, quindi, non è la tutela di una postazione madi un sistema che serve al Paese. Difendere leProvince significa tutelare il territorio e la catenadella sussidiarietà, previsto dalla Costituzione.«I danni di questo vuoto saranno subiti soprattut-to dai piccoli Comuni e dagli abitanti, che subi-scono il venir meno delle risorse che vanno ad in-cidere proprio sulla capacità di spesa dei piccoliComuni - spiega ancora - che dovranno sobbar-carsi le spese della Provincia, un ente presente an-che in virtù della legge regionale 34 del 2002 chein controtendenza con quello che avveniva a li-vello nazionale, disegnava una Calabria in cui laRegione delegava alle Province una quantità enor-me di competenze, dal mercato del lavoro alla for-mazione professionale, alla manutenzione dellestrade e tante competenze che, qualora dovesseinterrompersi il commissariamento, vorrebbe di-re interrompere questa presenza».«Il sistema delle autonomie locali - dice ancoraBruno - in sessant’anni è stato un punto fermo, lariforma deve avvenire in una impostazione com-plessiva, dove si parla della Regione che è unastruttura elefantiaca che dovrebbe occuparsi diprogrammazione e controlli ma allo stato va an-che atti di gestione».

La chiusura delle Province, quindi, come «fogliadi fico per proteggere altre istituzioni che so-

no la vera casta e che contribuiscono a creare spe-se insostenibili. Serve una reale volontà di mette-re mano alle spese inutili».

Venendo alla Provincia di Catanzaro, secondoBruno la gestione ha avuto «luci e ombre. Noi

riteniamo più luci che ombre. Il commissaria-mento, come si vuole far apparire alla stampa lo-cale, non deve intendersi come un premio o unmerito - dice ancora Bruno - è una impostazionedel governo uscente: è una linea che si è dato ilgoverno, quindi, tutte le Province che dopo il de-creto “Salva Italia” andavano a scadenza natura-le, venivano commissariate con i presidenti.Dobbiamo mettere in luce questo per onore dellaverità. Ci sono poi vicende come i debiti fuori bi-lancio o l’ispezione del Ministero delle Economiee Finanze che evidenziano molte criticità che so-no di carattere tecnico e investono anche la poli-tica».

Dall’emergenza ambientale, al dissesto idro--geologico, alla sanità: tanti i temi affrontati in

questi anni dal gruppo consiliare provinciale. «Ci

siamo qualificati trattando della sanità, riteniamoche Catanzaro ha subito dal governo Scopellitiuna grande penalizzazione - ha spiegato ancora

Bruno - in una città dove il centrodestra aveva tut-to in mano, ed in Giunta regionale era rappresen-tato da ben due assessori. La sanità catanzareseera riconosciuta come d’eccellenza, il Pugliese-Ciaccio era una scuola di chirurgia che oggi è sta-ta smantellata. E noi ci siamo fatti carico di de-nunciare quello che è successo in tempi non so-spetti, anche rispetto alla Fondazione Campanella,polo oncologico creato per meccanismi interniall’Università».

Il capogruppo Bruno ricorda anche che i democrat a Palazzo di Vetro sono stati anche i primi a de-

nunciare le sperpero di denaro pubblico che si ce-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 20138C’era una volta

La finedel Palazzo di VetroLa finedel Palazzo di Vetro

Dal primo maggio"chiude" la Provinciadi Catanzaro. La gestionecommissariale è ora nellemani di chi la guidavaanche politicamente,cioè Wanda Ferro, maun'epoca se n'è andataE nessuno sa cosac'è dietro l'angolo

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la dietro la convenzione tra il Bambin Gesù ePugliese-Ciaccio che costa ben 2 milioni di eurol’anno, «e non risolve il problema della migra-zione sanitaria, che in Calabria è enorme e allostato sappiamo che non interviene ad invertire latendenza». Tanti i documenti proposti dal gruppodel Pd approvati all’unanimità, e non solo in ma-teria di rifiuti «visto che la Provincia di Catanzarocontinua ad accogliere spazzatura da tutte le pro-vince e Scopelliti in tre anni di commissariamen-

to ha anche aggravato la situazione».«In questi anni abbiamo lavorato molto - dice an-cora Bruno - e non con battaglie frontali, ma conopposizione propositiva. E poiché noi non siamosostituiti dai nuovi eletti, ma l’Ente è stato com-missariato con lo stesso presidente, noi continue-remo ad essere cerniera tra i nostri territori e laProvincia di Catanzaro, perché i nostri territorinon devono sentirsi abbandonati e fino a quandoci sarà un bilancio e risorse da gestire, noi porte-

remo avanti le legittime istanze del territorio e lefaremo valere anche all’interno del nostro parti-to. Il Pd - conclude Bruno - continuerà a tenerealta l’attenzione della Provincia anche con il com-missario regionale, il deputato D’Attorre, noi nonsmobilitiamo, pur essendo consapevoli che saràdura».

Riprende il concetto della “restrizione degli spazi democratici” che hanno portato nel tempo al-

la riduzione del numero dei consiglieri comunalie all’abolizione delle circoscrizioni, riducendol’attività formativa degli amministratori, il vicepresidente del consiglio regionale e consigliereprovinciale Pierino Amato. «A Catanzaro, peresempio, erano le circoscrizioni erano molto uti-li. L’importante è sottolineare che i consiglieri pro-vinciali continueranno ad occuparsi dei problemidella provincia intera ed in particolare delle pro-prie zone - ha detto Amato -. Consiglieri provin-ciali che anche all’interno del proprio partito, so-prattutto il nostro che resta ancora commissaria-to, rappresentano l’unico raccordo esistente conil territorio».E Amato ha voluto ringraziare Enzo Bruno e glialtri colleghi per l’impegno che intendono assu-mere in tal senso. «E devo ricordare che nell’in-contro che il commissario-presidente ha avuto coni consiglieri provinciali ha auspicato e invitato lo-ro a continuare ad occuparsi dei territori».

Cosimo Femia ha ricordato che uno dei cavallidi battaglia del gruppo democratico, soprattut-

to in sede di approvazione dei bilanci, è stato lamessa in discussione delle società partecipate.«Abbiamo avuto da sempre questo comporta-mento critico - ricorda - utilizzate da tutti gli entiper inserire i ‘trombati della politica’ per inserirlinelle strutture di sotto governo e che hanno avu-to solo funzione di fornire visibilità a qualche po-litico e nulla di più e nella gran parte sono statedel tutto fallimentari e non a caso la Corte deiConti ha insistito sul ridimensionamento. E c’è dadire che il consiglio provinciale, dopo tante no-stre insistenze, è arrivato alla conclusione di chiu-dere l’adesione a determinate società partecipate,ad esclusione della Sacal».

Riccardo Bruno, alla sua prima esperienza,ha ripercorso le tappe principali della sua espe-

rienza riconoscendo il valore dell’accoglienza delgruppo che ha messo a sua disposizione un patri-monio di conoscenze e rapporti. «Mi sono inte-grato bene questo contesto che ha messo al cen-tro i territori - ha detto ancora -. Quando siamostati coinvolti abbiamo detto la nostra tentando disalvaguardare l’interesse comune dei territori, an-che quando ci siamo opposti, come nel caso deidebiti fuori bilancio. Si poteva fare di più? Il no-stro impegno è stato corretto e continueremo inquesta attività di raccordo anche in forma gratui-ta perché riteniamo di dover continuare a fare lesentinelle. Oggi la programmazione deve farla chigoverna, ma noi saremo sempre vigili».E si guardano soddisfatti di aver saputo tenere al-to il nome dell’opposizione, senza perdere pezzi,un Pd unito e compatto - e non era scontato - cheha saputo creare «solidi rapporti umani oltre chepolitici che rimarranno anche oltre», ha ribaditoEnzo Bruno, capogruppo per nove anni apprez-zato pubblicamente per «correttezza, dinamicitàe coerenza». Fermi, insomma, a tenere alta la ban-diera del centrosinistra assieme ai socialisti rap-presentati da Mario Deonofrio, che «ha condivi-so scelte nostre facendole proprie», ha detto an-cora Bruno. «Io parto dal presupposto che il cen-trosinistra italiano è rappresentato dal Pd, senzaPartito democratico non si va da nessuna parte».E «noi continueremo a fare politica uniti per lebattaglie», ha ribadito un ritardatario ma alla finepresente Pino Maida.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 9C’era una volta

Wanda FerroA sinistra, Pierino Amato

Sullo sfondo, la sede della Provinciadi Catanzaro

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Nel pomeriggio del 24 aprile, il governatore dellaRegione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha annun-ciato trionfante la nomina di tre nuovi assessori edi un sottosegratario, che andranno a completarel’organico della giunta regionale ed a sostituire, tragli altri, quelli che hanno dovuto rinunciare alla ca-rica a causa del doppio incarico in Parlamento.Tra i nomi dei nuovi assessori spicca quello diDemetrio Arena, ex sindaco di Reggio Calabria.Giusto sottolineare, per i più distratti, che Arena èex sindaco della città che affaccia sullo Stretto inquanto il consiglio comunale da lui presieduto èsaltato agli onori della cronaca, in quanto primocapoluogo di Provincia nella storia dello Stivale,ad essere sciolto per “contiguità con organizzazio-ni mafiose”.

«Lungi da noi esprimere giudizi di carattere giuri-dico su una persona che ad oggi non risulta esseresotto indagine per la vicenda – afferma il deputa-to del M5S Paolo Parentela – ma crediamo che, vi-sto il caso del consiglio comunale sciolto, i citta-dini calabresi avrebbero meritato di avere un as-sessore scevro dal benché minimo dubbio riguar-do il suo passato. La Calabria è vittima della ‘ndran-gheta da sempre ed è compito della Politica dimo-strarsi in ogni scelta il più lontano possibile dallesue logiche».Il Movimento 5 Stelle, si sa, ha sempre fatto dellaproposta “parlamento pulito” e dello slogan “via icondannati dal Parlamento” i suoi cavalli di batta-glia. Non è questo il caso, visto che su DemetrioArena, da quanto ne sappiamo, non pendono con-danne di alcun genere, ma crediamo sia opportu-no regalare ai cittadini calabresi una figura che fu-ghi ogni dubbio di vicinanza con la ‘ndrangheta,la peggiore delle piaghe che colpisce la nostra ter-ra. Questo è il motivo che spinge i deputati ed i se-natori eletti nella lista a cinque stelle a vigilare at-tentamente sulla vicenda. Il senatore Nicola Morra,tiene a sottolineare: «Scopelliti avrebbe dovuto es-sere da esempio, come ha fatto il suo collega lu-cano, già qualche settimana fa, presentando le di-missioni a seguito dello scandalo relativo all’usoimproprio dei fondi assegnati ai gruppi politici delconsiglio regionale, per cui risultano indagati (daquanto ci risulta) ben dieci consiglieri regionali».

Il Movimento 5 Stelle calabrese fa eco compattoalle parole di Morra e degli altri cittadini eletti inParlamento, richiedendo a gran voce una rispostaseria da parte della giunta regionale, soprattutto al-la luce del fatto che, all’epoca dello scioglimentodel Comune di Reggio Calabria, nella relazionedell’allora ministro degli Interni Cancellieri, pesa-va come un macigno una frase che sottolineava co-me le contiguità con le organizzazioni mafiose fos-sero probabilmente in continuità con il consigliocomunale precedente, presieduto (come molti for-se dimenticano) proprio dall’attuale governatoreScopelliti.

Movimento 5 Stelle Calabra

DemetrioArena

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201310Una “pulizia” poco attenta...

Demetrio Arena è nella listadei nuovi assessori che andrannoa completare l’organico della giunta, ma l’M5Scalabrese ha qualcosa da dire in merito

Facendo seguito all’importante rilievo sollevato dalle opposizioni nel corso della seduta del consiglio co-munale del 30 aprile scorso, i rappresentanti consiliari di Pd e Sel, hanno consegnato un esposto al pre-fetto Antonio Reppucci.I consiglieri comunali hanno messo a conoscenza il prefetto di una presunta anomalia registratasi nel-l’ambito dell’approvazione del rendiconto finanziario 2012 in data 30/04/2013. In particolare, hanno spie-gato, «il Consiglio comunale, in conformità con quanto disposto dalla conferenza dei capogruppo di gior-no 22/04, era stato chiamato ad esprimersi sull’approvazione del rendiconto giorno 29/04/2013 in primaconvocazione, con eventuale seconda convocazione giorno 30/04/2013». «Il civico consesso, in prima convocazione il 29/04, alle ore 9,00, non ha registrato la presenza del nu-mero legale previsto dal regolamento ed è stato per questo legittimamente riconvocato giorno 30/04/2013alle ore 13,00 - hanno spiegato al prefetto, come si evince dall’esposto consegnato -. All’inizio della se-duta, la minoranza ha sollevato una pregiudiziale, evidenziando che l’ordine del giorno il rendiconto fi-nanziario non poteva essere considerato oggetto di discussione in seconda convocazione, essendo statoviolato l’art. 69 del Regolamento contabile, che prevede che la presentazione fisica del rendiconto fi-nanziario all’attenzione dei consiglieri debba essere naturalmente precedente rispetto alla seduta ed in-clusiva di tutti i documenti allegati ed in particolare della relazione dei revisori dei conti. Nei fatti, la pre-sentazione della relazione dei revisori è avvenuta, come confermato dal segretario comunale e dal sin-daco nel corso della seduta del 30/04, alle ore 11 di giorno 29/04 e cioè successivamente alla prima con-vocazione del Consiglio. Quest’ultimo elemento, a nostro avviso, oltreché costituire motivo di strozza-tura del dibattito (impedendo ai consiglieri uno studio approfondito della pratica), avrebbe dovuto costi-tuire condizione necessaria per il passaggio dell’ordine del giorno del rendiconto finanziario da secondaa prima convocazione».Il segretario comunale, Vincenzina Sica, ha risposto alla nostra pregiudiziale riconfermando la legittimitàdella trattazione dell’ordine del giorno in seconda convocazione. Secondo i consiglieri comunali di op-posizione si tratta di “una valutazione in palese contrasto con la logica e le chiare previsioni del regola-mento contabile”. I consiglieri comunali di opposizione chiedono al prefetto Reppucci di «valutare la legittimità della sud-detta procedura di approvazione del rendiconto ed, eventualmente, favorire un intervento che sani l’irre-golarità che, a nostro dire, si è venuta a determinare. Questa nostra richiesta va intesa a tutela della di-gnità dell’intero Consiglio Comunale di Catanzaro e della legittimità delle procedure da esso realizzate».

I gruppi consiliari di opposizione al Comune

Anomalie alla catanzareseTre Colli e mille misteri

Pd e Sel vanno dal prefetto. A loro parerec'è qualcosa che non va nell'ultima seduta

del consiglio comunale del capoluogo

E le Stelle stanno a vigilare E le Stelle stanno a vigilare

Palazzo de Nobili

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di Mario Maiolo

L’Italia ha un nuovo Governo, nella pienezza del-le sue funzioni democratiche, che di fatto inau-gura una fase istituzionale e politica nuova quan-to inedita. Dati gli schiaccianti problemi econo-mici e sociali con cui le famiglie, le imprese e glienti locali sono costrette a confrontarsi quotidia-namente, le aspettative su questo Governo sonoaltresì molto alte. Prova ne sono stati gli avveni-menti degli ultimi giorni nei quali il nostro Paeseha vissuto ore di grande fermento e tensione: ne-gli stessi minuti in cui il nuovo governo si appre-stava a giurare il suo dovere di fedeltà alle sue fun-

zioni pubbliche, gli spari di un nostro concittadi-no, esasperato dalla crisi, rimbombavano a pochimetri dalla sede che stava per accogliere il nuovoesecutivo. Due carabinieri pagano per il loro ser-vizio a presidio delle istituzioni democratiche.La crisi quindi, la cui percezione è ormai diffusae che, ancor più nella nostra Regione, si salda alpregiudizio di una Calabria vittima della conni-venza con un sistema clientelare ormai radicato eallo stesso tempo carnefice dei suoi cittadini cuinon riesce a offrire soluzioni.

Eppure, senza voler negare la congiuntura nega-tiva, e insieme le responsabilità di un sistema cheha progressivamente isolato la Calabria nell’im-mobilismo è viva la necessità di un’idea, di unProgetto per lo sviluppo della Calabria che è ar-rivato il momento di mettere in campo. In questosenso la crisi, termine che deriva dal greco krisise significa “scelta”, “giudizio”, “decisione” maanche “separazione”, “passaggio” da una situa-zione a un’altra, può configurarsi come un’op-portunità di sfruttare tutte le nostre energie perconvertire un momento ancorché difficile in un’oc-casione di cambiamento.

Un cambiamento che nasce dalla presa di distan-za da contrapposizioni sterili per aprire un con-fronto su quel Progetto per la Calabria che è ne-cessario realizzare continuando a lavorare con im-pegno e responsabilità a proposte concrete e quin-di essenziali per uscire dall’isolamento.Un cambiamento che esige la valorizzazione e ilsostegno di una classe dirigente che si qualifichiper il contributo a pensare, credere e sostenerequesto Progetto per una nuova Calabria e, so-prattutto, per cimentarsi, non solo e non tanto conil personale “posizionamento in politica” ma, so-prattutto, con il “posizionamento delle politiche”. Un cambiamento che abbandona pregiudizi e au-tocommiserazione e parte da ciò che di positivoesiste, che è già stato fatto e che è nostro dovereimplementare e portare a compimento.

A tali fini uscire dall’isolamento, per la Calabria,significa innanzi tutto riforma. Una riforma radi-cale e istituzionale della Regione nella direzionedell’efficienza e della severità. Una riforma radi-cale che è ben diversa dalle iniziative assunte, ne-gli ultimi giorni, dal Consiglio regionale dellaCalabria che, sia pur contenenti elementi positi-vi, sono ben altra cosa da ciò che serve.La Regione deve creare, e confluire essa stessa,in un nuovo sistema operativo multi livello chesvolga un’opera di legiferazione, di programma-zione, di pianificazione, d’indirizzo e controllo at-traverso il rilancio delle autonomie e delle poten-zialità dei territori e che garantisca alle comunitài servizi che vanno considerati diritti inalienabilidi cittadinanza.

Tra gli interlocutori privilegiati di questo nuovoindirizzo ci sono il mondo delle imprese, del sin-dacato, dell’istruzione-formazione, con partico-lare riferimento alla formazione universitaria, ilterzo settore e le autonomie locali, in uno sforzodi concertazione che renda i sistemi interdipen-denti e virtuosi.

Il sistema universitario calabrese ha ormai rag-giunto gli obiettivi qualificanti di formazione ediffusione della cultura. È necessario adesso av-viare una nuova fase capace di incidere sul siste-ma produttivo, investire sul rapporto impresa-ri-cerca favorendone al contempo forme innovativedi collaborazione e di integrazione, orientare la ri-cerca applicata e l’offerta formativa specialisticaper allargare le opportunità di inserimento dei gio-vani laureati calabresi nel mercato del lavoro re-gionale.

È necessario tenere conto ormai del ruolo prima-rio del terzo settore (cooperative sociali, impresesociali, associazioni di promozione sociale, fon-dazioni) che, non solo rappresenta elemento di

sviluppo e di crescita occupazionale ma che è so-prattutto un bacino di specializzazioni settorialiutili ad un nuovo sistema di welfare mix con l’o-biettivo di produrre offerta di servizi essenziali al-la cittadinanza e realizzazione concertata degli in-terventi.

Allo stesso modo la valorizzazione dell’ambien-te diventa un nodo strategico per lo sviluppo e lavalorizzazione dell’intera Regione e priorità perla gestione del territorio e la centralità dei territo-ri. Valorizzazione che si coniuga alla tutela, sen-za soluzione di continuità.In questo processo di valorizzazione/tutela del ter-ritorio la Regione ha il ruolo di gestire un ap-proccio integrato e l’unificazione delle procedu-re di controllo e di rilascio dei provvedimenti incampo territoriale, ambientale ed energetico pre-visti per la realizzazione e l’esercizio delle diver-se attività a livello locale; il coordinamento degliinterventi e della ricerca in campo territoriale, am-bientale, energetico e di prevenzione e previsio-ne dei rischi naturali e, soprattutto, la promozio-ne dell’informazione, dell’educazione e della for-mazione in campo territoriale, ambientale ed ener-getico.

In conclusione, sento di poter accogliere, e ripro-porre all’attenzione e riflessione, le parole che ilpresidente del Consiglio Enrico Letta ha pronun-ciato alla Camera dei deputati, in una lezione po-litica che ha radici nobili e che necessariamenteguarda al futuro: «Ho imparato da Nino Andreattala fondamentale distinzione tra politica, intesa co-me dialettica tra diverse fazioni, e politiche, inte-se come soluzioni concrete ai problemi comuni.Se in questo momento ci concentriamo sulla po-litica, le nostre differenze ci immobilizzeranno.Se invece ci concentriamo sulle politiche, allorapotremo svolgere un servizio al paese miglioran-do la vita dei cittadini».

Ripartire dalle impresedal Terzo settore,dall’università,dai sindacati. Una nuovastrada per vedere la luce

La Calabria non puòpuntare sulla politicaLa Calabria non puòpuntare sulla politica

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 11È arrivato il momento di rimettersi in gioco

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Un quadro politico confuso e tutto in divenire... Iriformisti cosa ne pensano?Siamo agli albori di una nuova e inedita fase po-litica. L’eccezionalità del periodo che viviamo nonè data solo dalla nascita di un governo sorretto dauna maggioranza eterogenea quanto anomala, madall’implosione annunciata di un sistema politi-co-istituzionale fallimentare e gattopardesco na-to sulle macerie della prima repubblica. Non lodico io, ma il presidente Napolitano nel suo di-scorso alle Parlamento in cui boccia senza appel-lo il bipolarismo maggioritario ed i capestri mec-canismi elettorali che l’hanno imposto causando- cito alla lettera - “l’imbarbarimento della vita de-mocratica” segnando “una regressione” e lo “smar-rimento dell’idea stessa di convivenza civile”.Bisogna, quindi, prendere atto che sulle macerienon si costruisce nulla di stabile e duraturo.Bisogna sgombrare ed avere la forza, la pazienzae la volontà di costruire un percorso. Esattamentel’opposto di quello che si è fatto nell’ultimo ven-tennio.

Da dove partire?Innanzitutto dalla speranza che la lezione sia sta-ta recepita. Ma su questo, sinceramente, non so-no pronto a scommetterci visto il teatrino cui ab-biamo assistito nel dopo voto. Quanto al percor-so bisogna dare vita ad un serio cammino di rifor-me istituzionali. Ma non sarà facile imboccare laretta via. Troppi tatticismi e troppe convenienze.

Un vostro vecchio mantra dei socialisti riformisti...Gli eventi danno ragione alle analisi ed alle pro-poste che dal lungo tempo inascoltati, se non tal-volta bistrattati, andiamo riproponendo. Lo ripe-teremo fino alla noia. Serve una nuova fase co-stituente. Credo che di questo almeno si sia pre-so atto. Spero però che si abbia la forza e la vo-glia di perseguire queste strade senza perdersi incomplicate alchimie.

Teme che le proposte ed i discorsi di questi gior-ni sulle Riforme costituzionali e sulla nascita diuna “Convenzione per le riforme” faccia la fine deiprecedenti illustri?Io evidenzio un rischio che non è poi così remo-to. Quello che si crei una pericolosa sinergia trala l’azione di governo ed un necessario e non piùdemandabile processo di riforme istituzionale chesono indispensabili per dare governabilità, cre-scita e credibilità al Paese. Non si possono lega-re due aspetti così diversi tra loro altrimenti, ag-giungendoci anche l’incognita della stabilità diuna maggioranza di governo così eterogenea chedi per sé è destinata ad avere fibrillazioni, il ri-schio che tutto vada gambe per aria per l’ennesi-ma volta è troppo elevato. Basta vedere cosa èsuccesso nei primi tre giorni sull’Imu e sulla rifor-ma del lavoro.

Suggerisce di separarne i destini quindi...Esatto. Inoltre, l’azione di governo deve essereimmediata, dare delle risposte alle necessità ed al-le ansie del Paese, concentrarsi sui temi caldi delmomento. Per inverso, la costruzione di un rin-novato assetto istituzionale deve necessariamen-te avere un arco progettuale di lungo respiro e de-

ve uscire dagli opportunismi e dalle contingenzedel momento.

Boccia la Convenzione quindi?Non si può bocciare o promuovere un qualcosadi cui allo stato si disconosce il ruolo, il funzio-namento, la composizione e gli obiettivi. Io ra-giono per criteri. Penso che un’assemblea com-posta di soli parlamentari diverrebbe inevitabil-mente un organo concorrenziale con il Parlamentomentre un consesso ibrido, frutto di un mix traprofessori, nominati, parlamentari, a prescinderedal criterio di composizione, diverrebbe un orga-no avulso dalla politica, dalle istituzioni e privodi legittimazione. E poi, ripeto, legherebbe i suoidestini a quelli della legislatura vista la presenza

di parlamentari. E se poi si dovesse andare ad unvoto anticipato sa cosa accadrebbe?

Cosa?Nella migliore delle ipotesi un tutti a casa ed unnulla di fatto. Avremo l’ennesimo finale dellacommissione Bozzi dell’83, la Jotti-De Mita del‘92, della Bicamerale D’Alema del ‘97, della rifor-ma del 2005...

E nella peggiore?Un aborto. Per far finta di aver raggiunto un ri-sultato si approverebbe in maniera raffazzonatala qualunque, anche a maggioranza! Avremo unariforma sullo stile di quella del Titolo V del 2001,nata sull’onda degli umori del momento e delleconvenienze elettorali, senza una seria analisi suche cosa avessero rappresentato trent’anni di re-gionalismo e senza predisporre controlli, sanzio-ni e contrappesi ragioni che sono alla base di unafinanza fuori controllo.

La proposta alternativa qual è?Un processo alto e democratico che parta dal bas-so. Da tempo abbiamo proposto, come anche più

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201312Serve una nuova fase costituente

Sulle macerienon si costruisce nullaSulle macerienon si costruisce nulla

Intervista a NicolaCarnovale, responsabilenazionale organizzazioneRiformisti italiani

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volte discusso dalle colonne di questo giornale,l’elezione di una Assemblea costituente come viamaestra per le riforme. La si chiami pure“Convenzione” o “Filippo” ma quella è. Un or-gano dal carattere “originario” istituito con leggedello Stato che abbia la legittimazione di scrive-re un nuovo patto tra cittadini e governanti ed ab-bia altresì l’autorevolezza del mandato e della rap-presentanza popolare. Quando iniziammo a por-re con forza la questione oltre due anni fa qual-cuno disse che era il libro dei sogni. Oggi sonocostretti a sbatterci la testa su quel libro se vo-gliono porre un argine all’inarrestabile disaffe-zione verso la politica ed allo sfascio del paese.

Cosa intendono fare per questo i Riformisti italia-ni?Noi intendiamo impegnarci per costringere il par-lamento ad approvare il progetto costituente conquanti, ed ad oggi sono trasversalmente in tanti,credono in questo percorso in quanto l’unico ingrado per uscire dalla situazione di stallo. A bre-ve presenteremo un Comitato promotore con al-te personalità per chiedere Assemblea costituen-te e presidenzialismo.

Un percorso ambizioso. Pensa che l’Italia sia pron-ta per un sistema di questo tipo?La storia degli ultimi decenni ed ancor di più lacronaca di questi giorni ci portano verso un siste-ma di questo tipo. Il fronte dei reticenti, anche inuna certa sinistra, si va pian piano assottigliando.Abbiamo un presidenzialismo che definiamo di“risulta”, a costituzione invariata, senza una di-stinzione di ruoli ed i contrappesi necessari ade-guati ad una moderna democrazia.Ora è giunto il momento di adattare la costituzio-ne “formale” a quella “materiale” costituziona-lizzando ciò che nei fatti e nella realtà già esiste-te. Su questo, segnalo un’impostazione contenu-ta nel documento prodotto dai saggi in materiaistituzionale di retrospettiva che non coglie il sen-tire diffuso e ben presente nel Paese, di unPresidente sempre più in rapporto con i cittadinie pertanto espressione diretta della volontà popo-lare. In ogni modo, se le riforme si decifrano nel-l’impostazione minimalista e di retroguardia del-la bozza Chiti, implicitamente citata dallo stessoEnrico Letta nel suo discorso di fiducia allaCamera, mi sento di dire che non sarà un bene.

Per l’appunto cita Enrico Letta. Cosa pensate delneonato governo? C’è voluta un’impasse istituzionale senza prece-denti perché si prendesse atto di un esito elettora-le che dava un solo scenario possibile, se si esclu-de il ritorno alle urne che rappresentava un triplosalto mortale nel vuoto e si sarebbe altresì rivela-to un vicolo cieco. Certamente è un governo conuna forte dose di novità nella rappresentanza, maè più il frutto di una debolezza dei partiti più chedi una scelta di fondo a cui si è aggiunto un gio-co di veti incrociato. La verità e che Pd e PdL difatto, non hanno stilato un patto di governo, masi trovano costretti loro malgrado a vivere una con-vivenza forzata. Sono come marito e moglie chedormono separati sotto lo stesso tetto in attesa chei bambini crescano e poter dividere le loro stra-de...

I provvedimenti annunciati da Letta? Un libro deisogni anche quello?Il tema della copertura dei provvedimenti annun-ciati rappresenta una questione non marginale erappresenterà un banco arduo per l’affidabilità ela credibilità sociale ed internazionale dell’esecu-tivo. Personalmente giudico negativamente l’as-senza di un serio impegno al taglio della spesapubblica che va perpetuato senza propaganda macon decisione. Quanto agli intendimenti in mate-ria economica considero estremamente positival’inversione di tendenza rispetto alle mitologichepolitiche di austerity del Governo Monti che nonho mai condiviso. Lo stesso non si può certo diredi una parte degli entusiasti battitori di mani par-lamentari di Letta...

Il “federalismo” è da rilanciare o da cancellare?Quale giudizio si può dare dell’esperienza auto-nomistica? Sembra aver prodotto solo disastri...Quello che bisogna evitare è governare inseguendodegli slogan. È arrivato il momento di riflessioniserie e ponderate. Il sistema ha bisogno di stabi-lità e certezze per produrre effetti positivi e que-sto si può ottenere soltanto con un intervento com-plessivo che solo una Costituente può dare. Reputoperò estremamente positivo l’introduzione dellesanzioni politiche ed amministrative per gli am-ministratori allegri e disinvolti per non dire altro...E’un buon modo per fare pulizia se applicato sen-za doppiopesismi e con serietà. In Calabria po-tremmo avere un bel ricambio indotto...

I Riformisti italiani cosa sono oggi? Un movimen-to, un partito, una lobby istituzionale, un gruppodi opinione, una associazione culturale...Noi Riformisti italiani restiamo un movimentopolitico. Sposiamo l’endiade mazziniana “pen-siero - azione”. Il problema in merito è però piùcomplesso. Bisogna capire che non esiste vera de-mocrazia senza partecipazione e non vi è parteci-pazione senza partiti sani e rigenerati che assol-vano le loro funzioni. Non è un caso che da quan-do è entrato in crisi il modello “partito” si è regi-strato un crescente scollamento tra istituzioni, po-litica e cittadini. I modelli ‘900 non sono più ri-proponibili ed attualizzabili ma le nuove formesperimentare nel corso di questi anni non hannodato frutto. Ma ciò non ci deve indurre a caderenel mito della democrazia diretta. Serve una sa-piente miscela costituzionalmente regolamentatae socialmente accettata. E’ una ricerca che biso-gna velocemente avviare...

Un’auspicio...Nessun auspicio. Homo faber ipsius fortunae. E’lo stesso concetto che applico alla nostra Regione...

Ah, la Regione Calabria...È un discorso assai lungo e complesso che credomeriti un capitolo a parte...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 13Serve una nuova fase costituente

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«Permette di trattare in modo preciso e non inva-sivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e uti-lizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti con-sente di ottenere dei risultati terapeutici migliori».È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà del-la Body Radiosurgery (radiochirurgia o radiote-rapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecnichepiù evolute di radioterapia oncologica. Il MalzoniRadiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attual-mente il centro con la più alta casistica di tratta-menti e ri-trattamenti radiochirugici e di radiote-rapia stereotassica.

Fondato nel 2004all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e con-venzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgeryvanta la più alta casistica europea per il trattamentoradioterapico stereotassico delle patologie onco-logiche epatiche e polmonari «ma questa terapia- precisa il dottor Scotti, direttore del servizio diradioterapia-radiochirurgia stereotassica - può es-sere applicata anche a lesioni che interessano al-tri distretti corporei come il mediastino, il pan-creas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago,i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto,prostata». La Body Radiosurgery si pone ormaicome valida alternativa alla chirurgia tradiziona-le soprattutto quando questa non possa essere ef-fettuata; trova indicazione per quei pazienti in cuii tumori sono diventati resistenti alla chemiotera-pia o che hanno già effettuato una radioterapiaconvenzionale.«Controllando i movimenti dovuti alla respira-zione - spiega il dottor Scotti -, individuando inmaniera precisa il bersaglio da colpire ed effet-tuando un controllo costante della terapia, il ri-sparmio dei tessuti sani è massimo, evitando glieffetti collaterali della radioterapia convenziona-le. Il trattamento radioterapico stereotassico ha di-mostrato una tollerabilità elevatissima ed essen-

do effettuato in regime di “day hospital”, ossiasenza la necessità di un ricovero, permette al pa-ziente di riprendere subito le proprie attività quo-tidiane». A conferma della validità di questa ri-sorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono infase di pubblicazione studi che vedono nella BodyRadiosurgery risultati pari e sembra addirittura su-periori in termini di sopravvivenza globale e con-trollo locale di malattia. Solitamente, invece, èusata come un’alternativa alla chirurgia tradizio-nale «costosa, difficile e che richiede un lungo pe-riodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tec-nologia, insieme alla grande e pionieristica espe-rienza degli operatori, consente una precisione ditrattamento millimetrica, valutando durante l’ir-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201316Speciale sanità

La lotta ai tumoriha un’arma in piùLa lotta ai tumoriha un’arma in più

Il Dott. Valerio Scotti descrivevantaggi e possibilitàdella Body Radiosurgeryuna nuova opzioneterapeutica per la curadel cancro :«La precisionemillimetrica consentenuovi trattamenti»

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radiazione il movimento interno degli organi e deltumore dovuti alla respirazione».

La Malzoni Radiosurgery di Agropoli hadue acceleratori lineari di ultima generazione

che permettono si eseguire anche una radiotera-pia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Addel Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa an-che alle terapie tradizionali. I due acceleratori li-neari, così come i bunker, sono due macchinarigemelli. Tale caratteristica consente di affrontarel’eventuale blocco di una delle due sorgenti, sem-plicemente trasferendo i piani terapeutici da unacceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poinel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobio-

logico (cellkilling) superiore delle singole sedute(radioterapia ipofrazionata) associata al risparmiodei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotas-sici) ci consente di trattare lesioni anche in distrettidelicati come fegato, vie biliari, pancreas e di ef-fettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesio-ni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica ste-reotassica che con tecnica convenzionale. Sonostati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tut-te le zone corporee (testa-collo, torace, addome,pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fega-to, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiegail dottor Scotti, responsabile del servizio di radio-terapia-radiochirurgia stereotassica del MalzoniRadiosurgery Center.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 17Speciale sanità

Acceleratori lineariIn basso, un telaio stereotassicoNel box in alto, Paola Belfioreamministratore delegato del Radiosurgery center

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MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 19Le regole alla calabrese

Art. 1 (Istituzione Azienda Regionale per la Forestazionee per le Politiche della Montagna)

1. È istituita, ai sensi del comma 3 dell’articolo54 dello Statuto della Regione Calabria, l’Aziendaregionale per la forestazione e per le politiche del-la montagna, di seguito denominata Azienda re-gionale, ente strumentale della Regione Calabriamunito di personalità giuridica di diritto pubbli-co ed autonomia amministrativa, organizzativa,gestionale, tecnica, patrimoniale, contabile e fi-nanziaria.

2. L’Azienda regionale di cui al comma 1 è sog-getta al vincolo del pareggio di bilancio, tramitel’equilibrio tra costi e ricavi; nelle entrate sonocompresi i trasferimenti di risorse finanziarie co-munitarie, statali, regionali e di altri enti, le tarif-fe o i corrispettivi per i servizi resi e i proventi del-l’attività economica svolta. Esercita le funzioni ele attività di cui alla presente legge nel quadro del-la programmazione regionale e secondo le diret-tive impartite dalla Regione in armonia con gliobiettivi e gli orientamenti delle politiche comu-nitarie, nazionali e regionali, in materia di foreste,forestazione e politiche della montagna.

Art. 2(Soppressione delle Comunità montane calabresi)

1. Le Comunità montane della Regione Calabria,disciplinate dalla Legge Regionale 19 marzo 1999,n. 4 (Ordinamento delle Comunità Montane e di-sposizioni a favore della montagna), sono sop-presse e poste in liquidazione.

2. Le funzioni delle soppresse Comunità monta-ne, trasferite ai sensi del comma 3 del presente ar-ticolo, sono esercitate in modo da assicurare ilbuon andamento, l’efficienza e l’efficacia, in coe-renza con le esigenze di contenimento della spe-sa pubblica previste dall’articolo 2, comma 17 eseguenti, della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007(Disposizioni per la formazione del bilancio an-nuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria2008) e dall’articolo 2, comma 187, Legge n. 191del 23 dicembre 2009, (Disposizioni per la for-mazione del bilancio annuale e pluriennale delloStato - legge finanziaria 2010).

3. Le funzioni di cui al comma 2, per come indi-cate dall’articolo 28 del Decreto Legislativo 18agosto 2000, n. 267 (Testo Unico sull’ordinamentodegli enti locali), sono così ripartite:a) quelle proprie delle soppresse Comunità mon-tane sono trasferite alla Regione e sono esercita-te in forma unitaria, per la stessa Regione,dall’Azienda regionale di cui all’articolo 1;b) quelle proprie di altri enti ed esercitate, per de-lega o conferimento, dalle soppresse Comunitàmontane, sono restituite agli enti medesimi, in ra-gione del territorio di riferimento. Tuttavia, perassicurare il livello ottimale di svolgimento uni-tario delle funzioni restituite e il maggiore conte-nimento possibile della spesa pubblica, gli enti lo-cali esercitano tali funzioni delegandoleall’Azienda regionale di cui all’articolo 1 o, in al-ternativa, nelle forme previste dall’articolo 30 delD.Lgs. 267/2000, secondo modalità stabilite, nel-l’ambito delle rispettive competenze, dallo Statoo dalla Regione; la Regione opera secondo con-venzioni da approvare a cura della Giunta regio-nale.

4. Gli enti locali facenti parte di una soppressaComunità montana, succedono, secondo criteri dicui all’articolo 50 della Legge Regionale 19 mar-zo 1999, n. 4 (Ordinamento delle ComunitàMontane e disposizioni a favore della montagna),alla stessa ad ogni effetto, anche processuale, intutte le situazioni giuridiche attive e passive esi-stenti prima dell’entrata in vigore della presentelegge, non trattenute ed estinte nell’ambito dellaprocedura di liquidazione di cui all’articolo 3, an-che a mezzo di previo accordo transattivo con icreditori su piani di rientro pluriennali.

5. La soppressione delle Comunità montane nonfa venir meno i benefici e gli interventi specialiper la montagna stabiliti dall’Unione europea edalle leggi statali e regionali in favore dei rispet-tivi territori montani, per come individuati nel-l’articolo 6, comma 2, della L. R. 4/1999.

Il nuovo corsodell’AforIl nuovo corsodell’Afor

"Istituzione dell'Aziendaregionale per laForestazione e le politicheper la montagnae disposizioni in materia diforestazione e di politichedella montagna"Questo il disegno di leggeproposto da Guccione,De Gaetano, Franchinoe Adamo che in granparte è stato accoltodall'aula. La rivoluzionetra i boschi, si fa per dire,può cominciare a partiredall'inquadramentoa tempo indeterminatodegli operatori dellasorveglianza idraulicaIl dopo Sibari, con gli scavifiniti sotto il fango,è stato determinante

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6. La Regione comunica al Ministero dell’inter-no l’elenco degli enti, ivi inclusa la Regione me-desima, destinatari dei trasferimenti erariali giàerogati in favore delle soppresse Comunità mon-tane ai sensi dell’art. 2 bis del Decreto Legge 7ottobre 2008, n. 154 (Disposizioni urgenti per ilcontenimento della spesa sanitaria e in materia diregolazioni contabili con le autonomie locali), con-vertito in Legge 4 dicembre 2008 n. 189, e indi-vidua, altresì, la percentuale dei fondi a ciascunodi essi spettanti, in ragione dell’effettivo subentronei rapporti giuridici delle Comunità montane, inforza delle disposizioni della presente legge.

Art. 3(Liquidazione delle Comunità montane calabresi)

1. La Giunta regionale, ai fini della liquidazionee della conseguente definizione dei rapporti giu-ridici, attivi e passivi, nomina, scegliendoli tra idirigenti ed i funzionari di comprovata compe-tenza a tempo indeterminato in servizio presso leComunità montane interessate, un Commissarioliquidatore per ogni Comunità montana soppres-sa. L’incarico di Commissario liquidatore, il qua-le esercita le funzioni finalizzate alla liquidazio-ne della Comunità, è conferito entro dieci giornidall’approvazione della presente legge e ha vali-dità fino al 31.12.2013, data entro la quale la pro-cedura di liquidazione deve essere completata. IlCommissario presta la propria opera continuan-do a percepire la retribuzione in godimento pre-cedentemente l’incarico; allo stesso sarà liquida-ta un’indennità annuale pari a quella prevista dal-la contrattazione decentrata per l’affidamento dispecifiche responsabilità (art. 15 CCNL 1/4/99enti locali). Il compenso in questione è da inten-dersi comprensivo di ogni altro emolumento even-tualmente dovuto a qualsiasi titolo e con esclu-sione di ogni altra indennità. In caso di assolutamancanza di personale idoneo a ricoprire il ruolodi Commissario liquidatore all’interno dellaComunità montana interessata, la Giunta regio-nale provvede alla nomina del Commissario sce-gliendolo tra i dirigenti ed i funzionari in serviziopresso i Dipartimenti della Giunta Regionale.

2. La Giunta regionale, al fine di coordinare, sup-portare e vigilare l’attività dei Commissari nomi-nati ai sensi del comma 1 del presente articolo ele cui funzioni liquidatorie riguardano comunitàle cui sedi ricadono all’interno del territorio di unastessa provincia, nomina, contemporaneamenteai commissari di cui al comma 1, un Commissariocoordinatore della gestione liquidatoria per ognisingola provincia.

3. I Commissari coordinatori della gestione li-quidatoria esercitano, per le province di propriacompetenza, funzioni di raccordo, coordinamen-to e vigilanza, a supporto dell’attività deiCommissari di cui al comma 1, e riferiscono di-rettamente alla Giunta regionale sull’attività pre-stata e sull’attività liquidatoria dei Commissari li-quidatori delle comunità della provincia. I com-missari coordinatori restano in carica fino al ter-mine indicato nel comma 1 del presente articoloe percepiscono per l’attività prestata il compensodi cui all’art. 82, comma 8, del D. Lgs. n.267/2000, così come determinato dal Decreto delMinistero dell’Interno n. 119 del 04 aprile 2000 eseguenti per i Sindaci dei comuni compresi tra i5.001 e 10.000 abitanti. Il compenso in questio-ne, che è da intendersi comprensivo di ogni altroemolumento eventualmente dovuto a qualsiasi ti-tolo e con esclusione di ogni altra indennità, nonpuò in ogni caso essere superiore ai 2.500 euronetti mensili e va opportunamente ridotto a talecifra ove superasse l’importo indicato.

4. Entro il termine del 31.12.2013 di cui al com-ma 1, il Commissario liquidatore:

a) provvede all’estinzione delle poste passive uti-lizzando a tal fine le poste attive a disposizione,anche mediante alienazione del patrimonio im-mobiliare e mobiliare, se necessario;b) trasferisce, attenendosi al criterio di cui al-l’articolo 2, comma 3, in favore dell’Azienda re-gionale, ovvero in favore degli enti locali titola-ri:

1) le funzioni già esercitate dalle soppresse co-munità montane ed il personale ancora in for-za alla data del 31.12.2013, che non è possi-bile collocare in quiescenza entro tale data;2) i rapporti giuridici relativi alle funzioni tra-sferite, ed in particolare le poste attive e pas-sive residuate all’esito delle operazioni di cuialla lettera a), nonché le altre risorse finanzia-rie e strumentali, incluse le sedi istituzionali egli altri beni indisponibili già di proprietà del-le comunità, i quali sono assoggettati al regi-me giuridico di cui all’art. 11 della L. R. n. 20del 19.10.1992.

5. I trasferimenti di cui ai numeri 1) e 2) della let-tera b) del comma 4 del presente articolo sono ef-fettuati sulla base di rispettivi piani di trasferi-mento approvati dalla Giunta regionale. I piani ditrasferimento contengono la ricognizione dellefunzioni e dei rapporti giuridici e assegnano, invia definitiva, a ciascun ente destinatario, in pro-porzione alle funzioni e ai rapporti trasferiti, le ri-sorse umane, finanziarie e strumentali. Fino al tra-sferimento le funzioni sono esercitate, senza so-luzione di continuità, dal commissario liquidato-re che si avvale delle risorse umane, finanziarie estrumentali disponibili. Al personale trasferitoall’Azienda regionale si applica la disposizionedel comma 2 dell’articolo 11 della presente leg-ge. Il passaggio del personale delle soppresse co-munità montane presso gli enti di cui al comma4, lett. b) del presente articolo acquista efficaciaad ogni effetto di legge a partire dal 01.01.2014.

6. Il commissario, prima della redazione del pia-no di cui al comma 5 del presente articolo, veri-fica l’eventuale disponibilità degli enti a ricevereulteriore personale rispetto a quello trasferito, te-nendo conto delle relative funzioni; la Giunta re-gionale provvede, in sede di approvazione del pia-no, all’assegnazione del personale richiesto, te-nuto conto delle relative qualifiche, fatte salve leesigenze di organico dell’Azienda regionale.

7. Decorso il termine di cui al comma 1, la Giuntaregionale esercita poteri sostitutivi, ai sensi del-l’articolo 20 della Legge Regionale 11 gennaio2006, n. 1 (Provvedimento generale recante nor-me di tipo ordinamentale e finanziario - collega-to alla manovra finanziaria regionale per l’anno2006 art. 3, comma 4, della legge regionale n.8/2002).

8. I dipendenti delle comunità montane soppres-se ai sensi dell’articolo 2, transitati all’Azienda re-gionale ai sensi della presente legge, possono es-sere trasferiti alle Unioni di comuni montani chesi costituiranno ai sensi dell’articolo 19 del DecretoLegge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modi-fiche in Legge 7 agosto 2012, n.135, in relazionealle funzioni che saranno ad esse eventualmentetrasferite.

Art. 4(Funzioni e organi dell’ Azienda regionale)

1. L’Azienda regionale ha sede legale a Catanzaroe articolazioni territoriali a livello distrettuale edesercita: a) le funzioni dell’Azienda forestale dellaRegione Calabria (AFOR) non connesse alla pro-cedura di liquidazione in corso;b) le funzioni già svolte dalle Comunità monta-ne, ad essa trasferite ai sensi dell’articolo 3 o con-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201320Le regole alla calabrese

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ferite ai sensi dell’articolo 2, comma 3, letterab);c) le funzioni regionali in materia di prevenzio-ne e lotta agli incendi boschivi;d) le attività di servizio di sorveglianza idrauli-ca della rete idrografica calabrese, con l’ausilioa tempo indeterminato del personale di cui allalegge regionale 28 dicembre 2009, n. 52(Modifiche ed integrazioni alla legge regionale19 ottobre 2009, n. 31 "Norme per il recluta-mento del personale - Presidi idraulici"), per losvolgimento delle attività affidate con delibera-zione di Giunta regionale del 14 settembre 2010,n. 602, prevedendo che le risorse finanziarie oc-correnti, allocate all’UPB 3.2.04.05, sono tra-sferite a carico del capitolo di competenza delDipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione.

2. Nell’ambito delle aree distrettuali individuateai sensi dell’articolo 8, per i compiti di propriacompetenza e in coordinamento con gli altriDipartimenti regionali competenti, l’Azienda re-gionale esegue, altresì, gli interventi di pertinen-za della Regione, volti alla prevenzione e al risa-namento dei fenomeni di dissesto idrogeologicoanche nelle aree protette statali e regionali me-diante accordi di programma.

3. L’Azienda regionale, nell’esercizio delle fun-zioni indicate nel presente articolo, impronta lapropria gestione anche in senso produttivo, valo-rizzando il patrimonio e attuando una concretapianificazione delle attività di amministrazionedei beni ad essa affidati, compresa la valorizza-zione industriale ed energetica della filiera fore-sta-legno, con pratiche improntate alla gestioneforestale ecocompatibile.

4. Restano comunque escluse le funzioni asse-gnate da legge statale a enti locali o autorità sta-tali e da questi non conferite o delegate.

5. Sono organi dell’Azienda regionale: a) il Direttore generale; b) il Comitato Tecnico di Indirizzo;c) il Collegio dei sindaci.

6. La Giunta regionale, per il tramite delDipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione,del Dipartimento Bilancio e Patrimonio e delDipartimento Controlli, esercita la vigilanzasull’Azienda regionale.

Art. 5(Direttore generale)

1. Il direttore generale è individuato dalla Giuntaregionale tra soggetti aventi i requisiti per assu-mere l’incarico di dirigente generale ai sensi del-la Legge Regionale 13 maggio 1996 n. 7 (Normesull’ordinamento della struttura organizzativa del-la Giunta regionale e sulla dirigenza regionale) edi accertata esperienza dirigenziale almeno quin-quennale. Il Direttore generale è nominato dalPresidente della Giunta regionale ed il relativo in-carico è conferito con contratto di diritto privatoper un periodo di tre anni. Il direttore generale èsoggetto a valutazione dei risultati, in relazione alraggiungimento degli obiettivi, ai sensi della L.R. 7/1996. Il trattamento economico è equipara-to a quello dei dirigenti generali dei dipartimentidella Giunta regionale, considerando solo le vocirelative allo stipendio tabellare, alla retribuzionedi posizione e alla retribuzione di risultato, conesclusione di ogni altra indennità.

2. In ogni caso, non può essere nominatoDirettore generale:a) colui che ha riportato condanna, anche nondefinitiva, a pena detentiva non inferiore a seimesi per delitto non colposo commesso nellaqualità di pubblico ufficiale o con abuso dei po-teri o violazione dei doveri inerenti a una pub-blica funzione;b) colui che è sottoposto a procedimento pena-le per delitto per il quale è previsto l’arresto ob-bligatorio in flagranza; c) colui che è o è stato sottoposto, anche con pro-cedimento non definitivo, a una misura di pre-venzione; d) colui che è sottoposto a misura di sicurezzadetentiva, libertà vigilata o provvisoria; e) colui che si trovi in situazione di conflitto, an-che potenziale, d’interessi; f) colui che ricopre incarichi politici in partiti omovimenti, nonché incarichi sindacali, ovveroli ha ricoperti nell’ultimo biennio; g) colui che ricopre incarichi elettivi, ovvero liha ricoperti nell’ultimo triennio.

3. Il ricorrere di una delle condizioni indicate alcomma 2 determina la decadenza automatica dal-l’incarico di Direttore generale. La Giunta regio-nale, dichiarata la decadenza, provvede a nuovaindividuazione, previa eventuale nomina di uncommissario straordinario.

4. Il Direttore generale è il legale rappresentantedell’azienda, tiene conto delle indicazioni delComitato Tecnico di Indirizzo di cui all’articolo6, compie gli atti necessari per la realizzazionedelle finalità dell’azienda, dirige, sorveglia, coor-dina la gestione complessiva e ne è responsabile.

5. Nell’esercizio delle sue funzioni, il Direttoregenerale è coadiuvato da un Direttore ammini-strativo e da un Direttore tecnico, i quali parteci-pano alla direzione dell’azienda, assumono la di-retta responsabilità delle funzioni attribuite allaloro competenza e concorrono, con la formula-zione di proposte e di pareri, alla formazione del-le decisioni del Direttore generale medesimo. IlDirettore amministrativo e il Direttore tecnico so-

no nominati dal Direttore generale e scelti tra per-sone aventi i requisiti per assumere l’incarico didirigente dei Dipartimenti della Giunta regiona-le, ai sensi della Legge Regionale n. 7 del 13 mag-gio 1996. Il trattamento economico del Direttoreamministrativo e del Direttore tecnico è equipa-rato a quello previsto per i dirigenti di settore deiDipartimenti della Giunta regionale, consideran-do solo le voci relative allo stipendio tabellare, al-la retribuzione di posizione e alla retribuzione dirisultato, con esclusione di ogni altra indennità. IlDirettore amministrativo ed il Direttore tecnicosono soggetti a valutazione dei risultati, in rela-zione al raggiungimento degli obiettivi, ai sensidella L. R. 7/1996.

6. Il Direttore generale, in particolare, provvedea: a) deliberare sull’organizzazione degli uffici inattuazione dell’atto aziendale;b) adottare il programma regionale della fore-stazione e redigere i relativi piani annuali di at-tuazione a norma dell’articolo 6 della LeggeRegionale 19 ottobre 1992, n. 20 (Forestazione,difesa del suolo e foreste regionali in Calabria);c) approvare il bilancio preventivo e le variazionida apportare nel corso dell’esercizio;d) adottare il rendiconto generale, previa rela-zione del collegio dei sindaci;e) proporre alla Giunta regionale l’acquisizionedi boschi e terreni da rimboschire;f) deliberare in ordine a concessioni, autorizza-zioni, contratti e convenzioni che incidono sul-la gestione del patrimonio affidato all’ente o chene vincolano la disponibilità per una durata su-periore ad un anno, ovvero costituiscono dirittoobbligatorio a favore di terzi, previa autorizza-zione della Regione;g) deliberare atti e contratti, necessari per le at-tività aziendali;h) deliberare sull’accettazione di lasciti, dona-zioni e di ogni altro atto di liberalità;i) deliberare sulle liti attive e passive e sulle tran-sazioni, salvo non incidano su diritti reali ine-renti il patrimonio immobiliare affidato;j) formulare richieste di assegnazione del perso-nale regionale;k) deliberare su tutti gli altri affari che gli sianosottoposti dal Comitato tecnico d’indirizzo (CTI)di cui all’articolo 6;l) coordinare le attività dei Direttori, ammini-strativo e tecnico, ai quali assegna gli obbiettiviannuali, e nomina i responsabili delle struttureoperative dell’Azienda regionale.

7. Le deliberazioni di cui ai precedenti punti a),b), c), d) ed f) sono soggette all’approvazione del-la Giunta Regionale. Gli atti di cui ai rimanentipunti e), g), h), i), j), k), ed l), sono soggetti allatrasmissione al Dipartimento Agricoltura, Forestee Forestazione per l’attività di vigilanza di cui alprecedente art. 4, comma 6, oltre che agli altriDipartimenti regionali in ragione della propriacompetenza.

8. In caso di vacanza dell’ufficio, ovvero nei ca-si di assenza o di impedimento del direttore ge-nerale, le relative funzioni sono svolte dal Direttoreamministrativo. Se l’assenza o l’impedimento siprotrae oltre sei mesi, si procede alla sua sostitu-zione.

Art. 6(Comitato Tecnico d’Indirizzo)

1. Il Comitato Tecnico d’Indirizzo (CTI) supportala definizione delle linee generali di indirizzo stra-tegico dell’azienda, vigila sulla loro attuazione ene verifica il conseguimento, relazionando allaGiunta regionale, annualmente o su richiesta. IlComitato adotta un proprio regolamento entro tremesi dall’insediamento.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 21Le regole alla calabrese

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2. Il CTI è nominato con deliberazione dellaGiunta regionale ed è composto da nove espertidella materia, di cui cinque, compreso il presi-dente, scelti dalla Giunta regionale e quattro de-signati dalle rappresentanze dalle organizzazionisindacali maggiormente rappresentative e da que-ste scelti tra soggetti di comprovata esperienza. IlCTI dura in carica tre anni.

3. La partecipazione al CTI è gratuita; ai com-ponenti compete solo il rimborso delle spese ef-fettivamente sostenute e documentate, per un mas-simo di una seduta mensile.

Art. 7(Collegio dei sindaci)

1. Il Collegio dei sindaci è costituito in forma mo-nocratica e composto da un membro effettivo eda un membro supplente, nominati dal Consiglioregionale tra gli iscritti all’albo dei revisori deiconti, per la durata di anni tre. Il compenso delcomponente supplente del Collegio è consentitoesclusivamente in caso di sostituzione del sinda-co effettivo, in misura corrispondente alla duratadella sostituzione stessa, e previa decurtazione del-la medesima somma al componente effettivo.

2. Il Collegio esercita il controllo sulla gestionecontabile e finanziaria dell’azienda e redige unarelazione annuale che viene allegata al rendicon-to consuntivo, finanziario, patrimoniale ed eco-nomico.

3. Il Collegio esercita la funzione di vigilanza sul-la gestione finanziaria dell’azienda, riferendo sudi essa, annualmente o dietro richiesta, al CTI ealla Giunta regionale; redige relazioni sul bilan-cio di previsione, sul rendiconto generale e sui ri-sultati di gestione.

4. Ai componenti del collegio dei sindaci sonocorrisposti i compensi determinati ai sensi del-l’articolo 10 della Legge Regionale 11 agosto2010, n. 22 (Misure di razionalizzazione e riordi-no della spesa pubblica regionale), diminuiti del20 per cento.

Art. 8(Distretti territoriali)

1. La Giunta regionale, con atto regolamentare,sentito il CTI, determina l’articolazione e l’indi-viduazione del numero dei distretti per singolaProvincia e definisce la ripartizione del territoriomontano e forestale in articolazioni distrettuali inragione:

a) delle peculiarità della superficie territoriale del-le foreste già gestite dall’AFOR, ai sensi della L.R.20/1992;b) degli indicatori fisico-geografici, demograficie socio economici previsti dall’articolo 6 dellaL.R. 4/1999, propri dei territori già interessati dal-l’esercizio di funzioni delle soppresse Comunitàmontane;c) della distribuzione territoriale della forza la-voro idraulico forestale.

Art. 9(Organizzazione)

1. L’organizzazione dell’Azienda regionale è con-tenuta in un atto aziendale adottato dal Direttoregenerale, nel rispetto delle previsioni normative edi contrattazione collettiva in materia di relazionisindacali e previa determinazione del fabbisognodi personale, approvato dalla Giunta regionale en-tro 40 giorni dall’invio da parte del Direttore

Generale.2. L’atto aziendale definisce l’organizzazione in-terna dell’ente ed individua le strutture operativedei distretti territoriali di cui all’articolo 8.

3. L’azienda si articola in tre settori:a) amministrativo;b) patrimonio e servizi forestali;c) prevenzione, antincendio boschivo, tutela, con-servazione e sorveglianza idraulica.

4. Ciascun settore si articola in servizi non supe-riori a due. Il settore c), relativamente alla sorve-glianza idraulica, opera di concerto con l’autoritàdi bacino nei modi indicati nella deliberazionedella Giunta regionale 602/2010.

5. Nelle more dell’articolazione del territorio indistretti ai sensi all’articolo 8 e dei trasferimentidi cui al comma 4, lett. b), dell’art. 3 della pre-sente legge, il Direttore generale adotta un attoaziendale provvisorio, anche in ordine al nume-ro dei distretti da istituire per singola Provincia.L’atto aziendale provvisorio ha validità non oltreil termine di cui al comma 3 dell’art. 13 della pre-sente legge e, comunque, perde ogni efficacia conl’adozione dell’atto aziendale definitivo.

Art. 10(Bilanci e rendiconti)

1. I bilanci e i rendiconti sono soggetti alle di-sposizioni di cui all’articolo 57 della legge regio-nale 4 febbraio 2002, n. 8 (Ordinamento del bi-lancio e della contabilità della Regione Calabria).Si applicano i principi della contabilità analiticaper centri di costo.

Art. 11(Personale)

1. La pianta organica dell’Azienda regionale ècoperta mediante il personale: a) transitato dall’AFOR, in liquidazione: perso-nale di cantiere con CCNL UNCEM - ParteOperai - per gli addetti ai lavori di sistemazioneidraulico forestale ed idraulico agraria; personaleimpiegatizio di cui alla delibera della Giunta re-gionale n. 281/2004 con CCNL UNCEM - ParteImpiegati - per gli addetti ai lavori di sistemazio-ne idraulico forestale ed idraulico agraria; perso-nale impiegatizio con CCNL del comparto regio-ni ed autonomie locali;b) transitato dalle Comunità montane soppresse; c) trasferito o comandato dalla Regione Calabria,su domanda o d’ufficio.

2. Ciascun dipendente comunque transitato alledipendenze dell’Azienda rimane sottoposto al re-gime contrattuale in essere al momento della ap-provazione della presente legge.

3. Sin dall’adozione dell’atto aziendale provvi-sorio di cui all’articolo 9, comma 5, e dalla primaregolamentazione organica, gli incarichi del per-sonale di cui al comma 1 sono attribuiti in basealla nuova organizzazione dell’Azienda regiona-le e non riproducono automaticamente incarichi,anche di cantiere, e posizioni organizzative, com-prese quelle di livello dirigenziale, già assegnatial medesimo personale negli enti di provenienza,fatte salvi livelli e qualifiche proprie del perso-nale stesso ed i livelli retributivi in godimento al-la data di pubblicazione della presente legge, conriferimento alla retribuzione base e tabellare, non-ché l’anzianità di servizio maturata alla data me-desima.

4. Sino all’approvazione dell’atto aziendale de-finitivo, l’Azienda regionale non può procedere aqualsiasi tipo di assunzione, ovvero di trasforma-

zione o modificazione dei rapporti di lavoro in es-sere. Solo successivamente, può procedere allacopertura dei fabbisogni di personale e alla sosti-tuzione del personale cessato dal servizio, secon-do le percentuali stabilite dalla legislazione vi-gente in materia di turn over e compatibilmentecon le risorse finanziarie assegnate.

Art. 12(Risorse)

1. Per la realizzazione dei fini istituzionali,l’Azienda regionale gestisce anche i relativi pro-getti da realizzare con l’impiego delle risorse, dicompetenza dei settori funzionali di riferimento,previste nell’ambito della programmazione co-munitaria 2007-2013, secondo le relative regole,e di quelle che risulteranno disponibili nell’ambi-to della programmazione comunitaria 2014-2020.

2. A decorrere dall’1 gennaio 2014 il compensoa titolo di spese generali spettante all’Azienda re-gionale per la forestazione e per le politiche del-la montagna, per gli interventi di cui all’art. 2 del-la Legge Regionale n. 20 del 19 ottobre 1992, nonpuò superare l’aliquota del 3,5 per cento del rela-tivo costo.

3. I commi 5 e 8 dell’art. 28 della L.R. 7/2006sono abrogati.

4. Gli utili netti di gestione risultanti dal contoeconomico di esercizio e, in particolare, quelli de-rivanti dalla utilizzazione forestale, nonché dallavendita del materiale legnoso e dalla gestione, an-che mediante concessione, del patrimonio fore-stale regionale amministrato dall’Azienda ai sen-si dell’articolo 11, comma 1, della L.R. 20/1992,sono destinati, per una quota, al cofinanziamentodel compenso a titolo di spese generali per l’ese-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201322Le regole alla calabrese

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cuzione degli interventi di forestazione e, per al-tra quota, al bilancio regionale con destinazionevincolata al ripianamento della situazione debito-ria dell’AFOR, per come quantificata dal com-missario liquidatore.

5. La determinazione delle quote di cui al com-ma 5, è fissata annualmente dalla Giunta regio-nale, su proposta del direttore generaledell’Azienda regionale.

6. I risparmi di spesa derivanti dalle disposizio-ni della presente legge concorrono al ripianamentodella situazione debitoria dell’AFOR, per comequantificata dal Commissario liquidatore.

Art. 13(Disposizioni transitorie e finali)

1. In fase di prima applicazione della presentelegge, il Direttore generale dell’Azienda regiona-le:a) è nominato entro trenta giorni dall’entrata invigore;b) predispone, entro quaranta giorni dalla nomi-na, l’atto aziendale di cui all’articolo 9; il pianoannuale per l’anno 2014, di cui all’articolo 5, com-ma 6, lettera b); il bilancio preventivo per l’eser-cizio finanziario 2014, di cui all’articolo 5, com-ma 6, lettera c).

2. Entro centoventi giorni dalla nomina di cui alcomma 1, lettera a), il direttore generaledell’Azienda regionale adotta le iniziative di cuiall’articolo 9, comma 1, della L. R. 22/2010, conle modalità e per gli obiettivi ivi previsti, al finedi conseguire, a partire dal 2014, un risparmio dialmeno il 20 per cento rispetto alla spesa per ilpersonale complessivamente sostenuta nell’anno

2011 dall’AFOR in liquidazione.3. Le funzioni di cui all’articolo 4, comma 1, let-tere a), b), c) e d), sono esercitate dall’Azienda re-gionale a decorrere dall’ 1 gennaio 2014, data apartire dalla quale l’Azienda regionale acquisiscedi diritto la piena operatività gestionale.

4. Dalla data di pubblicazione della presente leg-ge regionale decade di diritto il Commissario li-quidatore dell’AFOR, posta in liquidazione ai sen-si dell’articolo 4 della L. R. 9/2007, ed il relativocontratto a tempo determinato cessa di avere ef-ficacia. Entro dieci giorni dalla pubblicazione del-la presente Legge Regionale, con decreto delPresidente della Giunta regionale, previa delibe-razione della Giunta, è nominato, con scadenza al31 dicembre 2014, il nuovo Commissario liqui-datore dell’Azienda forestale della RegioneCalabria (AFOR). Nelle more di tale nomina siapplica l’articolo 6 della legge regionale 4 agosto1995, n. 39 (Disciplina della proroga degli orga-ni amministrativi e delle nomine di competenzaregionale. Abrogazione della legge regionale 5agosto 1992, n. 13). La procedura di liquidazionedovrà essere definitivamente conclusa entro il 31dicembre 2014;

5. Fino al passaggio di funzioni di cui al prece-dente comma 3, secondo quanto predisposto conil piano di trasferimento di cui al comma 6, lett.a) del presente articolo, il Commissario liquida-tore nominato ai sensi del comma 4, oltre alle fun-zioni finalizzate alla liquidazione, esercita le atti-vità aziendali di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) ed), avvalendosi delle risorse umane, finanziarie estrumentali disponibili.

6. Il commissario liquidatore dell’AFOR: a) entro trenta giorni dalla nomina di cui al com-ma 4, predispone il piano di trasferimento, in fa-vore dell’Azienda regionale, delle funzioni, del-le risorse strumentali e finanziarie e del perso-nale ancora in forza alla data del 31.12.2013 chenon è possibile collocare in quiescenza entro ta-le, nel rispetto del regime contrattuale in esserealla data del 31 dicembre 2012. Tale trasferi-mento investe tutte le funzioni, le risorse ed ilpersonale non strettamente necessari alla gestioneliquidatoria dell’Afor ed ha la decorrenza di cuial comma 3 del presente articolo;b) entro sessanta giorni dalla nomina di cui alcomma 4, trasmette ai Dipartimenti della Giuntaregionale competenti in materia di agricoltura edin materia di bilancio un piano di liquidazionenel quale, anche sulla base di quanto previstoall’articolo 14, sono indicate le poste attive equelle passive, nonché le modalità di estinzionedi queste ultime, da effettuarsi anche previo ac-cordo transattivo con i creditori su un piano dirientro pluriennale. Il piano deve prevedere chele risorse finanziarie disponibili e le poste attivesiano destinate alla copertura delle poste passi-ve ed al ripiano di ogni debito dell’Afor. Il pia-no deve prevedere, inoltre, che le poste ed i re-sidui attivi, eventualmente ancora presenti dopotale ripiano, siano acquisite dal bilancio dellaRegione Calabria.

7. In nessun caso, nel corso della gestione liqui-datoria, i debiti pregressi dell’AFOR possono gra-vare sull’Azienda regionale.

8. Conclusa la liquidazione, il commissario li-quidatore dell’AFOR trasmette ai Dipartimenti dicui al comma 5, lettera b), un bilancio finale del-la liquidazione. La Giunta regionale delibera sul-l’approvazione del bilancio finale della liquida-zione, assumendo, altresì, le determinazioni even-tualmente necessarie alla chiusura della stessa li-quidazione.

9. L’approvazione del bilancio finale della liqui-dazione determina l’estinzione dell’AFOR e il tra-

sferimento all’Azienda regionale delle risorse stru-mentali e finanziarie residue, nonché, del perso-nale impiegato nella gestione liquidatoria, nel ri-spetto del regime contrattuale in essere alla datadell’entrata in vigore della presente legge.

10.I lavoratori addetti ai lavori di sistemazioneidraulico-forestale e i lavoratori inseriti nel "Fondosollievo" sono collocati in un bacino ad esauri-mento.

11.Sono abrogati i commi 2, 6, 7, 7bis, 7ter, 8, 9,10 dell’articolo 4 della L. R. 9/2007, nonché tut-te le disposizioni di Legge Regionale incompati-bili con quelle della presente legge.

12.Tutte le disposizioni della L.R. 20/1992, ri-guardanti l’AFOR, e non incompatibili con quel-le della presente legge, si applicano all’Aziendaregionale.

13.Nell’ambito del trasferimento di cui al com-ma 2 dell’art. 5 della L. R. n. 9 del 2007, così co-me modificato dall’art. 11, comma 12, della L. R.n. 66 del 2012, il Commissario liquidatoredell’Azienda per lo sviluppo ed i servizi in agri-coltura (A.R.S.S.A.), posta in liquidazione ai sen-si dell’art. 5, comma 2, della L.R. n. 9 del 2007,nel trasferire all’Azienda regionale il personalepreposto al Polo Soprassuoli Boschivi già facen-te parte del patrimonio dell’A.R.S.S.Atrasferisce,altresì, le risorse finanziarie alla remunerazionedel personale in questione, comprese quelle ac-cantonate per gli oneri previdenziali.

Art. 14(Norma finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione dell’ arti-colo 3, quantificati in euro 250.000, si provvedeper l’anno in corso mediante riduzione della di-sponibilità esistente all’UPB 3.2.04.04 - capitolo3.2.04.04 - dello stato di previsione della spesadel bilancio per l’anno 2013, che viene ridotta delmedesimo importo.

2. La disponibilità finanziaria di cui al commaprecedente è utilizzata nell’esercizio in corso po-nendo la competenza della spesa a carico dell’UPB3.2.04.04 dello stato di previsione della spesa delbilancio 2013. La Giunta regionale è autorizzataad apportare le conseguenti variazioni al docu-mento tecnico di cui all’articolo 10 della legge re-gionale 4 febbraio 2002, n. 8.

3. Agli oneri derivanti dall’attuazione degli arti-coli 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 11, decorrenti dal 1° gennaio2014, si provvede annualmente con le rispettiveleggi regionali di approvazione del bilancio di pre-visione e leggi finanziarie di accompagnamento,nei limiti della effettiva disponibilità di risorse,nonché con le risorse derivanti dagli utili netti digestione dell’Azienda regionale, per come previ-sto dal comma 5 dell’articolo 12.

4. Agli oneri derivanti dall’attuazione dell’arti-colo 13, comma 1, lettera a), dell’articolo 5 com-ma 5, quantificati in euro 100.000, si provvedeper l’anno in corso mediante riduzione della di-sponibilità esistente all’UPB 3.2.04.05 - capitolo2233211 - dello stato di previsione della spesa delbilancio per l’anno 2013, che viene ridotta del me-desimo importo.

5. La disponibilità finanziaria di cui al commaprecedente è utilizzata nell’esercizio in corso po-nendo la competenza della spesa a carico dell’UPB3.2.04.05 dello stato di previsione della spesa delbilancio 2013. La Giunta regionale è autorizzataad apportare le conseguenti variazioni al docu-mento tecnico di cui all’articolo 10 della legge re-gionale 4 febbraio 2002, n. 8.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 23Le regole alla calabrese

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di Oreste Parise

Se ne accorgeranno mai le famiglie e le imprese?Stiamo parlando del taglio del tasso di rifinanzia-mento operato dalla Bce, ridotto allo 0,50% conuna riduzione dello 0,25%. Uhau! Una pacchia,quasi conviene indebitarsi per qualche convenienteoperazione di investimento. In tempo di crisi visono tanti buoni affari in giro. Basta avere la li-quidità. Hic est busillis!Nessuna famiglia e nessuna impresa ha mai vistotassi del genere, perché quello operato dalle ban-che nei loro confronti è uno scorticamento dal vi-vo, perché nessuno finora è riuscito a ottenere untasso di interesse di quel genere. Si parla di ventivolte tanto, a dir poco, e le cose non sono certodestinate migliorare.

La Bce è la banca delle banche e il suo compitonon è certo quello dell’intermediazione finan-

ziaria. Deve regolare la liquidità del sistema e sipreoccupa di mantenerne il livello presso il siste-ma creditizio, che a sua volta deve destinarlo almercato. Mitico il mercato, perché è tutto e il con-trario di tutto. La Borsa di Tokyo e Forcella, il pa-radiso fiscale delle isole Cayman e Trastevere, ijunk bonds della Lehman and Brothers (o i suoifantasmi sopravvissuti al fallimento) e i Programmidi microcredito della Bcc Mediocrati. I primi siaccorgono subito della manovra Bce e la specu-lazione galoppa. Ai secondi non gli basta il can-nocchiale di Galilei per vederne gli effetti, perchéè obsoleto. Nel frattempo sono costretti ad arran-giarsi con l’usura, che compare luccicante in ogniangolo di strada. Compro “oro, argento e mirra”si legge dappertutto. Un ritorno al mitico Klondike,dove si portano le fedi nuziali e il braccialetto del-la prima comunione per poter mettere a tavolo laminestra. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.Un pater noster che non è più una preghiera, maun grido di dolore reale, un’angustia che interes-se un numero crescente di famiglie.

È facile ed inutile prendersela con Draghi. Maruzzu,da governatore-buon-paterfamilias fa quel chepuò, che gli compete secondo i trattati, ma certa-mente è insufficiente rispetto ai drammatici pro-blemi vissuti dall’economia reale.Il primo effetto sarà quello di alimentare la spe-culazione finanziaria, poiché i grandi operatoripotranno disporre di maggiore liquidità a condi-zioni più favorevoli, come messo subito in rilie-vo dal tasso di cambio euro/dollaro che ha vistoil dollaro perdere valore, e le imprese euro per-dere competitività internazionale. Questo perchénon vi è alcun meccanismo che indirizzi la ridu-zione del costo del denaro verso il sistema pro-duttivo.

Quello che si percepisce dal basso è che tuttigli sforzi siano indirizzati a mantenere in vita

un sistema piramidale, che garantisce immensericchezze a pochi e incommensurabili povertà atanti. Perché il dramma non è zero virgola venti-cinque per cento in più, ma la totale assenza dicredito. La crisi ha drammaticamente inaridito lesorgenti finanziarie e il sistema è a secco. Si sen-te il bisogno di tanti micro interventi che ridianofiato all’economia reale, che spingano le famigliea spendere e le imprese a investire, a ricercare leopportunità produttive in grado di assicurare pro-fitti ed occupazione.

Gli interventi della Bce non possono andare a van-taggio degli speculatori, ma devono essere indi-rizzati verso le aziende, solo così si producono ef-fetti reali e non si alimenta la bolla finanziaria checi ha portato fin qui.

Le banche devono diventare di dimensionicontrollabili dal parte dell’Istituto di Vigilanza,

inibite ad operare in borsa salvo per operazioni difinanziamento con emissioni azionarie e obbliga-zionarie e ritornare a dedicarsi alla intermedia-zione finanziaria. È necessario l’approvazione alivello europeo di un qualcosa di molto simile al-lo Sherman Antitrust act della fine dell’Ottocentoe al Glass-Steagall act, approvato negli Stati Unitinegli anni trenta del secolo scorso per combatte-re la speculazione finanziaria, che è la vera causadella crisi oggi come allora. Non si può combat-tere il cancro con l’aspirina.L’europeismo sbandierato nel discorso di inse-diamento da parte del neo eletto Presidente delConsiglio dovrebbe immediatamente tradursi nel-la richiesta di un governo europeo che riassumail controllo dell’economia, togliendola dalla mor-sa della speculazione e il lancio di un nuovo PianoMarshall per l’Europa, da finanziare con megae-missioni di eurobond da parte del sistema banca-rio europeo. Viviamo un momento di grande tra-sformazioni in settori chiavi dell’economia: i tra-sporti, l’energia, la ricerca, l’equilibrio ecologicorichiedono enormi investimenti che possono pro-

durre ricadute positive in termini di occupazione,ma anche di profitto.Sono stati gli enormi investimenti ferroviari e nel-le infrastrutture come il canale di Suez ad averprovocato il boom economico degli inizi delNovecento. Sono stati gli investimenti nella rico-struzione postbellica ad aver innestato una cre-scita durata mezzo secolo. È assurdo considerareindebitamento uno operazione per finanziare gliinvestimenti necessari a liberare l’Europa dalla di-pendenza del petrolio, o per il risanamento dell’Ilvadi Taranto.Per uscire dalla crisi bisogna avere il coraggio ditrasformare il Mezzogiorno in un immenso can-tiere per realizzare le trasformazioni necessarie acostruire un futuro per i propri figli, oggi costret-ti all’ennesimo esodo biblico. Il Mezzogiorno co-stituisce l’unica opportunità per uscire dalla crisi,perché qui vi sono le condizioni ambientali e per-sonali per effettuare grandi operazioni di investi-mento.

Le manovre della Banca Europea non lascianoalcuna traccia nel Mezzogiorno. Intanto perché

nel Mezzogiorno non esiste alcuna Borsa, ma so-prattutto nessuna società quotata, per cui le ope-razioni finanziarie operano un costante drenaggiodi liquidità. In secondo luogo non vi sono più ban-che o istituti finanziari meridionali per cui nessunsoggetto meridionale ne può usufruire dei van-taggi connessi alla manovra. Le sole banche aventi la testa nel Mezzogiornosono le Bcc alle quali è, fortunatamente, inibitoqualsiasi gioco di speculazione finanziaria dentroe fuori la borsa. Queste sono le sole realtà banca-rie che meritano attenzione e vanno strenuamen-te difese contro il rischio di sparizione. Un rischiomolto concreto, considerato che più di un terzo diquelle operanti in Calabria sono già state com-missariate e altre rischiano la stessa fine, con unagrave perdita di autonomia e capacità operativache si ripercuota sull’intero sistema economicodella regione.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 25

La Bce ha ridotto allo0,50% il tasso di interesseMa è roba tra “loro”e poco ha a che fare conla liquidità alle imprese

Le Borse festeggianola Calabria soffreLe Borse festeggianola Calabria soffre

Questione di liquidi

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di Giuseppe Aprile

Lo Stato è un valore pubblico, di tutti i cittadini chelo compongono e per esso occorre avere valori eti-ci e capacità di fare per acquisire il diritto di par-tecipare alla sua gestione politica, nel mentre nonsolo non servono, ma diventano veleno le capa-cità di vincere e manovrare sul percorso del cam-minare verso conquiste di potere di governo, conogni mezzo da mettere in campo. Lo Stato è unbene supremo e sacrale dove si esprime un livel-lo alto dei valori morali e culturali al fine di par-tecipare alla sua formazione, alla sua crescita, al-la sua gestione.

Lo Stato è il livello legale della Nazione. Puòanche cadere nelle mani della dittatura e del fa-

scismo per un periodo. Tanti Paesi hanno cono-sciuto la dittatura, l’involuzione zarista e monar-chica, il predominio della mentalità criminale dicapi senza scrupoli che hanno sottomesso interegenerazioni di popoli. Ma il tutto s’è risolto nelsenso che oggi, nel mondo, anche i Paesi menofortunati vivono nella lotta per il riscatto dalle dit-tature ed il mondo è ricco di democrazie, di libertà,di forme di Stato che sono moderne, civili, apertealla volontà delle proprie popolazioni, suscettibi-le di ulteriori forme si sviluppo. Questo nostro ama-to paese sicuramente non corre rischi di involu-zione totalitaria, comunque.

Qui c’è una grave crisi economica, si può ancheessere in pochi e soli ad avere ragione, ad ave-

re imboccato la strada giusta e ad avere il corag-gio di denunciare i mali e chi li ha creati. Perchènon si possono indicare medicine senza conosce-re il male e la propria origine e, in modo del tuttochiaro, dico che c’è da separare il provocatore delmale dai medici atti a determinare la guarigione.In una parola dico che la durezza potrà essere del-la massima portata, ma sapendo che questo paeseha

dafare iconti solo con gente democratica, in linea con lanostra storia, capace di apportare rafforzamento enuove qualità alla vita nel corpo che è comunquedi una grande Nazione. Eventuali eccezioni -sempre possibili e da cui guardarsi anche seminime - sono destinate al crollo co-munque e le forze popolari hanno si-curamente la forza per difendere lademocrazia italiana che è storica e noncertamente inventata e soggetta a elementidi fragilità tali che possano soccombere afattori ad essa estranei.E dico pure che nulla è escluso sulla strada del-la rinascita italiana. Ogni apporto positivo va ac-colto. Si tratta, ovviamente, di distinguere la pro-messa dal fatto, il tentativo di recuperare per im-porre nuovamente vecchie logiche che hanno de-

terminato lo sfascio e che oggi potrebbero allun-gare i tempi appunto della rinascita, ma sul pianodella sincerità assoluta, della capacità senza equi-voci, ogni apporto va salutato con ferma volontàdi acquisirlo perché nei fatti, e davvero, serve unaforze generale e collegiale perché il paese superiquesta fase di stallo, di rischio di arretramento e diperdita della visione di un futuro che lo lascia aiprimi posto nel campo delle forze europee e mon-diali.

L’Italia deve rinascere. Una nuova politica deveaffermarsi. Il rinnovamento va inseguito. La spe-

ranza deve costituire la nostra forza innovativa epregna di attualità e di futuro. La vecchia classedirigente deve farsi da parte, il nuovo deve affer-marsi. Si tratta di imperativi categorici anche secon questo pensiero non si può non riconoscere ilvalore della esperienza e la capacità della funzio-ne che deve essere sia politica che tecnica.Le polemiche non servono, nessuno può ergersi agiudice degli altri, non serve operare attaccandol’avversario o il diverso per far prevalere le pro-prie istanze. Tutte le grandi energie culturali e po-litiche hanno diritto a svolgere una propria parte.È il paese nella sua interezza che deve rinascere,non una sola forza a far valere le proprie ragionisenza, peraltro, averle.Gli stessi governi degli stati, e questo vale per tut-ti, devono venire ritenuti come storica composi-zione riferita all’intera Nazione. Il Governo è del-lo Stato fatto per legge, qualunque essa sia. Ognipaese ha una sua caratteristica, la sua storica po-tenza culturale, morale, della tradizione. E’qui cherisiedono le risorse per avere fiducia nel propriofuturo. Anche quando si forma un Governo, unamaggioranza, un Parlamento, non manca il giu-dizio; che implica un riferimento allatradizione, al senso della giustiziache un popolo s’è dato.

Questo nostro Paese è in una lotta grandissimaper affermare una fase storica che deve essere

di rilancio, di riflessione, di risoluzione della crisiche tutti denunciamo e che nessuno vuole sminuiredi portata. Ci si divide, ed è ovvio, sul tema dellemedicine che servono per guarire dal male, noncertamente che ci possa essere chi non riconoscala malattia e non sia proteso verso la guarigione.E dobbiamo stare attenti alla questione del far coin-cidere la maggioranza del parlamento e delle diri-genze istituzionali, con la maggioranza del popo-lo, il complesso generale degli elettori. Se non c’èquesta coincidenza sbagliamo a considerare mag-gioranze a minoranze. E rischiamo di tornare al-l’indietro, a segnare il passo comunque. Ritardandoil percorso per procedere per la trasformazione cuianeliamo. Compie errore, oggi, chi pensa di for-mare una maggioranza e chiudersi nel segno diuna cosa definitiva. A parte anche il fatto che bi-sogna sperimentare il valore della cura dei maliche si chiamano occupazione, sviluppo, difesa del-la democrazia e della via pacifica e democraticaalla rinascita, giustizia che presenta la massima ra-gione nel sapere identificare il rapporto con la po-litica.In una parola semplice, a proposito di questo ter-minale problema del rapporto politica-giustizia,significa che la giustizia deve servire lo Stato e lademocrazia e non può esserci un dominio da eser-citare perché qualcuno soccomba. La giustizia de-ve servire la Nazione e le sue regole non possonocontrastare con la strada che il polo s’è dato perandare avanti in un processo evolutivo dove il tem-po maturerà ulteriormente il suo stato. Uno Statoè tanto più grande, quanto più sa valorizzare ri-sorse disponibili per la sua crescita e la sua salu-te. Niente scandalismi, quindi, niente forzature vio-lente, per niente decisamente azioni digrave intolleranza. Occorre agire sa-pendo che tutti debbono giun-gere al comune traguardodi civiltà al massimolivello, di af-

fermazione delpluralismo sociale e

politico, ala utilizzazio-ne di tutte le energie dispo-

nibili, religiose, laiche, libertarie,e di ogni possibile innovazione nel

campo del sapere e della scienza.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201326Il sogno di un Paese diverso

Inseguendola rinascitaInseguendola rinascita

Il rinnovamento va acciuffato, la speranza deve esserela forza innovativa e la vecchia classe dirigentedeve farsi da parte

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di Francesco Cirillo

Abbiamo parlato di Cleto qualche mese fa, quan-do si voleva costruire un’orribile quanto inutilestrada, che avrebbe sventrato giardini e paesag-gio. Poi è avvenuto il miracolo. La Soprintendenzaai Beni ambientali di Cosenza ha fermato il pro-getto. Speriamo che la questione non si ripresen-ti e che a Cleto si possa andare con tranquillità go-dendosi il paesaggio ed il verde che lo circonda econtraddistingue. Ed a Cleto ci si va per questo.Perché Cleto vanta uno dei centri storici più bel-li e meglio conservati della Calabria ma, alla stes-so tempo poco conosciuti. Il centro storico è co-stituito da una serie di edifici rurali e da alcuni pa-lazzi signorili alla cui sommità sierge un maestoso castello medie-vale.

Cleto negli ultimi anni è saltatoagli onori della cronaca per il la-voro, la passione e l’impegno diun gruppo di ragazzi che ha costi-tuito un associazione culturale conl’intento di valorizzare attraversol’arte e la cultura il posto dovehanno scelto di vivere. Dove untempo artigiani e piccole bottegheoccupavano ogni via del borgoanimando la vita del paese e cheoggi sono totalmente prive di qual-siasi attività, domenica 14 aprile èstata inaugurata la sede dell’asso-ciazione “La piazza laboratorio so-cio-culturale”.

«La nostra associazione - dichia-ra il presidente GianlucaProvenzano - è nata con l’intentodi favorire la crescita socio-cultu-rale del nostro piccolo paese, tramite attività qua-li: la promozione del nostro centro storico, l’or-ganizzazione di momenti di incontro e di educa-zione e la sensibilizzazione su tematiche impor-tanti quali la legalità, la difesa dei beni comuni.

La Piazza, associazione che da anni promuove ilterritorio con vari progetti ed iniziative, prima sututti l’evento estivo “Cleto festival”, nonostantele enormi difficoltà economiche (presenti da sem-pre nella fase organizzativa dell’evento purtrop-

po), pur senza percepire alcun finanziamento dinatura pubblica ma sostenuto esclusivamente dasponsorizzazioni private, è riuscita ad attirare mi-gliaia di visitatori nelle tre serate del festival.“Dopo molti sacrifici”, continua Provenzano, «sia-mo riusciti a creare uno spazio , una sede nellaquale avviare una piccola “Banca del tempo” do-ve ognuno mette a disposizione qualche ora delproprio tempo per fare acquisire a coloro che par-tecipano alle attività della sede nuove competen-ze. Potendo usufruire della disponibilità di un grup-po di insegnanti in pensione, è nostra intenzioneavviare un doposcuola popolare rivolta alla cre-scente presenza di bambini Rumeni. Inoltre, nonmancheranno cineforum ed attività ricreative di

vario genere e dopo molti anniil servizio di Biblioteca».

Intitolata a Peppino Impastatogiovane attivista ucciso a Cinisidalla mafia il 9 maggio 1978 labiblioteca è in continua crescitagrazie alla donazione di libri daparte del comune e da un grup-po nutrito di privati e dalle caseeditrici della provincia diCosenza tra le quali la PellegriniEditore, Coessenza, EdizioniErranti, la cooperativa Le Serre,che hanno da subito voluto so-stenere la nostra iniziativa coningenti donazioni di testi di ognigenere.La piazza da sempre fonda ilsuo impegno nella diffusionedella cultura della legalità e delrispetto dell’ambiente infattivanta una fattiva collaborazio-ne con l’associazione “Libera”e con Emergency, nonché con il

“Comitato civico Natale De Grazia” di Amantea,nato per la recente battaglia sulle navi dei veleni.Un’altra Calabria è possibile, sicuramente lo sipuò affermare se parliamo di Cleto.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 27

Ruderi a CletoSopra, la sede dell’associazione

Volevano sventrare paesaggidi uno dei centri storici piùbelli della Calabria con unastrada inutile. Poi laSoprintendenza ai Beniambientali di Cosenzaper fortuna ha fermato tutto

Il miracolo di CletoIl miracolo di Cleto

Un paese che ha tanto da insegnare

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La crisi politico-economica che stiamo vivendoha messo in ginocchio migliaia di aziende, so-prattutto quelle aziende che per dimensioni, perdifficoltà nell’accesso al credito, per la riduzionevertiginosa dei consumi e dunque delle produ-zioni, non hanno potuto effettuare investimentied orientarsi all’internazionalizzazione.In questo clima che è ad alta tensione, anche perquelle aziende che continuano a registrare una cre-scita dei propri volumi, non ci si limita solo a re-sistere, ma si continua a creare, a promuovere, adinnovare affinchè si possa essere competitivi inun mercato che oramai, volente o nolente, è glo-balizzato e che non fa sconti a quelle aziende chenon reggono la competizione con il mondo.Creare, innovare, promuovere e non solo.Rapportarsi con le aziende che vivono fuori dalnostro Paese, significa essere dotati di certifica-zioni internazionali, significa essere quotati inpackaging innovativi che richiedono l’utilizzo ditecnologie all’avanguardia, significa accogliere inazienda professionalità di supporto (tecnologi ali-mentari, chimici, biologi, interpreti), significa ri-cerca di nuovi prodotti, significa fregiare la pro-pria azienda di quelle peculiarità che contribui-scono a valorizzarla (ci riferiamo alla responsa-bilità sociale, alla green economy, alla sostenibi-lità e quant’altro) e da ultimo significa guardarsile spalle da tutto quello che non può mettersi inpreventivo e che può pioverti addosso: l’impre-visto e l’imprevedibile.

L’imprevedibile è proprio quello che è capitatoagli imprenditori calabresi dei salumi!

Non sono trascorsi troppi anni da quando è statoimplementato il circuito delle Dop dei salumi ca-labresi: un risultato mediocre per gli esiti genera-ti dal sistema! Si è discusso a lungo prima di ar-rivare a questo “traguardo”.Da una parte c’erano coloro che sostenevano lanecessità di non chiudersi nelle quattro Dop, inquanto gli allevatori locali non sarebbero stati ingrado di soddisfare le esigenze dei produttori eperché non esistevano, come non esistono anco-ra, quelle strutture intermedie (mattatoi, seziona-menti, eccetera) che avrebbero potuto generare leeconomie di scala necessarie perché questi salu-mi potessero uscire sul mercato ad un prezzo com-petitivo; meglio sarebbe stato avviare due Dop edue Igp che avrebbero comunque tutelato questecaratteristiche produzioni regionali utilizzando(per le Igp)carni comunitarie.Dall’altro c’erano i sostenitori dello “indietro nonsi torna”, che la ebbero vinta sui primi e genera-rono l’attuale sistema monco che, in quanto tale,non ha dato luogo al business che ci si aspettava.

Si è arrivati dopo qualche anno alla costituzione del Consorzio di tutela. Tutelare vuol dire pro-

teggere la tipicità: individuate le caratteristiche diun prodotto e delimitato l’ambito territoriale en-tro il quale deve essere realizzato, vuol dire pro-teggere la tipicità da contraffazioni che possonoavvenire nell’ambito specificato e, a maggior ra-gione, fuori da quell’ambito: il nostro Consorzioche spesso si è soffermato su particolari attinentila legatura, la clippatura, le dimensioni stabiliteda disciplinare, oggi diventa elastico su un aspet-to, legale oltre che strategico. Consentire che l’af-fettatura dei nostri salumi Dop possa essere affi-data ad aziende dedicate, ma residenti fuori dalnostro territorio.Siamo veramente poveri! Ma poveri di cuore, diorgoglio, di amor proprio, oltre che poco impren-ditori! Forse gli altri Consorzi dislocati su tutto ilterritorio nazionale ci consentono di affettare i pro-pri prodotti in Calabria? È vero, siamo italiani pri-ma ancora che meridionali, ma non ho mai senti-

to che un settentrionale abbia rinunciato ad un bu-siness suo proprio per dividerlo con altri. Una co-sa è certa: se le cose stanno ancora così nel terzomillennio, sarà difficile se non addirittura impos-sibile che per la Calabria possa mai arrivare il mo-mento della riscossa.Queste le riflessioni da impatto al problema!Ma il paradosso più importante si presenta ap-profondendo l’argomento!

Per una serie di vicissitudini e responsabilitàattribuibili al Ministero competente, attualmente

le quattro Dop dei salumi di Calabria vengono pro-dotte in deroga ad un Disciplinare di produzioneche non risulta essere quello approvato nel 1998dalla Comunità europea. Infatti dal 1998 al 2013,sono stati presentati al Ministero altri due disci-plinari che modificavano la prima versione. Laversione del 2001, per sviste del Ministero stesso,non fu mai presentata alla Comunità europea ed èproprio in deroga a questa versione che si produ-cono gli attuali Dop (paradosso nel paradosso!).

Oggi, che l’ennesima stesura dei Disciplinariè finalmente al vaglio a Bruxelles (che dopo 10

anni di sonno, oggi reclama celerità?), è interve-nuta una normativa che consente il confeziona-mento dei prodotti in questione fuori dal territo-rio regionale. Pare che non si possa far nulla se non ricorrere adun legale che chiami in causa il Ministero dellePolitiche agricole e forestali per l’inefficienza diallora e, per ciò che concerne le norme che rego-lano le produzioni Dop di salumi calabresi, cer-care di dare valore legale a quelle regole che, sep-pure non scritte su alcun Disciplinare ufficiale, sisono ormai consolidate nel corso del decennio tra-scorso.

E mentre nella nostra regione discutiamo intorno all’argomento tra chi ritiene di seguire le indi-

cazioni del Mipaf e chi ritiene di irrigidirsi dinanziall’eventualità di consentire l’affettatura fuori dal-la Calabria, le regioni del Nord hanno ottenuto diesportare negli Usa anche i salumi a breve sta-gionatura. Ciò consentirà loro di accrescere il lo-ro business. Tutto questo a noi attualmente è ne-gato perché sul nostro territorio ed in quello po-che altre regioni del Sud, insistono i focolai di al-cune malattie dei suini (vescicolare, peste suina,ecc; leggi notizia al’interno di Voce ai giovani -ndr). Anche su questo argomento si dovrebbe apri-re un tavolo di discussione con gli organi veteri-nari della regione al fine di trovare una soluzioneal problema (che stranamente è inesistente al NordItalia!). Intanto i nostri Dop (salumi a breve sta-gionatura) continuano ad avere un raggio com-merciale limitato e, non contenti di ciò, stiamooltretutto valutando di ulteriormente limitarci al-largando a tutto il territorio nazionale la fase del-l’affettatura e del porzionamento. Non si può cer-to dire che non siamo in grado di gestire i nostriinteressi!

Possibile che per ironia della sorte il Sud debbaessere sempre condannato alla mediocrità? Chi fa l’imprenditore in Calabria con serietà, etanti ce ne sono, non sopporta più le penalizza-zioni che gli derivano da politici inadeguati, dapresidenti “di questo e di quello” che non hannole competenze per i ruoli rivestiti, di far finta chetutto ciò che accade sia normale! Questi sono ele-menti che fanno parte di quel sistema allo sfa-scio che è sotto gli occhi di tutti e di cui tutti de-vono tener conto, soprattutto dalle nostre parti, perpoter sfruttare questo angoscioso momento, co-me l’opportunità di una nuova partenza, questavolta dallo stesso punto dei nostri “fratelli” delNord.

Mario Caligiuriassessore alle Attività economiche

e produttive

Consentire che l’affettaturadei nostri salumi Dop possaessere affidata ad azienderesidenti fuori dalla nostraregione, è il colmo

Non sappiamotenerci neancheun salame

Non sappiamotenerci neancheun salame

MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201328Alla Calabria rimane solo il profumo

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a cura della redazione di Mezzoeuro

Dottor Giovanni Perri, quale è la funzione degli or-ti urbani nelle aree agricole ubicate in prossimitàdei contesti abitativi e nelle aree periurbane?Gli orti urbani sono solitamente aree ubicate inprossimità di strutture produttive o abitative chetendono a diventare sempre più urbane, utilizza-te per la coltivazione di ortaggi per esigenze fa-miliari e/o di vendita diretta per il mercato loca-le. Sono spazi indistinti e mescolati in una realtàche funge da ricucitura fra la periferia della cittàe la campagna. Solitamente si tratta di piccoli ap-pezzamenti, con ordinamenti produttivi basati sudiverse colture attuate nel corso delle quattro sta-gioni, alla cui conduzione è direttamente interes-sato il capo famiglia con l’ausilio spesso dei pro-pri familiari. Svolgono sempre e comunque un’im-portante funzione sociale strettamente connessaad incrementare il magro reddito della famigliadiretto-coltivatrice.

Quali sono le aree dove sono maggiormente con-centrati gli orti urbani?In Calabria ed in provincia di Cosenza le aree de-stinate a coltivazione ad “orti urbani” sono gene-ralmente ubicate in prossimità del reticolo stra-dale, sovente nei greti e nelle golene dei princi-pali corsi d’acqua.

In linea del tutto generale, qual è la funzione de-gli orti urbani?La funzione degli orti urbani non è solo legata al-la produzione degli ortaggi di stagione, genuiniperché non contengono l’impiego di sostanze chi-miche ed antiparassitarie, ma anche quella legataallo svago ed al godimento del tempo libero datrascorre all’aperto ed alla possibilità di intrecciareamicizia con i vicini. Tutto ciò ovviamente nel-l’ottica di esaltazione del ruolo della campagna edella creazione di sinergie fra cultura urbana e ru-rale.

Quali sono le esigenze abitative dei proprietari odei titolari degli orti urbani?Le esigenze abitative di espansione urbana han-no sempre di più allontanato le campagne che sisono trasformate in nuove periferie e spazi incol-ti ed innescato sottrazione di terreno per trasferi-menti irreversibili ad uso extragricolo. Tutto ciòè avvenuto sacrificando spesso i fabbisogni di ri-sorse naturali come le aree protette, le oasi natu-rali, i parchi ed i giardini, che il settore agro-fore-stale e la collettività hanno dovuto pagare sull’al-tare del progresso economico, ma sicuramentenon sociale.

Presidente Giovanni Perri, quanto Lei ha afferma-to vuole dire esattamente che c’è stato uno sprecodi suolo agricolo che si è consumato sull’altare delcosiddetto progresso urbano?In parte, e non sempre e dappertutto, si è purtroppoverificato quanto sopra appena evidenziato. Infattiaccanto allo spreco di territorio agricolo, ai feno-meni di degrado e di abbandono delle aree ubi-cate in prossimità delle cinture periurbane, si è as-sistito ad un caotico e disordinato eccesso di ur-banizzazione, favorito probabilmente dai ridotti

costi infrastrutturali meno elevati, cosicché si ènotevolmente indebolito il potenziale produttivoed ambientale del settore agro-forestale, delle areeprotette e dei parchi.

Quale contributo,invece, poteva dare la politica ur-banistica per uno sviluppo armonico ed equilibratodel territorio edificato, edificabile e dello svilup-po delle aree rurali prossime alle cinture urbane?La cultura urbanistica è stata, almeno nel passa-to, orientata e finalizzata al soddisfacimento del-le esigenze delle aree edificate, che quando si èinteressata dello sviluppo delle aree rurali, alme-no per il passato, vi ha trasferito le stesse logiche

e procedure, consumando i terreni agricoli mi-gliori e pianeggianti, alterando così in modo per-manente ed irreversibile gli assetti produttivi e ge-stionali costituiti nei secoli di duro ed intenso la-voro.

Dottor Perri, Lei che insieme ad altri esponenti delmondo professionale ed istituzionale calabrese,ha fatto parte della Commissione urbanistica re-gionale per l’elaborazione delle “linee guida” del-la LR n. 19/02, ci può dire in estrema sintesi cosasi può ancora fare per tutelare e salvaguardare learee agricole e forestali della Calabria?Il territorio agro-forestale, a causa dell’eccessivaattività antropica, è diventato sempre più urbano,le città sempre più periferie, con una realtà agri-cola in forte declino, con spazi confusi ed uso deisuoli in un certo confusi e mescolati, come se sitrattasse di realtà territoriali dominati dall’incer-tezza utilizzativa tanto alla città quanto alla cam-pagna. In questo contesto gli orti urbani hanno tut-te le caratteristiche per essere in grado di potereavviare a soluzione non già idee progettuali di con-trappostone e di contrasto fra città e campagna,bensì svolgere un ruolo positivo per esaltare e ri-cucire i valori della campagna urbana, il paesag-gio e l’ecologia fra territorio e società.

O.P.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 29

Intervista all'espertoagronomo Giovanni Perri sulle problematicheurbanistiche chepresentano le areeagricole e le funzionisociali degli orti urbani

Quantospreco di suoloagricolo

Quantospreco di suoloagricolo

Sull’altare del progresso urbano

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MezzoeuroMezzoeuroSabato 4 Maggio 201330Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

PROSSIMAAPERTURAMaggio 2013

Ufficio Area urbana Rende - CosenzaVia Marconi (s.s.19 bis), 72 - Cosenza

BELVEDERE MARITTIMO - FAGNANO CASTELLO - PAOLA - ROSESANTA DOMENICA TALAO - TARSIA

Vuoi aprire una sede nel tuo comune? CONTATTACI!

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Nell’attuale, convulsa fase politica e istituziona-le del nostro Paese, in un clima reso ancora piùteso dai recenti fatti di cronaca, il momento del-l’audizione sul Def, il Documento di Economia eFinanza, nelle commissioni speciali di Camera eSenato, ha rappresentato indubbiamente un ap-puntamento di cruciale importanza per quel cheriguarda l’analisi della situazione italiana e, di con-seguenza, la valutazione delle misure da metterein atto per riuscire nel difficile compito di far ri-partire l’economia e il lavoro.Nel corso dell’audizione, l’intervento del mini-stro dell’Economia, Vittorio Grilli, assume in-dubbiamente un significato notevole: egli si è sof-fermato in particolare sul risultato degli enormisacrifici richiesti ai cittadini e su ciò che adessobisogna fare per dare un seguito concreto a quan-to già realizzato. In particolare, Grilli, pur pre-mettendo che i problemi di finanza pubblica so-no profondi e che il percorso che dovrebbe con-durre oltre il buio della recessione è decisamentestretto e si basa sulla presunzione di sacrificio delnostro Paese, ha comunque evidenziato come ilrisanamento del bilancio sia una realtà concreta eche, di conseguenza, l’Italia appare come un Paesepiù solido e dunque più credibile a livello inter-nazionale.

«Il risanamento dei conti pubblici è un risultatodi enorme importanza - dice Denis Nesci, presi-dente nazionale del patronato Epas- anche se an-cora non si può dire che tale difficilissimo pro-cesso sia stato completato; ma la cosa di cui bi-sogna tener conto è che tale obiettivo, seppur fon-damentale, da solo non è sufficiente a garantireall’Italia un presente e un futuro di serenità e be-nessere. Occorre continuare lungo la strada del ri-sanamento, spostando però l’attenzione dalla ri-

chiesta di sacrifici ai cittadini ad altre misure, co-me la lotta agli sprechi e all’evasione, puntandoperò con decisione -aggiunge il Presidente Epas-a investimenti e incentivi al consumo».

Con la formazione del nuovo Governo iniziano adelinearsi quegli obiettivi di interesse pubblico sucui ovviamente è concentrata l’attenzione gene-rale. Come era facile prevedere, la parola d’ordi-ne individuata dal nuovo Esecutivo è “lavoro”,concetto che, a detta di tutti, rappresenta l’unica,decisiva chiave di volta per poter realmente dareil via ad una nuova fase della nostra storia e far sìche, finalmente, i numerosi sacrifici richiesti aicittadini possano trovare un riscontro concreto.

«Come diciamo da diverso tempo - è il commen-to di Denis Nesci - le misure restrittive devono es-sere necessariamente accompagnate da propostecoraggiose e capaci di incentivare lavoro e con-sumi, elementi fondamentali per poter davverodare il via alla ripresa economica. Speriamo chei buoni propositi del nuovo Governo possano rea-lizzarsi concretamente -conclude il PresidenteNazionale del Patronato Epas- in modo da darenuove speranze e nuova fiducia agli italiani».

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 4 Maggio 2013 31Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

EconomiaIl momento è crucialeEconomiaIl momento è cruciale

Nell’attuale fase politicaconvulsa il momento dell’audizione sul Defnelle commissioni specialidi Camera e Senatoè un appuntamento importantissimo

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