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Mezzoeuro Mezzoeuro settimanale d’informazione regionale La storia degli arberëshë in un libro numero 41 - Anno 12 Sabato 12 Ottobre 2013 www. mezzoeuro.it www. mezzoeuro.it 0,50 + 0,50 Voce ai giovani euro 1,00 Voce ai giovani A Cosenza si discute sul varo delle misure del governo sul lavoro

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Sabato 12 ottobre 2013

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MezzoeuroMezzoeurosettimanale d’informazione regionale

La storia degli arberëshë in un libro

numero 41 - Anno 12Sabato 12 Ottobre 2013

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0,50 + 0,50 Voce ai giovanieuro 1,00

Voceai giovaniA Cosenzasi discutesul varodelle misuredel governosul lavoro

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di Franco Crispini

Il Cavaliere gongola vedendo come sela cava il suo delfino, e al tempo stessoha qualche perplessità sul modo in cuisi sta muovendo un altro giovane mo-schettiere, Fitto, con la sua idea di unazzeramento tramite un congresso, unostrumento democratico questo che èquanto di più lontano dalle idee delCapo unico. E tutti gli altri, le amazzo-ni, la Bernini, la Biancofiore, laCarfagna, la Brambilla, la Gelmini, iguerrieri, Brunetta, Verdini, Capezzone,ed il vecchio ragionatore Cicchitto, ela sparviera Santanchè? Tutti credentiin un “unico Dio”, si ritagliano i lorospazi, recitano le loro parti e attendonole illuminazioni del Sovrano. Il gover-no Letta comincia a ricevere scosse si-smiche ed anche il messaggio diNapolitano alle Camere sulla situazio-ne carceraria con l'indicazione e richie-ste di provvedimenti di Amnistia,Indulto, clemenza secondo la natura deireati, più che venire a sancire un nuovoclima, forse acutizza rivalità latenticreando nuovi attriti tra alleati riguardoai vantaggi che potrebbero venirne alcondannato prossimo alla “rieducazio-ne” nei servizi sociali. Il secondo e ter-zo atto della commedia che ha semprecome protagonista il “pregiudicato”, so-no destinati a durare (quanto il governodelle “nuove intese”?) e ci faranno as-sistere ad altre giravolte: altre sentenze,altre notti insonni assieme all'amata eda “dudù”, altre minacce, altri tentatividi aggirare la legge, altre mobilitazioni,ed infine, al triste spettacolo del Capospremo scornato e bastonato. Alle tem-peste in arrivi sopravviverà il governo“rifiduciato” che in apparenza si fa co-raggio e sforna provvedimenti di cui po-chi vanno in porto tra mille ritocchi earrangiamenti? Quel che il Parlamento,dietro il richiamo del Capo dello Stato,vorrà fare la grave questione carceraria,avvelenerà ulteriormente i rapporti colPdl-FI, scatenerà i grillini, tenterà di farpesare sul Pd accusato di muoversi so-lo per ostilità a Berlusconi, un manca-to intervento per la situazione delle car-ceri, sospettato di un suo utilizzo a fa-vore del reo sul quale grava la irrevo-cabile condanna. Si può essere certi chein tutte le circostanze che verranno, i“diversamente berlusconiani” ed i fron-disti dalle tante facce saranno un corpounico stretto attorno al Sovrano.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 20132

Finita la farsa è il momento dei“diversamente” berlusconiani

Finita la farsa è il momento dei“diversamente” berlusconiani

Il legno storto

Pochi, e tutti da quella parte, possono negare che l’annuncio “meditato”della sfiducia votata alla unanimità al governo Letta fatta da Brunetta in Senato e

la “sofferta fiducia” concessa, a seguire, dopo appena una ora dal Capo(«Un grande!», nell’infrenabile commento ironico del Premier), non

abbia assunto tutto l’aspetto di una vera farsa (con oscure retroscene).C’era da ridere a crepapelle per la inversione a “u” avvenuta in breve

tempo, anche se tutto lascia credere che si sia trattato di una recitaper far capire che il governo Letta si salvava per il rotto della cuffia e chedue forme di berlusconismo (non più una sola) lo stringevano da ora inpoi in una morsa: lo scudiero Alfano, privo del “quid” (questa opinione

ne aveva, e forse ne ha ancora, il “padrone”), poteva restare ancora, conuna “strana” fiducia, assieme a Letta e così in qualche modo salvare

Pdl-Fi dal naufragio in cui sta precipitando il Cavaliere, e dallaspaccatura tra “filogovernativi” (“ministeriali”: così Ferrara), “lealisti”,

pacifisti, arrabbiati, la quale tuttavia è difficile che si concretizzi nellacreazione di gruppi autonomi in quanto in ultimo vi è sempre il granpastore “sintetizzatore finale” che sa come riportare il gregge all’ovile.

Alla parte farsesca della vicenda approdata ad un governo di “nuoveintese”, tenta di sottrarsi il premier Letta che si vede (pura illusione)

all’inizio di un nuovo corso politico libero dalla gravosa ipotecaberlusconiana e con una frammentazione del centro destra incapace

ormai di riprendersi senza i comandi non di un leader bensì di un Capoper giunto ridotto male. Ma Angelino Alfano che continua a muoversi

sotto il manto protettivo del Cavaliere pensoso dell’unità del movimento,non può che smentire Letta reo di aver dichiarato chiuso un ventennio

di berlusconismo, rimproverandogli una indebita ingerenza;il “diversamente” di Alfano si svela per quel che è,un piccolo segno

di autonomia dal Padrone per darsi un tono e vedere come non essereinteramente travolto da una crisi di paura: con in più.

Il tremore per essere visto subalterno alla sinistra

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Ediratioeditore

Raffaele Fitto

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Una notizia in punta di diritto destinata alasciare e non poco il segno nello scac-chiere del potere regionale. Flavio Cedolia,direttore generale dell’Arsac (ex Arssa)messo alla porta dalla Regione Calabria,deve essere immediatamente reintegratoal uso posto. Lo ha stabilito il Tar Calabria- Catanzaro - 2^ sezione (presidenteSchillaci, Estensore Falferi) accogliendointegralmente le tesi difensive svolte da-gli avvocati Oreste Morcavallo e FabrizioCriscuolo sospendendo di fatto il provve-dimento di revoca dall’incarico di diret-tore generale dell’Arsac di Cedolia rein-tegrandolo conseguentemente nelle fun-zioni.Vediamo come si è arrivati a questa im-portante determinazione giuridica. Condelibera n. 293/2013 della giunta regio-nale e successivo decreto presidenziale ildirettore generale dell’Arsac FlavioCedolia veniva revocato dall’incarico.I motivi della revoca risiedono nella pre-sunta mancanza di un titolo professiona-le idoneo e in una presunta precedente“destituzione” da incarico di direttore am-ministrativo dell’Asp di Cosenza.Avverso i provvedimenti insorgeva conricorso Cedolia, con gli avvocatiMorcavallo e Criscuolo, il quale contestavale motivazioni della Regione, specificandoin via prioritaria che non aveva avuto alcu-na possibilità di contraddire ai rilievi dellaRegione e, inoltre, di essere in possesso didiploma di laurea in economia e perfetta-mente idoneo, secondo il bando di selezio-ne, a ricoprire il posto di direttore generale;rilevava inoltre di non essere mai stato “de-stituito” da alcun impiego, trovando, la nor-ma evocata, applicazione per gli impiegaticivili della Stato e, peraltro, dichiarata inco-stituzionale.Si costituiva la Regione con l’Avvocatura re-gionale che ribadiva la validità dei provve-dimenti adottati.All’udienza del 10.10 il Tar, in Camera diconsiglio, dopo ampia discussione acco-gliendo integralmente le tesi degli avvocatiMorcavallo e Criscuolo, sospendendo il prov-vedimento di revoca, statuendo la illegitti-mità delle procedure adottate dalla Regione.Una decisione forte quella del Tar che ine-vitabilmente lascerà il segno.

Ambiente, si allarganoi confini delle cittàPapporto Ispra su qualità urbana:Santagati, ampliare lo studioalle aree urbane omogenee«Estendere lo studio e la valutazione degli impatti sull’ambien-te nelle aree urbane al di là dei confini istituzionali delle princi-pali città italiane, tra cui risultano Catanzaro e Reggio Calabria,focalizzando l’attenzione anche su aree urbane omogenee come,in Calabria, l’area Catanzaro - Lamezia oppure l’area Cosenza -Rende - Castrolibero. Scopriremmo che vi sono altre aree terri-toriali italiane in grado di fornirci ulteriori dati ed indicatori peranalizzare meglio le diverse questioni che interessano l’ambientenelle aree urbane». E’questo uno dei tratti salienti della relazione della dr.ssa SabrinaSantagati, direttore generale dell’Agenzia regionale per la prote-zione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), ha tenuto questamattina intervenendo nel corso della presentazione del IX Rapportosulla qualità dell’ambiente urbano, che si è svolta a Roma allapresenza del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, e dei di-rettori generali di tutte le Arpa italiane nonché dell’Ispra (Istitutosuperiore per la protezione e ricerca ambientale).«La necessità di evolvere lo studio anche su altre aree urbane -ha dichiarato Santagati - è auspicabile per diversi motivi: primofra tutti perché a fruire del “sistema città” vi è una popolazioneche va ben oltre i dati dei residenti, così come censiti dall’Istat;penso ai Comuni che quotidianamente devono affrontare e ri-solvere problematiche derivanti da un’area urbana circostante,esterna ai confini comunali, che “spinge” sulle città incidendo sututte le matrici ambientali che questo Rapporto analizza». In questa edizione 2013, la città di Catanzaro si unisce alla giàpresente Reggio Calabria, tra le sessanta aree urbane studiate dalSistema nazionale della Protezione Ambientale - composto daIspra e dalle Arpa italiane - approfondendo, tra l’altro, sulla quan-tità di emissioni di sostanze inquinanti e la qualità dell’aria, il ver-de urbano, la mobilità in città e i parchi auto, le forme di urba-nizzazione e le dinamiche dell’uso del suolo, l’approvvigiona-mento idrico.

IL TAR NE ACCOGLIEIL RICORSO. ILLEGITTIMELE PROCEDUREDELLA REGIONESUCCESSO DEGLIAVVOCATI MORCAVALLOE CRISCUOLO

Cedoliatorna al verticedell’Arsac

Cedoliatorna al verticedell’Arsac

OresteMorcavalloSopra, il Tar di Catanzaro

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 3La mano pesante del diritto

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La perversione è arrivata al punto che “Roma”,intendendo con questo il centro gerarchico na-zionale dell’ombroso Pd, s’era messa a chiedereai calabresi di trovare una unità prima di contarsicon il coltello tra i denti. Una foto di gruppo tuttiinsieme col sorriso prima di ammazzarsi. Comepoteva finire? Che la foto non s’è scattata, ancheil fotografo se l’è data a gambe. È come chiederealla benzina di spegnere un incendio, o a una si-garetta di smettere di fumare. “Roma”, dellaCalabria, non sa più che farne nel senso che ne fa-rebbe volentieri a meno magari cedendola per que-stioni umanitarie agli attivisti di Lampedusa maun partito con le seriosità come quelle che s’è da-to il Pd una soluzione la deve pur trovare e allorache fa? Ogni tanto manda un Musi, un D’Attorrea svernare (e a catturarsi un seggio). E quando nonc’è da votare nell’imminenza chiede ai calabresiun gesto d’unità. Che è come chiedere al ghiac-cio di prendere il sole. Morale della favola, caricalabresi, sono cazzi vostri. Le bande che vi sie-te fatti sedimentare dai capibastone in tutti questianni non le squaglia nessuno e ve le tenete.Già, le bande. Di tanto in tanto cordate, più rara-mente correnti. Ma bande poi restano e sono. Dileader neanche a parlarne figurarsi poi di proget-ti e visioni per la Calabria e i calabresi. E dire chea sentirli, i “nostri” del Pd di Calabria, viene qua-si da crederci che hanno una battaglia più seria dacombattere. La regione è in ginocchio, va rialza-ta. La Regione di Scopelliti poi, uno psicodram-ma. E giù dossier e report sulla spesa comunita-ria, sulla sanità, sulle consulenze. Sulla disoccu-pazione, sulle diseguaglianze. Quando c’è da con-quistare pagine di mondanità il Pd è imbattibile.Punta (mediaticamente) Scopelliti che è un pia-cere. Ma fintano che le bande quelle restano il lun-go e ambizioso governatore dello Stretto può dor-mire sonni tranquilli, gli fanno il solletico. Perchéle bande del Pd tutto hanno a cuore, tranne il po-tere vero e anche responsabile della regione. Glibastano, e gli servono, le poltrone tutte interne dacontrollare, da difendere, in alcuni casi da riac-ciuffare. Tutto, purché si resti in scena. Basta que-sto alle bande, alla Calabria e ai calabresi ci pen-si pure Scopelliti. Sono poi abili e al contempo ostinate nel radereal suolo ogni filo d’erba, le bande. Distruttive, cheè poi il loro fine industriale. Anche qui, anche nelcaso del congresso regionale da poter celebrare

prima del nazionale tutti hanno giocato al nega-tivo. Prima di restituire a Roma l’avvilente pal-

la della disunità nessuno ha fatto niente perprovare a costruire. La bandache voleva e vuole il congres-so subito (finendo quasi perdare l’impressone che colpassare del tempo verrannocacciati fuori a pedate) pote-va abbozzare una via di mez-

zo, una soluzione “democri-stiana” come quella di celebra-

re insieme nazionale e regionale.E dall’altra parte la banda che fiuta ilcarro nuovo, quello buono, dove me-scolare dentro inadeguatezze del pas-sato, profili etici borderline, carrierealtrimenti insaziabili fa altrettanto nelsenso che arroccata sul rinvio a gen-naio ha solo mostrato di tenere all’al-lungamento del brodo, quasi avesse avu-

to certezze da Firenze che si farà piazzapulita dopo l’Immacolata. Ma Renzi, per

dirla tutta, ha idea di chi lo sta rappresen-tando in Calabria?

Da un lato la banda “sovietica” (con l’ag-giunta deleteria di qualche volto di compro-

vata esperienza al negativo della cosa pub-blica) dà solo l’impressione di temere ogni gior-

no che passa senza certezze di poltrone. Dall’altrola banda dei “trasformisti” dà invece gran saggiodi saper masticare pure il letame purché sia nuo-vo di facciata e capace di acchiappare nuove fron-tiere. Nemico comune, dell’una banda quanto del-l’altra, la disoccupazione personale, il restare apiedi. Eppure per esempio Rosi Bindi non indi-cando nessuna cordata né a livello nazionale né alivello locale una qualche saggia via d’uscita l’a-veva offerta perché è proprio nelle contrapposi-zioni più dure che la politica deve trovare stru-menti per superarsi. Ma niente. Muro contro mu-ro. Banda contro banda. Oggi sul congresso e lesue regole. Ieri su altro ancora. Domani chissà, gliargomenti non mancheranno. Ma guai a fidarsidella loro pancia. Anche dentro le rispettive ban-de ci sono movimenti trasversali che “dialogano”tra loro. Non sono una squadra contro un’altra,ma due assemblaggi di debolezze che provano eresistere al tempo che incalza. Se si possono ac-coltellare anche all’interno della stessa banda lofanno pure, l’importante è ammazzare nella cul-la un potenziale problema. È la logica del Pd di Calabria, è questo il suo san-gue. Sembra maledetto,quasi inguaribile. Èrosso però, il colo-re rimane. Comequello dei pomo-dori che stavoltarischiano di pren-dere. Tutti.

Si supera in "disunione"il Pd di Calabria. O magariproprio questo voleva chigli ha rimbalzato un'altravolta la palla avvelenataIl risultato è chenon se ne esce, ormai èun marketing industrialeil caos. Stavolta però,senza congresso e senzapartito almeno finoa gennaio, potrebberimanerci pocoo nulla da spartireCi sono i pomodoridietro l'angolo...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 5Democraticamente spacciati

Si vaper bandeSi vaper bande

Mario OliverioNicola Adamo

Sotto, da sinistra:Ernesto MagornoSandro Principee Nicodemo Oliverio

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Pino Galati che continua a fare il freddo con lacordata di Angelino Alfano è solo l’ultimo dei ter-mostati che danno la cifra di una linea che nonc’è. O che se c’è non al punto da illuminare tutti.Certo la buriana sembra passata, il panico dei gior-ni scorsi messo in un angolo. Ma in pochi sonodavvero disposti a credere che d’improvviso siacalata la razionalità dentro il partito. La brillantee per certi aspetti geniale sceneggiata napoletanadel Cavaliere, capace di lavarsi la faccia in diret-ta annunciando il sostegno a un governo che nonvoleva fino alla mattina, ha complicato non pocoil piano degli scissionisti “responsabili” e dall’al-tra parte però ha finito per tappare le ire degli in-tegralisti. In un modo o in un altro Berlusconi s’èrimesso al centro del campo ma stavolta la sen-sazione forte è che sia più parvenza che sostanza.

Chi voleva andar via sta lavorando lo stessoall’obiettivo e non deve sfuggire ai più attenti

l’ostinazione anche lessicale di un FabrizioCichitto. L’esperto ex piduista (tra le prime tesse-re della P2) non si spende mai a caso e se ha de-ciso di mollare il Cavaliere deve aver subdoratoragioni altre che sfuggono ai più (le mani del Fiscosu Licio Gelli di queste ore valgano per il dipin-to d’insieme). E chi voleva l’intifada, la guerra in-tegralista, sta solo aggiustando il tiro fingendo unadivisione ulteriore tra lealisti e falchi che, di fat-to, non convince nessuno. L’imminente espulsio-ne di Berlusconi dal Senato e la richiesta dellostesso dei servizi sociali che scatteranno a brevecontribuiranno a fornire un quadro destabilizzan-te a tutto perché un conto è pianificare anche i trau-mi a tavolino altro poi è viverli in diretta con tut-te le conseguenze imprevedibili del caso.E chi conosce la testa calda del ragioniereBerlusconi di una cosaè convinto, ancora il suofinale di partita non l’hascritto. Nel mentre però,i due partiti che stannodentro l’unica sigla, la-vorano per dividersi.Fitto chiede un con-gresso, Alfano fa finta diniente e gira il Paese dastatista. La via di mez-zo, come sempre azzec-cata, potrebbe esserequella vincente alla fine.Per il congresso non ècosa, troppo sanguescorrerebbe e il rischiopotrebbe essere quellodi non ritrovarsi poiniente nelle mani. Mauna specie di conta va inqualche modo messa in programma, così non sipuò costruire niente. Alfano si comporta troppoda leader senza nessuna legittimazione, dicono ifalchi e i lealisti. E dall’altra parte chi ha semina-to guerra fin qui appartiene a un partito che nonc’è più.

In mezzo, a scalare, tutta la pletora dei colonnellidell’uno e dell’altro schieramento, Scopelliti in

testa ovviamente fortemente schierato con Alfano.Ma la via di mezzo quale potrebbe essere? Uncongresso sul “campo”, per esempio, potrebbe es-sere rappresentato dalle elezioni europee dellaprossima primavera, un banco di prova che vienegiudicato cruciale nel partito. Non tanto e non so-lo per la vittoria finale quanto proprio per l’indi-viduazione dei candidati considerato il più spen-dibili possibile. Anche il governatore Scopellitisarà chiamato a giocarsi una partita del genere.

Sua potrebbe essere la prima mossa, quella delcandidato forte per le europee. Una opportunità,ma anche un rischio. Finirà sul suo conto il risul-tato e gente come Fitto non starà a guardare. Lapartita è ancora apertissima.

Alfano, con Berlusconi parleròdella legge di stabilità.Legge di stabilità in primo luogo, poi i temi in-terni al Pdl. Questa la scaletta dei temi in discus-sione quando il ministro Angelino Alfano incon-trerà Silvio Berlusconi. A dirlo ai cronisti è statovicepremier, a Reggio Calabria per partecipare a

un forum su “Criminaleconomies”.

«È stata una settimanamolto complicata - hadetto Alfano ai cronisti- a partire dalla tragediadi Lampedusa; oggi èstato approvato il fem-minicidio, ieri abbiamosalvato Alitalia; l’altroieri abbiamo realizzatoanche un importante ri-sultato correggendo ildeficit senza aumentarenuove tasse. Stiamo la-vorando sulla legge distabilità. Non ho avutomodo di occuparmi del-le vicende delle caricheinterne al partito. Stasera

- ha proseguito Alfano - vedrò il presidenteBerlusconi e parleremo prima di tutto della leggedi stabilità perché martedì vi sarà un importanteappuntamento. Il Popolo della Libertà chiederàancora una volta di fare una legge di stabilità sen-za aumentare le tasse e anzi tagliando le spese».«Quindi prima di tutto con il presidente Berlusconiparleremo di questo - ha concluso Alfano - e poicertamente parleremo anche del resto».

Scoprirsisenza capo...Scoprirsisenza capo...

Continua sottotracciala guerra fratricida dentroil Pdl con posizionamentiche ancora non sonoben delineati. Il panicoè solo accantonato,non scongiurato

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 20136Ora sì che somiglia a un partito

Silvio Berlusconie Angelino Alfano

Sotto, Peppe Scopellitie Pino Galati

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La Banca di Cosenza non esiste più. È stata li-quidata e divisa in due tronconi tra la Banca svi-luppo e la Bcc Centro Calabria. Una operazionedolorosa, ma necessaria intervenuta a seguito del-l’ispezioni della Banca d’Italia che aveva evi-denziato una seria di irregolarità amministrativenella politica di concessione creditizia. Poteva es-sere adottata una soluzione diversa, magari ga-rantendo l’integrità dell’istituto. Chissà. Forse sisarebbe dovuto assicurare la sua totale permanenzanel sistema cooperativo aggregandola con qual-che altra consorella. I contorni della vicenda nonsono mai stati molto chiari, poiché com’è prassiin questi casi prevale la discrezione sulla pubbli-cità degli atti, per cui non era fin qui noto il retro-scena che hanno provocata la crisi della banca.Ora che la magistratura ha fatto il suo corso è pos-sibile avere qualche informazione in più e rendersiconto dei motivi reali che hanno provocato l’in-tervento della Banca d’Italia.

La prima conclusione che si può trarre è chela situazione era più grave di quanto apparis-

se, poiché era stata trasformata nella succursaledella famiglia del presidente Giacinto EttoreCaroselli, oggi fuggiasco. Inseguito da un ordinedi cattura per un reato di altra natura, aggiunge alsuo palmarès un altro mandato di arresto e il se-questro del suo patrimonio con il provvedimentoemesso nei suoi confronti a seguito della conclu-sione delle indagine dell’operazione ‘Family bank’,condotta dal procuratore della Repubblica, DarioGranieri, dal procuratore Aggiunto, DomenicoAiroma, e dal sostituto procuratore, Paola Izzocoadiuvati dal Nucleo di polizia tributaria diCosenza e dalla sezione di Polizia giudiziaria ca-rabinieri presso la procura di Cosenza.L’inchiesta giudiziaria ha evidenziato il caratterepersonalistico con cui la banca è stata gestita. Peruna serie di circostanze, dovute alla posizione do-minante del Presidente che era il vero dominusdell’istituto, poiché godeva di un potere enormeconcentrando nelle sue mani la carica di respon-sabile della clinica Madonna della Catena diLaurignano, la presidenza della Bcc di Cosenza eil centro benessere di Spezzano Albanese for-malmente di proprietà della Calabria Terme eSalute s.r.l. L’insieme delle funzione cumulate glidava una posizione di prestigio e di potere che egliesercitava per poter ottenere vantaggi e favori persé e per la propria famiglia.

Il forziere del suo impero economico-patrimonialeera costituito proprio dalla banca utilizzata co-

me una cassaforte di famiglia, attuata con una po-litica di concessione creditizia al di fuori e al disopra di qualsiasi canone professionale. Per at-tuare i suoi progetti si serviva dell’acquiescenzadel management bancario, da lui stesso scelto e alui soggetto per incentivi, premi e avanzamenti dicarriera. Vi era un ordine gerarchico che di fattogli consentiva di indurre il direttore generaleEugenio Gallo, il responsabile dell’ufficio Fidi,Carlo Canè e il responsabile dell’ assecondare le

sue pressanti richieste di finanziamenti volti al fi-nanziamento delle sue molteplici attività e quelledei suoi familiari. Un caso esemplare di famili-smo amorale che aveva assunto il carattere deci-samente criminale, poiché condotto con metodi esistemi del tutto arbitrari ed illegali.

Tralasciando il reato di omesso versamentodei contributi previdenziali ai dipendenti, tut-

te i reati contestati riguardano operazioni crediti-zie, che si possono riassumere come in seguito.Ettore Caroselli, Tosto Giancarlo, nella sua qua-lità di vice-presidente e Gallo Eugenio ideavanoe realizzavano le strategie societarie e bancarie fi-nalizzate ad ottenere l’erogazione di denaro daparte del Credito Cooperativo, in particolare pra-ticavano una politica creditizia palesemente incontrasto con le normative e le prassi vigenti nelsistema bancario inerenti la concessione del cre-dito, si servivano dell’istituto di credito per fi-nanziare operazioni di società riconducibili alGruppo Caroselli, predisponevano documenta-zione relativa ad operazioni fittizie, distraevanoingenti somme di denaro alle finalità cooperativedell’istituto, ne compromettevano gli equilibri eco-nomico-finanziari

Gli stessi concedevano ingenti somme di denaro,in difetto delle adeguate garanzie, in favore delpresidente e dei prossimi congiunti, di sua moglie

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 7

Il familismoamoraledella finanza locale

Il familismoamoraledella finanza locale

Lo scandalo della Bccdi Cosenza appartienealla lunga listadelle banche calabresisparite nel corso di questidecenni postbelliciLa sua ombra continuaperò a oscurare l'interosistema, che necessitadi una cura drasticaper non essere costrettaad ammainareuna bandiera dopouna esistenza secolareal servizio dell'economialocale. Dagli ufficiinquirenti si intuiscesolo una cosa fin qui:non è finita l'inchiesta eper certi aspetti potrebbeessere solo all'inizioEccone i punti chiave

E lo chiamano Credito cooperativo

La Bccdi Cosenza

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MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 20138E lo chiamano Credito cooperativo

Pio Maria Dolores e sua figlia Caroselli Barbaranonché ai cognati Mercuri Rosario e Pio GiovannaLiliana, e al fidanzato della figlia Torralba ZayasLasse.Concessione in data 29/03/2007 di un mutuo chi-rografario di euro 382.585,83 in favore della CasaDi Cura Madonna Della Catena s.r.l., nei confrontidella incorporata Casa Delle Rose S.R.L., pur inpresenza di ritardi nel pagamento delle rate, di ri-gidità di utilizzo e sconfinamenti dei fidi, di inos-servanza delle convenances di cui al contratto difinanziamento, di dati di bilancio recanti indica-tori reddituali e di liquidità negativi.Anticipo su fattura di euro 685.761,78, infavore della Calabria Terme e Salute s.r.l.,giusta delibera datata 06/08/2009 delC.d.A., in difetto delle condizioni previ-ste dalla legge; ed in particolare: In presenza, in data 31/12/2008, di unaesposizione con il sistema bancario paria euro 965.618,00. L’operazione era sta-ta autorizzata con la fideiussione dellaOpus Homini del 70%, per euro euro350.000,00 e fideiussioni Omnibus diCaroselli Giacinto Ettore, CaroselliBarbara, Pio Maria Dolores per euro1.240.000,00. La società presentava per-dite di esercizio superiori ai suoi ricavi ne-gli anni 2006 (ricavi di euro 452.980,21e perdite di euro - 538.287,84, anno 2007(ricavi di euro 736.527,00 e perdite di eu-ro - 547.785,10), anni 2008 (ricavi di eu-ro 928.549,00 e perdite di euro -260.759,00).Concessione di un prestito chirografariodi euro 25.502,05, in data 29/09/2009 infavore di Caroselli Barbara, di cui era ac-certata esposizione verso il sistema ban-cario per garanzie prestate su nr. 2 mutuichirografari accordati rispettivamente a‘Casa di Cura Madonna della Catena s.r.l.’(importo originario euro 650.000,00) eda ‘Calabria Terme e Salute s.r.l.’ (impor-to originario euro 500.000,00).Concessione di un credito in conto cor-rente di euro 55.000,00, in favore diMercuri Rosario in data 04/09/2009.Mutuo chirografario di euro 400.000,00concesso a Mercuri Rosario e PioGiovanna Liliana, deliberato il28/10/2009, iscritto nel libro fidi al nr.3.195; operazione che veniva effettuata inpresenza di vincoli di parentela tra i pre-detti beneficiari, il Presidente del C.d.A.,Caroselli Giacinto Ettore, ed il coniuge,Pio Maria Dolores, nonché in costanza dicompartecipazioni riconducibili a societàdel Gruppo Caroselli (Casa di Cura Madonna del-la Catena s.r.l. e Calabria Terme e Salute s.r.l.), giàesposto con il sistema bancario e titolare di un pa-trimonio immobiliare gravato da ipoteche in fa-vore di altri creditori.Anticipi su conto corrente di euro 100.000,00 e fi-do di euro 50.000,00 concesso in favore diCaroselli Giacinto Ettore e Pio Maria Dolores condelibera del 18/09/2008, in presenza di accertataesposizione verso il sistema bancario e di garan-zie inadeguate, nonchè della somma di euro149.996,24, riferita al mutuo chirografario nr.15187 di euro 500.000,00 deliberato in data26/04/2007 in favore di Pio Maria Dolores.Anticipi in conto corrente di euro 28.144,29, anti-cipi su conto corrente di euro 5.000,00, e dellasomma di euro euro 10.000,00, a titolo di mutuochirografario, concessi dal C.d.A. della Banca diCosenza, con delibera del 10/07/2009, in favoredi Torralba Zayas Lasse, legato da rapporti priva-ti al Presidente del C.d.A. (fidanzato della figlia)e con modesta redditualità conseguita nelle an-nualità 2008 e 2009.

Risulta evidente il ruolo determinante avutoin tutta la vicenda dal Presidente dell’istituto

che ha pesantemente influenzato gli altri compo-

nenti dello stesso consiglio di amministrazione ei dirigente dello stesso istituto. Al di fuori delleenormi esposizioni nei confronti del ‘GruppoCaroselli’ e dei suoi familiari, la conduzione del-la banca non era molto distante dagli standard dibanche consimili e la due diligence aveva ben evi-denziato che il portafoglio crediti non presentavasituazioni di gravità assoluta riconducibili sotto lafattispecie criminosa, pur evidenziando le diffi-coltà della cliente per effetto della grave crisi eco-nomica.

Scrivevano, infatti, gli ispettori della Banca d’Italia nella propria relazione: «La governance è pe-

santemente condizionata dalle figure egemoni delPresidente e del Vice Presidente del Consiglio diAmministrazione e presenta ulteriori squilibri de-rivanti dall’insufficiente dialettica tra il Consiglioe gli altri organi sociali; rileva, inoltre, una pesanteconflittualità in seno alla base sociale (…)».Ed inoltre: «Al presidente del cda è riconducibi-le la principale posizione di rischio della bancaclassificata a incaglio in sede ispettiva e condi-zionata da conflitto di interessi e aspetti di scarsa

trasparenza. Sui conti del vice presiden-te, sottoposto ad accertamenti giudiziarie legato al Presidente da rapporti di affa-ri, risultano effettuate movimentazioni evi-denziate come anomale dalla proceduraGianos, ma archiviate senza adeguata mo-tivazione. (…)».La figura egemone del presidente e delpresidente si manifestavano anche nellamanipolazione dei vertici del ConfidiOpus Homini che veniva utilizzato per ifini del gruppo senza alcuna considera-zione della pesante posizione di rischiocomplessivo e delle difficoltà evidenzia-te dai documenti contabili delle societàdel gruppo.

Agli indagati viene contestato un compor-tamento lontano dalla consolidata prassi bancaria,e per assecondare il loro dominus «ap-provavano affidamenti a favore di perso-ne fisiche e/o di persone giuridiche a lo-ro, direttamente o indirettamente, ricon-ducibili. In altri termini, le erogazioni fi-nanziarie venivano effettuate, in derogaalla normativa di riferimento del settore,a favore di soggetti legati ai prevenuti darapporti parentali o a favore di società ge-stite dai medesimi».

Per l’assenza di controlli e per aver supi-namente accettato un comportamento co-sì anomalo, gli ispettori della Vigilanzahanno censurato pesantemente l’interoConsiglio di Amministrazione della Bancache «...in carica sino ad aprile 2009 nonha adottato interventi sulla struttura orga-nizzativa e non ha potenziato il sistemadei controlli. L’attuale consesso si é limi-tato a riallocare il personale secondo cri-teri di accondiscendenza alla Presidenzadell’organo, riconoscendo promozioni egratifiche senza attenzione all’incremen-to dei costi operativi - che condizionano

pesantemente la redditività aziendale - e conti-nuando a tralasciare l’adozione degli interventiorganizzativi necessari alla riqualificazione deiprocessi aziendali e al presidio dei rischi.(…)».«Il collegio sindacale in carica e quello precedentehanno svolto verifiche superficiali e non incisivesoprattutto sul comparto del credito e in materiadi antiriciclaggio. Con riferimento alla materiacreditizia, l’organo non ha condotto approfondi-menti sulle principali posizioni di rischio e si è li-mitato a prendere atto dell’avvio delle azioni diregolarizzazione delle posizioni anomale, senzaseguirne l’esito; inoltre non ha vigilato sul rispet-to della regolamentazione relativa al conflitto diinteresse».

Quanto al direttore generale, l’Autoritàdi vigilanza si è ivi così espressa: «Il Capo del-

l’esecutivo in carica da maggio 2009, ma assun-to nel 2007 e già vicario del precedente Direttore,si è occupato prevalentemente di aspetti com-merciali mostrando acquiescenza alle decisionidell’organo consiliare e limitando la dialettica el’attività di supporto alle decisioni delta stesso; ilDirettore, inoltre non ha assunto iniziative per ilrafforzamento dei presidi organizzativi e di con-trollo. (…)».

Domenico Airomaprocuratore aggiunto della procuradella Repubblica di CosenzaSotto, Dario Granieriprocuratore capo della procuradella Repubblica di Cosenza

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MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 9E lo chiamano Credito cooperativo

Nella detta proposta, con specifico riferimento alprocesso del credito sono svolti i seguenti rilievi: «nel corso dell’istruttoria non sono state adegua-tamente valutate la capacita di rimborso del ri-chiedenti, la destinazione del finanziamenti e laconsistenza delle garanzie acquisite, rivelatesispesso incapienti con pregiudizio sull’entità deirecuperi. Sono state poi utilizzate forme tecnichedi affidamento non coerenti con le caratteristichedelle iniziative sovvenute, ciò comportando l’im-mobilizzo in breve tempo di tali posizioni. E’ ap-parsa ricorrente la prassi per le filiali di trasmet-tere la pratica di affidamento sen-za il parere istruttorio, che viene re-datto dei soli uffici centrali»; (…) «…La gestione della posizioni èstata caratterizzata da comporta-menti quali tolleranza di reiteratisconfinamenti e redazione di pianidi consolidamento dei debiti nonsostenibili per il debitore che han-no avuto solo effetto di procrasti-nare la presa d’atto dello stato didifficoltà degli affidati»; (…)«il controllo andamentale è risul-tato del tutto carente, in quanto nonsi è avvalso con tempestività ed ef-ficacia delle informazioni presentinelle schede di rischiosità. Inoltre,rilevano numerosi casi di mancatarevisione di fidi a revoca; (…)»,«l’azione di recupero è risultata an-ch’essa del tutto carente a motivodel ritardato avvio delle azioni le-gali e, spesso, della loro sospensione a seguito diproposte che, non attentamente valutate, rivesti-vano carattere meramente dilatorio».

Di rilievo particolarmente negativo sonole condotte ivi ascritte al presidente dell’orga-

no amministrativo: «Più specificamente, profili dianomalia hanno connotato la gestione di due po-sizioni facenti capo al Presidente dei consiglio diamministrazione che, unitamente ad altra posi-zione creditizia collegata, rappresentano il primogrande rischio della Bcc Cosenza pari a euro 2,6milioni classificato a incaglio in sede ispettiva. Inparticolare, tra i mesi di giugno e agosto 2009 so-no stati ampliati gli affidamenti già concessi conistruttoria inadeguata, in assenza cioè di valuta-zioni sulla situazione tecnica delle società affida-te e sull’esposizione complessiva verso il sistemabancario (pari per entrambe le posizioni ad oltreeuro 20milioni); a garanzia delle menzionate li-nee di credito e di firma è stata acquisita la solafideiussione dei coniuge del presidente, i cui be-

ni risultano sottoposti a pignoramento immobi-liare e che dispone di reddito derivante esclusi-vamente da lavoro subordinato presso una dellestrutture affidate. Inoltre, non sono stati valutatigli effetti sull’equilibrio economico patrimonialedelle società affidate derivanti da una sentenza diprimo grado che ha condannato il soggetto pre-statore della citata fideiussione al pagamento dieuro 15 milioni».In proposito, è utile rilevare che, in relazione al-l’esposizione maturata dalla società Calabria Termee Salute S.r.L. riferibile all’ex presidente del cda

e facente parte del gruppo cui hanno riguardo leconsiderazioni dell’autorità di vigilanza sopra tra-scritte, i commissari straordinari hanno ritenutonecessaria la classificazione della stessa quale “sof-ferenza” e accertato perdite per complessivi687.052,00, su un’esposizione pari ad euro688.560,00.Perdite totali sono state inoltre accertatedall’Organo commissariale per le posizioni col-legate: Pio Maria Dolores (perdita 153.628,85),Caroselli Barbara (perdita 26.766,02), CaroselliGiacinto Ettore e Pio Maria Dolores (perdita eu-ro 99.940,60) e consistenti perdite parziali per leposizioni collegate, quali la Casa di Cura Madonnadella Catena S.r.L. (perdita 220.000,00) e MercuriRosario Pio e Giovanna Liliana (perdita euro130.000,00).Il tutto per perdite complessivamente pari a circaeuro 1.317.000,00 e relativamente al solo Gruppodi posizioni riferibili alla figura dell’ex presiden-te del cda, come risulta dalle relative schede ver-sate in atti.

È anche utile rilevare come la tipologiadi irregolarità gestionali che hanno caratteriz-

zato gli affidamenti a vario titolo concessi ai com-ponenti il detto Gruppo evidenzi la totale incon-sapevolezza (se non la deliberata violazione) daparte degli organi sociali ordinari, ciascuno nei li-miti delle proprie competenze, della regole mini-mali di sana e prudente gestione del credito, sianella fase di concessione (carenti istruttorie ini-ziali a partire dalla concessione di mutuo chiro-grafario di euro 500.000 il 15/12/06), sia nella suc-cessiva fase di gestione (ampliamento degli affi-

damenti concessi nel periodo giu-gno agosto 2009) (…).Le relative responsabilità sono per-ciò tali da coinvolgere direttamentei componenti gli organi delibera-tivo e di controllo in carica primadell’aprile 2009 e quelli successi-vamente entrati in carica nonchéil vertice dell’esecutivo, come ac-certato dall’autorità di vigilanza(…).È infatti evidente che la mancatavalutazione della situazione patri-moniale e della capacità di rim-borso dei prenditori (i bilanci del-la Calabria Terme e Salute S.r.L.degli esercizi 2006, 2007 e 2008si erano chiusi con perdite rispet-tivamente pari a euro 538.000 ca.,euro 547.000 ca., euro 212.000ca.), così come la mancata valuta-zione della loro esposizione com-

plessiva verso il sistema e il successivo amplia-mento delle linee di credito, oltretutto in totale di-fetto di adeguate e affidabili garanzie patrimoniali,non può che significare la colpevole violazione diqualsiasi principio di sana e prudente gestione del-l’attività creditizia, implicando anche la totale sud-ditanza dell’organo amministrativo, di quello dicontrollo interno e del vertice dell’esecutivo, alledeterminazioni dell’allora vice presidente e poipresidente del cda, oltretutto connotate da evidenteconflitto di interessi.

Et de hoc satis. La vicenda della Bcc di Cosenzaevidenzia oltre ogni ragionevole dubbio, il rischiorappresentato da realtà bancarie troppo piccole,influenzate da gruppi affaristico-familiari che leutilizzano per finalità proprie.

Oreste Parise

La clinica della Madonna della Catena

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di Oreste Parise

Leggere l’ultimo “occasional paper” della Bancad’Italia pubblicato a luglio scorso sulla “Industriameridionale e la crisi”, risulta evidente quanto inprofondità sta cambiando il sistema economico el’estrema difficoltà di trovare le strategie neces-sarie per poter riprendere il cammino dello svi-luppo.Nell’ultimo decennio il divario tra le due aree delPaese si è ulteriormente approfondito. Tra il 2007e il 2011 il valore aggiunto industriale delMezzogiorno ha subito un tracollo del 16%, men-tre nello stesso periodo le industrie settentrionalihanno perso “solo” il 10%. Un Paese in crisi, e unterzo del suo territorio in sofferenza che rischia diprecipitare nel sottosviluppo.

Le preoccupazioni maggiori però riguardanotre aspetti: la forte contrazione degli investi-

menti industriali (una diminuzione del 13,7% con-tro il 2,7% del Nord), la crisi dei settori più signi-ficativi dell’industria meridionale (petrolchimica,lavorazione di minerali non metalliferi, industriaautomobilistica e dei trasporti), la sofferenza del-le piccole imprese orientate alla domanda inter-na, e la ridotta capacità di attrarre investimentiesteri.In un quadro così fosco vi è qualche debole se-gnale positivo che lascia sperare che si stannocreando - nel Sud ma non in Calabria - dei poli disviluppo che possono provocare una inversionedi tendenza con la nascita di un sistema industrialepiù solido e competitivo.

Ecco quanto si legge nello studio della Bancad’Italia. «Durante la crisi è aumentata la disper-sione nella performance delle imprese. Anche nelMezzogiorno alcune aziende, prevalentemente digrandi dimensioni, hanno continuato a espande-re la produzione, a innovare e a internazionaliz-zarsi; grazie a queste esistono nel Mezzogiornoaree che mostrano segnali di vitalità in termini dilivelli produttivi ed esportazioni. Si può stimareche nel complesso queste imprese tra il 2011 e il2012 abbiano superato di circa un terzo il livellodi export e di circa il 10% quello del valore ag-giunto rilevati prima della crisi. Sotto il profilosettoriale queste aree di vitalità si connotano perla presenza del comparto alimentare (Napoli, Bari,Salerno, Palermo) e dell’unico comparto high te-ch compreso tra le maggiori realtà produttive se-lezionate (l’aerospaziale di Napoli). Il settore au-to e dei motoveicoli nei suoi principali insedia-menti meridionali (Napoli, Potenza e Chieti) hamostrato, invece, segnali di forte debolezza comei distretti industriali del mobile (Bari) e del cuoi(Avellino) e le aree metallurgiche di Taranto eCagliari. Nell’abbigliamento il quadro è etero-geneo, con casi di successo (Napoli), di debolez-za (Teramo) e intermedi (Bari e Pescara)».

Risulta evidente che sono veramente pochii settori che sono riusciti indenni da questo tsu-

nami, e nessuno di questi interessa in qualche mo-do la Calabria, che costituisce la regione dove nonsi intravedono segnali positivi o qualche compar-to industriale in grado di provocare l’uscita dellacrisi.Un aspetto singolare è costituito dalla constata-zione che le regioni meridionali non presentano

particolari vantaggi nell’attrazione di investimentiprovenienti dall’Area Mediterranea; le industriemeridionali non mostrano alcuna capacità di riu-scire a investire in quei territori, né hanno parti-colari vantaggi territoriali per la commercializza-zione dei loro prodotti in quei mercati.I rapporti internazionali delle nostre aziende, po-chi in numero e irrisori in valore, sono quasi esclu-

sivamente rivolti ai mercati del Nord Europa, conqualche flusso non molto rilevante verso l’Americadel Nord. L’interscambio con i paesi mediterra-nei è pressoché nullo, con buona pace di tutti co-loro che vorrebbero una uscita dall’euro e una po-litica di integrazione con il Nord Africa.

La posizione di centralità nel Mare Nostrumha una rilevanza puramente geografica, men-

tre da un punto di vista economico il Mezzogiornoè strettamente legato con il continente. La Calabriae la Sicilia pur collocate nel baricentro geografi-co del Mediterraneo non hanno che un insignifi-cante scambio commerciale e culturale, poiché leimprese meridionali non mostrano alcun interes-se nei confronti di quei mercati, così come sonomolto limitati i rapporti degli atenei meridionalicon quelli dei paesi mediterranei.

La maggiore difficoltà del Mezzogiornoè conseguenza di molti fattori, ma almeno due

meritano di essere ricordati. La politica industria-le è stata fin qui basata sulle incentivazioni finan-ziare alle imprese volte a ridurre il peso econo-mico dell’investimento, senza alcuna forma di in-dirizzo e controllo sulla qualità ed efficacia deiprogetti presentati. Si tratta di una politica falli-mentare, che deve essere abbandonata.

«Per quanto riguarda le politiche a sostegno del-l’industria meridionale, le analisi mostrano chegli aiuti alle imprese hanno avuto effetti di di-mensione contenuta e comunque limitate nel tem-po. La loro efficacia non va dunque sopravvalu-tata», si afferma infatti nello studio della Bancad’Italia.«Rispetto al resto del Paese, nel Mezzogiorno siriscontrano condizioni di finanziamento in media

Nord e Sudsempre più lontaniNord e Sudsempre più lontani

In questo ultimodecennio è cresciutala forbice di sviluppo,e si è acuito il divariodi produttività, redditivitàe del costo del denaroLa sofferenza del Sudha radici lontane,ma l'assenzadi una adeguata strutturabancaria costituisceun handicap che rallentaqualsiasi processodi crescita

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201310Credito fattore di debolezza dell’economia

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più costose sui prestiti bancari alle imprese indu-striali; prima della crisi, il divario si presentavaquasi esclusivamente nel credito a breve termine,mentre in seguito ha riguardato, in misura via viacrescente, anche il segmento a medio-lungo. Comegià rilevato in numerosi studi, il ricorso ai prestitibancari si è mantenuto più costoso nelMezzogiorno. Nel comparto a breve termine trail 2005 e il 2007 il differenziale sfavorevole con ilresto del Paese si era ridotto da 1,9 a 1,3 puntipercentuali; con la crisi economica lo scarto hapreso a salire riportandosi a quasi due punti».

Gli incentivi pubblici alle imprese rappresentano uno strumento di politica industriale che ha

una lunga tradizione nel nostro paese. Molti aiu-ti sono stati assegnati all’economia delMezzogiorno per compensare le diseconomieesterne che interessano quest’area. L’ammontaredi risorse assorbite dagli incentivi sono ingenti.Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo eco-nomico, tra il 2005 e il 2010 le agevolazioni con-cesse alle imprese sulla base di interventi nazio-nali e regionali sono state pari a 45,7 miliardi. AlMezzogiorno sono stati destinati 21,1 miliardi, afronte di 17,3 per il Centro-Nord (la parte rima-nente, pari a 7,3 miliardi, riguarda interventi nonimputabili a livello territoriale). Nello stesso pe-riodo sono stati erogati complessivamente circa33,7 miliardi di euro.

L’industria meridionale è stata principalmentesostenuta tramite incentivi agli investimenti

(legge 488/92, legge 388/2000 che introduce ilcredito d’imposta) e politiche per lo sviluppo lo-cale basate sulla cosiddetta programmazione ne-goziata (Patti territoriali, Contratti di programma,Contratti d’area). Molti di questi avevano come

obiettivo principale quello di rendere più profit-tevoli gli investimenti privati in aree svantaggia-te come il Mezzogiorno, cercando di compensa-re le diseconomie della localizzazione con la ri-duzione dei costi d’investimento.

I risultati delle analisi hanno portatoa conclusioni sconfortanti. Gli effetti della leg-

ge 488 sono temporanei e sostitutivi: quando leimprese investono con i fondi agevolati, antici-pano solo la loro azione, poiché gli anni succes-sivi non effettuano alcun altro investimento. «Suun periodo temporale di circa cinque anni l’ef-fetto complessivo sugli investimenti è stato per-tanto nullo» è la sconfortante conclusione.

Ben altro effetto ha provocato l’introduzionedel credito d’imposta (l. 388) che ha visto un

effettivo incremento degli investimenti con un po-sitivo impatto occupazionale.La programmazione negoziata nel suo comples-so ha avuto una efficacia molto modesta per l’ec-cesso di burocratizzazione e per l’eccessiva inge-renza politica nelle scelte di localizzazione indu-striale. I Contratti di Programma mostrano una li-mitata efficacia nei territori, a scapito però di quel-li limitrofi: hanno inciso sulla localizzazione de-gli investimenti ma non sul loro ammontare com-plessivo. Altrettanto scarso l’impatto dei Contrattidi area, che hanno provocato un incremento nel-le immobilizzazioni industriali con modesti effettisull’occupazione, la produzione e la ricerca.

Una notazione interessante riguarda le politiche d’intervento attuate attraverso il canale banca-

rio. Le risultanze empiriche mostrano che i fi-nanziamenti agevolati sono stati destinati in mi-sura molto rilevante alla ristrutturazione del cre-

dito bancario piuttosto che a nuovi investimenti.Vale a dire che le banche ne hanno approfittatoper alleggerire i loro portafogli crediti dalle loroposizioni più rischiose e le imprese hanno otte-nuto una sensibile contrazione degli oneri finan-ziari con la trasformazione del credito bancario abreve con finanziamenti a medio e lungo termi-ne.Mentre il numero degli interventi sembra che ab-bia maggiormente favorito le piccole e medie im-prese, quando si considera l’ammontare delle ci-fre erogate, si ha una chiara evidenza che gran par-te dei finanziamenti agevolati sono stati utilizza-ti dalle grandi imprese per rafforzare le loro poli-tiche industriali lasciando ben poco sul territorio.Nella maggior parte dei casi, scaduto il vincolo diterritorialità, le nuove iniziative sono state delo-calizzate in aree ritenute più favorevoli, come èsuccesso per esempio alla Polti Sud, nata con gliincentivi della legge 488 e poi trasferita inRomania.

La grande crisi che nel Mezzogiorno ha colpitocon una gravità molto più accentuata non può

essere superata senza un comportamento più equoe trasparente del sistema bancario, che attua unastrategia pro-ciclica restringendo il credito nel mo-mento di difficoltà. In questo modo fa mancare ilsostegno finanziario agli investimenti nel momentoin cui esse avrebbero maggiore fabbisogno fi-nanziario per attuare una profonda ristrutturazio-ne del sistema produttivo.

Tra il maggio 2012 e il maggio 2013, è statala Calabria la regione italiana che ha fatto re-

gistrare il calo più vistoso nel credito con una di-minuzione complessiva di 374 milioni di euro, pa-ri al -4,2%, seguita dalla Basilicata (-4,2%), Siciliae Molise (entrambe con -2,7%) e la Campania (-2,6% con un monte impieghi che è diminuito di794 milioni di euro). Nel complesso si può cal-colare in circa tre miliardi di euro la contrazionedi liquidità subita dalle famiglie e dalle impresedel Mezzogiorno, che hanno provocato una di-minuzione della domanda e, di conseguenza, del-l’attività produttiva accentuando gli effetti nega-tivi della congiuntura sfavorevole.Il credito ha un ruolo determinante nella ricercadi una via allo sviluppo. La crisi ha evidenziato ilgrave danno provocato nel Sud dall’assenza dicentri bancari e finanziari, per la scomparsa dellegrandi banche meridionali.

In particolare in Calabria a presidiare il territorio restano solo le Bcc, che vanno sostenute e in-

coraggiate poiché sono le sole che ancora riesco-no a dare un po’di respiro a famiglie e imprese. igravi episodi di cattiva gestione venuti alla lucein questi giorni, e il comportamento illecito di qual-che funzionario non può diventare il pretesto peruna opera di criminalizzazione del settore. Si trat-ta di deviazioni riferibili a singoli individui ed epi-sodi limitati ed individuati. Ma va difeso il siste-ma che attraversa un momento delicato, con mol-ti istituti che presentano qualche criticità, ma l’o-pera di risanamento iniziata da qualche anno perl’intervento deciso della Banca d’Italia ha provo-cato uno shock positivo, con la liquidazione dimolti istituti che si sono integrati in realtà di piùgrandi dimensioni. È un processo preannunciatodal nuovo presidente della Federazione calabresedelle Bcc che prevede il rafforzamento del siste-ma con opportuno aggregazioni degli istituti piùpiccoli al fine di trovare una dimensione adegua-ta a sostenere il mercato e contribuire al supera-mento della crisi dando il sostegno adeguato allefamiglie e alle imprese.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 11Credito fattore di debolezza dell’economia

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di Benedetto Di Iacovo*

L’incidenza dell’economia criminale in Calabria(attività produttive e commerciali non sottopostea nessun regime di imposizione fiscale e previ-denziale) è stimata sui 5 miliardi di euro (com-prensivi dei fattori di produzione e manodoperaimpiegata e di cui almeno 2,1 miliardi di manca-te imposte fiscali e previdenziali) e coinvolge di-rettamente e indirettamente 20-25mila individui.Sul versante del sommerso, nonostante una forteriduzione negli ultimi 10 anni, nella nostra regio-ne si aggira ancora attorno al 20 per cento dellaforza lavoro regolare per un numero di unità sti-mate pari a circa 137.000.L’iniziativa su “Criminal economies” è quindi im-portante ed opportuna. Per questo agli organizza-tori, a partire dal governatore Giuseppe Scopellitied ai qualificatissimi oratori e rappresentanti delGoverno con il ministro degli Interni AngelinoAlfano, in primis, va il nostro plauso.

Com’è noto in Calabria operano mafie di diverse nazionalità ed il mercato del lavoro attraverso

un uso distorto ed illegale della manodopera stra-niera e per lo più clandestina ne è fortemente per-meato, sino a produrne una profonda ed irrime-diabile alterazione.

Appare importante sottolineare il rapportofra la ‘nndrangheta e le nuove mafie etniche. In

Calabria la ‘ndrangheta conserva sempre il ca-rattere di organizzazione quasi dominante. In “par-tenariato” con essa, però, agiscono mafie emer-genti (quali le mafie turche, colombiane e russe),che cooperano nelle grandi operazioni interna-zionali di narcotraffico e di riciclaggio, e altre ma-fie a carattere stanziale quali le mafie albanesi, ci-nesi e nigeriane che operano su aree marginali del-l’economia criminale in Calabria e che in parti-colare gestiscono tratta e prostituzione.

La presenza di forze criminali minori suiterritori non intacca le caratteristiche di forza

di un’organizzazione dominante. Già GiovanniFalcone, in una delle sue pubblicazioni, Cose diCosa nostra, in collaborazione con MarcellaPadovani, faceva notare come le nuove strategiedella mafia storica siciliana prevedesse di lascia-re via libera a queste forme criminose più margi-nali per tre ordini di motivi: innanzitutto impe-gnare o meglio distrarre le forze dell’ordine su fat-ti marginali, ma su cui si concentra il bisogno per-cepito di sicurezza dell’opinione pubblica; in se-condo luogo favorire la concentrazione dell’azionedelle forze dell’ordine nelle aree degradate dellecittà metropolitane, o nelle aree di sfruttamentodella manodopera agricola (caso Rosarno ed al-tre realtà) mentre si spostano in provincia le fun-zioni di regia dell’organizzazione; in terzo luogosviluppare nuovi possibili bacini di reclutamen-to.

È evidente che la ‘ndrangheta mentre lasciavia libera a forme marginali e degradate di cri-

minalità, organizza forme di controllo delle stes-se perché non crescano e non si strutturino tantosui territori da intaccare la sovranità dell’organiz-zazione. Per questa ragione essa mantiene un ca-nale di comunicazione attraverso le sue periferiee utilizza il racket ed il dissenso sociale, ivi com-preso l’uso della manodopera clandestina e a ne-

ro, come meccanismi di regolazione per impe-dirne la crescita. Le relazioni fra organizzazionicriminali sui territori calabresi appartengono or-mai ad una fenomenologia molto articolata e com-

plessa. Ci si chiede se in futuro si arriverà anchein regioni come la Calabria, caratterizzate da or-ganizzazioni criminali endemiche molto struttu-rate, radicate e fortemente egemoni, alla forma-zione di cartelli criminali interetnici e da reti cri-minali, in cui sono coinvolti soggetti di diversenazionalità, seppur con ranghi diversi di recipro-co riconoscimento e fortemente gerarchizzati.

Probabilmente la risposta a questi quesitidipenderà dagli equilibri su scala globale del-

le grandi organizzazioni e da quanto la ‘ndran-gheta manterrà interessi su altre aree geografiche(quali Cina, Russia, Turchia, Albania, Romania,Colombia, Stati Africani) per traffico di droga, diarmi e per operazioni più complesse di riciclag-gio, operate anche attraverso rilevanti investi-menti imprenditoriali. Da questo punto di vista le‘ndrine calabresi hanno ormai una posizione diassoluta preminenza con fatturati dell’ordine deimiliardi euro.I settori di attività connessi con le estorsioni, il piz-zo, gli appalti, le scommesse clandestine e il gio-co d’azzardo sono considerati business inferioriche, possono essere interessanti per singole co-sche o famiglie, ma che non rivestono un interes-se strategico per l’organizzazione criminale di ver-tice.Le estorsioni, il pizzo, gli appalti sono strumentidi controllo del territorio. Il pizzo e l’usura pos-sono essere utilizzate per acquisire imprese lega-li e quindi veicolare capitali illegali attraverso diqueste che sicuramente poi puntano allo sfrutta-mento della manodopera.

Ma se si prescinde da questi fini strumentali il fat-turato di queste attività è relativamente basso epoco appetibile in termini di costi benefici.Compito delle istituzioni, della magistratura, del-le forze dell’ordine e degli organismi internazio-nali preposti, nonchè e della politica è quello diattivare ogni mezzo di contrasto per evitare cheanche il mondo del lavoro possa essere fortementecondizionato dalle attività criminali ed illegali.

* presidenteCommissione regionale Calabria

per l’emersione del lavoro non regolare

‘ndrangheta alla cassa

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201312Coppola, giacca e cravatta

L’incidenza dell’economiacriminale in Calabriaè stimata sui 5 miliardidi euro, sul versantedel sommerso, nonostanteuna forte riduzionenegli ultimi dieci anni,si aggira ancora attornoal 20% della forza lavororegolare per un numerodi unità stimate paria circa 137.000. Questii dati forniti da BenedettoDi Iacovo presidentedella Commissioneregionale della Calabriaper l’emersionedel lavoro non regolare,in occasione del ciclodi conferenzesu “Criminal economies”

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Antonio Caridi in pochi giorni è finito col ritro-varsi fari mediatici addosso che fin qui poteva so-lo immaginare. Prima ha preso parte col suo au-tografo alla imboscata di Alfano e Scopelliti con-tro Berlusconi, finendo poi per spiegare anche sul-la stampa nazionale come si finisce in poche oree con ruolo propulsore dentro una lista che devefare le scarpe niente di meno che al Cavaliere. Poi,questione di pochissimi giorni, è il capogruppodel suo partito al Senato, Renato Schifani, che co-me suo diritto lo indica tra quelli che deve far par-te della commissione parlamentare Antimafia.

Una scalata di tutto rispetto, ma è proprio qui,sul più bello, che gli arriva un cazzotto dalla

deputata tropeana di Cinquestelle, Dalila Nesci.Con un’interrogazione, la giovane grillina diCalabria, solleva dubbi e opportunità circa la pre-senza di Caridi in una commissione strategica co-me è quella Antimafia. Non lo fa, Nesci, portan-do all’attenzione del Parlamento questioni di or-dinaria antipatia verso il soggetto bensì ricordan-do agli altri onorevoli e ai presidenti delle Camereche il senatore Caridi ha da sbrigare qualche fac-cenda giudiziaria proprio in materia di mafia pri-ma di sedersi nella commissione che dovrebbecombatterla, commissione che peraltro ha tra lese prerogative quella di entrare in possesso di car-te delicate e ingombranti proprio inerenti inchie-ste giudiziarie.

Nesci, alla sala attonita che l’ascolta, parladi una indagine della Dda di Genova sotto im-

pulso di una relazione della Dia che fa riferimen-to a presunti voti di scambio e concorso esternotra alcuni politici, tra cui Caridi, e cosche della‘ndrangheta operanti con forza anche nel Nord ein Liguria in particolare.Nesci, con ogni probabilità perché è poi quello chesta dentro le carte di Dia e Dda, non lo dice ma fariferimento alle inquietanti rivelazioni che stareb-be facendo in queste ore agli inquirenti un penti-to della cosca De Stefano di Reggio, particolariscottanti proprio sul concorso esterno di alcuniesponenti politici con cosche che hanno interessie ramificazioni anche fuori dalla Calabria, Liguriacompresa ovviamente. Da qui l’informativa e l’in-dagine vera e propria anche se non è dato saperese al momento risultano dei nomi di rilievo iscrit-ti nel registro degli indagati. Ma l’informativa, el’indagine, ci sono. E Dalila Nesci, al momentodiabolicamente opportuno, tura fuori la bomba.

Antonio Caridi, appreso il cazzotto, non sta fermo a subire e prima ancora che il tutto si trasfor-

mi in un tritacarne mediatico insidioso per lui de-cide di fare un passo indietro. Da un lato minac-cia querela nei confronti della deputata grillina madall’altro, immediatamente, comunica a Schifani,non prima d’averlo ringraziato, che si rende indi-sponibile per la prestigiosa nomina.

In poche ore da componente antimafia a (forse) indagato dalla Dda di Genova. Quanto basta per

spegnere in tutta fretta i riflettori lasciando chel’incendio sia spento dopo i primi carboni ardenti.I nomi della commissione poi, solennemente pre-

confezionati dai presidenti di Senato e CameraPietro Grasso e Laura Boldrini, sono arrivati. Primariunione martedì. I deputati che ne faranno partesono Angelo Attaguile, Dorina Bianchi, RosyBindi, Luisa Bossa, Vincenza Bruno Bossio, MariaRosaria Carfagna, Fabiana Dadone, Marco DiLello, Francesco D’Uva, Davide Faraone, ClaudioFava, Laura Garavini, Antonio Leone, ErnestoMagorno, Massimiliano Manfredi, DavideMattiello, Alessandro Naccarato, Riccardo Nuti,Pina Picierno, Carlo Sarro, Giulia Sarti, RosannaScopelliti, Marcello Taglialatela, Andrea Vecchio,Paolo Vitelli.

I senatori che siedono nella commissioneAntimafia sono: Donatella Albano, GiovanniBilardi, Anna Cinzia Bonfrisco, Donato Bruno,Enrico Buemi, Elisa Bulgarelli, RosariaCapacchione, Peppe De Cristofaro, Salvatore TitoDi Maggio, Stefano Esposito, Claudio Fazzone,Luigi Gaetti, Mario Michele Giarrusso, CarloGiovanardi, Miguel Gotor, Giuseppe Lumia,Corradino Mineo, Franco Mirabelli, FrancescoMolinari, Claudio Moscardelli, Luigi Perrone,Lucrezia Ricchiuti, Salvatore Torrisi, StefanoVaccari, Raffaele Volpi.

Come si vede di Calabria ce n’è ugualmente incommissione. E relazioni della Dia a parte, fran-camente imbarazzanti per far parte dell’Antimafia,non è che si possa dire che sono tutti stinchi disanti. Ma per Caridi no, non c’è stato posto. Altoil muro della grillina di Tropea. O forse troppo in-gombranti gli argomenti che ha usato...

‘Ndrangheta: Alfano, lottaai clan pilastro piano Sud Arresto dei latitanti e aggressione ai patrimoni il-leciti. Questa la strategia contro la ‘ndrangheta ri-badita dal ministro dell’Interno e vice premierAngelino Alfano, a Reggio Calabria per parteci-pare al forum su “Criminal economies”. «Dobbiamo ricordare a tutti - ha detto Alfano ri-spondendo ai giornalisti - che il pilastro principa-le del piano per il Sud e’ il contrasto alla crimina-lita’organizzata. Da quando vi e’ la parola ‘ndran-gheta nella legislazione, e questo fu fortementevoluto anche da me quando ero ministro dellaGiustizia, vi e’una identificazione precisa di que-sta comunita’ criminale che e’ temutissima. Nondobbiamo cambiare rotta - ha proseguito il titola-re del Viminale - perche’dobbiamo avere una ef-ficacia straordinaria della strategia che abbiamomesso in campo. La strategia prevede: arresto deilatitanti, confische e sequestri dei patrimoni cri-minali. Su quello - ha concluso - si fonda la stra-tegia di aggressione nei confronti della criminali-ta’ organizzata».

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 13Grillini come fossero grilletti

Cinquestellee un cazzotto perCaridi

Cinquestellee un cazzotto perCaridi Dalila Nesci, deputato

di Grillo, gioca un bruttoscherzo al senatore

ex assessore regionaleIntervenendo in aulane stoppa la nomina

in commissione Antimafiacon argomenti nienteaffatto da trascurare...

Antonio CaridiSopra, Dalila Nesci

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L’assessore regionale al Bilancio e allaProgrammazione nazionale e comunitaria,Giacomo Mancini, ha presentato - alla FondazioneTerina di Lamezia Terme - la seconda fase deiProgetti integrati di sviluppo locale: quella con-cernente i bandi sugli aiuti alle imprese. Ad af-fiancare l’assessore c’erano il direttore e le diri-genti del dipartimento Turismo della Regione,Pasquale Anastasi, Gabriella Rizzo e ConsolataLoddo; il responsabile del procedimento Pisl, LuigiZinno; Tommaso Calabrò dirigente del diparti-mento Programmazione nazionale e comunitaria.In particolare, alla presenza degli amministratorie degli imprenditori dei territori coinvolti, sonostati illustrati i due bandi relativi ai Pisl “Sistemituristici locali/destinazioni turistiche locali” chehanno una dotazione finanziaria complessiva di51 milioni di euro, provenienti dalle Linee di in-tervento 5.3.2.3 (quarantuno milioni e sessanta-duemila euro) e 5.3.2.2 (dieci milioni 508 mila)del Por Calabria Fesr 2007-2013. Dopo avere si-glato le convenzioni Pisl per la realizzazione del-le opere infrastrutturali, infatti, è arrivato il mo-mento di dare attuazione alle agevolazioni previ-ste, già finanziate con la delibera di giunta regio-nale 466 del 19 ottobre 2012, che ha approvato legraduatorie dei Pisl.

Dichiarazione di Mancini. «Iniziamo la secondafase dei Pisl, quella che è rivolta agli imprendito-ri privati - ha detto Mancini -. Dopo aver conclu-so la prima fase per gli enti pubblici territorialicon i quali abbiamo siglato le convenzioni e aiquali abbiamo erogato le anticipazioni mettendocosì nelle condizioni gli amministratori di realiz-zare le opere pubbliche, adesso lavoriamo sui ban-di che sono rivolti ai privati. Questi strumenti so-no pensati per gli imprenditori che operano in unodei 217 comuni compresi tra il partenariato dei 17Pisl finanziati che riguardano il turismo. Per loroabbiamo stanziato 51 milioni di euro a valere suifondi comunitari ai quali dovranno aggiungersi icapitali privati investiti dagli imprenditori. Sul ter-ritorio ci sarà’ un vero e proprio effetto moltipli-catore. Mettiamo - ha aggiunto ancora Mancini -nelle mani dei calabresi un altro strumento checonsentirà di migliorare la ricettività della nostraregione e i servizi turistici. Continuiamo così, dun-que, sulla strada tracciata dal presidente Scopellitidi puntare in particolare sul turismo come volano

di sviluppo della Calabria. Perché ciò avvenga, èimportante che sia il pubblico che il privato si rim-bocchino le maniche continuando il lavoro di squa-dra già da tempo avviato. Adesso - ha conclusol’assessore - ci aspettiamo che gli imprenditori cheaderiscono a questi bandi realizzino progetti ca-paci di offrire una accoglienza di qualità che con-senta di raccogliere flussi turistici sempre mag-giori».

I beneficiari.Gli aiuti riguardano investimenti e servizi reali.Ne possono beneficiare piccole e medie impresecon sede operativa in tutti i comuni ricadenti nel-le aree dei Pisl finanziati con la delibera 466 del2012, che ha approvato le graduatorie dei Progettiintegrati di sviluppo locale. Lo strumento indivi-duato è quello dei Pacchetti integrati di agevola-zione (Pia), che consentono la richiesta di contri-buti finanziari attraverso la presentazione di pia-ni di sviluppo aziendale economicamente validi.

I territori.I Pisl coinvolti sono diciassette (di cui dodici inentrambi i bandi), con soggetti capofila: nelCatanzarese, la Provincia, il Comune di Gizzeria,la Comunità montana Monti Reventino, il Comunedi Squillace; nel Cosentino, i Comuni di San

Giovanni in Fiore, Scalea, Amantea, Castrovillari,Cassano allo Jonio e Belvedere Marittimo; nelCrotonese, la Provincia; nel Reggino, i Comunidi Gerace, Bagnara Calabra, Santo Stefano inAspromonte e il Consorzio Locride; nel Vibonese,i Comuni di Vibo Valentia e di Tropea.

Le amministrazioni municipali coinvolte, in tota-le, sono 217, di cui sessantadue nel Catanzarese,sessantasette nel Cosentino, 23 nel Crotonese, tren-tasette nel Reggino e ventotto nel Vibonese.

Quali interventi possono essere finanziati:

·· Primo Bando (Linea 5.3.2.3).Sono finanziabili la qualificazione, il potenzia-mento e l’innovazione dei sistemi di ospitalità at-traverso interventi per: migliorare le funzionalitàe la qualità dei servizi delle strutture ricettive esi-stenti (anche attraverso la realizzazione di impiantie servizi connessi); realizzare nuova ricettività dialta qualità; realizzare “alberghi diffusi” nei cen-tri storici.

·· Secondo Bando (Linea 5.3.2.2).Sono finanziabili interventi realizzati da impreseche operano nel comparto del turismo per la pro-gettazione e la realizzazione di nuovi prodotti/ser-vizi turistici basati prioritariamente sugli itinera-ri tematici (naturalistici, culturali, enogastrono-mici). Si possono inoltre ricevere contributi perinterventi che prevedono la nascita e il potenzia-mento di imprese in grado di erogare le tipologiedi servizi turistici per: organizzazione di eventi einiziative; fruizione del patrimonio ambientale,architettonico e culturale; promozione e gestionedi specifici prodotti/pacchetti turistici; servizi al-le imprese turistiche (innovazione tecnologica pro-cessi back office e front office, gestione comuneacquisti, promozione e prenotazione, etc.).È data priorità alle imprese di servizi costituite dareti di operatori turistici.

Lo strumento di incentivazione.Lo strumento individuato è quello Pacchetti inte-grati di agevolazione (Pia), che consentono la ri-chiesta di contributi finanziari attraverso la pre-sentazione di Piani di sviluppo aziendale relativia: investimenti produttivi; servizi reali; formazio-ne.

Boccatadi ossigenoper le imprese

Boccatadi ossigenoper le imprese

A Lamezia Termel'assessore Manciniha presentato la secondafase dei Pisl: Aiutialle imprese per 51 mlndi euro. «Perché unaregione si sviluppiè importante che siail pubblico che il privato sirimbocchino le maniche»

Giacomo Mancinipresenta i Pisl

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201314Forse è la volta buona

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MezzoeuroMezzoeuro 15

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MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201316

Il piaceredi essere coccolatiIl piaceredi essere coccolatiSpeciale sposi, il giornopiù bello in un'atmosferaunica ed in ambientiparticolarmente suggestivi

"Hotel delle Stelle BeachResort un invito a scoprireun luogo che profumadi mare e di natura,di tradizione e di borghi,di torri, di castelli, che situffano nel Mediterraneo"

Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri

Hotel di lussocol profumo della naturaHotel di lussocol profumo della natura

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MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 17Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri

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La Cgil commenta la relazione della Corte dei Conti sul bilancio di previsione della Regionee rilancia le sue critiche alla Giunta in ordine alla costruzione di nuovi ospedali. "Siamo or-mai a 6 anni dall’Accordo tra Governo e Regione e la Cgil continua a denunciare - si legge inuna nota - la necessità che la realizzazione dei nuovi 4 ospedali, strategica per dare funziona-lità alla rete ospedaliera, sia improntata a modelli di economicità e di interesse pubblico, ditrasparenza e legalità. Proprio nell’interesse pubblico e visto il disastro finanziario sanitarioscaricato sui cittadini, la Cgil - si fa rilevare - ha denunciato la Convenzione milionaria conInfrastrutture Lombarde Spa sino ad ottenerne la rescissione seppure, i costi elevatissimi par-rebbero vigenti nelle maglie dei quadri economici e finanziari delle opere in capo alle Asp. Lascelta sciagurata di impiantare in Calabria il modello sponsorizzato dalla società in house lom-barda, ha lasciato sul Ssr un macigno: il modello di Project Financing attraverso il quale il pri-vato à a fine opere, l’azionista di maggioranza pur avendo investito uno scarso 30% di capi-tale contro il 70% di quello pubblico. I Bandi di gara predisposti - continua la Cgil - preve-dono infatti il concorso del privato nella realizzazione delle opere murarie e come contropar-tita la gestione trentennale di tutte le attività extra sanitarie. Un valore che la Cgil ipotizzò intempo in svariati miliardi di euro. Una fortuna rispetto all’esiguità del capitale investito. Unflusso enorme di risorse sottratte alla finanza pubblica nel mentre il Ssr, attraverso le Asp, sitroverà assoggettata a comprare servizi di propria pertinenza non avendone più il governo.Dietro questo business - prosegue il sindacato - intravediamo la precarizzazione dei servizi edel lavoro, maggiori costi per i cittadini, il rischio di attenzioni illecite e criminali. Per questo,abbiamo detto che quel modello andava rivisto per dare priorità agli interessi primari e col-lettivi della pubblica amministrazione. Si disse che le denunce della Cgil avevano il sapore diuno scontro politico-ideologico. C’è stata una vulgata convinta che la realizzazione delle ope-re era da fare, a prescindere. Finalmente, - si evidenzia - è ora la Corte dei Conti che avvalo-ra le denunce della Cgil sottolineando "l’uso improprio del contratto di Project Financing" chesvende al privato una contropartita di servizi di pertinenza pubblica di gran lunga superioreall’investimento realizzato. È questa - secondo la Cgil - l’ennesima Caporetto della gestionesanitaria modello-Scopelliti".

«Siamo ormai a 6 anni dall'Accordo tra Governoe Regione e la Cgil continua a denunciare la necessitàche la realizzazione dei nuovi 4 ospedali, strategicaper dare funzionalità alla rete ospedaliera,sia improntata a modelli di economicitàe di interesse pubblico, di trasparenza e legalità»

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 19L’occhio attento della Corte dei Conti

Reparti da businessReparti da business

Da parte del presidente Ventura è statatracciata una concisa ma bastevoledisanima dei ristretti margini di manovrain cui si muovono gli operatorieconomici tra crisi generale, esositàdei fitti, concorrenza disegualecon i grandi centri commercialiUna delegazione della Cicas, composta dal presiden-te nazionale Giorgio Ventura, dai coordinatori regio-nale e cittadino Giampiero Leone e Francesco Brunk,dal responsabile Cicas Sicurezza Raffaele Talarico haincontrato il prefetto di Catanzaro, Raffaele Cannizzaro.

«L’incontro - è scritto in un comunicato della Cicas -al palazzo di governo, improntato a cordialità e atten-zione, ha toccato i temi economici che fanno da sfon-do alla difficile situazione dei piccoli imprenditori,commercianti, artigiani, operatori dei servizi e del tu-rismo, che costituiscono il riferimento categoriale del-la Cicas. Da parte del presidente Ventura è stata trac-ciata una concisa ma bastevole disanima dei ristrettimargini di manovra in cui si muovono i piccoli ope-ratori economici tra crisi generale, esosità dei fitti, con-correnza diseguale con i grandi centri commerciali.Senza tralasciare lo spinoso problema dell’accesso alcredito, che in Calabria assume aspetti al limite tra giu-sta valutazione del rating individuale e ingiustificataprevaricazione.Ventura ha anche esposto al prefetto l’iniziativa che laCicas ha intrapreso da tempo con la Piccola proprietàimmobiliare (Uppi), per un protocollo di intesa cheporti a un graduale abbassamento dei fitti, e la campa-gna “Domenica è sempre domenica” che salvaguardiil riposo settimanale obbligatorio per tutti gli esercizicommerciali, in sintonia con quanto sostenuto dallaChiesa. Toccati nel colloquio anche i temi della sicu-rezza. Il presidente Ventura ha esternato riconoscimentoallo sforzo della magistratura e delle forze dell’ordinenegli importanti risultati conseguiti nelle ultime setti-mane in tema di ristabilimento delle condizioni di le-galità soprattutto a Lamezia Terme. Nel contempo èstata invocata una continua incisivita’nel controllo del-le situazioni di marginalità sociale, nominalmente re-legate nei quartieri di raccordo ma influenzanti l’ordi-nato laborioso andamento dell’intera vita cittadina.Il prefetto Raffaele Cannizzaro - prosegue la nota - hamostrato interesse per l’analisi offerta dalla Cicas, concondivisione di diverse osservazioni riguardanti il qua-dro economico e normativo generale e regionale. Ilprefetto ha assicurato che sarà portata a svolgimentoogni ipotesi costruttiva già avviata di collaborazionecon le associazioni di categoria, non tralasciando glielementi di criticità di sistema, con la volontà di valo-rizzare ogni fermento positivo proveniente dalla co-munità cittadina e territoriale, da approfondire ancheattraverso la convocazione di specifici tavoli tematici.Il presidente Ventura - è scritto - infine ha consegnatoal prefetto Cannizzaro un documento riassuntivo inti-tolato “Fare sistema per sostenere il tessuto produtti-vo calabrese”».

Piccoliimprenditori

ridotti ai minimitermini

La denuncia della Cicas

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L’assessore alle Politiche internazionali LuigiFedele ha aperto i lavori del progetto “PaeseAustralia”, presentando la Missione incoming inCalabria di operatori australiani. La manifesta-zione commerciale - informa una nota dell’uffi-cio stampa della Giunta - alla quale hanno aderi-to circa cinquanta aziende calabresi del settoreagroalimentare e turistico, si è tenuta a Lamezia

presso la Fondazione Terina del Centro agroali-mentare di Lamezia, alla presenza del dirigentegenerale del dipartimento Turismo della RegionePasquale Anastasi, della dirigente del settorePolitiche Internazionali Saveria Cristiano, del se-gretario generale del Ceo e della Camera diCommercio italiana in Australia Nicola Care’ edel vice segretario generale della Camera diCommercio Italiana in Australia Luca DeLeonardis. L’assessorato all’Internazionalizzazione,in attuazione del Pea 2013, ha avviato lo scorsomese di luglio il progetto “Paese Australia” cheha visto, nella sua prima fase, la realizzazione diuna missione istituzionale finalizzata all’imple-mentazione di proficui rapporti economici e com-merciali con qualificati operatori australiani. Ilprogetto, inoltre, ha permesso l’attivazione del“Desk Calabria”, operativo presso la Camera diCommercio Italiana in Australia che consente al-le imprese calabresi selezionate di usufruire di unavetrina espositiva gratuita e di servizi di assisten-za e supporto specialistico in loco sul mercato au-straliano.

«Abbiamo il piacere di ospitare in Calabria - hadichiarato l’assessore Fedele - alcuni fra i più im-portanti operatori australiani del settore agroali-mentare e turistico, a seguito della realizzazionedella missione nelle città di Sydney e Melbournecon i settori più rappresentativi delle eccellenzeproduttive calabresi. L’azione di incoming, infat-ti, rappresenta un importante momento di pro-mozione e di implementazione dei rapporti eco-nomici, commerciali e imprenditoriali con part-ner economici australiani sul territorio calabreseper lo sviluppo di iniziative legate al turismo e al-le produzioni regionali. Le nostre aziende, infat-ti, avranno l’opportunità di mostrare le eccellen-ze di cui dispone la Calabria, attraverso la visitadei luoghi e delle stesse aziende che hanno aderi-to al progetto».La giornata di incoming è continuata, poi, con gliincontri ‘b2b’ settoriali (alimentare - Turismo -Ict) tra operatori australiani e calabresi al fine dipromuovere sia le produzioni d’eccellenza dellaregione che gli itinerari e i siti turistici calabresi.Nel corso delle giornate calabresi, inoltre, gli ospi-ti australiani avranno l’occasione di visitare lestrutture ricettive e le aziende del settore agroali-mentare selezionate sparse su tutto il territorio re-gionale.

Australiani in vistaAustraliani in vistaL'assessore alle Politicheintarnazionali Luigi Fedelepresenta la MissioneIncoming in Calabria,manifestazione alla qualehanno aderito circa50 aziende calabresi

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 21Il settore agroalimentare e turistico varca i confini

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di Giovanni Perri

Nelle aree agricole il permesso di costruire è con-cesso alle aziende agricole con estensioni, coa-cervo delle aree anche non limitrofe, uguale o su-periore all’unità aziendale minima di un ettaro (art.50 comma 5 lr n. 19/02) e la necessità dell’inter-vento edilizio deve scaturire da apposita relazio-ne tecnico-economica e del piano di sviluppoaziendale.Anche in questo caso se i fabbricati sono destinatiad attività agrituristica bisogna attenersi a quantoprevisto dall’art. 2 della L.R. n. 22 del 7.09.1998“promozione e sviluppo dell’agriturismo inCalabria”.

Nelle aree maggiormente produttive (E1 ed E2),poiché trattasi di terreni altamente produttivi, ri-cadente in zona fertile, pur se non sempre pia-neggianti, necessita favorire l’uso compatibile elo sfruttamento delle potenzialità produttive del-le risorse e nel contempo preservarle da inoppor-tuni interventi edilizi che, pur se necessari a po-tenziare le opportunità produttive, possono mi-nacciare o intaccare in modo irreversibile la qua-lità dei luoghi, soprattutto dal punto di vista pae-saggistico ed ambientale.

Tutto ciò giustifica pienamente, qualora ve ne fos-se bisogno, la disciplina dell’uso del territorio agri-colo e l’osservanza delle regole che dovrannoorientare e guidare l’edificazione attraverso ob-blighi, vincoli e norme di tutela. È dunque evi-dente l’opportunità di disciplinare la distinzioned’uso delle costruzioni non più funzionali alle esi-genze produttive aziendali, ivi comprese le ini-ziative favorevoli alla realizzazione di iniziativeagro-turistiche ed agro-industriali.

Tutto ciò in perfetta sinergia con le norme previ-ste dalla lr n.19/02 e s.m.i. che prevedono di sal-vaguardare l’azienda agricola per poter perseve-rare le riserve naturali ed ambientali in essa pre-senti, sia gli assetti produttivi, sociali e culturaliche si sono instaurati e consolidati nel tempo. Per privilegiare lo sviluppo agricolo nelle aree par-ticolarmente vocate, è sempre necessario e con-sigliabile coniugare l’edificabilità alle effettiveesigenze delle aziende agricole, attraverso un pia-no economico aziendale che ne stabilisca la vali-dità progettuale in rapporto ai fabbricati esistentie se necessario ricorrere alla ristrutturazione di es-

si con particolare riguardo rivolto alla conserva-zione degli aspetti storici, paesaggistici ed am-bientali, finalizzati al recupero funzionale e for-male dei manufatti preesistenti.

Per l’attività edilizia nelle zone rurali è sempreopportuno minimizzare in futuro gli aspetti nega-tivi della edificabilità non necessaria o ad ogni co-sto. Si rende necessaria quindi l’opportunità ditrasferire ad altre destinazioni d’uso, soprattuttoper i nuovi insediamenti, le superfici meno pro-duttive e quelle dove le interazioni negative sullaproduttività sono minime

In questo contesto, la salvaguardia dell’aziendaagricola costituisce un presupposto essenziale inquanto, attraverso le dovute e necessarie indica-zioni, si preservano sia le risorse naturali ed am-bientali in essa presente ed utilizzate, che gli as-setti organizzativi e sociali frutto di una cultureprodotta da complessi e particolari rapporti che lecomunità rurali instaurano con il territorio.

In definitiva il rilascio del permesso di costruireè consentito all’azienda che mantiene in produ-zione superfici fondiarie che assicurino la di-mensione dell’unità minima (piano di sviluppoaziendale), mentre per le nuove costruzioni il lot-

to minimo, per come già detto, non dovrà essereinferiore ad un ettaro. Nell’ambito del Psc l’amministrazione comuna-le intende le premialità previste dall’art. 52 - com-ma 4 - che recita testualmente: «Per la realizza-zione e la ristrutturazione delle strutture connes-se alle attività di turismo rurale e agriturismo, glistandard urbanistici ed i limiti indicati al comma2 sono incrementabili massimo fino al 20% fattasalva la normativa vigente nazionale e regionalein materia di agriturismo e turismo rurale, nonchégli indici stabiliti dagli strumenti urbanistici vi-genti».

In linea generale si intendono privilegiare i pro-getti finalizzati alla tutela e valorizzazione del-l’ambiente,del territorio e la qualità delle produ-zioni tipiche e biologiche, il recupero degli ele-menti caratteristici del paesaggio: vecchi manu-fatti produttivi e abitativi, interventi di riqualifi-cazione ambientale e progettazione di opere perl’accoglienza delle attività turistiche e perché no,anche nuove costruzioni, qualora dovessero ren-desi utili, necessarie e finalizzate a migliorare permigliorare complessivamente gli assetti produtti-vi e organizzativi dell’azienda agrarie e delle esi-genze abitative degli imprenditori.

[email protected]

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201322Nel rispetto delle regole

Territori agricoli, istruzioni per l’usoTerritori agricoli, istruzioni per l’uso

Il permesso per costruireè concesso alle aziendecon estensione ugualeo superiore all’unitàaziendale minimadi un ettaro, l’interventoedilizio deve scaturireda una relazionee da un piano di sviluppo

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Rilascio permessodi costruirenelle zone agricoleNelle aree agricole il permesso di costruire è con-cesso alle aziende agricole con superfici (coacer-vo delle aree anche non limitrofe) uguale o supe-riore all’unità aziendale minima (art. 50 comma5 LR n. 19/02). L’intervento edilizio deve scatu-rire da apposita relazione tecnico-economica e delpiano di sviluppo aziendale. Anche nel caso i fab-bricati siano destinati ad attività agrituristica bi-sogna attenersi a quanto previsto dalle vigenti di-sposizioni di legge riguardanti la “promozione esviluppo dell’agriturismo in Calabria”.Nelle aree altamente produttive e fertili, molto vo-cate per produzioni tipiche e di eccellenza, pur senon sempre pianeggianti, necessita favorire l’usocompatibile e lo sfruttamento delle potenzialitàproduttive delle risorse e nel contempo preservarleda inopportuni interventi edilizi che possono mi-nacciare o intaccare in modo irreversibile la qua-lità dei luoghi, soprattutto dal punto di vista pae-saggistico ed ambientale. Ciò giustifica piena-

mente, qualora ve ne fosse bisogno, la disciplinadell’uso del territorio agricolo e l’osservanza del-le regole che dovranno orientare e guidare l’edi-ficazione attraverso obblighi, vincoli e norme ditutela.In questo contesto è importante anche disciplina-re l’uso delle costruzioni non più funzionali alleesigenze produttive aziendali, con iniziative fa-vorevoli alla realizzazione di opere e manufattiagro-turistici agro-industriali o altri interventi fi-nalizzati a riqualificare i luoghi.Tutto ciò in perfetta sinergia con le norme previ-ste dalla legge regionale n. 19/02 e successive mo-dificazioni e integrazioni, finalizzate a salvaguar-dare l’azienda agricola e nel contempo le riservenaturali ed ambientali in essa presenti, sia gli as-setti produttivi, sociali e culturali che si sono in-staurati e consolidati nel tempo. Per privilegiarelo sviluppo agricolo nelle aree particolarmente vo-cate, è sempre necessario e consigliabile coniu-gare gli interventi edificatori e di riqualificazionealle effettive esigenze delle aziende agricole, at-traverso un piano economico aziendale che ne sta-bilisca la validità e la sostenibilità progettuale.Questi due ultimi aspetti vanno bene analizzatiprima di decidere se procedere a nuove costru-zioni, oppure di ricorrere, se necessario, alla ri-strutturazione di essi con particolare riguardo ri-volto alla conservazione degli aspetti storici, pae-saggistici ed ambientali, finalizzati al recuperofunzionale e formale dei manufatti preesistenti.Per l’attività edilizia nelle zone rurali è sempreopportuno minimizzare in futuro gli aspetti nega-tivi della edificabilità non necessaria o ad ogni co-sto. Si rende necessaria quindi l’opportunità di tra-sferire ad altre destinazioni d’uso, soprattutto peri nuovi insediamenti, le superfici meno produtti-ve e quelle dove le interazioni negative sulla pro-duttività sono minime.

Premialità

Nell’ambito del Psc l’amministrazione comuna-le intende le premialità previste dall’art. 52 - com-ma 4 - che recita testualmente: «Per la realizza-zione e la ristrutturazione delle strutture connes-se alle attività di turismo rurale e agriturismo, glistandard urbanistici ed i limiti indicati al comma2 sono incrementabili massimo fino al 20% fattasalva la normativa vigente nazionale e regionalein materia di agriturismo e turismo rurale, nonchégli indici stabiliti dagli strumenti urbanistici vi-genti».

Interventi edilizi in zone agricoleSostenibilità dell’edilizia rurale

Nel contesto della valorizzazione del territorioagricolo è opportuno che il patrimonio degli edi-fici rurali tradizionali, che a Rende costituisce te-stimonianza eloquente dell’attività agricola deidecenni passati, venga recuperato con significa-tivi interventi di risanamento strutturale, al fine dievitarne il loro deterioramento inarrestabile e lealterazioni funzionali svolte dall’uomo negli ulti-mi decenni.

In tal senso risulta importante il ruolo che l’am-ministrazione comunale porterà avanti in tale di-rezione con l’attuazione del Psc, al fine di coin-volgere tutti gli imprenditori interessati per quan-to riguarda l’attuazione degli interventi di recu-pero strutturali e funzionali dei fabbricati rurali,coniugandole adeguatamente alle innovative po-litiche di edilizia e all’impiego delle fonti energe-tiche sostenibili.L’edilizia rurale, con l’evolversi delle mutate con-dizioni storiche e socio-economiche, ha registra-to e registra tutt’ora trasformazioni di carattere or-

ganizzativo, sollecitate anche dai nuovi metodi diesercitare l’attività agricola non trascurando le pro-blematiche connesse all’ambiente, al paesaggioed al territorio.

In definitiva il risanamento dei fabbricati ruraligià esistenti che non presentino più caratteristichee requisiti rispondenti alle esigenze della moder-na agricoltura, soprattutto quelli non più finaliz-zati al solo scopo dell’ottenimento della produ-zione vegetale agraria, deve tutelare e salvaguar-dare, ma soprattutto preservarne l’importanza sto-rico, culturale senza stravolgerne i caratteri origi-nari.

È necessario pertanto affrontare e programmarein modo organico la questione riguardante l’edi-ficabilità nelle aree agro-forestali, ponendo comeobiettivo prioritario quello di minimizzare in fu-turo gli aspetti negativi della realizzazione dei ma-nufatti non sempre necessari, cercando, quandoè possibile, di trasferire ad altre destinazioni d’u-so, soprattutto per i nuovi insediamenti, le super-fici meno produttive e quelle dove le interazioninegative sulla produttività, sul paesaggio e sul-l’ambiente in genere sono minime.

Con tali nuovi approcci innovativi di program-mazione territoriale è dunque possibile la salva-guardia delle aziende agricole del Comune diRende, quale presupposto essenziale per tutelaree salvaguardare le risorse naturali ed ambientalitipiche del territorio collinare.

Compito della programmazione e degli strumen-ti urbanistici innovativi, quali il Psc, è anche quel-lo di definire, soprattutto ai fini edificatori, l’unitàaziendale minima ordinaria, come recita l’art. 52della LR n. 19/02, per fissare i criteri e le regole,finalizzate ad ottenere il relativo rilascio del per-messo di edificare nelle “aree rurali”, per evitareulteriori consumi o sottrazioni di suolo.

Il rilascio del permesso di costruire, nelle aree agri-cole, dovrà infatti essere consentito a tutte quelleaziende che mantengono in produzione superficifondiarie previste dal lotto minimo di almeno unettaro, o che anche assicurano la dimensionidell’Uam (unità minima aziendale), prevista dal2° comma della LR n. 19/02.

È necessario coniugare l’edificabilità alle effetti-ve esigenze delle aziende agricole, attraverso unpiano economico aziendale che ne stabilisca la va-lidità progettuale in rapporto ai fabbricati esisten-ti e se necessario ricorrere alla ristrutturazione diessi con particolare riguardo rivolto alla conser-vazione degli aspetti storici, paesaggistici ed am-bientali, finalizzati al recupero funzionale e for-male dei manufatti preesistenti.

L’attività edificatoria è bene che venga razional-mente programmata, soprattutto nei terreni pro-duttivi e ad alta sensibilità agronomica, ricadentiin zone fertili, e/o pianeggianti, al fine di favori-re l’uso compatibile e lo sfruttamento delle po-tenzialità produttive delle risorse presenti e nelcontempo preservarle da non funzionali e nonsempre necessari interventi edilizi rispetto alle esi-genze gestionali delle aziende agricole e/o fore-stali.

La piena osservanza delle discipline dell’uso delterritorio agricolo,si giustifica pienamente con lafilosofia della LR. 19/02 che dovrà deve essereapplicata in tutti i suoi aspetti per orientare, gui-dare e coniugare l’edificabilità (restauro, am-pliamento e nuove costruzioni) alle esigenze del-le aziende agricole e forestali, con il preciso in-tento di perseguire obiettivi strategici di naturaeconomica, ambientale, paesaggistica e sociale.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 23Nel rispetto delle regole

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Il rispetto delle regole per l’edificabilità, nelle areerurali, è dunque utile ed opportuno per valorizza-re le vocazioni produttive, garantire la tutela delsuolo e le emergenze ambientali di pregio, inco-raggiare la permanenza della popolazione ruralein condizioni civili ed adeguate alle esigenze so-ciali attuali, favorire il recupero funzionale ed este-tico del patrimonio edilizio esistente, sia per l’u-tilizzo aziendale che per quello abitativo, garan-tire la tutela e la sicurezza fisica del territorio, ov-viare alla carenza dei servizi sociali ed essenzia-li, soprattutto per i coltivatori anziani, migliorarela qualità della vita, attuare politiche agrarie com-patibile con le risorse naturali ed economiche, do-ve il paesaggio ed il suolo rappresentano fattoridecisivi per la tutela dell’ambiente, nonché il be-nessere degli animali e la salute dell’uomo e deiconsumatori, innalzare il reddito dei vari opera-tori che vivono nel territorio extraurbano ed infi-ne salvaguardare l’integrità dell’azienda agricolee rurali.

Edilizia responsabile e sostenibile, in grado di ade-guarsi alle mutate esigenze ambientali, anche ab-battendo ricostruendo manufatti obsoleti e vetu-sti non più funzionali, costruiti secondo criteri nonpiù sostenibili, anche dal punto di vista statico, eprobabilmente frutto di logiche improntate all’e-mergenza.

È comunque importante che nelle aree agricolenon si intervenga con nuove costruzioni, eccettoquando ciò è necessario realizzare, manufatti as-solutamente necessari per necessità abitative delconduttore dell’azienda, così pure e/o dei salaria-ti e parimenti per la conservazione, lavorazione ecommercializzazione delle produzioni agricole.

La presenza dell’uomo nei territori agricoli e fo-restali, sarà così assicurata, e parimenti, con pro-getti mirati, la riqualificazione ambientale ed ur-banistica, partendo dall’uso attento e razionale del-le risorse esistenti e nel pieno rispetto del conte-nimento del consumo del suolo, incentivando emigliorando la qualità dei servizi e di assistenzatecnica, individuando prioritariamente le strate-gie operative, gli assetti produttivi ed organizza-tivi dei futuri investimenti per favorire uno svi-luppo armonico ed integrato dell’intero territoriocomunale.

Misure di salvaguardia del paesaggio

È consolidato dalla nostra antichissima tradizio-ne agricola che il Paesaggio nei secoli si è tra-sformato per il succedersi di nuove opportunità dimercato.Basti pensare a quello che è avvenuto negli ulti-mi venti-trenta anni a Rende con l’insediamentodell’Unical, che ha in buona parte modificato estravolto i paesaggi tipici tradizionali.Il paesaggio di Rende come in parte quello cala-brese deriva da un insieme di fattori che può es-sere non a torto definito un “capolavoro”, fruttosicuramente del lavoro dell’uomo che l’Italia edil mondo ci invidia.Nel “Codice dei beni culturali ed ambientali”, ri-visto e rimodellato dai recenti decreti legislativin. 62 e 63, rispettivamente dei mesi di marzo 2008e gennaio 2010, prevede per la realizzazione diinterventi edilizi in zona protetta, l’autorizzazio-ne della Soprintendenza ed il conseguimento deltitolo edilizio, pena l’annullamento della proce-dura autorizzativa e la demolizione dell’opera rea-lizzata in difformità dal piano paesaggistico re-gionale.In tale contesto, le funzioni di tutela saranno eser-citate in linea generale dal

Edificazionenelle aree rurali

di Giovanni Perri*

Il compito essenziale della pianificazione territo-riale ed urbanistica è quello di guidare, regolaree controllore la tutela, salvaguardia e l’uso dellerisorse naturalistiche, ambientali e quelle agro-fo-restali.

In tale contesto, in base a quanto prevede la leg-ge urbanistica della Regione Calabria n. 19/02 es.m.i. - vedi art. 50-51-52 - la gestione delle ri-sorse agro-forestali deve essere affrontata e pro-grammata sotto l’ottica della multifunzionalità,cioè con l’attuazione di iniziative progettuali in-novative sostenibili, finalizzate sempre e comun-que alla tutela e complessità di tutte le risorse.

È necessario pertanto affrontare e programmarein modo organico la questione riguardante l’edi-ficabilità nelle aree agro-forestali, ponendo comeobiettivo prioritario quello di minimizzare in fu-turo gli aspetti negativi della realizzazione dei ma-nufatti non sempre necessari, cercando, quandoè possibile, di trasferire ad altre destinazioni d’u-so, soprattutto per i nuovi insediamenti, le super-fici meno produttive e quelle dove le interazioninegative sulla produttività, sul paesaggio e sul-l’ambiente in genere sono minime.

Con tali nuovi approcci innovativi di program-mazione territoriale è dunque possibile la salva-guardia delle aziende agricole che costituisconoper l’intero territorio calabrese un presupposto es-senziale in quanto, attraverso le dovute e neces-sarie indicazioni urbanistiche, si preservano siale risorse naturali ed ambientali in essa presenteed utilizzate, sia gli assetti organizzativi e socia-li frutto di una cultura prodotta da complessi e par-

ticolari rapporti che le comunità rurali instauranocon il territorio.

In detto contesto la sostenibilità edificatoria, nel-le aree agricole, diventa quindi un obiettivo prio-ritario e di estrema importanza programmatoriafinalizzato ad impedire l’ulteriore frammentazio-ne della base fondiaria aziendale e parimenti unostrumento operativo “atemporale”, cioè senza de-terminate scadenze, valido in grado di, ogni qualvolta sia possibile, evitare lo spezzettamento del-l’unità fondiaria.

Infatti, obiettivo importante è quello di creare lepremesse di un accorpamento della base produt-tiva e di riordino fondiario vero e proprio, per in-vertire la tendenza, mediante il trasferimento deiterreni dei titolari proprietari agli eredi, di sco-raggiare la frammentazione e la polverizzazioneaziendale con la revisione della legislazione vi-gente al riguardo.

È proprio il caso di sottolineare che necessita ope-rare non in contrasto con le tendenze evolutivedella Pac (politica agricola comunitari), bensì insintonia con essa ed attuare in maniera concreta esostenibile il concetto dell’unità aziendale, so-prattutto dal punto di vista economico-produtti-vo, accentuato in modo insostenibile nelle super-fici aziendali con appezzamenti non continui.

Compito quindi della programmazione e deglistrumenti urbanistici innovativi, quali il Psc, èquello di definire, soprattutto ai fini edificatori,l’unità aziendale minima ordinaria, come recital’art. 52 della LR n.19/02, per fissare i criteri e leregole che possano consentire l’edificazione equindi il relativo rilascio del permesso di costrui-re nelle “aree rurali”, per evitare ulteriori consu-mi o sottrazioni di suolo.

Il rilascio del permesso di costruire, nelle aree agri-cole, dovrà infatti essere consentito a tutte quelleaziende che mantengono in produzione superfici

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201324Nel rispetto delle regole

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fondiarie previste dal lotto minimo di almeno unettaro, o che anche assicurano la dimensionidell’Uam (unità minima aziendale), prevista dal2° comma della LR n. 19/02.

Con tale impostazione è bene che il tecnico inca-ricato per la stesura della “relazione agro-pedo-logica”, nell’ambito della elaborazione del Psc,valuti attentamente l’autonomia strutturale e fun-zionale delle aziende sotto l’ottica dell’autonomiaeconomica e produttiva, oltre che paesaggisticaed ambientale.

In tale contesto, da parte del tecnico incaricato,diventa quasi obbligatorio redigere bilanci di co-sti e ricavi e verificare se quel terreno, con queltipo di investimento dà un reddito e quale reddi-to al proprietario o imprenditore.

Necessita pertanto valutare, al momento della ela-borazione del Psc, il numero delle giornate lavo-rative necessarie per la conduzione del fondo al-la situazione di fatto ed attribuire alla famiglia di-retto-coltivatrice quella capacità lavorativa previ-sta dai regolamenti dell’Ue che è pari a 2100 orelavorative annue.

Ovviamente, dalla superficie territoriale lorda, bi-sogna detrarre la superficie non coltivabile occu-pata da strade poderali o interpoderali, abitazionirurali, fasce di rispetto stradale, piante ornamen-tali, centro aziendale ed infine, sulla base di que-ste sottrazioni di terreno e valutazioni dei luoghi,stabilire il concetto di “minima unità colturale”.

Successivamente bisogna stabilire i parametri edi-ficatori che dovranno essere comunque ed in ognicaso funzionali all’attività agricola, al fine di fa-vorire il ricambio generazionale e la permanenzadell’uomo nelle aree rurali, la diversificazione del-le attività, quali la produzione di energie alterna-tive al petrolio, lo sviluppo del turismo e la curadel territorio.La non attuazione di queste regole si traduce in

una progressiva marginalizzazione dell’attivitàagricola, conseguente anche al fenomeno del de-pauperamento della fertilità dei suoli ed all’ab-bandono degli stessi, con inevitabili problemi perl’ambiente quali la maggiore diffusione degli in-cendi, il dissesto idro-geologico, la desertifica-zione del territorio ed infine il peggioramento del-la qualità del paesaggio.

Tutto ciò assume aspetti non sempre giustificabi-li nei terreni marginali e di agricoltura povera,maggiormente presenti nelle zone collinari e mon-tane, per cui si rendono necessari specifici inter-venti, al fine di invertire i processi di degrado e diabbandono, per incentivare investimenti produt-tivi anche tramite pratiche di riordino fondiariofinalizzate ad aumentare le dimensioni medieaziendali, attraverso specifiche misure di ricom-posizione fondiaria, per costituire un tessuto azien-dale di adeguate dimensioni dal punto di vistastrettamente tecnico-economico, per privilegiarefortemente lo sviluppo e la sostenibilità finanzia-ria, ambientale e progettuale nelle aree rurali.

È necessario pertanto coniugare l’edificabilità al-le effettive esigenze delle aziende agricole, attra-verso un piano economico aziendale che ne sta-bilisca la validità progettuale in rapporto ai fab-bricati esistenti e se necessario ricorrere alla ri-strutturazione di essi con particolare riguardo ri-volto alla conservazione degli aspetti storici, pae-saggistici ed ambientali, finalizzati al recuperofunzionale e formale dei manufatti preesistenti.

Altro problema importante da affrontare è quelloriguardante la individuazione, nelle aree agro-fo-restali degli "usi civici", onde definire e conser-vare i beni agro-silvo-pastorali e liberalizzare equa-mente tutti gli aspetti favorendo, quando è possi-bile, l’iniziativa privata, soprattutto nelle areesvantaggiate, dove è più accentuato il fenomenodello spopolamento, favorire l’uso integrato del-le risorse disponibili agricole, ambientali, storico-culturali, nonché la diversificazione dei redditi at-

traverso la produzione di beni e servizi, semprepiù avvertiti e richiesti dagli operatori agricoli, ar-tigianali, del turismo verde e dell’agriturismo.

Ciò contribuisce ad impedire la frammentazionedella base fondiaria, anche mediante forme di in-centivazione, cosicché il riordino fondiario in mo-do particolare delle aree degradate ed abbando-nate dall’uso agricolo razionale e sistematorio,può essere visto come un vero e proprio fattore dicrescita produttivo ed altresì come strumento disalvaguardia ambientale e paesaggistico, controil degrado idromorfologico e vegetazionale pro-vocato in modo particolare dall’attività dei piro-mani e valide iniziative per lo lotta contro gli in-cendi.

Il riordino fondiario, cioè, va pertanto visto comefattore di crescita produttivo e come strumento disalvaguardia ambientale e paesaggistico, controil degrado idromorfologico e vegetazionale. L’attività edificatoria è bene che venga razional-mente programmata, soprattutto nei terreni pro-duttivi e ad alta sensibilità agronomica, ricadentiin zone fertili, e/o pianeggianti, al fine di favori-re l’uso compatibile e lo sfruttamento delle po-tenzialità produttive delle risorse presenti e nelcontempo preservarle da non funzionali e nonsempre necessari interventi edilizi rispetto alle esi-genze gestionali delle aziende agricole e/o fore-stali.

La disciplina e la piena osservanza delle discipli-ne dell’uso del territorio agricolo,si giustificanopienamente con la filosofia della LR. 19/02 chedovrà deve essere applicata in tutti i suoi aspettiper orientare, guidare e coniugare l’edificabilità(restauro, ampliamento e nuove costruzioni) alleesigenze delle aziende agricole e forestali, con ilpreciso intento di perseguire obiettivi strategici dinatura economica, ambientale, paesaggistica esociale.

Il rispetto delle regole per l’edificabilità, nelle areerurali, è dunque utile ed opportuno per valorizza-re le vocazioni produttive, garantire la tutela delsuolo e le emergenze ambientali di pregio, inco-raggiare la permanenza della popolazione ruralein condizioni civili ed adeguate alle esigenze so-ciali attuali, favorire il recupero funzionale ed este-tico del patrimonio edilizio esistente, sia per l’u-tilizzo aziendale che per quello abitativo, garan-tire la tutela e la sicurezza fisica del territorio, ov-viare alla carenza dei servizi sociali ed essenzia-li, soprattutto per i coltivatori anziani, migliorarela qualità della vita, attuare politiche agrarie com-patibile con le risorse naturali ed economiche, do-ve il paesaggio ed il suolo rappresentano fattoridecisivi per la tutela dell’ambiente, nonché il be-nessere degli animali e la salute dell’uomo e deiconsumatori, innalzare il reddito dei vari opera-tori che vivono nel territorio extraurbano ed infi-ne salvaguardare l’integrità dell’azienda agricolee rurali.

La presenza dell’uomo nei territori agricoli e fo-restali, sarà così assicurata, e parimenti, con pro-getti mirati, la riqualificazione ambientale ed ur-banistica, partendo dall’uso attento e razionale del-le risorse esistenti e nel pieno rispetto del conte-nimento del consumo del suolo, incentivando emigliorando la qualità dei servizi e di assistenzatecnica, individuando prioritariamente le strate-gie operative, gli assetti produttivi ed organizza-tivi dei futuri investimenti per favorire uno svi-luppo armonico ed integrato dell’intero territoriocomunale.

* presidente Ordine agronomi forestaliCosenza

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 25Nel rispetto delle regole

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MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201326Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

NEL MESE DI NOVEMBRE APERTURA A BELVEDERE MARITTIMO IN VIA G. GROSSI

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«Le gravi difficoltà che affliggono il Paese sonosotto gli occhi di tutti e si sta cercando di porvi ri-medio con tenacia e sacrifici - dice il presidente na-zionale del patronato Epas, Denis Nesci - ma qual-che segnale incoraggiante non basta di certo perfar sentire l’Italia al sicuro. Nella situazione di ge-nerale preoccupazione, però, ancora una volta ilSud registra un livello di criticità più alto della me-dia - aggiunge Nesci - con alcune situazioni cherappresentano delle vere e proprie emergenze daicontorni drammatici».

Il lavoro dell’Esecutivo continua, con provvedi-menti e strategie volte a combattere gli effetti del-la crisi su tutta la linea e con interventi che prova-no a porre rimedio alle tante difficoltà che, per unverso o per l’altro, impediscono all’Italia di intra-prendere con sicurezza e decisione la via della ri-presa economica. I turbolenti scenari politici delleultime settimane hanno ovviamente catalizzato l’at-tenzione generale, anche se c’è stato spazio negliultimi giorni per diverse importanti questioni cheinteressano da vicino i cittadini e che investono inpieno le speranze per un futuro prossimo un po’meno complicato.

Moltissime imprese stanno provando a trarre be-neficio dall’assunzione di giovani disoccupati chedà diritto a sostanziosi sgravi fiscali, con una par-ticolare incidenza del progetto al Sud: secondo idati raccolti in questi giorni, sono già più di 7milale richieste giunte sul sito dell’Inps al riguardo e sispera che tale operazione possa dar vita ad un in-cremento concreto dell’occupazione e della stabi-lizzazione tra i giovani. Sempre in questi giorni ilGoverno ha ribadito la volontà di assegnare alleemergenze esistenti nel Mezzogiorno il caratteredi priorità, ricordando come nei primi cinque me-si di vita abbia già puntato su investimenti impor-tanti in settori quali la cultura, la scuola e le infra-strutture. Resta ancora molto da fare, ma l’Esecutivoha già messo nel mirino altri importanti progetti:la questione Pompei, la realizzazione della TavNapoli-Bari, l’autostrada Agrigento-Caltanissettae la metropolitana di Napoli, solo per ricordarnealcuni.

Al di là delle necessità infrastrutturali, grandissi-ma rilevanza assume anche la volontà di combat-tere un fenomeno doloroso e diffuso come la di-spersione scolastica, figlia di scoramento, rasse-gnazione e disillusione e pericolosa corsia prefe-renziale per le tentazioni offerte dalla criminalità.Occorre poi intervenire in modo radicale sulla di-soccupazione giovanile e delle donne, altre vociche purtroppo continuano ad aggiornare quotidia-namente record negativi.

«Il Sud continua a soffrire in maniera ancora piùesasperata quei problemi che a volte sembrano ir-risolvibili ma che invece - sostiene Denis Nesci -andrebbero affrontati in maniera più risoluta e mi-rata. Pensare che i problemi del Mezzogiorno sia-no un danno solo per la gente che vive al Sud è unerrore colossale - conclude il presidente Epas - per-ché solo se unito il Paese potrà tentare di risolle-varsi da una situazione ancora molto complicata».

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 27Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

Nella situazione di generale preoccupazione ancora una voltail Sud registra un livello di criticità più alto della media

La crisi al Sudtra problemi e progettiLa crisi al Sudtra problemi e progetti

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di Gianni Belluscio

Il 21 settembre 2013, nella Sala consiliare delComune di Cerzeto è stato presentato il volumeIl Risorgimento degli Arbëreshë, scritto dal dot-tor Oreste Parise, attivo giornalista del settimana-le calabrese a diffusione regionale Mezzoeuro. Illibro è il risultato di continue ricerche dedicateagli arbëreshë (lo stesso Parise è arbëresh origi-nario di Cavallerizzo, frazione di Cerzeto, comu-ne del quale è stato anche sindaco negli anni 80del 900) e alla loro storia e storiografia. Il volumeraccoglie nelle sue 248 pagine la storia degli arbë-reshë, dal momento in cui sono giunti nell’Italiameridionale a partire dalla fine del XV secolo efino alle vicende risorgimentali, che in molti casili hanno visti attivi e presenti sui due fronti, siacome briganti, e quindi ostili al nuovo ordine sa-baudo, sia come figure di rilievo e avanguardie afavore dello stato unitario e del Regno d’Italia.

Il volume si suddivide in due parti:la prima comprende tre capitoli: a) la corposaIntroduzione ripercorre le vicende storiche degliarbëreshë nel Regno delle Due Sicilie, tratta le fa-si migratorie, demografiche gli aspetti militare-schi ad essi collegati (in particolare gli Stradiottie il reggimento Real Macedone) nonché le con-dizioni di vita, economiche e sociali delle popo-lazioni albanesi; b) il secondo capitolo dal titolo“Lo spirito ribelle degli arbëreshë” affronta le va-rie fasi del periodo risorgimentale a partire dallaRivoluzione partenopea del 1799 e fino ai Motidel 1844 e alla spedizione dei Mille per conclu-dersi con la nascita del Regno d’Italia; c) il terzocapitolo “I protagonisti albanesi nella lotta per lalibertà” è dedicato alle figure più importanti chehanno preso parte alle vicende politiche e stori-che del Risorgimento “albanese” in Italia, in que-st’ordine: il Popolo, Pasquale Baffi, PasqualeScura, Domenico Mauro, Francesco Crispi,Francesco Posteraro, Carmine Franzese. L’autorepropone le biografie di queste figure (per la mag-gior parte intellettuali) in forma più completa edestesa grazie alla notevole mole di notizie ricer-cate nell’Archivio di Stato di Cosenza e in altri ar-chivi pubblici e privati.La seconda parte del libro raccoglie e presenta unaserie di 12 documenti in parte inediti che vannoad integrare la prima parte storico-descrittiva dellibro. Insieme ai documenti che riportano notizieriguardanti il fenomeno del brigantaggio (comela denuncia di Angelo Gliosci, di Cerzeto aPierangelo Stamile, supplente del Giudice delMandamento di Cerzeto, di un omicidio da partedei briganti Credidio-Pinnola e Bellusci avvenu-to l’11 novembre del 1863; la Relazione dellaGendarmeria di Mongrassano per la cattura dellabanda Lavalle del 26 dicembre 1864 ecc.) Parisepropone anche la lettura della delibera del Comunedi San Marco Argentano del 31.3.1863 con la qua-le venne accordata a Pietro Fumel (colonnello del-la famigerata Guardia Nazionale) la cittadinanzaonoraria; la Lettera di Lorenzo Giustiniani al se-gretario di Stato Migliorini circa notizie sulle con-dizioni degli Albanesi nel Regno di Napoli (1816);il testo della Sentenza della Commissione Militareper i fatti accaduti il 15 marzo 1844 (cioè gli even-ti che ebbero come attori in Cosenza i fratelliBandiera e numerosi arbëreshë i cui nomi sonoscolpiti sul piedistallo della Statua della Libertàin piazza XV Marzo a Cosenza) e infine il rac-conto dal titolo Un distaccamento in Calabria del

bersagliere Luigi Archinti, pubblicato nel 1875(ma la stesura è del 1862) all’interno della rac-colta di racconti Per pigliar sonno. Si tratta di unastoria-romanzata ambientata a Cerzeto che ha perprotagonisti un distaccamento di bersaglieri, in-viati nella cosiddetta “linea albanese” (cioè la li-nea di villaggi albanesi che vanno da SanBenedetto Ullano fino a Cervicati) e le bande dibriganti che si opponevano alla presenza militaredel nuovo ordine post-borbonico. Archinti si ser-ve della storia amorosa della bellissima ragazzaalbanese Argenide (nome di origine greca che si-gnifica “di bell’aspetto”) Milano, parente diAgesilao Milano (il quale aveva attentato alla vi-ta del re Ferdinando II di Borbone) follemente cor-teggiata dal bersagliere Asprini.Nel racconto Archinti offre una visione realisticadel contesto storico e sociale, descrive le contra-de calabro-albanesi, i tipi popolani, i rapporti tratruppe militari e la gente del luogo ecc. Ci infor-ma che i briganti non sono come di solito vengo-no dipinti nell’iconografia tipica (così come ven-gono per esempio disegnati da Orazio Rilliet nelsuo libro/album Tournée en Calabre en Octobre1852 scritto e illustrato a mano - vedi immagine1) · ma che invece si sono adattati alle condizio-ni normali di vita e al progresso: «Nell’armamentonon figura più, o di rado, il classico trombone del-la vecchia scuola brigantesca. Schioppette da cac-cia, doppiette, fucili da guardia nazionale e re-volver, ecco il nuovo arsenale; essi non si sonomostrati renitenti al progresso delle armi; dellavecchia panoplia brigantesca non han serbato chelo stile, o pugnale, perchè non c’è barba d’uomoche possa trovargli uno equivalente nella mischiaal tu per tu, e per ispedire un cristiano all’altromondo, senza rumore e con un colpo sicuro.Avverto anche che le cioccie non fan parte del-l’abito brigantesco della Calabria. Il brigante ca-labrese porta le sue brave scarpe, con doppia suo-la, a linguetta, sopra un paio di calzettoni di lanacolor cioccolatte, che gli coprono le gambe fin so-pra il ginocchio. Del resto son sempre musi truci,ghigne fiere, spesso barbute, sotto il cervone ocappello a larga tesa, ed a cocuzzolo conico, gran-de appena come un bicchiere, e guernito di unadozzina di fettuccie di velluto nero, che ricasca-no doppie sulla spalla sinistra in modo assai pit-toresco».Archinti descrive poi l’inospitalità del terreno edel paese («- Che paese allegro! Scappò a dire aun bersagliere con accento milanese. - Madonna!C’è più allegria nel cimitero di Brescia!, gli ri-

spose un bresciano») e il triste incontro con dueteschi umani conficcati su due pali accanto allastrada da uno dei quali scendeva fino a terra a par-tire dalle fosse nasali una lunga fila di formiche,scena simile a quella descritta dal Rilliet nei pres-si di Campotenese e tratteggiata nel disegno so-prastante (vedi immagine 2) ·

«All’inizio di questa pianura (cioè diCampotenese) si trova una vecchia torre in rovi-na, che serve di rifugio alle capre e alle pecore,che pascolano in numerosi branchi tra le rocce.

Là vicino, sull’orlo della strada si vedono cin-que colonne in muratura. Esse sono servite da

appoggio alle teste di altrettanti briganti, che fu-rono decapitati una decina di anni fa per aver

depredato il fisco in questo stesso luogo».

Nella sua trattazione Oreste Parise ponel’attenzione soprattutto sugli aspetti positivi del

Risorgimento italiano e di conseguenza sulle bio-grafie degli arbëreshë che hanno preso attivamenteparte a quella storia, persone che avevano una vi-sione positiva degli eventi che avrebbero portatoall’abbattimento del regime borbonico in favoredell’Unità d’Italia sotto la corona dei Savoia, spi-riti ribelli e liberi che immaginavano una nuovaorganizzazione dello Stato e una unione dei co-muni destini delle popolazioni italiane dalle Alpialla Sicilia. Contributi di tipo politico, filosoficoe letterario che da diverse figure di intellettualimiravano verso un fine comune.Tra le figure proposte non compare (se non in for-ma di citazione) per esempio Girolamo De Rada,il poeta di Macchia che vivendo a Napoli era instretto contatto con i tumultuosi circoli politici del-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 12 Ottobre 201330Un contributo importante, la storia ringrazia

Quei documenti nascosti e dimenticatiQuei documenti nascosti e dimenticati

Presentato a Cerzetoil volume “Il Risorgimentodegli Arbëreshë”, scrittoda Oreste Parise. Il libroraccoglie e presenta unaserie di 12 documentiin parte inediti che vannoad integrare la primaparte storico-descrittiva

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la capitale del Regno delle Due Sicilie, e non è uncaso se tra i contributi letterari del De Rada ap-pare anche un prodotto militante come il primogiornale albanese dal titolo L’albanese d’Italia,pubblicazione di vita breve ma che rappresenta ilprimo esempio della stampa periodica nella sto-ria albanese al di qua e al di là dell’Adriatico.

Come si è detto sopra il Risorgimento degli Arbëreshë si svolge su due piani, quello della

spinta progressista verso la creazione del nuovostato unitario e quello della conservazione e del-la opposizione alla presenza militare di occupa-zione, cioè l’esteso fenomeno del brigantaggioche molti problemi ha creato al nascente stato eche è stato violentemente represso in nome di unideale che implicava (e ben vedeva) uno scontrotra la barbarie e la civiltà. Per questo scontro, eParise lo mette bene in evidenza, fu chiamato co-lui che si dimostrò il più feroce dei repressori,Pietro Fumel (vedi pp. 77-82 del testo - Nomeevocativo e che diventò presto quasi personaggiomitologico tra le popolazioni meridionali e checompare come “non personaggio” anche nel pri-mo dramma della letteratura albanese, I dieci pas-sati per le armi di Pizziglìa successivamente inti-tolato Emira, scritto dal sacerdore arbëreshFrancesco Antonio Santori di S. Caterina Albanesenel 1862) il quale, come dice Giovanni Sole(Viaggio nella Calabria Citeriore dell’800. Paginedi storia sociale, Cosenza: AmministrazioneProvinciale di Cosenza, 1985) così come i suoipredecessori Manhes e Nunziante attuò un regi-me di terrore e una repressione ferrea, mentre dal1863 nelle regioni meridionali veniva applicata la

legge presentata da Giuseppe Pica e che preve-deva lo stato stato d’assedio permanente e di fat-to sospendeva una gran parte delle libertà sancitedallo Statuto.

Quando i Piemontesi giungono nel Sud trovanouna consolidata tradizione di fuorilegge che da

“scorridori di campagna” sono nel frattempo di-ventati briganti, banditi. E tra le bande calabresifanno la loro comparsa anche quelle formate daalbanesi come la banda di Francesco Posteraro diCerzeto, quelle molto attive e pericolose di PietroAronne e di Gervasio Ferrari di San Basile, quel-la di Giovanni Battista, alias “Scornavacche” diPorcile. Già agli inizi degli anni 30 del XIX sec.la repressione si accanì maggiormente e con gliarresti di Giuseppe Golemme di Rota e di AntonioBaffa di Falconara, si può dire che la gran partedelle comitive erano oramai distrutte o disperse.Agli inizi degli anni 40 i briganti più pericolosierano Francesco Bilotta alias “Mediocre” di SanBenedetto Ullano, Giuseppe Bottino e FrancescoSaverio Cistaro di Rota, Vincenzo Licursi di SanMartino. Altre piccole bande erano formate nellaprovincia come quella di Filippo Tavolaro alias“Scazzo” bracciante di Mongrassano, quella diAntonio De Luca e Pasquale Tudda braccianti diCavallerizzo, quella di Angelo Formoso di brac-ciante di Mongrassano, quella di Fortunato Pollarobracciante di San Giacomo, di Lazzero Manesmassaro di San Benedetto Ullano (per il quale fumessa una taglia di 800 ducati per l’uccisione e600 per la cattura, la metà delle taglie messe sul-la testa del brigante n. 1 Giosafatte Tallarico). Frai ricercati l’unico politico era il bracciante FranzeseScanderbech di Cerzeto che aveva partecipato al-la rivoluzione del 1844, durante la quale era sta-to assalito il palazzo dell’Intendenza ed erano sta-ti uccisi un capitano e un soldato. Al di fuori del-la Calabria anche in altri paesi arbëreshë trovia-mo briganti e brigantesse i cui nomi sono passatialla storia come Filomena De Marco nata nel 1845a Casalvecchio di Puglia diventata famosa comeFilomenta Pennacchio per le piume che portavasul suo cappello.

Tra i personaggi illustri Parise pone giustamente anche il Popolo. Senz’altro il popolo arbëresh,

così come quello calabrese o lucano, ha svolto unsuo ruolo nelle vicende storiche del periodo ri-sorgimentale, esso tuttavia rimane ai margini del-la scena in penombra e forse più soggiogato da-gli eventi che autore degli stessi. Siamo in un con-testo sociale in cui quasi il 90% della popolazio-ne meridionale era analfabeta e sottomessa, inca-pace di cogliere gli epocali stravolgimenti storiciche accadevano davanti a sé. Una popolazionestremata dalle continue tasse e dalla penuria di ali-menti, costretta piuttosto alla sopravvivenza chealla normale esistenza e che probabilmente spe-rava in un cambiamento favorevole per le propriecondizioni di vita, aspirazioni che vennero prestodisilluse, una disillusione generalizzata che beneè stata descritta da uno degli autori arbëreshëdell’800 più impegnati socialmente come il so-cialista e libertario Vincenzo Stratigò di Lungro.

Le popolazioni meridionali (e quindi anchegli Arbëreshë) passavano da sudditi di un Regno

che nel 1860 aveva riserve auree per 445,2 mi-lioni di lire (1 lira valeva circa 4,5 Euro) a frontedei 27mln del Piemonte, 85,2mln della Toscana,55,3mln di Romagna, Marche e Umbria, 8,1mlndi Lombardia, e dove il numero dei poveri (1,40%)era più basso rispetto a quello della Lombardia(1,6%), della Romagna (2,11), dell’Umbria (2,14)o della Toscana (1,83) a sudditi del nuovo Regnod’Italia che dal 1862 al 1897, per le bonifiche del-

le paludi della Penisola, spendeva 458 milioni dilire (la maggior parte provenienti dalle casse delRegno di Napoli): 455 milioni al Centro-Nord esolo 3 milioni al Sud (cfr. Giordano Bruno Guerri,Il sangue del Sud, antistoria del Risorgimento edel brigantaggio, Mondadori 2011). Ma non so-no tuttavia mancati i tentativi corali di opposizio-ne alle immediate ingiustizie post-risorgimentali,come nel caso di Mormanno dove «il 7 maggio1866 scoppia la rivolta popolare; un folla di po-polani si riversa nella piazza dove era stato affis-so il bando di chiamata alle armi strappando i ma-nifesti al grido di “Abbasso Vittorio Emanuele”,assaltando la casa comunale e devastando la casadel pretore, del sindaco e di due altri notabili, aciò fece seguito una feroce repressione a comin-ciare dalla sera stessa, quando l’esercitò arrestòtrenta persone, altrettante il giorno dopo, mentremolti si diedero alla macchia per timore di esserefucilati». (cfr. G. Sole, op. cit.).

Come è andata poi la storia è noto a tutti. Antonio Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere. Il

Risorgimento (Roma: Editori Riuniti) ci offre unalucida analisi degli sviluppi successivi alRisorgimento e ci aiuta a capire anche quello chesi sarebbe poi ripetuto quasi in modo identico ne-gli anni del cosiddetto boom economico: «La mi-seria del Mezzogiorno era inspiegabile storica-mente per le masse popolari del Nord; esse noncapivano che l’unità non era avvenuta su una ba-se di uguaglianza, ma come egemonia del Nordsul Mezzogiorno nel rapporto territoriale di città-campagna, cioè che il Nord concretamente era unapiovra che si arricchiva alle spese del Sud e cheil suo incremento economico-industriale era inrapporto diretto con l’impoverimento dell’eco-nomia e dell’agricoltura meridionale. Il popolanodell’Alta Italia pensava invece che se ilMezzogiorno non progrediva dopo essere stato li-berato dalle pastoie che allo sviluppo modernoopponeva il regime borbonico, ciò significava chele cause della miseria non erano esterne, da ricer-carsi nelle condizioni economico-politiche obiet-tive, ma interne, innate nella popolazione meri-dionale, tanto più che era radicata la persuasionedella grande ricchezza naturale del terreno: nonrimaneva che una spiegazione, l’incapacità orga-nica degli uomini, la loro barbarie, la loro infe-riorità biologica. Queste opinioni già diffuse (illazzaronismo napoletano era una leggenda di vec-chia data) furono consolidate e addirittura teoriz-zate dai sociologhi del positivismo (Niceforo,Sergi, Ferri, Orano, ecc.) assumendo la forza di“verità scientifica” in un tempo di superstizioneper la scienza».

«Scrivere un libro sull’Unità d’Italia è fuori tempo massimo» recita l’incipit dell’Introduzione del

libro di Oreste Parise. Penso invece che lontanodai clamori e dal vortice delle manifestazioni chehanno accompagnato il 150° dell’Unità, questalettura aiuti a soffermarsi con più attenzione e pa-catezza sugli argomenti proposti nel volume chequi stiamo trattando; con questo importante con-tributo l’autore è venuto senz’altro incontro agliauspici espressi da G.B. Guerri nel 2011: «Il mo-do migliore per festeggiare il 150° dell’Unità sa-rebbe stato proprio cercare di rintracciare i docu-menti mancanti, forse ancora nascosti e dimenti-cati». Credo che ciò sia proprio quanto ha cerca-to di fare Parise con la stesura e la pubblicazionedi questo volume, nel quale, oltre ad aver orga-nizzato e sistemato il noto, ha anche apportatonuovi materiali per una migliore e più approfon-dita conoscenza del contributo dato dagliArbëreshë durante gli anni del Risorgimento ita-liano e fino alla costituzione dello stato unitario.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 12 Ottobre 2013 31Un contributo importante, la storia ringrazia

Oreste Parise, Il Risorgimento degli Arbëreshë, Cosenza: Edizioni Orizzonti Meridionali, 248 pp.ISBN9788897687245, euro 20,00

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