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Economia aziendale C 415 Contabilit` a METODOLOGIE DI ‘COSTING’ ORIENTATE AI PROCESSI Activity based management (ABM). Tra le tecniche orientate ai pro- cessi, l’ABM ` e quella di validit` a pi` u generale, potendo essere applicata pratica- mente a tutti i processi aziendali, preferibilmente di natura ripetitiva. L’obiettivo principale dell’ABM consiste nella razionalizzazione delle attivit` a. Il primo passo consiste nell’individuazione del processo da analizzare, delle attivit` a che lo com- pongono e nella determinazione del costo di tali attivit` a. La logica di attribuzione dei costi alle attivit` a` e del tutto simile a quanto visto relativamente all’activity based costing (v. Activity Based Costing, pag. 414). Si tratta quindi di identificare le risorse utilizzate, il valore di tale risorse, e di procedere all’allocazione di tali costi alle attivit` a per mezzo di opportune grandezze (i resource driver) (fig. A). Si completa l’analisi determinando: a) il tipo di output dell’attivit` a; b) i cost driver, cio` e le grandezze da cui dipende il costo o che hanno effetto sul consumo delle diverse risorse; c) il grado di discrezionalit` a dell’attivit` a; d) il valore aggiunto per il cliente finale del processo. Gli interventi sulle attivit` a dipendono dai risulta- ti di questa fase analitica: le attivit` a a valore aggiunto nullo dovrebbero essere eliminate, se possibile. Al contrario, le altre attivit` a dovrebbero essere oggetto di interventi di razionalizzazione, agendo sui cost driver o sul costo per unit` a di cost driver, migliorando quindi l’efficienza in senso stretto. Il vantaggio economi- co conseguibile dipende in misura fondamentale dall’evitabilit` a dei costi, ovvero dalla rigidit` a delle risorse. Altri vantaggi possono essere ottenuti procedendo a un riprogettazione (re-engineering) e conseguente razionalizzazione dei processi, che possono comportare la scomparsa di alcune attivit` a, cos` ı come la loro aggregazione o parallellizzazione. Life cycle costing (LCC). Questa metodologia, messa a punto per i pro- getti di sviluppo di un nuovo prodotto, nasce dalla constatazione che la gran parte dei costi di fabbricazione di un determinato prodotto ` e determinata dalle scelte fat- te in sede di progettazione e industrializzazione. Esiste pertanto una consistente differenza tra i costi “impegnati” in un certo istante del ciclo di vita di un prodotto e i relativi costi sostenuti (fig. B). ` E quindi opportuno che le scelte progettuali sia- no effettuate cercando di minimizzare il costo dell’intero ciclo di vita del prodotto (comprensivi, nel whole life cycle costing, anche dei costi postvendita). Pu` o essere opportuno effettuare uno studio di fattibilit` a o un test prototipale in pi` u, se questo porta a una consistente riduzione dei successivi costi di produzione o manutenzione del prodotto. Return map. La return map ` e pi` u completa del LCC, in quanto considera anche l’impatto sul mercato (ovvero i ricavi conseguibili dal nuovo prodotto). La metodologia prevede infatti la stima, per ogni nuovo progetto, di tre curve “cu- mulate” (fig.C), relative a: a) gli investimenti sostenuti; b) i ricavi; c) i “profitti” calcolati come: (ricavi - costi monetari). ` E quindi possibile individuare quattro indicatori sintetici: a) il time to market, pari al tempo intercorrente tra l’inizio della progettazione di dettaglio e l’introduzione sul mercato; b) il break even ti- me, pari al tempo intercorrente tra l’inizio del progetto e l’istante in cui i profitti eguagliano gli investimenti cumulati; c) il break even time after release, pari all’in- tervallo di tempo tra l’inizio della produzione e il pareggio tra profitti e investimenti cumulati; d) il return factor, pari al rapporto tra profitti cumulati e investimenti cumulati (calcolato a fine progetto). Questi quattro indicatori, che vanno conside- rati congiuntamente, vengono utilizzati per esprimere una valutazione complessiva sul progetto, sia ex-ante sia a consuntivo. Paolo Maccarrone

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METODOLOGIE DI ‘COSTING’ ORIENTATE AI PROCESSI

Activity based management (ABM). Tra le tecniche orientate ai pro-cessi, l’ABM e quella di validita piu generale, potendo essere applicata pratica-mente a tutti i processi aziendali, preferibilmente di natura ripetitiva. L’obiettivoprincipale dell’ABM consiste nella razionalizzazione delle attivita. Il primo passoconsiste nell’individuazione del processo da analizzare, delle attivita che lo com-pongono e nella determinazione del costo di tali attivita. La logica di attribuzionedei costi alle attivita e del tutto simile a quanto visto relativamente all’activitybased costing (v.Activity Based Costing, pag. 414). Si tratta quindi di identificarele risorse utilizzate, il valore di tale risorse, e di procedere all’allocazione di talicosti alle attivita per mezzo di opportune grandezze (i resource driver) (fig.A). Sicompleta l’analisi determinando: a) il tipo di output dell’attivita; b) i cost driver,cioe le grandezze da cui dipende il costo o che hanno effetto sul consumo dellediverse risorse; c) il grado di discrezionalita dell’attivita; d) il valore aggiunto peril cliente finale del processo. Gli interventi sulle attivita dipendono dai risulta-ti di questa fase analitica: le attivita a valore aggiunto nullo dovrebbero essereeliminate, se possibile. Al contrario, le altre attivita dovrebbero essere oggettodi interventi di razionalizzazione, agendo sui cost driver o sul costo per unita dicost driver, migliorando quindi l’efficienza in senso stretto. Il vantaggio economi-co conseguibile dipende in misura fondamentale dall’evitabilita dei costi, ovverodalla rigidita delle risorse. Altri vantaggi possono essere ottenuti procedendo a unriprogettazione (re-engineering) e conseguente razionalizzazione dei processi, chepossono comportare la scomparsa di alcune attivita, cosı come la loro aggregazioneo parallellizzazione.

Life cycle costing (LCC). Questa metodologia, messa a punto per i pro-getti di sviluppo di un nuovo prodotto, nasce dalla constatazione che la gran partedei costi di fabbricazione di un determinato prodotto e determinata dalle scelte fat-te in sede di progettazione e industrializzazione. Esiste pertanto una consistentedifferenza tra i costi “impegnati” in un certo istante del ciclo di vita di un prodottoe i relativi costi sostenuti (fig. B). E quindi opportuno che le scelte progettuali sia-no effettuate cercando di minimizzare il costo dell’intero ciclo di vita del prodotto(comprensivi, nel whole life cycle costing, anche dei costi postvendita). Puo essereopportuno effettuare uno studio di fattibilita o un test prototipale in piu, se questoporta a una consistente riduzione dei successivi costi di produzione o manutenzionedel prodotto.

Return map. La return map e piu completa del LCC, in quanto consideraanche l’impatto sul mercato (ovvero i ricavi conseguibili dal nuovo prodotto). Lametodologia prevede infatti la stima, per ogni nuovo progetto, di tre curve “cu-mulate” (fig.C), relative a: a) gli investimenti sostenuti; b) i ricavi; c) i “profitti”calcolati come: (ricavi − costi monetari). E quindi possibile individuare quattroindicatori sintetici: a) il time to market, pari al tempo intercorrente tra l’iniziodella progettazione di dettaglio e l’introduzione sul mercato; b) il break even ti-me, pari al tempo intercorrente tra l’inizio del progetto e l’istante in cui i profittieguagliano gli investimenti cumulati; c) il break even time after release, pari all’in-tervallo di tempo tra l’inizio della produzione e il pareggio tra profitti e investimenticumulati; d) il return factor, pari al rapporto tra profitti cumulati e investimenticumulati (calcolato a fine progetto). Questi quattro indicatori, che vanno conside-rati congiuntamente, vengono utilizzati per esprimere una valutazione complessivasul progetto, sia ex-ante sia a consuntivo.

Paolo Maccarrone