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Metodologia innovativa per l’individuazione di aree inquinate a
seguito di sversamenti illegali
Alessandra Capolupo [email protected]
Approccio inverso per la mappatura dei punti di sedimentazione dei metalli pesanti, mediante l’applicazione di tecniche fotogrammetriche, di UAV e di modelli idrologici.
UNIVERSITY OF NAPLES FEDERICO II DEPARTMENT OF AGRICULTURE – Portici (NA)
Criticità ambientali italiane
La situazione ambientale italiana è piuttosto eterogenea e complessa. Infatti, sull’intera nazione sono stati individuati ben 55 siti di interesse nazionale (SIN), di cui, 6 dei quali, sono collocati in Campania (Vito et al., 2009). Inoltre, l’Istituto Superiore di Sanità ha incluso la Campania tra le 44 aree a più alto rischio tumori, a causa dell’elevato accumulo di metalli pesanti nei suoi suoli, in parte dovuti agli sversamenti illegali.
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Effetti dei metalli pesanti sulla salute umana
La situazione si complica ulteriormente quando l’eccessivo accumulo di metalli pesanti si verifica nei suoli agricoli, in quanto questi possono influenzare la qualità del cibo e, di conseguenza, la salute umana (Oliver, 1997; Muchuweti, et al., 2006). L’effetto sulla salute umana è diversificato a seconda del tipo di metallo. Ad es. l’arsenico (As), lo zinco (Zn), il rame (Cu), il mercurio (Hg) e l’alluminio (Al) sono colpevoli di problematiche a livello gastro-intestinale (vomito, diarrea) e di effetti sistemici (convulsioni, atassia, depressione, etc.) (McCluggage, 1991); oppure, il cadmio (Cd), fortemente cancerogeno, genera problemi al sistema cardio-vascolare, urinario e nervoso (Jarup, 2003).
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Natura dei metalli pesanti I metalli pesanti possono essere di origine geogenica (legati ai fenomeni naturali) o antropogenica (relativa alle attività umane volontarie o accidentali). Alcuni esempi di inquinamento antropico: Alte concentrazioni di rame (Cu), zinco (Zn), cadmio
(Cd), cromo (Cr), nickel (Ni), mercurio (Hg), piombo (Pb) riscontrate nei pressi di autostrade o di aree densamente trafficate possono derivare dallo smog automobilistico(Albanese et al., 2012);
l’uso, invece, di elevati quantitativi di fertilizzanti chimici e pesticidi inorganici influenzano le concentrazioni di Cu, Pb, Hg e Zn (Swaine, et al., 1962).
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La mappatura degli inquinanti geogenici
Oramai, la mappatura della distribuzione dei metalli pesanti di origine geogenica è nota e prevedibile per tutta la regione campana (Albanese et al., 2007). Mentre, purtroppo, non si può dire altrettanto per i metalli pesanti di origine antrogenica, la cui diffusione è a macchia di leopardo.
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La mappatura degli inquinanti antropogenici
Attualmente, la procedura impiegata per la determinazione delle sostanze inquinanti presenti su un territorio è piuttosto laboriosa e costosa, dato che per ogni unità omogenea di terreno deve essere effettuato un ampio set di analisi di sostanze organiche ed inorganiche. Solitamente, la caratterizzazione viene effettuate su maglia 10 x 10 m, quasi mai sufficiente per definire un’area inquinata o meno.
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Obiettivo
Messa a punto di una metodologia innovativa,efficiente e a basso costo, in grado di predire la localizzazione e l’estensione della distribuzione dei metalli pesanti a scala di campo, al fine di individuare per ogni unità omogenea di terreno il punto da campionare.
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Importanza della tecnologia per l’individuazione delle aree
inquinate
Il riuscire a mettere a punto una tecnologia innovativa, efficiente e a basso costo, in grado di predire la distribuzione dei metalli pesanti su scala di campo, determinerebbe una svolta significativa nell’individuazione e nel trattamento delle aree potenzialmente inquinate.
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Importanza della tecnologia per l’individuazione delle aree
inquinate
Riduce drasticamente i costi dell’operazione di monitoraggio del suolo;
Riduce lo screening dei terreni ai soli campi risultati positivi.
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Descrizione del metodo indiretto messo a punto
Ipotesi: i punti di sedimentazione dei metalli pesanti a scala di campo sono stati assimilati alle zone umide (strutture in grado di fungere da barriere fisico e/o chimiche contro gli inquinanti).
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Descrizione del metodo indiretto messo a punto
Step della metodologia: I. Applicazione della tecnica fotogrammetrica:
• Sorvolo di un sito inquinato della regione campana con un esacottero prototipo e presa dei fotogrammi necessari alla sua ricostruzione dettagliata. I droni permette di ridurre drasticamente la quota di volo e di raggiungere aree altrimenti inacessibili;
• Elaborazione delle prese con un software di V generazione (Agisoft Photoscan Professional), in grado di processare contemporaneamente centinaia di foto e di ridurre notevolmente i tempi di elaborazione delle immagini.
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Descrizione del metodo indiretto messo a punto
II. Applicazione della modellistica dei processi idrologici (mediante Esri Arcgis 10.0,) in modo da suddividere l’area oggetto di investigazione in micro bacini;
III. Trasferimento della modellistica per la predizione delle zone umide a scala di bacino su scala di micro – bacino (Topographic index (TI) e clima – topographic index (CTI));
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Descrizione del metodo indiretto messo a punto
IV. Individuazione dei “punti ottimali” in cui effettuare il campionamento.
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Area di indagine: Trentola Ducenta (CE)
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40°58'31.15"N
14° 9'0.01"E
Trentola Ducenta (Sito pilota del progetto LIFE
Ecoremed)
Regione Campania
Provincia Caserta
Area di copertura 4000 m2
40°58'31.15"N
Fase I: La tecnica fotogrammetrica
La fotogrammetria è la scienza che consente di ottenere informazioni affidabili di oggetti fisici e dell’ambiente circostante mediante processi di registrazione, misura ed interpretazione delle immagini fotografiche e digitali formate dall’energia elettromagnetica radiante e da altri fenomeni fisici [Manual of Photgrammety, ASPRS, 1980].
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(da “La presa dei fotogrammi”, Zanichelli)
Fase I: Macchine fotografiche
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Canon Powershot s100
Dimensione fotocamera 98,9 x 59,8 x 26,7 mm
Peso 198 g
Risoluzione 12,1 Mp
Dimensione sensore 7,44 x 5,58 mm
Tipo sensore CMOS Canon di tipo 1/1,7 ad alta sensibilità
Dimensione pixel 0,00186 x 0,00186 mm
Fase I: Macchine fotografiche
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Nikon D800e
Dimensione fotocamera 146 x 123 x 82 mm
Peso 900g (escluso peso obiettivo)
Risoluzione 36,3 Mp
Dimensione sensore 36,0 x 23,9 mm
Tipo sensore CMOS FX (a pieno formato )
Dimensione pixel 0,00487 x 0,00487 mm
Fase I: Obiettivi Nikon D800e
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Obiettivo Nikon 50 mm Obiettivo Nikon 28 mm
Obiettivo Nikon 85 mm
Fase I: Esarotore Tarot Fy690s
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Dimensioni interasse motori 690 mm
Peso al decollo 1700- 2500 g
Variatori 30A OPTO
Motori FullPower 4006M
Eliche APC M 12 x 4,5
Batterie Lipo 4s 5000 mAh
Gestione elettronica DJI Naza V2
Modulo datalink wireless 2.4 GHz
Fase I: Esarotore T810
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Dimensioni interasse motori 810 mm
Peso al decollo 2500 – 6500 g
Variatori 40A OPTO
Motori FullPower 4010 M
Eliche APC M 14 x 5,5
Batterie Lipo 6s 5000 mAh x 2
Gestione elettronica DJI Naza A2
Modulo datalink wireless 2.4 GHz
Fase I: Realizzazione delle mire
d’appoggio
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Fase I: Realizzazione delle mire
d’appoggio
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Fase I: rilevamento delle mire
d’appoggio Il rilevamento delle mire può essere effettuato
mediante:
I. Strumenti di rilievo topografico di precisione (es. Geodimeter 600);
Oppure, nei casi in cui non è richiesta una precisione elevata,
II. GPS differenziale .
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Fase I: Programmazione volo
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GSD (ground sample distance): 1 cm
c (lunghezza focale)= 5,2 mm
p (dimensione pixel= 0,00186
l (dimensione sensore)= 7,44 x 5,58 mm
Altezza di quota: H = GSD x c / p
Coeff. Di sicurezza dell’altezza di volo = 10%
Fattore di scala: N= H/c
L (dimensione effettiva fotogramma)= N x l
Δt (intervallo di apertura) = L /v x (1- μ)
Fase I: Volo
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Fase I: Immagini acquisite
93 fotogrammi acquisiti
Area coperta da ogni fotogramma 0,00899 Km2
Risoluzione a terra 0.00766084 m/pix
2% fotogrammi mossi
Fase II: Modellistica del processo di
trasporto
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Importazione del modello digitale delle elevazioni ottenuto con Agisoft Photoscan Professional in Arcgis 10.0;
E sfruttando i vari tool di Arcgis Riempimento dei pits (celle senza uscita superficiale);
Costruzione del raster “direzione di flusso” mediante
l’applicazione del modello mono-direzionale (D8), particolarmente adatto per la modellazione della micro-rill network;
Fase II: Modellistica del processo di
trasporto
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Costruzione del raster di accumulo di flusso;
Individuazione dei micro-bacini;
Calcolo degli indici di predizione delle zone umide.
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Fase III: Indici adatti alla predizione delle zone umide : Topographic index e Clima Topographic index
Topographic index (TI) (Beven, 1979):
dove α è l’area di drenaggio e β è la pendenza locale.
Clima topographic index (CTI) (Merot, 2003):
dove Vr è il volume della pioggia annuale efficace (prodotto dell’area di drenaggio per la profondità di pioggia annuale Reff). Nel calcolo del CTI, la pendenza locale è sostituita con la pendenza downhill.
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Fase III: Indici adatti alla predizione delle zone umide : Topographic index e Clima Topographic index
dove Reffi rappresenta la profondità
della media mensile ed è calcolata mediante la seguente formula:
PET è l’evapotraspirazione potenziale, calcolata mediante l’equazione di Hargreaves (1985):
0Re, iii ffPETR
)()8.17(0023.0 minmax TTTRPET meanai
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Fase IV: Individuazione dei punti “ottimali”
Per ogni micro-bacino è necessario analizzare l’andamento dell’indice TI e CTI. I punti caratterizzati dai più alti valori dei due indici rappresentano le zone di maggiore saturazione del suolo e, quindi, coincidono con le aree di accumulo degli inquinanti.
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Risultati
Ortofoto di fine dettaglio (0,03 x 0,03 m);
DEM, a basso costo, di maglia 0,03 x 0,03 m;
Individuazione di 3 micro – bacini da analizzare;
Andamento degli indici TI e CTI nei 3 micro – bacini individuati;
Individuazione dei punti ottimali in cui effettuare il campionamento in ogni mirobacino.
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Post – processing preliminare: Ortofoto
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Post – processing preliminare: modello 3D sovrapposto a Google earth
Vista dall’alto
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Post – processing preliminare: modello 3D sovrapposto a Google earth
Vista longitudinale
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Post – processing: Digital Elevation Model (DEM)
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Post – processing: micro – bacini dell’area investigata
Rosso = microbacino superiore
(1007,3 m2)
Blu = microbacino centrale
(1050,1 m2)
Verde = microbacino inferiore
(1001,5 m2)
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Post – processing: Topographic index (TI)
I cerchi bianchi
rappresentano le aree in
cui effettuare i
campionamenti.
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Post – processing: Clima Topographic index (CTI)
I cerchi bianchi
rappresentano i punti da
campionare;
Il cerchio bianco con la
crocetta rappresenta il punto
di maggiore criticità.
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Discussione e conclusioni
L’applicazione dei droni permette di: • Ridurre drasticamente l’altezza di volo e quindi di
incrementare la risoluzione della landform mapping; • Raggiungere aree altrimenti inaccessibili.
L’applicazione dei software di V generazione permette di:
• Ridurre drasticamente il tempo di elaborazione delle immagini acquisite;
• Analizzare contemporaneamente un elevato numero di foto, in modo da migliorare il risultato finale
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Discussione e conclusioni L’applicazione della modellistica per l’individuazione delle zone umide ha permesso di individuare i punti di sedimentazione delle aree potenzialmente inquinate.
Confrontando il risultato dei due indici, si evince che, per le sue proprietà intrinseche, l’indice CTI è più robusto e può essere applicato senza bisogno di calibrazione. Inoltre, esso sembra più affidabile nell’individuazione dei punti di sedimentazione degli inquinanti.
La metodica messa appunto sembra promettente ed in grado di ridurre il costo dell’operazione di monitoraggio del suolo e lo screening dei terreni ai soli campi risultati positivi.
Grazie a tutti per l’attenzione!
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